Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
I l volume raccoglie una serie di scritti inediti in onore del prof. Paolo
Peduto, di cui alcuni Amici, Colleghi ed ex-Allievi dell’Università di
Salerno hanno voluto fargli omaggio in occasione del suo pensionamento.
scavato, rivalutato
Studi in onore di Paolo Peduto
€ 32,00
ISSN 2035-5386
ISBN 978-88-7814-564-1
a cura di
Rosa Fiorillo e Chiara Lambert
Direttore responsabile
Paolo Peduto
Comitato scientifico
Rosa Fiorillo
Chiara Lambert
Segreteria di redazione
Angela Corolla
Alfredo M. Santoro
Impaginazione
Massimo Cibelli
Foto
Salvo diversa indicazione,
le foto sono degli Autori
ISSN 2035-5386
ISBN 978-88-7814-564-1
© 2012 All’Insegna del Giglio s.a.s.
Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
Mauro Menichetti
I giovani dell’Antichità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
Pasquale Natella
Un percorso ventennale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
Matilde Romito
Una testimonianza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
Gerardo Sangermano
Metamorfosi di Attila . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
Paolo Delogu
7
In realtà, come hanno dimostrato gli scavi condotti negli anni Settanta del Novecento, la basili-
chetta rupestre accolse i resti di S. Agrippino e non di S. Gennaro (Fasola 1975, pp. 18-22; 53; 56;
167-168; 171, figg. 8; 105-106, pianta III).
8
Gli accessi vennero riaperti da Galante alla fine dell’Ottocento (Ebanista 2010b, p. 150, figg. 12-
13; Ebanista 2012b, p. 519).
9
«La volta piramidalmente cavata per formare a molta altezza un lucernaio» crollò nel 1872
(Galante 1872, p. 456) e venne sostituita con una copertura lignea che sette anni dopo era già marcita,
tanto che l’arch. Enrico Maurici propose di sostituirla con una volta in muratura di tufo (Ebanista
2012b, pp. 516-517). Per la funzione dell’ipogeo B57 cfr. Fasola 1975, pp. 224, 226, figg. 142-143.
10
L’arcosolio con ritratto vescovile esistente nella parete orientale del ‘vestibolo’, a sinistra della
galleria A2, era identificato da Celano con la tomba del vescovo Attanasio; per l’arcosolio cfr. Fasola
1975, p. 190, fig. 125 (la didascalia per un errore di stampa è stata invertita con quella della fig. 122)
e Amodio 2007, p. 130, fig. 5.
11
Dietro la tamponatura, demolita nel 1832 (De Jorio 1839, pp. 31, 76), si trovava in realtà la
‘vecchia sagrestia’ della basilica di S. Gennaro (Ebanista 2010b, p. 137).
12
Il primo a registrare la credenza fu, a quanto pare, Camillo Tutini nel 1633 (Amodio 2007, p.
128).
Rilievo grafico e topografia cimiteriale 283
n. 19) che dall’ambiente B13 del livello inferiore sale al corridoio A11 al piano superiore 13;
sebbene sia posizionata male, la scala esiste tuttora, a differenza di quella disegnata
nella parte alta della pianta (fig. 1 n. 7). Nella sezione, che forse sovrappone idealmente
la galleria A4 del livello superiore all’ambulacro centrale (B9) del piano inferiore, sono
raffigurati loculi e cubicoli (fig. 1 n. 20); se le pile di loculi sono chiaramente disegnate
in maniera casuale e non realistica, i nicchioni arcuati sovrapposti ai cubicoli trovano
un significativo riscontro nelle architetture scavate nelle pareti dell’ambulacro B9 14.
Poco meno di un secolo dopo, la planimetria venne ripubblicata da Alessio Aurelio
Pelliccia nell’opera intitolata De christianae ecclesiae primae, mediae et novissimae
aetatis politia dissertationes (Vercelli 1785) 15. Il disegno (fig. 2), piuttosto approssima-
tivo 16, ricalca la pianta edita da Celano 17, ma in maniera molto semplificata e in alcuni
casi scorretta. Il n. 20 della legenda, relativo alla sezione di Celano che non viene ripro-
dotta, è, ad esempio, impropriamente segnato in corrispondenza di due cubicoli ubica-
ti sulla parete meridionale dell’ambulacro B9 (fig. 2 n. 12); mancano, inoltre, le due
scale indicate nella pianta seicentesca (fig. 1 nn. 7, 19).
In quello stesso periodo, Richard de Saint-Non inserì nel suo Voyage pittoresque ou
Description des royaumes de Naples et de Sicile (Paris 1781-86) due stampe di Després:
la prima raffigura la porzione della galleria A4 compresa tra l’edicola della Croce (A68)
e il triforium (A70), mentre l’altra è una veduta idealizzata della ‘basilica dei vescovi’
(A69) 18.
13
Secondo Fasola, la scala venne creata dopo la costruzione della ‘basilica dei vescovi’ agli inizi del
VI secolo (Fasola 1975, pp. 208; 214, nota 6, fig. 131, pianta III: Z).
14
Cfr., ad esempio, Fasola 1975, p. 57, figg. 40-41.
15
Pelliccia 1785, fig. s.n.
16
Fasola 1975, p. 14, nota 3.
17
Amodio 2007, p. 136.
18
Fasola 1975, figg. 183, 3; Amodio 2007, p. 134, nota 39, figg. 6-7.
19
Achelis 1936, p. 33.
20
De Jorio 1833; Id. 1839.
21
Navarro 1855, pp. 121-157.
22
De Jorio 1833, pp. 3-5.
23
De Jorio 1833.
284 Carlo Ebanista
senza dare alle stampe i rilievi che aveva fatto eseguire 24. Della seconda campagna di
scavi, condotta negli anni 1838-39, diede conto nella Guida per le catacombe di S.
Gennaro de’ Poveri (Napoli 1839), in cui pubblicò le piante e le sezioni dei due livelli
della catacomba disegnate dall’ing. Giosuè Russo del Reale Officio Topografico, in
collaborazione con Errico Alvini, Carlo Ponza e Michele Ruggiero 25 (figg. 3-4), e due
planimetrie relative all’assetto del sopratterra prima e dopo la costruzione della Nuova
Strada di Capodimonte che aveva contribuito all’urbanizzazione dell’area 26.
