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APOSTOLICAE VATICANAE
XIX
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MISCELLANEA BIBLIOTHECAE
APOSTOLICAE VATICANAE
XIX
C I T T À D E L VAT I C A N O
B I B L I O T E C A A P O S T O L I C A V AT I C A N A
2012
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Giancarlo Alteri
Marco Buonocore (Segretario)
Timothy Janz
Antonio Manfredi
Claudia Montuschi
Cesare Pasini
Ambrogio M. Piazzoni (Presidente)
Delio V. Proverbio
Adalbert Roth
Paolo Vian
Sever J. Voicu
ISBN 978-88-210-0899-3
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Martino, Montesilvano (PE) 1983; Fara San Martino e la sua Maiella, S. Silvestro (PE) 1984;
Farantíca. Profilo storico, documentazione e foto antiche di Fara San Martino, Lanciano (CH)
2004; Fara San Martino racconta dal 1943 in poi. Profilo storico. Immagini. Testimonianze,
Fara S. Martino (CH) 2011.
2 Si veda quello degli Armadi 10-15 dell’Archivio del Capitolo di S. Pietro (Sala Cons. Mss.,
407-410 rosso) ai ff. 111r-164v del primo volume [n. 407] (inventario dattiloscritto curato da
Pio Pecchiai negli anni 1945-1948, rivisto ed ampliato da Luigi Fiorani nel 1987; vd. infra alla
nota successiva); questa parte è stata parzialmente trascritta, per quel che attiene a Fara S.
Martino, da G. MORELLI, L’Abruzzo nei manoscritti della Biblioteca Apostolica Vaticana, L’A-
quila 1999 (Deputazione Abruzzese di Storia Patria. Documenti, 14), pp. 229-282 nn. 928-1171.
Alcuni di questi documenti sembra che siano stati consultati da don Guglielmo Salvi (1883-
1971), cugino dell’abate di Subiaco don Lorenzo Salvi, che spese gran parte della propria ri-
cerca nel recupero delle fonti su Fara S. Martino, in parte pubblicata (Documentazioni per la
storia di Fara S. Martino) tra gli anni 1960-1970 in numerose brevi note apparse nel bollettino
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 7-187.
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trimoniali delle abbazie amministrate dal Capitolo quale ‘barone et signore’ (1226-sec. XIX).
Si riferiscono a istituzioni ecclesiastiche del Viterbese (S. Martino al Cimino), dell’Abruzzo
(S. Martino e S. Salvatore della Maiella), della Romagna (S. Ruffillo in Forlimpopoli), del
Cilento (abbazia di S. Pietro dei Cosati [Licusati], del Bosco e di S. Nazario), e di altre locali-
tà” [così L. FIORANI, in Guida ai fondi manoscritti, numismatici, a stampa della Biblioteca
Vaticana, a cura di F. D’AIUTO – P. VIAN, I, Città del Vaticano 2011 (Studi e testi, 466), p. 674].
D’ora in avanti il fondo sarà abbreviato ACSP. La trascrizione dei documenti rispetta fedel-
mente (tranne lievissimi accorgimenti) il testo originale. Nel complesso la serie è ben conser-
vata, fatta eccezione per alcune unità (ad esempio ACSP, Abbazie 344 e 402) in cui si sono
notate ossidazione diffusa, macchie di umidità, rari camminamenti di tarli nonché gore d’ac-
qua sulle legature. Devo constatare che questa serie Abbazie non ha troppo incuriosito chi è
interessato alla storia soprattutto dei secoli XVI-XVIII [del tutto occasionale, ad esempio, fu
l’uso che fece di ACSP, Abbazie 219-224, 224-231, 233-237, A. TURCHINI, Forlimpopoli alla
metà del ‘700 nella visita di Garampi, in Studi Romagnoli, 25 (1974), pp. 53-62]: spero ora,
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grazie anche ai lavori di Giorgio Morelli e di Alexis Gauvain, che gli studiosi potranno soffer-
marsi con maggiore attenzione e curiosità su questa ricca documentazione.
4 Più volte nei documenti viene infatti sottolineata questa particolare posizione; in ACSP
Abbazie 383, ff. 44r-49v, abbiamo la lettera del 26 luglio 1626 di Liberatore Tavani, l’allora
erario e vicario di Fara S. Martino, trasmessa al Capitolo di S. Pietro, nella quale così è scrit-
to: “La Terra della Fara di S. Martino è posta nella Prouincia d’Abruzzo citra flumen pisca-
riae, et proprie all’appendici della Montagna di Maiella, interponendosi fra essi un fiume
corrente di grandissima consideratione detto il fiume Verde d’acqua perfettissima, della qua-
le si serue il Popolo ad ogni suo bisogno per la uicinità d’esso; l’aria di detto loco è salutifera
non essendoci acqua morta, né paludosa per il ueloce corso di detto fiume”. In ACSP, Abbazie
394, così descrive a f. 537r Giuseppe Zaini del Capitolo di S. Pietro nella sua visita dei giorni
10-12 dicembre 1706: “La fara Terra posta nell’Abruzzo 14. miglia distante dal Mare Adriati-
co, situata in un fondo, circondata d’altissimi et asprissimi monti colmi di boschi, ricouero
d’orsi, che altro non ui ha di buono e di uago, che lo scherzo naturale di sorgenti, e copiosis-
sime acque à piè di un monte, che ragirandosi per diuerse uie con diletteuole corso, unite
formano un copioso fiume. Fà detta Terra 800 e più Anime e ui sono da noue Chiese ora trà
piccole e grandi sufficientemente prouedute de sagri suppellettili”.
5 I beni burgensatici — e i demani feudali — erano trasmessi attraverso l’istituto del mag-
tessili, vd. C. FELICE, Ascesa e declino di un distretto manifatturiero: Palena e il circondario del-
l’Aventino-Verde (Abruzzo) in età moderna e contemporanea, Napoli 2005; ID., Avversità am-
bientali e intraprendenza economica: le manifatture dell’Aventino-Verde, in Settecento abruzze-
se: eventi sismici, mutamenti economico-sociali e ricerca storiografica. Atti del Convegno
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del tessuto della lana, fondamentale è P. MALANIMA, I piedi di legno. Una macchina alle origini
dell’industria medievale, Milano 1988; vd. ora anche M. R. BERARDI, Gli statuti di tintori di
panni e lane in Aquila, in Bullettino della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, 97-98 (2007-
2008) [2009], pp. 107-156; P. ORSINI, Gli opifici idraulici nella valle dell’Alto Gizio. Indagine
storico-archivistica, ibid., pp. 388-397; ID., Energia e potere dell’acqua. Storia degli opifici idrau-
lici nella valle dell’Alto Gizio, Pescara 2009 (Associazione culturale Pietro De Stephanis), pp.
42-46 e passim.
8 Il Capitolo cercava sempre di promuovere ed incrementare questa attività redditizia e
rinomata in tutta la regione, incoraggiando ogni tipo di miglioramento degli opifici; vd., ad
esempio, la lettera indirizzata il 3 agosto 1726 all’allora vicario generale Melchiorre Delfico
in ACSP, Abbazie 328, f. 671r, od anche il documento del 1724 qui di séguito nel testo trascrit-
to, dove si fa riferimento a “panni alti all’uso d’Arpino ultimamente introdotto”.
9 Leggendo questa documentazione si constata quanto queste attività costituissero una
rendita ma come talvolta fossero motivo di contrasti tra la popolazione, i loro gestori e Roma.
Ad esempio vd. ACSP, Pergamene, caps. 71, fasc. 21 n. 1: “Concordia inter Reuerendissimum
Capitulum S. Petri et Universitatem Terrae fare S. Martini super tintoriam 1624. 20 Augusti”;
ACSP, Abbazie 130, f. 7v: relazione di Sebastiano di Cecco “per l’affitto del forno dell’anno
1637 in tutto 1638 principiato alli 3 di Giugno 1637”; ACSP, Abbazie 394: “Obligo a Gioseppe
e Domenico Sciarra per l’affitto del forno” per gli anni 1700-1701 (ff. 334r-335v), “Obligo a
Angelo Tauano per l’affitto del Molino” per gli anni 1700-1701 (ff. 336r-337v), “Obligo a Leo-
nardo di Sciullo per l’affitto della Tintoria” per gli anni 1700-1701 (ff. 338r-339v). Sulla cor-
retta conduzione di questi opifici su cui non sempre era facile intervenire si veda, ad esempio,
la lite sorta nel 1724 registrata ai ff. 819r-824v di ACSP, Abbazie 294; in ACSP, Abbazie 297, ff.
47r-51v, del mese di ottobre 1738, si fa riferimento alla “Risposta alli setti capi indirizzati
all’Illustrissimo Monsignor Albini [i.e. il canonico del Capitolo di S. Pietro Niccolò Saverio
Albini; 1678-1740] dall’Avvocato dell’Illustrissimo Capitolo da Napoli per la causa della Tin-
toria fatta contro li Cipolloni” [causa intentata contro Giovanni Battista/Giovambattista Ci-
pollone e famiglia per aver aperto una tintoria a Taranta Peligna “a dispetto dell’Illustrissimo
Capitolo” (vd. anche ibid., ff. 68r-73r)]; in ACSP, Abbazie 301, ff. 161r-164v, abbiamo la lette-
ra dell’erario Giovanni Antonio Aruffo datata 26 gennaio 1746 sulla “licenza di poter a suo
arbitrio tingere li panni” con risposta, negativa, del vicario Alvaro Delfico: “[f. 162r]… e per-
ché il supplicante ritrouasi nell’esercitio d’erario dell’Illustrissimo Capitolo in detta Terra, li
uien uietato d’affacciarsi, e subentrare negl’affitti delle Tintorie di esso Illustrissimo Capitolo,
anche sul motiuo di procurarne l’auanzo, e riceuere le offerte più uantaggiose, sincome sem-
pre ha fatto, e maggiormente farebbe se offerir potesse nelle accentioni delle candele. Et es-
sendo di prossimo à farsi il nuouo affitto delle dette tintorie cascarebbe quello ad’altri, li
quali attendono à fare buoni colori nelli proprij loro panni, e poco si curano di quelli degl’al-
tri, e particolarmente per quelli del supplicante, mercè che uengono di malissimi colori, e non
anno quel smalto, che anno quelli delli proprij affittatori, anzi più delle uolte ricusano di se-
ruire; il Supplicante ricorre perciò a’ piedi di Vostra Signoria Illustrissima, e la supplica uo-
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lersi degnare ordinare, che in tempo del nuouo affitto si dij ad esso supplicante, il solo com-
modo di poter tingere, e suppressare li panni proprij / [f. 162v] offerendosi di ponerui de
proprio tutte le robbe necessarie per le Tenture, secondo j colori che li bisognano, et per
questo corrispondere per ogni pezzo, o à detto Illustrissimo Capitolo o à gl’affittatori succes-
sori carlini due, e così si animarebbe il supplicante a crescere di uantaggio il suo negotio, et
esso Illustrissimo Capitolo in futurum potrebbe augumentare negl’affitti di dette Tintorie,
Purghiera e Valchiera, per la quantità de Panni, che il supplicante uerrebbe a fare …”.
10 Così si legge, ad esempio, in una lettera del vicario generale Leonardo Madonna tra-
smessa in data 11 dicembre 1763 a Benedetto Ancajani camerlengo del Capitolo di San Pietro
(ACSP, Abbazie 309, f. 740rv): “[f. 740r] Dandomisi l’occasione per costà, per dove s’incammi-
na Ubaldo di Rocco, presento ad Vostra Illustrissima una scattola di spinaroli secchi, e sei
scattole di confetti [il 3 gennaio del 1761 aveva inviato già “sei scattole di confetti ed una
scattola di prugnoli secchi”: ACSP, Abbazie 308, f. 513r], che si compiacerà benignamente
gradire per tributo del mio ossequio, che le rinnovo nell’imminente ricorrenza del Santo Na-
tale, con presagire ad Vostra Illustrissima la pienezza di quelli prosperi eventi, dovuti all’alto
suo merito. In queste parti sin dal fine del passato Novembre cadde grossa neve, per cui è
stato impedito il traffico per più giorni, ma le miserie de’ Popoli sono cresciute à dismisura,
di modo che mi veggo del continuo soprafatto da Poverelli, che chieggono limosine, motivo
per cui sono ad implorare il suo assenso, se posso far distribuire qualche cosa più del solito,
attenta la precisa necessità … / [f. 740v] La raccolta dell’oglio è anche sterilissima in maniera
che dell’olive dell’Illustrissimo Capitolo appena si ritrarranno una trentina di carrafe di oglio,
onde può Vostra Illustrissima comprendere quali, e quante siano le strettezze” (nella risposta
del Capitolo, a f. 630v: “Giacché vi sono costì cresciute le miserie si lascia al di lei arbitrio
soccorrere con maggiori limosine codesta povertà”).
11 Cfr. ACSP, Censuali 15, f. 137v.
12 Notizie genealogiche e biografiche sulla famiglia Valignani si possono reperire, ma con
la dovuta cautela, in I. NARDI, Genealogia della famiglia Valignani, Roma [1680]; ora anche,
con altra letteratura, L. CUOMO, Pennadomo: scenario di pietra, Ascoli Piceno 2011, pp. 98-102
13 Vd. anche ACSP, Abbazie 330, 331-334, 394-395 (cfr. anche l’indice dei nomi alla fine
del contributo), che contengono le scritture relative alla controversia dei secoli successivi.
Altri documenti in originale o in copia si possono recuperare nella serie Pergamene; ad esem-
pio vd. ACSP, Pergamene, caps. 69, fasc. 21: “Instrumento di sublocatione fatta delle beni di
san Martino della fara tra felice Orsino et Scipione Valignano. 1545” (29 ottobre 1545); “Co-
pia publica quorundam Capitulorum super sublocatione fructuum Abbatiae S. Martini inter
Uniuersitatem Castri farae et Dominum Scipione de Valignano anno 1548” (13 marzo 1548);
“Instrumentum prucurae factum ab uniuersitate Farae in personas Sigismundi Francisci
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Sybillae et Francisci Spinae contra Ioannem battistam Valignanum. 1536”; ACSP, Pergamene,
caps. 70, fasc. 235: “Articuli contra Valignanos circa exhibitione criminalis Iurisdictionis”
(ff. 9r-10v); fasc. 236: “Articoli dati da parte del Capitolo di S. Pietro contro li Valignani”;
fasc. 237: “Joannae Reginae [i.e. Giovanna di Aragona e Castiglia; 1479-1555] et Caroli eius
filij Copia Preuilegiorum ad fauorem familiae Valignanorum super confirmatione Castri
S. Martini, et aliorum Castrorum”, 6 settembre 1547; “Copia sublocationis fructuum Abba-
tiae S. Martini ad XXV annos factae ab Universitate fauore Scipionis de Valignano”, 8 marzo
1548; “Informatione di un Insulto et assalto con armi fatto dal Valignano [i.e. Giovanni Felice
Valignani] contro il Vannuzzo [i.e. Giovanni Battista Vannucci]”, 22 agosto 1579; fasc. 238,
n. 13: “Super Iurisdictione Criminali contra Valignanos” (copia).
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quale stà affittato a Bernardino e Fratelli di Sciullo per tommola n° 170 per un’an-
no, così resta tale ad estinto di candela, come più offerente, ed ultimo licitatore. Da
fertile in fertile sono ducati 170. / [f. 449v]
Possiede due Valchiere con il Ius prohibendi da ualcar panni, da quali se ne
esigge un carlino a pezza di panno Tarantola, e de panni alti all’uso d’Arpino ulti-
mamente introdotto, si esigge maggior somma secondo le conuentioni fra l’Erario,
e li Padroni de panni; non si tiene hora in affitto, ma corre a conto proprio per
maggior comodo ed utile della Camera Baronale. Fruttando ogn’anno ducati 200
in circa. Ducati 200.
Possiede l’Erbe della Montagna della Fara S. Martino, quali ogn’anno si af-
fittano ad estinto di candela e si liberano al più offerente. Stanno presentemente
affittate a Pietro Paolo Ricciardi di Campo di Gioue per ducati 125 così restategli
nella subasta. Ducati 125. / [f. 450r]
Possiede sopra l’Uniuersità di Peschio Asseroli [i.e. Pescasseroli] annui ducati
144,43 di fiscali per le Messe si celebrano nella Chiesa di S. Pietro di Roma per
legato fattogli da’ Serenissimi Re di Napoli. Stanno di già in corrente l’esationi
presenti. Si deuono riconoscere se sono stati intieramente pagati per il passato,
especialmente dall’anno 1702 sino al presente. Ducati 144,43.
Possiede il Forno da cocere il pane sito a piede la Piazza di detta Terra della
Fara. Quale ogn’anno si dà in affitto al più offerente. Presentemente lo tiene in
affitto Bernardino di Giorgio di detta Terra. Ne corrisponde ducati 18 per un’anno.
Ducati 18.
Possiede in piè della Piazza attaccato al Palazzo Abbadiale / [f. 450v] una Canti-
na, quale ogn’anno si loca al più offerente. La tiene in affitto Domenico d’Amico e
ne corrisponde ducati 1,10 così restatoli ad estinto di candele. Ducati 1,10.
Possiede parimenti a piè della Piazza una stanza attaccata alla casa di Leonardo
di Sciullo. L’istessa che fu leuata ‘Iuris ordine seruato’ al detto Sciullo per debito
della Tintoria dell’Illustrissimo Capitolo, si loca ogn’anno al medesimo per ducati
1. Ducati 1.
Possiede uicino li Casaleni di S. Pinto una Baracca, quale fu fatta per habita-
tione del quondam don Tarquinio Arminante agente nell’anno del teramoto14; la
tiene in enfiteusi mastro Domenico Ciuitarese, ne corisponde ogn’anno carlini 8
ogn’anno di canone. Carlini 80. / [f. 451r]
Possiede nel Dominio di Castel Nuovo [i.e. Castelnuovo] un territorio aratorio,
quale fu tempo fu dato e concesso in enphiteusi ad Amico di Sebastiano d’Amico.
Ne corisponde ducati 70 l’anno di canone. Ducati 70.
Possiede la Tintoria con il Ius prohibendi, quale sta affitata da Giouanni Batti-
sta Cipollone. Ne corrisponde ducati 75 l’anno così resta tali ad estinto di candela,
come più offerente, ed ultimo licitatore. Ducati 75.
Possiede n° 200 alberi in circa d’uliue da quali se ne ritrae 16 o 18 metri d’oglio
più o meno secondo la fertilità della raccolta, rendano da fertile in fertile ducati 24
l’anno e forse ducati 30. Ducati 30. / [f. 451v]
Possiede la selua della Fara con alberi 200 di quercie in circa, de quali se ne
ritrae da fertile in fertile ducati 10 l’anno. Ducati 10.
14 Si tratta del terribile terremoto che colpì l’intera regione il 3 novembre del 1706 (vd.
infra).
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15Il far pascolare il bestiame di piccola taglia era anche denominato “Ghianda Minuta”.
16ACSP, Abbazie 394, ff. 447r-455v.
17 In ACSP, Abbazie 295 [a. 1725], ai ff. 136r-141v ci si può confrontare con l’elenco delle
rendite dell’“Abbadia di S. Martino per gli anni 1718. 1719. 1720” (tesorieri Giuseppe Gentile
del Colle e Giovanni Antonio Verna); ai ff. 278r-308v con le copie dei bilanci dell’Amministra-
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zione elaborati da “Francesco Arruffa olim Cassiere del Santo Monte di Pietà di detta Terra
della Fara”, dal 16 agosto 1721 al 15 agosto 1723. In ACSP, Abbazie 318, nella lettera del vica-
rio generale di Fara S. Martino Giovanni Andrea/Giannandrea Festa in data 7 luglio 1781
(ff. 696r-701v) indirizzata a Benedetto Ancajani, camerlengo del Capitolo di San Pietro, è
inserito (ff. 699r-701v) il prospetto delle rendite dell’anno 1780; ad esempio affitti del Purgo
rendevano ducati 383.20, della Valchiera ducati 213, del Mulino ducati 283.20, della Tintoria
ducati 150.
18 Cfr. ACSP, Abbazie 337, ff. 1r-8v: “Transcriptum sententiae antiquissimae compositio-
di Colle Maiella “membro” della Badia di Fara San Martino e l’Università di Pretoro in meri-
to ai confini del “tenimento” denominato Falascieto.
20 ACSP, Pergamene, caps. 70, fasc. 234: definizione dei “Confini posti antiquamente di
consenso delle parti fra le Università della Fara di S. Martino, et di Palombano”, 29 luglio
1581; “Articuli nella causa de confini fra l’Università della Fara di S. Martino et di Palomba-
no”. Vd. anche ACSP, Pergamene, caps. 19, fasc. 244: “Copia degl’atti Civili sopra l’apposizio-
ne dei Confini fra l’Università della Fara S. Martino e quella di Palombaro. 1733” (ff. 1-26);
“Copia autentica dell’Itinerario fatto auanti il Signor Avvocato Fiscale Dottor Giuseppe Ro-
mani dei confini apposti con Palombaro d’ordine del Sacro Romano Collegio in dett’anno
1733” (ff. 1-6); “Copia autentica dell’Istromento rogato sopra la confiscatione delli Confini tra
la Fara S. Martino, e Palombaro dal Signor Auuocato Fiscale Dottor Giuseppe Romani dei
Confini d’ordine del Sacro Regio Consiglio e della distanza de medesimi in dett’anno 1733”
(ff. 1-12); “Copia d’Istrumento di Concessione fatta all’Università di Fara S. Martino di tomo-
late trenta trè in contrada di Piano Massara per l’annuo Canone di Carlini quattro a fauore
dell’Illustrissimo Capitolo Vaticano con la transattione e quietanza finale ad inuicem per li
territorij controuertiti e litigati coll’Università e Barone di Palombaro. 1735” (ff. 1-9).
21 ACSP, Pergamene, caps. 70, fasc. 34 (1-2).
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relativa ad altre abbazie pertinenti al Capitolo, prime fra tutte quelle di S. Ruffillo (Forlimpo-
poli) e di Bosco (vd. supra alla nota 3); nelle unità archivistiche che raccolgono la documen-
tazione pertinente a queste abbazie talvolta si può recuperare qualche altra informazione su
Fara S. Martino.
25 Ai colleghi della “Sezione Archivi” della Biblioteca Apostolica Vaticana dott. Luigi Cac-
ciaglia e dott.ssa Isabella Aurora, ai dott. Mirko Stocchi e Alexis Gauvain del Capitolo di S.
Pietro e alla dott.ssa Sabrina Cimini vada la mia gratitudine per l’assitenza dimostrata in
varie occasioni. Mi piace in questa sede anche ringraziare Luca Lattanzi della “Sezione Archi-
vi”, che molto ha operato nel paziente lavoro di cartulazione eseguita con numeratore mec-
canico o a matita delle unità archivistiche da me utilizzate per la presente ricerca. Uno spe-
ciale riconoscimento rivolgo a Mallio Falcioni che, venendo incontro ai miei desiderata, ha
realizzato con la consueta perizia le foto delle quattro piante qui presentate alle tavole I-VI.
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26 Grazie a loro, infatti, e alla signora Giovanna Di Cecco, all’ispettore della Soprinten-
denza Archeologica di Chieti dott.ssa Sandra Lapenna e alla dott.ssa Luciana Tulipani, ebbi
l’opportunità di effettuare una visita alla città di Fara S. Martino e alla abbazia di S. Martino
in Valle il 29 giugno 2009. Ringrazio nuovamente l’amico Giancarlo Magazzù per essermi
stato compagno di viaggio.
27 Vd. ora ad esempio Terre murate. Ricerche sul patrimonio architettonico in Abruzzo e
Molise, a cura di C. VARAGNOLI, Roma 2010 (Antico/Futuro, 7) (alle pp. 161-170 il contributto
di L. ODORISIO – A. DI GIANDONATO, Fara San Martino, centro storico e progetti).
28 Sulla venerazione di s. Martino di Tours in Abruzzo ed in particolare nel settore geo-
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grafico di cui ci stiamo occupando vd. da ultimo E. MATTIOCCO, La croce processionale di san
Martino nella chiesa parrocchiale di Nereto, in Scritti vari in onore di san Martino di Tours
protettore di Nereto, Nereto (TE) 2010, pp. 11-23.
29 Oltre alla ben nota lirica Ripe de la strétte di Cesare De Titta (1862-1933), poeta che
rappresenta l’esempio più alto e il punto di riferimento costante della poesia dialettale abruz-
zese (su cui vd. O. GIANNANGELI, De Titta, Cesare, in DBI, 39, Roma 1991, pp. 464-465; A.
MANCINI, Cesare De Titta, in Gente d’Abruzzo. Dizionario biografico, a cura di E. DI CARLO,
Recanati (MC) 2006, pp. 207-210; il prof. Leopoldo Gamberale il 27 aprile 2012 ha tenuto a
Roma, presso l’Accademia letteraria italiana “Arcadia”, la conferenza dal titolo: Tria corda.
Cesare de Titta, fra italiano, dialetto, neolatino), suggestiva è l’immagine che offre della forra
Alessandro Righi di Lama dei Peligni nel suo poco conosciuto componimento dedicato, non
a caso, ad Antonio De Nino (vd. infra alla nota 67): A. RIGHI, La Valle di Fara S. Martino, in
Rassegna Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti 22, 7 (1905), pp. 383-384. Questo l’esordio: “Fra
i ripidi dossi del Monte Majella / Percossa da i venti, diserta da ’l sol, / Solinga e silente qual
alma rubella / La valle si schiude di Fara ne ’l suol. // È un lembo remoto d’orrenda natura /
Cui l’eco la strige ridesta talor; / Palestra a le capre, per l’uomo ha secura / Non lauda merce-
de a sudato lavor. // Vi s’entra a ritroso de l’alme sorgenti / Che spremon del verde la linfa vi-
tal, / Il suono de l’acque purissime, algenti / Conforta il cammino per l’erta a chi sal. // Un
sacro terrore t’investe, ti preme / Man mano che inoltri con trepido piè / Ché l’anima sente,
ché l’anima teme / Il nume che parla solenne di sé. // Le blande cadenze del fiume han cessa-
to, / La voce è già fievol de ’l mondo lontan… / È mesto il tramonto del cielo velato / Che do-
mina il monte, che langue sul pian. // La valle t’avvolge con cupi misteri, / La senti presente
col battito in cor. / Ne vedi all’intorno gli sporti severi / de gli antri, de gli archi chiomati di
fior”. Numerosi pittori si sono inoltre confrontati con questo splendido scenario naturale
dove era stata edificata l’abbazia; propongo (tav. VII) il delicato disegno del 2011 del pittore
Luciano Primavera, che nuovamente ringrazio per avermi concesso l’opportunità di presen-
tarlo in questa sede.
30 Ai documenti noti in letteratura (vd. anche infra alle note seguenti), per cui, oltre all’or-
mai classico L. FELLER, Les Abruzzes médiévales. Territoire, économie et société en Italie Cen-
trale du XIe au XIIe siècle, Rome 1998 (Bibliothèque des Écoles françaises d’Athènes et de Rome,
300), passim (a p. 10 nota 7 il riferimento alla falsa donazione del dominus Theatinus Credin-
deo del 1044) ed ora anche S. CIMINI, Presenze monastiche nella Valle del Sangro: considerazio-
ni preliminari, in Cantieri e maestranze nell’Italia medioevale. De re monastica II, Atti del Con-
vegno di Studio (Chieti – San Salvo, 16-18 maggio 2008), a cura di M. C. SOMMA, Spoleto
2010, pp. 557-573, EAD., Geografia monastica del versante orientale della Maiella. Note sull’or-
ganizzazione del territorio del Medioevo, in San Nicola Greco. Un ponte fra Oriente e Occidente,
Atti del Convegno di studi (San Giovanni Teatino, 13 gennaio 2012), a cura di E. FLACCO – L.
TARABORELLI, San Giovanni Teatino (CH) 2012, pp. 69-90, si aggiunga il catalogo recente-
mente pubblicato da M. STOCCHI, Il Capitolo Vaticano e le “ecclesiae subiectae” nel Medioevo.
I cataloghi dei secoli XIII-XIV, Città del Vaticano 2010 (Archivum Sancti Petri. Quaderni
dell’archivio, 1), pp. 55-75: l’epoca della redazione di questo documento, contenuto all’interno
di un registro miscellaneo di inventari di beni e pertinenze della basilica di S. Pietro (ACSP,
Inventari 1, ff. 19r-25r), è da riferirsi all’anno giubilare 1350; alla fine del f. 24v del documen-
to troviamo trasmesso: “Item ecclesia Sancti Martini de Valle, que est monasterium nigrum
ordinis sancti Benedicti, Teatine dyocesis, debet pro censu duos soldos provesinorum”; una
mano posteriore vi ha aggiunto: “eccl(es)ia et mon(asterium), fuit unit(um) [nostr]e Basilice
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stenza fin dallo scorcio dell’VIII secolo e con una certa continuità per tutto
il secolo successivo, prima dipendente dai monaci di Farfa e dal vescovo di
Spoleto, poi inserita nell’orbita dell’abbazia di Montecassino31. Autentico
sembra essere un privilegio confirmatorio rilasciato a S. Martino nel 1112
da parte di Pasquale II32; la tradizione locale ricorda una bolla di Alessan-
dro III del 1172 nella quale il complesso risulterebbe elencato tra i beni sot-
toposti all’autorità del vescovo di Chieti; il 15 ottobre 1205 papa Innocenzo
III conferma il possesso della chiesa di S. Martino in Valle al Capitolo di S.
Pietro in Vaticano33; con un privilegio emesso il 10 novembre 1221 da Ono-
rio III, su diretta richiesta dei monaci, la chiesa passa sotto la protezione
diretta della Santa Sede per due solidi34. Va inoltre rilevato, particolare del
tutto inedito, che l’abbazia poteva disporre anche di una sua biblioteca, di
modeste dimensioni ovviamente, ma sufficiente per i religiosi alla loro for-
mazione; ad esempio, nell’“Inuentarium bonorum Monasterii Sancti Mar-
p(er) Nicolaum p(a)p(am) V anno MCCCCLI” (vd. STOCCHI cit., p. 71). Da ultimo vd. la sintesi
ricca di aggiornamenti archivistici di A. GAUVAIN, Il Capitolo di S. Pietro in Vaticano dalle
origini al XX secolo. II: il patrimonio, Città del Vaticano 2011 (Archivum Sancti Petri. Studi e
documenti sulla storia del Capitolo Vaticano e del suo clero, I.2), pp. 471-478. Per molti di que-
sti documenti ed altri ancora attinenti alla “storia” di Fara S. Martino e suo territorio vd. so-
prattutto le numerose pergamene e le copie conservate in ACSP, Pergamene, caps. 21, fasc.
127. 242; caps. 69, fasc. 21. 232. 279-281; caps. 70, fasc. 234-238; caps. 71, fasc. 241. In ACSP,
Abbazie 395, ff. 11r-34v (già ff. I. 1-23), abbiamo “Iura Abbatiae S. Martini de Fara” di Giaco-
mo Grimaldi in data 18 marzo 1607 nell’ordine: “Paschalis Papae secundi confirmatio iurium
et Ecclesiarum Sancti Martini de Valle anno 1112” (ff. 12r-16r, già ff. 1r-5r), “Honorij Papae
III priuilegium pro Abbatia Sancti Martini” (ff. 16r-17v, già ff. 5r-6v), “Donatio Credindei
Castri Rocchae pro Abbatia Sancti Martini de Fara anno MXXXXIIII” (ff. 17v-23v, già ff. 6v-
12v), “Confirmatio dictae donationis per Honorium Papam III” (ff. 23v-26r, già ff. 12v-15r),
“Nicolai. V. bulla unionis Abbatiae S. Martini pro Capitulo S. Petri cum processo fulminato”
(ff. 26r-33r, già ff. 15r-22r).
31 Cfr. Il Chronicon farfense di Gregorio di Catino, a cura di U. BALZANI, Roma 1903 (Fon-
ti per la storia d’Italia. Scrittori. Secoli IX-XII, 33-34), I, pp. 193, 209-210; Die Chronik von
Montecassino, a cura di H. HOFFMAN, Hannoverae 1980 (MGH. Scriptores, 34), p. 120. Per i
problemi di datazione relativi al “Memoratorio” dell’abate Bertario cfr. H. BLOCH, Monte
Cassino in the Middle Ages, Roma 1986, pp. 773-776, 914-917 (in particolare vd., per il riferi-
mento a S. Martino in Valle, alle pp. 889 n. 627, 905 n. 60, 912 n. 60, per cui cfr. anche Le
carte di Liberatore alla Maiella conservate nell’Archivio di Montecassino, a cura di M. DELL’O-
MO, Montecassino [FR] 2003 (Miscellanea Cassinese, 84), p. LXVII) ed anche FELLER, Les
Abruzzes médiévales cit. (nota 30), pp. 159-163. Vd. ora in generale M. C. SOMMA, Un mona-
stero benedettino nella diocesi di Valva: S. Benedetto in Perillis (AQ), in Fides amicorum. Studi
in onore di Carla Fayer, a cura di G. FIRPO, Pescara 2011, pp. 463-480
32 ACSP, Pergamene, caps. 69, fasc. 21 n. 9.
33 ACSP, Pergamene, caps. 21, fasc. 242 n. 6 [copia; transunto del 3 dicembre 1286; cfr. J.
JOHRENDT, Urkundenregesten zum Kapitel von St. Peter in Vatikan (1198-1304), Città del Vati-
cano 2010 (Studi e testi, 460), pp. 31-32 n. 10, pp. 197-198 n. 180].
34 ACSP, Pergamene, caps. 69, fasc. 21 n. 1 [originale; pergamena, mm 290 × 279; cfr.
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tini de fara” del 1465 è trasmesso l’elenco dei “libri” presenti In monasterio
S. Martini: “Unum missale ex membranis in tabulis. Duos missalectos quos
matriculas uocant ex membranis in tabulis. Una matricula ex membranis
sine tabulis. Una matricula parua ex membranis in tabulis. Unus quinter-
nus in Cantu in membranis. Unum breuiarium monasticum ex membranis
in tabulis. Unum psalterium monasticum. Unum breuiarium monasticum
ex membranis in tabulis paruum. Unum commune paruum monasticum
ex membranis. Unum Commune monasticum ex membranis”35; ed ancora
nel 1494 è registrato quasi il medesimo posseduto36, prova evidente dell’in-
teresse per la conservazione libraria e sua fruizione. Nel prosieguo della
documentazione troviamo un solo altro riferimento a questa presenza: mi
riferisco all’“Inventario dell’Abbaziale Chiesa di S. Martino de’ Valle, di
tutti li mobili, e suppellettili in essa consistentino, et anco delle oblazioni
di cerei bianchi e di cera vergine”, redatto il 26 maggio 1700 dal cappellano
Gaetano Gentile, in cui sono registrati “Un calice tutto d’argento liscio con
patena d’argento indorato”37 ed “Un Missale antico”38. Tuttavia possiamo
pensare con vantato e ragionevole margine di attendibilità che nel corso
degli anni si ebbero non poche perdite: infatti di questa piccola biblioteca
monastica non risulta traccia alcuna nel censimento operato tra il 1598 ed
il 1603 dalla Congregazione dell’Indice che, come si sa, aveva promosso
un’indagine tesa a verificare lo stato e la consistenza delle biblioteche con-
ventuali e monastiche allora esistenti in Italia39.
Assai interessante è il documento, che di séguito trascrivo, escerpito dal
35 ACSP, Abbazie 24, f. 28r. Ai ff. 26v-27r abbiamo l’elenco dei “libri” presenti “In domo
curiae”: “[f. 26v] Una Biblia in membranis in magno uolumine ligata in tabulis. Moralia Bea-
ti Gregorij in magno uolumine ex membranis in tabulis. Breuiarium monasticum in littera
longobarda ex membranis in tabulis. Quidam sermones ex papyro. Contentio animae corpo-
ris beati Bernardi ex papyro et quaedam alia bona. Officium diuinum ex membranis in tabu-
lis fractis. Breuiarium monasticum sine fine ex membranis. Missale monasticum Vetus ex
membranis. Missale uetus ex membranis. Hymnarium ex membranis. / [f. 27r] Quidam ser-
mones praedicabiles ex papyro. Institutiones abbatis et monachorum ex membranis. Quidam
sermones de Sanctis ex papyro. Quinternus Introituum antiquus”.
36 ACSP, Abbazie 25, f. 3v; ACSP, Abbazie 26, f. 3v.
37 La patena è un piccolo disco d’oro o di argento usato dal celebrante cattolico per copri-
re il calice e per riporvi l’ostia consacrata. Da ultimo vd. G. BORACCESI, Una patena trecentesca
di manifattura sulmonese nel Museo Nicolaiano di Bari, in Bullettino della Deputazione Abruz-
zese di Storia Patria, 101 (2010) [2011], pp. 31-37.
38 ACSP, Abbazie 163, f. 77r.
39 Per cui vd. Bibliotecae Apostolicae Vaticanae codices manu scripti recensiti. Codices Va-
ticani Latini 11266-11326; recensuerunt Maria Magdalena Lebreton et Aloisius Fiorani. Inven-
tari di biblioteche religiose italiane alla fine del Cinquecento, Città del Vaticano 1985. Vd. ora
Libri, biblioteche e cultura degli ordini regolari nell’Italia moderna attraverso la documentazione
della Congregazione dell’Indice. Atti del Convegno internazionale (Macerata, 30 maggio – 1
giugno 2006. Università degli Studi di Macerata, Dipartimento di scienze storiche, documen-
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tarie, artistiche e del territorio), a cura di R. M. BORRACCINI – R. RUSCONI, Città del Vaticano
2006 (Studi e testi, 434).
40 Cfr. ACSP, Inventari 32, ff. 100r-104r.
41 Quasi tutti i documenti che venivano portati nelle discussioni davanti ai tribunali atti
ff. 95 e ss.; Inventari 32, f. 100r; da ricordare anche, così mi segnala Sabrina Cimini, quella
ottocentesca di Domenico Potenza, Documento di fondazione del Monastero di S. Martino in
Valle in Fara San Martino, Biblioteca Provinciale “A. C. De Meis”, ms. III.39.
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“[f. 27r] Abbatia S. Martini Castri Farae de Valle nuncupata Ordinis S. Bene-
dicti erecta fuit anno Domini 1044 a Credindeo Domino Theatino, et pluribus suis
bonis Patrimonialibus dotata, ea adiecta conditione, quod nulli prorsus personae
neque Episcopo, aut alteri Monasterio, neque ipsimet Fundatori, sed soli Deo, et
Abbati ibi ex certo Monachorum numero instituendo subiaceret, et primus fuit ab
eo institutus Abbas Hisbertus Sacerdos Anacoryta, prout in Archiuio in libro litt. B
transumptorum Bullarum fog. 9546, et in registro fol. 462.
Post erectionem Monasterij, multi nobiles Christifideles fundarunt, et dota-
runt plures Ecclesias, quas eidem Abbati, et Successoribus pleno Iure subjecerunt;
quam Credindei Fundationem, et praedictarum Ecclesiarum / [f. 27v] Subjectio-
nem Honorius Papa III per suas litteras Apostolicas specialiter confirmauit sub
datum Laterani anno VI.
Successiue Abbates, et Monachi praedicti sub Regula S. Benedicti uiuentes,
sponte se subjecerunt Capitulo, et Basilicae Vaticanae, a quo pleno iure guber-
nabantur, ita ut de anno 1291, orta controuersia inter Episcopum Theatinum, et
eosdem Abbates super Visitatione Ecclesiarum, ac alijs Iuribus Episcopalibus;
causaque ad instantiam Episcopi commissa per Apostolicum Rescriptum Ioanni
Cardinali Tusculano, cum idem Abbas legitime probasset se cum suis Monachis,
et Ecclesiis esse subiectos Basilicae Vaticanae; de mandato Sanctae memoriae Ni-
colai Pii IV uiuae vocis oraculo eidem Cardinali facto causa fuit absoluta fauore
Monasterij, et Basilicae praedictae, prout ex ori/[f. 28r]ginali scriptura per litteras
patentes eiusdem Cardinalis Tusculani in registro fol. 444.
Postea uero anno 1453 (!) per cessum, et decessum Marii Abbatis dictae Abba-
capitolare: molti di essi sono stati da me individuati ed indicati con l’attuale segnatura; per
altri, al momento, non mi è stato possibile risalire alla loro precisa posizione archivistica.
Vd., inoltre, in ACSP, Privilegi e atti notarili 2 (Exemplaria Bullarum et aliorum pro Basilica) ai
ff. 29r-38v: Motu Proprio Super concordia quorundam casalium S. Petri cum quibusdam Ciui-
bus facta, ac Recompensatio Abbatiarum S. Martini in Montibus, S. Petri Licosati, S. Nazarij,
S. Ruphilli et S. Saluatoris in Ecclesia S. Balbinae de Roma [Pio IV, 12 luglio 1564]; ai ff. 57r-
61v: Motu Proprio Super unione Abbatiarum Basilicae [Pio IV, 12 luglio 1564]; ai ff. 92v-95v:
Licentia imponenda censuum scutorum 4000 super bonis Basilicae pro emptione criminali
Iurisdictionis Farae S. Martini [Gregorio XIII, 15 marzo 1584].
46 ACSP, Privilegi e atti notarili 5, f. 95rv.
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etiam reservata fuit fauore eiusdem Capituli libera collatio, et prouisio} in genere
omnium aliorum Beneficiorum, et Parocchialium / [f. 30r] ad utramque Abbatiam
pertinentium, prout latius in dictis Transactione, et Bulla.
In Terra Farae S. Martini de Valle ac toto eius Territorio, ultra amplissimam
iurisdictionem spiritualem Episcopalem, uel quasi cum facultate concedendi etiam
dimissorias, quam exercet Capitulum mediante persona eius Vicarij Generalis ad
utramque Abbatiam deputati, gaudet etiam Laicali, ac Baronali potestate, et Iu-
risdictione tam in Ciuilibus, quam in Criminalibus, et mixtis mediante persona
sui Gubernatoris in praedicta Terra moram trahentis. De initio autem huiusmodi
Iurisdictionis Ciuilis, nulla adest memoria hominum, cum semper et ab immemo-
rabili tempore illam exercuerint tam Abbates, quam Capitulum; de criminalibus
uero habemus Instrumentum acquisitionis factae de anno 1584 in libro 6. / [f. 30v]
Instrumentorum a fol. 219i ad fol. 228, cum assensibus Apostolicis et Regijs caps.
69 fasc. 278.
Terra autem praedicta, quae fere millesimum Fidelium numerum Personarum
complectitur, ultra Hospitale, et Montem Pietatis pro Pauperibus a Sanctae Memo-
riae Gregorio XIII. erectum, ac Iurisdictioni Ecclesiasticae immediate subiectum,
prout ex Instrumento Transactionis inito cum Communitate Loci, et inserto in
Actis Sacrae Visitationis huius Abbatiae anni 1719: plures Ecclesias, et Cappellas
tam intra, quam extra moenia habet: Prima enim Ecclesia Parrocchialis est sub
Inuocatione S. Remigij titulo Archipresbyteratus insignita, et ultimo loco {add.
de consensu Capituli} in receptitia Collegiatam octo Canonicorum, ultra Archi-
presbyterum, cui incumbit onus Animarum, decorata est, prout ex Decreto Erectio-
nis eiusdem Collegia/[f. 31r]tae sequente anno 1720 cura, et opera Reuerendissimi
Domini Canonici de Simonettis ad Regimen harum Abbatiarum deputati. 2° quae
pariter Parocchialis existit sub titulo Sanctissimae Annuntiatae prope Palatium
Abbatiale. 3° Insignis Abbatiae S. Martini, quae extra Menia (!) sita est, aliaeque
plures sub inuocationibus Sanctissimi Nominis Iesu, S. Petri Apostoli, S. Rocci, ubi
adest Confraternitas Sanctissimi Sacramenti, S. Mariae Oliuetarum, S. Sebastiani,
S. Nicolai, et S. Spiritus. Ad Capitulum nostrae Basilicae spectat libera prouisio,
collatio, et Institutio ad Canonicatus praedictos, sicuti in omnibus alijs beneficijs
suae Dioecesis. Communitas uero Loci Jus habet nominandi ad Archipresbytera-
tum et ad duos ex dictis Canonicatibus tantum quorum alter annexum habet onus
excoeendi publicam Scholam, et Canonici omnes esse / [f. 31v] debent ex praedicta
Terra {add. oriundi quatenus idonei reperiantur}, prout latius ex enunciata funda-
tione, et erectione eiusdem Collegiatae.
Capitulum habet in eadem Terra Palatium Abbatiale, ubi residet Vicarius ge-
neralis una cum eius Curia Ecclesiastica, Carceribus, et Archiuio, et possidet pri-
uatiuam, seu Jus prohibendi in Aedificijs Pannorum, Molendinorum, Furni, et si-
milibus, aliaque plura Stabilia, Feuda, fiscalia, Jura, et redditus in Territorio ad
utramque Abbatiam, scilicet S. Martini, et S. Salvatoris de Maiella spectantes, par-
ticulariter descriptos in Inuentarijs bonorum earundem Abbatiarum, ac singillatim
in de Inuentario inserto in Actis Visitationis habitae dicto anno 1719; qui redditus
omnes in unum congesti, etsi ascendant ad annua summa Ducatorum 1300, et ultra
/ [f. 32r] nihilominus, deductis singulis oneribus, et expensis, ac redacta pecunia in
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moneta Romana, uix superant annua scuta quingenta, prout ex libris Erariorum,
et Ratiocinatoris Capituli.
Habentur pro praedicta Abbatia variae pluresque Bullae Summorum Ponti-
ficum, Priuilegia Regum, Instrumenta, et alia permulta indicata, et descripta in
primo Indice Scripturarum a fol. 93., ad fol. 11348. existente in dicto Archiuio in 3.
Cubiculo, Armario a fol. 93. ad fol. 113.
Item in magno Indice generali Instrumentorum in eodem Archiuio a fol. 397.
ad fol. 40149. invenies citata nonnulla Instrumenta conuentionum, collationum,
visitationum, deputationum, et aliorum pro Capitulo ad / [f. 32v] dictam Abbatiam
spectantium, et per extensum in protocollis existentibus in primo et 2° Armario
dicti 3. Cubiculi a publicis Notarijs subscripta leguntur. In secundo Cubiculo dicti
Archiuij inter alias adest Planta praedictae Abbatiae.
Insuper in eodem 2° Cubiculo in Armario Abbatiarum n. 14. adseruantur infra-
scripti libri ad ipsam Abbatiam pertinentes uidelicet:
Collectio diuersorum Jurium ad dictam Abbatiam attinentium; Inuentaria, seu
Censualia Bonorum ab anno 1494. ad annum 1593.
Introitus, et exitus ab anno 1590 ad 1601.
Copia Bullarum unionis, et exemptionis, et aliorum.
Inuentarium bonorum renouatum de anno 1598.
Repertorium, seu Inuentarium omnium Ecclesiarum sub Juris/[f. 33r]dictione
dictae Abbatiae ab anno 1649. ad 1660.
Fasciculi Scripturarum in Causa Theatina super Jurisdictione dictae Abbatiae.
Fasciculi diuersorum ad dictam Abbatiam pertinentium.
Manuale de anno 1581.
Introitus, et exitus Ferracciolae de anno 1591.
Item fasciculi n. 51. continentes computa Erarij Abbatiarum S. Martini, et S.
Saluatoris de Majella.
Plura etiam, quoad Jurisdictionem Criminalem in lib. 6. Instrumentorum a fol.
219., et in Capsa 7ª fasc. 234, et Capsa 59. fasc. 278.
VISITATIONES DICTAE ABBATIAE S. MARTINI DE FARA, ET S. SALVATORIS DE MAJEL-
LA HABITAE, VIDELICET50:
trasmette il “Liber Visitationum Ecclesiarum extra Urbem, cum insertione multarum colla-
tionum Ecclesiarum et Privilegiorum inscriptione per Ioannem Baptistam Corradum visita-
torem Illustrissimi et Reverendissimi Capituli Sacrosanctae Basilicae Principis Apostolorum
de Urbe factus. 1582. 1583. 1584. 1585”; in ACSP, Pergamene, caps. 71, fasc. 21 n. 2, abbiamo
la “Visitatio Abbatiae Sancti Martini de Valle in Aprutio facta ab Illustrissimo et Reuerendis-
simo Domino Francisco Filicaia Canonico 1653. 11 Maij”; in ACSP, Abbazie 402, è trasmessa
ai ff. 300r-349v la “Visitatio facta a Reuerendissimo Abbate Don Abbondio Gutio Coelestino-
rum Abbatiae S. Martini de fara nullius Dioecesis spectantis ad Illustrissimum et Reuerendis-
simum Capitulum S. Petri de Urbe. 30 Junii 1674” (cfr. anche ACSP, Pergamene, caps. 71,
fasc. 21 n. 3: “Visita dell’Abbatia della fara fatta dal Padre Don Abondio Abate Celestino [di
Santo Spitiro a Maiella] lì 30. Giugno 1674”); in ACSP, Abbazie 393, sono conservate le “Me-
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morie per l’Illustrissimo Signore Canonico Mugiaschi [i.e. Camillo Mugiasca] destinato Visi-
tatore nella Badia della Fara S. Martino” (ff. 186r-192v) e la “Relatione della Visita di detta
Badia della Fara S. Martino, fatta dal Signore Canonico Mugiaschi” [in data 22 ottobre 1692]
(ff. 194r-197v) (cfr. anche ACSP, Pergamene, caps. 71, fasc. 21 n. 5: “Liber Visitationis Abba-
tiae farae S. Martini nullius Dioecesis factae ab Illustrissimo et Reuerendissimo Camillo Mu-
giasca Canonico Sacrosanctae Vaticanae Basilicae 22. Octobris 1692”); in ACSP, Abbazie 395
ai ff. 168r-201v (già ff. I-III. 1-28. I-III), abbiamo gli “Acta S. Visitationis Factae in Insigni
Abbatia Terrae Farae S. Martini Nullius Per Reuerendissimum Dominum Aluarum Delphi-
cum Canonicum Aprutinum, eiusdemque Abbatiae Vicarium Generalem, ac Visitatorem in
spiritualibus Deputatum ab Illustrissimo, et Reuerendissimo Capitulo Sancti Patri de Urbe
Perpetuo Abbate Commendatario de hoc Anno Millesimo septincentesimo quatragesimo se-
cundo. 1742”. In occasione delle visite, oltre alla verifica sulla regolarità delle quotidiane at-
tività religiose, sullo “stato” morale dell’intera comunità e sulla realtà monumentale, veniva-
no redatti dettagliati registri della situazione patrimoniale esistente; si confronti, ad esempio,
l’“Inuentario delli Beni Mobili, Stabili, Semouenti, Frutti, Censi, Rendite, Attioni, Raggioni,
Peculio, Grano, Pesi, et d’ogn’altra Cosa spettante alla Venerabile Cappella di Santo Rocco,
quanto al Sacro Monte della Pietà della Terra della Fara Santo Martino” redatto dal cassiere
del Sacro Monte della Pietà di S. Rocco Giuseppe Alleva il 18 di maggio 1719, nel momento
della visita dei canonici del Capitolo di San Pietro Niccolò Forteguerri e Raniero Felice Simo-
netti [ACSP, Abbazie 166, ff. 121r-206v].
51 ACSP, Abbazie 158.
52 ACSP, Abbazie 160.
53 ACSP, Abbazie 161A.
54 ACSP, Abbazie 162.
55 ACSP, Abbazie 163.
56 ACSP, Abbazie 164; cfr. anche ACSP, Abbazie 394, ff. 536r-587v: “1706. 1707. Signor
Abbate <Giuseppe> Zaini Visitatore nella Fara S. Martino” (ai ff. 537r-544v abbiamo il “Ri-
stretto Informatiuo della Visita fatta nell’Abbadia della Fara S. Martino in Congiuntura del
Terremoto” [10-12 dicembre 1706]).
57 ACSP, Abbazie 165.
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topografico della zona facendo emergere i possibili connettori tra la morfologia del territorio
e la primaria scelta insediativa monastica. In generale vd. sempre M. ORTOLANI, Memoria il-
lustrata della carta dell’utilizzazione del suolo degli Abruzzi e del Molise, Roma 1964.
62 ACSP, Abbazie 160, ff. 17v-18r.
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vate presso la Biblioteca Provinciale “A. C. De Meis”, quella dell’ingegnere Luigi Pistelli (Sca-
vi eseguiti a tutto il 20 luglio 1891 per lo scoprimento dei ruderi dell’antica chiesa della Badia di
San Martino in Valle nel Comune di Fara San Martino: ms. III.42) del 28 agosto 1891, aiutante
del Genio Civile di Chieti, e quella di Vincenzo Zecca (La Badia di S. Martino in Valle. Mono-
grafia storico artistica: ms. LXXX.30) storico ed archeologo di Chieti vissuto negli anni 1832-
1915 [su cui vd. ora R. PAPI, Lo storico ed archeologo Vincenzo Zecca, in Scritti in memoria di
Ettore Paratore, Lanciano (CH) 2005, pp. 401-441]. Ringrazio Sabrina Cimini per aver gentil-
mente messo a mia disposizione la copia fotografica del manoscritto di Zecca. Per una messa
a punto bibliografica degli studi sull’abbazia e i suoi scavi vd., oltre a quanto sarà indicato
nelle note successive, L. TULIPANI, L’abbazia benedettina di San Martino in Valle (secc. IX-
XVIII): le fonti archeologiche, in La montagna di Celestino. Maiella Madre, a cura di A. CAMPA-
NELLI, [Chieti] 2010, pp. 149-169. Fra il numeroso materiale recuperato fu segnalata anche
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nero ripresi negli anni 1929-1930 a séguito di un altro alluvione che nel
1915 aveva nuovamente ricoperto il complesso. A questo proposito ecco
l’accorato appello che sulla rivista Rassegna d’arte degli Abruzzi e del Molise
Francesco Verlengia scriveva sul finire del 1915:
“La chiesa smantellata dell’ancora sepolta abazia di San Martino in Valle, coi
pezzi architettonici e di scultura rinvenuti nel 1891 descritti da Antonio De Nino
sull’«Illustrazione abruzzese», è in balia dei pastori e dei pellegrini. Tutto si dete-
riora di giorno in giorno. Qualche buona scultura è così coverta di firme di visita-
tori da rendersi irriconoscibile. Pensando all’importanza di queste sculture, che si
ricollegano ad altre delle medesima epoca nella chiesa di Santa Maria Maggiore
in Guardiagrele e che richiamano in parte il sarcofago di Restaino Cantelmo nella
badia di Santo Spirito presso Sulmona, non si può che fare voti affinché il comune
di Fara provveda alla loro raccolta per una migliore conservazione. Il nostro amico,
signor Antonio Cipolla di Fara, già da parecchi anni si è messo a capo di un grup-
po di cittadini che con l’aiuto del Comune provvederanno alla formazione di una
sala di Museo nell’abitato di Fara. Perché non si affretta tutto questo? — e perché
non si dispone coll’aiuto dei cittadini Faresi pel desseppellimento della badia di
san Martino, che certamente doveva racchiudere, così come la chiesa racchiudeva,
preziosissime opere d’arte?”68.
l’esistenza di un’iscrizione sepolcrale latina d’epoca romana riutilizzata come mensa del terzo
altare. Attualmente il reperto, che meriterebbe una sistemazione più idonea per la sua tutela,
si trova spezzato in un ambiente del deposito comunale di Fara S. Martino dove l’ho potuto
visionare in occasione della mia visita a Fara S. Martino (134 × 63 × 16; campo epigrafico 98
× 47; lett. 5-4); questo il testo: C(aio) Firvio C(ai) f(ilio) / Montano / C(aius) Firvius / Asper
fil(io) / cari(ssimo) v(ixit) an(nis) VI; / C(aius) Firvius / Asper sibi / et suis / p(osuit). Vd. A. DE
NINO, in NS 1891, pp. 276-277 [= A. DE NINO, Scoperte archeologiche comunicate all’Accade-
mia Nazionale dei Lincei e pubblicate nelle Notizie degli Scavi di Antichità, a cura di E. MAT-
TIOCCO, L’Aquila 2002 (Deputazione Abruzzese di Storia patria. Studi e Testi, 23), p. 302]. Dalla
medesima zona, che in antico doveva essere inserita nell’area di competenza amministrativa
del muncipium di Iuvanum o di Cluviae Carricinorum, provengono i seguenti altri due docu-
menti sepolcrali iscritti sempre d’epoca romana (I/II sec. d. C.) attualmente irreperibili: 1)
C(aio) Tadio / Tarinati / Tadis fratre[s] / quattuor / inpensa sua / p(osuerunt); l(ocus) d(atus)
p(ublice); 2) Tadia M(arci) f(ilia), viva, / sibi / et sueis fecit. Su questa tradizione epigrafica vd.,
oltre A. LA REGINA, Ricerche sugli insediamenti vestini, in Mem. Lincei s. 8, 13 (1968), p. 425,
ora M. BUONOCORE, Spigolature epigrafiche. II, in Epigraphica 70 (2008), pp. 278-281 (= AE
2008, 451-452). Per altre considerazioni sull’archeologia del territorio vd. G. GROSSI, Pars
Hadriatica: Sabini adriatici e una *Tarinum carricina, in Italica ars. Studi in onore di Giovanni
Colonna per il premio “I Sanniti”, a cura di D. CAIAZZA, Piedimonte Matese (CE) 2005 (Libri
Campano Sannitici, 4), pp. 287-301.
68 F. VERLENGIA, Fara san Martino – Monastero di san Martino in Valle, in Rassegna d’arte
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sun interesse storico o artistico”69. Solo a partire dal 2005 fu dato inizio
al progetto “Scavo Archeologico, recupero e valorizzazione dell’Abbazia
di San Martino in Valle” stipulato tra il Comune e la Soprintendenza per i
Beni Archeologici dell’Abruzzo, mirato allo scavo archeologico, all’analisi
storico-critica della consistenza materiale del complesso, ad una serie di
interventi di consolidamento delle strutture e di sistemazione del versante
dei detriti alluvionali. La ripresa delle indagini archeologiche nel 2009 ha
permesso di riportare alla luce il complesso monastico nella connotazione
architettonica che aveva nell’ultima fase di vita, caratterizzata da conside-
revoli rifacimenti e ristrutturazioni edilizie (tavv. VIII-XIV)70.
Per l’importanza storico-religiosa che l’abbazia rivestiva era naturale
che i faresi cercassero sempre di contrastare il suo inevitabile declino, ten-
tando di intervenire nelle modalità a loro conoscenza, presentando le pro-
poste al Capitolo di S. Pietro per le necessarie sovvenzioni economiche71.
69 D. PRIORI, Badie e conventi benedettini d’Abruzzo e Molise, II, Lanciano (CH) [1951],
p. 139.
70 Per i primi risultati conseguiti vd. L. TULIPANI, L’antica Abbazia di San Martino in Valle,
in Informacittadino, 5, 1, dicembre 2005, p. 11; EAD., L’abbazia benedettina di San Martino cit.
(nota 67), pp. 149-169; EAD., Fara S. Martino (CH), abbazia benedettina di San Martino in
Valle (secc. IX-XVIII). Relazione preliminare sulle campagne di scavo 2005 e 2009, in Quaderni
di Archeologia d’Abruzzo. Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo 1
(2009) [2011], pp. 253-260. Vd. anche supra alla nota 67.
71 Il Capitolo, proprio per lo stato di abbandono in cui versava il monumento che avrebbe
necessitato, nel caso si fosse voluto attivare qualunque tipo di consolidamento e restauro, di
un corposo impegno finanziario, non poche volte era stato dell’avviso della “cessione” dell’ab-
bazia. Ad esempio, vd. la lettera del l’11 novembre 1741 (ACSP, Abbazie 298, f. 535r) di Ranie-
ro Felice Simonetti, arcivescovo di Nicosia e nunzio apostolico a Napoli, indirizzata al cano-
nico di S. Pietro Benedetto Ancajani riguardante “la cessione della Badia della Fara S. Martino
a favore dei PP. Celestini”; a cui così aveva scritto (f. 541rv) una settimana prima il canonico
segretario Andrea Tavani: “[f. 541r] Essendosi quì sparsa uoce, che le Signorie Vostre Illu-
strissime sijno nella determinazione di uoler’ affittare, ò sia locare a 3ª, ò quarta età questa
lor’ Insigne Badia alli Padri Celestini, Noi Capitolo, e Clero della medesima in un’ tal’ caso ci
uediamo in urgentissima necessità di portare alle Signorie Vostre Illustrissime la più osse-
quiosa, e riuerente rimostranza di dolore, che ci arreca una suinopinata novità, supplicando-
le uiuamente à non uolerci togliere il bel’ preggio, di cui in ogni tempo ci siamo sempre glo-
riati d’essere umilissimi Sudditi, e Vassalli delle Signorie Vostre Illustrissime, e nell’istesso
atto, e per dar’ maggior’ peso alle nostre umili suppliche, col più profondo e douuto rispetto
ci auanziamo anche à rammentarle il Concordato, che dagl’antepassati Signori Canonici fù
benegnamente accordato, di cui nè rimettiano quì ingionta [al f. 542rv] la Particola alle Si-
gnorie Vostre Illustrissime, dalle quali speriamo, che con la loro alta intelligenza rauisaranno
quanta giustizia ancora compete à questo Pubblico in un’ così fastidioso rincontro, almeno
per le Giurisdizioni, e per la Prelazione in ogni / [f. 541v] disperato caso, di che supplichiamo
l’Altissimo uogli togliere dalla pia mente delle Signorie Vostre Illustrissime, quando pur’ ui
fosse, una sì per noi precipitosa risoluzione per bene di questi loro Popoli, mentre restiamo
facendole profondissima riuerenza” (oltre alla firma di Andrea Tavani, estensore della lettera,
seguono nel seguente ordine le firme dell’arciprete Giuseppe Verna, dei canonici Giuseppe
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Nel mese di ottobre del 1747 i canonici del Capitolo di S. Pietro Nicco-
lò Saverio Santamaria nonché arcivescovo titolare di Cirene e Benedetto
Ancajani, in occasione della loro visita, oltre ad una sommaria descrizione
che in qualche modo rispecchiava quanto cinque anni prima era stato “fo-
tografato” da Alvaro Delfico, sentirono l’esigenza che venissero approvate
le procedure per alcuni non più procrastinabili interventi di consolidamen-
to e di restauro:
Ricciuti, Andrea de Carlo, Martino d’Antonio, Giovanni Gentile, Filippo Tavani, Angelo Aruf-
fo, Giambattista Gentile del Colle, dei sacerdoti Baldassarre Tavani, Nicola d’Antonio, Miche-
langelo Aruffo, Ambrogio Aruffo, Emanuele Alleva, Nicolantonio Aruffo e del diacono Agosti-
no d’Antonio).
72 ACSP, Abbazie 395, f. 185rv (già f. 15rv).
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“[f. 14r] Questa chiesa è un residuo dell’antica, poiché di tre navi non vi è rima-
sta altro, che una, vedendosi le macerie, e i muri diroccati dell’altre, come ancora
del Monistero contiguo de’ Benedettini. È situata dentro un’orrida apertura del
Monte Majella, che per tradizione de’ Paesani, si crede seguita al tempo della Pas-
sione del Redentore. Il luogo è umidissimo per l’acqua, che continovamente, anche
di state cola dal Monte, e per la mancanza del sole, che non arriva a penetrarvi …
Vedendosi molto umido, e patito il muro dalla parte dell’Epistola verso l’Altare per
l’acqua, che cade dal tetto, si faccia da’ perito Muratore il medesimo tetto, e darvi
l’opportuno rimedio, con far poi riattare li muri scrostati sotto il medesimo, e nelle
altre parti della chiesa, e biancheggiarli. Che si demolisca il muro avanti la porta
della Chiesa, che minaccia ruina, e può cadendo far qualche male. Che gli scandali
di legno, de’ quali è coverto il tetto, per reggere a’ venti, ed a’ geli, per’ora si facciano
inchiodare, perché siano più stabili, vedendosene moltissimi smossi, ed in avvenire
dovendosi mutare quando sono inservibili, si procuri di farli più larghi, e più alti
per miglior servizio della Chiesa”73.
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non può essere altro, che rinforzare il tetto con nuovo e forte tavolato,
che possa resistere alle percosse delle pietre, che spesso ci cadono con
pericolo di romperlo, e cadere dentro detta Chiesa, come qualche volta è
accaduto; e rinforzare con buoni cimenti le Mura, e specialmente quello
sinistro dell’Altare tutto scostrato dall’acqua, che ci scende, e riparare con
un taglio al pendio del Monte, e cavar fuori l’acqua per un canale da farsi
sopra l’istesso Monte”), specifica anche le modalità di come poter reperire
i fondi per tali opere di restauro. Ben più interessante e circostanziato è il
foglio accluso a questa lettera del 24 novembre, firmata dall’abate econo-
mo di Guardiagrele Francesco Saverio Angelotti e sottoscritta dallo stesso
Giovanni Battista Gentile del Colle, dal governatore Biagiantonio Pagano
e dall’abate Giuseppe Ferrari, che qui trascrivo:
“[f. 587r] Essendosi portati nella Badial Chiesa di S. Martino dentro la Valle di
Fara S. Martino il Provinciale Gentile, coll’attuale Signor Governatore Don Bia-
giantonio Pagani, e portati anche seco l’Abbate Signor Don Giuseppe Ferrari molto
esperto nell’architettura, e di piena cognizione di Geometria, anno osservati detta
Chiesa quasi impraticabile, si per la quantità delle pietre cadute, e che giornalmen-
te cadono, che la ridurranno coverta, e sepolta fra esse, conforme si osserva, che
da pochi anni è fatto quasi un monticello al piano avanti la porta della Chiesa, in
modo che uscitosi dallo stretto della Valle non si vede più la porta suddetta, come si
vedeva prima, ma solo una parte della superiore facciata d’essa Chiesa per l’occupa-
zione di circa palmi otto di pietre ammontonate per la strada in faccia d’essa, dove
non più si può andare, ma è dovuta farsi una nuova strada per sotto la falda del
Monte a man destra, e ciò per le continue pietre, che ci cadono, sino sopra al tetto.
Entrat’in Chiesa, oltre l’umido, che si osserva per tutt’il pavimento d’essa, ad
avanti l’Altare sino una gocciola, che batte in Cornu Evangelii dell’Altare, e ne muri
laterali tutti scostrati dall’acque, e specialmente quello in Cornu Epistolarum, si
vedono continui gocciolamenti d’acqua al resto della Chiesa, e proprio vicino l’Ar-
mario, che fa quasi Sagristia, dove si conservano le sacre suppellettili, e si para il
Sacerdote per celebrare, che formano tali gocciolamenti molti lachetti, che mai si
asciugano, e parte cadono sopra li muri, che rendono continuo umido per tutta la
Chiesa, per essere senza alcun riparo, né di tetto, né di tavolato.
E fattasi da essi lunga, e matura riflessione per il riparo da darsi, sì per evitare
almeno parte dell’umido, che per la sicurezza delle pietre, che non cadino dentro,
ed evitarsi il pericolo di chi è in essa, sono considerati e proposti li seguenti ripari.
/ [f. 587v]
In riguardo alla sicurezza del tetto, stimano farsi ponere sopra del tetto, che
attualmente esiste, otto travi distanti otto palmi l’uno dall’altro, e fissati alla ripa
del monte, che copre parte d’esso, sopra de questi farsi un altro tavolato di tavoloni
di rovero di lunghezza di palmi otto l’uno, e di grossezza quattro dita, e questi con
grossi chiodi, o siano centronetti chiodati sopra de’ travi, ben incassati, e soprapo-
sti l’uno coll’altro con catrame, e pece navale per le giunture, che così resisteranno
alle percosse delle pietre, e ripareranno a parte dell’umido cadente alla parte di
sopra; che semai qualche gocciolamento d’acqua passasse sotto il tavolato si è sti-
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mato sopra il tetto portante porsi i coppi di creta cotta, che non potranno temere
di pietre, perché riparate dal grosso tavolato di sopra, e raccoglierebbero l’acqua,
che portarebbe fuori la chiesa.
Al molto gocciolamento al tetto della Chiesa e della Sagristiola, si può riparare
con un piccolo tetto colli coppi incastrati alla falda sotto del monte, che non po-
tranno mai pericolare, perché l’argine li fa il monte medesimo, e portarsi l’uscita
fuori le mura della Chiesa alla parte d’avanti.
La spesa che potrà portare li detti ripari col maggior sparambio si è conside-
rata frà li otto travi, e circa cento sessanta tavoloni di un palmo l’uno, ò poco più,
e condotti sopra il tetto, di circa docati novantasei. Per altri legnami occorrenti di
travicelli, ed altri da far ponti, ed altri servizij, circa docati dieci.
Per duemila <e cinquecento> coppi fra’ compra, e porto, docati venti. Per calce,
ed arena, dovendosi alzare da circa sei palmi di mura, dove dovranno riposare i
travi, circa docati quattro.
Per mastria, manipoli, ed altri agiutanti, circa docati venti. / [f. 588r]
Questa è la spesa, che più, ò meno potrebbe portare tali ripari per la sicurezza
della Chiesa, e il meno umido in essa; ma il potersi riparare alla caduta delle pietre,
non vi può essere alcun modo, solo potrebbesi colla vigilanza da tempo, in tem-
po far scemare la gran copia delle pietre avanti la detta Chiesa, e per la strada di
faccia ad essa, acciò colla continuazione, non resti col tempo occupata, ò sepolta
la facciata, e la porta, con ordinarsi agli erarj pro tempore, Vicarij o Provinciali di
spenderci quattro in cinque docati l’anno; che se ci avessero badati gli Antecessori,
non si sarebbe ridotta al miserabile stato in cui oggi si trova la Chiesa”77.
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Infatti, il già ricordato Giovanni Battista Gentile del Colle aveva invia-
to al camerlengo di S. Pietro Benedetto Ancajani in data 27 marzo 1774
un’ulteriore e più circostanziata relazione da sottoporsi all’architetto dello
stesso Capitolo Vaticano in merito “alli rimedij proposti da noi per l’acco-
modo della Chiesa di S. Martino”, ribadendo non solo la necessità di tali
interventi ma, soprattutto, l’eseguità della somma richiesta per affrontare
i lavori. Il documento è assai importante sia perché, nel rimodulare i ca-
pitoli di spesa ridotti all’essenziale rispetto alla prima proposta, evidenzia
non solo la situazione quasi fatiscente del complesso ma anche i lavori di
restauro fatti eseguire negli anni passati, sia perché, proprio per venire in-
contro ai problemi finanziari, annulla del tutto la possibilità di rinforzare
la struttura mediante la costruzione di una muratura a scarpa decrescente
dal basso verso l’alto, dallo zoccolo dell’edificio fino alla linea di imposta
del tetto. Inoltre si sottolinea come dovesse essere promossa un’attività di
prevenzione finalizzata alla stabilizzazione del pendio e al consolidamen-
to della scarpata (tecniche proprie della moderna ingegneria naturalistica)
che in qualche modo riducesse gli effetti nefasti causati dalla caduta dei
massi e dalle infiltrazioni delle acque, impedendo a chiunque di accedere
a quella parte della montagna sovrastante il complesso con l’intento (evi-
dentemente pratica divenuta comune) di tagliare alberi o di far pascolare
il bestiame:
“[f. 52r] Poco distante dalla Terra di Fara S. Martino Feudo dell’Illustrissimo
e Reverendissimo Capitolo di S. Pietro vi è la Montagna, che lega con quella della
Majella, Monti li più grandi, ed inabitabili di questa Provincia d’Apruzzo citra. In
questo Monte vi è l’entrata per mezzo di una valle larga di circa dieci canne tor-
tuosa riguardando Oriente, e poi si trova una spaccata non più larga otto, e sette
palmi, doue appena può passare una salma. Per lungo questo stretto dieci canne
in circa si trova la Valle più larga, doue stà situata la Chiesa col Monistero diruto
di S. Martino.
La detta Chiesa col diruto Monistero stà appoggiata ad un’Monte uerso set-
tentrione, che riguarda il mezzo giorno di un’altezza grande: vien’ riguardata da
un’altro Monte di un’altezza smiruta inaccessibile, la cui facciata interna in tutta
la sua altezza si approssima perpendicolare al nostro Orizonte. La larghezza della
Valle in linea orizzontale non eccede palmi cinquanta nel luoco doue stà situata la
Chiesa, nella quale la maggior parte occupata dalla Chiesa appena resta un’passag-
gio per uso de Naturali del Paese, e per lo corso delle acque originate dalli alluvioni,
qualcuno può in altro luoco portarsi per li naturali, ed invincibili impedimenti colà
situati, per cui non può auer luoco il proposto progetto di abbandonare la parte
soggetta a patimenti di detta Chiesa, e tirare avanti con nuova fabrica la medesima.
La Chiesa parte antichissima, e parte recente attaccata alle falde del Monte so-
prascritto dalla quale la porzione antica è intieramente sottoposta ad una naturale
volta di detto Monte; per cui è stata sempre, ed è senza stellicidio; la recente Chiesa
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poi fatta tutta alla semplice, ed attaccata a detta antica, è per quanto è lungo le
Mura di essa parte laterale anche sottoposta alla sopra detta naturale volta, per cui
soffre una coll’antica Chiesa un’ continuo grondamento di acque tramandate dalla
detta volta dalle piogge, e dalle nevi, e da una naturale piccola sorgente di acqua
la quale in parte si raccogle da una trocca fatta di vivo sasso di figura parallelepi-
peda situata dietro il Muro dell’Altare, e parte gocciolando / [f. 52v] sopra un’Arco
dell’antica Cappella della Chiesa, dove poggia il muro laterale della nuova in Cornu
Epistolarum poco distante dall’Altare, fà che detto Muro nella parte interiore non
solamente tramanda l’Acqua, che arriva a far’ bagnare le Tovagle dell’Altare, ma è
causa ancora del guastamento dell’intonicatura della facciata interna del Muro, più
volte riparato inutilmente, anzi tanto lo detto Muro riparato inutilmente, anzi tanto
lo detto Muro laterale, che l’antica Cappella per la continua acqua avuta senza darci
verun’ riparo son’ divenuti di color verde, che quasi ci è nata l’erba, siccome si vede
dalla parte di dietro di detta Cappella.
Nella nuova Chiesa poi vi è prima un’intravata di Cavalli, e travicelli, ed incam-
bio di Matonelle vi sono poste tauolette lauorate, che formano una specie di soffitto
per puro ornamento, non riceuendo mai acqua, mentre quattro palmi più di sopra
si trova formato un’altro tetto di traui alla rustica, e sopra detti Travi un’riparo,
o sia tetto di Tavolette di faggio ben connesse, per cui viene la Chiesa riparata, e
difesa dall’acqua delle piogge, ed è costume generale di tutti li Paesi di Montagna
usare tetti in detto modo.
Li danni, che soffrisce la Chiesa si riducono a due, a riparare l’umido, acciò si
conserva anco col pavimento asciutto, e le Muragle, ed a salvarla dalle pietre.
Si fù perciò progettato, che per riparare l’umido tanto di quello, che gronda di
continuo dalla volta naturale del Monte, per causa della sopradetta sorgente, quan-
to dell’altro, che gocciola per le piogge, e Nevi, di formare un’tetto di coppi sotto
la naturale volta del Monte, che copre tutta l’antica Chiesa, e l’intiero Muro della
Nuova, e portare l’acqua porzione dalla parte laterale, e porzione dietro secondo
potevasi per la tortuosità del Monte, col far’ commettere li coppi, anche col taglio
della ripa con / [f. 53r] calce, e pozzolana, e con questa piccola spesa venirsi a ri-
parare l’umido, senza fare il canale, o sia chiavica, o condotto proposto dal Signor
Architetto, per il quale non vi sarebbe né sito, né modo, stando la Chiesa piantata
sopra del sasso uiuo, e sarebbe d’una spesa esorbitante assai molto maggiore del
proposto tetto di coppi, quale non sarebbe soggetto alle cadute delle pietre, perché
riparato dalla naturale volta del Monte.
Per ridurre la Chiesa a soffrire quanto meno si può d’incommodo dalla caduta
delle Pietre fù progettatto fare il 2° tetto di Tavoloni, e questi ben connessi, e chio-
dati, e calafetati sopra Travi, che dovranno porsi con una conveniente distanza
fabricati nello stesso Muro, dove al presente si trovano le Travi del tetto di tavolette,
con dare un’ poco più di pendenza, acciò sì l’acqua, che le pietre non si fermano,
e verrà ad essere più asciutto mediante l’aria, che spira per la Valle, non uedendo
nè la Chiesa, nè buona parte del Monte raggio di sole in niun tempo dell’anno,
impedendolo l’alto, ed il picciolo divario distaccamento dalla sommità de Monti
in ogni parte.
Il progetto poi fatto di fabricarsi un’ Muro alla falda, cioè al liuello del tetto
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per tutta la lunghezza alto, che possa arrestare in dorso di se i sassi, e liberare la
Chiesa dalla loro irruzzione non può assolutamente farsi, e per l’altezza, e per la
scabrosità del Monte, e portarebbe una spesa esorbitantissima, perché dovrebbe
farsi a scarpa, e molto alta.
Fù perciò progettato ottenersi Proibizioni da Supremi Tribunali acciò li cittadi-
ni si astenessero in auuenire di salire a detto Monte nella parte solamente che stà
sopraposta alla Chiesa con tagliare alberi, suellere radici, e portarvi al pascolo gli
animali, unica cagione della caduta delle pietre, mentre così uerrebbero / [f. 53v]
con pochi anni a ricrescere i cespugli, e alberi che trattenerebbero la caduta di esse
come era per l’addietro, che era ripieno di alberi, e cespugli. Che è quanto può ri-
ferirsi in riguardo alla scabrosità della Materia, e se ancor’ si desiderasse maggior
lume, non può darsi, se non se con una pianta dell’occorrente fatt’a rilievo”79.
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cire, e restaurare il Palazzo Abbaziale nella Terra della fara San Martino” (ACSP, Abbazie 384,
f. 72v); il “Libro d’esito, e di Spesa fatto per me Giuseppe di Carlo erario per accomodare il
Palazzo dell’Illustrissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Padrone in questa Terra della Fara S.
Martino rouinato, e conquassato dal passato Terremoto delli 3 Nouembre 1706 con ordine
del Signor Agente Signor Tarquinio Armenante” (ACSP, Abbazie 384, ff. 579r-634v); le “Parti-
te diuerse di denaro pagate da Giouanni Domenico di Carlo per seruitio della Fabrica del
Palazzo dell’Illustrissimo Capitolo, d’ordine di Giuseppe di Carlo erario” (ibid., ff. 635r-636v);
oppure le spese sostenute dagli erari Carmine d’Antonio e Giovanni Antonio/Giannantonio
Aruffo negli anni 1733, 1735, 1736 e 1737 (ACSP, Abbazie 389). Analogamente si cercava
sempre di mantenere efficienti quegli impianti da cui il Capitolo ricavava non pochi vantaggi
economici, come il mulino, il forno, la tintoria, il purgo e le gualchiere, citati regolarmente
nelle rendicontazioni annuali [vd. ad esempio, in ACSP, Abbazie 133, ff. 32r-48v, le quindici
ricevute del 16/17 gennaio 1640 relative alle spese sostenute per il restauro e l’ampliamento
della tintoria con dipendenze; in ACSP, Abbazie 389, f. 1198rv, la “Nota di spesa fatta per
raccommodare il Forno dell’Illustrissimo Capitolo, à Maggio 1739”; ibid., ff. 1200r-1201v, la
“Nota della spesa fatta nella nova Tintoria fatta ad uso di Donato, e Tomasso Cipollone secon-
do l’accommodo fatto dall’Illustrissimo Monsignore di Muro [i.e. Melchiorre Delfico, vicario
generale, poi vescovo di Muro Lucano], formata oggi lì 8 Gennaro 1739 dà me Notaro Angelo
d’Orazio”; ibid., ff. 1315r-1320v, la “Nota di spese fatte per il Purgo” nel 1740; in ACSP, Abba-
zie 386, f. 469rv, la “Nota di spesa per fare lu forno nouo per ordine di Monsignore Illustris-
simo che in essa si noto tutti quello che si spendono giurnali di mastro falco del pizzo fabro”
del 22 gennaio 1707].
81 Vd. Catalogue of earthquakes and tsunamis in the Mediterranean area from the 11th to
the 15th century, a cura di E. GUIDOBONI – A. COMASTRI, Roma 2005, pp. 701-702.
82 Così, ad esempio, nella lettera del vicario generale di Fara S. Martino Giovanni Andrea/
Giannandrea Festa in data 11 agosto 1781 indirizzata a Benedetto Ancajani camerlengo del
Capitolo di San Pietro (ACSP, Abbazie 318, f. 729v): “Qui siamo in continue agitazioni, e ti-
mori, perché son frequenti le scosse di tremuoto, che in una settimana interpellatamente si
son fatte sentire da circa otto volte, e benché non sia accaduta cosa funesta per Divina Mise-
ricordia, pure la gente dorme nella nuda campagna per timore”.
83 Su cui da ultimo vd. Settecento abruzzese cit. (nota 6), passim. Per il terremoto del 1703
che non sembra aver interessato la zona di Fara S. Martino vd. da ultima PETRELLA, Produ-
zione e uso della calce cit. (nota 6), pp. 138-142 con bibliografia (quanto mai interessante è la
relazione di Giovanni Andrea Lorenzani presente nel codice Urb. lat. 1699: “Innondazioni e
teremoti accadutj in Roma, e Stato Ecclesiatico come in altri Dominij in tempo della Santità
di Nostro Signore Papa Clemente XI P.O.M. principiando dalli 18. di Ottobre 1702, sino a
tutto l’Anno 1703, con succinto ragguaglio di ciò che è accaduto”. Ringrazio il collega Sever
Voicu per la segnalazione).
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notte, cioè alle 15 del pomeriggio e alle 21,30 della sera84. Tutta Fara S.
Martino ed il territorio circostante subirono gravissimi danni “a persone e
a cose” e l’intera comunità fu ridotta allo stremo. I dirigenti locali súbito si
attivarono con il Capitolo sottolineando la drammatica situazione venutasi
a creare per cercare di ottenere da Roma qualunque forma di soccorso e di
assistenza. Di tutto questo dà notizia a più riprese Tarquinio Armenante,
governatore ed agente di Fara S. Martino in ACSP, Abbazie 260A; la prima
volta è nell’accorata lettera del 5 novembre, da cui trascrivo quanto segue:
“[f. 468r] Nel mentre mi trouauo andato alla Guardia [i. e. Guardiagrele] ed
aspettauo il signor Valletta [i. e. avvocato Giacomo Antonio Valletta], che haueua
scritto volersi colà portare per il scorso mercordì o giouedì al più per la risaputa
terminazione, furono percosse queste terre dal cielo con un fierissimo terremoto
in modo che la Guardia suddetta restò mezza atterrata affatto, ed il restante ina-
bitabile, come sortì a questa della Fara, e le Terre di Ciuitella [i. e. Civitella Messer
Raimondo], Lama [i. e. Lama dei Peligni], Palena, Montenegro [i. e. Montenero-
domo], Taranta [i. e. Taranta Peligna], Letto Manuppello [i. e. Lettomanoppello],
Serramonacesca, Sulmona ed altre affatto distrutte colla perdita della metà delle
persone, e le altre Terre se non distrutte almeno inabitabili. Questo luogo ha patito
assai, ed in modo che non si rende più abitabile, se non si mouono le Signorie Vo-
stre Illustrissime a qualche compassione, ed il Palazzo Badiale diruto del intutto
colla perdita di moltissime mie robbe, non ui sono morti, che cinque figliuoli85,
mentre per miracolo sono tutti salui, come credo anche esser saluo io, che uscii
dalle pietre. Spero che costì non ui sia occorso alcun di questi disturbi, e Vostra
Signoria Illustrissima con tutti cotesti altri Illustrissimi Signori Concistoriali se la
passino bene per poter pensare a qualche aggiuto di questi afflittissimi poueri, che
han perduto il modo da uiuere per non poter fatigare. / [f. 468v] Qui si uiue alla
campagna alla discretione del tempo e della staggione, che forse sarà per caggiona-
re magari li mali dello stesso teremoto, ed appena ho possuto buscar carta e penna
per scriuere sul caso seguì mercordì scorso ad hore uent’uno incirca”86.
84 Vd. Distinta relazione del danno cagionato dal terremoto succeduto a di 3. Nouembre
1706. secondo le notizie venute a questo eccellentissimo marchese di Vigliena &c. Ed altre rac-
colte da varie lettere particolari, In Napoli, Appresso Niccolo Bulifoni, 1706. Per le precisazio-
ni cronologiche vd. R. CARROZZA, Il terremoto del 1706 nel sulmonese: effetti, primi interventi,
la ricostruzione, in Settecento abruzzese cit. (nota 6), p. 145.
85 “La Farisciola S. Martino è caduta la metà, e l’altre case sono fatte inabitabili, e solo vi
morirono 5 figlioli, e circa 20 feriti”: così si legge nella Distinta relazione del marchese di
Villena (Juan Manuel Fernández Pacheco, duca di Escalona e marchese di Villena) ricordata
alla nota precedente; lo stesso marchese ripeterà a Filippo V in data 26 novembre 1706: “La
de Farisciola S. Martino ha caydo la mitad y la otra se ha quedado inabitable, y solo han
muerto cinco muchachos y otros veynte heridos” (Madrid, Archivo Historico Nacional, Fon-
do Estao, busta 2109, fascicolo non numerato). Vd. G. SABATINI, Notizie dalla periferia dell’Im-
pero: una ignota relazione del viceré di Napoli marchese di Villena sul terremoto del 1706, in
Settecento abruzzese cit. (nota 6), pp. 304, 309.
86 ACSP, Abbazie 260A, f. 468rv.
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timore” a causa delle “horribili scosse di tremuoto che hieri fra gli altri
giorni s’udirono”91. Si veda anche la lettera indirizzata all’erario Giuseppe
di Carlo il 27 novembre 1706:
“quà ogni giorno si sentono cinque e sei uolte scosse fierissime per le quali di
presente questa Fara resta molto lesa cioè delle tre parti: una affatto inabitale,
l’altra tutta lesa e la terza non tocca come è il Borghetto; benché l’abitanti stanno
tutti in campagna sotto sicure baracche. Si frequentano il Purgo, Valcheria, Tinto-
ria e Molino, e si guadagnano il pane, che non sono tocche in alcun modo. Bensì
il Palazzo Abaziale al tutto si è reso inabile, parte per le lesioni e parte perché è
diroccato”94.
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gl’effetti della paterna carità, colla quale l’Illustrissimo Capitolo Padrone con tanta
pietà e benignità si è degnato solleuarlo, e con ajuti spirituali e temporali”95.
“La fabrica e risarcimento del Palazzo stanno infine, quando credeua poter
esser terminate da maggio passato, et è stato necessario cacciarui intorno cinque
palmi di tetto per leuare l’acqua che daua alla metà delle mura tutte fatte à scarpa,
e per leuare l’erbe che faceuano un pesante giardino di tutte le muraglie, chiudere
le fissure fatte dal tremuoto, ed otturare tanti buchi, che ui faceuano salire infinità
di sorci, è stato altresì necessario farlo tutto arricciare al di fuori una delle spese più
necessarie e più decorose, ui è stato anche necessario fabricarui dai fondamenti un
camerino per luogo comune, già che quello che ui era se ben malamente et in una
delle migliori stanze ruinò al terremoto”96.
Martino in Abruzzo” [scil. “homini 210. femine 221. figlioli 140. figliole 82. Serue 1. In tutto
660”].
98 ACSP, Abbazie 164, ff. 143r-157v: “Status Animarum Terrae Farae Sancti Martini Anno
Domini Millesimo Septingentesimo Septimo” [scil. “In tutto le suddette Anime sono numero
Ottocento uentisei”]. Giuseppe Zaini del Capitolo di S. Pietro nella sua visita dei giorni 10-12
dicembre 1706 aveva scritto: “fà detta Terra 800 e più Anime” (ACSP, Abbazie 394, f. 537r).
99 ACSP, Abbazie, 166, ff. 207r-224r: “Status Animarum Terrae Faraesanctimartini Nul-
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[1683]), che registrano rispettivamente 477, 494 e 517 cittadini. Nel 1742 erano state registra-
te 1299 “anime”, ma quattro anni dopo, nel 1746, erano scese a 1174 [vd. DI CECCO DI MARI-
NO, Farantíca. Profilo storico cit. (nota 1), p. 25].
100 Vd. ACSP, Abbazie 316, ff. 119r-124v, il suo memoriale datato 2 novembre 1776 sulla
situazione trovata a Fara S. Martino nel momento della sua presa di possesso. Di Leonardo
Madonna vd. la sua “Lettera di ringraziamento d’essere stato eletto Vicario Generale dell’Ab-
bazia della Fara [11 maggio 1759] risposto lì 31 maggio 1759” (ACSP, Pergamene, caps. 19,
fasc. 244 ff. 1-3).
101 Contro Leonardo Madonna, ad esempio, vd. ACSP, Abbazie 308, ff. 617r-620v, con il
memoriale di Donato Cipollone inserito nella lettera di Carmine Cioffi, agente a Napoli, ve-
scovo di Antinopoli e consigliere del Supremo Tribunale Misto, trasmessa in data 28 dicem-
bre 1761 a Benedetto Ancajani camerlengo del Capitolo di San Pietro; in ACSP, Abbazie 309,
ff. 95r-118v, i ricorsi e le giustificazioni acclusi nella lettera di Giacomo Leto arcivescovo di
Lanciano trasmessa in data 15 dicembre 1762 sempre ad Ancajani.
102 Per l’operato di Giovanni Nicola/Cola di Giulio vd. ad esempio in ACSP, Abbazie 395,
ff. 278r-311v (già ff. 9v-37r), l’“Originalis processus qui transmittitur ad Illustrissimum Capi-
tulum Sancti Petri de Urbe. 1604”, ff. 364r-355v (già ff. 87r-88r) i “Dubij che si fanno alli
Conti di Giouanni Cola de Giulio Erario dell’Illustrissimo Capitolo di San Pietro di Roma
nella terra della fara”, ff. 366r-370v (già ff. 89r-93v) le “Repliche di Giovanni Cola della fara
S. Martino erario sopra li dubij fattigli per parte dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo
di San Pietro di Roma nel rendere delli conti del suo erariato”.
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103 Si conservano per un limitato arco cronologico: ACSP, Abbazie 324 (anni 1662-1666);
ACSP, Abbazie 325 (anno 1676); ACSP, Abbazie 326 (anni 1712-1717); ACSP, Abbazie 327 (anni
1717-1719); ACSP, Abbazie 328 (anni 1719-1727); ACSP, Abbazie, 301-320 (anni 1746-1788).
104 ACSP, Abbazie 294, ff. 655r-694v.
105 Ibid., f. 709rv.
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come quello, che, à mio credere, dovrebbe riuscire di cervello meno inquieto delli
altri due, e per ciò più habile à mantenere quella pace, che con tanto stento, non
senza un particolare ajuto del Signore presentemente si gode, e se Vostra Signoria
Illustrissima vorrà pure degnarsi di mandare à mia dirittura la risposta, non man-
carò di farla consegnare alli hodierni pubblici Rappresentanti, à tempo, e luoco
opportuno, attesoche il di loro impiego non và à finire prima delli 22 di ottobre”106.
stesso manoscritto. Si cfr. anche, ad esempio, ACSP, Abbazie 295, ff. 96r-135v, dell’anno 1725
i “Requisiti de Concorrenti che aspirano alla Prepositura di Gesso (i.e. Gessopalena)” a ségui-
to della morte di Gabriele Peschio, concessa poi al sacerdote Francesco Tozzi arciprete di
Rapino. Anni dopo, il nuovo vicario generale Leonardo Madonna, con lettera del 10 marzo
1764 (ACSP, Abbazie 310, f. 69rv) in questo modo si esprime in merito ad un probabile candi-
dato al governo della Terra di Fara S. Martino: “Al secondo, cioè <Giacomo Antonio/Giaco-
mantonio> Bulsei, è vero, che fù in questo istesso Governo nel passato 1760, ma lo sperimen-
tai molto freddo, anzi di quasi nulla efficacia, a prò dell’Illustrissimo Capitolo in tempo, che
vi erano li saputi bollori litigiosi, in maniera che non potei di esso avvalermi in alcune circo-
stanze, non sapendo se provenisse o dalla sua poca abilità, o dalla dipendenza che aveva
verso li sediziosi”.
107 ACSP, Abbazie 295, ff. 712r-719v.
108 Ibid., ff. 309r-354v.
109 Ibid., ff. 859r-905v.
110 ACSP, Abbazie 296, ff. 79r-80v.
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“[f. 1125r] Notamente veridico delle qualità di tutti que’, che tengono disturba-
ta la Terra di Fara S. Martino colle loro di violenze, sollevazioni e combricole per
estinguere la pace, e tranquillità publica, opprimere la gente onesta, e dar luogo a
tanti delitti, e peccati con pregiudizio de’ buoni, ed onorati cittadini, che non pos-
sono cimentarsi con gente facinorosa per non rendere la popolazione un tragico
teatro di risse, ed omicidij, affinché il tutto s’abbia presente da chi deve giudicare
nella Causa.
Il sacerdote Don Concezio Cipollone, Celestino, e Saverio suoi fratelli germani
sono uomini di mala coscienza, vendicativi, superbi, ed ignoranti, capopopoli, e
fautori di gente scellerata, di torbido cervello, e di putridissima lingua, seduttori e
capaci di ordire qualunque calunnia, e falsità, prepotenti, e dispotici di un drappel-
lo di gente vile, scostumata, ed atta di fare qualsisia cosa di genio, e sodisfazione
di essi Cipolloni, come sono tutti gli scardalana della di loro bottega, che tengono
come tanti schiavi subordinati alle di loro malnate voglie, e per una pruova dell’in-
sufficienza, e idiotismo di detto Sacerdote Cipollone si possono leggere le quattro
copie delle provisioni, che si rimettono scritte di proprio carattere del medesimo,
quali dimostrano, che poco intende il latino, e molto meno l’italiano per le scon-
cordanze, e parole guastate dal proprio senso; onde non può insegnare ad altri ciò
che lo stesso non intende da Maestro di scuola.
Lo scrivano del Sacro Regio Consiglio Pasquale Conti, e il Difensore di detto
Don Concezio Genero del medesimo chiamato Don Francesco de Sanctis han ma-
nifestato il diloro carattere di uomini di mala fede per le tante violenze, attentati,
spolj, e schiamazzi fatti per una causa civile con abuso del tremendo nome del
Sacro Regio Consiglio, nommeno per le false date de’ decreti, che corrono sotto il
venerando nome dell’integerrimo Regio Consigliere <Nicola> Caruso Commissario,
che o hanno ingannato nel farne far la sottoscrizione, o pure l’han portato dentro
la propria tasca per metterlo in una disonorata comparsa, sapendosi questo finora,
e non essendovi scoverte altre falsità, che mai avessero potuto commettere, e che si
possono dedurre dagl’atti, atteso che sono stati ajutati da sopraddetti Fratelli Cipol-
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lone, e da altri malvaggi uomini a loro aderenti; / [f. 1126r] Ma Iddio che confonde
l’empj farà andare a gara l’innocenza, con farli rimanere avvolti nella stessa rete
ordita, e cadere nella medesima fossa da loro fatta.
Il Notaro Felice Antonio di Vitis della Terra di Palombano [i.e. Palombaro]
uomo ignorante, e falsario, e che fece trovare anni sono una Procura di uno di
Casoli vivente, il quale era morto trent’anni prima, è lo stesso venale amico strettis-
simo, commensale, e continuo ospite in casa di detti Cipolloni, i quali se ne servono
per tutti i di loro capricci, e per calunniare con atti del medesimo ed opprimere
chi gli piace.
Il Dottor Don Felice Gentile uomo di poca intelligenza, torbido, superbo, dedito
al vino, nemico della corte locale per avergli levata una causa con sua relazione
con ordine della Regia Camera della Sommaria per li tanti spropositi, ed irregola-
rità commesse come Mastro Portolano, notorio nemico ancora, e collitigante colli
canonici tutti di S. Remigio per una causa pendente in Sacro Regio Consiglio, ed
amico perduto, ed attaccato alli Fratelli di Cipollone.
Il Chirurgo Agostino de Carlo ignorante, povero, epilettico, soggetto, e forse
debitore di Celestino Cipollone.
Andrea de Carlo figlio del medesimo, giovane dissoluto e ignorante.
Lo Speziale Remigio de Carlo povero, soggetto, e debitore di detti Cipolloni,
Il Medico Filippo Verna giovane dissoluto, di pessimi costumi, bevitore di vino,
e nemico giurato della Corte locale, per averlo processato sopra l’esimizione d’un
carcerato, che poi fu transatto colla pena di ducati 120 dall’Officio delle Doganelle
di Chieti, perché nipote di Domenico Verna suo avo, che trovavasi Doganato fitti-
zio.
Saverio e Domenico Taddei giovani dissoluti, senz’arte, e professione alcuna,
rissosi, di pessima morale che vogliano passare per sgherri girando in tempo di
notte armati, e tenendo inquieto il paese, ubriaconi, e viziosi.
Baldassare Verna Capopopolo, uomo di schiamazzi per unire e sollevar gente,
giocatore di carte, ed ubriacone.
Ignazio Verna Fratello del medesimo uomo facinoroso, e dell’istesso carattere,
com’anche è l’altro Fratello Saverio.
Giuseppe Gattone Solachianiello [i.e. calzolaio/ciabattino], publico lazarone, la-
dro, disturbatore del Popolo, giocatore di carte, bestemmiatore, celebre ubriacone,
e capace di fare qualunque impostura. / [f. 1127r]
Remigio, e Leonardo Sciarra miserabili Sartori, Capopopoli, e strettissimi ade-
renti di Celestino Cipollone.
Pietro Tavani Scarparo miserabile, e Capopopolo, e totalmente addetto alle vo-
glie di detto Celestino Cipollone.
Carlo Cipolla povero, e di mala coscienza, Capopopolo e debitore di detto Ci-
pollone.
Nicola suo Figlio, ubriacone, giocatore di carte, e Capopopolo.
Pietro Cipolla, suo Fratello uomo dello stesso calibro, facinoroso, e che più volte
è stato inquisito nella Corte locale, e nella Regia Udienza.
Giuseppe di Rocco, ubriacone, rissoso, Capopopolo, ed appassionato di detto
Cipollone.
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to mese mangiammo tutt’insieme in casa di Don Giuseppe; la notte succese, che alcuni figli
d’iniquità entrarono in casa di Checco Marrone per uiolentare Cilla Vernice sua moglie, la
quale pose a rumore, di modo, che quelli se n’uscirono; et non furono non solamente cogno-
sciuti, mà neanche uisti; la matina poi fù detto ch’io insieme con il detto Don Mario, Don
Gioseppe, et Giouanni Battista d’Ottavio di Natale andammo in casa della predetta Cilla, et
questo non fù detto ne dalla principale ne da altri; ma solo da Jacomo Vernice homo di pes-
sima qualità, del che le Signorie Vostre Illustrissime per accertarsene, se ne potranno infor-
mare dal Signor Vicario, et da tutta questa terra, che l’officio suo non è altro ch’essere spione
di corte, et perché io dal principio non l’hò uoluto, m’haue posto tant’odio, sopra che tanto
resta quanto non mi può nocere, anzi nella cantina di detta Cilla fù trouato mezzo foglio di
carta d’informazione presa noue anni sono contra l’istesso Jacomo, che per / [f. 206v] quanto
mi si dice, che quando la passata uolta calarono in detta cantina la predetta Cilla, et altre
genti non ui era, et poi che ci calò Jacomo ui fù trouata, per il quale rumore succese che Do-
nato Vernice fratello di detta Cilla tirò un archibugiata à detto Giouanni Battista di Natale il
7. del passato mese d’Agosto, et lo colse nel braccio sinistro come del tutto ne presi informa-
tione, et oltre di ciò detto Donato in comitiua d’altre persone ha cercato ammazzarmi, del che
ne ho uoluto scriuere in Audienza tanto della comitiua fatta contro di me, quanto dell’attac-
cata uiolenza in persona di detta Cilla, acciò si fussero trouati li colpeuoli, et dateli il conde-
gno castigo. Ma per non turbare la Giurisdizione delle Signorie Vostre Illustrissime non hò
uoluto farlo, perché ancora non sto in dubio, che mentre stò di ciò con la coscienza netta
Iddio non m’habbia d’agiutare; ma mi dispiace fin all’anima trouarmi in questo laberinto se
ho colpa, per parole di Jacomo Vernice homo di sì pessima qualità”. In data 3 agosto 1666
con queste parole l’erario Donato d’Antonio si rivolgeva al canonico e camerlengo Francesco
Filicaia: “Due altre volte ho scritto a Vostra Signoria Illustrissima et non ho riceuuto risposta,
ma solo dall’Illustrissimo Signor Conte Marescotti. Hora con questa sono à pregarla con
quest’altri Illustrissimi Signori con le gienocchia piegate per amor di Dio à farmi gratia ri-
mouere questo temerario di Don Antonio Tauano dalla Chiesa di S. Martino, acciò non hab-
bia occasione di precipitarmi in mia Vecchiezza hauendo hauuto ardire di machinar l’honore
di mia casa di cose che non stà bene à ponerle in carta tralasciando tutte l’altre scisme e bi-
sbigli causate da lui in questa Terra sì come mi ricordo hauerne scritta à Lei, et al medesimo
Signor Conte, e quando ne uorranno maggior chiarezza potrà informarsine dal Signor Vica-
rio et non da chi forse lo fomenta; non sto in dubio di riceuere questa gratia per esserli deuo-
to seruo, e se così resterà seruita La prego mandar la patente in bianco che intanto si proue-
derà per l’altro” (ACSP, Abbazie 258, f. 344r). Il 7 gennaio 1687 Anna Maria Foglia di Napoli
così scriveva: “Anna Maria Foglia di Napoli deuotissima di Vostra Signoria Reuerendissima
supplicandogli fà intendere, come hiersera circa mezz’hora di notte fu assalita in sua casa da
Don Giouanni Andrea Gentile armato con Archibuggietto, et stiletto à fronne d’oliua con
animo diabolico di uolerla ammazzare, et se non erano le genti della medesima casa, già saria
stata ammazzata. In tanto ricorre da Vostra Signoria Reuerendissima facendo istanza di
darli il douoto castigo; et per ritrouare detto Archibuggietto, farà fare deligenza nella casa di
Don Gaetano Gentile, nella quale lo ritrouerà d’entro di alcuni cupi, seu uasi da ponere api,
et il stiletto gli si trouerà forse nelli suoi calzoni, o sotto il letto; et non rimediandoci subito
Vostra Signoria Reuerendissima sarà forzato Gentile Antonio mio marito di commettere
qualche gran’ fatto” (ACSP, Abbazie 337, f. 152r). Ancora nel mese marzo 1714 veniva inviato
il frate domenicano Deodato De Angelis “per il buon regolamento dei costumi di codesto
popolo … e di proseguire con egual diligenza fino al fine delle sue Quadragesimali fatighe la
cura di migliorare cotesto Popolo, e singolarmente di mettere fra esso la concordia, della
quale pur troppo riconosco esserui una ben grande necessità” (lettera datata Roma, 23 marzo
1714: ACSP, Abbazie 326, f. 121v). Il 7 dicembre 1726 fu indirizzata al vicario Melchiorre
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Delfico una lettera che riguardava la condotta immorale tenuta da neo eletto governatore
Filippo Franchi: “… Essendomi giunto un ricorso de continui scandali, che commette cotesto
nuouo Gouernatore col far uenire in sua Casa donne della Terra di Casoli di poco buon odo-
re, e col ricettarne anche altre dentro quella di Giuseppe Gentile del Colle con scandalo di
tutta cotesta Terra …” (ACSP, Abbazie 328 adde f. 706r). Tristezza e rancore maggiori provo-
cava nei sudditti faresi il constatare le violenze subite dalle donne da parte dei responsabili
dell’amministrazione del territorio, i quali, forti dell’autorità loro assegnata, agivano in modo
del tutto estraneo alla più elementare regola della decenza; frequenti sono infatti le accuse
fatte pervenire alle autorità di Roma contro determinati notabili del luogo, e per di più sacer-
doti, che si erano macchiati di condotte veramente inqualificabili; a puro titolo di esempio
trascrivo questo documento del 1707 presente in ACSP, Abbazie 390, f. 452r: “Donata di fran-
cisco Cipolla della terra della fara S. Martino, serua, e uassalla delle Signorie uostre illustris-
sime con supplica le rappresenta, come haue una sua figlia giouane chiamata Angela, la
quale è stata più, e più uolte sollecitata, e ricercata dal sacerdote Don Gaetano Gentile per
uolerla stuprare, e benché il medesimo Gentile fusse stato auisato sì dalla supplicante, come
da altri a douersi stare su il decoro sacerdotale, e leuarsi da fantastiche, e diaboliche sugestio-
ni, contuttociò ua tuttauia procrastinando uie, e modi di hauere nelle mani detta sua figlia
seguitandola continuamente per suergognarla; e perché si rende insoffribile una tal temerità
ne fà ricorso a’ piedi delle Signorie Vostre illustrissime supplicandole uolersi degnare appli-
carui opportuno rimedio pria che si uenga ad atto maggiore facendone di tuttociò istanza, e
ciò seruirà di castigo a lui, e d’esempio, et emendatione a gl’altri, che oltre l’esser di giustitia,
il tutto riceuerà a gratia ut Deus”.
114 ACSP, Abbazie 390, ff. 67r-68v.
115 In ACSP, Abbazie 380, ff. 44r-52v, si conservano gli atti del processo contro “Don Gio-
uanni Andrea Gentile sacerdote della Fara S. Martino processato per rissa seguita trà esso e
Gioachino suo fratello” (5 luglio 1690); ff. 194r-201v, contro “Don Rocco Alleua sacerdote
della Fara S. Martino processato per preteso stupro commesso nella persona di Tomassa di
Luberto di detto Luogo” (23 aprile 1694); ff. 534r-543v, contro “Don Francesco Gentile Arci-
prete della Fara S. Martino imputato di pratica disonesta con diuerse Donne, della trascura-
taggine nell’amministratione de Santissimi Sacramenti, e d’altri delitti” (24 luglio 1702). In
ACSP, Abbazie 380A, ff. 579r-592v, troviamo il “Processo contro Don Giovanni Gentile” (giu-
gno 1717); ff. 553r-558v, i “Ristretti delli processi contro il diacono Giovanni Gentile prima
carcerato poi rilasciato con cautione” (agosto 1717), ff. 559r-578v, il “Processo contro Don
Giuseppe Ricciuti” (gennaio-febbraio 1714); vd. anche ACSP Abbazie 339, ff. 661r-664v (inizio
sec. XVII): “Nota di tutti Processi fabricati contra Pietro et Santo Verna della fara di S. Mar-
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(ma talvolta alle lettere trasmesse, soprattutto quelle anonime, non segui-
va l’accertamento richiesto). Ne fa fede la lettera non firmata (ma quasi
certamente redatta da un sacerdote) datata 14 maggio 1707. A tale lettera
tuttavia il Capitolo non sembra aver dato mai séguito, quantunque il do-
cumento si dimostri preciso nei particolari e fortemente accusatorio nei
confronti del governatore Tarquinio Armenante e del luogotenente Alessio
Gentile; costoro, infatti, a causa di una condotta immorale e di specifiche
vessazioni costituivano il principale motivo di una situazione ormai non
più sostenibile in tutta la popolazione:
“[f. 406r] Mosso piuttosto dalla carità, e dal non più poter rimirare li continui
e quotidiani scandali, e delitti, che si commettono, e si danno dalle persone delli
Signori Tarquinio Armenante, et Alesio Gentile, uno mantenuto dalle Signorie Vo-
stre Illustrissime come Agente della Badia, e l’altro anche vassallo di questa terra
della fara S. Martino, ambi scostumatissimi che più di notte, che di giorno altro
non oprano, e seminano che zizanie, e tradimenti frà li poueri cittadini oppressi del
continuo dalle loro importunità; et appartenendo à me più che ad’ogn’altro l’inui-
gilare sopra li disturbi e delitti notturni, come anco il procurare il bene commune
sì per la salute delle Anime, come anche per la quiete di tutto un publico, standosi
adesso senza niuna guida né di Gouernatore, né d’altri che potessero reprimere
tante seditioni, benché l’officio di luocotenente si eserciti attualmente dalla perso-
na del prenominato Alesio Gentile uno de più scandalosi, che risiede infra questa
pouera Unità, il quale per tenere il commercio, e la conuersatione di detto Tarqui-
nio conculca la giustitia, et opera sempre diuersamente dalla raggione, e dalli limiti
della uera, e retta giustitia, tuttociò a petitione del detto Tarquinio, il quale non
ama ueramente il bene del publico, ma sibene le dissunioni, e le liti per mantenersi
lui sempre con credenza appresso le Signorie Vostre Illustrissime, preualendosi / [f.
406v] ogni giorno d’esser mantenuto solo dalla protettione del Illustrissimo Signore
Priore Varese [i.e. Pompeo Varese degli Atti, canonico del Capitolo di S. Pietro],
e dice publicamente uoler sempre poner fuoco, et accendere odij, e rancori fra
cittadini per far apparire le discordie continue quando lui medesimo è l’autore, e
l’inuentore di quanto si opera malamente e contro l’offesa del nostro Sommo Cre-
atore, e contro li cittadini che sono sempre offesi, e riceuono affronti, et ingiurie
continue e se le Signorie Vostre Illustrissime non crederanno à quanto gli rappre-
senta un Vilissimo seruo di Dio, saltem s’informino sopra le sequenti cose, che
conosceranno apertamente, e palperanno con proprie mani la pura uerità.
Si fanno lecito primieramente maltrattare gl’ecclesiastici, non distinguendoli
in modo alcuno dalli secolari, parlando spropositatamente in publico hora contro
d’uno, et hora contro d’un altro senza rispetto né di Dio, né del prossimo, quando
ciò non douerebbe mai commettersi da essi, e quel che è peggio sin dentro le chiese
si lecitano mormorare detrattando la fama, e la riputazione a tutti, et anche (cosa
da spauentar ogn’uno) si fanno lecito amoreggiare dentro la casa di Dio senza
tino Vassalli, et ribelli del Reuerendissimo Capitolo et Canonici di S. Pietro di Roma Utili
Baroni di detta terra”.
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timore della giustitia Diuina, che continuamente ci minaccia con suoi flagelli, et
in modo particolare con i continui terremoti, che quasi giornalmente si fanno sen-
tire; questa non parendomi cosa da sopportarsi, benché sia già dedotto ad forum
contentiosum, ne dò l’auiso, acciò le Signorie Vostre Illustrissime con i loro soliti,
e paterni rimedij, ponendosi auanti gli occhi / [f. 407r] una tanta offesa di Dio,
possano rimediare a tanti scandali, e ciò non potrebbe sortire in altro modo che
d’allontanare da questa Terra il detto Tarquinio Armenante, e dare altresì il sfratto
al detto Alesio Gentile, perché altrimenti in breue tempo le Signorie Vostre Illustris-
sime sentiranno molti homicidij, et in particolare saranno ammazzati questi due
prenominati (quod absit) oltre gl’altri impegni, et inconuenienze che ne nasceran-
no costandomi questo in coscienza, e son in obligo di denunciarlo. Io però preten-
do non douerne render conto a Dio giusto Giudice, perché rappresento la pura, e
sincera uerità, e ne dico solamente quel tanto che si sa da tutti non solo cittadini,
ma etiandio forastieri, e piacesse a Dio che questo che si rappresenta non fusse il
uero, perché forse non si esperimentarebbe in questa Terra tanti castighi di Dio
giustamente mandati; poco m’importa che si proceda alli rimedij opportuni, per-
ché io già ho cercato scolpare la mia coscienza col darne la douuta notitia, e me ne
protesto auanti a Dio, e quanto non si uedranno gl’effetti, ui stà Iddio che conosce,
e sa tutto, e saprà ben con suoi giusti, e douerosi castighi punire i trasgressori della
Sua Santa Legge; però io ho ferma speranza che S. Martino glorioso, e le Anime
Sante del Purgatorio pregaranno Dio, che possa illuminare le menti di ciascheduno
delle Signorie Vostre Illustrissime a douer inuigilare su questo fatto, conforme io
inspirato molte uolte da Dio, e pregato parimenti da molti cittadini di questo luogo
secretamente per parte di tutti, e per adempire al mio obligo dennuncio. / [f. 407v]
Parlando poi de secolari non solamente maltrattano tutti, ma (quel che è in-
soffribile) toccano di mano, conforme ne potranno far testimonianza Bernardino
Saluitti, Antonio d’Urbano, et altri che hanno riceuuto mazzate e perché s’hanno
posto sotto piedi tutti con la dominatione, che pretendono hauere, li poueri oppres-
si dubitando di non riceuere altri affronti non ne parlano, solo alzano gli occhi a
Dio, e né fanno querela auanti il suo tribunale, perché non hanno a chi ricorrere,
mentre hauendono ricorsi molte uolte con suppliche diretti all’Illustrissimo Signor
Piore Varese, non solo non hanno riceuuti mai gratie, ma neanche ha uoluto inten-
dere le loro supliche, con che si uiue infelicissimamente.
Questi tali altro non fanno, et oprano, che andar disturbando famiglie col andar
toccando le donne, et in particolare zitelle; di queste cose credo che le Signorie
Vostre Illustrissime staranno a pieno informate trattandosi di cose maggiormente
publiche, e quando si uedrà l’emenda all’hora si mandarà la nota distinta di tutte
le persone, che arriuano al numero di uentidue, fra publiche e secrete, anche con
la nota de testimonij, si spera però (mediante l’agiuto di Dio, e l’intercessione di
S. Antonio di Padoua auocato di questa Unità) che le Signorie Vostre Illustrissime
habbino statim a remidiare a simili cose, acciò con questo si possa maggiormente
euitare l’ira di Dio, che tanto ci opprime. Si dourebbe dare molte altre relationi in-
torno a costoro, ma si spera che ciò basta per mouere gl’animi delle Signorie Vostre
Illustrissime a riparare a tutto”116.
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“Sebbene per il passato le Genti della Terra della Fara S. Martino abbiano no-
tabilmente inquietato il Reverendissimo Capitolo, pare nientedimeno che in oggi,
e singolarmente da due anni à questa parte siansi messi almeno apparentemente al
buono, caminando le cose di quell’Università, e di quel Monte con somma quiete,
e con la douuta subordinazione al nostro Vicario Gentile [i.e. Giovanni Battista
Gentile]”118.
Affido ora alle pagine che seguono l’inventario di tutto questo comples-
so ed articolato archivio su cui, mi auguro, gli studiosi potranno attingere
quelle informazioni utili per le loro specifiche ricerche119.
ricerca. Ho indicato con l’asterisco * quei fogli di guardia di legature costituite da fogli di
manoscritti (probabilmente di origine abruzzese, e poi dismessi) in latino (= lat.), in ebraico
(= ebr.) o palinsesti (= pal.), che ho rinvenuto nelle seguenti unità della serie Abbazie relativi
alla mia ricerca: ACSP, Abbazie 22, 23A, 25, 27-28, 31-32, 32bis, 33, 52, 54, 57-58, 61, 63-64,
66, 68, 80, 82, 84, 86, 92, 94, 104, 110, 128, 130, 137, 149, 151, 162A, 331. Per alcuni di questi
“fogli di guardia” in beneventana vd. infra alle pp. 639-402 il contributo di Claudia Montuschi
e Nicola Tangari, i quali hanno in previsione anche di studiare tutti i frammenti liturgici re-
periti nei volumi di questa serie.
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INVENTARIO
1. – ACSP, Abbazie 22 (cart.; mm 280 × 205; ff. 1-50; fascicoli rilegati con coper-
tina in pergamena * [lat.]) [sec. XVII/XVIII]
“Copia delle Bolle dell’Unione et esentioni della Badia della Fara di S. Martino”.
– Copia di bolle pontificie con conferme e concessioni di privilegi, conferme ed ele-
zioni di abati, nota di collazioni di benefici di chiese dipendenti, due relazioni sui
privilegi e la giurisdizione dell’abbazia di S. Salvatore di Maiella [nn. I-II, IV-VIII,
X-XIII, XV, XIX-XII] e di S. Martino in Valle [nn. III, IX, XVI-XXII] (anni 1044-
1616). Nell’ordine: n. I [a. 1061-1073; f. 1rv], n. II [a. 1150; ff. 1v-3v], n. III [a. 1200;
ff. 4r-5v], n. IV [a. 1341; ff. 5v-6v], n. V [a. 1457; ff. 6v-7r], n. VI [a. 1547; ff. 7v-8r],
n. VII [a. 1547; ff. 8r-9r], n. VIII [a. 1549; f. 9rv], n. IX [a. 1291, ff. 9v-10r], n. X [a.
1505; ff. 10r-11r], n. XI [a. 1505; ff. 11r-12r], n. XII [a. 1530; f. 12rv], n. XIII [sec.
XVII prima metà; f. 12v], n. XIV [a. 1112; f. 13rv], n. XV [a. 1222; f. 13v], n. XVI [a.
1044; ff. 14r-15r], n. XVII [a. 1221; f. 15rv], n. XVIII [a. 1607; ff. 16r-18r], n. XIX
[a. 1568; ff. 18r-19r], n. XX [a. 1579; f. 19rv], n. XXI [a. 1580; f. 20rv], n. XXII [sec.
XVII prima metà; f. 20v]. “Collectiones Beneficiorum Abbatiae Sancti Saluatoris
de Maiella in Dioecesi Theatina existentium” (ff. 23r-28v). “Dell’Origine, Privilegij e
Giurisditione dell’Abbatia di S. Salvatore de Maiella, e S. Martino della Fara, nella
Provincia, e Diocesi di Chieti” (ff. 31r-34v). “Theatinae Iurisdictionis” (ff. 35r-38v).
Lettere varie, l’ultima datata 29 ottobre 1616 (ff. 39r-49v). Documento in latino
sull’abbazia di S. Martino della Fara (f. 50r).
2. – ACSP, Abbazie 23 (cart.; mm 285 × 220; ff. I-IX. 1-273v; filza con copertina
rivestita di pergamena) [sec. XVII/XVIII]
“Collectio diuersorum iurium spectantium ad Abbatias S. Martini de Fara, et
S. Saluatoris de Maiella, sitas in Provincia Theatina”. – Copie di privilegi pontifici,
donazioni da parte di re, principi e baroni di chiese soggette, atti di unione alla Ba-
silica di S. Pietro, concordie, concessioni di feudi, atti vari relativi a diritti, lettere,
fedi, relazioni di fatto e di diritto, sommari e scritture diverse riguardanti liti giuri-
sdizionali per le due abbazie con l’arcivescovo di Chieti, copie di brevi papali rela-
tivi alle visite, collazioni di chiese, istruzioni, ricordi e scritti vari [anni 1044-1597].
Indice ai ff. Vr-IXr. “Privilegium Innocentii III concessum Capitulo et Canonicis
S. Petri super ecclesiam S. Martini de Valle [a. 1200]” (ff. 5r-6v). “Processus fulmi-
natus super unione et incorporatione facta Basilicae S. Petri de Abbatia S. Martini
de fara cum inserta Bulla Nicolai V” [a. 1451] (ff. 29r-34v). “Summarium Collatio-
num seu Bullarum, Beneficiorum et Ecclesiarum sub Iurisdictione Abbatiarum
S. Martini de fara et S. Saluatoris de Mayella” (ff. 222r-226v). “Istruttioni apparte-
nenti al monastero di S. Martino in Valle e S. Martino della fara” (ff. 251r-253v).
3. – ACSP, Abbazie 23A (cart.; mm 275 × 215; ff. I-IV. pp. 1-222, 231-250 [ff. III-
IV, pp. 7-8, 16, 24-28, 30, 32, 34, 61-68, 71-72, 74, 76-78, 93-94, 96, 101-102, 105-
106, 126-128, 133-134, 136, 142, 144, 150, 153-158, 160-162, 166, 168, 180-186,
188-194, 220, 222, 232, 234, 236-238, 242-246, 249-250 bianchi]; filza con copertina
in pergamena * [lat.]) [sec. XVII/XVIII]
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4. – ACSP, Abbazie 24 (cart.; mm 290 × 113; ff. 1-29; bastardello senza copertina)
[1465-1494]
“Inuentarium bonorum Monasterii Sancti Martini de fara. 1465”. – Indicazione
dei possessi situati nei vari territori e dei redditi in natura e denaro dovuti alle sin-
gole persone o chiese dipendenti; inventario dei beni propri del monastero (case,
mulini, oggetti, libri etc.). A f. 22r notizia di un giuramento di vassallaggio del
1494. Elenco dei libri presenti “In domo curiae” (ff. 26v-27r): “[f. 26v] Una Biblia in
membranis in magno uolumine ligata in tabulis. Moralia Beati Gregorij in magno
uolumine ex membranis in tabulis. Breuiarium monasticum in littera longobarda
ex membranis in tabulis. Quidam sermones ex papyro. Contentio animae corporis
beati Bernardi ex papyro et quaedam alia bona. Officium diuinum ex membranis
in tabulis fractis. Breuiarium monasticum sine fine ex membranis. Missale mona-
sticum [f. 27r] Vetus ex membranis. Missale uetus ex membranis. Hymnarium ex
membranis. / Quidam sermones praedicabiles ex papyro. Institutiones abbatis et
monachorum ex membranis. Quidam sermones de Sanctis ex papyro. Quinternus
Introituum antiquus”. Elenco dei libri presenti “In monasterio S. Martini” (f. 28r):
“Unum missale ex membranis in tabulis. Duos missalectos quos matriculas uocant
ex membranis in tabulis. Una matricula ex membranis sine tabulis. Una matricula
parua ex membranis in tabulis. Unus quinternus in Cantu in membranis. Unum
breuiarium monasticum ex membranis in tabulis. Unum psalterium monasticum.
Unum breuiarium monasticum ex membranis in tabulis paruum. Unum commune
paruum monasticum ex membranis. Unum Commune monasticum ex membranis”.
5. – ACSP, Abbazie 25 (cart.; mm 300 × 210; ff. 1-16; fascicolo rilegato con co-
pertina in pergamena * [lat.]) [1494]
“Censuale Abbatiae S. Martini de fara. 1494”. – Inventario degli oggetti esistenti
nel monastero ed altri edifici ad esso appartenenti, indicazione dei redditi dovuti
dagli uomini del castello di Fara, elenco dei possessi situati in vari territori e di
censi dovuti ad altri dipendenti e da chiese. Elenco dei libri presenti “In domo
curiae” (f. 2rv): “[f. 2r] Una Biblia in magno uolumine in membranis ligata in ta-
bulis. Moralia beati Gregorij in magno uolumine ex membranis ligata in tabulis.
Breuiarium monasticum in littera longobarda ex membranis in tabulis. Quidam
sermones festiui ex papyro. Contentio animae et corporis Beati Abbatis. Officium
diuinum ex membranis in tabulis fractis. / [f. 2v] Breuiarium monasticum sine fine
ex membranis. Missale monasticum Vetus ex membranis. Missale uetus ex mem-
branis. Hymnarium ex membranis. Quidam sermones praedicabiles ex papyro.
Institutiones Abbatis et monachorum in ipsa Abbatia. Quidam sermones de San-
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6. – ACSP, Abbazie 26 (cart.; mm 300 × 220; ff. I. 1-17; fascicolo rilegato senza
copertina) [1494]
“1494. Inuentarium Bonorum Abbatie Sancti Martini de Fara Teatinae diocesis
Unitae Basilicae sacrosanctae Principis apostolorum de Urbe de anno 1494 con-
fectum. – 1494. Inuentarium siue Censuale omnium bonorum Abbatie S. Martini
de fara inter montes diocesis Theatine. 1494”. – Inventario degli oggetti esistenti
nel monastero, redditi, possessi, censi. Copia dell’inventario precedente. Elenco
dei libri presenti “In domo curiae” (f. 2rv): “[f. 2r] Una Biblia in magno Volumi-
ne in membranis ligata in tabulis. Moralia beati Gregorij in magno Volumine ex
membranis ligata in tabulis. Breuiarium monasticum in littera longobarda ex
membranis in tabulis. Quidam Sermones festiui ex papiro. Contentio animae et
Corporis Beati Bernardi Abbatis. Officium diuinum ex membranis in tabulis frac-
tis. / [f. 2v] Breuiarium monasticum sine fine ex membranis. Missale monasticum
Vetus ex membranis. Missale Vetus ex membranis. Hymnarium ex membranis.
Quidam sermones praedicabiles ex papiro. Institutiones abbatis et monachorum
in ipsa Abbatia. Quidam sermones de Sanctis praedicabiles ex papiro. Quinternus
antiquus Introitum dicti monasterii et Abbatiae”. Elenco dei libri presenti “In mo-
nasterio S. Martini inter montes” (f. 3v): “Unum Missale ex membranis in tabulis.
Duo Missalia parua quae matriculas appellant ex membranis. Una matricula ex
membranis sine tabulis. Una matricula parua ex membranis in tabulis. Unus quin-
ternus in Cantu ex membranis. Unum Breuiarium monasticum ex membranis in
tabulis. Unum commune paruum monasticum. Unum Commune monasticum ex
membranis”.
7. – ACSP, Abbazie 27 (cart.; mm 290 × 110; ff. 1-61 [ff. 53-60 bianchi]; bastar-
dello con copertina in pergamena * [lat.]) [1510]
“M°CCCCC°X° A di XXIII de Nouembre. Censuario de Sancto Martino de valle.
In lo tempo del Magnifico et Reuerendo Abbate et perpetuo Commendatario Ioanni
Alfonso de Valignano de la Abbatia de Sancto Martino de valle Theatinae diocesis”.
– Nota dei redditi in varia natura e in denaro dovuti dagli homini de la fara.
8. – ACSP, Abbazie 28 (cart.; mm 295 × 220; ff. 1-60 [ff. 55-60 bianchi]; fascicolo
rilegato con copertina in pergamena * [lat.]) [1534]
“Censulae Abbatie S. Martini Castri fare de anno 1534. Quaternus seu censuale
Abazie Santi martini de Valle factus et renouatus et distractus ab aliquo eiusdem
Abatie Censuali”. – Censi dovuti dalle chiese, elenco dei possessi nei vari territori,
indicazione dei redditi annui dovuti in varia natura e in denari dagli homines de la
fara. Alla fine (ff. 53v-54v) è presente l’indice dei nomi.
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9. – ACSP, Abbazie 29 (cart.; mm 275 × 205; ff. 1-24; fascicolo rilegato senza
copertina) [sec. XVI]
“Copia Inuentarii bonorum Abbatie Sancti Martini de farra. 1540”. – Copia
dell’Inventario trasmesso da un atto notarile, unitamente alla descrizione dei con-
fini del territorio dell’Abbazia, all’indicazione dei censi dovuti dagli uomini che ne
dipendevano, dei beni posseduti in altri territori e degli oggetti che si conservano
nella case dell’Abbazia. Inoltre: capitoli ed ordinazioni eseguite dall’Abate in merito
al commercio di generi vari.
10. – ACSP, Abbazie 30 (cart.; mm 290 × 210; ff. I. 1-33; fascicolo rilegato senza
copertina) [1541]
“1541. Inuentarium Bonorum Abbatiae Sancti Martinj de Fara Teatinae dio-
cesis unitae sacrosanctae Basilicae Principis Apostolorum de Urbe de anno 1541
confectum”. – Nota dei beni in muratura (case, chiese, abitazioni etc.) appartenenti
all’Abbazia, dei redditi dovuti dalle persone dipendenti, delle terre possedute nelle
varie località e dei suoi beni mobili (paramenti, croci, calici, ornamenti ed altri tipi
di suppellettile) di proprietà dell’Abbazia; capitoli ed ordinazioni eseguite dall’aba-
te e dalla persone del castello della Fara.
11. – ACSP, Abbazie 31 (cart.; mm 290 × 220; ff. 1-16; fascicolo rilegato con co-
pertina in pergamena * [lat.]) [1546]
“1546. Inuentarium Bonorum Abbatiae Sancti Martini di la Fara. Censuario
facto et ordinato per me fratre Ioanne Baptista arciprete della fara doue si contiene
tucti li censi tanto de dinari come de frumenti vini olei et spelta carne che deue
refare li homini della fara alla Venerabile abbatia de Sancto Martino inter montes,
In la natiuità de nostro Signore Jesu Christo, renouato per me frate Ioanne Baptista
de la fara per ordine dello Signore Scipio Valignano affictatore de detta abbatia nel
anno 1546 adi 21 de aprile”. – Censi dovuti in natura e in denaro dai dipendenti
dell’Abbazia. Alla fine (f. 16r) elenco delle chiese soggette.
12. – ACSP, Abbazie 32 (mm 210 × 115; ff. 1-38 [ff. 30, 33-37 bianchi]; fascicolo
rilegato in pergamena * [lat.]) [1547]
“Censuario seu Manuale delli censi. Et Renditi della Venerabile abbatia de San-
cto Martino. Recauato et copiato dallo proprio originale facto per me frate Ioanne
Baptista De la fara. Per ordine dello Excellente Signore Scipio Valignano com-
mendatario della dicta Abbatia. Addj Primo de gennare nello anno dello Signore
1547 quinta Indictione”. – Elenco dei censi dovuti dalle persone dipendenti e dalle
chiese, descrizione delle terre possedute in vari territori.
13. – ACSP, Abbazie 32bis (cart.; mm 295 × 220; ff. 1-49; fascicolo rilegato con
copertina in pergamena * [lat.]) [1548-1579]
“Die 21 mensis maii 1548. Censuario dela abbatia de Sancto Martino facto et
renouato per me frate Ioanne Baptista de la fara”. – Nota di tutti i censi che devono
essere pagati annualmente dai singoli dipendenti e dalle chiese soggette. Aggiunte
fino al 27 agosto 1579 (vd. f. 40v).
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14. – ACSP, Abbazie 33 (cart.; mm 210 × 140; ff. 1-38 [ff. 31-32, 35-36 bianchi];
fascicolo rilegato con copertina in pergamena * [lat.]) [1561-1571]
“1571. Censuario della Abbazia di S. Martini della fara. Censuario seu Nota
delli censi seu renditi della Venerabile Abbazia de Sancto Martino inter montes
prope faram, estratto e copiato dal suo originale per me angelo de Leonibus de
Caramanico arciprete in la fara predicta, per ordine del Reverendo Signor Philippo
cocouagino Camerlengo e Visitatore generale del sacro Capitolo di san Pietro de
urbe [scil. Filippo Coccavagini]. Sub die XX Iunii anno Domini 1571”. – Nota dei
censi dovuti dalle persone e dalle chiese dipendenti, varie notizie di terreni dati a
censo nel 1561 e 1562, inventario delle terre possedute in vari territori e confini
della montagna di S. Martino appartenente all’Abbazia.
15. – ACSP, Abbazie 34 (cart.; mm 280 × 205; ff. 1-81 olim pp. 1-121 [ff. 79-81
bianchi]; fascicolo rilegato con copertina di cartone) [1581-1593]
“Inventarium et censuale omnium bonorum venerabilis Abbatiae Sancti Mar-
tini Inter montes De valle De Fara Theatinae seu nullius Diocesis renovatum de
ordine Reverendi domini Herculis providi cleri Romani commissarii et vicarii ge-
neralis venerabilis Basilicae Principis Apostolorum de Urbe [i.e. Ercole Cattabeni
?; sec. XVI], die XII mensis Septembris anni 1593”; “Inventarium bonorum vene-
rabilis Abbatiae Sancti Martini inter Montes de Valle de Fara Theatine Diocesis
Renovatum et Publicatum die XXV Mensis Augusti 1581”. – Relazione informativa
sulle modalità di costituzione del presente inventario con l’indicazione dei possessi
dell’Abbazia; censi dovuti dai singoli dipendenti, beni posseduti nei vari territori ed
elenco dei beni mobili e paramenti della chiesa di S. Martino (ff. 76r-78r). Indice
dei nomi premesso all’inventario (ff. 2r-8v).
16. – ACSP, Abbazie 35 (cart.; mm 320 × 230; ff. 1-101 [ff. 1, 96-98 bianchi];
fascicolo rilegato con copertina in pergamena) [1581-1596]
“Inuentarium Omnium Bonorum Abbatiae Sancti Martini de Fara Renouatum
de anno 1581. Inventarium Bonorum Venerabilis Abbatiae Sancti Martini Inter
Montes de Valle de Fara Theatine Dioecesis renovatum et publicatum die XXV
mensis Augusti 1581”. – Descrizione dei confini del territorio dell’Abbazia, castello
e case di proprietà, censi dovuti in natura o in denaro dai dipendenti, terre pos-
sedute in varie località, beni mobili (paramenti e suppellettili varie) delle chiese.
Indice dei nomi (Tabula Generalis Omnium) premesso all’inventario (ff. 3r-10v).
Segue una fede del 1593 relativa ad oggetti dell’Abbazia (f. 94r), una notizia del
1596 (f. 99v) ed una concessione del 1586 (f. 100v). Foglio additicio con un appunto
(f. 101r).
17. – ACSP, Abbazie 36 (cart.; mm 275 × 205; ff. 1-20 [ff. 18-19 bianchi]; fascico-
lo rilegato senza copertina) [1582]
“1582. Inventarium Ecclesiarum et Bonorum Stabilium Abbatiae Sancti Mar-
tini De fara.”. – Nota dei beni immobili posseduti dall’Abbazia nelle varie località
(ff. 2r-8v: “Inuentarium Bonorum stabilium Abbatiae Sancti Martini Inter montes
de Valle de fara Theatinae Diocesis Apostolica Auchtoritate Perpetuo Unitae An-
nexae et Incorporatae mensae Capitulari Illustrissimi et Reuerendissimi Archipre-
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18. – ACSP, Abbazie 37 (cart.; mm 275 × 205; ff. 1-26 [ff. 21-24 bianchi]; fascico-
lo rilegato senza copertina) [1584]
“1582. Censuario fatto da Monsignor Reuerendissimo Vittorio canonico di San
Pietro [i.e. Marcantonio/Antonio Vittori; seconda metà XVI sec.] l’anno 1584 dell’A-
badia di S. Martino della Fara. 1584”. – Elenco dei censi dovuti, in natura e in dena-
ro, dai singoli dipendenti dell’Abbazia. Alla fine (f. 20r) segue la somma di tutto ciò
che si deve esigere (“Somma di quanto si deue esigere per il presente censuario”).
19. – ACSP, Abbazie 38 (cart.; mm 280 × 180; ff. 1-90 [ff. 91-118 bianchi]; fasci-
colo rilegato con copertina in pergamena) [1581-1598]
“Fara di Sancto Martino. – Manuale 1581. Renouato [per Monsignor Luigi Ri-
nalducci Canonico Commendatario del Reuerendissimo Capitolo di Sancto Pietro
di Roma] l’anno 1598 (vd. f. 69r). – Manuale delli censi et redditi della venerabile
Abbazia di san Martino fatto nel anno 1581”. – Elenchi delle persone e dei canoni
da pagare sotto varie forme (ff. 2r-86v; al f. 68r appunti sulle varie modalità di
riscossione: “Declaratione come s’intende quel che è a’ censuario”), memoria di
quello che si deve riscuotere (ff. 87r-90r: “Memoria di quello s’ha da riscotere oltre
il Censuario et Vino”).
20. – ACSP, Abbazie 39 (cart.; mm 340 × 230; ff. 1-345 [ff. 181r-307r bianchi];
volume rilegato in pergamena e sei fascicoli) [1598-1607]
“Inventarium Bonorum Venerabilis Abbatiae Sancti Martini Inter Montes de
Valle de Fara Provintiae Theatinae Renovatum Anno 1598”. – Inventario sommario
dei beni dell’Abbazia, censi dovuti dalle persone in varia natura o in denaro, beni
posseduti nei vari territori, chiese dipendenti dall’Abbazia. Segue l’indice dei nomi
(ff. 173r-180v: “Indice delli Nomi di tutti quelli che sono descritti nel presente Cen-
suario”). Sono acclusi sette fascicoli (ff. 308r-345v) con annotazioni di variazioni
riguardanti abitazioni che devono pagare censi (anni 1604 e 1607).
21. – ACSP, Abbazie 40 (cart.; mm 265 × 95; ff. 1-95 [ff. 2v-29v, 32v-86r, 89r-90r,
91r, 92v, 93r, 94v bianchi; bastardello con copertina in cartone] [1576-1577]
“1577. Introito et exito dell’Abbadia di S. Martino della fara”; “1577. Quaterno
fatto et ordinato da me ferrante arruffa fattore dell’abbadia di santo martino del
introito et esito di dett’abbadia cominciando alli quindeci di decembre delli set-
tanta sei et sequitando l’anno delli settanta sette”. – Entrata e uscita per il periodo
dicembre 1576 – dicembre 1577.
22. – ACSP, Abbazie 41 (cart.; mm 260 × 185; ff. 1-124; 12 fascicoli tra loro legati)
[1579-1587]
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23. – ACSP, Abbazie 42 (cart.; mm 220 × 150; ff. 1-130 [ff. 15-16, 35-45, 62-74,
102, 108-111, 124-129 bianchi]; sei fascicoli rilegati con copertina in pergamena)
[1582-1594]
“In hoc libro reperiuntur infrascripta computa videlicet: Introito amministrato
per Giovanni Cola 1582; Computa administrationis eiusdem Iohannis Colae anni
1584; Libro de prouenti del 1593 Giovanni Cherini de Nursia; Libro de prouen-
ti del 1592 et 93 Christofori Accoramboni; Libro dell’amministratione di Giovan-
ni Cola del 1585; Libro dei proventi di Ponpeo Monaco 1588”. – Entrata e uscita
dell’amministrazione di Giovanni Nicola/Cola, fattore dell’Abbazia di S. Martino
della Fara, dal novembre 1582 al maggio 1584 (“Introito di quello ch’io Giovanni
Cola di Iulio fattore dell’Illustrissimo et Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro ho
amministrato, incominciando alli 15 di nouembre 1582 dopo che si partì il signor
Fabio Iannucci”: ff. 1r-14v; “Quinterno di tutto quello ch’io Giovanni Cola di Iulio
fattore dell’Illustrissimo et Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro ho amministrato
delle cose dell’Abbazia di san Martino sì d’exito come d’entrate, incominciando
adì 5 di gennaio dell’anno 1584”: ff. 17r-34v; “Libro di tutto quello ch’io Giovanni
Cola di Iulio fattore dell’Illustrissimo et Reuerendissimo Capitolo di san Pietro ha
administrato delle cose dell’Abbazia di San Martino in la Fara, sì d’exito come di
entrata. Incominciando adì 25 di marzo dell’anno 1585”: ff. 75r-107r); libro dei
proventi del capitano Giovanni Cherini dal novembre 1593 al febbraio 1594 con la
nota delle somme riscosse per multe, querele etc. (“In nomine domini amen. Anno
Domini nostri Jesu Christi milesimo quingentesimo nonagesimo tertio die prima
ottobris in Castro Fare sancti Martini tempore Capitani Joannis Cherini de Nursia.
Qui in questo libro si scriuerano tutti i prouenti che si faranno nel tempo della mia
administratione. Videlicet”: ff. 52v-57v); libro dei proventi del capitano Cristoforo
Accoramboni dal luglio 1592 al maggio 1593 (“1592. 1593. Libro de prouenti fatti in
tempo che fu capitanio Christofano Achoramboni. A anno incipiendo 1592 et anno
93”: ff. 59r-61r); libro dei proventi di Pompeo Monaco capitano del Castello della
Fara del 1588 (“Libro seu nota doue se scriueno tutti li Prouenti che se fanno nel
officio del magistro Pompeo Monaco del anno 1588”: ff. 114r-123v).
24. – ACSP, Abbazie 43 (cart.; mm 230 × 165; ff. 1-47 [ff. 34-47 bianchi]; fascico-
lo rilegato con copertina in pergamena) [1587-1591]
“Libro de entrata et uscita della Fara di san Martino dal primo di novembre
1587 per tutto il dì 8 di Maggio 1589 di Giovanni Cola di Iulio di detta Fara fattore
et erario”. – Entrata (con residui dell’amministrazione precedente) e uscita, con
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ricevute dei pagamenti eseguiti. Vi sono tre fogli (ff. 31r-33v) con una lettera del
1591 e vari conti.
25. – ACSP, Abbazie 44 (cart.; mm 275/200 × 205/135; ff. 1-59; mazzo di fogli
sciolti) [1587-1589]
Due ricevute del 1587 (ff. 1r-3v), una nota di spese del 17 gennaio 1588 (ff. 4r-
5v) e 32 ricevute per pagamenti vari rilasciate in gran parte al fattore Giovanni
Nicola/Cola di Giulio dal 21 gennaio 1588 al 25 aprile 1589 (ff. 6r-59v).
26. – ACSP, Abbazie 45 (cart.; mm 200 × 130; ff. 1-16 [ff. 4-5, 10-15 bianchi];
fascicolo rilegato con copertina di cartone) [1588-1589]
“Libro primo Conti dell’Abate di Sancto Martino della fara delli Residui. 1589”;
“Libro primo. Delli Residui dell’entrate et esito de Sancto Martino dalli 17 de Mag-
gio 89 nel quale tempo fu reso conto al Reuerendissimo Signor Ottaviano Cittadini
(sec. XVI) et al Signor Mario Altieri [1540-1613] Canonici della Basilica de Santo
Pietro de Urbe per Giovanni Cola de Giulio fattore de detto Reuerendissimo Capi-
tolo”. – Entrata e uscita, con ricevute rilasciate a Giovanni Nicola/Cola di Giulio dal
17 maggio 1589 con residui dell’anno 1588.
27. – ACSP, Abbazie 46 (cart.; mm 210 × 140; ff. I-II. 1-26 [ff. 2, 7-12, 18-26 bian-
chi]; fascicolo rilegato con copertina di cartone) [1589-1590]
28. – ACSP, Abbazie 47 (cart.; mm 235 × 160; ff. 1-72 [ff. 3-4, 9-24, 27-29, 31-33,
35, 37-39, 43-64, 67-68, 71-72 bianchi]; fascicolo rilegato con copertina in perga-
mena) [1590-1591]
“1590. libro 3°. Libro dell’Entrate et Uscite dell’Abbatia di Santo Martino della
Fara dell’anno 1590”; “libro 3°. In questo presente libro si notaranno tutte intrate,
et spese della Venerabile Abbatia di santo Martino della Fara, receuute et fatte per
mano di me Giovanni Cola di Giulio fattore dell’Illustrissimo et Reuerendissimo
Capitolo di Santo Pietro di Roma utile Barone di detta Terra l’Anno 1590”). – En-
trate e spese amministrative del fattore Giovanni Nicola/Cola di Giulio dal 1590
fino a febbraio 1591. In allegato (ff. 65-71) è un fascicolo di formato diverso con le
entrate e le spese dell’Abbazia di S. Barbato dal 1589 al 1590.
29. – ACSP, Abbazie 48 (cart.; mm 230 × 160; ff. 1-44 [ff. 33-43 bianchi]; fascico-
lo rilegato con copertina in pergamena) [1592-1594]
“1592-1593. Introito et Exito della Abbatia di santo Martino della Fara”; “In
questo presente libro si notaranno tutte intrate et esito, che si rescuoteranno, et
faranno da me Giovanni Cola de Giulio fattore, et erario dell’Illustrissimo et Reue-
rendissimo Capitolo de Santo Pietro de Roma sopra le robbe della Venerabile Ab-
batia de Santo Martino. Cominciando dalli 16 d’Aprile 1592 nel quale tempo fu
reso conto da me alli Reuerendissimi Sindicatori dell’Illustrissimo Capitolo, come
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appare per loro liberatoria sotto il dì sudetto del mese d’Aprile 1592”. – Entrata (con
residui dell’amministrazione precedente) e uscita dell’amministrazione di Giovanni
Nicola/Cola di Giulio dal febbraio 1591 al febbraio 1592 con aggiunte fino all’anno
1594.
30. – ACSP, Abbazie 49 (cart.; mm 210 × 140; ff. I. 1-23 [ff. 19-23 bianchi]; fasci-
colo rilegato senza copertina) [1592-1593]
“Introitus et exitus anni 1596, et 97”; “In questo presente libro si notaranno
tutt’entrate et esito, che si rescuoteranno, et faranno da me Giovanni Cola de giulio
fattore, et erario dell’Illustrissimo et Reuerendissimo Capitolo de Santo Pietro de
Roma sopra le robbe della Venerabile Abbatia de Santo Martino. Cominciando alli
16 d’Aprile 1592 nel quale tempo fu reso conto da me alli Reuerendissimi Sindica-
tori dell’Illustrissimo Capitolo come appare per loro liberatoria sotto il dì sudetto
del mese d’Aprile 1592”. – Entrata e uscita dell’amministrazione di Giovanni Nico-
la/Cola di Giulio dal 1592 fino al 4 marzo 1593.
