MISCELLANEA BIBLIOTHECAE
APOSTOLICAE VATICANAE
XX
C I T T À D E L VAT I C A N O
B i b l i o t e c a A p o s t o l i c a V at i c a n a
2014
Rinascimento (1447-1534), a cura di A. Manfredi, Città del Vaticano 2010 (Storia della Bi-
blioteca Apostolica Vaticana, 1).
3 L’opera fu completata in questa prima versione a maggio del 45 nella villa di Astura,
Cic., Att. XII, 44, 4; XIII, 13-14, 1; 14-15, 1, cfr. C. Lévy, Cicero Academicus. Recherches sur les
Académiques et sur la philosophie cicéronienne, Roma 1992, pp. 129-140; E. Malaspina, Ephe-
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XX, Città del Vaticano 2014, pp. 589-620.
forma integrale e due come excerpta. Tranne il più antico, nessuno di essi è
mai stato collazionato, né integralmente né per sondaggi, e quindi il primo
scopo di questo articolo è quello di fornire le informazioni essenziali sulla
loro collocazione stemmatica, nell’ovvia impossibilità — e per certi versi
inutilità — di una pubblicazione integrale di tutte le loro lezioni peculiari
per il Luc.
Tale mancanza di interesse è stata sinora giustificata dalla datazione
molto bassa dei manoscritti (tranne uno) e dal loro scarso peso ai fini della
costituzione dell’apparato in quanto recentiores: nessuno di essi, infatti, è
presente nelle edizioni critiche di riferimento4. Non si può tuttavia dire che
essi non siano almeno in parte noti per altra via, cioè grazie agli studi con-
dotti non su Luc., ma sul testo di qualcun altro tra i dialoghi ciceroniani in
essi conservati, tra i quali, come vedremo, un ruolo particolare è giocato
dal De legibus (d’ora in avanti leg.). In più, quand’anche il ruolo di questi
undici testimoni fosse nullo dal punto di vista ecdotico, non meno impor-
tante per il filologo è divenuto lo studio della tradizione manoscritta5, allo
scopo di giungere un giorno anche per il Luc. a un livello di conoscenza
paragonabile a quello di leg. e degli Academici libri6.
Per poter procedere in modo sistematico all’esame dei nostri codici è
necessario premettere qui un brevissimo sunto dello status quaestionis del-
la tradizione del Luc., che si fonda integralmente su tre splendidi cimeli
carolingi, Leiden, Bibliotheek der Rijksuniversiteit, Voss. Lat. F 86 (B),
Voss. Lat. F 84 (A) e Wien, Österreichische Nationalbibliothek, 189 (V)
e che coincide in larga parte con quella degli altri trattati del Corpus Lei-
dense, ovvero De natura deorum, De divinatione, Timaeus, De fato, Topica,
Paradoxa Stoicorum e leg. BAV derivano dal medesimo archetipo e si di-
stinguono agevolmente in un ramo B contro un ramo AV(H)7. Mentre da
V «descend the majority of late medieval and Renaissance manuscripts of
Cicero’s philosophical works»8, BA, corretti l’uno contro l’altro, sono alla
base di Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, S. Marco 257 (F)9, mano-
scritto che, scoperto da Poggio nel 1416-1417 e portato a Firenze, originò a
sua volta per qualche decennio una significativa produzione di alta qualità,
facilmente distinguibile dai discendenti del ramo V.
Sin qui quello che si può dire con certezza sulla parte più antica dello
stemma codicum, mentre ancora inesplorata è la tradizione recentior, che
solo nel 2011 è stata sottoposta a un conteggio — ahinoi incompleto10 — e
a una prima divisione di massima tra i discendenti di F e quelli di V. A
tale scopo preziosissimo si è rivelato il complesso albero prodotto da Peter
Lebrecht Schmidt per leg., la cui tradizione recenziore, tuttavia, coincide
solo in parte con quella del Luc.11.
I manoscritti esaminati12
Chig. H. V. 147 a. 1463 Chis
Chig. H.VII.221 XV sec. Chis1
Ott. lat. 1478 XV sec. Ott
Pal. lat. 1515 XV sec. Pal6
7 Il Luc. non è presente nell’ultimo testimone del Corpus Leidense, Leiden, Bibliotheek
der Rijksuniversiteit, BPL 118 (H). Quadro di riferimento in R. H. Rouse, De natura deorum,
De divinatione, Timaeus, De fato, Topica, Paradoxa Stoicorum, Academica priora, De legibus,
in L. D. Reynolds (ed.), Texts and Transmission. A Survey of the Latin Classics, Oxford 1983,
pp. 124-128.
8 Rouse, De natura deorum cit., p. 126.
9 Rinviamo per la complicata questione alla rigorosa disamina di Schmidt, Die Überlie-
ferung cit., pp. 121-134; per una recente voce di dissenso cfr. infra nt. 17.
10 Ai 71 testimoni listati in Malaspina, Primae notulae cit., pp. 547-554, vanno infatti ag-
giunti per lo meno Napoli, Biblioteca Nazionale, ex Vienna Lat. 43 (Luc. 1r-68v) del sec. XV,
discendente di V, e i brevissimi excerpta (solo ff. 43r-v) di Roma, Biblioteca Casanatense, 868,
datato all’anno 1434.
11 Schmidt, Die Überlieferung cit.; lo stemma complessivo è accluso al volume come tavo-
la fuori testo. Altrettanto importante è Hunt, A textual history cit., ma la compresenza in un
manoscritto del Luc. e degli Academici libri, derivanti da due tradizioni medievali distinte, si
riscontra solo in testimoni relativamente tardi.
12 D’ora in poi ci riferiremo a essi solo con la sigla in grassetto: per le apparenti incon-
gruenze del sistema numerico di siglatura, dovute alla necessità di non modificare gli usi di
Schmidt e/o Hunt, si veda Malaspina, Primae notulae cit., p. 549 nt. 7. E. Malaspina ha col-
lazionato integralmente Ott Pal6 Vat6; A. Borgna Chis Pal; D. Caso Reg Vat4; M. Lucciano
Urb; C. Senore Chis1 Reg1 K. Altri recentiores non appartenenti alla BAV che citiamo in que-
ste pagine sono München, Universitätsbibliothek, 528, sec. X-XI (M, apografo di F); London,
British Library, Harley 5114, sec. XV (Harl3), Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut.
