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STUDI E TESTI

———————————— 484 ————————————

MISCELLANEA BIBLIOTHECAE
APOSTOLICAE VATICANAE
XX

C I T T À D E L VAT I C A N O
B i b l i o t e c a A p o s t o l i c a V at i c a n a
2014

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SOMMARIO

I. Aurora, Documenti originali di Clemente IV per le Clarisse di Mantova 7


R. Avesani, Un documento della cultura veronese nel Vat. lat. 3134: gli
Epigrammata di Antonio da Legnago . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
M. Bernardi, Gli elenchi bibliografici di Angelo Colocci: la lista A e
l’Inventario Primo (Arch. Bibl. 15, pt. A) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 89
M. Bertram – G. Dolezalek, The Catalogue of Juridical Manuscripts in
the Vatican Library: a Report on the Present State of an Uncompleted
Project .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 155
D. Bianconi, In margine al Vat. gr. 1. Una nota planudea . . . . . . . . . . . . . 199
P. G. Borbone, The Chaldean Business. The Beginnings of East Syriac
Typography and the Profession of Faith of Patriarch Elias (Vat. ar. 83,
ff. 117-126) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 211
M. Buonocore, L’interpretazione giocosa di una lapide scavata in Correggio
di Giovanni Battista Dall’Olio (Autogr. Patetta 241, cart. 11, ff. 1-7v) .. 259
F. Carboni, Un glossarietto latino-romanesco di scuola pomponiana (Ott.
lat. 251) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 275
G. Cardinali, Le vicende vaticane del codice B della Bibbia dalle carte di
Giovanni Mercati. I. La presenza negli inventari . . . . . . . . . . . . . . . . . 331
S. Ceccarelli, Lorenzo Sinibaldi e l’Oratorio dei Santi Pietro e Paolo a
Montefranco aggregato al Capitolo di San Pietro in Vaticano, opera
di Carlo Marchionni (1702-1786) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 425
G. Dinkova-Bruun, Arca Noe diceris: a Previously Unknown Devotional
Poem from Manuscript BAV, Vat. lat. 2867 .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 473
F. Lepore, Il Purgatorio ragionato di Francesco Longano (1729-1796).
Storia ed edizione d’un trattato illuministico-massonico sulla purifi­
ca­zione ultraterrena (Vat. lat. 15366) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 493
R. Lokaj, Falco Mantuanus de pictura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 577
E. Malaspina – A. Borgna – D. Caso – M. Lucciano – C. Senore, I ma­
no­scritti del Lucullus di Cicerone in Vaticana: valore filologico e
collocazione stemmatica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 589
P. Piacentini, Augusto Valdo († 1527) e un Plinio appartenuto a Marcello
Cervini (Inc. II. 145) .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 621
S. Prosperi Valenti Rodinò, Ghezzi e gli altri. Caricature di Salvator
Rosa, Burrini, Mitelli, Maratti e Mola nei volumi di Pier Leone Ghezzi
alla Biblioteca Apostolica Vaticana .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 657
A. Rita, La versione latina di Cristoforo Persona del Contra Celsum di
Origene nell’esemplare della Vaticana di Sisto IV . . . . . . . . . . . . . . . . 679
R. S. Stefec, Zwei fragmentarische Urkunden aus Vatikanischen Hand-
schriften . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 695
M. vArvAro, Le ultime lettere del carteggio di Niebuhr e Mai (febbraio
1828 – gennaio 1829) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 707
P. vIAn, Per la storia del Virgilio Romano. Una lettera inedita di Angelo
Battaglini a Marino Marini (gennaio 1816) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 739
P. vIAn, I fratelli Mercati e il mondo scientifico di lingua tedesca . . . . . . 771

Indice dei manoscritti e delle fonti archivistiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 829


Indice degli esemplari a stampa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 838

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ERMANNO MALASPINA, ALICE BORGNA, DANIELA CASO,


MÉLANIE LUCCIANO, CORINNA SENORE

I MANOSCRITTI DEL LUCULLUS DI CICERONE


IN VATICANA: VALORE FILOLOGICO
E COLLOCAZIONE STEMMATICA*

1. Obiettivi e status quaestionis


Sulla base dei cataloghi editi da É. Pellegrin e dai suoi collaboratori
nei Documents, études et répertoires publiés par l’I.R.H.T.1 dal 1975 al 2010
e sulla base della bibliografia successiva2, la BAV possiede in tutto undici
manoscritti contenenti il Lucullus (d’ora in avanti Luc.), ovvero il libro II
della prima redazione degli Academici libri di Cicerone3, nove dei quali in

* Il presente contributo nasce da una felice intuizione di Marco Buonocore ed è frutto di


un lavoro guidato e coordinato da Ermanno Malaspina, discusso insieme da tutti gli Autori.
In particolare, a E. Malaspina si devono i parr. 1. 3.2. 3.3. 5.1. 6.; ad A. Borgna 4.1. 4.2.; a D.
Caso 3.1. 3.4., a M. Lucciano 3.6.; a C. Senore 2. 3.5. 5.2. La collazione completa dei singoli
manoscritti (cfr. infra nt. 12) coincide con l’attribuzione dei paragrafi. Questo articolo è il
secondo dei lavori preparatori (per il primo cfr. infra nt. 5) in vista dell’edizione critica nella
Collection des Universités de France (Les Belles Lettres) di Parigi, a cura di Carlos Lévy, Te-
rence Hunt ed E. Malaspina (in preparazione) e fa ricorso alle collazioni di tutti i manoscritti
del Luc. individuati, eseguite in gran parte da E. Malaspina. Gli Autori desiderano ringraziare
Michael Reeve, Andrea Balbo e Giovanna Garbarino per la loro attenta rilettura; il ringrazia-
mento maggiore va però alla Biblioteca Apostolica Vaticana (d’ora in avanti: BAV), che in que-
sti anni ha accolto noi Autori consentendo la collazione autoptica dei manoscritti e fornendo
copie cartacee e su pdf: la pubblicazione proprio nei Miscellanea Bibliothecae Apostolicae
Vaticanae costituisce il coronamento della ricerca ed è un ulteriore motivo di riconoscenza
verso Marco Buonocore, vero alpha et omega di queste pagine.
1 É. Pellegrin (éd.), Les manuscrits classiques latins de la Bibliothèque Vaticane, I (Fonds
Archivio San Pietro à Ottoboni), par É. Pellegrin, Paris 1975; ead. (éd.), Les manuscrits
classiques latins de la Bibliothèque Vaticane, II, 1 (Fonds Patetta et Fonds de la Reine), par É.
Pellegrin, Paris 1978; ead. (éd.), Les manuscrits classiques latins de la Bibliothèque Vaticane,
II, 2 (Fonds Palatin, Rossi, Ste-Marie Majeure et Urbinate), par J. Fohlen, C. Jeudy, Y.-F.
Riou, Paris 1982; ead. † (éd.), Les manuscrits classiques latins de la Bibliothèque Vaticane, III,
2 (Fonds Vatican latin, 2901-14740), par A.-V. Gilles-Raynal, Paris 2010.
2 Si veda da ultimo il preziosissimo Le origini della Biblioteca Vaticana tra Umanesimo e

Rinascimento (1447-1534), a cura di A. Manfredi, Città del Vaticano 2010 (Storia della Bi-
blioteca Apostolica Vaticana, 1).
3 L’opera fu completata in questa prima versione a maggio del 45 nella villa di Astura,
Cic., Att. XII, 44, 4; XIII, 13-14, 1; 14-15, 1, cfr. C. Lévy, Cicero Academicus. Recherches sur les
Académiques et sur la philosophie cicéronienne, Roma 1992, pp. 129-140; E. Malaspina, Ephe-

Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XX, Città del Vaticano 2014, pp. 589-620.

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590 e. malaspina, A. borgna, d. caso, m. lucciano, c. senore

forma integrale e due come excerpta. Tranne il più antico, nessuno di essi è
mai stato collazionato, né integralmente né per sondaggi, e quindi il primo
scopo di questo articolo è quello di fornire le informazioni essenziali sulla
loro collocazione stemmatica, nell’ovvia impossibilità — e per certi versi
inutilità — di una pubblicazione integrale di tutte le loro lezioni peculiari
per il Luc.
Tale mancanza di interesse è stata sinora giustificata dalla datazione
molto bassa dei manoscritti (tranne uno) e dal loro scarso peso ai fini della
costituzione dell’apparato in quanto recentiores: nessuno di essi, infatti, è
presente nelle edizioni critiche di riferimento4. Non si può tuttavia dire che
essi non siano almeno in parte noti per altra via, cioè grazie agli studi con-
dotti non su Luc., ma sul testo di qualcun altro tra i dialoghi ciceroniani in
essi conservati, tra i quali, come vedremo, un ruolo particolare è giocato
dal De legibus (d’ora in avanti leg.). In più, quand’anche il ruolo di questi
undici testimoni fosse nullo dal punto di vista ecdotico, non meno impor-
tante per il filologo è divenuto lo studio della tradizione manoscritta5, allo
scopo di giungere un giorno anche per il Luc. a un livello di conoscenza
paragonabile a quello di leg. e degli Academici libri6.
Per poter procedere in modo sistematico all’esame dei nostri codici è
necessario premettere qui un brevissimo sunto dello status quaestionis del-
la tradizione del Luc., che si fonda integralmente su tre splendidi cimeli
carolingi, Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. Lat. F 86 (B),
Voss. Lat. F 84 (A) e Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 189 (V)

merides Tullianae, versione on line di id., Cronologia Ciceroniana in CD-Rom, in N. Marino-


ne, Cronologia Ciceroniana, a cura di E. Malaspina, Roma – Bologna 20042, ad loc. [http://
www.tulliana.eu/ephemerides/testi/45/academ.htm]. Sui contenuti filosofici del Luc. e degli
Academici rinviamo, nell’ampia bibliografia, ai due testi di riferimento, Lévy, Cicero cit. e
B. Inwood – J. Mansfeld (eds.), Assent and Argument. Studies in Cicero’s Academic books.
Proceedings of the 7th Symposium Hellenisticum, Utrecht, August 21-25, 1995, Leiden 1997.
4 Che continuano a essere le due benemerite di Otto Plasberg, la maior del 1908 (M. Tulli
Ciceronis Paradoxa Stoicorum – Academicorum reliquiae cum Lucullo – Timaeus – De natura
deorum – De divinatione – De fato, fasc. I edidit O. Plasberg, Lipsiae 1908) e la minor del Do-
poguerra (M. Tulli Ciceronis Academicorum reliquiae cum Lucullo, rec. O. Plasberg, Lipsiae
1922 [= Stutgardiae 1980. 1996]). Tutti gli editori successivi, compreso il più recente e serio
(Cicero, Akademische Abhandlungen: Lucullus, Lateinisch-deutsch, Text und Übersetzung
von C. Schäublin, mit einer Einleitung von A. Graeser – C. Schäublin und Anmerkungen
von A. Bächli – A. Graeser, Hamburg 1998), partono dagli apparati Plasberg, senza contri-
buti innovativi su collazioni o stemma.
5 Cfr. per Luc. E. Malaspina, Primae notulae ad Luculli Ciceroniani recentiores recensen-
dos, in “Tanti affetti in tal momento”. Studi in onore di G. Garbarino, a cura di A. Balbo – F.
Bessone – E. Malaspina, Alessandria 2011, p. 548.
6 Grazie rispettivamente a P. L. Schmidt, Die Überlieferung von Ciceros Schrift “de legibus”
in Mittelalter und Renaissance, München 1974 e a T. J. Hunt, A textual history of Cicero’s “Aca-
demici libri”, Leiden 1998.

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i manoscritti del lucullus di cicerone in vaticana 591

e che coincide in larga parte con quella degli altri trattati del Corpus Lei-
dense, ovvero De natura deorum, De divinatione, Timaeus, De fato, Topica,
Paradoxa Stoicorum e leg. BAV derivano dal medesimo archetipo e si di-
stinguono agevolmente in un ramo B contro un ramo AV(H)7. Mentre da
V «descend the majority of late medieval and Renaissance manuscripts of
Cicero’s philosophical works»8, BA, corretti l’uno contro l’altro, sono alla
base di Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, S. Marco 257 (F)9, mano-
scritto che, scoperto da Poggio nel 1416-1417 e portato a Firenze, originò a
sua volta per qualche decennio una significativa produzione di alta qualità,
facilmente distinguibile dai discendenti del ramo V.
Sin qui quello che si può dire con certezza sulla parte più antica dello
stemma codicum, mentre ancora inesplorata è la tradizione recentior, che
solo nel 2011 è stata sottoposta a un conteggio — ahinoi incompleto10 — e
a una prima divisione di massima tra i discendenti di F e quelli di V. A
tale scopo preziosissimo si è rivelato il complesso albero prodotto da Peter
Lebrecht Schmidt per leg., la cui tradizione recenziore, tuttavia, coincide
solo in parte con quella del Luc.11.