Le planimetrie della catacomba, correttamente orientate e con scala grafica in pal-
mi napoletani, sono ricche di dettagli in rapporto alla scala di rappresentazione e deci-
samente più affidabili di quelle pubblicate da Celano e Pelliccia (figg. 1-2); la campitu-
ra a puntinato del perimetro degli ipogei consente peraltro di riportare in tratteggio le
cavità ubicate al livello sottostante o soprastante. Le piante appaiono corredate da
numeri e lettere che rimandano al testo, rendendo agevole la lettura e la comprensione
della topografia cimiteriale. All’epoca della realizzazione dei rilievi, i due livelli del
cimitero erano collegati da altrettante scale: la prima (fig. 3 n. 16), già registrata nella
pianta di Celano del 1692 (fig. 1 n. 19) e definita «antica» da De Jorio 27, portava
dall’ambiente B13 al corridoio A11; l’altra (fig. 3 n. 44), che non compare nella plani-
metria seicentesca ed è indicata come «moderna» dall’archeologo 28, collegava l’area
della ‘basilica dei vescovi’ (A69) al sottostante ambulacro centrale B9. La pianta del
piano superiore della catacomba attesta che l’ingresso alla ‘cripta dei vescovi’ (A6) era
chiuso da un «muro moderno che covre uno spiraglio» 29 (fig. 4 n. 2). Al livello inferiore
l’altare della basilichetta rupestre (B11-B12) è rappresentato con un rettangolo campi-
to in grigio, alla cui faccia anteriore si appoggiano due elementi angolari di colore più
scuro; si tratta, quasi certamente, dei resti dell’altare marmoreo che il cardinale Giaco-
mo Cantelmo fece addossare all’antica mensa nel 1701 e che, poco prima del 1839,
venne in parte trasferito nella basilica subdiale 30. Come attestato sin dall’epoca di
Celano (fig. 1), gli accessi alle gallerie laterali (B8 e B10) del livello inferiore erano
tamponati (fig. 4). Oltre alle planimetrie generali, De Jorio pubblicò la pianta di det-
taglio e la sezione dell’ipogeo B49 31 (fig. 3 n. 36) e del vano A7 (fig. 4: E, F, G) che, ai
suoi tempi, era noto come ‘cella dei sacerdoti’ 32, nonché due sezioni longitudinali sugli
ambulacri centrali (A4, B9) dei due livelli (figg. 3-4). Le sezioni risultano molto detta-
gliate: nei nicchioni arcuati, ad esempio, sono rappresentati i loculi posti nelle pareti di
fondo, mentre i diversi piani di profondità vengono resi con differenti intensità di trat-
teggio; nella sezione del livello inferiore sono raffigurate le formae del soprastante ipo-
24
Ruggiero 1833, p. 113; De Jorio 1835, p. 8.
25
De Jorio 1833, pp. 3-4; Id. 1839, p. 8, tavv. 1-2.
26
Nel 1839 il canonico scrive che, negli ultimi 50 anni, i luoghi appaiono «tanto mutati e pieni di
case e di abitatori»; nel contempo c’informa della scomparsa di alcuni ipogei che aveva esaminato
«alcun tempo indietro» e delle modifiche subite da altri ambienti funerari anch’essi scavati nel fianco
della collina (De Jorio 1839, pp. 6; 19).
27
De Jorio 1839, p. 70, tav. I, n. 16.
28
De Jorio 1839, p. 73, tav. I, n. 44.
29
De Jorio 1839, p. 77, tav. II, n. 2; cfr. Scherillo 1870a, p. 141; Ebanista 2012a, p. 327, fig. 12.
30
De Jorio 1839, p. 68, tav. I, n. 9. Cfr. Pelliccia 1785, p. 117.
31
De Jorio 1839, p. 73, tav. I, n. 36; G, H.
32
De Jorio 1839, p. 81, tav. II: E, F, G. Cfr. anche Bellermann 1839, p. 79, Scherillo 1870a, p.
145 e Fasola 1975, p. 107.
Rilievo grafico e topografia cimiteriale 285
33
AB, Documenti 3, Bellucci – Catacombe, minuta della lettera di Bellucci al presidente dell’O-
spizio, 4 settembre 1933.
34
AB, Documenti 6, Catacombe, Influssi romani ed orientali nella pittura delle Catacombe napo-
letane, conferenza tenuta da Bellucci il 22 febbraio 1936 nel chiostro di S. Chiara per conto dell’Asso-
ciazione Napoletana per i monumenti ed il paesaggio.
35
Fasola 1975, p. 14, nota 4.
36
Ebanista 2010b, p. 133, nota 13.
37
De Jorio 1839, pp. 30-32.
38
Bellermann 1839, p. VI.
39
Basta confrontare, ad esempio, la rappresentazione degli arcosoli e delle formae; la planimetria
del complesso cimiteriale pubblicata da Bellermann è comunque «meno inesatta delle opere preceden-
ti» (Fasola 1975, p. 8).
40
Mi riferisco, tanto per citare alcuni esempi relativi al livello superiore, alla scala tra gli ipogei
A0 e A1, all’edicola della Croce (A68), alla parete ovest della ‘basilica dei vescovi’ (A69) o alla man-
cata raffigurazione del cubicolo A13; al livello inferiore segnalo, tra l’altro, l’omessa registrazione di
moltissimi loculi e arcosoli e, in alcuni casi, addirittura di cubicoli (ad esempio, B33 e B34).
41
Appel 1872, p. 64; McClintock-Strong 1894, p. 417; Achelis 1936, p. 33.
42
De Jorio 1839, p. 69.
286 Carlo Ebanista
della loro anteriorità, le due piante edite da Bellermann registrano, all’imbocco dell’am-
bulacro B8, una scala 43 (figg. 5 n. 7; 6 n. 7) che manca nella planimetria pubblicata da
De Jorio 44 (fig. 3: B); oltre a questa, sono registrate le altre due scale che collegavano i
due livelli del cimitero: una (figg. 6 n. 11; 7) (demolita alla fine dell’Ottocento da Ga-
lante) dall’ambulacro centrale B9 immetteva nell’area della ‘basilica dei vescovi’
(A69) 45, mentre l’altra (figg. 5 n. 17; 6 n. 17) (tuttora esistente) permetteva di salire
dall’ambiente B13 al corridoio A11 46. Le sezioni (fig. 7), meno schematiche rispetto alle
piante (figg. 5-6), evidenziano una rappresentazione sintetica con pochi dettagli, tra cui
il profilo della collina soprastante. La sezione del livello inferiore (fig. 7) si differenzia
da quella edita da De Jorio (fig. 3) per la mancata raffigurazione dell’ipogeo A16 e per
la resa più dettagliata delle tamponature degli accessi agli ipogei B2 e B3, situati sul
lato nord del ‘vestibolo inferiore’ (B1). Al volume di Bellermann è annessa anche una
veduta della galleria A4 con il triforium (A70) 47, più realistica di quella pubblicata da
Richard de Saint-Non alla fine del Settecento. Piuttosto attendibile è anche una vedu-
ta dell’ipogeo A2 con il ‘vestibolo superiore’ (A1) sullo sfondo, realizzata da altri nel
1846 48; del tutto fantasiosa è, invece, una stampa del 1889, in cui si riconoscono alcune
parti del livello inferiore della catacomba 49.
43
Bellermann 1839, p. 71, tavv. XIII, n. 7; XIV, n. 7.
44
L’ingresso all’ambulacro B8 venne riaperto, alla fine dell’Ottocento, da Galante che rimise in
luce la scala, accertando che era posteriore ai loculi perché li ostruiva e che la parte iniziale della
struttura, «quella cioè che vien fuori delle pareti», era stata rifatta di recente (Galante 1908, pp. 149-
150, fig. a p. 150, pianta n. 25; cfr. Ebanista 2010b, p. 150, fig. 12, n. 25); la scala è stata demolita nel
1953-54 (Bellucci 1957, p. 498; Fasola 1975, pp. 208; 211; 214, nota 9; Ebanista 2012a, pp. 319-320,
figg. 6, 8).
45
Bellermann 1839, tavv. XIV, n. 11; XV.
46
Bellermann 1839, tavv. XIII, n. 17; XIV, n. 17.
