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Deposizione
Autore Michelangelo Merisi da Caravaggio
Data 1602-04
Tecnica olio su tela
Dimensioni 300 cm 203 cm
Ubicazione Pinacoteca Vaticana, Citt del
Vaticano
Deposizione (Caravaggio)
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La Deposizione il soggetto di un dipinto a olio su tela
realizzato, tra il 1602 ed il 1604, dal pittore italiano
Michelangelo Merisi da Caravaggio e conservato presso
la Pinacoteca Vaticana.
Indice
1 Storia del dipinto
2 Analisi del dipinto
3 Note
4 Bibliografia
5 Collegamenti esterni
Storia del dipinto
Il dipinto venne commissionato da Girolamo Vittrice per
la cappella dedicata alla Piet, di propriet dello zio -
Pietro Vittrice (defunto il 26 marzo 1600) - e che si trova
nella chiesa di Santa Maria in Vallicella a Roma, celebre
sede dellOratorio di san Filippo Neri. Non del tutto
casuale che i Vittrice si siano rivolti a Caravaggio per la
realizzazione di questo dipinto, poich questa famiglia,
come pure quelle di altri illustri committenti di Merisi, era
legata all'ambiente oratoriano e dunque alla frangia
pauperista e populista della Chiesa, i cui ideali di
religiosit popolare collimavano con quelli borromaici che
il giovane Caravaggio aveva assorbito in Lombardia e che
la sua pittura traduceva perfettamente in immagine.
[1]
Il dipinto, realizzato negli ultimi anni di permanenza a
Roma di Caravaggio, fu lodato anche dai biografi
seicenteschi, generalmente preoccupati dalla (a parer
loro) eccessiva aderenza al dato naturale da parte di
Merisi, poco propenso ad idealizzare soggetti e personaggi nei suoi dipinti. Tali lodi furono riportate persino da
Giovanni Baglione che, con molta franchezza, scrisse:
Nella chiesa nuova alla man dritta v' del suo nella seconda cappella il Christo morto che lo vogliono
seppellire con alcune figure, a olio lavorato; e questa dicono che sia la migliore opera di lui.
[2]
Queste, invece, la parole di Giovanni Pietro Bellori:
Ben tra le migliori opere, che uscissero dal pennello di Michele si tiene meritamente in istima la
Depositione di Christo nella Chiesa Nuova de' Padri dell'Oratorio situate le figure sopra una pietra
nell'apertura del sepolcro.
[3]
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Il dipinto rimase nella cappella fino al 1797 quando, in seguito al Trattato di Tolentino, fu rimosso dalla cappella,
affidato a Giuseppe Valadier (incaricato dai francesi di prenderlo in consegna), e trasferito a Parigi assieme a
molte altre opere ed infine esposto al Muse Napoleon.
[4]
Unica opera di Caravaggio ad essere requisita dalle
chiese di Roma, la Deposizione entr a far parte della Pinacoteca di Pio VII, e dunque dell'odierna Pinacoteca
vaticana, solo in seguito alla sua restituzione, nel 1816.
[5]
Analisi del dipinto
In quest'opera, Caravaggio ritrae il momento in cui il Cristo morto sta per essere deposto nel sepolcro. Il dipinto
mostra tutti i caratteri di un elaborato stile monumentale, cui Caravaggio tende dopo la sua esperienza nella
Cappella Contarelli e nella Cappella Cerasi.
Nell'impostare la scena, Caravaggio ha evidentemente considerato la collocazione finale del quadro, destinato
ad essere posto su di un altare e dunque pi in alto rispetto all'osservatore: l'impianto prospettico infatti
coerente con una visione dal basso verso lalto.
mirabile lo spigolo della lastra sepolcrale, in primo piano, che quasi sembra fuoriuscire dalla tela: una soluzione
che ricorda la Deposizione di Simone Peterzano nella Chiesa di San Fedele a Milano. Il corpo morto del Cristo
di Caravaggio, invece, cita inequivocabilmente il Cristo della Piet di Michelangelo Buonarroti (specie nel
braccio pendulo) ed un ennesimo tributo di Merisi al grande scultore fiorentino. Peraltro, nel citare la Piet
michelangiolesca, Caravaggio cre un esplicito legame tra il proprio dipinto e la stessa cappella Vittrice,
dedicata alla Piet.
[6]
Il corpo senza di vita di Cristo, in un drammatico abbandono che quasi un precipitare
verso il basso, sorretto con fatica e dolore dagli apostoli Giovanni e Nicodemo e si contrappone ai gesti
energici dei personaggi, accentuando dunque la drammaticit della narrazione. La figura di Nicodemo lunica a
rivolgere lo sguardo verso l'osservatore ed interessante notare che l'ammirazione di Caravaggio per
Michelangelo Buonarroti si riveli anche nella figura dello stesso Nicodemo, il cui volto altro non che il ritratto
del grande scultore fiorentino (che, a sua volta, si era gi ritratto in veste di Nicodemo nella Piet Bandini).