76, 3, sec. XV (Laur1) e Firenze, Biblioteca Riccardiana e Moreniana, 571, sec. XV (Ricc),
tutti del ramo di F. El Escorial, Real Biblioteca de San Lorenzo, R.I.2, sec. XIV (S), Paris,
Bibliothèque nationale, Lat. 17812, sec. XII (N) ed El Escorial, Real Biblioteca de San Loren-
zo, V.III.6, sec. XIII (Scor4), sono tutti vicini a V. La sigla ω indica il consenso dei poziori
BAVSN(F), mentre recc vale genericamente per uno o più dei codici non della BAV successivi
al sec. X; Rom è l’editio princeps di Sweynheym e Pannartz (Romae 1471).
13 Grazie a Schmidt, Die Überlieferung cit. ad loc., ripreso da Rouse, De natura deorum
opere ciceroniane possibile (sia trattati sia orazioni). È quindi evidente che essi rappresenta-
no la conflazione in unità di tradizioni manoscritte affatto diverse, il che certifica che even-
tuali scoperte non relative al Corpus Leidense, preziosissime per la storia del manoscritto, i
nomi dei copisti e dei possessori ecc., possono però dire ben poco sullo stemma del Luc (cfr.
infra nt. 58). È per noi il caso sia di Chis1 (cfr. infra par. 3.5.), sia di Urb, per quel che riguar-
da la presenza degli Academici libri (cfr. Hunt, A textual history cit., pp. 135-136), sia di Pal,
che è uno dei due codici capostipiti del ramo φ del De finibus, studiato da L. D. Reynolds,
The Transmission of the “De Finibus”, in Italia Medievale e Umanistica 35 (1992), pp. 6-9, e
presente negli apparati del De finibus come B, con discussione in G. Magnaldi, Il De finibus
bonorum et malorum di Cicerone: due edizioni a confronto, in Bollettino di Studi latini 37
(2007), pp. 623-638 (cfr. anche infra nt. 94).
15 L’ordine in cui le schede si susseguono, a parte la prima, cronologicamente distaccata,
segue una progressione logica che presuppone la collocazione stemmatica finale, che sarà
riassunta nel par. 6. Per non appesantire il testo con notizie già presenti altrove, per la sto-
ria conosciuta dei codici e per la bibliografia non essenziale al nostro discorso si rinvia per
tutti alle pagine dedicate nei cataloghi di Pellegrin e, quando disponibili, alle schede di P. L.
Schmidt e/o di T. Hunt.
16 Pellegrin, Les manuscrits I cit., pp. 402-405. Analisi molto accurata in Schmidt, Die
Überlieferung cit., pp. 134-152, più cursoria in C. Auvray-Assayas, Qui est Hadoard? Une
réévaluation du manuscrit Reg. lat. 1762 de la Bibliothèque Vaticane, in Revue d’Histoire des
Textes 8 (2013), pp. 312-315.
17 B. Bischoff, Hadoardus and the manuscripts of classical authors from Corbie, in Didas-
calia. Studies in honor of A. M. Albareda, New York 1961, pp. 41-57 [= Hadoard und die Klas-
sikerhandschriften aus Corbie, in Mittelalterliche Studien I, Stuttgart 1966, pp. 49-63], seguito
da Schmidt, Die Überlieferung cit., pp. 141-144, anche sulla base del confronto con un altro
codice scritto dalla stessa mano e proveniente da Corbie (Paris, Bibliothèque nationale, Lat.
13381). Ormai è abbandonata la tesi di C. H. Beeson, The Collectaneum of Hadoard, in Clas-
sical Philology 40 (1945), pp. 201-222, secondo cui K sarebbe originario di Tours. Da Corbie
K passò nelle mani di Antoine Leconte o Le Conte (1526-1586, professore di diritto a Bourges
e a Orléans, come risulta dall’ex-libris del f. 226v, Ex Bibliotheca Contii, sec. XVI) e, prima
di entrare nella BAV, fu in possesso della regina Cristina di Svezia (corrisponde al nr. 1090
del catalogo di Montfaucon), cfr. Pellegrin, Les manuscrits I cit., pp. 406-407. È tornata di
recente su Hadoardus Auvray-Assayas, Qui est Hadoard? cit., pp. 307-338, che cerca di re-
suscitare l’ipotesi, vecchia di più di un secolo, dell’indipendenza da F di K e della sua origine
da una raccolta tardoantica: non è questa la sede per una analisi sistematica del problema,
ma gli scarni dati testuali del Luc., come vedremo, confermano la ricostruzione di Bischoff.
18 P. Schwenke, Des Presbyter Hadoardus Cicero-Excerpte nach E. Narducci’s Abschrift des
ciceronem ceterosque philosophos ab ipso commemoratos, ff. 4r-12v. Indice dei capitoli
di Hadoardus f. 225r.
che non segue necessariamente l’ordine del testo; gli excerpta riguardano i
seguenti paragrafi: 7-9, 19-27, 29-39, 58-59, 65-66, 91, 95-97, 108-110, 113,
115-119, 122, 124-129, 132, 134-135, 142.
Ff. 5r-7v [tav. I]: 117 Est … dissensio : 118 unum … deum : infinitum …
1 fore : 129 id bonum … semper : 118 infinitatem … gignerentur : materiam
… diuina20 : 126 ita … ignorare : 117 non persequor … uideamus21 : 7 etsi
… accedat : 8 nec inter nos … possumus : 127 animorum … uoluptate : 58
ut talia uisa … possent : 142 Plato … uoluit
Ff. 56v-63v: 9 statuere … sapientis : 19 Ordiamur … amplius : non enim …
acrius : 20 Adhibita … sensibus : nihil … tamen : 21 potestne … disputari
potes : 22 Quod si … perceperit : 23 Maxime … aut quo modo : 24 Ipsa uero
… potest : 25 illud … uideri : 26 Quid quod … adducit : 27 quod si … inte-
resse : 29 etenim … dictum satis : 30 Sequitur … peruenit : 31 Ad rerum …
dicere : 32 Volunt … disserendo : 33 Quae … notam : 34 in eo … relinquitur :
35 nam si … fides : 36 deinde … defendet : 37 His satis … adsensio : 38 et
uero … erit : 39 Ubi igitur … e uita : 59 mihi porro … incognitae : 65 Ego
enim … dicerem : 66 Qui enim … inuenerim : sapientis autem … concedis :
91 Sed abeo … iudicat : 95 nempe … contrario : 96 Quo modo igitur …
utroque : 97 Sed hoc … inexplicabilia : 108 Primum enim … tollantur : ego
enim … inpediente : 109 Hoc … probabile : 110 In incertis … probabile :
113 ut omittam … opinari : 115 discedamus … loquamur : 116 In tres …
uideamus : non quaero … necessitatem : 117 omnia enim … sequatur : Non
persequor … probet : 118 Princeps … figura : Melissus … discedent : 119
Cum enim … necesse erit : sint ista … nego : 122 Latent … ut uiderentur :
eodem modo … pendeat : 124 redeo … corpus : tenemusne … occurrit : 125
urgebor … prava sentire : 128 possunt dicere … conprehendendi : 132 nam
omnis … dissentiunt : 134 Zeno … discrepant : 135 quid illa … in bonis
20 I
quattro estratti del par. 118 sono contenuti anche nella parte più ampia riportata ai
ff. 56v-63, Princeps … figura.