31. – ACSP, Abbazie 50 (cart.; mm 275 × 210; ff. 1-26; mazzo di fogli sciolti senza
copertina) [1592-1593]
22 ricevute rilasciate al fattore Giovanni Nicola/Cola di Giulio dal 25 aprile 1592
al 4 marzo 1593, con una nota generale (f. 1), una lettera del 18 aprile 1592 (f. 2),
una nota di spese (f. 15) ed un mandato di pagamento (f. 10).
32. – ACSP, Abbazie 51 (cart.; mm 230 × 170; ff. I-II. 1-43 [ff. 25v-43 bianchi];
fascicolo rilegato con copertina in pergamena) [1591-1592]
“Entrata et uscita delli anno 1591. De la Ferracciola. Reuisto dal molto Reue-
rendissimo Paolo Binzona Canonico [i.e. Paolo Bizzoni; c. 1540-post 1624] e dal
Reuerendo Giovanni Guidetti Computista [1530-1592]”; “In questo presente libro si
notaranno tutte intrate, et esito, che si receueranno et faranno da me giovanni cola
de giulio fattore, dell’Illustrissimo capitolo de santo Pietro de Roma sopra le robbe
della Venerabile Abbatia de Santo Martino, cominciando dalli 9 de febraro 1591 nel
qual tempo fu reso conto da me alli Reuerendissimi Sindicatori dell’Illustrissimo
capitolo come appare per loro liberatoria sotto il dì 8 de detto mese de febraro 1591
et de Sancto Barbato”. – Entrata e uscita dell’amministrazione di Giovanni Nicola/
Cola di Giulio dal febbraio 1591 al 23 febbraio 1592 (con residui lasciati degli anni
precedenti) e “Copia Sententiae absolutoriae Iohannis Colae de Iulio erarii farae
Sancti Martini de Anno 1591” (ff. 22v-24r), firmata dai canonici e sindaci del Capi-
tolo di S. Pietro Orazio Capizucchi [c. 1532-1623] e Camillo Boccamazzi [† 1595].
33. – ACSP, Abbazie 52 (mm 200 × 130; ff. 1-49 [ff. 14-30, 38-58 bianchi]; fasci-
colo rilegato con copertina in pergamena * [ebr.]) [1594-1595]
“1594. – Introito et exito dell’Abbatia di S. Martino della fara”; “In questo pre-
sente libro si notaranno tutta l’entrata et exito fatto per me Giovanni Cola de iulio
della fara delle cose del’Illustrissimo et Reuerendissimo Capitolo di Santo pietro di
Roma de tutte l’entrate et exito dell’uenerabile Abattia di Santo martino de l’anno
1594”. – Entrata e uscita dell’amministrazione di Giovanni Nicola/Cola di Giulio
per il 1594 (con residui lasciati degli anni precedenti), a cui seguono (ff. 35v-36v) la
sentenza del 23 gennaio 1595 firmata dai canonici e sindaci del Capitolo di S. Pietro
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Paolo Bizzoni [c. 1540-post 1624] e Fabrizio Mantachetti [† 1595] ed una nota (f.
37r) delle consegne da esigersi dal nuovo “deputato erario et fattore” Bernardino de
Sena (“Nota de restanti da esiggersi da Bernardino de Sena nell’anno 1595 deputato
erario et fattore del Capitolo, l’altre entrate ordinarie della Badia di S. Martino nel
Castello della fara et suoi membri, quali restanti gli douranno essere consegnati da
Giouanni Cola di Iulio, erario et fattore degl’anni passati”).
34. – ACSP, Abbazie 53 (cart.; mm 220 × 135; ff. 1-14 [ff. 5-14 bianchi]; fascicolo
rilegato con copertina in cartone) [1594-1595]
“Liber Prouentorum. 1594”. – Nota di citazioni in giudizio e simili con le somme
pagate per querele, multe ed altro, dall’ottobre 1594 al luglio 1595.
35. – ACSP, Abbazie 54 (cart.; ff. I-III. 1-98 [ff. 10-12, 27v-98 bianchi]; fascicolo
rilegato con copertina in pergamena * [lat.]) [1595]
“Libro fatto et hordinato per Giouanni berardino de Domenico erario del Il-
lustrissimo et Reuerendissimo Capitolo di Santo Pietro di Roma utile Barone di
questa terra della fara di santo martino nello quale libro si scriue l’intrata et esito
che per me Giouanni Berardino se fa nella administratione dell’infrascritto Anno
1595 con esserci notato in detto libro li residui in essere esatti et maturati di pa-
gare in detto anno”. – Entrata (con residui lasciati dell’anno precedente) e uscita
dell’amministrazione di Giovanni Berardino de Domenico con nota di residui da
riscuotersi nell’anno seguente (ff. I-II, 26r), un ristretto ed appunti relativi al con-
tenuto del volume (ff. 26v-27r).
36. – ACSP, Abbazie 55 (cart.; mm 130 × 195; ff. I-II. 1-45 [ff. II, 6-22, 32-42, 44
bianchi]; fascicolo rilegato con copertina in cartone) [1596]
“Libro hordinato per Giouanni Berardino de Domenico erario del Illustrissimo
et Reuerendissimo Capitulo di Santo Pietro di Roma doue si scrive entrata et esito
de sua administratione del anno 1596”. – Entrata e uscita dell’amministrazione di
Giovanni Berardino de Domenico per l’anno 1596 con la nota (f. 43r) per il Camer-
lengo minore del Capitolo di S. Pietro Pandolfo Pucci [beneficiato del Capitolo di
S. Pietro dal 1570].
37. – ACSP, Abbazie 56 (cart.; mm 275 × 200; ff. 1-24; mazzo di fogli sciolti senza
copertina) [1598]
Dieci ricevute dal 15 agosto al 30 novembre 1598 (ff. 1-9, 14-18), tre conti (ff. 10-
13, 21-24) di cui il terzo (ff. 21-24) “Conto delli Residui vecchi del Censuario, et di
Prouenti criminali, e fitti di case deuolute, riscossi dal canonico <del Capitolo di S.
Pietro> Rinalducci [i.e. Arnolfo Rinalducci; 1522-1620] l’anno 1598. Nella Fara di
S. Martino”, ed una supplica (ff. 19-20).
38. – ACSP, Abbazie 57 (cart.; mm 265 × 200; ff. 1-98 [ff. 1, 15, 25-27, 43-45,
54-55, 59-98 bianchi]; fascicolo rilegato con copertina in pergamena * [lat.]) [1600-
1602]
“Libro fatt’et hordinato per me Giouanni Cola di Iulio erario del Reuerendissi-
mo Capitulo di San Pietro di Roma doue è scritt’et annotato tutta l’entrat’et esito
fatto per un’anno incipiendo il primo di Maggio 1600 durante a’ Maggio 1601”. –
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Entrata (con residui lasciati dell’anno precedente) e uscita dall’1 maggio 1600 al
10 maggio 1602 dell’amministrazione di Giovanni Nicola/Cola di Giulio. Seguono
(ff. 56r-58r) un conto complessivo e la sentenza (f. 58v) del 10 maggio 1602 dei
canonici e sindaci del Capitolo di S. Pietro Marco Antonio de Magistris [† 1629] e
Antonio Maria Aldobrandini [† 1629].
39. – ACSP, Abbazie 58 (cart.; mm 260 × 195; ff. 1-98 [ff. 21, 42-48, 60-98 bian-
chi]; fascicolo rilegato con copertina in pergamena * [lat.]) [1602-1604]
“Libro fatt’et hordinato per me Giouanni Cola di Iulio della fara di Santo Mar-
tino et Erario dell’Illustrissimo et Reuerendissimo Capitulo di S. Pietro di Roma
Barone di detto loco nel qual libro è annotato et scritto tutta la mia administratione
fatta et administrata di detto Illustrissimo et Reuerendissimo Barone per un’Anno.
principiato dal primo di Maggio 1602 da seguitarsi sin’a’ Maggio 1603 de tutta
l’entrata et esito. Come nel infrascritto libro è posto”. – Entrata (con residui la-
sciati degli anni precedenti) e uscita dell’amministrazione di Giovanni Nicola/Cola
di Giulio dall’1 maggio 1602 al 28 giugno 1604. All’inizio (f. 1rv) la sentenza del 5
agosto 1604 del visitatore apostolico Alessandro Canzires.
40. – ACSP, Abbazie 59 (cart.; mm 265/200 × 190/140; ff. 1-61; mazzo di fogli
sciolti e due fascicoli senza copertina) [1602-1603]
19 ricevute (numerate 1-19) dal 22 maggio 1602 al 28 febbraio 1603 per gran
parte rilasciate a Giovanni Nicola/Cola di Giulio (ff. 1-37), una dichiarazione (nu-
merata n. 20) del 5 aprile 1603 (ff. 38-39) e due fascicoli (ff. 40-61) con liste di
“panni valcati” da gennaio a dicembre 1602.
41. – ACSP, Abbazie 60 (cart.; mm 265/210 × 200/140; ff. 1-94 [ff. 75-80, 85-86,
91-93 bianchi]; mazzo di fogli sciolti e tre fascicoli senza copertina) [1603-1604]
31 ricevute (numerate 1-31), con alcune lettere e ordini di pagamento, dal 15
maggio 1603 al 30 giugno 1604 per gran parte rilasciate a Giovanni Nicola/Cola di
Giulio (ff. 1-64) e tre liste di “panni valcati” dall’1 luglio 1603 all’1 maggio 1604.
42. – ACSP, Abbazie 61 (cart.; mm 220 × 135; ff. I. 1-85 [ff. I, 4, 11-31, 38, 50-51,
59-62, 65-85 bianchi; sono inseriti due fascicoli segnati A e B ora ff. 39-50, 52-63];
fascicolo rilegato con copertina in pergamena * [ebr.]) [1603-1605]
Entrata dal maggio 1603 al maggio 1605 e uscita dal maggio 1604 al maggio
1605, nota di aggiunta all’entrata dal maggio 1604 al maggio 1605, nota dell’entra-
ta e uscita da aggiungersi ai libri dell’amministrazione di Giovanni Nicola/Cola di
Giulio dopo l’ultimo saldo eseguito nel maggio 1602. – Fascicolo A (ff. 39-50): “No-
tamento di quello che se haue d’esigersi del’entrate del Reuerendissimo Capitulo di
S. Pietro di Roma del’Anno principiato di Maggio 1604 per un’anno da seguitarsi a’
Maggio 1605”. Fascicolo B (ff. 52-63): “Nota dell’Introito et esito da gionsersi alli li-
bri del erariato di Giovanni Cola di Iulio di poi l’ultimo saldo fatto di Maggio 1602”.
43. – ACSP, Abbazie 62 (cart.; mm 270/210 × 200/140; ff. 1-39 [ff. 36-39 bianchi];
mazzo di fogli sciolti ed un fascicolo ai ff. 32-38 senza copertina) [1604-1605]
15 ricevute (numerate 1-15) rilasciate a Giovanni Nicola/Cola di Giulio, ammi-
nistratore dell’Abbazia di S. Martino dal 12 agosto 1604 al 24 maggio 1605 (ff. 1-31)
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44. – ACSP, Abbazie 63 (cart.; mm 195 × 137; ff. 1-61 [ff. 1, 29-30, 47-61 bianchi];
fascicolo rilegato con copertina in pergamena * [lat.]) [1605-1606]
“Libro fatto et ordinato per me Donato Marrone Erario nella fara di Santo
Martino del Reuerendissimo Capitulo di S. Pietro di Roma Barone di detto loco nel
quale libro è scritto et annotato tutto l’introito et esito come da me è administrato
per un anno principiato di Maggio 1605 finente a Maggio 1606 doue ancora in det-
to Libro è annotato in prima faccia alcuni restanti. Come appare ecc.”. – Entrata
e uscita dell’amministratore Donato Marrone dal maggio 1605 al maggio 1606 e
residui degli ultimi mesi del 1604. Alla fine ristretto e sentenza (ff. 45v-46v) del 23
maggio 1606 dei canonici e sindaci del Capitolo di S. Pietro Tiberio Mandosi [1554-
1607] e Luigi Cittadini [fine XVI – inizio XVII sec.].
45. – ACSP, Abbazie 64 (cart.; mm 270/200 × 140/100; ff. 1-126 + I. 1-11 [ff. 14,
27-30, 46-47, 60-126 + ff. 10-11 bianchi]; fascicolo rilegato con copertina in perga-
mena * [lat. + pal.] ed un fascicolo alla fine, scil. ff. I. 1-11) [1606-1607]
“Libro fatto et hordinato per me Donato Marrone della terra della fara di Santo
Martino et Erario in detto loco del Reuerendissimo Capitulo di S. Pietro di Roma
utile Barone della detta terra della fara nel quale libro e scritto et annotato tutto
l’introito et Esito della sua administratione principiata da Maggio 1606 per tutto
settembre del anno sequente 1607 dove è ancora scritto li restanti del 1604, 1605
et 1606. Come nel infrascritto libro è annotato ecc. in prima faccia”. – Entrata e
uscita dell’amministratore Donato Marrone dal maggio 1606 al settembre 1607,
con residui di pagamento da esigersi dal 1604 in poi; nota delle somme ancora da
riscuotersi per l’anno 1607. Alla fine (ff. 58v-59v) il ristretto generale e la sentenza
del 12 settembre 1607 dei canonici e sindaci del Capitolo di S. Pietro Antonio Ma-
ria Aldobrandini [† 1629] e Giulio Capodiferro-Maddaleni [1570-1646]. In allegato
(ff. I. 1-11) è un fascicolo con le note delle spese per la costruzione di una tintoria
dal febbraio al luglio dell’anno 1607 (“In questo libretto seu lista è scritta et anno-
tata minutamente tutta la spesa fatta per me Donato Marrone erario del Reueren-
dissimo Capitolo di S. Pietro di Roma. Alla tentoria fabricata et fatta in questa terra
della fara di Santo martino nel anno del mio erariato del 1607”).
46. – ACSP, Abbazie 65 (cart.; mm 270 × 200; ff. 1-64; mazzo di fogli sciolti senza
copertina) [1605-1607]
“1605. Riceuute diuerse per li conti di Donato Marone erario alla fara per l’anno
1605”. – 18 ricevute (numerate 1-18) rilasciate a Donato Marrone, amministratore
dell’Abbazia di S. Martino, dal 28 luglio 1605 al 3 marzo 1606 (ff. 2-33), a cui seguo-
no altre 16 datate tra gli anni 1606-1607 [in particolare vedi ff. 34-35, 40-41, 46-47,
48-49, 50-51 (ricevute di Benardino II° Salvarani, beneficiato e camerlengo minore
del Capitolo di S. Pietro [† 1623], del 31 maggio 1606, 2 dicembre 1606, del 14
settembre 1606, del 10 dicembre 1606 [2]; vd. anche ai ff. 6-7, 11-12, 21-22, 23-24,
25-26), e ff. 54-55 (ricevuta di Felice Baldovino, beneficiato e camerlengo minore
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del Capitolo di S. Pietro [† 1614], del 6 febbraio 1607); ff. 52-53, 61-62 (due fedi di
Liberatore Tavani del 15 ottobre 1606 e dell’11 aprile 1607)]. Alla fine (ff. 63-64)
ricognizione dei debiti con nota dei residui da esigersi dall’ottobre 1604 a tutto il
mese di aprile 1605 (“Copia delli residui dell’anno”).
47. – ACSP, Abbazie 66 (cart.; mm 200 × 138; ff. 1-93 + 44a [ff. 27-30, 44v-94
bianchi]; fascicolo rilegato con copertina in pergamena * [lat.]) [1607-1608]
“Libro fatto et hordinato per me donato marrone Erario per il Reuerendissi-
mo Capitulo di S. Pietro in Roma utile Barone di questa terra della fara di Santo
Martino, nel qual libro e scritto et annotato l’introito et esito del mio administra-
to, principiato de settembre 1607 per fine à Maggio prossimo entrante del 1608.
Concernente in detto libro de’ primo diuersi restanti del passato. Come si trouano
annotati”. – Entrata e uscita dell’amministratore Donato Marrone dal 15 settembre
1607 al 20 novembre 1608, con residui di pagamento da esigersi dal 1604 in poi.
Seguono il ristretto e la sentenza (ff. 42r-43r) del 28 novembre 1608 del canonico e
sindaco del Capitolo di S. Pietro Paolo Bizzoni [n. c. 1540] e di “uno delli sindaci”
ed una nota dei residui da esigersi (ff. 43v-44r).
48. – ACSP, Abbazie 67 (cart.; mm 275/105 × 200/135; ff. 1-56; mazzo di fogli
sciolti e tre fascicoli ai ff. 45-56 senza copertina) [1608-1608]
20 ricevute (numerate 1-19) rilasciate all’amministratore Donato Marrone dal
13 ottobre 1607 al 20 novembre 1608 (ff. 1-34), una lettera a lui indirizzata relativa
alla sua amministrazione ed alcuni conti (ff. 35-44), e tre liste “de li panni purgati
per leonardo falcone” dall’1 maggio 1607 alla fine di aprile 1608 (ff. 45-56).
49. – ACSP, Abbazie 68 (cart.; mm 187 × 130; ff. I. 1-90 [ff. 36-37, 59-90 bianchi];
fascicolo rilegato con copertina in pergamena * [lat.]) [1605-1609]
“Libro dell’amministratione dell’Eraria[to] di Santo Tauani della Terra della
Fara di Santo Martino, principiato alli 13 di Giugno 1608 da finirsi per tutto li 23 di
Giugno 1609. Nel quale si contiene tutto l’introito et esito dell’Intrate dell’Illustris-
simo e Reuerendissimo Capitulo di S. Pietro di Roma in queste parti d’Abbruzzo”.
– Entrate e uscite dell’amministrazione di Santo Tavani dal giugno 1608 al giugno
1609, con residui di pagamento da esigersi dal 1605 in poi e con la nota dei residui
ancora da esigersi. Seguono il ristretto generale e la sentenza (f. 58rv) del 12 giugno
1609 del canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Paolo Bizzoni [n. c. 1540] e
di “uno delli sindaci”.
50. – ACSP, Abbazie 69 (cart.; mm 275 × 205; ff. 1-62; mazzo di fogli sciolti senza
copertina) [1608-1609]
28 ricevute (numerate 1-32: mancano i numeri 12, 21, 23-24) rilasciate all’am-
ministratore Santo Tavani dall’1 agosto 1608 al 12 giugno 1609 (ff. 1-56) [tra cui
tredici ricevute ai ff. 29-54 di Felice Baldovino, beneficiato e camerlengo minore
del Capitolo di S. Pietro († 1614), molte delle quali sottoscritte dal canonico del
Capitolo di S. Pietro Luigi Rinalducci (c. 1522-1623)], due ricevute non numerate
del 4 dicembre 1608 e del 20 maggio 1609 (ff. 57-60), una “Lista de restanti da risco-
tersi da Santi Tauano Erario lasciati da Donato Marone Erario passato” (ff. 61-62).
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51. – ACSP, Abbazie 70 (cart.; mm 190 × 135; ff. 1-98 [ff. 36, 57-98 bianchi];
volumetto rilegato con copertina in pergamena) [1609-1610]
“Libro dell’aministratione dell’Erariato di Santo Tauani. 1609 fino a giugno.
1607”; “In Dei Nomine Amen. Libro dell’amministratione dell’Erariato di Santo
Tauani della Terra della fara di S. Martino, Principiato alli 13 di Giugno 1609 da
finirsi per alli 13 di giugno 1610. Nel quale si contiene tutto l’introito et esito dell’In-
trate dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitulo di S. Pietro di Roma in queste
parte d’Abbruzzo”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Santo Tavani dal
giugno 1609 al giugno 1610 (ai ff. 39r-41: “Spese fatte per la Chiesa di Santo Mar-
tino”), con residui di pagamento da esigersi per gli anni 1607 e 1608 e con la nota
dei residui ancora da esigersi. Seguono il ristretto generale e la sentenza (f. 56rv)
del 10 maggio 1610 dei canonici e sindaci del Capitolo di S. Pietro Paolo Bizzoni
[n. c. 1540] e Giovanni Battista Bandini [1551-1628].
52. – ACSP, Abbazie 71 (cart.; mm 275 × 205; ff. 1-47; mazzo di fogli sciolti senza
copertina) [1609-1610]
25 ricevute (numerate 1-24 + 9a) rilasciate all’amministratore Santo Tavani (o
ad altri per lui) dal 5 luglio 1609 al 30 aprile 1610 (ff. 1-48), tra cui nove (ff. 31-47)
di Benardino II° Salvarani, beneficiato e camerlengo minore del Capitolo di S.
Pietro [† 1623], sottoscritte dal canonico del Capitolo di S. Pietro Luigi Rinalducci
[c. 1522-1623].
53. – ACSP, Abbazie 72 (cart.; mm 185 × 125; ff. 1-100 [ff. 54-100 bianchi]; volu-
metto rilegato con copertina in cartone) [1610-1611]
“Di Santi Tauani l’anno 1610”; “Libro fatto per me Sante Tauani al presente
Erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitulo di S. Pietro di Roma Utile Si-
gnore della Terra della fara di S. Martino in Apruzzo. Nello quale si contiene tutto
l’Introito et esito dell’Intrate di detto Reuerendissimo Capitulo Principiato alli 10 di
Maggio 1610 per un’anno da seguire come stanno annotate partite in partite nell’i-
stesso libro”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Santo Tavani dal maggio
1610 al maggio 1611 (ai ff. 34v-35r: “Spese fatte per la Chiesa di S. Martino”), con
residui di pagamento da esigersi dal 1607 in poi e la nota dei residui ancora da
esigersi. Seguono il ristretto generale e la sentenza (f. 53rv) del 19 maggio 1611 dei
canonici e sindaci del Capitolo di S. Pietro Paolo Bizzoni [n. c. 1540] e Giovanni
Battista Bandini [1551-1628].
54. – ACSP, Abbazie 73 (cart.; mm 265 × 195; ff. 1-64; mazzo di fogli sciolti e tre
fascicoli senza copertina) [1609-1611]
21 ricevute (numerate 1-21) rilasciate all’amministratore Santi Tavani dal 31
giugno 1610 al 20 aprile 1611, con note relative alla sua amministrazione ed alcune
lettere (ff. 1-44). Ricevuta del 19 agosto 1609 per un libro dell’erariato di Donato
Marrone dell’anno 1607 (ff. 45-46), una supplica di Giovanni de Pasquale diret-
ta ai canonici del Capitolo di S. Pietro (ff. 47-48), tre “Liste delli panni purgati”
dall’1 maggio 1608 all’1 maggio 1611 (ff. 49-64).
55. – ACSP, Abbazie 74 (cart.; mm 190 × 130; ff. 1-60 [ff. 43v-60 bianchi]; volu-
metto rilegato con copertina in cartone) [1611-1612]
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56. – ACSP, Abbazie 75 (cart.; mm 265 × 195; ff. 1-62; mazzo di fogli sciolti ed
un fascicolo senza copertina) [1611-1612]
27 ricevute (ff. 1-51) rilasciate all’amministratore Santo Tavani dal 4 agosto
1611 al 10 maggio 1612 annotate nel volume precedente [tre delle quali sottoscritte
dal canonico del Capitolo di S. Pietro Luigi Rinalducci (c. 1522-1623): ff. 37, 44,
51], con note relative alla sua amministrazione, tre lettere del canonico del Capitolo
di S. Pietro Mario Altieri [1540-1613] del 15 giugno, 29 ottobre e 17 settembre 1611
(ff. 52-58), una “Lista delli panni purgati dal primo Maggio 1611 per tutto il primo
Maggio 1612” (ff. 59-62).
57. – ACSP, Abbazie 76 (cart.; mm 185 × 130; ff. I. 1-62 [ff. 53-62 bianchi]; volu-
metto rilegato con copertina in cartone) [1612-1613]
“Conti resi dal erario di S. Martino della farra del anno 1612 sino a Maggio del
anno 1613”; “Libro fatto per me Sante Tauani della Fara di santo Martino erario del
Reuerendissimo Capitulo di S. Pietro di Roma Utile Signore della detta terra della
Fara in Abruzzo. Nel quale si contiene tutto l’Introito, et esito dell’entrate di detto
Reuerendissimo Capitulo principiato alli 12 di Maggio 1612 per tutto li 12 di Mag-
gio 1613. Conforme staranno annotate partite per partite nell’Istesso libro”. – En-
trate e uscite dell’amministratore Santo Tavani dall’anno 1612 fino a maggio 1613,
con residui di pagamento da esigersi per gli anni 1610 e 1611. Seguono il ristretto
generale, la sentenza (ff. 43v-44r) del 15 maggio 1613 del canonico e sindaco del
Capitolo di S. Pietro Antonio Maria Aldobrandini [† 1629] e di “uno delli sindaci”,
conti di vari possessi e note di spese.
58. – ACSP, Abbazie 77 (cart.; mm 270/100 × 200/190; ff. 1-51; mazzo di fogli
sciolti ed un fascicolo senza copertina) [1612-1613]
35 ricevute (numerate 1-35) rilasciate all’amministratore Santo Tavani dal 20
agosto 1612 all’1 maggio 1613 (ff. 1-47) [quattro delle quali sottoscritte dal cano-
nico del Capitolo di S. Pietro Luigi Rinalducci (c. 1522-1623): ff. 40-43], con note
relative alla sua amministrazione, tra cui due lettere con notizia di pagamenti del
canonico del Capitolo di S. Pietro Mario Altieri [1540-1613] del 28 febbraio e 6
aprile 1613 (ff. 44-47), ed una “Lista delli Panni Purgati” per gli anni 1612-1613
(ff. 48-51).
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59. – ACSP, Abbazie 78 (cart.; mm 195 × 130; ff. I. 1-63 [ff. 44v-63 bianchi]; vo-
lumetto rilegato con copertina in pergamena) [1613-1614]
“Da Maggio 1613 sin’à Maggio 1614”; “Libro fatto per me Sante Tauani Erario
del Reuerendissimo Capitulo di S. Pietro di Roma Utile signore della Terra della
fara di S. Martino in Abruzzo. Nel quale si contiene tutto l’Introito, et esito dell’en-
trate di detto Reuerendissimo Capitulo principiato alli XII di Maggio 1613 per tutto
li 20 di Maggio 1614. Conforme starranno annotate partite per partite nell’Istesso
libro”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Santo Tavani dal maggio 1613
al maggio 1614 (al f. 31r: “Spese fatte per la chiesa di S. Martino”), con residui di
pagamento da esigersi per gli anni 1610, 1611 e 1612. Seguono il ristretto generale
e la sentenza (ff. 43v-44r) del 7 giugno 1614 del canonico e sindaco del Capitolo
di S. Pietro Giovanni Pietro Strozzi [† 1640] e di “uno de’ sindaci”, con la nota dei
residui ancora da esigersi.
60. – ACSP, Abbazie 79 (cart.; mm 275/150 × 205/200; ff. 1-46; mazzo di fogli
sciolti e tre fascicoli senza copertina) [1600, 1613-1614]
30 ricevute rilasciate all’amministratore Santo Tavani dal 20 maggio al 16 di-
cembre 1613 (ff. 1-36 [tra cui tre sottoscritte dal canonico e camerlengo del Ca-
pitolo di S. Pietro Paolo Bizzoni (n. c. 1540): ff. 15-16, 22-25; tre dal canonico
del Capitolo di S. Pietro Luigi Rinalducci (c. 1522-1623): ff. 34-36], due ricevute
redatte a Sulmona ad altri per il Capitolo di S. Pietro (ff. 37-38) ed una a Lanciano
del 20 ottobre 1600 (ff. 39-40), e tre “liste delli panni purgati” dall’1 maggio 1613
all’1 gennaio 1614 (ff. 41-46).
61. – ACSP, Abbazie 80 (cart.; mm 195 × 130; ff. I. 1-78 [ff. 57v-78 bianchi]; vo-
lumetto rilegato con copertina in pergamena * [lat.]) [1614-1615]
“Libro fatto per me Sante Tauani Erario del Reuerendissimo Capitulo di S.
Pietro di Roma Utile Signore della Terra della fara di S. Martino in Abruzzo. Nel
quale si contiene tutto l’Introito et esito dell’Entrata di detto Reuerendissimo Ca-
pitulo principiato alli 20 di Maggio 1614 per tutto li 20 di Maggio 1615, confor-
me staranno annotate partite per partite nel’infrascritto libro”. – Entrate e uscite
dell’amministrazione di Santo Tavani dal maggio 1614 al maggio 1615, con residui
di pagamento da esigersi per gli anni 1610-1613. Seguono il ristretto generale e la
sentenza (ff. 56v-57r) del 19 maggio 1615 del canonico e sindaco del Capitolo di S.
Pietro Giovanni Pietro Strozzi [† 1640] e di “uno de’ sindaci”, con la nota dei residui
ancora da esigersi.
62. – ACSP, Abbazie 81 (cart.; mm 275/90 × 200/195; ff. 1-57; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1613-1615]
42 ricevute (ff. 4-54) rilasciate all’amministratore Santo Tavani dal 6 febbraio
1614 al 4 maggio 1615 [tra cui quattro sottoscritte dal canonico del Capitolo di S.
Pietro Luigi Rinalducci (c. 1522-1623): ff. 35, 38-39, 53], con sei ricevute redatte a
Sulmona tra gli anni 1613-1615 ad altri per il Capitolo di S. Pietro (ff. 1-3, 11-12,
25), e tre liste “delli panni purgati” dall’1 maggio 1614 al 31 aprile 1615 (ff. 55-57).
63. – ACSP, Abbazie 82 (cart.; mm 185 × 135; ff. I. 1-57, + 1 [ff. 38v-57 bianchi];
volumetto rilegato con copertina in pergamena * [lat.]) [1615-1616]
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“Libro fatto per me Sante Tauani Erario del Reuerendissimo Capitulo di S. Pie-
tro di Roma Utile Signore della Terra della fara in Abruzzo. Nel quale si contiene
tutto l’Introito et esito dell’entrate di detto Reuerendissimo Capitulo principiato
alli 19 di Maggio 1615 per un’anno, conforme staranno annotate partite per partite
sull’infrascritto libro”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Santo Tavani dal
maggio 1615 al maggio 1616, con residui di pagamento da esigersi per gli anni
1610-1614. Seguono il ristretto generale e la sentenza (ff. 37v-38r) del 16 aprile
1616 dei canonici e sindaci del Capitolo di S. Pietro Marcantonio de Magistris [†
1629] e Giovanni Battista Bandini [1551-1628], con la nota dei residui ancora da
esigersi.
64. – ACSP, Abbazie 83 (cart.; mm 270/110 × 210/190; ff. 1-51; mazzo di fogli
sciolti ed un fascicolo senza copertina) [1615-1616]
32 ricevute (ff. 1-39) rilasciate all’amministratore Santo Tavani dal 2 aprile 1615
al 16 aprile 1616 [tra cui sei sottoscritte dal canonico del Capitolo di S. Pietro Luigi
Rinalducci (c. 1522-1623): ff. 16-19, 26, 39], con due ricevute redatte a Sulmona
tra gli anni 1615-1616 ad altri per il Capitolo di S. Pietro (ff. 37-38), e tre liste “delli
panni purgati” dall’1 maggio 1615 al 31 aprile 1616 (ff. 40-45).
65. – ACSP, Abbazie 84 (cart.; mm 190 × 125; ff. I. 1-61 [ff. 46v-61 bianchi];
volumetto rilegato con copertina in pergamena * [lat.]: cfr. infra n. 67) [1616-1617]
“1616 per tutto il primo Maggio 1617”; “Libro fatto per me Sante Tauani Erario
del Reuerendissimo Capitulo di S. Pietro di Roma Utile Signore della Terra della
fara di S. Martino. Nel quale si contiene tutto l’esito et Introito dell’entrate di detto
Reuerendissimo Capitulo. Principiato alli 16 d’Aprile dell’anno 1616 per un’anno.
Conforme staranno annotate partite per partite. In questo libro per tutto il pri-
mo Aprile Maggio 1617”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Santo Tavani
dall’aprile 1616 all’aprile 1617, con residui di pagamento da esigersi per gli anni
1610-1615. Seguono il ristretto generale e la sentenza (ff. 45v-46r) del 6 maggio
1617 dei canonici e sindaci del Capitolo di S. Pietro Giovanni Battista Bandini
[1551-1628] e Giovanni Pietro Strozzi [† 1640], con la nota dei residui ancora da
esigersi.
66. – ACSP, Abbazie 85 (cart.; mm 270/115 × 200/195; ff. 1-46; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1616-1617]
34 ricevute (ff. 1-39) rilasciate all’amministratore Santo Tavani dal 3 maggio
1616 al 2 maggio 1617 [tra cui tre dal canonico e camerlengo maggiore del Capitolo
di S. Pietro Evangelista Carbonesi (fine XVI – inizio XVII sec.): ff. 14-15, 24-25, 38-
39], con quattro ricevute redatte a Sulmona tra il 9 maggio 1616 ed il 10 gennaio
1617 ad altri per il Capitolo di S. Pietro (ff. 41-43), e tre liste “delli panni purgati”
dall’1 maggio 1616 al “primo gennaio 1617 per quattro mesi” (ff. 44-46).
67. – ACSP, Abbazie 86 (cart.; mm 190 × 130; ff. 1-64 [ff. 46v-64 bianchi]; vo-
lumetto rilegato con copertina in pergamena * [lat.]: cfr. supra n. 65) [1617-1618]
“1617”; “Libro fatto per me Sante Tauani Erario del Reuerendissimo Capitulo
di S. Pietro di Roma Utile Barone della terra della fara di S. Martino. Nel quale
si contiene tutto l’Introito et Esito dell’entrata di detto Reuerendissimo Capitulo.
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Principiato alli 6 di Maggio 1617 per tutto li 6 di Maggio 1618. Conforme staranno
annotate partite per partite nell’Infrascritto libro”. – Entrate e uscite dell’ammini-
strazione di Santo Tavani dall’8 maggio 1617 al 7 maggio 1618 (ff. 34v-35r: “Spese
fatte per la festiuità di S. Martino … et anco per la chiesa sudetta”), con residui
di pagamento da esigersi per gli anni 1610-1616. Seguono il ristretto generale e la
sentenza (ff. 45v-46r) del 29 novembre 1618 dei canonici e sindaci del Capitolo di
S. Pietro Antonio Maria Aldobrandini [† 1629] e Germanico Fedele [n. 1541], con
la nota dei residui ancora da esigersi.
68. – ACSP, Abbazie 87 (cart.; mm 265/70 × 200/195; ff. 1-38; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1617-1618]
28 ricevute (ff. 1-31) rilasciate all’amministratore Santo Tavani dal 6 febbraio
1617 all’1 maggio 1618 [tra cui una dal canonico e camerlengo maggiore del Ca-
pitolo di S. Pietro Evangelista Carbonesi (fine XVI – inizio XVII sec.): ff. 20-21],
con quattro ricevute redatte a Sulmona tra il 10 maggio 1617 ed il 10 gennaio 1618
(ff. 32-35), e tre liste “delli panni purgati” dall’1 maggio 1617 al “primo gennaio
1618 per tutto Aprile” (ff. 36-38).
69. – ACSP, Abbazie 88 (cart.; mm 190 × 125; ff. 1-51 [ff. 38-51 bianchi]; volu-
metto rilegato con semplice copertina) [1618-1619]
“Libro della farra del Anno 1618 et 1619 sino alli 6 di Maggio”; “Libro fatto per
me Sante Tauani Erario del Reuerendissimo Capitulo di S. Pietro di Roma Utile si-
gnore e Barone della Terra della fara di S. Martino. Nel quale si contiene tutto l’In-
troito et esito dell’entrate di detto Reuerendissimo Capitulo in Abruzzo. Principiato
alli 6 di Maggio 1618 per tutto li 6 di Maggio 1619, conforme staranno annotate
partite per partite sull’Infrascritto libro”. – Entrate e uscite dell’amministrazione
di Santo Tavani dal 10 maggio 1618 al 10 maggio 1619 (f. 27r: “Spese fatte per la
festiuità di S. Martino … et anco per la chiesa sudetta”), con residui di pagamento
da esigersi per gli anni 1610-1616. Seguono il ristretto generale e la sentenza (f.
37v) del 12 maggio 1619 dei canonici e sindaci del Capitolo di S. Pietro Antonio
Maria Aldobrandini [† 1629] e Giovanni Battista Bandini [1551-1628], con nota dei
residui ancora da esigersi.
70. – ACSP, Abbazie 89 (cart.; mm 265/110 × 195/190; ff. 1-47; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1618-1619]
39 ricevute (ff. 1-41) rilasciate all’amministratore Santo Tavani dal 20 maggio
1618 al 29 agosto 1619 [tra cui quattro dal canonico e camerlengo maggiore del
Capitolo di S. Pietro Evangelista Carbonesi (fine XVI – inizio XVII sec.): ff. 12, 24,
27-28], con tre ricevute redatte a Sulmona tra il 10 maggio 1618 ed il 7 gennaio
1619 (ff. 42-44), e tre liste “delli panni purgati” dall’1 maggio 1618 al “primo gen-
naio 1619 per tutto il mese d’Aprile dell’Istesso anno” (ff. 45-47).
71. – ACSP, Abbazie 90 (cart.; mm 185 × 130; ff. 1-60 [ff. 41-60 bianchi]; volu-
metto rilegato con copertina in cartone) [1619-1620]
“Dalli 12 Maggio 1619 a tutto 15 di Maggio 1620”; “Libro fatto per me Sante
Tauani Erario del Reuerendissimo Capitulo di S. Pietro di Roma Barone della Ter-
ra della fara di S. Martino. Nel quale si contiene tutto l’Introito et esito dell’Entrate
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72. – ACSP, Abbazie 91 (cart.; mm 270/60 × 200/195; ff. 1-42; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1619-1620]
30 ricevute (ff. 1-32) rilasciate all’amministratore Santo Tavani dall’11 maggio
1619 al 30 aprile 1620 [tra cui una dal canonico e camerlengo maggiore del Capi-
tolo di S. Pietro Evangelista Carbonesi (fine XVI – inizio XVII sec.): ff. 22-23], con
cinque ricevute redatte a Sulmona e Lanciano tra il 5 ottobre 1619 ed il 2 gennaio
1620 (ff. 33-37), una supplica (ff. 38-39) del 3 maggio 1619 di Battista di Francesco
Antolino con approvazione del canonico del Capitolo di S. Pietro Luigi Rinalducci
(c. 1522-1623), e tre liste “delli panni purgati” dall’1 maggio 1619 al “primo gennaio
1620 per tutto Aprile dell’istesso anno” (ff. 40-42).
73. – ACSP, Abbazie 92 (cart.; mm 180 × 125; ff. 1-56 [ff. 40v-56 bianchi]; volu-
metto rilegato con copertina in pergamena * [lat. pal.]) [1620-1621]
“Dalli 18 Maggio 1620 à tutto Maggio 1621!; “Libro fatto per me Sante Tauani
della fara di S. Martino Erario del Reuerendissimo Capitulo di S. Pietro di Roma
Barone di detta terra. Nel quale si contiene tutto l’Introito et esito dell’entrate di
detto Reuerendissimo Capitulo principiato alli 18 di Maggio 1620 per tutto l’XI di
Maggio 1621 conforme stanno annotate partite per partite nell’Infrascritto libro”.
– Entrate e uscite dell’amministrazione di Santo Tavani dal 10 maggio 1620 all’11
maggio 1621 (f. 30r: “Spese fatte per la Festiuità et Ottava di S. Martino et anco per
la chiesa”), con residui di pagamento da esigersi per gli anni 1610-1619. Seguono
il ristretto generale e la sentenza (f. 40r) del 12 maggio 1621 dei canonici e sindaci
del Capitolo di S. Pietro Antonio Maria Aldobrandini [† 1629] e Giovanni Battista
Bandini [1551-1628], con nota dei residui ancora da esigersi.
74. – ACSP, Abbazie 93 (cart.; mm 265/100 × 200/195; ff. 1-32; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1620-1621]
24 ricevute (ff. 1-26) rilasciate all’amministratore Santo Tavani dall’1 giugno
1620 all’11 maggio 1621 [tra cui una dal canonico del Capitolo di S. Pietro Luigi
Rinalducci (c. 1522-1623): f. 1; una dal canonico e camerlengo del Capitolo di S.
Pietro Paolo Bizzoni (n. c. 1540): ff. 15-16; una dal computista Giovanni Antonio
Albertazzi a nome del canonico e camerlengo del Capitolo di S. Pietro Luigi Citta-
dini (fine XVI – inizio XVII sec.): ff. 25-26], con tre ricevute redatte a Sulmona tra il
10 maggio 1620 e l’11 gennaio 1621 (ff. 27-29), e tre liste “delli panni purgati” dall’1
maggio 1620 al “primo gennaio 1621 per tutto Aprile dell’istesso anno” (ff. 30-32).
75. – ACSP, Abbazie 94 (cart.; mm 200 × 135; ff. 1-55 [ff. 43v-55 bianchi]; volu-
metto rilegato con copertina in pergamena * [lat.]) [1621-1622]
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“12 Maggio 1621 fin tutto Maggio 1622”; “Libro fatto per me Sante Tauani
Erario del Reuerendissimo Capitulo di S. Pietro di Roma Utile Signore et Barone
della Terra della fara di S. Martino. Nel quale si contiene tutto l’Introito et esito
dell’Entrate di detto Reuerendissimo Capitulo in Abruzzo, principiato alli 12 di
Maggio 1621 per tutto l’ultimo di Maggio 1622. Conforme staranno annotate par-
tite per partite nell’Infrascritto libro”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di
Santo Tavani dal 12 maggio 1621 al 31 maggio 1622, con residui di pagamento da
esigersi per gli anni 1610-1619. Seguono il ristretto generale e la sentenza (f. 43r)
del 24 maggio 1622 dei canonici e sindaci del Capitolo di S. Pietro Paolo Bizzoni
[n. c. 1540] ed Antonio Maria Aldobrandini [† 1629], con nota dei residui ancora
da esigersi.
76. – ACSP, Abbazie 95 (cart.; mm 270/100 × 210/200; ff. 1-46; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1621-1622]
37 ricevute (ff. 1-40) rilasciate all’amministratore Santo Tavani dal 22 maggio
1621 al 24 maggio 1622 [tra cui tre dal canonico e camerlengo del Capitolo di S.
Pietro Paolo Bizzoni (n. c. 1540): ff. 19-20, 23-24; una dal canonico e camerlengo
del Capitolo di S. Pietro Luigi Cittadini (fine XVI – inizio XVII sec.): ff. 39-40], con
tre ricevute redatte a Sulmona tra il 12 maggio 1621 ed il 16 gennaio 1622 (ff. 41-
43), e tre liste “delli panni purgati” dall’1 maggio 1621 al “primo gennaio 1622 per
tutto Aprile dell’istesso anno” (ff. 44-46).
77. – ACSP, Abbazie 96 (cart.; mm 190 × 120; ff. 1-54 [ff. 41v-54 bianchi]; volu-
metto rilegato con copertina in pergamena) [1622-1623]
“Conti del Tauani 1623”; “Libro fatto per me Sante Tauani Erario del Reueren-
dissimo Capitulo di S. Pietro di Roma Utile Signore et Barone della Terra della fara
di S. Martino. Nel quale sta annotato tutto l’Introito et essito dell’entrata di detto
<Reuerendissimo Capitulo>; Principiato alli 24 di Maggio 1622 Per tutto li 24 di
Maggio 1623, conforme staranno notate partite per partite nel Infrascritto libro”.
– Entrate e uscite dell’amministrazione di Santo Tavani dall’8 giugno 1622 al 3
giugno 1623, con residui di pagamento da esigersi per gli anni 1610-1619. Seguono
il ristretto generale e la sentenza (f. 41r) del 7 giugno 1623 dei canonici e sindaci
del Capitolo di S. Pietro Marco Antonio de Magistris [† 1629] ed Antonio Maria
Aldobrandini [† 1629], con la nota dei residui ancora da esigersi.
78. – ACSP, Abbazie 97 (cart.; mm 270/85 × 210/205; ff. 1-44; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1622-1623]
35 ricevute (ff. 1-37) rilasciate all’amministratore Santo Tavani dall’8 giugno
1622 al 3 giugno 1623 [tra cui una dal canonico e camerlengo del Capitolo di S. Pie-
tro Luigi Cittadini (fine XVI – inizio XVII sec.): ff. 23-24; una dal beneficiato e
camerlengo del Capitolo di S. Pietro Giovanni Battista Carboni (1568-1648): ff. 36-
37], con quattro ricevute redatte a Sulmona tra il 22 luglio 1622 ed il 2 febbraio
1623 (ff. 38-43), e tre liste “delli panni purgati” dall’1 maggio 1622 al “primo gen-
naio 1623 per tutto Aprile dell’istesso anno” (ff. 42-44).
79. – ACSP, Abbazie 98 (cart.; mm 200 × 135; ff. 1-47 [ff. 39v-47 bianchi]; volu-
metto rilegato senza copertina) [1623-1624]
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“Libro fatto per me Sante Tauani Erario del Reuerendissimo Capitulo di S. Pie-
tro di Roma Utile Signore et Barone della Terra della fara di S. Martino. Nel quale
si contiene tutto l’Introito et essito dell’Entrate di detto Reuerendissimo Capitulo.
Principiato alli 8 di Giugno per un anno”. – Entrate e uscite dell’amministrazione
di Santo Tavani dal 10 maggio 1623 al 3 maggio 1624 (f. 28v: “Spese fatte per repa-
razione della chiesa di S. Martino et festiuità d’esso”), con residui di pagamento da
esigersi per gli anni 1621-1622. Seguono il ristretto generale e la sentenza (ff. 38v-
39r) del 7 maggio 1624 del canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Paolo Biz-
zoni [n. c. 1540], con nota dei residui ancora da esigersi.
80. – ACSP, Abbazie 99 (cart.; mm 265/85 × 210/195; ff. 1-48; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1623-1624]
38 ricevute (ff. 1-42) rilasciate all’amministratore Santo Tavani dal 9 giugno
1623 al 3 maggio 1624 [tra cui due dal canonico e camerlengo del Capitolo di S.
Pietro Paolo Bizzoni (n. c. 1540): ff. 7-8, 31-32; una dal canonico e camerlengo
maggiore del Capitolo di S. Pietro Angelo Damasceno (1572-1645): ff. 41-42], con
due ricevute redatte a Sulmona il 10 maggio ed il 26 settembre 1623 (ff. 43-44), e tre
liste “delli panni purgati” dall’1 maggio 1623 al “primo gennaio 1624 per l’ultimo
d’Aprile dell’istesso anno” (ff. 45-48).
81. – ACSP, Abbazie 100 (cart.; mm 200 × 135; ff. 1-60 [ff. 41v-60 bianchi]; volu-
metto rilegato senza copertina) [1624]
“Libro fatto per me Sante Tauani Erario del Reuerendissimo Capitulo di S.
Pietro di Roma, Utile Signore et Barone della Terra della Fara di S. Martino in
Abruzzo. Nel quale si contiene tutto l’Introito et essito dell’Entrata di detto Reue-
rendissimo Capitulo, principiato alli 3 di Maggio 1624 per tutto l’ultimo di Novem-
bre di detto anno, conforme staranno annotate partite per partite nell’Infrascritto
libro”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Santo Tavani dal 4 di maggio fino
al 17 settembre 1624 e poi da Liberatore Tavani, suo figlio, fino al 30 novembre
1624 (f. 33r: “Spese fatte per accomodare la chiesa di S. Martino”), con residui di
pagamento da esigersi per gli anni 1622-1623. Seguono il ristretto generale e la
sentenza (f. 41r) del 2 dicembre 1624 dei canonici e sindaci del Capitolo di S. Pietro
Marco Antonio de Magistris [† 1629] e Giovanni Battista Bandini [1551-1628], con
la nota dei residui ancora da esigersi.
82. – ACSP, Abbazie 101 (cart.; mm 260/130 × 195; ff. 1-48; mazzo di fogli sciolti
senza copertina) [1624]
25 ricevute (ff. 1-28) rilasciate quasi tutte all’amministratore Santo Tavani e a
suo figlio Liberatore dal 6 maggio al 30 novembre 1624 [tra cui una dal canonico
e camerlengo maggiore del Capitolo di S. Pietro Angelo Damasceno (1572-1645):
ff. 28-29], con una ricevuta redatta a Sulmona il 18 giugno 1624 (f. 29), una lista
“delli panni purgati” dall’1 maggio 1623 “per tutto Agosto dell’istesso anno” (f. 30),
un inventario datato 6 dicembre 1624 delle consegne fatte da Liberatore Tavani al
nuovo amministratore Pompeo Gentile (ff. 31-32) e nove suppliche (tra cui quelle
di Fabrizio Verna e Ferdinando/Ferrante Arruffa) per un condono di pagamenti
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(ff. 33-48) tutte sottoscritte dal canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Marco
Antonio de Magistris [† 1629].
83. – ACSP, Abbazie 102 (cart.; mm 190 × 120; ff. I. 1-92 [ff. 35-92 bianchi]; vo-
lumetto rilegato con copertina in pergamena) [1624-1625]
“Conti dell’Erario della fara di S. Martino in Abruzzo dal primo di Dicembre
1624 per tutto Novembre 1625”; “Libro fatto per me Pompeo Gentile Erario del
Reuerendissimo Capitulo di S. Pietro di Roma, Utile Signore et Padrone della terra
della fara Santo Martino in Abruzzo; nel quale si contiene tutto l’introito et esito
dell’entrate di detto Reuerendissimo Capitulo; principiato allo primo di Dicembre
1624 per tutto l’ultimo di Novembre 1625, conforme staranno a notate partite per
partite nell’infrascritto libro”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Pompeo
Gentile dal dicembre 1624 al novembre 1625, con residui di pagamento da esigersi
per l’anno 1623. Seguono il ristretto generale e la sentenza (f. 34rv) dell’8 dicembre
1625 del canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Marco Antonio de Magistris
[† 1629], con la nota dei residui ancora da esigersi.
84. – ACSP, Abbazie 103 (cart.; mm 270/115 × 195/190; ff. 1-34; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1624-1625]
28 ricevute (ff. 1-29) rilasciate quasi tutte all’amministratore Pompeo Gentile
dal 5 dicembre 1624 al 16 dicembre 1625 [tra cui due dal canonico e camerlengo
maggiore del Capitolo di S. Pietro Giovanni Andrea Castellani (1564-1646): ff. 14,
26], con una ricevuta redatta a Sulmona il 6 aprile 1625 (f. 30), un conto per lavori
unitamente ad una ricevuta di spese del 15 luglio 1624 (f. 31), e tre liste “delli panni
purgati” dall’1 settembre 1624 al “primo di gennaro 1625 per tutto l’ultimo d’abrile
1625” (ff. 32-34).
85. – ACSP, Abbazie 104 (cart.; mm 180 × 125; ff. I. 1-90 [ff. 38v-90 bianchi];
volumetto rilegato con copertina in pergamena * [lat.]) [1625-1626]
“Conti dell’Erario della fara di S. Martino in Abruzzo del primo di Dicembre
1625 per tutto Novembre 1626”; “Libro fatto per me Pompeo Gentile Erario del
Reuerendissimo Capitulo di San Pietro di Roma Utile Signore e Barone della terra
della fara Santo Martino in Abruzzo, nel quale si contiene tutto l’introito et esito
dell’intrate di detto Reuerendissimo Capitulo. Principiato al primo di Decembre
1625 per tutto lo mese di Novembre 1626, conforme starranno annotate partite per
partite nell’infrascritto libro”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Pompeo
Gentile dal dicembre 1625 al novembre 1626 (f. 31v: “Spese fatte per S. Martino e
per reparatione della Chiesa”). Seguono il ristretto generale e la sentenza (ff. 37v-
38r) del 6 dicembre 1626 del canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Marco
Antonio de Magistris [† 1629], con la nota dei residui ancora da esigersi.
86. – ACSP, Abbazie 105 (cart.; mm 270/120 × 205/195; ff. 1-40; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1625-1626]
“Ricevute de diuersi pagamenti fatti dall’Erario della fara di S. Martino in
Abruzzo, dal primo di Decembre 1625 per tutto Novembre 1626”. – 27 ricevute
(ff. 2-29) rilasciate quasi tutte all’amministratore Pompeo Gentile dal 10 dicembre
1625 al 7 dicembre 1626 [tra cui una dal canonico e camerlengo maggiore del Ca-
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pitolo di S. Pietro Giovanni Andrea Castellani (1564-1646): f. 29], una fede del 10
maggio 1626 “delli homini tenuti a refare la vigna” (f. 30), una supplica di Paolo
Cipolla (f. 31), due lettere (ff. 32-35) firmate dal canonico e camerlengo maggiore
del Capitolo di S. Pietro Giovanni Andrea Castellani (1564-1646), il ristretto genera-
le e la sentenza (ff. 36-37) dell’8 dicembre 1625 del canonico e sindaco del Capitolo
di S. Pietro Marco Antonio de Magistris [† 1629] con la nota dei residui ancora da
esigersi, tre liste “delli panni purgati” da gennaio a dicembre 1626 (ff. 38-40).
87. – ACSP, Abbazie 106 (cart.; mm 185 × 130; ff. 1-81 [ff. 49v-81 bianchi]; volu-
metto rilegato con copertina in cartone) [1626-1627]
“Conti dell’Errario della fara di S. Martino in Abruzzo dalli 15 Decembre 1626
per tutto li 14 Decembre 1627”; “Libro fatto per me Cicchino Cicchini Erario
dell’Illustrissimo Capitulo di San Pietro di Roma, utile Signore et Barone della
fara Santo Martino. Nel quale sta annotato tutto l’introito, et esito dell’entrata di
detto Reuerendissimo Capitulo, principiato alli 15 Novembre 1626 Per tutto li 15
de Decembre 1627, conforme staranno annotate partita per partita nel infrascritto
libro”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Cecchino Cecchini dal gennaio al
dicembre 1627, con residui di pagamento dell’amministrazione di Pompeo Gentile
da esigersi per l’anno 1625 (f. 33v: “Spese fatte per la festiuità di San Martino et
Chiesa predetta”). Seguono il ristretto generale e la sentenza (ff. 48v-49r) del 14
dicembre 1627 del canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Marco Antonio de
Magistris [† 1629], con la nota dei residui ancora da esigersi.
88. – ACSP, Abbazie 107 (cart.; mm 270/85 × 195/190; ff. 1-64 + 57a; mazzo di
fogli sciolti senza copertina) [1626-1627]
“Ricevute et altro appartenenti alli Conti di S. Martino d’Abruzzo dell’anno fi-
nito per tutto li 14 Decembre 1627”. – 30 ricevute (ff. 2-52) rilasciate quasi tutte
all’amministratore Cecchino Cecchini dal 10 gennaio al 14 dicembre 1627 [tra cui
due dal canonico e camerlengo maggiore del Capitolo di S. Pietro Giovanni An-
drea Castellani (1564-1646): ff. 31-38], una lettera inviata dal suddetto Castellani
a Cecchino Cecchini in data 17 giugno 1627 (ff. 53-54), due suppliche sottoscritte
sempre da Castellani (ff. 55-57a), una nota di spese (f. 59) e cinque liste “delli panni
purgati” per gli anni 1626-1627 (ff. 59-64).
89. – ACSP, Abbazie 108 (cart.; mm 225 × 100; ff. I. 1-95 [ff. 54-95 bianchi]; vo-
lumetto rilegato con copertina in cartone) [1627-1628]
“Conti di Cecchino Cecchini Erario dal dì 15 Decembre 1627 per tutto li 15
Decembre 1628”; “Libro fatto per me Cicchino Cicchinj Erario dell’Illustrissimo
capitulo di San Pietro di Roma, Utile Signore et Barone della fara Santo Martino.
Nel quale sta annotato tutto l’introito et esito dell’entrata del Reuerendissimo Capi-
tulo principiato alli 15 de Decembre 1627 per tutto li 15 de Decembre 1628, confor-
me staranno annotate partita per partita nell’infrascritto libro”. – Entrate e uscite
dell’amministrazione di Cecchino Cecchini dal 15 dicembre 1627 al 15 dicembre
1628, con residui di pagamento dell’amministrazione da esigersi per l’anno 1626.
Seguono il ristretto generale e la sentenza (ff. 49v-50r) del 19 dicembre 1628 del
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90. – ACSP, Abbazie 109 (cart.; mm 270/125 × 195/190; ff. 1-81; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1628]
39 ricevute (ff. 1-71) rilasciate quasi tutte all’amministratore Cecchino Cecchini
dall’1 gennaio al 19 dicembre 1628 [tra cui una dal canonico e camerlengo mag-
giore del Capitolo di S. Pietro Giovanni Andrea Castellani (1564-1646): ff. 70-71],
un “lista del uino vennuto” (ff. 72-73), una “lista delli terraggi esatti” (ff. 74-75) e
tre liste “delli panni ualcati” dall’1 settembre 1627 “allo primo di maggio per tutto
agosto” 1628 (ff. 76-81).
91. – ACSP, Abbazie 110 (cart.; mm 195 × 130; ff. II. 1-76 [ff. 11, 25, 28, 30-33,
37, 39-43, 47, 54v-74, 76 bianchi]; volumetto rilegato con copertina in cartone *
[lat.]) [1628-1630]
“Libro fatto per me Cecchino Cicchini Erario del Reuerendissimo Capitulo di
San Pietro di Roma, cominciando alli 15 di decembre 1628 per un anno”. – Entra-
te e uscite dell’amministrazione di Cecchino Cecchini dal novembre 1628 a tutto
agosto 1629, con residui di pagamento dell’amministrazione per l’anno 1628 (f.
29rv: “Spese fatte per la Chiesa di San Martino”). Seguono il ristretto generale e la
sentenza (ff. 53v-54r) del 19 giugno 1630 del canonico e sindaco del Capitolo di S.
Pietro Giovanni Andrea Castellani [1564-1646], con la nota dei residui ancora da
esigersi.
92. – ACSP, Abbazie 111 (cart.; mm 270/130 × 200/195; ff. 1-41; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1628-1630]
“Ricevute de denari pagati dal Cecchini dalli 16 Decembre 1628 per tutto luglio
1629”. – 20 ricevute rilasciate quasi tutte all’amministratore Cecchino Cecchini o
a suo figlio Giovanni Domenico Cecchini dal 10 gennaio 1628 al 12 febbraio 1630
[tra cui tre dal canonico e camerlengo maggiore del Capitolo di S. Pietro Angelo
Damasceno (1572-1645): ff. 12, 24-25], con due ricevute redatte a Sulmona il 23
dicembre 1628 ed il 10 giugno 1629 (ff. 33-34), tre lettere del 22 maggio, 14 giugno
e 22 luglio 1629 (ff. 37-41) del suddetto Angelo Damasceno a Cecchino Cecchini e
suo figlio Giovanni Domenico Cecchini ed un ordine di pagamento (f. 41).
93. – ACSP, Abbazie 112 (cart.; mm 195 × 130; ff. II. 1-46 [ff. 33, 37v-45 bianchi];
volumetto rilegato senza copertina) [1629-1630]
“Libro fatto per me Mario Verniscia Erario del Reuerendissimo Capitolo di san
pietro di roma utile signore et barone della terra di la fara Santo martino in abruz-
zo, nel lo quale si contiene tutto lintroito e lesito dellentrate del Reuerendissimo
Capitolo principiato adì primo di agosto 1629 e per tutto li dieci di maggio 1630.
Conforme starano notate partite per partite nellinfrascritto libro – primo Agosto
1629 per tutti li 10 Maggio 1630”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Mario
Vernice dall’1 agosto 1629 al maggio 1630, con residui di pagamento consegnati
dagli eredi di Cecchino Cecchini l’1 agosto 1629. Seguono il ristretto generale e la
sentenza (ff. 36v-37r) del 12 maggio 1630 del canonico e sindaco del Capitolo di
S. Pietro Ottavio Tornielli [1577-1650], con la nota dei residui ancora da esigersi.
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94. – ACSP, Abbazie 113 (cart.; mm 270/130 × 200/195; ff. 1-34; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1629-1630]
28 ricevute (ff. 1-32) rilasciate in gran parte all’amministratore Mario Vernice
dal 24 gennaio 1629 al 3 dicembre 1630 [tra cui tre dal canonico e camerlengo
maggiore del Capitolo di S. Pietro Angelo Damasceno (1572-1645): ff. 6-9; due dal
canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Giovanni Andrea Castellani (1564-
1646): ff. 12-13, 16-17], con una nota dei residui lasciati dall’erario Cecchino Cec-
chini (ff. 33-34).
95. – ACSP, Abbazie 114 (cart.; mm 185 × 120; ff. 1-77 [ff. 45-46, 51v-76 bianchi];
volumetto rilegato senza copertina) [1630-1631]
“Libro fatto per me Micchele Tauani Erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo
Capitolo di S. Pietro di Roma Utile signore et Barone della Terra della fara di S.
Martino. Nel quale si contiene tutto l’Introito et essito dell’entrate di detto Reueren-
dissimo Capitolo principiato al primo di Maggio 1630 per tutto il primo di Maggio
1631, conforme stanno annotate partite per partite nell’Infrascritto libro”. – Entrate
e uscite dell’amministrazione di Michele Tavani dal luglio 1630 al 21 maggio 1631.
Seguono il ristretto generale e la sentenza (ff. 50v-51r) del 21 maggio 1631 del ca-
nonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Ottavio Tornielli [1577-1650], con la nota
dei residui ancora da esigersi.
96. – ACSP, Abbazie 115 (cart.; mm 275/80 × 205/195; ff. 1-46; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1630-1631]
“Ricevute de Pagamenti fatti da Micchello Tauano Errario della Badia della fara
di S. Martino in Abruzzo per un’anno dal primo di Maggio 1630 per tutto Aprile
1631”. – 36 ricevute (ff. 2-43) rilasciate in gran parte all’amministratore Michele
Tavani dal 26 luglio 1630 all’1 settembre 1631 [tra cui cinque dal canonico e sin-
daco del Capitolo di S. Pietro Giovanni Andrea Castellani (1564-1646): ff. 19-24,
26-27, 40-41], con una ricevuta redatta a Sulmona il 13 settembre 1630 (f. 44) ed
una lettera del suddetto Giovanni Andrea Castellani indirizzata a Michele Tavani il
22 giugno 1630 (ff. 45-46).
97. – ACSP, Abbazie 116 (cart.; mm 185 × 125; ff. 1-63 [ff. 48v-63 bianchi]; volu-
metto rilegato con copertina in cartone) [1631-1632]
“Conti del Tauani dal primo Maggio 1631 per tutto Aprile 1632”. – “Libro fatto
per me Michele Tauani della fara Santo Martino Erario dell’Illustrissimo e Reue-
rendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Barone et Signore di detta terra in Apruz-
zo e di tutte l’entrate e essito sicome starà annotato in detto libro principiato al pri-
mo di Maggio 1631 per tutto il primo di Maggio 1632, et sono videlicet”. – Entrate
e uscite dell’amministrazione di Michele Tavani dal maggio 1631 al maggio 1632
(f. 33rv: “Spese fatte per la festiuità et ottaua di S. Martino e per detta chiesa”), con
residui dell’amministrazione precedente per gli anni 1630-1631. Seguono il ristret-
to generale e la sentenza (ff. 47v-48r) del 13 maggio 1632 del canonico e sindaco
del Capitolo di S. Pietro Angelo Damasceno [1572-1645], con la nota dei residui
ancora da esigersi.
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98. – ACSP, Abbazie 117 (cart.; mm 275/95 × 205/195; ff. 1-44; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1631-1632]
“Conti del Tauani per un anno per tutto Aprile 1632”. – 39 ricevute (ff. 2-41)
rilasciate all’amministratore Michele Tavani dall’8 maggio 1631 al 10 maggio 1632
[tra cui otto dal canonico e camerlengo maggiore del Capitolo di S. Pietro Giovanni
Andrea Castellani (1564-1646): ff. 19-20, 22-23, 25, 28, 30, 40-41], con una lettera
del 22 giugno 1631 indirizzata dal medesimo Castellani a Liberatore Tavani vicario
di Fara S. Martino (ff. 42-43) ed una attestazione del 22 giugno 1632 relativa ai
“panni purgati” (f. 44).
99. – ACSP, Abbazie 118 (cart.; mm 185 × 125; ff. 1-80 [ff. 32, 52v-79 bianchi];
volumetto rilegato con copertina in pergamena) [1632-1633]
“Conti del Tauani dal primo Maggio 1632 per tutto Aprile 1633”. – “Libro fatto
per me Michele Tauani Erario del Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma
Utile Signor Barone della Terra della Fara di S. Martino in Apruzzo Nel quale si
contiene tutto l’Introito et essito dell’entrate di detto Reuerendissimo Capitolo prin-
cipiato al primo di Maggio 1632 per tutto il primo di Maggio 1633, sicome stanno
notate partite per partite nell’Infrascritto libro”. – Entrate e uscite dell’amministra-
zione di Michele Tavani dal maggio 1632 al maggio 1633, con residui dell’ammi-
nistrazione precedente per gli anni 1632-1633. Seguono il ristretto generale e la
sentenza (ff. 51v-52r) del 3 giugno 1633 del canonico e sindaco del Capitolo di S.
Pietro Girolamo Muti [1574-1644], con la nota dei residui ancora da esigersi.
100. – ACSP, Abbazie 119 (cart.; mm 275/135 × 205/190; ff. 1-43; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1632-1633]
“Ricevute de pagamenti fatti dall’Erario della fara dal primo Maggio 1632 per
tutto Aprile 1633”. – 37 ricevute (ff. 2-43) rilasciate all’amministratore Michele Ta-
vani dal 23 maggio 1632 al 24 maggio 1633 [tra cui tre dal canonico e camerlengo
maggiore del Capitolo di S. Pietro Giovanni Andrea Castellani (1564-1646): ff. 22-
27; tre dal canonico e camerlengo maggiore del Capitolo di S. Pietro Domenico
Cecchini (1589-1656): ff. 30-31, 35-36].
101. – ACSP, Abbazie 120 (cart.; mm 175 × 120; ff. 1-81 [ff. 51v-81 bianchi];
volumetto rilegato con copertina in pergamena) [1633-1634]
“Conti di Michele Tauano Erario della fara di S. Martino in Abruzzo, per un
anno dal primo di Maggio 1633, per tutto Aprile 1634”. – “Libro fatto per me Mi-
chele Tauani della fara Santo Martino in Apruzzo Erario dell’Illustrissimo e Reue-
rendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma utile Signore et Barone di detta terra di
tutte lentrate et essito sicome starà annotato in detto libro, principiato al primo di
Maggio 1633 Per tutto il primo li 6 di Maggio 1634, et sono videlicet”. – Entrate
e uscite dell’amministrazione di Michele Tavani dal giugno 1633 al maggio 1634,
con residui dell’amministrazione degli anni 1633-1634 (f. 38rv: “Spese fatte per la
festiuità et ottaua di S. Martino et anco per la detta chiesa”). Seguono il ristretto
generale e la sentenza (ff. 50v-51r) del 12 maggio 1634 del canonico e sindaco del
Capitolo di S. Pietro Angelo Damasceno [1572-1645], con la nota dei residui ancora
da esigersi.
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102. – ACSP, Abbazie 121 (cart.; mm 275/75 × 205/185; ff. 1-47; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1633-1634]
“Ricevute, e fede per li conti saldati per l’anno per tutto Aprile 1634”. – 39 rice-
vute (ff. 2-42) rilasciate quasi tutte a Michele Tavani dal 22 aprile 1633 al 30 aprile
1634 [tra cui sette dal canonico e camerlengo maggiore del Capitolo di S. Pietro
Domenico Cecchini (1589-1656): ff. 3, 24-28, 32-33], con cinque ricevute redatte
a Sulmona ad altri per il Capitolo di S. Pietro dal’11 settembre 1633 al 25 marzo
1634 (ff. 43-47).
103. – ACSP, Abbazie 122 (cart.; mm 180 × 125; ff. 1-93 [ff. 50v-93 bianchi];
volumetto rilegato con copertina in pergamena) [1634-1635]
“Conti d’Ottauio Tauani Erario della fara di S. Martino in Abruzzo, per un anno
dalli 12 Maggio 1634 per tutto li 11 Maggio 1635”. – “Libro fatto per me Ottauio
Tauani Erario della fara di S. Martino in Apruzzo dell’Illustrissimo Capitolo di
S. Pietro di Roma Utile Signore et Barone di detta terra di tutta lentrata et essito
sicome sta annotato in detto libro Principiato alli 12 di Maggio 1634 per tutto li
12 di Maggio 1635 et sono videlicet”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di
Ottavio Tavani dal maggio 1634 al maggio 1635, con una nota dei residui lasciati
per gli anni successivi. Seguono il ristretto generale e la sentenza (ff. 49v-50r) del
12 giugno 1635 del canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Mario Maffei junior
[1595-1669], con la nota dei residui ancora da esigersi.
104. – ACSP, Abbazie 123 (cart.; mm 275/130 × 205/185; ff. 1-40; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1634-1635]
“Riceute de pagamenti per l’anno per tutti li 11 maggio 1635”. – 33 ricevute
(ff. 2-39) rilasciate quasi tutte ad Ottavio Tavani dal 23 maggio 1634 all’11 giugno
1635 [tra cui quattro dal canonico e camerlengo maggiore del Capitolo di S. Pietro
Domenico Cecchini (1589-1656): ff. 21-28; due dal camerlengo del Capitolo di S.
Pietro Angelo Androsilla (1569-1651): ff. 33-34, 39], con una fede per i “panni pur-
gati” di Giuseppe Aruffa del 30 aprile 1635 (f. 40).
105. – ACSP, Abbazie 124 (cart.; mm 185 × 130; ff. 1-40; volumetto rilegato con
copertina in cartone) [1635-1636]
“Conti della fara di S. Martino in Abruzzo dalli 12 Giugno 1635, per tutto li 7
di Luglio 1636”. – “Libro fatto per me Ottauio Tauani della fara Santo Martino in
Apruzzo Erario del Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Utile Signore
et Barone di detta terra di tutte l’entrate et essito Sicome starà annotato in detto
libro principiato alli 12 di Giugno 1635 per un’anno et sono videlicet”. – Entrate e
uscite dell’amministrazione di Ottavio Tavani dal giugno 1635 al luglio 1636, con
una nota dei residui lasciati per gli anni successivi. Seguono il ristretto generale e
la sentenza (ff. 39v-40r) dell’8 luglio 1636 del canonico e sindaco del Capitolo di S.
Pietro Angelo Damasceno [1572-1645], con la nota dei residui ancora da esigersi.
106. – ACSP, Abbazie 125 (cart.; mm 275/70 × 205/200; ff. 1-40; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1635-1636]
“Ricevute de pagamenti fatti dall’Erario della fara di S. Martino dalli 12 Giu-
gno 1635 per tutto li 7 luglio 1636”. – 35 ricevute (ff. 2-38) rilasciate quasi tutte ad
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Ottavio Tavani dal 20 luglio 1635 al 7 luglio 1636 [tra cui sette dal camerlengo del
Capitolo di S. Pietro Angelo Androsilla (1569-1651): ff. 14-18, 21, 38], con due rice-
vute redatte a Sulmona ad altri per il Capitolo di S. Pietro dell’11 settembre 1635
ed 11 maggio 1636 (ff. 39-40).
107. – ACSP, Abbazie 126 (cart.; mm 185 × 125; ff. 1-53 [ff. 40v-53 bianchi];
volumetto rilegato senza copertina) [1636-1637]
“Libro fatto per me Ottauio Tauani della fara di S. Martino In Apruzzo Erario
del Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Utile Signore et Barone di detta
terra di tutte l’Entrate et essito sicome starà annotato in detto libro principiato al
[8 di] Luglio 1636 per un anno et sono videlicet”. – Entrate e uscite dell’ammini-
strazione di Ottavio Tavani dal luglio 1636 al maggio 1637, con una nota dei residui
lasciati per gli anni successivi. Seguono il ristretto generale e la sentenza (ff. 39v-
40r) del 22 maggio 1637 del canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Angelo
Androsilla [1569-1651], con la nota dei residui ancora da esigersi.
108. – ACSP, Abbazie 127 (cart.; mm 275/130 × 205/190; ff. 1-38; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1636-1637]
34 ricevute (ff. 1-36) rilasciate quasi tutte ad Ottavio Tavani dal 15 luglio 1636 al
21 maggio 1637 [tra cui otto dal camerlengo del Capitolo di S. Pietro Angelo Andro-
silla (1569-1651): ff. 12-19, 22; 18, 21, 38; due dal canonico e camerlengo maggiore
del Capitolo di S. Pietro Domenico Cecchini (1589-1656): ff. 25-26, 36], con due
ricevute redatte a Sulmona ad altri per il Capitolo di S. Pietro dell’8 settembre 1636
e 12 gennaio 1637 (ff. 37-38).
109. – ACSP, Abbazie 128 (mm 185 × 130; ff. 1-58 [ff. 38, 42v-58 bianchi]; volu-
metto rilegato con copertina in pergamena * [lat.]) [1637-1638]
“Conti della Fara di S. Martino in Abruzzo dall’22 Maggio 1637 per tutti li 22
Maggio 1638”; “Libro fatto per me Ottauio Tauani della fara S. Martino In Apruzzo
Erario del Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Utile Signore et Barone
di detta terra di tutta l’Entrata et essito sicome starà annotato in detto libro princi-
piato alli 22 Maggio 1637 per tutto li 22 Maggio 1638 et sono videlicet”. – Entrate
e uscite dell’amministrazione di Ottavio Tavani dall’aprile 1637 al maggio 1638,
con una nota dei residui lasciati per gli anni successivi (f. 29rv: “Spese fatte per
riparationi della chiesa di S. Martino et per la festiuità et ottaua di essa”). Seguono
il ristretto generale e la sentenza (ff. 41v-42r) del 19 luglio 1638 del canonico e sin-
daco del Capitolo di S. Pietro Giovanni Andrea Castellani [1564-1646], con la nota
dei residui ancora da esigersi.
110. – ACSP, Abbazie 129 (cart.; mm 275/135 × 200; ff. 1-31; mazzo di fogli sciol-
ti senza copertina) [1637-1638]
31 ricevute (ff. 1-31) rilasciate quasi tutte ad Ottavio Tavani dal 26 maggio 1637
al 30 aprile 1638 [tra cui una dal canonico e camerlengo del Capitolo di S. Pietro
Simone Bizzoni-Paluzzi (1584-1652): f. 5; sei dal canonico e camerlengo maggiore
del Capitolo di S. Pietro Domenico Cecchini (1589-1656): ff. 16-21].
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111. – ACSP, Abbazie 130 (mm 177 × 125; ff. 1-62 [ff. 40-62 bianchi]; volumetto
rilegato con copertina in cartone * [lat.]) [1638-1639]
“Conti della Fara di S. Martino in Abruzzo dalli 22. Maggio 1638 per tutti li 31.
Maggio 1639”; “Libro fatto per me Ottauio Tauani Erario dell’Illustrissimo Capitolo
di S. Pietro nella terra della fara S. Martino in Apruzzo di tutte l’entrate et essito fat-
to sicome sta annotato in detto libro Principiato alli 22 di Maggio 1638 per un’anno
et sono videlicet”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Ottavio Tavani dal
giugno 1638 al maggio 1639, con una nota dei residui lasciati per gli anni successivi
(f. 24: “Elemosine che si sono fatte alla chiesa di S. Martino nell’anno 1638”; f. 27r:
“Spese fatte per raccomodare la chiesa di S. Martino et per la festiuità et ottaua di
essa”). Seguono il ristretto generale e la sentenza (ff. 38v-39v) dell’11 giugno 1639
del canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Angelo Damasceno [1572-1645],
con la nota dei residui ancora da esigersi.
112. – ACSP, Abbazie 131 (cart.; mm 270/120 × 205/185; ff. 1-36; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1638-1639]
32 ricevute (ff. 1-34) rilasciate quasi tutte ad Ottavio Tavani dal 18 giugno 1638
all’1 maggio 1639 [tra cui quattro dal canonico e camerlengo maggiore del Capitolo
di S. Pietro Domenico Cecchini (1589-1656): ff. 14-17; due dal canonico e camerlen-
go del Capitolo di S. Pietro Simone Bizzoni-Paluzzi (1584-1652): ff. 20, 22-23; una
dal camerlengo del Capitolo di S. Pietro Angelo Androsilla (1569-1651): f. 25], con
una ricevuta redatta a Sulmona ad altri per il Capitolo di S. Pietro il 22 maggio 1639
(f. 35) ed una attestazione del 30 aprile 1639 di “panni purgati” (f. 36).
113. – ACSP, Abbazie 132 (mm 185 × 130; ff. 1-58 [ff. 48v-58 bianchi]; volumetto
rilegato con copertina in cartone) [1639-1640]
“Libro delli Conti della Fara di S. Martino in Abruzzo dalli 11 di Giugno 1639
per tutti li 11 di Giugno 1640”; “Libro fatto per me Ottauio Tauani della fara S. Mar-
tino In Apruzzo Erario dell’Illustrissimo et Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di
Roma Utile Signore et Barone di detta terra di tutta l’Entrata et essito sicome sta
annotato in detto Libro principiato all’11 di Giugno 1639 per tutto li 11 di Giugno
1640 et sono videlicet”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Ottavio Tavani
dal giugno 1639 al maggio 1640, con una nota dei residui lasciati per gli anni suc-
cessivi (f. 24r: “Elemosine che si sono fatte alla chiesa di S. Martino nell’anno 1639
et 1640”; f. 37r: “Spese fatte per raccomodare la chiesa di S. Martino et per la fe-
stiuità et ottaua di essa”). Seguono il ristretto generale e la sentenza (ff. 47v-48r) del
23 giugno 1640 del canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Angelo Damasceno
[1572-1645], con la nota dei residui ancora da esigersi.
114. – ACSP, Abbazie 133 (cart.; mm 270/130 × 205/185; ff. 1-48; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1639-1640]
28 ricevute (ff. 1-31) rilasciate quasi tutte ad Ottavio Tavani dal 18 giugno 1639
al 20 maggio 1640 [tra cui due dal camerlengo del Capitolo di S. Pietro Angelo
Androsilla (1569-1651): ff. 11-12, 18], con 15 ricevute (ff. 32-48) del 16/17 gennaio
1640 relative alle spese sostenute per il restauro e l’ampliamento di una tintoria
con dipendenze.
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115. – ACSP, Abbazie 134 (mm 185 × 130; ff. I. 1-57 [ff. 42v-57 bianchi]; volu-
metto rilegato senza copertina) [1640-1641]
“Dalli 20 Giugno 1640 a tutto 8 Giugno 1641”; “Libro fatto per me Ottauio
Tauani della fara S. Martino In Apruzzo Erario dell’Illustrissimo et Reuerendis-
simo Capitolo di S. Pietro di Roma Utile Signore et Barone di detta terra di tutta
l’entrata et essito sicome sta annotato in detto libro principiato alli 20 di Giugno
1640 per tutti li 8 Giugno 1641”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Ottavio
Tavani dal giugno 1640 al maggio 1641, con una nota dei residui lasciati per gli
anni successivi. Seguono il ristretto generale e la sentenza (ff. 41v-42r) dell’8 giugno
1641 del canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Niccolò Tighetti [1568-1650],
con la nota dei residui ancora da esigersi.
116. – ACSP, Abbazie 135 (cart.; mm 270/105 × 205/190; ff. 1-39; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1640-1641]
38 ricevute (ff. 1-38) rilasciate quasi tutte ad Ottavio Tavani dal 9 agosto 1640
al 28 maggio 1641 [tra cui sei dal camerlengo del Capitolo di S. Pietro Angelo An-
drosilla (1569-1651): ff. 12-17], con una ricevuta redatta a Sulmona ad altri per il
Capitolo di S. Pietro il 12 settembre 1640 (f. 39)
117. – ACSP, Abbazie 136 (mm 195 × 130; ff. 1-40 [ff. 38-40 bianchi]; volumetto
rilegato con copertina in cartone) [1641-1642]
“Libro de Conti della Fara di S. Martino in Abruzzo dalli X di Giugno 1641 a
tutto 10 Giugno 1642”; “Libro fatto per me Ottauio Tauani della fara S. Martino In
Abruzzo Erario dell’Illustrissimo et Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma
Utile Signore et Barone di detta terra di tutta l’entrata et essito sicome sta annotato
in detto libro. Per un’anno principiato alli X di Giugno 1641 per tutti li X di Giugno
1642 et sono videlicet”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Ottavio Tavani
dal 10 giugno 1641 a tutto il mese di giugno 1642, con una nota dei residui lasciati
degli anni precedenti (f. 26r: “Spese fatte in reparazione della chiesa di S. Martino
et per la festiuità et Ottaua di essa”; f. 26v: “Pagato per una serratura seruita alla
porta di S. Martino”). Seguono il ristretto generale e la sentenza (f. 37rv) del 30
giugno 1642 del canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Angelo Damasceno
[1572-1645], con la nota dei residui ancora da esigersi.
118. – ACSP, Abbazie 136A (cart.; mm 265/105 × 195/190; ff. 1-22; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1641-1642]
17 ricevute (ff. 1-19) rilasciate quasi tutte ad Ottavio Tavani dall’8 giugno 1641
al 18 giugno 1642 [tra cui due dal camerlengo del Capitolo di S. Pietro Angelo
Androsilla (1569-1651): ff. 5-9], con tre ricevute redatta a Sulmona ad altri per il
Capitolo di S. Pietro dal 20 giugno al 29 settembre 1642 (ff. 20-22).
119. – ACSP, Abbazie 137 (cart.; mm 190 × 130; ff. 1-64 [ff. 46v-64 bianchi]; vo-
lumetto rilegato con copertina in cartone * [lat.]) [1642-1643]
“Dalli 30. Giugno 1642 alli 30 Giugno 1643”; “Libro fatto per me Ottauio Tauani
dalla fara di S. Martino in Apruzzo Erario dell’Illustrissimo Capitolo di S. Pietro di
Roma Utile Signore et Barone di detta Terra di tutte l’entrate et essito sicome sta
annotato nell’Infrascritto libro Principiato alli 30 di Giugno 1642 Per tutti li 30 di
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120. – ACSP, Abbazie 138 (cart.; mm 260/130 × 200/190; ff. 1-33; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1642-1643]
28 ricevute (ff. 1-31) rilasciate quasi tutte ad Ottavio Tavani dal 2 luglio 1642 al
27 giugno 1643 [tra cui tre dal camerlengo del Capitolo di S. Pietro Angelo Andro-
silla (1569-1651): ff. 11-12, 14-17; due ordini pagamento sottoscritti dal commissa-
rio del Capitolo di S. Pietro Giovanni Battista Nardone: ff. 18, 31], con due ricevute
redatte a Sulmona ad altri per il Capitolo di S. Pietro il 23 gennaio ed il 15 maggio
1643 (ff. 32-33).
121. – ACSP, Abbazie 139 (cart.; mm 185 × 125; ff. 1-62 [ff. 45-62 bianchi]; volu-
metto rilegato con copertina in cartone) [1643-1644]
“Entrata et Uscita della Fara di S. Martino in Abruzzo dalli 5 di Luglio 1643 a
tutti li 5 Giugno 1644”; “Libro fatto per me Ottauio Tauani dalla fara S. Martino in
Abruzzo Erario dell’Illustrissimo et Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma
Utile Signore et Barone di detta terra della fara di tutte l’entrate et essito sicome sta
annotato nel presente libro Principiato alli 5 di Luglio 1643 per tutti li 3 di Luglio
Giugno 1644 et sono videlicet”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Ottavio
Tavani dal luglio 1643 al giugno 1644, con una nota dei residui lasciati degli anni
precedenti (f. 32r: “Spese fatte per reparatione della chiesa di S. Martino et Per
la sua festa et Ottaua”). Seguono il ristretto generale e la sentenza (f. 44rv) del 6
giugno 1644 del canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Angelo Damasceno
[1572-1645], con la nota dei residui ancora da esigersi.
122. – ACSP, Abbazie 140 (cart.; mm 260/85 × 200/195; ff. 1-33; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1643-1644]
36 ricevute (ff. 1-37) rilasciate quasi tutte ad Ottavio Tavani dal 12 luglio 1643
al 13 maggio 1644 [tra cui nove dal camerlengo del Capitolo di S. Pietro Angelo
Androsilla (1569-1651): ff. 14-20, 22-23, 37].
123. – ACSP, Abbazie 141 (cart.; mm 195 × 130; ff. I. 1-63 [ff. 35, 43-63 bianchi];
volumetto rilegato con copertina in pergamena) [1644-1645]
“Entrata et Uscita della Fara dalli 6. Giugno 1644 a tutti 6 Giugno 1645”; “Libro
fatto per me Ottauio Tauani dalla fara S. Martino in Abruzzo Erario dell’Illustrissi-
mo et Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Utile Signore et Barone della
Terra della fara di tutte l’entrate et essito sicome sta annotato nell’Infrascritto libro
Principiato alli 6 di Giugno 1644 per tutti li 6 di Giugno 1645 et sono videlicet”. –
Entrate e uscite dell’amministrazione di Ottavio Tavani dal giugno 1644 al giugno
1645, con una nota dei residui lasciati degli anni precedenti (f. 29r: “Spese fatte
per reparatione della Chiesa di S. Martino et per la sua festa et Ottaua conforme al
solito”). Seguono il ristretto generale e la sentenza (f. 42rv) del 6 giugno 1645 del
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124. – ACSP, Abbazie 142 (cart.; mm 265/130 × 200; ff. 1-29; mazzo di fogli sciol-
ti senza copertina) [1644-1645]
27 ricevute (ff. 1-28) rilasciate quasi tutte ad Ottavio Tavani dall’11 giugno 1644
al 6 giugno 1645 [tra cui sette dal camerlengo del Capitolo di S. Pietro Angelo An-
drosilla (1569-1651): ff. 11-17; tre ordini di pagamento sottoscritti dal commissario
del Capitolo di S. Pietro Giovanni Battista Nardone: ff. 18-21, 28], con una ricevuta
redatta a Sulmona ad altri per il Capitolo di S. Pietro il 29 maggio 1645 (f. 29).
125. – ACSP, Abbazie 143 (cart.; mm 195 × 135; ff. 1-64 [ff. 39v-64 bianchi];
volumetto rilegato con copertina in cartone) [1645-1646]
“Entrata et Uscita dalla Fara di S. Martino in Abruzzo dalli 6 di Giugno 1645 a
tutto 6 Giugno 1646”; “Libro fatto per me Ottauio Tauani dalla fara S. Martino in
Abruzzo Erario dell’Illustrissimo et Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma
Utile Signore et Barone di detta terra della fara in Apruzzo di tutte l’Entrate et es-
sito sicome sta’ Annotato nell’Infrascritto libro Principiato alli 6 Giugno 1645 per
tutti li 6 di Giugno 1646 et sono videlicet”. – Entrate e uscite dell’amministrazione
di Ottavio Tavani dal giugno 1645 al maggio 1646, con una nota dei residui lasciati
degli anni precedenti (f. 27v: “Spese fatte in reparatione della Chiesa di S. Martino
et per la sua festa et Ottaua”). Seguono il ristretto generale e la sentenza (ff. 38v-
39r) del 22 giugno 1646 del canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Ludovico
Palagi [1604-1687], con la nota dei residui ancora da esigersi.
126. – ACSP, Abbazie 144 (cart.; mm 265/130 × 200/190; ff. 1-33; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1645-1646]
“Polizze dell’anno 1645”. – 31 ricevute (ff. 2-32) rilasciate quasi tutte ad Ottavio
Tavani dal 28 aprile 1645 al 28 maggio 1646 [tra cui due dal camerlengo del Capi-
tolo di S. Pietro Angelo Androsilla (1569-1651): ff. 14-15; sei ordini di pagamento
sottoscritti dal commissario del Capitolo di S. Pietro Giovanni Battista Nardone:
ff. 12-13, 16, 20, 22-23], con una ricevuta redatta a Sulmona ad altri per il Capitolo
di S. Pietro il 4 novembre 1645 (f. 33).
127. – ACSP, Abbazie 145 (cart.; mm 195 × 135; ff. 1-56 [ff. 44-56 bianchi]; volu-
metto rilegato con copertina in cartone) [1646-1647]
“Dalli 22. Giugno 1646 a tutto primo Giugno 1647”; “Libro fatto per me Ottauio
Tauani della fara S. Martino Erario dell’Illustrissimo et Reuerendissimo Capitolo
di S. Pietro di Roma Utile Signore et Barone di detta terra della fara Nel quale si
contiene tutto l’Introito et essito dell’Entrate di detta terra per un’anno Principiato
alli 22 Giugno 1646 per tutti il 24 primo Giugno 1647 et sono videlicet”. – Entrate
e uscite dell’amministrazione di Ottavio Tavani dal giugno 1646 al giugno 1647,
con una nota dei residui lasciati per gli anni successivi (f. 31r: “Spese fatte per
reparatione della Chiesa di S. Martino et per la sua festiuità et Ottaua”). Seguono
il ristretto generale e la sentenza (f. 43rv) dell’1 giugno 1647 del canonico e sinda-
co del Capitolo di S. Pietro Tiberio Vincenzi [1575-1655], con la nota dei residui
ancora da esigersi.
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128. – ACSP, Abbazie 146 (cart.; mm 270/115 × 195/190; ff. 1-32; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1646-1647]
31 ricevute rilasciate quasi tutte ad Ottavio Tavani dal 27 giugno 1646 al 25
maggio 1647 [tra cui due ordini di pagamento sottoscritti dal commissario del Ca-
pitolo di S. Pietro Giovanni Battista Nardone: ff. 3, 16], con una ricevuta redatta a
Sulmona ad altri per il Capitolo di S. Pietro il 3 ottobre 1645 (f. 32).
129. – ACSP, Abbazie 147 (cart.; mm 190 × 135; ff. 1-64 [ff. 47-64 bianchi]; volu-
metto rilegato con copertina di cartone) [1647-1648]
“Dalli 3. di Giugno 1647 a tutti li Giugno 1648”; “Libro fatto per me Ottauio
Tauani Erario della fara S. Martino dell’Illustrissimo et Reuerendissimo Capitolo
di S. Pietro di Roma Utile Signore et Barone di detta terra in Apruzzo. Nel quale sta
annotato tutto l’Introito et essito Principiato alli 3 di Giugno 1647 per tutto il primo
Giugno 1648 et sono videlicet”. – Entrate e uscite dell’amministrazione di Ottavio
Tavani dal 3 giugno 1647 al 22 giugno 1648, con una nota dei residui lasciati per
gli anni successivi (f. 37r: “Spese fatte per raccomodare la Chiesa di S. Martino et
per la sua festiuità et Ottaua”). Seguono il ristretto generale e la sentenza (f. 46rv)
del 22 giugno 1648 del canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Tiberio Vincenzi
[1575-1655], con la nota dei residui ancora da esigersi.
130. – ACSP, Abbazie 148 (cart.; mm 275/130 × 205/200; ff. 1-50; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1647-1648]
48 ricevute (ff. 1-50) rilasciate quasi tutte ad Ottavio Tavani dal 4 giugno 1647
al 30 maggio 1648 [tra cui due ordini di pagamento sottoscritti dal commissario del
Capitolo di S. Pietro Giovanni Battista Nardone: ff. 4, 37].
131. – ACSP, Abbazie 149 (cart.; mm 170 × 130; ff. 1-91 [ff. 1, 24, 44v-91 bian-
chi]; volumetto rilegato con copertina in pergamena * [lat.]) [1648-1649]
“Libro fatto per me Ottauio Tauano Erario dell’Illustrissimo et Reuerendissimo
Capitolo di S. Pietro di Roma Utile Signore et Barone della Fara S. Martino, in
Apruzzo. Nel quale sta annotato tutto l’Introito et Esito di detta terra. Principiato
a’ 24 di Giugno 1648 per tutti li 22 di Giugno 1649 et sono videlicet”. – Entrate e
uscite dell’amministrazione di Ottavio Tavani dal 21 giugno 1648 al giugno 1649,
con una nota dei residui lasciati per gli anni successivi (f. 33r: “Spese fatte per
raccomodare la Chiesa di S. Martino et per la sua festiuità et Ottaua”). Seguono il
ristretto generale e la sentenza (ff. 43v-44r) del 22 giugno 1649 del canonico e sin-
daco del Capitolo di S. Pietro Tiberio Vincenzi [1575-1655], con la nota dei residui
ancora da esigersi.
132. – ACSP, Abbazie 150 (cart.; mm 275/215 × 205/190; ff. 1-52; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1648-1649]
45 ricevute (ff. 1-48) rilasciate quasi tutte ad Ottavio Tavani dal 21 giugno 1648
al 5 giugno 1649 [tra cui un ordine di pagamento sottoscritto dal camerlengo del
Capitolo di S. Pietro Felice Contelori (1590-1652): ff. 9-10], con una lettera datata
28 dicembre 1648 indirizzata a Tommaso Gentile di Fara S. Martino dal commis-
sario del Capitolo di S. Pietro Giovanni Battista Nardone (ff. 49-50) ed una fede
dello stesso (ff. 51-52).
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133. – ACSP, Abbazie 151 (cart.; mm 195 × 130; ff. 1-52 [ff. 30, 32, 49v-52 bian-
chi]; volumetto rilegato con copertina in cartone * [lat.]) [1649-1650]
“Libro fatto per me Santo Tauani Erario dell’Illustrissimo et Reuerendissimo
Capitolo di San Pietro di Roma Utile Signore et Barone della fara S. Martino in
Apruzzo. Nel quale sta annotato tutto l’Introito et Esito di detta terra. Principiato
a’ 23 Giugno 1649 Per tutto gli primo Giugno Luglio 1650, et sono videlicet”. – En-
trate e uscite dell’amministrazione di Santo Tavani dal giugno 1649 al luglio 1650,
con una nota dei residui lasciati per gli anni successivi (f. 36rv: “Spese fatte in
reparatione della Chiesa di S. Martino et per la sua festiuità et Ottaua”, tra cui per
il “muratore per hauer accomodato una parte del tetto di detta chiesa”). Seguono
il ristretto generale e la sentenza (ff. 47v-48r) del 2 luglio 1650 del canonico e sin-
daco del Capitolo di S. Pietro Ludovico Palagi [1604-1687], con la nota dei residui
ancora da esigersi.
134. – ACSP, Abbazie 152 (cart.; mm 270/115 × 195/190; ff. 1-61 [ff. 36, 42-43
bianchi]; mazzo di fogli sciolti senza copertina ed un quaternio 90 × 130 alla fine
[ff. 36-43]) [1649-1653; 1656]
26 ricevute (ff. 1-28) rilasciate in gran parte a Carlo Tavani, a Natale e Gio-
vanni Battista Natale dal 12 agosto 1649 al 25 aprile 1656 [tra cui due ordini di
pagamento sottoscritti dal commissario del Capitolo di S. Pietro Giovanni Battista
Nardone: ff. 2, 5; due dal camerlengo del Capitolo di S. Pietro Francesco Filicaia
(1620-1683): ff. 22, 28], una fede del commissario del Capitolo di S. Pietro Giovanni
Battista Nardone (ff. 29-30), due entrate ed uscite (ff. 31-35), una “Nota delle spese
fatte in Napoli intorno la defenzione della lite dell’Illustrissimo Capitolo di S. Pietro
di Roma e Giovanni Battista Natale” (ff. 36-43: anni 1652-1653), sette lettere (di
Evangelista Luminesi, Antonio de Berardis, Fabrizio Sabino, Giovanni Tommaso/
Tomasso Gentile e Giovanni Battista Natale) trasmesse dal 26 aprile 1650 al 27
febbraio 1652 (ff. 44-57), un atto di certificazione dell’ufficio dell’erario da parte di
Natale Natale degli anni 1652-1653 (ff. 58-61).
135. – ACSP, Abbazie 153 (cart.; mm 265/75 × 205/185; ff. 1-13; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1661]
“Giustificazioni di parte de pagamenti fatti l’anno 1660 in 1661 da Giuseppe
Melone Erario della fara di S. Martino”. – 8 ricevute rilasciate a Giuseppe Milone
dal 7 marzo al 21 settembre 1661 (ff. 4-13).
136. – ACSP, Abbazie 153bis [cart.; XXII volumetti rilegati senza copertina; I:
mm 185 × 135, ff. 1-37 [ff. 2-3, 31-36 bianchi]; II: mm 185 × 135, ff. 1-30; III: mm
185 × 135, ff. 1-36 [ff. 2, 30-35 bianchi]; IV: mm 185 × 135, ff. 1-32 [ff. 28-32 bian-
chi]; V: mm 185 × 135, ff. 1-26 [ff. 24-26 bianchi]; VI: mm 185 × 135, ff. 1-31 [ff. 27-
30 bianchi]; VII: mm 185 × 135, ff. 1-32 [ff. 24-32 bianchi]; VIII: mm 185 × 135,
ff. 1-31 [ff. 30-31 bianchi]; IX: mm 185 × 135, ff. 1-20 [ff. 17-20 bianchi]; X: mm
195 × 135, ff. 1-34 [ff. 32-34 bianchi]; XI: mm 195 × 135, ff. 1-32 [ff. 29-32 bianchi];
XII: mm 195 × 135, ff. 1-34 [ff. 15-17, 29-34 bianchi]; XIII: mm 195 × 135, ff. 1-28
[ff. 26-28 bianchi]; XIV: mm 205 × 140, ff. 1-11 [f. 11 bianco]; XV: mm 205 × 140,
ff. 1-12 [f. 12 bianco]; XVI: mm 205 × 140, ff. 1-12 [ff. 11-12 bianchi]; XVII: mm 205
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× 140, ff. 1-8 [f. 8 bianco]; XVIII: mm 205 × 140, ff. 1-8; XIX: mm 205 × 140, ff. 1-8
[ff. 6-8 bianchi]; XX: mm 205 × 140, ff. 1-8 [ff. 6-8 bianchi]; XXI: mm 205 × 140,
ff. 1-8; XXII: mm 205 × 140, ff. 1-10 [f. 2 bianco]) [1668-1687]
XXII fascicoli con le entrate e le uscite dell’amministrazione di Donato d’Anto-
nio da novembre 1668 a marzo 1677 (fascicoli I-IX) e di Giuseppe Milone da aprile
1677 a marzo 1681 (fascicoli X-XIII), e le riscossioni di residui accumulati per
nove anni dal 1668 al 1687 (fascicoli XIV-XXII). – I (mm 185 × 135; ff. 1-37 [ff. 2-3,
31-36 bianchi]): “Libro fatto per me Donato d’Antonio Erario dell’Illustrissimo e
Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Utile Signore, e Barone della Terra
della Fara Santo Martino in Apruzzo, nel quale si contiene tutto l’Introito et Esito
dell’Entrate di detto Reuerendissimo Capitolo principiato à primo di Novembre
1668 per tutto Ottobre 1669 conforme siegue”. – II (mm 185 × 135; ff. 1-30): “Libro
fatto per me Donato d’Antonio Erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo
di S. Pietro di Roma Utile Signore e Barone della Terra della Fara di Santo Mar-
tino in Apruzzo, nel quale si contiene tutto l’Introito, et Esito dell’Entrate di detto
Reuerendissimo Capitolo, principiato à primo di Novembre 1669 per tutto Ottobre
1670 conforme siegue” (f. 24v: “Spese fatte per la Chiesa di S. Martino [per “acco-
modare il tetto”]). – III (mm 185 × 135; ff. 1-36 [ff. 2, 30-35 bianchi]): “Libro fatto
per me Donato d’Antonio Erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S.
Pietro di Roma Utile Signore, e Barone della Terra della Fara di Santo Martino in
Apruzzo, nel quale si contiene tutto l’Introito et Esito dell’Entrate di detto Reue-
rendissimo Capitolo principiato à primo di Novembre 1670 per tutto Ottobre 1671
conforme siegue”. – IV (mm 185 × 135; ff. 1-32 [ff. 28-32 bianchi]): “Libro fatto
per me Donato d’Antonio Erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S.
Pietro di Roma Utile Signore, e Barone della Terra della Fara di Santo Martino in
Apruzzo, nel quale si contiene tutto l’Introito et Esito dell’Entrate di detto Reue-
rendissimo Capitolo principiato à primo di Novembre 1671 per tutto Ottobre 1672
conforme siegue” (f. 24r: “Spesa fatta per la Chiesa di S. Martino [per “ricoprire il
tetto”, “hauer raccomoda la muraglia”, “risarcire detta muraglia”]). – V (mm 185
× 135; ff. 1-26 [ff. 24-26 bianchi]): “Libro fatto per me Donato d’Antonio Erario
dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Utile Signore, e
Barone della Terra della Fara di Santo Martino in Apruzzo, nel quale si contiene
tutto l’Introito, et Esito dell’Entrate di detto Reuerendissimo Capitolo principiato
à primo di Novembre 1672 per tutto Ottobre 1673 conforme siegue” (f. 20v: “Spese
fatte per la Chiesa di S. Martino [per “ricoprire il tetto di detta Chiesa, et à fortifica-
re la muraglia alla parte della Chiesa deruta della Madonna”, “fortificare, e risarcire
detta muraglia”]). – VI (mm 185 × 135; ff. 1-31 [ff. 27-30 bianchi]): “Libro fatto per
me Donato d’Antonio Erario dell’Illustrissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Utile
Signore, e Barone della Terra della Fara di Santo Martino in Apruzzo, nel quale
si contiene tutto l’Introito et Esito dell’entrate di detto Reuerendissimo Capitolo,
principiato à primo di Novembre 1673, per tutto Ottobre 1674 conforme siegue” (f.
20v: “Spesa fatta per la Chiesa di S. Martino [per “ricoprire il tetto”, “intonagare,
e ristaurare la muraglia circa l’altare”]). – VII (mm 185 × 135; ff. 1-32 [ff. 24-32
bianchi]): “Libro fatto per Donato d’Antonio Erario dell’Illustrissimo Capitolo di
S. Pietro di Roma Utile Signore e Barone della Terra della Fara di Santo Marti-
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137. – ACSP, Abbazie 154 (cart.; mm 185/85 × 205/130; ff. 1-509; mazzo di fogli
sciolti senza copertina) [1673-1688, 1698-1699]
509 ricevute rilasciate in gran parte agli erari Donato d’Antonio e Giuseppe Mi-
lone, con qualche lista di “panni valcati”, fedi di spese fatte, liste di messe e simili
dall’1 ottobre 1673 al 15 aprile 1688 e dal 14 febbraio 1698 al 18 settembre 1699.
138. – ACSP, Abbazie 155 (cart.; mm 265/195 × 195/135; ff. 1-16 [ff. 11-12 bian-
chi]; fascicoletto rilegato e due fogli aggiunti alla fine con copertina di cartone)
[1626]
“Nota di tutti li corpi dell’Entrate che il Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di
Roma possiede come ad Utile Signore et Barone in Temporalibus et spiritualibus
della Terra della fara di S. Martino nella prouincia d’Abruzzo citra Nullius Diocesis
et sono videlicet”. – Nota di tutti i possessi della provincia. Uniti alla fine i ff. 13r-
16v con una relazione sulle modalità dell’acquisizione di Fara di S. Martino da
parte del Capitolo di S. Pietro, datata 26 luglio 1626.
139. – ACSP, Abbazie 156 (cart.; mm 185 × 135; ff. 1-30 [ff. 25-28 bianchi]; tre
fascicoli non rilegati con copertina in cartone) [1669]
Entrata dei casali e abbazie appartenenti al Capitolo di S. Pietro del 1669, con
residui lasciati degli anni precedenti (f. 24v: “Fara S. Martino”).
140. – ACSP, Abbazie 157 (cart.; mm 275 × 200; ff. 1-338; filza con un gruppo di
carte separate senza copertina) [1579, 1583-1584, 1592-1596]
“Liber continens varia mandata et recepta spectantia Terrae Farae S. Martini”.
– Mandati di pagamento e ricevute (molte sottoscritte dai camerlenghi del Capitolo
di S. Pietro Bartolomeo Alberti [† 1595] e Pandolfo Pucci [beneficiato del Capitolo
di S. Pietro dal 1570]), conti, note di spese, fedi, lettere, obblighi di pagamento e
dichiarazioni (f. 83r: “Denari spesi sì per il palazzo come per santo Martino. 1584”.
141. – ACSP, Abbazie 158 (cart. [f. 89 perg.]; mm 275 × 210; ff. 1-355; filza con
copertina di pergamena) [1594]
“Liber Visitationis Abbatiarum Sancti Saluatoris de Maiella et Sancti Martini
de Fara”; “Liber Visitationis Abbatiarum Sancti Saluatoris de Majella et Sancti
Martini de Fara et aliarum ecclesiarum ipsis Abbatiis annexarum, per Dominum
Bartholomeum Perettum Canonicum Commissarium et Vicarium in Prouincia
Aprutina, et Theatina facta Anno 1594”. – Relazione della visita fatta dal canonico
del Capitolo di S. Pietro Bartolomeo Peretti [c. 1563-1628], commissario e vicario
del Capitolo di S. Pietro nella provincia di Abruzzo, alle abbazie di S. Salvatore di
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142. – ACSP, Abbazie 159 (cart.; mm 270 × 195; ff. 1-8 [ff. 5-8 bianchi]; fascico-
letto rilegato senza copertina) [1598]
“Visitatio facta a Reuerendissimis Dominis Baltassarre Factore Benefitiato San-
cti Petri, et Bernardino Aloeo, Vicario Maiellano”. – Breve relazione di una visita
fatta da Baldassarre del Fattore, beneficiato del Capitolo di S. Pietro [1559-1639]
e dal vicario Bernardino Aloè in data 26 aprile 1598 alle chiese dipendenti dall’Ab-
bazia della Fara di S. Martino.
143. – ACSP, Abbazie 160 (cart.; mm 290/195 × 210/130; ff. 1-128; registro rile-
gato con copertina in pergamena) [1598]
“Visitatio S. Martini de Fara 1598”. – Editto con avviso della visita, relazione
della visita effettuata nel mese di giugno 1598 dal commissario generale e visitatore
Luigi Rinalducci (c. 1552-1623) del Capitolo di S. Pietro alle abbazie di S. Salvatore
di Maiella e di S. Martino della Fara (vd. ff. 16r-18r), a tutte le chiese, ospedali ed
altri enti dipendenti, ognuno citato luogo per luogo, con altri documenti: decreti
emanati in tale circostanza, ordini vari, processi fatti per suo ordine, disposizioni
di testimoni, lettere a lui indirizzate, inventari ed altro. Precede l’indice (ff. 2r-5r):
“In Visitatione expleta de anno 1598 Abbatiarum S. Saluatoris de Mayella, et Farae
S. Martini reperiuntur infrascripta”. Al f. 6 è conservata la pergamena di riscontro
della visita datata 19 luglio 1598.
144. – ACSP, Abbazie 161 (cart.; mm 205 × 140; ff. III. 1-22 [ff. I-II, 22 bianchi];
volumetto rilegato con copertina in cartone) [1598]
“Conti dati dal Signor Luigi Rinalducci di quanto Sua Signoria ha speso nel
viaggio et stare alla Fara di S. Martino et denari riscossi in detto luoco della Fara
1598”; “Conto delle spese fatte dal Signor Luigi Rinalducci Canonico di Santo
Pietro nel uiaggio della Fara, et nel stare in detto luoco per seruitio dello Reue-
rendissimo Capitolo, le quali spese sono state fatte per mani del Reuerendissimo
Monsignore Baldassarre Fattori Benefitiato dal primo di Giugno sino alli XI. di
Settembre, et dal detto giorno sino al ritorno di Roma, da Gioseffe Antonelli”. –
Libretto delle spese sostenute da Baldassarre del Fattore, beneficiato del Capitolo
di S. Pietro [1559-1639] e da Giuseppe Antonelli per la visita di Luigi Rinalducci [c.
1552-1623], commissario generale del Capitolo di S. Pietro, effettuata nel giugno
del 1598 all’abbazia di S. Martino della Fara: spese di viaggio, mantenimento, lavo-
ri, corrieri postali ed altro, con nota dei denari riscossi da diversi nella medesima
occasione.
145. – ACSP, Abbazie 161A (cart.; mm 265 × 200; ff. I-V, 1-215 [ff. I-II, 54-57,
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94-99, 127, 141-143, 178-179, 214-215 bianchi]; filza con copertina in pergamena)
[1604]
“Visitatio Abbatiarum S. Martini de Valle et Sancti Saluatoris de Maiella”; “Vi-
sitatio Abbatiarum Sancti Martini de Valle inter montes et Sancti Saluatoris de
Maiella in Prouintia Aprutina nullius dioecesis. Facta per Abbatem Alexandrum
Canzires Priorem Tarenti de ordine et mandato Illustrissimi Capituli Basilicae Va-
ticanae de Urbe sub Pontificatu Sanctissimi in Christo Patris et Domini Nostri Do-
mini Clementis diuina prouidentia pontificatus VIII. 1604”. – Editto del visitatore
apostolico Alessandro Canzires, relazione delle visite effettuate nei mesi aprile-giu-
gno 1604, con inventari delle località, decreti del visitatore, note delle anime e dei
fuochi, note di entrate, copie di bolle pontificie e di diplomi regi, atti vari. Precede
l’indice (ff. IIIr-IVv): “In Visitatione facta de Anno 1604 Abbatiarum S. Martini de
Valle inter Montes, et S. Saluatoris de Maiella Nullius Dioecesis per Abbatem Ale-
xandrum Canzires de Mandato Illustrissimi Capituli S. Petri de Urbe reperiuntur
infrascripta”. Ai ff. 1r-11r la relazione della visita effettuata a Fara S. Martino dal
20 al 27 aprile 1604.
146. – ACSP, Abbazie 162 (cart.; mm 270 × 210; ff. I-VII. 1-106 [ff. I, IV, 48-106
bianchi]; registro con copertina in pergamena) [1624]
“Visita della Abbadia della Fara fatta dal Signor Marc’Antonio de Magistris Vi-
sitatore generale l’Anno 1624”; “Visita fatta dal Signor Marc’Antonio de Magistris
Canonico della Basilica di San Pietro Visitatore Deputato del detto Reuerendissimo
Capitolo alla Abbadia di S. Martino della Fara existente nella Città di Chieti, à dì 27.
di Giugno 1624”. – Relazione, con editto, delle visite effettuate nei mesi di giugno-
settembre 1624 dal canonico e sindaco del Capitolo di S. Pietro Marco Antonio
de Magistris [† 1629]. Precede l’indice (ff. IIr-IIIv): “In Libro Visitationis expletae
de anno 1624 in Abbatia Farae S. Martini per Marcum Antonium de Magistris
Commendatarium Illustrium Canonicorum Sanctissimae Basilicae Sancti Petri de
Urbe adsunt infrascripta”. Ai ff. 1r-18r la relazione della visita effettuata a Fara S.
Martino dal 27 giugno al 14 luglio 1624.
147. – ACSP, Abbazie 162A (cart.; mm 275x 210; ff. 1-78 [ff. 22-24, 26, 32, 48,
51-52, 54, 62, 64, bianchi]; filza rilegata con copertina in pergamena * [lat.]) [1291-
1624]
Copie di brevi pontifici con incarichi di visite, notizie di visite tratte da scritture
di archivio, estratti di relazioni delle visite stesse per ciò che riguarda la Fara di S.
Martino e sue dipendenze, atti compiuti da alcuni visitatori, decreti ed altro. Sono
anche inclusi atti di sacerdoti, copie di bolle del Capitolo di S. Pietro e di cardinali,
nomine di economi in varie chiese e collazioni di benefici. Precede l’indice (f. 1rv).
148. – ACSP, Abbazie 163 (cart.; mm 280 × 200; ff. I-IV, 1-157; volume rilegato
con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1700]
“Visitatio Abbatiae S. Martini de Fara nullius Dioecesis facta ab Illustrissimis
et Reuerendissimis Dominis Canonicis Fabritio Augustini, et Guidone de Palagio.
24 Maii 1700”. – Relazione della visita eseguita dai canonici del Capitolo di S. Pie-
tro Fabrizio Agostini [1655-1712] e Guido Palagi [1671-1732] nelle chiese e nelle
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149. – ACSP, Abbazie 164 (cart.; mm 280 × 200; ff. 1-167 [ff. 1-3, 12, 49-53, 59,
62, 71-76, 83-84, 87, 94, 110-111, 116, 141-142, 164-167 bianchi]; volume rilegato
con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1707]
“Visita all’Abbazia della Fara di S. Martino fatta dal Reverendo Don Giusep-
pe Zaini Beneficiato Visitatore deputato dal Reverendissimo Capitolo di S. Pietro
l’Anno 1707”; “Acta Visitationis Localis, Realis et Personalis, quae viribus sane im-
paribus sed, Deo ita disponente, confecimus in Terra Pharae Sancti Martini, cujus
Iurisdictio tam in spiritualibus quam in temporalibus pertinet ad Illustrissimum
et Reuerendissimum Capitulum Sacrosanctae Basilicae Principis Apostolorum de
Urbe, in qua pro nostra debilitate curavimus Christi gregem fidei nostrae creditum
labefactum restaurare, et contra communis hostis insidias confirmare; adeo ut fir-
ma sit spes, subditi dicti Capituli viam salutis, qua, Deo iuuante, et nostro labore
inierunt, progrediantur, si tamen propitius sit, ut spero, ipsemet Dominus Petrus,
cui ut meos labores assidue in ejus Basilica, sic etiam nunc acta praesentia dono, ac
dedico. Minimus ex Devotis Joseph Zainus dictae Sacrosanctae Basilicae Beneficia-
tus”. – Relazione della visita eseguita nel gennaio 1707 dal canonico e beneficiato
del Capitolo di S. Pietro Giuseppe Zaini [c. 1666-1719] nelle chiese e nelle cappelle
dell’abbazia di S. Martino della Fara, con patenti e notificazioni per la visita, in-
ventari e bilanci vari, fedi ed istruzioni (ai ff. 143r-157v: “Status Animarum Terrae
Farae Sancti Martini Anno Domini Millesimo Septingentesimo Septimo”; “In tutto
le suddette Anime sono numero Ottocento uentisei”). Indice alla fine (ff. 161r-163v:
“Index omnium actorum gestorum in Sacra Visitatione peracta in Terra Farae San-
cti Martini Nullius sub Ditione tum Spirituali tum temporali Illustrissimi et Reue-
rendissimi Capituli Principis Apostolorum de Urbe de Anno 1707”).
150. – ACSP, Abbazie 165 (cart.; mm 270 × 195; ff. 1-151 [ff. 1-2, 84-86, 101-102,
151-152 bianchi]; volume rilegato con copertina in cartone) [1716-1717]
“Visitatio Farae S. Martini facta a Domino Petro Abundio Battiloro a Reueren-
dissimo Capitolo specialiter deputato. Anno 1716”. – Relazione della visita fatta
nel mese di maggio 1716 dal visitatore e vicario generale Pietro Abbondio Battiloro
all’Abbazia di Fara S. Martino, ai luoghi ed alle chiese dipendenti, reale e persona-
le, con inventari di suppellettili, di beni mobili ed immobili, e di diritti di chiese e
cappelle fatti e rinnovati in occasione della visita.
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151. – ACSP, Abbazie 166 (cart.; mm 270 × 200; ff. 1-255 [ff. 1-2, 5, 119-120, 128-
130, 132-133, 136-137, 164, 177, 184, 192, 198, 205-206, 229-231, 245-255 bianchi];
volume rilegato con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1719-1724]
“Visitatio Abbatiae Farae S. Martini peracta ab Illustrissimis et Reuerendissi-
mis Dominis Canonicis Nicolao Fortiguerra, et Raynerio Simonetti Visitatoribus
specialiter deputatis. Anno 1719”; “Acta, et Decreta condita in Sancta Visitatione
Apostolica peracta ab Illustrissimis et Reuerendissimis Dominis Nicolao Fortiguer-
ra et Raynerio Simonetti Sanctissimae Basilicae Principis Apostolorum de Urbe,
Canonicis, in Insigni Abbatia, Terra et Pertinentijs Faraesanctimartini Nullius
Dioecesis, eidem Sanctissimae Basilicae, et Capitulo Abbati, Domino, et Baroni
immediate subiectis in Temporalibus, et Spiritualibus, Visitatoribus specialiter De-
putatis. Anno Domini 1719”. – Relazione della visita locale, reale e personale, fatta
dai canonici visitatori del Capitolo di San Pietro Niccolò Forteguerri [1674-1735] e
Raniero Felice Simonetti [1675-1749] nel mese di maggio 1719 all’Abbazia di Fara
S. Martino ed ai luoghi ed alle chiese dipendenti, con patenti e notificazioni per la
visita, fedi ed istruzioni. Inventari di suppellettili, di beni mobili ed immobili, dei
luoghi dipendenti (ff. 3r-118r [ai ff. 73v-81v: “Instrumentum Concordiae habitum
inter Universitatem Faraesanctimartini, eiusque cives ex una, et Abatialem Curiam
ex altera parte, stipulatam per Acta Notarij Nicolai de’ Angelis Terrae Turricillae
Theatinae [i.e. Torricella Peligna] Dioecesis sub die 20 mensis Maij 1719”]); nu-
merosi inventari, tra cui: “Inuentario delli Beni Mobili, Stabili, Semouenti, Frutti,
Censi, Rendite, Attioni, Raggioni, Peculio, Grano, Pesi, et d’ogn’altra Cosa spettante
alla Venerabile Cappella di Santo Rocco, quanto al Sacro Monte della Pietà della
Terra della Fara Santo Martino Nullius ordinato dall’Illustrissimi e Reuerendissi-
mi Signori Canonici Domini Nicolò Fortiguerra e Raniero Simonetti Visitatori in
questa predetta Terra specialmente delegati dall’Illustrissimo Capitolo di S. Pietro
di Roma, Padrone in Spiritualibus, et Temporalibus d’essa Terra fatto da Giuseppe
Alleua odierno Cassiere di detto Sacro Monte della Pietà di S. Rocco sotto lì 18 di
Maggio 1719” (ff. 121r-206v); “Status Animarum Terrae Faraesanctimartini Nullius
conconditus a me Infrascripto Domino Josepho Verna Archipresbytero Parrocchia-
lis Ecclesiae Sancti Remigij eiusdem Terrae in actu Sanctae Visitationis in eadem
Terra peracta ab Illustrissimis et Reuerendissimis Dominis Nicolao Fortiguerra, et
D. Raynerio Simonetti Canonicis Sacrosanctae Basilicae Principis Apostolorum de
Urbe Visitatoribus specialiter Deputatis. Anno 1719. In Unum sono Anime noue-
centosettanta” (ff. 207r-224r); “Inuentario di tutte le rendite [che] possiede l’Illu-
strissimo Capitolo di S. Pietro di Roma utile Barone, et Abbate della Farasanmar-
tino Nullius da’ esigersi da’ suoi erarij in essa Terra della Fara. notato per ordine
de’ monsignori Illustrissimi Visitatori Fortiguerra, e Simonetti hoggi 20 Maggio
1719” (ff. 225r-228r); “Anno 1724 [26 febbraio]. Inuentario di tutte le scritture, che
si conseruano nel Palazzo Abaziale della Farasanmartino nullius etc.” (ff. 232r-
239v); “Inuentario delli Beni dell’Illustrissimo Capitolo sistentino dentro il Palazzo
Abaziale di questa Terra della Farasanmartino [26 febbraio 1724]” (ff. 240r-243v);
“Beni annotati, e descritti nel retroscritto Inuentario, che si pretendono essere di
Giuseppe Gentile del Colle di detta Terra della Fara San Martino nullius [1724]”
(f. 244r).
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152. – ACSP, Abbazie 167 (cart.; mm 270 × 200; ff. I-III. 1-272 [ff. I-III, 31-32, 50-
52, 249-272 bianchi (alba tota)]; volume rilegato con copertina di cartone rivestita
in pergamena) [1733]
“Acta S. Visitationis factae in insigni Abbatia Farae S. Martini nullius etc. Per
Illustrissimum et Reuerendissimum Dominum Antonium Tasca Archiepiscopum
Hyerapolitanum et Canonicum S. Petri de Urbe Visitatorem Generalem deputatum
ab Illustrissimo et Reuerendissimo Capitulo S. Petri perpetuo Abbate commenda-
tario, de hoc anno millesimo septingentesimo trigesimo tertio. 1733”. – Relazione
della visita fatta nel mese di luglio 1733 dal canonico del Capitolo di S. Pietro
nonché arcivescovo titolare di Gerapoli Antonio Tasca [1676-1736] all’Abbazia di
Fara S. Martino e a tutti i luoghi ed alle chiese dipendenti (ff. 1r-49v), con ordini e
disposizioni emanati durante la visita (ff. 53r-114r), revisioni dei conti delle varie
amministrazioni (ff. 115r-130v), suppliche consegnate al visitatore con i relativi
rescritti (ff. 131r-201v), note di messe e di ore da celebrarsi (ff. 202r-206v), inven-
tari di suppelletili ed oggetti preparati in occasione della visita e delle scritture che
si conservano nella corte abbaziale (ff. 207r-246v) ed altri atti relativi alla visita
(ff. 247-248v).
153. – ACSP, Abbazie 168 (cart.; mm 275 × 205; ff. I-IV. 1-66 + 5a, 41a [ff. I-II,
5a, 41a, 49, 61-66 bianchi]; registro rilegato con copertina di cartone rivestita in
pergamena) [1747]
“Farae Sancti Martini Nullius. 1747. Acta Sanctae Visitationis factae per Il-
lustrissimos et Ruerendissimos Dominos Nicolaum Xaverium Santamaria Epi-
scopum Cyrenensem et Benedictum Ancajani Canonicos Sacrosanctae Basilicae
Principis Apostolorum S. Petri de’ Urbe Visitatores specialiter Deputatos in Spiri-
tualibus, et Temporalibus ab Illustrissimis, et Reuerendissimis Capitulo, et Canoni-
cis dictae Sacrosanctae Basilicae, uti Abbate perpetuo Commendatario, et Barone
Supradictae huius Terrae. Farae Sancti Martini Nullius”. – Relazione della visita
fatta nel mese di ottobre 1747 dai canonici del Capitolo di S. Pietro Niccolò Save-
rio Santamaria nonché arcivescovo titolare di Cirene [c. 1697-1776] e Benedetto
Ancajani [1700-1781] all’Abbazia di Fara S. Martino e a tutti i luoghi ed alle chiese
dipendenti (ff. 6r-22v), con editti (ff. 1r-5v), stati economici ricavati dai conti delle
chiese, cappelle e confraternite (ff. 23r-34v, 44r-47v), loro inventari (ff. 35r-40r),
note di messe e di ore da celebrarsi (f. 41r), conti dell’esazione dei residui (f. 48rv),
un editto riguardante la tintoria, il “Purgo” e il “Valca” emanato dai visitatori il 25
ottobre (ff. 50r-54v), un altro, del 5 ottobre, sullo stato generale dell’Abbazia ag-
giunto alla fine del volume (ff. 55r-60v). Precede un indice (ff. IIIv-IVr).
154. – ACSP, Abbazie 169 (cart.; mm 270 × 200; ff. I-IV. 1-29 [ff. IV, 19-29 bian-
chi]; fascicolo rilegato con copertina in cartone) [1760]
“Copia. Acta sanctae Visitationis factae a Reuerendissimo Domino Leonardo
Abbate Madonna Vicario Generali, et Visitatore de ordine Illustrissimi et Reueren-
dissimi Capituli Sancti Petri de Urbe in hac terra Pharae Sancti Martini Nullius.
Hoc anno 1760”. – Visita eseguita nel mese di settembre 1760 dall’abate Leonardo
Madonna all’Abbazia di Fara S. Martino e a tutti i luoghi ed alle chiese dipendenti,
con la “Relatio Status Abbatiae Farae S. Martini Nullius in Provincia Theatina
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Regni Naeapolitani” (ff. Ir-IVv), la relazione della visita (ff. 1r-15v) e gli stati econo-
mici ricavati dai conti delle chiese, cappelle e confraternite (ff. 16r-18v).
155. – ACSP, Abbazie 208 (cart.; mm 310/210 × 190/135; ff. 1-715 [ff. 48-73, 365-
366 a stampa] [ff. 27, 33, 41, 46, 78, 92-93, 101-102, 113, 121, 128-129, 137-138, 145,
154-155, 164-165, 172-176, 176, 231, 239, 217-218, 306, 309-310, 313-314, 323, 327,
331, 341-342, 357, 360, 393, 415, 454-456, 467-469, 476, 488-490, 515-516, 531, 544,
560-561, 565, 563-594, 644, 650, 655-656, 664, 666, 668, 672, 674, 676, 678, 711-715
bianchi]; filza con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1731-1840]
“Visita dell’Abbadia del Bosco fatta dal Reuerendissimo Signor Canonico Filip-
po Massimi [Filippo Massimo, 1775-1836] 1822 e Relazione della Fara S. Marti-
no”. – Originali e copie di documenti riguardanti la questione giurisdizionale con
il Regno di Napoli per l’Abbazia di Fara San Martino: (ff. 477r-487r) “Allegazione
stampata in sostegno della Denunzia fatta da Don Cipollone [i.e. canonico Giulio
Cesare Cipollone] in nome dell’Unità della Fara per lo Regio Padronato su quella
Badia di S. Martino alla suprema Giunta degli Abusi”, (ff. 491r-514v) “Relazione
del Caporuota di Chieti Don Ferdinando Corradini”, (ff. 517r-530r) “In Causa re-
dintegrationis Regii Patronatus in Abbatias S. Martini de Phara, S. Saluatoris ad
Maiellam et S. Barbati de Pollutro”, (ff. 533r-543v) “1772. Processus Originalis pro
Regio Fisco et Universitatis Terrae Farae S. Martini et successive pro Don Leopol-
do di Carlo super Regio Patronatu Abbatiae Farae S. Martini”, (ff. 545r-552r) “Per
la sentenza della Fara”, (ff. 557r-562v) “Bolle della Badia di Fara”, (ff. 567r-582r)
lettere e memoriali relativi alla causa di reintegro del Regio Patronato [anni 1731-
1733], (ff. 597r-634v) “Scritture attinenti all’acquisto del Feudo di Fara S. Martino”
(copia della “Scrittura per l’acquisto del Feudo della Fara fatta dal Capitolo Vati-
cano” nel 1584).
156. – ACSP, Abbazie 252 (cart.; mm 280/210 × 210/135; ff. 1-627 [ff. 93-94, 101,
131-132, 241, 267, 269, 400, 406, 442, 444, 481-483, 485, 528-530, 617, 624, bian-
chi]; filza con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1583-1631]
“Lettere delle Badie del Regno. 1583-1631”. – Lettere di varie persone scritte
al Capitolo di S. Pietro in Vaticano da Fara S. Martino e luoghi vicini (cfr. ff. 17r-
19v, 24rv, 38rv, 44r-49v, 76r-77v, 98r-100v, 114r-122v, 126rv, 156r-158v, 205rv,
206r-209v, 216rv, 234r, 235r, 236r-237v, 244r-246r, 248r-250r, 257rv, 393r-394r,
462r-465r, 511r-512v, 519-523v, 544r-545r, 547r-548v, 554r, 556r-557v, 560r-562r,
587rv, 601r, 612r-613r, 618rv, con lettere di Angelo Arruffa arciprete, Giovanni Bat-
tista Corrado, Giovanni Maria de Lellis, Giovanni Nicola/Cola di Giulio, Pompeo
Gentile, Alessandro Mammarelli, Nicola/Cola Mancini, Francesco Orla, Geronimo
Speranza, Liberatore Tavani vicario di Fara, Camillo e Giuseppe Felice Valignani,
Pietro Verna, Francesco, Giulio e Mario Vernice), dal Bosco e luoghi vicini, da L’A-
quila, da Napoli ed in genere dall’Italia meridionale, con allegati vari: relazioni di
visite, sommari di processi, esposti, verbali note di spese, editti (in copia), procure,
fedi, note di scritture, conti ed atti vari.
157. – ACSP, Abbazie 253 (cart.; mm 280/130 × 195/90; ff. 1-605 [f. 53 a stampa]
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[ff. 40, 49-50, 68, 81, 114, 120, 130, 270, 402 bianchi]; filza con copertina di cartone
rivestita in pergamena) [1632-1634]
“Lettere delle Badie del Regno. 1632-1634”. – Lettere di varie persone scritte
al Capitolo di S. Pietro in Vaticano da Fara S. Martino e luoghi vicini (cfr. ff. 46r-
47v, 51r-54r, 59r-60v, 86rv, 108r-109v, 166r-167v, 192r-193v, 206r-207r, 220r-223r,
266r-267r, 271rv, 274r-275r, 270r-281r, 346r-347v, con lettere di Francesco Orla e
Liberatore Tavani vicario di Fara), dal Bosco e luoghi vicini, da L’Aquila, da Napoli
ed in genere dall’Italia meridionale, con allegati vari: fedi, ricevute, ordini, memo-
rie, atti e scritture varie.
158. – ACSP, Abbazie 254 (cart.; mm 300/280 × 220/185; ff. 1-602 [ff. 47-48, 88,
400, 483 bianchi]; filza con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1636-
1654]
“Lettere delle Badie del Regno. 1636-1654”. – Lettere di varie persone scritte
al Capitolo di S. Pietro in Vaticano da Fara S. Martino e luoghi vicini (cfr. ff. 26r,
28r-29r, 35r, 73r, 84r-85v, 96r-97r, 103rv, 108r-110r, 117rv, 121r-122r, 129r, 130rv,
145r-146v, 159r, 161rv, 184r-186r, 193rv, 195r-197v, 206r, 215r-216r, 230rv, 239r-
240r, 245r, 313r-314r, 333rv, 358rv, 372r-373r, 431r, 432rv, 499r, 502r, 518r-520v,
521rv, 526r-528v, 531r-536v, 538r-539v, 551r-552r, 568r-576v, 581r, 589r-590v,
595r-600v, con lettere del Camerlengo e Governatore di Fara S. Martino, Santo
de Ciprianis, Camillo Aloè, Giovanni Battista Natale, Liberatore Tavani vicario di
Fara, Giulio e Giuseppe Felice Valignani, Francesco Verna, Giacomo Vernice), dal
Bosco e luoghi vicini, da L’Aquila, da Napoli ed in genere dall’Italia meridionale,
con allegati alcuni appunti per le risposte, copie di altre lettere, note di spese, lette-
re di cambio e ricevute, notizie, provvigioni ed atti vari.
159. – ACSP, Abbazie 255 (cart.; mm 280/250 × 210/175; ff. 1-601 [i ff. 245-252
sono rilegati capovolti; ff. 116, 229, 238, 333, 342-343, 345-346, 361-362, 392, 540
bianchi]; filza con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1655-1658]
“Lettere delle Badie del Regno. 1655-1658”. – Lettere di varie persone scritte al
Capitolo di S. Pietro in Vaticano da Fara S. Martino e luoghi vicini (cfr. ff. 8-10r,
22r-23r, 30r-31v, 33r-34v, 40r-41r, 50r-51r, 55r-59v, 69r-70r, 94r-95r, 99r, 102rv,
113r-114r, 118r-120r, 124r-125r, 128r-129r, 131r-133r, 135r-137v, 143r-146r, 154r-
155r, 159r-160r, 163r-164r, 167r, 169r-170r, 172r-176v, 178r-179r, 182r-184r, 188r-
189r, 191r-193r, 200rv, 204r-206v, 209v-210v, 213r, 217r-221r, 226r-228r, 241r-
242v, 244r, 246r-248v, 253r-259v, 268r-272r, 279r-284r, 292r-293r, 299r-300r, 315r,
363rv, 370rv, 372r, 381r, 404r-406v, 426r, 487r, 551r, 553r-554v 571r-572r, 584r,
con lettere del Camerlengo e Reggimento di Fara S. Martino, di Giuseppe Aruffa ar-
ciprete, Antonio de Berardis, Giovanni Bernardino de Donato, Giuseppe di Natale,
Giovanni Tommaso Gentile, Antonio Marrone, Giovanni Battista Natale, Carlo Ta-
vani, Giulio Valignani, Francesco Verna; al f. 297rv: “Notamento delle significatorie
de conti reuisti de luoghi pij della Terra della Fara S. Martino della giurisdizione
dell’Illustrissimo Capitolo di S. Pietro di Roma” [marzo 1656]), dal Bosco e luoghi
vicini, da Vetralla e da Napoli ed in genere dall’Italia meridionale, con allegati vari:
estratti di inventari di visite, ricevute, fedi, esposti e scritture varie.
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160. – ACSP, Abbazie 256 (cart.; mm 280/265 × 210/180; ff. 1-575 [ff. 10, 20, 22,
26, 118, 133, 144-146, 272, 323, 386-387, 532 bianchi]; filza con copertina di carto-
ne rivestita in pergamena) [1659-1662]
“Lettere delle Badie del Regno. 1659-1662”. Lettere di varie persone scritte al
Capitolo di S. Pietro in Vaticano da Fara S. Martino e luoghi vicini (cfr. ff. 99r-103r,
112rv, 125r-126r, 125r, 136r, 139r, 179r, 210r-211r, 215r-216v, 218r, 221r-222r,
228rv, 251rv, 267r, 288r-289v, 318r-322r, 328rv, 394rv, 415r-416v, 450rv, 461r, 552r,
553rv, con lettere del Camerlengo e Governatore di Fara S. Martino, di Antonio e
Giuseppe Aruffa arciprete, Giuliano Cinque capitano, Stefano di Lallo, Giovanni
Tommaso Gentile, Giuseppe Milone), dal Bosco e luoghi vicini, da L’Aquila, da
Napoli ed in genere dall’Italia meridionale, con allegati vari: fedi, entrate e uscite,
conti, esposti relativi a cause, interrogazioni di testimoni, ricevute e scritture varie.
161. – ACSP, Abbazie 257 (cart.; mm 280/195 × 210/130; ff. 1-524 [ff. 101, 164,
423-424, 490 bianchi]; filza con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1663-
1664]
“Lettere delle Badie del Regno. 1663-1664”. – Lettere di varie persone scritte
al Capitolo di S. Pietro in Vaticano da Fara S. Martino e luoghi vicini (cfr. ff. 8rv,
17r, 33r, 34r-35r, 50rv, 53r, 55r, 67r-68v, 70r, 78r, 79r-82r, 89r-91r, 99r-100v, 103r-
104r, 106r-108r, 113rv, 115r-116r, 122rv, 129r-130r, 135r-137r, 139r-140v, 148r-
149v, 151r, 152r-155v, 165r-166r, 177r-178v, 190rv, 193r-194v, 207r-208v, 224rv,
230rv, 236r, 238rv, 251r-252r, 255r, 256r-257r, 259r-263v, 266r, 270r-272r, 280r-
281v, 286r-287r, 290r, 291r-292r, 294r, 295rv, 302r, 310r, 311rv, 320rv, 323r, 329r-
330r, 333r, 334r-335r, 351rv, 354r-355v, 369r, 370rv, 374r, 383rv, 397r-398r, 404r-
405v, 407rv, 415rv, 433r, 434r-438v, 444r, 448r, 449rv, 459r, 460r, 468r, 469r, 470r,
475r, 479rv, 482rv, 493r-494v, 496r, 498r-500r, 502r-503r, 519r-520r, 521r-522v,
con lettere del Camerlengo e il Reggimento di Fara S. Martino, di Giuseppe Aruffa
arciprete, Donato Cacciapaglia arciprete di Palombaro, Cinzio d’Antonio, Donato
d’Antonio erario, Bernardino di Muzio erario, Giovanni Antonio di Sciullo, Gio-
vanni Tommaso Gentile, Donato Marrone camerlengo, Giuseppe Milone, Stefano
Tavano, Nicola Tomassi vicario), dal Bosco e luoghi vicini, da L’Aquila, da Napoli
ed in genere dall’Italia meridionale, con allegati vari: note di oggetti, fedi, entrate
e uscite e scritture varie.
162. – ACSP, Abbazie 258 (cart.; mm 280/205 × 210/140; ff. 1-583 [f. 313 bianco];
filza con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1665-1696]
“Lettere delle Badie del Regno. 1665-1696”. – Lettere di varie persone scritte al
Capitolo di S. Pietro in Vaticano da Fara S. Martino e luoghi vicini (cfr. ff. 9r-29v,
32r-38v, 40r-41r, 50rv, 54r, 55r, 56r, 57rv, 60r-81v, 69rv, 71rv, 75r, 87r-88r, 89r,
91r-92r, 100r-101v, 129rv, 161r-162v, 168r-172r, 188r-189r, 195r, 224rv, 226r-228v,
235r, 237r-238r, 257r-258r, 280r, 281r-282v, 287r, 288r, 289r, 293r-294r, 301r-302v,
303rv, 306r-307r, 319r-320r, 323r, 331r-332v, 334r-335r, 341r-342r, 343r-344r,
345rv, 347r-348r, 353r-354r, 366r-367r, 371r-372r, 374r-375r, 376r, 383r, 386r-
387v, 389r-390v, 393r-394r, 403r, 422rv, 427rv, 440r, 457r, 469rv, 476rv, 477rv,
492r, 496r, 498r-499r, 506r-507r, 509r-510v, 518r-519r, 522rv, 548r, 567r, 569r-
570v, 581rv, con lettere del Camerlengo e Reggimento di Fara S. Martino, Antonio
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Aruffa economo, Battista Aruffa, Giuseppe Aruffa arciprete, Cinzio d’Antonio, Do-
nato d’Antonio erario, Giacomo Antonio d’Antonio, Giuseppe di Carlo camerlengo,
Ortensio di Iulio, Marino di Marino, Stefano di Remiggio camerlengo, Fabio di
Sciullo camerlengo, Giovanni Antonio di Sciullo, Francesco Gentile arciprete, Gio-
vanni Battista Gentile, Giovanni Tommaso Gentile, Donato Marrone camerlengo,
Eladio Marrone camerlengo, Giuseppe Milone, Filippo Morgante governatore, An-
tonio Tavano, Nicola Tomassi vicario, Giovanni Battista Valignani; ai ff. 51r-52v:
“Nota delli beni stabili che possiedi le chiese della Terra della fara S. Martino con
tutte l’altre Cappelle in dette chiese” [23 marzo 1665]), dal Bosco e luoghi vicini,
da L’Aquila, da Napoli ed in genere dall’Italia meridionale, con allegati vari: note di
stabili posseduti, verbali di consigli, fedi, dichiarazioni, informazioni, istruzioni,
suppliche, atti e scritture varie.
163. – ACSP, Abbazie 258A (cart.; mm 270 × 190; ff. 1-96 [ff. 28, 41, 73, 88, 90
bianchi]; mazzo di fogli sciolti senza copertina) [1675-1676]
“Lettere scritte da Napoli nel 1675, 1676 per l’affari della Fara, e Chieti”. – Let-
tere del vicario della Fara, della Comunità, di un agente del Capitolo ed altri scritte
nel 1675 e 1676 dalla Fara S. Martino e luoghi vicini (Lanciano e Chieti), con infor-
mazioni, proteste, suppliche, attestati, altre lettere, copie di risposte e stati vari dal
6 marzo 1675 all’11 dicembre 1676. Ai ff. 5r-11r: “Memoriale dell’Università della
Fara” (marzo 1675); f. 12rv: “Lettera del 22 marzo 1675 del Vicario <scil. Tommaso
Luciani> della Fara sopra la visita di quella giurisdittione et annessi”; ff. 14r-15v,
33r-34v, 63r-64v: tre lettere dell’erario Donato d’Antonio (17 aprile 1675; 15 aprile
1676; 15 settembre 1676); ff. 16-17v: lettera della comunità (17 aprile 1675); ff. 75r-
76v, 81r-82v: due lettere di Giuseppe Aruffa (9 ottobre 1676; 6 novembre 1676);
ff. 91r-95v: memoriale e supplica della Fara di S. Martino (senza data); f. 96rv:
lettera di Antonio d’Urbano (senza data).
164. – ACSP, Abbazie 259 (cart.; mm 280 × 190; ff. 1-459 [ff. 4, 20, 50, 53, 142,
155-159, 169, 171, 177, 179, 181, 190, 192-193, 204, 206-209, 219-221, 223, 232,
238-239, 251, 258, 290-294, 302-306, 326, 337, 340, 353, 355, 361-362, 383, 497-403,
426-431, 439-441, 452-453 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone
rivestita in pergamena) [1689-1701]
“Lettere dell’Erarii, dell’Università, e de’ Governatori della Fara S. Martino, con
le minute delle risposte alle medesime dall’Anno 1689 à tutto il 1701”. – Lettere
dell’Università della Fara, degli erari Giuseppe Milone e Nicola Sciarra e dei go-
vernatori Antonio Marini e Scipione Paladino, e minute delle risposte del Capitolo.
Precede un brevissimo indice con l’indicazione dei gruppi di lettere (f. 8r). – I)
“Lettere di Giuseppe Milone Erario della Fara S. Martino Dalli 13 Settembre 1689
à tutto 3 Maggio 1700. Minute di risposte alle Medesime dalli 26 Genaro 1695 per
tutto il primo Aprile 1700” (ff. 5r-145v). – II) “Lettere scritte à Giuseppe Melone
Erario della Fara S. Martino Dalli 26 Genaro 1695 sino all’ultimo Maggio 1700”
(ff. 146r-241v). – III) “Lettere di Nicola Sciarra Erario della Fara S. Martino Dalli
13 Agosto 1700 à 24 Dicembre 1701” (ff. 242r-280v). – IV) “Lettere scritte à Nicola
Sciarra Erario della Fara S. Martino Dalli 31 Luglio 1700 sino alli 26 Novembre
1701” (ff. 281r-306v). – V) “Lettere del Camerlengo, e Reggimento, et altri della
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Fara S. Martino Dalli 28 Marzo 1690 à tutto li 15 Dicembre 1701” (ff. 307r-346v).
– VI) “Lettere Scritte dall’Università della Fara S. Martino Dalli 12 Nouembre 1689
sino alli 2 Agosto 1701” (ff. 347r-363v). – VII) “Lettere del Signor Antonio Marini, e
Signor Scipione Paladino [in erasione: “e Sig. Tarquinio Armenante”], Governatori
della Fara S. Martino Dalli 19 Dicembre 1698 à tutto li 27 Dicembre 1701” (ff. 364r-
419v). – VIII) Lettere indirizzate ai Governatori della Fara S. Martino Tomaso de
Tomasi, Antonio Marini, Scipione Paladino e al vice economo Paolo Antonio de
Nardis dal 27 ottobre 1697 al 4 dicembre 1700 (ff. 420r-459v).
165. – ACSP, Abbazie 260 (cart.; mm 310/280 × 210/190; ff. 1-408 [ff. 1-2, 22,
30, 78, 80, 82, 92-94, 108, 118-122, 124-126, 144, 197-200, 208, 210-211, 220-222,
224-226, 234-238, 248, 276-277, 285, 299, 301-302, 311, 336, 341, 358, 377, 386-
392, 401, 408 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in
pergamena) [1694-1701]
“Lettere di proposta e risposta di diversi della Fara S. Martino dalli 13 marzo
1694 a tutto l’anno 1701”. – Lettere di Panfilo Tabassi vicario generale, Ottavio
Tavani vicario foraneo, Francesco Gentile arciprete della Fara, Gentile Antonio
Gentile della Fara S. Martino e altre persone varie, e minute delle risposte. Precede
un brevissimo indice con l’indicazione dei gruppi di lettere (f. 3r). – I) “Lettere del
Signore Panfilo Tabassi Vicario Generale Della Fara S. Martino dalli 13 Marzo
1694 sino alli 25 Novembre 1701” (ff. 5r-68v). – II) “Lettere scritte al Signore Pan-
filo Tabassi Vicario Generale della Fara S. Martino dalli 21 Agosto 1694 sino alli 3
Dicembre 1701” (ff. 69r-126v). – III) “Lettere del Signore Don Ottauio Tauani Vica-
rio foraneo della Fara S. Martino dalli 30 Luglio 1696 à 1701” (ff. 127r-188v). – IV)
“Lettere scritte al Signore Don Ottauio Tauani Vicario foraneo della Fara S. Mar-
tino dalli 27 Novembre 1696 sino alli 21 Agosto 1701” (ff. 189r-238v). – V) “Lettere
di Don Francesco Gentile Arciprete della fara S. Martino dalli 27 Novembre 1694
à 15 Gennaio 1699” (ff. 239r-258v). – VI) “Lettere di Gentile Antonio Gentile della
Fara S. Martino dalli 18 Luglio 1700 à tutto li 7 Novembre 1701” (ff. 259r-303v). –
VII) “Lettere scritte da Diuerse Persone della Fara S. Martino e Luoghi Circonuicini
dalli 14 Marzo 1691 à tutto li 27 Dicembre 1701” (ff. 304r-378v). – VIII) “Minute
di risposte date alle lettere di Diuerse persone della Fara S. Martino e Circonuicini
dalli 27 Ottobre 1696 à tutto li 24 Dicembre 1701” (ff. 379r-408v).