[7]
I
personaggi del dipinto sono ritratti con dovizia di dettagli: le rughe sui volti, le pieghe degli abiti, il nodo nel
lenzuolo funebre, le trecce di una delle Marie, le vene e le ferite del corpo di Cristo, le costole e i muscoli
evidenziano, ancora una volta, il naturalismo di Caravaggio.
Lequilibrio compositivo del dipinto non impedisce che la violenta drammaticit del temperamento del maestro,
contenuta nelle figure delle Marie e dei due apostoli, esploda in quella di Maria di Cleofa, dalle braccia
desolatamente tese in alto. I loro gesti sono espressione degli teoria degli affetti secondo la quale il dolore
straziante dei personaggi nel dipinto, temperato esclusivamente dalla consolazione spirituale della preghiera,
doveva essere vissuto anche dall'osservatore perch partecipasse in prima persona alla narrazione, in una sorta
di Sindrome di Stendhal ante litteram.
I ricordi lombardi e il riferimento alle opere di Giovanni Girolamo Savoldo e di Simone Peterzano si uniscono,
qui, ad elementi tratti dal repertorio antiquario: un aspetto, questo, che stato ignorato dai biografi antichi, che
hanno invece sempre posto laccento sul disprezzo, o lignoranza, che il pittore ostentava nei confronti della
tradizione classica e verso i grandi artisti del Rinascimento. Gli studi moderni hanno contribuito a sfatare in gran
parte lunivocit di questa interpretazione: ne sono una decisa conferma la posizione del corpo di Cristo (che
rimanda al trasporto del corpo di Meleagro rappresentato sui sarcofagi di et romana) e lanatomia ben definita
del cadavere.
Le tonalit del dipinto vanno dal caldo arancione della veste maschile allincarnato chiaro, e mettono in secondo
piano lunica figura rappresentata con vari colori: quella di Giovanni il quale, con la destra, circonda le spalle di
Cristo e abbandona la sinistra sul suo corpo, come assorto in meditazione. Egli indossa una veste azzurra e un
mantello rosso, che, insieme al bianco del lenzuolo funebre, risalta con decisione nella parte centrale del quadro.
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Inoltre il giovane discepolo ha il capo inchinato cosicch la luce gli illumina solo la fronte e il naso e non permette
di cogliere la devota contrizione del suo volto. La resa della luce che squarcia il buio in cui si svolge l'azione
tipica dei notturni, ovvero delle scene ambientate di notte dove la fonte di luce interna al dipinto.
Note
1. ^ Vedi Rodolfo Papa, Caravaggio, Firenze: Giunti, 2002, p. 90 e Andrew Graham-Dixon, Caravaggio: a life
sacred and profane, New York: Allen Lane, 2010, p.278.
2. ^ Giovanni Baglione, Le vite de pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino
a tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642, Roma: Stamperia d'Andrea Fei, 1642, p.137
3. ^ Giovanni Pietro Bellori, Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni, Roma: Mascardi, 1672, p.207.
4. ^ Gianni Colosio, L'annunciazione nella pittura italiana da Giotto a Tiepolo, Roma: Teseo, 2002, p.557.
5. ^ Rodolfo Papa, Caravaggio: lo stupore nell'arte, San Giovanni Lupatoto: Arsenale, 2009, p.171. Antonio
Paolucci, "Il pittore maledetto che cap il senso della spiritualit moderna", in LOsservatore Romano, 18
febbraio 2010, pagina 5.
6. ^ Andrew Graham-Dixon, Caravaggio: a life sacred and profane, op. cit., p.278.
7. ^ Rodolfo Papa, Caravaggio, op. cit., p. 90.
Bibliografia
Giovanni Baglione, Le vite de pittori, scultori et architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572
in fino a tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642, Roma: Stamperia d'Andrea Fei, 1642.
Giovanni Pietro Bellori, Le vite de' pittori, scultori et architetti moderni, Roma: Mascardi, 1672.
Gianni Colosio, L'annunciazione nella pittura italiana da Giotto a Tiepolo, Roma: Teseo, 2002.
Andrew Graham-Dixon, Caravaggio: a life sacred and profane, New York: Allen Lane, 2010.
Antonio Paolucci, "Il pittore maledetto che cap il senso della spiritualit moderna", in LOsservatore
Romano, 18 febbraio 2010, pagina 5.
Rodolfo Papa, Caravaggio, Firenze: Giunti, 2002.
Rodolfo Papa, Caravaggio: lo stupore nell'arte, San Giovanni Lupatoto: Arsenale, 2009.
Collegamenti esterni
Musei Vaticani, Deposizione dalla Croce, Caravaggio (http://mv.vatican.va/2_IT/pages/x-
Schede/PINs/PINs_Sala12_01_049.html)
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