21 Anche questo estratto si ritrova ai ff. 56v-63, Non persequor … probet.
22 Pellegrin, Les manuscrits I cit., pp. 402-405.
19 qui BAVF1 qui non F2K : 26 et BAV om. FK : 117 enim BAV om. FK :
2 132 esse sapiens BA sapiens esse FK23
evidente: 26 inuoluta ante fuerunt edd in uoluptate añ fuerunt B1 (ras.) inuoluta #### fuerunt
A1 (ta A2) in uoluptate fuerunt V1 inuoluta fuerant B2 inuoluta fuerunt FK (cfr. infra nr. 4.).
24 Condividiamo la prudenza fatta propria da Schmidt, Die Überlieferung cit., p. 197 nel
non azzardare collocazioni stemmatiche precise su una base testuale così ridotta come quella
di K e di Reg1 (cfr. infra par. 5.2).
25 Schmidt, Die Überlieferung cit., pp. 279-281; A. C. de la Mare – D. F. S. Thomson, Pog-
gio’s earliest manuscript, in Italia medievale e umanistica 16 (1973), pp. 180 e 190.
26 E. Walser, Poggius Florentinus, Leben und Werke, Leipzig – Berlin 1914, p. 419, nr. 13
identifica il manoscritto con l’item 13 dell’inventario di Poggio, che recita «De legibus acca-
demicorum… manu Poggi», seguito anche da Schmidt, Die Überlieferung cit., p. 280; Rouse,
De natura deorum cit., p. 128 e da T. De Robertis, I percorsi dell’imitazione. Esperimenti di
littera antiqua in codici fiorentini del primo Quattrocento, in I luoghi dello scrivere da Francesco
Petrarca agli albori dell’età moderna. Atti del Convegno internazionale di studio dell’Associazione
italiana dei paleografi e diplomatisti. Arezzo (8-11 ottobre 2003), a cura di C. Tristano – M. Cal-
leri – L. Magionami, Spoleto 2006, pp. 109-134. Il codice passò da Poggio al figlio Iacopo, che
lo donò in segno di riconoscenza a Bernardo Bembo (1433-1519). Dopo essere appartenuto al
cardinale Pietro Bembo (1470-1547), il manoscritto passò nelle mani di suo figlio illegittimo
Torquato Bembo (1525-1595), che a sua volta lo vendette a Fulvio Orsini.
27 B. L. Ulmann, The Origin and Development of Humanistic Script, Roma 1960, pp. 31-33.
28 P. De Nolhac, La bibliothèque de Fulvio Orsini. Contributions à l’histoire des collections
d’Italie et à l’étude de la Renaissance, Paris 1887 (rist. 1976), pp. 193-194: la grafia non coincide
con quella con cui è vergato il testo, bensì si caratterizza per un ductus corsivo.
29 Ai nrr. 4. 5. 6., che registrano tutti i codici discendenti da F da noi esaminati, sono
aggiunte le lezioni di due codici non della BAV, Harl3 e Laur1 (cfr. supra nt. 12), su cui tor-
neremo infra al par. 3.2.
Reg Urb Vat4 Vat6 Rom : 69 quisquam BASNF1 Ott recc quis inquam F2
Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6 Urb Vat4 Vat6 Rom Quis enim inquam
Reg : 76 minime ω mihi minime FM Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal Reg
Urb Vat4 Vat6 Rom m(ihi) mime Pal6 : 77 id esset BAVM Pal esset id F
Chis Chis1 Harl3 Laur1 Reg Urb Vat4 Vat6 esse id Pal6 : ab eo del. B2A2
om. FM Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 Rom : 78
Haec ω H(a)ec autem FM Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal Reg Urb Vat4 Vat6
Rom : 80 inportata ω recc inportune F? Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6 Reg
Urb Vat4 Vat6 Rom om. Chis : 101 sensus uisum falsum BV recc sensibus
uisum f. AF Harl3 Laur1 Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 Rom u. sensibus f. Chis
Pal sensibus f. u. Chis1 : 102 ea ω Pal om. F Chis Chis1 Harl3 Laur1 Pal6
Reg Urb Vat4 Vat6 Rom : 110 exercitatusque sit N Chis Ott Scor4 exerci-
tatus BASF Chis1 Harl3 Laur1 Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 Rom excitus Pal :
117 enim ω Chis om. FK Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6
Rom : 119 ei ω Chis om. F Chis1 Harl3 Laur1 Pal Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6
Rom : 124 sit animus BAS Pal sit nobis N Chis animus sit FK Chis1 Harl3
Laur1 Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 : 132 esse sapiens BASN Chis Pal sapiens
esse FK Chis1 Harl3 Laur1 Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 Rom
30 Schmidt, Die Überlieferung cit., p. 282: «Seine sorgsame und im allgemeinen urteilssi-
chere Kombination der beiden so verschieden, aber in ihrer Art qualitätsvollen Versionen zei-
tigt ein Ergebnis, das seinen Voraussetzungen, vor allem den damals umlaufenden p-Codices,
bei weitem überlegen ist und einen Vergleich mit guten modernen Editionen aushält».
31 Ibid., pp. 282-283: «Konkret dürfte der Bearbeitungsprozeß so vorzustellen sein, daß
Ci pare del tutto legittimo immaginare che Poggio si sia dedicato ai due
trattati non con il medesimo interesse, concentrando la sua collazione con
V/p e l’attenzione ecdotica in generale piuttosto sul “politico” leg. e limitan-
do la presenza di uariae lectiones (Vat41c) nei margini del Luc.33:
11 essem recc Chis Chis1 Vat41c Vat6 Rom issem ω Harl3 Laur1 Ott Pal
7 Pal6 Reg Urb Vat41 recc : 21 nobis notitiae (cie) rerum ω Harl3 Pal6 Vat4c
Vat6 noticie nobis rerum Vat41 Laur1 Rom : 77 esset eiusmodi FM2 Chis1
Poggio F kopierte und dabei die zu kopierenden Partien laufend an einer | danebenliegenden
p-Handschrift kontrollierte».