I manoscritti esaminati12
Chig. H. V. 147 a. 1463 Chis
Chig. H.VII.221 XV sec. Chis1
Ott. lat. 1478 XV sec. Ott
Pal. lat. 1515 XV sec. Pal6

  7 Il Luc. non è presente nell’ultimo testimone del Corpus Leidense, Leiden, Bibliotheek
der Rijksuniversiteit, BPL 118 (H). Quadro di riferimento in R. H. Rouse, De natura deorum,
De divinatione, Timaeus, De fato, Topica, Paradoxa Stoicorum, Academica priora, De legibus,
in L. D. Reynolds (ed.), Texts and Transmission. A Survey of the Latin Classics, Oxford 1983,
pp. 124-128.
  8 Rouse, De natura deorum cit., p. 126.
  9 Rinviamo per la complicata questione alla rigorosa disamina di Schmidt, Die Überlie-
ferung cit., pp. 121-134; per una recente voce di dissenso cfr. infra nt. 17.
10 Ai 71 testimoni listati in Malaspina, Primae notulae cit., pp. 547-554, vanno infatti ag-
giunti per lo meno Napoli, Biblioteca Nazionale, ex Vienna Lat. 43 (Luc. 1r-68v) del sec. XV,
discendente di V, e i brevissimi excerpta (solo ff. 43r-v) di Roma, Biblioteca Casanatense, 868,
datato all’anno 1434.
11 Schmidt, Die Überlieferung cit.; lo stemma complessivo è accluso al volume come tavo-
la fuori testo. Altrettanto importante è Hunt, A textual history cit., ma la compresenza in un
manoscritto del Luc. e degli Academici libri, derivanti da due tradizioni medievali distinte, si
riscontra solo in testimoni relativamente tardi.
12 D’ora in poi ci riferiremo a essi solo con la sigla in grassetto: per le apparenti incon-
gruenze del sistema numerico di siglatura, dovute alla necessità di non modificare gli usi di
Schmidt e/o Hunt, si veda Malaspina, Primae notulae cit., p. 549 nt. 7. E. Malaspina ha col-
lazionato integralmente Ott Pal6 Vat6; A. Borgna Chis Pal; D. Caso Reg Vat4; M. Lucciano

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Pal. lat. 1525 a. 1467 Pal


Reg. lat. 358 (excerpta) XV sec. Reg1
Reg. lat. 1481 XV sec. Reg
Reg. lat. 1762 (excerpta) IX sec. K
Urb. lat. 319 XV sec. Urb
Vat. lat. 3245 XV sec. Vat4
Vat. lat. 11493 XV sec. Vat6

Risulta subito evidente la distanza cronologica tra gli excerpta carolingi


di K e le restanti testimonianze umanistiche e non stupisce che proprio
K, fra tutti, sia il manoscritto più studiato, così come è ormai assodata la
sua generica dipendenza da F (cfr. infra par. 2.). Degli altri sono noti per
leg. Urb e Vat4, anch’essi copie dirette di F13, e Reg e Vat6, ritenuti copie
di Vat4. Non ci risulta, invece, che al momento qualche studioso abbia
espresso giudizi sulla collocazione stemmatica dei restanti Chis, Chis1,
Ott, Pal6, Pal e Reg1, almeno per i trattati del Corpus Leidense14.
Secondo obiettivo di queste pagine (oltre, come detto, a fornire infor-
mazioni essenziali sulla collocazione stemmatica dei nostri undici testimo-
ni) è quindi offrire un riscontro allo stemma Schmidt di leg., per vedere se
e fino a che punto esso possa funzionare anche per Luc.15.

Urb; C. Senore Chis1 Reg1 K. Altri recentiores non appartenenti alla BAV che citiamo in que-
ste pagine sono München, Universitätsbibliothek, 528, sec. X-XI (M, apografo di F); London,
British Library, Harley 5114, sec. XV (Harl3), Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut.
76, 3, sec. XV (Laur1) e Firenze, Biblioteca Riccardiana e Moreniana, 571, sec. XV (Ricc),
tutti del ramo di F. El Escorial, Real Biblioteca de San Lorenzo, R.I.2, sec. XIV (S), Paris,
Bibliothèque nationale, Lat. 17812, sec. XII (N) ed El Escorial, Real Biblioteca de San Loren-
zo, V.III.6, sec. XIII (Scor4), sono tutti vicini a V. La sigla ω indica il consenso dei poziori
BAVSN(F), mentre recc vale genericamente per uno o più dei codici non della BAV successivi
al sec. X; Rom è l’editio princeps di Sweynheym e Pannartz (Romae 1471).
13 Grazie a Schmidt, Die Überlieferung cit. ad loc., ripreso da Rouse, De natura deorum

cit., p. 128 per Urb e Vat4.


14 Quasi tutti questi manoscritti tradiscono l’aspirazione di riunire insieme quante più

opere ciceroniane possibile (sia trattati sia orazioni). È quindi evidente che essi rappresenta-
no la conflazione in unità di tradizioni manoscritte affatto diverse, il che certifica che even-
tuali scoperte non relative al Corpus Leidense, preziosissime per la storia del manoscritto, i
nomi dei copisti e dei possessori ecc., possono però dire ben poco sullo stemma del Luc (cfr.
infra nt. 58). È per noi il caso sia di Chis1 (cfr. infra par. 3.5.), sia di Urb, per quel che riguar-
da la presenza degli Academici libri (cfr. Hunt, A textual history cit., pp. 135-136), sia di Pal,
che è uno dei due codici capostipiti del ramo φ del De finibus, studiato da L. D. Reynolds,
The Transmission of the “De Finibus”, in Italia Medievale e Umanistica 35 (1992), pp. 6-9, e
presente negli apparati del De finibus come B, con discussione in G. Magnaldi, Il De finibus
bonorum et malorum di Cicerone: due edizioni a confronto, in Bollettino di Studi latini 37
(2007), pp. 623-638 (cfr. anche infra nt. 94).
15 L’ordine in cui le schede si susseguono, a parte la prima, cronologicamente distaccata,

segue una progressione logica che presuppone la collocazione stemmatica finale, che sarà
riassunta nel par. 6. Per non appesantire il testo con notizie già presenti altrove, per la sto-

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i manoscritti del lucullus di cicerone in vaticana 593

2. Reg. lat. 1762 (excerpta) K – l’unico testimone carolingio


K è costituito di 226 ff. pergamenacei, di dimensione 170 x 120 mm.;
datato al sec. IX, è di origine francese e il florilegio ciceroniano che occupa
i ff. 4-155 è da ricondurre ad Hadoardus, il cui nome è riportato sul f. 1,
aggiunto da una mano del sec. XV-XVI16. Si segue oggi generalmente l’in-
terpretazione di B. Bischoff, secondo cui Hadoardus era attivo a Corbie,
dove forse svolgeva la funzione di bibliotecario dell’abbazia di Saint-Pierre:
la redazione di K è da considerarsi come strettamente dipendente, anche
in senso cronologico, da quella di F e non è escluso che Hadoardus abbia
sovrainteso anche alla correzione reciproca di BA, sempre a Corbie, pro-
prio in vista della stesura di F e di K17.
La pubblicazione di una scelta di lezioni di K si deve a P. Schwenke,
ancorché non attraverso una collazione autoptica, che in questa sede ci è
possibile aggiornare e correggere per il Luc.18: il trattato ciceroniano è pre-
sente in due dei 19 capitoli in cui il florilegio è organizzato, rispettivamente
nel I ai ff. 5r, 5v, 6r, 7v19 e nell’VIII, De sapientia (53v-64v), ai ff. 56v-63v.
Il testo del Luc. è alterato dagli interventi di inserimento di Hadoardus,

ria conosciuta dei codici e per la bibliografia non essenziale al nostro discorso si rinvia per
tutti alle pagine dedicate nei cataloghi di Pellegrin e, quando disponibili, alle schede di P. L.
Schmidt e/o di T. Hunt.
16 Pellegrin, Les manuscrits I cit., pp. 402-405. Analisi molto accurata in Schmidt, Die

Überlieferung cit., pp. 134-152, più cursoria in C. Auvray-Assayas, Qui est Hadoard? Une
réévaluation du manuscrit Reg. lat. 1762 de la Bibliothèque Vaticane, in Revue d’Histoire des
Textes 8 (2013), pp. 312-315.
17 B. Bischoff, Hadoardus and the manuscripts of classical authors from Corbie, in Didas-

calia. Studies in honor of A. M. Albareda, New York 1961, pp. 41-57 [= Hadoard und die Klas-
sikerhandschriften aus Corbie, in Mittelalterliche Studien I, Stuttgart 1966, pp. 49-63], seguito
da Schmidt, Die Überlieferung cit., pp. 141-144, anche sulla base del confronto con un altro
codice scritto dalla stessa mano e proveniente da Corbie (Paris, Bibliothèque nationale, Lat.
13381). Ormai è abbandonata la tesi di C. H. Beeson, The Collectaneum of Hadoard, in Clas-
sical Philology 40 (1945), pp. 201-222, secondo cui K sarebbe originario di Tours. Da Corbie
K passò nelle mani di Antoine Leconte o Le Conte (1526-1586, professore di diritto a Bourges
e a Orléans, come risulta dall’ex-libris del f. 226v, Ex Bibliotheca Contii, sec. XVI) e, prima
di entrare nella BAV, fu in possesso della regina Cristina di Svezia (corrisponde al nr. 1090
del catalogo di Montfaucon), cfr. Pellegrin, Les manuscrits I cit., pp. 406-407. È tornata di
recente su Hadoardus Auvray-Assayas, Qui est Hadoard? cit., pp. 307-338, che cerca di re-
suscitare l’ipotesi, vecchia di più di un secolo, dell’indipendenza da F di K e della sua origine
da una raccolta tardoantica: non è questa la sede per una analisi sistematica del problema,
ma gli scarni dati testuali del Luc., come vedremo, confermano la ricostruzione di Bischoff.
18 P. Schwenke, Des Presbyter Hadoardus Cicero-Excerpte nach E. Narducci’s Abschrift des

Cod. Vat. Reg. 1762, in Philologus Supplementband 5 (1889), pp. 399-588.


19 Il capitolo inizia con incipit de divina natura colletio quedam secundum tullium

ciceronem ceterosque philosophos ab ipso commemoratos, ff. 4r-12v. Indice dei capitoli
di Hadoardus f. 225r.

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594 e. malaspina, A. borgna, d. caso, m. lucciano, c. senore

che non segue necessariamente l’ordine del testo; gli excerpta riguardano i
seguenti paragrafi: 7-9, 19-27, 29-39, 58-59, 65-66, 91, 95-97, 108-110, 113,
115-119, 122, 124-129, 132, 134-135, 142.
Ff. 5r-7v [tav. I]: 117 Est … dissensio : 118 unum … deum : infinitum …
1 fore : 129 id bonum … semper : 118 infinitatem … gignerentur : materiam
… diuina20 : 126 ita … ignorare : 117 non persequor … uideamus21 : 7 etsi
… accedat : 8 nec inter nos … possumus : 127 animorum … uoluptate : 58
ut talia uisa … possent : 142 Plato … uoluit
Ff. 56v-63v: 9 statuere … sapientis : 19 Ordiamur … amplius : non enim …
acrius : 20 Adhibita … sensibus : nihil … tamen : 21 potestne … disputari
potes : 22 Quod si … perceperit : 23 Maxime … aut quo modo : 24 Ipsa uero
… potest : 25 illud … uideri : 26 Quid quod … adducit : 27 quod si … inte-
resse : 29 etenim … dictum satis : 30 Sequitur … peruenit : 31 Ad rerum …
dicere : 32 Volunt … disserendo : 33 Quae … notam : 34 in eo … relinquitur :
35 nam si … fides : 36 deinde … defendet : 37 His satis … adsensio : 38 et
uero … erit : 39 Ubi igitur … e uita : 59 mihi porro … incognitae : 65 Ego
enim … dicerem : 66 Qui enim … inuenerim : sapientis autem … concedis :
91 Sed abeo … iudicat : 95 nempe … contrario : 96 Quo modo igitur …
utroque : 97 Sed hoc … inexplicabilia : 108 Primum enim … tollantur : ego
enim … inpediente : 109 Hoc … probabile : 110 In incertis … probabile :
113 ut omittam … opinari : 115 discedamus … loquamur : 116 In tres …
uideamus : non quaero … necessitatem : 117 omnia enim … sequatur : Non
persequor … probet : 118 Princeps … figura : Melissus … discedent : 119
Cum enim … necesse erit : sint ista … nego : 122 Latent … ut uiderentur :
eodem modo … pendeat : 124 redeo … corpus : tenemusne … occurrit : 125
urgebor … prava sentire : 128 possunt dicere … conprehendendi : 132 nam
omnis … dissentiunt : 134 Zeno … discrepant : 135 quid illa … in bonis

La scrittura è poco regolare, personale e con qualche arcaismo22. Non ci


sono titoli a margine, ma vi si trovano alcune uariae lectiones e note. All’in-
terno del testo vi sono correzioni sia di prima mano (K1c) sia di una mano
simile, ma più tarda, che usa un pennino più fine, a cui è da ricondurre
l’aggiunta delle varianti a margine (K2).
Nonostante si tratti di un florilegio, contenente un testo corretto, taglia-
to e adattato, si può confermare senza dubbio che il Luc. discende diretta-
mente da F, come risulta da numerosi errores coniunctiui. Riportiamo di
seguito alcuni casi significativi di errori comuni FK in corrispondenza di
lezioni esatte BAV:

20 I
quattro estratti del par. 118 sono contenuti anche nella parte più ampia riportata ai
ff. 56v-63, Princeps … figura.
21 Anche questo estratto si ritrova ai ff. 56v-63, Non persequor … probet.
22 Pellegrin, Les manuscrits I cit., pp. 402-405.