166. – ACSP, Abbazie 260A (cart.; mm 270/200 × 200/135; ff. 1-779 [ff. 7, 11-12,
33, 49, 67, 85, 97, 123, 134, 138, 143, 173, 183, 195, 197, 199, 207, 210-211, 216, 218,
222, 238, 240, 304, 314, 319, 323, 337, 342, 348, 373, 390, 412, 414, 419, 437, 439,
461, 466, 483, 499, 501, 512-515, 521, 531, 537, 540-541, 543, 553, 555, 558, 563,
569, 577, 581, 589, 593, 597, 607, 611, 613, 615, 627-629, 635, 637, 640, 642-643,
664-665, 673, 687, 689, 701, 703, 707, 709, 711, 713, 715, 725, 727, 729, 739, 741,
743, 745, 751, 753, 761, 763, 765, 767, 771, 777 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con
copertina di cartone rivestita in pergamena) [1702-1707]
“Proposte e risposte al Dottor Tarquinio Armenante Governatore e Agente della
Fara S. Martino 1702. 1703. 1704. 1705. 1706. 1707”. – Lettere di Tarquino Arme-
nante, governatore di Fara S. Martino, al Capitolo di S. Pietro, con allegate varie
scritture; altre lettere, suppliche, dichiarazioni, attestazioni, ricevute, una perizia
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per i danni del terremoto del 3 novembre 1706 (ff. 470r-476v), sommari di processi
e altri scritti relativi, un memoriale di fatto, appunti e vari atti; minute delle rispo-
ste del Capitolo di S. Pietro, dal 2 agosto 1702 al 30 maggio 1707.
167. – ACSP, Abbazie 261 (cart.; mm 270/190 × 200/140; ff. 1-551 [ff. 21, 50, 58,
72, 74, 77, 123-122, 135, 137, 139, 143, 145, 147, 149, 151, 153, 155, 157, 159, 161,
163, 165, 167, 169, 171, 173, 175, 177, 179, 181, 183, 185, 187, 189, 191, 193, 195,
197, 201, 205, 207, 209, 211, 213, 216, 218, 220, 222, 224, 226, 228, 230, 232, 234,
236, 238, 240, 242, 244, 246, 248, 250, 252, 254, 256, 258, 262, 264, 266, 268, 270,
272, 274-275, 278, 280, 282, 284, 286, 290, 292, 284, 298, 300, 303, 306, 308, 310,
314, 318, 320, 322, 324, 326, 328-329, 334, 336, 338, 340, 346, 348, 350, 352, 354,
356, 358, 360, 364, 366, 370, 374, 376, 378, 380, 382, 384, 386, 388, 390, 394, 396-
397, 400, 402, 404, 406, 408, 410, 412, 414, 416, 418, 420, 426, 430, 432, 436, 438,
440, 442, 444, 446, 452, 454, 456, 458, 462, 468, 470, 472, 474, 478, 480, 482, 484-
485, 490, 496, 500, 504, 506, 508, 510, 512, 518, 520, 522, 524, 526, 528, 530, 532,
534, 536, 538, 540, 542, 544, 546, 548, 550-551 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con
copertina di cartone rivestita in pergamena) [1702-1706]
“Lettere dell’Abbate Tabassi Vicario Generale della Fara S. Martino et altre
scritte à diuersi particolari del medesimo luogo dal 1702 a tutto il 1706”. – Lettere
del vicario generale Panfilo Tabassi dal 1702 al 1706 e resoconto di deposizioni di
testimoni in un processo istruito dal promotore fiscale nella corte abbaziale della
Fara S. Martino (ff. 83r-102v); minuta di lettere del Capitolo trasmesse a Panfilo
Tabassi, ad Ottaviano Tavani vicario foraneo, ai camerlenghi dell’università del-
la Fara, ai governatori Francesco Cotugno e avvocato Giacomo Valletta, a mons.
Patrizi nunzio di Napoli, al duca di Vacri <scil. Tommaso Valignani>, ai fratelli
Peschio, all’erario Nicola/Nicolò Sciarra, ad altri erari e persone diverse dal 1702
al 1707. – I) “Lettere di Panfilo Tabassi Vicario della Fara S. Martino. 1702. 1703.
1704. 1705. 1706”, dal 24 febbraio 1702 al 16 settembre 1706 (ff. 2r-128v). – II)
“Lettere a diversi della Fara S. Martino et ad altri circomuicini. 1702. 1703. 1704.
1705. 1706”, dal 10 gennaio 1702 al 25 settembre 1706 (ff. 129r-198v). – III) “Lettere
scritte al Signor Pamfilo Tabassi Vicario Generale della Fara S. Martino. Sulmona.
1702. 1703. 1704. 1705. 1706. 1707”, dal 14 gennaio 1702 al 24 aprile 1707 (ff. 199r-
275v). – IV) “Lettere scritte al Sig. Ottauio Tauani Vicario Foraneo della Fara S.
Martino. 1702. 1703. 1704. 1705. 1706. 1707”, dal 7 gennaio 1702 al 9 gennaio
1707 (ff. 276r-329v). – V) “Lettere delli Cammerlenghi dell’Università della Fara,
Gouernatori Signor Don Francesco Cotogno, Signor Auuocato Giacomo Valletta e
Monsignore Patrizi Nunzio in Napoli, e Signor Duca di Vacri dall’anno 1702 fino
a tutto l’anno 1706”, dal 7 gennaio 1702 al 14 maggio 1707 (ff. 330r-397v). – VI)
“Lettere scritte alli Fratelli Peschij [i.e. Donato, Gabriele e Giacinto Peschio]. 1702.
1703. 1704. 1705. 1706 “, dal 22 aprile 1702 al 17 luglio 1706 (ff. 398r-485v). – VII)
“Lettere scritte à Nicola Sciarra Erario della fara S. Martino ed alti Erarij succeduti
in appresso [i.e. Giovanni Antonio Verna e Giuseppe di Carlo]. 1702. 1703. 1704.
1705. 1706”, dal 10 gennaio 1702 al 27 novembre 1706 (ff. 486r-551v).
168. – ACSP, Abbazie 262 (cart.; mm 270/195 × 200/140; ff. 1-679 + 267a [ff. 13,
31, 67, 82, 84, 86, 90, 92, 94, 118, 133, 154, 174, 196, 198, 206, 210, 258, 264, 267a,
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280, 282, 286-287, 292, 296, 304-306, 320, 379, 390, 553, 555, 557, 559, 561, 587,
603, 672, 680 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in
pergamena) [1700-1707]
“Proposte e risposte a’ diversi ministri e particolari della Fara S. Martino dal
1700 a tutto il 1706”. – Lettere di diversi dipendenti del Capitolo di S. Pietro e di
privati, lettere dell’erario Nicola/Nicolò Sciarra, di Gentile Antonio Gentile e di
Giuseppe Gentile del Colle, di Simeone Simeoni, dei fratelli Peschio, di Ottaviano
Tavani vicario foraneo e dell’abate visitatore Zaini. Allegati: suppliche, fedi, conti,
dichiarazioni, particola di un documento del 1444 [a f. 29r] e altre lettere e docu-
menti di vario contenuto. – I) “Lettere diuerse del Vicario e di altri Ministri della
Fara S. Martino dall’Anno 1700 à tutto il 1712 (!)”, dal 19 novembre 1700 al 12 ot-
tobre 1706 [Alessandro Amoroso, Bernardo d’Antrilli, Santo della Porta, Giuseppe
di Sciullo, Francesco Gelone, Domenico Gloria, Filippo Mancini, Giuseppe Ric-
ciuti, Niccolò Rossi, Pietro Sabelli, Giovanni Battista Valignani, Giacomo Antonio
Valletta] (ff. 1r-137v). – II) “Lettere diuerse del Vicario Generale ed altri Ministri
Particolari della Fara S. Martino dall’Anno 1702 al 1706”, dal 26 maggio 1702 al 3
dicembre 1706 [Giovanni Arruffa, Francesco Cotugno, Giuseppe di Carlo, Vincenzo
di Lallo, Giovanni Falconi, Domenico Mauro, Francesco Milone, Carlo Mola, Otta-
vio Terramosca, Giovanni Antonio e Giuseppe Verna] (ff. 138r-274v). – III) “Lettere
di Nicolò Sciarra Erario. 1702. 1703. 1704. 1705. 1706. 1707”, dall’1 gennaio 1702 al
12 febbraio 1707 (ff. 275r-375v). – IV) “Lettere di Gentile Antonio Gentile dall’1702
al 1704 e 1706”, dal 29 gennaio 1702 al 2 agosto 1706 (ff. 376r-420v). – V) “Lettere di
Simeone [Antonio] de Simeonibus dal 1702 al 1705”, dal 3 agosto 1702 al 10 febbra-
io 1705 (ff. 421r-439v). – VI) “Lettere di Giacinto [Donato e Gabriele] Peschi 1702.
1703. 1704. 1705. 1706”, dal 13 aprile 1702 al 13 novembre 1706 (ff. 440r-564v). –
VII) “Lettere del Signor Don Ottauio Tauani Vicario Foraneo nella fara S. Martino
1702. 1703. 1704. 1705. 1706”, dal 4 gennaio 1702 al 16 dicembre 1706 (ff. 565r-
641v). – VII) “Signore Abbate Zaini Visitatore Fara S. Martino. 1706. 1707”, dal 17
novembre 1706 al 5 marzo 1707 (ff. 642r-680v).
169. – ACSP, Abbazie 263 (cart.; mm 270/195 × 200/140; ff. 1-1170 [ff. 3, 5, 7, 9,
11, 13, 15, 21, 23, 25, 27, 31, 37, 39, 47, 50-51, 59, 61, 65, 68-69, 73, 76, 78, 83, 89,
93, 101, 103, 114, 116, 118, 121, 129, 132-133, 141, 149, 156, 159-160, 162, 166, 168,
175, 184, 186, 188, 191, 193, 196, 199, 208, 212, 215, 228, 237, 239, 243, 245, 249,
253, 255, 259, 261, 267, 270-271, 273, 278-279, 289, 293, 295, 297, 307, 309, 315,
321, 327, 333, 337, 339, 341, 345, 347, 349, 355, 361, 364, 379, 390, 406, 421, 427,
429, 432, 434, 436, 438, 442, 444, 446, 448, 450, 452, 454, 456, 460, 464, 466, 468,
470, 472, 474, 476, 478, 480, 482, 484, 488, 490, 492, 494, 496, 498, 507, 521, 543,
545, 547, 549, 551, 553, 555, 557, 559, 561, 565, 567, 569, 571, 573, 575, 577, 579,
581, 583, 585, 587, 589, 591, 593, 599, 601, 605, 607, 609, 611, 622, 624, 627, 629,
631, 633, 638, 640, 642, 644, 646, 648, 650, 652, 654, 657, 659, 661, 668, 674, 677,
679, 681, 686-688, 691, 693, 695, 704, 706, 708, 710, 712, 714, 716, 718, 726, 728,
737, 739, 742, 744, 746, 748, 750, 757, 759, 762, 766, 768, 776, 778, 780, 782, 784,
787, 790, 794, 798, 802, 804, 809, 815, 819, 821, 824-825, 827, 829, 831, 833, 835,
837, 846-847, 849, 853, 861, 866, 868, 870, 874, 876, 878, 883-884, 896, 898, 901,
906, 910, 912, 914, 921, 923, 927, 931, 933, 935, 937, 939, 946, 954, 961, 965, 1020-
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1021, 1025, 1029, 1031, 1033, 1035, 1037, 1041, 1043, 1049, 1053, 1055, 1057, 1061,
1063, 1065, 1067, 1069, 1073, 1075, 1077, 1079, 1081, 1083, 1085, 1087, 1093, 1099,
1101, 1133, 1143 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita
in pergamena) [1706-1712]
“Proposte e risposte a’ diversi ministri e particolari della Fara S. Martino dal
1706 a tutto il 1712”. – Lettere di varie persone, suppliche e qualche allegato (copia
di un editto per la celebrazione delle messe, attestati, fedi, copia di un decreto,
copia di processi, inventari, conti, esposti ed altro) e minute delle risposte. – I)
“Proposte e Risposte à diuersi Ministri e particolari della Fara S. Martino dall’an-
no 1709 à tutto il 1712”, dal 6 luglio 1709 all’8 marzo 1712 [Tarquino Armenante,
Giovanni Gentile, Francesco Liberati, Giovanni Battista Tavani, Ottavio Tavani;
ai ff. 112r-127v sono inseriti documenti relativi a Forlimpopoli] (ff. 1r-418v). – II)
“Risposte a lettere dell’Abbate Tabassi già Vicario generale della Fara, et alle lettere
dell’Abbate Liberati hodierno Vicario generale di detta Terra dal mese di Luglio
1707 à tutto maggio 1709 ed anche Giugno di detto anno”, dal 2 luglio 1707 al 9 set-
tembre 1709 [Pier Francesco Liberati e Panfilo Tabassi; ai ff. 499r-507v “Ristretto
del Processo fabricato dal Vicario Generale di Sulmona [scil. Pier Francesco Libe-
rati] contro il Diacono Giuseppe Ricciuti dalla Terra della Fara sopra il furto del
Camisce 1708” [furto di un camice dalla chiesa di S. Remigio]. – III) Lettere di Pier
Francesco Liberati e risposte dall’8 giugno 1709 al 22 agosto 1711 (ff. 508r-593v).
– IV) Lettere di/a Tarquino Armenante, Angelo Arruffa, Giuseppe Matteo Costan-
tini, Marco Crognale, Sigismondo di Lollo, Giuseppe Gentile del Colle, Tommaso
Perrone, Gabriele Peschio, Giuseppe Ricciuti, Ottavio Tavani, dal 10 giugno 1707
al 14 maggio 1712 (ff. 594r-939v). – V) “Lettere dell’Abbate Tabassi già Vicario della
Fara, e dell’Abbate Liberati dal mese di Luglio 1707 à tutto Maggio 1709”, dal 30 lu-
glio 1707 al 4 maggio 1709 [Panfilo Tabassi (ff. 942r-957v), Pier Francesco Liberati
(ff. 959v-1012v); ai ff. 1015r-1016v lettera del duca di Vacri Tommaso Valignani al
Canonico di S. Pietro Pompeo Varese degli Atti (1662-1732), in data Chieti, 6 marzo
1707)] (ff. 940r-1016v). – VI) “Risposte à Lettere del Signor Tarquinio Armenanti
Agente della Fara S. Martino dal mese di Giugno 1707 à tutto Aprile 1709. Come
anco alle lettere di Giuseppe di Carlo Erario di detta Terra”, dal 18 giugno 1707 al
27 aprile 1709 [Tarquino Armenante, Giuseppe di Carlo] (ff. 1017r-1101v). – VII)
“Lettere del Signor Tarquinio Armenanti Agente della Fara dal mese di Aprile 1707
à tutto Marzo 1709”, dal 10 aprile 1707 al 23 marzo 1709 (ff. 1102r-1170v).
170. – ACSP, Abbazie 264 (cart.; mm 270/90 × 200/130; ff. 1-1076 + 226a [ff. 6,
9-10, 68, 76, 87, 98, 127, 151, 194, 203, 205, 223, 228, 230, 232, 240-241, 246-248,
253, 255, 257, 259, 264-265, 271-273, 276, 278, 289, 326, 339, 347, 358, 385, 389,
391, 394, 396, 400, 420, 422, 424, 467, 474, 501-502, 505, 521, 525, 534, 536, 541,
553, 555, 562, 564, 573, 575, 577, 579, 592, 627, 644, 646, 650, 665-666, 668, 673-
674, 676, 681, 689, 698, 700, 792, 708, 718, 720, 723, 729, 751, 757, 769, 829, 853,
855, 869, 971, 908, 910, 914, 916, 918, 920, 922, 962, 964, 989, 1005, 1015, 1017
bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in pergamena)
[1712-1719]
“Lettere spettanti alla Badia della Fara S. Martino dal 1712 a tutto Giugno
1719”. – Lettere di varie persone della Badia di Fara S. Martino, con suppliche, que-
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171. – ACSP, Abbazie 291A (cart.; mm 270/115 × 200/155; ff. I. 1-625 [ff. I, 1-2,
9-10, 28, 31-34, 37, 51-55, 57, 60-62, 78, 80-83, 85-86, 88-90, 106, 109-112, 115-116,
118, 134, 137, 139-143, 164-165, 169-170, 174-179, 190-192, 194-195, 197-199, 205-
206, 208-209, 219-227, 238-247, 261-263, 266-273, 284-285, 288-290, 302-307, 320,
322-324, 326-332, 345, 437-351, 353-358, 364, 366-367, 377, 392-394, 398, 408-414,
427-432, 437, 450, 452-453, 455, 458, 471, 473-478, 491-500, 509-513, 515, 524-527,
529-530, 538, 540-542, 548-549, 607, 622-625 bianchi]; filza con copertina di carto-
ne rivestita in pergamena) [1647-1649]
“1647. 1648. 1649. Registro di Lettere degl’anni 1647, 1648 e 1649 con alcune
riposte Per l’Abbadie di S. Martino in Viterbo, Fara, Bosco e Cusati, Forlimpopo-
li”; “Lettere con molte risposte degli anni 1647. 1648. 1649. Nel Camerlengato di
Monsignor Contelori Canonico di S. Pietro [i.e. Felice Contelori, 1590-1652]: San
Martino de Viterbo, San Martino della Fara, Abbadie del Bosco, e Cosati chiesa di
S. Pietro, Napoli con li Ministri del Capitolo per gli interessi de sodetti luoghi, For-
limpopoli”. – Per Fara S. Marino cfr. i ff. 12rv, 17r-20v, 23r-24r, 29r-30r, 35r, 274r-
276v, 278r-280v, 282r, 286r, 287r, 291r, 292rv, 294r, 296r, 297r-300r, 312r-313r,
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314r, 315-319r, 321r, 333r-334r, 335r-336r, 337r-341r, 342r, 343r-344r, 346rv, 352r,
359r, 361rv, 386rv, 387rv+396r, 399r-401v, 403r, 404r, 405r, 406r-407r, 416r-419v,
420r, 421r-423r, 424rv, 426r, 433rv (lettere del Camerlengo e Reggimento di Fara
S. Martino, Francesco Antolino, Antonio Biscia cappellano della Fara, Antonio Cic-
chino, Felice de Angelis, Antonio Gentile, Francesco Antonio Gentile, Giovanni
Battista Natale, Carlo Saccani, Francesco Sella, Carlo Tavani, Liberatore Tavani
vicario di Fara, Stefano Tavani, Giuseppe Felice Valignani, Cesare Verna, France-
sco Verna). Ai ff. 550r-606v, 608r-621v registro delle risposte.
172. – ACSP, Abbazie 292 (cart.; mm 270/90 × 195/130; ff. 1-1211 [f. 851 a stam-
pa] [ff. 48-49, 70, 73, 106, 127, 129, 131, 135, 156, 212, 254, 305, 310, 315, 317-318,
333, 345, 247, 350-351, 359, 363, 367, 377, 383-385, 405, 407, 448, 475, 481, 553,
561, 563, 591, 595, 611, 619, 627, 685, 695, 701, 703, 715, 720-722, 729, 731, 778,
794, 796, 810, 841, 849, 863, 869, 911-912, 947, 953, 962, 969-970, 977, 992, 1017,
1023, 1025, 1027, 1029, 1038, 1052-1053, 1060, 1098-1099, 1124, 1149, 1162, 1182-
1183, 1198, 1200, 1208-1210 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di car-
tone rivestita in pergamena) [1719-1720]
“Lettere riceuute da’ Ministri e Particolari delle Badie di S. Roffillo, Bosco e
Fara S. Martino dagl’8 Aprile 1719 a tutto il 1720”. – Lettere indirizzate al Capitolo
di S. Pietro da varie persone delle abbazie di S. Ruffillo (Forlimpopoli), S. Stefano
del Bosco e Fara S. Martino dal 1719 al 1720 con vari allegati: suppliche, conces-
sioni, ordini, fedi, attestati, infomazioni, atti di processi, disposizioni di testimoni,
intimazioni e monitori, scritture varie relative a processi, collazioni di chiese, ri-
nunce, donazioni, testamenti ecc., uno stato d’anime, conti, ricevute, esposti, rela-
zioni, qualche minuta delle risposte dal 1626 in poi. – Le lettere pertinenti a Fara S.
Martino per l’anno 1719 sono ai ff. 1r-241v datate tra il 3 giugno ed il 23 dicembre
(Francesco Arruffa, Pietro Abundio e Vito Antonio Battiloro, Giovanni d’Antonio,
Andrea de Carlo, Giacinto de Felice maestro di scuola, Gentile Antonio e Teresa
Gentile, Giovanni Gentile del Colle, Giovanni Battista Mascio, Marino Orsatti, Fi-
lippo e Giuseppe Ricciuti, Giovanni Antonio Verna); ai ff. 172r-173v un “Inventario
delli beni dell’Illustrissimo Capitolo sistentino dentro il Palazzo Abbaziale in questa
Terra della Fara S. Martino”. Per l’anno 1720 sono ai ff. 483r-746v datate tra il 6
gennaio ed il 30 dicembre (Pietro Abundio Battiloro, Nicolò Damascelli, Andrea
de Carlo, Giuseppe de Pompeis, Lallo di Lallo, Giovanni Gentile, Giovanni Battista
Mascio, Nicola Sciarra, Giovanni Antonio e Giuseppe Verna); ai ff. 689r-725v espo-
sto dell’Università per tutto l’anno 1720 contro “li gravami spirituali e temporali”
imposti dal vicario generale Pietro Abundio Battiloro.
173. – ACSP, Abbazie 293 (cart.; mm 275/130 × 200/130; ff. 1-1154 [ff. 973, 1107-
1111 a stampa] [ff. 9, 21, 63, 69, 85, 89, 111, 144, 152, 156, 188, 198, 202, 207, 211,
214, 221-223, 225, 267, 276, 278, 290-291, 294, 306, 350, 412, 417, 442-443, 479,
496, 502, 519, 547, 549, 555, 557, 559, 561, 563, 574, 620, 637, 645, 647, 654-655,
667, 671, 709-713, 776, 787, 848, 854, 864, 882, 892, 896, 924, 948, 981, 991, 1008,
1019, 1021, 1023, 1025, 1029, 1052, 1071-1072, 1075, 1112, 1138-1139 bianchi];
fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1721-1722]
“Lettere riceuute da’ Ministri e Particolari delle Badie di S. Roffillo, Bosco e
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174. – ACSP, Abbazie 294 (cart.; mm 275/195 × 200/130; ff. 1-1257 [ff. 16, 29, 32,
39, 41, 43, 48, 51-53, 114, 123, 126, 149, 151-152, 154, 158, 186, 188, 190, 192, 194,
196, 198, 200, 203-204, 210, 212, 214, 216, 218, 230-232, 237, 245, 252, 272-273,
288, 303, 304, 306, 310, 312, 324, 330, 332, 378, 388, 402, 410, 417, 462, 465, 474,
476, 491, 513-514, 534-536, 554, 556, 598, 600, 602, 621, 637, 643, 645, 663, 665,
667, 708, 717, 721, 733, 736-737, 758, 807, 821, 823, 827, 835, 839, 869, 876, 885,
895, 931, 937, 969, 971, 1016, 1024, 1035, 1040, 1045, 1063-1065, 1132, 1162-1163,
1197-1199, 1201, 1225, 1232, 1237, 1244, 1257 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con
copertina di cartone rivestita in pergamena) [1722-1724]
“Lettere riceuute da’ Ministri e Particolari delle Badie di S. Roffillo, Bosco e
Fara S. Martino dal 1723 a tutto il 1724”. – Lettere scritte da varie persone delle ab-
bazie di S. Ruffillo (Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino, riunite
in parte per affari (trattati negli anni 1723 e 1724) con altre lettere e documenti dal
1722 al 1723, con allegate altre scritture (sommari di processi, querele e comparse,
deposizioni di testimoni, intimazioni e simili, esposti, qualche minuta e risposta,
suppliche, fedi, informazioni, relazioni, nomine, atti vari, istruzioni per i vicari,
conti, appunti, notizie varie). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno
1723 sono ai ff. 1r-24v, 55r-291v datate tra il 13 gennaio ed il 30 novembre (Matteo
Arruffa, Pietro Abundio e Giuseppe Battiloro, Annibale Brigante, Giovanni Battista
Cipollone, Domenico di Carlo, Gentile Antonio Gentile, Giovanni Battista Gentile
del Colle, Giuseppe Marinelli di Taranta Peligna, Nicola Milone, Francesco Paolo
Palmisano di Chieti, Antonio Ricciuti, Giuseppe e Nicola Sciarra, Giovanni Antonio
e Giuseppe Verna); ai ff. 103r-110v memoriale di Giovanni Gentile contro il clero
della chiesa parrocchiale di S. Remigio ed il vicario generale Pietro Abundio Batti-
loro; ai ff. 146r-155v memoriale contro Tommaso Gentile figlio di Gentile Antonio
Gentile per aver abusato di Giulia di Sciullo figlia di Leonardo di Sciullo; ai ff. 184r-
201v nove fedi (inc.: “Si fà piena ed indubitabile fede …”); ai ff. 204r-283r ricorsi
presentati da diversi abitanti di Fara di S. Martino dal 28 al 30 novembre contro il
vicario generale Pietro Abundio Battiloro in merito alle gestione del Purgo, della
Tintoria e del Mulino con sue discolpe datate settembre 1722 – gennaio 1724; ai
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ff. 284r-291v memoriale contro i fratelli Nicola e Pietro Milone. – Le lettere perti-
nenti a Fara S. Martino per l’anno 1724 sono ai ff. 558r-890v datate tra il 22 gen-
naio ed il 13 dicembre (Pietro Abundio Battiloro, Giuseppe Baccari governatore,
Annibale Brigante, Giuseppe Cipollone tintore, Melchiorre Delfico, Gentile Antonio
e Giovanni Gentile, Giuseppe Ricciuti, Giuseppe Tavani, Filippo Tavani, Giovanni
Antonio e Giuseppe Verna); ai ff. 629r-638v “Pretensioni che ha l’Università della
Fara San Martino contro l’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di
Roma” (6 maggio 1724); ai ff. 655r-694v “Requisiti de Concorrenti che aspirano al
Vicariato generale della Badia detta della Fara S. Martino”; ai ff. 731r-742v “Sopra
l’elezione del nuovo Maestro di scuola dell’Università della Fara 17. Giugno 1724”;
ai ff. 819r-824v lite riguardo alla conduzione della “Tintoria”, del “Purgo” e del
“Valca”.
175. – ACSP, Abbazie 295 (cart.; mm 275/200 × 200/135; ff. 1-1645 + 1529a
[f. 1515 a stampa] [ff. 7, 11, 20, 24, 28, 45, 51, 56, 59, 72, 74, 82, 94, 105, 110, 112,
116, 118, 121, 123, 125-126, 150, 156, 232, 239-240, 250-252, 314, 323, 368, 379,
392, 399, 412, 516, 519, 522, 525, 555, 557, 562-563, 567, 571, 573, 591, 593, 625,
631, 635, 640, 644, 665, 690-691, 725, 752, 762, 774-776, 793, 813, 827, 835, 843,
867, 885, 888-889, 898, 902, 905, 956, 980, 907, 1009, 1015, 1019, 1022, 1023, 1026,
1030-1031, 1035, 1037, 1042, 1049, 1051, 1053-1055, 1056, 1059, 1073-1074, 1080,
1094, 1098, 1129, 1160, 1162-1164, 1169, 1174, 1178, 1192, 1204, 1209, 1217, 1245,
1287, 1309, 1327, 1329, 1331, 1333, 1346, 1350, 1353, 1361, 1363, 1365, 1394, 1407,
1419, 1421, 1424, 1437-1438, 1445, 1450-1451, 1455, 1458, 1462, 1470, 1480, 1486,
1511, 1519-1520, 1527, 1529a, 1531, 1536, 1574, 1576-1577, 1589-1597-1636 bian-
chi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1725
-1727]
“Lettere riceuute da’ Ministri e Particolari delle Badie di S. Roffillo, Bosco e
Fara S. Martino dal 1725 a tutto Novembre 1727”. – Lettere scritte da varie persone
delle abbazie di S. Ruffillo (Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino
dal 1725 al 1727, in parte ragguppate per affari con altre lettere e documenti, con
allegate suppliche, fedi, attestati, copie di altre lettere, concessioni e nomine varie,
informazioni, qualche minuta di risposta, istruzioni, relazioni, esposti, atti vari,
scritture relative a processi (sommari di atti, comparse, deposizioni di testimoni,
precetti ecc.), conti, bilanci, note di debitori, copie di partite di catasti, appunti,
memorie. – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1725 sono ai ff. 1r-
383v datate tra il 4 gennaio ed il 29 dicembre (Giovanni Arruffa, Giuseppe Baccari
governatore, Pietro Abundio Battiloro vescovo di Guardialfiera, Annibale Brigan-
te, Carmine d’Antonio, Melchiorre Delfico vicario, Giovanni de Fabritiis, Caterina
Marinelli, Nicola Sciarra, Giuseppe Verna arciprete); ai ff. 96r-135v “Requisiti de
Concorrenti che aspirano alla Prepositura di Gesso [i.e. Gessopalena]” a seguito
della morte di Gabriele Peschio (la Prepositura verrà concessa al sacerdote France-
sco Tozzi arciprete di Rapino; vd. anche una sua lettera ai ff. 359r-360v datata 11
novembre 1725); ai ff. 137r-140r “Notamento sopra l’Informazione presa dal Signor
Tesoriere delle rendite dell’Abbadia di S. Martino de fara dell’anni 1718. 1719 e
1720” (tesorieri Giuseppe Gentile del Colle e Giovanni Antonio Verna); ai ff. 285r-
287r “Bilancio dell’Amministrazione fatta da Francesco Arruffa olim Cassiere del
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Santo Monte di Pietà di detta Terra della Fara principiata a 16 Agosto 1721 per
tutto li 15 Agosto 1723” (vd. anche ai ff. 291r-306v); ai ff. 309r-354v vertenza sorta
con il comune di Palombaro per la definizione dei confini. – Le lettere pertinenti a
Fara S. Martino per l’anno 1726 sono ai ff. 674r-941v datate tra il 9 febbraio ed il
27 dicembre (Giuseppe Alleva, Annibale Brigante, Carmine d’Antonio, Melchiorre
Delfico vicario, Nicolò Fenaroli, Filippo Franchi governatore, Giovanni Gentile,
Giuseppe Verna); ai ff. 674r-677v memoriali su Angelo Arruffa e Nicola Milone; ai
ff. 712r-719v “Memoria per lo Reuerendissimo Signor Ministro Generale dell’Or-
dine de’ Minori Osservanti di S. Francesco” in merito alle liti sorte per motivi di
questua in tempo di Quaresima tra i Frati Minori Riformati del Convento di Atessa,
che avevano ricevuto la regolare licenza dal Vicario Generale dell’Abbazia di S.
Martino, ed i frati del Convento dei Minori Osservanti di Palena che la pretende-
vano, liti che portarono “al cimento di bastonate”; ai ff. 859r-905v due memoriali
di Melchiorre Delfico riguardanti i problemi amministrativi della Fara S. Martino
e sua Università. – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1727 sono ai
ff. 1367r-1513v datate tra l’1 gennaio e 27 dicembre (Nicola Antonio Aruffo, Giusep-
pe Alleva, Panfilo Buccitelli, Carmine d’Antonio erario, Melchiorre Delfico vicario
e suo fratello Oreste, Ubaldo dell’Ermosa, Filippo Franchi governatore, Giovanni
Gentile canonico, Giuseppe Verna arciprete e Giovanni Antonio Verna erario).
176. – ACSP, Abbazie 296 (cart.; mm 320/100 × 210/135; ff. 1-2081 + 60a [f. 1987
a stampa] [ff. 9, 21, 23, 25, 27, 30, 32, 34, 36, 38, 51, 53, 60-60a, 62, 64, 74, 80, 84,
86, 92, 94, 96, 98, 109, 111, 115, 117, 119, 131, 137, 139, 143, 145, 149, 157, 159,
161, 165, 167, 169, 173, 176-177, 192, 194, 208, 210, 214, 217, 226, 231, 233, 237,
239, 241, 245, 248, 256, 264, 268, 273, 275, 285, 288, 292, 294, 296, 300, 305, 307,
311, 313, 323, 331, 341, 343, 350, 352, 354, 358, 364, 366, 369-370, 372, 376, 381,
383-384, 386, 388, 392, 394, 396, 398, 400, 404, 406, 410, 414, 418, 420, 422, 424,
426, 432, 434, 436, 440, 446, 450, 456, 460, 462, 464, 468, 470, 472, 476, 481, 483,
485, 495, 497, 506, 512, 514, 516, 518, 520, 522, 524, 526, 530, 532, 534, 542, 544,
546, 553, 557, 568, 570, 572, 574, 578, 580, 582, 587, 590, 592, 596, 608, 610, 619,
622, 624, 626, 628, 640, 649, 651, 658, 661, 666, 669, 671, 675, 683, 699, 710, 714,
716, 720, 722, 724, 735, 740, 742, 744, 749, 754, 767, 773, 775, 777, 780, 783-784,
789, 793, 800, 802, 808, 814, 817, 826, 832, 834, 854, 856-857, 860, 863-864, 877,
880, 883, 885, 895, 897, 899, 901, 903, 914, 917, 819, 923, 925, 928, 933, 935, 937,
939, 941, 943, 947, 949, 953, 955, 957, 959, 961, 963, 966, 968-969, 971, 981, 983,
987, 991, 995, 997, 1002, 1004, 1006, 1008, 1010, 1018, 1024-1025, 1017-1028, 1032,
1036-1037, 1039, 1046, 1051, 1053, 1059, 1065, 1069, 1073, 1077, 1079, 1085, 1089,
1093, 1095, 1097, 1099, 1106-1108, 1110, 1115, 1120, 1124, 1132, 1136, 1138, 1142,
1148, 1152, 1158, 1161, 1165, 1167, 1169, 1175, 1191, 1193, 1207, 1209, 1211, 1217,
1219, 1222, 1224, 1226, 1228, 1236, 1240, 1242, 1247, 1249, 1251, 1253-1254, 1256,
1262, 1266, 1269, 1274, 1288, 1290, 1298, 1300, 1304, 1307-1308, 1317, 1318, 1320,
1322, 1326, 1328, 1335, 1337, 1339, 1343, 1351, 1353, 1355, 1357, 1359, 1361, 1367,
1369, 1372, 1374-1375, 1377, 1379, 1382, 1386, 1388, 1390, 1392, 1394, 1396, 1398,
1411, 1415, 1417, 1419, 1421, 1425, 1427, 1429, 1431, 1435, 1437, 1439, 1444-1445,
1447, 1451, 1453, 1455, 1459, 1469, 1471, 1473, 1481-1482, 1488, 1502, 1504, 1507,
1509, 1531, 1537, 1545, 1566, 1571, 1585, 1587-1588, 1590, 1596, 1598, 1600, 1602,
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1604, 1606, 1616, 1618, 1620, 1622, 1626, 1628, 1636, 1638, 1640, 1648-1649, 1651,
1653, 1655, 1657, 1658, 1661, 1663, 1669, 1673, 1675, 1677, 1681, 1687, 1689, 1693,
1697, 1699, 1701, 1707, 1713, 1715, 1717, 1727, 1734, 1744, 1749, 1755, 1757, 1761,
1763, 1769, 1781, 1795, 1797, 1799, 1807, 1811, 1815, 1817, 1819, 1831-1832, 1834,
1836, 1838, 1840, 1843, 1848, 1877, 1886, 1893, 1900, 1918, 1926, 1928, 1932, 1968,
1993, 2001, 2004, 2007, 2021, 2043, 2045, 2070, 2081 bianchi]; fascicoli e fogli sciol-
ti con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1727-1738]
“Lettere riceuute da Ministri e Particolari delle Badie di S. Roffillo, Bosco e Fara
S. Martino dall’Anno 1727 a tutto l’anno 1737”. – Lettere scritte da varie persone
delle abbazie di S. Ruffillo (Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino
dal 1727 al 1738, riunite in parte per affari con allegate suppliche, fedi, copie di
altre lettere, minute di risposte e di istruzioni, istanze, atti vari, scritture relative
a processi (sommari degli atti, comparse, deposizioni di testimoni, intimazioni,
memoriali ecc.), esposti, relazioni, informazioni e note di concorrenti, conti e rice-
vute, verbali di riunioni del Consiglio dell’Università della Fara, copie di decreti ed
editti, sindacati, notificazioni, appunti, particole di testamenti e legati. – Le lettere
pertinenti a Fara S. Martino per gli anni 1727-1729 sono ai ff. 1r-313v datate tra
il 20 dicembre 1727 ed il 30 dicembre 1729 (Francesco Arruffo, Angelo Aruffo,
Gerardo Baccari, Panfilo Buccitelli, Carmine d’Antonio erario, Giovanni d’Anto-
nio, Antonio de’ Lallo, Melchiorre Delfico vicario, Andrea di Carlo, Francesco e
Lucia di Cecco, Ubaldo dell’Ermosa, Giovanni Gentile canonico, Giovanni Battista
Gentile del Colle, Marino Milone, Giuseppe Ricciuti, Giuseppe Sciarra canonico,
Nicola Sciarra, Andrea e Filippo Tavani, Caterina Verna, Giuseppe Verna arciprete,
Giovanni Antonio Verna erario); ai ff. 65r-68v “Ristretto di tutti i censi che deue
Giuseppe Gentile del Colle alla Venerabile Confraternita del Santissimo Suffragio”
con lettera dell’arciprete Giuseppe Verna in data 30 aprile 1728; ai ff. 79r-80v in-
giunzione contro il sacerdote Nicola Damascelli. – Le lettere pertinenti a Fara S.
Martino per gli anni 1730-1732 sono ai ff. 738r-941v (Crescenzio Alfieri notaio,
Giovanni Bernardino Aruffa, Carlo Capuano, Carmine d’Antonio erario, Martino
d’Antonio diacono, Melchiorre Delfico vicario, Remigio di Cecco, Feliciano Genti-
le, Gentile Antonio Gentile, Giovanni Gentile canonico, Giovanni Battista Gentile
del Colle suddiacono, Antonio Ricciuti, Giuseppe Salvitto, Nicola Sciarra, Angelo
Tavani). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per gli anni 1733-1737 sono ai
ff. 1409r-1561v (Romualdo Accettella di Chieti, Giovanni Antonio Aruffo erario,
Berardino d’Antonio proerario, Nicola d’Antonio sacerdote, Melchiorre Delfico vi-
cario, Francesco di Rocco, Giovanni Gentile canonico, Giuseppe Gentile del Colle,
Filippo Milone, Antonio Ricciuti, Francesca vedova del quondam Stefano Ricciuti,
Giuseppe Verna arciprete); ai ff. 1543r-1550v “Osservazioni alli Conti delli due anni
trasmessi a tutto Luglio 1736”.
177. – ACSP, Abbazie 297 (cart.; mm 320/135 × 210/100; ff. 1-562 + 1a [ff. 7, 31,
53-54, 77, 104, 122, 124, 133, 140-141, 143, 152, 163, 167, 177, 202, 211-212, 217-
218, 230, 234, 252, 283-284, 287, 294, 298, 311, 313, 317, 321, 334, 340, 360-362,
383-385, 395-396, 409, 412, 418-419, 425, 433, 455, 457, 459, 465-466, 469, 476,
479, 481, 483, 486, 490, 497-499, 502, 506, 510, 517, 519, 521, 523, 529, 535, 539,
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545-547, 555-556 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita
in pergamena) [1737-1740]
“Lettere de Ministri delle Badie del Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro da
Gennaro del 1738 a tutto li 15 Marzo 1740 nel qual tempo cessò l’amministrazione
di Monsignor Albini [i.e. Niccolò Saverio Albini, 1678-1740] per morte del medesi-
mo [avvenuta l’11 aprile del 1740]”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie
di S. Ruffillo (Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal 1737 al
1740, in parte ragguppate per affari con allegate minute di risposte, suppliche,
fedi, copie di altre lettere, esposti, atti vari, appunti, scritture relative a processi
(sommari degli atti, comparse e deposizioni di testimoni, citazioni ecc.), ordini,
particole di decreti, informazioni su concorrenti e scritture relative a un esame
fatto da sacerdoti, collazioni di chiese. – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino
per gli anni 1737-1740 sono ai ff. 2r-178v datate tra il 19 dicembre 1737 ed il 9
gennaio 1740 (Giovanni Antonio Aruffo erario, Francesco Aruffo, Pietropaolo Ca-
lami, Nicolò Daniele arciprete, Domenico d’Antonio canonico, Giacinto de Felice
sacerdote, Alvaro Delfico vicario, Melchiorre Delfico vicario poi vescovo di Muro
Lucano dal 5 maggio 1738 al 22 aprile 1744, Bernardino de’ Valentini, Remigio di
Cecco, Giovanni Battista Pagani provicario e poi vicario, Nicola Renzo, Giovanni
Ricciuti, Raniero Felice Simonetti arcivescovo di Nicosia e nunzio apostolico a
Napoli, Giovanni Asterio Toppi vescovo di Milevi (Numidia), Giuseppe Verna arci-
prete); ai ff. 47r-51v “Risposta alli setti capi indirizzati all’Illustrissimo Monsignore
Albini dall’Avvocato dell’Illustrissimo Capitolo da Napoli per la causa della Tintoria
fatta contro li Cipolloni” (vd. anche ff. 68r-73r; f. 74rv: “Carichi che si danno dal
Signor Avvocato difensore dell’Illustrissimo Capitolo in Napoli all’Erario Giovanni
Antonio Aruffo”).
178. – ACSP, Abbazie 298 (cart.; mm 320/220 × 210/165; ff. 1-1018 [ff. 90, 104-
105, 107, 129, 133, 165, 169, 211, 223, 300, 309, 510, 511, 551, 553, 575, 708, 738,
757, 771, 776, 778, 780, 868, 886, 892, 955, 961, 1017 bianchi]; fascicoli e fogli
sciolti con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1740-1741]
“Lettere riceute da Ministri e Particolari delle Badie di S. Ruffillo, Bosco e Fara
S. Martino con entro il Registro delle Minute delle Risposte dal Mese di Aprile 1740
à tutto Decembre 1741”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruf-
fillo (Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal 1740 al 1741, con
allegati vari (relazioni di visite, fedi, attestati, suppliche, esposti, atti vari, lettere,
copie di decreti, verbali di sedute dei Consigli dell’Università della Fara, conti, som-
mari di processi, memoriali per cause, deposizioni di testimoni, proteste, esposti,
informazioni, nomine varie, una particola di testamento dal 1678 in poi; ai ff. 681v-
682v pianta con l’andamento dell’ansa del fiume Meldola “ove debbonsi piantare
i consaputi ripari per ouiare il maggior danno dell’orto di codesto Illustrissimo e
Reuerendissimo Capitolo”, in data 22 aprile 1741) e registro delle minute delle ri-
sposte (in fascicoli staccati ai ff. 1r-90v per l’anno 1740, ai ff. 335r-488v per l’anno
1741). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1740 sono ai ff. 91r-152v
datate tra il 20 febbraio e il 27 dicembre 1740 (Benedetto Ancajani canonico di S.
Pietro, Giovanni Antonio Aruffo erario, Nicola Aruffo, Carlo Cipolla, Tommaso
Cipollone, Domenico d’Amico, Martino d’Antonio, Alvaro Delfico vicario, Biagio
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179. – ACSP, Abbazie 299 (cart.; mm 320/220 × 210/165; ff. 1-1298 [ff. 5, 26, 208,
226, 268, 310, 312, 314, 354, 388, 395, 449, 653, 655, 858, 867, 873, 877, 895, 970,
974-975, 978-979, 1008, 1069, 1111, 1120, 1201, 1257, 1259 bianchi]; fascicoli e
fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1625-1743]
“Lettere riceute da Ministri e Particolari delle Badie di S. Rufillo, Bosco e Fara
S. Martino con entro il Registro delle Minute delle risposte da Gennaro 1742 a tutto
Decembre 1743”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruffillo (For-
limpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal 1741 al 1743, con allegati
vari (suppliche, fedi, attestati, informazioni, nomine varie, esposti, copie di editti,
sommari di atti e altre scritture relative a processi, relazioni, nomine varie, ricevute
e conti, documenti diversi dal 1625 in poi) e registro delle minute delle risposte (in
fascicoli staccati ai ff. 92r-177v, 182r-209v per l’anno 1742, ai ff. 722r-858v per l’an-
no 1743). A f. 510r “Figura della situazione, e strade della Terra di Meldola” inserita
in una lettera datata 15 luglio 1742; a f. 1119r “Pianta che dimostra li Lauorieri
fatti e da farsi in faccia alli sotto notati Possidenti sul Territorio Meldola” (si tratta
della pianta elaborata in data 10 luglio 1743 dal “Pubblico Perito” Marco Foschini
di Faenza riguardo ai lavori di arginatura del fiume Bidente). – Le lettere pertinenti
a Fara S. Martino per l’anno 1741/1742 sono ai ff. 1r-91v, 178r-181v datate tra il
21 dicembre 1741 e il 26 dicembre 1742 (arciprete della Collegiata di S. Remigio,
Benedetto Ancajani canonico di S. Pietro, Ambrogio e Angelo Aruffo, Giovanni
Antonio Aruffo erario, Nicola Aruffo, Gerardo Baccari, Donato Cipollone, Alvaro
Delfico vicario, Melchiorre Delfico vescovo di Muro Lucano, Nicola di Berardino
d’Antonio, Giovanni di Lallo, Damaso Liberatore, Nicolò Milone, Remigio Sciarra,
Raniero Felice Simonetti arcivescovo di Nicosia e nunzio apostolico a Napoli). – Le
lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1743 sono ai ff. 671r-721v datate tra
il 15 dicembre 1742 e il 16 dicembre 1743 (arciprete della Collegiata di S. Remigio,
Crescenzo Alfieri governatore, Benedetto Ancajani canonico di S. Pietro, Giovanni
Antonio Aruffo erario, monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, Alvaro Delfico
vicario, Melchiorre Delfico vescovo di Muro Lucano, Agostino de Carlo, Andrea di
Cecco, Giovanni di Sciullo, Michele Palma arcivescovo di Chieti, Nicola Sciarra
notaio, Nicola di Giovanni Verna); ai ff. 690v-691r “Ristretto dell’Instrumento fatto
da Giovanni Antonio Aruffo Erario dell’Illustrissimo, e Reuerendissimo Capitolo
di S. Pietro di Roma nella Terra di Fara S. Martino per un anno intiero della sua
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180. – ACSP, Abbazie 300 (cart.; mm 320/220 × 210/165; ff. I. 1-1087 [ff. 151, 277,
283, 285, 386, 465, 467, 560, 701, 729-730, 755, 836, 844, 852, 939, 1024 bianchi];
fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1743-1745]
“Lettere riceute da Ministri e Particolari delle Badie di S. Rufillo, Bosco e Fara
S. Martino con entro il Registro delle Minute delle risposte da Gennaro 1744 a tutto
Decembre 1745”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruffillo (For-
limpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal 1743 al 1745, con allegati
vari (suppliche, perizie, ricorsi, decreti, atti e documenti diversi, informazioni; a
f. 530r pianta dei lavori da eseguirsi nel possedimento del Capitolo sulla via Fla-
minia tra Forlimpopoli a Forlì, settembre-novembre 1744) e registro delle minute
delle risposte fino al gennaio 1646 (in fascicoli staccati ai ff. 1r-106v per l’anno
1744, ai ff. 602r-701v per l’anno 1745). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per
l’anno 1743/1744 sono ai ff. 107r-170v datate tra il 16 dicembre 1743 e il 30 novem-
bre 1744 (arciprete della Collegiata di S. Remigio, Crescenzo Alfieri governatore,
Benedetto Ancajani canonico di S. Pietro, Giovanni Antonio Aruffo erario, Alvaro
Delfico vicario, Giovanni Gentile canonico, Francesco Lilli arciprete di Pennapiedi-
monte, Michele Palma arcivescovo di Chieti, Gaspare Antonio Pierazzi governato-
re); ai ff. 143r-148v, 155r-158v lettere del 17 luglio e 10 ottobre 1744 dell’Università
di Casoli e del 20 agosto e 28 novembre 1744 del vicario Alvaro Delfico in merito ai
confini del feudo di Colle Moroni e relative rendite. – Le lettere pertinenti a Fara S.
Martino per l’anno 1744/1745 sono ai ff. 702r-786v datate tra il 19 dicembre 1744
e il 22 dicembre 1745 (arciprete della Collegiata di S. Remigio, Benedetto Ancajani
canonico di S. Pietro, Giovanni Antonio Aruffo erario, Donato e Tommaso Cipol-
lone, monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, Vincenzo Ciotti, Pietro Antonio
Corsignani vescovo di Valva e Sulmona, Nicola d’Antonio, Alvaro Delfico vicario,
Francesco di Rocco, Donata di Vito, Giovanni Gentile canonico, mons. Gualtieri
nunzio di Napoli, Domenico Isacco arciprete di Palena, Antonio Orsatti, Ignazio
Tavani, Giuseppe Verna arciprete); ai ff. 710v-711r “Ristretto dell’Instrumento fatto
da Giovanni Antonio Aruffo Erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo
di S. Pietro di Roma nella Terra di Fara S. Martino per un anno intiero della sua
Amministrazione Erariale cominciata al primo Agosto 1743, e terminata à tutto
Luglio 1744”; ai ff. 726r-739v “Memoriale fatto all’Illustrissimo e Reuerendissimo
Capitolo di San Pietro di Roma per parte di Donato Cipollone, Nicola d’Antonio ed
Ignazio Tavani della Terra di Fara San Martino” nei confronti dell’erario Giovanni
Antonio Aruffo (luglio-agosto 1745).
181. – ACSP, Abbazie 301 (cart.; mm 310/195 × 210/140; ff. I. 1-1341 + 746a
[ff. 150, 163, 201, 326, 336, 385, 410-411, 435, 573, 588, 596, 622, 632, 866, 886,
888, 890, 918, 1182, 1188, 1192, 1194, 1196, 1129, 1255, 1272, 1293, 1295, 1297,
1299, 1301, 1305, 1307, 1309, 1311, 1313, 1317, 1321, 1325 bianchi]; fascicoli e fogli
sciolti con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1745-1747]
“Lettere riceute da Ministri e Particolari delle Badie di S. Rufillo, Bosco e Fara
S. Martino con entro il Registro delle Minute delle Risposte da Gennaro 1746 a
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tutto Decembre 1747”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruf-
fillo (Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal dicembre 1745 al
1747, con allegati vari (perizie, ordini, pagamenti, conti, attestati, precetti, altre
lettere, suppliche, atti vari, piante, informazioni, ricorsi, fedi e scritture diverse; a
f. 1282r disegno a colori “Specchio del Sito, oue il Fiume di Meldola danneggia l’Or-
to dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro e de Ripari che ora ui
sono 1747”) e registro delle minute delle risposte fino al gennaio 1748 (in fascicoli
staccati ai ff. 1r-150v per l’anno 1746, ai ff. 747r-866v per l’anno 1747). – Le lettere
pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1745/1746 sono ai ff. 151r-277v datate tra
il 23 dicembre 1745 e 28 dicembre 1746 (arciprete della Collegiata di S. Remigio,
Crescenzo Alfieri governatore, Benedetto Ancajani canonico di S. Pietro, Giovan-
ni Antonio Aruffo erario, monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, Vincenzo
Ciotti, Donato e Tommaso Cipollone, Domenico d’Antonio, Alvaro Delfico vicario,
Orazio Delfico fratello di Alvaro, Giuseppe della Porta, Remigio di Cecco, Giovan-
ni Battista Gentile, Giovanni Battista Gentile del Colle, Francesco Lilli arciprete
di Pennapiedimonte, Nicola Milone, Angelo Ricciuti, Giuseppe Ricciuti, Giuseppe
e Francesco Sciarra, Francesco Antonio Valignani, Giuseppe Verna arciprete); ai
ff. 161r-164v lettera dell’erario Giovanni Antonio Aruffo sulla “licenza di poter a
suo arbitrio tingere li panni” con risposta, negativa, del vicario Alvaro Delfico; ai
ff. 248r-251v lettera di Carmine Cioffi agente a Napoli sulle bolle di Onorio III e
Benedetto XII relative alla Fara San Martino mediante cui il Feudo della Fara passò
“in mano” al Capitolo. – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1746/1747
ai ff. 867r-1007v datate tra il 12 dicembre 1746 e il 23 dicembre 1747 (arciprete del-
la Collegiata di S. Remigio, Crescenzo Alfieri governatore, Zaccaria Aloè governa-
tore, Giovanni Antonio Aruffo erario, Giuseppe Aruffo camerlengo, Marco Antonio
Aruffo officiale, Michelangelo Aruffo, Niccolò Borrelli di Guardiagrele, Donato e
Tommaso Cipollone, Vincenzo Ciotti, Pietro Antonio Corsignani vescovo di Val-
va e Sulmona, Domenico e Nicola d’Antonio, Modesto de Lellis, Alvaro Delfico
vicario, Remigio di Cecco, Feliciano Gentile, Giovanni Battista Gentile, Giovanni
Gentile, Francesco Lilli arciprete di Pennapiedimonte, Antonio Macchioli di Torri-
cella Peligna, Nicola Milone, Francesco Antonio Palombi, Filippo Paini canonico di
Chieti, Francesco Sciarra, Andrea Tavani canonico, Francesco Antonio Valignani);
ai ff. 934v-935r “Ristretto dell’Introito fatto da Gianantonio Aruffo Erario dell’Il-
lustrissimo, e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma nella Terra di Fara
S. Martino per un’Anno intero della sua Amministrazione Erariale, cominciata al
primo Agosto 1745, e terminata à tutto Luglio 1746”.
182. – ACSP, Abbazie 302 (cart.; mm 330/195 × 205/105; ff. I. 1-1061 [f. 981 a
stampa] [ff. 405, 426, 428, 535, 549, 986, 1021 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con
copertina di cartone rivestita in pergamena) [1748-1750]
“Lettere de Ministri e Particolari delle Abbadie del Bosco, S. Rufillo e Fara di S.
Martino con le Minute delle riposte in due Anni da Gennaro 1748 a tutto Decem-
bre 1749”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruffillo (Forlim-
popoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal 1747 al 1749, con allegati vari
(suppliche, esposti, attestati, comparse, perizie, atti e scritture diverse) e registro
delle minute delle risposte fino al gennaio 1750 (in fascicoli staccati ai ff. 1r-157v
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per l’anno 1748, ai ff. 630r-723v per l’anno 1749). – Le lettere pertinenti a Fara S.
Martino per l’anno 1747/1748 sono ai ff. 158r-320v datate tra il 16 dicembre 1747
e 22 dicembre 1748 (arciprete e canonici della Collegiata di S. Remigio, canonici
ed officiali di Fara S. Martino, Emanuele Alleva, Benedetto Ancajani canonico di
S. Pietro, Michele Angelotti, Antonio Aruffo notaio, Giovanni Antonio Aruffo era-
rio, Michelangelo Aruffo, monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di
Antinopoli e consigliere del Supremo Tribunale Misto, Tommaso Cipollone erario,
Gennaro Cornice di Giulianova, Donato de Camillis notaio di Casoli, Alvaro Delfico
vicario generale, Deodato de Petris di Villa Santa Maria, Giovanni Battista Gentile
canonico segretario, Francesco Lilli arciprete di Pennapiedimonte, Antonio Mac-
chioli dottore di Casoli e Torricella Peligna, canonico Panicara, Giacinto Scorpione
arcidiacono di Penne, Saverio Sciarra chierico, Andrea Tavani canonico, Baldas-
sarre Tavani, Filippo Tavani arciprete, Francesco Antonio Valignani marchese di
Chieti); ai ff. 235v-236v “Ristretto dell’Introito ed Esito dell’Amministrazione Era-
riale dell’Illustrissimo, e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Padrone
di questa Terra di Fara San Martino esercitata da Gianantonio Aruffo Erario per
un’Anno intero principiato à primo Agosto 1746, e terminata à tutto Luglio 1747”;
a f. 279r “Nota de’ Terratici esatti à diverse Persone di Casoli in grano, ed in legumi
raccolti ne’ Terreni di Colle Moroni nell’anno 1748 coltivati col patto di corrispon-
dere d’ogni sei some una al Padrone secondo l’uso della Terra di Casoli”. – Le lettere
pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1749 sono ai ff. 724r-815v datate tra il 24
gennaio e il 20 dicembre 1749 (canonici ed officiali di Fara S. Martino, Benedetto
Ancajani canonico di S. Pietro, Giovanni Antonio Aruffo erario, Giuseppe Aruffo
camerlengo, Marco Antonio Aruffo officiale, Ambrogio Aruffo, Michelangelo Aruf-
fo canonico, Carlo Cipolla, Donato Cipollone, Tommaso Cipollone erario, Genna-
ro Cornice di Giulianova, Vincenzo Ciotti, Ferdinando d’Antonio officiale, Alvaro
Delfico vicario generale, Bernardo Delfico di Teramo, Deodato de Petris di Villa
Santa Maria, Antonio Macchioli dottore di Casoli e Torricella Peligna, Domenico
Palomba di Napoli, Filippo Tavani arciprete, Francesco Antonio Valignani); a f.
778r “Nota de’ Terratici raccolti sì in grano, che in altri legumi, e ritrivi nel mese di
Agosto corrente Anno 1749 da’ diversi Coloni del Feudo di Colle Moroni”.
183. – ACSP, Abbazie 303 (cart.; mm 330/195 × 205/105; ff. I. 1-933 [f. 405 a
stampa] [ff. 186, 266, 268, 377, 421, 463, 562-564, 581, 585, 592-593, 612, 620, 628,
688, 711, 774, 845, 865, 902, 904, 906, 908 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con co-
pertina di cartone rivestita in pergamena) [1750-1751]
“Lettere de Ministri e Particolari delle Abbadie del Bosco, S. Rufillo e Fara S.
Martino colle minute delle riposte in due Anni da Gennaro 1750 a tutto Decembre
1751”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruffillo (Forlimpopoli),
S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal 1750 al 1751, con allegati diversi (suppli-
che, scritture sopra il Monte di Pietà della Meldola, sommari di processi, attestati,
relazioni, conti, atti e scritture diverse) e registro delle minute delle risposte (in
fascicoli staccati ai ff. 1r-110v per l’anno 1750, ai ff. 501r-564v per l’anno 1751). – Le
lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1750 sono ai ff. 111r-225v datate tra il
22 gennaio e 31 dicembre 1750 (arciprete e canonici della Collegiata di S. Remigio,
Crescenzo Alfieri di Gessopalena, Benedetto Ancajani canonico di S. Pietro, don
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Angelo Aruffo, Giovanni Antonio Aruffo erario, monsignore Carmine Cioffi agente
a Napoli, vescovo di Antinopoli e consigliere del Supremo Tribunale Misto, Carlo
Cipolla canonico, Donato Cipollone, Tommaso Cipollone erario, Agostino d’Anto-
nio, Nicola d’Antonio, Andrea de Carlo canonico organista, Alvaro Delfico vicario
generale, Giuseppe della Porta officiale, Antonio di Massimo officiale, Giovanni
Battista Gentile canonico segretario, Francesco Lilli arciprete di Pennapiedimon-
te, Antonio Macchioli dottore di Casoli e Torricella Peligna, Liborio Nardilli gover-
natore, Giuseppe Ricciuti, Filippo Tavani arciprete, Francesco Antonio Valignani
marchese di Chieti). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1751 sono
ai ff. 565r-645v datate tra il 2 gennaio e il 30 novembre 1741 (Ambrogio e Gabriele
Aruffo, Giovanni Antonio Aruffo erario, Carlo Cercone di Pacentro, monsignore
Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di Antinopoli e consigliere del Supremo
Tribunale Misto, Gennaro Cornice di Giulianova, Alvaro Delfico vicario generale,
Pietro di Nicola, Giovanni Battista Gentile canonico segretario, Rosa Panicari in
Ricciardi di Campo di Giove, Gaspare Antonio Perazzi di Città (Civita) Sant’Ange-
lo, Filippo Tavani arciprete, Giacinto Vitelli affittuario del Feudo di S. Salvatore a
Maiella); ai ff. 568v-569v “Ristretto dell’Introito ed Esito dell’Amministrazione Era-
riale dell’Illustrissimo, e Reuerendissimo Capitolo di San Pietro di Roma Padrone
di questa Terra di Fara San Martino esercitata da Gianantonio Aruffo Erario per
un’Anno intero principiato à primo Agosto 1749, e terminata à tutto Luglio 1750”.
184. – ACSP, Abbazie 304 (cart.; mm 340/195 × 205/105; ff. 1-963 [ff. 298, 847 a
stampa] [ff. 76, 122, 124, 140, 146, 211, 236, 238, 240, 247, 251, 258, 311, 319, 329,
333, 338, 345, 396, 403, 407, 409, 411, 413, 417, 558, 567, 611, 613, 615, 638, 646,
656, 660, 693, 695, 701-702, 729, 779, 792, 853, 861, 900, 914, 958 bianchi]; fascicoli
e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1751-1753]
“Lettere delli Ministri ed altri particolari diuersi concernenti le tre Badie di
Forlimpopoli, Bosco, e Fara S. Martino unite al Reuerendissimo Capitolo di S.
Pietro in Vaticano, da Gennaro 1752 a tutto Decembre 1753 con le risposte”. –
Lettere scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruffillo (Forlimpopoli), S. Ste-
fano del Bosco e Fara S. Martino dal dicembre 1751 a tutto il 1753, con allegati
diversi (copie di lettere, conti, relazioni, minute di risposte, sommari, suppliche,
attestati, fedi, sommari di processi, atti e scritture diverse) e registro delle minute
delle risposte (in fascicoli staccati ai ff. 1r-76v per l’anno 1752, ai ff. 422r-527v per
l’anno 1753). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1751/1752 sono ai
ff. 77r-167v datate tra il 18 dicembre 1751 e l’8 dicembre 1752 (Giovanni Antonio
Aruffo erario, Carlo Cercone di Pacentro governatore, monsignore Carmine Cioffi
agente a Napoli, vescovo di Antinopoli e consigliere del Supremo Tribunale Misto,
Liberatore Damato di Castel di Sangro, Alvaro Delfico vicario generale, Filippo An-
tonio de’ Rossi, Antonio Macchioli dottore di Casoli e Torricella Peligna, Gaspare
Antonio Perazzi di Città (Civita) Sant’Angelo, Venanzio Sella camerlengo, Saverio
Sciarra, Filippo Tavani arciprete, Francesco Tavano officiale, Nicola di Giovanni
Verna officiale). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1753 sono ai
ff. 528r-619v datate tra il 3 gennaio ed il 23 dicembre 1753 (camerlengo ed officiali
di Fara S. Martino, Giustiniano Angeloni di Roccaraso vicario generale, Giovan-
ni Antonio Aruffo erario, Francesco Antonio Carlone, monsignore Carmine Cioffi
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185. – ACSP, Abbazie 305 (cart.; mm 340/195 × 205/105; ff. 1-1313 [ff. 1294,
1298 a stampa] [ff. 122, 188, 191, 194, 206, 208, 222, 256, 262, 300, 307, 311, 338,
362, 368, 402, 412, 416, 472, 484, 508, 519, 534, 590, 627, 529, 631, 633, 635, 637,
639, 641, 643, 645, 649, 651, 655, 761-762, 796, 812, 818, 834, 868, 882, 886, 914,
934, 940, 964, 971, 973, 1012, 1023, 1025, 1027-1028, 1031, 1042, 1044, 1084, 1175,
1177, 1208, 1210, 1226, 1228, 1253, 1255, 1257, 1259, 1262, 1264, 1266, 1268, 1277,
1279, 1296, 1300, 1302 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone
rivestita in pergamena) [1753-1755]
“Lettere delli Ministri ed altri Particolari diuersi concernenti le tre Abbadie de
Forlimpopoli, Bosco e Fara S. Martino unite al Reuerendissimo Capitolo di S. Pie-
tro in Vaticano, da Gennaro 1754 a tutto Decembre 1755 con le risposte”. – Lettere
scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruffillo (Forlimpopoli) [ai ff. 541r-548v:
“S. Roffillo – 1754 – Forlimpopoli. Istromento di Fondazione fatta dagl’Illustrissimi
Signori Canonico Francesco Maria e Sacerdote Don Bandantonio Fratelli Bandi,
e Suora Marsilia loro Congiunta di Due Canonicati nella Chiesa Abbaziale, e Col-
legiata di S. Rofillo, in aggiunta degl’altri due, che furono eretti nell’anno 1746”;
al f. 988r planimetria del percorso della processione da farsi il 5 maggio 1753;
ai ff. 1170r-1171v, 1173r-1189v lettere di Giuseppe Garampi, settembre-ottobre
1755], S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal dicembre 1753 a tutto il 1755,
con allegati diversi (ricorsi, suppliche, posizioni relative all’erezione di due canoni-
cati, copie di decreti, fedi, attestati, conti, relazioni ed esposti relativi ad affari vari,
atti e scritture diverse) e registro delle minute delle risposte (in fascicoli staccati ai
ff. 1r-116v per l’anno 1754, ai ff. 661r-762v per l’anno 1755). – Le lettere pertinenti
a Fara S. Martino per l’anno 1754 sono ai ff. 117r-202v datate tra il 9 febbraio
ed il 28 dicembre 1754 (amministratori di Fara S. Martino, arciprete e canonici
della Collegiata di S. Remigio, Crescenzio Alleva officiale, Giustiniano Angeloni di
Roccaraso vicario generale, Michele Angelotti, Gabriele/Gabriello Aruffo, Nicola
Antonio Aruffo, monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di Antinopo-
li e consigliere del Supremo Tribunale Misto, Tommaso Cipollone erario, Alvaro
Delfico vicario generale, Pietro di Rocco officiale, Nicola Marrone officiale, Marino
Petra governatore, Saverio Sciarra, Ferdinando Taddei camerlengo, Marcantonio
Tavani, Filippo Tavani arciprete, Francesco Antonio Valignani marchese di Chieti).
– Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1755 sono ai ff. 763r-855v datate
tra il 13 febbraio ed il 20 dicembre 1755 (arciprete e canonici della Collegiata di
S. Remigio, Emanuele Alleva, Giustiniano Angeloni di Roccaraso vicario generale,
Michele Angelotti, Ambrogio Aruffo, Gabriele/Gabriello Aruffo, Michelangelo Aruf-
fo, monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di Antinopoli e consigliere
del Supremo Tribunale Misto, Tommaso Cipollone erario, Nicola d’Antonio, Rosa
Panicari in Ricciardi di Campo di Giove, Ignazio Tavani canonico, Filippo Tavani
arciprete, Francesco Antonio Valignani marchese di Chieti).
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186. – ACSP, Abbazie 306 (cart.; mm 340/195 × 205/105; ff. 1-1185 [ff. 618, 1073
a stampa] [ff. 118-120, 125, 127, 131, 193, 201-202, 204-205, 221, 253, 268, 282, 300,
320, 340, 348, 383, 401, 406, 428, 444, 452, 528, 534, 620, 632, 634, 636, 638, 640,
642, 644, 743-745, 749, 754, 758, 815, 831, 859, 864, 866, 879, 887, 891, 892, 895,
925, 955, 973, 983, 995, 1001, 1036, 1059, 1064, 1070, 1075, 1089, 1117, 1121, 1136,
1140, 1166, 1171, 1173-1174, 1176, 1178, 1180 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con
copertina di cartone rivestita in pergamena) [1755-1757]
“Lettere delli Ministri ed altri Particolari diuersi concernenti le tre Abbadie di
Forlimpopoli, Bosco e Fara S. Martino unite al Reuerendissimo Capitolo di S. Pie-
tro in Vaticano da Gennaro 1756 a tutto Decembre 1757 con le risposte”. – Lettere
scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruffillo (Forlimpopoli), S. Stefano del
Bosco e Fara S. Martino dal dicembre 1755 a tutto il 1757, con allegati diversi
(suppliche, ristretti di processi, informazioni, esposti, memorie, relazioni di visite,
note di benefici, fedi, scritture di sacerdoti concorrenti su casi proposti, informa-
zioni, memoriali per affari vari, atti e scritture diverse) e registro delle minute delle
risposte fino a gennaio 1758 (in fascicoli staccati ai ff. 1r-120v per l’anno 1756, ai
ff. 656r-774v per l’anno 1757). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno
1755-1756 sono ai ff. 121r-261v datate tra il 19 dicembre 1755 ed il 18 dicembre
1756 (amministratori dell’Università di S. Remigio, arciprete e canonici della Col-
legiata di S. Remigio, Guglielmo Alfieri di Chieti, Emanuele Alleva figlio, Giuseppe
Alleva padre, Giustiniano Angeloni di Roccaraso vicario generale, Ambrogio Aruffo
economo curato di Villanuova, Domenico Antonio Aruffo officiale, Gabriele Aruf-
fo, Michelangelo Aruffo, monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di
Antinopoli e consigliere del Supremo Tribunale Misto, Tommaso Cipollone era-
rio, Sandro di Cecco officiale, Pietro di Rocco officiale, Francesco Lilli arciprete
di Pennapiedimonte, Giuseppe Palumbo di Lanciano, Niccolò/Nicola Ricciardi di
Campo di Giove, Nicola Sanchez de Luna arcivescovo di Chieti, Giacinto Scorpione
di Penne, Filippo Tavani arciprete, Ignazio Tavani canonico); ai ff. 195r-206v varie
istanze per la successione, a seguito della morte di Angelo Aruffo, al Beneficio del
Capitolo a Lettomanoppello “sotto il titolo di San Pietro ad Troiam”. – Le lettere
pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1757 sono ai ff. 776r-916v datate tra il 14
gennaio ed il 10 dicembre 1757 (Gugliemo Alfieri di Chieti, Domenico Alleva offi-
ciale, Emanuele Alleva, Giovanni Antonio Angeloni di Napoli, Giustiniano Angelo-
ni di Roccaraso vicario generale, Ambrogio Aruffo economo curato di Villanuova,
Gabriele Aruffo canonico segretario, Nicola Antonio Aruffo, monsignore Carmine
Cioffi agente a Napoli, vescovo di Antinopoli e consigliere del Supremo Tribunale
Misto, Concezio Cipollone di Lanciano, Donato Cipollone, Tommaso Cipollone era-
rio, Agostino d’Antonio, Nicola d’Antonio, Pietro di Cecco camerlengo, Domenico
di Lallo officiale, Pietro di Rocco officiale, Giovanni Battista Gentile, Giuseppe
Antonio Nasci di Napoli governatore, Remigio Natale officiale, Giuseppe Persiani,
Filippo Ricciuti, Nicola Sanchez de Luna arcivescovo di Chieti, Andrea Tavani,
Baldassarre Tavani, Marco Antonio Tavani di Vacri, Francesco Antonio Valignani
marchese di Chieti, Domenico Verna officiale, Silvestro Verna officiale).
187. – ACSP, Abbazie 307 (cart.; mm 345/195 × 240/105; ff. 1-1075 [ff. 64, 71,
75, 100, 142, 187, 193, 195, 199, 209, 257, 261, 345, 362, 385, 414, 422, 438, 441,
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443, 445, 447, 449-450, 452, 550, 592, 602, 604, 614, 656, 664, 679, 689, 697, 718,
724, 741, 762, 781, 830, 839, 861-862, 869, 883, 893, 905, 907, 911, 922, 926, 931,
941, 943, 949, 985, 990, 995, 1042, 1047-1048, 1052, 1054, 1056, 1058, 1062, 1064,
1066, 1068, 1070 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita
in pergamena) [1757-1759]
“Lettere delli Ministri ed altri Particolari diuersi concernenti le tre Abbadie di
Forlimpopoli, Bosco e Fara S. Martino unite al Reuerendissimo Capitolo di S. Pie-
tro in Vaticano con entro il registro delle minute delle risposte da Gennaro 1758 a
tutto Decembre 1759”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruffillo
(Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal dicembre 1757 a tutto
il 1759, con allegati diversi (esposti, ricorsi, informazioni, relazioni, istituzioni,
atti di concorsi, scritture relative a controversie e scritture diverse) e registro delle
minute delle risposte (in fascicoli staccati ai ff. 1r-64v per l’anno 1757-1758, ai
ff. 460r-545v per l’anno 1759). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno
1757-1758 sono ai ff. 65r-143v datate tra il 10 dicembre 1757 ed il 19 dicembre
1758 (Giustiniano Angeloni di Roccaraso vicario generale, Domenico Caccavone
di Ortona, monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di Antinopoli e
consigliere del Supremo Tribunale Misto, Tommaso Cipollone erario, Agostino de
Carlo camerlengo, Agostino d’Orazio, Francesco d’Orazio, Giovanni Battista d’Ora-
zio, Giuseppe d’Orazio, Nicola d’Orazio, Tommaso Madonna di Lama dei Peligni,
Giuseppe Antonio Nasci di Napoli governatore, Remigio Natale officiale, Giovanni
Battista Palozzi officiale, Niccolò Ricciardi di Campo di Giove, Polidoro Ricciu-
ti chierico, Marco Antonio Tavani di Vacri, Saverio Tavani, Francesco Antonio
Valignani marchese di Chieti, Giovanni Antonio Verna suddiacono); ai ff. 69r-81v
controversia sorta tra il feudo di Colle Maiella “membro” della Badia di Fara San
Martino e l’Università di Pretoro in merito ai confini del “tenimento” denominato
Falascieto. – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1759 sono ai ff. 546r-
728v datate tra il 5 gennaio ed il 15 dicembre 1759 (Niccolò Alfieri di Gessopalena,
Martino Alleva officiale, Donato Angeloni barone di Roccaraso, Giovanni Antonio
Angeloni di Napoli, Giustiniano Angeloni di Roccaraso vicario generale, Pasquale
Angeloni di Napoli, Niccolò Borrelli di Guardiagrele, Domenico Caccavone di Or-
tona, Francesco Giudice Caracciolo principe di Napoli, Pietrantonio Chisi prevosto
di Guardiagrele, monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di Antinopoli
e consigliere del Supremo Tribunale Misto, Tommaso Cipollone erario, Cassiodoro
de Lallis di Orsogna, Agostino de Carlo camerlengo, Berardino de Sanctis governa-
tore, Scipione Gentile, Leonardo Madonna vicario generale, Tommaso Madonna di
Lama dei Peligni, Paolo Masciantonio di Casoli, Rocco Monaco di Lanciano, Sante
Pietro officiale, Giuseppe Pitocco vescovo di Trivento, Stefano Ronconi, Filippo
Ricciuti, Nicola Sanchez de Luna arcivescovo di Chieti, Andrea Tavani arciprete,
Marco Antonio Tavani di Vacri, Francesco Antonio Valignani marchese di Chieti,
Pietro Verna).
188. – ACSP, Abbazie 308 (cart.; mm 345/195 × 240/105; ff. 1-1017 + 690a, 690b,
690c [f. 761 a stampa] [ff. 63-64, 69, 79, 96, 136, 161, 169, 179, 184, 229, 256, 258,
264, 286, 300, 314, 343, 347, 351, 361, 364, 369, 373, 379, 383, 397, 404, 406, 408,
410, 412, 414, 416, 470, 505-512, 533, 535, 541, 559, 568, 572, 584, 666, 690c, 691,
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695, 701, 714, 730, 740, 744-745, 747, 751, 764, 769, 785, 857, 883, 885, 893, 927,
941, 964, 966, 980, bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivesti-
ta in pergamena) [1759-1762]
“Lettere delli Ministri ed altri Particolari diuersi concernenti le tre Abbadie di
Forlimpopoli, Bosco e Fara S. Martino unite al Reuerendissimo Capitolo di S. Pie-
tro in Vaticano con entro il registro delle minute delle risposte da Gennaro 1760
a Decembre 1761”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruffillo
(Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dall’ottobre 1759 al gennaio
1762, con allegati diversi (copie di lettere, suppliche, informazioni, esposti, conti,
relazioni, fedi, atti di concorsi, atti e scritture diverse) e registro delle minute delle
risposte (in fascicoli staccati ai ff. 1r-64v per l’anno 1759, ai ff. 419r-512v per gli
anni 1760-1761). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1760 sono ai
ff. 65r-147v datate tra il 2 gennaio ed il 13 dicembre 1760 (Martino Alleva officiale,
monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di Antinopoli e consigliere
del Supremo Tribunale Misto, Tommaso Cipollone erario, Gianfelice Cremonese
di Pescolanciano, Cassiodoro de Lallis di Orsogna, Agostino de Carlo camerlengo,
Berardino de Sanctis governatore, Francesco Lilli arciprete di Pennapiedimonte,
Leonardo Madonna vicario generale, Sante Pietro officiale, Filippo Ricciuti, Ni-
cola Sanchez de Luna arcivescovo di Chieti, Andrea Tavani arciprete, Francesco
Antonio Valignani marchese di Chieti); ai ff. 84r-87v relazione sullo stato dell’U-
niversità di Fara S. Martino allegata alla lettera del vicario Leonardo Madonna in
data 8 marzo 1760. – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1761 sono ai
ff. 513r-621v datate tra il 3 gennaio ed il 28 dicembre 1761 (economo e canonici del-
la collegiata di S. Remigio, Niccolò Alfieri di Gessopalena, Ambrogio Aruffo, Nicola
Belfatto governatore, Giacomo Antonio Bulsei, monsignore Carmine Cioffi agente
a Napoli, vescovo di Antinopoli e consigliere del Supremo Tribunale Misto, Carlo
Cipolla deputato, Donato Cipollone, Tommaso Cipollone erario, Scipione Gentile,
Giacomo Leto arcivescovo di Lanciano, Leonardo Madonna vicario generale, Rosa
Panicari in Ricciardi di Campo di Giove, Giovanni Battista Ricciuti, Nicola San-
chez de Luna arcivescovo di Chieti, Carlo Santoleri di Guardiagrele, Marco Antonio
Tavani di Roccascalegna, Domenico Verna deputato); ai ff. 617r-620v memoriale
di Donato Cipollone contro il vicario generale della Badia della Terra della Fara
Leonardo Madonna inserito nella lettera di Carmine Cioffi trasmessa in data 28
dicembre 1761 a Benedetto Ancajani camerlengo del Capitolo di San Pietro (vd.
anche infra al n. 189).
189. – ACSP, Abbazie 309 (cart.; mm 345/200 × 240/145; ff. I. 1-1169 [f. 423 a
stampa] [ff. 82-86, 89, 99, 103, 105, 107, 109, 113, 115, 117, 123, 165, 169, 189, 194,
198-199, 207, 219, 237, 241, 247, 264, 276, 278, 318, 324, 372, 396, 431, 435, 443,
447, 450, 454, 466, 473, 479, 488, 521, 523, 525, 547, 549, 554, 564, 568, 570, 572,
574, 576, 634-636, 639, 647, 653, 659, 672, 682-683, 688, 692, 734, 742, 746, 751,
755, 757, 776, 790, 796, 823, 825, 827, 849, 851, 862, 872, 882, 884, 898-900, 911,
915, 930, 944-946, 964, 980, 996, 1004, 1030, 1038, 1052, 1060-1061, 1074, 1094,
1106, 1120, 1126, 1134, 1144, 1151, 1153, 1155, 1157, 1159, 1161, 1163, 1165, 1167,
1169 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in perga-
mena) [1762-1763]
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190. – ACSP, Abbazie 310 (cart.; mm 345/205 × 240/150; ff. I. 1-1001 [ff. 71, 83,
91, 106, 121, 163, 171, 195, 203, 207, 275, 354, 364, 372, 413, 421, 433, 470, 519,
527, 554, 611-618, 646, 648, 650, 692, 710, 747, 759, 776, 794, 829, 845, 957, 977,
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990 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in pergame-
na) [1764-1765]
“Lettere concernenti diuersi Particolari delle tre Abbadie di Forlinpopoli, Bo-
sco e Fara S. Martino unite al Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro in Vaticano
con le loro respettiue risposte dal Primo Gennaro 1764 a tutto Decembre 1765”.
– Lettere scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruffillo (Forlimpopoli), S.
Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal dicembre 1764 al tutto il 1765, con allegati
diversi (scritture relative a controversie e concordie, esposti, relazioni, ricorsi, atti
e scritture diverse) e registro delle minute delle risposte dal gennaio 1764 al mese
di dicembre 1765 (in fascicoli staccati ai ff. 1r-60v per l’anno 1764, ai ff. 555r-619v
per l’anno 1765). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1764 sono ai
ff. 61r-142v datate tra il 7 gennaio ed il 28 dicembre 1764 (camerlengo e officiali
di Fara S. Martino, arciprete e canonici della collegiata di S. Remigio, Nicola/Nic-
colò Borrelli di Guardiagrele, Giacomo Antonio Bulsei di Barisciano, monsignore
Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di Antinopoli e consigliere del Supremo
Tribunale Misto, Stefano Cipolla officiale, Tommaso Cipollone erario, Felice de
Lucia priore di Guardiagrele, Nicola di Renzo officiale, Ubaldo di Rocco, Francesco
Lilli arciprete di Pennapiedimonte, Leonardo Madonna vicario generale, Francesco
Mancini, Santo Mastropietro, Antonio Natale officiale, Nicola Milone, Berardino
Orsatti camerlengo, Domenico Ricciuti camerlengo, Nicola Sanchez de Luna ar-
civescovo di Chieti, Francesco Antonio Valignani marchese di Chieti, Domenico
Verna deputato, Domenico Visco governatore). – Le lettere pertinenti a Fara S.
Martino per l’anno 1765 sono ai ff. 620r-684v datate tra il 19 gennaio ed il 28 di-
cembre 1765 (camerlengo e officiali di Fara S. Martino, Tommaso Cipollone erario,
Nicola di Renzo officiale, Giovanni Battista d’Orazio canonico, Leonardo Madon-
na vicario generale, Berardino Orsatti camerlengo, Francesco Antonio Valignani
marchese di Chieti, Domenico Verna deputato, Domenico Visco governatore); ai
ff. 620r-625v tre lettere del vicario generale Leonardo Madonna (in date 19 gennaio,
20 e 23 febbraio 1765) in merito alla nomina del canonico Giovanni Battista d’Ora-
zio in sostituzione di Emanuele Alleva, precedente canonico, “sopraffatto da un ac-
cidente apoplettico che lo mandò jeri dieciiotto del corrente Gennaro all’altra vita”.
191. – ACSP, Abbazie 311 (cart.; mm 330/205 × 210/150; ff. 1-922 [ff. 634, 852 a
stampa] [ff. 95, 106, 123, 137, 149, 153, 161, 167, 171, 181, 224, 266, 290, 292, 310,
331, 390, 402, 404, 406, 438, 442, 444, 446, 519-521, 539, 602, 604, 618, 644, 646,
648, 658, 666, 668, 670, 695-696, 717, 727, 754, 784, 802, 816, 847, 862, 864, 893,
907, 911, 919 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in
pergamena) [1766-1767]
“Lettere concernenti diuersi Particolari delle tre Abbadie di Forlinpopoli, Bo-
sco, e Fara S. Martino unite al Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro in Vaticano
con le loro respettiue risposte dal Primo Gennaro 1766 a tutto Decembre 1767”.
– Lettere scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruffillo (Forlimpopoli), S. Ste-
fano del Bosco e Fara S. Martino dal gennaio 1766 al tutto il 1767, con allegati
diversi (informazioni, ricorsi, contratti e scritture relative a investiture, relazioni,
conti, atti e scritture diverse) e registro delle minute delle risposte dal gennaio
1766 al mese di dicembre 1767 (in fascicoli staccati ai ff. 1r-84v per l’anno 1766, ai
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ff. 450r-521v per l’anno 1767). A f. 677r pianta (mm 400 × 287) “della Chiesa della
Santissima Concezzione di Maria Vergine detta communemente del Carmine, con
sua Sagrestia, Casa, Andito, Cortile, Scale, Porte, Orto, et altro spettante alla mede-
sima posta dentro Forlimpopoli nella Parocchia abaziale di S. Roffillo” elaborata
da Gaetano Poggi in data 7 marzo 1767. – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino
per l’anno 1765 sono ai ff. 85r-128v datate tra il 20 gennaio ed il 27 dicembre 1766
(monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di Antinopoli e consigliere
del Supremo Tribunale Misto, Tommaso Cipollone erario, Pietro ed Ubaldo di Roc-
co, Leonardo Madonna vicario generale, Francesco Antonio Valignani marchese di
Chieti). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1767 sono ai ff. 522r-
569v datate tra il 3 gennaio ed il 18 dicembre 1767 (Giuseppe Aruffo camerlengo,
Tommaso Cipollone erario, Leonardo Madonna vicario generale, Giuseppe Nasci
di Lanciano, Scipione Valignani duca di Chieti, Pietro Verna officiale, Domenico
Visco governatore); ai ff. 532r-555v documenti concernenti la nuova investitura
del feudo di Castellani ed annessi a favore di Giuseppe Valignani “nominatario”
del barone Francesco Antonio Valignani primo investito (l’istrumento fu stipulato
il 14 maggio 1767).
192. – ACSP, Abbazie 312 (cart.; mm 365/190 × 240/135; ff. 1-1112 [f. 181 a
stampa] [ff. 79-80, 106, 112, 123, 141, 187, 195, 197, 203, 213, 219, 221, 234-243,
249, 267, 271, 289, 291, 295, 301, 309, 316-317, 329, 331, 339, 341, 361, 375, 430,
440, 462, 510, 608, 615, 621, 639, 674, 677, 679, 681, 683, 691, 704, 726, 730, 754,
803, 849-850, 858, 880, 891, 934, 947, 957, 970, 994, 1033, 1039, 1045, 1097, 1101
bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in pergamena)
[1767-1769].
“Lettere Ricevute dalli Ministri, ed altri particolari delle tre Abbadie di Forlim-
popoli, Bosco e Fara S. Martino, unite al Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro in
Vaticano, con Registro delle loro rispettiue Risposte dal primo Gennaro 1768 a
tutto Decembre 1769”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruffillo
(Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal novembre 1767 al tutto
il 1769, con allegati diversi (informazioni, scritture relative a concorsi, provvigio-
ni, strumenti di concordia e altri diversi, editti, ricorsi, istanze, scritture varie) e
registro delle minute delle risposte fino al gennaio 1770 (in fascicoli staccati ai
ff. 1r-80v per l’anno 1768, ai ff. 464r-608v per l’anno 1769). – Le lettere pertinenti a
Fara S. Martino per l’anno 1768 sono ai ff. 83r-169v datate tra il 7 gennaio ed il 12
dicembre 1768; ai ff. 81r-82v lettera del 12 dicembre 1767 (Francesco Antonio Ba-
roni di Tortoreto, Pasquale Baroni di Chieti, Stanislao Casale di Pennapiedimonte,
monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di Antinopoli e consigliere del
Supremo Tribunale Misto, Tommaso Cipollone erario, Leonardo Madonna vicario
generale, Giustino Richetti di Chieti, Michelangelo Tozzi di Chieti, Scipione Vali-
gnani duca di Chieti, Domenico Visco governatore); ai ff. 99r-107v lettera del vicario
generale Leonardo Madonna (in data 9 aprile 1768) “Con entro la provisioni regie
presentate dall’Università per l’innouationi fatte, et anco copia dell’antica Concor-
dia”. – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1769 sono ai ff. 609r-862v
datate tra il 3 gennaio ed il 30 dicembre 1769 (arciprete e canonici della collegiata
di S. Remigio, Niccolò Alfieri di Gessopalena, Filippo Angelelli di Pacentro provi-
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193. – ACSP, Abbazie 313 (cart.; mm 305/220 × 210/155; ff. 1-967 [ff. 60, 110,
123, 135, 139, 149, 157, 179, 191, 199, 201, 213, 215, 223, 226-227, 256, 259, 272,
276, 286, 310, 314, 324, 354, 366, 370, 393, 421-422, 431, 435, 521, 527, 536, 591-
593, 630-635, 658, 670, 680, 686, 706, 710, 727-728, 758, 766, 784, 801, 865, 878,
884, 896, 922, 928, 938, 942, 952 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di
cartone rivestita in pergamena) [1770-1771]
“Lettere Ricevute dalli Ministri, ed altri diversi Particolari delle tre Abbadie di
Forlimpopoli, Bosco, e Fara S. Martino, unite al Reuerendissimo Capitolo di S. Pie-
tro in Vaticano, con Registro delle loro respettive Risposte dal primo Gennaro 1770
a tutto Decembre 1771”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruffil-
lo (Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal gennaio 1770 a tutto
il 1771, con allegati diversi (relazioni, provviste di chiese, informazioni, conti, atti
e scritture diverse) e registro delle minute delle risposte (in fascicoli staccati ai
ff. 1r-110v per l’anno 1770, ai ff. 539r-635v per l’anno 1771). – Le lettere pertinenti
a Fara S. Martino per l’anno 1770 sono ai ff. 111r-194v datate tra il 3 febbraio ed
il 22 dicembre 1770 (Filippo Angelelli di Pacentro provicario di Fara S. Martino,
Leonardo Avolio vicario generale, Tommaso Avolio, monsignore Carmine Cioffi
agente a Napoli, vescovo di Antinopoli e consigliere del Supremo Tribunale Mi-
sto, Tommaso Cipollone erario, Tommaso Madonna di Lama dei Peligni, avvocato
Giuseppe Riccardi di Napoli). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno
1771 sono ai ff. 636r-699v datate tra il 6 gennaio ed il 21 dicembre 1771 (Filippo
Angelelli di Pacentro provicario di Fara S. Martino, monsignore Carmine Cioffi
agente a Napoli, vescovo di Antinopoli e consigliere del Supremo Tribunale Misto,
Tommaso Cipollone erario, Donato Berardino Gasparri di Rivisondoli, avvocato
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194. – ACSP, Abbazie 314 (cart.; mm 305/220 × 210/155; ff. 1-863 [f. 630 a stam-
pa] [ff. 45, 96, 112, 116, 166, 182, 206, 210, 234, 236, 259, 269, 293, 296, 361, 409,
411, 419, 444, 448, 491-493, 519-521, 524, 530, 539, 549, 555, 559-560, 591, 593,
617, 657, 681, 749, 759, 791, 805, 827, 831, 835, 846, 858, 862 bianchi]; fascicoli e
fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1772-1773]
“Lettere Ricevute dalli Ministri ed altri diversi Particolari delle tre Abbadie di
Forlimpopoli, Bosco, e Fara S. Martino, unite al Reuerendissimo Capitolo di S.
Pietro in Vaticano, con registro delle loro respettive Risposte dal Primo Gennaro
1772 a tutto Decembre 1773”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie di
S. Ruffillo (Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal dicembre
1772 a tutto il 1773, con allegati diversi (copie di lettere, suppliche, atti e scritture
diverse) e registro delle minute delle risposte (in fascicoli staccati ai ff. 1r-96v per
l’anno 1771, ai ff. 450r-521v per l’anno 1772). – Le lettere pertinenti a Fara S. Mar-
tino per l’anno 1772 sono ai ff. 97r-153v datate tra il 10 gennaio ed il 20 dicembre
1772 (Filippo Angelelli di Pacentro provicario di Fara S. Martino, Nicola Calenzani,
monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di Antinopoli e consigliere
del Supremo Tribunale Misto, Tommaso Cipollone erario, Biagio Antonio Pagano
governatore di giustizia, avvocato Giuseppe Riccardi di Napoli, Michelangelo Tozzi
di Chieti). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1773 sono ai ff. 522r-
594v datate tra il 9 gennaio ed il 24 novembre 1774 (monsignore Carmine Cioffi
agente a Napoli, vescovo di Antinopoli e consigliere del Supremo Tribunale Misto,
Tommaso Cipollone erario, canonico Giovanni Battista Gentile provicario di Fara
S. Martino, Biagio Antonio Pagano governatore di giustizia, avvocato Giuseppe
Riccardi di Napoli); ai ff. 580r-581v e 586r-594v due lettere datate 27 settembre e
24 novembre del provicario Giovanni Battista Gentile sui lavori di restauro e con-
solidamento della chiesa di S. Martino in Valle.
195. – ACSP, Abbazie 315 (cart.; mm 305/220 × 210/160; ff. 1-655 + 154a, 154b
[ff. 39-42, 51, 119, 123, 152, 154b, 15, 166-167, 181, 191, 227-227, 249, 259, 264,
311-314, 333, 345, 364, 366, 394, 396, 406, 418, 418, 420-438, 420-421, 438, 458,
476, 525, 531, 537, 533, 535, 563, 567, 569, 579, 571, 584, 596, 599, 601, 603, 605,
646 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in pergame-
na) [1774-1775]
“Lettere riceuute dalli Ministri ed altri diversi Particolari delle tre Badie di For-
limpopoli, Bosco, e Fara S. Martino, unite al Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro
in Vaticano, con il Registro delle loro respettiue Risposte dal Primo Gennaro 1774 a
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tutto Decembre 1775”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie di S. Ruffillo
(Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal gennaio 1774 a tutto il
1775, con allegati diversi (copie di lettere, relazioni, istanze, memorie, atti e scrit-
ture diverse) e registro delle minute delle risposte (in fascicoli staccati ai ff. 1r-42v
per l’anno 1773, ai ff. 267r-314v per l’anno 1774). – Le lettere pertinenti a Fara S.
Martino per l’anno 1774 sono ai ff. 43r-73v datate tra il 4 gennaio ed il 26 dicembre
1774 (Niccolò Alfieri di Gamberale, monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli,
vescovo di Antinopoli e consigliere del Supremo Tribunale Misto, Tommaso Ci-
pollone erario, canonico Giovanni Battista Gentile provicario di Fara S. Martino,
Biagio Antonio Pagano governatore di giustizia, avvocato Giuseppe Riccardi di
Napoli, Niccolò Tanga governatore); ai ff. 49r-54v lettera in data 27 marzo 1774
del canonico Giovanni Battista Gentile provicario di Fara S. Martino con relazione
sui lavori di restauro della chiesa di S. Martino in Valle. – Le lettere pertinenti a
Fara S. Martino per l’anno 1775 sono ai ff. 315r-388v datate tra il 4 gennaio ed il 16
dicembre 1775 (monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di Antinopoli
e consigliere del Supremo Tribunale Misto, Tommaso Cipollone erario, Giovanni
Cocchiarelli governatore di Fara S. Martino, Nicola d’Ippolito, canonico Giovanni
Battista Gentile provicario di Fara S. Martino, Tommaso Madonna di Lama dei
Peligni, avvocato Giuseppe Riccardi di Napoli, Tommaso Valignani duca di Vacri);
ai ff. 349r-351v lettera di Carmine Cioffi in data 27 giugno 1775 da Napoli, indiriz-
zata a Benedetto Ancajani camerlengo del Capitolo di San Pietro, con acclusa copia
della lettera di Luigi del Giudice, O.S.B.Coel., vescovo di Chieti, sulla “condotta dei
figli dell’Erario Cipollone”; ai ff. 372r-375v “Memoriale di Niccola d’Ippolito sopra
le di lui controuersie col Pro Vicario Gentile”; ai ff. 376r-382v lettera di Luigi del
Giudice, O.S.B.Coel., vescovo di Chieti, indirizzata il 18 settembre 1885 ad Ales-
sandro Mattei camerlengo del Capitolo di San Pietro, con acclusi il ricorso contro
il prete Saverio Angelotti (firmato in data 9 luglio 1775 dai canonici Michelangelo
Aruffo, Baldassarre Tavani, Gabriele Aruffo, Ambrogio Aruffo, Agostino d’Antonio,
Giovanni Battista Ricciuti, Giovanni Battista d’Orazio) e quello contro il provicario
Giovanni Battista Gentile.
196. – ACSP, Abbazie 316 (cart.; mm 305/195 × 210/135; ff. 1-1280 [f. 285 a
stampa] [ff. 47-49, 55, 57, 59, 61, 131, 139, 164, 166, 175, 187, 194-195, 197, 200,
203, 208-209, 211, 223, 228, 244, 274, 278, 281, 283, 287, 291-292, 297, 303, 349,
373, 409, 420, 423, 431, 438, 450, 454, 456, 467, 469, 471-472, 482, 497, 499, 510,
513, 519, 525, 529, 535, 541, 548-549, 556, 570, 572-573, 662, 686, 722, 732, 755,
771, 783, 800, 809, 811, 813, 816, 821, 840, 850, 856, 859, 861, 867, 880, 882, 898,
900, 901, 903, 913, 919, 921, 925, 937, 939, 948, 954, 985, 992, 995, 1019, 1039,
1044-1046, 1053, 1078, 1082, 1094, 1096, 1102, 1121, 1131, 1165, 1173, 1177, 1180,
1182, 1186, 1190, 1193, 1195, 1215, 1217, 1224, 1235, 1240, 1246, 1249, 1251, 1254,
1260-1261, 1263, 1269, 1276, 1279 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di
cartone rivestita in pergamena) [1776-1777]
“Lettere riceuute dalli Ministri, e altri Particolari delle Badie di Forlimpopoli,
Bosco e Fara S. Martino, unite al Capitolo di S. Pietro in Vaticano, colle loro re-
spetiue risposte dal primo Gennaro 1776 a tutto Decembre 1777”. – Lettere scritte
da varie persone delle abbazie di S. Ruffillo (Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e
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Fara S. Martino dal gennaio 1776 al dicembre 1777, con allegati diversi (suppliche,
attestati, scritture relative a concorsi, informazioni, note di beni, conti, particole di
testamenti, citazioni e scritture relative a processi, atti e scritture diverse) e regi-
stro delle minute delle risposte (in fascicoli staccati ai ff. 1r-53v per l’anno 1776, ai
ff. 579r-662v per l’anno 1777). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno
1776 sono ai ff. 54r-128v datate tra il 20 gennaio ed il 14 dicembre 1776 (canonici
della Collegiata di S. Remigio, Tommaso Battiloro arcivescovo titolare di Claudia-
nopoli, monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di Antinopoli e consi-
gliere del Supremo Tribunale Misto, Tommaso Cipollone erario, Nicola/Niccolò de
Rocco suddiacono, Giovanni Andrea/Giannandrea Festa vicario generale, Saverio
Gattone, canonico Giovanni Battista Gentile provicario di Fara S. Martino, avvo-
cato Giuseppe Riccardi di Napoli, Michelangelo Tozzi prevosto di Gessopalena-
Chieti, Tommaso Valignani duca di Vacri); ai ff. 88r-89v “Nota delli Concorrenti al
Vicariato della Fara S. Martino” (nell’ordine: Giovanni Andrea/Giannandrea Festa
di Avellino, Pasquale Angeloni di Roccaraso, Giustino Paini di Chieti, Giambattista
Bolognese di Chieti, Flaiano Bianchi di Chieti, Giuseppe Palazzo di San Giovanni
a Piro diocesi di Policastro, Pasquale de Santis di Torano diocesi di Teramo, Carlo
Maria Caracciolo di Chieti, Filippo Angelelli di Pacentro, Pasquale Antonio Masi di
Lanciano, Francesco Lilli arciprete di Pennapiedimonte, Diego Macchioli di Tor-
ricella Peligna, Nobile Persiano di Gessopalena, Sebastiano Alfarano di Castellana
in provincia di Bari, Francesco Fronzi di Orsogna, Giovanni de Simeonibus di Ta-
ranta Peligna, Filippo Madonna di Lama dei Peligni nipote di Leonardo Madonna
vicario di Fara S. Martino, Vincenzo Gargano, Salvatore Brachi); la scelta cadde
sul sacerdote Giovanni Andrea/Giannandrea Festa di Avellino “di anni 48. Dottore,
e al presente Consultore Generale de Cassinesi. È stato Uditore del Vescovo di Ses-
sa (Aurunca), Esaminatore Sinodale e Conuisitatore e inoltre per 12. anni è stato
Vicario Generale. Del medesimo sonosi auute ottime informazioni, e solamente ui
è pericolo, che eleggendosi, possa lasciar presto, aspirando egli ad un Vescovado”;
ai ff. 119r-124v memoriale del neo vicario generale Giovanni Andrea/Giannandrea
Festa datato 2 novembre 1776 sulla situazione trovata a Fara S. Martino nel mo-
mento della sua presa di possesso. – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino per
l’anno 1777 sono ai ff. 663r-789v datate tra il 4 gennaio ed il 29 dicembre 1777 (ar-
ciprete e canonici della Collegiata di S. Remigio, monsignore Carmine Cioffi agente
a Napoli, vescovo di Antinopoli e consigliere del Supremo Tribunale Misto, Tom-
maso Cipollone erario, Luigi del Giudice, O.S.B.Coel., vescovo di Chieti, Giovanni
Andrea/Giannandrea Festa vicario generale, Ferdinando Franchi di Chieti, canoni-
co Giovanni Battista Gentile provicario di Fara S. Martino, Domenico Gervasoni
arcivescovo di Lanciano, Francesco Lilli arciprete di Pennapiedimonte, avvocato
Giuseppe Riccardi di Napoli).
197. – ACSP, Abbazie 317 (cart.; mm 305/295 × 205/135; ff. 1-1195 [ff. 78-85, 94,
100, 106, 110, 112, 129, 142, 158, 164, 181, 191, 203, 226, 232, 240, 244, 247, 253,
274, 285, 293, 299, 301, 316, 319, 321, 323, 329, 331, 339, 345, 347, 350, 353, 387,
405, 408, 410, 412, 423, 445, 449, 453, 455, 458, 460, 465, 467, 468, 484, 498-499,
520, 532, 538, 541, 545, 547, 550, 556, 561, 575, 588, 590, 592, 603, 605, 611, 617,
629, 663-668, 701-702, 710, 735, 745, 752, 761, 767, 777, 782, 785, 797, 799, 809,
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830, 837, 839, 841, 846, 850, 861, 881, 895, 897, 899, 903, 929, 940, 951, 955, 965,
975, 977, 993, 996, 998, 1001, 1008, 1014, 1031, 1034-1035, 1039, 1042, 1047, 1053,
1056, 1064, 1098, 1102, 1104, 1106, 1108, 1119-1120, 1137, 1145, 1154, 1156, 1162,
1168, 1172, 1176, 1180, 1193 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di car-
tone rivestita in pergamena) [1778-1779]
198. – ACSP, Abbazie 318 (cart.; mm 345/295 × 230/135; ff. 1-1294 [ff. 71-77, 88,
102, 106-107, 110, 113, 115, 141, 157, 159, 167, 169, 188, 190, 196, 200, 212, 218,
234, 240, 248, 253, 266, 276, 278, 285, 287, 294, 297, 320, 343, 366, 372, 378, 382,
387, 389, 395, 397-399, 405, 418, 427-428, 436, 448, 451, 454, 456, 461, 466, 469,
474-475, 479, 493, 504, 512, 543, 545, 555, 655-659, 664, 678-679, 683, 707, 713,
722, 745, 750, 753, 764, 769, 775, 785, 791, 811, 822-823, 826-827, 833, 846, 851,
856-857, 862, 872, 876, 886, 890, 896, 915, 921, 955, 960, 964, 990, 995, 1005, 1007,
1015, 1017, 1023-1024, 1031, 1047, 1051, 1057, 1061, 1076, 1083, 1095, 1111, 1116,
1119, 1132, 1136, 1138, 1140, 1148, 1152, 1169, 1173, 1175, 1183, 1186, 1201, 1205,
1240, 1243, 1250, 1260, 1272, 1274, 1276, 1290 bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con
copertina di cartone rivestita in pergamena) [1780-1781]
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“Lettere che si ricevono dalli Ministri ed altri Particolari delle Badie di S. Roffil-
lo di Forlimpopoli, Bosco, e Fara S. Martino spettanti al Reuerendissimo Capitolo
di S. Pietro in Vaticano colle minute delle loro respettive Risposte dal primo Gen-
naro 1780 a tutto Decembre 1781”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie
di S. Ruffillo (Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal mese di
gennaio 1780 a tutto il 1781, con allegati diversi (minute di risposte, conti, suppli-
che, informazioni, atti e scritture diverse; a f. 447r disegno della “Possessione de la
Bagalona” tra Bertinoro e Forlimpopoli) e registro delle minute delle risposte (in
fascicoli staccati ai ff. 1r-78v per l’anno 1780, ai ff. 568r-659v per l’anno 1781). – Le
lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1780 sono ai ff. 79r-163v datate tra il
3 gennaio ed il 23 dicembre 1780 (Gabriele Aruffo, Tommaso Battiloro arcivescovo
titolare di Claudianopoli, monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di
Antinopoli e consigliere del Supremo Tribunale Misto, Tommaso Cipollone erario,
Loreto di Cola governatore, Giovanni Andrea/Giannandrea Festa vicario generale
di Fara S. Martino, Alessandro Jovele di Napoli, avvocato Giuseppe Riccardi di
Napoli, Tommaso Valignani duca di Vacri). – Le lettere pertinenti a Fara S. Martino
per l’anno 1781 sono ai ff. 660r-772v datate tra l’1 gennaio ed il 15 dicembre 1781
(Berardo Cesj governatore, monsignore Carmine Cioffi agente a Napoli, vescovo di
Antinopoli e consigliere del Supremo Tribunale Misto, Pietro Cipollone, Tommaso
Cipollone erario, Giovanni Andrea/Giannandrea Festa vicario generale, avvocato
Giuseppe Riccardi di Napoli, Bartolomeo Rota di Napoli, Tommaso Valignani duca
di Vacri); nella lettera del vicario generale Giovanni Andrea/Giannandrea Festa in
data 7 luglio 1781 (ff. 696r-701v) indirizzata a Benedetto Ancajani camerlengo del
Capitolo di San Pietro è inserito (ff. 699r-701v) il prospetto delle rendite maturate
nell’anno 1780.
199. – ACSP, Abbazie 319 (cart.; mm 345/190 × 230/130; ff. 1-1319 + 609a, 609b,
1121a, 1121b [f. 895 a stampa] [ff. 14-20, 35-39, 45, 52, 56, 58, 67, 114, 142, 146,
151, 153, 156, 160, 164, 168-170, 172, 174, 176, 179, 185, 203, 206, 208, 210, 213,
216, 218, 222, 224, 243, 248, 251, 259, 263, 265, 271, 273, 298, 306, 312, 319, 324,
326, 345, 379, 391, 400, 410, 424, 430, 432, 445-446, 448, 452, 454, 456, 485, 509-
511, 528-537, 548, 578, 598, 605, 608, 613, 615, 648, 655, 665, 668, 671, 681, 683,
691, 703, 711, 713, 721, 723, 741, 759, 762, 776, 788, 807, 816, 832, 834, 845, 847-
848, 853, 855, 859, 872, 878, 882, 898, 903, 926, 934, 938, 940, 942, 959, 962, 974,
980, 984, 990, 1005-1006, 1025-1028, 1055, 1057, 1076, 1080, 1083, 1105, 1107,
1115, 1121b, 1139, 1154, 1156, 1158, 1160, 1183, 1192, 1196, 1204, 1207, 1209-
1210, 1267, 1275, 1277, 1288, 1293, 1295, 1297, 1311, 1315 bianchi]; fascicoli e fogli
sciolti con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1782-1784]
“Lettere di Proposta e Risposta ricevute dalle tre Badie del Bosco, Fara S.
Martino e S. Roffillo di Romagna spettanti al Reverendissimo Capitolo Vaticano.
Dall’Anno 1782 a tutto 1784”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie di S.
Ruffillo (Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal 1782 al 1784,
con allegati diversi (fedi, attestati, informazioni, concessioni, conti, scritture rela-
tive a concorsi, relazioni, suppliche, atti e scritture diverse) e registro delle minute
delle risposte (in fascicoli staccati ai ff. 1r-39v per l’anno 1782, ai ff. 492r-537v
per l’anno 1783, ai ff. 994r-1028v per l’anno 1784). – Le lettere pertinenti a Fara
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S. Martino per l’anno 1782 sono ai ff. 40r-109v datate tra il 23 gennaio ed il 21 di-
cembre 1782 (Pietro Andreatini di Napoli, Gabriele Aruffo, Nicola/Niccola Belfatto
governatore, Tommaso Cipollone erario, Gaspare de Torres da L’Aquila, Giovanni
Andrea/Giannandrea Festa vicario generale di Fara S. Martino, Luigi Madonna di
Lama dei Peligni, avvocato Giuseppe Riccardi di Napoli, Tommaso Valignani duca
di Vacri); nella lettera del vicario generale di Fara S. Martino Giovanni Andrea/
Giannandrea Festa in data 2 febbraio 1782 (ff. 46r-50v) indirizzata a Benedetto An-
cajani camerlengo del Capitolo di San Pietro è inserita (f. 48rv) “una nota informe
colla distinzione dei beni Feudali e Burgensatici col di loro attuale prodotto”. – Le
lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1783 sono ai ff. 538r-648v datate tra
il 9 gennaio ed il 13 dicembre 1783 (arciprete di Civitella, Francesco Saverio Ange-
lotti di Cepagatti, Tommaso Cipollone erario, Nicola de Rocco, Giovanni Andrea/
Giannandrea Festa vicario generale di Fara S. Martino [una sua lettera del 28 giu-
gno 1783 si trova anche ai ff. 766r-768v], Francesco Lazzarini esattore, Antonio e
Pietro Lignola di Napoli, avvocato Giuseppe Riccardi di Napoli, sacerdote Polidoro
Ricciuti, Decoroso Travaglini governatore, Tommaso Valignani duca di Vacri). – Le
lettere pertinenti a Fara S. Martino per l’anno 1784 sono ai ff. 1029r-1136v datate
tra il 10 gennaio ed il 25 dicembre 1783 (Gabriele Aruffo, Tommaso Battiloro arci-
vescovo titolare di Claudianopoli, Concezio Cipollone, Tommaso Cipollone erario,
Giuseppe della Porta, Nicola de Rocco, Giovanni Andrea/Giannandrea Festa vica-
rio generale di Fara S. Martino, Domenico Granato di Napoli, avvocato Giuseppe
Riccardi di Napoli, sacerdote Polidoro Ricciuti, Severino Servanzi amministratore
della Nunziatura di Napoli, Tommaso Valignani duca di Vacri).
200. – ACSP, Abbazie 320 (cart.; mm 345/190 × 230/130; ff. 1-1015 + 373a, 377a,
765a, 930a, 930b, 930c, 930d [f. 364 a stampa] [ff. 13-20, 30-36, 39, 46, 52, 61, 75,
77, 83-84, 88, 100, 102, 107, 121, 123, 125, 133, 135-136, 150, 173, 194, 198, 215-
216, 223, 229, 244, 253, 265, 269, 285, 309-310, 320-324, 355, 358, 385, 391, 404,
408, 410, 434, 441, 443-444, 448, 451, 463, 471, 473, 475, 479, 481, 483, 485, 487,
489, 491, 493, 495, 497, 499, 504, 508, 532, 534, 536, 546, 550, 554, 558, 589-595,
601, 603, 613, 618, 622, 630, 634, 643, 648, 650, 653, 655, 658, 674, 677, 686, 711-
712, 713, 721, 725, 727-728, 735-736, 747, 750, 754, 763, 767, 775-776, 782, 791,
793, 797, 808, 828-832, 839, 842, 846, 848, 858, 860, 868, 877-878, 882, 884, 887,
891, 894, 898, 900, 902-903, 906, 910, 927, 929, 931, 933, 936, 946, 949-950, 952,
954, 958, 961, 963, 965, 967, 969-970, 972, 974, 977, 980, 986, 999, 1009, 1011, 1015
bianchi]; fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in pergamena)
[1785-1788]
“Lettere di Proposte e Risposte ricevute dalle tre Badie del Bosco, Fara S. Mar-
tino di Napoli e S. Rosfillo di Romagna spettanti al Reverendissimo Capitolo Vati-
cano. Dall’Anno 1785. a tutto 1788”. – Lettere scritte da varie persone delle abbazie
di S. Ruffillo (Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco e Fara S. Martino dal 1785 al
tutto il 1788, con allegati diversi (suppliche, ricorsi, conti, fedi, relazioni, minute di
risposte, atti e scritture diverse) e registro delle minute delle risposte (in fascicoli
staccati ai ff. 1r-36v per l’anno 1785, ai ff. 293r-324v per l’anno 1786, ai ff. 567r-
595v per l’anno 1787, ai ff. 819r-832 per l’anno 1788). – Le lettere pertinenti a
Fara S. Martino per l’anno 1785 sono ai ff. 37r-162v datate tra l’8 gennaio ed il 20
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201. – ACSP, Abbazie 323 (cart.; mm 270 × 200; ff. 1-370 [i primi due fogli sono
mutili; ff. 78, 85, 349-358, 366-370 bianchi]; registro rilegato con copertina di car-
tone rivestita in pergamena) [1650-1654]
“Registro di Lettere del Canonico Deputato delle Badie <scil. Ludovico Palagi,
1604-1687>. 1650-1653”. – Registro di lettere scritte dal 15 gennaio 1650 al 21 feb-
braio 1654. Per Fara S. Martino vd. le lettere trasmesse a: Camerlengo e Governa-
tori, f. 32rv; Capitolo, ff. 14v-15r; Università, ff. 12v, 24v, 229v; capitano Giuliano
Cinque, ff. 221v, 224v; vicario Giovanni Francesco Deletto, ff. 234v, 243r, 257r,
260v, 267r, 274, 275v-276r, 279v, 280v-281r, 291rv, 304r, 311r, 322r, 323rv, 345r;
arciprete Tommaso/Tomasso Paolini, ff. 10rv, 13r, 60r, 63rv, 66r, 69v, 71v, 74rv,
107r, 189r, 190r, 192v, 223v, 254r; vicario Liberatore Tavani, ff. 3v, 7rv, 14rv, 186r,
229v-230r; erario Santo Tavani, f. 27rv; Antonio Valignani, f. 288r; Giulio Valigna-
ni, ff. 89r-91r.
202. – ACSP, Abbazie 324 (cart.; mm 270 × 195; ff. I. 1-342 [ff. 2-4, 71, 161-163,
169, 217, 265, 315, 322, 342 bianchi]; registro rilegato con copertina di cartone
rivestita in pergamena) [1662-1666]
“Registro di lettere 1662. 1663. 1664. 1665. 1666. 1662 a tutto 1666”; “Registro
di lettere scritte per il Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro nelli anni 1662. 1663.
1664. 1665 e 1666”. – Registro di lettere del Capitolo di S. Pietro scritte a varie
persone delle abbazie dal 17 agosto 1662 al 30 gennaio 1666, con indici alfabetici
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per ciascun anno: a. 1662 ff. 5r-71v (già pp. 1-123; indice ai ff. 66r-70v); a. 1663
ff. 72r-117v (già pp. 1-41; indice ai ff. 113r-117v); a. 1664 (in realtà il fascicolo
inizia con lettere datate al 15 dicembre 1663) ff. 118r-217v (già pp. 1-85 + 1-86;
indice ai ff. 164r-168r e 212r-216r); a. 1665-1666 ff. 218r-320v (già pp. 1-51 + 1-50;
indici ai ff. 260r-264r e 316r-320). Vi è unito un fascicolo staccato (ora ff. 321-
342) con l’indice alfabetico di lettere ricevute per il Capitolo: “Lettere riceute per
il Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro 1664, 1665, 1666”. Per Fara S. Martino:
anziani della Fara: ff. 5rv, 7v-8r; Camerlengo e Governo/Reggimento: ff. 53v-54r,
152r, 241v-242r, 312v-313r; Camerlengo e Università: f. 183rv; arciprete Giuseppe/
Gioseffe Aruffa: ff. 65r, 84v-85r, 125rv, 152v, 177v, 197rv, 199r, 202rv, 208v-209r,
212v, 250v-251r, 300rv; arciprete di Palombaro Donato Cacciapietra: f. 181r; Cin-
zio d’Antonio [Chieti]: f. 195r; erario Donato d’Antonio (di Antonio): ff. 129r-130r,
202r, 205v, 208r, 210v-211v, 220rv, 224v-225r, 226rv, 232rv, 239r-240v, 251r-252r,
270v-271r, 280rv, 297r-299r, 307v-308r, 309v, 310v, 313r; Carlo de Angelis [Rapi-
no – Chieti]: f. 266rv; arciprete Domenico de Angelis [Rapino – Chieti]: ff. 247r,
266r, 283r; Ortensio di Giulio: ff. 238v-239r; camerlengo Marino di Manno: f. 252v;
erario Bernardino/Belardino di Muzio: ff. 41rv, 48r-49v, 54r-57r, 72r-74r, 82v-83r,
85v-86v, 87r-88r, 92r-83v, 95r, 96v-97r, 100v-101r, 103v, 107v-108r, 120rv, 122rv,
125v-126r, 128v-129r, 136v, 137v-138r, 150r, 152v-153r, 171rv, 177r, 178rv, 181r,
182v, 190r; Giovanni Tommaso Gentile: ff. 207rv, 208v, 229r-230r, 238rv, 300r; era-
rio e camerlengo Donato Marrone: f. 242r; governatore Filippo Morgante: ff. 226r,
231v-232v, 252rv; erario Giuseppe/Gioseffe Milone: ff. 6rv, 15v-16v, 34v-35r, 48r,
85rv; capitano Giulio Ricasoli: ff. 5r, 8r-10r; vicario Vincenzo Tabassi: ff. 223v,
228r-229v, 240v-241r, 243rv, 247rv, 251r, 255r, 267v-268v, 299rv, 311v-312v; Anto-
nio Tavani: ff. 202v, 220r, 242rv; Stefano Tavani: f. 152rv; vicario Nicola Tomassi:
ff. 5v-6r, 7rv, 11r-12v, 14v-15r, 17v-20r, 21v-22v, 24r-25r, 30v-32v, 33v-34v, 36rv,
52r-53v, 57r-58r, 60r-61r, 62r-64r, 74r-75v, 77rv, 81v-82r, 83v-84v, 88r-90r, 93v-95r,
112rv, 121v-122r, 126r-128v, 140r, 143v-144r, 151r-152r, 171v, 174r, 177v, 182v-
183r, 186r-189r, 196r-197r, 198v-119r, 201v-202r, 205r, 210rv, 221r, 223v-224r,
230rv, 237v-238r, 279v-280r; arciprete di Rapino Francesco Tozzi: f. 241rv; Antonio
Valignani: ff. 64v-65r.
203. – ACSP, Abbazie 325 (cart.; mm 270 × 200; ff. I. 1-37; fascicolo rilegato
senza copertina) [1676]
“Registro di lettere sopra gl’interessi di San Pietro. Anno Domini 1676”. – Regi-
stro di lettere del Capitolo di S. Pietro scritte a varie persone delle abbazie di sua di-
pendenza da febbraio a novembre 1676. Per Fara S. Martino abbiamo lettere invia-
te all’erario Donato d’Antonio (ff. 8v, 15r, 17rv, 23rv, 27r, 30v) e al vicario Tomaso
Luciani (ff. 2r, 4v-5r, 6r, 7v-8v, 10rv, 12rv, 14rv, 16v, 17v, 21rv, 22rv, 28v-29v, 30r).
204. – ACSP, Abbazie 326 (cart.; mm 340 × 230; ff. 1-287 [ff. 59-95, 158-191,
286-287 bianchi]; registro rilegato con copertina di cartone rivestita in pergamena)
[1712-1717]
“Risposte e Registro delle Lettere spettanti alle Badie di S. Pietro da Maggio
1712 a tutto li 13 Marzo 1717”. – Ai ff. 96r-157v “Lettere Spettanti alla Badia della
Fara S. Martino” trasmesse dal 6 giugno 1712 al 6 marzo 1717 (Candeloro Battilo-
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205. – ACSP, Abbazie 327 (cart.; mm 270 × 190; ff. 1-250; 21 fascicoli staccati
numerati 41-61 senza copertina) [1717-1719]
“Risposte spettanti alla Badie di S. Ruffillo, Bosco, e Fara san Martino. Dalli 20.
Marzo 1717 à tutto il primo Luglio 1719”. – Registro delle lettere del Capitolo di S.
Pietro scritte a diverse persone delle abbazie di S. Ruffillo (Forlimpopoli), S. Ste-
fano del Bosco e Fara S. Martino dal marzo 1717 al luglio 1719. Per Fara abbiamo
lettere indirizzate a: Camerlengo e Reggimento: ff. 27v, 86v, 109v, 112r, 113rv,
128r, 227r; vicario generale Pietro Abundio Battiloro: ff. 10rv, 12v-13r, 20r-21r,
23r, 25v-26r, 28rv, 29r-31r, 33r-34r, 40v-41v, 44v, 46r-48r, 51v-52v, 53v-54r, 56v-
57v, 62v, 65v, 85v-86r, 94v, 97v, 99r, 108v-109r, 112r-113r, 115r-117v, 118v, 120v-
121r, 124rv, 126v-127v, 130v-131v, 132v-133v, 137r, 140v, 142v-143r, 148r-149r,
150v-152r, 152v-153v, 155rv, 157r-160r, 162rv, 166r-167r, 167v-168v, 170rv, 172rv,
174v-175v, 176r-177r, 178v-179v, 181v, 183r-184r, 186rv, 190r-191v, 193v, 197rv,
199r-200v, 202v-204v, 207v-208r, 210v-211r, 213v-214r, 215r-216v, 217rv, 219r-
220r, 221r-222r, 223v-224v, 226v-227r, 227v-228r, 229v, 233v-234r, 243rv, 244v-
246r, 246v, 248v; governatore Emanuele Finaroli: ff. 39v, 48v, 61r-62r, 76rv, 104rv,
173rv; erario Giuseppe Gentile del Colle: ff. 12rv, 86rv; governatore Giovanni Bat-
tista Mascio: f. 207r; notaio Nicola Sciarra: ff. 185r, 209r; vicario foraneo Ottavio
Tavani: ff. 65r, 73v, 103v-104r, 152rv; erario Giovanni Antonio/Giannatonio Verna:
ff. 119r, 120rv, 122r, 153r-154v, 170v-171r, 198rv, 228r, 247r; arciprete Giuseppe
Verna: ff. 179v-180r, 184rv, 204v. Ai ff. 110r-111v è la memoria di un Consiglio del
Monte di Pietà della Fara (24 giugno 1716) con altri esposti.
206. – ACSP, Abbazie 328 (cart.; mm 270 × 200; ff. 1-834 [ff. 369-375, 834 bian-
chi] fogli rilegati in 68 fascicoli con copertina di cartone rivestita in pergamena)
[1719-1727]
“Registro di lettere scritte à Ministri, Particolari delle Badie di S. Roffillo, Bo-
sco, e Fara S. Martino dalli 26. Giugno 1719 à tutto Novembre 1727”; “Registro
di lettere scritte à Ministri, Particolari delle Badie di S. Roffillo, Bosco, e Fara
S. Martino din tempo dell’Amministrazione di Monsignor Simonetti Dalli 26. Giu-
gno 1719 à tutto Novembre 1727”. – Registro delle lettere trasmesse da Raniero
Felice Simonetti [1675-1749], allora canonico del Capitolo di S. Pietro, indirizzate
a diverse persone delle abbazie di S. Ruffillo (Forlimpopoli), S. Stefano del Bosco
e Fara S. Martino dal 26 giugno 1719 al 30 novembre 1727. Per Fara S. Martino
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abbiamo: Arciprete, Capitolo, Canonici e Clero (ff. 93r, 207v-208r, 269v-270r, 290v,
351rv, 489v-490v, 494v, 656v, 661v-662r, 674v-675r), Camerlengo e Reggimento
(ff. 23v-24r, 28r-29v, 35r-36r, 48rv, 50v-51r, 75v-77r, 108r-109r, 174rv, 649v-650r),
Università (ff. 52rv, 62v-63r, 72rv, 86r-87v, 92r, 153v-154v, 166v, 184v-185r, 206v-
207r, 238rv, 259r-260r, 267v-268v, 275r, 319v, 329rv, 337rv, 347rv, 359r, 390v, 393r-
394r, 441r-442r, 549v-550r, 643rv, 662r, 685rv, 698v-699v, 711v-712r, 726v-728v,
786v-789v, 803v-807r, 819rv), camerlengo Giuseppe Alleva (f. 674rv), procuratore
del Capitolo Angelo Aruffa (f. 212r), Matteo Aruffa (f. 227r), Nicola Antonio Aruffo
(f. 724rv), governatore Giuseppe Baccari (ff. 449v, 451rv, 490v-491r, 502v, 509rv,
512r, 532rv, 548rv, 590v-591r), Candeloro Battiloro (f. 506rv), Giuseppe Battiloro
(ff. 343v-344r), vicario generale poi vescovo di Guardalfiera-Arpino Pietro Abun-
dio Battiloro (ff. 4r-7r, 9r, 10v-11r, 14r-15v, 35r, 53r-55r, 59v-60r, 146v, 150v-151v,
155rv, 169rv, 171rv, 175v-176v, 177v-178v, 180v, 181v-182v-183r, 184rv, 186r-188r,
189v-190v, 192rv, 194v-195v, 196rv, 198v-199v, 204rv, 208v-209v, 211v-212r, 215rv,
217rv, 219r, 222v, 223v-224r, 227v-228r, 233rv 235r-236v, 238v, 242v, 246r-248v,
250v, 254r-255r, 257v-258r, 258v-259r, 266v-267v, 271rv, 273r-274v, 282rv, 286v-
287r, 290rv, 298v, 305rv, 306rv, 312r-314r, 319v-320v, 325v-326v, 330rv, 332r-333r,
335rv, 337v-338r, 338v-339r, 342r, 345v, 348rv, 349v, 351v-352r, 359rv, 366v-367r,
367v-368r, 377r-381r, 383r-384r, 387rv, 389r-390r, 397v-399v, 400v-401v, 408rv,
409r-411r, 491r-492r, 494v-495v, 502v-503v, 506r, 530r, 537rv, 538v-539r), Vito
Antonio Battiloro (ff. 234rv, 344rv, 605v-606r), governatore Annibale Brigante
(ff. 237v-238r, 238v-239r, 268v-269r, 276rv, 342v, 397rv, 419v-420r, 425rv, 430r-
431v, 437rv, 438rv, 440v-441r, 448r, 449rv, 452rv, 454rv, 465r-466r, 474v-475r,
566v-567v, 604v-605r, 650v, 680r), barone di Palombaro Alessandro Castiglione
(f. 759rv), preside del Regio Tribunale di Chieti duca Coscia (ff. 577r-578r), Nicola
Damascelli (f. 64v), erario Carmine d’Antonio (ff. 606v-607r, 631v-632r, 643v-645r,
707v-708r, 720rv, 743v, 789v-790r, 781v-792r, 798rv), canonico Giovanni De Fa-
britiis (ff. 469v-470r, 529rv, 534v), canonico e maestro di scuola Giacinto de Feli-
ce (ff. 31v-32r, 41v, 55v-56r, 63v, 208r), abate vicario generale Melchiorre Delfico
(ff. 453r, 460r-463r, 466v-469v, 472v-474r, 479v-480v, 482r-483v, 488v-489v, 492v-
494r, 498v-499r, 501r-502v, 508r-509r, 510r-511r, 513v-514r, 516r-517v, 518v-521v,
524rv, 526v-528v, 531r-532r, 532v-533r, 535v-536r, 538rv, 542r-543r, 544r-454v,
550r-552r, 552v-553r, 555v-557r, 558rv, 560r-562v, 565r-566v, 569v-570r, 570v-
571v, 574v-577r, 578r-579v, 584v, 588rv, 589rv, 593r-594v, 596v-599v, 603v-604v,
613rv, 622v-623v, 626rv, 628v-629r, 633v-634r, 640r-643r, 645rv, 655v-656v, 659v-
661v, 664rv, 666r-667v, 671r-674r, 679v-680v, 683r-685r, 696r-697r, 697v-698r,
703rv, 704v-706v, 712r-714v, 720v-721v, 722r-724r, 729v-730v, 736v-739r, 740v-
743r, 745r-746r, 749v-753r, 755v-756v, 759v-763v, 766r-767v, 771r-772r, 775r-
776v, 783v-784r, 785v-786v, 797v-798r, 799v-800v, 801v-802v, 817r-819r, 825rv,
828r-830r, 832rv), governatore Ubaldo dell’Ermosa (ff. 802v-803r), governato-
re Giuseppe de Pompeis (ff. 154rv, 161v-162r, 181rv), sacerdote Andrea di Carlo
(f. 124rv), camerlengo Giovanni Domenico di Carlo (f. 288v), governatore Filippo
Franchi (ff. 707rv, 719v-720r, 728v-729v, 743r, 752v, 763v-764r), Gentile Antonio
Gentile (ff. 24rv, 42v-43v, 52v, 165rv, 206r, 218v-219r, 448r), vicario Giovanni Gen-
tile (ff. 10r, 16v-17r, 17v-18v, 19r-22v, 26v, 30v-31v, 33rv, 34rv, 36v-37v, 39r-41r,
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45v-47v, 51r-52r, 61r-62v, 64rv, 73r-74r, 77v-78v, 79v-80r, 81v-82r, 84r, 85v-86r,
87v-88r, 89r-90v, 92v-93r, 93v-94r, 95r-96r, 102rv, 103v-105r, 106rv, 107v, 109r-
110v, 112r, 114rv, 116v-117v, 123v-124r, 124v-125v, 128v-129r, 131rv, 132rv, 133v,
136r-137r, 143r-144r, 152v-153v, 155v-156r, 160v-161r, 165v-166v, 175rv, 231rv,
264rv, 274rv, 276v-277v, 316rv, 317rv, 338r, 401v, 471v-472r), Giuseppe Gentile
del Colle (ff. 23v, 29v-30v, 41v-42v, 435r 446r-447r, 461rv), governatore Giovanni
Battista Mascio (ff. 16r, 35v, 69v, 77v, 94r, 129v-130r, 174r, 183rv), Leonardo Oliva
SJ di Chieti (f. 529v), arciprete di Rapino Giuseppe Persiani (f. 604r), Giuseppe
Ricciuti (ff. 39r, 199v-200v, 276r, 304v-305r, 436r), notaio Nicola Sciarra (f. 349rv),
prevosto di Gessopalena Francesco Sorgi (f. 604rv), avvocato Francesco Tasca di
Chieti (ff. 522rv, 803rv), Filippo Tavani (f. 435r), erario Giovanni Antonio Verna
(ff. 16v, 47v-48r, 92r, 105v-106r, 138r, 141r, 144v, 151v, 176v, 237v, 239r, 275v,
281v-282r, 315v, 342v, 399v-400v, 418v-419r, 428v-429r, 436r-437r, 442v-443r,
443v-444r, 445rv, 466rv, 474rv, 481r, 522v-523r, 537v-538r, 541v, 557rv, 557v-558r,
558v, 711rv), arciprete e provicario Giuseppe Verna (ff. 22v, 36v, 67r-68r, 96rv,
122rv, 144rv, 167rv, 171v-172r, 174v-175r, 181r, 185r-186r, 189r, 193v-194r, 214r,
227r, 233v-234r, 236v-237r, 244v-245r, 258rv, 269r, 343v, 344r, 348v-349r, 352v-
353r, 355rv, 411rv, 418rv, 435v-436r, 442rv, 450v-451r, 451v-452r, 481r, 506v-507r,
528v-529r, 626v-627v, 685v-686v, 700r, 730v-731r, 735v-736r, 832v-833r), dottore
Francesco Vittoria di Palena (ff. 447rv, 454v-455r, 491rv).
207. – ACSP, Abbazie 329 (cart.; mm 265 × 195; ff. 1-336 [ff. 3, 6, 8, 34, 41-43,
59, 65, 70, 81, 83, 88, 96, 100, 109, 125, 148, 186, 217, 248, 252-253, 257, 279-281,
299-300, 305, 315, 319 bianchi]; fascicoli e mazzo di fogli sciolti senza copertina)
[1702-1707]
“Ristretti diuersi di Lettere scritte da tutti li Ministri ed altri al Prior Varese
come Segretario delle Abbadie dal Primo Gennaro 1702 ed anche taluna anche Pri-
ma, ed in appresso, si come anche di diuersi Memoriali in margine dei quali sono
notate le resoluzioni della Congregazione sopra le medesime – 1702. 1703. 1704.
1705”. – Relazioni e memoriali relativi alle abbazie di S. Ruffillo (Forlimpopoli),
Fara S. Martino e S. Stefano del Bosco dal 6 giugno 1702 al marzo 1707 con esposti
preparati per la Congregazione [camerlengo maggiore Pompeo Varese degli Atti,
1662-1732]. Per Fara S. Martino vd.: ff. 59r-62v (“Memoriali, Lettere, e ricorsi di
diuersi attinenti tutto attinente alla Fara S. Martino ed alcuni effetti in quelle parti
d’Abruzzo”), 65r-68v (erario Nicola Sciarra), 59r-70v (Bernardo d’Antrilli), 89r-94v
(erario Nicola Sciarra), 95r-96v (vicario generale Panfilo Tabassi), 97r-100v (Nicola
Buonvicini, Gaetano Gentile, Gentile Antonio Gentile, consultore e dottore Giacin-
to Peschio, Antonio e Nicola Tomei), 121r-124v (“Memoriale della Fara S. Martino
e altro”), 125r-128v (“Lettere diuerse della Fara S. Martino”: Unità e Reggimento
della Fara S. Martino, Donato di Giulio, Santo della Porta, erario Nicola Sciarra,
vicario foraneo Ottavio Tavani), 137r-138v (Gentile Antonio Gentile, dottore Anto-
nio Simeone de Simeoni, vicario generale Panfilo Tabassi), 139r-140v (governatore
Tarquinio Armenante), 149r-150v (governatore Tarquinio Armenante), 155r-158v
(governatore Tarquinio Armenante), 163r-164v (chierico Angelo Aruffa, consultore
e dottore Giacinto Peschio, erario Nicola Sciarra, dottore Antonio Simeone de Si-
meoni, vicario generale Panfilo Tabassi), 177r-181v (Giovanni Bernardino Aruffa,
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208. – ACSP, Abbazie 330 (cart.; mm 280 × 200, ff. 1-191 [ff. 36, 47, 87, 168-191
bianchi]; fascicoli e mazzo di fogli sciolti senza copertina) [1629-1630]
Scritture relative alla controversia giurisdizionale fra il Capitolo di S. Pietro per
l’abbazia di S. Martino della Fara e Chieti: memoriali, sommari, esposti, atti vari
prodotti dalla causa, fedi, qualche lettera. Ai ff. 95-191 “Scritture diuerse per Liti
auute per le Chiese sogette in Chieti et altroue in Regno”.
209. – ACSP, Abbazie 331 (cart.; mm 275 × 180/175, ff. 1-1358 [ff. 1, 169-171,
183, 198-199, 336, 378, 425, 458, 461, 475, 517, 533, 580, 673, 687, 699, 707, 710-
711, 739-752, 845-847, 865, 1127-1136, 1142-1143, 1149-1150, 1156-1158, 1167,
1194-1195, 1203, 1357-1358 bianchi]; mazzo di scritture in parte in fogli sciolti e
fascicoli, in parte legato in registri [scil. ff. 1-42 già ff. 1-42, 713-752 già ff. 1-40,
754-817 già ff. 1-123, 818-847 già pp. 1-59, 866-1077 già ff. I. 1-211, 1078-1136 già
ff. 1-58, 1205-1358 già ff. 1-153], senza copertina * [lat.]) [fine sec. XVI – inizio sec.
XVII]
“Scritture nella causa con l’Arcivescovo di Chieti sopra la Giurisdizione dell’Ab-
badie di S. Saluatore della Maiella, Fara S. Martino, ed altre chiese soggette alle
medesime, e vanno unite con l’altro mazzo di Processi”. – Memoriali e sommari,
esposti, qualche supplica al Papa e qualche lettera, copie di documenti riguardanti
la causa dal 1044 in poi, fedi, atti di concordia, citazioni, informazioni, resoconti
vari, notizie di visite, decisioni, sommari delle deposizioni dei testimoni ed altro,
per la causa giurisdizionale dell’Arcivescovo di Chieti della fine del sec. XVI e prima
metà del sec. XVII. In particolare vd.: “Abadiae Sancti Martini et Sancti Saluatoris
de Maiella quod non sit in dioecesi Theatina, sed extra illam et sint Capituli Sancti
Petri, et diuersa habeant beneficia in diversis locis” (ff. 2r-43v); “Copia bullae In-
nocenti Papae tertii 1200” (ff. 339r-340v); “Donatione di Credindeo dell’anno 1044”
[copia] (ff. 466r-469v); “Copiae Bullae Innocentij Tertij super exemptione omnium
ecclesiarum Basilicae Sancti Petri anno Domini 1200” (ff. 470r-473v); “Informatio-
ne intorno all’abbatia di S. Martino della fara” (ff. 753r-754v).
210. – ACSP, Abbazie 334 (cart.; mm 260 × 200; ff. 1-166 [ff. 123-140, 153-160 a
stampa] [ff. 46, 49, 72, 82, 84, 96, 111 bianchi]; mazzo di fogli sciolti senza coper-
tina) [1574-1769]
Scritture diverse relative a controversie riguardanti l’abbazia di S. Martino della
Fara: I): controversia fra il Capitolo e l’arcivescovo di Chieti per questioni giurisdi-
zionali della prima metà del sec. XVII (ff. 1r-104v). – II): controversia fra il Capi-
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tolo e il Duca Scipione Valignani per alcuni beni [anni 1737-1742], con documenti
in copia del 1574 (ff. 105r-116v); controversia fra il vescovo di Sulmona e l’abate
di S. Spirito di Sulmona dell’ordine dei Celestini della prima metà del sec. XVIII
(ff. 117r-166v). Sono per la maggior parte memoriali e sommari per le cause [in
parte a stampa: vd. ai ff. 123-140, 153-160] oltre a qualche lettera, copie di docu-
menti antichi e deposizioni di testimoni.
211. – ACSP, Abbazie 334A (cart.; mm 300 × 210; ff. 1-569 + f. 94a [ff, 8, 12, 22,
29-30, 34, 37, 41, 49, 51, 55-56, 66, 78-79, 86, 88, 90, 94a, 108, 115, 120, 122, 125,
132, 151, 155, 180, 197, 209, 211, 213, 248, 262, 270, 272, 280-282, 291, 295, 335,
366, 397, 449, 536-544, 567-569 bianchi]; mazzo di fogli sciolti senza copertina)
[1768-1790]
“Abbadie del Regno di Napoli”. – Scritture relative alla controversia sorta tra
il Capitolo di S. Pietro ed il Regno di Napoli per i diritti sulle Abbazie della Fara
S. Martino, di S. Salvatore di Maiella e di S. Barbato, per gli anni 1768-1790 con
carteggio fra il Capitolo di S. Pietro nella persona di Benedetto Ancajani camerlen-
go ed i suoi agenti in Napoli, esposti, memorie, relazioni, riflessioni, suppliche e
lettere al Re di Napoli e di Spagna, note e regesti dei documenti riguardanti la que-
stione, istanze, attestati, note di esazioni e dare ed avere tratti dai libri d’archivio,
minutario di lettere e di scritture varie del Capitolo di S. Pietro e simili. In parti-
colare: “Posizione della lite agitata avanti i tribunali di Napoli sopra i titoli e pro-
venienze delle Abbadie del Reuerendissimo Capitolo ed inventario dei documenti
originali che furono estratti dall’Archivio Capitolare. S. Martino di Fara, S. Salvato-
re di Maiella, S. Barbato. 1785-1790. Carteggio fra il Reuerendissimo Capitolo ed i
suoi agenti di Napoli nella causa pendente avanti la Curia del Cappellano Maggiore
fra detto Reuerendissimo Capitolo e la Corte per l’usurpazione del gius Patronato
che gode il medesimo nelle abbadie di S. Martino di Fara, S. Salvatore di Maiella, e
S. Barbato” (ff. 1r-151v). Ai ff. 156r-163v memoriale sulla donazione di Credindeo
[suddiviso in sette paragrafi: 1) “Donazione del Credindeo al sacerdote Isberto e
suoi successori”; 2) “Bulla di unione del Monistero di S. Martino, e suoi Beni al
Capitolo Vaticano”; 3) “Acquisto fatto dal Capitolo Vaticano dalla Giurisdizione
Criminale della Fara per mezzo del Dottor Melchiorre Raviglione”; 4) “Si esamina
la Donazione del Credindeo, che la Comunità soppone apogrifa”; 5) “Il Credindeo si
dimostra utile Padrone della Fara S. Martino”; 6) “Rendite derivate dalla donazione
del Credindeo”; 7) “Ragioni fiscali, e principalmente la nullità della Bolla dell’unio-
ne”]. Ai ff. 347r-366v supplica firmata da Concezio Cipollone in data 25 ottobre
1769 “per parte della Università della Terra di Fara San Martino, dinunciante al
Regale Erario la reintegrazione di quella Terra, delli Feudi adjacenti alla pretesa
Badia di S. Martino, e di altro” [cap. I: “Si dimostra come, quando, e con quali
mezzi s’intrusero fraudolentemente nella Terra di Fara S. Martino i Monici dell’or-
dine Benedettino; e come, quando, e con quali mezzi s’intruse nella medesima il
Capitolo di S. Pietro di Roma”; cap. IIa: “Si dimostra essere apocrifa la Donazione
e Fondazione del Credindeo”; cap. IIb-c: “Le Bolle de’ Papi Onorio, e Benedetto
sono apocrife, e nulle”; cap. Id: “Si dimostra irrita la incorporazione fatta al Capi-
tolo Vaticano del Monistero di S. Martino, e sue rendite, colla bolla di Nicolò V”;
cap. III: “Si fa comprendere l’intrusione fatta dal Capitolo nelle giurisdizioni civile,
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212. – ACSP, Abbazie 335 (cart.; mm 275 × 210; ff. 1-165 [ff. 83-165 bianchi];
fascicolo cartaceo con copertina di cartone) [1723]
“Atti fatti nella causa della Tintoria dell’Abbazia della Fara S. Martino spettante
al Reuerendissimo Capitolo contro Giovanni Aruffa – 1723”. – Atti del processo.
213. – ACSP, Abbazie 336 (cart.; mm 280 × 210; ff. 1-122 [ff. 8, 11, 13, 15, 24, 30,
69, 77, 79, 84, 89, 102, 104, 108, 111, 114, 116, 122 bianchi]; mazzo di fogli sciolti
senza copertina) [sec. XVII]
“Conti, entrate e uscite della Fara S. Martino, sec. XVII”. – Ai ff. 1r-6v “Instru-
mentum scripturarum S. Martini”, numerose “Note dell’entrate annue della Fara
di S. Martino”, e lettere di Antonio Aruffa “cappellano della venerabile Chiesa di
S. Martino de Valle”, Antonio Baglione canonico camerlengo, fra Bernardino, Giu-
seppe di Rocco, Giuseppe Marrone, Giovanni Santini, Liberatore Tavani vicario.