47
Bellermann 1839, tav. I; Fasola 1975, fig. 4.
48
Amodio 2007, fig. 9.
49
Fasola 1975, fig. 5.
50
Scherillo 1870b, p. 163, tavv. I-III; Scherillo 1875, p. 112, tavv. I-III.
51
Galante nel 1870 condusse uno sterro dinanzi all’ingresso dell’ipogeo E1 (De Rossi 1871, p. 38;
Galante 1872, p. 461; Ebanista 2010b, p. 144) che ne agevolò il rilievo.
Rilievo grafico e topografia cimiteriale 287
e B5, ma elimina alcuni dettagli e modifica il perimetro di B57. Nella planimetria del
piano superiore (fig. 9) sono rappresentati i vani D1, D2 e D3 (assenti nel disegno del
1839), ma manca l’ambiente A64 (il cui accesso era stato evidentemente murato); ai
lati delle scale di collegamento tra gli ipogei A0 e A1 sono state inserite due rampe
laterali, simili a quelle presenti nei rilievi pubblicati da Bellermann (figg. 5-6). Le se-
zioni dei due livelli (figg. 8-9) sono, invece, una fedele riproduzione di quelle edite da
De Jorio (figg. 3-4). A corredo dei rilievi, Scherillo pubblicò una dettagliata descrizione
con i numeri di rimando alle tavole, sulla falsariga del volume di De Jorio del 1839, al
quale spesso rinvia. Le considerazioni di Scherillo sulla topografia cimiteriale sono tal-
volta completamente errate; è il caso, ad esempio, della sepoltura di S. Gennaro che egli
riteneva fosse stato deposto nella tamponatura di un varco tra la navata (B11) della
basilichetta rupestre e il ‘vestibolo inferiore’ (B1) 52; Galante, a seguito della demolizio-
ne della tamponatura, appurò che, diversamente da quanto aveva ipotizzato il Maestro,
non era «un arcosolio aperto da ambo le parti» 53, ma soltanto un varco. A proposito
dei collegamenti tra i due livelli della catacomba, Scherillo menziona tre scale, preci-
sando, però, che una era scomparsa 54; si tratta della struttura raffigurata all’imbocco
dell’ambulacro B8 nella pianta di Bellermann 55 (figg. 5 n. 7; 6 n. 7), ma assente in
quella di De Jorio (fig. 3: B). Le altre due scale segnalate da Scherillo conducevano
rispettivamente dall’ambulacro centrale B9 alla ‘basilica dei vescovi’ (A69) (fig. 8: C,
16) e dall’ambiente B13 al corridoio A11 (fig. 8: D, 4). Lo studioso menziona, infine,
una quarta scala (fig. 10) che era stata costruita, ai suoi tempi, per favorire l’accesso
all’ipogeo C 56. Galante, per ovvi motivi, giudicò la pianta edita da Scherillo «accurata
e completa» 57, mentre Raffaele Garrucci fece rilevare che «dà per errore un solo arco-
solio nei due ordini della parete di fondo» dell’ipogeo B4 58 (si riferisce alla mancata
rilevazione del vano B70). A testimonianza, comunque, della diffusione dell’opera di
Scherillo tra gli studiosi, le sue piante dei due livelli della catacomba vennero utilizzate
nel 1935 da Henri Leclercq per la voce Naples del Dictionnaire d’archéologie chrétienne
et de liturgie 59, anche se, per un refuso, le didascalie furono invertite 60.
Nel 1879 Stornajolo diede alle stampe la pianta e il prospetto della nicchia absida-
ta (fig. 11) esistente sul lato meridionale della parete di fondo del ‘vestibolo inferiore’ 61
(B1), nella quale Galante aveva da poco eseguito uno scavo 62. Era stato lo stesso
Stornajolo ad auspicare l’avvio dell’indagine archeologica, nella convinzione che la nic-
52
Scherillo 1875, p. 105, tav. I, n. 2; cfr. Amodio 2007, p. 139, fig. 12.
53
Galante 1908, p. 132, pianta, nn. 17-18.
54
Scherillo 1870a, pp. 140-141.
55
Bellermann 1839, p. 71, tavv. XIII, n. 7; XIV n. 7.
56
Scherillo 1870c, p. 204; Scherillo 1875, p. 112.
57
Galante 1872, p. 461, nota 1.
58
Garrucci 1873, p. 103.
59
Leclercq 1935, coll. 701-704, figg. 8676-8677.
60
AB, Documenti 6, Catacombe, Influssi romani ed orientali nella pittura delle Catacombe napo-
letane, conferenza tenuta da Bellucci il 22 febbraio 1936 nel chiostro di S. Chiara per conto dell’Asso-
ciazione Napoletana per i monumenti ed il paesaggio.
61
Stornajolo 1879, tav. II.
62
Galante 1908, pp. 134; 136; lo scavo non può essere avvenuto nel 1890 (Galante 1908, pp. 142;
147) perché viene descritto da Stornajolo 1879, p. 549.
288 Carlo Ebanista
chia corrispondesse al fonte battesimale fatto costruire dal vescovo Paolo II (762-766) 63.
Al fine di ricavare elementi di confronto, Galante eseguì un saggio anche al livello su-
periore della catacomba, in corrispondenza della cosiddetta ‘edicola della Croce’ 64
(A68), dove, secondo un’altra ipotesi allora diffusa, sorgeva il battistero 65. Alla base
della ‘edicola’ lo studioso scoprì «un imbasamento» scavato nel tufo 66, per il quale
Stornajolo – che sempre nel 1879 pubblicò la pianta e il prospetto della nicchia absida-
ta (fig. 12) – ipotizzò la funzione di ambone o di sostegno per i codici durante la litur-
gia 67. Intorno alla struttura, Galante rinvenne tre formae (coperte da «grossi tegoloni»,
ma senza resti umani), frammenti di marmo (uno di verde antico) e un’iscrizione in
latino 68. Confortato dai risultati degli scavi di Galante, Stornajolo si convinse che Pa-
olo II non aveva costruito il battistero in rupe, ma all’esterno della catacomba presso
la basilica subdiale, la cui fondazione, contrariamente all’opinione allora diffusa 69, egli
assegnava alla tarda antichità 70.
Nel 1908 Galante pubblicò una pianta della porzione occidentale del livello inferio-
re della catacomba e della zona antistante a ridosso della basilica subdiale, dove aveva
scavato negli anni 1889 e 1892 71. La planimetria (fig. 13), con scala grafica in metri e
campiture a tratteggio e in due colori (nero, giallo), venne disegnata dall’ing. Rocco
Beneventani per conto dell’Ospizio dei Ss. Pietro e Gennaro 72. Oltre alle strutture ve-
nute alla luce nel corso degli scavi 73, la pianta registra una scala (fig. 13 n. 25) che
dall’imbocco della galleria B8 conduce al livello superiore; quasi certamente era stato
lo stesso Galante a far ripristinare la scala, a seguito della demolizione della tampona-
tura che occludeva il varco sin dai tempi di Celano (fig. 1). La planimetria, che Bellucci
giudicò non esattissima 74, secondo Fasola è un’«opera, archeologicamente assai miglio-
63
Stornajolo 1879, p. 541; cfr. Ebanista 2010b, pp. 145-148, figg. 10-11.