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i manoscritti del lucullus di cicerone in vaticana 595

19 qui BAVF1 qui non F2K : 26 et BAV om. FK : 117 enim BAV om. FK :
2 132 esse sapiens BA sapiens esse FK23

Non ci sono elementi per giungere a indicazioni più specifiche sulle


relazioni tra i due manoscritti per Luc.24, mentre si può escludere una di-
scendenza di qualsiasi altro dei codici in nostro possesso da K, non solo
per il suo carattere frammentario e rimaneggiato, ma per la presenza di
numerosi errori singolari, molti dei quali dovuti al gusto personale del co-
pista o comprensibili alla luce della rielaborazione antologica del testo. Se
ne riporta di seguito una breve scelta:
26 ratio quae ω ratio est K : 27 quo … solent om. K : 29 dictum satis ω satis
3 dictum K : 30 eadem ω ea K : 32 et … moueri om. K : 34 autem ω autem
uisu de quo agimus K : 38 Graeci … appellant om. K : 39 cuius ω quibus K :
39 agamus ω agimus K : 65 per … penates ω p(er) deum K : 66 tu quoque
Luculle om. K : 122 Lucullus om. K : 127 naturae ω nature sempiterne K

3. La discendenza umanistica di F in Italia


3.1. Vat. lat. 3245 Vat4
Vat4, codice pergamenaceo dell’inizio del sec. XV, contiene Luc. (1r-
34r), leg. e al f. 70v un’epistola di Iacopo Bracciolini (1442-1478), figlio di
Poggio (1380-1459), a Bernardo Bembo. Grazie a una frase in essa (cum
phylosophiam et leges a Cicerone editas se uero Iohannis XXIII pont. tempore
scriptas afferat. Vale), sarebbe possibile datare il codice durante il regno
dell’antipapa Giovanni XXIII, cioè tra il 1410 e il 1415; tuttavia, secondo
altri studiosi25 sarebbe meglio posticipare la data al 1417, quando Vat4 fu
forse esemplato a Costanza direttamente da F, prima del definitivo viaggio
di quest’ultimo a Firenze; c’è invece un accordo generale sul copista, che
sarebbe Poggio stesso, pur in assenza di un’esplicita subscriptio26.

23 Nel seguente locus criticus la situazione è più complicata, ma la coincidenza FK resta

evidente: 26 inuoluta ante fuerunt edd in uoluptate añ fuerunt B1 (ras.) inuoluta #### fuerunt
A1 (­ta A2) in uoluptate fuerunt V1 inuoluta fuerant B2 inuoluta fuerunt FK (cfr. infra nr. 4.).
24 Condividiamo la prudenza fatta propria da Schmidt, Die Überlieferung cit., p. 197 nel

non azzardare collocazioni stemmatiche precise su una base testuale così ridotta come quella
di K e di Reg1 (cfr. infra par. 5.2).
25 Schmidt, Die Überlieferung cit., pp. 279-281; A. C. de la Mare – D. F. S. Thomson, Pog-

gio’s earliest manuscript, in Italia medievale e umanistica 16 (1973), pp. 180 e 190.
26 E. Walser, Poggius Florentinus, Leben und Werke, Leipzig – Berlin 1914, p. 419, nr. 13

identifica il manoscritto con l’item 13 dell’inventario di Poggio, che recita «De legibus acca-
demicorum… manu Poggi», seguito anche da Schmidt, Die Überlieferung cit., p. 280; Rouse,
De natura deorum cit., p. 128 e da T. De Robertis, I percorsi dell’imitazione. Esperimenti di
littera antiqua in codici fiorentini del primo Quattrocento, in I luoghi dello scrivere da Francesco

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596 e. malaspina, A. borgna, d. caso, m. lucciano, c. senore

La grafia è umanistica, rotonda e curata. Le caratteristiche principali,


come già evidenziato da Ulmann27, sono la g allargata e la quasi totale
assenza del dittongo ae, a favore di e. L’impressione generale, alimentata
anche dalla mise en page con una sola colonna di scrittura, è di grande
chiarezza e armonia.
Le pagine del Luc. contengono un numero cospicuo di note marginali
(nomi propri, termini filosofici, parole scritte in caratteri greci e correzio-
ni), molte vergate da una mano successiva, che è stata individuata in quella
di Pietro Bembo28. La presenza rilevante di correzioni, sia marginali sia
interlineari, dà l’impressione di un controllo minuzioso del testo; in effetti
Vat4 contiene relativamente pochi errori particolari e spicca per la corret-
tezza delle lezioni.
Come già per K, il rapporto F>Vat4 non può che essere confermato.
Bastino alcune lezioni comuni alla tradizione di F come esempio29:
14 Xenophanem edd xeno BAV1SF1 Zenonem F2 Chis Chis1 Harl3 Laur1
4 Pal Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 Cenonem Rom alii alia : 16 charmada VS
charmade B carmade A1 carneadae A2 carneade F Chis Chis1 Harl3 Laur1
Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 Rom tharmada Ott om. Pal : 17 soli putet BAV
putet soli F2 Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal6 Urb Vat4 Vat6 Rom soli pu-
tat Pal : censebant V2 #enserant V1 censerant B1A1 censuerant B2A2F Chis
Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 Rom : 19 qui BAVF1 qui
non F2K Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 Rom : 26
inuoluta ante fuerunt edd inuoluta fuerunt FK Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal
Pal6 Reg Urb Vat4 Rom inuoluta fuerint Ott1 Vat6 : et ω Pal om. FK Chis
Chis1 Harl3 Laur1 Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 Rom : 38 libram B1A1V2N
libra B2A2FK Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6 Urb Vat4 Vat6 Rom libras
Ott : 40 alia ω alia multa F Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6 Reg Urb Vat4
Vat6 Rom : 41 duo ω duobus F2 Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6 Reg Urb
Vat4 Vat6 Rom : 45 profecit ω Pal fecit F Chis1 Harl3 Laur1 Pal6 Reg
Urb Vat4 Vat6 om. Chis : 63 caue om. F Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6

Petrarca agli albori dell’età moderna. Atti del Convegno internazionale di studio dell’Associazione
italiana dei paleografi e diplomatisti. Arezzo (8-11 ottobre 2003), a cura di C. Tristano – M. Cal-
leri – L. Magionami, Spoleto 2006, pp. 109-134. Il codice passò da Poggio al figlio Iacopo, che
lo donò in segno di riconoscenza a Bernardo Bembo (1433-1519). Dopo essere appartenuto al
cardinale Pietro Bembo (1470-1547), il manoscritto passò nelle mani di suo figlio illegittimo
Torquato Bembo (1525-1595), che a sua volta lo vendette a Fulvio Orsini.
27 B. L. Ulmann, The Origin and Development of Humanistic Script, Roma 1960, pp. 31-33.
28 P. De Nolhac, La bibliothèque de Fulvio Orsini. Contributions à l’histoire des collections

d’Italie et à l’étude de la Renaissance, Paris 1887 (rist. 1976), pp. 193-194: la grafia non coincide
con quella con cui è vergato il testo, bensì si caratterizza per un ductus corsivo.
29 Ai nrr. 4. 5. 6., che registrano tutti i codici discendenti da F da noi esaminati, sono

aggiunte le lezioni di due codici non della BAV, Harl3 e Laur1 (cfr. supra nt. 12), su cui tor-
neremo infra al par. 3.2.

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i manoscritti del lucullus di cicerone in vaticana 597

Reg Urb Vat4 Vat6 Rom : 69 quisquam BASNF1 Ott recc quis inquam F2
Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6 Urb Vat4 Vat6 Rom Quis enim inquam
Reg : 76 minime ω mihi minime FM Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal Reg
Urb Vat4 Vat6 Rom m(ihi) mime Pal6 : 77 id esset BAVM Pal esset id F
Chis Chis1 Harl3 Laur1 Reg Urb Vat4 Vat6 esse id Pal6 : ab eo del. B2A2
om. FM Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 Rom : 78
Haec ω H(a)ec autem FM Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal Reg Urb Vat4 Vat6
 

Rom : 80 inportata ω recc inportune F? Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6 Reg
Urb Vat4 Vat6 Rom om. Chis : 101 sensus uisum falsum BV recc sensibus
uisum f. AF Harl3 Laur1 Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 Rom u. sensibus f. Chis
Pal sensibus f. u. Chis1 : 102 ea ω Pal om. F Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal6
Reg Urb Vat4 Vat6 Rom : 110 exercitatusque sit N Chis Ott Scor4 exerci-
tatus BASF Chis1 Harl3 Laur1 Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 Rom excitus Pal :
117 enim ω Chis om. FK Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6
Rom : 119 ei ω Chis om. F Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6
Rom : 124 sit animus BAS Pal sit nobis N Chis animus sit FK Chis1 Harl3
Laur1 Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 : 132 esse sapiens BASN Chis Pal sapiens
esse FK Chis1 Harl3 Laur1 Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 Rom

Le varianti disgiuntive di Vat4 rispetto a F, sebbene non siano nume-


ricamente altrettanto significative, sono tuttavia presenti: affronteremo di
nuovo l’argomento infra, quando si tratterà di definire i rapporti tra Vat4
e gli altri appartenenti alla famiglia di F, ma possiamo cominciare a segna-
lare le coincidenze con la tradizione di V. A questo proposito Schmidt vede
in leg. un’attenta collazione di F con qualche esemplare della sottofamiglia
V/p (riconducibile al Petrarca)30, che però pare nel Luc. aver lasciato tracce
più modeste:
10 labefacta B1AV1SF Ott Pal Pal6 Urb recc labefactata B2V2N Chis Chis1
5 Harl3 Laur1 Vat4 Vat6 Rom labeftâ (est om.) Reg : 28 ut ω Chis Harl3
Laur1 Vat4 Vat6 om. F1 sed F2 Chis1 Pal Reg Urb : 53 uisa nihil interesset
V2N Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal6 Vat4 Vat6 Rom uisa BAV1SF Pal Reg
(deest Urb) : 77 igitur ω Chis1 Pal Reg Urb om. recc Chis Harl3 Laur1
Pal6 Vat4 Vat6 Rom : 82 sole ω Chis1 Pal Reg Urb esse sole V2N recc
Chis Harl3 Laur1 Ott Pal6 Vat4 Vat6 Rom : 98 sunt sumpta V2SN Harl3
Laur1 Pal6 Vat4 Vat6 Rom quae sunt sumpta BAV1F Chis1 Ott Pal Reg
Urb sumpta sunt Chis

Se si può concordare con l’ipotesi di Schmidt per il Bearbeitungsprozeß


di Poggio31, più significativa per il Luc. è una serie di innovazioni non ri-

30 Schmidt, Die Überlieferung cit., p. 282: «Seine sorgsame und im allgemeinen urteilssi-

chere Kombination der beiden so verschieden, aber in ihrer Art qualitätsvollen Versionen zei-
tigt ein Ergebnis, das seinen Voraussetzungen, vor allem den damals umlaufenden p-Codices,
bei weitem überlegen ist und einen Vergleich mit guten modernen Editionen aushält».
31 Ibid., pp. 282-283: «Konkret dürfte der Bearbeitungsprozeß so vorzustellen sein, daß

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598 e. malaspina, A. borgna, d. caso, m. lucciano, c. senore

conducibili né a V né a F, che testimonia, più che un’attività di collazione,


un’azione di emendatio in prima persona, ovviamente non sempre felice32,
nonché l’indipendenza di Vat4 da Pal, Reg, Chis1 e Urb (si vedano anche
infra le lezioni dei nrr. 11. 12. 14.) e la costituzione di una piccola sottoclas-
se di manoscritti, della BAV e non, tutti, come vedremo, derivanti da Vat4
(Harl3 Ricc Vat6 Laur1 Pal6, in parte Chis).
4 deditus BAVSN recc Ott Pal pr(a)editus Chis Harl3 Laur1 Pal6 Vat4
6 Vat6 Rom editus F Chis1 Reg Urb : 5 ita ω Chis1 Ott Pal Reg tam Chis
Harl3 Laur1 Urb1 Vat4 Vat6 Rom tam del. Urb? om. Pal6 : 6 ut BA1V1SF
Chis1 Pal Reg Urb est V2 Ott est ut N recc om. Chis Harl3 Laur1 Pal6
Vat4 Vat6 Rom : 7 omnes qui dicere quae BA1V1SF1 omnes dicere quae
V2F2 Chis1 Pal Reg Urb omnes dicere qui scire sibi Chis Harl3 Laur1
Pal6 Vat4 Vat6 Rom omnes dicere qui scire Ott recc alii alia : 14 similiter
recc simile BA2VSF Chis1 Ott Pal Reg Urb similes Chis Harl3 Laur1 Pal6
Vat4 Vat6 recc Rom : 16 Metrodorus om. Chis Harl3 Laur1 Pal6 Vat4
Vat6 Rom : 38 adsentietur ω assentiretur Chis1 Reg assentitur Chis Harl3
Laur1 Pal6 Vat4 Vat6 Rom : 70 qui illum ω Chis1 Pal Reg Urb qui illud
Chis Harl3 Pal6 Vat4 Vat6 Rom : 71 cum hoc ω Reg Urb cum ex hoc V2N
Ott recc cum h(a)ec Chis Harl3 Laur1 Pal6 Vat4 Vat6 Rom ut ex eo Chis1
cum Pal : 76 se quo ω Chis1 Pal Reg Urb quo se Harl3 Laur1 Pal6 Vat4
Vat6 Rom quo sed Chis : 77 id tale ω Chis1 Pal Reg Urb id om. Chis Harl3
Laur1 Pal6 Vat4 Vat6 : 102 ne sit B1A1V Ott Pal ne sic B2A2F Chis1? Reg
Urb nec sic Chis11 ne sint Chis Harl3 Laur1 Pal6 Vat4 Vat6 Rom : 110
uersatus ω Chis uersatur A1cF Chis1 Ott Pal Reg Urb uersetur Harl3 Laur1
Pal6 Vat4 Vat6 Rom

Ci pare del tutto legittimo immaginare che Poggio si sia dedicato ai due
trattati non con il medesimo interesse, concentrando la sua collazione con
V/p e l’attenzione ecdotica in generale piuttosto sul “politico” leg. e limitan-
do la presenza di uariae lectiones (Vat41c) nei margini del Luc.33:
11 essem recc Chis Chis1 Vat41c Vat6 Rom issem ω Harl3 Laur1 Ott Pal
7 Pal6 Reg Urb Vat41 recc : 21 nobis notitiae (­cie) rerum ω Harl3 Pal6 Vat4c
Vat6 noticie nobis rerum Vat41 Laur1 Rom : 77 esset eiusmodi FM2 Chis1

Poggio F kopierte und dabei die zu kopierenden Partien laufend an einer | danebenliegenden
p-Handschrift kontrollierte».
32 Che già ibid., p. 283 aveva correttamente individuato: «Bei dem hohem Niveau des

Abschreibers nimmt es nicht wunder, daß eindeutig als Fehler qualifizierbare Abweichungen
überaus selten auftreten und dann meist korrigiert sind, wodurch die verbleibende Änderun-
gen als intentional zu gelten hätten».
33 Le Doppelfassungen individuate da Schmidt in abbondanza per leg. si riscontrano di

meno nel Luc., dove come detto è attiva piuttosto la seconda mano da attribuire a Pietro
Bembo. Cfr. anche ibid., pp. 284-286 per la cura di Poggio nel ripristinare i Dialogpartner di
leg. con interventi interlineari in inchiostro rossastro ben riconoscibile.