214. – ACSP, Abbazie 337 (cart.; mm 280/195 × 200/130; ff. 1-228 + 178a [ff. 12,
22, 34, 112, 127, 135, 137, 142, 146, 157-160, 163, 165, 172, 179, 183, 197, 199 bian-
chi], mazzo di fogli sciolti senza copertina) [sec. XVII-XVIII]
Scritture varie dell’abbazia di S. Martino della Fara: lettere scritte da varie per-
sone al Capitolo (Camerlengo e Reggimento: ff. 173r-174v; Università della Fara:
ff. 171r-172v; Domenico e Bernardino Armidei: ff. 76r-77v; Santo della Porta:
ff. 11r-12v; Paolo Antonio de Nardis: ff. 52r-55v; Giuseppe di Carlo: ff. 78r-80v;
Lallo di Lallo: ff. 97rv + 100rv; sacrestano Antonio di Martino: f. 15r; Anna Maria
Foglia di Napoli: f. 152r; Gaetano Gentile: ff. 105r-106v; Giovanni Andrea Gentile:
ff. 164r-168v; Antonio Gentile del Colle: ff. 72r-73v; Giuseppe Milone: ff. 103r-104v;
Giacinto Peschio: ff. 98r-99v; Giuseppe Ricciuti: ff. 46r-47v; Nicolò Sciarra: ff. 13r-
14, 22r-26v, 56r-59v, 81r-96v; Angelo Scioli: ff. 74r-75v; Panfilo Tabassi: ff. 29r-32v,
36r-45v; Ottavio Tavani: ff. 33rv, 101r-102v; Stefano Tavani: ff. 109r-110v; Fabiano
Verna: ff. 16r-21v, 107r-108v; vicario Giuseppe Verna: ff. 153r, 162rv), con allegati
vari, suppliche (ff. 111r-112v: petizione di Baldassarre Aruffa, Giovanni Antonio
Verna e Giuseppe Marrone a favore di Giuseppe Milone), minute delle risposte
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(Università della Fara: ff. 124r-125v; governatore Antonio Marini: ff. 119r-120v; go-
vernatore Scipione Paladino: f. 136rv; erario Nicola Sciarra: ff. 126r-133v; Ottavio
Tavani: ff. 122r-123v, 134r), copie di decreti (ff. 181r-184v: “Instrumentum publi-
cum in pergameno Concordiae inter Reuerendissimum Capitulum Sancti Petri, et
uniuersitatem Terrae Farae Sancti Martini super tentoria Anno 1624. 20 Augusti”),
scritture relative a controversie (ff. 178r-180v: “Foglio sopra le Usurpationi di ter-
reno fatte dal Padrone e Genti di Palombaro sopra il territorio della Fara”). Abbia-
mo inoltre: “Transcriptum sententiae antiquissimae compositione terminorum in
confinibus Castri Ciuitellae [i.e. Civitella Messer Raimondo]” [copia di documento
dell’11 ottobre 1378; vd. anche infra al n. 215 ai ff. 38r-41v] (ff. 1r-8v); “De praxi
tradendi domus cum annuo censu, An sit observanda in posterum in Terra S. Mar-
tini Farae” (ff. 138v-143v); “Exempla Concessionum Domorum Terrae S. Martini
farae in emphyteusim absque Beneplacito Apostolico” (copia di documento datato
11 ottobre 1598) (ff. 144r-147v); “Decreti [dell’anno 1648] per la prouista dell’Ar-
ciprete della fara S. Martino, dalli quali si racoglie come sia stato praticato per
la prouista dell’Arciprete” (ff. 148r-150v); “N. 4. Edictum Pro Concursu, et Exa-
mine ad Archipresbiteratum Parrocchialis Ecclesiae Sanctissimae Annuntiatae et
S. Remigii Membri Abbatiae S. Martini de Fara Nullius Dioecesis Sacrosanctae
Vaticanae Basilicae Authoritate Apostolica perpetuo Unitae” [copia su carta di mm
400 × 275; con la seguente nota: “s’auerte che non fù poi praticato, come era stato
pensato, per la uacanza seguito l’anno 1688] (f. 151rv); “N. 5. Contro Giovanni An-
drea Gentile” (ff. 152r-161v). Alla fine del volume è allegato un fascicolo di 18 fogli
(ff. 209r-228v) rilegato con copertina di cartone: “Status animarum Terrae Farae
Sancti Martini anni 1676”.
215. – ACSP, Abbazie 338 (cart.; mm 265 × 195; ff. 1-101 + 13a [ff. 13a, 64-65, 69-
71, 82 bianchi], mazzo di fogli sciolti e fascicoli senza copertina) [sec. XVII-XVIII]
Scritture varie spettanti alle abbazie di S. Martino della Fara e di S. Salvatore a
Maiella. – Ai ff. 32-101v “Copie e Scritture spettanti all’Abbadia della Fara S. Marti-
no”, tra cui: “N. 1. Sententia cum impositione terminorum in confinibus S. Martini
de Valle, et Castri Ciuitellae [i.e. Civitella Messer Raimondo]” [copia di documento
del 11 ottobre 1378; vd. anche supra al n. 214 ai ff. 1r-8v] (ff. 38r-41v); “Lettera di
Don Liberatore Tauani [datata 26 luglio 1626] nella quale dà conto in che modo
l’Abbadia di S. Martino della Fara è venuta al Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro”
(ff. 44r-49v); “Confini posti anticamente di consenso delle Parti frà le Uniuersità
della Fara S. Martino, e di Palombano [i.e. Palombaro] con una lettera della Signo-
ra Laura di Palma Signora di Palombano delli 29. Luglio 1581” [copia] (ff. 50r-51v);
“N. 2. Articuli nella causa de Confini frà l’Uniuersità della Fara S. Martino, et di
Palombano [i.e. Palombaro]” (ff. 52r-63r); “N. 3. Instrumentum Concordiae inter
Uniuersitatem Castri Farae S. Martini, et Uniuersitatem Castri Palmanae [i.e. Pa-
lombaro] super Jure pascendi, et aliis Juribus cum declaratione confinium Die 22
Aprilis 1444” [copia] (ff. 66r-79r); “N. 4. Protestanza per Santo Martino et Uniuer-
sità contra Palombano [i.e. Palombaro]” del 7 marzo 1581 [copia] (ff. 80r-81v);
“N. 5. Concordia inter Reuerendissimum Capitulum Sancti Petri, et Uniuersitatem
Terrae Pharae Sancti Martini super Territoria 1624. 20. Augusti” (ff. 84r-91v); “N. 6.
Dispensatio in Quarto consanguinitatis pro Laicis de Fara direpta Archipresbytero
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Fare anno quarto Pauli pape IV [i.e. 1 ottobre 1559]” [copia] (ff. 92-93v); “N. 7. Per
l’Abbadia della Fara di S. Martino. Lettere delli 8. ottobre 1715 sopra l’erezione
del Monte di Pietà” [lettere di Pietro Abundio Battiloro, Giuseppe Ricciuti, Nicola
Sciarra (ff. 94r-101v)].
216. – ACSP, Abbazie 339 (cart.; mm 270 × 200; ff. 1-307 [ff. 10-18, 50-51, 61-64,
93, 95, 97, 99, 101, 103, 106-107, 110-111, 113, 115, 117, 120-121, 124-125, 127,
129, 131, 132, 135, 138, 140-141, 144, 146-147, 149, 152-153, 156-157, 159, 162-163,
160, 168-169, 171, 173, 175, 178-179, 182-183, 185, 187, 190-191, 193, 196-197, 199,
201, 205-207, 209, 211, 214-215, 217, 219, 222-223, 226-227, 229, 232-233, 235, 237,
239, 241, 244-245, 247, 249, 251, 253, 255, 258-259, 262-263, 266-267, 269, 272-273,
276-277, 279, 282-283, 286-287, 289, 291, 294-295, 297, 300-301, 304-305, 307, 456
bianchi]; mazzo di fogli sciolti e fascicoli senza copertina) [sec. XVII]
“Indice et origine de’ Privilegj, Donazioni, Collazioni dei Beneficj, e Chiese, Feu-
di spettanti all’Abbadia di S. Salvadore della Majella”. – Indice di tutti gli atti ri-
guardanti S. Salvatore della Maiella, dall’erezione dell’abbadia (1021) in poi e tutti
le chiese da essa dipendenti, nota delle collazioni, regesto dei singoli documenti
con un solo atto intero (ff. 82r-87v), ma in copia, dell’anno 1356 contenente la tra-
scrizione del privilegio di Innocenzo III del 1199 e di una donazione del 1040. Per
Fara S. Martino vd. le informazioni sulle chiese di S. Remigio e S. Maria a f. 29r.
217. – ACSP, Abbazie 350 (cart.; mm 280/195 × 220/115; ff. 1-863 + 640a, 640b,
803a [ff. 54, 73, 88, 106, 109, 125, 204, 223, 228, 251, 266, 271, 275, 277, 279, 283,
291, 299, 310, 324, 335, 338, 353, 357, 374, 377, 386, 435, 475, 543, 578-580, 585-
586, 608, 611-613, 645, 640b, 645, 658, 682-683, 722-723, 726-727, 729, 732-733,
751, 762-766, 779, 792, 799, 803, 803a, 828-829, 831, 833-835 bianchi], mazzo di
fogli sciolti e fascicoli con copertina di cartone rivestito in pergamena) [sec. XVI-
XVII]
“Mazzi di Scritture riuedute in occasione di formare lo Stato dell’Abbadia della
Maiella e credute inutili”. – Miscellanea di scritture relative all’abbazia di S. Marti-
no della Fara e sue dipendenze e a quella del Bosco e sue dipendenze, riguardanti
in massima parte l’amministrazione: lettere, conti e tabelle di introiti e libri di
spese, atti vari, suppliche, fedi, appunti, informazioni, istruzioni, relazioni di visite,
scritture relative a processi, deposizioni di testimoni, memoriali e altro. Per Fara
S. Martino vd.: “Nota delle pecore che sono state nelle montagne nel presente anno
1600” (ff. 29r-31v), “Copia d’alcuni atti fatti nella fara per il bando dei Terraggi”
(f. 80r), “Sommario delle Informationi con l’Inquisiti della Farra” (ff. 213r-216v),
“Informazione contro Nicola Antonio Carosi e Sciolo Volpe” (ff. 241r-244v), “Ordi-
natiui pel buon gouerno spirituale della fara S. Martino” (ff. 274r-275v), “Entrate
della fara S. Martino secondo la nota del fattore” (ff. 356r-357v), “Memoriale di
Donato Ambrosio di Palombano [i.e. Palombaro] Capellano in S. Martino per la
compra dell’horto di <Colantonio> Sanuto et altri terreni” (ff. 436r-437v), “Ricordi
per la badia della fara” (ff. 468r-473v), “Ristretto delli conti di Giouanni Cola <di
Giulio> erario della fara, et Maiella da Maggio 1602, per tutto li 20. di Maggio 1605”
(ff. 536r-543v), “1601 di Dicembre. Nota delle anime della fara S. Martino in Abruz-
zo” [scil. “homini 210. femine 221. figlioli 140. figliole 82. Serue 1. In tutto 660”]
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218. – ACSP, Abbazie 375 (cart.; mm 285/195 × 200/135; ff. 1-176 [ff. 8, 20, 55,
68-69, 75-76, 104, 128-129, 137, 139, 141, 150, 157, 160, 170, 173 bianchi], mazzo
di fascicoli e fogli sciolti senza copertina) [1576-1772]
Carte relative all’abbazia di S. Ruffillo (Forlimpopoli). Ai ff. 76r-130v è la rela-
zione preparata per una seduta della Congregazione delle Badie prevista per il 6
agosto 1722 (“Foglio per la Congregazione sopra le Badie che si adunarà lì 6. Ago-
sto 1722”): ai ff. 93v-95r “Per la Badia della Fara S. Martino”.
219. – ACSP, Abbazie 380 (cart.; mm 280/190 × 220/135; ff. I-X. 1-611 + 501a
(già f. 365), 501b (già f. 366), 507a (già f. 368), 563a (già f. 544), 567a (già f. 549),
595a (già f. 353), 603a (già f. 354) [ff. V-VI, IX-X, 18, 31, 40, 49-53, 58, 63, 67, 110-
111, 121-123, 160, 168, 171-172, 198, 200, 224, 234-235, 239, 272-274, 276, 307,
312, 329-330, 332-333, 335-336, 342-343, 360, 369, 375, 387-388, 409, 420, 423,
473, 490, 493, 499, 507a, 509-510, 517-518, 532, 535, 543, 549, 551, 567, 567a, 573,
501a-b (già ff. 345-346), 586-587, 601-602, 603a (già f. 354), 611 bianchi]; mazzo di
fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1686-1701]
“Processi diuersi e querele diuerse”. – Scritture di processi istruiti nel territorio
di S. Ruffillo (Forlimpopoli), del Bosco e della Fara S. Martino: sommari di proces-
si, deposizioni di testimoni, relazioni, lettere, suppliche e documenti vari (attestati,
strumenti di pace, copie di capitoli ed altro). Precedono un “Indice delli Processi
contenuti nel presente Volume fabricati contro diuersi” (ff. I-Vv) ed un indice dei
nomi (ff. VIIr-VIIIv). Per Fara S. Martino abbiamo: “Don Giouanni Andrea Gentile
sacerdote della Fara S. Martino processato lì 5. Luglio 1690. per rissa seguita trà
esso e Gioachino suo fratello” (ff. 44r-52v), “Don Rocco Alleua sacerdote della Fara
S. Martino processato lì 23. Aprile 1694. per preteso stupro commesso nella perso-
na di Tomassa di Luberto di detto Luogo” (ff. 194r-201v), “Don Francesco Gentile
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Arciprete della Fara S. Martino lì 24. Luglio 1702. uiene imputato di pratica diso-
nesta con diuerse Donne, della trascurataggine nell’amministratione de Santissimi
Sacramenti, e d’altri delitti” (ff. 534r-543v).
220. – ACSP, Abbazie 380A (cart.; mm 290/135 × 190/115; ff. 1-912 + 717a, 717b
[ff. 604-605, 670 a stampa] [ff. 10, 14, 16, 20, 24, 58, 60, 69, 76-77, 82, 84, 86, 92,
100, 107, 116, 119, 124, 129, 133, 145, 147-148, 168, 175, 177, 179, 194, 200, 208,
211, 217, 225, 229, 232, 236, 238, 242, 244, 246, 248, 268, 279, 300, 343, 352, 366,
377, 379, 380, 394, 396, 398, 407, 413, 415, 431, 447, 456, 488, 493, 509, 527, 539,
552, 570-577, 586-587, 609, 633, 642, 645, 648, 672, 683, 700, 717b, 724, 730, 733,
777, 811, 815, 824, 825, 832, 841, 848, 909 bianchi]; mazzo di fascicoli e fogli sciolti
con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1712-1718]
“Processi Criminali e Memoriali di Ricorso contro diuersi dal 1712 a tutto [- – -]”;
ff. 1r-552v: “Memoriali di ricorso contro diuersi con le Informazioni dall’Anno 1712
à tutto il 1718”. – Lettere di ricorso contro varie persone dell’abbazia della Fara S.
Martino, del Bosco e di S. Ruffillo (Forlimpopoli), spesso accompagnate da lettere
di vicari o dipendenti del Capitolo, con allegate informazioni, citazioni, deposi-
zioni di testimoni, atti notarili, verbali di sedute, scritture relative a processi”. Per
Fara S. Martino vd. ai ff. 2r-166v per i ricorsi contro il sacerdote Giovanni Gentile
(ff. 2r-3v), il chierico Andrea di Carlo (ff. 4r-5v), Gentile Antonio Gentile (ff. 143r-
148v), “Ricorsi contro l’Erario [scil. Giovanni Antonio (Giannantonio) Aruffo], con
una sua giustificazione sopra i medesimi” (marzo 1715; ff. 149r-162v); lettere di
Stefano Arruffa (ff. 49r-50v, 137r-138v), Pietro Abundio Battiloro (ff. 581r-582v,
588r-591v; vd. anche infra), frate Ferdinando di Villamagna sacerdote dei Minori
Osservanti (24 agosto 1717, ff. 122r-125v; con lettera di Ottavio Tavani), Giovanni
Gentile “pro expeditione et pro gratia die 28. Maggio 1713” (ff. 6r-7v; vd. inoltre le
sue lettere ai ff. 23r-24v, 39r-40v, 65r-66v), Gentile Antonio Gentile (ff. 25r-26v [6
febbraio 1714], 31r-32v, 33r-36v [4 febbraio 1713], ff. 37-38v, 126r-130v), Giusep-
pe Gentile (ff. 126r-130v, 144r-145v), Giovanni Gentile del Colle (ff. 59r-60v), Pier
Francesco Libertati (ff. 71r-79v, 8 aprile 1713), Antonio Ricciuti (ff. 57r-58v, 131r-
134v), Giuseppe Ricciuti (ff. 29r-30v); inoltre: memoriale di Domenico Battistone
“pro gratia dì 17. Febrarij 1715” (ff. 8r-11v); memoriali di vari cittadini a favore di
Giovanni Gentile datati aprile-maggio 1714 (ff. 12r-18v); difesa di Giovanni Gentile
del Colle datata marzo 1715 (ff. 18r-22v); suppliche, memoriali e lettere di Pietro
Abundio Battiloro (ff. 163r-166v), Aurelia Gentile (ff. 87r-90v) Lallo di Lallo (ff. 27r-
28v, 45r-46v, 53r-56v, 79r-82v, 93r-96v, 101r-108v, 131r-134v, 141r-142v), Antonio
Orsatto (ff. 85r-86v), Pietro Pienzo (ff. 91r-92v); supplica di Berardino di Sciullo
e Donato Verna (ff. 83r-84v); “Ricorso contro il chierico Andrea di Carlo. Si è ri-
corso al Vicario che proceda secondo la giustizia; lì 25 giugno 1712” (ff. 41r-42v);
“In Causa in hac Curia uertente inter Berardinum Orsatto et Dominicam Tauana
eius uxorem, ex una, et Angelam de Intino Ferruccio inquisitam, et detentam pro
alapa [“schiaffo”] manu aperta in faciem Dominicae Tauana” [16 novembre 1712,
copia} (ff. 47r-48v); “Copia della scrittura” tra Stefano Arruffa e Giovanni di Lallo
[4 settembre 1713, copia] (ff. 61r-62v); “Copia del decreto della Dogana” (16 set-
tembre 1713; ff. 63r-64v); “Memoriale per la Festiuità dell’Ascenzione del Signor
<Lallo> di Lallo (ff. 67r-70v); “Giustificazioni dell’Erario della Fara [scil. Tommaso
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221. – ACSP, Abbazie 381 (cart.; mm 270 × 200; ff. 1-73 + 46a [ff. 58-65 a stam-
pa] [ff. 8, 20, 42, 51, 53, 55, 57, 69 bianchi], mazzo di fogli sciolti senza copertina)
[sec. XVI – 1853]
Miscellanea di scritture diverse relative alle abbazie dipendenti dal Capitolo
di S. Pietro: conti, ricevute, appunti, atti vari, minute di risposte, note di laudemi,
esposti, memoriali. Per Fara S. Martino vd. ai ff. 2r-3v (memoria redatta il 13 mar-
zo 1691 riguardo l’arciprete Francesco Gentile e la sua attività parrocchiale), f. 4rv
(testimonianza di Fulvio Scarcella in data 22 febbraio 1591), ff. 5r-6v (polizza del
12 settembre 1577), f. 11rv (“Lista delle spese fatte e salari nell’anno 1552”), ff. 13r-
14v (scrittura relativa ad un processo in data 18 agosto 1575), ff. 15r-18v (ricevute
varie, tra cui quella di Pandolfo Pucci, beneficiato del Capitolo di S. Pietro [dal
1570], da parte di Giovanni Nicola/Cola di Giulio), ff. 35r-38v (“Nota per la Giuri-
sdizione delle seconde cause nella Terra della Fara San Martino”).
222. – ACSP Abbazie 384 (cart.; mm 330 × 225; ff. 1-148 + 12a [ff. 1, 112-148
bianchi]; registro con copertina di cartone rivestita di pergamena con corregge di
cuoio marrone; è allegato un fascicolo con indice a rubrica con copertina in perga-
mena [cart.; mm 310 × 210; ff. 1-20, ff. 1, 8, 12, 16 bianchi]) [1680-1727]
“Libro delle Abbadie”. – Libro di entrate e uscite dell’amministrazione delle ab-
bazie appartenenti al Capitolo di S. Pietro. Per Fara S. Martino sono registrati gli
esercizi degli erari Giuseppe di Carlo (ff. 84v-85r: aa. 1706-1709), Giuseppe Gentile
del Colle (ff. 85v-86r: aa. 1709-1712; ff. 89v-90r: aa. 1712-1713; ff. 91v-92r: a. 1713;
92v-94r: aa. 1713-1714; ff. 95v-96r: a. 1715; ff. 96v-98r: a. 1716; ff. 98v-100r: a.
1717), Giuseppe Milone (ff. 4v-5r: aa. 1682-1686; ff. 32v-33r: aa. 1689-1693; ff. 45v-
46r: aa. 1694-1696; ff. 46v-47r: aa. 1694-1695; ff. 58v-59r: aa. 1698-1699; ff. 62v-63r:
a. 1702), Nicola Sciarra (ff. 67v-68r: aa. 1702-1703 e 1709; f. 72r: aa. 1703-1705 e
1707-1708; vd. anche i ff. 109r-111v con la dichiarazione dello stesso Sciarra in
data 5 dicembre 1700 riguardo alla ricezione di “diecinoue libretti, che contengono
l’Entrate et Uscite della Terra della Fara San Martino del suddetto Reuerendissimo
Capitolo che cominciano dal primo Aprile 1681 à tutto Marzo 1700”) e Giovanni
Antonio Verna (ff. 79v-80r: aa. 1704-1706); sono anche registrate le spese di Leo-
nardo di Sciullo, affittuario della Tintoria per l’anno 1702 (f. 72v), quelle fatte “dal
nostro Reuerendissimo Capitolo in resarcire, e restaurare il Palazzo Abbaziale nella
Terra della fara San Martino” (f. 72v: a. 1702) e quelle della “Terra della fara di San
Martino in Abruzzo” (ff. 11v-12r: aa. 1682-1693; ff. 46v-47r: aa. 1694-1695; ff. 56v-
57r: aa. 1697-1700; ff. 70v-71r: aa. 1704-1710; ff. 87v-88r: aa. 1710-1712).
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223. – ACSP Abbazie 385 (cart.; mm 405 × 270; ff. 1-145 [ff. 1, 138-144 bianchi];
registro con copertina di cartone rivestita di pergamena con corregge di cuoio mar-
rone) [1734-1768]
“Abbadie del Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro”. – Libro di entrate e uscite
dell’amministrazione delle abbazie appartenenti al Capitolo di S. Pietro. Per Fara
S. Martino sono registrati gli esercizi degli erari Giovanni Antonio Aruffo (ff. 3v-
4r: a. 1735; ff. 6v-7r: a. 1736; ff. 12v-13r: a. 1737; ff. 14v-15r: a. 1738; ff. 18v-19r: a.
1739; ff. 21v-22r: a. 1740; ff. 25v-26r: a. 1741; ff. 29v-30r: a. 1742; f. 38v: a. 1743;
ff. 40v-41r: a. 1744; ff. 43v-44r: a. 1745; ff. 46v-47r: a. 1746; ff. 62v-64r: a. 1748;
ff. 68v-69r: a. 1749; ff. 72v-73r: a. 1750; ff. 74v-75r: a. 1751; ff. 77v-78r: a. 1752;
ff. 79v-80r, 83r-84v: a. 1753; ff. 90v-91r: a. 1755), Tommaso Cipollone (ff. 87v-88r:
a. 1754; ff. 92v-93r: a. 1755; ff. 95v-96r: a. 1756; ff. 99v-100r: a. 1757; ff. 103v-104r:
a. 1758; ff. 107v-108r: a. 1759; ff. 111v-112r: a. 1760; ff. 115v-116r: a. 1761; ff. 116v-
117r: a. 1762; ff. 120v-121r: a. 1763; ff. 125v-126r: a. 1764; ff. 129v-130r: a. 1765;
ff. 132v-133r: a. 1766; ff. 134v-135r: a. 1767; f. 136v: a. 1768) e Giovanni Battista
Gentile della Chiesa di S. Remigio (f. 53r: a. 1747). Ai ff. 54v-59v: “Visita fatta alla
Badia della Fara s. Martino dalli Illustrissimi e Reuerendissimi Signori Monsignori
Nicolò Sauerio S. Maria [i.e. Niccolò Saverio Santamaria; c. 1697-1776], et il Signor
Canonico Benedetto Ancajani [1700-1781] Visitatori nel Mese di Settembre 1747”.
224. – ACSP, Abbazie 386 (cart.; mm 335/145 × 200/130; ff. I. 1-805 [ff. 20, 28,
30, 32, 66, 86, 96, 118-119, 121, 140, 143-145, 164, 171, 182, 204-205, 207, 210, 218,
247-249, 256, 258, 260, 263, 283-284, 289, 333, 344-354, 394, 403-404, 416-418, 421,
426-428, 443-445, 464-468, 543-544, 555-560, 632-634, 763-764, 775-776, 800-805
bianchi]; filza di fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita in perga-
mena) [1689-1710]
“Abbadie. Giustificationi dall’Anno 1699 a tutto l’Anno 1714. Primo”. – Scritture
relative all’amministrazione finanziaria delle abbadie di S. Ruffillo (Forlimpopoli),
del Bosco e della Fara S. Martino: ordini di pagamento con relative ricevute, note
di riscossioni, lettere, perizie, fedi di spese eseguite, conti, note di riscossioni fatte
dai visitatori, libretti di entrate e di uscita. Per Fara S. Martino vd.: “Bilancio del
entroito et esito della Rendita de beni et efetti della Terra della fara San Martino
Amministrata da Nicola Sciarra Erario, dal primo Aprile 1700. à tutto Marzo 1702.
come da suoi due libretti consegnati in computistaria” (ff. 177r-178v); “N. 22. Li-
bro fatto, et ordinato per me Giouanni Antonio Verna erario dell’Illustrissimo, e
Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma, utile Signore della Terra della Fara
S. Martino in Apruzzo citra, nel quale si contiene l’Introito, e l’Esito dell’entrate
di detto Illustrissimo Capitolo per un Anno intiero principiato a 9 Ottobre 1703, e
giorno in cui si fu data la carica di detta Amministratione per tutto lì 10 Ottobre
1704” (ff. 270r-295v); “N. 23. Libro fatto, et ordinato per me Giouanni Antonio Ver-
na erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma, Utile
Signore della Terra della Fara Sancto Martino in Apruzzo citra, nel quale si contie-
ne l’Introito, e l’Esito dell’entrate di detto Illustrissimo Capitolo per un Anno intiero
principiato a 11 Ottobre 1704 per tutto lì 10 Ottobre 1705” (ff. 323r-354v); “N. 24.
Libro fatto, et ordinato per me Giouanni Antonio Verna erario dell’Illustrissimo e
Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma, Utile Signore della Terra della Fara
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225. – ACSP, Abbazie 387 (cart.; mm 315/130 × 210/125; ff. I. 1-701 [ff. I, 1, 57,
59-60, 85-89, 174-179, 205-208, 251, 274-276, 280, 361, 487, 633-636 bianchi]; filza
di fascicoli e fogli sciolti con copertina di cartone rivestita di pergamena) [1699-
1716]
“Abbadie. Giustificationi dall’Anno 1699 a tutto l’Anno 1714. 2°”. – Scritture
relative all’amministrazione finanziaria delle abbazie, specialmente quelle di Fara
S. Martino e del Bosco: bilanci, conti vari, note di pagamenti, liste di spese e ordini
di pagamenti, numerose ricevute, libri di entrata e di uscita. Per Fara S. Martino
abbiamo: “N. 31. Libro fatto et ordinato per me Gioseppe Gentile del Colle, Erario
dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma, Utile Signore e
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Barone della Terra della Fara S. Martino in Apruzzo, nel quale si contiene tutto
l’Introito, et Esito dell’entrate di detto Illustrissimo Capitolo principiato a 19 Marzo
1710 per tutto 20 Marzo 1711 conforme siegue” (ff. 68r-89v); “N. 32. Libro fatto,
et ordinato per me Gioseppe Gentile del Colle erario dell’Illustrissimo Capitolo
di S. Pietro di Roma, Utile Signore, e Barone della Terra della Fara S. Martino in
Apruzzo, nel quale si contiene tutto l’Introito, et Esito dell’Entrate di detto Illustris-
simo Capitolo di S. Pietro di Roma principiato lì 19 Marzo 1711 per tutto lì 20 Mar-
zo 1712” (ff. 156r-179v); “N. 35. Libro fatto, et ordinato per me Gioseppe Gentile
del Colle erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di San Pietro di Roma,
Utile Signore e Barone della terra della Fara S. Martino in Apruzzo, nel quale si
contiene tutto l’Introito et esito dell’entrate di detto Illustrissimo e Reuerendissimo
Capitolo principiato lì 19 Marzo 1712 per tutto lì 20 Marzo 1713 conforme siegue”
(ff. 185r-208v); “N. 36. Libro fatto et ordinato per me Gioseppe Gentile del Colle
erario dell’Illustrissimo, e Reuerendissimo Capitolo di San Pietro di Roma Utile Si-
gnore, e Barone della Terra della Fara S. Martino in Apruzzo, nel quale si contiene
tutto l’Introito et esito delle rendite di detto Illustrissimo e Reuerendissimo Capi-
tolo principiato lì 19 Marzo 1713 per tutto lì 20 Marzo 1714” (ff. 253r-276v); lavori
eseguiti su numerosi edifici di Fara (360r-370v); “Nota di vitturali che sono andati
per le scanne seruite nella Chiesa Abbadiale di S. Martino in restauratione del tetto
in osseruanza a degli ordini lasciati dall’Illustrissimi Visitatori Fabrizio Augustini
[Fabrizio Agostini, 1655-1712] e Guido del Palaggio [Guido Palagi, 1671-1732]” in
data 7 ottobre 1700 (f. 371rv); “Bilancio del Entroito, et Esito de beni, et effetti della
Terra della fara San Martino spettante al Reuerendissimo Capitolo di San Pietro
in Vaticano amministrata da Nicola Sciarra Erario dal primo Aprile 1700. à tutto
Marzo 1702. come da due libretti consegnati in Computisteria dal suddetto Reue-
rendissimo Capitolo” (ff. 382-383v); “Nota di denaro speso per la causa de conti di
Nicola Sciarra” (f. 443v); “N. 37. Libro fatto et ordinato per me Gioseppe Gentile
del Colle erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di San Pietro di Roma
Utile Signore e Barone della Terra della fara S. Martino, nel quale si contiene tutto
l’Introito, et esito delle rendite di detto Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo
principiato lì 19 Marzo 1714 per tutto lì 20 Marzo 1715” (ff. 615r-636v). Lettera del
canonico del Capitolo Domenico Riviera (1671-1752) in data Roma 24 settembre
1712 (ff. 248r-249v), 1 giugno 1713 (ff. 277r-278v) e 9 luglio 1713 (ff. 279r-280v).
226. – ACSP Abbazie 388 (cart.; mm 330/200 × 220/140; ff. I-II. 1-1325 [ff. I-II,
2, 32-33, 35, 72-75, 84, 90, 103, 109, 122, 161-162, 172, 174, 237, 241, 265-271, 302-
307, 311, 314, 334-336, 344, 376-378, 380, 382, 395-406, 430-437, 465, 504-505, 521,
567, 572, 605-609, 635-638, 654, 657, 702-715, 747-756, 784, 883, 885, 1010-1013,
1062, 1065, 1261-1262, 1271, 1284, 1324-1325 bianchi]; filza di fascicoli e fogli
sciolti con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1684-1731]
“Abbadie. Giustificazioni dall’Anno 1613 a tutto l’Anno 1730. 3°”. – Scritture
relative soprattutto all’amministrazione finanziaria delle abbazie. Per Fara S. Mar-
tino sono registrati i seguenti documenti contabili relativi alla gestione ammini-
strativi degli erari Giuseppe Gentile del Colle (per cui vd. anche ai ff. 209r, 236r-
240r, 308r-310r, 312, 337r-340r, 379r, 381r, 411r-412v, 447r-452v, 477r-480v), Gio-
vanni Antonio Verna (per cui vd. anche ai ff. 540r, 541r-542r, 639r-653v, 800r-810r,
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816r, 868r) e Carmine d’Antonio (per cui vd. anche ai ff. 871r-874v, 879r-885v,
1014r-1019v, 1057r-1058v, 1287rv, 1289r-1290v): “Libretto delli Residui della fara
di S. Martino spettanti al Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro per tutto Marzo
1688. – 1685. 1686. 1687. 1688” (ff. 22r-33v); “Libretto delli Residui della fara di
S. Martino spettanti al Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro per tutto marzo
dell’anno 1695” (ff. 64r-75v); “N. 20. Libro fatto et ordinato per me Giouanni Anto-
nio Verna Erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di San Pietro di
Roma Utile Signore della Terra della fara di San Martino in Apruzzo citra, nel
quale si contiene l’Introito, e l’Esito dell’Entrate di detto Illustrissimo Capitolo per
un anno intiero principiato adi 9 ottobre 1703, e giorno in cui gli fu data la carica
di detta Amministratione per tutto lì 10 ottobre 1704” (ff. 149r-172v); “N. 28. Libro
fatto et ordinato per me Giuseppe Gentile del Colle Erario dell’Illustrissimo e Reue-
rendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma, Utile Signore e Barone della Terra della
Fara di S. Martino in Apruzzo, nel quale si contiene tutto l’Inuentario, et l’Esito
dell’Entrate di detto Reuerendissimo Capitolo principiato li 20 Marzo 1709 per
tutto li 19 Marzo 1710 conforme siegue” (ff. 214r-235v); “N. 31. Libro fatto, et or-
dinato per me Gioseppe Gentile del Colle Erario dell’Illustrissimo e Reuerendissi-
mo Capitolo di S. Pietro di Roma, Utile Signore, e Barone della Terra della Fara
S. Martino in Apruzzo, nel’ quale si contiene tutto l’Introito, et l’Esito dell’Entrate
di detto Illustrissimo Capitolo principiato a 19 Marzo 1710 per tutto 20 Marzo 1711
conforme siegue” (ff. 248r-271v); “N. 32. Libro fatto, et ordinato per me Gioseppe
Gentile del Colle Erario dell’Illustrissimo Capitolo di S. Pietro di Roma, utile Signo-
re, e Barone della Terra della Fara S. Martino in Apruzzo, nel quale si contiene
tutto l’Introito, et l’Esito dell’Entrate di detto Illustrissimo Capitolo principiato lì
19 Marzo 1711 per tutto lì 20 Marzo 1712” (ff. 284r-307v); “N. 35. Libro fatto, et
ordinato per me Giuseppe Gentile del Colle Erario dell’Illustrissimo e Reuerendis-
simo Capitolo di San Pietro di Roma, utile Signore Barone della terra della Fara
S. Martino in Apruzzo nel quale si contiene tutto l’Introito, et l’Esito dell’Entrate di
detto Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo principiato lì 19 Marzo 1712 per
tutto lì 20 Marzo 1713 conforme siegue” (ff. 315-336); “N. 36. Libro fatto, et ordi-
nato per mè Gioseppe Gentile del Colle Erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo
Capitolo di San Pietro di Roma Utile Signore e Barone della Terra della fara S. Mar-
tino in Apruzzo, nel quale si conuiene tutto l’Introito et l’Esito delle Rendite di
detto Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo principiato lì 19 Marzo 1713 per
tutto lì 20 Marzo 1714” (ff. 355-378v); “N. 37. Libro fatto, et ordinato per mè Giu-
seppe Gentile del Colle Erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di San
Pietro di Roma Utile Signore e Barone della Terra della Fara S. Martino in Apruzzo
nel quale si contiene tutto l’Introito et Esito delle rendite di detto Illustrissimo e
Reuerendissimo Capitolo principiato lì 19 Marzo 1714 per tutto lì 20 Marzo 1715”
(ff. 383r-406v); “N. 38. Libro d’Introito et Esito formato per me Gioseppe Gentile
del Colle Erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo e Canonici di S. Pietro
di Roma nel quale si contiene tutte le rendite della Fara S. Martino dalli 19 Marzo
1715 per tutto lì 20 Marzo 1716 come anche le spese, e pagamenti occorsi in detto
tempo” (ff. 413r-436v); “N. 1. Libro dell’amministrazione esercitata da Giouanni
Antonio Verna Erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di
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Roma Barone della Terra della Fara sanmartino nel quale si contiene l’Introito ed
Essito della sua amministrazione sudetta principiata al primo d’Aprile 1718 per
tutto Marzo 1719 con la facoltà d’aggiungere e diminuire” (ff. 485r-507v); “N. 2.
Libro dell’Amministrazione d’Erariato esercitata da Giouanni Antonio Verna
dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Barone della Ter-
ra della Fara Sanmartino principiato al primo d’Aprile 1719 per tutto Marzo 1720
nel quale si contiene l’Introito, et Essito della detta sua amministrazione cum po-
testate addendi et minuendi” (ff. 523r-538v); “N 3. Libro fatto da Giouanni Antonio
Verna Erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma
Barone della Terra della Fara sanmartino, nel quale si contiene l’Introito, ed Essito
della sua Amministrazione principiata al primo d’Aprile 1720 per tutto Marzo 1721
cum potestate addendi et minuendi toties” (ff. 544r-561v); “N. 4. Libro dell’Ammi-
nistrazione d’Erariato nella Terra della Farasanmartino da Giouanni Antonio Ver-
na dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Barone di
detta terra principiato al primo d’Aprile 1721 per tutto Marzo 1722, nel quale si
contiene l’Introito, ed Essito della detta Amministratione cum potestate addendi et
minuendi” (ff. 591r-610v); “N. 5. Libro dell’Amministrazione dell’Illustrissimo e
Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma esercitata da Giouanni Antonio Ver-
na nella Farasanmartino principiato al primo d’Aprile 1722 per tutto Marzo 1723,
nel quale si contiene l’Introito, ed Esito di detta sua Amministrazione cum faculta-
te addendi et minuendi” (ff. 615r-638v); “N. 6. Libro dell’Amministrazione d’Eraria-
to esercitato da Giouanni Antonio Verna dell’Illustrissimo Capitolo di S. Pietro di
Roma Barone della Terra della Farasanmartino principiata al primo d’Aprile 1723
per tutto Marzo 1724” (ff. 676r-715v); “N. 7. Libro dell’Amministrazione d’Erariato
di Giouanni Antonio Verna dell’Illustrissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Padrone
principiato al primo d’Aprile 1724 per tutto Marzo 1725” (ff. 716r-757v); “Libro
dell’Amministrazione d’Erariato dell’Illustrissimo Capitolo di S. Pietro di Roma
Abbate e Barone nella Fara Santo Martino esercitata da Carmine de Antonio dal
primo d’Aprile 1725, à tutto Marzo 1726, nel quale si contiene l’Introito, ed Essito
di detto anno cum potestate addendi et minuendi” (ff. 761r-784v); “Libro d’esito
dell’Illustrissimo Capitolo fatto dal primo d’Aprile 1725, à tutto Marzo 1726
dall’Erario Carmine d’Antonio” (ff. 819r-837v); “Ristretto dell’entrata, che si porta
Carmine d’Antonio erario della Fara S. Martino per l’Amministrazione erariale
principiata al primo d’Aprile 1725 per tutto Marzo 1726” (ff. 869r-870v); “Libro
dell’amministrazione d’Erariato dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S.
Pietro di Roma Abbate e Barone della Fara S. Martino esercitata da Carmine d’An-
tonio dal primo d’Aprile 1726, à tutto Marzo 1727, nella quale si contiene tutto
l’introito, et esito fatto dal sudetto Erario in detto anno cum potestate addendi et
minuendi” (ff. 886r-909v); “Giornale dell’esito, e spese, che si fanno da Carmine
d’Antonio Erario Baronale dell’Illustrissimo Capitolo di S. Pietro di Roma in questa
Terra della Fara S. Martino, per l’anno principiato dal primo d’Aprile 1726, à tutto
Marzo 1727” (ff. 951r-958v); “Libro dell’Amministrazione dell’Erariato dell’Illu-
strissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Abbate e Barone della
Fara S. Martino esercitata da Carmine d’Antonio dal primo d’Aprile 1727, à tutto
Marzo 1728, nella quale si contiene tutto l’Introito, et esito fatto dal sudetto Erario
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in detto anno cum potestate addendi, et minuendi” (ff. 982r-1013v); “Libro dell’Am-
ministrazione dell’Erariato dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pie-
tro di Roma Abbate e Barone della Fara S. Martino esercitata da Carmine d’Antonio
dal primo d’Aprile 1728. à tutto Marzo 1729., nella quale si contiene tutto l’Introito,
ed Esito fatto dal sudetto Erario in dett’Anno cum potestate addendi, et minuendi”
(ff. 1012-1046v); “Giornale di tutto l’esito che si fa da Carmine d’Antonio Erario
Baronale coll’intelligenza di me in presente Vicario Gentile [i.e. Giovanni Battista
Gentile] per l’anno principiato al primo d’Aprile 1727 à tutto Marzo 1728” (ff. 1077r-
1984v); “Giornale delle spese, et Esito, che si fanno da Carmine d’Antonio Erario
nel corrente quarto anno del suo Erariato principiato al primo d’Aprile 1728 finien-
do all’ultimo Marzo 1729” (ff. 1133-1146v); “Nota della spesa fatta quest’anno 1728
e 1729 [scil. dal 9 novembre 1728 al 2 settembre 1729] per risarcire il tetto della
Chiesa di S. Martino, e per altri risarcimenti occorsi” firmata dal Vicario Generale
Melchiorre Delfico in data 14 settembre 1729 (ff. 1166r-1167v); “Giornale delle spe-
se, et Esito, che si fanno da Carmine d’Antonio Erario nel corrente quinto anno del
suo Erariato principiato al primo d’Aprile 1729 finiendo all’ultimo Marzo 1730”
(ff. 1201r-1208v); “Libro dell’amministrazione dell’Erariato dell’Illustrissimo e
Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma, Abbate, et Barone della Fara San
Martino esercitata da Carmine de Antonio dal primo d’Aprile 1729, à tutto Marzo
1730, nel quale si contiene tutto l’Introito, ed Esito fatto dal sudetto erario in
dett’anno, cum potestate addendi, et minuendi” (ff. 1231r-1262v); “Ristretto dell’In-
troito fatto da Carmine d’Antonio Erario Baronale della Fara S. Martino nell’anno
dell’Amministrazione Erariale dal primo Aprile 1729. à tutto Marzo 1730”
(f. 1275rv). Numerose ricevute ed alcune lettere tra cui quelle di Pietro Abundio
Battiloro (ff. 475r-476v, 16 luglio 1718), Giovanni Antonio Verna (ff. 759r-760v, 1
giugno 1723), Melchiorre Delfico (ff. 875r-878v, 6 gennaio 1727; f. 1266r, 17 no-
vembre 1732) e del canonico dal Capitolo Domenico Riviera [1671-1752] (f. 1199r,
7 maggio 1729).
227. – ACSP, Abbazie 389 (cart.; mm 300/190 × 220/130; ff. 1-1555 [ff. 2, 4-7,
72-75, 78, 80, 97, 121, 222-225, 316, 408-410, 536, 543, 563, 581, 810, 812, 882-883,
885, 1015, 1053. 1171-1175, 1186, 1188, 1191-1192, 1201, 1282-1290, 1314, 1393-
1397, 1443, 1554-1555 bianchi]; filza di fogli e fascicoli rilegati con copertina di
cartone rivestita in pergamena) [1726-1742]
“Abbadie. Giustificazioni dall’Anno 1731 a tutto l’Anno 1742. 4°. – Scritture di
amministrazione finanziaria delle abbazie di S. Ruffillo (Forlimpopoli), Bosco e
Fara S. Martino: ordini di pagamento, ricevute, note di spese e di riscossione, gior-
nali e libretti di introito ed esito, osservazioni sui conti trasmessi, lettere. Per Fara
S. Martino vd.: “Giornale delle Spese, et esito che si fanno dà Carmine de Antonio
nel corrente anno del suo Erariato principiato al primo d’Aprile 1730 e finiendo
all’ultimo di Marzo 1731” (ff. 3r-8v); “Libro dell’Amministrazione dell’Erariato del-
l’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Abbate, e Barone
della Fara Santo Martino esercitata dà Carmine d’Antonio dal primo d’Aprile 1730
à tutto Marzo 1731, nel quale si contiene tutto l’Introito, ed Esito fatto dal sudetto
Erario in detto Anno cum potestate addendi, et minuendi” (ff. 40r-75v); “Conti
dell’Erario della fara S. Martino Carmine d’Antonio a tutto Marzo 1730” (f. 103rv);
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“Adì 15 Nouembre 1732. Per la Reuisione de Conti dell’Erario della fara San Mar-
tino a tutto Marzo 1732” (ff. 104r-105v); “Ristretto dell’Introito fatto dà Carmine
d’Antonio Erario Baronale della Fara S. Martino nell’anno dell’amministrazione
Erariale dal primo Aprile 1730 per tutto Marzo 1731” (f. 106rv); “Libro dell’Ammi-
nistrazione fatta dà Carmine d’Antonio Erario Baronale e dal Reuerendo Canonico
Don Martino d’Antonio Protettori della Venerabile et Insigne Chiesa Abbaziale di
S. Martino per l’obblazioni che si fanno à detta Chiesa dal primo Agosto 1727. e per
tutto lì 11 Nouembre del corrente anno 1732” [copia] (ff. 109r-112v); “Risposta, et
Informo sopra la riuisitatione de conti dell’Erario Carmine de Antonio fatta nel
corrente anno 1732” (ff. 118r-122v); “Nota delle spese che si sono fatte per l’andata
in Chieti del Vicario [i.e. Melchiorre Delfico] per la causa dell’affitto della Tintoria,
per li Valimenti, e per altre cause” (ff. 129r-130v); “Giornale delle Spese, et esito che
si fanno dà Carmine d’Antonio Erario nel corrente settimo anno del suo Erariato
principiato al primo d’Aprile 1731 e finiendo all’ultimo di Marzo 1732” (ff. 162r-
165v); “Libro dell’Amministrazione dell’Erariato dell’Illustrissimo e Reuerendissi-
mo Capitolo di S. Pietro di Roma Abbate, e Barone della Fara S. Martino, esercita-
ta dà Carmine d’Antonio dal primo d’Aprile 1731. à tutto Marzo 1732, nel quale si
contiene tutto l’Introito, ed esito fatto dal sudetto Erario in dett’Anno cum potesta-
te addendi, et minuendi” (ff. 197r-225v); “Ristretto dell’Uscita fatta dà Carmine
d’Antonio Erario Baronale della Fara S. Martino per un’anno intiero dell’ammini-
strazione Erariale da lui esercitata dal primo d’Aprile 1732 à tutto Marzo 1732”
(f. 226rv); “Libro dell’Amministrazione dell’Erariato dell’Illustrissimo e Reueren-
dissimo Capitolo di S. Pietro di Roma, Abbate, e Barone della Fara Santo Martino
esercitata dà Carmine d’Antonio dal primo d’Aprile 1732 à tutto Marzo 1733, nel
quale si contiene tutto l’Introito, ed Esito fatto dal sudetto Erario in dett’Anno cum
potestate addendi, et minuendi” (ff. 255r-286v); “Giornale delle Spese, et Esito che
si fanno dà Carmine de Antonio Erario Baronale in questa Terra di Fara S. Martino,
coll’intelligenza, et approuatione del Vicario Generale [i.e. Melchiorre Delfico] nel
corrente ottauo anno del suo Erariato principiato al primo d’Aprile 1732, e finiendo
all’ultimo di Marzo 1733” (ff. 287r-291v); “Esito per la festituità di S. Martino, e suo
ottauo” (f. 315rv); Spese sostenute da Carmine d’Antonio per la ristrutturazione del
“Palazzo Abbatiale” e la “Corte” (ff. 320r-321v); “Ristretto d’Introito fatto dà Carmi-
ne d’Antonio Erario Baronale della fara S. Martino nell’anno dell’Amministrazione
Erariale dal primo d’Aprile 1732 à tutto Marzo 1733” (ff. 329r-330v); “Ristretto
dell’Introito fatto dal quondam d’Antonio Erario Baronale della Fara S. Martino, e
poi dal di lui fratello Berardino d’Antonio Pro Erario nell’anno dell’amministrazio-
ne Erariale dal primo Aprile 1733 à tutto Marzo 1734” (ff. 331r-332v); “Giornale dal
primo d’Aprile 1734 à tutto Marzo 1735 alle spese che si fanno per l’Illustrissimo
Capitolo di S. Pietro di Roma in questa Terra di Fara S. Martino. Proseguito il su-
detto giornale per quattro mesi da Berardino de Antonio Proerario cioè a tutto
Luglio 1734, che prese il possesso il nuouo Erario Giouanni Antonio Aruffa”
(ff. 371r-374v); “Libro dell’Amministrazione dell’Erariato dell’Illustrissimo e Reue-
rendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Abbate, e Barone della Fara S. Martino
esercitata dal quondam Carmine d’Antonio dal primo d’Aprile 1733 sino ad Agosto
di detto anno, e poi continuata sino à tutto Marzo 1734 dà Berardino d’Antonio di
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lui Fratello come Proerario. Ed in detto Libro si contiene tutto l’Introito, et Esito
fatto dalli sopradetti nel sudetto anno a tutto Marzo 1734, cum potestate addendi,
et minuendi” (ff. 375r-410v); “Libro dell’Amministrazione dell’Erariato dell’Illu-
strissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Abbate, e Barone della
Fara S. Martino esercitata dà Berardino Pro Erario a quattro mesi, cioè dal primo
d’Aprile 1734 à tutto Luglio di dett’anno. Ed in detto Libro si contiene tutto l’Introi-
to, et Esito fatto dal sudetto Pro Erario nelli sudetti quattro mesi, cum potestate
addendi, et minuendi” (ff. 411r-424v); “Giornale delle spese, et esito che si fanno dà
Carmine de Antonio Erario Baronale in questa Terra di Fara S. Martino, coll’intel-
ligenza, et approuatione del Vicario Generale [i.e. Melchiorre Delfico] nel corrente
nono anno del suo Erariato principiato al primo d’Aprile 1733 e finiendo all’ultimo
Marzo 1734” (ff. 425r-428v); “Nota della spesa, che si fa dall’Erario Carmine d’An-
tonio per la uenuta di Monsignor Illustrissimo Tasca [i.e. Antonio Tasca, 1676-
1736] à fare la Santa Visita” (ff. 432r-435v); “Ristretto dell’Introito fatto dà Berar-
dino d’Antonio Pro Erario Baronale della fara S. Martino nell’ultimi quattro mesi
della sua Amministrazione Erariale, cioè dal primo d’Aprile 1734 à tutto il mese di
Luglio di detto anno 1734” (ff. 529r-530v); “Libro dell’Amministrazione dell’Eraria-
to dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Abbate, e Ba-
rone della Fara S. Martino esercitata per un’anno intiero dall’Erario Giouanni An-
tonio Aruffo di detta Terra, cioè dal primo d’Agosto 1734 à tutto Luglio 1735. Ed in
detto Libro si contiene tutto l’Introito, ed esito fatto dal sudetto Erario in detto
anno à tutto Luglio 1735 cum potestate addendi, et minuendi” (ff. 623r-650v);
“Giornale delle spese, et Esito che si fanno dà Giouanni Antonio Aruffo Erario
Baronale in questa Terra di Fara S. Martino, coll’intelligenza, et approuatione del
Reuerendissimo Signor Vicario Generale [i.e. Melchiorre Delfico] in questo corren-
te primo anno del suo Erariato principiato al primo d’Agosto 1734, e finiendo all’ul-
timo Luglio 1735” (ff. 659r-662v); “Ristretto dell’Entrata fatta dà Giouanni Antonio
Aruffo Erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma
nella Fara S. Martino per un’anno intiero della sua Amministrazione Erariale co-
minciato al primo d’Agosto 1734, e finito all’ultimo Luglio 1735” (ff. 663r-664v);
“Adì 11 nouembre 1734. Spesa per la Festiuità di S. Martino in quest’Anno”
(f. 683rv); “Libro dell’Amministrazione dell’Erariato dell’Illustrissimo, e Reueren-
dissimo Capitolo di S. Pietro di Roma Abbate, e Barone della Fara S. Martino
esercitata per un’anno intiero dall’Erario Giouanni Antonio Aruffo di detta Terra,
cioè dal primo di Agosto 1735, à tutto Luglio 1736, ed in detto Libro si contiene
tutto l’Introito, ed Esito fatto dal sudetto Erario in detto anno à tutto Luglio 1736,
cum potestate addendi, et minuendi” (ff. 746r-777v); “Spese sostenute da Giouanni
Antonio Aruffo per la ristrutturazione del Palazzo Abbatiale” [1735] (f. 739rv);
“Giornale delle spese, et essito, che si fanno dà Giouanni Antonio Arruffa Erario
Baronale in questa Terra di Fara S. Martino, coll’intelligenza, et approuatione del
Reuerendissimo Signor Vicario Generale [i.e. Melchiorre Delfico] in questo secun-
do anno del suo Erariato principiato al primo d’Agosto 1735, e finiendo all’ultimo
di Luglio 1736” (ff. 790r-793v); “Nota della spesa fatta in questo mese di Gennaro
1736 dall’Erario Giouanni Antonio Aruffo per il Palazzo Abbatiale” (f. 794rv); “Ri-
stretto dell’Entrate fatto dà Giouanni Antonio Arruffo Erario dell’Illustrissimo e
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228. – ACSP, Abbazie 390 (cart.; mm 295/195 × 205/135; ff. 1-793 + 555a [ff. 2,
4, 8, 13-14, 20, 22, 53, 57, 64, 66, 70, 74, 78, 80, 89-90, 92, 94, 99, 109-110, 112-113,
135, 141, 143, 147-149, 151, 155, 157, 185, 192, 195, 203, 207, 211, 217, 218, 222,
224, 240, 249, 279, 281, 284, 304, 306, 311, 328, 353, 355, 356, 383, 385, 387, 413-
414, 420, 449, 451, 453, 457-459, 461-463, 483, 487, 489, 491, 506, 530, 548, 612,
646, 660, 664, 777, 782, 793 bianchi]; filza di fascicoli e fogli sciolti con copertina
di cartone rivestita in pergamena) [1640-1709]
“Memoriali della Fara S. Martino, di S. Ruffillo, del Bosco e Lettere Diuerse
dal 1702. à tutto 1709.”. – Ff. 1r-402v: “Memoriali della Fara S. Martino, di S. Ruf-
fillo, e del Bosco e lettere diuerse dal 1701. à tutto il 1709”. Suppliche di privati al
Capitolo di S. Pietro, con allegate scritture varie, relazioni di fatti, memoriali per
cause e informazioni, sentenze, fedi e simili. – Ff. 403r-783v: “Lettere di Diuersi di
Forlimpopoli, Meldola, Bosco, Fara S. Martino, e Forlì dal mese di Giugno 1707. à
tutto Giugno 1709”. Lettere di diverse persone al Capitolo di S. Pietro con allegati
vari, sommari di processi, relazioni, attestazioni, fedi, testamenti con scritture di-
verse per Meldola dal 1640 in poi; per Fara S. Martino vd. le lettere di: Camerlengo
e Reggimento (ff. 544r-550v), cittadini dell’Unità (ff. 7r-8v, 142r-143v, 156r-157v,
367r-368v, 371r-372v, 406-407v), sacerdoti (ff. 154r-155v), Antonio Alleva (ff. 81r-
82v), Tarquinio Armenante (ff. 77r-80v, 83r-84v, 404r-405v, 408r-409v, 424r-425v,
553r-556v), Domenico Antonio Arruffo (ff. 34r-35v), Francesco Arruffa (ff. 5rv, 73r-
74v, 369r-370v), Angelo Aruffa/Aruffo (ff. 40r-41v, 120r-121v, 132r-133v, 164r-165v,
167r, 168rv, 170r-175v, 177r-180v, 515r-535v), Giovanni Aruffa (ff. 3r-4v), Donata
Cipolla (ff. 452r-453v), Ottavio Cipolla (ff. 93r-94v, 134r-135v, 461rv), Giovanni
d’Antonio (ff. 96r-97v), Ippolito d’Antonio (f. 5rv), Bernardo d’Antrilli (ff. 122r-
123v, 418r-421v, 499r-503v), Francesco Antonio de Benedictis (ff. 71r-72v), Santo
della Porta (ff. 23r-24v, 116r-119v), Falco del Pizzo (f. 460rv), Sebastiano di Barto-
lomeo (ff. 140r-141v), Tommaso di Bartolomeo (ff. 140r-141v), Giovanni di Berar-
dino (ff. 65r-66v), Maddalena di Berardino (ff. 26r-27v), Giuseppe di Carlo (ff. 513r-
514v), Sebastiano di Cecco (ff. 83r-84v), Domenica di Giovanni (ff. 160r-161v),
Marsilio di Giuseppe (ff. 44r-45v), Sigismondo di Lollo (ff. 536r-543v), Dea di Mar-
cantonio (ff. 36r-37v), Giuseppe di Marcantonio (ff. 36r-37v), sacrestano Antonio di
Martino (ff. 28r-29v, 138r-139v, 162rv), Domenica di Marzo (ff. 60r-61v), Angelo di
Renzo (ff. 56r-57v), Francesco di Rocco (f. 5rv), Giuseppe di Rocco (ff. 369r-370v),
Baldassarre di Sciarra (ff. 73r-74v, 91r-92), Bernardo di Sciullo (f. 183rv), Falco di
Sciullo (ff. 48r-49v, 62r-64v, 504r-507v), Leonardo di Sciullo (ff. 69r-70v), Giulia
di Sebastiano (ff. 448r-449v), Feliciano Gentile (ff. 369r-370v), arciprete France-
sco Gentile (ff. 15r-16v), Gentile Antonio Gentile (ff. 98r-99v, 465r-485v), chieri-
co e diacono Giovanni Gentile (ff. 100r-101v, 144r-149v), erario Giuseppe Gentile
(ff. 551r-552), Pietro Francesco Liberati (f. 175rv), Camillo Luberto (ff. 38r-39v),
Domenica Lucchitti (ff. 450r-451v), Angela Marrone (ff. 58r-59v), Antonio Orsat-
to (ff. 46r-47v), arciprete Gabriele Peschio (ff. 493r-498v), Giovanni Cola Ricciuti
(ff. 42r-43v, 136r-137v), sacerdote Giuseppe Ricciuti (ff. 11r-14v, 87r-90v, 124r-
131v, 411rv), Matthia Salvitti (ff. 450r-451v), Marsibilia Schianutti (150r-151v),
Leonardo Sciarra (f. 5rv), erario Nicola Sciarra (ff. 6rv, 19r-20v, 88rv, 426r-427v),
Giovanni Battista Tavani (ff. 75r-76v), Ottavio Tavani (ff. 21r-22v, 167v, 422r-423v,
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430r-447v, 564rv), Pompeo Tavani (ff. 87r-90v), sacerdote Antonio Trama di Ca-
pestrano (ff. 32r-33v, 50r-53v), Giacomo Antonio Valletta (ff. 416r-417v), Andrea
Verna (ff. 54r-55v), Fabiano Verna (ff. 85r-86v), Giovanni Verna (ff. 63rv, 102r +
113v, 114r-115v, 158r-159v), Giuseppe Verna (ff. 152r-153v, 428r-429v): Inoltre vd.:
“Informatione di Giuseppe Gentile del Colle erario a fauore del Tauani [i.e. Gio-
vanni Battista Tavani] per la condonanza di 13. ducati del suo dare” (ff. 9r-10v);
“Relazioni de Cittadini della Fara Santo Martino all’Illustrissimo Signor Canonico
Don Pompeo Varese [i.e. Pompeo Varese degli Atti, 1662-1732] scritti quasi con
carattere di sangue, et à costo delle proprie uergogne” (accuse di “lasciui amori”
contro i fratelli Giuseppe ed Alessio Gentile); scritto “riceuuto lì 29 ottobre 1702”
(ff. 67r-68v); memoriale contro Barbara di Tomasso [novembre 1703] (ff. 103r-
106v); “Capi di delitti commessi dal Signor Arciprete Peschi [i.e. Gabriele Peschio]
nella Fara Santo Martino per uia di omissione, e di commissione” [giugno 1709]
(ff. 163rv + 166rv).
229. – ACSP, Abbazie 391 (cart.; mm 295/200 × 215/130; ff. 1-478 + 274a, 274b,
276a, 276b, 281a, 435a, 435b [ff. 17, 19, 21, 23, 25, 54, 57-58, 60, 73, 76, 78, 88, 90,
99, 103, 108, 126, 130, 141, 144, 153, 185, 187, 193, 197, 207, 218, 243, 251, 253,
287, 301, 308-309, 311, 313, 320, 326, 334, 336, 340, 344, 357, 359, 368, 371, 376,
379-380, 382, 389, 393, 403, 409, 423, 439, 448, 450, 461, 471, 473 bianchi]; filza di
fogli sciolti e fascicoli con copertina di cartone rivestita in pergamena) [1699-1717]
“Collazioni di Chiese Curate in diuersi Tempi ed altre Prouiste dal 1712. fino
al [- - -]”. – Scritture relative a concorsi per posti vacanti in chiese dipendenti dalle
abbazie del Bosco, di S. Martino della Fara, di S. Ruffillo (Forlimpopoli) e in altri
uffici in servizio al Capitolo di S. Pietro; istanze dei concorrenti con allegati do-
cumenti vari, atti notarili, raccomandazioni, titoli e simili, informazioni sulle sin-
gole persone inviate dai dipendenti del Capitolo, suppliche varie, dal 1712 al 1717
con documenti allegati dal 1669 in poi. Per Fara S. Martino vd.: “Concorrenti alla
Chiesa di S. Remigio della Fara” [1716] (ff. 44r-61v), “Per la collazione che dourà
farsi dall’Eminentissimo, e Reuerendissimo Signor Cardinale Albani [i.e. Annibale
Albani] Arciprete della Basilica di S. Pietro, della Prepositura di Santa Maria Mag-
giore della Terra del Gesso [i.e. Gessopalena]; fù conferita dall’Eminentissimo Si-
gnor Cardinale Albani Arciprete al Signor Don Gabriele Peschio lì 25. Marzo 1716”
(ff. 442r-451v). Lettere di: Pietro Abundio Battiloro (ff. 36r-41v, 132r-135v, 443rv,
474r-477v), chierico Nicola Daniele di Pennapiedimonte (ff. 452rv + 478rv), Gentile
Antonio Gentile e suo figlio il diacono Giovanni Gentile (ff. 13r-28v), Giovanni Gen-
tile del Colle (ff. 447r-448v), Tommaso Mazzini di Lanciano (ff. 8r-9v), Vincenzo
Natale Ferrara di Guardiagrele “dottore dell’una e dell’altra legge” (ff. 6-8v), Camil-
lo Onofri (ff. 42r-43v), Domizio Piccone di Torricella (ff. 10r-11v), vicario foraneo
Ottavio Tavani (ff. 29r-35v).
230. – ACSP, Abbazie 392 (cart.; mm 300/140 × 220/100; ff. 1-615 [ff. 7, 10, 13-14,
18, 25, 28, 46, 61, 69, 76, 82, 88, 92, 94, 107, 114, 142, 147, 159, 162, 164, 168, 174,
183, 189, 194, 196, 203, 212, 224, 242-254, 266, 271, 279, 286, 298, 302, 310, 315-
316, 318, 324, 354-372, 421-446, 448, 455, 457, 461-463, 470-471, 475, 479, 484-485,
494, 497, 502-505, 510-511, 513, 517, 523, 526, 538, 544, 550, 557, 561, 570, 594,
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596, 600-601, 604, 606, 612, 615 bianchi]; filza con copertina di cartone rivestita in
pergamena) [1775-1794]
“Atti delli Concorsi tenutisi nelle uacanze delle Parrocchie delle Badie unite al
Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro in Vaticano dal mese di Luglio 1775 à tut-
to [1794]”. – Scritture relative a concorsi fatti da sacerdoti per essere nominati a
chiese parrocchiali rimaste vacanti dal 1775 al 1794, nelle abbazie di S. Martino
della Fara (vd. infra), del Bosco (ff. 372r-463v a. 1786), di Forlimpopoli (ff. 1r-224v
a. 1775; ff. 255r-280v a. 1783; ff. 281r-324v a. 1784; ff. 520r-571v a. 1791; ff. 572r-
615v a. 1794; a f. 585 è conservato il “Disegno della Chiesa Noua forlimpopoli”, mm
365 × 160, dell’anno 1794) e di Meldola (ff. 464r-519v a. 1789): bandi di concor-
si, informazioni sui singoli concorrenti, soluzioni di casi morali e spiegazioni dei
brani del Vangelo, proposte per i concorsi, lettere varie. Per Fara S. Martino vd. ai
ff. 225r-254v (“1777. Fara S. Martino, Concorso tenuto per l’Arcipretura della Fara
S. Martino. Acta Concursus Archipresbyteratus Collegiatae Ecclesiae S. Remigij ut
intus”, con lettere di Gabriele Aruffo e Giovanni Battista Ricciuti) e ai ff. 325r-371v
(“1785. Atti del Concorso all’Arcipretura della Fara S. Martino uacata per morte
di Don Gabriele Aruffo seguita lì 21. Febraro 1785; e dall’Illustrissimo e Reueren-
dissimo Signor Canonico Fiorenzi [i.e. Pietro Filippo Fiorenzi, 1716-1796] confe-
rita al Signor Canonico Don Sauerio Angelotti con patente spedita li 4. Maggio di
detto Anno 1785”, con lettere di Francesco Saverio Angelotti, Agostino d’Antonio,
Sanchez de Luna, Nicola de Rocco, Giovanni Andrea/Giannandrea Festa, Nicola
Franchi di Pianella, Giovanni Battista Gentile, Giacomo Leto, Leonardo Madonna,
Nicola Angelo Marcone, Giovanni Renzetti).
231. – ACSP, Abbazie 393 (cart.; mm 275/270 × 190/195; ff. I-VIII. 1-642 +
ff. 219a, 288a, 288b, 228c, 288d, 327a, 335a, 373a, 380a, 380b, 380c, 380d, 380e,
380f, 521a, 636a – ff. 54 (i.e. ff. 246, 271-286, 294, 522-561) [ff. II, IV, VIII, 27, 51,
136, 146, 168-170, 185, 193, 219, 222, 245, 247-248, 265-266, 270, 291-293, 297-
298, 314-316, 332, 334-335, 335a, 336, 341-342, 356, 363, 374-375, 380e-380f, 388,
396-398, 412-414, 461, 463, 475, 477, 491-494, 511-513, 588, 597, 610, 617-618,
626-627, 642 bianchi]; filza di fogli e fascicoli con copertina di cartone rivestita in
pergamena) [sec. XVII]
“Scritture diuerse appartenenti alle Badie del Bosco, Fara S. Martino della Fara
e Forlimpopoli”. – Istruzioni per abati, per visitatori, per vicari e per altre persone,
informazioni, lettere e patenti, copie di atti antichi, scritture riguardanti alcune
cappellanie, offerte di affitto, giustificazioni, esposti, scritture relative a contro-
versie, memorie e relazioni di visite, scritture riguardi l’amministrazione. Ai ff. V-
VIII. 1-181: “Scritture delle Badie delli Cusati, S. Nazzario, e Bosco col suo indi-
ce”; ai ff. 182-380: “Scritture della Fara S. Martino col suo Indice”; ai ff. 380a-642:
“Scritture della Badia di San Ruffillo in Forlimpopoli Col suo Indice”. Per Fara S.
Martino abbiamo (cfr. anche ai ff. 183r-184v: “Indice delle Scritture contenute nel
presente Volume, spettanti alla Badia della Fara S. Martino): “Memorie per l’Illu-
strissimo Signore Canonico Mugiaschi [i.e. Camillo Mugiasca, 1630-1697] desti-
nato Visitatore nella Badia della Fara S. Martino” (ff. 186r-192v); “Relatione della
Visita di detta Badia della Fara S. Martino, fatta dal Signore Canonico Mugiaschi”
[in data 22 ottobre 1692] (ff. 194r-197v); “Minuta di editto prohibente alcuni con-
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tratti di Mutuo, che si sogliono fare al tempo delle uendemie nella Fara S. Martino”
(ff. 198r-201v); “Capitolo di lettera scritta da Monsignore Nunzio di Napoli al Com-
missario della Fabrica in Abruzzo, accioche non uisiti la Terra della Fara S. Marti-
no se non ogni trè Anni” (f. 202r); “Particola della transattione seguita li 18 luglio
1636 trà il Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro, e l’Arciuescouo di Chieti (ff. 203r-
204v); “Instruttione per il Signore Don Pamfilo Tabassi Vicario Generale della Fara
S. Martino” (ff. 207r-208v); “Altra per il medesimo intorno alla Chiesa di S. Rocco,
Monte della Pietà e Casalini usurpati” (ff. 209r-212v); “Altra copia della sudetta In-
struttione per il Signore Don Pamfilo Tabassi Vicario della Fara S. Martino” [1697]
(ff. 213r-218v); “Minuta della Patente di Vicario Generale della Fara S. Martino in
persona del sudetto Signore Don Pamfilo Tabassi” (ff. 219r-223v); “Relatione del
Signore Vicario Tabassi sopra le instruttioni sudette” [1694] (ff. 224r-227v); “Mi-
nuta dell’Instrumento d’affitto della Badia di S. Martino, e della Terra della Fara
S. Martino, per il Principe Ferdinando Caracciolo” (ff. 228r-231v); “Scrittura sopra
i Priuilegij del Vicerè che confermano la compra della Giurisditione Criminale nella
Fara S. Martino, fatta dal Reuerendissimo Capitolo, con l’assertiua del Priuilegio
d’Alfonso Primo Re d’Aragona, ed altre prouisioni Regie” [1684] (ff. 234r-239v);
“Annotationi sopra la Chiesa di S. Candida, et il Molino di Pretora [i.e. Pretoro]”
(f. 240rv); “Sentenza data li 12. febraro 1379. nella lite uertente trà l’Uniuersità di
Rapino, e quella del Colle di Maiella per il pascolo” (copia del 16 gennaio 1694)
(ff. 241r-244r); “Instrumento di locatione fatta dal Reuerendissimo Capitolo l’anno
1553. [scil. 10 novembre] all’Uniuersità di Rapino di poter per 29. anni pascolare,
lignare, et acquare nel feudo del Colle di Maiella” [copia del 20 gennaio 1694]
(ff. 249r-252r); “Instrumento di concordia seguito l’anno 1581. [scil. 5 aprile] trà il
Reuerendissimo Capitolo, e l’Uniuersità della Fara S. Martino” [copia del 7 agosto
1698] (ff. 253r-256r); “Altro Instrumento di concordia seguita del 1594 [scil. 30
marzo]. trà il Reuerendissimo Capitolo, e l’Uniuersità della Fara S. Martino” [co-
pia] (ff. 257r-264v); “Instrumento d’affitto dell’Abbadia, e Terra della Fara S. Marti-
no fatto dal Reuerendissimo Capitolo l’anno 1597. [scil. 5 luglio] al Signore Antonio
Bozzio [di Gessopalena] per ducati 500 annui” [copia] (ff. 267r-269r); “Testamento
[“pubblicato li 15. settembre 1688”] del Signore Don francesco de Sanctis, che
fonda trè semplici Capellanie nella Chiesa di S. Remigio della Fara S. Martino,
sotto titolo di S. Stefano Protomartire” [copia] con la “Nomina dell’Uniuersità della
Fara S. Martino nella persona di Don Ottauio Tauani per Capellano di una delle
sudette trè Capellanie”, la “Particola [copia] del testamento di detto Don Francesco
de Sanctis per il moltiplico de frutti di un luogo di Monte da erogarsi col consenso
del Reuerendissimo Capitolo in suppelletili sacre per bisogno di dette Cappelle”
e la “Informatione di quelli, che possedono le sudette Capellanie” (ff. 271r-290v);
“Scritture in Jure trà le Capellanie sudette, e gl’eredi del detto Don francesco de
Sanctis, per causa di due luoghi de Monti non disposti nel suo ultimo Codicillo”
(ff. 295r-313v); “Supplica di Gaetano Sabelli per conseguire l’affitto sua Vita duran-
te dell’Abbadia di S. Barbato nella Terra di Pollutri” (ff. 317r-322v); “Foglio sopra
il rendimento de conti dell’amministratione fatta da Giuseppe Meloni per lo spatio
di 23. anni di tutti li beni, et effetti del Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro nella
Fara S. Martino” (ff. 323rv + 326rv); “Ragioni adotte intorno al rendimento de su-
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232. – ACSP, Abbazie 394 (cart. [ff. 122, 282, 1011 perg.]; mm 430/200 × 310/135;
ff. 1-1185 + f. 183a [ff. 82-101, 125-136, 315-326, 480-503, 948-952, 1102-1103,
1143-1156 a stampa] [ff. 1, 8, 13, 22, 58, 60, 67, 74-76, 109, 118, 120, 150, 275-276,
278, 294, 296, 347, 351, 362, 375, 398-399, 445, 554, 558, 572, 584, 587, 606, 628,
663, 675, 679, 687, 712, 716, 745-746, 752-753, 802-807, 838-849, 850, 878, 926-
930, 953, 971, 977, 984, 1018, 1034-1040, 1050, 1056, 1068, 1070, 1072, 1074, 1078,
1082, 1097-1098, 1105, 1113-1115, 1141-1142, 1164, 1166, 1168, 1170, 1172, 1184
bianchi]; filza di fogli e fascicoli con copertina di cartone rivestita in pergamena)
[sec. XVII-XVIII]
“Scritture diuerse concernenti tutte le abbazie alle quali nelle occasioni si dovrà
ricorrere”. – Privilegi antichi in copia per S. Salvatore a Maiella e Fara S. Martino,
scritture circa le controversie giurisdizionali col vescovo di Chieti (ai ff. 63r-151v:
“Scritture sopra le controuersie e liti colli Vescoui di Bertinoro, Policastro e Capac-
cio”; ai ff. 691r-953v: “Scritture che possono seruire nella causa contro gl’Abitanti
delli Cosati e S. Nazario”), esposto e sommario dei diritti del Capitolo di S. Pietro
su Salvatore a Maiella, istruzioni date a Tarquinio Armenante per il governo della
Fara. – Per Fara S. Martino vd.: “Obligo a Gioseppe e Domenico Sciarra per l’affit-
to del forno” per gli anni 1700-1701 (ff. 334r-335v); “Obligo a Angelo Tauano per
l’affitto del Molino” per gli anni 1700-1701 (ff. 336r-337v); “Obligo a Leonardo di
Sciullo per l’affitto della Tintoria” per gli anni 1700-1701 (ff. 338r-339v); “Notamen-
to all’Illustrissimi Signori Visitatori, della stima delle Case della Cappella del San-
tissimo della Terra della Fara S. Martino” [31 maggio 1700] (ff. 345r-348v); “Copie
di lettere dell’Illustrissimo Signor Abbate <scil. Antonio> Baglione dirette all’erario
circa il Signor Gouernatore della fara, e sua prouisione” (ff. 349r-352v); “Instruttio-
ne data al Signor Tarquinio Armenante in occasione che partì per il Gouerno della
Fara S. Martino lì 21. Luglio 1702” (ff. 375r-385v); Interrogazioni [1700] (ff. 396r-
399v); “Sopra le procedure del Vicario foraneo [i.e. Ottavio Tavani] contro Giacomo
di Giorgio <della Penna>, annesse le depositioni dei testimonij da noi fatte esami-
nare” [1699] (ff. 400r-401v); “Rinuncia di Baldassarre Aruffa dall’Affitto dell’erbe
della montagna” [6 giugno 1700] (ff. 402r-403v); “Concordia inita inter Reueren-
dissimum Capitulum Sanctissimae Basilicae Principis Apostolorum de Urbe cum
unitate Terrae Farae S. Martini de anno 1594” (ff. 428r-434v); “Priuilegia Abbatiae
S. Martini De Valle Farae et S. Saluatoris De Maiella” (ff. 437r-446v); “Inuentario di
tutte le Rendite <che> possiede l’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro
di Roma dell’Abbadia e Terre della Fara S. Martino Nullius Prouincia (!) d’Abruzzo
Citra, da esigersi dagl’Erari prò tempore in essa Terra della Fara, Notato, e fatto
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dal Signor Abbate Signor Pietro Abondio Battiloro Vicario Generale, per ordine di
Monsignor Illustrissimo e Reuerendissimo Simonetti [i.e. Raniero Felice Simonet-
ti, 1675-1749] Canonico Deputato, hoggi lì 20 Febraro 1724” (ff. 447r-455v); “1706.
1707. Signor Abbate <Giuseppe> Zaini Visitatore nella Fara S. Martino” (ff. 536r-
587v; ai ff. 537r-544v abbiamo il “Ristretto Informatiuo della Visita fatta nell’Abba-
dia della Fara S. Martino in Congiuntura del Terremoto” [10-12 dicembre 1706]);
Scritture relative a controversie giurisdizionali con il vescovo di Chieti (ff. 646r-
687v); “Testamento del quondam Signor Gaetano Gentile della Fara S. Martino”
[1718] (ff. 954r-963v); “Informatione dell’Abbazia di S. Saluatore della Maiella e
di S. Martino, oggi detta di S. Martino della Fara” (ff. 964r-968v); “Spese fatte
dall’Illustrissimi e Reuerendissimi Signori Canonici Monsignori Nicolò Fortiguerri
[Niccolò Forteguerri, 1674-1735] e Monsignor Raniero Simonetti [Raniero Felice
Simonetti, 1675-1749] da Roma alla Fara di S. Martino, e dalla Fara à Roma nel
presente anno 1719” (ff. 980r-985v); “Inuentario della Sacristia, e chiesa di S. Re-
miggio della Terra della Fara S. Martino in anno 1692” (ff. 1020r-1025v); “In causa
in hac Regia Audientia uertente inter Uniuersitatem, et Ciues Terrae Farae Sancti
Martini, ex una, et Reuerendissimum Capitulum Sancti Petri de Urbe, et Josepho
Melone, ex altera, super manutentione purgandi, et ualcandi in Purgaturo nuncu-
pato del commune, sito in Terra praedicta, prout ex actis” [Chieti, 27 maggio 1698]
(ff. 1026r-1031v); “In causa Reuerendi Capituli Sancti Petri de Urbe cum Josepho
Felici valignani” [22 giugno 1644, copia] (ff. 1032r-1033v); “Copia della Concordia
con l’Arciuescouo di Chieti. 1636, approuata dalla Santa Memoria di Urbano 8°,
colla quale si dichiara la Badia della Fara nullius dioecesis cum territorio separato”
(ff. 1040r-1051v); “Memorie circa le patenti. Concernono le patenti, Lettere origi-
nali, e formole, delle quali il Signor Marchese del Vasto [i.e. Cesare Michelangelo
d’Avalos, 1667-1729], si seruiua nella terra della Fara d’ordine però e di commissio-
ne del nostro Capitolo” (ff. 1052r-1079v); “Testamento del Signor Don francesco de
Sanctis nel quale fonda, et instituisce Tre Cappellanie nella Chiesa di S. Remigio
della Fara S. Martino, sotto titolo di S. Stefano Protomartire” [13 settembre 1688,
copia] (ff. 1084r-1099, già ff. 271r-286v); “Summarium Decretorum in Sancta Visi-
tatione conditorum peracta ab Illustrissimis et Reuerendissimis Dominis Nicolao
Fortiguerra [Niccolò Forteguerri, 1674-1735], et Raynerio Simonetti [Raniero Feli-
ce Simonetti, 1675-1749] Canonicis Sanctissimae Basilicae Principis Apostolorum
de Urbe in Terra Farae Sanctimartini Nullius Dioecesis in Temporalibus, et Spiri-
tualibus, Illustrissimo et Reuerendissimo Capitulo praedicto immediate subiecta”
[8-21 maggio 1719] (ff. 1106r-1116v); Copia dell’Instrumento di Concordia del 28
dicembre 1636 approvata da Urbano VIII (ff. 1119r-1124v); “Inuentario de Beni, e
Chiese soggette all’Abbatia di S. Martino della Fara” (ff. 1125r-1130v); “Scritture
riguardanti le liti colli Valignani sopra la Terra della Fara S. Martino” (ff. 1131r-
1132v); “Tenor Bullae Urbani Papae VIII. Confirmationis Concordiae” (ff. 1133r-
1142v); “Minuta del decreto dell’erezzione della Chiesa ricettizia [scil. S. Remigio]
della Fara” [21 luglio 1720], con lettere dei sacerdoti Angelo Aruffa, Giovanni d’An-
tonio, Andrea de Carlo, Giacinto de Felice, Giovanni Gentile, Giuseppe Ricciuti
(ff. 1157r-1185v).
233. – ACSP, Abbazie 395 (cart. [ff. 602, 617 perg.]; mm 510/140 × 385/120;
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ff. 1-991 [ff. 877-932, 949-956, 973-984 a stampa] [ff. 45, 59, 82, 86-88, 127, 129,
133, 153, 165, 199-201, 203, 237, 245, 247, 249, 252-254, 261, 307-310, 312, 314,
373, 377-379, 386, 409, 433-434, 438-440, 443-444, 447-450, 452-463, 465, 499-502,
526, 565, 573, 592, 621-622, 641-642, 645, 704, 706, 710, 712, 715, 818, 820-824,
827-828, 831, 841-845, 939, 948, 991 bianchi]; fascicoli e mazzo di fogli sciolti con
copertina di cartone) [sec. XVIII]
“XIV. Abadie della Fara e Bosco”; “Scritture attinenti all’Abbadia della Fara”. –
Copia dei privilegi pontifici e di donazioni private dell’abbazia di S. Martino della
Fara dal 1044 in poi, altri atti relativi a diritti dell’abbazia, censuali, canoni da
riscuotere, sentenze, amministrazioni, ricevute, suppliche, lettere, atti della visita
del 1742, atti di un processo contro un amministratore del Capitolo, atti di una
controversia fra l’Università della Fara e il Vicario del Capitolo, suppliche, rela-
zioni, notizie su S. Salvatore di Maiella. – Per Fara S. Martino vd.: “Iura Abbatiae
S. Martini de Fara” di Giacomo Grimaldi in data 18 marzo 1607 (ff. 11r-34v già
ff. I. 1-23) nell’ordine: “Paschalis Papae secundi confirmatio iurium et Ecclesiarum
Sancti Martini de Valle anno 1112” (ff. 12r-16r, già ff. 1r-5r), “Honorij Papae III pri-
uilegium pro Abbatia Sancti Martini” (ff. 16r-17v, già ff. 5r-6v), “Donatio Credindei
Castri Rocchae pro Abbatia Sancti Martini de Fara anno MXXXXIIII” (ff. 17v-23v,
già ff. 6v-12v), “Confirmatio dictae donationis per Honorium Papam III” (ff. 23v-
26r, già ff. 12v-15r), “Nicolai. V. bulla unionis Abbatiae S. Martini pro Capitulo
S. Petri cum processo fulminato” (ff. 26r-33r, già ff. 15r-22r); “Copia contractus
pro fara S. Martini. Procurator Capituli confirmat priuilegia et exemptiones Ho-
minibus Sancti Martini de Valle. 1505” (ff. 35r-38v); “Informatione delli Terraggi
che si deuono per le Terre occupate dalli huomini di Ciuitella [i.e. Civitella Messer
Raimondo] per gli huomini della fara et delle terre usurpate dalli huomini di Pa-
lombano [i.e. Palombaro] [post 1582]” (ff. 39r-46v); “Procura ad emendum iura
super Castro farae, a Joanne felice Valignano” [2 marzo 1584] (ff. 47r-48v); “An-
tonellus de Letto [di Chieti] cedit et uendit Iura quae habet in Castro farae Ioanni
Valignano. 1458” [copia del 1582]” (ff. 49r-52v); “Ragioni del Castello della fara di
S. Martino” [15 novembre 1458, copia] (ff. 53r-54v); “Copia dell’Assenso Regio per
la Concordia della Fara” [copia del 1606] (ff. 55r-60v); “Copia dell’instromento di
concordia fatta dal Signor Peretti [i.e. canonico di S. Pietro Bartolomeo Peretti, c.
1563-1628] frà il Reuerendissimo Capitolo, et l’Uniuersità della Fara, con alcune
considerationi fatte per parte del Reuerendissimo Capitolo” [30 marzo 1594, copia]
(ff. 61r-66v); “Nota delle partite del Censuario uecchio per le case che si deuono
porre all’Censuario renouato, comprate da diuersi dopo la detta renouatione, col
peso di ciascuna” (ff. 68r-71v); “Summario de tutto quello che si deue riscotere ogni
anno dal Censuario della Fara di S. Martino, per li beni che gli huomini di quella
possedono sotto la proprietà di S. Martino, quale fù rinouato seruatis seruandis, e
per publico instromento ratificato dall’Uniuersità l’anno 1581” (ff. 72r-73v); “Copia
della bolla per Frate giouanni battista <scil. Masciarelli> per la cura della parrocchia
della fara fatta per il Capitolo” [30 gennaio 1539, copia] (ff. 78r-79v); “Pannetta
[i.e. Pandetta] fatta, et ordinata per lo Reuerendissimo Monsignor Antonio Vit-
torio [i.e. Antonio Vittori; seconda metà XVI sec.] Canonico, e Commissario del
Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro di Roma da osseruarsi per li monaci capi-
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tanei, e medesimo d’atti presenti, et futuri in la terra della fara di S. Martino” [24
agosto 1584, copia; vd. anche ACSP, Pergamene, caps. 69, fasc. 279] (ff. 81r-88v);
“1601. Copia Instrumenti possessionis captae nostrae Capituli Sancti Petri de rebus
et capitulis contentis in concordia inita cum Uniuersitate Farae Sancti Martini,
per Reuerendissimum Marcum Antonium Joachinum [Marcantonio Gioacchini,
† 1602]” [25 luglio 1601, copia] (ff. 91r-92v); “Ricordi per il Signor Canonico Ri-
nalducci [Luigi Rinalducci, c. 1552-1623]” (ff. 93r-94v); “Dimande dell’Uniuersi-
tà per ratificare l’accordo [con il Capitolo]” (ff. 97r-98v); “Copia della sentenza
data in Napoli [1579] a fauore del Capitolo contro Giouanni felice Valignano per
il Castello della fara, Vassalli, e Giurisditione ciuile” (ff. 99r-100v); “1596. Ricordo
al’Illustrissimo et molto Reuerendissimo Signor Paolo Bizzoni [n. c. 1540] delle
cose più necessarie da farsi della Fara” (ff. 103r-104v); “Donazione di una par-
te de casa alla Venerabile Ecclesia di S. Rocco. 1593” (ff. 105r-106v); “Per la lite
de Confini tra Ciuitella [i.e. Civitella Messer Raimondo] e la fara” [24 dicembre
1545] (ff. 110r-111v); “Acta S. Visitationis Factae in Insigni Abbatia Terrae Farae
S. Martini Nullius Per Reuerendissimum Dominum Aluarum Delphicum Cano-
nicum Aprutinum, eiusdemque Abbatiae Vicarium Generalem, ac Visitatorem in
spiritualibus Deputatum ab Illustrissimo, et Reuerendissimo Capitulo Sancti Patri
de Urbe Perpetuo Abbate Commendatario de hoc Anno Millesimo septincentesimo
quatragesimo secundo. 1742” (ff. 168r-201v, già ff. I-III. 1-28. I-III); “Concordiae,
et Acta facta per Reuerendissimum Dominum Liberatorem Tauanum uti Procura-
torem specialiter Deputatum ab Illustrissimis Canonicis S. Petri in Vaticano super
Negotia Terrae Farae” [4 ottobre 1628] (ff. 202r-225v); “1581. Conti del Introito
et esito di Sancto Martino della fara dalli 15. d’Aprile per tutti li 6 del Dicembre
1581 dati da me Fabio Jannuccj” (ff. 226r-237v); “Per rimouere il Vicario Battiloro
dal suo officio” (ff. 238r-263v); “Copia della Significatiua contra Giouanni Cola de
Giulio de la fara” (ff. 264r-269v). I ff. 270r-466v (già parzialmente foliati 1-146) tra-
smettono un fascicolo rilegato con numerosi documenti, tra cui: “Copia del Catasto
dell’anno 1587 doue stanno stimate tutti li beni stabili, bestiame, teste d’homini,
uino et oglio e territorij et case” (ff. 276r-277v, già ff. 7r-8r); “Originalis processus
qui transmittitur ad Illustrissimum Capitulum Sancti Petri de Urbe. 1604”, contro
Giovanni Cola di Giulio erario (ff. 278r-311v, già ff. 9v-37r); “Dubij che si fanno alli
Conti di Giouanni Cola de Giulio Erario dell’Illustrissimo Capitolo di San Pietro
di Roma nella terra della fara (ff. 364r-355v, già ff. 87r-88r); “Repliche di Giovanni
Cola della fara S. Martino erario sopra li dubij fattigli per parte dell’Illustrissimo
e Reuerendissimo Capitolo di San Pietro di Roma nel rendere delli conti del suo
erariato” (ff. 366r-370v, già ff. 89r-93v); “Lista de reporti di forastieri esatti da Cola
Caruso” per gli anni 1603-1694 (ff. 386r-401v, già ff. 111r-116v); “Nota di reporti
d’obliganza del dì quattro di Dicembre 1581” (già f. 120rv); “Nota del uino de’ Cen-
suri che di deue sfalcare alli Conti del Erario” per gli anni 1598-1602 (ff. 406r-407v,
già ff. 121r-122v).
234. – ACSP, Abbazie 396 (cart.; mm 270 × 195; ff. I. 1-42 [ff. 26, 38-39, 42 bian-
chi]; fascicolo con copertina in pergamena) [1726-1767]
“Status in Epitome omnium Abbatiarum, quae sunt perpetuo unitae Reueren-
dissimo Capitulo S. Petri de Urbe, earumque Priuilegiorum, et Iurium, aeditus
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235. – ACSP, Abbazie 402 (cart.; mm 360/135 × 240/95; ff. 1-806 + f. 751a [ff. 42,
107, 537-552 a stampa] [ff. 2-5, 13, 19, 28, 40, 68, 111, 113, 115, 137, 143, 147, 274-
275, 348, 357, 359, 361, 363, 369, 378, 425, 449-452, 466, 489, 492, 495, 497, 501,
509, 515, 520, 529, 530, 556, 564, 591, 594, 599, 601, 603, 605, 611, 614, 618-620,
628, 633, 642-643, 672-673, 695, 698, 702, 704-705, 708, 710, 714, 751a, 753, 757,
802 bianchi]; fascicoli e mazzo di fogli sciolti con copertina di cartone) [1404-1847]
Miscellanea di carte relative alla Badia di S. Martino della Fara: memorie, scrit-
ture relative a controversie col Fisco di Napoli, con l’arcivescovo di Chieti, con
l’Università della Fara, memoriali, esposti, di cui alcuni a stampa, comprovanti i
diritti del Capitolo, sommari di processi, atti amministrativi, lettere suppliche, rela-
zione di una visita del 1674, atti e scritture diverse, conti. Ff. 44-r-51v: “1577. Copia
d’Instrumento dell’Azienda della fara S. Martino”; ff. 65r-68v: “Titolo de’ Beneficj,
delli quali fu provveduto il Canonico Giovanni Gentile della Fara per collazione
del Reverendissimo Capitolo di S. Pietro in Vaticano in Turno, ed Eddomada del
Signor Canonico Don Faustino Crispoldi [i.e. Faustino Crispolti, 1665-1727], come
dalla Patente annessa spedita sotto il dì 4. Maggio 1711”; ff. 86r-99v: “Processus
super homicidio commisso in terrae farae Die Vigesima sexta mensis Julij 1634
fare Sancti Martini et coram Capitulo” [copia]; ff. 140r-179v, 184r-205v, 206r-233v,
234r-258v: “Serie cronologica dei Monumenti risguardanti l’Abbadia di S. Martino
in Valle, o sia della Fara situata in Abruzzo Diocesi di Chieti, ed unita all’illustrissi-
mo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro in Vaticano” [a. 1769]; ff. 276r-299v: “Ri-
flessioni in Risposta all’Informazione data al Caporuota di Chieti per la Denuncia
avanzata in nome dell’Università della Fara contro l’Illustrissimo e Reuerendissimo
Capitolo Vaticano possessore dell’Abbadia di San Martino in Valle”; ff. 300r-349v:
“Visitatio facta a Reuerendissimo Abbate Don Abbondio Gutio Coelestinorum Ab-
batiae S. Martini de fara nullius Dioecesis spectantis ad Illustrissimum et Reue-
rendissimum Capitulum S. Petri de Urbe. 30 Junii 1674”; ff. 389r-422v: “Lettere
di Don Tarquinio Armenante Agente nella Fara S. Martino” degli anni 1707-1710;
ff. 427r-452v: “Libro d’Instrumento et Esito formato per me Gioseppe Gentile del
Colle erario dell’Illustrissimo e Reuerendissimo Capitolo di S. Pietro in Roma nel
quale si contiene tutte le rendite della Fara S. Martino dalli 19 Marzo 1715 per tutto
il 20 Marzo 1716 com’anco le spese e paganti occorsi in detto tempo”; ff. 453r-461v:
“Fides Reuerendissimi Sanctae Basilicae Principis Apostolorum de Urbe Canonici
Secretarii qualiter in Capitulo habito die 21 Iulij 1720. deventum fuit ad errectio-
nem Ecclesiae Receptitiae in Ecclesia Parrochialis S. Remigij Terrae Farae S. Mar-
tini nullius Dioecesis”; ff. 461r-462v: “Priuilegium Regis Ferdinandi de anno 1481”
[copia]; ff. 539r-541v: “Nota di Fatto e Ragioni per il Capitolo Vaticano dell’Alma
Città di Roma, utile Padrone del Feudo della Terra di S. Martino, con l’Universi-
tà della medesima Terra. Commissario l’Illustrissimo Signor Marchese Don Carlo
Ruoti Presidente della Regia Camera della Summaria”, a firma di Giuseppe Sorge,
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a stampa [Napoli, 29 giugno 1737]; ai ff. 542r-547v: “Nota di Fatto e Ragioni per il
Capitolo della Basilica Vaticana, con l’Università della Fara S. Martino in Provincia
di Chieti, per l’esenzione del detto Feudo di S. Martino dal peso della pretesa Bona-
tenenza, da essaminarsi dal Tribunale della Regia Camera a Relazione dell’Illustre
Signor Marchese Don Carlo Mauri”, a firma di Giuseppe Sorge, a stampa [Napoli,
23 dicembre 1746]; ai ff. 548r-552v: “Fatto e Ragioni per il Reverendissimo Capitolo
Vaticano dell’alma Città di Roma, come utile Padrone del feudo della Fara di S.
Martino con l’Università della medesima Terra, da esaminarsi dalla Regia Camera
della Summaria. Costantino Dati Attuario”, a firma di Giuseppe Sorge, a stampa
[Napoli, 5 giugno 1752]; ff, 659r-674v: “Consulte di Napoli sopra l’affare colla Ca-
mera Regia” [anni 1685-1687]; ff. 675r-686v: “Iura pro Illustrissimo et Reuerendis-
simo Capitulo Basilicae Principis Apostolorum de Urbe cum Regio Fisco” [a. 1669];
ff. 687r-692v: “Risposte alla pretenzione del Regio Fisco per il Reuerendissimo et
Illustrissimo Capitulo Basilicae Sancti Petri Almae Urbis” [a. 1685]. Ai ff. 1r-13 è
presente un regesto con un documento in originale (f. 12rv) e lettera (f. 1r) di Ma-
rino Marini (1873-1855), canonico di S. Pietro dal 1832 ma soprattutto negli anni
1815-1855, con Callisto Marini prima (1815-1822) e con Pier Filippo Boatti poi
(1822-1855), prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, scil.: “Testor ego infrascrip-
tus in Actis Reverendissimi Capituli Vaticani IV Idus Ianuarias huius anni 1847.
legi quod sequitur. Reverendissimum Capitulum decrevit satisfaciendum esse Il-
lustrissimo et Reverendissimo Milella [probabilmente Michele Milella] quaeren-
ti, ut documentorum Abbatiam S. Petri in Fara S. Martini in Regno Neapolitani
respicientium exemplaria e nostro Tabulario sibi traderentur: has tamen adjecit
conditiones, ut nempe exemplaria praedicta antea videantur et recognoscantur a
Reverendissimis Canonicis Camerariis majoribus, et ut Praesul antedictus declaret
se documentis iisdem numquam in Capituli damnum usurum; et si canones, vel
alios cujusquam generis reditus non solutos invenerit per id tempus, quo prae-
fata Abbatia ad ipsum Capitulum pertinebat, declaret item se eos ad plenam Ca-
pituli ejusdem dispositionem relicturum. Marinus Marini Canonicus a Secretis”.
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Aruffa, Nicola/Cola, economo: 162 Bizzoni, Paolo, CSP: 32, 33, 47, 49, 51, 53,
Aruffa/Aruffo, Angelo, sacerdote e procura- 75, 76, 79, 233
tore del Capitolo: 176, 179, 183, 186, 206, Bizzoni-Paluzzi, Simone: CSP, 110, 112
207, 232 [vd. anche supra Arruffa, Angelo] Boatti, Pier Filippo: 235
Aruffo, Ambrogio, canonico ed economo Boccamazzi, Camillo, CSP: 32
(Villanova): 179, 182, 183, 185, 186, 188, Bolognese, Giambattista (Chieti): 196
189, 195, 197 Borrelli, Nicola/Niccolò (Guardiagrele): 181,
Aruffo, Francesco: 177 [vd. anche supra Ar- 187, 190
ruffa, Francesco] Bozzio, Antonio (Gessopalena): 231
Aruffo, Gabriele/Gabriello, canonico segre- Brachi, Salvatore: 196
tario: 183, 185, 186, 189, 195, 197, 198, Brigante, Annibale, governatore: 173, 174,
199, 230 175, 206
Aruffo, Giovanni Antonio/Giannantonio, Broccoli, Francesco, vicario generale (Chie-
erario: 176, 177, 178, 179, 180, 181, 182, ti): 189
183, 184, 220, 223, 227 Buccitelli, Panfilo: 175, 176
Aruffo, Giovanni Battista, canonico: 197 Bulsei, Giacomo Antonio (Barisciano): 188,
Aruffo, Giuseppe, camerlengo: 181, 182, 191 190
Aruffo, Ignazio: 189 Buonvicini, Nicola: 207
Aruffo, Marco Antonio, officiale: 181, 182 Caccavone, Domenico (Ortona): 187
Aruffo, Michelangelo, canonico: 181, 182, Cacciapaglia, Donato, arciprete di Palomba-
185, 186, 189, 195, 197
ro: 161, 202
Aruffo, Nicola Antonio: 175, 178, 179, 185,
Calami, Pietropaolo: 177
186, 206
Calenzani, Nicola: 194
Avolio, Leonardo, vicario generale: 192, 193
Cameritti, Loreto, capitano: 22, 217
Avolio, Tommaso: 193
Canzires, Alessandro, visitatore: 39, 145
Baccari, Gerardo: 176, 179
Capece, Vincenzo, arcivescovo di Chieti: 204
Baccari, Giuseppe, governatore: 174, 175,
Capizucchi, Orazio, CSP: 32
206
Capodiferro-Maddaleni, Giulio, CSP: 45
Baglione, Antonio, canonico camerlengo:
Capuano, Carlo: 176
213, 232
Caracciolo, Carlo Maria (Chieti): 196
Baldovino, Felice, CSP: 46, 50
Bandini, Giovanni Battista, CSP: 51, 53, 63, Caracciolo, Ferdinando, principe: 231
65, 69, 71, 72, 81 Caracciolo, Francesco, principe di Napoli e
Baroni, Francesco Antonio (Tortoreto): 192 duca di Gessopalena: 187, 197
Baroni, Pasquale (Chieti): 192 Carbonesi, Evangelista, CSP: 66, 68, 70, 72
Battiloro, Candeloro: 170, 204, 206 Carboni, Giovanni Battista, CSP: 78
Battiloro, Giuseppe: 174, 206 Carlone, Francesco Antonio: 184
Battiloro, Pietro Abundio (Abbondio), vica- Carosi, Nicola Antonio: 170, 217
rio generale e vescovo di Guardialfiera: Carpegna, Francesco: 200
150, 170, 172, 173, 174, 175, 204, 205, 206, Caruso, Nicola/Cola: 233
215, 220, 226, 229, 233 Casale, Stanislao (Penne): 192
Battiloro, Tommaso, arcivescovo titolare di Castellani, Giovanni Andrea, CSP: 84, 86, 88,
Claudianopoli: 196, 197, 198, 199 90, 91, 94, 96, 98, 100, 109
Battiloro, Vito Antonio: 172, 173, 206 Castiglione, Alessandro, barone di Palomba-
Battistone, Domenico: 220 ro: 206
Belfatto, Nicola/Niccola, governatore: 188, Cattabeni, Ercole, CSP: 15
189, 199 Cecchini, Francesco/Cecchino, erario: 87,
Benedetto XII, papa: 181, 211 88, 89, 90, 91, 92, 93, 94, 100,
Bernardino, frate: 213 Cecchini, Domenico, CSP: 100, 102, 104,
Bianchi, Flaiano (Chieti): 196 108, 110, 112
Biscia, Antonio, cappellano: 171 Cecchini, Giovanni Domenico: 92
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Cercone, Carlo, governatore (Pacentro): 183, Coscia, duca, preside del Regio Tribunale di
184 Chieti: 206
Cesi, Berardo, governatore: 198 Costantini, Giuseppe Matteo, governatore:
Cherini, Giovanni, capitano (Norcia): 23 169, 170, 204
Chisi, Pietrantonio, prevosto (Guardiagrele): Cotugno, Francesco, governatore: 167, 168
187 Credindeus: 209, 210, 233
Ciamaglichella, Ignazio, governatore: 200 Cremonese, Gianfelice (Pescolanciano): 188
Cicchino, Antonio: 171 Crispolti, Faustino, CSP: 235
Cinque, Giuliano, capitano: 160, 201 Croce, Giovanni Antonio, governatore: 170,
Cioffi, Carmine, agente a Napoli, vescovo di 204
Antinopoli e consigliere del Supremo Tri- Crognale, Marco: 169
bunale Misto: 179, 180, 181, 182, 183, 184, Damascelli, Nicola/Nicolò, sacerdote: 172,
185, 186, 187, 188, 189, 190, 191, 192, 193, 176, 206
194, 195, 196, 197, 198 Damasceno, Angelo, CSP: 80, 82, 92, 94, 97,
Ciotti, Vincenzo: 180, 181, 182 101, 105, 111, 113, 117, 119, 121
Cipolla, Benedetto, arciprete: 207 Damato, Liberatore (Castel di Sangro): 184
Cipolla, Carlo, canonico e deputato: 178, d’Amico, Domenico: 178
182, 183, 188, 189, 197 d’Amico, Francesco, sacerdote: 200
Cipolla, Donata: 228 d’Amico, Nicola, officiale: 189
Cipolla, Ottavio: 228 d’Andrea, Giuseppe: 231
Cipolla, Paolo: 86 Daniele, Nicola, chierico e arciprete (Penna-
Cipolla, Stefano, officiale: 189, 190 piedimonte): 177, 229
Cipollone, famiglia: 177, 195 d’Antonio, Agostino, canonico: 183, 186,
Cipollone, Celestino: 200 189, 195, 197, 230
Cipollone, Concezio, sacerdote (Lanciano): d’Antonio, Berardino proerario: 176, 227
186, 189, 197, 199, 200, 211 d’Antonio, Carmine, erario: 173, 175, 176,
Cipollone, Donato: 179, 180, 181, 182, 183, 206, 226, 227
186, 188, 189, 227 d’Antonio, Cinzio (Chieti): 161, 162, 202
Cipollone, Giovanni (Taranta Peligna): 231 d’Antonio, Domenico, canonico: 177, 181
Cipollone, Giovanni Battista: 174 d’Antonio, Donato, erario: 136, 137, 161,
Cipollone, Giulio Cesare, canonico: 155 162, 163, 202, 203
Cipollone, Giuseppe, tintore: 174 d’Antonio, Ferdinando, officiale: 182
Cipollone, Pietro: 198 d’Antonio, Giacomo Antonio: 162
Cipollone, Saverio: 200 d’Antonio, Giovanni, sacerdote: 172, 173,
Cipollone, Tommaso, erario: 178, 180, 181, 176, 228, 232
182, 183, 185, 186, 187, 188, 189, 190, 191, d’Antonio, Ippolito, camerlengo: 204, 228
192, 193, 194, 195, 196, 197, 198, 199, 200, d’Antonio, Luigi: 189
220, 223, 227 d’Antonio, Martino, diacono: 176, 178, 189
Cirotti, Remigio, officiale: 189 d’Antonio, Nicola, arciprete e provicario:
Cittadini, Luigi, CSP: 44, 74, 76, 78 176, 179, 180, 181, 183, 185, 186, 189, 192
Cittadini, Ottaviano, CSP: 26 d’Antrilli, Bernardo/Bernardino: 168, 170,
Coccavagini, Filippo, CSP: 14 204, 207, 228
Cocchiarelli, Giovanni, governatore: 195 d’Aragona, Alfonso I: 231
Contelori, Felice, CSP: 132, 171 d’Aragona, Ferdinando I: 235
Cornice, Gennaro (Giulianova, Bellante – Dati, Costantino: 235
Teramo): 182, 183, 189 d’Avalos, Cesare Michelangelo, marchese di
Corradini, Ferdinando, caporuota: 155 Vasto: 232
Corrado, Giovanni Battista: 156 de Angelis, Carlo (Rapino-Chieti): 202
Corsignani, Pietro Antonio, vescovo di Valva De Angelis, Deodato/Diodato, frate domeni-
e Sulmona: 180, 181 cano predicatore della Fara: 170, 204
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Gentile, Francesco, arciprete: 162, 165, 219, Lazzarini, Francesco, esattore: 199
221, 228 Legnini, Antonio, arciprete di S. Lorenzo
Gentile, Gaetano, cappellano: 148, 204, 207, (Rapino): 197
214, 232 Leonardi, Coriolano: 217
Gentile, Gioacchino: 219 Leto, Giacomo, arcivescovo di Lanciano:
Gentile, Giovanni Andrea, sacerdote: 214, 188, 189, 230
219 Liberati, Pier Francesco, abate, vicario gene-
Gentile, Giovanni Battista, canonico decano, rale: 169, 170, 204, 228
segretario, vicario ed erario: 162, 169, 170, Liberatore, Bernardo: 178
172, 173, 174, 175, 176, 178, 180, 181, 182, Liberatore, Damaso: 179
183, 184, 186, 189, 194, 195, 196, 197, 204, Libertati, Pier Francesco: 220
206, 218, 226, 235 Lignola, Antonio (Napoli): 199
Gentile, Giovanni Francesco: 170 Lignola, Pietro (Napoli): 199
Gentile, Giovanni Tommaso: 134, 159, 160, Lilli, Francesco, arciprete (Pennapiedimon-
161, 162, 202 te): 180, 181, 182, 183,186, 188, 190, 192,
Gentile, Giovanni, diacono e sacerdote (fi- 196
glio di Gentile Antonio Gentile): 220, 228, Luberto, Camillo: 228
229, 232 Lucchitti, Domenica: 228
Gentile, Giuseppe: 189, 220, 228 Luciani, Tommaso, vicario: 163
Gentile, Pompeo, erario: 82, 83, 84, 85, 86, Luminesi, Evangelista: 134
87, 156 Luzi, Francesco Maria, uditore della Nunzia-
Gentile, Scipione, medico: 187, 188, 189, 192 tura di Napoli: 192
Gentile, Teresa: 172 Macchioli, Antonio, dottore (Casoli e Torri-
Gentile, Tommaso: 174 cella Peligna): 181, 182, 183, 184
Gentile del Colle, Antonio: 214 Macchioli, Diego (Torricella Peligna): 196
Gentile del Colle, Giovanni Battista, arcipre- Madonna, Filippo (Lama dei Peligni): 196
te: 172, 173, 174, 176, 181, 220, 229 Madonna, Leonardo, vicario generale: 154,
Gentile del Colle, Giuseppe, erario: 151, 168, 187, 188, 189, 191, 192, 190, 196, 230
169, 170, 175, 176, 204, 205, 206, 222, 224, Madonna, Luigi (Lama dei Peligni): 199
225, 226, 228, 235 Madonna, Tommaso (Lama dei Peligni):
Gervasoni, Domenico, arcivescovo di Lan- 187, 192, 193, 195
ciano: 196, 197 Maffei, Mario junior, CSP: 103
Gioacchini, Marcantonio, CSP: 233 Mammarelli, Alessandro: 156
Giovanni Battista, arciprete “della fara”: 11, Mancini, Filippo: 168
12, 13. Mancini, Francesco: 189, 190
Gloria, Domenico: 168 Mancini, Nicola/Cola, governatore e notaio
Granato, Domenico (Napoli): 199 di Torricella Peligna: 156, 170, 204, 220
Gregorio XIII, papa: 3 Mancini, Salvatore: 217
Grimaldi, Giacomo: 233 Mandosi, Tiberio, CSP: 44
Grippi, Francesco Maria (Napoli): 200 Mantachetti, Fabrizio, CSP: 33
Grosso, Nicola: 220 Marcone, Nicola Angelo: 230
Gualtieri, nunzio di Napoli: 180 Margarita, Giovanni Battista (Chieti): 192
Guidetti, Giovanni, CSP: 32 Marinelli, Caterina: 175
Gutio, Abbondio, abate celestino di Santo Marinelli, Giuseppe (Taranta Peligna): 174
Spirito a Maiella: 235 Marini, Antonio, governatore: 164, 214
Iannucci, Fabio: 23 Marini, Callisto: 235
Imperiali, Vincenzo, principe di Francavilla: Marini, Marino, CSP: 235
197 Marrone, Angela: 228
Innocenzo III, papa: 209, 216 Marrone, Antonio: 159
Jovele, Alessandro (Napoli): 198 Marrone, Donato, erario e camerlengo: 44,
La Corte, Ferdinando: 200 45, 46, 47, 48, 50, 54, 161, 162, 202, 217
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Tavani, Marco Antonio/Marcantonio (Roc- Valignani, Giuseppe Felice: 156, 158, 171,
cascalegna-Vacri): 185, 186, 187, 188 232
Tavani, Michele, erario: 95, 96, 97, 98, 99, Valignani, Scipione, duca di Chieti: 11, 12,
100, 101, 102, 103 191, 192, 210
Tavani, Ottavio, vicario foraneo ed erario: Valignani, Tommaso, duca di Vacri: 167,
104, 105, 106, 107, 108, 109, 110, 111, 112, 169, 170, 192, 193, 195, 196, 197, 198, 199,
113, 114, 115, 116, 117, 118, 119, 120, 121, 200
122, 123, 124, 125, 126, 127, 128, 129, 130, Valletta, Giacomo Antonio, avvocato: 167,
131, 132, 165, 167, 168, 169, 170, 204, 205, 168, 228
207, 214, 220, 228, 229, 231, 232 Varese degli Atti, Pompeo, CSP: 169, 207, 228
Tavani, Pompeo: 228 Verna, Andrea, arciprete di S. Remigio: 207,
Tavani, Santo, erario: 49, 50, 51, 52, 53, 54, 228
55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 64, 65, 66, Verna, Antonio: 170, 189, 231
67, 68, 69, 70, 71, 72, 73, 74, 75, 76, 77, 78, Verna, Caterina: 176
79, 80, 81, 82, 133, 201 Verna, Cesare: 171
Tavani, Stefano: 161, 171, 202, 207, 214 Verna, Domenico, deputato: 178, 186, 188,
Tavani/Tavano, Angelo: 176, 232 189, 190, 192, 197
Tavani/Tavano, Baldassarre, canonico: 182, Verna, Donato: 220
186, 189, 195, 197 Verna, Fabiano: 214, 228
Tavani/Tavano, Francesco, officiale: 184 Verna, Fabrizio: 82
Terramosca, Ottavio: 168 Verna, Filippo: 178
Tighetti, Niccolò, CSP: 114 Verna, Francesco: 158, 159, 171
Tomassi, Nicola, vicario: 161, 162, 202, 203 Verna, Giovanni Antonio/Giannatonio, era-
Tomei, Antonio: 207 rio: 167, 168, 170, 172, 174, 175, 176, 187,
Tomei, Nicola: 207 197, 205, 206, 214, 222, 226, 227, 228
Toppi, Giovanni Asterio, vescovo di Milevi Verna, Giuseppe, arciprete di S. Remigio poi
(Numidia): 177 vicario: 151, 168, 170, 172, 173, 174, 175,
Tornielli, Ottavio, CSP: 93, 95 176, 177, 178, 180, 181, 205, 206, 207, 214,
Tozzi, Francesco, arciprete di Rapino: 175, 220, 228
202 Verna, Nicola, officiale: 179, 184
Tozzi, Michelangelo, prevosto (Gessopalena- Verna, Pasquale: 192
Chieti): 192, 194, Verna, Pietro, officiale: 156, 191, 217
Trama, Antonio, sacerdote (Capestrano): Verna, Santo: 217
228 Verna, Silvestro, officiale: 186
Travaglini, Decoroso, governatore: 199 Vernice, Francesco: 156
Urbano VIII, papa: 232 Vernice, Giacomo: 158
Uva, Giovanni, arcivescovo di Lanciano: 204 Vernice, Giulio: 156
Valignani, Antonio: 201, 202 Vernice, Mario, erario, 93, 94, 156
Valignani, Camillo: 156 Vincenzi, Tiberio, CSP: 127, 129, 131
Valignani, Francesco Antonio, marchese e Visco, Domenico, governatore: 190, 191, 192
barone di Chieti: 181, 182, 183, 185, 186, Vitelli, Giacinto, affittuario del Feudo di S.
187, 188, 189, 190, 191 Salvatore a Maiella: 183
Valignani, Giovanni Alfonso, commendata- Vittori, Antonio/Marcantonio, CSP: 18, 233
rio: 7 Vittoria, Francesco, dottore (Palena): 206
Valignani, Giovanni Battista: 162, 168 von Daun, Wirich Philipp Lorenz (Virico Fi-
Valignani, Giovanni Felice: 233 lippo Daun), vicerè di Napoli: 170
Valignani, Giulio: 158, 159, 201 Zaini, Giuseppe, CSP: 149, 168, 232
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Tav. I. – Biblioteca Apostolica Vaticana, ACSP, Pergamene, caps. 70, fasc. 34 (1).
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Tav. II. – Biblioteca Apostolica Vaticana, ACSP, Pergamene, caps. 70, fasc. 34 (2).
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Tav. III. - Biblioteca Apostolica Vaticana, ACSP, Mappe dei beni rustici 32.
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Tav. IV – Biblioteca Apostolica Vaticana, ACSP, Mappe dei beni rustici 32.
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Tav. V – Biblioteca Apostolica Vaticana, ACSP, Mappe dei beni rustici 32.
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Tav. VI – Biblioteca Apostolica Vaticana, ACSP, Pergamene, caps. 19, fasc. 244.
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Tav. VII – Abbazia di S. Martino in Valle: disegno del pittore Luciano Primavera (2011).
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Tav. VIII – Abbazia di S. Martino in Valle: veduta dall’alto (foto 29 giugno 2009)
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Tav. IX – Abbazia di S. Martino in Valle: cortile che precede la chiesa delimitato a Sud da un poderoso muro di recinzione e a nord da annessi
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monastici costituiti da piccoli vani a pianta irregolare ubicati sotto il riparo roccioso (foto 29 giugno 2009).
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FARA S. MARTINO E L’ABBAZIA DI S. MARTINO IN VALLE
Tav. X – Abbazia di S. Martino in Valle: veduta dell’interno della chiesa. Sullo sfondo al centro l’altare maggiore inglobato nell’arco absidale
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murato in seguito agli scavi del 1891, sulla sinistra l’altare a blocco in muratura della navata laterale meridionale (foto 29 giugno 2009).
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184 MARCO BUONOCORE
Tav. XI – Abbazia di S. Martino in Valle: resti dell’edicola d’altare del 1411 con colonnine
decorate da tralci di vite e quercia (foto 29 giugno 2009).
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Tav. XII – Abbazia di S. Martino in Valle: edicole d’altare tardo medievali ubicate sotto il
riparo roccioso nell’area attigua alla navata laterale settentrionale (foto 29 giugno 2009).
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Tav. XIII – Abbazia di S. Martino in Valle: edicola d’altare ubicata dietro l’abside. Si noti l’urna rettangolare in pietra all’interno della quale
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furono deposti nel 1891 i presunti resti di san Giovanni Stabile (foto 29 giugno 2009).
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FARA S. MARTINO E L’ABBAZIA DI S. MARTINO IN VALLE 187
Tav. XIV – Abbazia di S. Martino in Valle: area dietro l’abside maggiore. Porta d’accesso in-
dicata dagli scavatori del 1891 come “antico cimitero” posta sotto il riparo roccioso (foto
29 giugno 2009).
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Roma 1979 (Sussidi eruditi, 31), pp. 191-243 per l’edizione dell’inventario della biblioteca del
1474.
3 LABOWSKY, Bessarion’s Library cit., pp. 39-44.
4 G. MERCATI, Codici latini Pico Grimani Pio e di altra biblioteca ignota del secolo XVI esi-
stenti nell’Ottoboniana e i codici greci Pio di Modena con una digressione per la storia dei codi-
ci di S. Pietro in Vaticano, Città del Vaticano 1938 (Studi e Testi, 75), pp. 29 nt. 2 e 31 nt. 5.
Un’edizione recente in A. DILLER – H. D. SAFFREY – L. G. WESTRINK, Bibliotheca Graeca Ma-
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 189-204.
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quello di Mercati col Vat. lat. 3960 che sembra averlo accompagnato per
molta parte della sua attività di ricerca in Vaticana, senza tuttavia aver mai
dato luogo a uno studio e a una pubblicazione sistematici5.
Stando ad una sua esplicita ammissione in un articolo del 19086, Mer-
cati avrebbe voluto presentare anche la sezione del Vat. lat. 3960 dedicata
alla sala græca publica della biblioteca dei pontefici, riservandosi di far-
lo nel progettato Index indicum Bibliothecæ Apostolicæ Vaticanæ. Questa
pubblicazione non venne mai realizzata e il proposito di Mercati non trovò
seguito, fino ad oggi, mentre la memoria stessa dell’esistenza dell’inventa-
rio vaticano andò persa, tanto da non lasciare traccia nelle pubblicazioni
più recenti e informate sulla vicenda della biblioteca papale7.
Riservandomi di presentare il testo dell’inventario dei codici greci dei
pontefici in un volume di prossima uscita nella collana Studi e Testi della
Biblioteca Apostolica Vaticana, dove sarà affiancato a una nuova edizione
dell’inventario della stessa sala redatto da Fabio Vigili da Spoleto8, e di dare
in quella sede una presentazione adeguata del Vat. lat. 3960, dedico questo
intervento, da un lato, a segnalare l’esistenza dell’inventario della Medicea
privata, che con quello vaticano ha condiviso e condivide lo stesso oblìo, e,
nuscripta Cardinalis Dominici Grimani (1461-1523), Marino del Friuli 2003 (Biblioteca Na-
zionale Marciana. Collana di Studi, 1), pp. 107-165.
5 Dopo la prima menzione del 1908, lo studioso tornò a citare il codice in G. MERCATI,
I codici Vaticani latino 3122 e greco 1411 (in fine a Giovanni Tortelli cooperatore di Niccolò V
nel fondare la Biblioteca Vaticana, di Girolamo Mancini), in Archivio storico italiano 68
(1920), pp. 269-282, poi in ID., Opere minori, IV, Città del Vaticano 1941 (Studi e Testi, 79),
pp. 154-168. Un’altra menzione, questa volta inedita, nelle carte di studio relative alla storia
vaticana del codice Vat. gr. 1209, il celebre Codex B, della Bibbia greca dei Settanta, in Biblio-
teca Apostolica Vaticana, Carte Mercati 123.
6 Si tratta dell’articolo dedicato all’edizione dei ff. 65-66 del Vat. lat. 3960, in G. MERCATI,
Un indice di libri offerti a Leone X, in Il libro e la stampa, n. s., 2 (1908), pp. 41-47, poi in ID.,
Opere minori, III, Città del Vaticano 1938 (Studi e Testi, 78), pp. 76-82.
7 Nessuna menzione dell’inventario vaticano in R. DEVREESSE, Le fonds grec de la Bi-
bliothèque Vaticane dès origines à Paul V, Città del Vaticano 1965 (Studi e Testi, 244), né in J.
BIGNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane de Sixte IV à Pie XI. Recherches sur l’histoire des
collections de manuscrits, Città del Vaticano 1973 (Studi e Testi, 272), né in S. LILLA, I mano-
scritti vaticani greci: lineamenti di una storia del fondo, Città del Vaticano 2004 (Studi e Testi,
415) né, da ultimo, in A. RITA, Per la storia della Vaticana nel primo Rinascimento e A. DI
SANTE, La Biblioteca rinascimentale attraverso i suoi inventari, ambedue in A. MANFREDI (a
cura di), Le origini della Biblioteca Vaticana tra Umanesimo e Rinascimento (1447-1534), Città
del Vaticano 2010 (Storia della Biblioteca Apostolica Vaticana, 1), pp. 237-308 e 309-350.
8 L’inventario dei codici greci vaticani redatto da Fabio Vigili da Spoleto tra il 1508 e il
1510 si trova nel Vat. lat. 7135, ff. 78-164, ed è già stato l’oggetto di un’edizione da parte di
DEVREESSE, Le fonds grec cit., pp. 152-180, che tuttavia, interessato all’indentificazione dei
codici, optò per una presentazione del testo molto sintetica e sommaria, operando drastici
tagli quasi ad ogni voce, che hanno finito per snaturare la facies stessa del lavoro erudito di
Vigili.
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9 E. PICCOLOMINI, Intorno alle condizioni ed alle vicende della Libreria Medicea privata,
Firenze 1875.
10 E. B. FRYDE, Greek Manuscripts in the Private Library of the Medici 1469-1510, Aberyst-
wyth 1996.
11 S. GENTILE, Lorenzo e Giano Lascaris. Il fondo greco della biblioteca Medicea privata, in
di), I manoscritti datati della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, I: Plutei 12-34, Firen-
ze 2008, pp. 1-15.
13 D. SPERANZI, La biblioteca dei Medici. Appunti sulla storia della formaizone del fondo
greco della libreria medicea privata, in Principi e i signori. Le biblioteche nelle seconda metà del
Quattrocento. Atti del Convegno di Urbino (5-6 giugno 2008), a cura di G. ARBIZZONI, C. BIAN-
CA, M. PERUZZI, Urbino 2010, pp. 217-264, segnatamente p. 22, n. 21, dove viene qualficato
come copia, assieme al Vat. lat. 7134, ma parziale, dell’inventario redatto da Fabio Vigili e
contenuto nel Barb. lat. 3185.
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d’Histoire, publiés par l’Ecole Française de Rome 48 (1931), pp. 308-334 e R. BIANCHI, Per la
biblioteca di Angelo Colocci, in Rinascimento 30 (1990), pp. 271-282. Compilato con materiale
di seconda mano, non verificato sugli originali, M. BERNARDI, Per la ricostruzione della biblio-
teca colocciana: lo stato dei lavori, in C. BOLOGNA – M. BERNARDI (a cura di), Angelo Colocci e
gli studi romanzi, Città del Vaticano 2008 (Studi e Testi, 449), pp. 21-83.
17 P. DE NOLHAC, La bibliothèque de Fulvio Orsini. Contribution à l’histoire des collections
d’Italie et à l’étude de la Renaissance, Paris 1887 [rist. anast. Genève – Paris 1976], pp. 80-83 e
passim.
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il Vat. lat. 6845 riporta ai ff. 140-156 una copia della lettera-trattato De cane
rabido, databile agli ultimi due anni di vita dell’umanista (1513-1515)18: la
scrittura autografa impiegata è pressoché identica a quella presente nell’in-
ventario di cui ci stiamo occupando (tavv. III-IV).
Si tratta di una corsiva umanistica asciutta e sottile, vergata con trat-
to esile e ductus rapido dalla caratteristica inclinazione a destra, comune
anche al greco di Carteromaco19. Altrettanto caratteristica è la tendenza a
legare le lettere dall’alto, soprattutto quando si tratta della C, E, R, S e T,
come anche il segno d’abbreviazione per la desinenza –rum realizzata me-
diante due linee perpendicolari con quella orizzontale tagliata da un ulte-
riore tratto di penna verticale. In modo particolare, poi, il tracciato della A
e della G maiuscole, assolutamente inconfondibili, e quello delle minuscole
C, D, E, H e S, specie in fine di parola, fugano ogni possibilità di dubbio20.
Questa evidenza paleografica illumina non solo le vicende dell’inventa-
rio della Medicea privata contenuto nel Vat. lat. 3960, ma anche un tratto
biografico del Carteromaco: nulla si sapeva finora di una sua collabora-
zione o attività, nemmeno in un ruolo marginale, nella biblioteca Medicea
privata.
In realtà, il rapporto di Carteromaco con la famiglia de’ Medici era an-
tico, dal momento che il Forteguerri, originario di Pistoia e nipote del po-
tente cardinale Nicolò Forteguerri, aveva compiuto i suoi studi anche a
Firenze, presso il Poliziano, molto legato ai Medici21.
Successivamente, il Carteromaco fu a Firenze nel 1504 dopo aver la-
sciato Venezia e la collaborazione editoriale con Aldo Manuzio, diretto a
Roma, dove si installò al servizio di diversi cardinali della curia di papa
18 D. MUGNAI CARRARA, La polemica “de cane rabido” di Nicolò Leoniceno, Nicolò Zocca e
in considerazione anche i codici Vat. gr. 1402 (specie i ff. 13r-19v e 23r) e 1405 (ff. I, 1-187r,
223r-241r), ambedue del Carteromaco, poi passati nella biblioteca di Fulvio Orsini, e il Vat.
lat. 4103.
21 M. J. C. LOWRY, S. Fortiguerra, in P. G. BIETENHOLTZ – T. B. DEUTSCHER (a cura di),
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22
RAO, Il fondo manoscritto cit., p. 10.
23
A. FERRAJOLI, Il ruolo della corte di Leone X, a cura di V. DE CAPRIO, Roma 1984 (Biblio-
teca del Cinquecento, 23), pp. 474-475 e 477-478.
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32GENTILE, I codici greci cit., p. 115 e ID., Lorenzo e Giano Lascaris cit., pp. 177-178.
33GENTILE, Lorenzo e Giano Lascaris cit., p. 177 e RAO, Il fondo manoscritto cit., p. 8.
34 La prova è data dalla consultazione dei registri di prestito di casa Medici, che coprono
gli anni 1480-1494 e che sono conservati a Firenze, Archivio di Stato, Mediceo avanti il Prin-
cipato, filze LXII-LXIV, sui quali si vedano PICCOLOMINI, Medicea privata cit., pp. 122-131 e
anche GENTILE, Lorenzo e Giano Lascaris cit., p. 178 e nt. 6.
35 GENTILE, I codici greci cit., pp. 115-116.
36 GENTILE, I codici greci cit., p. 116.
37 L’intera vicenda è riassunta in GENTILE, I codici greci cit., pp. 116-117, ma da riconsi-
derare alla luce di P. CHERUBINI (a cura di), Iacopo Ammannati Piccolomini, Lettere (1444-
1479), I, Roma 1997 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Fonti, XXV), p. 162, nt. 230.
38 GENTILE, I codici greci cit., p. 117.
39 GENTILE, I codici greci cit., p. 119.
40 GENTILE, Lorenzo e Giano Lascaris cit., pp. 177-194 e A. PONTANI, Per la biografia, le
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1492, appena dopo la morte di Lorenzo (12 aprile 1492), che non riuscì a
vedere ultimata la raccolta alla quale aveva tanto lavorato41.
Ma l’apporto del Lascaris alla formazione della sezione greca della Me-
dicea privata non si limitò solo all’acquisto di codici in Oriente, ma an-
che al loro ordinamento una volta giunti a Firenze e riuniti a quelli già in
possesso della famiglia Medici. All’aristocratico erudito greco, infatti, va
il merito dell’ordinamento dei codici greci, mediante un sistema preciso
ed efficace, che è stato possibile ricostruire a partire dalla numerazione
manoscritta apposta sui volumi42.
Confiscata dalla Signoria alla famiglia Medici, al momento dell’esilio di
Piero (1494), figlio ed erede di Lorenzo, la Medicea privata fu sottosposta
nell’autunno 1495 a una nuova inventariazione, la quarta nella sua storia,
ad opera del cancelliere Bartolomeo de’ Ciai e di Giano Lascaris43. Sconvol-
ti nel loro ordinamento originario, 685 codici furono divisi in 17 casse, che
nel 1497 furono depositate nel convento fiorentino dei domenicani di San
Marco, in cambio della cifra di 2000 fiorini versati alla Signoria.
Ma i codici della Medicea privata non trovarono pace nemmeno ac-
canto alla biblioteca pubblica del convento domenicano: «Rimasta in San
Marco fino alla morte sul rogo del priore Girolamo Savonarola e avendo
rischiato perdite durante l’assalto al convento da parte dei facinorosi, che
miravano ad eliminare il frate riformatore (8 aprile 1498), venne poi ripre-
sa in consegna dalla Signoria e trasportata a palazzo. Da lì, dopo un breve
rico di Terra d’Otranto (Lecce, 22-25 ottobre 1976), Lecce 1980, pp. 53-77; ID., Sergio Stiso de
Zollino et Nicola Petreo de Curzola. A propos d’une lettre du Vaticanus gr. 1019, in Bisanzio e
l’Italia. Raccolta di studi in memoria di Agostino Pertusi, Milano 1982, pp. 154-168 e ID., Testi-
monianze bizantine nel Basso Salento, in Il Basso Salento. Ricerche di storia sociale e religiosa,
Galatina 1982, pp. 49-69. In ultimo, anche Z. N. TSIRPANLIS, Memorie storiche sulle comunità
e chiese greche in Terra d’Otranto (XVI secolo), in La Chiesa greca in Italia dall’VIII al XVI seco-
lo. Atti del Convegno Storico Interecclesiale (Bari, 30 aprile – 4 maggio 1969), II, Padova 1972
(Italia Sacra, 21), pp. 845-877.
41 GENTILE, I codici greci cit., pp. 118-120 e RAO, Il fondo manoscritto cit., p. 8. Si vedano
anche le ricerche di D. SPERANZI, Per la storia della libreria medicae privata. Il Laur. Plut. 58.
2 e Giovanni Mosco, in Medioevo e rinascimento 21 (2007), pp. 181-217; ID., Per la storia della
libreria medicea privata. Giano Lascaris. Sergio Stisso da Zollino e il copista Gabriele, in Italia
medioevale e umanistica 48 (2007), pp. 127-161.
42 GENTILE, Lorenzo e Giano Lascaris cit., pp. 188-189 e ID., I codici greci cit., p. 120 e RAO,
Il fondo manoscritto cit., pp. 8-10, che riassume a p. 9, quanto ai codici greci che qui ci inte-
ressano: «Tutti i libri, come già preannunciato, erano disposti per materie, i greci precedeva-
no i latini, e si presentavano, progressivamente, con opere di grammatica (da 1 a 36), di poe-
sia (da 38 a 58), di storia (da 59 a 86), di tecnica (da 89 a 95), di retorica (da 96 a 136), di
astronomia, matematica e musica (da 141 a 153), di filosofia (da 156 a 217), di medicina (da
218 a 241), e di teologia (da 242 a 326); senza soggetto solo i numeri dal 329 al 337».
43 L’edizione dell’inventario in PICCOLOMINI, Intorno alle condizioni ed alle vicende cit., pp.
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44
RAO, Il fondo manoscritto cit., p. 10.
45
RAO, Il fondo manoscritto cit., p. 10.
46 Si vedano, a questo proposito i due contributi di D. F. JACKSON, A New Look at an Old
Book List, in Studi italiani di filologia classica s. III, 16 (1998), pp. 83-108 e ID., Fabio Vigili’s
Inventory of Medici Greek Manuscripts, in Scriptorium 52 (1998), pp. 199-204; RAO, Il fondo
manoscritto cit., p. 11 annuncia che S. Gentile si è proposto di pubblicare l’inventario di Fa-
bio Vigili negli anni a venire.
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Questa voce attesta dunque che il manoscritto faceva parte della colle-
zione greca vaticana e che lì si trovava ancora verso la fine (1510-1513) del
pontificato di Giulio II, tanto che lo stesso Fabio Vigili aveva già potuto
prenderlo a prestito tra il 3 e il 29 marzo 1499, come attesta la ricevuta
autografa nel secondo registro di prestito della biblioteca papale49.
Il codice era già presente negli indici vaticani precedenti, come quel-
lo del 148150 e 148451, ma non compare più in nessuno dei due databi-
li attorno al 1518, ossia quello italiano redatto da Lorenzo Parmenio e
Romolo Mammacini52 e quello greco di Giovanni Severo da Sparta53.
die 3 martii 1499, pro quo pignori dedi unum aureum venetum et sex carlenos. Ego idem
Fabius manu propria. – Restituit die XXIX marcii».
50 DEVREESSE, Le fonds grec cit., p. 95.
51 DEVREESSE, Le fonds grec cit., p. 132.
52 M. L. SOSOWER – D. F. JACKSON – A. MANFREDI (a cura di), Index seu inventarium Bi-
bliothecæ Vaticanæ divi Leonis Pontificis Optimi. Anno 1518c. series græca, Città del Vaticano
2006 (Studi e Testi, 427).
53 DEVREESSE, Le fonds grec cit., pp. 235-263.
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54
RAO, Il fondo manoscritto cit., p. 11: «Leone X non tradì la grande generosità nel met-
tere la raccolta a disposizione degli studiosi, tipica della sua famiglia, e arricchì la biblioteca
di almeno 40 volumi documentati, tra cui gli Annales (libri I-VI) di Tacito (Pluteo 68.1, sec.
IX) e le Epistulae di Plinio (Pluteo 47.36, sec. X), ambedue provenienti dal monastero di
Corvey in Westfalia, facendo anche miniare molti codici che aveva trovato preparati per la
decorazione, ma non realizzati».
55 RITA, Per la storia della Vaticana cit., pp. 278-288.
56 F. ARDUINI, Una biblioteca per i libri preziosi, in P. RUSCHI (a cura di), Michelangelo ar-
chitetto a San Lorenzo. Quattro problemi aperti, Firenze 2007, pp. 157-180, particolarmente
157-163.
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thecae Barberinae, tomus 3 (codices 1-357), Sala Cons. Mss. 335 (1) rosso, pp. 99-100. Per
successive e più analitiche descrizioni, vedi S. PRETE, Codices Barberiniani latini. Codices
1-150, [Città del Vaticano] 1968, pp. 116-119; É. PELLEGRIN – J. FOHLEN – C. JEUDY – Y.-F.
RIOU – A. MARUCCHI, Les manuscrits classiques latins de la Bibliothèque Vaticane, I: Fonds
Archivio San Pietro à Ottoboni, Paris 1975, pp. 114-117; M. BUONOCORE, Codices Horatiani in
Bibliotheca Apostolica Vaticana, [Città del Vaticano] 1992, pp. 54-55.
2 Sono presenti quattro iniziali ornate zoomorfiche di buona fattura, poste ai ff. 1r (mi-
surante mm 45 di altezza), 38r (mm 25), 59r (mm 75), 64v (mm 75); le altre iniziali sono
semplici, misuranti dai 5 ai 25 mm di altezza.
3 Al riguardo cfr. PELLEGRIN – FOHLEN – JEUDY – RIOU – MARUCCHI, Les manuscrits clas-
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 205-228.
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trebbe rimandare proprio alla Certosa di Firenze; la modalità di registrazione, infatti, sembra
analoga a quella adottata in altri monasteri certosini, come ad esempio quello di Trisulti; al
proposito vedi E. CONDELLO – M. SIGNORINI, Minima trisultina II. I codici originari, in Sit liber
gratus, quem servulus est operatus. Studi in onore di Alessandro Pratesi per il suo 90° comple-
anno, II, a cura di P. CHERUBINI – G. NICOLAJ, Città del Vaticano 2012 (Littera antiqua, 19),
pp. 761-796: 761 e fig. 1 Nell’unico inventario sopravvissuto dei manoscritti della Certosa di
Firenze, compilato nel 1600 nell’ambito dell’inchiesta della Congregazione dell’Indice e at-
tualmente contenuto nel cod. Vat. lat. 11276, al f. 454r è registrato un volume contenente le
«Horatii Epistolae»; difficile dire se quel libro possa corrispondere al nostro codice (ma la
circostanza appare poco probabile perché le Epistulae non sono il primo testo trascritto nel
Barb. lat. 65 né rappresentano la sezione più consistente del codice). Sulla biblioteca della
Certosa cfr. C. CHIARELLI, Il fondo librario della Certosa di Firenze, in La miniatura italiana tra
gotico e rinascimento, I. Atti del Congresso di Storia della miniatura italiana (Cortona, 24-26
settembre 1982), a cura di E. SESTI, Firenze 1986 (Storia della miniatura, 6), pp. 189-200.
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7 L. MARTINES, The social world of the Florentins humanists (1390-1460), Princeton 1963,
pp. 320-321.
8 «Io, Iacopo di Niccolò Corbiçi sopradetto, d’anni 43 […] Abito in una casa di Santa
Maria Nuova a pigione, posta nel quartiere di Santo Giovanni, gonfalone Vaio, Popolo Santa
Maria in Campo, nella via della Pergola» (Firenze, Archivio di Stato, Catasto 17, f. 983v).
9 MARTINES, The social world cit., p. 321.
10 Cfr. al riguardo A. JACOB, Carlo Strozzi et sa collection de manuscrits grecs. Contribution
à l’étude du fonds Barberini de la Bibliothèque Vaticane, in Bollettino della Badia greca di Grot-
taferrata n.s. 54 (2000), pp. 401-414: 413 (con menzione di 69 manoscritti del fondo Barberi-
niano greco, 7 del fondo Barberiniano latino, 3 del fondo Chigiano appartenuti allo Strozzi e
poi confluiti nella Biblioteca Apostolica Vaticana).
11 Brevissime descrizioni del codice in A. C. DE LA MARE, The Handwriting of Italian Hu-
manists, I-1: Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Coluccio Salutati, Niccolò Niccoli, Pog-
gio Bracciolini, Bartolomeo Aragazzi of Montepulciano, Sozomeno da Pistoia, Giorgio Antonio
Vespucci, Oxford 1973, p. 77; Poggio Bracciolini nel VI centenario della nascita: mostra di co-
dici e documenti fiorentini, a cura di R. FUBINI – S. CAROTI, Firenze 1980-81, p. 18.
12 Cfr. infra, p. 213.
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* * *
133-34 andrà aggiunto il cod. 303 della Biblioteca di Holkham Hall, per il quale cfr. infra.
17 B. L. ULLMAN, The origin and development of humanistic script, Roma 1969 (Storia e
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Roma 1971, pp. 640-646: 645-56. Per un’analisi dei sintomi grafici più significativi che segna-
no l’evoluzione dell’antiqua poggiana, vedi A. J. DUNSTON, The Hand of Poggio, in Scriptorium
19 (1965), pp. 63-70; C. QUESTA, Per la storia del testo di Plauto nell’Umanesimo, I. La «recen-
sio» di Poggio Bracciolini, Roma 1968 (Quaderni d’Athena, 6), pp. 24-30; DE LA MARE, The
Handwriting of Italian Humanists cit., pp. 69-71; C. SCALON, Poggio Bracciolini scrittore papa-
le in littera antiqua fra il 1405 e il 1408, in ID., Libri, scuole e cultura nel Friuli medievale.
«Membra disiecta» dell’Archivio di Stato di Udine, Padova 1987 (Medioevo e umanesimo, 65),
pp. 54-77: 64-65; P. CHERUBINI – A. PRATESI, Paleografia latina. L’avventura grafica nel mondo
occidentale, Città del Vaticano 2010 (Littera antiqua, 16), pp. 567-568.
21 Per due recentissime e accurate descrizioni del codice, cfr. Coluccio Salutati e l’inven-
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lo Strozzi 96 misura mm 193 × 137 (con rapporto tra base e altezza pari a 0,709); il Barb. lat.
65 misura mm 216 × 111 (con rapporto tra base e altezza pari a 0,510).
25 Al riguardo vedi M. CECCANTI, Proposte per la storia dei primi codici umanistici a bian-
chi girari, in Miniatura 5-6 (1993-1996), pp. 11-16 (con bibliografia pregressa).
26 Cfr. gravibus, alla r. 1 della tav. Va; natura, alle rr. 1-2 della tav. Vb.
27 Cfr. rhenum, alla r. 5 della tav. Va; hèc, alla r. 3 della tav. Vb.
28 Cfr. verborum, alla r. 2 della tav. VIa; nostrorum, alla r. 6 della tav. VIb.
29 Cfr. receptus, alla r. 4 della tav. VIa; timeamus, alla r. 3 della tav. VIb.
30 Cfr. ymus, alla r. 4 della tav. VIIa; phyloni, alla r. 3 della tav. VIIb.
31 Esempi alla r. 4 della tav. VIIa e alla r. 2 della tav. VIIb.
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menti di attacco e di stacco obliqui; la U/V per la quale si usano sia la forma a cuore, con
ampio tratto iniziale ricurvo, sia quella capitale.
38 Cfr. Nec, alla r. 18 del f. 87v del Barb. lat. 65 e alla r. 14 del f. 2v dello Strozzi 96
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di tratto. A ciò si aggiunga che quella che forse è in assoluto la lettera più
caratterizzante del codice Strozzi 96, la g, mostra una certa diversità: in en-
trambi i codici, infatti, la lettera è di forma umanistica, ma nel Barberinia-
no l’occhiello inferiore è separato da quello superiore da un tratto piuttosto
breve leggermente inclinato a sinistra,41 mentre nello Strozziano quel tratto
è perfettamente verticale, molto più lungo e rigido42.
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53Un esempio coevo di recupero del libro all’antica nella Firenze del sec. XIVex.-XVin. è
offerto da un Virgilio confezionato nel circolo di Coluccio Salutati da Iacopo Angeli da Scar-
peria (Parigi, Bibliothèque Nationale de France, latin 7942); il codice, in una semigotica for-
temente influenzata dalle suggestioni dell’antiqua, è caratterizzato da valori di dimensioni
(mm 231 × 113) e di rapporto tra base e altezza (0,49) sorprendentemente vicini a quelli del
codice barberiniano (a proposito dei quali vedi la precedente nt. 24). Sul testimone parigino
vedi, da ultimo, la scheda descrittiva (n° 59) a cura di Stefano ZAMPONI in Coluccio Salutati e
l’invenzione dell’Umanesimo cit., pp. 232-233.
54 Un altro esempio di un’operazione di restauro codicologica e testuale compiuta a Fi-
renze in quegli stessi anni viene dal cod. Vat. lat. 2056, contenente la Syntaxis matematica sive
Almagestum di Tolomeo; il manoscritto, risalente al sec. XIII, appartenne a Coluccio Salutati
e fu restaurato con straordinaria perizia da Niccolò Niccoli, secondo quanto recentemente
dimostrato da Teresa De Robertis (che ringrazio vivamente per avermi segnalato il mano-
scritto in questione): ibid., pp. 272-274 (scheda n° 78).
55 Pistoia, Biblioteca Comunale Forteguerriana, A 31; per una descrizione del codice, ri-
salente alla metà del sec. XII, cfr. ibid., pp. 234-235 (scheda n° 60, a cura di S. FIASCHI).
56 Cfr. supra.
57 Al riguardo cfr. R. BLUM, La biblioteca della Badia fiorentina e i codici di Antonio Corbi-
nelli, Città del Vaticano 1955 (Studi e testi, 155), pp. 50-55; MARTINES, The social world cit.,
p. 321; A. ROLLO, Sulle tracce di Antonio Corbinelli, in Studi medievali e umanistici 2 (2004),
pp. 25-95: 25-26, 30-31, 61-62.
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manoscritto sia rimasto in casa sua e che il figlio Niccolò abbia deciso di
donarlo alla Certosa nel 1480;
— se, infine, a guidare esperimenti grafici come quello testimoniato dal
codice barberiniano non ci furono intellettuali e bibliofili come Coluccio
Salutati, Niccolò Niccoli, Iacopo Corbizzi, Antonio Corbinelli, ma sempli-
cemente lo stesso Poggio, sarebbe forse da rivedere il ruolo da lui giocato
nella partita delle origini della nuova scrittura umanistica; non soltanto
diligente esecutore, ma progettista di forme librarie e ideatore di soluzioni
grafiche che ben presto diverranno norma per un nuovo modo di confezio-
nare i manoscritti in Italia e in Europa.
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Tav. XI – Holkham Hall, Earl of Leicester Library, ms. 303, ff. 120v-121r [by
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29-Jan-13 10:55:51 PM
ELEONORA GIAMPICCOLO
INTRODUZIONE
la Sicilia, vol. 1, Palermo 1858; K. ZIEGLER, s.v. Kentoripa, in Realencyclopädie der classischen
Altertumswissenschaft (d’ora in poi: RE) 11, 1 (1921), pp. 179-181; G. LIBERTINI, Centuripe,
Catania 1926; F. ANSALDI, Memorie storiche di Centuripe, riedito a cura di P. CACIA, Catania
1981; SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA – ÉCOLE FRANÇAISE DE ROME, Bibliografia Topo-
grafica della colonizzazione greca in Italia e nelle isole tirreniche, V (Carancino – Crotone), Pisa
– Roma 1987.
2 THUC., VI, 94, 3.
3 THUC., VI, 2, 1.
4 Nicomaco di Gerasa (FGRHIST, 1063 F1) racconta come il filosofo abbia contribuito alla
liberazione di molte città che prima erano governate da tiranni e che queste città utilizzarono
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 229-244.
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le leggi di Caronda da Catania e Zaleuco da Locri. Sebbene non si faccia menzione della cit-
tadina di Centuripe, è probabile che essa vada inserita nel numero di queste città.
5 DIOD., XIII, 83, 4.
6 DIOD., XVI, 82, 4.
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vi entrò di notte, ma fu scoperto dalle sentinelle e nello scontro con gli uo-
mini di Agatocle perse la vita, insieme ai suoi. La reazione di Agatocle fu
dura anche nei confronti dei Centuripini che avevano congiurato contro il
potere costituito e non tardò a manifestarsi. Approfittando, poi, delle ripe-
tute sconfitte di Agatocle contro i Cartaginesi, Centuripe cercò di cacciar
via la guarnigione del tiranno riuscendovi. Nel 307 a. C., Agatocle tentò di
impadronirsi nuovamente della città di notte e di nascosto, ma fu scoperto
e, racconta Diodoro7, perse molti dei suoi soldati.