64
Stornajolo 1879, p. 552, tav. II.
65
Stornajolo 1879, p. 547.
66
Galante 1908, p. 142.
67
Stornajolo 1879, p. 554. Secondo Fasola, l’edicola non è una tomba, né una grande nicchia per
lumi o un semplice elemento architettonico, ma un sacello a glorificazione della Croce, eretto dopo il
recupero delle reliquie da parte dell’imperatore Eraclio (Fasola 1975, pp. 180; 182, figg. 109; 119).
68
Stornajolo 1879, pp. 552-553.
69
Cfr., ad esempio, Galante 1872, p. 449 («la grande basilica […] se presistesse al secolo IX o pure
fosse stata di pianta eretta, o solo ampliata da Santo Attanasio il Grande nostro vescovo, non possia-
mo ancora decidere»).
70
Stornajolo 1879, pp. 545-548.
71
Galante scavò nel ‘vestibolo inferiore’, nell’adiacente basilichetta, nell’ambulacro centrale e nel-
lo spazio tra la catacomba e la basilica subdiale; la prima campagna di scavi si svolse dal 22 luglio al
26 ottobre 1889, mentre la seconda ebbe inizio il 1° maggio 1892 e si interruppe poco dopo (Galante
1900, p. 181; Galante 1908, p. 117, nota 2); cfr. altresì Ebanista 2010b, pp. 148-153, fig. 12; Id. 2012b,
p. 519.
72
Galante 1908, pp. 118, nota 1; 121.
73
Mi riferisco, tra l’altro, al fonte battesimale e ai sarcofagi in tufo nel ‘vestibolo inferiore’, al
pozzetto per reliquie nell’altare della basilichetta rupestre e alla tomba di Babulius (Ebanista 2010b,
pp. 148-152, figg. 12; 25).
74
AB, Documenti 6, Catacombe, Influssi romani ed orientali nella pittura delle Catacombe napo-
letane, conferenza tenuta da Bellucci il 22 febbraio 1936 nel chiostro di S. Chiara per conto dell’Asso-
ciazione Napoletana per i monumenti ed il paesaggio.
Rilievo grafico e topografia cimiteriale 289
75
Fasola 1975, p. 8.
76
Ebanista 2010b, pp. 158-165; Id. 2012b, pp. 520-523.
77
Lavagnino 1930, fig. 3.
78
Galante 1908, p. 120, pianta n. 8; Ebanista 2010b, p. 153, nota 144, fig. 12 n. 8. Per la datazio-
ne dello scavo cfr. Ebanista 2012b, p. 519.
79
Chierici 1934, tav. fuori testo, figg. 6-7; cfr. Ebanista 2010a, pp. 179-185, figg. 8-15; Id. 2010b,
pp. 154-155; 158-164, figg. 15-22; Id. 2012a, p. 305; Id. 2012b, p. 519.
80
Ebanista 2012a, pp. 312-313; 325; 327.
81
De Jorio 1839, pp. 30-32.
290 Carlo Ebanista
ma 82. Lo studioso avvertiva «il bisogno di provvedere ad una pianta esatta sotto tutti
i rapporti e di tutte le zone, con spaccati a parte delle singole sezioni di queste»; per
queste ragioni, ottenute «le necessarie e più ampie autorizzazioni dalla Soprintendenza
all’Arte Medioevale e Moderna, e quella dell’Amministrazione dell’Ospizio», incaricò
Panico di recarsi «sul posto con tutti gli strumenti più precisi» per eseguire il rilievo 83.
Le planimetrie dei due livelli del cimitero erano già pronte il 4 settembre 1933, allorché
Bellucci comunicò al presidente dell’Ospizio, che «le piante topografiche delle
Catacombe di S. Gennaro, eseguite sotto la mia personale direzione, sono riuscite in-
sieme opera assolutamente scientifica ed utile come guida anche ad un visitatore di
mediocre cultura»; nel precisare che la nuova pianta era molto più accurata delle pre-
cedenti, propose all’Ospizio di realizzare una guida del complesso cimiteriale «formata
esclusivamente dalla pianta con note dichiarative delle diverse parti della Catacomba» 84.
La sua iniziativa, che non aveva finalità di lucro e voleva «rispettare le promesse fatte
alla precedente Amministrazione pel contributo offerto», prevedeva la cessione dei di-
ritti della pianta e dei suoi testi di commento, in cambio dell’autorizzazione a pubbli-
care il rilievo «in eventuali ricerche archeologiche, non destinate al pubblico in genera-
le, ma ai soli specialisti in Archeologia» e di un numero di copie per sé e per il geom.
Panico (che non sarebbero state messe in vendita ma date in omaggio); rimase, quindi,
in attesa di conoscere le decisioni dell’ente, senza escludere che, in caso di rifiuto,
avrebbe pubblicato altrove il rilievo 85. Il presidente dell’Ospizio accolse prontamente
l’offerta di Bellucci 86 che aveva fatto eseguire il rilievo della catacomba, grazie alla di-
sponibilità della precedente Amministrazione e alle autorizzazioni rilasciate dalla
Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e dalla Soprintendenza ai Monumenti di
Napoli 87. Nel precisare che le piante erano state ultimate e che restavano da «fare sol-
tanto le sezioni e gli spaccati», Bellucci lamentò che Mallardo, avendo ottenuto un
permesso di studio dalla Soprintendenza, stava eseguendo un lavoro analogo per conto
82
Negli anni Venti era propenso a credere all’intercomunicazione tra le catacombe, tanto che avviò
una serie di indagini topografiche, avvalendosi anche dell’ausilio della fotografia area; a partire dagli
anni Quaranta cominciò invece, in maniera sempre più convinta, a respingere la leggenda delle inter-
comunicazioni (Ebanista 2012a, pp. 328-329).
83
AB, Documenti 6, Catacombe, Influssi romani ed orientali nella pittura delle Catacombe napo-
letane, conferenza tenuta da Bellucci il 22 febbraio 1936 nel chiostro di S. Chiara per conto dell’Asso-
ciazione Napoletana per i monumenti ed il paesaggio.
84
La guida sarebbe costituita da «una breve introduzione sulle diverse piante anteriori a quella
che si pubblica, per dimostrane le inesattezze e la necessità della nuova», da una «dichiarazione della
parte storica ed artistica della Catacomba, seguendo in ordine topografico, i numeri di richiamo delle
piante», dalla bibliografia e dalle tavole (qualche vecchia pianta e i nuovi rilievi). Bellucci propose di
realizzare un volumetto di 20 o 30 pagine in 16°, da stampare a spese dell’Ospizio e da distribuire
insieme al biglietto d’ingresso di £ 8 o, in subordine, venduto a parte (AB, Documenti 3, Bellucci –
Catacombe, minuta della lettera di Bellucci al presidente dell’Ospizio, 4 settembre 1933).
85
AB, Documenti 3, Bellucci – Catacombe, minuta della lettera di Bellucci al presidente dell’Ospi-
zio, 4 settembre 1933.
86
AB, Documenti 3, Bellucci – Catacombe, lettera del presidente dell’Ospizio a Bellucci, 16 set-
tembre 1933.