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i manoscritti del lucullus di cicerone in vaticana 599

Reg Urb est eiusmodi BAV1SM1 Pal Vat41 est ut eiusmodi V2N Chis Harl3
Laur1 Pal6 Vat41c Vat6 Rom : non est VSN Harl3 Laur1 Pal6 Vat41c Vat6
non ut est B2A2FM Chis1 Pal Reg1 Urb Vat41 : 118 similes om. Chis1 Reg
Vat41 (add. mrg. Vat41c del. Vat42) : 119 et famam tuam N recc Chis Harl32
(mrg.) Pal6 Vat41c (u.l. mrg.) Vat6 et flammam tuam BA1S e flamma tuum
A2F2K Chis1 Harl31 Pal Reg Vat41 e flamma tuam F1 et famam tuam e
flamma tuum Laur1 et famam Ott eflammatum Urb [tav. II] : 133 utram ω
Chis Harl3 Laur1 Pal Pal6 Vat41c Vat6 133 urãm F Vat41 uestram Chis1
Reg Urb Rom : 145 contraxerat edd contexerat ASF Chis1 Harl31 Pal Reg
Urb Vat41 Rom constrinxerat N recc Chis Harl31c (mrg.) Laur1 Pal6 Vat41c
(mrg.) Vat6 ad extrinxerat Ott

Le rare disattenzioni di Vat4, di solito corrette nei codici che ne discen-


dono, riemergono grazie all’accordo in errore con Rom, il che conferma
anche per il Luc. la supposizione34 che fosse proprio Vat4 il codice preso
come modello per l’incunabolo:
17 opus erit ω Harl3 Laur12 Pal6 Vat6 erit opus Laur11 Vat4 Rom : 54
8 multa multorum ω Harl3 Laur1 Pal6 Vat6 multorum multa Vat4 Rom : 68
effectum ω Harl3 Laur1 Pal6 Vat6 affectus Vat4 Rom : 91 quasi ω Harl3
Laur1 Pal6 Vat6 om. Vat4 Rom

3.2. Vat. lat. 11493 Vat6


Codice in parte cartaceo e in parte pergamenaceo35, con le tipiche ini-
ziali “a bianchi girari”, Vat6 contiene un cospicuo numero di trattati cice-
roniani36 e fu vergato in Italia in una posata umanistica rotunda da Iohan-
nes Bateman (forse originario di Cambridge) nel 145837.
Il testo del Luc., su una sola colonna, con ampi margini quasi del tutto
privi di annotazioni, ha una collocazione stemmatica di massima abba-
stanza agevole: i nrr. 4. 5. 6. dimostrano la dipendenza costante da Vat438,
34 Ibid.,p. 392.
35 Per il Luc. (174v-196r) ff. 174-179, 182-189 e 192-196 in carta; 180-181 e 190-191 in
pergamena.
36 Nat. div. fin. leg. Luc. Tusc. sen. am. par. fat. Tim.
37 Subscriptio e data al f. 300v: Iohannes bateman Scripsit Anno dm^ M.#ccc.lviii. septiã

/ nouembris (cfr. Pellegrin, Les manuscrits III, 2 cit., p. 835, con i ringraziamenti ad Anne-
Véronique Raynal per aver messo a disposizione la scheda di Vat6 prima della pubblicazione
del Catalogo nel 2010). In seguito il codice fu in possesso di M.A. Muret (1r nel margine alto:
Catal. msript. Bibioth. Mureti), da cui passò al Collegio dei Gesuiti a Roma. L’arrivo alla BAV
è realtivamente recente (1912), come dono di Pio X. Altra bibliografia in Schmidt, Die Überlie-
ferung cit., pp. 300-301; J. Fohlen, Colophons et souscriptions de copistes dans les manuscrits
classiques latins de la Bibliothèque Vaticaine, in Roma Magistra Mundi. Mélanges L. E. Boyle,
Louvain-la-Neuve 1998, p. 264.
38 Con l’unica svista 26 inuoluta fuerint (nr. 4.).

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600 e. malaspina, A. borgna, d. caso, m. lucciano, c. senore

il nr. 14. l’indipendenza da Urb: Vat6 è quindi una delle numerose copie39
del codice di Poggio, anche se è più difficile precisare i suoi rapporti con
gli altri testimoni.
Schmidt per leg. ne fa un gemello di Ricc come apografi di un codice
oggi scomparso esemplato a sua volta su Harl3, copia diretta di Vat440. Il
quadro ci pare confermato dalle lezioni seguenti:
Lezioni comuni Harl3 Ricc Vat6 contro Vat4 — cfr. supra nr. 8; 45 uoluit
9 ω Laur1 Pal6 Vat4 uolunt Harl3 Ricc Vat6
Lezioni comuni (interpolazioni) Ricc Vat6 contro Harl3 — 2 potius illum
ω Harl3c illum post testimonio Harl31 illum potius recc Ricc Vat6 : 7 in
nostris recc Chis1 Reg Ricc Vat6 nostris ω Chis Harl3 Laur1 Ott Pal Pal6
Urb Vat4 Rom : 16 labefactare uult B2A2V Chis Chis1 Harl3 Laur1 Ott Pal
Reg Vat4 labefacta reuult A1F Urb immutare uult Ricc Vat6 labefactare uul
Pal6 : 18 id perceptum Chis Harl3 Pal6 Vat4 Rom id praeceptum Laur1
quicquam id perceptum Ricc Vat6
Errori singolari di Vat6 — 2 adiunxerat … Themistocles om. : 4 decorari in
Lucullo ω in Lucullo decorari : 7 summa cura studioque ω summo studio
curaque : eliciant et ω eliciant aliquid et : 109 inquit ipsum ω ipsum inquit :
111 quidem ω quippe : 118 princeps om.41

Esula dagli obiettivi e dai limiti del presente articolo la ricostruzione


sistematica della discendenza di F, che richiederebbe l’esame anche dei co-
dici non presenti in BAV42; tuttavia, almeno per Laur1 va fatta una parziale
eccezione, visti i suoi rapporti veri con Harl3 Ricc Vat4 Vat6 e presunti
con Chis143: Laur1 è sicuramente una copia di F attraverso Vat444, come
39 Lo stemma di Schmidt ne annovera per leg. ben venti su ventisei discendenti di F (senza
contare i manoscritti perduti e gli incunaboli).
40 Schmidt, Die Überlieferung cit., pp. 302-303 si basa per leg. su tre Sonderfehler comuni a
Harl3, Vat6 e Ricc; il contributo dell’antigrafo comune di Vat6 e Ricc sono interpolazioni e
la riduzione delle Doppelfassungen di Vat4 ancora presenti in Harl3, mentre le lezioni singo-
lari e distintive di Vat6 e Ricc restano «auf der Ebene üblicher Schreibversehen».
41 Molto meno significative le varianti ortografiche, come 2 percuntando Vat4 percun-
ctando Harl3 percontando Ricc Pal6 Vat6 : monimentis Laur1 Vat4 monumentis Pal6 Ricc
Vat6 : 23 estimet Harl3 Laur1 Vat4 extimet Chis1 Pal6 Ricc Vat6 : nisi iis B2F Chis1 Harl3
Laur1 (ex em.) Pal6 Urb Vat4 nisi is Vat6.
42 Inferiori di numero rispetto al leg. (cfr. supra nt. 39): oltre a quelli citati supra alla nt.
12 (M Harl3 Laur1 Ricc), Malaspina, Primae notulae cit., p. 553 registra nella famiglia di F
per il Luc. anche Besançon, Bibliothèque Municipale, 840, Erlangen, Universitätsbibliothek,
618, olim 847 (cfr. infra par. 4.2.), Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut. 76, 11 e Ve-
nezia, Biblioteca Marciana, Lat. fondo antico 412 (1705), a cui si aggiungono Oxford, Lincoln
College, 38 e Paris, Bibliothèque nationale, lat. 6597, cfr. E. Malaspina, La tradizione mano-
scritta del Lucullus di Cicerone: dal Corpus Leidense a William of Malmesbury e alla fortuna
rinascimentale, in M. Martinho – I. Tardin Cardoso (edd.), Ciceronianíssimos II, São Paulo
in corso di stampa, nt. 18.
43 Cfr. infra par. 3.5.
44 Non ci è possibile — né rientra negli obiettivi del presente lavoro — stabilire se il rap-

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i manoscritti del lucullus di cicerone in vaticana 601

voleva Schmidt e come dimostra, al di là di tutte le lezioni congiuntive dei


nrr. 4. 5. 6. supra, soprattutto l’omissione al par. 77 (133v) della frase hic
Zenonem uidisse acute nullum esse uisum quod percipi posset, che non è
riconducibile a un saut du même au même, ma che coincide esattamente
con l’ultima riga del f. 17v di Vat4: tale lectio singularis, quindi, certifica
l’indipendenza di Laur1 rispetto a tutti gli altri testimoni della famiglia di
F, nessuno dei quali presenta il medesimo errore45. In particolare, Laur1,
di qualche decina d’anni più antico di Harl346, non può esserne l’antigrafo
e le sistematiche coincidenze testuali tra i due47 vanno attribuite a un pro-
cesso di copia da Vat4 indipendente, ma estremamente attento. Le poche
lezioni ω Harl3 Laur1 Vat6 contro Vat4 Rom del nr. 8 supra non bastano
per ipotizzare un intermediario comune tra Harl3 e Laur1 e si spiegano
piuttosto come esito di revisioni saltuarie su qualche altro testimone (tan-
to discendente da F quanto da V). Tuttavia, come detto, per una risposta
definitiva sarebbe necessario un esame a tappeto della tradizione di F che
qui non può essere svolto.

3.3. Pal. lat. 1515 Pal6


Con Pal6 la discendenza di Vat4 tocca per la prima volta l’Italia set-
tentrionale: il codice, del sec. XV, è vergato in scrittura gotico-umanistica
attribuita all’area lombarda e contiene solo trattati ciceroniani48. Il copista,
Giovanni da Velate, si firma due volte49, senza purtroppo aggiungere la
data.

porto Vat4>Laur1 sia quello di antigrafo>apografo diretto o se si debba postulare un passag-


gio intermedio, come sostenuto da Schmidt per Laur1 e Chig. H.VII.223 (cfr. infra par. 3.5.);
in ogni caso, tale incertezza non ha alcuna ricaduta sui manoscritti della BAV.
45 Altrettanto esclusiva di Laur1 è la lacuna 70 quod erant …fore, la cui genesi non si può

però legare altrettanto bene a qualche caratteristica formale di Vat4, dal quale deriva invece
la giustapposizione 119 et famam tuam e flamma tuum (cfr. supra nr. 7.).
46 Schmidt, Die Überlieferung cit., p. 297; 299 data Laur1 al 1420-1425 e Harl3 al secondo

quarto del sec.