La città rappresentò, negli anni 275-270 a. C., un punto d’appoggio
strategico per Ierone II che voleva combattere l’ingerenza dei Mamertini
nella Sicilia centrale; in seguito alla conquista di Ameselon, fortezza dei
Mamertini, lo stratega siracusano spartì i terreni appartenuti alla fortezza
conquistata tra gli abitanti di Agyrion e Centuripe8. Nel 263 a. C., la città
fu nuovamente coinvolta negli scontri tra Ierone II e i Mamertini e fu tra
le prime a venire a patti con Roma9: Centuripe, insieme ad Alesa e Sege-
sta, venne dichiarata «civitas sine foedere, immunis ac libera»10. Nel 213
a. C., i Centuripini inviarono tanti aiuti a Marcello contro Siracusa meri-
tandosi sempre più la stima di Roma, al punto che Cicerone più volte lo
riconobbe nelle Verrine: «Ecquod in Sicilia bellum gessimus, quin Centuri-
pinis sociis, Syracusanis hostibus uteremur?»11 oppure quando la definisce
«amicissima ac fidelissima civitas»12, esaltando la fedeltà dei suoi cittadini
«Centuripinorum, fortissimorum fidelissimorumque sociorum»13. Sempre
dalle Verrine apprendiamo notizie intorno alla città, che per altro contri-
buì, insieme alle altre città siciliane, ad avviare il processo nei confronti
del propretore Verre che governò la Sicilia dal 73 al 71 a. C. Era all’epoca
la città «totius Siciliae multo maxima et locupletissima»14 e i Centuripini
possedevano gran parte della piana di Katane «qui agri Aetnensis multo
maximam partem possident»15 e non solo. Teneva armata a sue spese l’im-
tra la città e Lanuvio, basato su una parentela sancita anche dall’opera storica di Fabio Pitto-
re, secondo cui Lanoios sarebbe giunto nel Lazio provenendo dalla Sicilia. Cfr. E. GALVAGNO,
I Siculi: fine di un ethnos, in Diodoro Siculo e la Sicilia indigena. Atti del Convegno di Studi,
Caltanissetta 21-22 maggio 2005, a cura di C. MICCICHÈ, S. MODEO, L. SANTAGATI, Caltanisset-
ta 2005, pp. 34-50.
10 CIC., Verr. II, 3, 13.
11 CIC., Verr. II, 5, 84.
12 CIC., Verr. II, 2, 163.
13 CIC., Verr. II, 2, 163.
14 CIC., Verr. II, 4, 50.
15 CIC., Verr. II, 3, 104.
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2. Le emissioni
La prima emissione di cui si abbia traccia è la cosiddetta litra di bron-
zo che, se si accoglie la datazione del Gabrici17 e del Calciati18, andrebbe
attribuita all’età di Timoleonte (344-336 a. C.) 19. La litra, riconiata su litre
siracusane,20 presenta al dritto la testa di Kora, coronata di spighe, con
orecchino a un pendente rivolta a sinistra, tra delfini, con chiaro riferi-
mento al tipo del decadramma siracusano, opera dell’incisore Euainetos; al
rovescio, invece, una pantera andante a sinistra, con la zampa destra alzata
e l’etnico KENTOPIПINΩN all’esergo, a volte mancante21. Tale esemplare,
assente nella collezione del Medagliere Vaticano, ha un diametro di 29 mm
e un peso che si aggira mediamente intorno ai 32 grammi. Le successive
emissioni, sempre di bronzo, presenti nella collezione del Medagliere, sono
ascrivibili, secondo la maggior parte degli studiosi, con la sola eccezione
di Calciati che le colloca tutte intorno al 344-336 a. C., al periodo roma-
no, ovvero agli anni delle guerre puniche. Lo standard ponderale di riferi-
mento per queste emissioni dovrebbe essere quello romano, a partire dal
sestantale fino al semionciale, ma le datazioni proposte dai vari studiosi
risultano, di volta in volta, dipendenti dalle posizioni che essi assumono
nell’ambito della vexata quaestio circa l’introduzione, a Roma, delle varie
riforme riguardanti la monetazione di bronzo. I sostenitori della teoria
1984, pp. 65-66 pensa che la serie venne coniata nel periodo dioneo.
20 In alcuni esemplari è possibile, per esempio, riconoscere le tracce della coniazione
precedente. La maggior parte delle litre centuripine fu coniata sulle litre di bronzo di Siracu-
sa recanti al dritto la testa elmata di Atena a sinistra e al rovescio i due delfini, tra i quali una
stella di mare.
21 CNS III, 1; A. MINÌ, Monete di bronzo della Sicilia antica, s.v. Centuripe (d’ora in poi:
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22 La teoria tradizionale, che riguarda non solo le riforme del bronzo, ma anche l’intro-
duzione del denario, si basa principalmente sulle testimonianze di Plinio e Livio. Secondo
queste fonti, la riduzione sestantaria del bronzo (basata su un asse di circa 54 gr) sarebbe
avvenuta nel 268 a. C., durante la prima guerra punica; la riduzione onciale (basata su un asse
di circa 27 gr) sarebbe avvenuta nel 217 a. C., anno della disfatta dell’esercito romano al Tra-
simeno; la riduzione semionciale (basata su un asse di 13,5 gr) sarebbe quella testimoniata
dalla legge Papiria dell’89 a. C.
23 La teoria intermedia, riguardante l’introduzione del denario e le riduzioni ponderali
del bronzo, proposta dal Crawford, ed accolta da studiosi come M. Caccamo Caltabiano e P.
Marchetti, si basa, secondo l’elaborazione di questi ultimi, sulle seguenti date: al 215 a. C.
viene datata la fase sestantale, agli anni 217-216 a. C. la riduzione quadrantale dell’asse roma-
no; al 211 a. C. la riduzione onciale e al 204 a. C. quella semionciale. Per una storia della ve-
xata quaestio si veda G. ALTERI, Rei Publicae Romanae Moneta, Roma 1998.
24 Il Δ che si trova sul rovescio di questa emissione di Centuripe è stato solitamente inter-
pretato come iniziale acrofonica di dekonkion, ma osserva B. CARROCCIO, Dal basileus Agato-
cle a Roma. Le monetazioni siciliane d’età ellenistica (cronologia – iconografia – metrologia),
Messina 2004, tale lettera dell’alfabeto greco non risulta impiegata con la stessa funzione al-
trove, né la zecca di Centuripe batté mai un taglio da 5 unciae, di cui l’esemplare in questione
avrebbe costituito il doppio. Si ritiene, quindi, che il valore di questo esemplare sia di 4 un-
ciae. Anche M. CACCAMO CALTABIANO, Sulla cronologia e la metrologia delle serie Hispanorum,
in Numismatica e Antichità Classiche (d’ora in poi: NAC) 14 (1985), pp. 159-169, aveva notato
come in una serie della zecca di Menai si alternassero quattro globetti, quattro bastoncelli e
la lettera Δ e ne propose un utilizzo analogo a Centuripe.
25 Trattasi probabilmente dell’immagine di Zeus Ourios, il cui culto fu importato da Sira-
cusa ed è testimoniato nella città sicula dalla presenza di una dedica. Cfr. G. MANGANARO,
Nuove ricerche di epigrafia siceliota, in Siculorum Gymnasium 16 (1963), pp. 51-64.
26 Tale lettera manca nella variante indicata nel CNS come 4.
27 B. HEAD, Historia Nummorum, a Manual of Greek Numismatics, Oxford 1887.
28 GABRICI, La monetazione del bronzo cit., pp. 125-126.
29 S. CONSOLO LANGHER, Contributo allo studio dell’antica moneta bronzea in Sicilia, Mi-
lano 1964.
30 CACCAMO CALTABIANO, Sulla cronologia e la metrologia cit., pp. 159-169.
31 CARROCCIO, Dal basileus Agatocle cit., pp. 48-49.
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un’unità dal peso variabile dai 53 ai 24 grammi. Campana32, nel suo studio
sulla monetazione della città, propone la data del 212-211 a. C.; quest’ulti-
mo osserva, pure, che i medesimi tipi, con la sola differenza della testa di
Zeus volta a sinistra, furono adottati, all’incirca negli stessi anni, dai Sice-
lioti a Morgantina per il loro nominale maggiore d’argento33.
L’hemilitron è caratterizzato dalla testa di Apollo dai lunghi capelli e
con corona d’alloro al dritto e la cetra a quattro corde con i sei globetti
che ne indicano il valore al rovescio; se si eccettuano le datazioni di Head,
Gabrici e Calciati che propongono per questa emissione la stessa datazione
del trias con la testa di Zeus, Campana e Caccamo Caltabiano propongono
rispettivamente il periodo 211-200 a. C. e il periodo dopo il 211 a. C., men-
tre Carroccio l’ascrive al periodo 208-204 a. C., ad una fase onciale ridotta
o addirittura semionciale, in base ad un’unità di 20-13 grammi.
Il tetras presenta il busto di Artemide con testa diademata e capelli an-
nodati dietro la nuca al dritto e il tripode al rovescio con tre globetti. Cac-
camo Caltabiano e Campana collocano questa emissione rispettivamente
nel periodo dopo il 211 a. C. e nel periodo compreso tra il 211 e il 200 a. C.;
Carroccio pensa al periodo 211-204 a. C., ad una fase onciale/semionciale
con un’unità di 26-12 grammi. Head, Gabrici e Calciati indicano la stessa
datazione del trias, mentre la Consolo Langher non menziona questa serie
nel suo studio.
L’hexas raffigura il busto di Demetra con corona di spighe al dritto e
aratro con uccello e due globetti al rovescio34 ed è noto in tre varianti, a
seconda della presenza di una spiga di grano, di un tripode o dell’assen-
za di qualsiasi elemento aggiuntivo dietro al busto. Caccamo Caltabiano
e Campana propongono la stessa datazione della serie Artemide/tripode,
mentre Carroccio la colloca nel periodo compreso tra il 211 e il 190 a. C.,
in una fase onciale o semionciale ridotte, con un’unità dal peso variabile
dai 31 ai 9 grammi.
Nella collezione del Medagliere Vaticano mancano invece i seguenti
esemplari: l’uno35 che reca al dritto la testa barbata e coronata di Ercole a
stessi tipi al dritto e al rovescio, ma con leggenda ΛΕΟΝΤΙΝΩΝ. Tale emissione testimonierebbe
il condizionamento sociale ed economico che gli aratores centuripini esercitarono nella città
dei Leontinoi. CIC., Verr. II, 3, 114, sottolinea il grande numero di «aratores Centuripini… in
agro Leontino». Cfr. G. MANGANARO, Quattro note di numismatica siceliota, in Jahrbuch für
Numismatik und Geldgeschichte (d’ora in poi: JNG) 55-56 (2005-2006), pp. 64-66.
35 CNS III, 9, MINÌ 9.
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36 Tale tipo si riscontra in emissioni di età romana battute a Petelia, Alontion, Kalacte e
nire la frazione enea dell’obolo e tra i Mamertini l’uncia, sottomultipla dell’asse romano. Cfr.
CARROCCIO, Dal basileus Agatocle cit., p. 156.
38 CNS III, 10; MINÌ 12.
39 La leggenda varia in alcuni esemplari; cfr. GABRICI, La monetazione del bronzo cit.,
p. 126.
40 Tale emissione risulta sconosciuta al Calciati; MINÌ 14.
41 CIC., Verr. II, 4, 106.
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Centuripe; ad Agyrion era stato onorato con feste e cerimonie; tale culto,
data la vicinanza geografica, non ebbe difficoltà a diffondersi nella vicina
Centuripe, come dimostrano i ritrovamenti archeologici e le monete.
CATALOGO42
42Le immagini sono state ingrandite per permettere una maggiore visibilità.
43Nel presente catalogo, le emissioni vengono datate al terzo secolo, intendendo abbrac-
ciare, con questa indicazione, l’intero periodo delle due guerre puniche, in attesa che la que-
stione principale ovvero quella sull’introduzione del denario e delle riforme ponderali del
bronzo a Roma, attraverso nuovi ritrovamenti e lo studio metodico dei ripostigli, giunga alla
sua risoluzione, confermando una volta per tutte, senza pericolo di smentite, una delle due
teorie.
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Giovanni Paolo II nella “Città dei Papi”, Anagni, 31 agosto 1986, Anagni [1986]; Tommaso Gi-
smondi … la scultura nella vita ..., testi di P. DE NARDIS e D. C. BEZZI, Roma 1993; Tommaso
Gismondi: A Journey through the Art and Faith of a Remarkable Italian Scultor, Knights of
Columbus Museum, New Haven 2002. Inoltre si possono consultare le seguenti risorse elet-
troniche: http://www.menteantica.it/gismondi.htm; http://www.tommasogismondi.com.
2 In Italia si ricordano sue opere ad Alatri, Anagni, Assisi, Civita Castellana, Cosenza,
Fiuggi, Frosinone, Foggia, Lanciano, Lucca, Marina di Massa, Materdomini, Monte S. Gio-
vanni Campano, Morolo, Padova, Pola, Reggio Calabria, Riese, Roma, Sgurgola, Sora, Veroli.
All’estero realizzò opere in Argentina, dove visse circa 15 anni, Città del Vaticano, Costa
d’Avorio, Francia, Filippine, Santo Domingo, Messico. Altre sue sculture sono conservate in
vari musei italiani e stranieri. Per un più approfondito elenco delle sue opere si veda: Tom-
maso Gismondi … la scultura nella vita cit.; Tommaso Gismondi: A Journey through the Art
and Faith cit.
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 245-315.
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Rientrato in Italia nel 1958, decise di trasferirsi ad Anagni, sua città na-
tale: comprò e restaurò un’ala dell’antico palazzo dei Papi, trasformandola
nella sua casa-bottega-museo3. Qui oggi ha sede il permanente Museo Gi-
smondi, nel quale si possono ammirare numerose sculture, bronzi, dipinti
e disegni del maestro, oltre i calchi di gesso e cera dei suoi famosi portali.
Le opere vi sono esposte senza un preciso criterio cronologico o temati-
co, così come il maestro le ha lasciate seguendo l’ispirazione e la creatività
del momento.
Dall’agosto 2011, ad otto anni dalla morte dello scultore, la sezione di
piazza Innocenzo III su cui si affaccia il museo, detta originariamente lar-
go delle Absidi, ha preso il nome dello scultore, ultimo omaggio della città
di Anagni al suo concittadino illustre.
La figura in bronzo del maestro, seduto vicino all’ingresso del museo e
colto nell’atto di plasmare la materia, introduce il visitatore direttamente
nel suo modo artistico4.
Così Tommaso Gismondi definiva il suo concetto di arte: una lettura sem-
plice ed immediata del mondo circostante, visto attraverso gli occhi dell’ar-
tigiano divenuto artista, capace di instaurare un intimo legame con l’osser-
vatore attraverso la forza creativa delle proprie opere.
Nel corso degli anni numerosi personaggi illustri, tra cui artisti, religio-
si e politici, hanno visitato il suo museo-bottega nella suggestiva cornice
medievale di Anagni; l’incontro più importante ebbe luogo nel 1986 quan-
do Sua Santità Giovanni Paolo II si recò nello studio del maestro, a riprova
delle capacità comunicative di un’artista autentico e dal vivace talento6.
Il concetto espresso dal Gismondi di un’arte pura e diretta, senza ma-
nierismi, capace di recuperare la dignità di un tempo e di esprimere con
semplicità i valori dell’amore per Dio e la famiglia, corrispondeva alle
esigenze della Chiesa, promosse da Paolo VI e Giovanni Paolo II, dell’utilità
e dell’accessibilità dell’opera d’arte nella diffusione del linguaggio divino7.
3 Tommaso Gismondi … la scultura nella vita cit., pp. 36-39; Tommaso Gismondi: A Jour-
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Nel corso della sua lunga carriera il maestro espose a Venezia, Roma,
Parigi, Madrid, New York, Buenos Aires e Montecarlo. Creò ritratti di per-
sonaggi illustri, statuette di danzatrici, atleti e animali in movimento, varie
sculture di carattere religioso, come pietà, crocifissi, figure di santi e beati,
medaglie e monete, fino alle sue opere più famose come i Cenacoli di Roma
e di Marina di Massa e i numerosi portali da lui scolpiti in diversi paesi
del mondo8.
La sua lunga attività artistica fu strettamente legata al Vaticano: fu in-
fatti definito lo “scultore del Papa” per le tante commissioni ricevute da
papa Paolo VI e da papa Giovanni Paolo II.
Tra le opere più importanti e prestigiose eseguite per la basilica di
S. Pietro in Vaticano si ricordano: il cofanetto per le chiavi delle porte
sante delle quattro basiliche romane di S. Pietro, S. Giovanni, S. Paolo e
S. Maria Maggiore realizzato nel 1974, la pala d’altare a bassorilievo con
i ss. Benedetto, Cirillo e Metodio patroni d’Europa e il crocifisso bronzeo
per la cappella Europa del 1980, la Cattedra di Giovanni Paolo II e la Via
Crucis nelle Grotte Vaticane9. Seguono poi i ritratti dei pontefici Pio XII,
Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, il francobollo celebrativo del
25° anniversario dell’istituzione dell’ONU voluto dal Vaticano e la medaglia
della sede vacante dell’anno 1978; ha creato inoltre le monete in bronzo
dorato di papa Paolo VI per la Città del Vaticano per sette anni consecutivi,
non raffigurandovi sorprendentemente il volto del papa ma i vari simboli
della cristianità da un lato e lo stemma papale sull’altro10.
Gismondi stabilì in particolare uno stretto rapporto con la Biblioteca
Vaticana per la quale scolpì nel 1981 la statua di san Giuseppe col bam-
bino, oggi collocata nel cortile della Biblioteca, e nel 1985 il bellissimo
portale bronzeo d’ingresso, suddiviso in otto pannelli ad altorilievo raffi-
guranti le scienze e le arti, come summa dello scibile umano11. Altra opera
8 Si veda ibid.; Tommaso Gismondi: A Journey through the Art and Faith cit.
9 Sull’argomento si veda Tommaso Gismondi … la scultura nella vita cit., tavv. 46-46a,
64; Tommaso Gismondi: A Journey through the Art and Faith cit., p. 15 figg. 19-20.
10 Sull’argomento si veda Tommaso Gismondi … la scultura nella vita cit., p. 64, tavv. 16-
17, 35-36, 38, 68; Tommaso Gismondi: A Journey through the Art and Faith cit., p. 7 fig.7, p.
14. Eseguì anche splendide sculture per la residenza estiva papale a Castel Gandolfo: Tomma-
so Gismondi … la scultura nella vita cit., tav. 52; Tommaso Gismondi: A Journey through the
Art and Faith cit., p. 14.
11 In particolare i pannelli raffigurano la teologia con la natività, la filosofia con delle fi-
gure togate davanti ad un tempio greco, la letteratura con un circolo di putti danzanti a tutto
tondo, la musica, la giustizia, l’arte con un piccolo autoritratto del maestro in basso a destra,
le scienze naturali e infine l’astrologia insieme alla matematica. Si veda al riguardo Tommaso
Gismondi … la scultura nella vita cit., pp. 54-62, tavv. 65, 70; Tommaso Gismondi: A Journey
through the Art and Faith cit., pp. 10-11 fig. 12.
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12 Tommaso Gismondi … la scultura nella vita cit., pp. 54-62, tav. 71; Tommaso Gismondi:
A Journey through the Art and Faith cit., pp. 10-11 fig. 13.
13 Con precisione si tratta di 66 quadri, 18 statuette, 32 vasi, 34 piatti, 29 clichès di legno,
242 disegni antichi e 50 fogli autografi, 2000 stampe di cui 60 geografiche, 157 volumi a
stampa e 10 manoscritti, oggi custoditi nei diversi reparti specializzati della Biblioteca Vati-
cana. Si veda: B. JATTA, Dipartimento stampati. Gabinetto delle stampe, in Guida ai fondi ma-
noscritti, numismatici, a stampa della Biblioteca Vaticana, II, a cura di F. D’AIUTO e P. VIAN,
Città del Vaticano 2011 (Studi e testi, 467), pp. 890-891.
14 Si veda a tal riguardo infra, nt. 144.
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gelo cit., pp. 9- 36, cat. 1-27. L’interesse per la grande arte veneta del passato ritorna ancora
nella celebre tela con L’Assunzione della Vergine del 1846-1854 nella basilica di S. Maria As-
sunta a Esztergom volutamente ispirata al capolavoro di Tiziano (Ibid., cat. 149-150).
17 FIOCCO, Attualità del Grigoletti cit., pp. 18-20.
18 Michelangelo Grigoletti cit., pp. 127-136 cat. 109, 114-115, 118-119, 122-124; GANZER –
GRANSINIGH, Michelangelo cit., pp. 39-40 cat. 35, 44-49, 53-54, 66-70.
19 FIOCCO, Attualità del Grigoletti cit., pp. 6-8; Michelangelo Grigoletti cit., pp. 152, 154-
155,159 cat. 155, 160-164, 176; GANZER – GRANSINIGH, Michelangelo cit., pp. 42-47 cat. 93,
98, 116.
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20 FIOCCO, Attualità del Grigoletti cit., pp. 18-27; Michelangelo Grigoletti cit., pp. 125-165;
GANZER – GRANSINIGH, Michelangelo cit., pp. 65-273. Inoltre sul Grigoletti ritrattista si veda:
V. QUERINI, Su taluni aspetti e problemi artistico-estetici pordenonensi. Su Michelangelo Grigo-
letti e i ritrattisti dell’Ottocento in Il Noncello 27 (1966), pp. 163-176.
21 Ibid., cat. 1.-27, 39, 139-143.
22 Michelangelo Grigoletti cit., pp. 158-159 cat. 171-177; GANZER – GRANSINIGH, Michelan-
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29Su quest’opera, oggi di ubicazione ignota, si veda: Giacomo Favretto, 1849-1887 cit.,
cat. a p. 72.
30 Sui disegni ad acquerello del Favretto si veda: Ibid., pp. 125, 145, 152, 160, 162, 178-
179, 190.
31 Si veda: Ibid., pp. 68-208.
32 Sul catalogo dei suoi disegni si veda: Ibid., pp. 211-227.
33 S. C. MARTIN, ad vocem, in Saur. Allgemeines Künstler-Lexikon. Die Bildenden Künstler
aller Zeiten und Völker, XVII, München – Leipzig 1997, pp. 42-43; e in particolare La pittura
nel Veneto. L’Ottocento, a cura di G. PAVANELLO, I-II, Milano 2003, pp. 63, 184, 193, 209, 285,
463-464, 468-469, 472, 493, 495-496, 668, 683-684, figg. 241, 544-545, 550-554, 563, con bi-
bliografia antecedente.
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a cura di R. PALLUCCHINI, I, Venezia 1978, pp. 146-147, cat. 38; La pittura nel Veneto cit. p. 184
fig. 241, pp. 468-469 figg. 550-552.
37 Gismondi.Disegni.118: inchiostro di China e acquerello grigio su carta bianca, 196 ×
260 mm.
38 Gismondi.Disegni.109: matita e tracce di inchiostro su carta avorio, 125 × 170 mm. Sul
verso studio di gamba a carboncino. Sulla figura di Bernardo Celentano e sul quadro in esa-
me si veda: P. G. MOLMENTI, Bernardo Celentano, Roma 1882; L. CELENTANO, Bernardo Celen-
tano: due settennii nella pittura. Notizie e lettere intime pubblicate nel ventesimo anniversario
della sua morte dal fratello Luigi, Roma 1883, pp. 43-44; M. BIANCALE, Bernardo Celentano:
Napoli 1835 – Roma 1863, Roma [s.a.], pp. 20-23 tav. XI.
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giunse nel 1892 e si costituì così la sala Celentano alla Galleria d’Arte Moderna di Roma,
raccolta poi arricchita da circa 200 disegni donati da P. L Celentano. Oggi alcune opere sono
suddivise in Ministeri e altre istituzioni. In totale si conservano circa 750 disegni dell’autore.
Si veda: Ibid.; BIANCALE, Bernardo Celentano cit.; P. BUCARELLI, Bernardo Celentano: mostra di
disegni, Soprintendenza alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, giugno-settembre
1954, Roma 1954.
41 Si veda BIANCALE, Bernardo Celentano cit., pp. 28-29.
42 CELENTANO, Bernardo Celentano cit., p. 44; BIANCALE, Bernardo Celentano cit., pp. 1-23.
43 Ibid.
44 Ibid., p. 22.
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sentazioni di G. BERARDI e M. URSINO, Roma 2008, p. 139 nr. 36; La Galleria dell’Accedemia di
Belle Arti in Napoli, a cura di A. CAPUTI, R. CAUSA e R. MORMONE, Napoli 1971, p. 106 nrr.
131-133.
48 BIANCALE, Bernardo Celentano cit., pp. 28-29 tav. XVIII.
49 Ibid.
50 Gismondi.Disegni.141: Matita nera su carta bianca, 250 × 139 mm. In basso a destra
scritta «Settembre 1881 – Ceccano e sul verso Ceccano 1881 / Aurelio Tiratelli».
51 Sulla figura dell’artista si veda V. ANGELETTI – P. BASSETTI CARLINI, Aurelio e Cesare
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Tiratelli: pittori di Ceccano, Accademia di Belle Arti di Frosinone, Frosinone 2000; La campa-
gna romana da Hackert a Balla, a cura di P. A. DE ROSA e P. E. TRASTULLI, Roma 2001, pp.
210-211, 281-282.
52 Gismondi.Disegni.85: inchiostro bruno e acquerello bruno-grigio su carta avorio, 192
I taccuini del fondo Consoni della Fondazione Marco Besso, Roma 2011 (Collana della Fonda-
zione Marco Besso, XXV). Anche nella collezione Ashby della Biblioteca Apostolica Vaticana
si conservano simili esempi di taccuini ottocenteschi di vedute italiane realizzati dagli artisti
durante il viaggio formativo ed educativo nella penisola italiana: si vedano i disegni Ashby.
Disegni.Scatola.8.Taccino1-3 e il testo di prossima pubblicazione B. JATTA – P. A. DE ROSA,
I disegni del XIX secolo nel fondo Ashby della Biblioteca Apostolica Vaticana.
56 Si veda Gismondi.Disegni.36, 41, 52, 79, 84, 93, 110, 111, 117, 119-122, 159, 166, 176-
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quanto riguarda la xilografia (Gismondi.Disegni.156: 153 × 186 mm. In basso al centro «Fau-
sto M. Martini» e in alto a destra «MB») si deve supporre che faccia parte del fondo di disegni
Gismondi per preservare l’unità del nucleo di fogli firmati dal Barberis.
Nel fondo di disegni Gismondi sono presenti poi altre quindici stampe, fra cui due xilo-
grafie di Luigi Galli, a cui si farà cenno in seguito (si veda infra, nt. 144).
58 Sulla vita e l’attività artistica di Mario Barberis si veda: A. CAPANNA, Mario Barberis in
Strenna dei Romanisti XXI (1961), pp. 177-179; A. NAVE, Mario Barberis, pittore romano, in
Lazio ieri e oggi 43, 510 (2007), pp. 155-157; L. CAPUANO – A. NAVE, Tra modernismo e spiritua-
lità: un excursus tra le opere di Mario Barberis, in Arte cristiana 98, 860 (2010), pp. 367-372. Il
Barberis realizzò poi durante la sua carriera diverse immagini di carattere devozionale per
cartoline e santini o come illustrazioni di libretti didattici, di preghiere e di biografie: a tal
proposito si veda anche la risorsa elettronica www.cartantica.it/pages/Barberis.asp.
59 CAPANNA, Mario Barberis cit., p. 177; NAVE, Mario Barberis cit., pp. 155-156; CAPUANO
– NAVE, Tra modernismo e spiritualità cit., p. 367; R. BREDA, 1890-1940 Artisti e mostre. Reper-
torio di pittori e incisori italiani in esposizioni nazionali, Roma 2001, p. 50: Barberis espose
nuovamente alla Società di Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma nel 1922 e nel 1923, nel
1921 è presente alla Biennale di Roma.
60 NAVE, Mario Barberis cit., p. 156; CAPUANO – NAVE, Tra modernismo e spiritualità cit.,
p. 367.
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strativi dell’autore, Viterbo 1932; CAPUANO – NAVE, Tra modernismo e spiritualità cit., pp.
369-370 figg. 4-6.
64 SILLI, Un artista cristiano cit., p. 261 e fig. a p. 262.
65 NAVE, Mario Barberis cit., p. 157; CAPUANO – NAVE, Tra modernismo e spiritualità cit.,
pp. 371-372; SILLI, Un artista cristiano cit., p. 261. Si veda inoltre il testo di M. BARBERIS, La
Donna vestita di sole, Perugia 1954.
66 Si vedano i fogli Gismondi.Disegni.133-139, 143-151, 157: alcuni presentano la firma
dell’artista per esteso, altri invece il suo monogramma con le iniziali stilizzate (la lettera A è
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l’iniziale del secondo nome, Antonio), in un caso semplicemente inscritte in cerchio. Le date
sono riportate a numeri romani o arabi.
67 Nella collezione Gismondi si conserva poi un foglio a matita raffigurante un particola-
re della tela del Petiti Studi dal vero esposta a Torino nel 1884, recante la scritta Luigi … da
studi sul vero del Prof. Petiti (Gismondi.Disegni.170). Si veda A. M. COMANDUCCI, Dizionario
illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, V, Milano 1973,
p. 2439.
68 URIEL, Mario Barberis in Roma: Rassegna illustrata della esposizione del 1911, II, XIX
(XV ottobre MCMXI), pp. 10-12; SILLI, Un artista cristiano cit., p. 259; CAPANNA, Mario Barbe-
ris cit., p. 177; NAVE, Mario Barberis cit., pp. 155; CAPUANO – NAVE, Tra modernismo e spiritua-
lità cit., p. 367.
69 Si vedano i fogli Gismondi.Disegni.47 (datato sul verso al «5 Luglio 1908»; raffigura
uno scorcio della campagna romana ai piedi di Marino, stesso soggetto del f. 51), 48 (sul
verso schizzi di caricature a matita e il titolo «Vecchi Tronchi», segue la data «Roma add. 7
Aprile 1908»), 49 (in basso a sinistra la data «Roma 7-9-1908» e a destra le iniziali «MAB»;
raffigura lo scorcio di un bosco), 50 (in basso a sinistra scritta e iniziali dell’artista tagliate;
raffigura una veduta della campagna romana), 51 (sul recto la data «6-7-1908» mentre sul
verso «in marino / 6 Luglio 1908»; stesso soggetto del f. 47, infatti sono datati con un solo
giorno di differenza).
70 Gismondi.Disegni.133: su foglio protocollo a righe, 140 × 204 mm. In basso a destra
«MABarberi / Rom add. 6/6/1908». Sul verso schizzo della stessa torre e scritta «In ... ».
71 Gismondi.Disegni.145: 125 × 97 mm. In basso «Roma addi 29 Maggio 1908». In alto
sigla «MB».
73 Gismondi.Disegni.139: 188 × 302 mm. In basso a destra sigla «MB / in Roma la sera del
6 /2 1909».
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MCMIX».
79 Gismondi.Disegni.149: 186 × 238 mm. In basso a destra sigla «MB / XX.II.MCMX».
80 Gismondi.Disegni.148: 220 × 320 mm. In basso a destra a penna «ROMA – Elci giganti
II.MCMXI». Sul verso due schizzi di teste e scritte varie: «Camille (?) / Barberis / I liriche
MCMX-XI …». Per un confronto con il foglio già pubblicato si veda: URIEL, Mario Barberis
cit., pp. 10, 12.
82 Ibid., p. 12.
83 Gismondi.Disegni.143: 172 × 241 mm. In basso a destra «MB 13 / 4 MCMXI».
84 Gismondi.Disegni.144: 173 × 240 mm. In basso a destra sigla «MB / in Roma il XXVIII
/ VIII / MCMXI-». Sullo sfondo a sinistra si può forse riconoscere uno scorcio di Villa Bor-
ghese.
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VIII / MCMXI».
86 Gismondi.Disegni.146: 325 × 215 mm. In basso «Ricordo delle Mura» segue datazione
pp. 368-369. Per completezza ricordiamo che i capitoli di cui non tratteremo presentano le
immagini della porta di Paolo V Borghese (nel primo capitolo La via Aurelia antica: VIGOLO,
La città cit., pp. 1-13), della fontana di Trevi (nel capitolo secondo Il miraggio sonoro; Ibid.,
pp. 17-27), di via Ripetta (nel capitolo quinto Ripetta: Ibid., pp. 56-62), di una forra nella
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… Di buon’ora ero già fuori porta, per quelle strade silenziose e musicali che
accompagnano con gli alberi il fiume nelle sue cento curve di cielo. E dove le
ripe si van facendo solitarie e selvagge e lontana ormai la città trema nel sole
con le sue cupole azzurre …95.
Il foglio raffigura, infatti, il corso del Tevere con a destra monte Mario
mentre in lontananza campeggia la cupola di S. Pietro; nella stampa si può
osservare una riduzione dello spazio riservato al cielo mentre monte Mario
assume dimensioni maggiori, la sigla dell’artista compare in basso a destra.
Il capitolo successivo dal titolo Santa Maria in Fons Olei presenta l’im-
magine della basilica di S. Maria in Trastevere con la fontana al centro
della piazza (tav. IX), ben descritta dalle parole dello scrittore:
campagna romana (nell’ottavo capitolo Forra: Ibid., pp. 102-109) e della cupola di S. Pietro
(nel nono capitolo L’Alleluia della cupola: Ibid., pp. 112-127).
93 In realtà l’immagine sul frontespizio è la stessa posta in apertura del nono capitolo,
intitolato Alleluia della cupola: si veda VIGOLO, La città cit., pp. 112-127.
94 NAVE, Mario Barberis cit., p. 156; CAPUANO – NAVE, Tra modernismo e spiritualità cit.,
p. 368.
95 Gismondi.Disegni.153: 205 × 290 mm. Sigla dell’artista in basso a sinistra; si veda VI-
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Nel testo l’immagine risulta tagliata all’altezza della base della vasca
rispetto al disegno preparatorio.
La città vegetale è invece il titolo del settimo capitolo che presenta la
bella raffigurazione della fontana dei cavalli marini a Villa Borghese, dove
Vigolo ricorda di essersi recato dopo giorni di pioggia paragonandola ad
una giovane donna nuda uscita da un fiume97. Nel disegno vaticano Bar-
beris lascia più spazio alla vegetazione nella parte superiore del foglio,
dove le fronde degli alberi si articolano anche in modo diverso rispetto alla
soluzione finale, in cui la vasca con l’acqua conquista più spazio.
L’ultimo disegno è uno scorcio del Campidoglio e illustra l’ottavo capi-
tolo intitolato Il finimondo (tav. X), dove lo scrittore immagina che la città
e le sue sculture prendano vita quando
… Tramontato per l’ultima volta il Sole dietro gli allori del Gianicolo e appena
scesa la notte, la statua di Roma ch’è in cima alla Torre del Campidoglio, scat-
terà d’improvviso; e il mondo che palleggia nella destra, lo scaglierà con furore
nella piazza di sotto …98.
369. Inoltre si veda: A. NAVE, Visioni d’oltremare. Due illustratori per la “Rivista delle Colonie
Italiane” in Charta XIV, 75 (2005), pp. 74-77.
100 Gismondi.Disegni.157: 171 × 180 mm. In basso a destra «Barberis».
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Agnese» e a destra firma di «m. Barberis». Segue annotazione manoscritta di mano moderna
in cui si riportano le misure «m. 2.30 × m. 280» e l’indicazione «Casa di Gesù Crocefisso / via
Bravetta 2 – 564 – 113r». Filigrana: P.M.FABRIANO.
104 CAPUANO – NAVE, Tra modernismo e spiritualità cit., p. 368.
105 Gisomdi.Disegni.23, 142.
106 Gisomdi.Disegni.21.
107 Gisomdi.Disegni.8
108 Gisomdi.Disegni.22, 25, 7.
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109 Gisomdi.Disegni.188: matita su carta; 268 × 305 mm. In basso a destra la firma «L.
Pogliaghi». Sulla figura dell’artista si veda: La vita, le opere, la casa, le raccolte di Lodovico
Pogliaghi. Santa Maria del Sacro Monte Varese, a cura della Fondazione Lodovico Pogliaghi,
Milano 1955; Lodovico Pogliaghi nella vita e nelle opere, a cura del Comitato per le onoranze,
presentazione di A. MARAZZA, note critiche e biografiche di U. NEBBIA, Milano 1959; Lodovico
Pogliaghi. L’accademia e l’invenzione, catalogo della mostra a cura di F. GUALDONI e R. PRINA,
Varese 1997; M. NAVONI, Lodovico Pogliaghi e l’Ambrosiana, in Storia dell’Ambrosiana. Il No-
vecento, Milano 2001, pp. 247-267.
110 La vita, le opere, la casa cit., pp. 1-40; Lodovico Pogliaghi cit. pp. 13-14; NAVONI, Ludo-
vico Pogliaghi cit., pp. 249-253. Nel 1937 Pogliaghi donò la sua casa-museo alla Santa Sede,
che successivamente cedette la donazione all’Ambrosiana, su indicazione dell’artista stesso,
che nel 1950 nominò come erede universale la Fondazione Pogliaghi con il compito di ammi-
nistrare il patrimonio mobiliare e immobiliare (Ibid., pp. 259-265).
111 La vita, le opere, la casa cit., pp. 1-28; Lodovico Pogliaghi nella vita cit., pp. 25-142; Lo-
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113 Lodovico Pogliaghi nella vita cit., pp. 133-137, tavv. 140, 188; Lodovico Pogliaghi cit.,
figg. 4-44.
114 Gismondi.Disegni.218: 503 × 378 mm. Sul verso schizzi di nudi femminili.
115 Si veda: M. FAGIOLO DELL’ARCO, Innocenti, Roma 1977; L. DJOKIC – M. FAGIOLO
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con l’arrivo a New York che il Noci riuscirà ad affrancarsi dalle etichette e
dai giudizi convenzionali dell’ambiente romano119.
Nello schizzo in esame la figura è ritratta seduta con le gambe accaval-
late, con una mano poggiata in grembo e l’altra sul sofà, con un cappellino
ad incorniciare il bel volto dalle labbra disegnate di rosso e una stoffa a
coprire in parte lo scollo dell’abito. Ciò che colpisce è l’immediatezza del
disegno costruito e impreziosito dall’uso grafico del colore a tratti paralleli,
affine ai pastelli dell’artista, come alle linee della sua pittura120. Sul verso
del foglio sono abbozzati in bianco e in nero due nudi femminili seduti
in diverse posture, che richiamano alla mente le numerose immagini di
modelle nude raffigurate dall’artista, quasi sorprese nella loro intimità dal
sapiente occhio del pittore; non è possibile però avanzare convincenti con-
fronti grafici data la definizione sommaria delle due figure 121.
166, 176-177, 183, 192, 194, 207, 209, 212, 213, 216-217.
123 Si aggiungano poi altri studi di figura umana e paesaggi del XVIII-XX secolo: si veda-
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126
Gismondi.Disegni.99, 184-187.
127
Gismondi.Disegni.10-14 (fogli a pastelli colorati, forse da un taccuino, di un artista
inglese in Italia per il Grand Tour), 76 (scuola tedesca), 129 (scuola francese), 131 (scuola
inglese), 162-165, 180 (scuola francese).
128 Gismondi.Disegni.203-206.
129 Gismondi.Disegni.5. Sulla figura di José Villegas Y Cordero si veda: A. CASTRO
MARTÍN, La pintura de José Villegas: 1844-1921 in Goya 256 (1997), pp. 197-208; A. CASTRO
MARTÍN, Villegas al frente del Prado. Dos décadas en la historia de la Pinacoteca (1901-1918) in
Boletín del Museo del Prado 34 (1995), pp. 49-58.
130 Gismondi.Disegni.34, 35, 126.
131 Gismondi.Disegni.92 (copia dall’arazzo vaticano con la Consegna delle chiavi a s. Pie-
tro), 95 (copia dal foglio con Studi di putti al Louvre, inv. 3855 verso), 238 (copia della figura
della Giustizia affrescata su invenzione di Raffaello nella sala di Costantino in Vaticano). Si
veda: Raffaello in Vaticano, catalogo mostra Braccio di Carlo Magno 16 ottobre 1984 – 16
gennaio 1985, Milano 1984, pp. 252-253 nr. 93; Raphael invenit. Stampe da Raffaello nelle
collezioni dell’Istituto nazionale per la grafica, catalogo di G. BERNINI PEZZINI, S. MASSARI e S.
PROSPERI VALENTI RODINÒ, Roma 1985, pp. 523, 561.
132 Gismondi.Disegni.202: copia dal Miracolo di s. Giacomo sulla via del martirio nella
cappella Ovetari nella chiesa degli Eremitani a Padova. Si veda: U. BALDINI – V. CURZI – C.
PRETE, Andrea Mantegna, Firenze 1997, pp. 16-24.
133 Gismondi.Disegni.230: copia dal Martirio di s. Lorenzo per la cappella maggiore della
chiesa di S. Lorenzo a Firenze; probabilmente deriva dal disegno del Bandinelli per l’opera
che in realtà non fu mai realizzata, ma incisa dal Raimondi con varianti rispetto al nostro
foglio. Si veda: The Illustrated Bartsch, 26: The works of Marcantonio Raimondi and of his
school, edited by K. OBERHUBER, New York 1978, pp. 135-138 nrr. 104-I/II.
134 Gismondi.Disegni.96: copia all’incisione raffigurante S. Giacomo maggiore. Si veda:
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E. MISTRALI, Parmigianino incisore. Catalogo completo delle incisioni, Parma 2003, pp. 104-
111 nr. 13.
135 Gismondi.Disegni.123A: copia dall’incisione con Scena di porto con la prua di una
galera del 1634 facente parte della serie Suite de huit Marines. Si veda: A. FORLANI TEMPESTI,
Mostra di incisioni di Stefano della Bella, Firenze 1973, pp. 22-24 nr. 8c (Gabinetto Disegni e
Stampe degli Uffizi, XXXIX).
136 Gismondi.Disegni.74 (copia in controparte dall’incisione Studi di teste del 1619 del
Gatti su invenzione del Guercino), 89 (disegno derivante dal dipinto Rinaldo trattiene Armida
nell’atto di trafiggersi della collezione Pepoli a Bologna), 191 (disegno al tratto per incisione
da Guercino raffigurante Abramo scaccia Agar e Ismaele del 1658). Si veda: P. BAGNI, Il Guer-
cino e i suoi incisori, Roma 1988; L. SALERNO, I dipinti del Guercino, consulenza scientifica di
D. MAHON, Roma 1988, p. 389 nr. 327.
137 Gismondi.Disegni.229: copia da un riquadro con la Visitazione dal soffitto della sala
del Tesoro del Santuario della Santa Casa di Loreto, affrescato dal Roncalli con scene della
vita di Maria. In basso la scritta Cristophorus Roncallius Eques Pomarancius pinx. In Æditus
Lauretanis 1617. Si veda: I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo, IV: Il Seicento, 4, a cura
di P. ZAMPETTI, Bergamo 1983-1987.
138 Gismondi.Disegni.193: copia dal dipinto della Madonna con bambino appaiono a s.
quette del 1758. Si veda M. ROUX, Inventaire du fonds français. Graveurs du XVIIIe siècle, VI,
Paris 1949, p. 119 nrr. 135-136.
141 Gismondi.Disegni.75, 80, 94, 113, 132, 167-169, 215.
142 Gismondi.Disegni.6, 16-18, 20, 32, 36-40, 42-43, 53, 73C, 82, 86-87, 112, 128, 160, 173,
di Rembrandt), 4 (falso da uno degli ignudi della Cappella Sistina di Michelangelo), 127 (fal-
so dall’Assunzione della Vergine di Correggio a Parma), 171-172 (falsi di scuola italiana XVII
sec.), 178 (falso di nudo maschile antico), 198 (Capriccio veneziano di falsario alla Guardi),
196, 199-201 (falsi alla veneta), 189 (falso dell’Adorazione dei magi di Tiepolo), 240-241 (fal-
sario da Raffaello).
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144 Gismondi.Disegni.56 (incisione per un frontespizio, fine XVI sec.), 174 (incisione di
C. Faucci su disegno di G. E. Morghen del quadro di P. Batoni con la Ercole fanciullo strozza
i due serpenti), 175a (natura morta incisa da P. C. Comte su disegno di D. Lancelot), 219-228
(serie di litografie del 1839 dal titolo Eglinton Tournament montate sullo stesso supporto). Si
aggiungano poi la già citata incisione di M. Barberis e le due seguenti del Galli. Si suppone
che facciano parte del fondo di disegni per non alterare la struttura originaria del lascito Gi-
smondi.
145 Gismondi.Disegni.57-58. Si veda Collezione Paolo Amadeo di Porto Maurizio. Quadri,
bozzetti e disegni di Luigi Galli …, Roma 1926, nr. 286: parla di tre fogli raffiguranti soggetti
orientali, però sono prove litografiche.
146 Si vedano i fogli Gismondi.Disegni.Gismondi.32-35, 40.
147 Tommaso Gismondi … la scultura nella vita cit., p. 27.
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dito da «una sorta di pazzia» creativa come si evince da alcuni suoi disegni
nella Biblioteca Vaticana148.
Il maestro «interpretò il vero con mille e mille volti», tale era la sua con-
tinua ricerca nella rappresentazione della realtà nei suoi diversi aspetti149,
con un trasporto che emerge anche dai versi da lui ideati e poi scolpiti
sulla sua lapide dalla figlia Donatella, sua allieva, «Qui riposa, non giace, lo
scultore Tommaso Gismondi, con le sue cento opere e i suoi mille sogni».
Ad un primo nucleo appartengono venticinque fogli raffiguranti mira-
coli ed episodi della vita di s. Domenico150; le scene sono inscritte all’interno
di doppie forme ad arco e in alto a sinistra sono riportate brevi iscrizioni
indicative del soggetto raffigurato. Il santo veste il tipico abito domenicano
e sulla sua testa brilla la stella che la nutrice vide sulla fronte del neonato
al momento del battesimo. Non si conoscono opere al riguardo realizzate
dall’artista, ma l’analisi stilistica dei fogli lascia supporre che si possa trat-
tare di progetti per vetrate. La forma ad arco delle scene, l’insistenza sui
contorni delle forme, più marcati e larghi nelle figure principali, e l’estrema
immediatezza delle immagini, prive di elementi secondari e stilizzate in
alcuni casi, induce a valutare l’ipotesi di una possibile traduzione in vetro
del progetto.
Il secondo nucleo comprende invece i disegni di carattere religioso, raf-
figuranti in particolare l’Ultima Cena, la Pietà e la figura di Cristo croci-
fisso.
Il tema dell’Ultima Cena ricorre in tre studi a carboncino: il Cenacolo
è raffigurato come un luogo coperto a capanna dove le figure, abbozzate
rapidamente e prive di riferimenti fisionomici, affollano lo spazio intorno
alla lunga tavola sorretta da gambe laterali151. Nel primo foglio la scena è
meglio definita in una visione d’insieme (tav. XIII)152, nel secondo l’artista
focalizza la sua attenzione sul gruppo di Gesù e degli Apostoli contraendo
e riducendo lo spazio intorno a loro153 mentre nell’ultimo foglio studia solo
la metà sinistra della scena154. Questa è una iconografia cara al Gismondi
ed elaborata nelle sue opere più spettacolari come il Cenacolo in marmo
per la parrocchia dei Servi di Maria a Marina di Massa del 1970 e il Cenaco-
lo del 1976 in bronzo nel giardino degli aranci di S. Sabina a Roma, in real-
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155Tommaso Gismondi … la scultura nella vita cit., tavv. 31, 53-53b; Tommaso Gismondi:
A Journey through the Art and Faith cit., figg. 9-10 pp. 8-9.
156 Tommaso Gismondi … la scultura nella vita cit., tav. 29.
157 Ibid., tav. 32, 69; Tommaso Gismondi: A Journey through the Art and Faith cit., p. 14
323 mm.
159 Gismondi.Disegni.Gismondi.44: Inchiostro e rialzi in bianco su carta grigia, 316 × 242
mm.
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te della Vergine, che sorregge il corpo del figlio160, come nel caso della Pietà
di Lucca, diversa però nell’impostazione piramidale dei corpi, e della Pietà
in marmo esposta a New Haven, assai simile nella struttura dei corpi, qui
più vicini e raccolti.
L’ultimo esempio di arte sacra è un piccolo abbozzo di Gesù Crocifisso
da mettere in relazione con la grande scultura del Cristo Redentore rea-
lizzata per il santuario di San Gerardo a Materdomini nei primi anni Set-
tanta161. Lo schizzo vaticano è appuntato su un foglio con in alto a sinistra
l’intestazione che recita «Casa del Pellegrino MATERDOMINI (AVELLINO)», da
riferire sicuramente al luogo dove l’artista alloggiò durante i lavori condot-
ti nel santuario. Qui infatti Gismondi eseguì, oltre la statua in questione
che sorprendentemente emerge dalle canne dell’organo retrostante, anche
i pannelli di bronzo dell’altare e dell’ambone, il leggio del celebrante e il
tabernacolo. Riusciamo quindi ad immaginare il maestro, colto dalla crea-
tività del momento, schizzare sul primo foglio a disposizione l’idea appena
nata nella sua mente, poi elaborata nelle forme grandiose che possiamo
osservare nel santuario.
Nel terzo gruppo di disegni abbiamo invece due progetti decorativi. Il
primo riguarda la decorazione, da realizzare in marmo, del pavimento del
presbiterio e del coro della basilica di Santo Domingo, come riferisce la
scritta che corre nella parte superiore del foglio162. Si tratta di un grande
progetto in cui sono riportate con precisione le misure da rispettare.
Sappiamo che l’artista realizzò per Santo Domingo la sua opera più im-
ponente, cioè il portale per la cattedrale di Nuestra Señora de la Alta Gracia
a Higüey nel 1987, formato da sei porte d’accesso con le storie della colo-
nizzazione, dell’evangelizzazione e dei santi di queste terre, sormontate da
una ricca cornice floreale163. Forse risale a quegli anni la commissione per
la decorazione della basilica, di cui però non abbiamo notizia, o forse po-
trebbe trattarsi dell’omonima chiesa argentina anche se sappiamo che nel
periodo in cui Gismondi visse in Argentina abbandonò temporaneamente
l’attività artistica.
Il secondo disegno è un piccolo progetto sommario per il portale bron-
1190 mm. In alto a destra «BASILICA DE SANTO DOMINCO PISO DE MARMOL PRESBITERIO
Y CORO PROYECTO DE DECORATION: Dib N°1 TOMAS GISMONDI Escala 1:20». In pianta
riportate misure e leggenda numerica.
163 Tommaso Gismondi … la scultura nella vita cit., pp. 60-62, tav. 76; Tommaso Gismon-
di: A Journey through the Art and Faith cit., pp. 11-12 fig. 14.
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zeo della chiesa di Santa Maria della Valle a San Giovanni Campano del
1973, che fa parte della lunga serie di portali realizzati nel corso della sua
carriera164. Al centro del foglio è tracciato un abbozzo della struttura del
portale, mentre, ai lati, Gismondi appunta alcune indicazioni per la defi-
nizione delle scene e delle figure. L’opera è formata da una grande croce
centrale con spighe di grano, che l’artista specifica di modellare in maniera
più sottile, e con il Sacro Volto di Gesù nel centro, che vorrebbe non venis-
se diviso a metà dall’apertura della porta. I pannelli raffigurano invece la
Madonna del suffragio, nella cui scena indica di aggiungere elementi pa-
esaggistici sullo sfondo, le anime del Purgatorio, san Tommaso d’Aquino,
la Sacra Famiglia con san Giovannino, in origine senza la figura di s. Giu-
seppe che il Gismondi annota di inserire, la Pietà, l’arcangelo Raffaele con
Tobia e infine san Francesco d’Assisi. Nei quattro angoli ci sono le figure
degli Evangelisti, che l’artista desidera realizzare in forme più grandi. Sul
verso del foglio sono annotati i nomi dei donatori «Don Raffele Bottoni
e fratello Francesco», che compaiono sui due pannelli finali del portale,
insieme all’indicazione dell’anno 1973 e al nome dell’artista.
Il quarto gruppo di disegni è composto di cinque vedute dei luoghi più
caratteristici della cittadina di Montefiascone nel Viterbese: i primi due
fogli a pastelli colorati raffigurano piazza Vittorio Emanuele e la basilica di
San Flaviano, entrambi vincitori del primo premio di pittura estemporanea
di Montefiascone, come si evince dai timbri sul verso165. Gli altri tre, ese-
guiti a monocromo, rappresentano invece la Porta di Borgo, la cattedrale
di S. Margherita e di nuovo la basilica di San Flaviano. Sono accompagnati
da tre ricevute numerate recanti il titolo e il valore stimato dell’opera, in
quanto anche questi fogli vinsero il primo premio di pittura estemporanea
di Montefiascone nel 1964166. Si deve aggiungere poi un disegno a tempera
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Il cavallo rappresenta la forma più bella del creato, sia nelle proporzioni
che nei movimenti … Quando vivevo in Argentina stavo ore a guardarli. Io lo
vedo come una forma di realizzazione, un’idealizzazione dell’essere vivente168.
Si veda poi Tommaso Gismondi … la scultura nella vita cit., tav. 54.
168 Gismondi.Disegni.Gismondi.47: Inchiostro su carta, 315 × 242 mm. Si veda sull’argo-
mento Tommaso Gismondi … la scultura nella vita cit., pp. 41-42 tavv.19, 23-24 e Tommaso
Gismondi: A Journey through the Art and Faith cit., p. 6, figg. a pp. 30-32.
In un altro foglio della collezione (Gismondi.Disegni.Gismondi.49) l’artista schizza una
scena campestre con figure di contadini e un cavallo.
169 Gismondi.Disegni.Gismondi.46: Carboncino su cartoncino, 351 × 255 mm.
170 Gismondi.Disegni.Gismondi.48: Inchiostro su carta grigia, 341 × 239 mm. Sull’inter-
pretazione del soggetto dal punto di vista religioso si veda Tommaso Gismondi … la scultura
nella vita cit., tavv. 52, 72, 78; Tommaso Gismondi: A Journey through the Art and Faith cit.,
pp. 7, 22-24, 33. Sul tema della maternità si veda Tommaso Gismondi … la scultura nella vita
cit., tavv. 9, 42, 45, 75 e Tommaso Gismondi: A Journey through the Art and Faith cit., p. 6.
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171
Vorrei, per concludere, ringraziare coloro che hanno contribuito con il loro aiuto e i
loro consigli alla scrittura di questo testo, in particolare la dott.ssa Barbara Jatta, responsa-
bile del Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Apostolica Vaticana, e i colleghi del reparto
— Simona De Crescenzo, Anna Maria Voltan, Mara Mincione, Alfonso Bracci, Alfredo Diotal-
levi — la prof.ssa Simonetta Prosperi Valenti Rodinò e il prof. Pier Andrea De Rosa.
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APPENDICE
INVENTARIO DEI DISEGNI DELLA COLLEZIONE GISMONDI
Gismondi.Disegni.14 Scuola inglese? Paesaggio fiorito con casa Primi anni del XX
sec.
Gismondi.Disegni.15 Scuola italiana? Paesaggio notturno Inizi XX sec.
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Matita nera su carta avorio 224 × 340 mm Stessa mano del foglio 34.
Matita nera su carta avorio 342 × 246 mm In basso a destra scritta illeggibile a matita.
Matita nera e carboncino 332 × 243 mm Sul verso scritta tagliata.
su carta avorio In basso a sinistra a matita appena leggibile: Dies (?)
18 -21- 1924. Stessa mano dei ff. 37-40.
Carboncino su carta bianca 240 × 347 mm Stessa mano dei ff. 37-40.
Matita su carta bianca 240 × 347 mm Stessa mano dei ff. 37-40.
Carboncino su carta avo- 330 × 241 mm Stessa mano dei ff. 37-40.
rio In basso a sinistra a matita appena leggibile: Dies (?)
… 10 1924.
Filigrana: P M FABRIANO.
Carboncino su carta avo- 332 × 241 mm Stessa mano dei ff. 37-40. In basso a sinistra a matita
rio appena leggibile: Dies (?) 11-2-1924
E a destra lettera M.
Matita nera su carta bian- 331 × 242 mm A matita rossa 20 × 30.
ca In alto a sinistra marchio circolare con scritto raffael-
lo e immagine dell’artista.
Matita nera su carta bruna 291 × 237 mm Sul lato destro si legge la filigrana CANSON FRERES.
Gessetti colorati su carta 315 × 153 mm
bruna
Gessetti colorati su carta 315 × 153 mm
bruna
Penna, inchiostro, acque- 275 × 215 mm In basso a destra a matita: Ottobre (?) MCMIX. Sul
rello nero e biacca su carta verso schizzi a penna e la scritta moderna a matita
bianca Riccardo Wagner.
Matita nera su carta bruno 307 × 210 mm In basso: Concordia, Gloria.
chiaro
Matita nera, carboncino, 313 × 210 mm Disegni di vedute, architetture e figure sul recto e sul
penna, inchiostro bruno verso.
su carta avorio Sul verso in alto a destra a matita: in Torino 28 Giu-
gno MCMXII.
Tracce di matita, acquerel- 176 × 295 mm Sul verso a matita: 5 Luglio 1908 / 5-9-1908.
li colorati su carta avorio
Gessetti e acquerelli colo- 194 × 285 mm Sul verso schizzi di caricature a matita e Vecchi Tron-
rati su carta avorio chi (?) / Roma add. 7 Aprile (marzo cancellato) 1908.
Pastelli colorati su carta 180 × 316 mm In basso a sinistra: ROMA – 7 – 9 – 1908 e a destra
avorio sigla: MAB.
Matite colorate e acquerel- 198 × 306 mm In basso a destra scritta tagliata: in Gav ... A…
lature su carta avorio
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Matita nera su carta bianca 222 × 305 mm I ff. 59-73A fanno parte di un taccuino di vedute ita-
liane.
In alto a destra Napoli. S. Lucia / 8 Maggio / 1880.
Matita nera su carta bianca 222 × 305 mm I ff. 59-73A fanno parte di un taccuino di vedute ita-
liane.
In alto a destra Sorrento. Dall’albergo La Sirena / 10
Maggio 1880.
Carboncino su carta bianca 222 × 305 mm I ff. 59-73A fanno parte di un taccuino di vedute ita-
liane.
In alto a destra Marino.
Carboncino su carta bianca 222 × 305 mm I ff. 59-73A fanno parte di un taccuino di vedute ita-
liane.
In alto a destra Marino.
Matita nera su carta bianca 222 × 305 mm I ff. 59-73A fanno parte di un taccuino di vedute ita-
liane.
In alto a destra Soriano nel Cimino / Settembre 1899.
Sul verso Soriano.
Matita nera su carta bianca 305 × 222 mm I ff. 59-73A fanno parte di un taccuino di vedute ita-
liane.
In alto a destra: Soriano nel Cimino. Via Benedetto
Brin detta il Piscianetto.
Matita nera su carta bianca 222 × 305 mm I ff. 59-73A fanno parte di un taccuino di vedute ita-
liane.
Probabilmente è sempre Soriano nel Cimino.
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Gismondi.Disegni.80 Scuola dell’Italia Saturno divora uno dei suoi II metà XVI sec.
settentrionale figli
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Penna, inchiostro bruno 295 × 228 mm Sul verso timbro di collezione Gismondi e a matita
su carta bianca £ 45. Filigrana: cerchio e W.
Matita nera su carta bian- 173 × 238 mm Sul verso a matita £ 11.
ca
Sanguigna su carta bianca 245 × 310 mm Sul verso timbro di collezione Gismondi e a matita
£ 65.
Filigrana: P FARGE AV LIMOSIN FLN.
Penna e acquerellature bru- 255 × 188 mm Sul verso numero 44 a matita.
ne su carta bruno chiaro
Penna, inchiostro bruno e 192 × 245 mm In basso a destra: P. Paoletti.
acquerello bruno-grigio su
carta avorio
Penna, inchiostro bruno e 210 × 180 mm
acquerelli colorati su carta
Penna e inchiostro bruno 200 × 270 mm Sul verso timbro di collezione Gismondi.
acquerellato su carta bianca Filigrana: stella in un cerchio e lettera P.
Sanguigna su carta bianca 272 × 200 mm Sul verso schizzo dello stesso soggetto e numero 14.
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Gismondi.Disegni.102 Scuola italiana: Madonna con s. Paolo e s. Carlo Fine XVIII sec.
ambito romano? Borromeo
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Grafite su carta cerulea 206 × 142 mm Sembra riusare per il volto della Vergine lo studio del
f. 107 verso.
Sul verso numero 34.
Stessa mano dei ff.100-108: forse sono fogli di un tac-
cuino.
Matita e tracce di inchio- 125 × 170 mm Sul verso studio di gamba a carboncino.
stro bruno su carta bruno Particolare del dipinto del 1853 di B. Celentano, oggi
chiaro ad Ascoli Piceno.
Inchiostro bruno e acque- 184 × 257 mm In basso a destra a matita S. Stefano Rotondo – Roma.
relli colorati su carta avorio Sul verso N. 87 e f.
Grafite su carta avorio 142 × 105 mm
Matita nera e biacca su 216 × 285 mm In basso a sinistra firma di A. Dufour.
carta bruno chiaro Sul verso timbro di collezione Gismondi.
Inchiostro bruno su carta 104 × 245 mm Sul verso timbro di collezione Gismondi.
bianca quadrettata a matita Copia da un prototipo.
Matita nera, inchiostro 182 × 137 mm In alto a sinistra sopra il cancello Reminiscaris.
rosso e acquerello bruno Sul verso numero 40.
su carta avorio
Acquerelli colorati su carta 265 × 174 mm In basso a sinistra Favretto.
bianca Sul verso N. 211.
Inchiostro bruno su carta 238 × 167 mm
bruno chiaro
Matita nera su carta ceru- 180 × 182 mm Sul verso a penna N 3 / 315. E a matita Biscaino.
lea
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Matita nera, penna, in- 153 × 212 mm In basso a matita S.re Rosa.
chiostro bruno su carta Copia dall’omonima incisione di Stefano della Bella
bianca del 1634 facente parte della serie “Suite de huit Ma-
rines”.
Matita nera su carta bianca 158 × 217 mm
Penna, bistro acquerella- 194 × 180 mm
to in alcuni punti su carta
avorio
Matita nera e acquerello 172 × 250 mm
bruno e grigio su carta
bianca
Penna, inchiostro di China 233 × 200 mm Sul verso studio di due figure a matita.
e acquerello bruno-grigio Copia in controparte dal bassorilievo di Marco Au-
su carta avorio relio con la sottomissione dei Germani ai Musei Ca-
pitolini.
Penna, inchiostro bruno, 273 × 206 mm In basso a destra marchio di collezione (uguale nei ff.
acquerello bruno su carta 2, 4, 127, 189).
avorio Falso dalle due figure di beati dall’Assunzione della
Vergine di Correggio nella cattedrale di Parma.
Penna, inchiostro bruno 167 × 250 mm Copia da una incisione.
su carta bruno chiaro
Carboncino, biacca, ac- 185 × 228 mm
querello bruno su carta
azzurra
Grafite su carta bruna in- 94 × 131 mm In basso a destra sul supporto Prof. Blaas
collato su cartoncino di 111 × 144 mm
supporto (supporto)
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Matita nera su carta bianca 215 × 322 mm In basso a destra in Roma add 29 /1 1909 e sigla MB.
Carboncino su carta bianca 215 × 317 mm In basso a destra sigla MB / in Roma mago MCMIX.
Matita nera e carboncino 215 × 315 mm In basso a sinistra ANGOLO . CVPO. e a destra in
su carta bianca Roma la sera del …
Matita nera su carta bianca 188 × 302 mm In basso a destra sigla MB / in Roma la sera del 6 /2
1909.
Matita nera su carta bianca 151 × 220 mm In basso a sono – 19°! MB / … 10.2.17.
forata in alto
Matita nera su carta bianca 250 × 139 mm In basso a destra Settembre 1881 – Ceccano e sul verso
Ceccano 1881 / Aurelio Tiratelli.
Matita nera su carta bianca 155 × 240 mm In basso a destra VIII.V.XXVII.
Matita nera su carta bianca 173 × 240 mm In basso a destra sigla MB / in Roma il
XXVIII / VIII / MCMXI-.
Matita nera su carta bianca 125 × 97 mm In basso Roma addi 29 Maggio 1908. In alto iniziali
MB dentro un cerchio.
Matita su carta bianca 325 × 215 mm In basso Ricordo delle Mura / in Rom Add. XXXIV.
Matita nera e carboncino 257 × 165 mm In basso sigla MB in Roma addi 26 1909.
su carta bianca
Matita su carta bianca 320 × 220 mm In basso a destra a penna ROMA – Elci giganti- in
Roma addi XXI.III.MCMX segue sigla MB.
Matita nera su carta bianca 186 × 238 mm In basso a destra sigla MB / XX.II.MCMX.
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Gismondi.Disegni.163 Anonimo stra- Schizzo di case con un ponte XIX -XX sec.
niero
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Matita nera su carta bianca 210 × 151 mm In basso M. Barberis / Notturno veneziano 1.20 × 1.80-
/ scala 1:10.
Misure riportate anche sui lati.
Matita nera su carta bianca 275 × 280 mm Parte della filigrana con lettera P.
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Gismondi.Disegni.190 Scuola del Tie- Madonna col Bambino e santi XVIII sec.
polo
Gismondi.Disegni.191 Scuola italiana Abramo scaccia Agar e Ismaele II metà XVII sec.
da Guercino
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Matita nera e rossa su car- 428 × 296 mm I fogli 184-187 sono della stessa mano. Sul verso tim-
ta bianca bro di collezione Gismondi.
Matita nera e rossa su car- 434 × 300 mm I fogli 184-187 sono della stessa mano.
ta bianca Filigrana: lettere P e A con giglio in mezzo. Sul verso
timbro di collezione Gismondi.
Matita nera e rossa su car- 432 × 305 mm I fogli 184-187 sono della stessa mano.
ta bianca Filigrana: lettere P e A con giglio in mezzo. Sul verso
timbro di collezione Gismondi.
Grafite su carta da disegno 268 × 305 mm In basso a destra la firma L. Pogliaghi.
Filigrana: marca d’acqua aquila. Sul verso timbro di
collezione Gismondi.
Penna, inchiostro bruno e 342 × 276 mm In basso a sinistra Gio Batta Tiepolo. In basso a destra
acquerello bruno su carta timbro con aquila bicipite (uguale nei ff. 2, 4, 127,
bianca 189).
Tratto dal disegno per l’incisione del 1745 c.
Penna, inchiostro bruno, 450 × 320 mm In basso a destra lettere GT e sul verso in basso a sini-
matita rossa e acquerello stra scritta da decifrare.
rosso su carta bianca Filigrana: tre mezze lune e VAS. Sul verso timbro di
collezione Gismondi.
Matita nera, penna e in- 250 × 325 mm Disegno al tratto per incisione da Guercino, “Abramo
chiostro bruno su carta scaccia Agar e Ismaele”, 1658. Sul verso a matita blu
bianca £15. Filigrana: leone in ovale con lettere G e E.
Matita nera su carta bianca 240 × 350 mm In basso a destra Luglio 16 1795. Filigrana: tre cerchi
in uno stemma.
Forse copia da un’incisione?
Matita rossa su carta bruna 465 × 332 mm Sul verso iniziali AG.
Filigrana: sei cerchi in stemma coronato.
Copia dal dipinto di L. Carracci del 1594 al Louvre.
Matita nera su carta bianca 255 × 250 mm Sul verso £15.
Filigrana: stemma coronato con corno.
Matita nera su carta bianca 444 × 295 mm Segni d’incisioni e verso a carboncino.
Ritratto di Antonio Canova?
Penna, inchiostro bruno e 220 × 348 mm Sul verso a penna: Aff … cagione Duman? e due timbri
acquerello bruno su car- di collezione Gismondi.
toncino bruno chiaro
Penna, inchiostro bruno e 240 × 317 mm Sul verso timbro di collezione Gismondi.
acquerello bruno su carta
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Gismondi.Disegni.204 Scuola inglese Fanciulla distesa che discosta Fine XVIII – inizi
una tenda XIX sec.
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Specchio fedele di una vita spesa per lo studio al servizio di Santa Ro-
mana Chiesa costituisce la ricca collezione libraria, manoscritta e a stam-
pa, che Guglielmo Sirleto (1514-1585) riuscì ad allestire durante la sua
vita terrena, impegnando gran parte dei propri risparmi. Oggetto di studi
parziali, l’intera silloge attende ancora di essere studiata e approfondita
in tutti i suoi aspetti. In questa sede, tuttavia, mi limiterò a presentare un
primo saggio di ricostruzione relativo ai soli manoscritti in lingua greca,
saggio scaturito nell’ambito di una ricerca più ampia i cui primi risultati
saranno presto resi noti alla comunità scientifica1.
Come è noto, l’umanista calabrese lasciò ai propri eredi tutta la raccolta
libraria, eccetto gli scritti o i documenti che riguardavano la Santa Sede,
crescita delle collezioni e nuovo edificio, a cura di M. CERESA, Città del Vaticano 2012 (Storia
della Biblioteca Vaticana, 2), pp. 145-188.
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 317-355.
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per i quali egli dispose che venissero allocati nella Biblioteca Vaticana2. Di
fatto, subito dopo la morte del cardinale (domenica 6 ottobre 1585), gli ese-
cutori testamentari provvidero a far redigere un inventario, ora custodito
tanto nel Vat. lat. 6937 (ff. 1r-124r, 125r-363r), quanto nell’attuale Ambr. D
184 inf., che reca la data del 20 ottobre dello stesso anno. Un elenco di libri
a stampa in lingua latina e di contenuto teologico occorre anche ai ff. 176r-
213r e 216r-281r del Vat. lat. 3970, nonché ai ff. 220r-226r (libri di teologia
e di storia ecclesiastica) e 226v-257r (libri con annotazioni autografe del
cardinale) del Vat. lat. 61633.
E tuttavia va ascritto al copista cipriota Giovanni Santamaura († 1614)
il merito di averci edotto sulla consistenza della silloge manoscritta greca
del cardinale calabrese. Scriptor della Libreria vaticana dal 1585 al 1612, il
cipriota ne redasse un inventario molto dettagliato che, databile tra il 6 ot-
tobre 1585 (decesso del cardinale) e il 4 giugno 1588 (data di acquisto della
collezione da parte di Ascanio Colonna)4, ora si conserva nei già menziona-
ti Vat. lat. 3970 (ff. 3r-175r: tav. I)5 e Vat. lat. 6163 (ff. 1r-219v). In partico-
lare, quest’ultimo cimelio (tav. II) registra ben 473 manoscritti greci, di cui
trecento sono di contenuto teologico (ff. 1r-171v), trentuno grammaticale
(ff. 172r-179v), venticinque matematico (ff. 180r-194v), quattro giuridico
(ff. 194v-195r), quarantatrè filosofico (ff. 195v-205r), cinquanta retorico e
2 Cfr. l’atto testamentario del primo ottobre 1585, pubblicato dal Barb. lat. 4760 presso F.
silloge manoscritta in lingua greca è in preparazione uno studio complessivo a cura di chi
scrive e di Giuseppe De Gregorio, che sarà accolto nella collana di «Studi e testi» della Biblio-
teca Apostolica Vaticana. Si veda anche A. CAMPANA, Il Vat. lat. 3370 e alcuni codici del Sirleto,
in Studi medievali, ser. III, 3 (1962), pp. 151-161; L. DOREZ, Recherches et documents sur la
bibliothèque du cardinal Sirleto, in Mélanges d’archéologie et d’histoire 11 (1891), pp. 457-491;
J. BIGNAMI ODIER, La bibliothèque Vaticane de Sixte IV à Pie XII. Recherches sur l’histoire des
collections des manuscrits, avec la collaboration de J. RUYSSCHAERT, Città del Vaticano 1973
(Studi e testi, 272), ad indicem s.v. «Sirleto Gugliemo». Quanto ai rapporti che il cardinale
instaurò con Federico Borromeo è utile consultare, oltre all’epistolario, C. MARCORA, Il Car-
dinale Sirleto nei documenti della Biblioteca Ambrosiana, in Il Card. Guglielmo Sirleto cit., pp.
183-194 (con note alle pp. 195-198) e pp. 199-216 (Appendice). Rammento, fra l’altro, che
l’Ambr. G 350 inf. conserva una biografia manoscritta del dotto calabrese e che l’Ambr. P 273
sup. (f. 126r) è latore di una breve lista di libri teologici sirletiani.
4 Cfr. già DE GREGORIO, pp. 133-134.
5 L’Index è stato segnalato per la prima volta in P. DE NOLHAC, La bibliothèque de Fulvio
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poetico (ff. 205r-212r), otto medico (ff. 212v-217r) e dodici di storia profa-
na (ff. 217v-219v)6.
Un ulteriore Index dei manoscritti greci, attribuibile su base paleografi-
ca al calamo dello stesso Santamaura, è custodito nell’attuale Vat. gr. 1207,
ff. 15r-184v (tav. III)7, che esibisce anche, accanto al numero del codice,
l’elenco, disposto alfabeticamente e suddiviso per argomento, degli autori
e delle opere: i cimeli teologici sono registrati ai ff. 1r-7r, gli autori di storia
ecclesiastica ai ff. 7r-7v; sinodi, canoni ed epistole conciliari ai ff. 7v-8r;
seguono gli autori di grammatica (ff. 8r-9r), di matematica (ff. 9r-10r), di
diritto (f. 10r: tav. IV), di filosofia (ff. 10r-14r), di medicina (f. 14r) e infine
di storia profana (f. 14v). Questa parte (ff. 1r-14v), però, appartiene al ca-
lamo di Pietro Devaris, come peraltro mi conferma Domenico Surace che
qui ringrazio8.
Per quanto ne sappia, altre tre copie, anch’esse assegnabili paleografica-
mente alla mano di Giovanni Santamaura, sono custodite nell’Ambr. A 21
inf. (ff. 1r-218r) e, relativamente ai soli codici Theologici sia nel Vallic. C 28
(ff. 1r-130v) che nel Barb. gr. 268 (ff. 1r-287v: tav. V)9. Sebbene incompleto,
quest’ultimo index è di grande utilità per stabilire la corrispondenza tra le
attuali segnature con quelle assegnate nell’inventario del Santamaura: lo
scriba infatti presenta gli autori e i testi in ordine alfabetico e aggiunge,
accanto al numero del cimelio, anche i fogli di riferimento di ogni singola
opera10.
Gli esemplari che conservano copia dell’inventario della collezione di
Sirleto mostrano che, a motivo della sua ricchezza, essa avrebbe avuto
molti potenziali acquirenti. Di fatto la silloge, che si era man mano arric-
chita di numerosi manoscritti appartenuti a Marcello Cervini (1501-1555),
il futuro papa Marcello II (9 aprile 1555 – 1° maggio 1555)11, suscitò ben
6 L’Ambr. D 184 inf., invece, annovera 476 unità giacché elenca trecentodue codici di
contenuto teologico (ff. 3r-131v) e cinquantuno di retorica e poesia (ff. 162r-168r) anziché
trecento e cinquanta.
7 Segnalato per primo da P. BATIFFOL, La Vaticane de Paul III à Paul V, Paris 1890, p. 51
n. 1, esso elenca 474 unità, di cui, rispetto a quello conservato nel Vat. lat. 6163, trecentouno
codici teologici anziché trecento.
8 Per utili confronti cfr. RGK 3, nr. 548, e soprattutto M. L. AGATI, Nuovi manoscritti di
Pietro Devaris, in Studi in onore di Giuseppe Spadaro, a cura di F. RIZZO NERVO – A. ZIMBONE,
Soveria Mannelli 2001, pp. 257-270 (con bibliografia). L’elenco presentato ai ff. 1r-14v occor-
re anche, ma di mano del Santamaura, ai ff. 218r-224v dell stesso cimelio. I ff. 185r-217v
custodiscono l’elenco degli stampati in greco.
9 Ad un primo sommario esame in tutti e tre i casi gli indici parrebbero copia eseguita
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presto l’interesse dei bibliofili e dei mecenati del tempo, come peraltro
comprovano le varie relazioni sul valore venale dell’intera silloge, fra le
quali, qui si ricorda, oltre a quelle di Federico Ranaldi, di Domenico Basa,
di Giorgio Ferrari e Girolamo Franzini12, quella di Alonso Chacón († 1599)
del 1587 per Filippo II di Spagna, che avrebbe voluto acquisire per l’E-
scorial l’intero patrimonio librario del cardinale13. Gli inventari della bi-
blioteca Sirleto custoditi nei codici della Biblioteca Ambrosiana e della
Biblioteca Vallicelliana attestano analoghi interessi certamente da parte di
Federico Borromeo e probabilmente da parte di Filippo Neri (1515-1595)
o di Cesare Baronio (1538-1607).
La biblioteca venne venduta il 4 luglio 1588 al cardinale Ascanio Co-
lonna (1560-1608) e acquisita il 6 agosto 1611 dal duca Giovanni Angelo
d’Altemps († 1620). Risale grosso modo a questa epoca l’acquisto per la
somma di 800 scudi, compiuto probabilmente nel 1612 auspice papa Pao-
lo V Borghese (1552-1621) che si era avvalso dei suggerimenti di Antonio
Carafa cardinale negli anni 1568-1591, di trentasei manoscritti greci, gli
attuali Vat. gr. 1422-1457, e di quarantotto latini dell’ex silloge Sirleto per
la Biblioteca Vaticana. Tali manoscritti, quasi tutti ancora provvisti della
nota emptionis — «Emptum ex libris Cardinalis Sirleti» — sono stati tutti
individuati da Giovanni Mercati, al quale spetta il merito, come ha scritto
Salvatore Lilla, «di avere indicato sia la concordanza tra i numeri attuali
dei 36 codici greci e i numeri della lista da lui edita sulla base del f. 97rv
del tomo 33 dell’Archivio della Biblioteca, sia la corrispondenza tra i codici
stessi e quelli della biblioteca Sirleto, il cui catalogo si trova conservato nel
Vat. lat. 6163»14.
L’interesse della Libreria Vaticana per i manoscritti del Sirleto data ad
epoca più alta. In effetti, di un elenco di manoscritti greci, indicati con la
numerazione del Santamaura, è latore il tomo XI dell’Archivio della Bi-
pulciano e Roma, tra il settembre e l’ottobre 1574 passò al Sirleto, il quale aveva condotto per
la Vaticana la trattativa con l’erede Erennio Cervini († 1598), ma «a causa della mancanza di
spazio» essa fu trattenuta «nella sua biblioteca privata per il resto della sua vita»: S. LILLA,
Vaticani greci, in Guida ai fondi manoscritti, numismatici, a stampa della Biblioteca Vaticana,
I: Dipartimento Manoscritti, a cura di F. D’AIUTO e P. VIAN, Città del Vaticano 2011 (Studi e
testi, 466), pp. 584-615: 588-589. Si veda inoltre più sotto, alla nota 16.
12 Cfr. rispettivamente Arch. Bibl. 11, ff. 127r-v, 140r e 147r, 141r.
13 Lo Scor. X.I.15 è latore della documentazione sulle trattative d’acquisto, fallita giacché
il prezzo di 20.000 scudi venne giudicato esoso. La relazione di Alonso Chacón (1540-1599),
edita nel 1884 dal Reg. lat. 2023 (ff. 84r-86r), occorre anche ai ff. 9r-11v e 12r-14r del Barb. lat.
3203, ai ff. 279r-280 dell’Ambr. X 289 inf. e ai ff. 148r-149v (= ff. 151r-152r e 153r-154v) di
Arch. Bibl. 11: LUCÀ, Guglielmo Sirleto e la biblioteca cit.
14 S. LILLA, I manoscritti Vaticani greci. Lineamenti di una storia del fondo, Città del Va-
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blioteca Vaticana: Arch. Bibl. 11, ff. 85r-126r, 128r-129v e 131r-135r (tavv.
VI-VII), per la cui datazione proporrei gli anni a cavaliere tra Cinquecento
e Seicento15. Lo stesso tomo conserva (ff. 155r-156r) un altro elenco di
codici sirletiani, che indica di volta in volta il numero delle carte di cui si
compone ogni singolo manoscritto (tav. VIII). Non solo.
Il tomo XV dello stesso Archivio della Biblioteca custodisce un fasci-
colo, gli attuali ff. 89r-108v, già 85r-104v, che contiene notizie varie sulla
biblioteca Sirleto col titolo «Varia de Libris a Bibliotheca Cardinalis Sir-
leti emptis» (f. 108v)16. In realtà si tratta di codici appartenuti al Cervini
che, acquistati per la Vaticana, rimasero nella collezione del Sirleto per
mancanza di spazio17. Più in particolare, si segnalano l’Index librorum la-
tinorum eorum tantummodo qui vulgati reperiuntur (ff. 89r-v, 93r-96r), che
elenca 145 libri pergamenacei e 130 cartacei (in papiro, sic!) per un totale
di 275, e l’Index Librorum Graecorum (ff. 101 ss.), che sono suddivisi in «Li-
bri antiqui non vulgati» in numero di 13, «libri non antiqua scriptura» in
numero di 80, «Libri antiqui vulgati» in numero di 19 e «Libri non antiqui
qui impressi reperiuntur» in numero di 24 per un totale complessivo di 136
manoscritti. Il redattore inoltre osserva: «Quidam et(iam) alii sunt qui non
scribunt(ur) in Indice eo quia sunt imperfecti» e soprattutto «Omnes huius
indicis libros contulimus cu(m) ipsis voluminib(us) in presentia D. Hie-
ronimi Sirleti, ut Amplitudo Sua iussit, singulos signavi linea in margine;
In huiusmodi collatione fuerunt reperti pleriq(ue) libri qui no(n) fuerant
animadversi, et quidam et(iam) male percepti ut in margine notavi. Fuit
et(iam) repertus error scriptoris qui septem libros vel novem collocaverat
in p(rim)o ordine et rursus et(iam) in secundo, ubi delevimus. Sed ex no-
15 La mano dell’ignoto redattore è databile grosso modo tra la fine del XVI e l’inizio del
XVII. Essa, infatti, esibisce analogie con quella che ha apposto la «nota emptionis» sui codici
Vaticani acquistati dalla silloge Sirleto.
16 Seguo la numerazione moderna apposta con numeratore meccanico in basso a destra
di ogni foglio. Secondo Mercati (G. MERCATI, Per la storia dei manoscritti greci di Genova, di
varie badie basiliane d’Italia e di Patmo, Città del Vaticano 1935, [Studi e testi, 68], p. 191) la
mano che ha vergato il titolo è quella di Lorenzo Alessandro Zaccagni (1652-1712), custode e
prefetto della Vaticana. L’Index invece è una copia dell’inventario redatto nel 1574, probabil-
mente da Fulvio Orsini: per tutta la questione anche in relazione ai rapporti intercorrenti con
un’altra copia dello stesso inventario (Vat. lat. 3958, ff. 176r-182r) si veda MERCATI, Per la
storia cit., 187-194. Annoto che i ff. 65r-71r dello stesso tomo XV custodiscono, invece, l’Index
dei manoscritti del cardinale Antonio Carafa, index che è attribuibile paleograficamente al
corfiota Francesco Arcudi di Soleto (1590-1641), vescovo di Nusco (1639-1641) e copista at-
tivo a Roma specialmente per il cardinale Francesco Barberini (1597-1679) e per papa Urba-
no VIII Barberini (1568-1644), e pertanto databile al secolo XVII.
17 RUSSO, p. 224, e già DEVREESSE, p. 258. Si tratta di 275 codici latini e di 136 greci,
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18 MERCATI, Per la storia cit., pp. 191-192. Si veda anche L. CANFORA, Il Fozio ritrovato.
Juan de Mariana e André Schott, Bari 2001, pp. 399-401 (a proposito del volume della Biblio-
theca di Fozio — «Photii Biblioteca in corio viridi» registrato in Arch. Bibl. 15, f. 105r sub
num. 78 — che corrisponde all’attuale Ott. gr. 19-20.
19 Si tratta con ogni verisimiglianza del codice repertoriato tra i libri sirletiani di medici-
na dal Santamaura: Vat. lat. 6163, f. 217r, cfr. M. CERESA – S. LUCÀ, Frammenti greci di Dio-
scoride Pedanio e Aezio Amideno in una edizione a stampa di Francesco Zanetti (Roma 1576),
in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae 15 (2008), pp. 191-229: 203 n. 28. Il codice
è da identificare con il Lond., British Museum, Sloane 804, sul quale cfr. AGATI, p. 259. – An-
noto che subito dopo il codice dioscorideo si legge: «additi sunt hi qui non erant in Indice .8.
libri. Liber sine nomine authoris / Oratio S. Jo(annis) Chrisostomi de officio episcopi / frag-
mentum diversorum / Apollonii pergei Mathematica / Jo(annis) Damasceni contra negantes
imagines (idest Contra Iconoclastas: CPG 8121); Calcularium secundum Indos». Quest’ultimo
è forse da identificare con l’attuale Ott. gr. 260, ff. 3-7.
20 Si tratta dell’attuale Ott. gr. 110, sul quale cfr. infra sub num.
21 Arch. Bibl. 15, f. 102v (sub num. 5). Tra gli autori sono segnalati Aristosseno, Tolomeo,
Armonio, Plutarco, Teone, Cleonide, Aristide. Trattasi dell’attuale Barb. gr. 265, già apparte-
nuto al Cervini (DEVREESSE, pp. 252 e 260; MERCATI, Per la storia cit., p. 199) e poi al Sirleto
(Theol. 270). Cfr. Codices Barberiniani Graeci, II: Codices 164-281, rec. I. MOGENET, enarratio-
nes compl. I. LEROY, Addenda et indices cur. P. CANART, in Bibliotheca Vaticana 1989, pp.
109-111; AGATI, 54, 281-282.
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Honorio ligatus in corio rubeo carte 304»22; al nr. 65 (f. 105r) «Aristarchi
περὶ μετεθη (lege: μεγέθη) καὶ ἀποστήματα ἡλίου καὶ σελένης à Jo(anne Hono-
rio scriptus de magnitudinibus solis et luna (lege: lunae) eclipsi»23.
Fra i numerosi altri, mi limito a menzionare il Clemente Alessandrino
(Stromata) e Atenagora24, gli Atti del Concilio di Efeso25 e il Niceforo Gre-
gora «Romanae historia libri undecim ligato in corio violaceo carte 225»26.
La parte restante dell’intera silloge Ottoboniana rientrò, come ampia-
mente noto, in Vaticana molto più tardi. Nel 1690 Alessandro VIII Ottoboni
(1610-1691) acquisì la biblioteca Altemps e solo nel 1748, molti anni dopo
la scomparsa del cardinale Pietro Ottoboni junior († 28 febbraio 1740), Be-
nedetto XIV Lambertini (1675-1758) comperò tutta la silloge manoscritta
Ottoboniana27.
Ma ritorniamo alla silloge greca del Sirleto.
Essa contava 473/476 manoscritti, per la maggior parte confluiti nel
fondo Ottoboniano, che quanto ai testi spaziano dalla letteratura religiosa
a quella profana. Per lo più confezionati su carta e databili al secolo XVI,
non mancano tuttavia manoscritti di pregio in pergamena che, datati o
databili dal secolo IX al secolo XVI, risultano prodotti a Costantinopoli
o nelle province greco-orientali, specialmente a Corfù, ma pure in Italia
meridionale. Dalle regioni ellenofone dell’Italia del Sud Guglielmo Sirleto
recuperò, sovente fra i cimeli del Cervini, un ricco lotto di codici prove-
22 Corrisponde all’attuale Ott. gr. 26, vergato da Giovanni Onorio in collaborazione con
p. 263) piuttosto che del Vat. gr. 2488, entrambi esemplati dallo scriba di Maglie: AGATI,
pp. 297-298 e 274-275. Allo stesso Onorio viene attribuito (Arch. Bibl. 15, f. 105r sub num. 72)
un Giovanni Crisostomo (Ad Theodorum lapsum): «Io(annis) Chrisostomi ep(istu)lae in Theo-
dorum qui lapsus fuerat in (!) Io(anne) Honorio scriptus». Esso corrisponde all’attuale Par.
gr. 1027, che dunque fu in possesso di Cervini e poi di Sirleto. Sul Parigino cfr. AGATI, pp. 264-
265 e tav. 8. Anche il Barb. gr. 244 (II. 65), latore degli Elementa di Euclide e appartenuto
(f. IIr) a Bernardino Telesio (1509-1588), risulta attribuibile alla mano di Giovanni Onorio:
MOGENET, Codices Barberiniani cit., pp. 95-96. Altri codici ascrivibili al copista di Maglie, non
segnalati in AGATI e in RGK 3, presso F. D’AIUTO, Graeca in codici orientali della Biblioteca
Vaticana (con i resti di un manoscritto tardoantico delle commedie di Menandro), in Tra Orien-
te e Occidente. Scritture e libri greci fra le regioni orientali di Bisanzio e l’Italia, a cura di L. PER-
RIA, Roma 2003, pp. 227-296: 263 e n. 92.
24 Arch. Bibl. 15, f. 106v (nr. 3), che corrisponde all’attuale Ott. gr. 94, già Sirleto Theol.
è nota la segnatura del ms. Si veda anche quanto osserva AGATI, pp. 52-53.
26 Ibidem, (nr. 3). Pubblicherò l’elenco completo dei manoscritti cerviniani, annoverati
boniani greci, in Guida ai fondi manoscritti cit., pp. 450-453 (con ampia bibliografia)
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segnalate presso MERCATI, pp. 116-122; RUSSO, pp. 235-299; DE GREGORIO, pp. 133-158; AGA-
TI, pp. 146 e n. 23 (Ott. gr. 168), 209 e n. 88 (Ott. gr. 189), 210 (Ott. gr. 74), 281-282 (Ott. gr.
26), 282 (Ott. gr. 108), 310 (Ott. gr. 109), 283 (Ott. gr. 110), in cui le corrispondenze tra la se-
gnatura attuale e quella della silloge Sirleto spettano, come del resto rileva la stessa studiosa,
a Paul Canart. Si osservi che ho adoperato queste abbreviazioni: «mrg.» per «margine» e
«marg.» per marginalia.
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Theologici
*Barb. gr. 556 [226, f. 1r]: cart., mm 327 × 234, ff. 363, sec. XVI (pri-
ma metà). – Origene (Comm. in Mt. et in Io). – Il ms. fu in possesso del
cardinale Pole (f. 1r: R. P. C.). – Cfr. MERCATI, p. 117, e RUSSO, p. 236 (col
numero «26»!).
Ott. gr. 3 [22]: membr., mm 331 × 254, ff. 248, sec. X. – Gregorio di
Nazianzo (Orazioni). – Possesso del convento di S. Marco in Firenze e già
del Niccoli.
*Ott. gr. 4 [4, f. <Ir>]: membr., mm 340 × 255, ff. 485, sec. X (Costantino-
poli, minuscola «bouletée»). – Gregorio di Nazianzo (Orazioni). – RUSSO,
p. 235.
*Ott. gr. 5I-II [45, f. <Ir>]: membr., mm 302 × 245, sec. XI in. – Gregorio
di Nazianzo (Orazioni).
Ott. gr. 10 [13]: membr., mm 370 × 250, ff. 237 (cart. or., ff. 4-46, 65-70,
73-78, 81-84), sec. XII. – Crisostomo (In Iohannem hom.). – Appartenne al
Bessarione (f. 1r, mrg. sup.).
Ott. gr. 11 [48]: membr., mm 352, sec. XI-XII; ff. 3-6, 19-22, 142, 149-
150, 186, 247, 287, 288, 301: cart. or., sec. XIV ante medium. Probabile
autore del restauro è il copista Pietro Papadopoulos (f. 283r). – Crisostomo
(De sacerdotio, etc.). – Altre probabili segnature cerviniane in DEVREESSE,
p. 259.
Ott. gr. 16 [32] (ex Cervini «10»?, f. IIIv): cart., mm 332 × 223, ff. 299,
sec. XVI. – Teodoreto (Εἰς τὰ ἄπορα τῆς θείας γραφῆς). – Postillato dal Sirle-
to, cfr., e.g., ff. 70r, 91r, 158r. – RUSSO, p. 236. Altre segnature cerviniane in
DEVREESSE, p. 260; cfr. anche Arch. Bibl. 15, f. 103r sub num. 10.
Ott. gr. 17 [28]: cart., mm 332 × 223, ff. 294, sec. XVI; copista Giorgio
Bembenes, cfr. RGK 3, nr. 95. – Teodoreto (comm. alle epistole di Paolo
apostolo). – Appartenne al Cervini (f. 122v). – Per le segnature cerviniane
cfr. DEVREESSE, p. 262; per quella sirletiana RUSSO, p. 236; cfr. anche MER-
CATI, Per la storia cit., p. 198 e n. 3.
*Ott. gr. 24 [33, f. <Ir>; (ex Cervini «n° 178»?, f. 1r)]: cart., mm 345 × 250,
ff. 250, an. 1553 (f. 250v; Venezia, 9 dicembre); copista: Francesco Kladios,
cfr. RKG 3, nr. 602. – Niceta di Eraclea (Catena a Giobbe). – RUSSO, p. 236;
per le altre segnature cerviniane cfr. DEVREESSE, p. 260; cfr. anche MERCA-
TI, Per la storia cit., p. 198 e n. 4. – Segnalo che è latore della stessa opera
anche l’Ott. gr. 9.
Ott. gr. 25 [38]: cart., mm 335 × 218, ff. 298, an. 1564/1565. – Nilo d’An-
cira. – RUSSO, p. 236.
Ott. gr. 27 [41]: cart., ff. 396, mm 325 × 214, sec. XVI; copisti: (Nicola
Παχύς (ff. 1r-218v) e Pietro Karnabakas (ff. 221r-291v, 317r-401r), cfr. RGK
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3, nrr. 511 e 551. – Atti conciliari (Fozio, Niceno II). – Postille di Sirleto.
Cfr. RUSSO, p. 236; Concilium Universale Nicaenum Secundum. Concilii
actiones I-III, ed. E. LAMBERZ, Berolini – Novi Eboraci 2008 (Acta Conci-
liorm Oecumenicorum, Series II, 3/1), p. XXV (con bibliografia).
°Ott. gr. 30 [56, ff. <Ir> e 1r]: cart., mm 306 × 208, ff. 404, sec. XVI;
copista: Manuele Malaxos, cfr. RKG 3, nr. 415 (ff. 1r-86v, 143r-265r, 269r-
284v, 298v-341v, 365a, 397r-v, 404r-v). – Atti del Concilio di Firenze. – Per
l’identificazione della segnatura sirletiana cfr. DE GREGORIO, p. 139 (con
bibliografia).
Ott. gr. 31 [6 – (ex Cervini «94», f. 1r)]: membr., mm 378 × 258, ff. 181,
sec. XI (seconda metà). – Teodoreto ed Ecumenio (comm. alle Epistole di
Paolo apostolo).
Ott. gr. 34 [60]: cart., mm 352 × 242, ff. 363, sec. XVI. – Teodoreto
(comm. ai Salmi).
°Ott. gr. 36 [195]: cart., mm 346 × 230, ff. 310, sec. XVI; copisti: Camil-
lo Zanetti (ff. 1r-299r e, forse, 308r-319v), Arnoldo Arlenio (ff. 302r-307v,
marg. ff. 1r-299r, 308r-310r), cfr. RGK 3, nrr. 351 e 48. – Cirillo Alessandri-
no (Glaphyra in Pentateuchum, in Hypapantem), Anonym. (in Apocalypsim:
ff. 302r-307v). – RUSSO, p. 238.
*Ott. gr. 38, ff. 1r-276 [219, f. IIr] (ex Cervini «82»: ibid.): cart., mm 335
× 235, ff. 284, sec. XVI. – Teodoreto (Graecarum affectionum curatio, ff. 1r-
276v). – Postillato dal Sirleto. – Teofilatto di Bulgaria (comm. ai Vangeli,
ff. 277r-281r; i ff. 281v-284v sono vacui); copista: Giovanni Santamaura (ff.
277-281), cfr. RGK 3, nr. 299.
*Ott. gr. 43 [218, f. 2r] + Vat. gr. 197: membr., mm 308 × 245, ff. 107
(+ 75 bis), sec. X. – Lessico e sentenze in ordine alfabetico. – RUSSO, p. 238.
*Ott. gr. 54 [239, f. 1r]: membr., mm 293 × 213, ff. 75, sec. X in. (minu-
scola quadrata). – Raccolta agiografica (Martyr. s. Theodoti, s. Neophyti,
etc.). – Ff. 78-79: unità codicologica distinta, sec. X in.
Ott. gr. 56 [116, f. IIIr]: cart., mm 290 × 204, ff. 413, sec. XVI. – Proco-
pio (catena ai Proverbi); Gregorio di Nissa (Omelie al Cantico dei Cantici
e all’Ecclesiaste). – Appartenne ad Arsenio di Monenvasia (f. 1r), poi al
cardinale Reginald Pole (ibid., stemma con aquila bicipite con le lettere
R. P. C.) e a Giulio Poggiano (f. 413r). – MERCATI, p. 120, e RUSSO, p. 238.
Ott. gr. 59 [291] (ex Cervini «.91.», f. 1r): cart. or., mm 254 × 166, ff. 76,
sec. XIII. – Metodio d’Olimpo (Symposium). – Secondo MERCATI, p. 120
(sub num. 26) il manoscritto ebbe la numerazione «62» Cervini, mentre per
L. DOREZ, Antoine Eparque. Recherches sur le commerce des Mss. grecs en
Italie au XVIe siècle, in Mélanges d’archéologie et d’histoire 13 (1893), pp. 281-
364: 329-330, il nr. 84. – Altre segnature cerviniane in DEVREESSE, p. 259.
Ott. gr. 63 [57] (ex Cervini «.4.», f. <Ir>): membr., mm 276 × 205, ff. 283,
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sec. XI ex. (ff. 56r-61v, 89r-91v, sec. XIII, restauro di due distinte mani). –
Gregorio di Nazianzo (Orazioni).
*Ott. gr. 66 [47, f. 1r]: membr., mm 294 × 198, ff. 393, sec. XII. – Tetra-
vangelo, Atti ed Epistole.
Ott. gr. 67 [68] (ex Cervini «167», f. 1r): cart., mm 299 × 210, ff. 333, an.
1435/1436 (f. 92r). – Nilo d’Ancira, Arriano, escerti bessarionei, Niceforo
Gregora. – RUSSO, p. 237.
Ott. gr. 71 [34] (ex Cervini «n° .167.», f. 1r): cart., mm 338 × 220, ff. 228
(226-228 vacui), sec. XVI; copista: Michele, cfr. RGK 3, nr. 475. – Niceforo
Gregora (Hist. I-XI). – Altre segnature cerviniane in DEVREESSE, p. 260.
L’appartenenza alla silloge Cervini è confermata in Arch. Bibl. 15, f. 102v
(sub num. 3): cfr. sopra, n. 26, e già MERCATI, Per la storia cit., p. 198 e n. 5.
Ott. gr. 74 [288] (ex Cervini «.21.», f. <Ir>): cart., mm 326 × 231, ff. 281,
sec. XVI; copisti: Giovanni Onorio (ff. 1r-63v), Giovanni Mauromates
(ff. 64r-66r), Emanuele Provataris (ff. 68r-71r, 200r-214v, 216r-247v), Gio-
vanni Santamaura (ff. 77r-199v), cfr. RKG 3, nrr. 286, 283, 418, 299. – Filo-
ne Alessandrino (1r-63v), lettere e note greco-latine (ff. 64r-66r), Teodoro
di Eraclea (In psalmos: ff. 77r-199v), Atanasio d’Alessandria (Vita Antonii
(ff. 216r-247v), Crisostomo (In psalmos: ff. 200r-214v), Teodoreto (comm.
alle Epistole di Paolo apostolo: ff. 266r-280v). – Cfr. anche AGATI, pp. 209-
210, 239-241, che attribuisce, invece, i ff. 1-63 ad un imitatore del copista
di Maglie.
*Ott. gr. 86 [23, f. 1r]: membr., mm 318 × 222, ff. I. 232, sec. IX. – Cirillo
(Catechesi). – Proviene dalla biblioteca del monastero rossanese de Patìr,
dove aveva la segnatura «Libro 62»: S. LUCÀ, Osservazioni codicologiche e
paleografiche sul Vaticano Ottoboniano greco 86, in Bollettino della Badia
greca di Grottaferrata, n.s. 37 (1983), pp. 102-161: 142-145 (con bibliogra-
fia). – RUSSO, p. 235.
Ott. gr. 95 [39? (ex Cervini «.173.», f. 1r]: cart., mm 327 × 227, ff. 435,
sec. XVI; copista Emanuele Kousios (RKG 3, nr. 190). – Crisostomo (In
psalmos).
*Ott. gr. 96 [108, f. 1r]: cart., mm 335 × 240, ff. 545 (543v-547 vacui),
sec. XVI. – Teodoro Balsamone (Nomocanone in 14 titoli). – Postillato dal
Sirleto, cfr., e.g., ff. 274r, 313v, 324r. Cfr. Repertorium der Handschriften
des byzantinischen Rechts, Teil II: Die Handschriften des kirchlichen Rechts
I (Nr. 328-427), hrsg. A. SCHMINCK – D. GETOV mit Unterstützung mehrerer
Fachkollegen, Frankfurt am Main 2010, nr. 407 (= pp. 195-196).
°Ott. gr. 97 [62]: cart., mm 322 × 215, ff. 547, sec. XVI; copista: Manuele
Malaxos, cfr. RGK 3, nr. 415; DE GREGORIO, ad indicem. – Nomocanone.
– Per l’identificazione della segnatura sirletiana, cfr. DE GREGORIO, p. 141.
Ott. gr. 99 [63] (ex Cervini «.103.», f. 1): cart., mm 322 × 228, ff. 260
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(261 vacuo), sec. XVI. – Doroteo (Doctrinae), Timoteo presbitero della The-
otokos di Calcopratia, De re canonica, Contra Armenos, Giovanni Ciparis-
siota (Protheoria). – Altre probabili segnature cerviniane in DEVREESSE, p.
262. Per l’appartenenza alla silloge Cervini si veda anche Arch. Bibl. 15,
f. 104r (sub num. 29).
°Ott. gr. 100 [67]: cart., mm 327 × 225, ff. 105, sec. XVI; copista: Manuele
Malaxos, cfr. RGK 3, nr. 415. – Escerti patristici (Atanasio, Adv. Arianos, etc.).
– Per l’identificazione della segnatura sirletiana cfr. DE GREGORIO, p. 141.
Ott. gr. 104 [55]: cart., mm 321 × 225, ff. 167 (+ 25a), sec. XVI; copi-
sti: Giovanni Mauromates; Sirleto (marg. ff. 11r-12r, 14r, 20r-36v, 52v-53r,
154r-165v) e Antonio Eparco (marg. ff. 47v-48r), cfr. RGK 3, nrr. 283, 154,
36. – Massimo Confessore (scolii a Dionigi Areopagita).
Ott. gr. 106 [204] (ex Cervini «100»?, f. 1r): cart., mm 331 × 224, ff. 165,
sec. XVI; copista: Emanuele Provataris, cfr. RGK 3, nr. 418. – Gregorio di
Nissa (Vita di Macrina e ad Olimpio).
°Ott. gr. 112 [190]: cart., mm 345 × 230, ff. 172 (42v, 47r-48r, 78v-80v,
140v vacui), an. 1542 (24 gennaio, f. 78r); copisti: Giorgio Bembenes (ff. 1r-
78r), Manuele Malaxos (ff. 81r-172v), cfr. RGK 3, nrr. 95 e 415. – Taziano
(Contra gentiles), Ermia (Διασυρμός), Gregorio di Nissa (comm. al Cantico
dei Cantici). – Postille di Sirleto in tutto il manoscritto. – Per l’identifica-
zione della segnatura sirletiana cfr. DE GREGORIO, pp. 144-145.
Ott. gr. 115 [20] (ex Cervini «23»?, f. <Ir>): cart., mm 367 × 250, ff. 71, sec.
XVI; copista: Emanuele Embenes, cfr. RGK 3, nr. 188). – Giorgio Scolario
(ai partecipanti al concilio di Firenze), Nicola V (ep. a Costantino impe-
ratore), Bessarione (ai Greci). – Altre segnature cerviniane in DEVREESSE,
p. 261; si veda anche Arch. Bibl. 15, f. 103v sub num. 23.
Ott. gr. 138 [128]: cart., mm 277 × 203, ff. 100, sec. XVI (completato
il 25 marzo di anno imprecisato). – Vita del patriarca Ignazio di Niceta
Davide Paflagone.
*Ott. gr. 146 [83, p. 1] (ex Cervini «47»?: ibid.): cart., mm 240 × 170, pp.
263, sec. XVI; copista: Antonio Eparco (pp. 46-48 e 132-135), cfr. RGK 3,
nr. 36. – Gregorio di Nissa (Sermones; fra l’altro anche il De virginitate). –
Altre segnature cerviniane in DEVREESSE, p. 263; per quella sirletiana cfr.
MERCATI, p. 137 n. 3, e RUSSO, p. 237.
Ott. gr. 151, ff. 1r-119r [109] (ex Cervini 115?, f. 1r): cart., mm 213 ×
140, sec. XIV. – Vita di s. Teodoro di Edessa.
*Ott. gr. 167 [144, f. 1r] (ex Cervini «92»?: ibid.): cart., mm 250 × 130,
ff. 209, sec. XIV. – Gregorio di Nissa (De opificio hominis; in Exaemeron,
etc.), Isacco Siro.
*Ott. gr. 168 [249, f. <Ir>] (ex Cervini «121» o «64», ibid.): cart., mm 208
× 150, ff. 136, sec. XVI; copista: Emanuele Kousios, cfr. RGK 3, nr. 190. –
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Teodoreto, Historia Philothea. – Postillato dal Sirleto: cfr., e.g., ff. 1r, 3v, 4r,
17r-v, 22r, 34r, 51r, 73r e così via. Cfr. anche DEVREESSE, p. 263, e AGATI,
p. 146 e n. 23. –
*Ott. gr. 171 [142, <f. Ir>]: cart. or., mm 216 × 134, ff. 308, sec. XV (se-
conda metà); copisti: Michele Lygizos (ff. 2r-16r, 24r-41v, 42v-43r, 43v
lin. 21-263r), Giorgio Alexandros (ff. 16v-23v), Giorgio Gregoropoulos
(ff. 266r-300v), cfr. RGK 3, nrr. 465, 89, 98. – Atti del Concilio di Ferrara-
Firenze. – Già appartenuto al Cervini: DEVREESSE, p. 261.
*Ott. gr. 176 [131, f. 1r]: cart., mm 234 × 172, ff. 188, sec. XVI. – Epistole
di Paolo apostolo. – Il codice fu in possesso del tedesco Giorgio Sauroma-
no, che nella prima metà del Cinquecento operò anche a Roma (f. 1).
*Ott. gr. 180 [138, f. 1r] (ex Cervini «.16.», ibid.): cart., mm 215 × 140,
ff. 135, sec. XV. – Lexeis.
Ott. gr. 189, ff. 1r-29v [82]: cart., mm 210 × 134, an. 1575 (12 ottobre),
f. 29v; copista: Giovambattista Villano (1r-4v, 6r-29v), cfr. RGK 3, nr. 287.
– Liturgia di s. Pietro e di s. Marco. – Proviene dal monastero rossanese
del Patìr, dove il copista fu monaco e poi priore (1587) ed è una copia del
Vat. gr. 1970. Cfr. anche A. JACOB, L’euchologe de Sainte-Marie du Patir et
ses sources, in Atti del Congresso internazionale su S. Nilo di Rossano, 28
settembre – 1° ottobre 1986, Rossano Grottaferrata 1989, pp. 75-118: 80-
81, in cui viene proposta l’identificazione col Theol. 284. – Il ms. nella sua
composizione attuale, ff. 66r-158v, comprende anche i mss. teologici 126
(ex Cervini «82», f. 66r) e 92 della silloge di Sirleto, latori del Contra Iu-
daeos di Atanasio Alessandrino, del De engastrimytho (= hom. in 1Reg. 28,
3-25) di Origene, nonché del «Contro Origene» di Eustazio di Antiochia. Si
veda AGATI, p. 209 e n. 88.
*Ott. gr. 195 [94, f. 1r]: cart., mm 214 × 145, ff. 183, an. 1357 (24 agosto,
f. 183r). – Isacco Siro.
*Ott. gr. 196 [84, f. <Ir>] (ex Cervini «.77.», f. 1): cart., mm 215 × 145,
ff. 207, sec. XVI. – Gennadio Scolario (Defensio Concilii Florentini). – Che
il cimelio sia stato in possesso del Cervini si evince anche da Arch. Bibl. 15,
f. 104v sub num. 53: «Gennadij Scholarij Sinodae Florentin(ae) defensio
legato in corio rubeo deaurato».
*Ott. gr. 213 [298?, f. 1r]: cart., mm 227 × 156, ff. 232, sec. XV. – Giovan-
ni Damasceno (De fide orthodoxa), Teodoreto, Manuele Files.
Ott. gr. 219 [12] (ex Cervini «290»?, f. 1r): cart., mm 328 × 222, ff. 103
(44a, 44b-44d, 50a-50b, 52a-52b vacui), sec. XVI; copisti: Giovanni Mauro-
mates (ff. 45r-50v), Giovanni Santamaura (marg. f. 45r), Costantino Rhesi-
nos (ff. 1r-40v), Manuele Glinzounios (ff. 99r-103v), Emanuele Provataris
(ff. 41r-44v, 51r-52v, 62r-72r, 73r-87v), Pietro Karnabakas (ff. 96r-97v), cfr.
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RKG 3, nrr. 283, 299, 365, 409, 418, 551. – Marco Eugenico (De synodo
octava), Cirillo (miscellanea teologica).
Ott. gr. 221 [158] (ex Cervini «116»?, f. <Ir>): cart., mm 305 × 211, ff. 245,
sec. XVI; copista: Andrea Darmario (ff. 1r-157v), cfr. RGK 3, nr. 22. – Pro-
copio (catena ai Proverbi: ff. 1r-157v), Atanasio Alessandrino (ad Antio-
chum), ecc.
°Ott. gr. 223 [198]: cart., mm 328 × 236, ff. 221, sec. XVI; copista: Ema-
nuele Provataris, cfr. RGK 3, nr. 418. – Vita di Atanasio Alessandrino; Ata-
nasio (Contra gentiles, etc). – Postille di Sirleto o piuttosto di Francisco
Torres ? – RUSSO, p. 238.
°Ott. gr. 224 [61]: cart., mm 317 × 210, ff. III. 121, sec. XVI; copista: Ma-
nuele Malaxos. – Basilici. – Postille del Sirleto. – Per la segnatura sirletiana
cfr. DE GREGORIO, pp. 140-141. Cfr. anche Repertorium der Handschriften
des byzantinischen Rechts cit., nr. 408 (= p. 197).
° Ott. gr. 242 [231]: cart., mm 309 × 207, ff. 313, sec. XVI; copista: Ma-
nuele Malaxos (ff. 1r-196v, marg. ff. 197r-313r, f. <IIr> titolo, cfr. RGK 3,
nr. 415. – Michele Glica. – Postille del Sirleto. – Per l’identificazione della
segnatura sirletiana cfr. DE GREGORIO, pp. 145-153.
*Ott. gr. 249I-II [103, f. <Ir>] (ex Cervini «8»?, ibid.): cart. or., mm 256 ×
168, pp. 859, sec. XV. – Balsamone (Nomocanone). – Altre segnature cervi-
niane in DEVREESSE, p. 259.
*Ott. gr. 250 [123, f. IIr] (ex Cervini «79» o «54»?, ibid.): membr., mm
253 × 184, ff. 88, sec. X-XI (Italia meridionale, scuola niliana). – Nilo di An-
cira. – Proviene dalla silloge manoscritta di Montecassino. Si veda E. FOL-
LIERI, Due codici greci già cassinesi oggi alla Biblioteca Vaticana: gli Ottob.
gr. 250 e 251, in Palaeographica et Archivistica. Studi in onore di Giulio
Battelli, I, Roma 1979, pp. 159-221, ora rifluito in EAD., Byzantina et italo-
graeca. Studi di filologia e di paleografia, a cura di A. ACCONCIA LONGO – L.
PERRIA – A. LUZZI, Roma 1997, pp. 273-336: 311, e MERCATI, Per la storia
cit., pp. 200-201.
°Ott. gr. 251 [51, f. 1r] (ex Cervini «.21.», ibid.): membr., mm 260 × 188,
ff. 104, sec. X ex.; copista: Arsenio, cfr. RGK 3, nr. 49. – Teodoro Studita
(Piccole catechesi). – Proviene dalla silloge manoscritta di Montecassino.
Cfr. FOLLIERI, Due codici greci cit., p. 311. Per la segnatura sirletiana cfr.
MERCATI, Per la storia cit., p. 200-201.
Ott. gr. 255 [114] (ex Cervini «55», f. 1): cart., mm 258 × 174, ff. 253, sec.
XIII/XIV; copista: Charitonymos (f. 253v), cfr. RKG 3, nr. 611. – Giovanni
Zigabeno (commento ai Salmi).
*Ott. gr. 256 [111, f. 2r]: membr., mm 260 × 197, ff. 126, sec. XII (Italia
meridionale, Terra d’Otranto [stile rettangolare]). – Giovanni di Raithou,
Climaco. – F. Ir (sec. XV/XVI: elenco di libri liturgici e di suppellettili.
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°Ott. gr. 260 [284] (ex Cervini «177»?, f. 3r): cart., mm 285 × 206, ff. 217,
sec. XVI; copista: Nicola Sofiano (ff. 3r-8r), Manuele Malaxos (ff. 12r-
16v, 217r-v), Manuele Glynzounios (ff. 113r-206v), Giovanni Mauromates
(ff. 215r-216r), cfr. RGK 3, nrr. 517, 415, 409, 283. – <Giovanni Pizanos>
(Oracoli), Giovanni VIII Paleologo. – Per l’identificazione della segnatura
sirletiana cfr. DE GREGORIO, pp. 156-157. – Per quelle probabili cerviniane
DEVREESSE, p. 267.
*Ott. gr. 260, ff. 47r-107r [289, f. 47r]: Massimo Confessore (Mystago-
gia). – Cfr. anche MAXIMI CONFESSORIS Mystagogia una cum latina interpre-
tatione Anastasii Bibliothecarii, ed. Ch. BOUDIGNON, Turnhout 2011 (Cor-
pus Christanorum. Series Graeca, 69), pp. XLIV-XLV (con bibliografia).
– Sul ms. Genziano Hervet curò la traduzione latina (Venezia 1548).
°Ott. gr. 267 [150]: cart., del sec. XVI; copista: Manuele Malaxos (ff.
182v-241v, 286r-292r; 169r-182r e 245r-286r titoli), RGK 3, nr. 415. – Gri-
genzio di Tafar. – Per l’identificazione della segnatura sirletiana cfr. DE
GREGORIO, p. 142.
Ott. gr. 271 [187] (ex Cervini «47», o «41»?, f. <Ir>): cart., mm 235 × 165,
ff. 39, sec. XVI; copista: Giovanni Mauromates, cfr. RGK 3, nr. 283. – Cri-
sostomo (Contra eos qui subintroductas habent virgines; Quod regulares fe-
minae viris cohabitare non debeant). – Altre probabili segnature cerviniane
in DEVREESSE, p. 261; si veda inoltre Arch. Bibl. 15, f. 103v sub num. 24.
Ott. gr. 273 [93] (ex Cervini «.158.», f. 1r): cart., mm 233 × 162, ff. 158,
sec. XVI; copista: Emanuele Provataris, cfr. RGK 3, nr. 418. – Crisostomo
(Epistole). Cfr. anche P. CANART, Les manuscrits copiés par Emmanuel Pro-
vataris(1546-1570). Essai d’étude codicologique, in Mélanges Eugène Tisse-
rant, VI, Città del Vaticano 1964 (Studi e testi, 236), pp. 173-287: 240 [= ID.,
Études de paléographie et de codicologie, Reproduites avec la collaboration
de M. L. AGATI et M. D’AGOSTINO, I, Città del Vaticano 2008 (Studi e testi,
459), pp. 33-165: 100].
°Ott. gr. 274 [160] (ex Cervini «.18.», f. <Ir>): cart., mm 229 × 160, ff. 67
(2v-3v vacui), sec. XVI; copisti: Giovanni Onorio (ff. 1r-2r e marg. ai ff. 68r-
85r), Emanuele Provataris (ff. 4r-67r), cfr. RGK 3, nrr. 286 e 418. – Giusti-
no e Atenagora. – Per l’identificazione della segnatura sirletiana cfr. AGATI,
p. 284. – Altre segnature cerviniane in DEVREESSE, p. 267. – I ff. 68-85, a
stampa, contengono: «De mortuorum resurrectione, ed. Petrus Naunius
Alecmarianus interpres, MDXLI apud Christianum Wechelum, Lovanii
in Collegio Trilingui latinarum litterarum professore; i ff. 86-fine, invece
sono latori della versione in latino e della prefazione dedicata al cardinale
Antoine Perrenot di Granvelle (Lovanio, maggio 1541).
*Ott. gr. 295 [259, f. 1r]: membr. (ff. 1r-106v, palinsesti) + cart. (ff. 107r-
229v), mm 166 × 118, ff. 229, sec. XIII/XIV (Italia meridionale). – Antholo-
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Ott. gr. 341 [89]: cart., mm 243 × 175, ff. 367, sec. XVI; copisti: Giovan-
ni Franciscus (ff. 1r-37r lin. 6); Emanuele Provataris (ff. 37r lin. 7-53r),
RGK 3, nrr. 312 e 418. – Isidoro di Pelusio (Epistole, lib. I). – Postillato dal
Sirleto. – Il ms. fu utilizzato dal Possevinus nella sua edizione isidoriana
(Roma 1670).
Ott. gr. 344 [73]: perg., mm 223 × 146, ff. 236, an. 1177 (29 gennaio);
copista: Galaction, prete e deuteropsaltes della Cattedrale di Otranto, cfr.
RGK 3, nr. 83. – Eucologio.
*Ott. gr. 348 [99, f. <IIr>] (ex Cervini «44», poi «43»; già Cervini «.162.»,
f. 1r): cart., mm 250 × 180, ff. 84, sec. XVI; copisti: Antonio Eparco (f. 1r:
titolo e marg.), Sirleto (marg. ff. 4r-62r), cfr. RGK 3, nrr. 36 e 154. – Ignazio
e Policarpo di Smirne. Postille di Sirleto in tutto il ms. – Per le altre segna-
ture cerviniane cfr. DEVREESSE, p. 262.
*Ott. gr. 352 [278, f. <IIr>]: cart., mm 227 × 170, ff. 118, sec. XVI; co-
pista: Giovanni Santamaura, cfr. RGK 3, nr. 299. – Geremia, patriarca di
Costantinopoli.
Ott. gr. 354 [170 (o 300?)]: cart., mm 230 × 159, ff. 80, sec. XVI; copista:
Manuele Malaxos, RGK 3, nr. 415. – Physiologus (attribuito ad Epifanio).
– Per l’identificazione della segnatura sirletiana cfr. DE GREGORIO, p. 143.
Ott. gr. 366 [201] (ex Cervini «.22.», poi «110», f. <Ir): cart., mm 335
× 232, ff. 131, sec. XVI; copisti: Bartolomeo Zanetti (ff. 1r-94v) e Nicola
Mourmouris (95r-131v), cfr. RKG 3, nrr. 56 e 507. – Eusebio di Cesarea (De
paeparatione evangelica) e Dexippo (commento alle Categoriae di Aristote-
le: ff. 95r-131v). – RUSSO, p. 238; altre segnature cerviniane in DEVREESSE,
p. 261. – Si tratta probabilmente, in relazione all’opera eusebiana, di copia
realizzata sul ms. cerviniano Vat. gr. 1303 (ex Cervini «.20», f. <Ir>) che Sir-
leto ricevette dall’Orsini nel luglio di un anno imprecisato (Reg. lat. 2023,
ff. 391r-392r). Il Vat. gr. 1303 risulta vergato nel secolo XV da Michele Apo-
stolio (RKG 3, nr. 454), è latore proprio del De praeparatione evangelica di
Eusebio, reca postille marginali di Giovanni Parrasio nonché l’ex libris di
Fulvio Orsini: DE NOLHAC, La bibliothèque cit., pp. 148, 423-424; LO PARCO,
Il cardinale Guglielmo Sirleto cit., p. 4 e n. 14.
*Ott. gr. 373 [74?, f. 1r] (ex Cervini «60»?, ibid.): membr., mm 245 × 175,
ff. 236, sec. X in. (Costantinopoli) – Vite di Santi. – Iniziali maggiori rifatte
in Italia meridionale nel corso del sec. XIII (ff. 14v, 60r). – RUSSO, p. 237.
*Ott. gr. 380 [78, f. 1r]: cart., mm 244 × 165, ff. 345, sec. XIII (ff. 4r-9v:
restauro più recente). – Sticherarion. – Ambito di produzione: palestino-
cipriota.
*Ott. gr. 381 [77, f. <Ir>]: membr., mm 220 × 161, ff. 336, an. 1281/1282
(f. 335v); copista: Teodoro Agiopetrites, cfr. RKG 3, nr. 209. – Atti, Epistole
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Grammatici
Ott. gr. 52 [1]: cart., mm 291 × 209, ff. 130, sec. XV; copista: Giovanni
Rhosos (f. 130v). – Teodoro Gaza (Grammatica).
Ott. gr. 55 [2]: cart., mm 284 × 215, ff. 102, sec. XVI. – Teodoro Gaza
(Grammatica).
Ott. gr. 84 [5]: cart., mm 311 × 209, ff. 185, sec. XVI. – Cassiano Longino
(Lessico).
*Ott. gr. 158 [24, f. 1r]: cart., mm 145 × 94, ff. 133, sec. XV. – Grammatica.
*Ott. gr. 162 [14, f. <Ir>]: cart., mm 200 × 137, ff. 52, sec. XV. – Gramma-
tica; Filostrato. – Il cimelio, acquistato a Roma nel maggio 1509 dal «Ma-
gistro Jac.° Bibliopolo», era appartenuto a Bonifacio Bembo di Brescia,
che lo comprò a Milano nel giugno 1409, e successivamente al mantovano
Bartolomeo Porto (f. Ir).
*Ott. gr. 173 [25, f. <IIr> ] (ex Cervini «61»?, ibid., mrg. inf.): cart., mm
240 × 176, ff. 198, sec. XVI; copisti: Giovanni Mauromates (ff. 1r-30r), Zac-
caria Calliergi (ff. 31r-80v, 117r-126v, 146v-193v), Giovanni Paez de Castro
(ff. 81r-116v), Giovanni Severo di Lacedemonia (ff. 194r-198r), cfr. RGK 3,
nrr. 283, 197, 288, 300. – Nicola Sofiano (Grammatica); Apollonio Discolo
(Περὶ συντάξεως); Erodiano, ecc.
*Ott. gr. 182 [15, f. <Ir>]: cart., mm 198 × 130, ff. 30, sec. XVI. – Manuele
Crisolora (Grammatica).
Ott. gr. 277 [17]: cart., mm 235 × 165, ff. 53, sec. XVI. – Teodosio Gram-
matico e Giovanni Tzetze.
*Ott. gr. 321 [11, f. 1r]: membr., mm 215 × 140, ff. 122 (123 vacuo), sec.
XV; copista: Michele Apostolio (ff. 123v solo due righe, e marg. ai ff. 7v e
15r), cfr. RGK 3, nr. 454. – Moscopulo (Erotemata).
*Ott. gr. 331 [9, f. <IIr>, con scritta «IHS», ossia Compagnia di Gesù)]:
cart., mm 203 × 140, ff. 143, sec. XVI (seconda metà). – Teodoro Gaza
(Grammatica). – Postille marginali di Sirleto, cfr., e.g., ff. 10r-v, 45v, 59r.
*Ott. gr. 339, ff. 154r-156r [12, f. 154r] : cart., mm 225 × 175, sec. XVI.
– Erotemata.
°Vat. gr. 1456 [23] (ex Cervini «61», poi «12»): membr., mm 196 × 150,
ff. 185 (+ 94a), sec. X-XI (Italia meridionale: Reggio?). – Eusebio di Cesa-
rea (Onomasticon), Lessici vari, Fozio (lettera all’arcivescovo di Reggio).
– Per la corrispondenza cerviniana cfr. MERCATI, p. 118, e DEVREESSE, p.
259; quanto invece a quella sirletiana cfr. G. MERCATI, Appunti sul palin-
sesto Vat. gr. 1456, in Rheinisches Museum 65 (1910), pp. 331-338 [= ID.,
Opere minori, III, Città del Vaticano 1937 (Studi e testi, 78), pp. 186-193].
Si veda anche la scheda di P. CANART presso Codici greci dell’Italia meri-
dionale, a cura di P. CANART – S. LUCÀ, Roma 2002, nr. 11 (= pp. 54-55).
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– Circa il possesso ‘cerviniano’ del cimelio cfr. anche Arch. Bibl. 15, f. 102r
sub num. 12.
Mathematici
Ott. gr. 21 [4]: cart., mm 335 × 216, ff. 393, an. 1541 (5 febbraio: f. 392r).
– Sesto Empirico. – Il ms. è appartenuto al Cervini: DEVREESSE, p. 260.
Ott. gr. 26 [3]: cart., mm 332 × 233, pp. 640, sec. XVI; copista: Giovanni
Onorio da Maglie. – Teone Alessandrino (In Ptolomaei mathem.). Ex Cervi-
ni «22». Cfr. DEVREESSE, p. 260; AGATI, pp. 281-282; per l’appartenenza al
Cervini cfr. anche Arch. Bibl. 15, f. 103r, sub num. 7: sopra, n. 22.
Ott. gr. 32 [2]: cart., mm 370 × 240, ff. 70, sec. XVI. – Giovanni Filopono,
Niceforo Callisto Xantopoulos, Aristea.
Ott. gr. 110 [8] (ex Cervini «118»): cart., mm 334 × 228, ff. 133, sec. XVI
(ante medium); copisti Giovanni Onorio e Zaccaria Calliergi, RGK 3, nrr.
286 e 197. – Claudio Tolomeo (Μαθηματικῆς σύνταξις). – Per la segnatura
Cervini cfr. DEVREESSE, p. 266; AGATI, p. 283. Cfr. anche circa l’apparte-
nenza al Cervini Arch. Bibl. 15, f. 106v, sub num. 7: sopra, n. 20.
Ott. gr. 231 [12]: cart., mm 285 × 207, ff. 191, sec. XVI. – Claudio Tolo-
meo (Apotelesmatici), Proclo (Paraphrasis).
Ott. gr. 238 [1]: cart., mm 424 × 265, pp. 34, sec. XVI; copista: Giovanni
Onorio, cfr. RGK 3, nr. 286. – Erone (Pneumatica). – Il ms. appartenne al
Cervini: AGATI, p. 283.
*Ott. gr. 310 [21, f. <Ir>] (ex Cervini «.145.», f. 1r): cart., mm 220 × 142,
ff. 160, sec. XVI in.; copista: Michele Rhosaitos (f. 105r-v), cfr. RGK 3, nr.
467. – Euclide (Geometria) e Nicomaco di Gerasa (Isagoge in arithmeti-
cam). – Altre segnature cerviniane in DEVREESSE, p. 265.
Ott. gr. 364 [15]: cart., mm 230 × 190, ff. 158, sec. XVI. – Polieno (Stra-
tegicon).
°Vat. gr. 1453 [13] (ex Cervini «26», poi «5»?, f. <IIr>): membr., mm 265
× 205, ff. 219, sec. IX/X (f. 216r-v: restauro recente). – Proclo (commento al
Tetrabiblon di Tolomeo). – Dono (gennaio 1554) a Cervini di Niccolò Ma-
jorano (f. 1r), dove occorre (mrg. sup.) la numerazione cerviniana «.163.».
– Cfr. MERCATI, p. 121, e RUSSO, p. 239; per le altre segnature cerviniane si
veda DEVREESSE, p. 259.
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°Ott. gr. 243 [3]: cart., mm 344 × 142, ff. 619, sec. XVI; copista: Manuele
Malaxos, cfr. RGK 3, nr. 415. – Basilici, ecc. – Per l’identificazione della se-
gnatura sirletiana cfr. DE GREGORIO, p. 158.
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Ott. gr. 278 [20]: cart., mm 225 × 150, ff. 147, sec. XVI. – Teodoro Meto-
chites (sul De anima di Aristotele).
*Ott. gr. 286 [28, f. <Ir>): cart., mm 220 × 140, ff. 33, sec. XVI. – Plutarco.
Ott. gr. 302 [30]: cart., mm 206 × 142, ff. 55, sec. XVI; copista: Manuele
Malaxos, cfr. RGK 3, nr. 415. – Porfirio (commento alle Categorie di Ari-
stotele). Per l’identificazione della segnatura sirletiana cfr. DE GREGORIO,
p. 158.
Ott. gr. 304 [32]: cart., mm 221 × 157, ff. 46, sec. XVI. – Teofrasto (Ὑπὲρ
αἰσθήσεων).
Ott. gr. 322 [21]: cart., mm 220 × 147, ff. 72, sec. XVI. – Boezio (De con-
solatione philosophiae), Giovanni Damasceno (Περὶ θείων ὀνομάτων). Cfr.
AGATI, pp. 241-243.
Ott. gr. 329 [26] (ex Cervini «20»?, f. <Ir>): membr., mm 213 × 138, ff. 200,
sec. XVex.; copista: Demetrio Damilas, cfr. RGK 3, nr. 160. – Arriano. – Si
osservi che l’Index del Santamaura registra sotto al nr. Philos. 43 (Vat. lat.
6163, ff. 204v-205r) un’altra copia di Arriano.
Ott. gr. 371 [15]: cart., mm 280 × 202, ff. 313, sec. XV ex.; copisti: De-
metrio Mosco; Giorgio Valla (marg. + titolo), cfr. RGK 3, nrr. 165 e 91. –
Porfirio (De vita Plotini).
Ott. gr. 372 [20?] (ex Cervini «17»?, f. <Ir>): cart., mm 283 × 200, ff. 46,
sec. XVI. – Aristotele (Ethica Nicomachea), Zosimo (De armonia: ff. 39r-
46v), Euclide (Εἰσαγωγὴ ἀρμονική). – Il titolo di f. 39r è di mano di Giovan-
ni Santamaura. – Il nome del copista si legge sul f. 46v: Φραγκίσκος ὁ σὸς
φίλος.
Ott. gr. 374 [7]: cart., mm 270 × 177, ff. 224, sec. XVI. – Olimpio (comm.
all’Ethica di Aristotele)
°Vat. gr. 1425 [1]: cart., mm 357 × 249, ff. 239, sec. XVI. Alessandro
di Afrodisia (comm. ai Metaphysica di Aristotele). Postillato dal Sirleto:
cfr., e.g., ff. 2r, 14v, 236r, 237r, 238v. Per l’identificazione cfr. già MERCATI,
p. 116, e RUSSO, p. 239.
° Vat. gr. 1429 [4]: cart., mm 346 × 240, ff. 192, sec. XVI; copisti: Giovan-
ni Mauromates (ff. 137r-169r) e Camillo Zanetti (ff. 77r-113r, 115r-135v),
cfr. RGK 3, nrr. 283 e 351. – Giorgio Pachimere, Libanio, Giovanni Pediasi-
mo (ff. 115r-135v), Erone (Mechanica: ff. 137-169). – Circa la numerazione
sirletiana cfr. MERCATI, p. 118, e RUSSO, p. 239.
°Vat. gr. 1435 [14]: cart., mm 336 × 230, ff. 126, sec. XV. – Bessarione
(Defensio dogmatum platonicorum). – Postille autografe del cardinale Ni-
ceno: RGK 3, nr. 77. – Per la segnatura sirletiana cfr. MERCATI, p. 116, e
RUSSO, p. 239.
° Vat. gr. 1440 [11]: cart., mm 324 × 225, ff 418 (419 vacuo), sec. XVI.
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× 138, ff. 146, sec. XV (ff. 2v-45v), sec. XVI (ff. 49r-146v); copista: Giorgio
Disypatos Galesiota (ff. 1r-8v, 17r-45v), cfr. RKG 3, nr. 99. – Aristofane
(Plutone, Nubi, Rane).
*Ott. gr. 166 [20, f. 1r)]: mm 211 × 150, ff. 117, sec. XV. – Aristofa-
ne (Plutone), Teognide, Museo, Focilide, Solone, Catone, Pitagora (Versi
aurei), Gregorio di Nazianzo. – Note interlineari in latino apposte dal 16
agosto 1494 (f. 34v) al 13 settembre dello stesso anno. Sul f. 116v occorre
la data del 4 settembre 1495.
*Ott. gr. 169 [40, f. 1r] (ex Cervini «169»: ibid): cart., mm 203 × 143,
ff. 89, sec. XIV. – Giovanni Filopono (scolii agli Analytica Priora di Aristo-
tele).
Ott. gr. 181 [18]: cart., mm 214 × 140, ff. 113, sec. XVI. – Aristofane,
Giuliano (Al re Elio), Bessarione (al vescovo Teodoro).
*Ott. gr. 183 [24, f. <Ir>] (ex Cervini «15.», ibid.): cart., mm 216 × 147, ff.
119, sec. XV. – Sofocle.
Ott. gr. 197 [34]: cart., mm 223 × 155, ff. 50, sec. XVI. – Callimaco.
*Ott. gr. 203 [13, f. 1r] (ex Cervini «n° 12»?, ibid.): cart., mm 218 × 157,
ff. 258, an. 1481 (14 febbraio); copista: Michele Suliardo, cfr. RGK 3, nr.
468. – Omero (Iliade).
*Ott. gr. 254 [33, f. 1r]: membr., mm 232 × 160, ff. 57 (56-57 vacui), sec.
XVI. – Demostene.
Ott. gr. 280 [4]: cart., mm 225 × 155, ff. 117, sec. XVI. – Teocrito.
*Ott. gr. 313 [21, f. 1r + scritta «Ihs»]: cart., mm 218 × 160, ff. 214, sec.
XVI (Terra d’Otranto). – Isacco Tzetze (scolii a Licofrone).
*Ott. gr. 316 [41, f. <Ir>): cart., mm 210 × 138, ff. 61, sec. XVI. – Teofra-
sto.
*Ott. gr. 330 [17, f. <Ir>]: cart., mm 210 × 138, ff. 60, sec. XVI. – Luciano
e Isocrate (Ad Demonicum).
Ott. gr. 338 [19]: cart., mm 205 × 137, ff. 312, sec. XVI; copisti: Co-
stantino Mesobotes (ff. 1r-40r, 53r-276v, 279r-312r), Giovanni Severo di
Lacedemonia (ff. 54r-63r), Zaccaria Calliergi (ff. 277r-278v), cfr. RGK 3,
nrr. 363, 300, 197. Spettano invece alla mano di Giovanni Santamaura i
titoli di alcuni scritti adespoti, cfr. ff. 24r, 41r, 63r, 64r, 150r. – Anonym.
(Sphera), Michele Psello (giambi a Michele Duca), Senofonte (De equorum
velocitate), nonché vari materiali grammaticali.
*Ott. gr. 339, ff. 158r-176r [43, f. 158r)]: cart., mm 225 × 175, sec. XVI;
copista: Michele Rhosaitos, cfr. RGK 3, nr. 467. – Scolii all’Andromaca di
Euripide.
*Ott. gr. 339, ff. 177r-186r [44, f. 177r)]: cart., mm 225 × 175, sec. XVI;
copista: Michele Rhosaitos, ibid. – Scolii all’Ecuba di Euripide.
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Ott. gr. 369 [9]: cart., mm 316 × 208, ff. 114, sec. XVI. – Licofrone (scho-
lia).
Ott. gr. 388 [12]: cart., mm 284 × 250, ff. 93, an. 1484 (Firenze, 10 set-
tembre); copista: Bartolomeo Comparino di Prato (f. 62r). – Antologia di
epigrammi.
°Vat. gr. 1448 [16, f. 1a] (ex Cervini «54», già «.174.», f. IIr): membr.,
mm 225 × 150, ff. 194, sec. XV ex.; copista: Demetrio Damilas, cfr. RGK
3, nr. 160. – Giuliano l’Apostata, Temistio, Isocrate. – Circa la segnatura
sirletiana cfr. MERCATI, p. 119, e RUSSO, p. 239; quanto a quelle Cervini cfr.
DEVREESSE, p. 263.
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Ott. gr. 340 [10]: cart., mm 240 × 164, ff. 287, an. 1526 (Messina); copi-
sta Gioacchino Μβούτας: RGK 3, nr. 259. – Giovanni Scilitze.
Ott. gr. 361 [12]: cart., mm 233 × 163, ff. 262, sec. XV. – Giovanni Sci-
litze.
*Ott. gr. 365 [4, f. 1r]: cart., mm 302 × 206, ff. 159, sec. XV/XVI; copi-
sta: Pietro Ypsilas, cfr. RGK 3, nr. 558. – Dionigi di Alicarnasso (Περὶ τῶν
ἀρχαίων ῥητόρων) ed Efestione (Περὶ μέτρων).
II
Manoscritti sirletiani di contenuto teologico identificati grazie all’in-
ventario alfabetico del Barb. gr. 268 (ff. 1r-287v) che, come già detto, è
ascrivibile al calamo di Giovanni Santamaura, ma non ancora tutti esami-
nati de visu.
Barb. gr. 240 [Theol. 120]: cart. or., mm 310 × 220, ff. 153, sec. XIII. –
Michele Glica (Carmina), Costantino Stilbes, Michele Psello, vari scritti
retorici: MOGENET, Codices Barberiniani, II, cit., pp. 86-94. – Postille di
Sirleto. – I titoli delle opere sono di mano del Santamaura.
Ott. gr. 2 [24]: Lezionario degli Evangeli, membr., sec. X, (Costantino-
poli?, maiuscola ogivale diritta). – Annotazione di Giovanni Santamaura al
f. 343v: RKG 3, nr. 299. RUSSO, p. 235, propone invece la corrispondenza
con Theol. 2.
Ott. gr. 14 [15]: membr., mm 382 × 242, ff. 272, sec. X. Miscellanea
patristica. Sul codice in «bouletée» cfr. M. L. AGATI, La minuscola «boule-
tée», I-II, Città del Vaticano 1992 (Littera Atiqua, 9/1-2), pp. 41-42, tav. 22.
– Il codice proviene dal monastero femminile di S. Salvatore di Palermo:
S. LUCÀ – S. VENEZIA, Frustuli di manoscritti greci a Troina in Sicilia, in
Erytheia 31 (2010), pp. 75-132: 84.
Ott. gr. 28 [42]: Atti conciliari (Costantinopolitano III); sec. XVI; copi-
sta: Pietro Karnabakas (ff. 167-393), cfr. RGK 3, nr. 511.
Ott. gr. 37 [5]: Teofilatto di Bulgaria, sec. XII (Terra d’Otranto). Cfr.
A. JACOB, La réception de la littérature byzantine dans l’Italie méridionale
après la conquête normande. Les exemples de Théophylacte de Bulgarie et de
Michel Psellos, in Histoire et culture dans l’Italie byzantine, sous la direction
de A. JACOB – J.-M. MARTIN – G. NOYÉ, Rome 2006 (Collection de l’École
française de Rome, 363), pp. 21-67: 38-41 e n. 99.
Ott. gr. 48 [8]: Filone d’Alessandria. – Il ms. è appartenuto al Cervini:
DEVREESSE, p. 266.
Ott. gr. 60, ff. 187r-200v [282]: cart., an. 1573; copista: Giovanni Santa-
maura, cfr. RGK 3, nr. 299. – Angelo Calabrò (omelie).
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III
Manoscritti Ottoboniani greci non ancora identificati con la segnatura
sirletiana dell’Index di Giovanni Santamaura, ma che conservano quella
della collezione Cervini.
Ott. gr. 39 (ex Cervini «17», f. 1r): cart., mm 337 × 232, ff. 130, an. 1528
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(15 marzo); copista: Pietro Vergezio, cfr. RGK 3, nr. 547. – Teodoreto
(Ἐρανιστής). – Altre segnature cerviniane in DEVREESSE, p. 267.
Ott. gr. 61 (ex Cervini «<1>24», f. 1r): cart. or., mm 247 × 170, ff. 197
(+ f. 198 ma di unità codicologica distinta], sec. XIII/XIV. – Commento alle
Epistole di Paolo apostolo.
Ott. gr. 62 (ex Cervini «5», f. 1r): membr., mm 270 × 234, ff. 258, sec. XI.
– Giovanni Crisostomo (Omelie in Genesim). – Il titolo di f. 1r a me pare
attribuibile alla mano di Sirleto.
Ott. gr. 174 (ex Cervini «38», f. 1r): membr., mm 232 × 155, ff. 76, sec.
X/XI (Italia meridionale, scuola niliana). – Apoftegmi. – Al ms. apparten-
gono, come si mostrerà in altra sede, anche i ff. 299r-305v dell’Ott. gr. 339.
Ott. gr. 217 (ex Cervini «.149., f. 1r; poi «34», f. <Ir>): cart., mm 350 ×
243, ff. 101, sec. XVI. – Apollinare (comm. al Salterio), Giovanni Geometra
(comm. alle Odi). – f. <IIr>: «Al Re(verendissi)mo Car(dinale Santa Croce.
Quaderni tredici». – Altre segnature cerviniane in DEVREESSE, p. 267.
Ott. gr. 225 (ex Cervini «.12.», f. <Ir>, e «.3.», f. 1r): cart., mm 337 × 236,
ff. 160, sec. XVI. – Giovanni metropolita di Efeso (Collectio canonum), ma,
come annotò Angelo Mai (f. <I>r), Michele Glica (Quaestiones). – Altre se-
gnature cerviniane in DEVREESSE, p. 261.
Ott. gr. 233 (ex Cervini «13»?, f. <Ir>): cart., mm 318 × 215, ff. 119, sec.
XVI; copisti: Andronico Noukkios (ff. 59r-90v, 113r-114v, 117r-118v), Gior-
gio Bembenes (ff. 91r-100r, 119r-v), Pietro Karnabakas (ff. 1r-58r, 101r-
112v, 96r marg.). – Cirillo Alessandrino (comm. ai profeti Amos e Michea.
– Circa altre segnature cerviniane cfr. DEVREESSE, p. 261. L’appartenenza
del manufatto alla silloge di Marcello Cervini è ribadita in Arch. Bibl. 15,
f. 102r sub num. 13.
Ott. gr. 248 (ex Cervini «150»?, f. 1r): cart. or., mm 259 × 193, ff. 181,
sec. XIII ex. (Cipro?). Due copisti: A) ff. 1r-115r, B) ff. 115r lin. 2-fine. –
Teodoro Prodromo (invero Gregorio di Corinto), Comm. ai canoni di Co-
sma e di Giovanni Damasceno.
Ott. gr. 272, ff. 1-52 (ex Cervini «53»?, f. <Ir>): cart., mm 230 × 164, sec.
XVI; copista: Emanuele Provataris, cfr. RGK 3, nr. 418. – Grammatica.
Ott. gr. 315 (ex Cervini «6.»?, f. <Ir>): cart., mm 280 × 143, ff. 297, sec. XV
in. – Gregorio di Nazianzo (Orazioni).
Ott. gr. 339 (ff. 83r-117r) (ex Cervini «.119»?, f. 83r): cart., mm 225 × 175,
sec. XVI. – Nicola Cabasila. – Altre segnature cerviniane in DEVREESSE, p.
263.
Ott. gr. 372 (ex Cervini «17»?, f. <Ir>): cart., mm 283 × 200, ff. 46, sec.
XVI; vd. sopra, p. 340.
Ott. gr. 377 (ex Cervini «.97.», poi «28» f. <Ir>): cart., mm 240 × 170,
ff. 160, sec. XVI; copista: Emanuele Provataris, cfr. RGK 3, nr. 418. – Pal-
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ladio (Historia Lausiaca). – Postille di Sirleto cfr., e.g., ff, 1r, 5v, 6r-8r, 10r-
11v, 13v-15r.