87
Bellucci aveva concordato di cedere i diritti di pubblicazione, in cambio dell’ospitalità che l’O-
spizio avrebbe fornito al geom. Panico durante il periodo necessario al rilievo e della collaborazione di
alcuni ricoverati nella struttura (AB, Documenti 3, Bellucci – Catacombe, minuta della lettera
di Bellucci al presidente dell’Ospizio, non datata ma anteriore alla missiva inviata da Mallardo a
Chierici il 12 ottobre 1933, cfr. ASBAN).
Rilievo grafico e topografia cimiteriale 291
88
Bellucci suggerì di consentire a Mallardo di eseguire il rilievo solo se avesse esibito un’autoriz-
zazione firmata dal dott. Enrico Josi (AB, Documenti 3, Bellucci – Catacombe, copia leggermente
diversa della minuta citata nella nota precedente).
89
AM, corrispondenza ricevuta, 26/4, lettera di Bellucci a Mallardo, 29 luglio 1932.
90
Ebanista 2010a, pp. 179-180, figg. 9-15; Id. 2010b, pp. 154-155, figg. 15-16.
91
Amodio 1927, p. 116.
92
Mallardo 1936, p. 43, nota 1.
93
Ebanista 2010a, p. 181, nota 118.
94
AM, corrispondenza spedita, 18, lettera di Mallardo al presidente dell’Ospizio dei Ss. Pietro e
Gennaro, 26 giugno 1933.
95
ASBAN, lettera di Mallardo a Chierici, 12 ottobre 1933.
292 Carlo Ebanista
Archeologia Cristiana 96. Per questi motivi il 12 ottobre 1933 Mallardo chiese chiarimen-
ti e consigli a Chierici, laddove realmente non avesse più il diritto di fargli «riprendere
il lavoro già iniziato»; gli riferì, inoltre, che avrebbe potuto proseguire il rilievo solo se
avesse mostrato a Mayer «un documento che lo lasci perfettamente sicuro e tranquillo» 97.
Non conosciamo la risposta di Chierici, ma sappiamo che, due anni dopo, Mallardo era
di nuovo alle prese con il rilievo. Il 2 agosto 1935 si recò in catacomba, insieme a due
ingegneri, ma il custode, Mario Iaccarino, avendo sentito che parlavano «di ricomincia-
re il lavoro del piano delle catacombe», gli impedì di effettuare le misurazioni 98. Il suc-
cessivo 6 ottobre Mallardo annunciò a Bellucci che desiderava «rilevare, per ragioni di
studio, una pianta completa della Catacomba di S. Gennaro»; poiché l’ispettore gli
aveva comunicato di averne fatta eseguire «una per conto suo», si impegnò a non pub-
blicare la propria prima della sua, in cambio della relativa autorizzazione 99. In effetti il
permesso venne rilasciato di lì a poco, tanto che il 18 ottobre il tecnico di Mallardo ri-
ferì a Iaccarino che quattro giorni dopo sarebbe tornato per il rilievo, dal momento che
aveva ricevuto l’assenso 100. I lavori, tuttavia, non cominciarono subito, per motivi indi-
pendenti dalla volontà di Mallardo, come egli stesso ebbe a comunicare ripetutamente
a Bellucci tra l’ottobre del 1935 e il febbraio dell’anno seguente 101.
Intanto Bellucci sin dal 1934 aveva dato notizia dell’imminente pubblicazione delle
sue planimetrie 102, precisando che il rilievo includeva sia le zone cimiteriali già note in
passato, sia «quelle recentemente scoperte» 103. Le piante dovevano corredare la
«monografia sulla Catacomba di S. Gennaro» che il 9 aprile 1934 era «pronta per la
stampa» 104, ma che non vide mai la luce. Mentre l’ispettore non riusciva a pubblicare
le sue piante, Mallardo si dava da fare per completare le proprie. Il 15 aprile 1937 co-
municò a Bellucci che l’ing. Pellicciari lo aveva informato che il custode della catacom-
ba era stato rimproverato perché gli aveva aperto «i due ambienti attigui al portico
antistante alla basilica», dove si trovavano i resti del balneum e l’arco absidale che
Mallardo aveva scoperto negli anni Dieci «prima che Chierici e Lavagnino venissero alla
96
ASBAN, lettera di Mallardo a Chierici, 12 ottobre 1933.
97
Ibid.
98
AB, Epistolario 38, lettera di Iaccarino a Bellucci, 3 agosto 1935.
99
AB, Epistolario 22, lettera di Mallardo a Bellucci, 6 ottobre 1935.
100
AB, Epistolario 38, lettera di Iaccarino a Bellucci, 19 ottobre 1935.
101
AB, Epistolario 38, lettera del 26 ottobre 1935 («nella prossima settimana si potrebbe comin-
ciare il lavoro di rilievo della pianta»); Epistolario 22, missiva del 30 novembre 1935 («la pianta che
doveva cominciare ad essere rilevata al principio di questo mese, sarà rilevata alla fine di questa o ai
principi dell’entrante settimana. Vi prego di compiacervi di avvertire il sig. Conte Panzuti e di scusar-
mi del rinvio, in cui io non ci ho nessuna colpa»); Epistolario 39, lettera dell’8 febbraio 1936 («sono
molto dolente di doverla annoiare la terza volta per la pianta della catacomba. Non è dipeso da me, se
finora si è dovuto rinviare. Questa volta, salvo casi gravi, si comincerà il rilievo il 10 o l’11»).
102
Bellucci 1934a, p. 106, nota 3 («In questi ultimi anni, per concessione della Pontificia
Commissione di Archeologia e della Sopraintendenza suddetta, ho potuto fare eseguire accurate pian-
te di tutte le diverse parti della Catacomba di San Gennaro, che verranno al più presto pubblicate»).
103
Bellucci 1934b, p. 327 («È stata eseguita sotto la mia direzione, ed è ormai terminata, una
completa ed esatta pianta delle zone note in passato e di quelle recentemente scoperte della Catacomba
di San Gennaro»).
104
Bellucci chiese il rilascio del 10% delle copie stampate e di ridiscutere gli accordi, per future
ristampe; lasciò al presidente la scelta del tipografo (AB, Documenti 3, Bellucci – Catacombe, minuta
della lettera di Bellucci al presidente dell’Ospizio, 9 aprile 1934).
Rilievo grafico e topografia cimiteriale 293
105
AB, Epistolario 30, lettera di Mallardo a Bellucci, 15 aprile 1937; cfr. AM, corrispondenza ri-
cevuta, 26/7 (in realtà è la minuta della lettera inviata da Mallardo a Bellucci il 15 aprile 1937).
106
AB, Epistolario 30, lettera di Mallardo a Bellucci, 15 aprile 1937; cfr. AM, corrispondenza ri-
cevuta, 26/7 (in realtà è la minuta della lettera inviata da Mallardo a Bellucci il 15 aprile 1937).
107
AB, Epistolario 30, lettera di Bellucci a Mallardo, 3 maggio 1937; cfr. AM, corrispondenza ri-
cevuta, 26/9.
108
AB, Epistolario 30, lettera di Bellucci a Mallardo, 3 maggio 1937; cfr. AM, corrispondenza ri-
cevuta, 26/9. Sin dal settembre 1936 Bellucci aveva annunciato un «lavoro di prossima pubblicazione
sulle Origini del Cristianesimo a Napoli» (AB, Documenti 6, Catacombe, Relazione per il «Congresso
di Studi Bizantini a Roma», settembre 1936).