47 Testimoniate come detto dai nrr. 4. 5. 6.
48 Tusc. (2r-101v), Luc. (102r-137r), Tim. (137r-145v) e fin. (147r-236v). Cfr. Pellegrin,

Les manuscrits II, 2 cit., pp. 168-169; per il De finibus Pal6 è un descriptus che non trova spa-
zio nella disamina di Reynolds, The Transmission cit.
49 m.t. ciceronis . de . universi/tate . liber . explicit. / deo . laus. / si . io. ponatur . et

an . simul / assotietur . et . nes . addat/tur . qui scripsit . ita vocat’. / cognomen . vere
. de . velate . / dicitur . esse rubricato alla fine del f. 145v (146r-v sono vuoti). I medesimi
versi con poche varianti (han … adatur … vellate) sono ripetuti in inchiostro nero al fon-
do del f. 236v. Nella storia successiva del codice è nota l’appartenenza a Ulrich Fugger e il
passaggio ad Heidelberg, dove fu collazionato da Ianus Gruter, che l’usò nella sua edizione,
chiamandolo Palatinus tertius per Tusc., Pal. sextus (da cui la sigla da noi scelta) per le altre
opere. È probabilmente sua la mano che ha sottolineato tutti i loci critici con inchiostro nero,

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Come già per Vat6, i nrr. supra 4. 5. 6. testimoniano al di là di ogni


dubbio la discendenza F>Vat4>Pal6, mentre i nrr. 8. 9. segnalano la coin-
cidenza con Harl3 e Laur1 nei rari casi di discrepanza da Vat4. La solu-
zione più economica, in assenza di indicazioni cogenti sulla data, sembra
quindi quella di considerare Pal6 legato a Harl3, ma indipendente da Ricc
Vat6 e piuttosto da avvicinare a Venezia, Biblioteca Marciana, Lat. fondo
antico 412 (1705)50. Gli errori singolari di Pal651, rari, ma costanti in un
testo pur estremamente corretto, testimoniano che nessun altro dei codici
oggi conosciuti fu esemplato a partire da questo.

3.4. Reg. lat. 1481 Reg


Reg, databile con precisione al 1418 grazie a una subscriptio presente
al f. 17652, contiene opere esclusivamente ciceroniane53, vergate in grafia
semi-corsiva, di impianto regolare e con tratti ancora leggermente gotici;
benché la mise en page preveda due colonne di scrittura, per di più alquan-
to serrate, si ha un’impressione di ordine e regolarità54.
Reg fu copiato dal suo primo possessore, Giovanni III Abeczier, ve-
scovo di Frauenburg, a Costanza, dove, come si è detto (cfr. par. 3.1.), si
trovavano sia F sia Vat4, dal quale ultimo, secondo Schmidt, il testo di leg.
dipenderebbe55.

aggiungendo in margine i numeri di capitolo e in alto il titolo corrente 4 Ac. o 4 Acad., senza
però apporre alcuna correzione, né marginale né interlineare.
50 Errores coniunctivi contro Harl3 Vat4 sono e.g. 3 uictoria (uictor a) : 77 esse id (esset id,

cfr. supra nr. 4.) : fixum esse (fixum fuisse) : 146 uersantur (uersaretur) : 147 sit om.
51 A quelli già segnalati supra ai nrr. 4. 6. 9. (5 ita om. : 16 labefactare uul : 76 mihi mime)

aggiungiamo e.g. 44 communione (ut uid..; coniungitur) : 144 uides (iubes) : 146 nec om.
52 Ad Christi laudem et beate Virginis Marie Ciceronis liber tertius de bonorum ac malorum

finibus hic finitur. 1418.


53 Off. par. Tusc. sen. amic. top. leg. Luc. (108r-122r) nat. fin. Her.
54 Tra gli ortographica si segnalano le forme michi e nichil, la grafia costantemente scem-

pia del dittongo ae e le assimilazioni costanti (e.g. appetitio). Un fenomeno notevole sono gli
spazi bianchi lasciati al posto delle parole greche. Nei margini sono presenti maniculae e
altri fregi decorativi per evidenziare passi considerati importanti, nonché delle note, per lo
più correzioni e aggiunte di una mano successiva, ma anche, verso la fine del testo (ff. 119r-
121v), note di concetto per indicare i vari tipi di divergenze delle teorie filosofiche esposte
nel trattato.
55 Schmidt, Die Überlieferung cit., p. 292; cfr. anche J. Geiss, Mittelalterliche Handschrif-

ten in Greifswalder Bibliotheken, Wiesbaden 2009, pp. 206, 216, 220. Dopo essere appartenuto
al vescovo dal 1415 al 1424, il codice entrò a far parte del patrimonio librario della Cattedrale
di Frauenburg, come si legge dall’ex-libris del sec. XVII al foglio 1, Liber Bibliothecae Varmien-
sis. La biblioteca passò quindi nel 1626 a Gustavo Adolfo di Svezia e poi, in parte, nella col-
lezione della regina Cristina nel 1648 (catalogato come nr. 468 nel catalogo di Montfaucon);
come è noto i libri della regina giunsero in BAV nel 1690 (Pellegrin, Les manuscrits II, 1
cit., pp. 233-235).

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i manoscritti del lucullus di cicerone in vaticana 603

Nel Luc. Reg coincide in generale con la tradizione di F (e quindi anche


di Vat4) per gran parte delle sue lezioni, come testimonia il nr. 4 supra.
Tuttavia, il passo successivo dimostrato da Schmidt per leg., ovvero la di-
pendenza da Vat4 contro F attraverso un testimone intermedio (dal quale,
oltre a Reg, sarebbero stati copiati per leg. altri tre codici)56, è da respinge-
re per il Luc. Pur mancando per questo trattato i tre manoscritti paralleli,
riscontriamo una sola lezione in tutto Luc. esclusiva o quasi di Reg Vat4
contro F57, mentre ben maggiori sono quelle disgiuntive.
Ci sia concesso fare qui una duplice puntualizzazione, valida in genera-
le e quindi anche per gli altri manoscritti che dobbiamo ancor analizzare:
da una parte, una ricostruzione stemmatica diversa o anche antitetica per
il Luc. rispetto a quanto sostenuto da altri studiosi per altri trattati all’in-
terno di un medesimo codice non comporta la messa in dubbio automatica
o la critica implicita delle tesi altrui, ma solo l’ennesima dimostrazione che
un singolo manoscritto può essere portatore di tradizioni diverse anche
per opere dalla vicenda testuale apparentemente parallela58; dall’altra, tale
discrepanza è tutt’altro che problematica o in contrasto con le pratiche
scrittorie del tempo. Nel caso specifico, abbiamo già notato in Vat4 una
certa differenza di intervento da parte di Poggio su Luc. e su leg. e nulla
vieta di pensare che mentre per quest’ultimo si sia prodotta da Vat4 la
copia intermedia, a sua volta usata come antigrafo per quattro manoscritti
tra cui Reg, come sostenuto da Schmidt, per le altre opere o per lo meno
per il Luc. si sia agito diversamente59, pur confermando attore, data e luogo
dell’operazione.
Il testo del Luc., in particolare, resta sempre fedele a F dove Poggio
innova in Vat4, seguendo V o meno60. Il passaggio F>Vat4>X>Reg+3
manoscritti proposto per leg., quindi, presupporrebbe nel Luc. la messa
in discussione dell’autografo di Poggio come edizione autorevole e la sua
sostituzione con una facies testuale palesemente più mediocre e contami-

56 Il Codex Wittembachianus collazionato dal Moser e oggi scomparso, Napoli, Biblioteca
Nazionale, IV.G.47, e Paris, Bibliothèque nationale, Lat. 6361, nessuno dei quali contiene
però il Luc. (cfr. Schmidt, Die Überlieferung cit., pp. 287-296).
57 94 superbe ω superbis F2? Chis1 Pal Urb Vat6 Superbi Chis Reg Vat4 Rom.
58 Come già riscontrato e.g. per De finibus e Academici da Reynolds, The Transmission

cit., p. 29 e per una tradizione diversissima da E. Malaspina, La “preistoria” della tradizione


recenziore del De clementia (a proposito di Paris, Bib. Nat., lat. 15085 e di Leipzig, Rep. I, 4,
47), in Revue d’Histoire des Textes 31 (2001), pp. 164-165; cfr. anche supra nt. 14.
59 Ricordiamo che mentre Vat4 contiene solo leg. e Luc., molti di più sono i trattati ci-

ceroniani in Reg (cfr. supra nt. 53), alcuni dei quali estranei al Corpus Leidense e quindi per
forza indipendenti da F.
60 Cfr. supra le lezioni dei nrr. 5. e 6. (in particolare ai parr. 4. 5. 7. 11. 53. 71. 82. 98. 102)

e infra quelle del nr. 14.

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nata à rebours con F. Molto più lineare pensare invece che Reg, privo del-
le innovazioni di Poggio, derivi direttamente da F. Significativa a questo
proposito è anche la presenza di lectiones singulares, principalmente sviste,
omissioni e dittografie:
10 est om. : 11 Tetrilius ω terribilius : 48 sunt probabilia quae falsa om. : 73
10 de Democrito om. : 129 a Platone a ω a Platone et a : 135 misericordiam ω
iracundiam : fortitudinis ω aegritudinis : 138 ad opinionem ad opinionem

Infine, la caratteristica più peculiare di Reg è l’assenza quasi totale dei


termini greci, laddove F come Vat4 e tutta la tradizione poziore presenta-
no la traslitterazione, spesso approssimativa, in alfabeto latino. Gli spazi
bianchi lasciati dal copista nell’attesa — spesso evidentemente vana —
dell’intervento di un competente sono abbastanza rari nella tradizione del
Luc. e tra i codici della BAV trovano riscontro solo in Chis1. Tale coinci-
denza, di per sé, non sarebbe probante, se non vi fosse una serie di errores
coniunctiui ben più eloquenti, che esaminiamo nel par. seguente.

3.5. Chigi H. VII. 221 Chis1


Chis1, cartaceo, contiene le seguenti opere ciceroniane: De natura deo-
rum, De diuinatione, Luc. (ff. 113r-152v), Timaeus, De fato, Somnium Sci-
pionis, vergate in un’umanistica corsiva di facile lettura, con margini molto
larghi e poco annotati (a parte alcune correzioni di prima mano e uariae
lectiones più tardive). Di origine italiana61 e decorato con alcune miniature
“a bianchi girari”, appare l’opera di un solo copista62 e forma «ein auch
nach Schrift, Dekoration und Einband zusammengehöriges Cicero-Cor-
pus» con Chigi H. VII. 223, contenente leg. e De finibus63.
61 Forse
Siena (Roma per Schmidt, Die Überlieferung cit., p. 298): primo possessore di
Chis1 fu infatti il senese Agostino Patrizi Piccolomini (ca. 1440-1495: dal 1460 segretario
privato di Enea Silvio Piccolomini, futuro Papa Pio II; dal 1484 vescovo di Pienza, vedi anche
infra par. 4.1.), come risulta dallo stemma al f. 1r e dall’ex-libris al f. IV, A. Patricij Ep(iscop)i
Pientini. In seguito il codice passò alla biblioteca del Duomo di Siena, da dove nel 1660 fu por-
tato con altri a Roma dal cardinale Fabio Chigi (1599-1667), già divenuto papa Alessandro VII
nel 1655: cfr. in generale R. Avesani, Per la biblioteca di Agostino Patrizi Piccolomini, vescovo
di Pienza, in Mélanges É. Tisserant, Città del Vaticano 1964 (Studi e testi, 6), pp. 36 e 46-47,
Pellegrin, Les manuscrits I cit., pp. 362-363. Per la datazione, Schmidt, Die Überlieferung
cit., p. 298 propone il 1470 circa per Chig. H. VII. 223, ma le filigrane di Chis1 sono databili
agli anni 1426-1435 (ancora Pellegrin, Les manuscrits I cit., pp. 362): in ogni caso, Chis1 è
posteriore a Reg.
62 Avesani, Per la biblioteca cit., pp. 54-57; Schmidt, Die Überlieferung cit., pp. 298-299.
63 Schmidt, Die Überlieferung cit., pp. 298; 301-305: proprio a causa di questa stretta unità

compositiva in due tomi abbiamo deciso di mantenere per il nostro Chig. H.VII.221 la stessa
sigla Chis1 che Schmidt utilizza per il gemello H.VII.223.

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i manoscritti del lucullus di cicerone in vaticana 605

Secondo Schmidt, per quanto riguarda la tradizione di leg. Chigi H. VII.