Ott. gr. 395 (ex Cervini «n° 15»?): cart., mm 296 × 210, ff. 233, an. 1466
(20 luglio, Costantinopoli); copista: Tommaso Prodromites (ff. 14r-173r),
cfr. RGK 3, nr. 237. – Gregorio di Nazianzo.– Sul f. 233r occorre memoria
del decesso di Marcello Cervini (2.9.1555): ἔτους ͵ζξδʹ ἐν μινὴ σεπτευρήω εἰς
τὰς βʹ ἐτελεύτησεν ὁ ἄρχων ὁ Μαρζέλος καὶ αἰωνία ἡ μνήμη αὐτοῦ. – I ff. 1r-13r,
invece, sono latori di una lettera di Demetrio Crisolora a Manuele II Pale-
ologo e dalle note di possesso (f. 13v) paiono riconducibili all’area di Chio.
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cademia dei Filopatridi, Quaderno 18 (1996), pp. 21-47, I-XXXVII. Ringrazio Marco Buono-
core per i suggerimenti e Rino Avesani con cui per primo ho parlato dei nuovi ritrovamenti e
delle vecchie carte, ricevendone aiuti e conferme. Con la dovuta sobrietà, non posso non ri-
andare alla memoria del prof. Campana, figura decisiva per gli inizi dei miei studi. Ritengo
perciò un dono della Provvidenza aver recuperato e frequentato materiale suo, come a rian-
nodare una relazione: tamquam ille vivus.
2 Su Campana e la Vaticana si veda anche <C. DIONISOTTI>, In memoria di Augusto Cam-
pana, in Italia medioevale e umanistica 36 (1993), pp. 19-23. Un’anticipazione editoriale, forse
a penna dello stesso Campana, sul progetto, dichiarato in preparazione, del futuro catalogo
dei codici Orsiniani è ora pubblicata in A. CAMPANA, Scritti, a cura di R. AVESANI, M. FEO,
E. PRUCCOLI, Ricerche medievali e umanistiche, I, Roma 2008 (Storia e letteratura, 240),
pp. 77-78.
3 BUONOCORE, Augusto Campana cit., pp. 39-41. Sui manoscritti orsiniani da ultimo, con
è stata oggetto di una recente tesi di laurea di V. E. BOSCH UUTTU, Tocchi di mano di huomini
dotti. Gli stampati latini di Fulvio Orsini nella Biblioteca Apostolica Vaticana, relatore G. DEL
BONO, Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2010-
2011, studio che speriamo, prima o poi, possa vedere la luce, dopo ulteriori approfondimenti.
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 357-367.
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ora giace inevitabilmente suddivisa nei tre fondi antichi: la sezione greca
tra i Vaticani graeci, la latina appunto tra i Vaticani latini, mentre i fondi
Incunaboli e Raccolta Prima conservano la gran parte la sezione a stampa.
I manoscritti risultano raggruppati in due segmenti paralleli, in prossimità
delle code cinquecentesche dei due fondi aperti5, gli stampati sono dispersi
nei fondi moderni e non compongono più un’unità tipologica, ma vanno
recuperati singolarmente, distinguendoli da volumi di altra provenienza.
Dopo gli studi del de Nohlac6, un nuovo tentativo di approfondimento
della raccolta manoscritta orsiniana fu dunque affidato a colui che già si
dimostrava come il migliore erudito italiano del Novecento. La sezione
latina è certamente la più consistente e ricca di tutta la raccolta: ci ha tra-
smesso tesori inestimabili, dal Terenzio Bembino agli autografi di Petrar-
ca, e costituisce di per sé un blocco significativo e unitario. Campana, an-
che un po’ forzando la sua natura e i suoi approcci di studio, vi si applicò7,
seguendo da vicino le leges vaticane per la catalogazione dei manoscritti
con di fronte «l’esempio di Mercati»8 e il desiderio di mettersi alla sequela
del più alto dei catalogatori della Vaticana del Novecento, André Wilmart.
Quando infatti Campana fu assunto alla Biblioteca Apostolica, Wilmart
stava portando a termine la pubblicazione dello straordinario catalogo del-
la prima serie dei primi Reginenses latini9: forse una delle vette cui giunse
l’applicazione delle leges vaticanae volute da Ehrle. Soprattutto egli dovette
davvero affrontare un bagaglio di erudizione amplissima: «Il solo fondo dei
manoscritti assegnati a Campana richiedeva una informazione di prima
mano della cultura letteraria romana, ossia italiana e d’ogni parte nella
5Sul concetto di fondo chiuso o aperto nella raccolta manoscritta vaticana si veda
P. VIAN, La sezione manoscritti, in Conoscere la Biblioteca Vaticana. Una storia aperta al futu-
ro, a cura di A. M. PIAZZONI E B. JATTA, Città del Vaticano 2010, pp. 35-36. Una scheda sul
fondo antico latino dei manoscritti della Vaticana è in Le origini della Biblioteca Vatiana tra
Umanesimo e Rinascimento, a cura di A. MANFREDI, Città del Vaticano 2010 (Storia della Bi-
blioteca Apostolica Vaticana, I), p. 312 scheda 2.
6 P. DE NOLHAC, La bibliothèque de Fulvio Orsini, Paris 1887.
7 È quanto lucidamente afferma <DIONISOTTI>, In memoria cit., p. 23: «In biblioteca il
compito specifico suo di catalogare una serie di manoscritti latini (italiani inclusi), fra i più
famosi e studiati, era affatto diverso dalla libera esplorazione e dalla concentrazione su sin-
goli autori e testi del suo noviziato romagnolo». Significativa mi sembra anche la definizione
che qui viene data del fondo orsiniano.
8 Ibid., «L’esempio di Mercati non soltanto imponeva estremo rigore nell’analisi codico-
logica, ma anche il riconoscimento, per quanto possibile, della storia del manoscritto, storia
di committenti e di copisti e di collezioni, di biblioteche private in tutto o in parte nella Vati-
cana».
9 A. WILMART, Codices reginenses latini, in Bibliotheca Vaticana 1937-1945 (Bibliothecae
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Roma dei Papi, dal Quattro al Seicento. Anche c’erano i recuperi, in quell’e-
tà, di manoscritti antichi e antichissimi, di monumenti e iscrizioni»10.
Campana affrontò la raccolta orsiniana latina soprattutto nei primi
anni di servizio: e, come è ben noto, non portò a compimento la cataloga-
zione. Tuttavia la campagna di scavo da lui operata è stata un’occasione
straordinaria per lui e per la Vaticana, ma anche per la storia degli studi,
soprattutto di quelli umanistici, per ciò che comunque è emerso, ma anche
per il metodo di lavoro applicato con rigore e acutezza11. Ne sono frutto e
testimonianza anche le carte di cui era noto il deposito presso la Biblioteca
Apostolica: «una voluminosa cartella contenente numerosi appunti e so-
prattutto la descrizione di non pochi manoscritti di questo fondo, del tutto
inediti e solo parzialmente sfruttati nei suoi [scil. di Campana] articoli,
che sono la migliore e più autorevole diretta testimonianza scritta della
sua permanenza vaticana (quanto prima essi saranno inseriti nei fondi
manoscritti della Biblioteca, tra i codici Vaticani Latini)»12. Dopo questa
prima descrizione le carte, ancora sciolte, furono collocate in coda al fondo
aperto latino, con la segnatura Vat. lat. 15321.
Un recente fortunato ritrovamento ha permesso di riprendere in mano
tutto il materiale finora noto e portarne a compimento la sistemazione13.
Il riordino di una sezione provvisoria d’archivio ha infatti portato alla luce
una cassetta contenente circa 1150 schede, quasi tutte in formato interna-
zionale, in massima parte autografe di Campana che si sono rivelate essere
lo schedario di base da lui allestito per lo studio della raccolta orsiniana
latina. Esse quindi sono strutturalmente connesse con gli abbozzi raccolti
del Vat. lat. 15321, in particolare le prime 824 schede, che sono il frutto
di uno spoglio sistematico dei manoscritti da catalogare, mentre una se-
conda serie contiene un incipitario dell’epistolario umanistico di Antonio
Beccadelli detto il Panormita, il cui principale manoscritto (Vat. lat. 3372)
è appunto nella raccolta orsiniana, insieme ad altri della biblioteca per-
sonale dell’umanista siciliano. E perciò Campana vi si applicò in modo
particolare14. Quanto al fondo orsiniano latino nel suo complesso le carte
fra documenti del tutto diversi per indole e per tipologia; ringrazio anche la dott. Christine
Grafinger, presso il cui ufficio (L’Archivio della Biblioteca) il materiale era provvisoriamente
custodito, e che ne ha facilitato lo studio e l’accertamento.
14 L’epistolario del Panormita fu, pochi anni dopo, poi oggetto degli studi di G. RESTA,
L’epistolario del Panormita, studi per una edizione critica, Messina 1954 (Studi e testi diretti
da Michele Catalano, 3).
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sponsabili del Laboratorio, la dott. Angela Nuñez Gaitan e il sig. Ezio Consoli, che anche in
questo caso si sono personalmente messi a disposizione: a Ezio Consoli va il merito di aver
individuato la soluzione e averla applicata con ordine e precisione, coinvolgendo da vicino il
sottoscritto, che ha avuto il gusto e la gioia di vedere e valutare sistematicamente l’intervento.
Paolo Vian, direttore del dipartimento dei manoscritti, ha quindi approvato l’operazione.
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Dopo questa rapida scorsa, ora resa più facile dall’allestimento dei ma-
teriali in forma di libro, non si può, pur in limine, non notare almeno un
aspetto, forse il più sorprendente, che emerge da queste carte: l’impressio-
16 E già una prima valutazione sistematica è stata data in BUONOCORE, Augusto Campana
autografi dei letterati italiani. Atti del convegno internazionale di Forlì, 24-28 novembre 2008, a
cura di G. BALDASSARRI, M. MOTOLESE, P. PROCACCIOLI, E. RUSSO, Roma 2010 (Pubblicazioni
del “Centro Pio Rajna”, I, Studi e saggi, 18), p. 709.
18 <DIONISOTTI>, In memoria cit., p. 23.
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nante mole di lavoro condotta, unita alla tensione costante a una perfezio-
ne che si evidenzia anche semplicemente dall’ordine esterno dei materiali
conservati, cui fa da pendant l’ansia continua di aggiungere, aggiornare,
ripulire, senza però mai venire meno alla chiarezza del dettato che corri-
sponde alla pulita eleganza della stesura19. La scrittura di Campana — così
vicina per modulo e per cura a quella del suo “maestro” Giovanni Mercati
— si distende il più delle volte chiara e lineare, e anche laddove per l’in-
fittirsi delle correzioni e delle aggiunte risulta meno perspicua, mantiene
un’eleganza propria e diviene il corrispettivo esterno di una ricerca, non
sempre facile, di chiarezza nel dettato.
Ma vi sono pagine che dicono anche altro. In taluni momenti il lettore
prova la soddisfatta consolazione di trascorrere con gli occhi alcune sche-
de — alcune: e non necessariamente quelle brevi — che paion finite, per-
fette, pur se manoscritte; pronte per così dire al loro ingresso in tipografia
in tempi in cui, come mi ricordavano alcuni nostri predecessori, i tipografi
preferivano un manoscritto in pulito a dattiloscritti incerti e perigliosi.
Forse questa soddisfatta consolazione provò anche chi aveva composto
e accuratamente disteso sulla carta queste schede, dopo fatiche davvero
improbe per l’acribia cui tutto egli sottoponeva: un’acribia non puntiglio-
samente ostentata, ma sostanziale, consapevole della propria acutezza e
dell’occasione irrepetibile di applicarla a codici magnifici, parte di una col-
lezione speciale. Viene da ripetere ciò che felicemente di Campana ebbe a
dire — con il suo solito linguaggio perentorio e scintillante — uno dei suoi
più cari amici: «Campana era eccezionale per natura e per formazione.
Ma la Vaticana lo fece crescere presto e molto»20. La carte orsiniane sono
lì a darne evidente dimostrazione. L’incontro di Campana con l’Orsini fu
certamente un incontro fra due grandi eruditi di due epoche diverse che
ebbero modo e fortuna di intendersi e tra loro dialogare attraverso lo stru-
mento fondamentale dei libri, e in un luogo particolarissimo per entrambi,
la Vaticana.
di formato molto piccolo — è stata data in BUONOCORE, Augusto Campana cit., pp. I-XXXVII.
20 G. BILLANOVICH, Augusto Campana e don Giuseppe De Luca, in Testimonianze per un
maestro. Ricordo di Augusto Campana: Roma, 15-16 dicembre 1995, a cura di R. AVESANI,
Roma 1997 (Note e discussioni erudite, 21), p. 21. Si colgono qua e là nelle schede e nelle
carte per il fondo Orsini richiami e riferimenti di Campana all’amico Billanovich, siglato nel
diminutivo ben noto agli allievi: Billa.
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APPENDICE
Si è scelto comunque di produrre una scheda per ciascun tomo, ritenendola più
perspicua per il lettore, soprattutto a livello di contenuto, anche se le quattro brevi
descrizioni materiali tra loro differiscono di poco.
Vat. lat. 15321(1): cart., mm 330 × 250, ff. I, 1-153: vuoti i ff. I, 27rv, 30v, 33v,
34v, 37v, 52v, 58rv, 62v, 63v, 67v, 95v, 96v, 110rv, 116rv, 153rv.
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Vat. lat. 15321(2): cart., mm 330 × 250, ff. I, 1-147: vuoti i ff. I, 27rv, 15v, 16r,
17v, 39v, 44v, 84rv, 88rv, 99v, 106rv, 109rv, 116rv, 117rv, 132v, 147rv.
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Legatura su piatti cartone rivestiti in tela verde; dorso in pergamena bianca; sui
risvolti anteriori del dorso stemmi di papa Benedetto XVI e del card. Bibliotecario
Raffaele Farina; sul contropiatto inferiore etichetta del laboratorio interno di re-
stauro con data 14/5/2012.
Vat. lat. 15321(3): cart., mm 330 × 250, ff. I, 1-145: vuoti i ff. I, 9rv, 41v, 47v, 51v,
58v, 64rv, 79rv, 88v, 97v, 141-145.
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Vat. lat. 15321(4): cart., mm 330 × 280, ff. I, 1-82, 73, 82 vuoti.
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nrr. 408-409 Vat. lat. 3342, nrr. 410-412 Vat. lat. 3343, nrr. 413-416 Vat.
lat. 3344, nr. 417 Vat. lat. 3346, nr. 418 Vat. lat. 3348, nrr. 419-426 Vat. lat.
3349, nrr. 427-428 Vat. lat. 3350, nrr. 429-535 Vat. lat. 3351, nrr. 536-538
Vat. lat. 3352, nrr. 539-545, 549 Vat. lat. 3353, nrr. 546-548 Vat. lat. 3352,
nr. 550 Vat. lat. 3354, nr. 551 Vat. lat. 3355, nrr. 551a-555 Vat. lat. 3357,
nr. 556 Vat. lat. 3358, nr. 557 Vat. lat. 3359, nrr. 558-559 Vat. lat. 3360, nr.
559a Vat. lat. 3361, nrr. 560-572 Vat. lat. 3362, nrr. 573-580 Vat. lat. 3363,
nrr. 581-592 Vat. lat. 3365, nrr. 593-599 Vat. lat. 3366, nrr. 600-608 Vat. lat.
3367, nrr. 609-621 Vat. lat. 3368, nrr. 622-645 Vat. lat. 3369, nrr. 646-663
Vat. lat. 3370, nrr. 664-675 Vat. lat. 3371, nrr. 676-685 Vat. lat. 3372, nrr.
686-690 Vat. lat. 3373, nrr. 691-693 Vat. lat. 3374, nrr. 694-695 Vat. lat.
3375, nrr. 696-702 Vat. lat. 3376, nrr. 703-706 Vat. lat. 3377, nrr. 707-709
Vat. lat. 3378, nrr. 710-737 Vat. lat. 3379, nr. 738 Vat. lat. 3380, nr. 739 Vat.
lat. 3381, nr. 740 Vat. lat. 3382, nr. 741 Vat. lat. 3383, nrr. 742-745 Vat. lat.
3384, nrr. 746-747 Vat. lat. 3385, nr. 748 Vat. lat. 3388, nr. 749 Vat. lat.
3389, nr. 750 Vat. lat. 3391, nrr. 751-752 Vat. lat. 3393, nrr. 753-758 Vat. lat.
3394, nr. 759 Vat. lat. 3395, nr. 760 Vat. lat. 3396, nr. 761 Vat. lat. 3397, nr.
762 Vat. lat. 3401, nrr. 763-764 Vat. lat. 3413, nrr. 765-767 Vat. lat. 3414, nr.
768 Vat. lat. 3415, nrr. 768a-773 Vat. lat. 3419, nrr. 774-775 Vat. lat. 3421,
nrr. 776-777 Vat. lat. 3427, nrr. 778-779 Vat. lat. 3429, nr. 780 Vat. lat. 3431,
nrr. 781-782a Vat. lat. 3432, nrr. 783, 785-786 Vat. lat. 3433, nr. 784 Vat. lat.
3433-3435, nrr. 787-788 Vat. lat. 3434, nr. 789 Vat. lat. 3435, nrr. 790-797
Vat. lat. 3436, nrr. 798-799 Vat. lat. 3437, nr. 800 Vat. lat. 3438, nrr. 801-817
Vat. lat. 3439, nrr. 818-824 Vat. lat. 3441, nrr. 825-826 Vat. lat. 3442, nrr.
826a-827 Vat. lat. 3447, nrr. 828-829 Vat. lat. 3450, nr. 830 Vat. lat. 3452-
3453, nrr. 831-833 Vat. lat. 3452, nr. 834 Vat. lat. 3453.
2. (ff. 53v-72r, nrr. 835a-1132) Spoglio dell’Epistolario del Panormita
secondo gli incipit; si è conservato l’ordine che avevano le schede così come
ci sono giunte: nrr. 834-835a schede di passaggio dall’una all’altra raccolta,
nrr. 836-1132 spoglio dell’epistolario del Panormita.
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All’interno della serie Abbazie del fondo Archivio del Capitolo di S. Pietro
presso la Biblioteca Apostolica Vaticana1, composta da 465 segnature2, si
trovano 50 frammenti usati come coperte o come rinforzo nell’indorsatura
dei manoscritti. I testi da essi tramandati sono per la maggior parte litur-
gici, tre dei quali vergati in scrittura beneventana.
Questi ultimi sono frammenti in pergamena che costituiscono le co-
perte di manoscritti cartacei segnati rispettivamente Arch. Cap. S. Pietro,
Abbazie 25; Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 27; Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 33.
Il primo e il terzo (d’ora in poi frammento A e frammento C) sono due bi-
fogli che contengono parti di due messali in beneventana di tipo cassinese;
il secondo (frammento B) è invece un foglio che tramanda una parte della
Passione di Vincenzo diacono di Saragozza, santo e martire3, vergata in
una scrittura che può essere riferita alla tipizzazione barese.
I lacerti sono tuttora solidali con i rispettivi manoscritti e per questo
le dimensioni fornite nelle descrizioni possono presentare una certa ap-
prossimazione rispetto a quelle originali. Descriviamo di seguito prima
i frammenti A e C, accomunati dalla stessa tipologia di scrittura, e poi il
frammento B. I fogli sono indicati con f. 1 e f. 2 anche nei casi in cui tra
l’uno e l’altro il testo non sia consecutivo.
1
Un sincero ringraziamento a Marco Buonocore, Direttore della Sezione Archivi della
Biblioteca Apostolica Vaticana, che ci ha segnalato la presenza dei frammenti liturgici in
questo fondo, da lui descritto e inventariato in Fara S. Martino e l’abbazia di Fara S. Martino
in Valle: dalla serie Abbazie dell’Archivio del Capitolo di S. Pietro presso la Biblioteca Apostolica
Vaticana e Inventario: cfr. supra, pp. 7-187.
Siamo grati, inoltre, a Marco Palma per i preziosi suggerimenti.
2 Biblioteca Apostolica Vaticana, Archivio del Capitolo di S. Pietro. Inventario, a cura di
P. PECCHIAI, I, [Città del Vaticano] 1945-48, rivisto da L. FIORANI, [Città del Vaticano] 1987,
pp. 111-164bis.
3 Bibliotheca Sanctorum, XII, Roma 1969, coll. 1149-1155.
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 369-402.
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<M i s s a l i s p a r s >
f. 1r, col. A
<In vigilia omnium Sanctorum> [M.-Th. M 398]
4Per descrivere i frammenti abbiamo fatto ricorso al confronto con alcuni repertori di
riferimento: E. A. LOEW, The Beneventan script. A history of the South Italian minuscule,
Roma 1914 (2a ed. 1980) (d’ora in poi LOEW, The Beneventan script); ID., Scriptura Beneven-
tana; facsimiles of South Italian and Dalmatian manuscripts from the sixth to the fourteenth
century, Oxford 1929 (d’ora in poi LOWE, Scriptura Beneventana). Abbiamo inoltre tratto ulte-
riori indicazioni bibliografiche per la comparazione da BMB. Bibliografia dei manoscritti be-
neventani, http://edu.let.unicas.it/bmb/ (d’ora in poi BMB).
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in alcune fonti anteriori e coeve12. Tra i due fogli dovevano quindi esserci
uno o due bifogli, contenenti il testo rimanente delle feste di novembre e
della I domenica dopo Pentecoste.
RIGATURA: a secco sul lato carne. Scritto su due colonne, presenta il
seguente specchio scrittorio: mm 20 + 300 + 51 × 16 + 7 + 83 + 16 + 83 + 7
+ 16 [f. 1r], con rettrici estese da un margine all’altro del foglio, senza inter-
ruzione nell’intercolumnio; 27 linee per colonna, con interlinea di mm 12.
12 Cfr. per esempio Benevento, Biblioteca Capitolare, 33, ff. 124r-126v [M.-Th., II, p. 171].
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1105, Cambridge 1999, pp. 179-180: dalla seconda metà del sec. XI.
21 CHERUBINI – PRATESI, Paleografia latina cit., p. 313.
22 LOWE, Scriptura Beneventana, tav. LXXXVII.
23 V. BROWN, Il messale medievale e le “Missae votivae”: esempi di pratica monastica in area
beneventana, in Il monaco, il libro, la biblioteca. Atti del Convegno, Cassino – Montecassino, 5-8
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settembre 2000, a cura di O. PECERE, pp. 119-153: 136-137: il manoscritto è in parte del sec.
XIII (ff. 1r, 221r-377v), in parte del XII ex. (ff. 2r-220v): ff. 123v-195v in beneventana di tipo
barese. La vicinanza dell’Abruzzo alla Puglia o la migrazione dei copisti spiegherebbe la com-
presenza delle due tipizzazioni. Altri esempi di una morfologia simile del nesso li: Montecas-
sino, Archivio dell’Abbazia, 47, databile agli anni 1159-1173 (LOWE, Scriptura Beneventana,
tav. LXXXVIII), ma con un ductus abbastanza diverso dal nostro; Biblioteca Apostolica Vati-
cana, Vat. lat. 5949, Martirologio di S. Sofia di Benevento, del sec. XII (ibid., tav. LXXXIX);
Roma, Biblioteca Corsiniana, 777, in parte del sec. XII-XIII, in parte della metà del sec. XIII
e proveniente da Napoli (ibid., tav. XCIII); inoltre Biblioteca Apostolica Vaticana, Arch. Cap.
S. Pietro G 49, in particolare ff. 2r-61v, del sec. XII ex., localizzabile nella zona di Nola (V.
BROWN, Flores Psalmorum et Orationes Psalmodicae in Beneventan script, in Terra Sancti
Benedicti. Studies in the paleography, history and liturgy of Medieval Southern Italy, Roma
2005, pp. 549-603: 552-553). Un’ondulazione della i, sebbene meno pronunciata, è presente
anche nel manoscritto Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 1197, antecedente e prove-
niente da territorio abruzzese.
24 Cfr. Bookhands of the Middle Ages, IV, Beneventan Script, London (Quaritch Catalogue
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A, r. 9), etc., attestato nei manoscritti del sec. XIII32; aialiu = animalium
(f. 1v, col. A, r. 13), non citato da Loew (p. 175), ma riconducibile all’abbre-
viazione aia = anima, dei sec. XII-XIII33.
Come segni di interpunzione sono utilizzati un sottile tratto obliquo per
la pausa breve, il punto per la distinctio media, e il comma sormontato da
due punti, uniti ma non a zig-zag, per la distinctio finalis. I segni usati per
l’interrogazione presentano una particolarità [tav. VI] su cui è opportuno
soffermarsi. Essa è regolarmente introdotta dal segno a forma di 2 orien-
tato verso destra in alto abbinato a due punti sormontati dallo stesso segno
alla fine della frase, come è normale dal sec. XI34, ma è anche sottolineata
con l’uso del colore: il primo segno è ripassato in rosso e quello finale è
racchiuso da una linea rossa in una sorta di triangolo inclinato a destra
(ff. 1v, col. B, ultima riga; 2r, col. A, prime righe; 2v, col. B, ultime righe).
Quest’ultima peculiarità, notata da Loew come eccezionale nella beneven-
tana e tipica dei copisti greci di testi latini in Italia meridionale per eviden-
ziare l’interrogazione e preparare chi legge al cambio di intonazione35, è
individuata da Newton in altri sei testimoni36. Newton cita Virginia Brown,
che aveva notato tale uso nei codici prodotti in area abruzzese, come nel
Vat. lat. 119737, donato alla Vaticana dalla cattedrale di Sulmona38, ma poi
non si pronuncia sull’origine dei paralleli da lui reperiti.
L’ipotesi di un’origine abruzzese del nostro frammento potrebbe essere
avvalorata anche dal confronto con un altro manoscritto, che secondo Vir-
32Ibid., p. 184.
33Ibid., p. 175.
34 LOEW, The Beneventan script, pp. 244-246, 317; CHERUBINI – PRATESI, Paleografia latina
cit., p. 321.
35 LOEW, ibid., p. 246 nt. 1 a proposito di Oxford, Bodleian Library, Canon. Lit. 342, della
fine del sec. XIII: messale di Ragusa, trascritto in Dalmazia; Vat. lat. 1197, sec. XI ex.
36 NEWTON, The scriptorium cit., p. 187 e nt. 329: cinque manoscritti dell’Archivio dell’Ab-
bazia di Montecassino, Archivio dell’Abbazia, 83 (p. 121), 105 (pp. 318, 319, 322), 108 (p. 12
et passim), 109 (p. 169), 146 (p. 12 et passim), e il Codex Benedictus della Vaticana, Vat. lat.
1202 (f. CCVIIr): alla fine della frase il segno interrogativo si trova all’interno di un triangolo
colorato in rosso, con effetto «watermellon seed». Il sistema è simile a quello usato nel nostro
frammento, ma graficamente differente perché il triangolo è colorato all’interno.
37 Non trovando in Newton la segnalazione esatta dei fogli di questo codice in cui si trova
il punto interrogativo di questo tipo, precisiamo che si tratta per esempio dei ff. XXXVr, col.
B, passim, dove si trovano segni ripassati o ritoccati in rosso; XXXVIIr, col. B, dove il primo
segno e quello finale sono ritoccati in rosso e quest’ultimo è anche circolettato in verde (per
es. r. 14), ma non solo esternamente; XXXXr, col. B passim, e LXIr, CXVIr, dove i segni sono
ritoccati in rosso; CXr, col. A e CXXXVv, di nuovo in verde (circolettato, quasi riempito).
38 Sulla sicura provenienza (e sulla molto probabile origine) abruzzese cfr. M.-H. LAU-
RENT, Codices Vaticani Latini. Codices 1135-1266, Città del Vaticano 1958 (Bybliothecae
Apostolicae Vaticanae Codices manu scripti recensiti, 32), pp. 122-123.
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ginia Brown sarebbe della stessa area geografica: il Vat. lat. 723139, della
seconda metà del sec. XIII. In questo codice abbiamo rilevato la stessa
peculiarità riguardante l’interrogazione: al f. 14r, penultimo rigo, i due
punti sormontati dal comma alla fine della frase sono circondati da una
linea rossa, con la variante di un segmento che divide gli uni dall’altro. Da
notare che la scrittura di questo codice, piuttosto angolosa, presenta al-
tre caratteristiche in comune con quella del nostro frammento: c crestate,
x con il secondo tratto prolungato, il nesso li con i che scende ondulata
piuttosto che dritta, apici verso il basso a sinistra dell’asta di q, presenza
di accenti tonici. Ancora, nel Barb. lat. 699, del sec. XII ex. e probabilmen-
te trascritto a Veroli40 (da cui provengono manoscritti paleograficamente
affini a quelli abruzzesi41), è usato un sistema simile ma più elementare: i
segni che denotano l’interrogazione sono ripassati in rosso (per es. ff. 100r-
102v). In un altro manoscritto ricondotto all’area abruzzese42, il Vat. lat.
7810, probabilmente della fine del sec. XI, si trova una forma più blanda
di sottolineatura dell’interrogazione: al f. 167v (col. A), per esempio, i segni
sono ripassati in rosso.
ORNAMENTAZIONE43: iniziali nastriformi grandi (8-13 righe) ai ff. 1r (più
semplice) e 2r (più articolate) [tavv. VII e VIII], in giallo, rosso e verde scu-
ro, con terminali a foglie lanceolate e ‘occhi’ (o ‘perline’) negli spazi creati
dagli intrecci, secondo una tipologia riconosciuta come tipica della Initial-
ornamentik barese (cfr. per es. Bari, Archivio del Capitolo metropolitano,
Exultet 1 e 2; Biblioteca Apostolica Vaticana, Ott. lat. 296; Borg. lat. 339)44.
Al f. 2v iniziali piccole (2 righe), con gli stessi colori, compartimentate e
con terminazioni vegetali, simili, per esempio, ancora al già citato Vat. lat.
1197 (ff. 1r, XIXv). Altre iniziali piccole in rosso (ff. 1r, 2v) e in nero e rosso
(f. 2v) [tavv. IX, X e XI], talvolta terminanti con elementi floreali ripiegati
verso l’interno che occupano gli spazi creati dagli occhielli delle lettere,
diffuse dall’epoca desideriana in tutta l’area beneventana. Al f. 2v l’iniziale
li di Exultet dell’Italia meridionale, Bari 1973, pp. 51-52, 100; sul Borg. lat. 339 cfr. anche
E. ELBA, Miniatura in Dalmazia. I codici in beneventana (XI-XIII secolo), Galatina 2011,
pp. 169-176, tavv. LXI-LXVIII; per altri codici vaticani che presentano la stessa tipologia di
iniziali: V. PACE, Studi sulla decorazione libraria in area grafica beneventana, in L’età dell’abate
Desiderio. La decorazione libraria, II, Atti della Tavola rotonda, a cura di G. CAVALLO, Monte-
cassino 1989 (Miscellanea Cassinese, 60), pp. 65-93.
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<M i s s a l i s p a r s >
f. 1r
<Feria V, Hebd. III Quadragesimae> [M.-Th. M 62]
<Offertorium.> <Si ambulavero … inimi>corum meorum extendisti manum tuam
et salvum me fecit dextera tua [AMS 57a]
Secreta. Deus de cuius gratie rore descendit … competentes deferamus
obsequi<um> [DD 806]
Communio. Tu mandasti mandata tua … iustificationes tuas [AMS 57b]
Oratio [= Postcommunio]. Sacramenti tui veneranda … virtute defendat. P(er
Christum Dominum nostrum) [DD 3129]
f. 1r-2v
Feria VI <Hebd. III Quadragesimae> [M.-Th. M 63]
<Introitus.> Fac mecum Domine signum … consolatus es me [AMS 58]
Psalmus. Inclina Domine aurem tuam45 [Ps 85]
Oratio. Ieiunia nostra quaesumus Domine benigno favore … ieiunemus in men-
te. P(er Christum Dominum nostrum) [cfr. DD 1896]
45 L’incipit del salmo è stato integrato da mano successiva in minuscola carolina con il
primo versetto secondo il testo del Salterio romano: ad me et exaudi me <quoniam> egenus et
pauper sum. Cfr. R. WEBER, Le Psautier romain et les autres anciens psautiers latins, Città del
Vaticano 1953 (Collectanea Biblica Latina, 10), p. 211.
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Lectio libri Deuteronomii. [sic] Convenerunt filii Israhel [Nm 20, 2-3, 6-13]
Graduale. In Deo speravi cor meum … confitebor illi; V. Ad te Domine clamavi
… ne discedas a me [AMS 58]
Secundum Iohannem. Venit Iesus in civitatem Samarie … neque Ierusolimis
[sic] adorabi<tis> […] [Gv 4, 5-21]
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linea rossa non passa soltanto all’esterno dei due punti e del comma sopra-
scritto, ma attorno a ciascuno di questi (ff. 1v, r. 18; 2r, r. 19; 2v, rr. 1, 4)
[tav. XX]. Gli accenti tonici acuti sono presenti, ma non sistematicamente
(più frequenti al f. 2r); qualche oscillazione anche nell’uso degli accenti su
due vocali consecutive (aaron al f. 1v, ultima riga, compare con entrambe
le a accentate, secondo l’uso attestato dalla fine del sec. XI e frequente nei
secc. XII e XIII50, mentre nello stesso foglio, r. 2, è senza accenti) e sui
monosillabi.
ORNAMENTAZIONE: iniziali di modulo maggiore (due righe) in rosso con
piccoli nodi o singoli occhi lungo le aste [tavv. XXI e XXII]; altre iniziali
dello stesso modulo della scrittura sono in nero e ripassate o riempite con
il rosso; rubriche.
STATO CONSERVATIVO: buono; il supporto è integro ad eccezione di due
tagli in prossimità del margine esterno del primo foglio; passim pieghe in
senso verticale.
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51 Una analoga incertezza, sebbene sulla base di elementi differenti, è stata notata per
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le parole e potrebbe far pensare a una scrittura non matura, più antica, o
alla mano di un copista di area periferica. Si trovano la a e la t onciali, la
prima in fine rigo (per es. f. 1v, col. A, rr. 8, 18, 20), l’altra una volta, come
correzione soprascritta (f. 1v, col. A, r. 16). La r finale poggia sul rigo; la
g ha l’occhiello inferiore sollevato verso destra a ridosso del rigo (per es.
f. 1v, col. A, r. 11) [tav. XXVII]; la e si presenta con i due occhielli tondi e
di simili dimensioni, ma con una peculiarità: il tratto orizzontale tra i due
occhielli invece di essere parallelo al rigo è leggermente ondulato e non
perfettamente al centro (per es. f. 1v, rr. 6, 17, 26 et passim) [tav. XXVIII],
come per esempio anche nel manoscritto Ott. lat. 576 (per es. al f. 128v)
della Vaticana, anch’esso probabilmente di origine abruzzese52. Elementi
analoghi si trovano in alcuni codici della zona di Veroli-Alatri, che solita-
mente presentano caratteristiche simili a quelli abruzzesi53: il manoscritto
della Vallicelliana B 32, della seconda metà del sec. XI, e il Vat. lat. 3741
della Biblioteca Vaticana, della fine del sec. XI54. Oltre alla morfologia della
e, il nostro frammento ha in comune con i manoscritti di Veroli anche il
ductus, la suddetta forma dei nessi ti e li, quella di g, e infine l’inclinazione
a sinistra della scrittura.
Il nesso ti per suono dolce non è allineato in verticale; fi sembra, per
quanto visibile, alto sul rigo (f. 1r, col. A, r. 3) [tav. XXIX], come abbiamo
già evidenziato nei frammenti precedenti.
Sono presenti sporadicamente accenti acuti tonici (per es. f. 1v, col. B).
Troviamo soltanto due segni per l’interpunzione: il punto per una distinctio
minor e il comma sormontato da due punti, separati e non perfettamente
allineati, per la distinctio finalis.
STATO CONSERVATIVO: a differenza di quella interna, facilmente leggi-
bile, la parte esterna era molto imbrunita. In occasione di questo studio,
il Laboratorio di Restauro della Vaticana nel maggio 2012 ha effettuato
una pulizia non invasiva, a secco, che ha fatto parzialmente riemergere la
scrittura anche su questo lato [tav. XXIII]. Lacune nella parte superiore,
in corrispondenza del dorso e, alla stessa altezza, anche verso il margine
esterno.
* * *
dell’Archivio di Stato di Frosinone, Frosinone 1995, pp. 24-28, tavv. 2-5; pp. 28-29, tavv. 6-7.
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1997, del sec. VIII-IX: cfr. Monumenti paleografici degli Abruzzi cit., p. 5 e tavv. 1-5.
58 Cfr. per esempio la testimonianza relativa ai 64 codici fatti scrivere a S. Salvatore alla
Maiella nella prima metà del sec. XI, riportata da R. AVESANI, in Nuove testimonianze di scrit-
tura beneventana in biblioteche romane, II, in Studi medievali s. 3, 8 (1967), p. 867 e nt. 4.
59 Cfr. per esempio la testimonianza di Flavio Biondo, che a metà del Quattrocento aveva
visto tanti pregevoli manoscritti «littera longobarda» a S. Liberatore alla Maiella, riportata da
M. DELL’OMO, Le carte di S. Liberatore alla Maiella conservate nell’Archivio di Montecassino, I,
Montecassino 2003 (Miscellanea Cassinese, 84), p. XLIX.
60 NEWTON, The scriptorium cit., pp. 240-247, che traccia la storia di questo rapporto e
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61A. GAUVAIN, Il Capitolo di San Pietro in Vaticano dalle origini al XX secolo, II, Il Patrimo-
nio, Città del Vaticano 2011, p. 473 e nt. 13.
62 GAUVAIN, Il Capitolo di San Pietro in Vaticano cit., p. 474 lo indica come Guaselli, se-
condo un’altra grafia del nome. Egli fu, tra l’altro, anche Custos della Vaticana (1481-1511):
cfr. Chr. M. GRAFINGER, scheda Pietro Demetrio Guazzelli e Jean Chadel: i due primi Custodi
della Vaticana, con bibliografia, in Storia della Biblioteca Apostolica Vaticana, I, Le origini
della Biblioteca Vaticana. Tra Umanesimo e Rinascimento (1447-1534), a cura di A. MANFREDI,
Città del Vaticano 2010, p. 216.
63 E. RUSSO, Guazzelli, Demetrio (Pietro Demetrio), in Dizionario biografico degli Italiani,
LX, Roma 2003, pp. 520-523 lascia un margine di dubbio sul fatto che egli si fosse effettiva-
mente recato in missione nelle sedi da verificare; ma da GAUVAIN, Il Capitolo di San Pietro in
Vaticano cit., p. 452, si evince che Guazzelli si spostasse regolarmente.
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V. BROWN, A second new list of Beneventan manuscripts II, in Studi medievali 50 (1988),
p. 588 (ora in V. BROWN, Beneventan Discoveries. Collected Manuscript Catalogues, 1978-2008,
edited by R. E. REYNOLDS, Toronto 2012 [Monumenta Liturgica Beneventana, 6], p. 59).
65 Cfr. R. AVESANI, in Nuove testimonianze di scrittura beneventana cit., pp. 866-875.
66 Cfr. supra, BUONOCORE, Fara S. Martino e l’abbazia di Fara S. Martino in Valle, pp. 18-
20.
67 GAUVAIN, Il Capitolo di San Pietro cit., p. 471. Ad Alexis Gauvain un sincero ringrazia-
mento per l’utile confronto sui contenuti e sulle modalità di redazione dei censuali di Fara S.
Martino.
68 Cfr. anche l’inventario di circa trent’anni prima, contenuto in Arch. Cap. S. Pietro, Ab-
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la consistenza dei libri che risultano dagli inventari; è facile però pensare
a centri scrittori attivi nelle vicinanze, per esempio quelli di S. Salvatore
o S. Liberatore alla Maiella69. Quest’ultimo era la più grande delle dipen-
denze cassinesi in tale zona e per questo considerata la «Montecassino
dell’Abruzzo»70. Le pergamene, poi, circolavano anche sciolte ed erano
dunque facilmente riutilizzabili.
Per apportare elementi decisivi, la valutazione dovrebbe essere effettua-
ta tenendo conto di tutti i frammenti usati per le legature di manoscritti
di questa serie, relativi a S. Martino di Fara e ad altre abbazie: l’esame
delle caratteristiche paleografiche e una comparazione sistematica, che
ci riserviamo di effettuare in altra sede, potrebbero fornire dati utili a tale
indagine.
Possiamo anticipare che tra le pergamene riusate come legature di
manoscritti della serie Abbazie si trovano anche atti notarili, dai quali si
possono ricavare dati certi: a differenza dei frammenti librari, infatti, essi
riportano anche una data topica e fanno riferimento a questioni e fatti
relativi a luoghi precisi. Da un primo esame si evince una inequivocabile
appartenenza delle pergamene all’abbazia a cui il manoscritto si riferisce71:
i fogli si trovavano dunque in loco e furono impiegati per rivestire i registri
amministrativi.
La presenza di alcune caratteristiche paleografiche peculiari assimilabi-
li a codici in beneventana di provenienza abruzzese, il tipo di decorazione
dei frammenti e l’attestazione documentaria di scriptoria attivi in questa
regione ci inducono a non escludere un’origine abruzzese dei frammenti e
ci invitano a un ulteriore approfondimento.
a frammenti abruzzesi in DELL’OMO, Le carte di S. Liberatore alla Maiella cit., pp. XLIX ss.
70 M. INGUANEZ, Inventari medievali di prepositure cassinesi negli Abruzzi, in Convegno
storico abruzzese-molisano, 25-29 marzo 1931, Atti e memorie I, Casalbordino 1933, pp. 311-
317: 312. Questo lavoro dà anche un’idea della consistenza del patrimonio librario dei singo-
li monasteri di questa zona.
71 Per esempio le coperte di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 13 (di S. Martino a Viterbo), in
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Tav. III – Frammento A (coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 25), f. 2r.
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Tav. Va – Nessi fi e li del frammento A (coper- Tav. Vb – Nesso li del frammento A (coperta
ta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 25), f. 1v di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 25), f. 1r.
Tav. VI – Frase interrogativa del frammento A (coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 25),
f. 2r.
Tav. VII – Iniziale F (parte visibile) del fram- Tav. VIII – Iniziale I (parte visibile) del fram-
mento A (coperta di Arch. Cap. S. Pietro, mento A (coperta di Arch. Cap. S. Pietro,
Abbazie 25), f. 2r. Abbazie 25), f. 2r.
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Tav. XII – Iniziale I del frammento A (coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 25), f. 2v.
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Tav. XIII – Frammento C (coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 33), f. 1r.
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Tav. XIV – Frammento C (coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 33), f. 1v.
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Tav. XVI – Frammento C (coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 33), f. 2v.
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Tav. XVIIa – Nessi fi e li del frammento C Tav. XVIIb – Nesso li del frammento C (co-
(coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie perta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie
33), f. 1r. 33), f. 2v.
Tav. XVIII – Lettera q del frammento C Tav. XIX – Compendio -irum in virum del
(coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abba- frammento C (coperta di Arch. Cap. S.
zie 33), f. 1v. Pietro, Abbazie 33), f. 2v.
Tav. XX – Frase interrogativa del frammento C (coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 33),
f. 1v.
Tav. XXI – Iniziale S del frammento C (co- Tav. XXII – Iniziale C del frammento C
perta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie (coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abba-
33), f. 1r. zie 33), f. 1r.
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Tav. XXIII – Frammento B (coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 27), f. 1r.
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Tav. XXIV – Frammento B (coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 27), f. 1v, col. A.
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Tav. XXV – Frammento B (coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 27), f. 1v, col. B.
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Tav. XXVIa – Nesso ti del frammento B Tav. XXVIb – Nesso li del frammento B
(coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abba- (coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abba-
zie 27), f. 1v, col. A. zie 27), f. 1v, col. A.
Tav. XXVIII – Lettera e in meliores del frammento B (coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie
27), f. 1v, col. A.
Tav. XXIX – Nesso fi del frammento B (coperta di Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 27), f. 1r, col. A:
foto con correzione del contrasto.
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Il Vat. lat. 2753 appare a prima vista come un tipico codice gramma-
ticale del secolo XV: il modesto formato e la scrittura di modulo assai
ridotto — talora di non facile lettura — sembrano indicare un codicetto ‘di
lavoro’ destinato a un magister dell’epoca1 e costituito dall’unione delle due
canoniche artes di Donato con il De finalibus syllabis di Servio, mentre gli
appunti grammaticali che occupano gli ultimi fogli sono stati aggiunti pro-
babilmente in un momento successivo, ma pur sempre in età umanistica.
Ma se si osservano con attenzione le peculiari caratteristiche dell’ars Dona-
ti che qui ci viene tramandata, non è fuor di luogo ipotizzare che l’ignoto
copista abbia avuto a disposizione, come antigrafo, un corpus donatiano
ampiamente arricchito e rimaneggiato, risalente forse all’età carolingia, se
non addirittura a qualche scuola abbaziale dell’ottavo secolo2. In effetti,
nella articolata compilazione che occupa i ff. 1-43 (1r-11r Ars minor, 12r-
43v Ars maior) del codice vaticano, ben poco rimane ormai della rigorosa
concisione ‘telegrafica’ tipica del manuale di Donato, la cui ricercata brevi-
tas rendeva più agevole la memorizzazione dei discenti. Per venire invece
incontro alle necessità di un insegnamento ormai ‘cristianizzato’, e quindi
profondamente mutato sia nelle finalità educative, sia nella tipologia stes-
sa degli allievi, nel manuale grammaticale di Donato si inseriscono ora
sezioni e capitoli interamente nuovi: spiccano, quindi, non soltanto brevi
interpolazioni già ben note alla tradizione di Donato, ma soprattutto am-
plissime adiectiones di schemi di declinazione, di paradigmi verbali e in
generale di una esemplificazione specificamente allargata all’onomastica
ebraica, al lessico di interesse biblico e alla presenza di tropi e figure del
discorso nella Sacra Scrittura, in particolare nei salmi. D’altra parte, attira
l’attenzione dello studioso la presenza di una elaborata sezione introdutti-
va, costituita da un accessus a Donato già noto da altri manoscritti altome-
l’apposizione di note a margine, che si presentano in effetti abbondanti in gran parte del ma-
noscritto.
2 Anche alcune consuetudini grafiche — come ad esempio l’uso abbastanza frequente
della nota H per enim — potrebbero costituire un indizio di trascrizione da un antigrafo del-
l’VIII-IX secolo.
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 403-421.
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3 Completo, con maggiori dettagli e qualche modesta rettifica, l’ampia descrizione offerta
da Les manuscrits classiques latins de la Bibliothèque Vaticane, cat. établi par É. PELLEGRIN et
alii, III, 1: Fonds Vatican latin 224-2900, Paris 1991, pp. 578-80.
4 Oltre che nel già menzionato indice, f. IIr, il peculiare vocabolo artigraphus è ripetuto
anche al f. 27v, alla fine dell’editio secunda Donati, ovvero di Ars maior II. Questa vox hybrida
è attestata solo in opere grammaticali, quali i manuali di Servio (GL IV 440, 10 e ad Aen. 1,
104 e 5, 522), Cledonio (GL V 49, 28), Pompeo (GL V 205, 7), Eutiche (GL V 448, 27), Isidoro
(Etym. II 9, 7), ed è spesso utilizzata dai grammatici dell’alto Medioevo. Proprio da una cor-
ruzione del termine artigraphus trae origine la ‘catena’ grammaticale databile tra VIII e IX
secolo e nota appunto come ‘Donatus ortigraphus’ (ed. CHITTENDEN, Corpus Christ. cont.
med., 40 D). Cita specificamente Donatum artigraphum il De ortographia di Cassiodoro (GL
VII 145, 31).
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ques latins de la Bibliothèque Vaticane, cat. établi par É. PELLEGRIN et alii, II, 1, Paris 1984,
p. 136 — è costituito da un insieme di frammenti di età carolingia, per lo più provenienti
dall’abbazia di Saint-Benoît-de-Fleury, riuniti da Pierre Daniel: il 42r è un foglio isolato, da-
tabile al IX sec., su cui si era già appuntata l’attenzione di H. KEIL, Analecta grammatica,
Halle 1848, pp. 22-23; vi si riconosce il foglio iniziale di una edizione floriacense di Donato,
con accessus e ricco apparato esplicativo di note a margine: INCIPIT EDITIO PRIMA DONATI
GRAMMATICI URB<IS ROMAE>. Donatus artigraphus comprehenditur extitisse etc. Si tratta in
effetti del primo foglio del testo dell’ars Donati oggi conservato nel codice Orléans 295, come
dimostra Pellegrin nell’articolo citato alla nota seguente.
7 É. PELLEGRIN, Membra disiecta floriacensia, “Bibliothèque de l’École des Chartes” 117,
tem>pore memorat eundem quoque ipso fuisse tempore demonstrat, la lezione del Vat. lat. 2753
quem dum praefato tempore memorat, eundem quoque etc. appare sicuramente preferibile.
9 Si tratta di una ‘scrittura segreta’ di facile decrittazione: ad ogni vocale viene sostituita
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Pellegrin. Quella che segue non è però la trascrizione del capitolo de verbo
dell’Ars minor, ma solo una breve trattazione su alcuni verbi irregolari, con
esaurienti schemi di coniugazione di fio e memini (f. 10r: De verbis defecti-
vis. Verba defectiva seu inequalia vel impersonalia [...] f. 11r, et alia multa,
ut moneo, quaero, horto);
f. 11v, bianco;
f. 12r: EDITIO SECUNDA DE OCTO PARTIBUS ORATIONIS (una mano
diversa aggiunge Donati artigraphi). Partes orationis sunt octo [...] = Ars
maior, II;
f. 27v: [...] quas inconditas invenimus. DONATI ARTIGRAPHI editio se-
cunda explicit. INCIPIUNT EIUSDEM tropi schemata figure. Barbarismus
est una pars orationis [...] = Ars maior, III;
f. 39r: EXPLICIT DE FIGURIS. INCIPIT DE VOCE, littera, syllaba, pedibus
metrorum, accentibus [...] = Ars maior, I. Il capitolo finale de posituris ter-
mina con una breve adiectio, presente in vari codici di Donato e in Giuliano
di Toledo: partes sunt cola et commata, idest metra et c<a>esa;
f. 43v: [...] idest metra et c<a>esa. De colis et commatibus. Oratio, quando
integra est, periodos est, partes cuius cola et commata [...] ibi finit sensus, ubi
pes finit. τελος: l’integrazione all’insegnamento di Donato — che menziona
appena cola e commata, in quanto non costituiscono propriamente parti
del discorso, ma del periodo — è in questo caso assicurata da un breve
excerptum di Pompeo, GL V 133, 13-134, 2;
ff. 44r-47v, SERVII GRAMMATICI DE SYLLABIS. Servius Honoratus
Aquilino salutem. Ultimarum syllabarum naturas [ ... ] monosyllaba produ-
cenda sunt ut: nella tradizione grammaticale tardoantica il De finalibus di
Servio (GL IV 449, 1- 454, 22, qui mutilo delle ultime righe) è assai spesso
congiunto all’ars di Donato, cui fornisce un utile supplemento metrico10;
ff. 47v-49v, vergate da altra mano e precedute dall’indicazione M. Varro,
si susseguono brevi annotazioni grammaticali, spesso in forma di diffe-
rentiae verborum (murus urbium, paries domorum; alter de duobus, alius
de pluribus; ‘vocavi te prius’ ad tempus refertur, sed ‘prior’ ad personam)
e ‘curiosità’ comunque legate all’ambiente dell’insegnamento (Leontinus
Isocratis magister qui centum et VII annis vixit). Alcuni di questi ‘appunti’,
presumibilmente destinati a future lezioni, provengono forse dall’insegna-
mento di Lorenzo Valla11: <a>edes in hoc difert a templi (sic) quod oportet
semper ut sequatur adiectio: dicendo ‘ego fui in aede’ non bene dixeris, nisi
10 Spesso viene trascritto all’interno del testo stesso di Donato, inserendosi fra il capitolo
de syllaba e il de pedibus, come si può osservare in un noto corpus grammaticale quale il Ber-
nensis 207: lo stesso avviene — ad esempio nell’ars di Giuliano di Toledo — per il De finalibus
metrorum attribuito a Massimo Vittorino (GL VI 231-242).
11 Forse dalle Elegantiae, come ritiene il catalogo Pellegrin.
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sequatur adiectio s<cilicet> ‘Iovis (?), Mercurii’ et sunt (?) de singulari, teste
Laurentio; [ ... ] ‘habet tres liberos’: nomen singulari nom<inativo> caret, teste
Laurentio;
f. 50r, bianco;
f. 50v: una mano diversa — ma forse la stessa che trascrive l’ars Donati
— annota in maniera alquanto disordinata alcuni testi, fra i quali si rico-
noscono tre epigrammi di Marziale (11, 93; 12, 25;12, 23).
(f. 2v) Declinationes quinque sunt. Prima est declinatio quae gen. et dat.
casu[i] singulari ex diphtongo terminatur ut ‘<haec> Musa, huius Musae’ et est
producta. Secunda, quae ‘i’ littera terminatur ut ‘hic magister, huius magistri’
et est producta. Tertia, quae in ‘is’ littera finit ut ‘hic pater huius patris’ et est
correpta. Quarta est quae in ‘us’ littera desinit, ut ‘haec domus, huius domus’ et
est producta. Quinta est quae in ‘e’ et ‘i’ litteris exit, ut ‘hic dies, huius diei’ et est
semper producta.
Prima declinatio habet litteras terminales tres, idest ‘a’, ‘s’, ‘m’, terminationes
vero quattuor, idest ‘a’, ‘al’, ‘es’, ‘am’: a ut poeta, as ut Aeneas, es ut Priamides, am
ut Adam. In prima declinatione quattuor genera reperiuntur, masculinum ut hic
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poeta, fem. ut haec Musa, neutrale ut hoc Pasca, commune ut hic et haec collega.
Adiciunt quidam et commune <trium> generum ut hic et haec et hoc advena, pro-
miscuum ut aquila. Horum omnium declinationes subiungimus.
Poeta nomen est appellativae qualitatis, gen. masculini, num. singularis, for-
mae simplicis [...] quod declinatur sic [...] Sic declinatur praeterea navita, nauta,
auriga, satrapa, lixa, scurra, lanista, patriarcha, propheta, psalmista, baptista,
euangelista, esorcista, papa, et propria Tucca, Catilina, Galla, Nerua, Silla, Stella,
Aquila, Priscilla, Areta, Totila, Zalla12, Ormisda13 et similia. In ‘as’ gen. mascu-
lini, Aeneas nomen est propriae qualitatis num. sing. figurae simplicis [...] Sic
declinatur Elias, Esaias, Iuremias (sic), Ionas, Micheas, Abdias, Esdras, Andreas,
Lucas, Barnabas, Mathias, Ananias et multa similia [...] In ‘am’ gen. masc. hic
Adam [...] Sic declinantur Abram, Balaam, Barlaam et similia. Musa nomen est
appellativae qualitatis gen. feminini [...] Sic declinantur littera, aqua, pluvia, gla-
rea, poena, calumnia, uva, vinea [...] hasta, lorica, trabea, phalarica, framea, [...]
corda, cythara, lyra, bucina, tuba et similia; et propria Anna, Susanna, Maria,
Martha, Martia, Tullia, Iulia, Cornelia, Galla et multa milia. Generis neutralis
Pasca nomen propriae qualitatis [...] Sic declinantur manna, Mammona et multa
alia, si qua sunt similia. Communis generis hic et haec collega [...] Sic declinan-
tur perfuga, transfuga, caelicola, apollota (sic: an apologeta?), parricida, sylvico-
la, faunicola, deicola, christicola, angelicola, demonicola, graiugena, curricula
(sic), adsecula, nubigena et similia.
12Goto come Totila e come lui ariano, fu convertito secondo la tradizione da S. Benedet-
to dopo aver a lungo infierito contro i cristiani.
13 Così ritengo di congetturare, in luogo del poco perspicuo unusda del codice vaticano:
il riferimento sarebbe dunque al pontefice romano (514-523), noto soprattutto per la compo-
sizione dello scisma d’Oriente.
14 Un testo assai simile si riscontra nella cosiddetta ars Bernensis (GL VIII 90, 29-91, 7).
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(f. 8r) Extra has declinationes declinabitur sanctum et venerabile nomen no-
strae redemptionis ‘Iesus’, quod ab hebraica lingua seruphim (sic) nostro sermo-
ne frequentatur, nec autem ut externa nomina his declinationum regulis com-
prehenditur: et merito, nam ita decuerat ut incomprehensibilis maiestas, quae
nostro nomine voluit appellari, humanorum non possit nominum regulari simi-
litudine comprehendi. Declinatur autem sic: nom. hic Iesus, gen. huius Iesu, dat.
huic Iesu, acc. hunc Iesum, voc. o Iesu, <abl.> ab hoc Iesu.
15 In un altro contributo, ho avuto occasione di notare come presso gli artigrafi altome-
dievali “la cristianizzazione dell’ars grammatica sembra talora cedere il passo a una vera e
propria ‘grammatica cristiana’, ove l’analisi del linguaggio articolato è condotta quasi esclu-
sivamente in funzione della esegesi religiosa”: Custos Latini sermonis. Testi grammaticali lati-
ni dell’Alto Medioevo. Saggi e note testuali di L. MUNZI, Pisa – Roma 2011 (Annali dell’Univer-
sità degli Studi di Napoli ‘L’Orientale’, Dipartim. di Studi del Mondo Classico e del
Mediterraneo antico, sez. filologico-letteraria: Quaderni, 16), p. 31.
16 Il retore Giulio Rufiniano la attribuiva invece a Cicerone, cf. HALM, Rhetores Latini
minores p. 43, 30, mentre la tradizione greca ne vedeva concordemente l’inventor in Isocrate,
come anche Prisciano nei suoi Praeexercitamina, GL III 432, 12-13.
17 La fortuna di questo aforisma è costante in età carolingia. Nel codice Firenze Laur. S.
Marco 190 — un Marziano Capella del XII sec., ma il cui programma iconografico risale for-
se al IX sec. — una gigantesca personificazione della Grammatica (f. 15v ), accompagnata dai
versi magna Donatus me solvit parte peritus / auctor Prescianus totam me scribit optimus,
siede su una ricca cathedra: fra la schiera dei discipuli, raffigurati ai ai piedi, uno dei perso-
naggi mostra un cartiglio su cui è scritto amara radix, dulcis fructus: la tavola è riprodotta in
Vedere i classici. L’illustrazione libraria dei testi antichi dall’età romana al tardo medioevo, a
cura di M. BUONOCORE, Roma 1996, p. 215; per i versi che accompagnano la figura della
Grammatica, vedi C. Leonardi, Nuove voci poetiche tra secolo IX e XI, in Studi Medievali s. III,
2 (1961), pp. 139-168, in particolare 145.
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(f. 8r) Item chriarum (cod. curiarum) exercitatio in casu sic variatur: no-
minativo casu numero singulari ‘Marcus Porcius Cato litterarum radices dixit
amaras esse, fructus vero iucundiores’; genitivo, Marci Porcii Catonis dictum
fertur litterarum radices etc.; dativo, Marco Porcio Catoni placuit dicere littera-
rum radices etc.; accusativo, Marcum Porcium Catonem dixisse ferunt litterarum
radices etc.; vocativo, o Marce Porcie Cato dixisti litterarum radices etc.; ablativo,
a Marco Porcio Catone dictum accepimus litterarum radices etc.; et plurali Marci
Porcii Catones dixerunt litterarum radices etc.; genitivo Marcorum Porciorum
Catonum dictum ferunt litterarum radices etc.; dativo, Marcis Porciis Catonibus
placuit dicere litterarum radices etc.; accusativo, Marcos Porcios Catones dixis-
se ferunt litterarum radices etc.; vocativo, o Marci Porcii Catones vos dixistis
litterarum radices etc.; ablativo, a Marcis Porciis Catonibus dictum accepimus
litterarum radices amaras esse, fructus vero iucundiores.
Nella seconda sezione dell’Ars maior, quella relativa alle octo partes ora-
tionis, l’esemplificazione tratta dal salterio ricompare di frequente a far
pendant ai canonici esempi donatiani: per la costruzione del comparativo
col genitivo plurale, ad esempio, al classico esempio addotto nella scuola
antica ‘Hector fortissimus Troianorum fuit’ (p. 619, 4 Holtz) si aggiungono
illud in Evangelio cata21 Iohannem (14, 12) ‘qui credit in me, opera quae ego
MUNZI, Napoli 2004 (Annali dell’Università degli Studi di Napoli ‘L’Orientale’, Dipartim. di
Studi del Mondo Classico e del Mediterraneo antico, sez. filologico-letteraria: Quaderni, 9),
pp. 67 nt. 3 e 68-70.
19 Il codice bernese tramanda esclusivamente le prime righe del trattatello, inc. declina-
tiones nominum sunt quinque, che proprio sulla scorta di questo manoscritto sono state pub-
blicate da H. HAGEN negli Anecdota Helvetica (GL VIII p. XLI).
20 Nel trattatello (VIII sec.?) la chria catoniana è citata, ma non utilizzata come esercizio:
gli esempi scelti mantengono inizialmente un certo sapore ‘classico’: hic Cicero dixit, huius
Ciceronis dictum fertur, huic Ciceroni placuit dicere etc., anche se nel procedere del tutto ‘mec-
canico’ dell’esercitazione appare a dir poco singolare che sia Cicerone che Elena di Troia —
come già in Diomede — si moltiplichino a dismisura (o Cicerones ne vos recte dixistis, ab his
Ciceronibus dictum accepimus etc.; hae Helenae dixerunt, harum Helenarum dicta feruntur, his
Helenis placuit dicere); del tutto sorprendente si rivela infine l’esempio scelto per la declina-
zione del genere neutro: hoc telum dixit, huius teli dictum fertur, huic telo placuit dicere etc.
21 Comunemente usata nell’intestazione dei Vangeli, questa preposizione mutuata diret-
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facio et ipse faciet et maiora horum faciet’ et illud in Marco (12, 31) ‘maius
horum aliud mandatum non est’.
Non mancano poi alcune interpolazioni brevi, già note nella tradizione
manoscritta donatiana: ad esempio (f. 12r), dove il testo dell’Ars maior leg-
ge omnia praenomina aut singulis litteris notantur, ut C. P., aut binis, ut Cn.,
aut ternis, ut Sex. (p. 614, 9 Holtz), il Vat. lat. 2753 aggiunge aut quaternis
litteris praenotantur ut SEMP hoc est Sempronius Roscius: questa adiectio,
di probabile origine insulare, è attestata ad litteram nel cosiddetto ‘Donato
ortigrafo’ (CC cont. med. 40 D, p. 72, 196) e nell’ars Bernensis22, con minime
varianti nell’ars Ambrosiana (CC ser. lat. 133 C, p. 14, 2 e nell’anonymus ad
Cuimnanum (CC ser. lat. 133 D, p. 28, 27); poco dopo (f. 15v), dove il testo
dell’Ars maior legge nomen in o vocalem [...] aut masculinum est, ut Scipio,
aut femininum, ut Iuno, aut commune, ut pomilio (p. 622, 6 Holtz), il Vat.
lat. 2753 aggiunge aut epikenon ut papirio, come avviene — con inevitabili
oscillazioni papirio/ papilio — nell’ars Laureshamensis (CC cont. med. 40 D,
p. 72, 196) e nel commento a Donato di Sedulio Scoto (CC cont. med. 40 B,
p. 74, 38). Questa inserzione è definita da L. Holtz, Donat p. 557 “add. con-
tinentale ancienne (I d) qui semble s’être infiltrée chez certains insulaires
moyens ou italo-insulaires”.
Nella terza sezione dell’Ars maior, quella dedicata alle figure del discor-
so, l’ars di Donato viene arricchita soprattutto con una serie particolar-
mente robusta di exempla tratti dalle sacre Scritture. Grandi autori cri-
stiani, come Agostino e Cassiodoro, avevano da tempo iniziato la ricerca
sistematica, nel linguaggio biblico, delle tropicae locutiones e degli schema-
ta, che la tradizione grammaticale antica aveva canonizzato in un sistema
ampio e ben strutturato, ma il cui monopolio non doveva in alcun modo
rimanere riservato alla scuola pagana: di quelle riflessioni e classificazioni
linguistiche anche l’esegeta cristiano doveva saper fare buon uso, proprio
come Mosè — per rifarsi a un notissimo passo del De doctrina christiana
di Agostino, II 60 — aveva saputo mettere a frutto l’oro e le ricchezze degli
Egiziani.
La lista stessa degli schemata orationis appare ampliata rispetto al testo
di Donato: dopo la menzione del dialyton (663, 9 Holtz) sono annoverati
asintheton, ypalage, climax, enargia, emphaticos. Nel paragrafo dedicato
tamente dal greco è di frequente uso anche nei testi grammaticali, ad esempio in espressioni
come cata triton trochaeon e cata antiphrasin: vi si sofferma Remigio di Auxerre nel suo com-
mento all’ars minor di Donato (GL VIII 216,1).
22 Cf. GL VIII 65, 17, ove la lacuna già postulata dall’editore Hagen — un classico saut du
même au même — si potrà colmare exempli gratia come segue: aut ternis litteris praenotantur
<ut Sex., aut quaternis litteris praenotantur,> ut Semp., hoc est Sempronius Roscius.
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alla prolemsis23, dopo la definizione (f. 31r) praesumptio rei, ubi ea quae
sequi debent anteponuntur24, ai consueti esametri virgiliani vengono acco-
stati due esempi biblici: ‘fundamenta eius in montibus sanctis’ (PsG 86, 1):
hic propheta et pronomen in loco nominis posuit, nam confuso ordine ‘fun-
damenta Sion in montibus sanctis’ poterat dici [...] ‘Lavinaque venit litora’
(Verg. Aen. 1, 2-3), nec tum Lavina litora dicebantur, quippe cum ab uxore
Aeneae Lavinia sic appellata sunt. Tale est illud in Psalmo (PsG 21, 17) ‘fode-
runt manus meas et pedes meos et dederunt vestimenta mea’: sed hoc enim
per anticipationem dictum est, cum adhuc factum non esset. Ancora i salmi
sono citati per esemplificare lo zeugma (f. 31v): ‘Domine, quis habitabit in
tabernaculo tuo aut quis requiescet in monte sacro tuo, qui ingreditur sine
macula et operatur iustitiam, qui loquitur veritatem in corde suo’ (PsG 14,
1-3). Parimenti, come esempio di syllemsis, si legge: pro uno multi, ut in
Evangelio ‘latrones qui crucifixi erant cum eo improperabant eum’ (Mt 27,
38-39): ubi pro uno, uterque inducitur blasfemasse25; simile est in psalmo
‘Attendite populum meum, legem meam’ (PsG 77, 1); come esempio di ana-
diplosis dopo sit Tityrus Orpheus, Orpheus in silvis, inter delphinas Arion
(Verg. Buc. 8, 55-56) vengono citati ‘stantes erant pedes nostri in atriis tuis,
Hierusalem, Hierusalem quae aedificaris ut civitas’ (PsG 121, 2-3) et illud ‘in
die mala liberabit eum Dominus, Dominus conservet eum’ (PsG 40, 2); come
esempio di anaphora, ai consueti versi virgiliani nate, meae vires, mea ma-
gna potentia solus / nate patris summi, qui tela Typhoea temnis (Verg. Aen.
1, 664-5) si fa seguire ancora un versetto dei salmi, ‘Dominus illuminatio
mea et salus mea’ (PsG 26, 10); come esempio di epanaphora, non trattata
da Donato, ‘laudate Dominum in sanctis eius, laudate eum in firmamento
virtutis eius’ (PsG 150, 1); per la epizeuxis, l’esemplificazione è in psalmo
‘benedicat nos Deus, deus noster, benedicat nos Deus’ (PsG 66, 7-8) et in
propheta ‘consolamini, consolamini, populus meus, dicit Deus vester’ (Is 40,
1) ‘et consurge, consurge, induere fortitudinem’ (Is 51, 9); per la epanalemsis,
è citato ancora un versetto dei salmi: ‘Deus quis similis erit tibi ne taceas
neque compescaris Deus’ (PsG 82, 2).
La trattazione della schesis onomaton (f. 33r) è invece fortemente debi-
trice delle Etymologiae isidoriane: manca infatti il classico esempio addot-
to da Donato e dalla gran parte dei manuali tardoantichi, il verso enniano
23
Per le denominazioni dei vari schemata, mantengo le grafie del codice.
24
La classica definizione donatiana praesumptio rerum ordine secuturarum si ispira
come di consueto all’ideale della massima brevitas, non senza rischiare qualche potenziale
oscurità: l’enunciato del Vat. lat. 2753 si sforza invece di raggiungere la massima chiarezza e
comprensibilità con parole e concetti più semplici.
25 Il passo sembra attinto ad litteram da Isid. Etym. I 36, 6, che lo cita sempre come esem-
pio di syllemsis.
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Mars manus, Paeligna cohors, Vestina virum vis (Ann. 276 Vahl.2), sostitui-
to da nubila nix grando procellae flumina (sic) venti, addotto appunto da
Isidoro, Etym. I 36, 13 e poi da Giuliano di Toledo, ars gramm. 200, 122 Ma-
estre26. Interessante anche il successivo paragrafo dedicato al paromeon,
così definito: multitudo verborum ex una littera incipientium, quale est apud
Ennium ‘O Tite tute Tati, tibi tanta, tyranne, tulisti’ (Ann. 109 Vahl.2). Sed
Virgilius bene hoc temperat, dum non toto versu utitur hac figura, ut Ennius,
sed nunc in principio versus, nunc in principio, ut est ‘saeva sedens super
arma’ (Verg. Aen. 1,295), nunc in fine, ut est ‘sola mihi tales casus Cassandra
canebat’ (Verg. Aen. 3,183)27: segue l’esempio biblico benediximus vobis de
domo Domini, Deus Dominus (PsG 117, 226-27). Nella trattazione delle
tre specie di omeosis, all’esempio donatiano (p. 653, 9 Holtz) di parabole,
ovvero al verso virgiliano qualis mugitus fugit cum saucius aram / taurus
(Aen. 2, 223-24) si unisce tale est in evangelio ‘simile est regnum caelorum
grano sinapis’ (Mt 13, 31) et ‘sagenae missae in mare’ (Mt 13, 47). Si può no-
tare infine che, nel presentare i barbarismi per adiectionem litterae, laddove
il testo genuino di Donato (p. 653, 9 Holtz) citava l’emistichio virgiliano
‘Nos abiisse rati’ pro abisse (Aen. 2, 25), alcuni commentatori di Donato di
cultura insulare (Murethac, ars Laureshamensis, Sedulio Scoto) preferisco-
no allontanarsi dalla concisione cara a Donato per citare anche le parole
conclusive del verso virgiliano, et vento petiisse Micenas, che racchiudono
una seconda attestazione del fenomeno trattato. Lo stesso avviene nel testo
tramandatoci dal Vat. lat. 2753, f. 28r: secondo Holtz, Donat p. 561, l’inter-
polazione mostrerebbe “trace d’une relecture insulaire de Virgile”.
Nel Vat. lat. 2753 l’Ars maior si presenta nell’ordine II, III, I; a chiusura
del manuale vingono quindi trascritti i capitoli de voce, de littera, de syllaba,
de pedibus, de tonis, de posituris. Nessuna adiectio è qui imposta da impel-
lenti necessità di aggiornamento didattico: si può notare soltanto come il
capitolo noto nella tradizione manoscritta come de tonis mostri qui il titolo
de accentibus, testimoniato solo in pochi codici di Donato, tra i quali spic-
cano il Sangallensis 876 — caratterizzato, secondo L. Holtz, da consuetu-
dini grafiche dell’Italia meridionale — e il Sangallensis 878, ove B. Bischoff
ha riconosciuto la mano di Walafrido Strabone. Nel de accentibus si rileva
alromedievali che continuano a utilizzare questo exemplum, l’autore del verso risulta ormai
ignoto. Quanto alla corruzione di fulmina in flumina, è precocemente attestata nella tradizio-
ne manoscritta di Lucrezio.
27 Corrisponde ad litteram alla trattazione di Isid. Etym. I 36, 14, presente anche nel co-
siddetto ‘Isidorus iunior’ (214, 204-210 Schindel) e nell’ars attribuita a Giuliano di Toledo
(200, 126-131 Maestre).
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3. I prologhi in versi
Come si è già detto, caratteristica saliente del corpus donatiano presente
nel Vat. lat. 2753 è di essere arricchito da una serie di brevi componimenti
poetici, che esaltano l’ars Donati come strumento imprescindibile per con-
seguire la sapientia e invitano i discepoli a seguire con tenacia l’angusto ma
proficuo ‘calle’ dell’insegnamento grammaticale, che consente di divenire,
attraverso lo studio e la riflessione linguistica, sommi sophistae ed egregii
doctores. Nessuno di questi componimenti è menzionato nei classici inci-
pitari Walther e Schaller-Könsgen: ne fornisco qui una edizione, numeran-
doli in progressione da I a VI. Si noterà come gli ultimi due carmi siano
stati specificamente composti per evidenziare con una qualche solennità i
capitoli grammaticali che trattano delle due principali partes orationis, il
nome e il verbo.
28Nel primo verso del componimento si può cogliere una consonanza con l’incipit dei
versus de terminis quadragesimalibus di Walafrido Strabone: Octonas Martis coepit lex quin-
que librorum (carm. 89, 4, 1: MGH Poet. II 423).
29 Il catalogo Pellegrin legge collem, forse per refuso tipografico; ma il contesto richiede
currere callem, clausola peraltro testimoniata anche nell’anonimo carme di età ottoniana edi-
to in MGH Poet. 5, 454, sulla base del codice Wolfenbuttel 4144, olim Weissenburg. 60, IX-X
sec., f. 77r.
30 Le parole finali del verso sono scarsamente leggibili.
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V. GRBMMBTKiKB:31
En ego sum Nomen, octo de partibus una,
discipulis alias quae monstro cernere septem.
der Antike, her. von R. HERZOG – P. L. SCHMIDT, V, München 1989, p. 120; più tarda la data-
zione proposta, con valide argomentazioni, da M. DE NONNO, L’Auctor ad Caelestinum (GL IV
219-264 Keil): contributi al testo e alla caratterizzazione, in Dicti studiosus. Scritti di filologia
offerti a S. Mariotti dai suoi allievi, Urbino 1990, pp. 244-246.
33 Il prologo in versi di Foca conoscerà duraturo successo, tanto da essere riutilizzato da
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34 Su questa tematica rinvio a due miei contributi specifici: per le prefazioni in prosa, Il
ruolo della prefazione nei testi grammaticali latini, in Problemi di edizione e di interpretazione
nei testi grammaticali latini. Atti del Colloquio internazionale Napoli 10-11 dicembre 1991, a
cura di L. MUNZI, Napoli 1994: Annali dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli, Diparti-
mento di Studi del Mondo Classico e del Mediterraneo antico, sezione filolologico-letteraria 14
(1992), pp. 103-126; per quelle in versi, Prologhi poetici latini di età carolingia, in Les prologues
médiévaux, Actes du Colloque international organisé par l’Academia Belgica et l’École Fran-
çaise de Rome avec le concours de la F.I.D.E.M. (Rome 26-28 mars 1998), éd. par J. HAMESSE,
Turnhout 2000, Brepols, pp. 87-111.
35 Delle due redazioni del testo alcuiniano tratta diffusamente la recente edizione critica
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nédictine 92 (1982), pp. 111-141, in particolare 122: “Orthographia was intended not as a text-
book for the classroom, but as a reference work for the library, or scriptorium, or the desk of
studious monk”.
39 R. WRIGHT, Late Latin and Early Romance: Alcuin’s De orthographia and the Council of
Tours (AD 813), in F. CAIRNS (ed.), Papers of the Liverpool Latin Seminar 3 (1981), p. 346, ora
ripreso in R. WRIGHT, A Sociophilological Study of Late Latin, Turnhout 2002, pp. 127-146, in
particolare pp. 129-30.
40 Vedi in proposito DIONISOTTI, On Bede cit., p. 131, e M. PASSALACQUA, I codici di Priscia-
no, Roma 1978 (Sussidi eruditi, 29), p. 407 s. v. ‘Anth. Lat. 737’.
41 Hagen stampa superbos: ma preferisco affidarmi alla lezione tràdita superbus, che ga-
rantisce un senso più coerente e mi sembra garantita dalla contrapposizione che si istituisce
col lettore pacificus del distico precedente (vv. 15-16): pacificus servet, quae textus littera mon-
strat / rex quoniam Christus pacifer ipse fuit.
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42
Nel Reg. lat. 438, f. 31r, il carme reca in effetti il titolo de mensibus et diebus anni.
43
Vedi in proposito L. BIELER, Adversaria zu Anthologia Latina 676, in Antidosis. Fest-
schrift für W. Krause zum 70. Geburtstag, her. R. HANSLIK – A. LESKY – H. SCHWABL, Wien
1972 (Wiener Studien Beihefte, 5), pp. 41-48.
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dens; II, 6 sequens alios securus; II, 12 me quicumque sapit, sapientum tecta subibit; III, 1 Di-
scipulos docet ecce Donatus, dogmate factus; IV, 1 Discite, discipuli, doctrinae grammata pul-
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cra. Da notare anche il sapore virgiliano di alcune clausole, come II, 6 dirige gressus (cf. Aen.
5, 162).
47 Anche la peculiare denominazione editio prima per l’Ars minor, editio secunda per l’Ars
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48 Ne ho trattato nel mio Custos latini sermonis, già citato supra (n. 14), pp. 15-18.
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* Devo la possibilità di condurre questo lavoro alla generosità del Dott. Marco Buonoco-
re, che ha individuato fra le carte di de Rossi questi cinque codici “africani” e li ha messi a
completa disposizione del Prof. Attilio Mastino, che me ne ha affidato lo studio, condotto
nell’ambito di un assegno di ricerca presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Sassa-
ri. Ad entrambi vada il mio più sincero ringraziamento: in innumerevoli circostanze mi sono
potuta avvalere dei suggerimenti da “africanista” del Prof. Mastino e della profonda compe-
tenza del Dott. Buonocore, che mi ha guidata in un terreno per me non sempre agevole, inco-
raggiando in ogni modo e seguendo la realizzazione di questo contributo. Ringrazio inoltre il
collega François Michel per aver riletto e corretto le trascrizioni delle lettere in francese.
1 Per il profilo di de Rossi si veda in sintesi N. PARISE, De Rossi, Giovanni Battista, in Di-
zionario Biografico degli Italiani 39 (1991), pp. 201-204. Le tappe del suo coinvolgimento nel-
l’impresa del Corpus (per cui v. anche CIL I, p. 1 e P. M. BAUMGARTEN, Giovanni Battista de
Rossi fondatore della Scienza di Archeologia Cristiana. Versione dalla lingua tedesca per Giusep-
pe Bonavenia, Roma 1892, pp. 65-66), per volontà specialmente di Mommsen, sono ripercor-
se, soprattutto sulla base del carteggio con lo studioso tedesco, da M. BUONOCORE, Theodor
Mommsen e gli studi sul mondo antico. Dalle sue lettere conservate nella Biblioteca Apostolica
Vaticana, Napoli 2003 (Università di Roma «La Sapienza». Pubblicazioni dell’Istituto di Di-
ritto Romano e dei Diritti dell’Oriente Mediterraneo, 79), in particolare pp. 8-10, 105-107
(lettera n. 22), 119-121 (lettera n. 31). La lettera d’invito “ufficiale” firmata dai segretari della
Regia Accademia di Berlino Aug(ust) Boeckh e Adolph Trendelenburg, datata 22 gennaio
1854, con la risposta del de Rossi, venne edita nell’Albo dei sottoscrittori per la medaglia d’oro:
in onore del commendatore Gio. Batt. de Rossi e relazione della solennità nel presentarla in La-
terano il dì XI Decembre MDCCCLXXXII, Roma 1882, pp. 78-81.
Nel corso del lavoro si farà uso delle seguenti sigle: CLE (= F. BÜCHELER, A. RIESE,
E. LOMMATZSCH, Carmina Latina Epigraphica, Leipzig 1895-1925); ILAlg (= S. GSELL, Inscrip-
tions latines de l’Algérie, Paris 1922); ILCV (= E. DIEHL, Inscriptiones Latinae Christianae Vete-
res, Berlin 1927).
2 Si tratta del volume VI del CIL: Inscriptiones urbis Romae Latinae, I, Collegerunt G.
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 423-455.
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3«Le cristiane delle altre parti dell’impero non ponno staccarsi dalle loro province…. Ma
ben volentieri a Lei si darà la revisione e la redazione di tutte queste iscrizioni …»: così
Mommsen in una lettera a de Rossi del 6 agosto 1853: cfr. BUONOCORE, Theodor Mommsen
cit., pp. 105-107 (n. 22). Si veda inoltre M. BUONOCORE, Giovanni Battista de Rossi e l’Istituto
Archeologico Germanico di Roma (Codici Vaticani Latini 14238-14295), in Mitteilungen des
Deutschen archäologischen Instituts, Römische Abteilung 103 (1996), pp. 304-305.
4 Ancora B UONOCORE , Giovanni Battista de Rossi cit. pp. 295-312 (con ampia bibliografia
in proposito); ID., Theodor Mommsen cit., pp. 8-10. Le potenzialità dell’epistolario di de Rossi
ai fini degli approfondimenti scientifici sui più svariati argomenti di antichistica sono state
più volte fruttuosamente saggiate negli ultimi anni: oltre ai due studi citati in apertura di
nota, si rimanda a M. BUONOCORE, Miscellanea epigrafica e Codicibus Bibliothecae Vaticanae.
VIII, in Epigraphica 55 (1993), pp. 162-164; P. SAINT-ROCH, Correspondance de Giovanni Bat-
tista de Rossi et de Louis Duchesne (1873-1894), Rome 1995 (Collection de l’École Française
de Rome, 205); M. BUONOCORE, Le lettere di A. Noël des Vergers a G. B. de Rossi nei codici
della Biblioteca apostolica Vaticana, in Adolphe Noël des Vergers (1804-1867). Un classicista
eclettico e la sua dimora a Rimini, Rimini 1996, pp. 401-416; L. CALVELLI, Il carteggio Giovan-
ni Battista de Rossi-Giuseppe Valentinelli (1853-1872), in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae
Vaticanae 14 (2007), pp. 127-213; M. BUONOCORE, Le lettere di Hermann Dessau conservate
nella Biblioteca Apostolica Vaticana, in Hermann Dessau (1856-1931). Zum 150. Geburstag des
Berliner Althistorikers und Epigraphikers. Beitrage eines Kolloquiums und wissenschaftliche
Korrespondenz des Jubilars, herausgegeben von M. G. SCHMIDT, Berlin – New York 2009, pp.
125-143.
5 Cfr. ad esempio G. B. DE ROSSI, Vienna di Francia. Iscrizioni cristiane, in Bullettino di
Archeologia Cristiana (d’ora in poi: BAC) 1 (1863), pp. 47-48 (iscrizione da Civaux comunica-
tagli dall’abate Martigny: il testo è CIL XIII, 1161); ID., Comares (Spagna) – Iscrizione metrica,
in BAC 1 (1863), p. 88 (iscrizione spagnola comunicatagli da M. de Berlanga e A. Hübner; per
il testo v. A. HÜBNER, Inscriptiones Hispaniae Christianae, Berolini 1871, n. 214). Sebbene
spesso impedito a soffermarsi sulle scoperte che si andavano facendo in altre regioni dalla
necessità di rendere conto dei ritrovamenti di Roma (a proposito delle antichità cristiane
nella reggenza di Tunisi scriveva ad esempio, in BAC 1 (1863), p. 16: «Ne renderò conto nel
mio bullettino, appena l’abbondanza delle scoperte romane, me ne lascerà il campo»), era
comunque nelle intenzioni “programmatiche” del Bullettino quella di occuparsi anche di mo-
numenti di altre province: cfr. quanto scrive l’autore nella Prefazione, in BAC 1 (1863), p. I e
BAC s. III, 3 (1878), pp. 83-84. Alla sollecitudine nel divulgare notizie relative ai monumenti
di altre regioni sono contenuti cenni in V. SAXER, Zwei christliche Archäologen in Rom: Das
Werk von Giovanni Battista de Rossi und Joseph Wilpert, in Römische Quartalschrift 89 (1994),
part. p. 166; V. FIOCCHI NICOLAI, G. B. de Rossi e le catacombe romane, in Acta XIII Congressus
Internationalis Archaelogiae Christianae, I, Città del Vaticano – Split, 1998 (Studi di antichità
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cristiana, 54), pp. 210-211 (con la menzione del lusinghiero giudizio di TH. MOMMSEN, Reden
und Aufsätze, Berlin 1905, p. 464: «... auf diese Weise hat die in Rom aufgehende Sonne der
christlichen Archäologie ihr Licht über den gesamten Orbis Romanus ausgegossen»). Piutto-
sto ingeneroso, anche alla luce di quanto si andrà esponendo in questo studio, appare dunque
il giudizio di F. W. Deichmann, che sottolineava di de Rossi il taglio prettamente “romano-
centrico” (F. W. DEICHMANN, Archeologia Cristiana, Roma 1993, p. 33).
6 Si fornisce di seguito l’elenco dei contributi relativi a monumenti e iscrizioni africane
pubblicati da de Rossi nel Bullettino (per brevità, dopo il titolo del contributo,viene omessa
la sigla BAC): Dei sepolcreti cristiani non sotterranei durante l’età delle persecuzioni (2, 1864,
pp. 28-29); Lampadario di bronzo trovato in Africa della forma d’una basilica (4, 1866, p. 16);
Secchia di piombo trovata nella Reggenza di Tunisi (5, 1867, pp. 77-86); Scoperte di insigni
storiche epigrafi di martiri di Milevi (Milah), di Sitifi (Sétif) e di luogo incerto tra Kalama (Ghel-
ma) e Cirta (Constantine) (s. II, 6, 1875, pp. 162-174); Notizie più precise intorno all’insigne
epigrafe sui martiri di Milevi sotto il preside Floro (s. III, 1, 1876, pp. 59-63); Memorie degli
Apostoli Pietro e Paolo e di ignoti martiri in Africa (s. III, 2, 1877, pp. 97-107); Nuove scoperte
africane (s. III, 3, 1878, pp. 7-36); Notizie-Aïn-Sultan, presso Mediana Zabuinorum nell’Africa.
Arco d’un ciborio (s. III, 3, 1878, pp. 115-117); Notizie-Africa. Iscrizioni di basiliche e oratorii
cristiani (s. III, 4, 1879, pp. 161-164); Vaso fittile con simboli ed epigrafe abecedaria trovato in
Cartagine presso un battistero (s. III, 6, 1881, pp. 125-146); Area cimiteriale con portici ed an-
nessa basilica scoperta in Cartagine (s. IV, 3, pp. 44-54); Pisside eburnea Cartaginese sulla
quale è effigiato Gesù Cristo distribuente i pani moltiplicati (s. V, 2, 1891, pp. 47-54); Arco
marmoreo di tabernacolo rinvenuto nella Mauritania adorno dell’immagine di Daniele fra i leo-
ni e di altri simboli cristiani (s. V, 2, 1891, pp. 67-72); Iscrizione di Guelma (Calama) in Africa
(s. V, 4, 1894, pp. 39-40); Basilica ed insigni iscrizioni in musaico scoperte in Tipasa di Mauri-
tania (s. V, 4, 1894, pp. 90-94). Numerosi, e di non poco interesse, sono anche i riferimenti
contenuti nei resoconti delle Conferenze di archeologia cristiana, editi nello stesso Bullettino,
dove de Rossi dà conto dei più svariati ritrovamenti africani: in BAC s. V, 2 (1891), pp. 9, 17-
18, si presentano ad esempio un pesce in terracotta e una lucerna donategli da uno dei suoi
corrispondenti in Africa (il vescovo Robert; la lucerna venne donata da de Rossi al Museo
Sacro della Biblioteca Vaticana, dove attualmente si trova); alle pp. 24-25 si illustra, ancora,
la scoperta dell’iscrizione menzionante la martire Salsa a Tipasa. Fra gli studi inerenti ogget-
ti africani si ricordi inoltre DE ROSSI, La capsella argentea Africana, offerta al sommo pontefice
Leone XIII dall’em.o Sig. Card. Lavigerie arcivescovo di Cartagine. Memoria del Comm. Gio.
Batt. de Rossi, Roma 1889.
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necropoli occidentale di Caesarea, l’odierna Cherchel (dossier trasmesso dallo stesso Lavige-
rie a de Rossi e conservato in Vat. lat. 10537, ff. 2r-25v: v. anche infra, nota 25) attinge ampia-
mente PH. LEVEAU, Fouilles anciennes sur les nécropoles antiques de Cherchel, in Antiquités
Africaines 12 (1978), pp. 89-95. Alcuni appunti del parroco di Tébessa Henri Delapard (con-
servati in Vat. lat. 10536, ff. 125r-133r) sono citati, a proposito della “cappella vandala” di
Ammaedara (odierna Haïdra), da N. DUVAL, F. PRÉVOT, Recherches archéologiques à Haïdra. I:
Les inscriptions chrétiennes, Rome 1975, pp. 245-246, 2521-252, 275. I “papier de Rossi”, sen-
za indicazione della segnatura, sono più volte citati da Y. DUVAL, Loca Sanctorum Africae. Le
culte des martyrs en Afrique du IVe au VIIe siècle, I, Rome 1982 (Collection de l’École Française
de Rome, 58), pp. 146, 151-152, 164-165, 188, 209, 211, 248, 448.
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e, lato sensu, a tutti gli argomenti di cui si tratta in queste carte, e dove si
renderà conto nel dettaglio delle numerose lettere sparse all’interno dei co-
dici, pare qui utile metterne in luce alcuni aspetti e dare intanto una prima
illustrazione di quanto questi contengono partendo, in primo luogo, dalla
rassegna degli argomenti indicati, in ogni codice, dal titolo scritto nel fo-
glio che apre ciascuna delle sezioni (più o meno ampie) in cui il materiale
venne suddiviso dallo stesso de Rossi15:
Vat. lat. 10534 – Sul dorso della copertina: Iscrizioni cristiane Africane.
Basilica di S. Salsa (ff. 1r-2r); Musaico di Setif (ff. 3r-4v); Iscrizioni di
Guetna (Oran) (ff. 5r-10r); Iscrizioni di Altava (ff. 10bisr-21v); Iscrizioni in
musaico di Tabarca (ff. 22r-24r); Schede piccole di iscrizioni africane (ff. 5r-
35r); Codice Sessoriano contenente un carme di S. Agostino sul martire S.
Nabore (ff. 37r-39v); Mosaici africani con figure e nomi di cavalli (ff. 40r-
44v); Mattoni con ornati e lettere a rilievo trovati presso l’antica Cillium
(Africa) (ff. 45r-48v); Basilica della martire S. Degna (scoperta a Philippeville
l’antica Rusicade) (ff. 49r-56v); Necropoli di Sfax (ff. 57r-61v); Iscrizioni
africane di località diverse (ff. 62r-139r).
Vat. lat. 10535 – Sul dorso della copertina: Iscrizioni Africane.
Basilica di Damus el-karita presso Cartagine (ff. 1r-5v); il codice contiene
per il resto numerosi estratti di riviste contenenti articoli di Delattre sugli
scavi di Cartagine (ff. 6r-284v).
Vat. lat. 10536 – Sul dorso della copertina: Iscrizioni dell’Africa.
Iscrizioni delle provincie dell’Africa proconsolare (ff. 1r-41v); Iscrizioni
della Numidia (ff. 42r-123r); Iscrizioni della provincia Bizacena (ff. 124r-
135v); Iscrizioni Libico-Berbere (136r-163r); Iscrizioni servite per la disser-
tazione “De titulis Carthaginiensibus” (ff. 164r-186v).
Vat. lat. 10537 – Sul dorso della copertina: Iscrizioni della Mauritania.
Mauritania Caesariensis (f. 1r); Area di Evelpio in Cesarea di Mauritania
(ff. 2r-46r); Iscrizioni della Mauritania Sitifensis (ff. 47r-72v); Altre basiliche
cristiane dell’Africa (eccettuata quella di Tebessa) ed altri edifici africani (ff.
73r-88bisv); Iscrizioni pagane e geografiche dell’Africa (ff. 89r-104v).
Vat. lat. 10538 – Sul dorso della copertina: Iscrizioni africane.
Iscrizioni di diverse località africane (ed appunti diversi) (ff. 1r-85r); Iscri-
zioni di Maktar (ff. 85r-92r); Iscrizioni di Aïn-Kebira (ff. 93r-96r); Schede in-
15
Una prima descrizione del materiale si ha in M. VATTASSO – H. CARUSI, Biblioteca Apo-
stolica Vaticana. Codices Vaticani Latini. Codices 10301-10700, Città del Vaticano 1920, pp.
282-285; pare opportuno riproporla in questa sede con rettifiche in merito all’indicazione di
alcune località e alla numerazione di alcuni fogli, mentre si rimanda infra, pp. 431-449 per
notizie intorno alle lettere che i diversi codici contengono.
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16 In particolare, il Vat. lat. 10535 è costituito quasi interamente da estratti di Louis De-
lattre (v. infra, pp. 445-447), relativi alle indagini effettuate a Cartagine fra il 1878 e il 1889,
tratti da riviste quali Bulletin des Antiquités africaines; Bibliothèque illustrée des Missions ca-
tholiques; Recueil des Notices et Mémoires de la Société archéologique de Constantine; Cosmos-
Revue des Sciences et de leurs applications; Le missioni cattoliche-Bullettino settimanale illus-
trato dell’opera La propagazione della fede; Les missions catholiques-Bulletin hebdomadaire
illustré de l’œuvre de la Propagation de la foi. Estratti, opuscoli e fascicoletti a stampa (in
qualche caso pubblicazioni strettamente locali e non specialistiche) si ritrovano sparsi anche
negli altri codici; la rassegna che qui sinteticamente se ne propone contribuisce ad arricchire
il quadro dei variegati (e a volte impensabili) canali di informazione dei quali de Rossi poté
giovarsi per la raccolta, quanto mai capillare, dei dati sulle antichità africane. In Vat. lat.
10536, ff. 77bisr-77terv: settimanale Journal de Bone del 24 dicembre 1878, dove si tratta
dell’iscrizione CIL VIII, 10701 (= CIL VIII, 17617 = ILCV 1978); ff. 147r-158v: mensile Journal
scolaire de l’Algérie del 15 dicembre 1873, con il resoconto di una delle sedute della Société
archéologique de Constantine; ff. 180r-186v: opuscoletto di E. DE L’HERVILLIERS, Étude sur
quelques inscriptions chrétiennes carthaginoises, da Annales de philosophie chrétienne, s. V, t.
VIII, n. 43 (1963), pp. 44-57 (con dedica autografa: «hommage respecteux / Edmond de l’Her-
villiers»). In Vat. lat. 10538, ff. 18r-25v: parte della rivista Cosmos-Revue des Sciences et de
leurs applications (17 aprile 1888), con un articolo di Delattre sulle tombe ipogee della necro-
poli di Gamart a Cartagine; ff. 113r-119v: estratto di M. DE LAURIER, Notice sur la Basilique de
Tébessa (Algérie), da Congrès Archéologique de France, XL session. Séances générales tenues à
Châteauroux en 1873 par la Société française d’Archéologie, Paris 1874, pp. 344-355; ff. 162r-
172v: opuscolo di H. DE VILLEFOSSE, Lampes chrétiennes inédites. Extrait du Musée archéolo-
gique, Paris 1875; ff. 192r-204v: estratto dal Bulletin de la Société des Antiquaires de France
(1880) con diverse comunicazioni di H. de Villefosse su varie iscrizioni; ff. 205r-244v due
numeri del Bulletin des Musées del 1890; l’ultima parte di questo codice è costituita dalla
pubblicazione di A. BERBRUGGER, Bibliothèque-Musée d’Alger – Livret explicatif des collections
diverses de ces deux établissements, Alger 1860 (f. 245; le pagine dell’opuscolo hanno una nu-
merazione propria), donata dallo stesso autore a de Rossi, come si legge nella pagina che
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Sebbene il primo nucleo di dati raccolti nei nostri codici risalga almeno
all’epoca della pubblicazione del De christianis titulis Carthaginiensibus,
del 185818, è solo diversi anni dopo, quando comincia a entrare nel vivo
il progetto di realizzazione dell’VIII volume del CIL, che de Rossi comin-
(1858), pp. 497-538; su tale raccolta di testi si rimanda anche a CIL VIII, pp. XXVI-XXVII e
L. ENNABLI, Les inscriptions funéraires chrétiennes de Carthage, III: Carthage intra et extra
muros, Rome 1991 (Collection de l’École Française de Rome, 151), pp. 45-46. Gli apografi
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delle iscrizioni commentate in questo primo contributo di de Rossi si trovano in Vat. lat.
10536, ff. 166r-177v.
19 Per l’attività del prelato tracciata da un contemporaneo si rimanda a F. KLEIN, Le Car-
dinal Lavigerie et ses oeuvres d’Afrique, Tours 1897; v. inoltre J.-C. CEILLIER, Histoire des Mis-
sionnaires d’Afrique (Pères Blancs). De la fondation par Mgr Lavigerie à la mort du fondateur
(1868-1892), Paris 2008, in particolare pp. 27-82 per il periodo dell’episcopato algerino.
20 Così si esprime nella prima lettera pastorale scritta dopo la sua nomina ad arcivescovo
di Algeri: «Quelle est, en effet, dans le passé, l’histoire de l’Afrique du Nord? Interrogez les
ruines qui couvrent votre sol. Vous y trouverez les traces superposées de trois grandes races
historiques, les débris des civilisations les plus hautes et les plus diverses; vous y découvrirez
les tombes, les monuments, la mémoire des hommes les plus illustres, les restes épars des
cités les plus fameuses»: Lettre pastorale pour la prise de possession du diocèse d’Alger (5 mai
1867), in Recueil de lettres publiées par Mgr l’Archevêque d’Alger, délégué apostolique du Sahara
et du Soudan sur les Oeuvres et Missions Africaines, Paris 1869, p. 8.
21 Vat. lat. 10537, f. 88bisrv (lettera del 24 marzo 1870, da Roma). Ancorché riportato
parzialmente, il testo di questa e delle altre lettere citate è riprodotto tenendo fede all’origina-
le per quanto attiene la punteggiatura, le maiuscole, le sottolineature; si sono integrate fra
parentesi tonde le abbreviazioni e inserite tra parentesi graffe le cancellature; alcuni piccoli
errori di accentuazione presenti nelle lettere sono stati normalizzati.
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22
BERBRUGGER, Bibliothèque-Musée d’Alger cit., nn. 165, 166.
23
G. B. DE ROSSI, La Roma Sotterranea Cristiana, I, Roma 1864, pp. 96-97, 105-106.
24 DE ROSSI, Dei sepolcreti cit., pp. 28-29.
25 Per questo settore della necropoli, il cui assetto è ricostruibile proprio grazie alle infor-
mazioni trasmesse da Lavigerie a de Rossi, si veda LEVEAU, Fouilles anciennes cit., pp. 89-95;
una sintesi anche in PH. LEVEAU, Caesarea de Maurétanie, une ville romaine et ses campagnes,
Rome 1984 (Collection de l’École Française de Rome, 70), pp. 28-29.
26 GSELL, Atlas Archéologique de l’Algérie, Alger-Paris 1911, f. 12, n. 174.
27 Si tratta di CIL VIII, 9708 = ILCV 1821; la citazione della data è qui imprecisa, dal
momento che l’iscrizione reca l’anno della provincia 285 (= 324 d.C.).
28 Messa in luce nel 1843, non risulta che la basilica di Orléansville (odierna Chlef) sia
stata sottoposta ad indagini di alcun tipo ispirate da Lavigerie; la storia delle ricerche e le
vicende monumentali dell’edificio sono ripercorse da J.-P. CAILLET, Le dossier de la basilique
chrétienne de Chlef (anciennement El Asnam, ou Orléansville), in Karthago 21 (1987), pp. 135-
161.
29 A. BERBRUGGER, Inscription latine sur mosaïque près de Ténès, in Revue Africaine 12
(1868), p. 400; l’iscrizione è in CIL VIII, 9693 (e revisione proposta da de Rossi in merito alla
datazione, a p. 975) = ILCV 614.
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Nous faisons aussi fouiller Tigava, ou au moins ce que nous croyons éte cette
ville. Nous avons dejà découvert plusieurs édifices considérables, parmi lesquels
une basilique, des bains et une autre grande construction dont la destination nous
est encore inconnue, mais qui pourrait bien être une église ou un monastère, car
nous avons trouvé sur le linteau d’une porte cette inscription chrétienne:
HIC PAX XP(ISTI) AETERNA MORETVR34.
lat. 10537, ff. 9r-10v. De Rossi diede un primo resoconto della scoperta nelle Adunanze di ar-
cheologia cristiana in BAC s. III, 3 (1878), pp. 73-74. Sul materiale conservato da de Rossi si
sono in parte basati gli studi sulle necropoli di Cherchell realizzati negli anni Settanta da Ph.
Leveau, che si è avvalso anche di altri appunti di Lavigerie che si conservano all’arcivescova-
do di Algeri: cfr. PH. LEVEAU, Les Hypogées de la rive gauche de l’Oued Nsare et la nécropole
orientale de Caesarea (Cherchel) d’après des fouilles et des dessins anciens, in Antiquités Afri-
caines 11 (1977), pp. 209-214; ID., Fouilles anciennes cit., pp. 89-108.
33 Vat. lat. 10534, ff. 112r-113r; l’area indagata da Lavigerie è illustrata da E. REISSER, Un
testo, che parrebbe essere una peculiarità esclusivamente africana, si veda da ultimo P. CU-
GUSI, Note su alcuni casi di doppioni epigrafici, in Epigraphica 70 (2008), pp. 248-250.
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Nous y avons aussi trouvé plusieurs belles lampes chrétiennes avec la croix,
la colombe etc. / et dans les pièces qu’entourent l’enceinte centrale une quantité
considérable de dolia et d’orcea parfaitement conservés et dans une desquelles,
chose rare, se trouve une longue inscription libyque ou punique que nous n’avons
pas encore fait déchiffrer.
Dans les thermes nous avons aussi trouvé plusieurs mosaïques, dont l’une porte
cette inscription:
Tu modo, Frumenti, domito virtute rebelli respicis ac reparas dumis contecta
lavacra35,
quel est ce frumentice, quels sont ces rebelles, rien ne nous le dit encore. Mais
ce qu’il y a de certain c’est que la ville a été détruite plusieurs fois et, en dernier
lieu, brûlée.
Le désir de notre père Monseigneur Lavigerie est que les Missionnaires de Car-
thage s’occupent activement de la recherche des antiquités chrétiennes, et c’est moi
qu’il a spécialement chargé de ce travail ...37.
Sulla scia del vescovo di Algeri si pone un altro religioso francese, Jo-
seph-Jean-Louis Robert (1819-1900)38 che, già in contatto con de Rossi
almeno sin dal 185139, divenne, a partire dal momento in cui fu nominato
vescovo di Costantina e Ippona nel 1872, il suo più assiduo informatore in
merito ai monumenti e alle iscrizioni cristiane del territorio della diocesi,
come documentano le circa 25 lettere sparse fra questo materiale africa-
no e le numerose altre — circa 160, che occorrerà esaminare in maniera
sistematica —, confluite nei codici contenenti il carteggio (Vat. lat. 14238-
14295), alle quali è più volte contenuto riferimento in margine a disegni e
appunti di de Rossi estratti da tale corrispondenza40. Come troviamo pro-
35 CIL VIII, 10946 = CIL VIII, 21497 = CLE 28; un commento di questo e di testi analoghi,
da ultimo, in S. BUSCH, Versus balnearum. Die antike Dichtung über Bäder und Baden im
Römischen Reich, Stuttgart, Leipzig 1999, pp. 219-265.
36 Cfr. J. CUSSAC, Un géant de l’Apostolat, le cardinal Lavigerie, Paris 1940.
37 Vat. lat. 10536, f. 12v. Per l’attività di Delattre si veda infra, pp. 445-447.
38 Cenni biografici su questo personaggio in J. H. ALBANÉS, Armorial et sigillographie des
Évêques de Marseille avec des notices historiques sur chacun de ces Prélats, Marseille 1884,
pp.190-192.
39 Cfr. Vat. lat. 14238 (nn. 12, 14).
40 Sull’abbondanza del materiale inviatogli da Robert così scriveva de Rossi (Memorie
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... J’ai été nommé récemment à l’évêché de Constantine (Algérie). ... La province
de Constantine est un sol / classique pour l’archéologie. J’ai la confiance que vous
voudrez bien me donner des conseils, pour éveiller dans l’esprit de mon clergé le
goût de l’archéologie chrétienne,
J’ai la pensée d’adresser une lettre pastorale à mon clergé pour les exciter à
l’étude de l’archéologie. Mon but est de leur donner des conseils pratiques; c’est à
dire, leur indiquer les moyens de prendre les connaissances préliminaires, et puis
/ leur apprendre les procédés pratiques pour lire et relever les inscriptions, distin-
guer les épigraphes païennes des chrétiennes, etc.
Je vous serai bien reconnaissant si dans un moment de loisir vous ayez la bonté
de me fournir des renseignements. Je ne voudrais pas occuper vos moments si
précieux, mais quelques mots indiquant le cadre que j’aurais à suivre, mots que si
vous dicteriez me seraient infiniment utiles.
degli Apostoli Pietro e Paolo cit., p. 97): «L’Africa romana ricchissima di monumenti cristiani
e l’indefessa cura e costante cortesia di monsignor Robert vescovo di Costantina nell’inviar-
mene accurate e pronte notizie mi fornirebbero materia quasi sufficiente ad uno speciale
Bullettino tutto africano».
41 Vat. lat. 14251 (n. 274).
42 Vat. lat. 10536, ff. 68r-69v (lettera del 24 gennaio 1876, da Costantina).
43 Es. M. M. ROSTOWSEF, Fragment d’un relief représentant l’intérieur d’un amphithéâtre, in
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Dans votre lettre du 4 août vous avez bien voulu me promettre de m’envoyer
quelques instructions propres à nous diriger dans les recherches archéologiques.
Ces instructions nous seraient fort utiles. J’ai trouvé dans mon clergé quelques
prêtres qui s’occuperaient volontiers d’archéologie, mais ils auraient besoin d’être
dirigés.
Haïdra d’après l’abbé Delapard, in Bulletin de la Société Nationale des Antiquaires de France,
1969, pp. 99-121; DUVAL, PRÉVOT, Recherches archéologiques cit., pp. 243-286.
45 Vat. lat. 10536, ff. 142bisr-142terv (lettera del 1 dicembre 1872, da Costantina).
46 CIL VIII, 2009 (p. 2731) = ILAlg, I, 3420 = ILCV 1100.
47 GSELL, Atlas archéologique cit., f. 17, n. 214; si tratta dell’odierna Ain-Aziz-Ben-Tellis.
48 S. A. MORCELLI, Africa Christiana, I, Brescia 1816, p. 190.
49 Cfr. Rapport sur les fouilles faites à la basilique de Tébessa pendant l’année 1870 par le
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Il y aurait ici des recherches fort intéressantes à faire. Si le clergé était / plus
nombreux et qu’il pût avoir une direction archéologique, nous pourrions arriver à
des résultats sérieux.
M(onsieur) le curé de Tébessa, qui a du reste beaucoup de goût pour cette étude
est très bien placé pour la satisfaire. Outre que le territoire de Tébessa est un des
champs les plus riches, il est en relation avec les Arabes du Sud de la Tunisie, placés
à plus de 60 lieues plus au Sud, et qui viennent fréquenter le marché de Tébessa. Ils
lui ont apporté récemment quelques antiquités chrétiennes recueillies sur les bords
du grand lac du Djérid / le (Lybia Salus des anciens), dans une localité appelée par
les Arabes Taguious (l’oppidum Tigense de Pline).
Ce sont surtout des “lucernes” chrétiennes portant en relief le monogramme du
Christ, le cœur et le poisson.
Ces Arabes prétendent qu’il y en a beaucoup du même genre portant des figures
d’arbres et d’oiseaux (la palme et la colombe?). Ils ont découvert ces objets dans
des tombeaux. Ils prétendent qu’il existe dans cette contrée de longs souterrains
ayant à l’intérieur un revêtement de pierres de taille qui portent des inscriptions.
M(onsieur) le curé de Tébessa les a initiés tant bien que mal au procédé de l’estam-
page, pour obtenir ces inscriptions.
51 Vat. lat. 10534, ff. 124r-126v; 10536, f. 133rv; 10538, f. 135r. Per la localizzazione di
Nuove scoperte africane cit., pp. 25-36 e tav. VI. Su Aïn-Kemellel: ID., Notizie-Africa. Iscrizioni
di basiliche cit., pp. 161-163; ID., Notizie-Numidia. Monumenti architettonici cit., pp. 75-76.
53 CIL VIII, 10713-10715; v. anche i contributi citati alla nota precedente.
54 Vat. lat. 10534, f. 130r.
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libyco-berbères: inscriptions des environs de Milah et de Souk-Ahras, Paris 1878; oltre che in
questi codici, un’altra lettera di Reboud a de Rossi del 1888 si conserva in Vat. lat. 14281,
n. 980.
56 GSELL, Atlas archéologique cit., f. 27, n. 115.
57 Vat. lat. 10536, f. 76rv (lettera del 14 dicembre 1875, da Costantina). Le dimensioni del
PRINGLE, The Defence of Byzantine Africa: an account of the military history and archaeology of
the African provinces in the sixth and seventh centuries, Oxford 1981 (British Archaeological
Reports, International series 99), p. 330 e, da ultimo, P. MORIZOT, X. DUPUIS, Moenia quisque
facit famae eternae studet ille. La dédicace versifiée des praedia d’un clarissime à Henchir Fe-
gousia (Numidie méridionale), in Comptes-rendus des séances de l’Académie des Inscriptions et
Belles-Lettres 145 (2001), in particolare p. 910.
59 CIL VIII, 2525 (p. 953).
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Notizie più precise intorno all’insigne epigrafe sui martiri di Milevi cit., p. 59 e tav. III,1.
62 M. GOYT, Inscriptions relevées aux environs de Khenchela et de Sétif, in Recueil des No-
14295. In merito alle iscrizioni dell’Africa egli fu in qualche modo anche in contatto con
Mommsen, come si apprende da riferimenti contenuti nelle lettere di questi a de Rossi: cfr.
BUONOCORE, Theodor Mommsen cit., pp. 219-220, 223-226 (lettere n. 114-116). A motivo dei
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3° Announa (l’ancienne Tibilis). J’ai voulu revoir ces ruines qui sont fort impor-
tantes, et parmi lesquelles se trouvent les débris d’une église67. Le nom de Tibilis
ne souffre aucune objection. Il a été déterminé / il y a plus de vingt ans par la
découverte d’une inscription qui a fixé toute incertitude à cet égard68. A quelques
kilomètres de là sont des eaux chaudes, très considérables, qui étaient les Aquae
tibilitane. Ces deux localités avaient un siège épiscopal (Morcelli)69. S(aint) Augus-
tin parle de Tibilis, Script(um) ad Donat.70 et des Aquae tibilitane en plusieurs
endroits de la cité de Dieu.
personali contatti fra de Rossi e Poulle, Hermann Dessau alla vigilia del suo viaggio in Africa
per i Supplementa al CIL VIII, nel 1887, chiedeva l’interessamento di de Rossi perché gli fosse
garantita una buona accoglienza presso Poulle (« ... è a lei, in gran parte, che debbo la buona
accoglienza che ho trovata, tanto a Constantine quanto nella provincia», scriverà a de Rossi
una volta rientrato dal viaggio): cfr. M. BUONOCORE, Le lettere di Hermann Dessau conservate
nella Biblioteca Apostolica Vaticana, in Hermann Dessau (1856-1931). Zum 150. Geburtstag
des Berliner Althistorikers und Epigraphikers. Beitrage eines Kolloquiums und wissenschaftli-
che Korrespondenz der Jubilars, hsg. von M. J. SCHMIDT, Berlin – New York 2009 (CIL Aucta-
rium, Series Nova, Volume tertium), pp. 137-138, lettere R18 3 R19.
65 Per la prima: Vat. lat. 10536, ff. 64r-65v (si tratta di CIL VIII, 10787 = CIL VIII, 18705
= ILCV 2443, da Aïn Fakrun; per una parziale revisione del testo v. A. BERTHIER, Les vestiges
du christianisme antique dans la Numidie centrale, Alger 1943, p. 78). Per la seconda: Vat. lat.
10536, ff. 83r-84v (CIL VIII, 2309 e p. 950 = CIL VIII, 17759 = ILCV 2475, dai pressi di Aïn
Beïda).
66 Vat. lat. 10537, ff. 79r-80v (lettera dell’11 novembre 1876, da Costantina).
67 GSELL, Atlas archéologique cit., f. 18, n. 107.13; N. DUVAL, I. GUI, J.-P. CAILLET, Basi-
liques chrétiennes d’Afrique du nord, I: Inventaire de l’Algérie, Paris 1992, pp. 337-340.
68 A giudicare dalla data del recupero, l’iscrizione alla quale si riferisce è probabilmente
CIL VIII, 5525, menzionante i Thibilitani (a. 1855 repperit Creully, registra il CIL).
69 MORCELLI, Africa Christiana, I, cit., p. 79.
70 Si riferisce, verosimilmente, al Contra Cresconium grammaticum partis Donati, III, 27.
30, dove viene citato il vescovo Marinus ab Aquis Tibilitanis (Patrologiae cursus completus.
Series Latina, accurante J.-P. MIGNE, 43, Lutetiae Parisiorum 1841, col. 511).
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Toutes les pierres qui ont servi à la construction de cet édifice proviennent de
débris d’une construction antérieure païenne. On y voit des inscriptions funéraires
et les pierres n’ont pas été taillées pour cette seconde construction. On les (a) ajus-
tées aussi bien qu’on a pu. Mais on voit qu’elles avaient servi d’abord à una autre
destination. Il n’y a que les pierres qui forment le cintre de l’imposte qui ont été
taillées exprès. La clef du cintre porte à l’extérieur une croix dont je vous envoie à
part le fac-simile. En voici la forme.
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Cette pierre se trouve à la clef du cintre, sur la porte d’entrée (façade exterieure). /
Le sol est amoncelé de ruines, ce qui rend les fouilles très difficiles. J’ai voulu sur
deux points faire creuser jusqu’au sol, qui se trouve à plus d’un mètre au dessous
du sol actuel. J’ai n’ai pas pu constater si le sol primitif était formé d’une mosaïque
ou d’une dallage en pierres. J’ai seulement la certitude que l’église avait été détruite
par un incendie, car on trouve au sol primitif beaucoup de morceaux de bois car-
bonisés par le feu. On suit assez bien la distinction en trois nefs: on voit même la
naissance des murs qui formaient les nefs latérales. Mais ces murs ne devaient pas
trop s’élever au dessus du sol. Ils devaient servir d’appui aux colonnes, destinées
à établir et distinguer les nefs. On trouve en effet dans les ruines des tronçons de
fort belles colonnes. Du reste, les pilastres de la façade intérieure avec leurs beaux
chapiteaux en marbre, de l’ordre composite, montrent évidemment qu’il y avait
dans leur direction une double rangé de colonnes, c(est)-à-d(ire) de chaque côté.
Il est très probable que l’abside était circulaire et correspondait à la nef centrale.
Mais à cause de l’amoncellement des ruines, il est difficile d’en avoir la certitude.
Les ruines de l’église de Tibilis sont connues depuis très longtemps.
M(onsei)g(neu)r Dupuch les a visitées, il y a plus de trente ans. Mais je crois
qu’on n’en a jamais fait l’objet d’une étude spéciale.
Ainsi que je le dis plus haut, j’adresse par la poste dans un pli séparé le fac-simile
de la croix71. Elle est une reproduction exacte de l’original: j’ai pris un estampage
du croisillon inférieur et de l’ A et de l’ω. Et m’aidant de ces estampages et au
moyen des mesures prises sur le lieu, j’ai reconstitué la croix. Les parties teintées
en bleu sont creusées par la taille. L’extrémité inférieure manque de régularité par
suite ou de la précipitation ou de l’instabilité de l’ouvrier.
On voit dans les parties subsistantes de la construction, qu’elle / a été faite non
seulement des débris appartenant à des ruines de monuments païens, mais qu’elle a
été faite avec une certaine négligence. Ainsi on voit les pierres d’appareil assez mal
ajustées et souvent formées par des briques et du mortier. Cette forme de construc-
tion accusait-elle l’époque byzantine? Y voit-on bien le caractère byzantin? Du reste
il y a eu dans nos villes africaines bien des dévastations avant que les troupes de
Belisaire ne péussent faire des édifices sur les débris des Vandales.
J’ai l’honneur de vous adresser les croquis de diverses fouilles faites à l’ancienne
Satafi73. C’est là qu’a été découverte la tabula lusoria PATRIS ET FILI etc.74. On
71
Si trova in Vat. lat. 10537, f. 78v.
72
Vat. lat. 10537, ff. 84r-85v (lettera del 18 ottobre 1877, da Costantina).
73 GSELL, Atlas archéologique cit., f. 16, n. 177.
74 CIL VIII, 8407 e p. 970; edita da ultimo in A. FERRUA, Tavole lusorie epigrafiche. Catalo-
go delle schede manoscritte, introduzione e indici a cura di M. BUSIA, Città del Vaticano 2011
(Sussidi allo Studio delle Antichità Cristiane, 14), p. 149, n. 118.
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L’autorevolezza maturata dal vescovo durante gli anni in cui fu alla gui-
da della diocesi africana fece sì che anche dopo il suo trasferimento a Mar-
siglia, nel 1878, egli continuasse a rimanere punto di riferimento per molti
di coloro che, in Africa, si occupavano di antichità cristiane; gli scambi
epistolari fra lui e de Rossi, protrattisi fino alla morte dello studioso ro-
mano (l’ultima lettera conservata fra la corrispondenza di de Rossi si data
appunto al 189479), vertono spesso su scoperte (soprattutto di iscrizioni)
effettuate in Algeria, comunicate a Robert da coloro con i quali era ancora
rimasto in contatto; fra questi vi erano alcuni militari francesi di stanza
in Algeria, quali il medico Reboud, del quale già si è detto, e il capitano di
90-91, dove viene proposta la pianta già edita da St. GSELL, Satafis (Périgotville) et Thamalla
(Tocqueville), in Mélanges d’archéologie et d’histoire 15 (1895), p. 38; questa basilica era già
distrutta nel primo decennio del XX secolo (così GSELL, Atlas archéologique cit., f. 16, n. 177).
78 CIL VIII, 8396 (p. 970) = CIL VIII, 20240; per l’iscrizione v. POULLE, Inscriptions de la
Mauritanie cit., pp. 584-594; A. AUDOLLENT, Mission épigraphique en Algérie de MM. Aug. Au-
dollent et J. Letaille (Octobre 1889 et Février 1890), in Mélanges d’archéologie et d’histoire 10
(1890), pp. 485-486.
79 Vat. lat. 14295, n. 138.
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fanteria Abel Farges, più volte ricordato come fonte delle informazioni, e
del quale a de Rossi vengono inoltrate dal vescovo alcune lettere80.
Anche uno degli immediati successori di Robert nella sede di Costan-
tina, Barthélemy Clément Combes (1839-1922), in Africa fra il 1881 e il
1893, si mette sporadicamente in contatto con de Rossi, al quale comu-
nica, sia direttamente, attraverso alcune lettere conservate nel carteggio
de Rossi81, che tramite il suo vicario generale, Claude Pavy82, le principali
scoperte effettuate nel territorio della diocesi. Nel 1883 il vescovo scrive,
ad esempio83: «M(onsieur) le curé de Biskra vient de m’envoyer un rapport
intéressant sur des découvertes qui viennent d’être faites dans l’intérieur du
désert. Je vous serais reconnaissant de vouloir bien me retourner la pièce
ci-jointe avec vos appréciations ...».
Qualche tempo dopo, nel 1886, è il suo vicario che comunica a de Rossi
la scoperta della tomba della martire Digna a Philippeville (l’antica Rusi-
cade, ora Skikda)84:
80Vat. lat. 10538, ff. 68r e 140r-141v (lettere del 15 dicembre 1885, e del 27 giugno 1884,
da Khenchela); Vat. lat. 10534, ff. 122quaterr-122quinquiesv (lettera del 17 maggio 1886, da
Khenchela, indirizzata a René de La Blanchère, all’epoca direttore del Service des Antiquités
et Beaux Arts a Tunisi). In qualche caso, peraltro, Robert si trova anche a constatare con di-
spiacere l’ostinato silenzio di qualcuno dei suoi vecchi informatori; più volte, in particolare,
lamenta le mancate risposte del parroco di Tébessa, Delapard: così, ad esempio, scrive in una
lettera del 1883, dopo aver espresso il desiderio di inviare all’amico romano qualche nuova
iscrizione dell’Africa: «Mais je ne suis plus en Algérie, et M(onsieur) Delapard se montre plus
sourd que jamais à toutes mes sollicitations» (Vat. lat. 14269, n. 239).
81 Vat. lat. 14238-14295: si tratta di sette lettere comprese fra gli anni 1883-1889.
82 Vat. lat. 10534, ff. 52r-53r (lettera del 4 aprile 1886, da Costantina); altre due lettere
sono in Vat. lat. 14269, n. 352 (a. 1883); 14282, n. 410 (a. 1889).
83 Vat. lat. 14269, n. 276 (lettera del 20 maggio 1883, da Costantina).
84 Vat. lat. 10534, ff. 52r-53r (lettera del 14 aprile 1886, da Costantina); de Rossi ne diede
immediata notizia nel corso di una delle Conferenze di Archeologia Cristiana, in BAC s. IV, 4
(1886), pp. 26-28. Sull’iscrizione menzionante la martire (CIL VIII, 19913) cfr. DUVAL, Loca
Sanctorum cit., pp. 184-186.
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M(onsieur) le Docteur Ricoux prétend que ce sont les restes d’une jeune fille
d’environ 18 ans”.
Voilà, Monsieur, quelques renseignements qui vous permettront peut-être de
vous prononcer.
Toutefois je signalerai ici un essai de lecture tenté par un des mes confrères89:
AVe Sancta Crux, Nostra Lux. Quant à l’incription explicitée, elle me paraît de-
voir se lire ainsi: fac nobiscum, Domine, signum .... ut videant qui me oderunt et
confundantur.
La première partie de l’inscription rappelle le commencement du 17e verset du
psaume LXXXV: Fac mecum signum in bonum. La version italique dont se servait
saint Augustin porte in bono au lieu de in bonum et, comme dans notre texte ode-
runt au lieu de oderant me de la Vulgate.
Comptes-rendus des séances de l’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres 76 (1932), pp. 25-31.
86 Supra, p. 434.
87 Cfr. L. ENNABLI, Carthage. Une métropole chrétienne du IVe à la fin du VIIe siècle, Paris
1997, pp. 56, 113-120 (basilica di San Cipriano o Bir el Knissia), 121-129 (Damous el Karita),
132-135 (basilica Maiorum o di Mcidfa), 135-141 (Bir Ftouha).
88 Vat. lat. 10534, f. 26v (biglietto del 9 marzo 1894).
89 L’iscrizione in oggetto è CIL VIII, 25043 (vedi anche ENNABLI, Les inscriptions funérai-
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sentire anche il recupero di alcuni elementi sfuggiti agli studi che in epo-
che più recenti si sono occupati dei monumenti da lui indagati. Si riporta,
come esempio, il passo di una lettera nella quale, comunicando a de Rossi
l’avanzamento delle indagini nel complesso paleocristiano extraurbano di
Bir Ftouha, a nord della città91, Delattre traccia lo schizzo di un settore, at-
tiguo al battistero, non segnalato nella pianta complessiva dell’area redatta
diversi anni dopo e pubblicata da Liliane Ennabli92:
91 Vat. lat. 10534, ff. 116sexiesr-116septiesv (lettera del 26 ottobre 1880, da Cartagine).
Della struttura della quale si tratta, indagata nel 1880 da Delattre, nel 1895-1897 da Paul
Gaukler e di nuovo da Delattre nel 1928-1929 (cfr. ENNABLI, Carthage cit., pp. 136-141) fu de
Rossi a dare le prime notizie (DE ROSSI, Vaso fittile cit., pp. 125-127).
92 ENNABLI, Carthage cit., pp. 138-139.
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93 I calchi di questa iscrizione (CIL VIII, 14237; cfr. anche ENNABLI, Les inscriptions
funéraires cit., n. 596) e di quella menzionata di seguito si trovano in questo stesso codice,
Vat. lat. 10534, f. 107v.
94 Vat. lat. 10536 f. 73r; v. anche BUONOCORE, Theodor Mommsen cit., pp. 185-186 (lettera
n. 89) e pp. 157-158 per il riferimento ad altri appunti e schede epigrafiche inviate a de Rossi.
95 Vat. lat. 10537, ff. 86r-87v; 10538, ff. 149r-150v (lettere del 6 dicembre 1875 e del 20
giugno 1879, entrambe da Belley). Numerose lettere di Martigny, che fu in stretto contatto
con de Rossi anche per la redazione del Dictionnaire des Antiquités chrétiennes e per la tradu-
zione in francese del Bullettino di Archeologia Cristiana, si conservano, per il periodo compre-
so fra il 1854 e il 1878, nel carteggio di de Rossi (Vat. lat. 14238-14295); nel Lascito G. B. de
Rossi, contenitori 17, 19 e 34 si custodiscono invece le copie delle delle lettere che de Rossi
inviò a Martigny: in proposito v. M. BUONOCORE, Miscellanea epigrafica e Codicibus Bibliothe-
cae Vaticanae. XV, in Epigraphica 63 (2001), p. 133. Per un approfondimento in merito al
rapporto fra i due studiosi si rimanda, oltre che al necrologio pubblicato dallo studioso roma-
no in BAC, s. III, 5 (1880), pp. 79-80, a D. GOUREVITCH, L’histoire du Dictionnaire des Anti-
quités Chrétiennes de l’abbé Martigny, émule de G. B. de Rossi, in Acta XIII Congressus interna-
tionalis archaeologiae christianae (Split-Porec 25 settembre-1 ottobre 1994), a cura di N. CAMBI
e E. MARIN, Città del Vaticano 1998, pp. 363-372.
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96 Vat. lat. 10538, ff. 7r-10r (lettera del 18 dicembre 1880, da Parigi). Per sintetici dati
Zarra près Salakta, in Bulletin archéologique du Comité des travaux historiques et scientifiques,
1889, pp. 107-109.
100 A. TOULOTTE, Géographie de l’Afrique Chrétienne, Montreuil sur Mere 1892-1894; cfr.
anche J. MESNAGE, L’Afrique chrétienne: évêchés et ruines antiques d’après les manuscrits de
Mgr Toulotte, et les découvertes archéologiques les plus recentes, Paris 1912.
101 Vat. lat. 10538, ff. 74r, 123r-124r (lettere del 26 luglio 1888 e del 18 agosto 1888, da
Maison-Carrée, presso Algeri). Altre sei lettere di Toulotte, comprese fra il 1888 e il 1890, si
conservano fra la corrispondenza di de Rossi (Vat. lat. 14238-14295).
102 GSELL, Atlas archéologique cit., f. 31, n. 68.
103 Si tratta, in realtà, più semplicemente della notoria sigla DI(s) M(anibus) abbreviata
in maniera inconsueta, che si trova, nelle iscrizioni di Altava, in CIL VIII, 1748 (J. MARCILLET-
JAUBERT, Les inscriptions d’Altava, Aix-en-Provence 1968, n. 71); CIL VIII, 21751 (MARCILLET-
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Pour expliquer le DMS j’avais pensé à Domus? Il faut observer, en effet, que
presque toutes les inscriptions chrétiennes qui ont cette formule manquent du
terme Memoria.
L’inscription posui a été publiée, mais sans le dessin104. Faut-il voir dans le Y
une croix potencée?
La date CXXXLG m’intrigue quelque peu105. En lisant CLXXXVI nous obtenons
l’an 225 qui fait remonter assez haut l’établissement de la foi chrétienne dans l’inté-
rieur de la Maurétanie.
Je n’ai pu déchiffrer le INfDEB ni le lettres ERV/VL-
Je lis CAPSARI PR(es)B(yteri) – Le reste est facile106.
Les inscripions sont gravées sur des dalles en calcaire rougeâtre, et quelquefois
en grès, peu épaisses.
Les dessins, à mon avis, représentent les monuments que les / citoyens fortunés
faisaient élever à grand frais pour leur sépulture.
J’éprouverai un nouveau contentement, Monsieur le Commandeur, si ces des-
sins peuvent vous être agréables et je vous prie de vouloir bien agréer l’hommage du
très profond respect avec lequel j’ai l’honneur d’être votre humble et reconnaissant
serviteur.
JAUBERT, Les inscriptions cit., n. 79); CIL VIII, 21726 (MARCILLET-JAUBERT, Les inscriptions
cit., n. 144); CIL VIII, 21760 (MARCILLET-JAUBERT, Les inscriptions cit., n. 74).
104 Si riferisce all’iscrizione CIL VIII, 9840 (MARCILLET-JAUBERT, Les inscriptions cit.,
n. 46).
105 Secondo gli editori di CIL VIII, 21742 (e così MARCILLET-JAUBERT, Les inscriptions cit.,
n. 190).
107 Vat. lat. 10538, ff. 125v-127r. Erroneamente in testa alla prima delle tavole è segnata
tavano scomparse 32 lastre (nn. 39, 42, 43, 65, 69, 74, 75, 84, 88, 89, 90, 99, 107, 112, 120, 136,
137, 143, 144, 150, 151, 161, 165, 166, 167, 168, 171, 184, 219, 223, 302, 303). Di queste, ben
22 (nn. 42, 43, 69, 74, 84, 88, 90, 99, 107, 112, 120, 143, 144, 150, 151, 161, 166, 168, 184, 219,
223, 302) compaiono nelle tavole inviate da Toulotte a de Rossi.
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cit., p. 177.
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Tav. I – Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10534, f. 130r: Elemento architettonico dall’oratorio di Aïn-Kemellel, nella regione di Tébes-
sa (schizzo di Henri Delapard).
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Tav. II – Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10536, f. 76r: Frammenti di cornici con iscri-
zione e pianta del fortino di Henchir Fegousia, in Algeria (Louis Robert, da uno schizzo
di V. Reboud).
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Tav. III – Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10537, ff. 84v-85r: Veduta della chiesa e di una colonna con iscrizione dell’antica Satafis,
in Algeria (schizzo di Louis Robert).
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Tav. IV – Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10538, ff. 125v-126r: Iscrizioni di Altava (schizzo di Anatole Toulotte).
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Tav. V – Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 10538, f. 127r: Iscrizioni di Altava (schizzo di Anatole Toulotte).
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Robert Devreesse nel catalogo dei codici Vaticani graeci 604-866 ha se-
gnalato la presenza di un foglio palinsesto (f. 120) nel Vaticanus graecus
7721, senza, tuttavia, fornire dati materiali e precise informazioni sul con-
tenuto delle scritture inferiore e superiore. Dopo la notizia di Devreesse
questo foglio non è stato preso ulteriormente in esame da altri studiosi,
e la sola citazione bibliografica rinvenibile per gli anni successivi è quella
fornita da Paul Canart in un suo lavoro del 20042 sui palinsesti del fondo
* Il presente lavoro è stato condotto nell’ambito del progetto FIRB – Futuro in Ricerca
2008, “Codices Graeci Antiquiores. A Palaeographical Guide to Greek Manuscripts to the
Year 900”. Desidero esprimere un particolare ringraziamento a Sever J. Voicu per i preziosi
consigli che mi ha fornito durante lo studio del manoscritto. Si avverte che la trascrizione dei
testi greci è normalizzata, e solo in alcuni casi, opportunamente segnalati, si è proceduto alla
trascrizione diplomatica. Saranno citate in forma abbreviata le seguenti opere:
BHG = F. Halkin, Bibliotheca Hagiographica Graeca. 3ème éd., Bruxelles 1957 (Subsidia Hagio-
graphica, 8a).
CPG = Clavis patrum graecorum, cura et studio M GEERARD, I-V, Turnhout 1974-2003 (Cor-
pus Christianorum); Supplementum, cura et studio M. GEERARD et J. NORET, Turnhout
1998 (Corpus Christianorum).
LAKE = K. LAKE – S. LAKE, Dated Greek Minuscule Manuscripts to the Year 1200, I-X, Boston
1934-1939; Indices, Boston 1945; vd. ora la versione digitale (sia del testo sia delle tavole)
in: http://www.pyle.unicas.it/10_Lake_index.html.
PG = J.-P. Migne, Patrologiae cursus completus. Series graeca, Parisiis 1857-1866.
RGK I-III = Repertorium der griechischen Kopisten 800-1600, I. Handschriften aus Bibliothek-
en Großbritanniens, A. Verzeichnis der Kopisten, erst. von E. GAMILLSCHEG – D. HARLFIN-
GER, B. Paläographische Charakteristika, erst. von H. HUNGER, C. Tafeln, Wien 1981; II.
Handschriften aus Bibliotheken Frankreichs und Nachträge zu den Bibliotheken Großbri-
tanniens, A. Verzeichnis der Kopisten, erst. von E. GAMILLSCHEG – D. HARLFINGER, B.
Paläographische Charakteristika, erst. von H. HUNGER, C. Tafeln, Wien 1989; III. Hand-
schriften aus Bibliotheken Roms mit dem Vatikan, A. Verzeichnis der Kopisten, erst. von E.
GAMILLSCHEG unter Mitarbeit von D. HARLFINGER – P. ELEUTERI, B. Paläographische
Charakteristika, erst. von H. HUNGER, C. Tafeln, Wien 1997 (Österreichische Akademie der
Wissenschaften. Veröffentlichungen der Kommission für Byzantinistik, I-III/1-3 A-C).
VG = M. VOGEL – V. GARDTHAUSEN, Die griechischen Schreiber des Mittelalters und der Re-
naissance, Leipzig 1909.
1 Cfr. R. DEVREESSE, Codices Vaticani Graeci, III, Codices 604-866, In Bibliotheca Vatica-
na 1950, pp. 287-288: 288 «f. 120r-v ex codice litteris semi-uncialibus saec. IX moduli amplio-
ris desumptum et rescriptum, fragmentum continet passionis, ni fallor, sanctarum Agapes,
Irenes et Chioniae».
2 Cfr. P. CANART, Les palimpsestes des fonds grecs de la Bibliothèque Vaticane. Une liste
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 457-473.
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Vaticane, in Libri palinsesti greci: conservazione, restauro digitale, studio. Atti del Convegno
internazionale, Villa Mondragone – Monte Porzio Catone – Università di Roma “Tor Vergata”
– Biblioteca del Monumento Nazionale di Grottaferrata, 21-24 aprile 2004, a c. di S. LUCÀ,
Roma 2008, pp. 71-84.
4 S. J. VOICU, Note sui palinsesti conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana, in Miscel-
lanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XVI, Città del Vaticano 2009 (Studi e testi, 458), pp.
445-454.
5 La principale bibliografia sul manoscritto (oltre al catalogo di Devreesse ricordato poco
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fogli, di cui i ff. 2-119 sono di carta6 ed i ff. 1, 120-121 sono di pergamena7.
I fogli membranacei — qui riutilizzati con la specifica funzione di fogli di
guardia — provengono da due differenti manoscritti: 1 e 121 da un mano-
scritto attribuibile ad un periodo tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo,
mentre il f. 120 da un altro manoscritto databile tra la seconda metà dell’XI
e la prima metà del XII secolo.
Il corpo principale del codice è costituito dai ff. 2-119, la cui struttura
fascicolare è la seguente: 16 (2-7), 210 (8-17), 310 (18-27), 410 (28-37), 510 (38-
47), 610 (48-57), 710 (58-67), 810 (68-77), 910 (78-87), 1010 (88-97), 112 (98-99:
questi due fogli sono stati resi solidali in fase di restauro, ma in origine il
f. 98 si trovava tra gli attuali ff. 7 e 8), 128 (100-107), 1312 (108-119). La
segnatura dei fascicoli è stata eseguita con inchiostro nero (lo stesso usato
per il testo), in numerali greci, e collocata nell’angolo superiore esterno del
recto del primo foglio dei fascicoli; in alcuni casi, a causa della rifilatura
subìta, la segnatura è stata parzialmente danneggiata o del tutto eliminata,
ed i numeri superstiti sono i seguenti: Γ (18r), Δ (28r), Ε (38r), S (48r), Η
(68r), Θ (78r: si vede solo la parte inferiore del numerale, mentre la parte
superiore è andata persa), Ι (88r).
Le dimensioni del codice sono di mm 247 × 165 (misure rilevate su
f. 3r). Il margine superiore misura mm 16, quello inferiore mm 36, quello
esterno mm 21, e quello interno mm 18; la superficie scritta misura mm
195 × 126. L’impaginazione presenta una sola colonna di scrittura, con un
numero di righe tracciate che oscilla tra 24 e 27. La rigatura è stata ese-
guita a secco, secondo il sistema 3 Sautel – Leroy ed i tipi: P2 20D1 Sautel
– Leroy (= 2-2/0/1-1/J Muzerelle) nei fascicoli 2, 3, 7; P2 10D1m Sautel –
Leroy (= 2-1/0/1-1/J Muzerelle) nei fascicoli 4 e 9; P2 00D1 Sautel – Leroy
(= 1-1/0/1-1/J Muzerelle) nei fascicoli 1, 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13. In tutto
il codice non è visibile la foratura, eliminata con la rifilatura. La legatura
presenta assi di cartone e coperta in pelle di colore bianco, con il dorso
liscio, sul quale si trovano un talloncino incollato con su scritto il numero
“772” e gli stemmi — impressi in oro — di papa Pio IX (1846-1878) e del
techniques (Erice, 18-25 september 1992), ed. by M. MANIACI and P. MUNAFÒ, I, Città del Va-
ticano 1993 (Studi e testi, 357), pp. 313-393: 323, 370-372 (ristampato in CANART, Études de
paléographie cit., II, pp. 1001-1081: 1011, 1058-1060); CANART, Les palimpsestes des fonds grecs
cit., p. 46.
6 Secondo CANART – DI ZIO – POLISTENA – SCIALANGA, Une enquête sur le papier de type
“arabe occidental” cit., pp. 323, 370-372, i ff. 2-47, 98 sono di carta araba orientale ed i ff. 48-
97, 99-119 sono, invece, di carta occidentale non filigranata.
7 La numerazione delle carte è stata eseguita ad inchiostro, in numeri arabi, e collocata
nel margine superiore esterno, da 1 a 121. Si hanno due fogli di guardia iniziali ed uno finale,
tutti di carta: delle due guardie anteriori la prima è moderna di restauro e la seconda è antica
(vd. infra); la guardia posteriore è moderna di restauro.
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TURYN, Codices graeci Vaticani cit., p. 25, Pl. 159b; FOLLIERI, Codices graeci Bibliothecae Vati-
canae selecti cit., p. 80. Apparato critico: 1 βιβλίον | 2 ἱερέως ἁμαρτωλοῦ | 3 ἔτους ἰνδικτιῶνος
ἡμέρᾳ ὥρᾳ | 4 εὔχεσθε αὐτοῦ κύριον | 5 τῷ ἐστεφάνωσεν per ἐστεφανώθη | 6 βασιλεῦσιν Φρενδε-
ρίκου βασιλέως per Φρεδερίκος βασιλεύς | 7 πολλὴ per πολλὰ χρόνια ὦ. Per il copista cfr. RGK
III, nr. 439, Taf. 244; in VG, p. 29 il manoscritto si trova erroneamente segnalato sotto il nome
di Ἀνδρέας ἱερεύς (cfr. RGK III, nr. 26e), con la datazione ai secoli XIII-XIV.
11 Trascrizione diplomatica; cfr. LUCÀ, Lo scriba e il committente, p. 89. Apparato critico:
GA, Une enquête sur le papier de type “arabe occidental” cit., pp. 323, 370-372.
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the Libraries of Italy, Urbana – Chicago – London 1972, I, pp. 6-11; II, Pl. 3; VG, p. 193; RGK
III, nr. 326; cfr. anche A. EHRHARD, Überlieferung und Bestand der hagiographischen und ho-
miletischen Literatur der griechischen Kirche von den Anfängen bis zum Ende des 16. Jahrhun-
derts, III, Leipzig 1939-1952, p. 992.
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rata) nell’anno 1265 dal monaco Macario di Reggio Calabria17, e con quella
del Marc. gr. 362 (= coll. 817) (Panegirico per le feste dei santi), scritto forse
a Messina nell’anno 1278-1279 da Nicola Dameno monaco del monastero
di S. Salvatore de Lingua Phari a Messina18.
I ff. 2r-119v contengono il testo della Paracletica, con molte varianti ri-
spetto all’edizione romana del 188519: ff. 2r-7v, 98rv, 8r-13r l. 7: tono primo
(inc. mut. Ποίαν σοι ἐπάξιον ᾠδὴν ἡ ἡμετέρα προσοίσει, cfr. Παρακλητικὴ cit.,
p. 12; ultimo testo: Συλλαβοῦσα ἀφλέκτως, cfr. Παρακλητικὴ cit., p. 63); 13r
l. 8-25v l. 25: tono secondo (primo testo: Τὸν πρὸ αἰώνων ἐκ Πατρὸς γεννη-
θέντα, cfr. Παρακλητικὴ cit., p. 100; ultimo testo: Μῆτερ ἁγία ἡ τοῦ ἀφράστου
φωτός, cfr. Παρακλητικὴ cit., p. 175); 25v l. 26-38v l. 14: tono terzo (primo
testo: Τῷ σῷ Σταυρῷ Χριστὲ Σωτήρ, θανάτου, cfr. Παρακλητικὴ cit., p. 186; ul-
timo testo: Ἕκαστος ὅπου σῴζεται, cfr. Παρακλητικὴ cit., p. 215); 38v l. 15-52v
l. 17: tono quarto (primo testo: Τὸν ζωοποιόν σου Σταυρὸν, cfr. Παρακλητικὴ
cit., p. 272; ultimo testo: Ἀπεστάλη Γαβριὴλ πρὸς τὴν Παρθένον, cfr. Μηναῖα
τοῦ ὅλου ἐνιαυτοῦ, IV, ᾽Εν Ῥώμῃ 1898, p. 175); 52v l. 18-68r: tono primo obli-
quo (primo testo: Διὰ τοῦ τιμίου σου Σταυροῦ, Χριστέ, cfr. Παρακλητικὴ cit.,
p. 362; ultimo testo: Μῆτερ Θεοῦ Παναγία, τὸ τεῖχος, cfr. Παρακλητικὴ cit.,
p. 393); 68v-81v l. 1: tono secondo obliquo (primo testo: Νίκην ἔχων Χριστέ,
cfr. Παρακλητικὴ cit., p. 450; ultimo testo: Παναγία Θεοτόκε, τὸν χρόνον,
cfr. Παρακλητικὴ cit., p. 513); 81v l. 2-93v: tono grave (primo testo: Δεῦτε,
ἀγαλλιασώμεθα τῷ Κυρίῳ τῷ συντρίψαντι, cfr. Παρακλητικὴ cit., p. 534; ultimo
testo: Χαῖρε, κεχαριτωμένη Θεοτόκε Παρθένε, λιμὴν, cfr. Παρακλητικὴ cit.,
p. 540); 94r-97v, 99r-110v l. 4: tono quarto obliquo (primo testo: Ἑσπερινὸν
ὕμνον καὶ λογικὴν, cfr. Παρακλητικὴ cit., p. 616; ultimo testo: Σὲ καὶ τεῖχος
καὶ λιμένα, cfr. Παρακλητικὴ cit., p. 696); 110v l. 5-115v l. 14: exapostilaria e
anastasima mattutini20; 115v. ll. 15-21: sottoscrizione del copista (vd. su-
pra); 115v l. 22-116v l. 16: altri exapostilaria τῆς ὅλης ἑβδομάδος, τῇ β´ τῶν
ἀσωμάτων – τῷ σαββάτῳ21; 116v l. 17-118v: canone paracletico della Beata
17 Cfr. TURYN, Dated Greek Manuscripts cit, I, pp. 20-22; II, pl. 10; VG, pp. 60, 271; RGK
RGK II, nr. 445; RGK III, nr. 525; cfr. anche EHRHARD, Überlieferung und Bestand cit., III, pp.
484-486.
19 Cfr. Παρακλητικὴ ἤτοι Ὀκτώηχος ἡ μεγάλη, Ἐν ῾Ρώμῃ 1885.
20 Primo testo: Τοῖς Μαθηταῖς συνέλθωμεν, cfr. Παρακλητικὴ cit., p. 706; ultimo testo: Φανε
ρῶν ἑαυτὸν τοῖς Μαθηταῖς σου, Σωτήρ, cfr. Παρακλητικὴ cit., p. 712.