32 Che già ibid., p. 283 aveva correttamente individuato: «Bei dem hohem Niveau des
Abschreibers nimmt es nicht wunder, daß eindeutig als Fehler qualifizierbare Abweichungen
überaus selten auftreten und dann meist korrigiert sind, wodurch die verbleibende Änderun-
gen als intentional zu gelten hätten».
33 Le Doppelfassungen individuate da Schmidt in abbondanza per leg. si riscontrano di
meno nel Luc., dove come detto è attiva piuttosto la seconda mano da attribuire a Pietro
Bembo. Cfr. anche ibid., pp. 284-286 per la cura di Poggio nel ripristinare i Dialogpartner di
leg. con interventi interlineari in inchiostro rossastro ben riconoscibile.
Reg Urb est eiusmodi BAV1SM1 Pal Vat41 est ut eiusmodi V2N Chis Harl3
Laur1 Pal6 Vat41c Vat6 Rom : non est VSN Harl3 Laur1 Pal6 Vat41c Vat6
non ut est B2A2FM Chis1 Pal Reg1 Urb Vat41 : 118 similes om. Chis1 Reg
Vat41 (add. mrg. Vat41c del. Vat42) : 119 et famam tuam N recc Chis Harl32
(mrg.) Pal6 Vat41c (u.l. mrg.) Vat6 et flammam tuam BA1S e flamma tuum
A2F2K Chis1 Harl31 Pal Reg Vat41 e flamma tuam F1 et famam tuam e
flamma tuum Laur1 et famam Ott eflammatum Urb [tav. II] : 133 utram ω
Chis Harl3 Laur1 Pal Pal6 Vat41c Vat6 133 urãm F Vat41 uestram Chis1
Reg Urb Rom : 145 contraxerat edd contexerat ASF Chis1 Harl31 Pal Reg
Urb Vat41 Rom constrinxerat N recc Chis Harl31c (mrg.) Laur1 Pal6 Vat41c
(mrg.) Vat6 ad extrinxerat Ott
/ nouembris (cfr. Pellegrin, Les manuscrits III, 2 cit., p. 835, con i ringraziamenti ad Anne-
Véronique Raynal per aver messo a disposizione la scheda di Vat6 prima della pubblicazione
del Catalogo nel 2010). In seguito il codice fu in possesso di M.A. Muret (1r nel margine alto:
Catal. msript. Bibioth. Mureti), da cui passò al Collegio dei Gesuiti a Roma. L’arrivo alla BAV
è realtivamente recente (1912), come dono di Pio X. Altra bibliografia in Schmidt, Die Überlie-
ferung cit., pp. 300-301; J. Fohlen, Colophons et souscriptions de copistes dans les manuscrits
classiques latins de la Bibliothèque Vaticaine, in Roma Magistra Mundi. Mélanges L. E. Boyle,
Louvain-la-Neuve 1998, p. 264.
38 Con l’unica svista 26 inuoluta fuerint (nr. 4.).
il nr. 14. l’indipendenza da Urb: Vat6 è quindi una delle numerose copie39
del codice di Poggio, anche se è più difficile precisare i suoi rapporti con
gli altri testimoni.
Schmidt per leg. ne fa un gemello di Ricc come apografi di un codice
oggi scomparso esemplato a sua volta su Harl3, copia diretta di Vat440. Il
quadro ci pare confermato dalle lezioni seguenti:
Lezioni comuni Harl3 Ricc Vat6 contro Vat4 — cfr. supra nr. 8; 45 uoluit
9 ω Laur1 Pal6 Vat4 uolunt Harl3 Ricc Vat6
Lezioni comuni (interpolazioni) Ricc Vat6 contro Harl3 — 2 potius illum
ω Harl3c illum post testimonio Harl31 illum potius recc Ricc Vat6 : 7 in
nostris recc Chis1 Reg Ricc Vat6 nostris ω Chis Harl3 Laur1 Ott Pal Pal6
Urb Vat4 Rom : 16 labefactare uult B2A2V Chis Chis1 Harl3 Laur1 Ott Pal
Reg Vat4 labefacta reuult A1F Urb immutare uult Ricc Vat6 labefactare uul
Pal6 : 18 id perceptum Chis Harl3 Pal6 Vat4 Rom id praeceptum Laur1
quicquam id perceptum Ricc Vat6
Errori singolari di Vat6 — 2 adiunxerat … Themistocles om. : 4 decorari in
Lucullo ω in Lucullo decorari : 7 summa cura studioque ω summo studio
curaque : eliciant et ω eliciant aliquid et : 109 inquit ipsum ω ipsum inquit :
111 quidem ω quippe : 118 princeps om.41
però legare altrettanto bene a qualche caratteristica formale di Vat4, dal quale deriva invece
la giustapposizione 119 et famam tuam e flamma tuum (cfr. supra nr. 7.).
46 Schmidt, Die Überlieferung cit., p. 297; 299 data Laur1 al 1420-1425 e Harl3 al secondo
Les manuscrits II, 2 cit., pp. 168-169; per il De finibus Pal6 è un descriptus che non trova spa-
zio nella disamina di Reynolds, The Transmission cit.
49 m.t. ciceronis . de . universi/tate . liber . explicit. / deo . laus. / si . io. ponatur . et
an . simul / assotietur . et . nes . addat/tur . qui scripsit . ita vocat’. / cognomen . vere
. de . velate . / dicitur . esse rubricato alla fine del f. 145v (146r-v sono vuoti). I medesimi
versi con poche varianti (han … adatur … vellate) sono ripetuti in inchiostro nero al fon-
do del f. 236v. Nella storia successiva del codice è nota l’appartenenza a Ulrich Fugger e il
passaggio ad Heidelberg, dove fu collazionato da Ianus Gruter, che l’usò nella sua edizione,
chiamandolo Palatinus tertius per Tusc., Pal. sextus (da cui la sigla da noi scelta) per le altre
opere. È probabilmente sua la mano che ha sottolineato tutti i loci critici con inchiostro nero,
aggiungendo in margine i numeri di capitolo e in alto il titolo corrente 4 Ac. o 4 Acad., senza
però apporre alcuna correzione, né marginale né interlineare.
50 Errores coniunctivi contro Harl3 Vat4 sono e.g. 3 uictoria (uictor a) : 77 esse id (esset id,
cfr. supra nr. 4.) : fixum esse (fixum fuisse) : 146 uersantur (uersaretur) : 147 sit om.