223 sarebbe copia di Vat4, indipendente da Reg, ma passata attraverso un
intermediario dal quale deriverebbe anche Laur1, che, contenendo anche
Luc. oltre a leg., ci permette quei riscontri impossibili invece nel caso di
Reg64. Ancora una volta, però, l’analisi del Luc. non conferma la ricostru-
zione stemmatica valida per leg., a parte la generica dipendenza di Chis1
dal ramo di F, al cui testo il copista si attiene (a parte l’ortografia), come
dimostra supra il nr. 4. La stragrande maggioranza delle lezioni dei nrr. 5.
6. attesta invece l’indipendenza tra Vat4 e Chis1, il che conduce anche a
respingere l’esistenza di un antigrafo comune tra Chis1 e Laur1, a mag-
gior ragione sapendo già che Laur1, apografo di Vat4, ha caratteristiche
incompatibili con Chis165. La già citata particolarità degli spazi bianchi
lasciati per i termini greci66 e gli errori congiuntivi depongono invece a
favore di uno stretto legame tra Reg e Chis1.
Per tacere delle coincidenze non esclusive dei nrr. 4. 5. 6.67, troviamo
omissioni, inversioni ed errori di varia natura:

36 tamen om. Chis11 Reg : 61 nos om. Chis1 Reg : 63 est om. Chis11 Reg :
11
85 esse om. Chis11 Reg
1 potuit in foro Chis1 Reg : 32 aliquid probabile Chis1 Reg : 38 nulli rei
Chis1 Reg : 76 ueteres putarem Chis1 Reg : 84 uidebat geminum Chis1
Reg : 102 mihi nihil Chis1 Reg
9 adamauerunt] adamarunt Chis1 Reg : 18 possit] non possit Chis11 Reg :
28 e quibus] ex quibus Chis1 Reg : 32 Quasi F1 Urb nesciatur quasi F2
Chis Chis12 Pal Pal6 Vat4 Vat6 Rom noscatur quasi Chis11 Reg : 49 solet]
potest Chis1 Reg : 67 opinari] assentiri Chis11 Reg : 98 sumam] incipiam
Chis1 Reg : 126 an] cur Chis1 Reg : 138 complectitur] contemplatur Chis1
Reg

64 Cfr.
supra nt. 56.
65 Cfr.
supra par. 3.2 e nt. 45.
66 Mentre spesso a spazio bianco di Reg corrisponde spazio bianco di Chis1 (e.g. 59 epo-

che id est F Chis Chis12 Pal6 Vat4 Vat6 Rom epochei idest BA spatium uacuum id est Chis11
Reg epothe idest Pal epodie idê Urb), altrove il copista di Chis1 sembra essere tornato — forse
in un secondo momento — a completare l’opera. E.g. 30 (Reg f. 111r col. 2 = Chis1 f. 146r)
agli spazi bianchi di Reg per εννοιας e per προλημψεις corrispondono in Chis1 le traslitte-
razioni, apparentemente della medesima mano, ma in uno spazio scrittorio ampliamente
maggiore del necessario. Poche righe sotto, Reg omette del tutto καταλημψιν, mentre Chis1
presenta una volenterosa imitazione del termine in alfabeto greco, evidentemente desunta da
altra fonte.
67 Tra cui è da notare solo 38 assentiretur Chis1 Reg (nr. 6.). Altre coincidenze quasi

esclusive, forse frutto di contaminazione, sono le seguenti: 7 in nostris recc Chis1 Reg Ricc
Vat6 nostris ω Chis Harl3 Laur1 Ott Pal Pal6 Urb Vat4 Rom (cfr. supra nr. 7.) : 47 nullae
sint ω nullae sunt recc Chis1 Reg : 61 omni ω Pal Urb omnibus V2N Harl3 Laur1 Ott Pal6
Vat4 Vat6 Rom om. Chis Chis1 Reg : 118 similes om. Chis1 Reg Vat41 (cfr. supra nr. 7).

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Si riscontrano però, oltre a lezioni singolari68, alcune lezioni distintive


da ω Reg e congiuntive con codici che per la tradizione del Luc. discendo-
no da V e che non sono quasi mai riprese da Vat4:
5 ament ω amant recc Chis1 : 33 ista regula est ω est ista regula est
12 K est ista regula recc Chis1 Ott : 76 ut uoluptatem ω et u. S recc
Chis1 Ott vel u. Chis : 96 ergo haec ω igitur haec recc Chis1 : 128
adfirmant ω confirmant recc Chis1 : 134 etiam om. recc Chis1 Ott :
146 quemque ω Chis1 Vat4 quaque F Reg Urb69

In conclusione, le lezioni dei nrr. 7. 9. portano a escludere una deri-


vazione diretta da Reg: Chis1 deve derivare da Reg attraverso un codice
contaminato con V oppure essere frutto di contaminazione all’atto stesso
della copia da Reg70. Anche se non è possibile al momento stabilire con
precisione quale sia stata la fonte V da cui derivano le discrepanze con
Reg71, l’operazione, nel complesso poco più che sporadica, non ha alterato
in modo irreparabile i caratteri di Chis1 e la sua complessiva fedeltà a
F>Reg.
Aggiungiamo che Chis1 è portatore unico di almeno tre felici varian-
ti, sinora accolte come congetture attribuite a filologi dal Cinquecento in
avanti, due delle quali sono anzi considerate correzioni sicure. Per questo
suo contributo Chis1 dovrà prendere posto negli apparati.
96 Vide Chis1 Manutius edd Video ω [tav. III] : 107 dubitare Chis1 Davisius
13 edd dubitari ω : 109 et om. Chis1 del. Ald Halm Baiter Müller Reid

3.6. Urb. lat. 319 Urb


Urb è un codice pergamenaceo della seconda metà del sec. XV, scritto
per Federico da Montefeltro (1422-1482), le cui iniziali “F.C.” si trovano al
f. 2r, con le sue armi72. La titolatura Federicus Comes, abbandonata dopo il
riconoscimento come Duca di Urbino nel 1474, costituisce un sicuro termi-

68 Come
2 audiuerat Chis1 : 7 philosophiae disciplinam Chis1 : 72 nunc hic ω nunc recc
Pal nunc iste Chis1 : 81 Ne F Reg Urb nec Chis1, ma i casi sono ovviamente molti di più.
69 Si aggiungano a queste le lezioni riportate supra ai nrr. 4. 5. 6. per 10 labefacta, 53 uisa

nihil interesset e 71 cum hoc.


70 Porta a preferire la seconda ipotesi, pur senza ragioni cogenti, l’emendazione di alcuni

errori di Reg in Chis1 da parte di un correttore (cfr. supra nr. 8.), un’operazione che pos-
siamo immaginare compiuta al termine della copiatura da Reg con il riscontro del secondo
manoscritto.
71 Le coincidenze numericamente più significative sono con Scor4 e con New Haven,

Yale University, Beinecke Rare Book and Manuscript Library, 284.


72 Pellegrin, Les manuscrits II, 2 cit., p. 544.

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i manoscritti del lucullus di cicerone in vaticana 607

nus ante73. Il copista è stato identificato in Niccolò di Antonio da Pardo de’


Ricci (Nicolaus Riccius Spinosus), che lavorava a Firenze presso l’atelier di
Vespasiano da Bisticci74. Come è noto, la biblioteca del Duca fu comprata
dal Papa Alessandro VII Chigi e integrata nelle collezioni del Vaticano nel
165775.
Urb contiene varie opere filosofiche di Cicerone: De natura deorum (ff.
2r-59r); De diuinatione (59v-112v); leg. (114r-147v); Academica posteriora
(148r-156r); Luc. (156v-189v); Timaeus (190r-197v); De fato (198r-206v).
La grafia è un’umanistica rotonda molto regolare e armonica76; l’incipit
di ciascuna opera, dopo il De natura deorum, è messo in evidenza da un’i-
niziale miniata in oro “a bianchi girari”. Il testo è distribuito lungo una sola
colonna di scrittura con margini molto larghi, privi di notazioni, a parte
i rinvii dei fascicoli. La fattura è attenta, con poche correzioni, apportate
in generale nell’interlinea e spesso della medesima mano. Si notano anche
alcune correzioni di seconda mano, di colore molto più scuro, soprattutto
dal f. 168r, e forse alcune correzioni di terza mano, in una scrittura più fine
e più piccola, dal f. 175v.
Come per leg., anche per Luc. il manoscritto segue generalmente F, di
cui è copia diretta secondo Schmidt77, con attenzione non costante al det-

73 Hunt, A textual history cit., p. 136. L’iniziale istoriata nello stesso f., che può rappre-

sentare un busto di Cicerone barbuto con un libro in mano (Pellegrin, Les manuscrits II, 2
cit., p. 543), è l’opera di un collaboratore di Francesco di Antonio del Chierico — su cui cfr.
M. Peruzzi (a cura di), Ornatissimo Codice, La biblioteca di Federico di Montefeltro, Ginevra –
Milano 2008, pp. 53-67; 227-228 –, che organizzerà la parte figurativa della famosa Bibbia del
Duca (A. Garzelli, La Bibbia di Federico da Montefeltro. Un’officina libraria fiorentina 1476-
1478, Roma 1977, pp. 45-87). L’interessamento del Duca per le opere di Cicerone potrebbe
essere stato stimolato anche da Battista Sforza: «Il precoce acquisto di testi grammaticali
e retorici suggerisce, infatti, l’influenza di Battista Sforza e del suo maestro Martino Fileti-
co […] In un passo delle Iocundissimae Disputationes Battista domanda alla sua ancella di
portarle i Paradoxa Stoicorum che sta analizzando, e il codice che contiene l’opera (Urb. lat.
318), è stato confezionato a Firenze tra il 1460 e il 1470, negli anni che Battista ha trascorso
a Urbino» (Peruzzi, Ornatissimo Codice cit., p. 34).
74 A. C. de la Mare, Vespasiano da Bisticci e i copisti fiorentini di Federico, in Federico di

Montefeltro, La cultura, a cura di G. Cerboni Baiardi – G. Chittolini – P. Floriani, Roma


1986, p. 94; G. M. Cagni, Vespasiano da Bisticci e il suo epistolario, Roma 1969, pp. 60-63 sulla
biblioteca del duca d’Urbino.
75 Hunt, A textual history cit., p. 136.
76 Costanti le grafie umanistiche (e.g. prouincie, questure, negociis, ocii) e le assimilazioni

consonantiche (assensus, approbare ecc.).


77 Molto acuta la supposizione di Schmidt, Die Überlieferung cit., p. 160, secondo cui la

copia di Urb da F, nonostante il fatto che F, dal 1440 alla Biblioteca di San Marco, non fosse
disponibile per la copia, né per il prestito, ma solo per la lettura, chiama in causa l’influenza
di Federico da Montefeltro e di Vespasiano da Bisticci.

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tato dei correttori78 e con errori comuni anche ad altri apografi, come di-
mostrato supra dalle lezioni del nr. 4. I nrr. 5. e 6., per contro, provano la
distanza da Chis Vat4 Vat6, l’assenza di contaminazione con V e, come
per Reg, la maggiore fedeltà a F, frutto evidente di un processo di copia
più umile e meno “ecdotico” di quello di Poggio con Vat4.
Riportiamo qui come ulteriore riprova alcune coincidenze esclusive o
quasi con F, che si aggiungono alle già citate 16 labefactare uult (nr. 9.) e
146 quaque (nr. 12):
43 tutentur ω F2 utentur F1 tuentur F3 Urb : 74 possit ω possint F2 Urb :
14 81 neque ω Ne F Reg Urb : 128 paulum ω paulo F2 Urb : 131 Aristoteles ω
Aristotelis F Urb : 148 possit ω posset F Reg1 Urb

Le coincidenze con manoscritti differenti sono del tutto isolate e ca-


suali79.
Infine, le numerose lectiones singulares dimostrano che Urb non è l’an-
tigrafo di nessuno dei codici oggi disponibili, confermando quindi la ri-
costruzione stemmatica di Schmidt. Urb non ha altri rapporti particolari
nemmeno con Reg, se non quello di condividere F come antigrafo diretto:
8 potuerunt ω potuere : 9 postridie ω posteri die : 10 uideatur ω uidetur : 16
15 immutatione ω in mutationes : 21 series ω serues : 22 uidemus ω uidemini :
34 moueatur ω mouetur : 36 ex circumspectione ω exercitum spectione :
52 eadem sit ω ea dempsit : 53 adsensionem … genere toto om. : 54 suo
quidque ω suo quoque : 59 εποχη id est ω epodie idê : 68 uitiosum ω insum :
71 argumento ω argumentatum : 80 Cumanum / Cumanam ω cum antea :
92 lubricum ω libri cum : num nostra ω numen nostra : 109 non ut Antipa-
ter ω Num tanti pater : 111 in uisis ω musis : 119 permanet ω per me et : et
famam tuam ω eflammatum : 120 opusculorum ω opus oculorum

4. Manoscritti contaminati di difficile collocazione


4.1. Chig. H. V. 147 Chis
Chis è un codice pergamenaceo vergato nel 146380 che contiene varie

78 Si vedano infatti 32 Quasi F1 Urb nesciatur quasi F2 Chis Chis12 Pal Pal6 Vat4 Vat6

Rom noscatur quasi Chis11 Reg : 81 possent F1 Urb (possunt) : 125 ut et quod mouebitur Vat4
Rom et quod mouebitur BAS Chis1 Reg Urb ut quod mouebitur NF2K Chis Pal recc ## et
quod mouebitur F1 : 135 ecferri B?AF? nec ferri N Chis hecferri F1 h(aec) efferri recc Chis1 Pal
Reg Urb efferri Harl3 Pal6 Vat4 Vat6 : 141 fuisse fixum F1 Urb (fixum fuisse F2).
79 54 potueras ω poteras S Urb : 57 ulli ω ullo Reg illi recc Urb Vat41 : 76 colore ω colere

B1A1 Urb : 91 At ea ω antea K Urb : 100 qui ω quid A1V1 Urb : 115 nolumus ω uolumus B1A1
recc Urb : 123 uobis ω uos N recc Chis Urb.
80 Il copista, un certo Rodolfo, indica la data in due casi, entrambi piuttosto curiosi. Nel

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i manoscritti del lucullus di cicerone in vaticana 609

opere di Cicerone, soprattutto filosofiche81. Come sostenuto convincente-


mente da Hunt82, esso potrebbe essere stato scritto per Agostino Patrizi
Piccolomini83, che già conosciamo per Chis1 e la cui firma compare nella
seconda di copertina, sul f. I e sul f. IV84.
La grafia è un’umanistica italiana semi-corsiva molto regolare e armo-
nica; l’incipit di ciascuna opera è messo in evidenza da un’iniziale miniata
in oro, spesso decorata con tralci di vite85. Il testo è distribuito lungo una
sola colonna di scrittura per ogni pagina; i margini, molto larghi, non di
rado ospitano note, l’appunto di parole chiave, nomi propri (spesso errati),
caratteristiche grammaticali, lessicali86 e filologiche.
Vi sono parecchie sviste del copista, spesso immediatamente corrette
con un tratto orizzontale da quella che sembra la medesima mano; fre-
quenti le lacune di una o due parole, a cui però viene lasciato spazio per
l’inserimento, segno di una difficoltà nel leggere l’antigrafo e dell’attesa di
una integrazione successiva, non avvenuta87. Le correzioni sono vergate
con inchiostro più chiaro, ma non è facile distinguere le mani, dal momen-
to che il tratto sembra sempre il medesimo; quel che è più rilevante, nep-

primo, al f. 127, oltre all’indicazione cronologica si legge un giudizio di demerito sul proprio
lavoro: Finis quinti et ultimi libri Tusculanarum questionum Marci Tulli Ciceronis ego Rodul-
fus finivi Male. A tal proposito, Fohlen, Colophons cit., p. 252, ha notato come sia piuttosto
raro che un copista nel colophon svaluti la sua opera. La data viene nuovamente registrata al
f. 212r, al termine del Luc.: Ego rodulfus scripsi hunc librum tp—. pp. / Pij. .A°. D’. M° CC°CC
Lxiij & die dominico xii / octobr. hora fere VI noctis hortensius, ma già Pellegrin, Les manuscrits
I cit., p. 307 nt. 1, aveva segnalato che il 12 ottobre 1463 cadde di mercoledì e non di domeni-
ca (cfr. Fohlen, Colophons cit., p. 255 per un dettagliato elenco dei formati con cui i copisti
indicavano l’ora della copia).
81 Tusculanae Disputationes (ff. 1-127v); Academici (ff. 128r-139v); Somnium Scipionis (ff.