21 Primo testo: τὴν ἄναρχον καὶ ἄϋλον· φύσιν τὴν τρισυπόστατον· αἱ τῶν ἀγγέλων χορεῖαι· τῶν
ἀσωμάτων αἱ τάξεις· θρόνοι ἑξαπτερύγων τε περικυκλοῦσιν ᾄδοντες· τὸν θρόνον τοῦ παντάνακτος·
καὶ τὸν τρισάγιον ὕμνον, μεγα<λο>φώνως βοῶσι (non identificato); ultimo testo: Ὁ οὐρανὸν τοῖς
ἄστροις κατακοσμήσας, cfr. Παρακλητικὴ cit., p. 718.
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Vergine Maria22; 119r ll. 1-14: indice breve degli στιχηρῶν; 119r ll. 15-22:
due preghiere23; 119v: canone per i defunti24.
22 Inc. Σὲ τὸν πανάγαθον Λόγον ἐκδυσωπῶ, cfr. Παρακλητικὸν σὺν Θεῷ ἁγίῳ τῆς ὑπεραγίας Θεο-
τόκου, [curante Ph. VITALI], Ἐν Ῥώμῃ 1738, pp. ρπγ´ρπη´, con alcune lacune.
23 Le due preghiere sono le seguenti: 1. Σήμερον σωτηρία τῷ κόσμῳ γέγονεν, cfr. Εὐχολόγιον
τὸ μέγα, Ἐν Ῥώμῃ 1873, p. 27; 2. Ἀναστὰς ἐκ τοῦ μνήματος, καὶ τὰ δεσμὰ, cfr. Εὐχολόγιον cit., p. 27.
24 Inc. Ὑγρὰν διοδεύσας ὡσεὶ ξηράν, cfr. Παρακλητικὴ cit., pp. 696-697.
25 Per le minuscole informali sia sufficiente rinviare a G. CAVALLO, Scritture informali,
cambio grafico e pratiche librarie a Bisanzio tra i secoli XI e XII, in I manoscritti greci tra rifles-
sione e dibattito (Atti del V Colloquio internazionale di Paleografia Greca, Cremona 4-10 ot-
tobre 1998), a c. di G. PRATO, I, Firenze 2000 (Papyrologica Florentina, XXXI), pp. 219-238;
P. ORSINI, Γράφειν οὐκ εἰς κάλλος. Minuscole greche informali del X secolo, in Studi Medievali 47
(2006), pp. 549-588.
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26Vd. LAKE IV, ms. 139, pll. 236-238; L.TH. LEFORT – J. COCHEZ, Palaeographisch Album.
Album palaeographicum codicum graecorum minusculis litteris saec. IX et X certo tempore
scriptorum. Accedunt quaedam exempla codicum saec. XI-XVI, Leuven 1932-1934, Pl. 33. Cfr.
VG, p. 204; RGK II, nr. 256; M. MENCHELLI, Per la fortuna di Diodoro nel secolo X (note sul
Marciano gr. 375, il Vaticano gr. 130, il Neapolitano B.N. suppl. gr. 4), in Bollettino dei Classici
S. III, 13 (1992), pp. 45-58: 48-54, tavv. VIIIb-X, XII, la quale attribuisce alla mano di Giovan-
ni presbitero anche la scrittura del Vat. gr. 130 (Diodoro Siculo).
27 Vd. LAKE I, nr. 25, Pl. 46: la datazione al 1082 presente nella raccolta dei LAKE in real-
tà si riferisce solo alle note marginali, mentre la scrittura del testo è attribuible, su base pale-
ografica, tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo.
28 Vd. LAKE VII, nr. 269, Pll. 477-478. Cfr. VG, p. 145; RGK I, nr. 136; RGK II, nr. 180;
RGK III, nr. 230; cfr. anche EHRHARD, Überlieferung und Bestand cit., III, pp. 793-794.
29 Vd. LAKE VII, nr. 276, Pll. 497, 505a. Cfr. VG, p. 128; RGK III, nr. 198; per la datazione
cfr. P. CANART – L. PERRIA, Les écritures livresques des XIe et XIIe siècles, in Paleografia e codi-
cologia greca. Atti del II Colloquio internazionale (Berlino – Wolfenbüttel, 17-21 ottobre
1983), a c. di D. HARLFINGER e G. PRATO, con la collaborazione di M. D’AGOSTINO e A. DODA,
I, Alessandria 1991 (Biblioteca di Scrittura e civiltà, 3), pp. 67-116: 75 n. 35.
30 Vd. LAKE IV, nr. 158, Pl. 270.
31 Cfr. Μηναῖα τοῦ ὅλου ἐνιαυτοῦ, VI, ᾽Εν Ῥώμῃ 1901.
32 Il testo del manoscritto presenta alcune varianti rispetto all’edizione del 1738.
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Scriptio inferior
L’impaginazione della scriptio inferior presenta una colonna di scrittu-
ra, con 29 righe tracciate superstiti: nella parte superiore manca una riga
di scrittura. La rigatura è stata eseguita a secco, con incisione diretta sul
lato pelo, ed attualmente il tipo di rigatura osservabile è 00C1 Sautel –
Leroy (= 1-1/0/0/C Muzerelle). Il margine inferiore misura mm 29, quello
esterno mm 21, quello interno mm 27. Non è osservabile la foratura. La
superficie scritta superstite — considerata la lacuna materiale all’inizio —
misura mm 216 × 114, l’interlinea mm 18. La scrittura è posizionata sul
rigo di base.
La scrittura (vd. tav. I) è una maiuscola ogivale inclinata, con un grado
di inclinazione che oscilla tra 97° e 103°. Il chiaroscuro è accentuato e
sono presenti ingrossamenti decorativi alla fine dei tratti sottili. Tipiche
risultano le lettere: delta con il tratto orizzontale che sporge sia a destra
sia a sinistra oltre l’incrocio con i tratti obliqui; zeta e csi che rompono il
bilinearismo in basso; theta con il tratto orizzontale prolungato oltre il
corpo ovale della lettera; kappa con i tratti obliqui staccati dal tratto verti-
cale; my con i tratti mediani fusi in una curva, che a volte tocca il rigo di
base e a volte scende leggermente al di sotto di esso; inoltre, nel my è da
segnalare il legamento “a ponte” tra i tratti verticali e quelli obliqui; rho con
l’occhiello tondeggiante e piccolo; ypsilon con il tratto obliquo discendente
da destra a sinistra del minimo spessore e nella parte superiore un vistoso
elemento ornamentale di forma triangolare; chi con la metà inferiore della
lettera che scende sotto il rigo di base; omega con le curve spezzate (a volte
la seconda curva risulta più piccola e più stretta della prima), ed in alcuni
casi con il legamento “a ponte” nella parte centrale. Nelle righe 1-3 del recto
è stata usata, come scrittura distintiva, la maiuscola ogivale diritta. All’i-
nizio della riga 24 si trova una lettera iniziale (Μ della parola ἠκούο|μεν),
eseguita con lo stesso inchiostro del testo, ingrandita di modulo e spostata
nel margine sinistro. Le caratteristiche grafiche descritte non permetto-
no di attribuire questa maiuscola ogivale inclinata ad un’area geografica
specifica. Tuttavia, se si prende in considerazione il grado di inclinazione
della scrittura — elemento di valutazione utilizzato per questa tipologia
grafica da Guglielmo Cavallo nel 1977 per le attribuzioni geografiche33 e
33 Cfr. G. CAVALLO, Funzione e strutture della maiuscola greca tra i secoli VIII-XI, in La
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paléographie grecque et byzantine (Paris, 21-25 octobre 1974), Paris 1977 (Colloques Interna-
tionaux du CNRS, 559), pp. 95-137: 96-103.
34 Vd. H. OMONT, Fac-similés des plus anciens manuscrits grecs en onciale et en minuscule
de la Bibliothèque nationale, Paris 1892, tav. XI-XII; EHRHARD, Überlieferung und Bestand cit.,
III, pp. 1007-1008; L. BRUBAKER, Vision and Meaning in Ninth-Century Byzantium. Image as
Exegesis in the Homilies of Gregory of Nazianzum, Cambridge 1999 (Cambridge Studies in
Palaeography and Codicology), pp. 1-18, Fig. 47.
35 Vd. OMONT, Fac-similés cit., tav. XIV; per una riproduzione digitale del manoscritto vd.
ξηραν[θεῖσαν τῇ παραβάσει, ταύτην] | 6. παλιν υπο του ιδιου κερ[αμέως ἀναπλασθῆ] | 7. ναι [ἢ ὅτι
ἔδει τὴν ὑπὸ τοῦ διαβόλου διὰ τὴν τῶν] | 8. αθεων ειδω[λων αἱμοχυσίαν δεξιὰν ...] (= PG 61, col.
707, ll. 20-22) | [...] 29. [... στερεὸ]ν εχον[τας ...] (= PG 61, col. 707, l. 36).
37 Per la trascrizione e l’edizione del testo — in maniera particolare per le zone poco visi-
bili e per la comprensione delle lezioni discordanti rispetto al testo edito in Migne — mi sono
avvalso di una collazione eseguita da Sever J. Voicu (che qui ringrazio ulteriormente per
averla messa a mia disposizione) della parte iniziale della omelia CPG 4640 tramandata dai
seguenti manoscritti conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana: Ott. gr. 85, ff. 178v-
182v (sec. XI); Vat. gr. 564, ff. 35r-38v (sec. XII); Ott. gr. 14, ff. 123r-126v (sec. X); Ott. gr. 179,
ff. 125r-131r (sec. XV). Per un’analisi critica di quanto emerso da tale collazione si rinvia alla
nota dello stesso Voicu pubblicata nel presente volume (Varianti per l’omelia In illud: Exeun-
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1 [-------------------------]
2 ..]ν̣τε̣ς̣ ο̣ι ̣ φαρισ̣̣α̣ιο̣ ̣ι ̣ συμβουλιον ελαβ̣ο̣ν̣ κατα του ι(ησο)υ
3 .]π̣ως̣ αυτ̣ο̣ν̣ α̣πολεσωσιν
4 ο̣σ̣ο̣ι ̣ του ηλια μ̣α̣θ̣η̣τα̣ ̣ι ̣ τυγχανετε· του την
5 π̣ε̣νιχραν τραπ̣ε̣ζαν της χειρας μη εξουθε
6 νησαντος παρ ημιν α̣υ̣τῶ αυλισθητε· τοι
7 αυτη γαρ και παρ ημιν λογων μετρια ητοι
8 μασται τραπεζα· ενα αρτον εχουσα ἐπ αυτῆς
9 ουχ ον μυλος ε̣λ̣ε̣πτυνεν· και χειρες ἐμα
10 λαξαν. και πυρ ετελεωσεν· αλλ’ ον παρθενος
11 ανευ αροτρου και σπερματος ηνθησεν. και
12 σταυρος ορημασεν. και π(ατ)ηρ ετελιωσεν. και
13 δεκαδυο κοφην ̣ οι των αποσ̣τ̣ολων ετρυ
14 γησαν· τουτον τον α̣ρτ̣ ̣ο̣ν̣ μαρια ε̣γε̣ ̣ννη
15 σεν και ἡ εκκλησια υπεδεξατο· κ̣α̣ι ̣ κ̣α̣θ’ ε
16 κ̣α̣σ̣τ ̣ην ημ ̣ ε̣ ̣ρα̣ν̣ υ̣φ̣ ημ ̣ ω̣ ̣ν̣ εσθιεται· και αδα
17 π̣α̣ν̣η̣το̣ς̣ μ̣ε̣ν̣ε̣ι̣ τ̣ο̣υ̣τ̣ο̣ν̣ υ̣μ̣ιν̣ ̣ τον αρτον
18 επι της μετριας μου τραπεζης ε̣π̣ιθ̣ ̣ε̣ις̣ ̣
19 ηβουλομην τ̣η̣ σ̣ιω ̣ ̣ π̣η̣ το της γλωττης
20 μου οργανον περισ̣φ̣ιγ̣ ξαι· αλλ’ η των
21 θεομαχον ιουδαιων κατα του σ(ωτη)ρ(ο)ς̣ [ε]ξα ̣ πτο
22 μενη επιβουλ̣ο̣ς̣ ενεδρα· και τους λιθους
23 λαλειν α̣ν̣α̣γκ ̣ ̣α̣ζει· τ̣ι ̣ γα ̣ ̣ρ̣ ηκουσα
24 Μεν αρτιως α̣ν̣α̣γιν̣ ̣ω̣σ̣κ̣ο̣με̣ ̣ν̣ο̣υ̣ και εξελ̣
25 θ̣ο̣ν̣τ ̣ε̣ς̣ φ̣η̣σ̣ιν̣ ̣ ο̣ι ̣ Φ̣α̣ρ̣ισ̣ ̣α̣ιο̣ι ̣ συμβουλιον
26 ελαβον κατ̣α̣ του Ι(ησο)υ οπως αυτον απολε
27 σωσιν· και τις η̣ α̣ιτ̣ ̣ια̣ ̣· δι ῆς̣ ε̣β̣ουλοντο̣ αυ
28 τον απωλεσαι· οτι εν ημερα σαββατω
29 αν(θρωπ)ον εθεραπευσεν· και την αργην και
tes pharisaei [CPG 4640], pp. 639-648). Nel mio apparato critico sono registrate le discordan-
ze rispetto all’edizione del Migne: prima della parentesi quadra si trova il testo del palinsesto
e dopo tale parentesi è riportato il testo del Migne.
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38
Sulla questione dei testi pseudo-crisostomici cfr. J. A. DE ALDAMA, Repertorium pseudo-
chrysostomicum, Paris 1965 (Documents, études et répertoires, publiés par l’IRHT, 10); ID.,
Historia y balance de la investigación sobre homilías pseudocrisostómicas impresas, in Studia
Patristica 7, Berlin 1966 (TU, 92), pp. 117-132; S. J. VOICU, Le corpus pseudo-chysostomien:
questions préliminaires et état des recherches, in E. A. LIVINGSTONE (ed.), Studia Patristica,
XVIII, Oxford-New York 1982, pp. 1198-1205; ID., Trentatré omelie pseudocrisostomiche e il
loro autore, in Lexicon Philosophicum 2 (1986), pp. 73-141: 73-75; ID., Pseudo-Giovanni Criso-
stomo: i confini del corpus, in Jahrbuch für Antike und Christentum 39 (1996), pp. 105-115; ID.,
«Furono chiamati Giovanniti...». Un’ipotesi sulla nascita del corpus pseudocrisostomico, in
Philomathestatos cit., pp. 701-711; ID., La volontà e il caso: la tipologia dei primi spuri di Criso-
stomo, in Giovanni Crisostomo. Oriente e Occidente tra IV e V secolo (XXXIII Incontro di
studiosi dell’antichità cristiana – Roma, 6-8 maggio 2008), Roma 2005 (Studia Ephemeridis
Augustinianum, 93), pp. 101-118.
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Proklos von Konstantinopel, Münster 1940 (Münsterische Beiträge zur Theologie, 23), pp. 22-
24, n. 10.
40 F. SCORZA BARCELLONA, La celebrazione dei santi innocenti nell’omiletica greca, in Bol-
lettino della Badia greca di Grottaferrata 30 (1976), pp. 73-101: 92-101, con analisi letteraria
dei principali topoi delle omelie CPG 4637, 4638, 5075, 4640.
41 Cfr. DE ALDAMA, Repertorium pseudochrysostomicum cit., p. 122, nr. 333. L’attribuzio-
stile, in Euntes docete 24 (1971), pp. 66-111; ID., Trentatré omelie pseudocrisostomiche cit., pp.
73-141; ID., Uno pseudocrisostomo (Cappadoce?) lettore di Origene alla fine del sec. IV, in Au-
gustinianum 26 (1986) [= XIV incontro di studiosi dell’antichità cristiana. L’origenismo: Apolo-
gie e polemiche intorno a Origene, 9-11 maggio 1985], pp. 281-293; ID., Ancora due omelie
pseudocrisostomiche di matrice Cappadoce (CPG 4669 e 4966), in Augustinianum 33 (1993) [=
Ricerche patristiche in onore di Dom Basil Studer OSB], pp. 467-497; ID., Due nuove omelie
pseudocrisostomiche cappadoci (CPG 4768 e 4969), in Orpheus N.S. 21 (2000), pp. 164-174;
ID., Tracce origeniane in un pseudocrisostomo cappadoce, in Origene e l’alessandrinismo cappa-
doce (III-IV secolo), Atti del V Convegno del Gruppo Italiano di ricerca su “Origene e la tradi-
zione alessandrina” (Bari, 20-22 settembre 2000), a c. di M. GIRARDI e M. MARIN, Bari 2002
(Quaderni di “Vetera Christianorum”), pp. 333-346. Le 37 omelie a lui attribuite da Voicu
sono, allo stato attuale della ricerca, le seguenti: CPG 4546, 4547, 4553, 4566, 4567, 4570,
4571, 4578, 4588, 4589, 4590, 4619, 4629, 4630, 4631, 4632, 4637, 4640, 4651, 4657, 4658,
4660, 4661, 4669, 4695, 4699, 4700 (tutte pubblicate in PG); CPG 3228, 4757, 4738, 4917,
4768, 4966, 4969, 5003, 5059 (pubblicate al di fuori di PG); CPG 5092 (inedita; si trova nel
codice Ott. gr. 13, ff. 188r-190r, inc. Πᾶσα μὲν ἐντολὴ καθαρά).
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siano opera di uno stesso autore anonimo, la cui attività letteraria va col-
locata tra gli anni 381 e gli inizi del V secolo. Anche se la sua predicazione
può essere ricondotta alla capitale Costantinopoli, sotto il profilo ideolo-
gico, invece, l’autore anonimo mostra forti affinità con il mondo cappado-
ce, legami molto stretti con Basilio Magno (forse di discepolato?) ed una
conoscenza diretta delle opere di Origene, a cui la sua riflessione sembra
ispirarsi liberamente.
Inoltre, lo stesso Voicu ha dimostrato che l’omelia CPG 4640 è la princi-
pale fonte testuale di un’altra omelia pseudo-crisostomica, In Ilud: College-
runt Iudaei (CPG 4579; PG 59, coll. 525-528)43, che è stata da lui attribuita
ad un altro autore anonimo, denominato “Pseudocrisostomo 15”44, la cui
attività sarebbe da collocare nella prima metà del VI secolo.
Per quanto riguarda la tradizione manoscritta dell’omelia CPG 4640,
i manoscritti più antichi fino ad ora censiti sono il Vindob. Theol. gr. 5
(ff. 215r-216r), vergato nell’anno 938 in minuscola bouletée con inclina-
zione dell’asse a sinistra45, l’Ott. gr. 14 (ff. 123r-126v) vergato in minuscola
bouletée intorno alla metà del X secolo46, ed il manoscritto Hierosol. S. Saba
1 (ff. 78v-81v) vergato nella seconda metà del X secolo in una minuscola
appartenente alla fase iniziale di sviluppo della Perlschrift47. Pertanto, allo
43 Cfr. VOICU, “Giovanni di Gerusalemme” cit., pp. 98-99; ID., Rifacimenti pseudocrisosto-
mici di omelie basiliane, in Augustinianum 16 (1976), pp. 499-504: 502 n. 12; ID., Trentatré
omelie cit., pp. 75, 97-98.
44 Cfr. S. J. VOICU, Une nomenclature pour les anonymes du corpus pseudo-chrisostomien,
Literatur der griechischen Kirche von den Anfängen bis zum Ende des 16. Jahrhunderts, II,
Leipzig 1938, pp. 278-280; H. HUNGER – O. KRESTEN, Katalog der griechischen Handschriften
der Österreichischen Nationalbibliothek, III.1, Codices Theologici 1-100, Wien 1976 (Museion.
N.F. 4,1), pp. 9-12; Codices Chrysostomici Graeci, IV, Codices Austriae, descripsit W. LACKNER,
Paris 1981 (Documents, études, et répertoires, publiés par l’IRHT), pp. 3-5; M. L. AGATI, La
minuscola «bouletée», Città del Vaticano 1992 (Littera Antiqua, 9,1), pp. 187-188, tav. 129:
alla stessa mano del codice di Vienna è attribuita anche la scrittura del Vat. gr. 423 (excerpta
dai Padri della Chiesa).
46 Cfr. E. FERON – F. BATTAGLINI, Codices manuscripti Graeci Ottoboniani Bibliothecae
1-8; EHRHARD, Überlieferung und Bestand cit., II, pp. 102-103; J. LEROY, L’homilétique de Pro-
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stato attuale delle conoscenze, il foglio palinsesto 120 del Vat. gr. 772 risul-
ta il più antico testimone dell’omelia In illud: Exeuntes Pharisaei consilium
inierunt.
Scriptio superior
Questa scrittura ha riutilizzato lo schema di rigatura della scriptio in-
ferior, ma con una certa libertà per quanto riguarda la posizione del testo
all’interno dello specchio rigato: infatti, le linee di scrittura si trovano col-
locate tra le due righe rettrici, sopra il rigo di base, a cavaliere del rigo, o
appese ad esso. Il numero delle linee di scrittura è di 27 sul recto e 26 sul
verso. Nella parte superiore manca il margine e parte della prima riga. Le
dimensioni dello specchio di scrittura sono di mm 220 × 124; il margine
inferiore misura mm 25, quello esterno mm 22, quello interno mm 16;
l’interlinea misura mm 18.
La scrittura (vd. tav. I) è una minuscola che presenta irregolarità e di-
somogeneità modulari, con contrasto tra lettere inscrivibili in un quadrato
(alpha, beta, epsilon, theta maiuscolo, kappa maiuscolo, omicron) e lettere
inscrivibili in un rettangolo stretto (eta maiuscolo, theta maiuscolo [altra
forma], ny), asse diritto — anche se a volte risulta lievemente inclinato a
destra — e gusto del disegno prevalentemente tondeggiante. Nell’ultima
riga della pagina i tratti di alcune lettere (phi, lambda, kappa, rho) vengono
prolungati nel margine inferiore ed ornati con piccoli segni a forma di “x”
o di foglietta cuoriforme. Caratteristiche degne di rilievo sono: alpha ma-
iuscolo con il tratto obliquo discendente da sinistra a destra prolungato in
alto e l’occhiello ora tondeggiante ora stretto e schiacciato; theta maiuscolo
di modulo ingrandito e tondeggiante; lambda maiuscolo a volte ingrandito
e con i tratti obliqui divaricati e prolungati in basso; ny a volte è presente
nella forma maiuscola, con asse inclinato a destra; omicron di modulo sia
rimpicciolito sia ingrandito; phi nelle forme sia maiuscola sia minuscola,
con nucleo centrale tondeggiante; omega presenta spesso il modulo ingran-
dito. Il rho, quando lega con alpha precedente, ha l’occhiello aperto ed
ingrandito; a volte il rho lega con le vocali successive; le legature di pi (ma-
iuscolo) e tau con omega presentano il tratto orizzontale di queste conso-
nanti incurvato verso il basso, fino a toccare il rigo di base, e poi ricondotto
verso l’alto fino a toccare la parte inferiore della curva centrale di omega; in
un solo caso, il kappa di καί è inscritto all’interno di un cerchio (120v, l. 5).
clus de Constantinople. Tradition manuscrite, inédits, études connexes, Città del Vaticano 1967
(Studi e testi, 247), pp. 87, 109, 236, 266, 292; vd. HÉSYCHIUS DE JÉRUSALEM, BASILE DE
SÉLEUCIE, JEAN DE BÉRYTE, PSEUDO-CHRYSOSTOME, LÉONCE DE CONSTANTINOPLE, Homélies
Pascales (cinq homélies inédites), introduction texte critique, traduction, commentaire et in-
dex de M. AUBINEAU, Paris 1972 (Sources Chrétiennes, 187), p. 176, Pl. II.
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48 Cfr. VG, p. 317; RGK I, nr. 288; CAVALLO, Scritture informali, cambio grafico cit.,
nuscripts to the Year 1453, Leiden 1981, vol. I, p. 37 nr. 114; vol. II, Figg. 216-218.
51 Vd. LAKE I, nr. 10, Pll. 15-16; cfr. VG, p. 53.
52 Vd. LAKE II, nr. 63, Pll. 114-115; cfr. VG, p. 51; RGK I, nr. 33; cfr. anche EHRHARD,
e testi, 2), pp. 1-19; R. KNOPF, Ausgewählte Märtyrerakten, Tübingen 19654, pp. 95-100; H. A.
MUSURILLO, The Acts of the Christian Martyrs, Oxford 1972 (Oxford Early Christian Texts),
pp. 280-292; G. LANATA, Gli Atti dei martiri come documenti processuali, Milano 1973 (Studi e
testi per un Corpus Iudiciorum, 1), pp. 209-217.
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Tav. I – Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. gr. 772, f. 120r (foto con luce ultravioletta).
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1. Il Vat. lat. 3134 è una corposa miscellanea, ormai nota come Pandetta
di Ramo Ramedelli, nella quale, tra la fine del XIV e i primi decenni del XV
secolo, il modesto funzionario gonzaghesco ha raccolto un larghissimo nu-
mero di estratti di testi classici e medievali insieme con molte testimonian-
ze del primo umanesimo. Il codice è assurto a qualche notorietà nel mondo
degli studi grazie alla scoperta che Augusto Campana, sul finire degli anni
’50 del secolo scorso, vi fece di una sconosciuta e bellissima lettera del Boc-
caccio a Donato Albanzani. La miscellanea è stata in seguito variamente
utilizzata da più di uno studioso e su di essa non mancano ormai vari con-
tributi1, ma il suo contenuto non è stato ancora compiutamente descritto:
a ciò attende ora chi scrive, e in servizio degli studi sull’umanesimo sarà
presto pubblicata una tavola del codice. Tanto più perché, oltre a nuove
testimonianze di testi già noti, la miscellanea ne contiene altri certamente
sconosciuti, non sarà inutile, al di là del recupero di gemme e di altre non
meno preziose trouvailles, riesaminare il ruolo testimoniale che la Pan-
detta riveste nei riguardi di quella civiltà di transizione che nel volgere di
pochi decenni si schiude ai cambiamenti culturali e approda all’umanesi-
mo. L’arrivo a Mantova di Vittorino da Feltre, chiamato da Gianfrancesco
1 Sul Vat. lat. 3134 vd. A. CAMPANA, Poesie umanistiche sul castello di Gradara, in Studi
Romagnoli 20 (1969) [ma 1970], pp. 501-520; R. AVESANI, Uguccione della Faggiola a Vicenza
in una iscrizione sconosciuta di Antonio da Legnago, in Uguccione della Faggiola nelle vicende
storiche fra Due e Trecento. Atti del convegno. Casteldelci, 6-7 settembre 1986, San Leo 1995,
(= Studi montefeltrani 18 [1995], pp. 5-64), pp. 47-64: 51-55; S. GENTILE – S. RIZZO, Per una
tipologia delle miscellanee umanistiche, in Il codice miscellaneo: tipologie e funzioni. Atti del
convegno internazionale, Cassino 14-17 maggio 2003, a cura di E. CRISCI – O. PECERE, Cassi-
no 2003) (= Segno e testo 2 [2004]), pp. 379-407: 388-89, 400-401, 404; R. AVESANI, La «Pan-
detta» di Ramo Ramedelli. Livelli di cultura a Mantova fra Tre e Quattrocento, in Filologia,
Papirologia, Storia dei Testi. Giornate di studio in onore di Antonio Carlini. Udine, 9-10 di-
cembre 2005, Pisa – Roma 2008, pp. 131-173. Mi permetto di rimandare anche ai miei Per
Battista di Montefeltro Malatesti e Giovanni Quirini, in Archivio Italiano per la Storia della
Pietà 23 (2010), pp. 73-83 e Preumanesimo malatestiano nella Pandetta di Ramo Ramedelli, in
Per Gabriella: studi in ricordo di Gabriella Braga, a cura di M. PALMA e C. VISMARA, Cassino, in
corso di stampa.
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 475-499.
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Gonzaga come precettore dei figli, risale al 1423 e viene considerato sim-
bolicamente come l’ingresso della cultura umanistica a Mantova. Ma va
d’altra parte riconosciuto che l’apporto di Vittorino trovò un terreno già
in parte dissodato dalla politica culturale dei primi Gonzaga, che ebbero
il merito di formare, anche mantenendo una presenza stabile di copisti e
miniatori, una raccolta libraria che già alla fine del XIV secolo rendeva la
corte di Mantova un grande centro culturale dell’Italia padana: alla biblio-
teca signorile ricorrevano normalmente amici dei signori, studiosi, mae-
stri, funzionari e cortigiani, e nota è la liberalità, talora persino eccessiva,
con cui i Gonzaga mettevano a disposizione i libri della loro biblioteca, il
che contribuì non poco alla sua dispersione. Prima dell’esperienza della Ca’
Zoiosa, insomma, si dispiega attorno alla corte dei Gonzaga un variegato
ambiente, forgiato nella tradizione della cancelleria e dell’insegnamento
pubblico, che trova nell’eredità petrarchesca e nello studio dei classici il
proprio segno distintivo2.
Di tale vivacità culturale Ramedelli dovette in qualche misura essere
partecipe, tanto più che, in qualità di funzionario gonzaghesco, egli aveva
Res Publica Litterarum 35 (2012), in corso di stampa. Si dirà presto dell’ipotesi che vuole
Pietro da Parma insegnare per un periodo nella città dei Gonzaga; e sempre a Mantova, come
ricorda S. DAVARI, Notizie storiche intorno allo Studio pubblico ed ai maestri del secolo XV e
XVI che tennero scuola in Mantova tratte dall’Archivio Storico Gonzaga in Mantova, Mantova
1876, p. 4, nell’anno 1398 un grammatico di nome Venturino leggeva pubblicamente Virgilio
nei giorni festivi: come è stato osservato, si tratta assai verosimilmente dello stesso Venturi-
nus che commentava Seneca nel 1401, secondo quanto si ricava da una nota al f. 274r
dell’Harl. 2481 della British Library di Londra («1401, VIII iunii magister Venturinus comple-
vit hanc le<cturam>»). Il codice, contenente le tragedie di Seneca, è scritto in ambiente lom-
bardo in quello stesso 1401 da un certo Nicolaus; le postille che corredano il codice lascereb-
bero pensare a un ambiente di scuola, e che tale scuola fosse a Mantova si può dedurre dalla
presenza di una nota al f. 274r, relativa alla morte di Giovanni Galeazzo Sforza, apposta nel
1402 proprio nella città lombarda (M. CORTESI, Libri e vicende di Vittorino da Feltre, in Italia
medioevale e umanistica 23 [1980], pp. 77-114: 100; PELLEGRINI, Vecchie e nuove schede).
Andrea Canova mi segnala il ms. 31 della biblioteca di Poppi, contenente le Heroides di Ovidio
e il Geta di Vitale di Blois, copiato a Mantova nel 1399 da Pietro Butini (o Vutini) di Lucera,
il quale ha aggiunto alla fine un carmen dedicato alla fortuna, un epitafio per Pietro da Man-
tova e un’orazione metrica (sul codice vd. almeno P. STOPPACCI in I manoscritti datati della
provincia di Arezzo, a cura di M. C. PARIGI, P. STOPPACCI, Firenze 2007, pp. 58-59, scheda nr.
51 [Manoscritti datati d’Italia, 15]). Tra le figure minime di grammatici si può infine menzio-
nare quel Bartolomeo Alboini da Volta, che DAVARI, Notizie, p. 5 (e di seguito E. FACCIOLI,
Mantova. Le lettere, II, Mantova 1962, p. 32) vuole collaboratore di Vittorino da Feltre: di lui
sappiamo che nel 1397 scrisse nove esametri celebrativi della fondazione a Mantova della
chiesa di S. Barnaba, versi che Ramedelli trasse forse dall’epigrafe stessa e che registrò al f.
292va del suo codice. Sull’epigrafe vd. G. SCHIZZEROTTO, L’epigrafe metrica di Bartolomeo degli
Alboini da Volta, in Palazzo del Capitano. Medioevo e Rinascimento: riapertura di un percorso
museale [Catalogo della mostra tenuta a Mantova nel 1986], Canneto sull’Oglio 1986, p. 20.
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ni, sulla cui presenza nella Pandetta cfr. rispettivamente MALATESTA MALATESTI, Rime, Edi-
zione critica a cura di D. TROLLI, Parma 1982, pp. 46-47 e SANZOTTA, Per Battista, pp. 76-83.
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7 G. FERRAÙ, Valla e gli Aragonesi, in Valla e Napoli. Il dibattito filologico in età umanistica.
Atti del convegno internazionale, Ravello, Villa Rufolo, 22-23 settembre 2005, a cura di M.
SANTORO, Pisa – Roma 2007, pp. 3-29: 8. Per considerazioni di carattere generale cfr. R. WITT,
In the Footsteps of the Ancients: The Origins of Humanism from Lovato to Bruni, Leiden 2000
(Studies in Medieval and Reformation Thought, 74) [ora in trad. it: Sulle tracce degli antichi:
Padova, Firenze e le origini dell’umanesimo. Trad. di D. DE ROSA; con un saggio introduttivo
di G. PEDULLÀ, Padova 2005 (Saggi. Arti e lettere)].
8 C. MOZZARELLI, Nota storica, in Mantova 1430. Pareri a Gianfrancesco Gonzaga per il
medelli aveva ricoperto la carica di officialis ad bulletas: al f. 56r del Laur. Strozzi 157, accan-
to a un passo del commento di Benvenuto da Imola a Inf. XVII, 21, dove il Rambaldi, a propo-
sito dei ‘bìveri’ (castori), che Dante nomina al verso successivo, scrive che essi «abundant in
Alamannia iuxta ripas Danubii, imo apud Pontum […], licet non oporteat ire ita a longe, quia
inveniuntur hic non longe a Feraria in territorio marchionum Estensium», Ramo annota di
averne visto uno nel cestello di un cursor del marchese di Ferrara, «dum essem officialis ad
buletas», cioè, se intendo bene, una sorta di impiegato del registro (CH. DU FRESNE DU CAN-
GE, Glossarium mediae et infimae Latinitatis, editio nova aucta pluribus verbis aliorum scrip-
torum a L. FAVRE, I, Paris 1937, p. 777, s. v. ‘Bulleta’). Sul codice vd. infra, pp. 481-82, n. 24.
10 Vd. AVESANI, «Pandetta», pp. 145, 156-65.
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751-56: 750.
12 R. ZUCCHI, Ottonello Descalzi e la fortuna del «De viris illustribus», in Italia medioevale
e umanistica 17 (1974), pp. 469-90: 486; S. L’OCCASO, Fonti archivistiche per le arti a Mantova
tra Medioevo e Rinascimento (1382-1459), Mantova 2005, pp. 191-92.
13 AVESANI, «Pandetta», pp. 151-54.
14 È una delle cinque lettere segnalate da ZUCCHI, Ottonello, p. 488 n. 2.
15 S. L’OCCASO, Studi sul Palazzo Ducale di Mantova nel Trecento, in Atti e memorie dell’Ac-
cademia virgiliana di scienze, lettere ed arti 70 (2002), pp. 135-67: 136-37 n. 8; ID., Fonti, p. 245
e n. 90, entrambi con bibliografia precedente.
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ni, è Filippo della Molza, un nobile cavaliere che ricorre più volte nella
corrispondenza gonzaghesca16: fu spesso inviato da Francesco Gonzaga in
delicate missioni diplomatiche, delle quali scrisse per il suo signore detta-
gliati resoconti, e altri documenti lo pongono in relazione con il pittore Ste-
fano da Verona, che lavorò per lui insieme con Alberto d’Alemagna, forse
entro il 1394, quando il della Molza era ambasciatore dei Gonzaga presso
i Visconti17. Le fonti non ci dicono se con lui Ramo avesse rapporti diretti,
né di che natura eventualmente fossero; il suo nome tuttavia compare più
di una volta nel Vat. lat. 3134, e tra le testimonianze che lo riguardano si
potrà qui mettere in rilievo l’epitafio in distici elegiaci (f. 293rb), compo-
sto ante diem in occasione della costruzione della tomba del cavaliere e
di sua moglie nella cappella di famiglia dedicata a s. Longino nella chiesa
di S. Andrea, nel 1407, un anno dopo che il della Molza aveva fatto testa-
mento e sei anni prima della sua morte, avvenuta a Firenze il 7 dicembre
141318. Il carme è inedito e nel codice è attribuito a un certo Donato De
Freitis19; poiché però un personaggio con questo nome, se ho visto bene,
non è noto, mentre ben conosciuto nell’ambiente mantovano è Donato De
Pretis, legum doctor e membro del Consiglio maggiore del Comune di Man-
tova20, si potrà forse riconoscere in ‘Donatus De Freitis’ una corruttela di
‘Donatus De Pretis’ e attribuire dunque a lui la paternità dell’epitafio di
Filippo della Molza. Dato il riguardo tanto dell’autore quanto del destina-
tario, vale la pena di riportare il testo del carme:
16 Un breve profilo biografico di Filippo della Molza traccia, a partire dai documenti
mantovani, G. B. BORGOGNO, La lingua dei dispacci di Filippo della Molza diplomatico manto-
vano della 2a metà del sec. XIV, in Studi di grammatica italiana 9 (1980), pp. 19-171: 20-25;
notizie su di lui anche in R. NAVARRINI, Lo Statuto del Consorzio di Santa Maria della Cornetta,
Mantova 1996, p. 78 e in L’OCCASO, Fonti, passim.
17 Le pitture eseguite in casa di Filippo della Molza furono motivo di un contenzioso tra
«Pandetta», p. 155 n. 1.
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umanistica 23 (1980), pp. 1-25; ID., Antichi editori, pp. 105-89; ID., La revisione petrarchesca
dell’«Africa», Messina 1984, in part. le pp. 11-43; ID. in Codici latini del Petrarca nelle bibliote-
che fiorentine. Mostra 19 maggio – 30 giugno 1991. Catalogo a cura di M. FEO, Firenze 1991,
pp. 39-41; A. PIACENTINI, Salutati e il progetto di edizione dell’Africa. Firenze, Biblioteca Medi-
cea Laurenziana, Acquisti e Doni 441, in Coluccio Salutati e l’invenzione dell’Umanesimo. Fi-
renze, Biblioteca Medicea Laurenziana, 2 novembre 2008 – 30 gennaio 2009. [Catalogo della
mostra] a cura di T. DE ROBERTIS – G. TANTURLI – S. ZAMPONI, Firenze 2008, pp. 65-68. Su
Pietro da Parma si veda in particolare G. BILLANOVICH, Terenzio, Ildemaro, Petrarca, in Italia
medioevale e umanistica 17 (1974), pp. 1-60: 28-35; ID., L’insegnamento della grammatica e
della retorica nelle Università italiane tra Petrarca e Guarino, in The Universities in the Late
Middle Ages, ed. by J. IJSEWIJN – J. PAQUET, Leuven 1978, pp. 365-80: 378-79; ID., Petrarca,
Pietro da Moglio e Pietro da Parma, in ID. e C. M. MONTI, Una nuova fonte per la storia della
scuola di grammatica e retorica nell’Italia del Trecento, in Italia medioevale e umanistica 22
(1979), pp. 367-412: 367-95: 383-85; C. M. MONTI, Un carme di Pietro da Parma, in G. BILLA-
NOVICH e EAD., Un carme ignoto del Petrarca e un carme connesso di Pietro da Parma, in Studi
Petrarcheschi, n.s., 5 (1988), pp. 101-53: 126-53; EAD., Petrarca «auctoritas» nel commento ai
classici: il «Preambulum» a Lucano di Pietro da Parma, in Studi Petrarcheschi, n. s. 11 (1994),
pp. 239-82.
22 Ibid., p. 243; PIACENTINI, Salutati e il progetto, p. 67. Annoto qui la presenza a Mantova
di un Pietro di Enrico de Recordatis da Parma, documentato tra il 1384 e il 1394 come scriba
e officiale del vescovo: G. GARDONI, Notai di curia del Trecento. Appunti sul campione manto-
vani, in Atti e memorie della Accademia Nazionale Virgiliana di Scienze, Lettere ed Arti, n.s., 74
(2006), pp. 51-107: 88-89 nr. 39; ma non si tratterà certamente del nostro Pietro da Parma.
23 Cfr. MONTI, Petrarca, p. 243.
24 Sul Laur. Ashb. 1014 vd. almeno FERA, Antichi editori, pp. 174-190; ID., La revisione,
p. 40; ID. in Codici latini del Petrarca, pp. 41-44. Qualche riserva sulla data del 1398, «scritta
in inchiostro diverso rispetto alla sottoscrizione e rispetto al testo», esprime T. DE ROBERTIS,
Salutati tra scrittura gotica e littera antiqua, in Coluccio Salutati e l’invenzione dell’Umanesi-
mo. Atti del convegno internazionale di studi, Firenze, 29-31 ottobre 2008, a cura di C. BIAN-
CA, Roma 2010, pp. 369-99: 381 n. 42 (Libri, carte, immagini, 3). Di seguito, nella stessa nota,
vi è la condivisibile affermazione che dei tre codici Laur. Strozzi 157-159, contenenti il Com-
mento di Benvenuto da Imola alla Commedia e tradizionalmente ritenuti autografi di Rame-
delli, da attribuire a Ramo siano i soli ff. 1r-31v dello Strozzi 157 e, nel ciclo completo, le note
di possesso, le iniziali a penna e l’apparato delle postille. Contro l’autografia dei tre codici si
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Donato De Pretis fosse in qualche contatto con Ramedelli e che sia stato
proprio lui a fornire a quest’ultimo una copia dell’edizione dell’Africa alle-
stita dal maestro parmense. Suggestiva è la possibilità che Ramo e Donato
abbiano seguito insieme le sue lezioni25: va però riconosciuto che se Rame-
delli avesse avuto tanta familiarità con Donato (posto, come è ovvio, che
il De Freitis sia davvero tutt’uno con il De Pretis), difficilmente si sarebbe
astenuto dall’intervenire su una corruttela così evidente del nome del suo
condiscepolo.
del termine s. v. ‘Pan’, e opportunamente ricorda che due copie delle Derivationes si trovava-
no nella biblioteca Gonzaga (GIROLLA, Biblioteca, p. 65 nrr. 2-3). Un’altra copia era presente
nella biblioteca del convento dei Domenicani di S. Luca a Mantova (T. KÄPPELI, Antiche bi-
blioteche domenicane in Italia, in Archivum Fratrum Praedicatorum 36 [1966], pp. 5-80: 27 nr.
111). Ho già notato come Ramedelli potesse forse avere a mente anche un passo di Gellio (13,
9, 3) in cui si ricorda Tirone, schiavo di Cicerone poi affrancato e divenuto suo segretario, il
quale intitolò i suoi libri «πανδεκτας (…), tamquam omne rerum atque doctrinarum genus
continentis» (SANZOTTA, Preumanesimo, n. 3).
27 Infra, p. 491.
28 L’asterisco è costituito da quattro linee incrociate diagonalmente, con quattro puntini
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dei fascicoli ad opera dello stesso Ramedelli abbiano reso non sempre evi-
denti i criteri sottesi alla costruzione della miscellanea, si potrà comunque
dire che per la sua parte più antica la silloge appare come una raccolta di
estratti che hanno nell’exemplum morale e nel detto memorabile il proprio
elemento caratterizzante. Nella primitiva concezione del Vat. lat. 3134 agi-
va l’idea di un grande florilegio di citazioni bibliche, di testi patristici, di
sentenze di autori in uso nelle scuole di retorica, di questioni giuridiche,
dottrinali e spirituali, probabilmente sul modello dei florilegi tardomedie-
vali: esempi celebri sono la raccolta di flores del 1329, recentemente attri-
buita, in via ipotetica, a Guglielmo da Pastrengo30; il Manipulus florum di
Tommaso di Hibernia, un chierico di origine irlandese che visse a Parigi
tra XIII e XIV secolo, autore di un florilegio di circa 6000 estratti da autori
classici, Padri e Dottori della Chiesa, ripartiti in 266 lemmi ordinati alfa-
beticamente; o ancora il Compendium moralium notabilium di Geremia
da Montagnone, giurista padovano vissuto anch’egli a cavaliere dei secoli
XIII e XIV, che compilò una ricca silloge di varia cultura organizzata per
soggetti31; altri modelli potevano essere i florilegi filosofici e in particola-
re quelli di Aristotele32. Nel medesimo orizzonte intellettuale si trovavano
anche le piccole enciclopedie destinate al pubblico dei professionisti (mer-
canti, medici, giuristi), che, pur senza essere specialisti, erano in grado di
torum in hoc libro qui ex diversitate multiplicitateque rerum digne pandetta meruit nuncu-
pari».
30 G. BOTTARI, Fili della cultura veronese del Trecento, Verona 2010 (Gli umanisti, 1), il
quale ha riportato all’attenzione degli studiosi il codice CCXXXI (394) della biblioteca Capito-
lare di Verona, già noto come testimone del florilegio, ma non oggetto finora di studi specifi-
ci. Alla bibliografia su Guglielmo da Pastrengo citata dal Bottari si può aggiungere ora il
contributo di A. M. MORELLI, Guglielmo da Pastrengo e i codices Catulliani antiquiores: un
riesame, in Per Gabriella, in corso di stampa.
31 Sul Manipulus florum di Tommaso di Hibernia è fondamentale R. H. ROUSE – M. A.
ROUSE, Preachers, Florilegia and Sermons: Studies on the Manipulus Florum of Thomas of
Ireland, Toronto, Pontifical Institute of Mediaeval Studies, 1979; si aggiunga da ultimo A.
TROINA, Il Manipulus florum della Biblioteca centrale della Regione siciliana, in Schede medie-
vali 43 (2005), pp. 321-32, sul nuovo codice ms. XII B 24; un’edizione critica del testo sta
curando in rete Chris Nighman della Wilfrid Lauriel University di Toronto (http://info.wlu.
ca/~wwwhist/faculty/cnighman/index.html). Su Geremia da Montagnone e sul suo florilegio
vd. soprattutto R. WEISS, Il primo secolo dell’umanesimo: studi e testi, Roma 1949, pp. 15-50;
B. L ULLMAN, Hieremias de Montagnone and His Citations From Catullus, in Classical Philo-
logy 5 (1910), pp. 66-82, poi ristampato, con aggiunte e correzioni, in ID., Studies in the Italian
Renaissance, Roma 19732, pp. 79-112 (Storia e Letteratura, 51); G. BOTTARI in GUGLIELMO DA
PASTRENGO, De viris illustribus et de originibus, Padova 1991, pp. XI-XVII (Studi sul Petrarca,
21); ID., Fili, p. 12. Ramedelli poteva leggere il florilegio di Geremia da Montagnone nella bi-
blioteca Gonzaga (GIROLLA, Biblioteca, p. 63 nr. 34).
32 Per i florilegi aristotelici è d’obbligo il rinvio a J. HAMESSE, Les ‘Auctoritates Aristotelis’.
Un florilège médiéval. Étude historique et édition critique, Louvain – Paris 1974 (Philosophes
Médiévaux, 17).
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l’oscillazione di Ramedelli nell’attribuire l’opera ora a Ugo di Fouilloy ora al maestro vittori-
no, in particolare alle ll. 15-16 della seconda colonna di f. 80r, dove il De claustro anime è
detto di «Ugo de Folieto sive de Sancto Vittore». Nello Speculum historiale, tuttavia, non si fa
menzione di Ugo di San Vittore a proposito del De claustro animae, ma esso viene attribuito
senza incertezza a Ugo di Fouilloy. Sulla questione della paternità del De claustro animae vd.
F. NEGRI, Il De claustro animae di Ugo di Fouilloy: vicende testuali, in Aevum 80 (2006), pp.
389-421: 397.
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l’ordine dei libri 25, 17-24 e 7-15 di Vincenzo di Beauvais. Dalla varietà
degli argomenti si ha l’impressione che Ramedelli abbia voluto approntare
dallo Speculum historiale una silloge di varia cultura, il che spiega anche
l’estensione del capitolo e la scelta di seguire piuttosto pedissequamente
l’enciclopedia del bellovacense: oltre agli attesi estratti di Ambrogio, Gio-
vanni Crisostomo e ancora di Agostino e Girolamo, si leggono varie notizie
di santi, del tempo di Leone IV, di Carlo Magno, excerpta relativi a Pilato,
Tiberio e Caligola. Non mancano neppure estratti dai classici, tra cui si
ricordano l’Institutio oratoria di Quintiliano, le Naturales quaestiones di
Seneca, le Declamationes di Seneca il Vecchio, il perduto Liber de immatura
morte di Seneca36, Giovenale e le epistole di Plinio il Giovane, tutti di una
certa rilevanza perché testimoniano opere apparentemente note a Rame-
delli solo attraverso Vincenzo di Beauvais37.
Per quanto riguarda i testi cristiani e della tradizione medievale non
provenienti dallo Speculum historiale, se è normale la presenza di excerpta
biblici, patristici, delle versioni latine di Aristotele38, delle Sententiae di Pie-
tro Lombardo e dello Scriptum super Sententiis magistri Petri Lombardi di
Tommaso d’Aquino39, uno spazio considerevole è concesso alla letteratura
giuridica e canonistica: il Vat. lat. 3134 si apre significativamente al f. 3a
ra con la lettera di Gregorio IX scritta da Spoleto il 5 settembre 1234, in
cui si annuncia agli studenti parigini la pubblicazione delle Decretali, com-
sta) e uno della Rhetorica nella redazione di Guglielmo di Moerbeke erano nella biblioteca
Gonzaga: GIROLLA, Biblioteca, pp. 61 nr. 1 e 64 nr. 35; un altro ve n’era inoltre delle Questio-
nes sull’Ethica aristotelica compilate da Michele Aguani da Bologna: ivi, p. 64 nr. 36. Ma è
forse più probabile che a monte degli estratti copiati da Ramedelli vi fosse un florilegio ari-
stotelico.
39 Un codice delle Sententiae era nella biblioteca Gonzaga: GIROLLA, Biblioteca, p. 47 nr.
68; un altro era anche, prima del 1425, nella biblioteca del monastero di Polirone, ma anch’es-
so non è stato identificato: C. CORRADINI, Gli inventari e le catalogazioni medievali dei mano-
scritti polironiani (secc. XIII-XIV), in Catalogo dei manoscritti polironiani. I. Biblioteca Comu-
nale di Mantova (mss. 1-100), a cura di C. CORRADINI – P. GOLINELLI – G. Z. ZANICHELLI,
Bologna 1998: pp. XXIII-XCIV: XLIII nr. 29.
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40
AVESANI, «Pandetta», p. 145 n. 2.
41
Ibid., p. 159; SANZOTTA, Preumanesimo.
42 GIROLLA, Biblioteca, pp. 49-50. In questa sezione troviamo, fra l’altro, due codici delle
Decretali, il primo cominciante con la lettera introduttiva e l’altro con la prima distinctio del
Decreto; uno del Liber Sextus, terminante con le Regulae iuris, due delle Novelle di Giovanni
d’Andrea e uno dei Casus breves dei primi tre libri delle Decretali. Si sa inoltre che Ludovico
Gonzaga, padre di Francesco, era in relazione, per lo scambio di codici, con Aldobrandino
d’Este, come dimostrano tre lettere, purtroppo prive di indicazione dell’anno, conservate
nell’Archivio Gonzaga (ASM, Archivio Gonzaga, b. 1288): in una di esse, datata 14 novembre,
Aldobrandino risponde al Gonzaga di non possedere copie di Cicerone, ma codici di diritto
canonico e tra di essi le Decretali (ZUCCHI, Ottonello, p. 483; vd. anche G. FRASSO, Petrarca,
Andrea da Mantova e il canzoniere provenzale N, in Italia medioevale e umanistica 17 [1974],
pp. 185-205: 198); è forse possibile che sia stato Aldobrandino a fornire ai Gonzaga almeno
uno dei due codici delle Decretali registrati nell’inventario. Un codice del Liber Sextus appar-
teneva, fino al 1461, ai Domenicani di S. Luca: in quella data Francesco Gonzaga, non anco-
ra cardinale, corrisponde con la madre Barbara di Pavia pregandola di interessarsi di un
«bello Sexto e Clementine» che aveva visto nella biblioteca del convento (G. SCHIZZEROTTO,
Biblioteche monastiche mantovane, in Tesori d’arte nella terra dei Gonzaga, Mantova, Palazzo
Ducale, 7 settembre – 15 novembre 1974 [Catalogo della mostra], Milano 1974, pp. 29-44: 36);
tre codici di Giovanni d’Andrea sulle Decretali compaiono tra i libri appartenuti a Carlo Gon-
zaga (CORTESI, Libri, p. 102), ma non è per ora possibile stabilire se qualcuno di essi corri-
sponda alla notizia dell’inventario del 1407.
43 Ed.: THOMAS CANTIPRATENSIS, Liber de natura rerum. Editio princeps secundum codi-
nuale per l’uso professionale chiamato Articella, dove compaiono accanto a un gruppo di
traduzioni, tra le quali è fondamentale quella del Prognosticon ippocrateo: basti qui il rinvio
a P. KIBRE, Hippocrates Latinus: Repertorium of Hippocratic Writings in the Latin Middle Ages
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(rev. ed. with additions and corrections), New York 1985, p. 32 e a T. PESENTI, Marsilio San-
tasofia tra corti e università. La carriera di un «monarcha medicinae» del Trecento, Padova
2003, pp. 151-164, 439-571 (Contributi alla storia dell’Università di Padova, 35), in part. per
il commento di Marsilio Santasofia agli aforismi.
45 ARNALDI DE VILLANOVA Opera Medica Omnia, 6, 1. Medicationis parabole, ed. J. A. PA-
tale L. GARGAN, La lettura dei classici a Bologna, Padova e Pavia fra Tre e Quattrocento, in I
classici e l’università umanistica. Atti del Convegno di Pavia, 22-24 Novembre 2001, a cura di
L. GARGAN – M. P. MUSSINI SACCHI, Messina 2006, pp. 459-485 (Percorsi dei classici, 10); altri
importanti lavori del Gargan sul medesimo argomento si possono ora leggere raccolti in vo-
lume: Libri e maestri tra medioevo e umanesimo, Messina 2011 (Biblioteca umanistica, 17).
Per gli aspetti più generali vd. R. BLACK, Humanism and Education in Medieval and Re-
naissance Italy. Tradition and Innovation in Latin Schools from the Twelfth to the Fiftheenth
Century, Cambridge 2001 (in part. pp. 173-274); utili considerazioni e ulteriore bibliografia in
S. RIZZO, Ricerche sul latino umanistico, I, Roma 2002, pp. 125-143 (Storia e Letteratura,
213).
50 Resta da verificare se ed eventualmente in quale misura gli estratti dei classici copiati
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bella, Biblioteca Comunale, 18 settembre – 10 ottobre, Mantova, 1966, p. 42; PELLEGRINI, Vec-
chie e nuove schede.
52 Tali estratti non provengono neppure dal codice gonzaghesco che compare al nr. 7
della sezione dei poeti dell’inventario del 1407 (GIROLLA, Biblioteca, p. 59 nr. 7), già identifi-
cato con il ms. 75 della Biblioteca Comunale di Mantova, dandosi tra i due testi irriducibili
varianti (sul codice vd. SCHIZZEROTTO, Biblioteche, p. 41).
53 La mole di estratti di Terenzio basta da sola a escludere la loro provenienza dallo Spe-
culum historiale, dove dedicato ai flores terenziani vi è solo un breve capitolo (SH 5, 73), e si
può pensare che essi siano stati copiati direttamente da un manoscritto. A un codice ricon-
ducono forse gli estratti di Persio copiati al f. 181v subito dopo altri excerpta delle commedie
terenziane: non provenendo neppure essi dallo Speculum historiale, è possibile che Ramedel-
li li trovasse in un codice di Terenzio di seguito alle commedie, cui spesso Persio si accompa-
gna nella tradizione manoscritta (cfr. C. VILLA, La «Lectura Terentii». I. Da Ildemaro a France-
sco Petrarca, Padova, Antenore, 1984, p. 35 n. 108 [Studi sul Petrarca, 17). Un codice cartaceo
di Terenzio fu promesso in dono da Jacobo di Santa Croce a Ludovico Gonzaga, ma il codice
non figura nell’inventario del 1407 (GIROLLA, Biblioteca, pp. 35-36 n. 5).
54 Tre codici di Virgilio, di cui uno glossato, erano presenti nella biblioteca Gonzaga
stato identificato: Milano, Biblioteca Trivulziana, ms. 691; un altro Lucano della Trivulziana
è il ms. 692, scritto nel 1456 da Raffaello Buti (o Berti) per Ludovico Gonzaga (vd. ora M.
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leggono excerpta solo dalle Metamorfosi56. Assenti del tutto sono Catullo,
Properzio, Tibullo e Stazio. Tra gli storici ben rappresentati sono Valerio
Massimo57 e Sallustio58; non stupisce l’assenza di Livio, di cui pure due
codici erano nella biblioteca Gonzaga59, ma la cui lettura fu introdotta
nella pratica scolastica solo da Vittorino da Feltre60, ed è assai probabile
che Ramedelli non avesse familiari neppure le allora conosciute otto com-
medie di Plauto. Normale è l’assenza di Tacito e di Cesare, meno quella di
teca, p. 59 nr. 8, cui si deve aggiungere il manoscritto registrato poco più avanti (Item multi
Ovidii in uno volumine: ivi, p. 59 nr. 10). Un codice delle Metamorfosi ovidiane è registrato
anche nella lista dei libri di Carlo Gonzaga (CORTESI, Libri e vicende, pp. 101-102).
57 Due codici di Valerio Massimo erano nella biblioteca Gonzaga, ai quali va aggiunto
uno del commento di Dionigi da Borgo San Sepolcro (GIROLLA, Biblioteca, p. 53 nrr. 5-7). Uno
dei codici di Valerio era stato richiesto in prestito nel 1382 da Giberto da Correggio a suo zio
Ludovico Gonzaga (F. NOVATI, I codici francesi de’ Gonzaga secondo nuovi documenti, in Ro-
mania 19 [1890], pp. 161-200: 189); un codice di Valerio Massimo Ludovico inviava anche ad
Aldobrandino d’Este, al quale fu prestato poi anche l’esemplare del commento di Dionigi
(ZUCCHI, Ottonello, p. 483).
58 Nella biblioteca Gonzaga vi erano ben cinque codici di Sallustio, contenenti tutti sia il
Catilina che il Giugurta (GIROLLA, Biblioteca, pp. 54-55 nrr. 21-25). In una lettera del 21 set-
tembre 1374 Leone Leoni, vicario di Goito, restituisce un Sallustio a Ludovico Gonzaga, il
quale l’aveva affidato al Leoni perché ne traesse una copia, ma il lavoro tuttavia non fu ese-
guito «propter maximas febras tercianas, quas passus fui» (ibid., p. 36 n. 3); non sappiamo se
la copia sia stata trascritta in seguito, come prometteva Leone Leoni nel prosieguo della let-
tera. Un Catilina era, prima del 1417, anche nella biblioteca dei Domenicani di S. Luca
(SCHIZZEROTTO, Biblioteche, p. 36).
59 GIROLLA, Biblioteca, p. 52 nrr. 3-4.
60 GARGAN, Lettura, p. 468. CORTESI, Libri di lettura, p. 634 ricorda la testimonianza di
Andrea Bussi, il quale, introducendo nel 1469 la princeps delle Historiae di Livio, celebrava
Vittorino come il «pater pauperum studiosorum» che «Livium primus ut intactum pelagus
atque inespertum noster Tiphys aperuit et Patavinos thesauros Hesperidum hortis clusiores
patefecit».
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Svetonio e di Giustino; del tutto assenti sono anche Gellio e Apuleio. Tra i
libri naturales Ramo copia excerpta di Plinio il Vecchio61 e l’intero VI libro
del De agricultura di Palladio. Gli epistolari di Cicerone rappresentano un
capitolo fondamentale delle scoperte umanistiche, ed è significativo che,
oltre ai vari excerpta ciceroniani, si incontri nella Pandetta la prima lettera
al fratello Quinto (ff. 388ra-391rb), che è il solo testo classico del Vat. lat.
3134 trascritto per intero, forse da ricondurre alle suggestioni dell’inse-
gnamento di Vittorino da Feltre62; non sarà neppure inutile osservare che
la lettera si trova trascritta su cinque fogli (un ternione privo dell’ultimo
foglio) aggiunti a un’unità codicologica costituita per gran parte da epi-
stole e orazioni umanistiche63. Tra gli autori tardoantichi, nella Pandetta
compaiono infine Simmaco, Sidonio Apollinare, Claudiano64, Macrobio e
Cassiodoro.
5. Nel Vat. lat. 3134 si individuano almeno due nuclei di interesse: il pri-
mo ancora in parte legato alle tradizioni medievali e scolastiche; il secondo
più sensibile allo spirito dei tempi nuovi. Con l’acquisto di testi umanistici,
non solo i più noti e quelli cui aveva più facile accesso, ma anche molti
rari, dei quali oggi il Vat. lat. 3134 è unico testimone, Ramedelli segna
un sostanziale scarto rispetto al resto della Pandetta. E si dovrà notare
sin da subito come, a differenza di quanto avviene per i classici (ma con
61 Sappiamo che nel 1376 una Naturalis historia di Plinio fu chiesta in prestito da Giber-
to da Correggio a Ludovico Gonzaga e che tre mesi dopo, restituito il Plinio, Giberto prese in
prestito un Solino (NOVATI, Codici, p. 185): i due codici sono da identificarsi rispettivamente
con GIROLLA, Biblioteca, p. 64 nrr. 1 o 2 [Plinio] e 3 [Solino]); vd. anche CANOVA, Biblioteche,
p. 56.
62 AVESANI, «Pandetta», p. 165. Dopo la scoperta dell’epistolario ciceroniano al fratello
Quinto da parte del Petrarca nella Capitolare di Verona, la lettera godette di vasta fortuna
nella scuola umanistica e fu diffusa anche autonomamente in varie miscellanee quattrocen-
tesche. Sappiamo che nella biblioteca Gonzaga, posteriormente al 1407, vi era un codice, ora
identificato in Trento, Biblioteca Comunale, ms. 3565, contenente la lettera insieme con il
Somnium Scipionis e la Pro Marcello, scritto nella prima metà del secolo XV e recante le ini-
ziali di Ludovico (CORTESI, Libri di lettura, p. 621 e PELLEGRINI, Vecchie e nuove schede).
Sulla presenza delle lettere ciceroniane nelle miscellanee scolastiche vd. RIZZO, Ricerche,
pp. 156-58.
63 Vd. infra, pp. 496-99. I ff. 391v-392v sono bianchi: è pensabile che Ramedelli intendes-
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Campana, cass. 27, 5, ff. 1-4, e in particolare il paragrafo 4, pubblicato ora da AVESANI, «Pan-
detta», pp. 133-134. GENTILE – RIZZO, Miscellanee, p. 399 fanno notare come la connotazione
‘umanistica’ dei codici miscellanei sia affidata per larga parte proprio alla presenza di testi
petrarcheschi.
66 FERA, Lettori, p. 35.
67 Ibid., p. 33.
68 Le più importanti di esse sono già state illustrate da FERA in Codici latini del Petrarca,
p. 43.
69 Ivi.
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70 Cfr. anche N. FESTA in F. PETRARCA, L’Africa, ediz. crit. per cura di N. FESTA, Firenze
esemplare di morte cristiana, sia stato trascritto da Ramo per due volte: la prima, per intero,
escerpito dal capitolo 6, 19 del Romuleon di Benvenuto da Imola (f. 7va-b); la seconda, con i
soli vv. 889-911, direttamente dall’Africa petrarchesca (f. 23rb). A quanto mi consta, il lamen-
to di Magone è contenuto solo in due codici del Romuleon, il Vat. lat. 1948, f. 104r, scritto tra
la fine del sec. XIV e l’inizio del XV, e l’Urb. lat. 505, ff. 106v-107v, vergato nel 1421, mentre
il resto della tradizione ne è privo (F. DUVAL, La traduction du Romuleon par Sébastien Mame-
rot. Étude sur la diffusion de l’histoire romaine en langue vernaculaire à la fin du Moyen Âge,
Genève 2001, pp. 142-146).
72 Considerati i loci critici segnalati da M. FEO, Inquietudini filologiche del Petrarca. Il
luogo della discesa agli Inferi (Storia di una citazione), in Italia medioevale e umanistica 17
(1974), pp. 115-185: 183, risulta che il Vat. lat. 3134 si allinea al ms. Cremona, Biblioteca
Statale, Fondo Libreria civica, BB 1.2.5, latore della redazione precanonica, solo nei casi alle
linee 51-53, 54, 304 e 340 dell’edizione del Lumbroso, mentre per gli altri segue la tradizione
seriore. Anche il titolo è accostabile a quello della redazione γ: Itinerarium Francisci Petrarce
ad Sepulcrum Dei viam docens (Vat. lat. 3134); Itinerarium ad sepulcrum Domini nostri Yesu
Christi (γ); Itinerarium breve de Ianua usque ad Ierusalem et Terram Sanctam (α). Sulle due
redazioni dell’Itinerarium vd. almeno S. GENTILE, La redazione precanonica della seconda let-
tera a Urbano V e dell’Itinerarium in un codice del secondo ’400, in Codici latini del Petrarca,
pp. 283-285: 284-85. ID., Itinerarium breve de Ianua usque ad Ierusalem et Terram Sanctam, in
Petrarca nel tempo. Tradizione lettori immagini delle opere. Catalogo della mostra. Arezzo,
Sottochiesa di San Francesco, 22 novembre 2003 – 27 gennaio 2004, a cura di M. FEO, [Pon-
tedera] 2003, p. 445 fa rilevare come non abbia alcun fondamento nella tradizione manoscrit-
ta il titolo di Itinerarium Syriacum con cui l’opera è stata a lungo chiamata.
73 AVESANI, «Pandetta», p. 133 n. 4.
74 Ibid., pp. 146-147. La trascrizione è datata al 1392 (f. 52ra): si tratta della nota sotto-
scrizione nella quale Ramedelli si definisce massarius camere di Margherita Malatesti (ibid.,
p. 135).
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datata 20 febbraio 1409, a dopo quella data si potrà far risalire l’intera se-
zione. Essa comprende l’epistola di Petrarca a Giovanni Fedolfi da Parma
(Disp. 30 = Var. 50); la traduzione petrarchesca di Griselda (Sen. 17, 3);
una pagina di sonetti di Giovanni Quirini cui segue la canzone Quando’l
pensiero l’animo conduce, tratta dalla Summa artis rithimici del padovano
Antonio Da Tempo; la lettera del Boccaccio a Donato Albanzani scoperta
da Campana; la lettera proemiale del Petrarca al Boccaccio che precede
la traduzione di Griselda; la Sen. 2, 6 del Petrarca a Roberto di Battifolle
nella redazione γ e la risposta di lui al Petrarca, parzialmente edita dal
Mehus75; una lettera alla regina Sancia di Maiorca in cui i suoi sudditi le
manifestano il loro dolore per la morte del re Roberto d’Angiò76; la Lu-
cretia del Salutati; la Fam. 18, 13 del Petrarca con un nuovo indirizzo a
Pietro da Moglio, ché normalmente è inviata Ad Crotum grammaticum
Pergamensem, vale a dire il grammatico Iacopo Domenico de Apibus, che
con il soprannome di Crottus compare in alcuni atti notarili, tra i quali il
Foresti ricorda in particolare uno strumento del 3 ottobre 136177. Si in-
contra poi una congerie di carmi anonimi e di vari autori, molti dei quali
in qualche modo in relazione con il Petrarca e alcuni riconducibili all’area
veronese e vicentina: si richiamano rapidamente i sette versi in lode di
Gian Galeazzo Visconti (il Conte di Virtù) sulla cacciata degli Scaligeri78; i
approntare presto l’edizione critica, sia in qualche modo da collegare a una lettera inviata da
Sancia ai suoi sudditi, nella quale la regina annuncia la morte di re Roberto, contenuta al f.
14r-v dell’Ambr. C 141 e studiata da M. GAGLIONE, Sancia d’Aragona-Maiorca tra impegno di
governo e «attivismo» francescano, in Studi storici 4 (2008), pp. 931-985: 932-936 (con l’edizio-
ne della lettera alle pp. 979-980; a p. 985 si discute l’ipotesi che si tratti non di una sola lette-
ra, ma di due distinte). Quanto alla lettera del Vat. lat. 3134, essa è attribuita al Petrarca
nell’indice del codice, ma, come ha già notato AVESANI, «Pandetta», p. 134 n. 2, non compare
tra le opere apocrife petrarchesche, né sembrerebbe tramandata altrove. Si tratterà forse di
un errore del Ramedelli, condizionato dalla circostanza che nel codice la lettera segue imme-
diatamente la Sen. 2, 6, ma è anche possibile che essa si trovasse associata a materiale petrar-
chesco già nell’antigrafo.
77 A. FORESTI, Aneddoti della vita del Petrarca, Padova 19772, pp. 394-396 (Studi sul Pe-
trarca, 1). Per la presenza della lettera nel Vat. lat. 3134 e per questo nuovo indirizzo vd. an-
che AVESANI, «Pandetta», p. 134.
78 Ibid., p. 134 n. 5.
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Sembra probabile che tra il materiale utilizzato dal Ramedelli per l’inte-
ra sezione dei ff. 316r-353v vi fossero un manoscritto di testi petrarcheschi
e una silloge di area veneta. Il fatto che molti testi del Petrarca risalgano a
una redazione γ suggerisce che Ramedelli abbia potuto accedere a una rac-
colta precanonica, analogamente a quanto avvenne per la silloge di lettere
petrarchesche raccolta da Donato Albanzani a partire dalla tradizione dei
destinatari, oggi ms. 79 della Biblioteca Palatina di Parma, che contiene,
nesimo a Vicenza, Treviso e Venezia, in Storia della cultura veneta, II, Vicenza 1976, pp. 142-
170: 150 e da P. GARBINI, in M. MOGGI, Carmi ed epistole, a cura di P. GARBINI, Padova 1996,
passim (Studi sul Petrarca, 24); per i rapporti con il Petrarca si aggiunga G. MANTESE, Incon-
tri vicentini con il Petrarca, in Petrarca, Venezia e il Veneto, a cura di G. PADOAN, Firenze 1976,
pp. 179-208: 191-192. Su Checco di Meletto Rossi vd. ora La corrispondenza bucolica tra
Giovanni Boccaccio e Checco di Meletto Rossi | L’egloga di Giovanni del Virgilio ad Albertino
Mussato, edizione critica, commento e introduzione a cura di S. Lorenzini, Firenze 2001
(Quaderni di Rinascimento, 49), con bibl. Dei testi del Rossi contenuti nel Vat. lat. 3134 par-
lerà in un prossimo contributo Michele Feo.
80 Le opere di Ferreto de’ Ferreti vicentino, a cura di C. CIPOLLA, III, Roma 1920, pp. 103-111
(Fonti per la storia d’Italia, 43) [rist. anast.: Torino, Bottega d’Erasmo, 1972].
81 P. GARBINI, Dai destinatari ai posteri. Le lettere di Moggio Moggi, in L’antiche e le moder-
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oltre alla Sen 2, 6 nel testo γ e alla traduzione di Griselda, anche l’Itinera-
rium83.
Il Compendium del De viris illustribus del Petrarca con il supplementum
di Lombardo della Seta, che segue poco dopo ai ff. 356ra-365vb, non andrà
messo in conto a questo gruppo di testi, dal momento che appartiene a
un’altra unità codicologica e qualche relazione deve avere con due codici
del Compendium, uno in pergamena e uno in carta, posseduti della biblio-
teca Gonzaga84. La scrittura visibilmente più posata rispetto al resto della
Pandetta, il testo preceduto da una tavola del contenuto, i titoli rubricati e
le iniziali denotano una certa cura nell’allestimento del testo: si può pen-
sare che anche in questo caso, così come era probabilmente avvenuto con
la piccola raccolta epistolare ai ff. 47r-52r che inizia con l’Itinerarium85,
Ramedelli intendesse allestire un codice in pulito del Compendium, che
occupa, non a caso, quasi l’intero fascicolo. In un articolo del 1974 Ri-
ziero Zucchi ha fatto conoscere una lettera di Ottonello Descalzi, impor-
tante figura di collegamento tra Padova e l’ambiente mantovano, scritta
nel 1392, probabilmente da Bologna, a Galeazzo Buzoni86: nella lettera,
tra l’altro, il giurista padovano chiede indietro un «librum originallem Vi-
rorum illustrium scriptum manu propria Lombardi a Seta» che egli ave-
va consegnato a Giovanni Zambrini, inviato di Francesco Gonzaga, nel
novembre del 1388, per conto di Pellegrino, figlio dello stesso Lombardo
della Seta che aveva concesso il volume. Pare indubbio che si tratti di un
esemplare del De viris illustribus del Petrarca proveniente dal cenacolo di
Lombardo della Seta, mentre resta da stabilire se sia l’opera completa op-
pure il Compendium. Ma è veramente molto probabile che abbia ragione
lo Zucchi quando inclina verso il Compendium, ritenendo che una copia
del riassunto fosse stato inviata da Padova a Mantova non solo per essere
83 Sul codice palatino vd. soprattutto A. SOTTILI, Donato Albanzani e la tradizione delle
lettere del Petrarca, in Italia medioevale e umanistica 6 (1963), pp. 185-201. Interessante, sotto
questo rispetto, è anche il già citato ms. C 141 inf. dell’Ambrosiana, un codice composito del
sec. XV che contiene, tra la sua vasta materia, soprattutto modelli epistolari: la lettera della
regina Sancia di cui si è detto; la Senile 13, 7 del Petrarca a Francesco da Fiano nel testo γ; la
traduzione petrarchesca di Griselda, cui fa subito seguito la Lucretia del Salutati; l’epitafio di
Giovanni Visconti scritto da Gabrio Zamorei; epistole e carmi di letterati dell’età di Gianga-
leazzo, tra cui Moggio Moggi. Il codice è stato studiato da C. M. MONTI, Umanesimo visconteo
e lettere di cancelleria in codici miscellanei dell’Ambrosiana, in Nuove ricerche su codici in
scrittura latina dell’Ambrosiana. Atti del Convegno, Milano, 6-7 ottobre 2005, a cura di M.
FERRARI e M. NAVONI, Milano 2007, pp. 153-216: 155-170 (Bibliotheca erudita. Studi e docu-
menti di storia e filologia, 31). Si noti in margine che l’epitafio per Giovanni Visconti è anche
nel Vat. lat. 3134, al f. 290vb.
84 GIROLLA, Biblioteca, p. 54 nrr. 20-21.
85 Vedi supra, p. 492.
86 ZUCCHI, Ottonello, pp. 479-81.
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87 Ibid., pp. 485-488. L’intera vicenda riassume rapidamente AVESANI, «Pandetta», p. 151
n. 2.
88 È questo anche il caso dei molti testi di origine veronese, tra i quali vanno ricordati il
gruppo degli epigrammi di Antonio da Legnago, trascritti ai ff. 92ra-93rb (su cui R. AVESANI,
Il preumanesimo veronese, in Storia della cultura veneta, II, pp. 111-141: 131-136; ID., Uguccio-
ne, pp. 49-51; ID., «Pandetta», p. 141 n. 2), e la lettera, da poco pubblicata a stampa, che
Guarino da Verona scrisse all’amico Galesio Nichesola, giureconsulto veronese vicepodestà
di Mantova nel 1420, nel 1421 e nel 1425, che è l’ep. 293 A dell’Epistolario guariniano (ID.,
Guarino Veronese a Galesio della Nichesola e Angelo Lapi a Guarino: due integrazioni all’Epi-
stolario guariniano avviate da Augusto Campana, in Virtute et labore. Studi offerti a Giuseppe
Avarucci per i suoi settan’anni, a cura di R. M. BORRACCINI e G. G. BORRI, Spoleto 2008, pp.
1049-1071: 1052-1053). È possibile che Ramedelli conoscesse personalmente Galesio, ma
non si può escludere che la lettera di Guarino nella Pandetta si debba ricondurre al magistero
mantovano di Vittorino da Feltre, che di Guarino era stato allevo. Come ha ben rilevato G. P.
MARCHI, Un nuovo documento su Vittorino da Feltre, in Italia medioevale e umanistica, 8
(1965), pp. 341-350: 347, nel più vasto ambito degli scambi politici e culturali tra Mantova e
Verona si collocano anche quelli tra gli scolari di Guarino e gli scolari di Vittorino. Tra i testi
di provenienza veronese, si potranno aggiungere ancora, al f. 295ra, due epigrafi relative
all’edificazione di una cappella della Vergine e di un altare in onore di s. Michele Arcangelo
nella chiesa agostiniana di S. Eufemia a Verona (e non in quella francescana di S. Fermo,
come intende, erroneamente, il Ramedelli), voluta da Iacopo dal Verme, figlio del più noto
Luchino: vd. R. AVESANI, Minuzie su Luchino e Iacopo Dal Verme e su Cia Ubaldini. Le epigra-
fi di Iacopo nella chiesa veronese di Sant’Eufemia, in Magna Verona vale: studi in onore di
Pierpaolo Brugnoli, a cura di A. BRUGNOLI e G. M. VARANINI, Verona 2008, pp. 85-100: 89.
89 SANZOTTA, Preumanesimo. Alle referenze fornite ibid., n. 15 a proposito della cultura
letteraria di Carlo Malatesti posso ancora aggiungere la lunga nota bibliografica di M. PETO-
LETTI, Vicende, lettori e tradizioni di storici latini in codici Ambrosiani, in Nuove ricerche, pp.
281-305: 301 n. 60.
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latino, e la riscrittura, dedicata a Cecilia Gonzaga, di una redazione volgare del capitolo
CLXVI della Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, a testimonianza di una produzione lettera-
ria attiva anche sul versante italiano: L. BARONCINI, Un caso di agiografia umanistica: la ‘Isto-
ria di San Clemente’ attribuita a Guido Gonzaga, in Lettere Italiane 60 (2008), pp. 236-255, alla
quale si rimanda per le coordinate biografiche e culturali del Gonzaga. Andrea Canova ha
gentilmente richiamato la mia attenzione sul Vat. lat. 2960, un codice membranaceo della
prima metà del sec. XV, appartenuto al cardinale Francesco e poi a Gian Pietro Arrivabene,
contenente un Mantuane Urbis gestorum liber che piacerebbe poter attribuire a Guido Gonza-
ga: CHAMBERS, Renaissance Cardinal, p. 176 nr. 812; qualche dubbio sulle possibilità dell’at-
tribuzione in BARONCINI, Un caso, pp. 246-247.
92 Su Pietro Donà vd. almeno A. MENNITI IPPOLITO, Donà (Donati, Donato), Pietro, in Di-
zionario biografico degli Italiani, 40, Roma 1991, pp. 789-794). Su Tommaso Mocenigo vd. G.
GULLINO, Mocenigo, Tommaso, in Dizionario biografico degli Italiani 75 (2011), pp. 150-153.
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S. Evasio, di cui Casal Selvazo sarà una corruttela93. Infine, ai ff. 411v-412r,
si noterà ancora un’amichevole lettera, datata 22 ottobre 1406, indirizzata
dai guelfi fiorentini a Malatesta di Pandolfo Malatesta. Già segnalati, ma
importanti perché noti esclusivamente dal Vat. lat. 3134, sono l’elogio di
Carlo Malatesti, dal Ramedelli attribuito a Pietro Turchi (ff. 412r-413r)94,
e la lettera di Carlo Malatesti datata «Arimini, 4° octobris 1427, manu pro-
pria» in cui il signore di Rimini annuncia la morte del fratello Pandolfo III
(f. 416ra)95.
Il Vat. lat. 3134, f. 413r-v, va poi ad aggiungersi ai numerosissimi testi-
moni della finta perorazione di Demostene ad Alessandro Magno in difesa
di Atene, accusata di essere complice dei rivoltosi tebani, un testo che,
assieme alle altre finte orazioni di Eschine e di Demade sul medesimo ar-
gomento, si incontra assai frequentemente nelle miscellanee umanistiche.
In un contributo del 1915, Remigio Sabbadini ha riconosciuto come priva
di fondamento la tradizionale attribuzione delle orazioni a Leonardo Bruni
quali vere traduzioni dal greco, proponendo cautamente di riconoscervi
l’autore in Pietro Marcello vescovo di Ceneda, il quale nel 1403 le inviava
in dono, nel Vat. lat. 5233, all’umanista feltrino Antonio da Romagno96; tale
ipotesi è però caduta in seguito alla pubblicazione, da parte di Edmé Smits,
del cosiddetto supplemento all’Historia Alexandri di Curzio Rufo97, compi-
lazione di autore ignoto forse risalente al XII secolo, nella quale si legge
anche la nostra orazione, probabilmente composta dallo stesso autore del
supplementum. La tradizione umanistica conosce almeno due redazioni,
la prima ancora piuttosto fedele al testo del supplemento; la seconda, ve-
rosimilmente più tarda, è quella attestata dal codice di Pietro Marcello ed
è dunque anteriore al 140398. Il Vat. lat. 3134 sembrerebbe testimoniare
proprio questa seconda redazione.
nica Ad Alexandrum dal XII al XV secolo: tra latino e volgare, in Aevum 75 (2001), pp. 477-493
e L. SILVANO, Pseudo-Demostene Ad Alexandrum o la forza del falso, in Vestigia Notitiai. Scrit-
ti in memoria di Michelangelo Giusta, a cura di E. BONA, C. LÉVY, G. MAGNALDI, Alessandria
2012, pp. 485-518, con l’edizione del testo critico della prima redazione alle pp. 504-505. Per
la redazione tardiva si ricorra a SABBADINI, Antonio da Romagno, pp. 243-244.
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del Parigino che ha humiditati e la lettura di Perosa, che voleva humidati, nella frase «Hinc et
volemi succo [acriori] humectati parumper saleque aspersi acriori pena torquentur, donec
ventris lurchonum clauduntur ergastulo» (FEO, Il carnevale, p. 74 ll. 23-26); il Vat. lat. 3134
ha: «Hincque acriore udemi succo humectati, parumperque sale respersi, acutiori preca tor-
quentur, donec ventris volvuntur ergastulo».
101 A Rino Avesani, che per primo ha ispirato questa ricerca, e che è sempre stato prodigo
di consigli e di sostegno, va la mia più affettuosa riconoscenza. Nel corso delle mie indagini
sul Vat. lat. 3134 mi sono state preziose le osservazioni di Maurizio Campanelli, Andrea Ca-
nova, Fabio Forner, Antonio Manfredi e Silvia Rizzo; ringrazio inoltre Paolo Pellegrini per
avermi amichevolmente concesso di leggere un suo lavoro in corso di stampa. Un grande
debito di gratitudine ho contratto con Sebastiano Gentile, che ha guidato il mio lavoro di tesi
di dottorato sul Vat. lat. 3134 presso l’Università di Cassino e che mai mi ha fatto mancare i
suoi suggerimenti. Resta inteso che la responsabilità di errori e omissioni è soltanto mia.
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Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 501-533.
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Schrift des Notars Ioannes Gunares in einer Privaturkunde des Jahres 1398 aus Kerkyra
(Athen, Privatbesitz); vgl. E. K. LITSAS, Παλαιογραφία τῶν ἐγγράφων. Πίνακες μεταβυζαντινῶν
ἐγγράφων μὲ σχόλια. Thessalonike 2006, Tf. 25 [= ID., Εἰσαγωγὴ στὴ μελέτη τῶν μεταβυζαντινῶν
ἐγγράφων. Πανομοιότυπα ἐγγράφων μὲ σχόλια. Thessalonike 2011, Nr. 25]; ein analoger Fall wäre
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der Kopist des Monac. gr. 246, vgl. K. HAJDÚ, Joannes Zonaras’ Kommentar zu den Canones
anastasimi in Cod. Monac. gr. 246 und dessen Kopist, der Tabullarios Gregorios Katelos. Ein
bisher unbekannter Handschriftenschreiber und sein familiärer Umkreis (einschließlich des Ko-
pisten Joannes Katelos), in Codices Manuscripti 50/51 (2005), S. 45-68.
5 Zu der Paraphrase zum Alten Testament (Zuschreibung an Michael Psellos von späterer
Hand) siehe P. MOORE, Iter Psellianum. A detailed listing of manuscript sources for all works
attributed to Michael Psellos, including a comprehensive bibliography.Toronto 2005 (Subsidia
Mediaevalia 26), S. 458-459 (wohl codex unicus).
6 B. SCHARTAU, Δευτέρα Παρουσία διὰ στίχου — ein bisher unedierter Verstext aus der Hand-
schrift Hist. gr. 119, Ö. N. B., Wien, in Epsilon. Modern Greek and Balkan Studies 1 (1987), S.
69-81; Text bei B. SCHARTAU, Δευτέρα Παρουσία διὰ στίχου — The Second Coming of Christ in
rhyme. The text of Cod. Vind. Hist. gr. 119, ff. 116-125 edited with an introduction, English
translation, and index verborum, in Scandinavian Journal of Modern Greek Studies 3 (2005), S.
7-75 (mit vollständigem Facsimile).
7 Auch wenn einiges eher für Kreta spricht, siehe SCHARTAU, Verstext (wie Anm. 6), S. 74-
80. Im Gedicht wurden spezifisch dialektale Formen eher gemieden, möglicherweise in dem
Bestreben, den Text damit einem breiteren Publikum zugänglich zu machen. Hinzu kommt,
dass viele Sondererscheinungen in der Formenlehre sowie Teile des Vokabulars den kreti-
schen und den zypriotischen Dialekten gemeinsam sind, so dass die Aufstellung von ‘Sonder-
fehlern’ schwierig ist. Da markante, ausschließlich zypriotische Elemente fehlen, gewinnen
die schwachen, aber doch zahlreichen Indizien (etwa V. 74 δουμάκι, V. 259 κουράδι, V. 302
ὄχλητα) in Richtung Kreta an Gewicht. — Nachstehend einige Coniectanea, die aus einer
kursorischen Lektüre des Textes resultieren: V. 329 lies καπνὸν καὶ βρόμον, V. 353 lies ἄλλο
oder ἄλλω (sc. ἄλλων: keine Emendatio, da Dialektform); V. 367-368 sind in der Reihenfolge
368-367 zu drucken (so auch überliefert). Die Lesung des letzten Wortes in V. 368 ist schwie-
rig: Die Handschrift hat συν(ται)ληώται, was zu συντελειώται führt, doch könnte man auch an
συνθλιβᾶται denken.
8 Allgemeine Bemerkungen zur Schnittdekoration bei B. VAN REGEMORTER, La reliure
byzantine, in Revue belge d’archéologie et d’histoire de l’art 36 (1967), S. 99-142, hier S. 126,
Abbildungen auf Tf. III; J. IRIGOIN, La reliure byzantine, in E. BARAS – J. IRIGOIN – J. VEZIN, La
reliure médiévale. Trois conférences d’initiation. Paris 1978 (21981), S. 23-35, hier S. 30 (Er-
wähnung der speziellen Schnittdekoration kretischer Handschriften, doch ohne Hinweis auf
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deren Herkunft); M. L. AGATI, Il libro manoscritto da Oriente a Occidente. Per una codicologia
comparata. Rom 22009 (Studia Archaeologica 166), S. 380 (erwähnt); La scrittura greca dal-
l’antichità all’epoca della stampa. Una introduzione, a cura di E. CRISCI – P. DEGNI. Rom 2011
(Beni culturali 35), S. 277 (erwähnt).
9 J. IRIGOIN, Histoire du texte de Pindare. Paris 1952, S. 373 mit Anm. 4 (Urb. gr. 144; zu
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diert wurde sie jedoch nicht. Auch fehlt es an einer ausreichenden Zahl
entsprechender Abbildungen10. Ob die Schnittdekoration irgendeine prak-
tische Funktion erfüllt hat, lässt sich nicht sagen11; immerhin dürfte sie
cum manu scriptorum Bibliothecae Monacensis, II/1), S. 40-43, hier S. 43 (Monac. gr. 4,
kretischer Sekundäreinband: Ioannes Chrysostomos, 11. Jh.). — E. LAMBERZ, Katalog der
griechischen Handschriften des Athosklosters Vatopedi. Band 1. Codices 1-102. Thessalonike
2006 (Κατάλογοι ἑλληνικῶν χειρογράφων Ἁγίου Ὄρους 2), S. 231-235 (Vatop. 52, Basileios der
Große, 11./12. Jh. [freundlicher Hinweis von E. Lamberz]). — K. HAJDÚ, Mit glücklicher Hand
errettet? Zur Provenienzgeschichte der griechischen Corvinen in München, in Ex Bibliotheca
Corviniana. Die acht Münchener Handschriften aus dem Besitz von König Matthias Corvinus,
hrsg. Cl. FABIAN – E. ZSUPÁN. Budapest 2008 (Bavarica et Hungarica 1), S. 29-67, hier S. 32-33
und insbesondere S. 41 mit Anm. 60 (kretische Provenienz der Schnittdekoration nicht er-
kannt) und Tf. 9-10 (Monac. gr. 449, geschrieben 1464/65 in Gortyn [= Candia] von Demetrios
Triboles und <Michael Lygizos>). — S. PUGLIESE, Byzantine Bindings in the Marciana National
Library, in: N. TSIRONE – Mp. LENGAS – An. LAZARIDU, Τὸ βιβλίο στὸ Βυζάντιο. Βυζαντινὴ καὶ
μεταβυζαντινὴ βιβλιοδεσία. Πρακτικὰ Διεθνοῦς Συνεδρίου, Ἀθῆνα, 13-16 Ὀκτωβρίου 2005. Athen 2008
(Βιβλιοαμφιάστης 3), S. 219-252, hier S. 222 mit Anm. 11 (Marc. gr. VII. 50, kopiert von <Tho-
mas Bitzimanos>, vgl. E. MIONI, Bibliothecae Divi Marci Venetiarum Codices Graeci Manu-
scripti. Indices omnium codicum graecorum. Praefatio supplementa addenda. Rom o. J. [Indici
e Cataloghi n. s., VI], S. 58; Marc. gr. I. 22: Evangeliar, kopiert im Jahre 1356, vgl. E. MIONI,
Bibliothecae Divi Marci Venetiarum Codices Graeci Manuscripti I. Codices in classes a prima
usque ad quintam inclusi 1. Rom 1967 [Indici e Cataloghi n. s. VI/1], S. 28-30). — I. PÉREZ
MARTÍN, Encuadernaciones bizantinas en los manuscritos griegos de España, in TSIRONE –
LENGAS – LAZARIDU, Τὸ βιβλίο στὸ Βυζάντιο (wie oben), S. 125-162, hier S. 134-137 (Esc. R. I. 6,
kopiert von Michael Apostoles, vgl. A. REVILLA, Catálogo de los códices griegos de la Biblioteca
de El Escorial. Madrid 1936, S. 6-7), S. 146-149 (Esc. Y. II. 3: Homiliar, 13. Jh., vgl. ebd., S.
146) S. 151-153 (Esc. X. II. 15: Theodoretos von Kyrrhos, 9. Jh.), S. 158-160 (Esc. Ω. Ι. 4, ko-
piert im Oktober 1517 von <Aristobulos Apostoles>, vgl. ebd., S. 158). — R. STEFEC, Rezension
zu: La scrittura greca (wie Anm. 8), in Jahrbuch der österrechischen Byzantinistik 61 (2011), S.
248-251, hier S. 250 mit Anm. 13 (Ott. gr. 206, Pal. gr. 254, Pal. gr. 289, Vat. gr. 1008, Vat. gr.
1585, Angel. gr. 24; zu diesen Handschriften vgl. weiter unten).
10 Abbildungen bei VAN REGEMORTER, La reliure (wie Anm. 8), Tf. 3d (Bruxell. 11343; zu
diesem Codex vgl. oben Anm. 9); HOFFMANN, La collection (wie Anm. 9), Tf. 5 (Perus. 51; zu
diesem Codex vgl. oben Anm. 9); FEDERICI – HOULIS, Legature, Tf. 37c und 37e auf S. 152 (Vat.
gr. 1585, Vat. gr. 1333; zu diesen Handschriften vgl. weiter unten); Legature bizantine Vaticane
e Marciane. Storia dei materiali e delle techniche di manifattura. Biblioteca Nazionale Marciana,
Venezia, 9 settembre – 30 ottobre 1989. A cura di A. DI FEBO – K. HOULIS – G. MAZZUCCO – S. J.
VOICU. Rom 1989, S. 31 (Vat. gr. 1585); PUGLIESE, Byzantine Bindings (wie Anm. 9), Abb. 3
(Marc. gr. VII. 50; zu diesem Codex vgl. Anm. 9); PÉREZ MARTÍN, Encuadernaciones (wie Anm.
9), Abb. 5 auf S. 137 (Esc. R. I. 6; zu diesem Codex vgl. Anm. 9).
11 Der Typ 2 mit Autorentitel auf dem Vorderschnitt (vgl. weiter unten) könnte die Ver-
mutung aufkommen lassen, dass die Bände mit dem Vorderschnitt dem Betrachter zuge-
kehrt gelagert wurden und dass der Autorentitel die Funktion der heutigen Titelangabe auf
dem Rücken übernahm; diese Praxis ist durch bildliche Darstellungen in byzantinischen Mi-
niaturen belegt, siehe etwa die Miniatur des Evangelisten Ioannes auf fol. 267v des Codex
Princeton, Garrett 2, vgl. S. KOZABASSI – N. PATTERSON ŠEVÇENKO, Greek Manuscripts at Prin-
ceton, Sixth to Nineteenth Century. A Descriptive Catalogue. Princeton 2010, Tf. 31. Dagegen
spräche allerdings, dass die Schrift des Autorentitels bei liegendem Codex senkrecht und
nicht wie zu erwarten waagerecht zur anzunehmenden Leserichtung verläuft.
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recht wirkungsvoll gewesen sein, weil die Bände im Gegensatz zur heutigen
Bibliothekspraxis liegend gelagert wurden. Da die Schnittdekoration erst
nach der Bindung des Codex angebracht wurde12, schien es ratsam, dieses
Phänomen nach Möglichkeit im Zusammenhang mit den erhaltenen Origi-
naleinbänden zu untersuchen13. Trotz der relativ geringen Zahl erhaltener
kretischer Original- oder Sekundäreinbände boten die Bestände der BAV
eine ausreichende Basis für die intendierte Studie; das Material wurde um
jene Codices erweitert, die zwar einen modernen Bibliothekseinband auf-
weisen, dafür aber ihre ursprüngliche Schnittdekoration bewahrt haben14.
12Die scharfen Konturen der Schnittdekoration setzen einen bereits kompakten Buch-
block voraus.
13 Ein selbständiger Beitrag zur byzantinischen Einbandtechnik war nicht Gegenstand
der vorliegenden Untersuchung, so dass sich Angaben zu den Einbänden darauf beschrän-
ken, den jeweiligen Kenntnisstand zu referieren.
14 An dieser Stelle scheint es notwendig, den heuristischen Hintergrund des hier präsen-
tierten Materials zu erläutern. Zunächst wurden alle Handschriften bearbeitet, deren Schnitt-
dekoration bereits aus früheren Studien bekannt war (vgl. hier Anm. 9); hinzu kamen Hand-
schriften, deren Original- oder Sekundäreinband in einschlägigen Spezialuntersuchungen als
kretisch identifiziert wurde (siehe insbesondere FEDERICI – HOULIS, Legature S. 10 [Vorwort
von P. CANART] und S. 69-70; GROSDIDIER DE MATONS, Perspectives [wie Anm. 1], S. 426-427;
HOULIS, A Research [wie Anm. 1], S. 255-257). Ergänzt wurde diese Ausgangsbasis durch (a)
unsystematische Untersuchung einer größeren Anzahl von Handschriften aus allen Fonds
der BAV, die nach Angaben im RGK III aus dem Umfeld kretischer Kopisten der 2. Hälfte des
15. Jh. stammen; (b) vollständige Durchsicht aller Codices Urbinates graeci; (c) nahezu voll-
ständige Durchsicht der Codices Palatini graeci.
15 Zur Einteilung in Werkstätten vgl. die in Anm. 1 zitierte Literatur; eine zeitliche Ein-
ordnung derselben findet sich lediglich bei GROSDIDIER DE MATONS, Perspectives (wie Anm.
1), S. 426-427.
16 Zum Barb. gr. 249 vgl. J. MOGENET†, Codices Barberiniani Graeci II. Codices 164-281.
Vatikan 1989, 98-99 (Lykophron, geschrieben am 11. 3. 1481 in Kreta von Antonios Damilas).
— Barb. gr. 578 (summarische Inhaltsangabe bei S. DE RICCI, Liste sommaire des manuscrits
grecs de la Bibliotheca Barberina, in Revue des Bibliothèques 17 [1907], S. 81-125, hier S. 124
[Basiliken]). Der Codex wurde im frühen 12. Jahrhundert auf Pergament von zwei Kopisten
geschrieben, die in der Tradition der Perlschrift stehen (A: ff. 1r-229r, 230r-256r; B: ff. 256v-
261v). Der Einband weicht von der Gruppe etwas stärker ab, das Kapital ist weiß; Reste von
Schließen. Der kretische Konnex wird bestätigt durch (a) einen Besitzvermerk des Metochi-
ons des sinaitischen Katharinenklosters <in Candia> (fol. 261v) und (b) Marginalien (fol. 26r)
von der Hand des <Aristobulos Apostoles> (RGK III, S. 39-40, Nr. 46, wo unser Codex nicht
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(Vat. gr. 2129)17, die ihren Originaleinband bewahrt haben, keine Schnitt-
dekoration aufweisen. Letztere besteht aus je 2 oder 3 Kreisringen auf
jedem Schnitt, die mit Zopfbandmuster verbunden sind; das Innere der
Kreisringe und jeweils ein Strang des Zopfbandes sind rot oder hellrot
koloriert. Abstand und Breite der Kreisringe variieren je nach Größe und
Breite des Codex.
Von den drei Handschriften aus Atelier I, die ihren Originaleinband be-
wahrt haben (allerdings stark beschädigt) und den ersten Typ der Schnitt-
dekoration aufweisen (vgl. Tf. I, a-c, aufgrund von Wasserschäden schlecht
erkennbar), kann nur der Vat. gr. 2362 einwandfrei als Produkt aus dem
Umkreis des Michael Apostoles nachgewiesen werden18. Da dieser Codex
angeführt ist) sowie von einer weiteren Hand aus kretischem Milieu (vgl. z. B. die Notiz auf
fol. 149v: σημειώσατε οἱ τῆς Κρήτης ἱερεῖς τὸ φίλερι ἀπορρίψαντες). Der Codex gehörte später
Carlo Strozzi (teilweise ausradierter Besitzvermerk auf fol. 1r: Caroli Strozzae Thome Filij;
Rest auch mit UV-Lampe nicht lesbar; zu dessen Sammlung vgl. A. JACOB, Carlo Strozzi et sa
collection de manuscrits grecs. Contribution à l’étude du fonds Barberini de la Bibliothèque
Vaticane, in Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata n. s. 54 [2000], S. 401-414; Hs. er-
wähnt auf S. 411 mit Anm. 86 [irrtümliche Angabe zur Provenienz: Sinai-Kloster]). Auf dem
Vorderschnitt in Majuskeln der horizontal angebrachte Titel τίτλοι βασιλεικοί (!), oberhalb
und unterhalb des Titels Zierrauten. Der Einband dürfte ins letzte Jahrzehnt des 15. Jhs. zu
datieren sein, da Vor- und Nachsatzblatt (Foliofaltung) die Marke Glocke, ähnlich Likhachev
1240 (a. 1495) aufweisen. Zuweisung beider Codices an Atelier I bei FEDERICI – HOULIS, Lega-
ture, S. 10 (Canart), und HOULIS, A Research (wie Anm. 1), S. 256.
17 Bisher nicht beschrieben (Evangeliar [K. ALAND, Kurzgefasste Liste der griechischen
Handschriften des Neuen Testaments. Berlin 21994 (Arbeiten zur neutestamentlichen Textfor-
schung 1), S. 165, Nr. 2064]). Der Codex ist paginiert; geschrieben von drei Händen: A (pp.
1-10, 13-14, 17-158, 161-327, 337-369, 377-523, 529-672), B (pp. 525, 527) und C (pp. 673-
701): <Manuel Gregoropulos> (RGK III, S. 152-153, Nr. 411, wo unser Codex nicht angeführt
wird). Die Marke des Spiegelblattes auf dem Hinterdeckel ist identisch mit jener, die in dem
von <Manuel Gregoropulos> geschriebenen Teil (2 × 10, letztes Blatt der 2. Lage als Spiegel-
blatt verwendet) vorkommt (Ochsenkopf, Foliofaltung; ähnlich Piccard, Ochsenkopf XIII 252
[1450/1453], doch die Handschrift muss jünger sein). Der Codex stammt aus dem Besitz des
Markos Mamunas (Besitzvermerke S. 16 und 701; vgl. CATALDI PALAU, La biblioteca [wie
Anm. 9], S. 551 mit Anm. 159 [Nachweis weiterer Filigrane]) und des Georgios Komes ὁ
Κορίνθιος (vgl. D. PINGREE, The Library of George, Count of Corinth, in Studia codicologica,
hrsg. K. TREU. Berlin 1977 [Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristlichen
Literatur, 124], S. 351-362, hier S. 358). Das Kapital ist rot, grün und weiß; Reste von Be-
schlag.
18 Der Ausdruck ‘Skriptorium des Michael Apostoles’ wird hier bewusst gemieden, auch
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die von einem ‘angeblichen’ Skriptorium spricht. Das Hauptargument gegen die Existenz ei-
nes ununterbrochen funktionierenden ‘Unternehmens’ ist die notorisch schlechte finanzielle
Lage des Michael Apostoles (so ist etwa auch unter Berücksichtigung der Notlage — Aus-
bruch einer Pestepidemie — kaum vorstellbar, dass Apostoles als Leiter eines ‘Skriptoriums’
in einem so unterwürfigen Ton um einen kleinen Kopierauftrag angesucht hätte, wie er es in
seinem Brief Nr. 89 tut, vgl. H. NOIRET, Lettres inédites de Michel Apostolis publiées d’après les
manuscrits du Vatican. Paris 1889 [Bibliothèque des Écoles françaises d’Athènes et de Rome,
54], S. 109-110, hier S. 110, 19-21). Vielmehr scheint es, dass er als Lehrer und Privatgelehr-
ter über wertvolle Kontakte verfügte, die es ihm ermöglichten, unter gelegentlicher Heranzie-
hung befreundeter Kopisten — vor allem aus dem Umkreis der unierten Priester der Patriar-
chatsstiftung — auf Anfrage recht zuverlässige (und daher wohl geschätzte) Abschriften für
verschiedene Privatkunden (darunter beispielsweise Lauro Quirini oder Angelo Vadio) her-
zustellen. Bisher unterschätzt wurde hingegen Apostoles’ Rolle bei der Auffindung neuer Tex-
te oder wenigstens besonders wertvoller Handschriften klassischer Autoren; einige Hinweise
zuletzt bei R. S. STEFEC, Die griechische Bibliothek des Angelo Vadio da Rimini, in Römische
Historische Mitteilungen 54 (2012) 95-184.
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Initialen auf ff. 47r-v): <Georgios Gregoropulos> (RGK III, S. 56, Nr. 98, wo unser
Codex nicht angeführt ist). E (Marginalie f. 29r, Notiz f. 177v): <Aristobulos Aposto-
les> (RGK III, S. 39-40, Nr. 46, wo unser Codex nicht angeführt ist). F (Marginalie f.
73r): <Antonios Damilas> (RGK III, S. 36-37, Nr. 34, wo unser Codex nicht angeführt
ist). G (Marginalien f. 39r): <Markos Mamunas> (zu seiner Hand vgl. CATALDI PALAU,
La biblioteca [wie Anm. 9] mit Tf. 1, 4-8, wo unser Codex fehlt). Griechische und
lateinische Marginalien sowie maniculae einer lateinischen Hand (ff. 2r-v, 3v-4v,
6r, 7r, 15r, 17v, 18v-19r, 21r-v, 23v-24r, 25r, 27v, 31v-32r, 33r, 142v-143r, 144r,
171r, <188r>). — Not: Auf dem Rücken und auf fol. Iv ein Bibliotheksetikett mit
der aktuellen Signatur; auf der Außenseite des Vorderdeckels ein altes Etikett mit
dem Titel Demosthenes. Auf der Innenseite des Vorderdeckels mit Bleistift die Si-
gnatur Vat. gr. | 2362. Auf fol. Ir der Stempel Dono di Pio X. Mit roter Tinte: κόσμος
ὅλος ἑορτάζει | ὁρατὸς (καὶ) ἀόρατος, möglicherweise von der Haupthand. Auf fol. Iv
von der Hand des <Michael Apostoles>: †τῶν λόγων οἱ μέν, εἰσὶ συμβουλευτικοί· οἱ δέ,
δικανικοὶ· | οἱ δὲ, πανηγυρικοί. Auf fol. IIv Liste attischer Monatsnamen. Stempel der
BAV (ff. 1r [älterer Typ], 41r, 177v). Auf fol. 1r im unteren Rand die Initialen B. S.
(zu ihrer Deutung siehe MERCATI, Note [vgl. unter Lit], S. 28). Im oberen Rand ein
ausradierter und überklebter Besitzvermerk, lesbar [Μάρκου τοῦ Μαμου]νᾶ καὶ τῶν
[φίλων]. — V: Markos Mamunas (vgl. oben zu Not; fehlt bei CATALDI PALAU, La bi-
blioteca [wie Anm. 9]). Collegio Romano dei Gesuiti, aufgelöst im Jahre 1773; Papst
Pius X [Sarto] (1903-1914, vgl. oben zu Not) schenkt den Codex im Jahre 1912 der
Biblioteca Apostolica Vaticana (vgl. J. BIGNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane
de Sixte IV à Pie XI. Recherches sur l’histoire des collections de manuscrits. Vatikan
1973 [Studi e Testi, 272], S. 256-257; S. LILLA, I manoscritti Vaticani greci. Linea-
menti di una storia del fondo. Vatikan 2004 [Studi e Testi, 415], S. 110 mit Anm.
73 [dort auch die ältere Literatur]). — Ill: Initialen, Titel, Zwischentitel teilweise
nicht ausgeführt. Initialen und Zwischentitel in Hellrot (f. 47r-v) von der Hand des
<Georgios Gregoropulos>. Initialen und Zwischentitel in Rot von der Haupthand
(ff. 55r-141v). Auf fol. 1r eine ungewöhnliche, wohl erst sekundäre (italienische)
figürliche Initiale A (Engel), die an die Skizzen des Malers Markos Bathas erinnert
(zu diesem vgl. H. HUNGER, Markos Bathas, ein griechischer Maler des Cinquecento
in Venedig, in Jahrbuch der österreichischen Byzantinistik 21 [1972], S. 131-137 mit
Abb. 1-25). — E: Stark beschädigter Originaleinband (Kreta) in braunem Leder;
Vorderdeckel gebrochen, Lederbezug stark lädiert. Reste von Schnittdekoration
(vgl. Tf. I, a-c), Kreisdurchmesser (gemessen auf dem oberen Schnitt, da nur dort
gut erhalten: 15 mm). Auf dem unteren Schnitt der (sekundäre) Titel DEMOSTH. Ka-
pital grün, rot und weiß; dieselben Farben weisen auch zwei erhaltene Merkzeichen
auf (zu beiden Merkmalen vgl. HOFFMANN, Reliures [wie Anm. 1], S. 731 sowie ID.,
La collection [wie Anm. 9], S. 108 mit Anm. 66; siehe ferner PÉREZ MARTÍN, Encu-
dernaciones [wie Anm. 9], S. 135 und 151). — Lit: G. MERCATI, Note per la storia
di alcune biblioteche romane nei secoli XVI-XIX. Vatikan 1952 (Studi e Testi, 164),
S. 28 (erwähnt); L. CANFORA, Inventario dei manoscritti greci di Demostene. Padua
1968 (Προαγῶνες. Studi, 9), S. 60; R. RONCALLI, Lista dei manoscritti di Eschine,
Licurgo, Lisia, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia. Università degli Studi di
Bari 14 (1969), S. 381-399, hier S. 388 (erwähnt); D. IRMER, Zur Genealogie der jün-
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19 Als aussagekräftig ist vor allem das Filigran A zu betrachten (vgl. oben); bei den Mar-
ken B und C, die eher in die 80er Jahre weisen würden, handelt es sich nur um eine approxi-
mative Bestimmung (Typ).
20 Vgl. J. AALBERTS, Νέα στοιχεῖα γιὰ τὸν Μιχαὴλ Ἀποστόλη καὶ τὸν Γεώργιο Γρηγορόπουλο στὴν
im Text), kann er nur seine Vorlage oder Schwesterhandschrift, nicht aber seine Abschrift
sein; weil der Vat. gr. 2362 aber ein Textminus gegenüber dem Vat. gr. 1585 aufweist (so ist
beispielsweise der Umfang der Lücke in der Rede De falsa legatione [Demosthenes, or. 19], die
auf eine mechanische Beschädigung des Antigraphons zurückzuführen ist, im Vat. gr. 2362
um wenige Worte größer als im Vat. gr. 1585), kann er nur seine Schwesterhandschrift sein.
Beide Codices gehören zu einer Gruppe von Handschriften, deren Vorlage der Codex Raud-
nitz. VI Fe 3 zu sein scheint (vgl. IRMER, Zur Geneaologie [wie oben], S. 72-79 mit Stemma auf
S. 118). Der ältere Raudnitz. (14. Jh. 3. Viertel) weist einen kretischen Einband auf, vgl. OLI-
VIER – MONÉGIER DU SORBIER, Catalogue (wie Anm. 9), S. 130-133 mit Tf. 27; von ihm stam-
men die Codices Vat. gr. 1585 (zu diesem vgl. gleich im Folgenden), Par. gr. 2938 (kopiert im
Jahre 1491 von Antonios Damilas [die Identifizierung der Hand des 1478 (vgl. oben) verstor-
benen Michael Apostoles auf fol. 183r-v des Par. durch D. Harlfinger (RGK II, S. 143-144, Nr.
379) ist nur schwer erklärlich; entweder handelt es sich um eine Fehlidentifizierung, oder
aber es wurde ein Einzelblatt einer älteren Handschrift eingefügt, was indes kaum plausibel
ist]) und Vind. phil. gr. 101 ab (letzterer wurde von einem anonymen Kopisten geschrieben
[Autopsie; dieselbe Hand auch im Vind. phil. gr. 94]; der kretische Konnex des Vind. ist im-
merhin durch einen Besitzvermerk des Theodosios Korinthios verbürgt, vgl. HUNGER, Kata-
log [wie Anm. 3], S. 209).
22 C. GIANNELLI, Codices Vaticani Graeci. Codices 1485-1683. Vatikan 1950, S. 197-198;
RGK III, S. 80-81, Nr. 189 (so bereits CANART, Notes [wie oben], S. 147-148); RGK III, S. 39-
40, Nr. 46, wo unser Codex fehlt. Die Handschrift stammt möglicherweise aus dem Besitz des
Francesco Maturanzio, vgl. HOFFMANN, La collection (wie Anm. 9), S. 146. — Nachstehend
einige Präzisierungen gegenüber GIANNELLI, Codices, und CANART, Notes (wie oben). Es tre-
ten zwei Wasserzeichen auf (durchgehend Quartfaltung): A (ff. 1-16, 57-162, 167-178, 183-
185, 187-190, 192-<291>): Armbrust, identisch Harlfinger, arbalète 52 (1489/1490: Kreta, Ema-
nuel Zacharides, Antonios Damilas); B (ff. 17-56, 163-166, 179-182, 186 + 191): Waage mit
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stammt aus dem Atelier I; die Schnittdekoration entspricht dem Typ 1 (vgl.
Tf. II, a-c)23. Aus der Datierung beider Codices ergibt sich die wichtige Be-
obachtung, dass Atelier I sowohl zu Lebzeiten als auch nach dem Tode des
Michael Apostoles in Betrieb war und daher prinzipiell unabhängig von
den Aktivitäten des gelehrten Kopisten funktioniert haben dürfte24.
Beizeichen Kreuz, Typ Piccard, Waage VII 12 (1490). Die Kopisten sind: A (ff. 1r-26r, Z. 20;
26v-288r): <Emanuel Zacharides>; B (f. 26r, Z. 20-23): <Aristobulos Apostoles> (?) (RGK III
39-40, Nr. 46, wo unsere Handschrift nicht angeführt wird). Auf jeden Fall von der Hand des
<Aristobulos Apostoles> stammen eine Notiz auf fol. Ir sowie Marginalien auf ff. 6v-7r, 8v-10v,
14v-17v, 25r-v, 27r, 78v, 89v-91r, 101r, 117v. Weitere Marginalien (namentlich auf ff. IIIr, 3v,
8r, 9r, 10v-11v, 24v-25r, 38v, 40r, 42v-44v, 45v-46r, 47r, 50r, 52r-v, 60r-v, 61v, 63r-65r, 67r,
116v-117r, 118r, 229v) stammen nach CANART, Notes (wie oben), S. 148, von der Hand des
<Ianos Laskaris> (RGK III, S. 95-96, Nr. 245, wo unser Codex nicht angeführt wird; siehe auch
A. PONTANI, Per la biografia, le lettere, i codici, le versioni di Giano Lascaris, in Dotti bizantini
e libri greci nell’Italia del secolo XV. Atti del Convegno internazionale Trento 22-23 ottobre 1990,
a cura di M. CORTESI – E. V. MALTESE. Neapel 1992, S. 363-433, hier S. 429), doch scheint eine
Zuweisung derselben an <Markos Musuros> etwas wahrscheinlicher zu sein. Für eine noch-
malige Kontrolle am Original sei an dieser Stelle G. De Gregorio (Rom) herzlicher Dank
ausgesprochen.
23 Eine ausführliche verbale Beschreibung des Einbands bei CANART, Notes (wie oben), S.
reliure» gewesen, kann also nicht stimmen. Diese Behauptung ließe sich vielleicht dadurch
retten, wenn man annähme, dass das ‘Unternehmen’ nach dem Tode des Michael Apostoles
von dessen Sohn Aristobulos übernommen wurde; doch dies ist kaum vorstellbar, war doch
Aristobulos, der im Jahre 1466 geboren sein dürfte, zum Zeitpunkt des Todes seines Vaters
(vgl. oben Anm. 20) gerade 12 Jahre alt. Das bisher verschiedentlich angesetzte Geburtsda-
tum des Aristobulos Apostoles geht aus der Subskription des Codex Sin. gr. 1194 (Apollonios
Rhodios) hervor, der am 4. Dezember 1491 vollendet wurde (Text bei V. BENEŠEVIÇ – P. US-
PENSKIJ, Catalogus codicum manuscriptorum graecorum qui in monasterio Sanctae Catharinae
in monte Sina asservantur I. St. Petersburg 1911 [Ndr. Hildesheim 1965], S. 519); dort nennt
sich Aristobulos ἱεροδιάκονος θείᾳ χάριτι. Da aber für die Diakonweihe ein Mindestalter von
25 Jahren vorgesehen war (vgl. etwa den Kanon No. 14 des Concilium Trullanum [691/92] bei
P. P. JOANNOU, Les canons des conciles oecuméniques [IIe-IXe s.]. Rom 1962 [Pontificia com-
missione per la redazione del codice di diritto canonico orientale. Fonti, fasc. 9 t. I, 1ère par-
tie], S. 143-144; jetzt auch The Oecumenical Councils. From Nicaea I to Nicaea II [325-787],
ed. G. ALBERIGO – A. M. RITTER [et al.]. Turnhout 2006 [Corpus Christianorum, Conciliorum
oecumenicorum generaliumque decreta I], S. 240-241), muss Aristobulos spätestens im De-
zember 1466 geboren sein (in seiner ersten datierten Subskription vom 31. März 1489 [Bru-
xell. 18170-73, ebenfalls Apollonios Rhodios] nennt sich Aristobulos zwar mit denselben Wor-
ten auch Diakon, doch die Wendung scheint in margine hinzugefügt zu sein [vgl. H. OMONT,
Catalogue des manuscrits grecs de la Bibliothèque royale de Bruxelles et des autres bibliothèques
publiques de Belgique. Gent 1885, S. 26]). — Es dürfte daher vielmehr davon auszugehen sein,
dass Michael Apostoles (oder erst seine Kunden?) die Handschriften in einem externen Ate-
lier in Candia (heute Herakleion), das offenbar noch sehr lange nach 1478 in Betrieb war
(dazu siehe unten Anm. 41), binden ließ.
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Im Atelier I wurde auch eine ältere Handschrift neu gebunden, die ne-
ben dem typischen Einband25 auch den ersten Typ der Schnittdekoration
aufweist (vgl. Tf. III, a-c). Es handelt sich um den Vat. gr. 1333, (Pindar,
Sophokles), der aus dem frühen 14. Jh. datiert26 und wahrscheinlich aus
Thessalonike stammt27; später bildete er einen Teil der Bibliothek des Pa-
triarchats von Konstantinopel28. Wie der Codex nach Kreta kam, lässt sich
nicht mit Sicherheit ermitteln29; seinen Aufenthalt auf der Insel bezeugt der
Umstand, dass die Abschrift des Vat. gr. 1333 für einen Teil des Sophokles-
Textes, der Codex Flor. Riccardianus 77, am 22. Januar 1496 von Aristobu-
los Apostoles für Pietro <Candido> in Candia geschrieben wurde30. Neben
Aristobulos (Marginalie auf fol. 136v)31 hinterließ auch <Markos Musuros>
Spuren im Vat. gr. 133332. Über die weiteren Schicksale der Handschrift
sind wir nicht unterrichtet; sie scheint erstmals als Nr. 38 des Inventars des
25 Die Zuordnung zum Atelier I bei FEDERICI – HOULIS, Legature, S. 10 (Canart), und bei
HOULIS, A Research (wie Anm. 1), S. 256. Der Einband des Vat. gr. 1333 kann in die Zeit um
1500 datiert werden, da Vor- und Nachsatzblätter (I-III = V; 180-182 = N) ein Wasserzeichen
aufweisen (Quartfaltung), das mit der Marke Harlfinger, balance 15 (1506, Manuel Gregoro-
pulos) fast identisch ist.
26 Nachweis der Wasserzeichen mit älterer Bibliographie bei O. L. SMITH, A Note on the
Sophocles MS Vat. gr. 1333, in Classica et Mediaevalia 32 (1971/1980), S. 35-43; siehe auch I.
PÉREZ MARTÍN, La „escuela de Planudes“: notas paleográficas a una publicación reciente sobre
los escolios euripideos, in Byzantinische Zeitschrift 90 (1997), S. 73-96, hier S. 80 mit Anm. 43,
sowie N. GAUL, The Twitching Shroud. Collective Construction of Paideia in the Circle of Thom-
as Magistros, in Segno e Testo 5 (2007), S. 263-340, hier S. 276-277 mit Tf. 1; eine weitere
Abbildung bei A. TURYN, Studies in the Manuscript Tradition of the Tragedies of Sophocles.
Urbana 1952 (Ndr. Rom 1970) (Illinois Studies in Language and Literature, 36), Tf. 12.
27 Vgl. I. PÉREZ MARTÍN, El ‘estilo salonicense’: un modo de escribir en la Salónica del siglo
XIV, in I manoscritti greci tra riflessione e dibattito. Atti del V Colloquio Internazionale di Paleo-
grafia Greca (Cremona, 4-10 ottobre 1998), a cura di G. PRATO. Florenz 2000 (Papyrologica
Florentina, 31), I, S. 311-331, hier S. 322-323.
28 N. G. WILSON, The Libraries of the Byzantine World, in: Greek, Roman and Byzantine
vermerk auf fol. 158v; von dieser Hand ferner ein ausradierter Besitzvermerk auf fol. 180v).
30 Siehe D. SPERANZI, Tra Creta e Firenze. Aristobulo Apostolis, Marco Musuro e il Riccar-
diano 77, in Segno e Testo 4 (2006), S. 191-210, hier S. 194-196 (mit der dort genannten Lite-
ratur).
31 SPERANZI, Tra Creta e Firenze (wie Anm. 30), S. 209.
32 Notizen auf ff. Ir und 182v; von SPERANZI, Tra Creta e Firenze (wie Anm. 30), nicht er-
wähnt. Es fällt auf, dass Musuros auch für Teile des Ricc. 77 zuständig war, vgl. SPERANZI, Tra
Creta e Firenze (wie Anm. 30), S. 205-206 mit Tf. 2. Das Antigraphon scheint jedoch ein ande-
rer Codex als der Vat. gr. 1333 gewesen zu sein, nämlich der Laur. Plut. 32. 9 (siehe SPERANZI,
Tra Creta e Firenze [wie Anm. 30], S. 201-202, mit der dort genannten älteren Literatur).
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Fulvio Orsini (†1600) wieder auf; nach Orsinis Tod kam sie zusammen mit
seiner Bibliothek an die Vaticana33. Dieses Beispiel veranschaulicht, wie
ältere Codices anderwärtiger Provenienz auf Kreta neu gebunden und als
Vorlagen von den kretischen Kopisten benutzt wurden34.
Der erste Typ der Schnittdekoration war auch in Atelier III beliebt, in
welchem die Codices Vat. gr. 1616 und Casanat. 1528 gebunden wurden35.
Der Vat. gr. 1616 (Ioannes Chrysostomos) wurde wohl im späten 12. Jh.
von zwei Kopisten geschrieben, von denen der erste dem zypro-palästi-
nensischen ‘stile epsilon’ verpflichtet ist36. Den Aufenthalt des Codex auf
Kreta bezeugt neben dem um 1500 zu datierenden Einband in Rot und
der Schnittdekoration (Tf. IV, a-c) auch eine Marginalie von der Hand des
<Aristobulos Apostoles> (fol. 42r)37. Da die Kontakte zwischen Zypern und
Kreta auch in Bezug auf den Transfer von Handschriften inzwischen re-
lativ gut dokumentiert sind38, spricht nichts gegen die Annahme, dass der
Codex im 15. Jh. auf Zypern erworben und um 1500 in Candia neu gebun-
den wurde. Über den Kardinal Reginald Pole gelangte die Handschrift an
das Collegium Anglicum in Rom und wurde schließlich 1614 der Vaticana
einverleibt39.
Im Atelier III wurde ferner der Codex Casanat. 1528 (Apollinarios von
Laodikeia, Ioannes Geometres) gebunden, geschrieben um oder kurz nach
(mit Beispielen).
35 Zur zeitlichen Fixierung dieses Ateliers vgl. GROSDIDIER DE MATONS, Perspectives (wie
Anm. 1), S. 426-427; zur Zuweisung des Vat. gr. 1616 an Atelier III vgl. ebd., S. 427 sowie
FEDERICI – HOULIS, Legature, S. 10 (Canart); zum Casanat. 1528 vgl. HOULIS, A Research (wie
Anm. 1), S. 256.
36 C. GIANNELLI, Codices Vaticani Graeci. Codices 1485-1683. Vatikan 1950, S. 281-283.
Von der Hand A stammen die ff. 1r-291r, Kol. 2, Z. 4; 295r-312v; von der Hand B (ohne aus-
geprägte provinzielle Merkmale) die ff. 291r, Kol. 2, Z. 4-294v; siehe die Bemerkungen von P.
CANART, Les écritures livresques chypriotes du milieu du XIe siècle au milieu du XIIIe et le style
palestino-chypriote «epsilon», in Scrittura e Civiltà 5 (1981), S. 17-76, hier S. 66 [= ID., Études
de paléographie et de codicologie reproduites avec la collaboration de M. L. AGATI – M. D’AGOS-
TINO. Vatikan 2008 (Studi e Testi, 450), I, S. 677-747, hier S. 726].
37 Die Vor- und Nachsatzblätter (I-III; 313-315) weisen das Wasserzeichen Halbmond,
entfernt ähnlich Briquet 5257 (1501, ohne nähere Entsprechung in anderen Repertorien),
auf. Das Kapital ist weiß. Zu Aristobulos siehe RGK III, S. 39-40, Nr. 46, wo unser Codex
nicht angeführt ist.
38 Siehe STEFEC, Die griechische Bibliothek (wie Anm. 18) (mit der dort genannten Litera-
tur).
39 CANART, Les Vaticani Graeci (wie oben), S. 35 mit Anm. 5.
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1500 von einer anonymen Hand40. Der Originaleinband (in Braun) ist re-
lativ gut erhalten; der Rücken ist restauriert (das Kapital ist weiß und of-
fenbar nicht mehr ursprünglich), Schließen fehlen. Auf Ober-, Unter- und
Vorderschnitt wurde die für Typ 1 charakteristische Schnittdekoration
angebracht.
Filologia Classica 2 (1894), S. 161-207, hier S. 197-198 [= Catalogi codicum graecorum qui in
minoribus bibliothecis Italicis asservantur in duo volumina collati et novissimis additamentis
aucti. Accuravit et indices adiecit Ch. SAMBERGER. Leipzig 1968 (Catalogi codicum graeco-
rum lucis ope reimpressi), II, S. 203-249, hier S. 239-240]. Der Codex (<I>-<III> = V; <I ´>-<III ´> =
N; 16 × 8 [136] 1 × 6 [142]; griechische Kustoden von erster Hand auf dem jeweils ersten
Recto jeder Lage im unteren Freirand mittig, teilweise weggeschnitten; senkrechte Rekla-
manten von erster Hand) ist aufgrund der Wasserzeichen (durchgehend Quartfaltung) in die
Zeit um oder kurz nach 1500 datierbar (zur Verfügung stand nur das Repertorium von
Briquet): A (ff. <III> und <I ´>): Ochsenkopf, Typ Briquet 14733 (1494, var. simil. 1497); B (ff.
1-8, 89-96, 137-142): Krone, Typ Briquet 4902 (1520); C (ff. 9-72): Hut, Typ Briquet 3471
(1519); D (ff. 73-88): Anker im Kreis mit Stern, Typ Briquet 490 (1511/1516); E (ff. 97-136):
Waage, Typ Briquet 2541 (1498). Für den Text des Apollinarios von Laodikeia und jenen des
Ioannes Geometres gehört der Codex zu einer ‘kretischen’ Familie (vgl. M. DE GROOTE, The
Manuscript Tradition of John Geometres’ Metaphrasis of the Odes, in Revue d’Histoire des Tex-
tes n. s. 2 [2007], S. 1-20, Stemma auf S. 20). Die Handschrift ist eng verwandt mit dem Angel.
gr. 50 (kopiert von einer anonymen kretischen Hand, die dem so genannten Ps.-Hieronymos
nahe steht; Autopsie) und dem Neapol. II A. 11, der aus dem Besitz des Georgios Komes ὁ
Κορίνθιος (vgl. PINGREE, The Library [wie Anm. 17], S. 355) und möglicherweise auch des
Markos Mamunas stammt (vgl. E. MIONI, Catalogus codicum graecorum Bibliothecae nationa-
lis Neapolitanae I,1. Rom 1992 [Indici e Cataloghi, n. s. VIII/1,1], S. 48-49; nicht angeführt bei
CATALDI PALAU, La biblioteca [wie Anm. 9]).
41 Von den Handschriften aus dem Atelier II, die von GROSDIDIER DE MATONS, Perspecti-
ves (wie Anm. 1), S. 426 und von HOULIS, A Research (wie Anm. 1), S. 256, zitiert werden, war
dem Verf. keine direkt zugänglich. Der Marc. gr. IX. 7 jedenfalls verfügt heute über einen
Goldschnitt, vgl. E. MIONI, Bibliothecae Divi Marci Venetiarum codices graeci manuscripti III.
Rom 1973 (Indici e Cataloghi n. s. VI/3), S. 10-11. – Atelier IV war in der 2. Hälfte des 16.
Jahrhunderts aktiv, was von erstaunlicher Kontinuität zeugt, vgl. GROSDIDIER DE MATONS,
Perspectives (wie Anm. 1), S. 427, sowie FEDERICI – HOULIS, Legature, S. 10 (Canart), und
HOULIS, A Research (wie Anm. 1), S. 256. Lediglich zwei von den dort zitierten Handschriften
waren dem Verf. direkt zugänglich: Der Vat. gr. 1509, der heute mit einem modernen Biblio-
thekseinband in weißem Pergament versehen ist (vgl. GIANNELLI, Codices [wie Anm. 36], S.
48-49; der Hauptkopist ist Demetrios <Triklinios>, vgl. RGK III, S. 76, 170; der Originalein-
band heute als Leg. Vat. gr. 1509 separat aufgestellt, vgl. FEDERICI – HOULIS, Legature, S. 70)
und der im Jahre 1577 von Ioasaph Doryanos (RGK III, S. 132, Nr. 342) subskribierte Vat. gr.
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2341 (Nomokanon; Subskription f. 219r: †ἐγρά(φη) ἡ παροῦσα βίβλος, θ(εο)ῦ συνεργούντος, | διὰ
χειρὸς ἰωάσαφ εὐτελοῦς ἱερομονάχου τοῦ δορυανοῦ· κ(αὶ) οἱ ἀναγινώσκοντες, εὔχε|σθέ μοι διὰ τὸν
κ(ύριο)ν. 1577); keine der beiden Handschriften weist Schnittdekoration auf. Über den
Schnitt des Marc. gr. II. 59 (kopiert 1579 von Ioasaph Doryanos) macht E. MIONI, Bibliothecae
Divi Marci Venetiarum codices graeci manuscripti I. Rom 1967 (Indici e Cataloghi n. s., VI/1,1),
S. 176-178, keine Angaben; keine Angaben zur Schnittdekoration des Athen. EBE 2359 bei L.
POLITES, Κατάλογος χειρογράφων τῆς Ἐθνικῆς Βιβλιοθήκης τῆς Ἑλλάδος ἀρ. 1857-2500. Athen 1991
(Πραγματεῖαι τῆς Ἀκαδημίας Ἀθηνῶν, 54), S. 360. Der Beschreibung bei Polites ist immerhin
das nicht uninteressante Detail zu entnehmen, dass der Buchbinder ein Priester namens
Manuel Misinas war (Vermerk auf fol. 167v mit deutlichen Spuren des kretischen Dialekts);
vielleicht war Misinas sogar der (bisher anonyme) Leiter des Ateliers IV.
42 Für viele Handschriften kommt aus bibliotheksgeschichtlichen Gründen das späte Ate-
cae, in Studi italiani di filologia classica 4 (1896), S. 33-184, hier S. 52 [= Catalogi (wie Anm.
24), S. 47-189, hier S. 66]. Im Codex sind sieben verschiedene Hände nachweisbar: A (ff. 1r-
2v, 233r-234v), B (Inhaltsangabe f. 4v): <Markos Mamunas> (der Codex fehlt bei CATALDI PA-
LAU, La biblioteca [wie Anm. 1]), C (ff. 5r-26v, 28r-82r, Z. 7), D (f. 82r, Z. 8-9): <Aristobulos
Apostoles>, E (ff. 83r-119r, 162r, Z. 5-228r), F (ff. 123r-158v, Z. 10), G (ff. 158v, Z. 10-162r, Z.
5). Der alte italienische Einband wurde am 22. 12. 1959 restauriert (Eintrag auf der Innensei-
te des Hinterdeckels).
44 H. STEVENSON, Codices manuscripti Palatini graeci Bibliothecae Vaticanae. Rom 1885
(Ndr. Vatikan 1975), S. 163. Zu Georgios Gregoropulos vgl. RGK III, S. 56, Nr. 98, wo unser
Codex nicht angeführt ist. Es handelt sich um ein Oktavband (152 × 101 mm.), bestehend aus
elf Quaternionen (11 × 8 [88]); die Kustoden sind von erster Hand auf dem jeweils ersten
Recto jeder Lage im unteren Freirand rechts auf der Schriftspiegellinie angebracht; erhalten
von αον (f. 1r) bis ιαον (f. 81r). Das Wasserzeichen Kreis (Oktavfaltung) entspricht dem Typ
Briquet 3056 (1492/93); ohne näheres Pendant in anderen Repertorien. Von <Georgios Grego-
ropulos> stammen die ff. 1r-35v, 41r-85r; der Rest (ff. 36r-40v) ist leer.
45 Gebunden am Ende des 18. Jh. unter Papst Pius VI. [Braschi] (1775-1799) und dem
zur Geschichte der Codices Palatini Graeci, in Byzantinische Zeitschrift 37 (1937), S. 18-41, hier
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S. 28-30; die ältere Identifizierung mit Henry Scrimger akzeptiert von D’Aiuto in: F. D’AIUTO
– P. VIAN, Guida ai fondi manoscritti, numismatici, a stampa della Biblioteca Vaticana. Vatikan
2011 (Studi e Testi, 466), I, S. 463-466. Auf fol. <IV>v trägt der Codex das berühmte Exlibris
des Maximilian von Bayern (Typ 1623; zu diesem vgl. W. BERSCHIN, Die Palatina in der Vati-
cana. Eine deutsche Bibliothek in Rom. Stuttgart – Zürich 1992, S. 162, Abb. 130).
47 Vgl. STEVENSON, Codices (wie Anm. 44), S. 139; zu Michael Lygizos vgl. RGK III, S.
172, Nr. 465. Der Codex (6 × 8 [53] 1 × 8 [-1 nach f. 57: 60] 3 × 8 [84] 1 × 10 [94] 8 × 8 [158]
1 × 6 [164] 4 × 8 [196] 1 × 6 [202] 6 × 8 [242] 1 × 8 [-1 nach f. 248: 249] 5 × 8 [290] 1 × 4 [294])
stammt zur Gänze (ff. 6r-293v) von <Michael Lygizos>; von anderer Hand (vielleicht Georgios
Gregoropulos) stammen hingegen Teile der Illumination (ff. 6r, 8r, 10r, 12r, 14r). Die Datie-
rung ergibt sich aus der Bestimmung der Wasserzeichen; neben zahlreichen anderen Moti-
ven kommen die Marken Hund, identisch Harlfinger, chien 22 (1473 und 1476, Antonios
Damilas und Georgios Gregoropulos; hier ff. 103 + 110) und Kreuz, sehr ähnlich Harlfinger,
croix 27 (<1461>, Michael Apostoles; hier ff. 77-102) vor.
48 Vermerk 254 eg. auf fol. Ir. Zur Deutung der Sigle vgl. zuletzt D’AIUTO – VIAN, Guida
(wie Anm. 46), S. 463-464. Das Exlibris des Maximilian von Bayern (Typ 1622; zu diesem vgl.
BERSCHIN, Die Palatina [wie Anm. 46], S. 162, Abb. 129) befindet sich auf fol. 5v.
49 Vgl. Anm. 45.
50 R. DEVREESSE, Codices Vaticani graeci III. Codices 330-603. Vatikan 1937, S. 518-519.
Der Codex ist von einer einzigen anonymen Hand geschrieben (ff. 1r-189r, 193r-355v, 361r-
388v), von der auch eine Invokation auf fol. 1r stammt: †κ(ύρι)ε ἰ(ησο)ῦ χ(ριστ)ὲ βοήθη μοι
[……] τῶ ἁμαρτωλῶ. Im Codex kommt ein einziges Wasserzeichen vor (durchgehend Foliofal-
tung): Schere, ähnlich Piccard, Werkzeug und Waffen III 875 (1456). Der Einband trägt auf
dem Rücken das Wappen des Papstes Pius IX. [Mastai Ferretti] (1846-1878).
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nen Einband der Palatina, enthält Galen (De usu partium) und wurde von
einem anonymen Kopisten geschrieben, der als Mitarbeiter des <Demetrios
Moschos> im Ambr. C 80 inf. belegt ist51, vermutlich kurz vor 150052. Über
die Provenienz des Bandes ist nichts bekannt53. Da Demetrios Moschos
höchstwahrscheinlich nie Kreta aufgesucht hat, müsste angenommen wer-
den, dass der Anonymus wenige Jahre vor seiner Zusammenarbeit mit De-
metrios Moschos am Ambr. C 80 inf. auf der Insel Kreta tätig war oder —
was ebenfalls möglich ist — dass der Palatinus entweder bald nach seiner
Entstehung von Italien nach Kreta exportiert oder bereits in Italien kopiert
und gebunden wurde; in letzterem Fall könnte von einem ‘Nachleben’ der
kretischen Dekoration auf italienischem Boden gesprochen werden.
51 Zu diesem Codex siehe zuletzt R. S. STEFEC, Eine unedierte Deklamation des Demetrios
Moschos, in Byzantion 83 (2013) 397-414. Konkret sehen die Handgrenzen im Ambrosianus
folgendermaßen aus: A (ff. 1r-126v, 240r, Z. 4-19), B (ff. 170r, 171r-221v, 222v-236r, 240r, Z.
1-3, 240r, Z. 19-256r): <Demetrios Moschos>. Von den eng verwandten Handschriften (vgl. St.
BERLIER, John Caius et le De usu partium. Contribution à l’histoire du texte de Galien, in Revue
d’Histoire des Textes n. s. 6 [2011], S. 1-14, hier 3 mit Anm. 6) stammt auf den ersten Blick nur
der Marc. gr. 287 (subskribiert im Jahre 1469 von Ioannes Rhosos) aus dem Umfeld kreti-
scher Kopisten, vgl. E. MIONI, Bibliothecae Divi Marci Venetiarum codices graeci manuscripti
I. Thesaurus antiquus, codices 1-299. Rom 1981 (Indici e Cataloghi n. s., VI/1), 410-411.
52 Vgl. STEVENSON, Codices (wie Anm. 44), S. 138. Der Codex (310 × 200/203 mm.) setzt
sich aus Quinionen zusammen: 1 × 10 (9; fol. I gehört zur 1. Lage) 9 × 10 (99) 1 × 10 (-1 nach
f. 108 ohne Textverlust: 108) 1 × 10 (208) 1 × 10 (-1 nach f. 217 ohne Textverlust: 217) 9 × 10
(307) 1 × 10 (317; Bindfaden nach f. 313!) 2 × 10 (337) 1 × 8 (-2 nach f. 343: 343). Die Wasser-
zeichen (durchgehend Foliofaltung) sind wie folgt verteilt: A (ff. 1-99, 328-343): Blume, ähn-
lich Piccard, Blatt III 1728 (a. 1499); B (ff. 100-217, 228-327): Blume, ähnlich Briquet 6706
(a. 1496, ohne nähere Entsprechung in anderen Repertorien); C (ff. 218-277): Blume, ähnlich
Briquet 6705 (a. 1496, ohne nähere Entsprechung in anderen Repertorien). Neben der Haupt-
hand (ff. 1r-343v) begegnen Marginalien einer Hand aus dem Umfeld der Gregoropuloi (f. 1r)
sowie einer weiteren griechischen Hand (ff. 41v-43v, 44v-46r), sehr ähnlich Emanuel Zacha-
rides oder Nikolaos (RGK I, S. 170-171, Nr. 330).
53 Ein Provenienzvermerk scheint im Codex heute zu fehlen.
54 Vgl. oben Anm. 15.
55 Dass hierbei der Kundenwunsch ausschlaggebend gewesen sein soll, wie es IRIGOIN,
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Als erstes Beispiel sei der Codex Urb. gr. 62 (Porphyrios, Plotin) ge-
nannt, der im Juli 1460 von dem Priestermönch Daniel subskribiert und
von <Michael Apostoles> annotiert wurde56; er weist auf jedem Schnitt ei-
nen ursprünglich hellrot kolorierten Kreisring auf; auf dem Vorderschnitt
steht in e i n e m Kreisring der Autorenname in Majuskeln (vgl. Tf. IX, a-c).
Ob Daniel zu den kretischen Kopisten zu zählen ist, bleibt einstweilen of-
fen; die Handschrift könnte auch aus Konstantinopel stammen57. Sie kam
höchstwahrscheinlich über Angelo Vadio da Rimini in die fürstliche Bi-
bliothek von Urbino und teilte auch deren weitere Schicksale58.
Mit Sicherheit aus dem Besitz des Angelo Vadio stammt hingegen ein
weiterer Codex mit Schnittdekoration in ähnlicher Ausführung (vgl. Tf. X,
a-c), der Urb. gr. 144 (Pindar). Dieser Codex wurde von Michael Apostoles
(vor 1478, vgl. oben) kopiert und extensiv von <Angelo Vadio> annotiert59.
Hingewiesen sei ferner auf den Codex Vat. gr. 1008 (Plutarch, Parallel-
viten), der je zwei Kreisringe auf dem Ober- und Unterschnitt sowie drei
Kreisringe mit Autorenangabe auf dem Vorderschnitt aufweist (vgl. Tf. XI,
a-c). Auch er kann ins 3. Viertel des 15. Jh. datiert und aufgrund der Betei-
ligung kretischer Kopisten auf der Insel lokalisiert werden. Da diese Hand-
schrift noch in keinem gedruckten Katalog erfasst ist, sei nachstehend eine
Kurzbeschreibung präsentiert.
Vat. gr. 1008 15. Jh. 3. Viertel. Pap. 290 × 198/207 mm. 294 Bl. (gezählt 1-294).
28 Z. — Inhalt: (1r-294v) PLUTARCH, Vitae parallelae. (1r-17r) Phocio. (17r-49v)
Cato. (49v-74r) Dio. (74r-98v) Brutus. (98v-117v) Aemilius. (118r-137r) Timoleo.
(137r-150v) Sertorius. (150v-162r) Eumenes. (162v-174r) Philopoemen. (174r-187r)
Titus. (187r-206v) Pelopidas. (206v-225v) Marcellus. (225v-264v) Alexander. (265r-
294v) Caesar. — Mat: Dünnes, mattes, weißliches Papier. — Erh: gut, stellenweise
Un groupe (wie Anm. 1), S. 107, Anm. 15, will, ist eine mögliche Hypothese, die jedoch schwer
zu beweisen (oder zu widerlegen) ist.
56 C. STORNAIOLO, Codices Urbinates graeci Bibliothecae Vaticanae. Rom 1895 (Ndr. Vati-
kan 1988), S. 68-69. Zu dem Kopisten Daniel vgl. RGK III, S. 72, Nr. 157. Marginalien auf ff.
33v, 35v, 72r, 73v, 91r, 119r, 121v, 129v, 141v, 148v, 159v, 160v, 161v, 290r, 316r, 357r, 358r,
388v, 437r von der Hand des <Michael Apostoles> (RGK III, S. 169, Nr. 454, wo unser Codex
nicht angeführt ist). Der Codex weist nur zwei Marken auf (durchgehend Quartf.): A (ff. 1-118,
135-441): Wagen, identisch Harlfinger, char 11 (a. 1460, aus dieser Handschrift); B (ff. 119-
134): Wagen, ohne nähere Entsprechung in den Repertorien. Typischer Bibliothekseinband
in hochrotem Leder auf Pappe; auf dem Rücken Wappenstempel des Papstes Pius IX. [Mastai
Ferretti] (1846/78) und des Kardinalbibliothekars Angelo Mai (1853/54).
57 Diese Frage wurde bei STEFEC, Die griechische Bibliothek (wie Anm. 18), S. 127-129 mit
Anm. 146, ausführlich diskutiert und braucht daher nicht an dieser Stelle wiederholt zu wer-
den.
58 Zur Bibliothek des Angelo Vadio, die den Kern der heutigen Codices Urbinates graeci
bildet, siehe die ausführliche Studie von STEFEC, Die griechische Bibliothek (wie Anm. 18).
59 Zum Codex vgl. STORNAIOLO, Codices (wie Anm. 56), S. 276-280, sowie die Bemerkun-
gen bei STEFEC, Die griechische Bibliothek (wie Anm. 18), S. 127, Anm. 143.
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60Entgegen DEVREESSE, Le fonds (wie oben), S. 159, kann er nicht mit der Nr. 85 des
Inventars von Fabio Vigili (nach 1481) identisch sein, da diese Handschrift 28 Viten enthalten
haben soll.
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nae. Rom 1893, S. 120-121 (dort auch Text der Subskription). Der Codex wurde als Schul-
buch konzipiert; bei Donat und Cato wurden zwei Kolumnen angelegt, wobei die jeweils
rechte Spalte für den lateinischen Text (der nur auf ff. 7r-8v eingetragen wurde) reserviert
blieb. Ein Teil der zahlreichen lateinischen Marginalien stammt von derselben Hand, die
auch den lateinischen Vermerk auf fol. 6v (datiert 1510; Text bei FERON – BATTAGLINI, Codices
[wie oben], S. 120) schrieb.
62 FRANCHI DE’ CAVALIERI – MUCCIO, Index (wie Anm. 43), S. 35-36 (Ndr. S. 49-50). Von
Michael Lygizos stammen die ff. 1r-133v; die ff. 134r-153v wurden hingegen von einer anony-
men Hand geschrieben. Auf ff. 16r und 29r begegnen Marginalien von der Hand des <Aristo-
bulos Apostoles> (RGK III, S. 39-40, Nr. 46, wo unser Codex nicht angeführt ist). Auch ohne
Untersuchung der Wasserzeichen des Angelicanus drängt sich der Schluss auf, dass beide
Handschriften zeitlich eng beieinander liegen dürften.