51 A quelli già segnalati supra ai nrr. 4. 6. 9. (5 ita om. : 16 labefactare uul : 76 mihi mime)
aggiungiamo e.g. 44 communione (ut uid..; coniungitur) : 144 uides (iubes) : 146 nec om.
52 Ad Christi laudem et beate Virginis Marie Ciceronis liber tertius de bonorum ac malorum
pia del dittongo ae e le assimilazioni costanti (e.g. appetitio). Un fenomeno notevole sono gli
spazi bianchi lasciati al posto delle parole greche. Nei margini sono presenti maniculae e
altri fregi decorativi per evidenziare passi considerati importanti, nonché delle note, per lo
più correzioni e aggiunte di una mano successiva, ma anche, verso la fine del testo (ff. 119r-
121v), note di concetto per indicare i vari tipi di divergenze delle teorie filosofiche esposte
nel trattato.
55 Schmidt, Die Überlieferung cit., p. 292; cfr. anche J. Geiss, Mittelalterliche Handschrif-
ten in Greifswalder Bibliotheken, Wiesbaden 2009, pp. 206, 216, 220. Dopo essere appartenuto
al vescovo dal 1415 al 1424, il codice entrò a far parte del patrimonio librario della Cattedrale
di Frauenburg, come si legge dall’ex-libris del sec. XVII al foglio 1, Liber Bibliothecae Varmien-
sis. La biblioteca passò quindi nel 1626 a Gustavo Adolfo di Svezia e poi, in parte, nella col-
lezione della regina Cristina nel 1648 (catalogato come nr. 468 nel catalogo di Montfaucon);
come è noto i libri della regina giunsero in BAV nel 1690 (Pellegrin, Les manuscrits II, 1
cit., pp. 233-235).
56 Il Codex Wittembachianus collazionato dal Moser e oggi scomparso, Napoli, Biblioteca
Nazionale, IV.G.47, e Paris, Bibliothèque nationale, Lat. 6361, nessuno dei quali contiene
però il Luc. (cfr. Schmidt, Die Überlieferung cit., pp. 287-296).
57 94 superbe ω superbis F2? Chis1 Pal Urb Vat6 Superbi Chis Reg Vat4 Rom.
58 Come già riscontrato e.g. per De finibus e Academici da Reynolds, The Transmission
ceroniani in Reg (cfr. supra nt. 53), alcuni dei quali estranei al Corpus Leidense e quindi per
forza indipendenti da F.
60 Cfr. supra le lezioni dei nrr. 5. e 6. (in particolare ai parr. 4. 5. 7. 11. 53. 71. 82. 98. 102)
nata à rebours con F. Molto più lineare pensare invece che Reg, privo del-
le innovazioni di Poggio, derivi direttamente da F. Significativa a questo
proposito è anche la presenza di lectiones singulares, principalmente sviste,
omissioni e dittografie:
10 est om. : 11 Tetrilius ω terribilius : 48 sunt probabilia quae falsa om. : 73
10 de Democrito om. : 129 a Platone a ω a Platone et a : 135 misericordiam ω
iracundiam : fortitudinis ω aegritudinis : 138 ad opinionem ad opinionem
compositiva in due tomi abbiamo deciso di mantenere per il nostro Chig. H.VII.221 la stessa
sigla Chis1 che Schmidt utilizza per il gemello H.VII.223.
64 Cfr.
supra nt. 56.
65 Cfr.
supra par. 3.2 e nt. 45.
66 Mentre spesso a spazio bianco di Reg corrisponde spazio bianco di Chis1 (e.g. 59 epo-
che id est F Chis Chis12 Pal6 Vat4 Vat6 Rom epochei idest BA spatium uacuum id est Chis11
Reg epothe idest Pal epodie idê Urb), altrove il copista di Chis1 sembra essere tornato — forse
in un secondo momento — a completare l’opera. E.g. 30 (Reg f. 111r col. 2 = Chis1 f. 146r)
agli spazi bianchi di Reg per εννοιας e per προλημψεις corrispondono in Chis1 le traslitte-
razioni, apparentemente della medesima mano, ma in uno spazio scrittorio ampliamente
maggiore del necessario. Poche righe sotto, Reg omette del tutto καταλημψιν, mentre Chis1
presenta una volenterosa imitazione del termine in alfabeto greco, evidentemente desunta da
altra fonte.
67 Tra cui è da notare solo 38 assentiretur Chis1 Reg (nr. 6.). Altre coincidenze quasi
esclusive, forse frutto di contaminazione, sono le seguenti: 7 in nostris recc Chis1 Reg Ricc
Vat6 nostris ω Chis Harl3 Laur1 Ott Pal Pal6 Urb Vat4 Rom (cfr. supra nr. 7.) : 47 nullae
sint ω nullae sunt recc Chis1 Reg : 61 omni ω Pal Urb omnibus V2N Harl3 Laur1 Ott Pal6
Vat4 Vat6 Rom om. Chis Chis1 Reg : 118 similes om. Chis1 Reg Vat41 (cfr. supra nr. 7).
68 Come
2 audiuerat Chis1 : 7 philosophiae disciplinam Chis1 : 72 nunc hic ω nunc recc
Pal nunc iste Chis1 : 81 Ne F Reg Urb nec Chis1, ma i casi sono ovviamente molti di più.
69 Si aggiungano a queste le lezioni riportate supra ai nrr. 4. 5. 6. per 10 labefacta, 53 uisa
errori di Reg in Chis1 da parte di un correttore (cfr. supra nr. 8.), un’operazione che pos-
siamo immaginare compiuta al termine della copiatura da Reg con il riscontro del secondo
manoscritto.
71 Le coincidenze numericamente più significative sono con Scor4 e con New Haven,
73 Hunt, A textual history cit., p. 136. L’iniziale istoriata nello stesso f., che può rappre-
sentare un busto di Cicerone barbuto con un libro in mano (Pellegrin, Les manuscrits II, 2
cit., p. 543), è l’opera di un collaboratore di Francesco di Antonio del Chierico — su cui cfr.
M. Peruzzi (a cura di), Ornatissimo Codice, La biblioteca di Federico di Montefeltro, Ginevra –
Milano 2008, pp. 53-67; 227-228 –, che organizzerà la parte figurativa della famosa Bibbia del
Duca (A. Garzelli, La Bibbia di Federico da Montefeltro. Un’officina libraria fiorentina 1476-
1478, Roma 1977, pp. 45-87). L’interessamento del Duca per le opere di Cicerone potrebbe
essere stato stimolato anche da Battista Sforza: «Il precoce acquisto di testi grammaticali
e retorici suggerisce, infatti, l’influenza di Battista Sforza e del suo maestro Martino Fileti-
co […] In un passo delle Iocundissimae Disputationes Battista domanda alla sua ancella di
portarle i Paradoxa Stoicorum che sta analizzando, e il codice che contiene l’opera (Urb. lat.