140r-145v); Timaeus (ff. 157-168r); Luc. (168v-212r, con titolo Thimeus poi barrato e Horten-
sius); Q. Cic. Commentariolum petitionis (ff. 212v-223v).
82 Hunt, A textual history cit., p. 205.
83 Cfr. supra nt. 51.
84 Il fatto che nella firma apposta sul f. IV si legga A. Patritii Episcopi Pientini dimostra

che il codice era in suo possesso almeno dal 1484 (cfr. supra nt. 61). Poco prima della morte,
avvenuta nel 1495, Patrizi donò gran parte della sua biblioteca all’amico e patrono Francesco
Todeschini Piccolomini, futuro Papa Pio III (il cui brevissimo pontificato durò dal 22 settem-
bre al 18 ottobre 1503): egli, volendo istituire un’imponente biblioteca a Siena, spostò nella
città toscana molta della sua collezione, con ogni probabilità Chis incluso. Il codice giunse
a Roma dopo più di un secolo, quando Fabio Chigi acquistò circa duecento dei manoscritti
senesi (cfr. anche supra nt. 61).
85 Il f. 1 è invece miniato con l’effigie di un uomo calvo e barbuto.
86 E.g. 6 illigor a margine di inligari : 109 Pingue: de re ingenii.
87 E.g. 47 internoscatur : 86 modi : 98 quas didici. Numerose anche le lacune più ampie, di

cinque o più parole, a volte evidenti sauts du même au même, e.g. 28 unum tamen illud dicere
percipi posse consentaneum esse om. (cfr. infra par. 5.1.) : 79-80 Epicurus si … Timagoras
Epicureus om. : 126 quidem videantur … exaedificatum om.

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pure esse sono in grado di leggere meglio l’antigrafo e di colmare le parti


lasciate vuote nella prima stesura. Anche chi compila le note a margine
non pare più abile del copista e dei suoi correttori, come dimostra il par.
92, ove Chis ha erroneamente criptas per soritas e anche l’annotatore, non
accorgendosi dell’errore, segnala a margine proprio criptas come parola
significativa. Da questo quadro generale e dalla frequenza delle omissioni
si è indotti a pensare che il codice, di peculiare collocazione stemmatica,
probabilmente appartenga alla fine di un ramo, piuttosto che all’inizio.
A livello generale, il testo segue F per i primi 2/3 dell’opera, come di-
mostrano ancora una volta le lezioni del nr. 4, e nello specifico Vat4 (nrr.
5. 6.), pur con qualche disattenzione in più rispetto agli altri apografi del
manoscritto di Poggio88: è del tutto verosimile che Iacopo Bracciolini, dal
1460 proprietario di Vat4, lo prestasse per la copia a un alto prelato come
Patrizi89. Ma qualcosa dovette non andare per il verso giusto, perché gli
ultimi 50 parr. circa del Luc. presentano una facies testuale diversa e vicina
ora a (V)SN90 ora ai recentiores della famiglia, tanto da far immaginare che
l’antigrafo fosse stato ritirato e sostituito con un altro. Alle lezioni dei nr.
4. 6. supra dal par. 110 in avanti aggiungiamo le seguenti:

105 uester ω uidetur S Chis Ott Pal Scor4 : 124 si simplex ω et si unus et
16 simplex N Chis Ott Scor4 : 131 uoluerunt ω bonorum uoluerunt Chis Ott
Scor4 : 140 alteram B1A1SN Chis Ott Scor4 Alterum B2A2F Chis1 Harl3
Pal Pal6 Urb Vat4 Vat6 Rom : 141 adquiescis/acqu-­ B2A2F Chis1 Harl3
Laur1 Pal Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 Rom asciscis/ascisis N Chis Ott Scor4

Il cambio di antigrafo si può collocare con estrema precisione alla fine


del f. 197v, ove il passaggio a un nuovo fascicolo è segnalato dalla parola-
guida nel margine destro (105 libero); il f. 198r non presenta alcuna anno-
tazione al riguardo o segno di modifica.
A conferma del carattere alquanto marginale di Chis sta l’abbondanza
delle lectiones singulares, di cui riportiamo solo tre esempi significativi del
livello di errore, sia nella parte derivante da F sia nell’ultima:

23 aequitatem ω quantitatem : 127 humanissima ω amenissima : 128 inlus­


17 triores ω histriones

88 Si notino infatti le omissioni (45 fecit : 80 inportune) e le inversioni (98 sumpta sunt :

101 uisum sensibus falsum con Pal).


89 Cfr. supra par. 3.1.; Schmidt, Die Überlieferung cit., p. 281 colloca persuasivamente la

partenza di Vat4 per Venezia (cfr. supra nt. 26) negli anni 1475-76, quindi ben dopo l’allesti-
mento di Chis.
90 Ricordiamo che V è mutilo dal par. 104 in avanti, per cui si deve ricorrere in sostitu-

zione a SN.

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4.2. Pal. lat. 1525 Pal


Pal è un codice cartaceo91, copiato nel 146792 (con ogni probabilità ad
Heidelberg), e gemello di un altro codice (Erlangen, Universitätsbibliothek,
618, olim 847)93, entrambi fondamentali nella constitutio textus del De fi-
nibus94. Oltre al Luc. e al De finibus, contiene un’ampia raccolta di scritti
dell’Arpinate, non solo opere filosofiche95, ma anche discorsi, tutti testi di
cui il manoscritto, in varia misura, costituisce un testimone autorevole96.
Del tutto ignoto, però, è il motivo per cui ad Heidelberg in quel periodo sor-
se un interesse così specifico per Cicerone: se vi furono ricerche da parte
dei professori allora attivi nell’università cittadina, esse non hanno lasciato
traccia97. Rimane senza fondamento l’ipotesi avanzata da Pellegrin, secon-
do cui il copista, seppur di mano tedesca, potrebbe aver effettuato la sua
copia in Italia98. Non è possibile neppure individuare a chi sia appartenuto
il codice prima di finire nella Biblioteca Palatina99.
La grafia è una semi-corsiva leggermente inclinata; il testo è distribuito
lungo due colonne di scrittura, piuttosto compatte, con molti segni tachi-
grafici, ma senza note marginali e apparentemente senza correzioni suc-
cessive. Si riscontra una certa tendenza all’ipercorrettismo (diffinitiones,
hyis), mentre peculiare è la grafia del nesso Qu- posto a inizio del periodo,
con legatura alta e piuttosto ampia, segno di una certa cura formale.
Non merita soffermarsi sull’affinità con il manoscritto di Erlangen, uni-
versalmente assodata100, mentre molto più complessa è l’individuazione
della collocazione stemmatica dei due testimoni. Le lezioni supra ai nrr.
5. 6. ci paiono dimostrare la netta distanza da Vat4 e dal suo gruppo, so-

  91 Filigrane ai ff. I-47 e 72-107, cfr. Pellegrin, Les manuscrits I cit., p. 178.
  92 La data è riportata sul f. 215r.
  93 Luc. 206v-225v, scrittura umanistica corsiva, senza note marginali o glosse; i ff. 1-253
furono vergati da Bernhardus Grosschedel di Remingen.
  94 Rispettivamente B ed E, cfr. supra nt. 14.
  95 Per Cicerone filosofo off. fin. inv. nat. div. fat. Tim. Luc. (167v-183v) sen. par. Tusc.;
elenco dettagliato in Pellegrin, Les manuscrits I cit., pp. 178-180.
  96 Reynolds, The Transmission cit., p. 7.
  97 Cfr. M. D. Reeve, Some applications of Pasquali’s “criterio geografico” to 15th century
Latin Manuscripts, in G. Cavallo (ed.), Le strade del testo, Bari 1987, pp. 3-12, in particolare
p. 6.
  98 Pellegrin, Les manuscrits classiques cit., p. 181, sulla base del fatto che le filigrane
sarebbero italiane. Convincente critica in Reeve, Some applications cit., p. 5.
  99 Sul f. 1 in basso vi è uno stemma che, sfortunatamente, non è stato identificato.
100 Si veda, in merito, Hunt, A textual history cit., pp. 107-109. Già C. Halm, Zur Hand-
schriftenkunde der Ciceronischen Schriften. Programm des Maximilians-Gymnasiums, Mün-
chen 1850, pp. 2-3, aveva notato le strette affinità testuali, nonostante, peraltro, il contenuto
e l’ordine delle opere non coincidano.

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prattutto quando si discosta da F. Ciò detto, sulla base del nr. 4. ci pare
altrettanto difficile mettere in questione il rapporto con F, rapporto che
giunge talvolta al mantenimento di varianti cadute in quasi tutti gli altri
testimoni della classe (e.g. 53 uisa BAV1SF Pal Reg). Tuttavia, a parte i fre-
quenti errori singolari101, vanno in direzione opposta le palesi concordanze
con la tradizione di V, come 26 et : 45 profecit : 77 id esset : 102 ea : 124 sit
animus : 132 esse sapiens Chis102.
In conclusione, Pal appare un discendente di F senza legami con Vat4,
ma sistematicamente contaminato con la tradizione di V. Tale stato di cose
è complicato da luogo e data di copiatura, perché tutto il resto della discen-
denza di F, come sappiamo, si produce proprio in quegli anni tra Costanza
e l’Italia centrale. Se la presenza al di là delle Alpi di non meglio identifi-
cabili discendenti di V come artefici della contaminazione non pone alcun
problema, il rapporto con F può essersi prodotto in due modi diversi: o
durante i secoli di permanenza a Strasburgo F diede luogo a un’attività di
copiatura, la cui eco sarebbe appunto Pal, oppure uno sconosciuto apogra-
fo di F partì per la Germania (da Costanza?) dopo la riscoperta da parte di
Poggio. Non abbiamo, al momento, considerazioni dirimenti in un senso
o nell’altro: a favore della seconda ipotesi sta il caso di Reg, vergato come
sappiamo per Giovanni III Abeczier, vescovo di Frauenburg103; a favore
della prima sta invece la pervasività della contaminazione con V, che lascia
piuttosto immaginare un lento processo di collazione in più fasi.

5. La discendenza di V
5.1. Ott. lat. 1478 Ott
Ott, cartaceo e risalente al sec. XV, è composto di 103 ff. e presenta il
Luc. (1v-50v), Catil. seguito dal gruppo Sall. Cic. Ps.Cic. Sall. e infine Cic.
red.sen., con la pseudoepigrafa Quinta Catilinaria e la Responsio Catilinae,
un ordine che riprende in piccolo quello di Troyes, Bibliothèque Munici-
pale, 552 (sec. XIV). Vergato in una corsiva umanistica molto difficile da
decifrare e ricca di abbreviazioni, con un cambio sicuro di mano al f. 49r,
homines | nonne (par. 143), fu posseduto dal cardinale Bernardino Maffei

101 E.g. parr. 16. 17. 101. 110 sempre del nr. 4. supra, cui aggiungiamo le frequenti ripe-
tizioni, e.g. 11 dictum a catulo : 48 nihil : 120 quod tibi est : 122 intrare possit, che aiutano a
distinguere Pal dal gemello di Erlangen.
102 Difficile da giudicare e forse casuale la lezione congiuntiva 66 iudico ω iudicem VS

Chis Pal, comune al gemello di Erlangen.


103 Cfr. supra par. 3.4.: in assenza di lezioni congiuntive con Pal, Reg serve solo come

caso parallelo: si può immaginare che nel contesto del Concilio di Costanza non mancassero
prelati e umanisti di origine tedesca interessati a una copia della nuova scoperta di Poggio.