109
AB, Epistolario 36, lettera di Mallardo a Bellucci, 10 maggio 1937; cfr. AM, corrispondenza
ricevuta, 26/8 (in realtà è la minuta della lettera inviata da Mallardo a Bellucci il 10 maggio 1937).
110
Achelis 1936.
111
Fasola 1975 p. 237; Ebanista 2012a, pp. 316; 328, nota 46.
112
Loschiavo 1955, pp. 66-69 («Le origini del Cristianesimo e dei Cimiteri paleocristiani a Napoli
[…] In corso di stampa»); Bellucci 1960-1964, p. 565 [«Le origini del Cristianesimo e dei Cimiteri
paleocristiani a Napoli (Napoli, 1956)»].
113
AB, Epistolario 30, dichiarazione di Iaccarino, 12 maggio 1937.
114
Ibid.
294 Carlo Ebanista
In occasione degli scavi condotti da Bellucci nel 1953-54 115, il geom. Panico com-
pletò la planimetria della catacomba che l’ispettore non era ancora riuscito a dare
alle stampe, «perché l’Associazione napoletana per la tutela del Paesaggio», ne aveva
«preparata un’altra, di prossima pubblicazione» 116. Si tratta, senza dubbio, di un ri-
ferimento alla pianta di Mallardo che, però, è rimasta inedita 117 e finora era introva-
bile. Di recente nel sistemare l’Archivio dell’Ispettorato delle Catacombe della Cam-
pania ho rinvenuto le copie eliografiche della planimetria del livello inferiore della
catacomba (con annessa basilica sub divo) (fig. 19) e di tre sezioni dei due piani del
cimitero (A-B-C-D-E-F-G eseguita in corrispondenza dei ‘vestiboli’ superiore e infe-
riore; L-M longitudinalmente all’ambulacro centrale del piano inferiore; R-S-T tra-
sversalmente allo stesso ambulacro) (fig. 20); i rilievi, in scala 1:200 e con campiture
a tratteggio per il banco tufaceo o la muratura in tufo e a reticolo per i paramenti in
mattoni, vennero eseguiti per conto dell’Associazione napoletana per la tutela dei
monumenti e del paesaggio dal prof. ing. Nicola Cavaccini con la collaborazione
dell’ing. Giovanni Pellicciari e con l’aiuto al tacheometro dell’ing. Valentino Fedele 118.
A differenza del rilievo del geom. Panico, la planimetria commissionata da Mallardo
reca le quote 119 e raffigura l’intero atrio della basilica sub divo, nel quale sono regi-
strate, a tratteggio, le aree dove negli anni Dieci lo studioso aveva scoperto i resti del
balneum e dell’arco absidale con affresco. I due nuclei sono riprodotti in dettaglio: il
particolare A raffigura la pianta dell’ambiente, ubicato ad est del varco d’accesso
all’atrio, dove Mallardo scoprì l’arco absidale (quota +70,60 m), mentre il particolare
B rappresenta le strutture del balneum (quota +72,66 m) venute alla luce nei locali
situati sul lato orientale dell’atrio. I due dettagli, insieme ad alcune foto d’epoca e ai
rilievi pubblicati da Chierici nel 1934 120, costituiscono al momento l’unica testimo-
nianza sulla configurazione di questi spazi che, dopo la Seconda Guerra Mondiale,
sono divenuti inaccessibili 121. Nella pianta di Mallardo (fig. 19) mancano gli ipogei
B64, B65, B66 e B67 che erano stati esplorati e rilevati da Panico 122, mentre è raffi-
gurata la ‘vecchia sagrestia’ della basilica sub divo e la scala che sorgeva all’ingresso
dell’ambulacro B8 e conduceva nell’area della ‘basilica dei vescovi’ (A69) 123; come ho
evidenziato in altra sede, le due strutture furono demolite dall’ispettore nel 1953-
115
Le indagini si svolsero in occasione dello smantellamento del «reparto di pronto soccorso per
incursioni aeree» costruito nel 1943 nei due livelli della catacomba e della demolizione della ‘vecchia
sagrestia’ della basilica di S. Gennaro che sorgeva, in fondo al vialetto di accesso alla catacomba, tra
la navata destra dell’edificio di culto e il ‘vestibolo superiore’ (Ebanista 2012a, pp. 316-323).
116
Bellucci 1955, p. 26, nota 4.
117
Fasola 1975, p. 8.
118
AICC, grafici D39 («Catacombe di S. Gennaro extra moenia in Napoli. Eidipsometria del piano
inferiore») e D18 («Catacombe di S. Gennaro extra moenia in Napoli. Sezioni»). Sulla copia eliografi-
ca della pianta sono state registrate a penna delle annotazioni e delle modifiche; nell’angolo inferiore
destro, dove compaiono il riferimento all’Associazione napoletana per i monumenti e il paesaggio e i
nomi dei tecnici, è stato annotato «disegnata nel 1936».
119
Le quote della pianta di Mallardo sono state riportate sui rilievi editi da Fasola 1975, pianta
III.
120
Chierici 1934, figg. 6-7.
121
Bellucci 1957, p. 502, nota 29.
122
Ebanista 2012a, pp. 315-316, fig. 5.
123
Bellucci 1957, p. 498; Id. 1960, pp. 168-169. Cfr. Fasola 1973-1974, pp. 188-189.
Rilievo grafico e topografia cimiteriale 295
54 124. Alle spalle dell’ipogeo B34, nel rilievo commissionato da Mallardo, è indicato a
tratteggio un ulteriore ambiente che manca nella planimetria di Bellucci.
Nel 1957 quest’ultimo poté finalmente dare alle stampe la porzione della pianta di
Panico prospiciente la basilica sub divo 125 (fig. 21), mentre nel 1965 riuscì a farla stam-
pare integralmente (fig. 22) negli Atti del VI Congresso Internazionale di Archeologia
Cristiana 126 tenutosi a Ravenna tre anni prima 127. La planimetria più recente (fig. 22), a
differenza dell’altra, registra ancora la ‘vecchia sagrestia’ (figg. 4: H; 14); entrambe, in-
vece, raffigurano la scala all’ingresso dell’ambulacro B8 e, sul lato nord del fonte batte-
simale, un gruppo di formae che forse corrispondono alle sepolture (fig. 13 n. 24) scava-
te da Galante alla fine dell’Ottocento nel ‘vestibolo inferiore’ 128. Non va escluso che
vennero ritrovate in occasione degli sterri praticati nel 1953-54, allorché furono messe in
luce «tutte le forme al suolo ivi esistenti» 129. Nelle piante pubblicate da Bellucci nel 1957
e 1965 (figg. 21-22) la tamponatura dell’ingresso della ‘cripta dei vescovi’ (A6) non è
indicata. La circostanza sembra escludere che, come ha supposto Fasola, fu l’ispettore a
rimuoverne la parte superiore, mettendo in luce il retrostante arcosolio mosaicato ubica-
to nella parte alta della ‘cripta’ 130. D’altronde, stando alla comunicazione presentata nel
1970 da Giuseppe Grizzuti al Congresso di Archeologia Cristiana della Campania, la
scoperta del mosaico era avvenuta poco prima 131. Alla fine degli anni Sessanta, Roberto
Di Stefano, Stella Casiello e G. Innocenzi avevano intanto pubblicato una schematica
sezione est-ovest della collina di Capodimonte con la disposizione altimetrica delle cavi-
tà artificiali presenti tra la basilica sub divo e la salita Capodimonte 132.