318), è stato confezionato a Firenze tra il 1460 e il 1470, negli anni che Battista ha trascorso
a Urbino» (Peruzzi, Ornatissimo Codice cit., p. 34).
74 A. C. de la Mare, Vespasiano da Bisticci e i copisti fiorentini di Federico, in Federico di
copia di Urb da F, nonostante il fatto che F, dal 1440 alla Biblioteca di San Marco, non fosse
disponibile per la copia, né per il prestito, ma solo per la lettura, chiama in causa l’influenza
di Federico da Montefeltro e di Vespasiano da Bisticci.
tato dei correttori78 e con errori comuni anche ad altri apografi, come di-
mostrato supra dalle lezioni del nr. 4. I nrr. 5. e 6., per contro, provano la
distanza da Chis Vat4 Vat6, l’assenza di contaminazione con V e, come
per Reg, la maggiore fedeltà a F, frutto evidente di un processo di copia
più umile e meno “ecdotico” di quello di Poggio con Vat4.
Riportiamo qui come ulteriore riprova alcune coincidenze esclusive o
quasi con F, che si aggiungono alle già citate 16 labefactare uult (nr. 9.) e
146 quaque (nr. 12):
43 tutentur ω F2 utentur F1 tuentur F3 Urb : 74 possit ω possint F2 Urb :
14 81 neque ω Ne F Reg Urb : 128 paulum ω paulo F2 Urb : 131 Aristoteles ω
Aristotelis F Urb : 148 possit ω posset F Reg1 Urb
78 Si vedano infatti 32 Quasi F1 Urb nesciatur quasi F2 Chis Chis12 Pal Pal6 Vat4 Vat6
Rom noscatur quasi Chis11 Reg : 81 possent F1 Urb (possunt) : 125 ut et quod mouebitur Vat4
Rom et quod mouebitur BAS Chis1 Reg Urb ut quod mouebitur NF2K Chis Pal recc ## et
quod mouebitur F1 : 135 ecferri B?AF? nec ferri N Chis hecferri F1 h(aec) efferri recc Chis1 Pal
Reg Urb efferri Harl3 Pal6 Vat4 Vat6 : 141 fuisse fixum F1 Urb (fixum fuisse F2).
79 54 potueras ω poteras S Urb : 57 ulli ω ullo Reg illi recc Urb Vat41 : 76 colore ω colere
B1A1 Urb : 91 At ea ω antea K Urb : 100 qui ω quid A1V1 Urb : 115 nolumus ω uolumus B1A1
recc Urb : 123 uobis ω uos N recc Chis Urb.
80 Il copista, un certo Rodolfo, indica la data in due casi, entrambi piuttosto curiosi. Nel
primo, al f. 127, oltre all’indicazione cronologica si legge un giudizio di demerito sul proprio
lavoro: Finis quinti et ultimi libri Tusculanarum questionum Marci Tulli Ciceronis ego Rodul-
fus finivi Male. A tal proposito, Fohlen, Colophons cit., p. 252, ha notato come sia piuttosto
raro che un copista nel colophon svaluti la sua opera. La data viene nuovamente registrata al
f. 212r, al termine del Luc.: Ego rodulfus scripsi hunc librum tp—. pp. / Pij. .A°. D’. M° CC°CC
Lxiij & die dominico xii / octobr. hora fere VI noctis hortensius, ma già Pellegrin, Les manuscrits
I cit., p. 307 nt. 1, aveva segnalato che il 12 ottobre 1463 cadde di mercoledì e non di domeni-
ca (cfr. Fohlen, Colophons cit., p. 255 per un dettagliato elenco dei formati con cui i copisti
indicavano l’ora della copia).
81 Tusculanae Disputationes (ff. 1-127v); Academici (ff. 128r-139v); Somnium Scipionis (ff.
140r-145v); Timaeus (ff. 157-168r); Luc. (168v-212r, con titolo Thimeus poi barrato e Horten-
sius); Q. Cic. Commentariolum petitionis (ff. 212v-223v).
82 Hunt, A textual history cit., p. 205.
83 Cfr. supra nt. 51.
84 Il fatto che nella firma apposta sul f. IV si legga A. Patritii Episcopi Pientini dimostra
che il codice era in suo possesso almeno dal 1484 (cfr. supra nt. 61). Poco prima della morte,
avvenuta nel 1495, Patrizi donò gran parte della sua biblioteca all’amico e patrono Francesco
Todeschini Piccolomini, futuro Papa Pio III (il cui brevissimo pontificato durò dal 22 settem-
bre al 18 ottobre 1503): egli, volendo istituire un’imponente biblioteca a Siena, spostò nella
città toscana molta della sua collezione, con ogni probabilità Chis incluso. Il codice giunse
a Roma dopo più di un secolo, quando Fabio Chigi acquistò circa duecento dei manoscritti
senesi (cfr. anche supra nt. 61).
85 Il f. 1 è invece miniato con l’effigie di un uomo calvo e barbuto.
86 E.g. 6 illigor a margine di inligari : 109 Pingue: de re ingenii.
87 E.g. 47 internoscatur : 86 modi : 98 quas didici. Numerose anche le lacune più ampie, di
cinque o più parole, a volte evidenti sauts du même au même, e.g. 28 unum tamen illud dicere
percipi posse consentaneum esse om. (cfr. infra par. 5.1.) : 79-80 Epicurus si … Timagoras
Epicureus om. : 126 quidem videantur … exaedificatum om.
105 uester ω uidetur S Chis Ott Pal Scor4 : 124 si simplex ω et si unus et
16 simplex N Chis Ott Scor4 : 131 uoluerunt ω bonorum uoluerunt Chis Ott
Scor4 : 140 alteram B1A1SN Chis Ott Scor4 Alterum B2A2F Chis1 Harl3
Pal Pal6 Urb Vat4 Vat6 Rom : 141 adquiescis/acqu- B2A2F Chis1 Harl3
Laur1 Pal Pal6 Reg Urb Vat4 Vat6 Rom asciscis/ascisis N Chis Ott Scor4
88 Si notino infatti le omissioni (45 fecit : 80 inportune) e le inversioni (98 sumpta sunt :
partenza di Vat4 per Venezia (cfr. supra nt. 26) negli anni 1475-76, quindi ben dopo l’allesti-
mento di Chis.