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(† 1553) e da Giovanni Angelo duca d’Altemps prima di entrare nella biblio-


teca del cardinale P. Ottoboni104.
I margini sono stati rifilati con la conseguenza che le note più cospicue
appaiono mutile105, ma il dato esteriore più evidente è la fascicolazione
errata, con i ff. 12 e 13 inseriti dopo i ff. 1-11 e non dopo il gruppo 23-30,
dove sarebbe stato giusto (tav. IV)106.
Già con il suo piccolo formato, l’assenza di decorazioni e la scrittura
non calligrafica Ott è in netto contrasto con i codici della BAV derivanti da
F: evidente copia di lavoro, Ott fu vergato senza cura apparente e con una
quantità esorbitante di lezioni singolari, poche delle quali sono ripristinate
da una seconda mano in grado di riscontrare su un’altra copia.
In tutti i gruppi di lezioni elencati supra la presenza di Ott è del tutto
marginale, visto che il codice non mostra alcun segno di derivazione da F,
neppure sotto forma di contaminazione episodica. L’appartenenza alla fa-
miglia di V rende di per sé molto più problematica la sua esatta collocazio-
ne nello stemma, perché, come già si è detto, questi codici sono molto più
numerosi, datano anche al sec. XIII e XIV e sono sistematicamente soggetti
ad una contaminazione interna che spesso rende irriconoscibili i tratti di
derivazione diretta. In attesa di un’analisi sistematica della famiglia di V,
possiamo però collocare Ott almeno di massima all’interno di una classe
sulla base della presenza di quattro lacune (28 Sed … percipi : 28 unum …
esse : 106 habet … meminit : 114 qui … exules): pochi codici, i più antichi
e meglio conservati, non ne presentano alcuna, ancora di meno ne presen-
tano una o due, mentre in un gruppo più consistente, che fa capo a Scor4,

104 Cfr. Pellegrin, Les manuscrits I cit., pp. 585-586: il manoscritto risulta pochissimo

studiato, al punto da non essere registrato per Quinta Catilinaria e Responsio nell’elenco di
M. De Marco, La doppia redazione della Quinta Catilinaria e della Responsio Catilinae, in Ci-
ceroniana 2 (1960), pp. 125-145. Michael Reeve, cui si deve quest’ultima osservazione, precisa
anche (per litteras a E. Malaspina, 24 VIII 2013) che il testo della red. sen. non ha legami con il
codice di Troyes, ma appartiene a un gruppo norditaliano che termina con malum gemeretis
nihil (par. 12).
105 E.g. 17r 19v 41r 45v: le note riguardano la segnalazione di nomi propri e la traslittera-

zione di termini in greco soprattutto nelle prime pagine del Luc.; in seguito si notano corre-
zioni (spesso errate) e l’integrazione di lacune ai parr. 46. 68. 109. 128.
106 L’ordine corretto dei fascicoli del Luc. dovrebbe essere ff. 1-10; 11+14-22; 23-30+13

(parr. 82-85); 12 (parr. 85-88)+31-39; 40-49; 50 (parole-guida alla fine dei ff. 10v, 13v, 22v,
39v, 49v). Il f. 11v termina con decretum sentitis (par. 29); il f. 12r comincia con a internosci
non possit (85) e il f. 12v termina con ea uera quae essent (88); il f. 13r inizia con de uiginti (82)
e il f. 13v chiude con nihil differat (85, con an internosci come parola-guida per il fascicolo
successivo); il f. 14r comincia con enim me iam hoc (29); il f. 30v termina con amplius duo (82)
e infine il f. 31r comincia con sibi uisa in (88).

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sono attestate le ultime tre107. Con altri sette esemplari108 Ott si colloca al
fondo di questa derivazione, aggiungendo la lacuna di Sed … percipi. È
implicito in tutto ciò che Ott, anche a prescindere dagli errori singolari e
dalla contaminazione, presenta un testo di nessuna utilità ecdotica.

5.2. Reg. lat. 358 (excerpta) Reg1


Reg1, di origine francese109 e vergato in una gotica bastarda di lettura
non agevole, risale al sec. XV ed è stato restaurato nel 2010. Composto
da 108 ff. pergamenacei, contiene estratti del noto Florilegium Angelicum,
composto in Francia tra il 1150 e il 1200 circa110. La particolarità di Reg1
è che nella redazione originale del Florilegium presente in AP tra i testi ci-
ceroniani citati e antologizzati non vi era il Luc.111, che quindi fu aggiunto
quando fu costituita la variante redazionale testimoniata proprio da Reg1.
Il testo è alterato quanto basta a dare alle frasi un significato autonomo al
di fuori del contesto, con adattamento di casi e forme verbali, omissione dei
riferimenti a testi non citati, aggiunta di spiegazioni quando necessario112.
107 Questo gruppo è l’unico sinora studiato grazie a C. Senore, Escorial V.III.6 e i suoi

discendenti: un nuovo gruppo di manoscritti nella tradizione del Lucullus ciceroniano. Tesi di
laurea magistrale, Università di Torino, A.A. 2011-2012, cui va il merito di aver individuato
proprio Scor4 come antigrafo comune.
108 Glasgow, University Library, Hunterian Museum T.2.14 (56), sec. XIV-XV; London,

British Library, Harley 6327, sec. XV; München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 15958, sec.
XV; Napoli, Biblioteca Nazionale, ex Vienna Lat. 57, sec. XV; Padova, Biblioteca del Semina-
rio Vescovile, 24, sec. XV; Paris, Bibliothèque nationale, Lat. 6375, sec. XIV; Parma, Bibliote-
ca Palatina, Parmense, 1987, sec. XV. Su questo gruppo e sulla tradizione di V in generale si
veda da ultimo Malaspina, La tradizione manoscritta cit.
109 Testimoniata dalle note di possesso o dalle subscriptiones di dom Anselme Le Michel

(1v) e Lucas Fumée, canonico di Tours nel sec. XVI (108v). In seguito il codice arrivò alla re-
gina di Svezia dopo essere passato da Paul e Alexandre Petau (cfr. Pellegrin, Les manuscrits
II, 1 cit., pp. 68-71).
110 Composto a Orléans e alla base della Biblionomia di Richard de Fournival secondo R.

H. Rouse – M. A. Rouse, The “Florilegium Angelicum”, its origin, content and influence, in J.
J. G. Alexander – M. T. Gibson (edd.), Medieval Learning and Literature, Essays R. W. Hunt,
Oxford 1976, pp. 79; 86-87. Gli archetipi della tradizione del Florilegium sono Roma, Biblio-
teca Angelica, 1895 (A), e Città del Vaticano, BAV, Pal. lat. 957 (P), mentre Reg1 è siglato v
(cfr. ibid., p. 112).
111 Bensì molte orazioni (Ps.-Cic. Pridie quam in exilium iret; Cic. red.sen. red.pop. dom.

Sest. Vat. prov.cons. har.resp. Balb. Cael.), Tusc. I-IV e Verr. II, 4-5 (cfr. ibid., pp. 96-97). Il
Luc. è riportato ai ff. 40v-41r di Reg1, mentre le opere ciceroniane occupano i ff. 31r-42v.
Numerosi gli altri autori del Florilegium, tra cui Valerio Massimo, Sallustio, Seneca, Publilio
Siro, Seneca Padre, Terenzio, Quintiliano, Plinio il Giovane e autori patristici e medievali
(cfr. Schmidt, Die Überlieferung cit., pp. 185-186, Rouse-Rouse, The “Florilegium Angelicum”
cit., p. 112).
112 Ibid., p. 89. Ci sono solamente tre correzioni nel Luc., due delle quali verosimilmente

di prima mano (parr. 56 e 127: espunzione di una lettera e riscrittura su rasura di un quam),

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i manoscritti del lucullus di cicerone in vaticana 615

Gli estratti del Luc., riportati seguendo l’ordine dei paragrafi, sono i
seguenti:
26 Quaestio autem … inuentio : ratio … adducit : 27 philosophia … debet :
18 29 duo esse … honorum : 30 Mens enim … mouetur : 34 Proprium … non
potest : 44 concludi … possint esse : 56 dilucide … proprietate esse : 127
animorum … naturae : indagatio … oblectationem

Gli estratti dei parr. 26. 27. 29. 30. 34. 127. coincidono con K, anche se
la scelta è più ridotta; quelli dei parr. 44. 56., invece, non si trovano in K.
L’unica lezione congiuntiva in errore a disposizione punta verso la di-
pendenza di Reg1 dal ramo di V e in particolare dalla già citata famiglia
di Scor4:
19 26 adducit post ad id recc Ott Reg1 (aducit) Scor4

A fronte di ciò, numerose lectiones singulares, che consistono soprattut-


to in omissioni di una o più parole, sono spesso frutto, come detto, dell’a-
dattamento al contesto antologico.

6. Conclusioni
La BAV possiede undici manoscritti contenenti il Luc.: di questi, nove
(di cui uno solo parzialmente) appartengono alla famiglia di F, di per sé
meno numerosa, ma più legata alla riscoperta umanistica dei classici, che
ha lasciato traccia forte di sé proprio tra Roma e Firenze. Di un codice
(Chis1, nr. 13) sono state individuate alcune lezioni degne di comparire
in apparato, mentre per tutti gli altri il lavoro di collocazione stemmatica
ha ricadute solo sulla storia della tradizione manoscritta e non sulla con-
stitutio textus.
In questo ambito, poco abbiamo potuto aggiungere alle conoscenze su
K, mentre per i discendenti umanistici di F pensiamo di essere andati al
di là di quanto sinora noto grazie alle meritorie indagini di P. L. Schmidt:
confermata l’importanza di Vat4 come snodo della successiva attività di
copia, abbiamo individuato tra i suoi apografi indiretti Pal6 insieme con il
già noto Vat6, mentre ci pare dimostrata l’indipendenza da Vat4 di Reg e
di Chis1, oltre che di Urb; Chis e Pal, infine, tradiscono una più marcata
presenza della famiglia V come fonte aggiuntiva. Non sempre la collocazio-
ne stemmatica valida per leg. ha trovato conferma nel Luc. e in particolare
per Reg Chis1 Chis Pal il risultato ci pare inedito, ancorché, come sempre,
passibile di ulteriori sviluppi.

mentre la terza è attribuibile al commentatore successivo, che aggiunge ai margini uariae


lectiones e glosse molto difficili da leggere e spesso errate.

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In forma riassuntiva e molto schematica, i rapporti tra questi testimoni


sono visualizzati nello stemma posto a fondo pagina.
La famiglia di V, in generale più numerosa, è presente alla BAV con un
solo codice integro, Ott, la cui esatta collocazione non è ancora individua-
bile, ma che comunque si situa nella fascia dei recentiores più lontana da
V e più soggetta alla contaminazione interna. Quanto infine agli estratti di
Reg1, con così pochi dati a disposizione non possiamo purtroppo mettere
alla prova nel Luc. l’affascinante ipotesi che avanza Schmidt a proposito
del testo di leg., ovvero che la versione del Florilegium nota da Reg1 derivi
dall’ambiente degli umanisti padovani e si basi su di un testo ciceroniano
proveniente, attraverso Petrarca, da Avignone113. Notiamo solo che il ruolo
stemmatico che Schmidt concede in questo senso a Wolfenbüttel, Herzog-
August-Bibliothek, Gud. Lat. 2 (4306) e a Troyes, Bibliothèque Municipale,
552, ambedue del sec. XIV, come testimoni di un ramo di tradizione w
distinto da V, può essere escluso per il Luc., pur mancando ancora una ri-
costruzione generale114. Si è dimostrato115 anzi che i manoscritti di Troyes
e Wolfenbüttel non sono per il Luc. che copie di Scor4, a sua volta discen-
dente, per vie che restano da scoprire, da V.
L’indagine qui presentata pensiamo possa portare a due sviluppi inte-
ressanti: da una parte la definizione dello stemma completo di F allargando
l’analisi anche ai manoscritti non conservati in BAV; dall’altra, soprattutto
per i casi in cui la situazione stemmatica di Luc. e leg. non coincide (Reg
Chis1, ma anche Chis, dalla duplice natura), sembrano necessari studi
concentrati su ogni singolo testimone, allo scopo di chiarire la collocazione
stemmatica di tutte le opere in essi contenute.
F V

Vat4 Reg

Harl3 Chis1

? Pal6

Rom Ricc Vat6 Pal Urb Chis


113 Schmidt, Die Überlieferung cit., pp. 185-192. Michael Reeve (per litteras a E. Malaspi-
na, 20 X 2010) ha avanzato dubbi sull’identificazione di questa fonte (Schmidt, Die Überliefe-
rung cit., pp. 194) e si è già detto (cfr. n. 24) che Schmidt stesso è a buon diritto estremamente
prudente nella collocazione degli excerpta.
114 Malaspina, Primae notulae cit., p. 553 e nt. 14.
115 Senore, Escorial V.III.6 cit.

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i manoscritti del lucullus di cicerone in vaticana 617

Tav. I – Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1762 (K), f. 5r: l’inizio degli excerpta del Luc.
nel florilegio di Hadoardus.

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618 e. malaspina, A. borgna, d. caso, m. lucciano, c. senore

Tav. II – Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 3245 (Vat4), f. 27v, l. 7: esempio di uaria
lectio marginale di Poggio (Luc. 119: et famam tuam è correzione che rimonta agli apo-
grafi di V).

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i manoscritti del lucullus di cicerone in vaticana 619

Tav. III – Biblioteca Apostolica Vaticana, Chig. H.VII.221 (Chis1), f. 161r, l. 8 dal fondo: la
lezione Vide sinora ritenuta una congettura di Manuzio per il Video di tutta la tradizione
(Luc. 96).

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620 e. malaspina, A. borgna, d. caso, m. lucciano, c. senore

Tav. IV – Biblioteca Apostolica Vaticana, Ott. lat. 1478 (Ott), ff. 13v-14r: turbamento dell’or-
dine dei ff. del Luc., con il f. 13v che chiude con nihil differat (Luc. 85), segnalando an
internosci come parola-guida per il fascicolo successivo, ma il f. 14r comincia con enim
me iam hoc (Luc. 29).

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