124
Ebanista 2012a, pp. 319-322, figg. 6; 8-9.
125
Bellucci 1957, fig. 1; cfr. Testini 1980, fig. 85; la pianta è riprodotta con leggere varianti in
Bellucci 1960, fig. a p. 171.
126
Bellucci 1965, tav. fuori testo.
127
Dallo scambio epistolare con mons. Giovanni Manthey, segretario del comitato organizzatore
del Congresso, si evince l’impegno profuso da Bellucci per la pubblicazione della planimetria che, in
seguito, si augurava di illustrare «con note dipendenti da richiami in cerchietti, con numerazione suc-
cessiva delle singole zone, sia per gli affreschi e sia per la particolare importanza storica di esse» (AB,
Documenti 23, Bellucci – Archeologia sacra, lettera di Bellucci a Manthey, 31 maggio 1964).
128
Galante 1908, p. 146, pianta n. 24; Ebanista 2010b, p. 152, fig. 12, n. 24.
129
Panico 1954a, pp. 2-3; cfr. Fasola 1975, p. 56 («fitto reticolato di tombe terragne, alcune pro-
fondissime, per più strati di cadaveri»).
130
Fasola 1973-1974, p. 188 («In seguito, penso durante i lavori del p. Bellucci di questi ultimi
decenni, certo dopo il volume dell’Achelis del 1936, il muro fu rimosso e in alto apparve un arcosolio
mosaicato che rimase però inedito»); da cui dipende Bisconti 2011, p. 179; per il mosaico, in cui va
riconosciuto il ritratto del vescovo Giovanni II, cfr. Bisconti 2007, p. 171; Id. 2011, pp. 182-183.
131
Grizzuti 1972, p. 1 («mosaico da poco venuto alla luce nella parte alta» della ‘cripta dei
vescovi’).
132
Di Stefano, Casiello, Innocenzi s.d, fig. 2. Il volume privo di data è stato pubblicato anterior-
mente alla scomparsa di Bellucci, avvenuta il 7 settembre 1971; gli autori lamentano, infatti, di non
poter fornire dati più precisi sui lavori condotti dall’ispettore, dal momento che questi si era rifiutato
di fornirgli notizie sui «suoi studi più recenti» e non gli aveva permesso «di consultare opere specializ-
zate in materia e altri documenti conservati nella Biblioteca dei padri Girolamini» (Di Stefano,
Casiello, Innocenzi s.d, p. 32, nota19).
296 Carlo Ebanista
133
Il suo successore, Aldo Caserta, venne nominato il 7 febbraio 1968 (Ebanista 2012a, pp. 311-312,
nota 52); cfr. Fasola 1975, p. 13.
134
Calvino 1978, p. 5.
135
Fasola 1973-1974.
136
Fasola 1973-1974, p. 213; Id. 1975, pp. 18-22; 53; 56; 167-168; 171, figg. 8; 105-106, pianta III.
137
Poiché gli scavi condotti da Lavagnino, tra il 1927 e il 1930, nell’area cimiteriale alle spalle
della basilica sembravano aver evidenziato le tracce del terzo livello, Bellucci si dedicò con particolare
interesse all’accertamento della veridicità della supposizione, consapevole, però, che si trattava «di una
semplice ipotesi, che i fatti potrebbero ridurre, ove gli scavi continuassero, a qualche cripta isolata»
(Bellucci 1942, p. 139, nota 2). Nel 1953-54 gli sterri nel vialetto lungo la fiancata destra della basi-
lica (fig. 13: D) determinarono «nuovi importanti ritrovamenti» che, stando alla testimonianza del
geom. Panico, sembrarono confermare, per posizione e orientamento, «l’esistenza di un terzo piano
catacombale» (Panico 1954b, pp. 1-2).
138
Bellermann 1839, p. 75; cfr. Ebanista 2012b, pp. 144-145; Id. 2012a, p. 330.
139
Fasola 1975, fig. 13, pianta III: g-d.
140
Fasola 1975, figg. 18; 80; 91; 121, pianta III: a-b, e-h.
141
Fasola 1973-74, tavv. I-III.
142
Fasola 1975, p. 229.
143
Fasola 1975, p. 14, nota 13.
144
Fasola 1975, pp. 8; 229, piante I-VI. Le planimetrie di Bellucci erano già servite da base per la
realizzazione delle piante pubblicate da Di Stefano, Casiello, Innocenzi s.d., fig. 2 e da Calvino 1970,
figg. I-II.
145
Fasola 1975, p. 8.
Rilievo grafico e topografia cimiteriale 297
to dal geom. Panico per conto di Bellucci 146. Nel corso delle operazioni l’ex-ispettore
poté, infatti, registrare l’esistenza di gallerie sino ad allora sconosciute e tuttora solo in
parte accessibili; è il caso, ad esempio, dell’ipogeo F1 e dell’adiacente ambiente F2,
dove ricorre una «serie di cinque arcosoli polisomi di tipo siracusano, alcuni con ben 13
arche» 147. Nel contempo Fasola fece, tuttavia, notare che la pianta pubblicata da
Bellucci nel 1957 (fig. 21) non è esatta, poiché nella zona antistante il ‘vestibolo supe-
riore’ «in luogo della sua galleria 3 […] si vedono nel monumento, in modo inequivoca-
bile, le tracce di due arcosoli quadrisomi sovrapposti» 148.
La planimetria edita da Fasola nel 1975 (figg. 23-24) è articolata in sei tavole: una
d’insieme con i due livelli sovrapposti 149 e le altre corrispondenti a diverse porzioni dei
due piani 150; lo studioso preferì abolire l’indicazione dei loculi, lasciando solo quella
degli arcosoli e delle nicchie e rappresentare le pareti con linee dritte anziché riprodur-
re il taglio irregolare delle cavità 151. Le quote vennero ricavate dall’inedita pianta di
Mallardo 152 (fig. 19), mentre il profilo e l’orientamento degli ambienti segue, quasi
esclusivamente, il rilievo di Panico (fig. 22); lo attestano, ad esempio, la raffigurazione
degli ipogei E, F, della basilica sub divo, della basilichetta rupestre, delle gallerie B56,
B57, B58, B60, B64, B65, B66, B67, della porzione finale dell’ambulacro B10 nonché
la mancata registrazione della prosecuzione verso sud dell’ipogeo B34 che è indicata a
tratteggio nella pianta di Mallardo, ma manca nel rilievo di Panico. In merito alle sca-
le che collegavano i due livelli della catacomba, Fasola sceglie di non rappresentare
quella (demolita da Bellucci nel 1953-54) che dall’area della ‘basilica dei vescovi’ (A69)
consentiva la discesa nell’ambulacro B8 153, ma indica, a tratteggio, quella (distrutta da
Galante alla fine dell’Ottocento) che dalla stessa zona immetteva nel sottostante am-
bulacro B9 154. Naturalmente nella planimetria, come in quelle di Bellucci e Mallardo, è
registrata la scala che dall’ambiente B13 del livello inferiore sale, tuttora, al corridoio
A11 al piano superiore 155.