90 Ricordiamo che V è mutilo dal par. 104 in avanti, per cui si deve ricorrere in sostitu-
zione a SN.
91 Filigrane ai ff. I-47 e 72-107, cfr. Pellegrin, Les manuscrits I cit., p. 178.
92 La data è riportata sul f. 215r.
93 Luc. 206v-225v, scrittura umanistica corsiva, senza note marginali o glosse; i ff. 1-253
furono vergati da Bernhardus Grosschedel di Remingen.
94 Rispettivamente B ed E, cfr. supra nt. 14.
95 Per Cicerone filosofo off. fin. inv. nat. div. fat. Tim. Luc. (167v-183v) sen. par. Tusc.;
elenco dettagliato in Pellegrin, Les manuscrits I cit., pp. 178-180.
96 Reynolds, The Transmission cit., p. 7.
97 Cfr. M. D. Reeve, Some applications of Pasquali’s “criterio geografico” to 15th century
Latin Manuscripts, in G. Cavallo (ed.), Le strade del testo, Bari 1987, pp. 3-12, in particolare
p. 6.
98 Pellegrin, Les manuscrits classiques cit., p. 181, sulla base del fatto che le filigrane
sarebbero italiane. Convincente critica in Reeve, Some applications cit., p. 5.
99 Sul f. 1 in basso vi è uno stemma che, sfortunatamente, non è stato identificato.
100 Si veda, in merito, Hunt, A textual history cit., pp. 107-109. Già C. Halm, Zur Hand-
schriftenkunde der Ciceronischen Schriften. Programm des Maximilians-Gymnasiums, Mün-
chen 1850, pp. 2-3, aveva notato le strette affinità testuali, nonostante, peraltro, il contenuto
e l’ordine delle opere non coincidano.
prattutto quando si discosta da F. Ciò detto, sulla base del nr. 4. ci pare
altrettanto difficile mettere in questione il rapporto con F, rapporto che
giunge talvolta al mantenimento di varianti cadute in quasi tutti gli altri
testimoni della classe (e.g. 53 uisa BAV1SF Pal Reg). Tuttavia, a parte i fre-
quenti errori singolari101, vanno in direzione opposta le palesi concordanze
con la tradizione di V, come 26 et : 45 profecit : 77 id esset : 102 ea : 124 sit
animus : 132 esse sapiens Chis102.
In conclusione, Pal appare un discendente di F senza legami con Vat4,
ma sistematicamente contaminato con la tradizione di V. Tale stato di cose
è complicato da luogo e data di copiatura, perché tutto il resto della discen-
denza di F, come sappiamo, si produce proprio in quegli anni tra Costanza
e l’Italia centrale. Se la presenza al di là delle Alpi di non meglio identifi-
cabili discendenti di V come artefici della contaminazione non pone alcun
problema, il rapporto con F può essersi prodotto in due modi diversi: o
durante i secoli di permanenza a Strasburgo F diede luogo a un’attività di
copiatura, la cui eco sarebbe appunto Pal, oppure uno sconosciuto apogra-
fo di F partì per la Germania (da Costanza?) dopo la riscoperta da parte di
Poggio. Non abbiamo, al momento, considerazioni dirimenti in un senso
o nell’altro: a favore della seconda ipotesi sta il caso di Reg, vergato come
sappiamo per Giovanni III Abeczier, vescovo di Frauenburg103; a favore
della prima sta invece la pervasività della contaminazione con V, che lascia
piuttosto immaginare un lento processo di collazione in più fasi.
5. La discendenza di V
5.1. Ott. lat. 1478 Ott
Ott, cartaceo e risalente al sec. XV, è composto di 103 ff. e presenta il
Luc. (1v-50v), Catil. seguito dal gruppo Sall. Cic. Ps.Cic. Sall. e infine Cic.
red.sen., con la pseudoepigrafa Quinta Catilinaria e la Responsio Catilinae,
un ordine che riprende in piccolo quello di Troyes, Bibliothèque Munici-
pale, 552 (sec. XIV). Vergato in una corsiva umanistica molto difficile da
decifrare e ricca di abbreviazioni, con un cambio sicuro di mano al f. 49r,
homines | nonne (par. 143), fu posseduto dal cardinale Bernardino Maffei
101 E.g. parr. 16. 17. 101. 110 sempre del nr. 4. supra, cui aggiungiamo le frequenti ripe-
tizioni, e.g. 11 dictum a catulo : 48 nihil : 120 quod tibi est : 122 intrare possit, che aiutano a
distinguere Pal dal gemello di Erlangen.
102 Difficile da giudicare e forse casuale la lezione congiuntiva 66 iudico ω iudicem VS
caso parallelo: si può immaginare che nel contesto del Concilio di Costanza non mancassero
prelati e umanisti di origine tedesca interessati a una copia della nuova scoperta di Poggio.
104 Cfr. Pellegrin, Les manuscrits I cit., pp. 585-586: il manoscritto risulta pochissimo
studiato, al punto da non essere registrato per Quinta Catilinaria e Responsio nell’elenco di
M. De Marco, La doppia redazione della Quinta Catilinaria e della Responsio Catilinae, in Ci-
ceroniana 2 (1960), pp. 125-145. Michael Reeve, cui si deve quest’ultima osservazione, precisa
anche (per litteras a E. Malaspina, 24 VIII 2013) che il testo della red. sen. non ha legami con il
codice di Troyes, ma appartiene a un gruppo norditaliano che termina con malum gemeretis
nihil (par. 12).
105 E.g. 17r 19v 41r 45v: le note riguardano la segnalazione di nomi propri e la traslittera-
zione di termini in greco soprattutto nelle prime pagine del Luc.; in seguito si notano corre-
zioni (spesso errate) e l’integrazione di lacune ai parr. 46. 68. 109. 128.
106 L’ordine corretto dei fascicoli del Luc. dovrebbe essere ff. 1-10; 11+14-22; 23-30+13
(parr. 82-85); 12 (parr. 85-88)+31-39; 40-49; 50 (parole-guida alla fine dei ff. 10v, 13v, 22v,
39v, 49v). Il f. 11v termina con decretum sentitis (par. 29); il f. 12r comincia con a internosci
non possit (85) e il f. 12v termina con ea uera quae essent (88); il f. 13r inizia con de uiginti (82)
e il f. 13v chiude con nihil differat (85, con an internosci come parola-guida per il fascicolo
successivo); il f. 14r comincia con enim me iam hoc (29); il f. 30v termina con amplius duo (82)
e infine il f. 31r comincia con sibi uisa in (88).
sono attestate le ultime tre107. Con altri sette esemplari108 Ott si colloca al
fondo di questa derivazione, aggiungendo la lacuna di Sed … percipi. È
implicito in tutto ciò che Ott, anche a prescindere dagli errori singolari e
dalla contaminazione, presenta un testo di nessuna utilità ecdotica.
discendenti: un nuovo gruppo di manoscritti nella tradizione del Lucullus ciceroniano. Tesi di
laurea magistrale, Università di Torino, A.A. 2011-2012, cui va il merito di aver individuato
proprio Scor4 come antigrafo comune.
108 Glasgow, University Library, Hunterian Museum T.2.14 (56), sec. XIV-XV; London,
British Library, Harley 6327, sec. XV; München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 15958, sec.
XV; Napoli, Biblioteca Nazionale, ex Vienna Lat. 57, sec. XV; Padova, Biblioteca del Semina-
rio Vescovile, 24, sec. XV; Paris, Bibliothèque nationale, Lat. 6375, sec. XIV; Parma, Bibliote-
ca Palatina, Parmense, 1987, sec. XV. Su questo gruppo e sulla tradizione di V in generale si
veda da ultimo Malaspina, La tradizione manoscritta cit.
109 Testimoniata dalle note di possesso o dalle subscriptiones di dom Anselme Le Michel
(1v) e Lucas Fumée, canonico di Tours nel sec. XVI (108v). In seguito il codice arrivò alla re-
gina di Svezia dopo essere passato da Paul e Alexandre Petau (cfr. Pellegrin, Les manuscrits
II, 1 cit., pp. 68-71).
110 Composto a Orléans e alla base della Biblionomia di Richard de Fournival secondo R.
H. Rouse – M. A. Rouse, The “Florilegium Angelicum”, its origin, content and influence, in J.
J. G. Alexander – M. T. Gibson (edd.), Medieval Learning and Literature, Essays R. W. Hunt,
Oxford 1976, pp. 79; 86-87. Gli archetipi della tradizione del Florilegium sono Roma, Biblio-
teca Angelica, 1895 (A), e Città del Vaticano, BAV, Pal. lat. 957 (P), mentre Reg1 è siglato v
(cfr. ibid., p. 112).
111 Bensì molte orazioni (Ps.-Cic. Pridie quam in exilium iret; Cic. red.sen. red.pop. dom.
Sest. Vat. prov.cons. har.resp. Balb. Cael.), Tusc. I-IV e Verr. II, 4-5 (cfr. ibid., pp. 96-97). Il
Luc. è riportato ai ff. 40v-41r di Reg1, mentre le opere ciceroniane occupano i ff. 31r-42v.
Numerosi gli altri autori del Florilegium, tra cui Valerio Massimo, Sallustio, Seneca, Publilio
Siro, Seneca Padre, Terenzio, Quintiliano, Plinio il Giovane e autori patristici e medievali
(cfr. Schmidt, Die Überlieferung cit., pp. 185-186, Rouse-Rouse, The “Florilegium Angelicum”
cit., p. 112).
112 Ibid., p. 89. Ci sono solamente tre correzioni nel Luc., due delle quali verosimilmente
di prima mano (parr. 56 e 127: espunzione di una lettera e riscrittura su rasura di un quam),
Gli estratti del Luc., riportati seguendo l’ordine dei paragrafi, sono i
seguenti:
26 Quaestio autem … inuentio : ratio … adducit : 27 philosophia … debet :
18 29 duo esse … honorum : 30 Mens enim … mouetur : 34 Proprium … non
potest : 44 concludi … possint esse : 56 dilucide … proprietate esse : 127
animorum … naturae : indagatio … oblectationem
Gli estratti dei parr. 26. 27. 29. 30. 34. 127. coincidono con K, anche se
la scelta è più ridotta; quelli dei parr. 44. 56., invece, non si trovano in K.
L’unica lezione congiuntiva in errore a disposizione punta verso la di-
pendenza di Reg1 dal ramo di V e in particolare dalla già citata famiglia
di Scor4:
19 26 adducit post ad id recc Ott Reg1 (aducit) Scor4
6. Conclusioni
La BAV possiede undici manoscritti contenenti il Luc.: di questi, nove
(di cui uno solo parzialmente) appartengono alla famiglia di F, di per sé
meno numerosa, ma più legata alla riscoperta umanistica dei classici, che
ha lasciato traccia forte di sé proprio tra Roma e Firenze. Di un codice
(Chis1, nr. 13) sono state individuate alcune lezioni degne di comparire
in apparato, mentre per tutti gli altri il lavoro di collocazione stemmatica
ha ricadute solo sulla storia della tradizione manoscritta e non sulla con-
stitutio textus.
In questo ambito, poco abbiamo potuto aggiungere alle conoscenze su
K, mentre per i discendenti umanistici di F pensiamo di essere andati al
di là di quanto sinora noto grazie alle meritorie indagini di P. L. Schmidt:
confermata l’importanza di Vat4 come snodo della successiva attività di
copia, abbiamo individuato tra i suoi apografi indiretti Pal6 insieme con il
già noto Vat6, mentre ci pare dimostrata l’indipendenza da Vat4 di Reg e
di Chis1, oltre che di Urb; Chis e Pal, infine, tradiscono una più marcata
presenza della famiglia V come fonte aggiuntiva. Non sempre la collocazio-
ne stemmatica valida per leg. ha trovato conferma nel Luc. e in particolare
per Reg Chis1 Chis Pal il risultato ci pare inedito, ancorché, come sempre,
passibile di ulteriori sviluppi.
Vat4 Reg
Harl3 Chis1
? Pal6
Tav. I – Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. lat. 1762 (K), f. 5r: l’inizio degli excerpta del Luc.
nel florilegio di Hadoardus.
Tav. II – Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 3245 (Vat4), f. 27v, l. 7: esempio di uaria
lectio marginale di Poggio (Luc. 119: et famam tuam è correzione che rimonta agli apo-
grafi di V).
Tav. III – Biblioteca Apostolica Vaticana, Chig. H.VII.221 (Chis1), f. 161r, l. 8 dal fondo: la
lezione Vide sinora ritenuta una congettura di Manuzio per il Video di tutta la tradizione
(Luc. 96).
Tav. IV – Biblioteca Apostolica Vaticana, Ott. lat. 1478 (Ott), ff. 13v-14r: turbamento dell’or-
dine dei ff. del Luc., con il f. 13v che chiude con nihil differat (Luc. 85), segnalando an
internosci come parola-guida per il fascicolo successivo, ma il f. 14r comincia con enim
me iam hoc (Luc. 29).