146
Fasola 1975, pp. 8; 13.
147
Fasola 1975, p. 49, fig. 33 («qui ci sono gallerie sotterranee, che il geometra del Bellucci ha
potuto rilevare»).
148
Fasola 1975, p. 50, nota 11.
149
Fasola 1975, pianta I.
150
Fasola 1975, piante II-VI.
151
Fasola 1975, p. 229.
152
Fasola 1975, pianta III.
153
Fasola 1973-74, pp. 188-189; Fasola 1975, pp. 208; 211; 214, nota 9.
154
Fasola 1975, pp. 203; 208, fig. 134, pianta III: Y.
155
Fasola 1975, pp. 208; 214, nota 6, fig. 131, pianta III: Z.
156
Ciavolino 1989, pp. 357-360; Id. 2003, pp. 647-653; 659-664, figg. 24-31; 37-39; 41-47. Cfr.
Bisconti 2011, pp. 181-182.
298 Carlo Ebanista
rono utilizzate le planimetrie date alle stampe da Fasola nel 1975 157. Solo nel 2003
negli Atti del VII Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, tenutosi a
Cassino dieci anni prima, sono stati editi, a corredo del contributo postumo di
Ciavolino, alcuni nuovi grafici realizzati dall’arch. Giovanni De Pasquale che ha rico-
perto l’incarico di ispettore delle catacombe della Campania dal 1995 al 2009: oltre
alla pianta e alle sezioni della ‘cripta dei vescovi (A6) 158, sono stati pubblicati la rico-
struzione assonometrica della ‘cripta’ (A6) e dell’antistante ‘basilica dei vescovi’
(A69) 159 e lo spaccato assonometrico dell’edicola della Croce (A68) con le tombe
messe in luce durante gli scavi 160.
Negli ultimi due anni, in relazione alla mia nomina ad ispettore, ho avviato il rilie-
vo grafico di alcuni ipogei e l’analisi cronotipologica delle azioni di escavazione del tufo,
basata sulla catalogazione delle unità stratigrafiche 161. Le operazioni, non ancora ulti-
mate e preliminari all’impiego delle nuove metodologie di rilievo (laser scanner), hanno
interessato sinora i cubicoli B6 e B7 del livello inferiore della catacomba 162 e gli ipogei
D1, D2, D3, E1, E2, H1, G1 e G2, ubicati alle spalle della basilica sub divo 163. Queste
attività, che si svolgono contestualmente allo studio dell’inedita documentazione d’ar-
chivio relativa ai vecchi scavi 164, rappresentano il necessario presupposto per avviare lo
studio sistematico della catacomba di S. Gennaro.
157
Nel 1978 Calvino pubblicò uno stralcio della pianta di Fasola relativo al vestibolo superiore, alla
‘cripta dei vescovi’, all’adiacente ‘basilica’ e ai sottostanti cubicoli B6 e B7 (Calvino 1978, p. 1), men-
tre nel 1990 Ciavolino diede alle stampe la porzione con il settore orientale del livello superiore della
catacomba (Ciavolino 1990, p. 304).
158
Ciavolino 2003, figg. 33-36.
159
Id., ibid., fig. 32.
160
Id., ibid., fig. 28.
161
Partendo dalla planimetria di Fasola, che era stata digitalizzata dall’arch. De Pasquale, il dott.
Giandomenico Ponticelli ha integrato il rilievo con le cavità che non vi erano rappresentate (Ebanista
2012a, figg. 1-3).
162
All’analisi dei cubicoli B6 e B7 è dedicata la tesi di laurea triennale di Cristina Nigro (Università
di Napoli ‘Federico II’) che sta ultimando il rilievo grafico e stratigrafico.
163
Gli ipogei D1, D2, D3, E1, E2, H1, G1 e G2 sono oggetto delle tesi di laurea magistrale dei
dott. Giuseppe Iazzetta, Giandomenico Ponticelli e Salvatore Scognamillo (Università di Napoli
‘Federico II’).
164
Sinora ho analizzato gli scavi eseguiti nella catacomba dal 1830 al 1953-54 (Ebanista 2010b; Id.
2012 ; Id. 2012b); in altre sedi mi soffermerò sugli sterri effettuati nel 1927-30 dalla Soprintendenza
a
all’Arte Medioevale e Moderna della Campania nella basilica sub divo (Lavagnino 1928; Id. 1930;
Chierici 1934) e sulle indagini archeologiche condotte da Fasola, Calvino e Ciavolino nei due livelli del
cimitero tra gli anni Settanta e Novanta.
Rilievo grafico e topografia cimiteriale 299
Bibliografia
***
Fig. 3 – Catacomba di S. Gennaro, livello inferiore. Planimetria pubblicata da De Jorio nel 1839
(De Jorio 1839, tav. I).
Fig. 4 – Catacomba di S. Gennaro, livello superiore. Planimetria pubblicata da De Jorio nel 1839
(De Jorio 1839, tav. II).
Rilievo grafico e topografia cimiteriale 305
Fig. 8 – Catacomba di S. Gennaro, livello inferiore. Planimetria pubblicata da Scherillo nel 1870
(Scherillo 1870, tav. I).
Rilievo grafico e topografia cimiteriale 307
Fig. 13 – Catacomba di
S. Gennaro, livello
inferiore. Planimetria con
evidenziate in grigio chiaro
le aree scavate da Galante
nel 1889 e 1892 (Galante
1908, tav. fuori testo).
Rilievo grafico e topografia cimiteriale 309
Fig. 14 – Basilica di S. Gennaro extra moenia e aree adiacenti della catacomba, planimetria
pubblicata da Lavagnino nel 1930 (Lavagnino 1930, fig. 3).
Fig. 15 – Basilica di S. Gennaro extra moenia e aree adiacenti della catacomba, planimetria
pubblicata da Chierici nel 1934 (Chierici 1934, tav. fuori testo).
310 Carlo Ebanista
Fig. 16 – Planimetria del balneum esistente nell’atrio della basilica di S. Gennaro extra moenia
pubblicata da Chierici nel 1934 (Chierici 1934, fig. 6).
Fig. 19 – Basilica di S. Gennaro extra moenia e livello inferiore della catacomba di S. Gennaro.
Planimetria inedita commissionata da Mallardo negli anni Trenta (AICC, grafici D39).
Fig. 20 – Catacomba di S. Gennaro, sezioni inedite commissionate da Mallardo negli anni Trenta
(AICC, grafici D18).
312 Carlo Ebanista
Fig. 21 – Basilica di S. Gennaro e adiacenti zone catacombali, planimetria (Bellucci 1957, fig. 1).
Fig. 22 – Basilica e catacomba di S. Gennaro, planimetrie (Bellucci 1965, tav. fuori testo).
Rilievo grafico e topografia cimiteriale 313
Fig. 23 – Catacomba di S. Gennaro, planimetria del livello superiore tratta dal rilievo pubblicato
da Fasola nel 1975 (Ebanista 2010b, fig. 1).
314 Carlo Ebanista
Fig. 24 – Catacomba di S. Gennaro, planimetria del livello inferiore tratta dal rilievo pubblicato
da Fasola nel 1975 (Ebanista 2010b, fig. 2).