63 Der Ott. gr. 206 weist einen typischen Bibliothekseinband der Vaticana aus der Zeit
zwischen 1869 und 1878 auf (weißes Pergament auf Pappe, auf dem Rücken in Goldprägung
die Wappenstempel des Papstes Pius IX. [Mastai Ferretti, 1846/78] und des Kardinalbiblio-
thekars Jean-Baptiste Pitra [1869/89]). Der Angelicanus hat einen alten italienischen Einband
bewahrt (restauriert am 19. 12. 1955; Eintrag auf der Innenseite des Hinterdeckels).
64 Unter den bei VAN REGEMORTER, La reliure (wie Anm. 18), Tf. 3, und FEDERICI – HOULIS,
Legature, S. 152, abgebildeten Typen der Schnittdekoration findet sich keine genauere Ent-
sprechung.
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Halten wir die Ergebnisse dieser Studie kurz fest. Es ist möglich, drei
distinkte Formen der Schnittdekoration für Handschriften aus dem Um-
kreis kretischer Kopisten der 2. Hälfte des 15. und des frühen 16. Jh. zu
definieren. Bei Typ 1 (kolorierte Kreisringe ohne Autorenangabe) und 2
(kolorierte Kreisringe mit Autorenangabe) ist deren kretische Herkunft
gesichert, bei Typ 3 (einfaches Flechtbandmuster in Schwarz) immerhin
wahrscheinlich. Eine Zuweisung an bestimmte Ateliers alleine aufgrund
der Schnittdekoration scheint ob der beschränkten Ausgangsbasis nicht
möglich zu sein, doch fällt auf, dass Handschriften mit dem zweiten Typ
der Schnittdekoration etwas älter (15. Jh. 3. Viertel), Handschriften mit
dem ersten Typ hingegen auch jünger (bis zum Anfang des 16. Jh.) sind.
Die Ateliers I und III jedenfalls verwenden beide Schnittdekoration des
ersten Typs, Atelier I möglicherweise auch Typ 2.
Unbestreitbar ist indes nur die Herkunft der Schnittdekoration, nicht
aber jene der auf Kreta gebundenen Handschriften selbst; wie oben vorge-
führt, kann es sich durchaus um ältere Bände handeln, deren ursprüngli-
che Provenienz in Wirklichkeit eine ganz andere ist (z. B. Konstantinopel
oder Zypern).
Doch kehren wir noch einmal zu unserem Ausgangspunkt zurück. Die
Schnittdekoration des Vind. hist. gr. 119, die dem Typ 1 entspricht, zeigt,
dass der Codex bald nach seiner Entstehung auf Kreta gebunden wurde.
Damit ist zwar nicht gänzlich auszuschließen, dass das dort enthaltene
volkssprachliche Gedicht auf Zypern entstanden ist und dort auch kopiert
wurde, doch die von Schartau zurückhaltend geäußerte Hypothese, dass
es sich in Wirklichkeit um ein weiteres Stück kretischer Literatur handelt,
gewinnt an Wahrscheinlichkeit.
Addendum
Nach dem Abschluss dieser Studie wurde der Verf. noch auf den Codex Barb. gr.
291 aufmerksam, der neben einem relativ gut erhaltenen byzantinischen Einband
unbekannter Provenienz (vgl. FEDERICI – HOULIS, Legature, S. 70 und 85) auch
Schnittdekoration aufweist, die ursprünglich möglicherweise koloriert war und
dem Typ 1 nahesteht; in die Kreisringe sind als zusätzliche Verzierung Knoten
eingeschrieben.
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Tf. IXa-c – Biblioteca Apostolica Vaticana, Urb. gr. 62, Ober-, Unter- und Vorderschnitt.
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par C. SOMMERVOGEL, Bibliographie: VIII, Bruxelles – Paris 1898, coll. 1860-1861. Dal Som-
mervogel dipendono largamente le «voci» successive, che talvolta modificano un dato (non si
sa se per errore o sulla base di nuove fonti): B. GULDNER, Bollig, Johann, in The Catholic
Encyclopedia, II, New York 1907, p. 639; G. CAS. [= G. Castellani], Bollig, Johann, in Enciclo-
pedia italiana di scienze, lettere ed arti, VII, Roma 1930, p. 325; R. KÖBERT, Bollig, Johann, in
Lexikon für Theologie und Kirche […], II, Freiburg 19582, col. 572; L. KOCH, Jesuiten-Lexikon.
Die Gesellschaft Jesu einst und jetzt (Paderborn 1934), I, Löwen – Heverlee 1962, col. 229; C. H.
PICKAR, Bollig, Johann, in New Catholic Encyclopedia, II, Washington 1967, p. 649; Bio-
graphisch-Bibliographisches Kirchenlexikon, bearbeitet und herausgegeben von F. W. BAUTZ,
I, Hann 1975, col. 676; R. S. GERLICH, Bollig, Johann, in Diccionario histórico de la Compañía
de Jesús. Biográfico-temático, dir. Ch. E. O’NEILL – J. M. DOMÍNGUEZ, I, Roma – Madrid 2001,
p. 484. La «voce» relativa a Bollig è scomparsa nella seconda edizione della New Catholic
Encyclopedia e nella terza edizione del Lexikon für Theologie und Kirche. Non ho potuto rag-
giungere W. KOSCH, Das katholische Deutschland: Biographisch-bibliographisches Lexikon [A-
Rehbach], I, Augsburg 1933, p. 210.
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 535-568.
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certi versi unica, per comprendere la situazione della Vaticana alla vigilia
delle grandi novità che Leone XIII vi avrebbe introdotto. Appunto come un
contributo alla delineazione della geografia interna della Vaticana di fine
Ottocento va inteso questo articolo il cui fine principale è l’edizione di un
singolare documento che verrà alla fine analizzato e commentato.
2. Nato a Kels, nella Prussia renana, il 23 agosto 1821, Bollig studiò te-
ologia e lingue semitiche a Roma prima di essere ammesso nella provincia
romana della Compagnia di Gesù, essendo già sacerdote, il 13 novembre
1853. Tutte le ricostruzioni biografiche tacciono sui primi trent’anni di
vita di Bollig, che si direbbe quasi abbia incominciato a vivere a Roma.
Solo di recente Maria Rosaria Di Simone, probabilmente sulla scorta di
documenti archivistici, ha evocato una formazione progressivamente in-
ternazionale, prima nel seminario di Colonia, poi nell’accademia di Mün-
ster, all’università di Bonn, con successivi perfezionamenti alla Sorbona
e all’Institut de France di Parigi. In Germania Bollig accumulò una vasta
esperienza didattica, insegnando matematica, storia, geografia e inglese2.
Entrato a Roma nella Compagnia, Bollig insegnò le lingue orientali dal
1855 nel Collegio Romano (in seguito nell’Università Gregoriana)3, nel col-
legio filologico dell’Apollinare (dal 1877) e per un breve periodo fu anche
prefetto degli studi nel Collegio Germanico, appena prima di un soggiorno
biennale nel seminario di Ghazir in Libano, ove insegnò teologia4. Al suo
ritorno a Roma tenne anche corsi di arabo e sanscrito alla Sapienza5, di-
2 M. R. DI SIMONE, La Facoltà umanistica dalla restaurazione alla caduta dello Stato ponti-
ficio, in Storia della Facoltà di Lettere e Filosofia de «La Sapienza», a cura di L. CAPO e M. R. DI
SIMONE […], Roma 2000, pp. 359-400: 388-389, 392. La Di Simone cita tra le sue fonti il fa-
scicolo relativo a Bollig all’Archivio di Stato di Roma, Università, b. 305, che potrebbe essere
l’origine delle notizie ignorate dagli altri biografi.
3 Fra gli alunni di Bollig dal 1880 vi fu anche René Graffin, cfr. V. POGGI, Per la storia del
Pontificio Istituto Orientale. Saggi sull’istituzione, i suoi uomini e l’Oriente Cristiano, Roma
2000 (Orientalia Christiana Analecta, 263), p. 57.
4 Bibliothèque de la Compagnie de Jésus cit., col. 1860, indica per il soggiorno a Ghazir gli
anni 1862-1864, mentre GERLICH, Bollig, Johann cit., lo colloca nel biennio 1861-1863. Per
l’insegnamento all’Apollinare, cfr. La Pontificia Università Lateranense. Profilo della sua storia,
dei suoi maestri e dei suoi discepoli, Roma 1963, pp. 9-10. L’insegnamento delle lingue orien-
tali all’Apollinare era stato richiesto dalla Congregazione di Propaganda Fide con lo scopo di
formare tra i chierici romani «buoni traduttori di lingue orientali» che sarebbero stati prezio-
si nel lavoro della Congregazione. Bollig (che vi insegnava la lingua araba e aveva per colleghi
Paolo Scapaticci per il siriaco e Luigi Vincenzi per l’ebraico) ebbe, fra gli altri, quali alunni
Vincenzo Bugarini e Mariano Ugolini.
5 N. SPANO, L’Università di Roma, Roma 1935, pp. 111, 125, 126, 340; J. VERNACCHIA-
GALLI, Il Consiglio accademico della Regia Università di Roma (1870-1924), Roma 1989 (Fonti
e studi per la storia dell’Università di Roma, 12), pp. 18, 249 nt. 22; DI SIMONE, La Facoltà
umanistica cit., pp. 388-389, 392. Spano e Vernacchia-Galli fanno incominciare l’insegna-
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mento nel 1867, Di Simone nel 1865. Il 5 ottobre 1871 Bollig non si presentò a prestare giu-
ramento al nuovo governo (cfr. anche infra). Da notare che all’arrivo dei Piemontesi, nel
1870, i tre insegnamenti orientalistici alla Sapienza erano tutti tenuti da figure della Vatica-
na: «[…] quello di Ebraico, impartito da Luigi Vincenzi, quello di Siriaco, da Paolo Scapatic-
ci, e quello di Arabo, da Johann Bollig, che poi insegnò per qualche tempo anche Sanscrito»,
R. GNOLI, La scuola di studi orientali, in Le grandi scuole della Facoltà, Roma 1994, pp. 382-
389: 382.
6 Nel 1879 Bollig era consultore della Congregazione per la sezione «per gli affari del rito
orientale»; con lui, della Biblioteca Vaticana, svolgevano lo stesso ruolo Agostino Ciasca e
Giuseppe Cozza Luzi, La gerarchia cattolica e la famiglia pontificia per l’anno 1879 […], Roma
1879, p. 526.
7 La lettera del card. Giacomo Antonelli, segretario di Stato, al primo custode della Vati-
cana Alessandro Asinari di San Marzano, con la nomina di Bollig a «scrittore in lingua ara-
ba», Dalla Segreteria di Stato, 4 luglio 1865, è in Biblioteca Vaticana, Arch. Bibl. 5, f. 249r.
8 F. GREGOROVIUS, Diari Romani, 1852-1874, a cura di A. M. ARPINO, Roma 1982 (Storia
e tradizioni, 3), p. 499. Per l’edizione tedesca, F. GREGOROVIUS, Römische Tagebücher, 1852-
1889 […], hrsg. und kommentiert von H.-W. KRUFT und M. VÖLKEL, München 1991, pp. 280,
519 nt. 52. Cfr. anche Ch. M. GRAFINGER, Gregorovius versus Grisar. Hartmann Grisar SJ und
die Entstehung seiner Geschichte Roms und der Päpste im Mittelalter, in Dall‘Archivio Segreto
Vaticano. Miscellanea di testi, saggi e inventari, IV, Città del Vaticano 2009 (Collectanea Archi-
vi Vaticani, 70), pp. 265-278: 266-267.
9 La lettera del card. Giacomo Antonelli al card. Bibliotecario Jean-Baptiste Pitra, con la
nomina di Bollig a secondo custode, Dalla Segreteria di Stato, 13 luglio 1876, è in Arch. Bibl.
5, f. 306r. L’8 agosto 1876 a Bollig subentrò come scrittore Agostino Ciasca, ibid., ff. 308r,
309r. Per il ruolo in Biblioteca Vaticana, J. BIGNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane de Sixte
IV à Pie XI. Recherches sur l’histoire des collections de manuscrits, avec la collaboration de J.
RUYSSCHAERT, Città del Vaticano 1973 (Studi e testi, 272), pp. 248 nt. 67, 234, 236-237, 343.
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Vaticana, che Bollig non sembra avere cercato e che anzi pare subire attri-
buendogli il continuo intralcio nei suoi studi prediletti, con la frustrazione
e l’infelicità che ne derivano; ma un ruolo che spiega la presenza di Bollig,
che aveva emesso il quarto voto nella Compagnia il 2 febbraio 1868, nella
commissione preparatoria per le Chiese orientali e per le missioni (agosto
1867) del concilio Vaticano I, al quale partecipò come teologo pontificio10,
mai però interrompendo anche negli anni successivi la sua attività didat-
tica all’Apollinare (ove aveva sede il Seminario Romano) e nel Collegio
Germanico. La sua bibliografia (in realtà anche per il periodo antecedente
l’assunzione di responsabilità in Vaticana) non è vasta e annovera, accanto
a una Brevis chrestomathia arabica, «in usum scholarum», pubblicata a
Roma da Loescher nel 188211, la collaborazione all’edizione degli scritti di
Giovanni Mauropode nel Vat. gr. 67612, un breve articolo sul manoscritto
etiopico donato da Menelik a Leone XIII13 e l’edizione, peraltro uscita po-
stuma nell’anno stesso della sua morte, della traduzione siriaca dei carmi-
na di Gregorio di Nazianzo sulla base del Vat. gr. 10514.
Forse in ragione di un ufficio accettato per ubbidienza ma «in una cosa
10 TH. GRANDERATH, Geschichte des Vatikanischen Konzils von seiner ersten Ankündigung
bis zu seiner Vertagung, hrsg. von K. KIRCH, I: Vorgeschichte, Freiburg im Breisgau 1903, p.
79; C. G. PATELOS, Vatican I et les évêques uniates. Une étape éclairante de la politique romaine
à l‘égard des Orientaux (1867-1870), Louvain-la-Neuve – Louvain 1981 (Bibliothèque de la
Revue d’histoire ecclésiastique, 65), pp. 87, 100-101, 132, 136, 178, 186-187, 189, 212, 213,
542-543; K. SCHATZ, Vaticanum I, 1869-1870, I: Vor der Eröffnung, Paderborn – München –
Wien – Zürich 1992 (Konziliengeschichte. A. Darstellungen), pp. 186-187 nt. 204. Secondo
Patelos (che riferisce un giudizio di J. HAJJAR, Les chrétiens uniates du Proche-Orient, Paris
1962, p. 293), durante i lavori della Commissione preparatoria, Bollig si segnalò più di una
volta per alcuni interventi intempestivi, seguendo fedelmente la linea del card. Alessandro
Barnabò, prefetto di Propaganda Fide.
11 Brevis chrestomathia arabica, in usum scholarum, Romae, E. Loescher, 1882.
12 JOHANNIS, EUCHAITORUM METROPOLITAE, quae in codice Vaticano graeco 676 supersunt
J. BOLLIG S.J. descripsit, P. de LAGARDE edidit, Gottingae, Dieterich, 1882. L’edizione di La-
garde aveva preso le mosse da una trascrizione di Bollig riveduta da Wilhelm Studemund.
13 De codice aethiopico quem Leo XIII P. a Menelik rege Abyssiniae acceptum dono dedit
Bibl. Apost. Vatic., in Al Sommo Pontefice Leone XIII. Omaggio giubilare della Biblioteca Vati-
cana, Roma 1888, con paginazione propria. In realtà l’articolo, molto breve (in tutto cinque
pagine), è solo un cenno al soggetto, il manoscritto Vat. et. 73, che, per mancanza di tempo,
Bollig, da poco tornato «ex itinere longiori, ipsius Summi Pontificis iussu ad scientiae perve-
stigationem suscepto» (p. 3), non ebbe tempo di sviluppare, annunciando però una futura
edizione del testo conservato nel Vat. et. 73. Il lavoro fu subito segnalato da S. NAVRATIL,
Nachklänge zum Papstjubiläum Leo XIII., in Studien und Mittheilungen aus dem Benedictiner-
und dem Cistercienser-Orden 9 (1888), pp. 657-668: 664-668 (II. Der äthiopische Codex, ein
Geschenk des Königs Menelik an Leo XIII). Cfr. anche infra.
14 Sancti GREGORII liber carminum iambicorum. Versio syriaca antiquissima e Cod. Vat. G.
CV, Pars prima, edidit P. J. BOLLIG S.I., Beryti, ex typographia catholica, 1895. La prefazione
è di Enrico Gismondi, l’analisi di Louis Cheikho.
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15 La lettera del card. Lorenzo Nina, segretario di Stato, al card. Bibliotecario Jean-Bap-
tiste Pitra, Dalla Segreteria di Stato, 19 dicembre 1879, con la nomina di Bollig nella commis-
sione «per il riordinamento dei cataloghi», è in Arch. Bibl. 5, ff. 346r, 347r.
16 BIGNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane cit., p. 248 nt. 67; R. FARINA, «Splendore Veri-
tatis gaudet Ecclesia». Leone XIII e la Biblioteca Apostolica Vaticana, in Miscellanea Bibliothecae
Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004 (Studi e testi, 423), pp. 285-370: 292 nt. 24.
17 FARINA, «Splendore Veritatis» cit., pp. 292-298. L’adesione del gesuita al «motu pro-
ff., mm 275 × 225, scritti nel recto e nel verso (con inchiostro oggi lievemente sbiadito), pagi-
nati dallo stesso Bollig con numerazione romana (I-XXXVI) nel margine superiore destro
delle pagine. La scrittura occupa solo metà delle pagine e i ff. mostrano ancora una piegatura
centrale in senso verticale. Nell’angolo superiore sinistro del f. 308r, a matita blu, è indicato:
Sulla Biblioteca Vaticana. In calce ai ff. 310r, 311r sono indicati le prime lettere o il numero
con cui incomincia la p. successiva. La trascrizione rispetta la grafia dell’originale (scritto,
non si dimentichi, da un tedesco), limitandosi a modificare in acuti alcuni accenti gravi (per
esempio, benchè è trasformato in benché; perchè è trasformato in perché; giacchè è trasforma-
to in giacché e così via); è conservato l’uso di Bollig di porre l’accento sul che dichiarativo e le
oscillazioni nell’accentuazione di alcune parole (più, già, così, talvolta con accento, talvolta
senza). Solo in pochissimi casi si è corretto un lapsus pennae, ma avvertendo dell’intervento
compiuto. Per agevolare la lettura ed eliminare incertezze, le abbreviazioni per troncamento
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interrogativi e stimola alcune possibili risposte. Accantonando l’ipotesi che Bollig non abbia
inviato il testo al Papa (lo escluderebbe l’appunto nell’angolo superiore sinistro del f. 308r, a
matita blu, cfr. supra nt. 18, apposto chiaramente dal destinatario o nel suo entourage), si
potrebbe pensare che Leone XIII, proprio per tranquillizzare il gesuita, gli abbia restituito il
testo dopo averlo letto; e che esso, dopo la morte del secondo custode, sia confluito nell’Ar-
chivio della Biblioteca. La piegatura verticale dei ff. potrebbe essere la traccia della trasmis-
sione manuale del documento, senza particolari formalità. Il capoverso suggerisce inoltre
una certa consuetudine di Bollig col Papa, che prima della stesura della lettera deve aver in-
contrato il gesuita in diverse udienze.
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20 La Congregazione di Propaganda Fide, istituita da Gregorio XV nel 1622. Nel 1879 era
guidata da Giovanni Simeoni quale prefetto generale e da Enea Sbarretti quale prefetto dell’e-
conomia, La gerarchia cattolica cit., p. 520.
21 Stefano Borgia (1731-1804), segretario (1770-1789) e in seguito prefetto della Congre-
gazione di Propaganda Fide, cardinale dal 1789. Sulla genesi della sua raccolta di oggetti
antichi, manoscritti e stampati, uniti dopo la sua morte alle collezioni preesistenti della Con-
gregazione di Propaganda Fide, cfr. P. ORSATTI, [Borgiani], in Guida ai fondi manoscritti,
numismatici, a stampa della Biblioteca Vaticana, a cura di F. D’AIUTO e P. VIAN, I: Dipartimen-
to Manoscritti, Città del Vaticano 2011 (Studi e testi, 466), pp. 356-360 (con numerose indica-
zioni bibliografiche).
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della Vaticana dal 1833 al 1838; noto per la cortesia nei confronti degli studiosi stranieri, coi
quali parlava nelle loro lingue materne, fu creato cardinale nel 1838 e fu successivamente
prefetto delle Congregazioni per la correzione dei libri orientali, per gli studi, per la correzio-
ne dei libri liturgici dei riti orientali; per le sue prodigiose conoscenze linguistiche, noto come
una «Pentecoste vivente», N. DEL RE, Mezzofanti, Giuseppe, in Enciclopedia cattolica, VIII,
Città del Vaticano 1952, coll. 927-928; BIGNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane cit., pp. 213,
215, 223 nt. 55, 224 nt. 62, 226 nt. 84, 341.
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nemici della S. Chiesa; perché, quando possono averne qualcuno dalle mani del
Prefetto, sia per la sua incapacità di decifrare presto la paleografia in cui si trovano
scritti, ossia per la sua trascuraggine o anche pel troppo afollamento di Codici,
quando è solo, allora stampano dopo sotto quel più o meno gran brano: «ex Codice
Vaticano» tale, e l’incantesimo pel gran publico è fatto23.
9. Il mio povero consiglio dunque sarebbe di ricusare già sinb dall’anno di stu-
dio, che va ai 12. di questo mese di Novembre24 cominciare, tutti i tali Codici ai
forastieri e di farli esaminare esattamente prima da Mg. Sottobibliotecario25 che
b sin: aggiunto nell’interlineo.
23 Le valutazioni di Bollig sono sostanzialmente coerenti con quanto, qualche mese prima
(aprile-giugno 1879), aveva scritto un anonimo a proposito della consultabilità dei documen-
ti dell’Archivio Vaticano, con un tono forse ancora più istituzionale di quello del gesuita: «Non
s’intende già con questo che i documenti dell’Archivio Vaticano debbano essere comunicati
tutti indistintamente ed a chiunque ne faccia dimanda. Mai no. Anzi qui si farebbe luogo
all’uso della discrezione, prudenza ed intelligenza dell’archivista, il quale dovrebbe negare agli
immeritevoli ed indiscreti quei documenti che quantunque non disonorevoli ai papi, che non
hanno mai emanato responsi, né decreti dei quali si debbono vergognare, tuttavia o per le
circostanze dei tempi, o per la natura stessa del documento di sua natura geloso, o che vuol’es-
sere tenuto segreto, o per altra qualsiasi ragione potrebbero, se pubblicati, muover scandalo
ai pusilli ed inesperti», L. PÁSZTOR, Per la storia dell’Archivio Segreto Vaticano nei secoli XIX-
XX. La carica di Archivista della Santa Sede, 1870-1920. La prefettura di Francesco Rosi Bernar-
dini, 1877-1879, in Archivum historiae pontificiae 17 (1979), pp. 367-423: 419. Cfr. anche ibid.,
p. 397, l’accenno (1878) di Pietro Wenzel ai «documenti non ostensibili» nel suo parere a
proposito della richiesta di consultazione avanzata dal conte ungherese Alessandro Erdödy.
24 Secondo l’Index dierum quibus a Bibliothecae Vaticanane muneribus vacatio datur, pro-
mulgato dal cardinale Bibliotecario (1730-1755) Angelo Maria Querini (esemplari a stampa
dell’Index, di epoche successive, in Arch. Bibl. 7, ff. 1r, 2r, 476r), la Biblioteca era chiusa dal
16 giugno al 5 novembre; ma in novembre era poi chiusa anche nei giorni 9 (dedicazione
della basilica Lateranense), 11 (festa di s. Martino), 18 (dedicazione della basilica di S. Pie-
tro), 21 (Presentazione della Vergine Maria), 25 (festa di s. Caterina) e 30 (festa di s. Andrea).
Leone XIII aveva confermato il «calendario consueto promulgato già dal Cardinal Angelo
Quirini Bibliotecario, ed inculcato ne’ Chirografi de’ prelodati Nostri Predecessori [scil.: gli
interventi relativi alla Vaticana di Clemente XII, 24 agosto 1739; Clemente XIII, 4 agosto
1761; Pio IX, 20 ottobre 1851]», LEONE XIII, «motu proprio» Quanto grandi e provvide (9
settembre 1878), art. 44, in LEONIS XIII Pontificis Maximi Acta, I, Romae 1881, pp. 112-138:
130. Venivano però anche recepite le aggiunte di «quei giorni e quelle ore che recentemente
per le provvide cure di Pio IX di gl[oriosa]. me[moria]. furono aumentate a vantaggio degli
Studianti», art. 58, ibid., pp. 133-134. Nel dicembre 1877 Pio IX aveva infatti abolito «molte
vacanze» previste dal calendario quiriniano e aveva esteso da tre a quattro ore quelle quoti-
dianamente disponibili per le consultazioni degli studiosi, cfr. la «memoria» del primo custo-
de Stefano Ciccolini, Intorno allo Stato ed ai Bisogni della Biblioteca Apostolica Vaticana, 24
novembre 1883, Arch. Bibl. 7, ff. 340r-425v: 344v, 346r (versione a stampa); ff. 426r-467v:
436r (stesura manoscritta).
25 Sotto-Bibliotecario, dal 7 luglio 1879, era (e lo sarebbe stato sino al 20 agosto 1880)
Alfonso Capecelatro di Castelpagano (1824-1912), oratoriano, poi (1880) arcivescovo di Ca-
pua, cardinale (1885) e Bibliotecario di S.R.C., dal 1890 alla morte; cfr. FARINA, «Splendore
veritatis» cit., p. 309 e nt. 96 e passim; F. MALGERI, Capecelatro, Alfonso, in Dizionario biogra-
fico degli italiani, XVIII, Roma 1975, pp. 435-439. Forse non è priva di ironica, sottile polemi-
ca la notazione a suo riguardo che segue: «[…] che non ha altro da fare […]».
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non ha altro da fare e da uno dei due Prefetti26 e poi da uno degli adetti dell’Archi-
vio segreto, per conferire così seriamente sul pericolo o non-pericolo del Codice.
Questo triplice esame maturo mi par essere tanto più necessario, ché molti di quei
Codici sono di un pericolo dubbioso, cioè, a una forse parrà, ché possano darsi
senza pericolo, ed a un altro parrà il contrario. Toccherebbe per se questo lavoro
ai respettivi Scrittori; ma prevedendo, ché allora niente si conchiuderà per anni e
anni, ho messo uno dei Prefetti ed il Sottobibliotecario dal lato della B. V., a cui i
Codici fin adesso apartengono, e ho messo uno dell’Archivio, perché sono persuaso,
ché tali Codici, secondo la natura loro, debbono essere incorporati all’Archivio e
non rimanere più oltre nella Biblioteca. Molti di essi si conoscono presto; perché
io almeno ho, ogni qual volta dovetti ricusarne uno, fatto una piccola croce sopra
di lui, per riconoscerloc un altra volta subito27. Ma certamente fra tante migliaje
non tutti mi sono capitati in mano, e per ciò ci vuol quell’esame. Quel Prefetto però
che deve fare questo lungo e tedioso lavoro paleografico dovrebbe esser dispensa-
to dalla sua presenza nella sala di studio, potendosi fare l’esame nella prima sala
dell’Archivio segreto28, per non esser inutilmente o anche curiosamente da altri
al posto suo nello Studio impedito. Ai forestieri che tali Codici domandassero si
potrebbe dire, che per adesso non si danno per motivo di riorganizazione d’una
grande parte della B. V. allo scopo della confezione dei catalogi da stamparsi, il che
è la brama di tutti i forestieri29.
10. In fatto, la preparazione dei Cataloghi per la stampa è una cosa di somma
importanza, ed io vorrei, per l’ardente brama che ho di vedere il già glorioso pon-
tificato di V. S. sempre più glorificato, ché sotto gli auspizi di Essa un si bel lavoro
scientifico fosse condotto a fine. Tutto il mondo dotto lo desidera, e questo tanto di
più, ché tutte le altre biblioteche dell’Europa hanno i loro catalogi stampati. Ed in
quanto alle spese da farsi per la stampa, non è da pensarvi; perché sono certissimo,
ché tutte le biblioteche di Universitàd, Academie, Archivi, Istituti ed un immenso
numero di Dotti debbono comprarsegli, e cosi, dopo le spese fatte, rimarrà anche
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e Orig. incalcalabile.
30 Dunque seguendo un procedimento inverso a quello adottato dagli Assemani che, col
dal 1851 era scriptor latino (soprannumerario dal 1844), direttore del Museo Sacro (dal 1878)
e nel 1880 sarebbe divenuto segretario della Commissione per la pubblicazione dei cataloghi;
dagli inizi degli anni Cinquanta De Rossi aveva diretto il lavoro che avrebbe condotto, nel giro
di pochi anni (1856-1882), al rifacimento o alla compilazione dei tomi VIII, X-XIII dell’Inven-
tarium dei Vaticani latini (per i Vat. lat. 6459-7058, 7245-9851), e alla preparazione dei rela-
tivi indici; cfr. BIGNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane cit., pp. 217, 229 nt. 109, 231, 234,
236, 237, 238, 243 nt. 10, 250 nt. 81 e s.v. in indice; A. MANFREDI, Vaticani latini, in Guida ai
fondi cit., I, pp. 623-640: 638-639. A dimostrazione di una scarsa confidenza fra i due, non vi
sono messaggi di Bollig nei Carteggi di De Rossi (Vat. lat. 14238-14298). Una valutazione
decisamente positiva dell’operato di De Rossi diede invece il primo custode Stefano Ciccolini
nella memoria del 24 novembre 1883, cfr. P. VIAN, «Una sede conveniente, commoda, definiti-
va degli stampati». Un progetto di Giovanni Battista De Rossi per l’ampliamento della Biblioteca
Vaticana (7 maggio 1885), in Vaticana et medievalia. Études en l’honneur de Louis Duval-Ar-
nould, réunies par J. M. MARTIN, B. MARTIN-HISARD et A. PARAVICINI BAGLIANI, Firenze 2008
(Millennio medievale, 71; Strumenti e studi, n.s., 16), pp. 473-486: 478 nt. 17.
32 Per stime numeriche sui manoscritti non rientrati da Parigi, cfr. BIGNAMI ODIER, La
Bibliothèque Vaticane cit., p. 189; P. VIAN, «Per le cose della patria nostra». Lettere inedite di
Luigi Angeloni e Marino Marini sul recupero dei manoscritti vaticani a Parigi (1816-1819), in
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2011 (Studi e testi,
469), pp. 693-799: 745 nt. 222.
33 In effetti nell’inventario manoscritto dei Vaticani latini si trovano talvolta note margi-
nali che indicano la consegna ai Francesi di alcuni manoscritti e talvolta la loro restituzione
o mancata restituzione. Cfr., per esempio, nel quarto tomo dell’inventario, relativo ai Vat. lat.
2142-3915, le indicazioni accanto alle descrizioni dei Vat. lat. 3003 (Dato ai Francesi / ricupe-
rato), 3027 (Dato ai Francesi), 3096 (Dato ai Francesi), 3101 (Dato ai Francesi), 3102 (Dato ai
Francesi), 3198 (Dato ai Francesi), 3202 (Dato ai Francesi / ricuperato), 3203 (Dato ai Francesi
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questi nuovi catalogi, bisogna farli, come adesso il mondo dotto, che ha anche la
sua moda, li desidera, e come in realtà la più gran parte delle biblioteche Europee,
chi con più e chi con meno perfezione e buona riuscita, li ha fatto fare. Il più per-
fetto di tutti i catalogi si stima quello di Monaco in Baviera34 che fu fatto sotto la
direzione del celebre Dr Halm35, mio amico, che fu nel principio di quest’anno qui
in Roma e mi regalò, dietro a un mio cenno, tutti i 6 o 7 voll. dei loro cataloghi ric-
camente legati per la nostra Bibl. Vat.36 Questi catalogi sarebbono il vero modello
per i nostri da farsi.
12. Ma il prepararli per la stampa non è mica l’opera di uno, ce ne vogliono più,
benché uno ne dev’essere il direttore che ordina e sorveglia il tutto, giacché una cosi
detta com[m]issione di molti imbroglia il lavoro e non gli da la disiderata uniformi-
tà37. In quanto ai singoli collaboratori che ci vorrebbono, corre il primo pensiero
/ ricuperato), 3204 (Dato ai Francesi /, e non più ricuperato. Oggi reca il numero 12473 nella
Bibliot. Nazion. di Parigi. I. Carini), Vat. lat. 15349 (4), pp. 248, 253, 273, 275, 277, 297, 298.
34 Dal 1868 era stato pubblicato il Catalogus codicum Latinorum Bibliothecae regiae Mo-
nacensis (complessivamente sette volumi, usciti sino al 1881, paralleli alla catalogazione dei
manoscritti greci, orientali e in lingue germaniche e neolatine) per impulso e sotto la direzio-
ne di Karl Felix Halm, «basandosi sulle descrizioni precedenti, ma rivedendo i codici, preci-
sando alcuni dati ed aggiungendone altri, e soprattutto abbondando negli indici, fra i quali
quello delle “res” è assai riccamente articolato. Nella breve premessa dell’opera, lo Halm
giustificava con la mancanza di tempo sufficiente a descrivere convenientemente i circa
15.000 codici della raccolta a lui affidata la scelta della formula inventariale, criticando aper-
tamente il catalogatore che “vanae gloriolae cupiditate inflatus” desidera effondere la sua
erudizione in ampie descrizioni», A. PETRUCCI, La descrizione del manoscritto. Storia, proble-
mi, modelli, Roma 20012 (Beni culturali, 24), p. 30.
35 Karl Felix Halm (1809-1882), filologo classico, dal 1856 direttore della Hof- und
Bayerische Staatsbibliothek sino allora pubblicati, in tutto quattordici volumi usciti fra il
1866 e il 1879 che recano oggi legature piuttosto ordinarie, probabilmente vaticane [Catal.
Germania. II. München 3]. Su un f. di guardia dell’esemplare vaticano della prima parte del
primo tomo, relativo ai manoscritti ebraici descritti da Moritz Steinschneider (München
1875), vi è la dedica autografa di Halm: «Bibliothecae Vaticanae / hoc exemplum sacrum esse
voluit / Carolus Halm bibliothecae Monacensis praefectus / Romae in Capitolio die XVIII. m.
April. a. 1879».
37 Anche quest’accenno è palesemente polemico. Bollig contesta dunque l’utilità di una
commissione per lo studio della questione dei cataloghi, istituita però poco dopo da Leone
XIII, e attiva dal 1880, chiamandovi a farvi parte Giovanni Battista De Rossi, lo stesso Bollig,
Giuseppe Cozza Luzi, Stefano Ciccolini, Agostino Ciasca ed Henry Stevenson senior. La Com-
missione operò sino al 1897 e quindi Bollig vi partecipò per quindici anni ma, a giudicare da
quanto scritto nella lettera, con poca convinzione. Sulla Commissione, BIGNAMI ODIER, La
Bibliothèque cit., p. 237; FARINA, «Splendore Veritatis» cit., pp. 320-321. Come si è visto (cfr.
supra e nt. 15), poco dopo la lettera, il 19 dicembre 1879, Bollig fu nominato membro della
Commissione «per il riordinamento dei cataloghi».
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febbraio 1889, sul suo problematico rapporto con Leone XIII e sulle motivazioni profonde
dei dissensi fra i due, cfr. FARINA, «Splendore Veritatis» cit., pp. 298-303 e passim, con nume-
rose indicazioni bibliografiche.
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qualche tempo con quelle e somiglianti cosette, allora egli prende per un tale fuoco
d’amore, gli vuol bene alla cieca, lo loda sperticatamente, lo raccomanda dovunque
può e lo preferisce a tutti gli altri. Ma chi non lo serve in quel modo, sta male con
lui davvero, lo trova contra di se quasi sempre, non può più fargli niente bene ed a
occasione si vede vendicato da lui benino. Della prima classe p. e. è il Sig. De Rossi
e Stevenson39 e della seconda Mg. Martinucci40 ed io. E tanto basti sul carattere
personale ed officiale dell’E(minentissi)mo Sig. Bibliotecario.
15. In quanto poi al di lui modo di agire da Bibliotecario, si può dire ché fin
adesso il tutto si restringe al suo congresso mensile41 col Sottobibliotecario ed il
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primo e secondo prefetto. Ma il modo in che lo tiene a me non piace. Egli in esso
parla quasi sempre solo, proponendo ogni volta 3, 4 o 5 punti nuovi che sviluppa,
senza entrare in discussione cogli altri, come si suole in ogni congresso42. Quei
punti si notano nella loro quintessenza da me che sono il segretario, si raccoman-
dano a Mg Mart. come al 1. Prefetto per l’esecuzione ed ecco il congresso in so-
stanza è fatto, perché per appendice s’iscrivano ancora dal Sottobibliotecario i libri
ricevuti in dono43. Dopo il congresso io do il protocollo a Sua Eminenza che lo fa
copiare, non so perché e con che diritto, dal suo domestico francese44, lo mette ad
acta nell’Archivio, e Mg. Mart. non ne eseguisce nulla, il Sig. Card. dopo non se ne
informa più e le cose della B. V. rimangono nel loro medesimo stadio, come prima,
quando non si faceano congressi. Alcune di quelle cose proposte in congresso dal
Sg. Card. sono giuste e dovrebbono veramente eseguirsi dal 1. Prefetto e non da
me che sono il 2., da lui dependente. Ma il male è, ché la maggior parte delle cose
che propone non sono o ragionevoli o opportune. Irragionevole p. e. ed inoppor-
tuno insieme era, quando propose, ché noi Prefetti passassimo per tutta la Bibl.
ad esaminare le migliaia di MSS per vedere, quali di essi avessero delle noterelle
marginali45. Mg.46 allora, come del solito, stava zitto e lo lasciavah dire, ma io gli
h Orig. lasciave.
pre negli atti o consultazioni, a cui col Cardinal Bibliotecario intervengono i Custodi»,
Quanto grandi e provvide cit., p. 123. Sarà il Regolamento del 1885 a istituire il «Congresso»,
che si sarebbe riunito il primo lunedì di ogni mese e al quale avrebbero partecipato, sotto
l’«alta presidenza» del cardinale Bibliotecario, i sotto-Bibliotecari (per la parte economica e
disciplinare e per quella scientifica e monumentale), i due prefetti, due membri nominati dal
Papa fra gli scrittori ordinari ed emeriti e il segretario, FARINA, «Splendore Veritatis» cit.,
p. 295 e nt. 36. Ma evidentemente la prassi, come di frequente accade, precedeva la regola.
42 L’indicazione corrisponde alla concezione che del ruolo del Bibliotecario in Vaticana
aveva Pitra, che lo sentiva minacciato e ridimensionato dalle riforme leonine, cfr. FARINA,
«Splendore Veritatis» cit., pp. 302-303.
43 La lista dei libri ricevuti in dono serviva probabilmente per la preparazione delle lette-
re di ringraziamento che il cardinale Bibliotecario doveva spedire; sull’argomento Bollig si
soffermò subito dopo.
44 Probabilmente da non identificare con Albert Battandier, che di Pitra fu segretario e
biografo.
45 L’accenno, apparentemente assurdo, diviene comprensibile alla luce di un passo della
memoria di Giovanni Battista De Rossi che suggeriva, fra i compiti più urgenti da eseguire,
quello di identificare, fra i manoscritti ma anche e soprattutto fra gli stampati, i «postillati»
di uomini dotti («segnatamente dei preziosissimi raccolti da Fulvio Orsini» per costituire un
«fondo speciale da porre in seguito a quello dei codici»), una straordinaria risorsa per la
storia dell’erudizione e della tradizione dei testi, VIAN, «Una sede conveniente, commoda, de-
finitiva degli stampati» cit., pp. 480, 482. Si aggiunga che «nelle prime settimane dell’occupa-
zione piemontese di Roma, Martinucci aveva promosso una vendita a librai romani di stam-
pati posseduti dalla Vaticana in duplice copia ma anche di un certo numero di volumi con
postille di dotti»; venuto a conoscenza del fatto Pitra aveva aperto un’inchiesta, bloccato la
vendita e recuperato i volumi, FARINA, «Splendore Veritatis» cit., p. 291. Insomma, la sensibi-
lità al problema dei postillati in Biblioteca Vaticana, fra gli anni Settanta e Ottanta del XIX
secolo, era molto viva.
46 Si tratta, come si è anticipato, di Martinucci.
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dissi, ché tal cosa non potea farsi in nessuna mattina a cagione dello studio al quale
dovessimo assistere. E quando ci disse, ché lo dovevamo fare il dopopranzo, io gli
risposi, ché io ogni dopopranzo avea scuola; e lui conchiuse, ché io come secondo
prefetto della Bibl. Vat. dovessi lasciare la scuola e nell’Apollinare e nel Collegio
Germanico47. Sentito questo, mi tacqui anch’io. Tutte quelle proposte fatte con
mancanza di senso pratico rovinano la stima di quello che propone ed allettano
pur troppo anche a trascurare le poche altre che sarebbono buone. La sua smania
è di voler adossare tutto ai due prefetti che già da se hanno sulle spalle e la più
grande fatica e la più grande responsabilità. Quando io gli dissi una volta, ché tali
cose sarebbono piuttosto il penso dei respettivi Sgg. Scrittori, cominciò a scusarli
quasi tutti di fila chi per un e chi per un altro motivo. Bene, in fine, sarebbe anco-
ra, ché l’E(minentissi)mo Sg Bibliotecario ci desse un buon esempio nell’eseguire
fedelmente gli ordini del Superiore. Ma in questo egli manca non di rado, e, per
provarlo, addurrò qui soltanto due cose che mi vengono appunto in mente. Pel
primo dunque sta nel Motu proprio di V. Santità, ché il Sg Bibliotecario dovrebbe
darci per mezzo del Sottobibliotecario la lista dei Codici che tiene per uso proprio
in camera sua, affinché noi nello Studio non fossimo in perplessità avanti i fore-
stieri, quando, dopo lungo cercare un Codice inutilmente, non sappiamo più dove
volgere la testa per trovarlo, mentre S. Em. lo tiene chiuso nel suo armario48. Ora
fin adesso non ci ha data mai quella lista di una quasi quarantina di Codd. che tie-
ne, con tutto quello ché il Sottobibliotecario passato, l’E(minentissi)mo Sg. fratello
di V. S.49, dietro alle mie istanze gliela abbia domandata ben tre volte. E due volte
ché io gli mandai lo scopatore per domandare, se avesse il tal Codice si è inquieta-
47Nel 1879 dunque Bollig teneva ancora dei corsi nel Seminario Romano, che aveva sede
nel palazzo accanto alla chiesa di S. Apollinare (nei pressi di piazza Navona), e al Collegio
Germanico; quest’ultimo dal 1853 al 1886 (dunque nel momento in cui Bollig scriveva) aveva
sede nel Palazzo Gabrielli-Borromeo, in Via del Seminario (fra il Pantheon e Piazza S. Igna-
zio), quindi a non molta distanza dal Palazzo dell’Apollinare (ove aveva avuto sede nel Sette-
cento).
48 L’art. 5 del «motu proprio» leonino prevedeva che dei codici estratti dagli armadi «per
uso degli Studianti estranei […] ovvero per uso degli Scrittori e di altri Officiali della Biblio-
teca» i custodi tenessero «accurato apposito registro», con l’indicazione del titolo e della se-
gnatura del manoscritto, il nome di colui che lo prendeva in consegna e la data. «Il Cardinal
Bibliotecario darà esso stesso la nota di quelli che ritenga per uso proprio al Sotto-Bibliote-
cario, affinché serva di norma ai Custodi», Quanto grandi e provvide cit., p. 117.
49 Giuseppe Pecci (1807-1890), fratello maggiore di Gioacchino, gesuita nel 1842, sacer-
dote secolare dopo il 1848, cardinale dal 12 maggio 1879, rientrò nella Compagnia di Gesù «nel
1889 con ovvia gioia del papa», G. MARTINA, Storia della Compagnia di Gesù in Italia (1814-
1983), Brescia 2003 (Storia, 1), pp. 85-86. Insegnante di teologia nel seminario perugino
(1849-1859), dal 1860 si trasferì a Roma, ove proseguì l’insegnamento teologico e divenne fra
l’altro membro (come Bollig) della commissione preparatoria del Vaticano I; fu esponente del
rilancio teologico del tomismo nelle scuole cattoliche (avendo un ruolo nella stesura dell’en-
ciclica Aeterni Patris, 4 agosto 1879); il 9 settembre 1878 Leone XIII lo nominò vice-Bibliote-
cario o sotto-Bibliotecario, incarico però ricoperto solo per alcuni mesi perché il 7 luglio 1879
(quindi pochi mesi prima della lettera di Bollig) fu sostituito da Alfonso Capecelatro, BIGNAMI
ODIER, La Bibliothèque Vaticane cit., pp. 235, 246 nt. 50; M. DE CAMILLIS – C. TESTORE, Pecci,
Giuseppe, in Enciclopedia cattolica, IX, Città del Vaticano 1952, coll. 1041-1042.
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to contro di me per la seccatura che gli facessi, ma mandò il Codice cercato. Cosi
ancora, e questo è il secondo che voleva dire, dovrebbe il Sg. Bibliot. ringraziare a
quelle Università o Academie o Istituti o persone private ma distinte, che donano
libri alla B. V.50 Or bene, questo da lui non si fà, se non sono mandati insieme con
una lettera a lui stesso. Di la viene, ché moltissimi libri, anzi la maggiore parte di
essi, vengono, senza una tal lettera, in dono alla Bibl. V. generalmente sotto l’indi-
rizzo di «amministrazione» o «direzione», e nessuno di noi tutti scrive al donatore
anche una parola di ringraziamento, perché nessuno fuori del Sig. Card. Bibl. crede
di averne un’obbligo. Ed in questa maniera la B. V. non solo fa la più triste figura
del mondo colla sua inurbanità ed ingratitudine, ma anche, in conseguenza di essa,
diminuisce di giorno in giorno il numero di quei che vogliono mandare tali doni
che sono generalmente di gran valore alla B. Vat. –
16. Di Mg. Capecelatro che è il nuovo Sottobibliotecario non posso dire niente,
perché fin adesso non ho parlato con lui che di passaggio. Alla mia visita personale
che gli ho fatta senza trovarlo in casa egli ha creduto bene di rispondere con un
viglietto di visita che mi mandò colla posta51.
17. Il primo Prefetto, Mg. Martinucci è un ottimo uomo e buonissimo sacerdote
che ha meritato sempre la mia sincera stima. Egli nondimeno ha il carattere tutto
suo, piuttosto cupo e calcolante, con certe sue pretenzioni, che generalmente si
tengonoi nascoste, ma vengono fuori al tempo loro. Adesso, sotto il Pontificato di
V. S. egli mi par esser abachiato o avilito, e non di rado sento da lui, ché egli in
alto non è più appoggiato. Ma questo me lo spiego facilmente, perché prima era
forse un po’ troppo appoggiato52. Allora era quasi independente in Biblioteca, fa-
cea quel che volea, giacché nessuno era sopra di lui, o almeno lo lasciavano fare,
come se fosse così. Ed appunto in questa sua antica abitudine di agire da se, senza
badare molto agli altri, consiste per Mg. Mart. l’immensa difficoltà che sente di
accomodarsi col Cardinal Bibliotecario. Quello che era prima in lui virtù è dive-
nuto adesso vizio. Perché non si può negare, ed io, allora Scrittore, l’ho ammirato
molte volte, sotto il 1. Prefetto Mg. Di Sanmerzano53, che non facea propriamente
i tengono: -no aggiunto in un secondo momento.
mandino lettere o facciano doni alla Biblioteca. La risposta però n’è riservata al Cardinal
Segretario di Stato, se le lettere siano state indirizzate al Cardinale medesimo, o i doni siano
stati fatti per mezzo di lui», Quanto grandi e provvide cit., p. 122 (art. 19).
51 La valutazione di Bollig a proposito del «nuovo Sottobibliotecario» sembra molto cau-
di Stato, Giacomo Antonelli, ai quali furono indirizzati numerosi memoriali (all’inizio contro
le improprie abitudini del card. Angelo Mai), BIGNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane cit.,
pp. 214, 225 nt. 70, 232, 236.
53 Il conte Alessandro Asinari di San Marzano (1795-1876), della grande famiglia pie-
montese, nunzio alla corte del Belgio fra il 1846 e il 1850 (ma in realtà a disposizione della
Santa Sede a Roma dal 19 ottobre 1848), fu primo custode della Vaticana dal 27 giugno 1853
alla morte, lasciando per testamento la sua biblioteca e diversi oggetti alla Vaticana, VIAN,
Bibliotecari della Vaticana cit., pp. 168-170 [44-46]; BIGNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane
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nullak per la B. V., Mg. Mart. facea tutto, e guail se egli allora non avesse mostrata
una si grande attività; e questo era quello che io chiamava virtù. Ma adesso, ché ha
sopra di se il Sg. Cardinale come Bibliotecario effettivo, e non di solo nome, come
prima, egli non vorrebbe più far niente fuori del sommamente necessario, e niente
che se gli ordina gli va bene, perché non l’ha ordinato lui; e questo è quello che io
chiamava vizio. Il carattere di Mg. M. è un po’ troppo assoluto, se di natura, o per
l’abitudine divenuto cosi, non lo so. Il suo principio attuale mi pare, che sia questo:
lasciare cantare gli altri e fare intanto quello che crede lui. Cosi, come credo di aver
già accennato di sopra, nel Congresso che teniamo col Sg. Card. Bibl., egli sente
in apparenza umilissimamente tutto quello che l’E(minentissi)mo vuol e desidera,
ma poi con me stringe sogghignando le spalle e non ne fa niente. Qualche volta io
gli dissi: questo o quello dei Desiderata potrebbe da noi farsi facilmente, ma lui mi
disse allora o, vedremo un po’, o, non facciamo nulla, ed infatto non ne fa nulla.
18. In quanto alla custodia materiale della B. V., alle cose pratiche da farsi o
da farsi fare, all’ordine dello Studio egli è secondo me un uomo prezioso, perché
conscienzioso. Se egli avesse troppa tendenza agli studii privati, alle ricerche dot-
te, credo, ché sarebbe meno da raccomandarsi per un tal posto. Molto versato in
varie e gravi scienze mi pare che egli non sia; ma è accorto tanto, ché con nessuno
dei forestieri si metta mai a discorrere sopra tali cose, e così non si compromette
mai. Egli prende il suo offizio di prefetto come un semplice affare, e l’affarista egli
fa bene. Ed in verità, in quasi tutte le biblioteche che ho visitate, ho veduto, ché i
prefetti di loro tutte prendono la cosa nel medesimo modo. Vero però è, ché egli
nel suo carattere e nel suo modo di trattare con altri non ha quella soave e pru-
dente pieghevolezza e quel belm garbo che è tanto ricercato da tutti, specialmente
forestieri; ma bisogna dire, ché se ne è emendato molto dagli ultimi anni e va
emendandosene ogni giorno di più. –
19. Il secondo Prefetto della B. V. sono io. Questo è un posto che mi fu dato
senza ogni mia saputa, anzi a mia più grande sorpresa. L’ho accettato contra la
mia volontà, quando vedea ché non potea schivarlo in modon alcuno. Egli mi ha
procacciato allora immense congratulazioni degli uni ed una incredibile gelosia
negli altri. Anzi, posso dire di più, questo è il posto che mi ha rovinato tutti i miei
studii e mi rende infelice anche adesso. Ma per far capire questo a V. Santità, debbo
sufficientemente spiegarmi, e cosi domando mille perdoni, se in quest’occasione
parlerò forse un po’ troppo di me stesso. Ma credo la modestia cessa, quando la
necessità l’impedisce; e per me è una vera necessità di effundere totum cor meum
avanti i piedi di V. S.; perché, dopo averlo fatto con filiale fiducia, ma, senza la
loro colpa, inutilmente, avanti i miei Superiori di Religione, non mi rimane altro
che di farlo anche nel cospetto di Colui che è il Superiore dei miei stessi Superiori,
k nulla: aggiunto nell’interlineo.
l guai: la u è aggiunta nell’interlineo.
m Prima di bel, una g cancellata.
n Orig. nodo.
cit., pp. 231, 233, 245 ntt. 27 e 32, 343, 351 nt. 66 e s.v. in indice; G. DE MARCHI, Le nunziatu-
re apostoliche dal 1800 al 1956, Roma 1957 (Sussidi eruditi, 13), p. 62; VIAN, Biblioteche roma-
ne cit., pp. 140, 142 [64, 66].
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perché il vero Vicario di N[ostro]. S[ignore]. G[esù]. C[risto]. in terra. E questa ef-
fusione del mio cuor oppresso non la farei con schiettezza e filiale libertà avanti
V. Santità che mi è stata, anche umanamente parlando, tanto simpatica sin dal
primo momento che la conobbi, e che mi ha dato in tante occasioni i più chiari se-
gni della sua benevolenza veramente paterna? Anzi, parlerò colla massima fiducia,
schiettezza e filiale libertà.
20. Dissi dunque, ché il posto di secondo prefetto della B. V. mi rende infelice
anche adesso. Chi mi vedesse ogni giorno in essa biblioteca fare le mie cose di
Prefetto con dolce gravità e ben misurata disinvoltura, che altri opinano di tro-
vare allora in me, non mi crederebbe davvero infelice; anzi giudicherebbe, ché
io ivi mi sentissi sopra modo felice come nella propria sfera. Eppure, tant’è, mi
sento ivi infelice, benché non possa negare, ché quella mia anzidetta maniera di
disimpegnarmi nel mio uffizio sia riconosciuta anche da me stesso come un frutto
dell’ubbidienza prestata in una cosa cosi antipatica al mio carattere, ai miei studii
ed alle mie tendenze.
21. Il mio carattere è di natura sua portato ad agire con una prudente energia
ed una legitima independenza. Ed ora mi trovo messo sotto un carattere del tutto
opposto al mio, qual è quello di Mg. Martinucci che lascia andare le cose, come an-
davano prima, non vuol niente riformare e migliorare, e vuol, ché tutto quel poco o
molto che si fa per necessità provenga da lui, abbia l’iniziativa da lui e non si faccia
niente senza di lui. Ed io, vincendo me stesso quasi in ogni momento, fo, come lui
lo vuole, mi adatto al suo modo di vedere, non principio niente senza di lui, e tutto
questo, per esser ubbidiente nel mio posto dipendente dal suo, per non disturbare
la sua pace e la mia, e per preservare la B. V. almeno dalla taccia, ché i due Prefetti,
che stanno ogni ora in conspectu omnium54, non vadano d’accordo. Ed in fatto, fin
qui non ho avuto mai il minimo disgusto con Mg. M. Se io però, in questo modo
facendo, sto bene con lui, non possoo star bene col Sig. Cardinale; e, se cercassi di
star bene con questo, non potrei più star bene con Mg. M; sono dunque per neces-
sità una povera vittima o nell’un o nell’altro caso. Di più, se io fossi libero e potessi
agire secondo l’intrinseca energia del mio carattere, quante cose non potrei fare
che adesso, legato cosi, non posso mai fare; ed anche l’ubbidienza che presto per
motivi più alti non può impedire, ché su certe cose della B. V. sento continuamente
un inutile si, ma anche ben amaro ramarico. Vedere avanti di se il piu buono, il piu
bello, il piu utile, in una parola, il piu perfetto che potesse facilmente effettuarsi,
e vedere insieme, ché di tutto quello nulla debba farsi, è una cosa, almeno pel mio
carattere, ben dura. Ma tutto questo forse non sarebbe nulla per me, e lo supporte-
rei, per mezzo dell’ubbidienza, come fin qui, così anche d’ora inanzi, con una certa
facilità, se io fossi un uomo che pensasse soltanto a passare i suoi giorni in santa
pace, come si dice in Roma, senza curarsi affatto di cose maggiori e specialmente
di studii che sono stati la delizia e quasi l’anima di tutta la sua vita passata.
22. Ed infatti, ci sono i miei studii che mi rendono infelice nel mio posto di
54 Il primo e il secondo custode erano sempre nella sala di studio, per sorvegliare la con-
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55 Secondo il ricordato Index dierum (cfr. supra), la Vaticana era chiusa «omnibus diebus
Dominicis et festis de praecepto» e «omnibus diebus Jovis totius anni», Arch. Bibl. 7, ff. 2r,
476r.
56 Secondo il «motu proprio» leonino del 9 settembre 1878, art. 16, per essere ammessi
«allo studio de’ codici» andava indirizzata una supplica al Papa che, per mezzo del segretario
di Stato, la trasmetteva al cardinale Bibliotecario; quest’ultimo, «col consiglio del Sotto-Bi-
bliotecario e de’ Custodi», esaminava le richieste pervenute e ne dava una valutazione al
Pontefice che, per mezzo del segretario di Stato, comunicava le «opportune disposizioni»,
Quanto grandi e provvide cit., p. 121 (ma cfr. anche l’art. 54, ibid., p. 133).
57 Interessante questo accenno che mostra la consapevolezza della natura “plurale” della
Biblioteca Vaticana, divenuta, soprattutto dal Seicento in poi, un’autentica «bibliotheca bi-
bliothecarum», ove le diverse biblioteche disponevano di inventari, indici e strumenti catalo-
grafici particolari, talvolta precedenti l’ingresso delle collezioni in Vaticana. Non è forse un
caso che nelle prime pagine del Moby Dick (1851) di Herman Melville si accenni al sotto-bi-
bliotecario che perlustra le «interminabili Vaticane» alla ricerca nelle letterature mondiali di
indicazioni su cetacei.
58 Il «motu proprio» del 1878 confermava le severe regole già vigenti: la consegna dei
manoscritti agli studiosi doveva avvenire personalmente da parte dei custodi (e in loro assen-
za i codici non potevano essere consegnati, se non quelli già precedentemente prelevati e de-
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me lingue59. Queste sono cose che in altre biblioteche fanno i rispettivi Assistenti e
da noi dovrebbono farlo i Sgg. Scrittori, quello pell’Arabo i Codici arabi, quello per
Siriaco i Codici siriaci e cosi avanti; ma essi o presenti o assenti non se ne curano,
e cosi cade anche questo peso sulle mie sole spalle. Anche il parlare coi forestieri
nelle respettive loro lingue non sarebbe una cosa necessaria, perché nelle altre
biblioteche dell’Europa si parla coi Prefetti o nella lingua del paese o nel France-
se; ma qui si è introdotto questo costume, quando Mezzofanti era Prefetto60, e né
prima né dopo di lui sotto Mai61, Laureani62, Molza63, Sammerzani64 se lo fece. Il
fatto però è adesso, ché tutti quei forestieri vengano da me e non vanno mai da Mg.
M., il quale non ha per questa ed altre ragioni neppure la metà dell’afollamento di
forastieri che ho io. In questa maniera dunque perdo il mio bel tempo fin a mezzo
giorno. Ritornato poi una mezz’ora dopo, tutto fatigato e stanco, a casa, pranzo
con fretta pel po’ di tempo che ho, e non posso neppure far un po’ di ricreazione
coi miei confratelli che lo fanno nel tempo del mio pranzo. Già una mezz’ora dopo
questo ho nei mesi d’inverno ogni giorno un’ora intera di scuola sia in S. Apollina-
re, ossia nel Colleg. Germanico, in nessuna delle quali scuole imparo cose nuove,
soltanto le comunico ad altri. Dopo la scuola rare volte prendo un po’ di passeggio
che però per la mia corporatura sarebbe, come tutti i medici mi hanno detto, molto
positati «negli Armarii dello studio», art. 56); i custodi dovevano poi assistere alla consultazio-
ne (art. 57) e, coadiuvati eventualmente da scrittori appositamente designati, verificare le
trascrizioni fatte e controllare lo stato dei manoscritti restituiti (artt. 59-60), Quanto grandi e
provvide cit., pp. 133-135. È comprensibile che in un situazione simile Bollig si sentisse obe-
rato da un peso quasi insopportabile, tanto più che non trovava particolare aiuto nel suo su-
periore immediato (Martinucci) e negli scrittori (coi quali non doveva correre buon sangue).
59 Il numero indicato è interessante perché mostra che anche prima delle decisioni di
Leone XIII la Vaticana, pur essendo di non sempre facile accesso, non era chiusa alle consul-
tazioni, che potevano provocare in una mattina la richiesta di addirittura 60 manoscritti. Cfr.
anche supra, al nr. 8, l’accenno al «troppo afollamento di Codici».
60 Giuseppe Mezzofanti (cfr. supra) fu primo custode dal 16 aprile 1833 al 12 febbraio
custode della Vaticana dal 19 agosto 1831 e primo custode dal 12 febbraio 1838 alla morte,
avvenuta il 14 ottobre 1849, VIAN, Bibliotecari della Vaticana cit., pp. 165-166 [41-42]; ID., Un
giuramento mancato alla Repubblica Romana del 1849, in Strenna dei Romanisti, [LX], Roma
1999, pp. 587-596 [ristampato in VIAN, Figure della Vaticana cit., pp. 49-58]; BIGNAMI ODIER,
La Bibliothèque Vaticane cit., pp. 215, 227 nt. 87, 351 ntt. 52 e 54 e s.v. in indice.
63 Andrea Molza (1783-1851), antico scolopio (lasciò la congregazione al momento della
sua soppressione nel 1810), scrittore latino della Vaticana dal 1° maggio 1821 (ma con l’ob-
bligo di prestarsi anche per l’ebraico), secondo custode dal 12 febbraio 1838 (da quell’anno
anche con l’incarico di conservatore del Gabinetto delle medaglie), professore di ebraico
all’Archiginnasio, fu primo custode dall’11 giugno 1850 e morì suicida poco più di un anno
dopo, il 7 luglio 1851. La sua biblioteca è in gran parte alla Vaticana, VIAN, Bibliotecari della
Vaticana cit., pp. 166-168 [42-44]; ID., Biblioteche romane cit., p. 142 [66]; BIGNAMI ODIER, La
Bibliothèque Vaticane cit., pp. 227 nt. 88, 233, 244 nt. 15, 311, 343, 351 nt. 55 e s.v. in indice.
64 Alessandro Asinari di San Marzano (cfr. supra) fu primo custode dal 27 giugno 1853 al
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necessario, ma ritorno a casa, per dir il mio offizio, recitare la mia corona e fare la
lettura spirituale. E questo lo fo, per aver almeno la sera un po di tempo libero per
gli studii amati e pure tanto trascurati per forza, il che mi riesce però rare volte,
come lo vorrei; perché anche in quell’unico tempo che ho di tutta la giornata mi
vengono ora delle visite che tutto il giorno nonq mi hanno potuto trovare in casa, ed
ora debbo scrivere le mie lettere o private o del mio uffizio di prefetto su domande
dotte che ormai mi vengono indirizzate da tutte le parti del mondo. E con questa
razza di vita un uomo amantissimo di studii, come io, per grazia di Dio, lo sono,
non deve sentirsi infelice, ed infelice assai? –
23. Le mie tendenze finalmente sono quelle che danno il cumulo a questa infeli-
cità mia. Esse non vanno mica, Iddio lo sa, ad avere dei posti che producono danari
in grande quantità, perché, quando posso viver onestamente e ho i libri necessarii
per lo studio, sono contento, né vanno ad avere delle dignità più o meno alte, ma
vanno soltanto a vivere da buon Religioso ed a far buon uso del qualsiasi talento,
che il Signore nella sua misericordia mi ha dato, pel bene degli altri e per la gloria
della sua santa Chiesa. Ma, se io duro anche qualche tempo nelle mie occupazioni
attuali in Biblioteca e nelle scuole, sento in me, ché dopo non potrò più far niente
di tutto quello, dove miravano le immense fatiche di studio della mia vita passata.
Ho già in questo mese di Novembre compita l’età di 58 anni, ed appunto, perché
sono ancora in vigore di corpo e di mente, vorrei almeno fare quel molto o poco
che potrò. Gli occhi che mi sono già molto indeboliti, specialmente per le lunghe
veglie notturne sopra difficilissimi manuscritti orientali, mi ammoniscono, come
pare, ché per me è sommo tempo di fare e non di aspettare ancora, affinché dopo
non sia troppo tardi. Ma chi mi dà il tempo materiale per fare? Io stesso, per dirlo
schiettamente, l’ho cercato, dovunque ho potuto, ma sempre indarno. Dalla scuola
in S. Apollinare ho cercato di liberarmi, e mi dicono, ché ivi sono indispensabile,
benché io per me creda, ché nessun uomo in questo mondo sia indispensabile,
molto meno io. Ai miei Superiori ho domandato di essere levato dalla scuola del
Collegio Germanico, e mi rispondono, ché non hanno un altro, per rimpiazzarmi
in quel posto, benché, secondo il mio parere, potessero mettere un altro in quella
carriera. Di più, perché mi premea assai di aver il bel tempo della mattina libero,
ben due volte ho domandato ai miei Superiori il permesso di dar la mia rinunzia al
posto di secondo Prefetto della Vaticana. Ma essi mi rispondono sempre, ché que-
sto non debba farsi da me, giacché quel posto fosse un onore per la Compagnia, e,
se io rinunziassi da me, farei con ciò un disdoro alla medesima, perché i più, che
non conoscono la mia buona intenzione, crederebbero, ché io in quel posto avessi
fatta una grossa e fossi stato obbligato a dar la mia rinunzia. E cosi io sto fermo
e non so più, dove volgere la testa. Frattanto mi sento dentro di me spinto, in un
modo particolarer e di giorno in giorno più, a riprendere, coltivare, ed utilizare i
miei studii o gia fatti o ancora meglio da farsi. I gia fatti sono le moltissime lingue
occidentali ed orientali finora da me studiate ed il numero delle quali a V. Santità
sola è noto. Queste tutte vogliono almeno di quando in quando esser ripetute o
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65 La celebre enciclica (4 agosto 1879) per il rilancio nelle scuole cattoliche della filosofia
tomista; alla sua stesura collaborò il fratello del Papa, Giuseppe (cfr. supra).
66 Di queste copiose carte erudite raccolte da Bollig nulla è rimasto in Biblioteca Vatica-
na; esse andranno forse cercate nell’Archivio Romano della Compagnia di Gesù. Ma questo
problema per Bollig doveva essere quasi un’ossessione, un cruccio continuo; ne parlò, per
esempio, con Lagarde, cf. JOHANNIS, EUCHAITORUM METROPOLITAE, quae in codice Vaticano
graeco supersunt cit., p. III. Alle opere incompiute di Bollig dedicano un accenno GULDNER,
Bollig, Johann cit. e GERLICH, Bollig, Johann cit.
67 Mariano Rampolla del Tindaro (1843-1913), sacerdote dal 1866 e cardinale dal 1887;
dopo il primo impegno presso la nunziatura di Madrid (1875-1877), il futuro nunzio in Spa-
gna (1882-1887) e segretario di Stato di Leone XIII (1887-1903) era allora segretario della
Congregazione di Propaganda Fide «per gli affari del rito orientale» (1877-1882), La gerarchia
cattolica cit., p. 525. Personalmente cultore di studi storici, negli ultimi anni dell’Ottocento e
nei primi del Novecento seguì le vicende della Biblioteca Vaticana in assenza del cardinale
Bibliotecario Alfonso Capecelatro, stabilendo un fecondo rapporto con il prefetto Franz Ehr-
le; divenne effettivamente cardinale Bibliotecario il 26 novembre 1912 e lo rimase sino alla
morte (16 dicembre 1913), S. FURLANI, Rampolla del Tindaro, Mariano, in Enciclopedia catto-
lica, X, Città del Vaticano 1953, coll. 517-518; BIGNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane cit.,
pp. 238, 239, 261, 344.
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v sarà: nell’originale, le prime due lettere della parola sono in fondo al f. 322v [= p. XXX]
ma al f. 323r [= p. XXXI] la parola è ripetuta interamente.
w le: aggiunto nell’interlineo.
Rituales, Missales, Pontificales, Officia, Dyptica, & c. Ecclesiae Occidentis et Orientis […] latina
versione, praefationibus commentariis et variationibus illustratus, opera principale di Giusep-
pe Luigi Assemani (1710-1782), nipote di Giuseppe Simonio, docente di siriaco e liturgia alla
Sapienza e nel Collegio di Propaganda Fide. Dei quindici libri programmati ne uscirono sol-
tanto i primi quattro e l’ottavo, fra il 1749 e il 1766; il completamento e la ripubblicazione
dell’opera commissionati a Bollig non videro la luce ma la sua utilità è dimostrata dalla pre-
cedente pubblicazione di un’epitome in quattro tomi a Lipsia (1847-1853), a cura di Her-
mann Adalbert Daniel (1812-1871), e di un successivo facsimile nel 1902, P. SFAIR, Assemani,
Giuseppe Luigi, in Enciclopedia cattolica, II, Città del Vaticano 1949, col. 161.
69 I nove scrittori nel 1879 erano: Francesco Massi, Giovanni Battista De Rossi e Luigi
Zappelli per la lingua latina; Augusto della Porta Rodiani e Giuseppe Cozza Luzi per la lingua
greca; Luigi Vincenzi e Paolo Scapaticci per la lingua ebraica; Agostino Ciasca «per le diverse
lingue orientali»; «scrittore aggiunto» era Egisto Ceccucci, La gerarchia cattolica cit., p. 500.
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giorno al mio posto, senza poter far nulla per me, mentre che Mg. M. con 60 Sc. e
gratuita abitazione facesse il commodo suo70. Non nego io, ché la paga degli Scrit-
tori, come tale, in paragone di altre biblioteche non è gran che; ma per quello che
fanno per la B. V. ed anche per lo studio loro privato mi pare, ché sia anche troppo.
In breve, a me pare, ché questo istituto degli Scrittori, quale è adesso, non sia per
niente utile, molto meno necessario alla B. V., perché, in genere parlando, non fan-
no assolutamente nulla per essa e neppure le danno un certo decoro col lavorare
per se stessi. Ed anche in nessuna biblioteca dell’Europa lo ho trovato ordinato
cosi. Ivi hanno fuori dei Prefetti 4 o 5 Assistenti, come li chiamano, che debbono
regularmente ajutare quei in lavori scientifici che s’intraprendono per l’onore della
biblioteca; e se non vengono, o non lavorano, come i Prefetti lo vogliono, non sono
pagati al fine del mese. Di la grand’ordine e bei lavori. Forse sarebbe bene nella B.
V. di non rimpiazzare più i posti degli Scrittori, quando divengonox vacanti nell’un
o l’altro modo. Il danaro, che cosi si risparmia, potrebbe servire in piccola parte
a procurare una livrea decorosa agli Scopatori, ed il resto, a dividersi fra quei che
debbono preparare la stampa dei cataloghi, per farli con più energia dalla parte
degli Scrittori e con meno spese da parte della Biblioteca. Frattanto sarebbe per
quei scrittori, che ai cataloghi non si adoperebbono, uno stimolo buono di venir più
regularmente, l’intimare officialmente a loro, che V. S. al principio dell’anno nuo-
vo volesse sapere il tema, sul quale vorrebbono comporre qualche scritto durante
l’anno, coll’obbligo però di farlo vedere al fine dell’anno71. Anche dovrebbe questo
tema essere materia di quella lingua, per la quale sono scrittori e presa dalla B. V.
stessa; se no, mostreranno uno scrittarello vecchio e non vengono neppure. Qui mi
veniva quasi spontaneamente nella penna una fedele caratteristica scientifica di
ciascuno dei nostri Scrittori fundata sulla mia personale osservazione di essi; ma
mi sono rattenuto, per non far torto a nessuno, giacché anch’io posso errare. Molto
meno lo credo necessario di parlare dei loro caratteri personali, non entrando loro
per nulla nel governo della B. V.72.
25. Le ultime persone adoperate da V. S. in Bibl. sono gli Scopatori. Ne abbiamo
tre soltanto73. Essi sono veramente buona gente, fedeli, laboriosi, offiziosi, accorti,
70 Il passo è un’ulteriore conferma dei pessimi rapporti allora intercorrenti fra il primo
Sommo Pontefice Leone XIII. Omaggio giubilare della Biblioteca Vaticana (1888) e Nel giubileo
episcopale di Leone XIII. Omaggio della Biblioteca Vaticana, XIX febbraio anno M DCCC XCIII
(1893), nei quali gli scrittori fecero la parte del leone, presentando i loro lavori. Ma di mezzo
vi era stata la riforma leonina del collegio con la crisi del 1885, cfr. VIAN, «Una sede conve-
niente, commoda, definitiva degli stampati» cit., pp. 475-479.
72 Quanto Bollig non si sentì di fare (una delineazione dei caratteri personali e scientifici
degli scrittori) fu invece tentato meno di quattro anni dopo dal successore di Martinucci, il
primo custode Stefano Ciccolini, al quale dobbiamo note sui singoli scrittori, cfr. VIAN, «Una
sede conveniente, commoda, definitiva degli stampati» cit., pp. 475 nt. 7-477 nt. 12.
73 L’importanza degli «scopatori», ai quali erano affidati il «servigio esterno della Biblio-
teca» e la «nettezza e custodia materiale della medesima», può essere rappresentata dal fatto
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ma poveri. Per quest’ultimo Mg. M. che regola il tutto intorno a loro, permette
nel tempo dello Studio a due di essi di andare nella sala grande74, per condurre
i forestieri, che entrano dal cancello del giardino75, a vedere la Biblioteca, e così
si guadagnano colle mancie, che dividono fra di se, qualche cosa, giacché colla
meschina loro paga mensile non potrebbono vivere. Egli è questo certamente un
bene per loro; ma non è un bene pel mantenimento dello Studio; perché quell’unico
Scopatore che rimane, per ajutare i Prefetti, va p. e. nel gran vano o le ultime sale76
della B. per cercarvi durante 5 o 10 e talvolta più minuti nei diversi siti i varii Co-
dici che deve procurare. In questo tempo vengono forse due, tre e talvolta quattro
altri Signori coi numeri dei Codici che vorrebbono avere. Il Prefetto che dovrebbe,
secondo l’uso di tutte le biblioteche, servirli presto, deve consolarli col dire: quan-
do ritornerà lo scopatore, Ella sarà servito. Frattanto un tale aspetta ed aspetta, e
talvolta perde la pazienza e comincia a mormorare fra se solo o con altri sul cattivo
servizio della B. V.77. Ma il Prefetto che cosa può fare? Tanto meno, ché egli sa bene,
o deve saper bene, che per chi sta p. e., come accade spesse volte, due soli giorni in
Roma e vuol in prescia confrontare o esaminare alcuni passi in un Codice greco,
latino,y dieci e più minuti perduti sono molto. Il rimedio più semplice sarebbe o di
y Dopo la virgola, segue, nell’originale, un segno che sembra una x o due parentesi con-
trapposte accostate, di non chiaro significato (è identico a quello già segnalato al nr. 1);
probabilmente indica l’et cetera.
che il «motu proprio» del 1878 dedicava a essi altrettanti articoli (artt. 48-53) che agli scritto-
ri (artt. 42-47), Quanto grandi e provvide cit., pp. 131-132. Nel vicino Archivio Vaticano, du-
rante la prefettura (1877-1879) di Francesco Rosi Bernardini, non vi era invece «nessun su-
balterno per i lavori manuali e per i servizi di pulizia», PÁSZTOR, Per la storia dell’Archivio
Segreto Vaticano cit., p. 389; cfr. anche ibid., pp. 393-394, 414.
74 Si tratta del Salone Sistino, attiguo al vestibolo (o «Sala degli scrittori») ove avvenivano
le consultazioni dei manoscritti e degli stampati, Quanto grandi e provvide cit., p. 133 (art. 57).
75 Si deve pensare a un accesso dalla parte dell’attuale Stradone dei Musei (o dei Giar-
dini), che era ed è contiguo alle gallerie e al Salone Sistino. Bollig precisa che i forestieri
condotti nel Salone Sistino erano quelli che accedevano dal «cancello del giardino»; l’accesso
e il percorso per gli studiosi erano invece piuttosto all’interno del Palazzo, come viene de-
scritto da Pierre de Nolhac poco dopo, cfr. P. DE NOLHAC, Souvenirs de la Bibliothèque vatica-
ne, in La Revue de Paris, 28 année, t. 1, janvier-février 1921, pp. 113-121; già ripreso in ID.,
Souvenirs d’un vieux romain, Paris 1930, pp. 7-25, è ora ripubblicato in «À l’école de toute
l’Italie». Pour une histoire de l’École française de Rome, […] Textes réunis par M. GRAS, intro-
duction et notes de J.-F. CHAUVARD, R. ÉTIENNE, M. GRAS, O. GUYOTJEANNIN, R. MULLER,
G. PÉCOUT, O. PONCET, S. REY, J. SCHEID, avec le concours de T. BOESPFLUG, Rome 2010 (Col-
lection de l’École française de Rome, 431), pp. 149-158: 151-152.
76 Il «gran vano» è ancora il Salone Sistino, «le ultime sale» sono molto probabilmente
ambienti delle gallerie perpendicolari al Salone, sino all’Appartamento Borgia, ove erano
conservati in armadi chiusi i manoscritti e gli stampati della Biblioteca.
77 Anche questo quadretto (gli «scopatori» assenti, il prefetto che cerca di calmare le ri-
mostranze degli studiosi in attesa, le mormorazioni dei ricercatori spazientiti) mostra quanto
siano da sfumare e relativizzare le ricostruzioni di una Vaticana impermeabilmente chiusa,
prima delle decisioni di Leone XIII, alle consultazioni degli studiosi. Le frasi di Bollig, più
ancora delle richieste di consultazione (cfr. Ch. M. GRAFINGER, Die Ausleihe vatikanischer
Handschriften und Druckwerke (1563-1700); EAD., Die Ausleihe vatikanischer Handschriften
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aggiungere ai tre scopatori un quarto78, affinché almeno due stiano al servizio del
Prefetto, o di dare a loro una paga più grande e prohibir loro di condurre i forastieri
durante lo Studio nella Biblioteca79. Ma questo di nuovo farebbe mormorare tanti
altri forastieri che non potrebbono vedere la B. la mattina in nessun giorno; perché
il giovedi mattina, che non c’è studio, si fa la pulizia80, e Domenica mattina la B. è
chiusa. E però facilitare ai forestieri la visita di essa è anche una cosa che fa parlar-
ne fuori e ridonda in gloria della S. S.81 — I tre detti scopatori stanno in Bibl. nelle
loro vesti solite e talvolta ben meschine, perché non hanno una livrea particolare,
come quei più fortunati Scopatori delle gallerie82. A me pare, ché le spese da farsi
per tal livrea non possano esser stragrandi; ma grande sarebbe il decoro che porte-
rebbe una tal cosa alla B. V. ed anche l’utile ai poveri giovani che risparmierebbono
cosi per qualche ora del giorno le proprie vesticciule.
Ho fatto dunque, Beatissimo Padre, quanto colle mie deboli forze ho potuto, per
soddisfare al Suo augusto desiderio intorno alla Biblioteca Vaticana; ed ora non
mi rimane altro che di domandare colla più grande umiltà del mio cuore la Sua
und Druckwerke: 18. Jahrhundert, I: Biblioteca Vaticana; II: Archivio Segreto Vaticano, Città
del Vaticano 1993-2002 (Studi e testi, 360, 406-407), mostrano una realtà diversa.
78 Il suggerimento di Bollig fu probabilmente accolto. Nella già ricordata «memoria» del
primo custode Stefano Ciccolini, Intorno allo Stato ed ai Bisogni della Biblioteca Apostolica
Vaticana, 24 novembre 1883, ai tre custodi probabilmente già in servizio nel 1879 (Virginio
Mariani, Antonio Brugiotti e Angelo Mazzoni) se ne aggiunge un quarto, col titolo di «aggiun-
to», cioè Agostino Perugini, Arch. Bibl. 7, f. 344v (versione a stampa); f. 433r (stesura mano-
scritta).
79 In realtà il «motu proprio» del 1878 aveva espressamente vietato la visita della Biblio-
teca da parte di estranei «nei giorni festivi», «nelle ore di studio» e «quando si abbia a fare
nella Biblioteca qualche lavoro straordinario per officio o per volontà dei Custodi, per cui
siano occupati gli Scopatori o sia necessaria la libertà di azione […]. Per le ore poi si starà alle
consuete introdotte recentemente, purché non siano quelle nelle quali qui vietiamo la visita»,
Quanto grandi e provvide cit., p. 135 (art. 61). Pio IX, nel suo «motu proprio» del 20 ottobre
1851, aveva infatti permesso «l’ingresso per osservare la Biblioteca» «dal mezzogiorno alle
ore 3 pomeridiane [scil.: quando dunque lo studio dei codici era terminato]. Scorso quel
tempo non si ammetterà più alcuno. Nei giorni di vacanza sarà in arbitrio dei Custodi il per-
mettere l’ingresso nelle ore che crederanno più convenienti, senza però oltrepassare le tre
pomeridiane», Moto proprio della Santità di Nostro Signore Papa Pio IX De’ 20 ottobre 1851 col
quale si prescrive il Regolamento per la Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma 1851, art. 33,
p. 10; Arch. Bibl. 7, ff. 221r-226v: 225v. Il documento piano è pubblicato da D. ZANELLI, La
Biblioteca Vaticana dalla sua origine fino al presente, Roma 1857, pp. 118-122: 121.
80 Il giovedì mattina, dunque, nel giorno di chiusura feriale della Biblioteca, avvenivano
le pulizie; come precisato dal «motu proprio» del 1878, art. 50, Quanto grandi e provvide cit.,
pp. 131-132.
81 Questa disponibilità di Bollig nei confronti degli studiosi e visitatori, manifestata an-
che nella precedente riflessione sui «dieci e più minuti perduti» che agli occhi di studiosi di
passaggio «sono molto», sembra smentire l’arcigna e maliziosa immagine del gesuita tra-
smessa nella ricordata affermazione diaristica di Gregorovius; e pare piuttosto confermare
quanto Ehrle scriverà, a proposito di Bollig, nel 1916, cfr. infra.
82 Vi erano dunque «scopatori» in servizio presso la Biblioteca e «scopatori» in servizio
nelle gallerie, i primi senza divisa ma con i loro abiti privati, i secondi dotati di una divisa
particolare.
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di Vostra Santità
ubb(iedientissi)mo, gratissimo ed aff(ezionatissi)mo
figlio in Cristo
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Simeoni, del settembre 1877, aveva ipotizzato che, dopo il ritorno da Parigi dei documenti
dell’Archivio, «molti volumi e manoscritti una volta degli Archivi Vaticani» fossero rimasti in
Biblioteca Vaticana, PÁSZTOR, Per la storia dell’Archivio Segreto Vaticano cit., p. 410.
85 Il 12 ottobre 1871 Bollig scrisse da Londra a Martinucci, informandolo sui suoi lavori
al British Museum e chiedendo quindi «un po’ più di vacanza per la Vaticana»; oltre alla co-
municazione di notizie su Londra e alla richiesta di denaro per far fronte al pagamento anti-
cipato dell’affitto, Bollig informava il superiore di aver lasciato l’Università di Roma l’8 otto-
bre 1871, avendo rifiutato di prestare giuramento al nuovo governo (cfr. supra), Arch. Bibl. 5,
ff. 289r-290v. Proprio in ragione della sua esperienza internazionale Bollig fu chiamato spes-
so a svolgere un ruolo di mediazione e rappresentanza con studiosi non italiani e ambasciate;
cfr., per esempio, la vicenda della consegna dalla Legazione di Prussia alla Vaticana (16
gennaio 1894) e della riconsegna (19 maggio 1894) di un manoscritto dell’Imitatio Christi
della biblioteca di Stuttgart, prestato dal governo di Württemberg per essere consultato in
Vaticana da Pierre Édouard Puyol, Arch. Bibl. 46, ff. 308r, 309r.
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86 Il 18 gennaio 1880 il card. Lorenzo Nina, segretario di Stato, scrisse a Bollig revocando
le facilitazioni concesse nel 1878, «attesa la malferma salute» del primo custode, a Vincenzo
Forcella. Nina afferma che Bollig era spesso chiamato «a far le veci di Monsignor Primo Cu-
stode», Arch. Bibl. 79A, f. 445r.
87 Elementi potrebbero emergere da ricerche in Archivio Vaticano e nell’Archivio Roma-
no della Compagnia di Gesù. Lusinghiero è comunque il giudizio che Ciccolini diede di Bollig
nella «memoria» del 24 novembre 1883: «È membro della Compagnia di Gesù. Appartiene
alla Biblioteca dall’anno 1866, e prima di occupare il presente grado, fu per un decennio
Scrittore di Arabo. Versatissimo nello studio delle lingue orientali, fornito ancora della cogni-
zione dei linguaggi viventi parlati dalle più colte nazioni, è di grande decoro alla Vaticana, ed
è in grado di prestare rilevanti servigi agli studiosi che vi concorrono dai paesi esteri, prestan-
dosi con puntualità scrupolosa all’assistenza della sala di studio, in tutti i giorni nei quali è
aperta, dalle ore otto della mattina fino al mezzogiorno. Il suo onorario è di Lire annue 1932,
mensili Lire 161», Arch. Bibl. 7, f. 356r-v (versione a stampa); f. 443r (stesura manoscritta). In
questo passo le due versioni differiscono per minimi particolari (nella punteggiatura e nella
grafia di alcune parole); nella trascrizione si è privilegiata la versione a stampa (che in realtà
omette altrove alcune sezioni), perché ritenuta tappa definitiva del testo.
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Ein weiterer, nicht gering einzuschätzender Fortschritt, den wir dem Einfluss Pi-
tras und De Rossis in den ersten Jahren Leo XIII. verdanken, war ein gewisses
grösseres Entgegenkommen, das nun die sich allmählich mehrenden Besucher
fanden. In derselben Richtung lagen auch die in diesen Jahren erfolgten Präfekten-
Ernennungen des Mgr. Ciccolini (1880) und Mgr. Carini (1889). Ersterer stand als
ehemaliger Journalist der öffentlichen Meinung mit Verständnis gegenüber, letze-
rer war als Gelehrter und Forscher mit angenehmen Umgangsformen stets hilfsbe-
pito Panici, sotto-Bibliotecario per l’economia e disciplina, che, in considerazione della «mal-
ferma salute» di Bollig che lo costringeva a prendere un mezzo di trasporto per recarsi in
Vaticano, il gesuita avrebbe potuto disporre di lire 50 al mese «fino a che perduri la sua infer-
mità», Arch. Bibl. 6, f. 277r. Il 22 gennaio 1894 Rampolla comunicò a Giuseppe Cozza Luzi,
sotto-Bibliotecario, che, «cessata la causa per la quale veniva accordato un assegno per vet-
ture» al Bollig, dal 1° gennaio 1894, esso veniva a cessare, ibid., f. 302r.
89 Il 9 dicembre 1887 Federico Melandri, della Tipografia Poliglotta della Congregazione
di Propaganda Fide, scrisse a Bollig a proposito di una pubblicazione (dal titolo «Organum
musicum B.M. Virginis», in etiopico, con versione latina), che poi non vide la luce, Arch. Bibl.
50, f. 200r-v. Si tratta dell’edizione del testo etiopico contenuto nel Vat. et. 73, che Bollig
avrebbe annunciato nell’articolo del 1888 (cfr. supra).
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reit innerhalb der ihm gezogenen Grenzen. In derselben Richtung wirkte auch sehr
wohltätig der angesehene Orientalist Johann Bollig S.J. als zweiter Präfekt. Ein
echtes Kind des mitteilsamen Rheinlandes erlaubte er sich gern eine kurze Plau-
derei voll herzlicher Gemütlichkeit und war stets bereit sich zu opfern, um eiligen
Gelehrten eine weitere Arbeitsstunde zu ermöglichen90.
(1916), pp. 197-227: 199-200. Per una testimonianza dell‘attività e dell‘impegno di Bollig in
Biblioteca, cfr. Ch. M. GRAFINGER, Die Musikhandschriften des Archivs der Cappella Pontificia
und ihre Entlehnung im 19. Jahrhundert, in Nuovi annali della Scuola Speciale per Archivisti e
Bibliotecari 9 (1995), pp. 45-54: 52
91 Th. von SICKEL, Römische Erinnerungen, nebst ergänzenden Briefe und Aktenstücken,
hrsg. von L. SANTIFALLER, Wien 1947 (Veröffentlichungen des Instituts für Österreichische
Geschichtsforschung, 3), pp. 40 e nt. 1, 98, 117, 132-133, 136, 301, 337.
92 L. von PASTOR, Tagebücher – Briefe – Erinnerungen, hrsg. von W. WUHR, Heidelberg
1950, pp. 80, 93, 119, 123, 178. Giunto a Roma il 10 gennaio 1879, Pastor fu accolto benevol-
mente il giorno dopo da Pitra che «gli assicurò il suo appoggio, ma solo per consultare il
materiale dell‘Archivio Vaticano presso la Biblioteca, sotto la sorveglianza del p. Bollig, se-
condo custode», PÁSZTOR, Per la storia dell’Archivio Segreto Vaticano cit., p. 399. Sulle consul-
tazioni di documenti dell’Archivio in Biblioteca cfr. EHRLE, Bibliothektecnisches aus der Vati-
kana cit., p. 200.
93 F. X. KRAUS, Tagebücher, hrsg. von H. SCHIEL, Köln 1957, p. 587. L‘annotazione di
Kraus è del 10 aprile 1892. Attraverso Bollig Kraus conobbe Guido Maria Dreves e Stephan
Beissel.
94 Un laconico annuncio della morte, a Roma, in Polybiblion. Revue bibliographique uni-
gnia di Gesù l’intenzione di nominare Ehrle Archivista della Santa Sede; ma pochi giorni
dopo, il 28 febbraio, la procedura venne sospesa, per motivi ancora non del tutto chiari,
PÁSZTOR, Per la storia dell’Archivio Segreto Vaticano cit., pp. 376-377.
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un fratello del Papa, Giuseppe. Di fatto Ehrle non avrà un secondo custode
per quasi vent’anni, sino alla nomina di Achille Ratti a viceprefetto con di-
ritto di successione il 20 febbraio 1912, vivendo una situazione a tratti per
lui pesantissima. È un’ipotesi, questa del rapporto fra la doppia nomina
(provvisoria e definitiva) di Ehrle e la figura di Bollig, che si avanza som-
messamente, in attesa di conferme o smentite documentarie.
Quale, dunque, il significato della presenza di Bollig in Biblioteca Va-
ticana e della sua lettera del novembre 1879? Bollig, il primo non italiano
nella dirigenza della Vaticana ottocentesca prima di Ehrle, ha avuto con
la sua lettera l’indiscutibile merito di sottolineare la necessità di elevare
la Biblioteca al livello dei modelli delle altre grandi biblioteche europee.
In un mondo della cultura che lentamente si andava globalizzando, Bollig
comprese che il primato della Biblioteca Vaticana — un’idea che nutre
e percorre la coscienza istituzionale almeno da Muzio Pansa, passando
per gli Assemani e giungendo sino all’Ottocento e al Regolamento del 1851
steso da Martinucci — non può rimanere una petizione di principio né
esprimersi in uno splendido e singolare isolamento, ma deve concretamen-
te realizzarsi in un aggiornamento che parifichi la biblioteca dei papi alle
prassi e ai costumi delle altre biblioteche europee. Significativo, come si è
visto, è il riferimento di Bollig ad Halm e al suo catalogo dei manoscritti
di Monaco di Baviera. La Vaticana, sino ad allora soddisfatta e quasi paga
di sé, ora guarda al di là delle Alpi e idealmente incomincia un viaggio
che la porterà lontano, fra qualche decennio anche al di là dell’Oceano.
Più specificamente, Bollig suggerì di potenziare l’ambito dei manoscritti
orientali che, nonostante la fervida stagione settecentesca degli Assemani,
non gli sembrava all’altezza del patrimonio manoscritto greco-latino. Per
raggiungere l’obiettivo, Bollig indicò la strada della rete missionaria. Poco
più di vent’anni dopo, con l’accessione (1902) della biblioteca manoscritta
e a stampa della Congregazione di Propaganda Fide (con i tesori accumu-
lati da Stefano Borgia), accadrà in qualche modo quanto il gesuita aveva
auspicato.
Ma, come si è accennato e ora conviene ribadire, su altri due punti
importanti la lettera di Bollig sembra aprire la strada alle risoluzioni di
papa Leone: la riqualificazione e il rinnovamento del collegio degli scrit-
tori, davvero impiegati nell’ardua e difficile catalogazione dei manoscritti
(la nuova frontiera della Vaticana leonina); l’invenzione del ruolo degli as-
sistenti che, proprio sull’esempio dei modelli europei, finalmente colmano
lo iato fra custodi e scrittori da una parte e «scopatori» dall’altra; uno iato
imbarazzante e paradossale che conferiva alla Biblioteca Apostolica un
profilo singolare nel quale l’assenza di un corpo intermedio provocava in-
numerevoli danni, in una curiosa situazione sempre in bilico fra l’aulicità
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dei vertici e la prosaicità quasi greve del personale esecutivo che alla fine,
nella latitanza degli scrittori e nel sovraccarico di impegni dei custodi, era
quello che di fatto gestiva molti aspetti e procedure della Vaticana96. Bol-
lig dunque intuì la strada da battere; in questo senso ci può apparire un
apripista, un precursore, del confratello e connazionale Ehrle, che della
prima modernizzazione della Vaticana fu il protagonista. E forse di fronte
a un nome simile Bollig sarebbe lieto di essere considerato anche solo un
battistrada. Illum oportet crescere, me autem minui (Gv 3, 30).
Addendum
La presenza di Bollig negli epistolari, nei carteggi, nelle memorie della secon-
da metà dell’Ottocento romano è ampia. In aggiunta a quanto già ricordato (cfr.
supra, p. 566), cfr.: Correspondance de Giovanni Battista De Rossi et de Louis Du-
chesne (1873-1894), établie et annotée par P. SAINT-ROCH, Rome 1995 (Collection
de l’École française de Rome, 205), pp. 488 (Duchesne a De Rossi, Paris, 23 ottobre
1886: Bollig sembra caduto in disgrazia, a favore di Stefano Ciccolini), 490 (De
Rossi a Duchesne, Roma, 5 novembre 1886: conferma un «heureux changement»
avvenuto, negli equilibri interni alla Biblioteca Vaticana, a favore di Pitra e Cicco-
lini; Bollig dovrebbe essere colui che nel testo viene definito «cerbère»; perché si
soggiunge che, impegnato in un viaggio di ricerca [come effettivamente fu Bollig
prima del 1888, cfr. supra, nt. 13], rimane comunque al suo posto e non sembra
debba mutare il suo umore); M. BUONOCORE, Theodor Mommsen e gli studi sul
mondo antico. Dalle sue lettere conservate nella Biblioteca Apostolica Vaticana, Na-
poli 2003 (Università di Roma «La Sapienza». Pubblicazioni dell’Istituto di Diritto
Romano e dei diritti dell’Oriente mediterraneo, 79), p. 213 (Mommsen a De Rossi,
domenica [ma 1882-1883]: il mittente prega De Rossi di consegnare a Bollig dei
manoscritti che poi il gesuita mostrerà a Mommsen).
Dagli accenni di Duchesne e di De Rossi si direbbe dunque che fra il primo
custode Ciccolini e il secondo custode Bollig, almeno nella seconda metà degli
anni Ottanta (cioè dopo l’entrata in vigore del Regolamento del 1885), vi sia stata in
realtà una seria tensione (cfr. supra, p. 564).
96La valutazione di Bollig sarà condivisa, tre anni dopo, da Stefano Ciccolini nella Me-
moria sullo stato della Biblioteca Vaticana (18 marzo 1882), ove afferma: «Dall’esposto si ar-
guisce quanto sia difettosa in questa parte l’assistenza alla Biblioteca. Gli Ufficiali alti sono
forse soverchi e sopra il bisogno delle attribuzioni proprie del loro impiego; gli Ufficiali infi-
mi sono pochi, e non rispondenti ai bisogni di uno stabilimento così vasto e fornito di tanta
copia di oggetti svariati e tutti preziosi. Ma il difetto maggiore sotto il rispetto degli addetti ai
servigi della Biblioteca sta in questo, che fra gli alti e gl’infimi ufficiali non avvi una classe
media dei quali valersi per tener registri, formare indici, occuparsi della corrispondenza, e di
altri servigi ai quali gli alti non si presterebbero, e gl’infimi nol potrebbero, sia per incapacità,
sia per difetto di tempo», Arch. Bibl. 7, ff. 330r-338v: 336v. Si sarebbe quasi tentati di dire che
Bollig (e Ciccolini nella sua linea) auspichino, quasi a specchio dell’evoluzione della società,
una Vaticana più «borghese», maggiormente fondata su una «classe media» in grado final-
mente di superare il dominante bipolarismo ancien régime di nobiltà e plebe.
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a Paolo Pecorari
1. La Società Cattolica Italiana per gli Studi Scientifici. – 2. I documenti dei Carteggi
Mercati e dei Carteggi Toniolo. – 3. I «raccomandati» di Toniolo: i diversi destini di Ercole
Attuoni, Francesco Mari e Girolamo Zattoni. – 4. Conclusioni: la logica dei piccoli passi e la
militanza del cattolicesimo intellettuale.
1. Dopo aver costituito (1889) l’Unione Cattolica per gli Studi Sociali,
fra il 1894 e il 1899 Giuseppe Toniolo si adoperò per dare vita a un organi-
smo che animasse e coordinasse gli studi scientifici dei cattolici italiani1.
Venuta alla luce nel settembre 1894, perfezionata con i suggerimenti di
ecclesiastici e amici di Toniolo, l’idea prese progressivamente forma e il 7
gennaio 1895 fu così enunciata dal professore pisano al segretario di Stato
di Leone XIII, il card. Mariano Rampolla del Tindaro:
1 Per una prima informazione sulla Società, cfr. A. GEMELLI, Giuseppe Toniolo animatore
e anticipatore della Università dei cattolici italiani, in Vita e pensiero 28 (1942), pp. 327-334:
330-332; G. DALLA TORRE, Il card. Giuseppe Callegari, vescovo di Padova. Discorso commemo-
rativo nel centenario della nascita, Padova 1942, pp. 25-26; P. PALAZZINI, s.v. Società Cattolica
Italiana per gli Studi Scientifici, in Enciclopedia cattolica, XI, Roma 1953, col. 850. Ma la rico-
struzione più ampia rimane ancora quella di A. GAMBASIN, Origini, caratteri e finalità della
Società cattolica italiana per gli studi scientifici, in Aspetti della cultura cattolica nell’età di Le-
one XIII. Atti del convegno tenuto a Bologna il 27, 28, 29 dicembre 1960, a cura di G. ROSSINI,
Roma 1961, pp. 535-568 [ripubblicato col titolo La Società cattolica italiana per gli studi scien-
tifici e la crisi culturale di fine Ottocento, in ID., Religione e società dalle riforme napoleoniche
all’età liberale. Clero, sinodi e laicato cattolico in Italia, Padova 1974, pp. 217-247; le nostre
citazioni sono dalla prima edizione]. Alla Società dedicano naturalmente spazio tutti i bio-
grafi di Toniolo; cfr., fra gli altri, E. DA PERSICO, La vita di Giuseppe Toniolo, con prefazione
di P. MAFFI, Mantova-Milano 1927, pp. 168-179; F. VISTALLI, Giuseppe Toniolo, Roma 1954,
pp. 469-480; D. SORRENTINO, Giuseppe Toniolo. Una Chiesa nella storia, Cinisello Balsamo
1987 (Dimensioni dello Spirito), pp. 170-177; ID., Giuseppe Toniolo. Una biografia, Cinisello
Balsamo 1988 (Tempi e figure), pp. 88-92; ID., L’economista di Dio. Giuseppe Toniolo, Roma
2001 (Testimoni, 32), pp. 81-84, 217-221.
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 569-637.
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esiste; una seconda per gli studi filosofici; e una terza per gli studi fisico-naturali
ed una quarta per gli studi storici e discipline ausiliari. Forse le quattro società
potrebbero metter capo all’Accademia dei nuovi Lincei, opportunamente ampliata
nei suoi ordinamenti; e questa poi tenersi in comunicazione con tutte le società
scientifiche di altri Stati. Inoltre come questa Unione per gli studi sociali ha la pro-
pria rivista, ciascuna delle altre sezioni o società potrebbe scegliersi un periodico
che divenga l’organo speciale delle rispettive pubblicazioni. E finalmente potreb-
bero le quattro società rinvenire modo nuovo di coordinamento centrale in quattro
cattedre, in Roma stessa, per la storia delle dottrine filosofiche, per la storia delle
dottrine sociali, per quella delle scienze fisico-naturali nonché della storia e delle
discipline ausiliari; di modo che apparisse, nel suo compiuto svolgimento storico,
dimostrato il cammino del sapere universale sotto l’influsso del cristianesimo e del
pontificato. […] [Tale società] gioverebbe non solo a scemare l’attuale disgrega-
mento degli studiosi cattolici di ogni scienza fra noi, non solo ad aggiungere vigore
e sicurezza di indirizzo cattolico agli studi, ciò che per alcuni rami di scienza lascia
molto a desiderare; ma ancora a rappresentare onorevolmente l’Italia nel seno di
un congresso internazionale scientifico, che si aprisse fra noi2.
2
G. TONIOLO, Lettere, I: 1871-1895, raccolte da G. ANICHINI, ordinate e annotate da N.
VIAN, Città del Vaticano 1952 (Opera omnia di Giuseppe Toniolo. Serie VI, Epistolario, I), pp.
354-355; cit. in GAMBASIN, Origini cit., p. 536.
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Origini cit., pp. 552-553. I loro nomi compaiono infatti nell’Elenco dei membri delle sezioni
della Società Cattolica Italiana per gli studi scientifici, conservato nel fondo Giuseppe Callega-
ri dell’archivio del Seminario di Padova, pubblicato da GAMBASIN, Origini cit., pp. 558-567:
559 (Faberi, nella sezione per gli studi religiosi, filosofici, apologetici), 560 (Minocchi e Se-
meria, nella stessa sezione). Fra gli aderenti compariva anche Romolo Murri (ibid., p. 566).
L’Elenco, che non comprende la sezione per gli studi filosofici e letterari, è privo di datazione
ma risale probabilmente alla primissima fase della Società.
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Toniolo 1788; cit. in SORRENTINO, Giuseppe Toniolo. Una biografia cit., pp. 89-90.
8 Il giudizio è di Toniolo nella lettera circolare sottoposta a Riboldi che doveva firmarla
insieme a Callegari, ottobre 1895; in TONIOLO, Lettere, I, cit., p. 375; cit. in GAMBASIN, Origini
cit., p. 542.
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gruppo romano sulla questione della sede, cfr. M. CASELLA, Il cardinale Domenico Maria Ja-
cobini (1837-1900) [1971], ora ripreso in ID., Cattolici a Roma dopo l’Unità d’Italia (1869-
1900), Battipaglia 2011, pp. 13-81: 71-77.
10 GAMBASIN, Origini cit., pp. 538, 539. Non diverso è il giudizio di SORRENTINO, Giuseppe
Toniolo. Una biografia cit., p. 92: «[…] la Società non riuscirà mai ad avere una grande vitali-
tà».
11 Sulle riviste sorte nell’ambito delle diverse sezioni, ma con breve vita, cfr. GAMBASIN,
Sardegna con copiose notizie storico biografiche compilato colla scorta dei documenti dell’Ar-
chivio Vaticano e di altri archivi. Opera benedetta da S.S. Leone XIII, pubblicata a spese dell’au-
tore e della Società Cattol. Italiana per gli Studi Scientifici, Iglesias s.d. [ma evidentemente
entro il pontificato di papa Pecci, dunque prima del luglio 1903].
14 P. PECORARI, Toniolo, Giuseppe, in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia,
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presenza che era stata loro negata nell’ambito politico, la Società promosse
inoltre la costituzione di biblioteche di cultura scientifica e favorì lavori
e ricerche, istituendo borse di studio per corsi di perfezionamento. Ma
il bilancio appare tutto sommato modesto e scarso, anche alla luce delle
grandi ambizioni che si coltivavano di formare un pensiero storico cattoli-
co in grado di contrastare in questo campo l’offensiva laicista. Non appare
allora casuale che nel Progetto per una rivista di storia della Chiesa in Italia
(23 ottobre 1944), alle origini del periodico che vedrà la luce nel 1947, si
ricordino la rivista, poi non realizzata, di Isidoro Carini, la Miscellanea di
storia ecclesiastica e studi ausiliari fondata e diretta da Umberto Benigni e
la Rivista di Maiocchi ma non si accenni minimamente alla Società, che
pure dell’ultima era stata levatrice15; quasi che essa non avesse lasciato una
traccia veramente seria e durevole e non potesse così ambire alla natura
di precedente16.
Fallimento della Società, dunque? Agostino Gemelli, che con l’Univer-
sità Cattolica del Sacro Cuore volle proprio sotto l’egida del professore pi-
sano riprendere e portare a compimento i suoi progetti, non sembra avere
dubbi: «inerzia di alcune categorie di uomini, malvolere di altri; opposizio-
ni ingiustificate e sorde; difficoltà dei tempi, povertà dei mezzi, tutto con-
giurò ad impedire che il Toniolo vedesse fiorire in opere attive l’organismo
da lui pensato con sì nobile e vasto ingegno ed amato con tanto fervore»17.
Eppure — scriveva Giuseppe Vistalli agli inizi degli anni Cinquanta del se-
colo scorso — «gli anziani d’oggi possono benissimo ricordare il risveglio
che in quel tempo portò fra noi la Società Cattolica Italiana per gli Stu-
di Scientifici»18, che comunque riscosse e animò energie, con adesioni di
vecchi e giovani che nel tempo avrebbero lasciato un segno, da Francesco
Acri a Romolo Murri, da Filippo Meda a Luigi Sturzo, da Carlo Cipolla a
Gaetano De Sanctis19. E l’obiettivo perseguito fu tanto caro al Toniolo da
della Chiesa in Italia» (1938-1947), in Cinquant’anni di vita della «Rivista di storia della Chiesa
in Italia». Atti del Convegno di Studio (Roma, 8-10 settembre 1999), a cura di P. ZERBI, Roma
2003 (Italia sacra. Studi e documenti di storia ecclesiastica, 71), pp. 15-99: 81-85.
16 È indicativo che nessun documento fra quelli, numerosi e ricollegabili a personaggi
diversi (Paolo Guerrini, Pio Paschini, Giovanni Battista Montini, Giovanni Mercati, Pietro
Fedele, Amato Pietro Frutaz, Giovanni Battista Borino, Michele Maccarrone, 1938-1947),
pubblicati in VIAN, Le origini e il programma cit., pp. 61-99, ricordi mai Toniolo e la Società
da lui creata.
17 GEMELLI, Giuseppe Toniolo animatore cit., p. 332; cit. in GAMBASIN, Origini cit., p. 541.
18 VISTALLI, Giuseppe Toniolo cit., p. 477.
19 I nomi compaiono nel già ricordato Elenco dei membri delle sezioni della Società Catto-
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lica Italiana per gli studi scientifici (cfr. supra nt. 6), pubblicato da GAMBASIN, Origini cit.,
pp. 558-567: 559 (Acri, nella sezione per gli studi religiosi, filosofici, apologetici), 560-561
(Sturzo, nella sezione per gli studi religiosi, filosofici, apologetici e in quella per gli studi so-
ciali-economici e giuridici-politici), 561 (De Sanctis, nella sezione per gli studi sociali-econo-
mici e giuridici-politici), 565 (Cipolla, in sezione non precisata), 566 (Meda e Murri, in sezio-
ne non precisata).
20 R. AUBERT, Un projet avorté d’une association scientifique internationale catholique au
N. VIAN, Città del Vaticano 1953 (Opera omnia di Giuseppe Toniolo. Serie VI, Epistolario,
III), s.v. «Società scientifica generale fra i cattolici italiani» in indice, p. 563.
23 Già nel febbraio 1892, Toniolo aveva invitato Giovanni Battista De Rossi a partecipare
al primo congresso degli studiosi cattolici di scienze sociali programmato per l’autunno 1892
a Genova, per celebrare il quarto centenario della scoperta dell’America, Vat. lat. 14291,
ff. 363r-366r.
24 Preciso che obiettivo di questo articolo non è valorizzare tutti i documenti presenti nei
due fondi relativi alla Società ma solo mostrare il modus procedendi di Toniolo nel caso con-
creto della sezione per gli studi storici e dei rapporti con l’erudizione ambrosiana e vaticana.
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25 Solo alcune esemplificazioni. Per Achille Ratti, nessun cenno alla partecipazione alla
Società e ai rapporti con Toniolo nel pur completissimo Papa Pio XI evocato da Giovanni
Galbiati prefetto dell’Ambrosiana, Milano [et alibi] 1939 (Le grandi figure della storia). Per
Giovanni Mercati, nessun cenno in Appunti biografici, in Gli scritti del cardinale Mercati. Arti-
colo apparso su «L’osservatore romano» preceduto da «Appunti biografici», Biblioteca Aposto-
lica Vaticana 1957, pp. 5-14. Per Franz Ehrle, nessun cenno alla partecipazione alla Società
nei «Cenni biografici» e nell’elenco degli «Istituti scientifici a cui fu ascritto il card. Ehrle
nell’ordine cronologico della nomina» in Miscellanea Francesco Ehrle. Album, Roma 1924
(Studi e testi, 42), pp. 12-17. Solo per Angelo Mercati si ricorda la sua partecipazione come
socio corrispondente della Società in Curriculum vitae di Mons. Angelo Mercati, in Miscella-
nea Archivistica Angelo Mercati, Città del Vaticano 1952 (Studi e testi, 165), pp. VII-VIII: VII. Ma
per l’impegno sia di Giovanni che di Angelo nella Società cfr. il cenno in G. BATTELLI, Ricordo
di mons. Angelo Mercati, in Card. Giovanni – Mons. Angelo Mercati […]. XXV anniversario
della morte del Cardinale. Commemorazioni tenute il 23 ottobre 1982, Reggio Emilia 1985, pp.
35-49: 42.
26 Di questo voto per una Università Cattolica, evidentemente da fondarsi in Italia, Tonio-
lo non fa cenno nella lettera al card. Mariano Rampolla, Follina, 19 settembre 1897, nella
quale informa il segretario di Stato di Leone XIII sullo svolgimento del congresso, cfr. TONIO-
LO, Lettere, II, cit., pp. 80-81.
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mune a Friburgo, dovrei fare dei riflessi che facilmente dispiaceranno e potranno
suscitare sterili battibecchi — dai quali rifuggo non so dirle quanto27. Più che mai
mi persuado che l’articolo per la Rivista lo deve scrivere Lei28. E come laico, e come
Lei, sarà meglio ascoltato dopo aver avuto maggior libertà e maggiore autorità di
parola — Creda che non faccio complimenti: non ne faccio mai. Mi pare invece ne
faccia Lei a me con espressioni che mi confondono. Ma son sì gentili e buone che
non posso non ringraziarne29.
Devotissimo Suo
Sac. A. Ratti
[A]ll’Illustrissimo Signore
Sig. Prof. Toniolo
Follina
(Provincia di Treviso)30
27 L’idea dell’Università Cattolica nasceva in Italia dalle correnti più intransigenti (le pri-
1893 quale emanazione e organo dell’Unione Cattolica per gli Studi Sociali [d’ora in poi sarà
citata semplicemente: Rivista internazionale di scienze sociali].
29 Il 19 agosto, nella quarta seduta del congresso di Friburgo, Ratti lesse una comunica-
zione «Notice sur quelques lettres papales adressées au Cardinal Matthieu Schirner et qu’on
croyait perdues à la Bibliothèque Ambrosiana» (il testo fu pubblicato nel Compte-rendu del
congresso). Nella cittadina svizzera Ratti si recò insieme ai sacerdoti Luigi Grasselli e Ales-
sandro Bianchi, «dottore» dell’Ambrosiana. A ricordare la presenza di Ratti, nel 1933 fu col-
locata, nell’atrio della vecchia Università, una lapide con epigrafe latina dettata da Giovanni
Galbiati, cfr. Papa Pio XI evocato da Giovanni Galbiati cit., pp. 273-274. Nei giornali si era
lamentata la scarsa partecipazione degli italiani al precedente congresso di Bruxelles (1894).
Toniolo si adoperò dunque lungamente per preparare la partecipazione della delegazione
italiana, con incontri e piccoli convegni su scala nazionale; e dell’esito del congresso riferirà,
come si è detto, a Rampolla nella già ricordata lettera da Follina, 19 settembre 1897, cfr. TO-
NIOLO, Lettere, I, cit., p. 352; II, cit., pp. 18, 41, 74, 75, 80, 81. Sui congressi scientifici interna-
zionali (il primo dei quali si era svolto a Parigi nel 1888), cfr. A. PELZER, Congressi scientifici
internazionali dei cattolici, in Enciclopedia cattolica, IV, Città del Vaticano 1950, coll. 352-353.
30 Carteggi Toniolo 2178. Cartolina postale. Nel margine superiore del recto i numeri 52
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Con un leggero ritardo sulla data annunciata Ratti inviò finalmente l’ar-
31 La frase colpì Elena da Persico che la citò, da «carteggio inedito», nella sua biografia,
cattolici a Friburgo, in Rivista internazionale di scienze sociali 5 (1897), vol. XV, fasc. LX, pp.
490-497 (nel testo non vi è alcun cenno al voto per l’Università Cattolica). L’articolo di Ratti
era seguito dal testo dell’intervento a Friburgo del barone Georg von Hertling, V’ha una scien-
za cristiana?, ibid., pp. 498-504. Ampie sezioni dello scritto (non ricordato in Papa Pio XI
evocato da Giovanni Galbiati), che corrisponde nella struttura e nei contenuti a quanto an-
nunciato da Ratti nella lettera a Toniolo, in VISTALLI, Giuseppe Toniolo cit., pp. 434-437.
33 Follina, in provincia di Treviso, a poca distanza da Pieve di Soligo, luogo natale della
matita) e 5 (a matita rossa); nel verso, 4378 (a matita viola). Nel testo: prima di ad ora, due
lettere depennate; là presenti: là è aggiunto nell’interlineo.
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35 Il titolo esatto del periodico, come si è detto, è in realtà Rivista internazionale di scienze
stici, che accompagnavano gli sforzi per la Società Cattolica Italiana per gli Studi Scientifici;
e forse anche di specifiche approvazioni a proposito di un coinvolgimento di Ratti.
37 Non sappiamo quale soggetto Toniolo avesse proposto a Ratti per «il discorso o meglio
la lettura».
38 Carlo Cipolla (1845-1917), docente nelle università di Torino (dal 1882) e di Firenze
(dal 1906); dal 1896 socio nazionale dell’Accademia dei Lincei. Fra le sue opere più celebri,
Storia delle Signorie italiane dal 1313 al 1530 (1881), Per la storia d’Italia e dei suoi conquista-
tori nel Medioevo più antico (1895), La supposta fusione degli Italiani coi Germani nei primi
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secoli del Medioevo (1900-1901), cfr. R. MANSELLI, Cipolla, Carlo, in Dizionario biografico degli
italiani, XXV, Roma 1981, pp. 713-716.
39 Marco Vattasso (1869-1925), dal 1899 scrittore latino della Biblioteca Vaticana (ma nel
1897 era già scrittore «aggiunto»), autore di ben tre cataloghi di manoscritti Vaticani latini e
attivo collaboratore della collana «Studi e testi», J. BIGNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane
de Sixte IV à Pie XI. Recherches sur l’histoire des collections de manuscrits, avec la collabora-
tion de J. RUYSSCHAERT, Città del Vaticano 1973 (Studi e testi, 272), pp. 257, 268 nt. 10 e
passim (cfr. s.v. in indice, p. 469).
40 Da notare che Ratti non indica a Toniolo, fra i possibili aderenti alla Società, il nome
congresso di Friburgo, per aiutarlo nella stesura dell’articolo per la Rivista internazionale di
scienze sociali.
42 Carteggi Toniolo 2225. Lettera; un bifoglio, di cui sono scritte le quattro pagine. Nel
margine superiore della prima pagina, i numeri 55 (a matita), 48 (a matita rossa) e 4389 (a
matita viola); nel margine esterno della quarta pagina, il numero 55 (a matita). Nel testo:
dopo Dico, la è aggiunto nell’interlineo; non ne ho punto: ne è aggiunto nell’interlineo; prima
di discorso, una parola depennata.
43 Dopo l’ordinazione (1893), Angelo Mercati insegnava, dal 1896, nel seminario di Reg-
gio Emilia, cfr. P. VIAN, Mercati, Angelo, in Dizionario biografico degli italiani, LXXII, Roma
2009, pp. 596-599: 597. Di Reggio Emilia facevano parte della Società anche Ambrogio Colli,
Antonio Colli e Giovanni Saccani, che era stato fra i maestri di Giovanni Mercati (P. VIAN,
«Non tam ferro quam calamo, non tam sanguine quam atramento». Un ricordo del card. Gio-
vanni Mercati, in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, VII, Città del Vaticano 2000
(Studi e testi, 396), pp. 393-459: 408), cfr. GAMBASIN, Origini cit., pp. 559, 564, 565.
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intervenire a codesta riunione ma con tutta l’anima, con tutto il cuore plaudo alla
nobile iniziativa, mi associo ai voti, auguro che il 13 e 14 Aprile del ’9844 segnino la
nascita d’una Görresgesellschaft per l’Italia. Assente di persona sono costì col de-
siderio, colla speranza fiduciosa che si riuscirà a porre un solido fondamento per
la scienza cattolica italiana.
E con tale speranza, obbligatissimo a Lei, che s’è degnato concedermi la sua am-
bita relazione, La prego di aggradire i sensi della mia migliore stima e devozione.
Sac. Dottor Prof. Angelo Mercati45
44 Nell’aprile 1898 si tenne a Milano, alla presenza del card. Andrea Carlo Ferrari, un’a-
dunanza che segnò la costituzione provvisoria della Società. La presidenza, anch’essa provvi-
soria, fu assunta da mons. Federico Sala, di Milano, da mons. Pietro Maffi, di Pisa, e dallo
stesso Toniolo, cfr. TONIOLO, Lettere, II, cit., p. 156.
45 Carteggi Toniolo 2368. Lettera; un foglio scritto nel recto.
46 Rodolfo Giovannini, uditore presso l’internunziatura in Olanda e nel Granducato di
Lussemburgo, cfr. 1898. La Gerarchia Cattolica. La Famiglia e la Cappella Pontificia con ap-
pendice. Pubblicata il 23 dicembre 1897, Roma 1897, p. 746; 1899. La Gerarchia Cattolica. La
Famiglia e la Cappella Pontificia con appendice. Edizione ufficiale pubblicata il 23 dicembre
1898, Roma 1898, p. 751. Internunzio apostolico era Francesco Tarnassi (1850-1902), cfr. G.
DE MARCHI, Le nunziature apostoliche dal 1800 al 1956, prefazione di A. SAMORÈ, Roma 1957
(Sussidi eruditi, 13), p. 186.
47 Il primo congresso internazionale di scienze storiche si tenne all’Aia dal 1° al 4 settem-
bre 1898, cfr. K. D. ERDMANN, Die Ökumene der Historiker. Geschichte der Internationalen
Historikerkongresse und des Comité International des Sciences Historiques, Göttingen 1987
(Abhandlungen der Akademie der Wissenschaften in Göttingen, Philologisch-Historische
Klasse. Dritte Folge, 158), pp. 18-25.
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sono alieni da qualche viaggio nell’Autunno ed oso fin d’ora propor Loro e pregarli
di volere rappresentare a quel Congresso, oltre che sé stessi e l’Ambrosiana, anco
il nascente Sodalizio cattolico di studi. So di chiedere cosa ardita, ma so puranco
che non potremmo fare così miglior comparsa in sulla scena del mondo erudito.
Vogliano ambedue non togliermi con troppa fretta questa fiducia, che già molto mi
lusinga e mi diano in proposito altri consigli utili.
Ma è vero che Ella passa all’Archivio vaticano48? Intanto a Roma entro il Mag-
gio con taluni valenti uomini, che già aderirono tratterò per vedere se in qualche
guisa si potesse darne qualche maggiore avvio agli studi storici seri fra noi49. Anco
il Marucchi Orazio50 mi porga sopra di ciò pure i Suoi consigli.
Di tutto La ringrazio e mi creda
Devotissimo
Prof. G. Toniolo
Illustrissimo Signore
Dott. Giovanni Mercati
Presso la Biblioteca Ambrosiana
Milano51
48 La nomina di Mercati a scrittore greco della Biblioteca Vaticana risale al 14 aprile 1898
(BIGNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane cit., p. 259; VIAN, «Non tam ferro quam calamo»
cit., p. 411) ma il suo effettivo trasferimento a Roma avvenne solo nell’autunno, cfr. P. VIAN,
Un «Lebenslauf» del card. Giovanni Mercati per l’Accademia Austriaca delle Scienze di Vienna
(agosto 1947), ibid., pp. 461-479: 469.
49 Toniolo annunciava dunque a Mercati di voler convocare una riunione a Roma entro
il mese di maggio per promuovere le attività della Società. Per l’iniziativa contava evidente-
mente su alcune personalità romane, fra le quali, come vedremo, anche qualche studioso
vaticano.
50 Orazio Marucchi (1852-1931), archeologo, discepolo di Giovanni Battista De Rossi, fu
scrittore latino della Biblioteca Vaticana dal 1885 al 1922, e diresse il Museo Egizio Vaticano
e il Museo Lateranense; si occupò dei papiri egizi e latini della Vaticana, cfr. G. MANCINI,
Marucchi, Orazio, in Enciclopedia cattolica, VIII, Città del Vaticano 1952, coll. 259-260; BI-
GNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane cit., p. 251 nt. 87 (e s.v. in indice, p. 433). Marucchi fu
un altro interlocutore «vaticano» di Toniolo; e ricoprì l’incarico di vicepresidente della sezio-
ne per gli studi storici della Società (GAMBASIN, Origini cit., p. 563). Scrivendo da Pisa il 29
novembre 1899 Toniolo informò Antonio Malvezzi Campeggi: «Col Marucchi si dispose per-
ché al congresso archeologico di Roma (del prossimo aprile) la Società sia rappresentata»,
TONIOLO, Lettere, II, cit., p. 182.
51 Biblioteca Vaticana, Carteggi Mercati, ff. 1143r-1144r, 1145r-v (f. 1145r-v: busta, con
timbro postale che reca la stessa data della lettera). Lettera; un bifoglio di cui sono scritte le
prime tre pagine. Sotto la firma, forse Mercati ha indicato: S. Martino 49.1. Nel testo: e il
professore: il aggiunto nell’interlineo; fin d’ora: d’ su correzione.
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52 Giuseppina Montipò non era poi così «vecchia» (almeno secondo i criteri attuali), es-
sendo nata nel 1839 e dunque non avendo nemmeno sessant’anni; nel 1897 era rimasta vedo-
va del marito, il veterinario Domenico (1831-1897); sarebbe morta nell’aprile 1900, cfr. VIAN,
«Non tam ferro quam calamo» cit., p. 407 e nt. 25; ID., Un «Lebenslauf» cit., p. 464; P. VIAN,
Mercati, Giovanni, in Dizionario biografico degli italiani, LXXII, cit., pp. 599-603: 599.
53 Fratelli maggiori di Mercati erano Anna (1862-1899), poi sposata Cantoni, e Nicola
(1864-1914), sacerdote; fratelli minori erano Angelo (1870-1955), Marianna (1873-1957), poi
sposata Davoli, Silvio Giuseppe (1877-1963) e Celestina Cleonice (1880-1908), che visse nubi-
le col fratello Nicola, cfr. VIAN, «Non tam ferro quam calamo» cit., pp. 406-408; ID., Un «Le-
benslauf» cit., p. 464; ID., Mercati, Giovanni cit., p. 599.
54 Non si può escludere che la «ragione commune ad entrambi» che Mercati, sempre
prudente, non espone per lettera sia da collegarsi con la situazione di tensione che andava
maturando a Milano e sarebbe sfociata nei moti comunardi che coinvolsero anche Ratti e lo
stesso Toniolo, cfr. infra.
55 Antonio Maria Ceriani (1828-1907), sacerdote e orientalista, dal 1870 prefetto della
Toniolo avvertì Callegari che Gorla aveva steso una relazione, con lo Statuto della Società,
per il Papa, da presentare tramite Rampolla. Ma il 30 novembre 1898 Toniolo scrisse ad An-
gelo Mauri: «Ma a Milano, il caro e buon Gorla, mi abbandona … anche lei? Nemmeno un
consiglio?». Gorla divenne poi segretario per la sezione per le scienze filosofiche, religiose e
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prima lista di nomi da mettere nella nostra Società: ed ora ne vo preparando una 2a.
Penso anche alla Rivista57; e penserò di più giunto a Roma. Prima però concerterò
tutte le cose più essenziali col P. Savio58, col Conte Cipolla e con Minocchi59 e con
chi inoltre mi sovverrà.
Raccomando l’Istituto Storico futuro60. Attenzione alle nomine e alla direzione!
Non c’è da illudersi: converrà scegliere giovani già un poco preparati ed avvezzi alle
discipline storiche. Pigliarli dal banco di teologia, perché ivi si sono segnalati come
teologi, e crederli per ciò solo atti sarebbe grave errore. Purtroppo non vi si coltiva
molto la cultura.
Segnalo ancora una cosa, a cui Lei, Signor Presidente nostro, potrebbe rivolgere
la sua attenzione. Ed è che la Società nostra cercasse di ottenere dai librai nostri
ed esteri per tutti i soci nostri uno sconto sui libri affine di rendere ai nostri soci
facile l’acquisto dei mezzi di coltura. Questa sarebbe una grande agevolezza appe-
tibilissima per i socî ed utilissima a procurarne dei nuovi senza carico alcuno della
apologetiche della Società (Toniolo a Giuseppe Alessi, Pieve di Soligo, 12 ottobre [1899]); e
Toniolo lo coinvolse anche in seguito nell’impegno per la «cultura cristiana», cfr. TONIOLO,
Lettere, II, cit., pp. 107, 132, 180, 390; id., Lettere, III, cit., p. 161.
57 Accanto alla Società, come si vedrà in seguito, si pensava anche alla fondazione di una
rivista, che della Società sarebbe stata organo, così come la Rivista internazionale di scienze
sociali era l’organo dell’Unione Cattolica per le Scienze Sociali.
58 Fedele Savio (1848-1916), entrato già sacerdote nel 1873 nella Compagnia di Gesù,
insegnò (dal 1906) Storia ecclesiastica nell’Università Gregoriana. La sua opera più nota è Gli
antichi vescovi d’Italia dalle origini al 1300 descritti per regioni (1898-1913; completata, postu-
ma, negli anni 1929-1932), cfr. C. TESTORE, Savio, Fedele, in Enciclopedia cattolica, X, Città
del Vaticano 1953, coll. 1975-1976. Di Savio Toniolo aveva recensito nel 1894, nella Rivista
internazionale di scienze sociali, il Corso di storia a uso dei Licei, cfr. F. MANZALINI, Scritti di
Giuseppe Toniolo, in EAD., Elementi di economia politica in Giuseppe Toniolo, Siena 2009, pp.
211-284: 232 (sub nr. 87).
59 Salvatore Minocchi (1869-1943), sacerdote (1892) e biblista; con la rivista Studi religio-
sta, era dunque la fondazione di un Istituto storico cattolico, che in qualche modo si contrap-
ponesse all’Istituto Storico Italiano, nato nel 1883 (cfr. A. FORNI, L’Istituto Storico Italiano, in
Speculum mundi. Roma centro internazionale di ricerche umanistiche, introduzione di M. PAL-
LOTTINO, a cura di P. VIAN, Roma 19932, pp. 599-654). L’idea di un Istituto storico promosso
dalla Santa Sede, in qualche modo ventilata già negli anni Ottanta dell’Ottocento in margine
ai progetti della Commissione cardinalizia per gli studi storici [cfr. C. SEMERARO, La Commis-
sione cardinalizia per gli studi storici, in Leone XIII e gli studi storici. Atti del Convegno Inter-
nazionale Commemorativo, Città del Vaticano, 30-31 ottobre 2003, a cura di C. SEMERARO,
Città del Vaticano 2004 (Pontificio Comitato di Scienze Storiche. Atti e documenti, 21), pp.
109-145: 131], tornerà in seguito, come mostrano i progetti rievocati in VIAN, Le origini e il
programma cit.
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Società, e senza danno, anzi con guadagno dei librai stessi. In Germania funziona
egregiamente la Società di S. Carlo Borromeo61, che ottiene il ribasso medio del
30% su tutti i libri dai più serî ad altri come la Conciliengeschichte dell’Hefele62 ai
più popolari come i racconti dello Stolz63. Credo di poterLe garantire che Herder
e Pustet64 daranno senza fatica il 25% almeno. Io e mio fratello fin da studenti di
teologia per noi e per i nostri condiscepoli ci mettemmo in relazione con loro, e non
saprei dire quanti eccellenti volumi abbiamo così introdotti in Italia con grande
vantaggio dei nostri poveri confratelli. Ricordo sempre, che quando i librai faceva-
no pagare la teologia morale del Lehmkuhl65 £ 28, noi l’avevamo per 19 (in una sola
volta così ce ne fu commessa una decina di copie benché non fosse adottata per
testo), e così l’Hurter grande66 per 12 invece di 24 lire. Se la presidenza riuscisse ad
organizzare senza dir nulla quest’utilissimo servizio e ne avvertisse i socî, son sicu-
ro che molti più entrerebbero e più volontieri pagherebbero il contributo sociale,
che non sarebbe infruttifero. Molti seminarii ed istituti stessi diverebber socî per
godere di questi sconti, i quali metterebbero al debito segno certe pretese eccessive
dei librai. Basta: se ne potrà parlare a voce.
Con tutta l’osservanza Le sono
devotissimo servo
Sac. Giovanni Mercati
P.S. Se mai ha occasione di vedere quella santa e coltissima persona del Prof. Pie-
tro Dotti67, favorisca riverirmela tanto tanto. Per l’Istituto Stor. converrà sentire i
61 Fondata nel 1844, la Borromäusverein svolse un ruolo importante nello sviluppo dello
studio e della lettura in ambito cattolico, cfr. M. S. DALTON, The Borromäus Verein: Catholic
Public Librarianship in Germany 1845-1933, in Libraries & Culture 31 (1996), pp. 409-421; E.
HODICK, Borromäusverein, in Lexikon für Theologie und Kirche, II, Freiburg-Basel-Rom-Wien
19943, coll. 600-601.
62 La Conciliengeschichte dello storico della Chiesa e vescovo Karl Joseph von Hefele
(1809-1893) fu pubblicata in sette volumi, fra il 1855 e il 1874; incompiuta, fu continuata per
i volumi VIII-IX da Joseph Hergenröther, cfr. S. FURLANI, Hefele, Karl Joseph von, in Enciclo-
pedia cattolica, VI, Città del Vaticano 1951, coll. 1385-1386.
63 Alban Stolz (1808-1883), sacerdote (1833), autore di scritti di teologia pastorale ma
soprattutto noto quale scrittore religioso popolare; tra le sue opere più celebri e diffuse, Ka-
lender für Zeit und Ewigkeit (1843-1883), Lebensbeschreibungen di diversi santi, Legende oder
der christliche Sternhimmel (1851-1860), Der Mensch und sein Engel (1868), cfr. L. BOPP, Stolz,
Alban, in Enciclopedia cattolica, XI, cit., col. 1374.
64 I celebri librai ed editori tedeschi, con succursali e ramificazioni italiane.
65 La Theologia moralis, in due volumi, del gesuita August Lehmkuhl (1834-1918), «contò
numerose edizioni e diventò […] l’opera modello dei corsi di morale […]», C. TESTORE,
Lehmkuhl, August, in Enciclopedia cattolica, VII, Città del Vaticano 1951, coll. 1083-1084.
66 Il Nomenclator literarius theologiae catholicae theologos exhibens aetate, natione, disci-
plinis distinctus, opera del gesuita Hugo Hurter (1832-1914), uscì nella prima edizione, in tre
volumi, fra il 1871 e il 1886; e nella seconda edizione, in quattro volumi, fra il 1891 e il 1892
(ne sarebbe poi uscita una terza, in cinque volumi, fra il 1903 e il 1913), cfr. C. TESTORE,
Hurter, Hugo Adalbert, in Enciclopedia cattolica, VI, cit., col. 1513.
67 Pietro Dotti fu figura importante nella giovinezza di Mercati, del quale comprese il
valore e di cui favorì il cammino; dopo essere stato direttore della R. Scuola Normale Maschi-
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consigli del P. Ehrle, del Conte Cipolla, di Monsignor Fraknoj68 (capo dell’Istituto
Ungarico) di Ehses69 e del bollandista Van Ortroy70. Più si sente di uomini periti, e
meglio è. Mettiamo da un canto i faticoni, e i fannulloni veri impedimenta viae, e se
saremo anche pochi, faremo molto71.
le Superiore di Reggio Emilia, nel 1898 si era trasferito a Pisa, passando poi (1900) a Verona,
ove divenne direttore della R. Scuola Normale Femminile Carlo Montanari; e infine, all’inizio
del secolo, a Milano; fu in corrispondenza con Mercati dal 1893 (data del trasferimento di
Mercati a Milano) al 1908. Ma Mercati intrattenne cordiale corrispondenza anche con i suoi
familiari, la moglie Giulia, la figlia Angiolina (citata da Toniolo, come collaboratrice del pe-
riodico femminile Pensiero ed azione, in lettera a Gian Domenico Pini, Pieve di Soligo, 29 lu-
glio 1904; TONIOLO, Lettere, III, cit., p. 24) e altri; per i vari corrispondenti della famiglia
Dotti, cfr. Carteggi del card. Giovanni Mercati, I: 1889-1936, introduzione, inventario e indici
a cura di P. VIAN, Città del Vaticano 2003 (Studi e testi, 413), s.vv. «Dotti» in indice, p. 630.
68 Vilmos Fraknói (1843-1924), vescovo titolare di Arbe (1892), fondò l’Istituto storico
milanesi (sono note le sue relazioni con Achille Ratti e Tommaso Gallarati Scotti) ma cono-
sciuto e apprezzato anche in Biblioteca Vaticana; cfr. N. RAPONI, Francesco van Ortroy e la
cultura italiana fra Ottocento e Novecento; con documenti inediti, Brescia 1965 (Studi e docu-
menti di storia religiosa); ID., Achille Ratti e Francesco Van Ortroy: un’amicizia spirituale e di
studi nel nome di San Carlo, in Pio XI e il suo tempo. Atti del convegno, Desio, 9-10 Febbraio
2002, Besana Brianza 2002 (I Quaderni della Brianza), pp. 89-106.
71 Carteggi Toniolo 2420. Lettera; un bifoglio di cui sono scritte le quattro pagine. Nel
margine superiore della prima pagina, oltre alla datazione presunta indicata a matita da
Nello Vian ([c. maggio 1898]), è indicato, sempre a matita, ma da altra mano il numero 4552.
Nel testo: prima di d’una maniera, alcune lettere depennate; in relazione con loro: con loro
aggiunto nell’interlineo; non sarebbe infruttifero: dopo sarebbe due lettere depennate.
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Ratti: «Il Ratti, nei moti comunardi a Milano, insieme col Generale Genova Thaon di Revel e
il marchese Carlo Ottavio Cornaggia fa opera di persuasione presso il commissario militare
Generale Bava Beccaris favorendo la posizione del card. arciv. Ferrari e ottenendo la libera-
zione dei Cappuccini di via Monforte arrestati sotto l’accusa di rivoltosi», Pio XI evocato da
Giovanni Galbiati cit., p. 275. D’altronde, anche Toniolo fu coinvolto negli eventi e depose nel
processo a carico di don Davide Albertario (1846-1902), cfr. MANZALINI, Scritti di Giuseppe
Toniolo cit., p. 242 (sub nr. 132). Cfr. anche DA PERSICO, La vita di Giuseppe Toniolo cit., pp.
183-189.
74 Alfonso Capecelatro di Castelpagano (1824-1912), oratoriano, autore di una celebre
vita di s. Filippo Neri (1879). Fra il 1879 e il 1880 fu vice-Bibliotecario; cardinale dal 1885,
divenne cardinale Bibliotecario nel 1890 e lo rimase sino alla morte; ma essendo sempre
impegnato nella diocesi di Capua, di cui era arcivescovo dall’agosto 1880, fu supplito nell’in-
carico dal card. Mariano Rampolla del Tindaro, cfr. BIGNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane
cit., pp. 246 nt. 51, 344 e passim (cfr. s.v. in indice, pp. 399-400). Formazione e relazioni di
Capecelatro sono efficacemente descritte da L. BEDESCHI, La Curia romana durante la crisi
modernista. Episodi e metodi di governo, Bologna 1968, pp. 16-17: «Capecelatro aveva avuto
la formazione ecclesiastica nella tradizione oratoriana di Napoli, liberale in politica ed ecu-
menica in religione. Era stato accanto a Newman. Grande influenza su di lui avevano eserci-
tato, durante gli anni successivi, i cassinesi padre Tosti, abate Krug e altri esponenti dell’in-
telligenza meridionale come Alfonso Di Casanova, Enrico Cenni, Gaetano Bernardi, che
facevano capo al convento dei Gerolamini. Sinceri erano i suoi sentimenti italiani di cui non
faceva mistero difendendo apertamente la “libera Chiesa con libero Stato” correggendo in tal
modo la formula cavouriana. Mons. Dupanloup e Montalembert erano stati i modelli a cui
s’era ispirato nel pensiero e nell’azione politica. Al suo attivo aveva una cospicua produzione
letteraria di carattere storico e religioso dove ad un inconsueto rigore critico si accoppiava
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tera e poi indirettamente per mezzo di Cozza Luzzi75 informato del desiderio della
Società nascente di dare qualche maggior impulso agli studi storici. Egli si mostrò
favorevole concordando col pensiero espresso a me stesso poche ore più tardi da S.
Santità medesima, che la Commissione cardinalizia per gli studi storici76 non dette
i frutti aspettati, e facendo voti che maggior slancio riprendano d’ora innanzi fra
noi, giusta l’incoraggiamento che a me pure esplicito e caloroso dette il Pontefice
in questa occasione. Dunque Deus adiuvet.
Il Cardinale di Capua mi consigliò, per attuare comunque un primo nucleo di
Istituto storico di far conto massimamente di Ehrle77, ed io sarei stato disposto
ad avviare trattative con Lui, se non avessi dovuto ripartire subito per le lezioni78;
ed anco di mettermi in relazione almeno epistolare con gli altri, che Ella mi sug-
una elegante forma stilistica lodata dallo stesso Carducci. Fogazzaro non s’era peritato di
definirlo in una celebre intervista “il maggior letterato nell’alta gerarchia cattolica”; il cardi-
nale belga Mercier lo considerava addirittura l’esponente più in vista “nel mondo cattolico
attuale che sintetizza gli interessi vitali della Chiesa”; Rampolla gli era molto amico e nutriva
per lui una profonda stima». In una parola, «nella cultura cattolica ottocentesca [Capecela-
tro] rappresentò la storiografia moderna, nella religione la corrente più spirituale e liberale»,
ibid., p. 15 nt. 28. Cfr. anche ibid., s.v. in indice, p. 376; e T. GALLARATI SCOTTI, La vita di An-
tonio Fogazzaro, a cura di C. CREVENNA, premessa di G. RAVASI, Brescia 2011 (Storia, 46), pp.
177-178, 183-186, 306, 308, 352-356, 361, 373, 398-400.
75 Giuseppe Cozza Luzi (1837-1905), dal 1860 monaco basiliano nell’abbazia di Grottafe-
rata (di cui divenne abate nel 1870), dal 1882 vice-bibliotecario; M. GORDILLO, Cozza-Luzi,
Giuseppe, in Enciclopedia cattolica, IV, cit., col. 797; BIGNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane
cit., p. 247 nt. 66 e passim (cfr. s.v. in indice, p. 409); L’abate Giuseppe Cozza Luzi: archeologo,
liturgista, filologo, a cura di S. PARENTI – E. VELKOVSKA, Grottaferrata 1998 (Analekta Krypto-
pherres, 1).
76 Fondata da Leone XIII «senza una data precisa e senza annuncio ufficiale», nel 1898
era composta dai cardinali Lucido Maria Parocchi, Camillo Mazzella, Alfonso Capecelatro e
Francesco Segna, mentre ne era segretario Luigi Tripepi; consultori erano Giacomo Poletto,
Anton De Waal, Heinrich Denifle, Marcellino da Civezza, Giuseppe Bertocci, Hartmann Gri-
sar, Giuseppe Cozza Luzi, Franz Ehrle, Alessandro Cinti, cfr. 1898. La Gerarchia cattolica cit.,
p. 726; 1899. La Gerarchia Cattolica cit., p. 732. Sulla Commissione, cfr. M. MACCARRONE, Leo
XIII. und die Geschichtswissenschaft. Die Kardinalkommission für historische Studien, in Ge-
schichte und Geschichtswissenschaft in der Kultur Italiens und Deutschlands. Wissenschaftli-
ches Kolloquium zum hundertjährigen Bestehen des Deutschen Historischen Instituts in
Rom (24.-25. Mai 1988), hrsg. von A. ESCH – J. PETERSEN, Tübingen 1989 (Bibliothek des
Deutschen Historischen Instituts in Rom, 71), pp. 192-223; SEMERARO, La Commissione car-
dinalizia cit.; ID., La Commission cardinalice pour les études historiques, in Le pontificat de
Léon XIII. Renaissances du Saint-Siège? Études réunies par Ph. LEVILLAIN et J.-M. TICCHI,
Rome 2006 (Collection de l’École française de Rome, 368), pp. 317-349.
77 Come si è visto, già Mercati, nella lettera approssimativamente datata al maggio 1898,
aveva fatto a Toniolo il nome di Ehrle, come possibile sostegno per il programmato istituto
storico. Toniolo ricorda subito dopo gli altri suggerimenti.
78 Era noto lo scrupolo col quale Toniolo cercava di non mancare mai alle lezioni univer-
sitarie, a costo anche di defatiganti viaggi ferroviari notturni. Al processo per la beatificazio-
ne testimoniò in proposito Lorenzo Gioli: «[…] non mancava mai di fare la lezione anche con
scomodo suo, viaggiando di notte, quando era lontano per tornare in tempo a fare la lezione
la mattina, e diceva: non voglio prendere la paga del Governo a ufo», Pisana. Beatificationis
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et canonizationis Servi Dei Josephi Toniolo viri laici. Positio super causae introductione, Ro-
mae [1950], [3], p. 16. Cfr. anche DA PERSICO, La vita di Giuseppe Toniolo cit., pp. 69, 89-90.
79 Giuseppe Tomassetti (1848-1911), padre di Francesco (1880-1954); dopo la laurea in
legge (1869), si dedicò agli studi di archeologia, alla scuola di Giovanni Battista De Rossi e
Carlo Ludovico Visconti; riordinatore di archivi gentilizi, come quelli delle famiglie Orsini e
Colonna, è noto soprattutto per La Campagna Romana, antica medioevale e moderna (1910-
1926).
80 Tomassetti compare infatti nell’Elenco dei membri delle sezioni della Società Cattolica
Italiana per gli studi scientifici (cfr. supra nt. 6), senza indicazione di appartenenza a una se-
zione specifica, GAMBASIN, Origini cit., p. 567.
81 Heinrich Denifle (1844-1905); entrato nell’Ordine domenicano nel 1861, sacerdote nel
1866, dopo un periodo di insegnamento in Austria, nel 1880 si trasferì a Roma; collaboratore
dell’edizione leonina delle opere di s. Tommaso, studioso della mistica tedesca e delle univer-
sità medievali, diresse con padre Ehrle l’Archiv für Litteratur- und Kirchengeschichte des Mit-
telalters (1885-1900) e con É. Chatelain pubblicò il Chartularium Universitatis Parisiensis
(1889-1897). Su proposta del card. Joseph Hergenröther divenne, nel 1883, sotto-Archivista
della Santa Sede e fu consultore della Commissione cardinalizia per gli studi storici. Fra le
sue opere Luther und Luthertum (1903-1909), cfr. A. WALZ, Denifle, Heinrich, in Enciclopedia
cattolica, IV, cit., coll. 1430-1431. Scrivendo il 28 dicembre 1905 da Pisa ad Angelo Mercati
(che aveva da poco tradotto Luther und Luthertum), Toniolo affermò: «Io conosceva il Deni-
fle, e ci vedevamo spesso ed io ammirava in lui sì alta dottrina accoppiata a tanta semplicità
tirolese e pietà medioevale. Dio sa perché abbia voluto troncare vita sì preziosa; e sia bene-
detto», TONIOLO, Lettere, III, cit., p. 60.
82 Il maestro generale dei Domenicani era allora Andreas Frühwirth (1845-1933), nell’Or-
dine dal 1863, sacerdote nel 1868, maestro generale nel 1891, poi nunzio apostolico a Mona-
co di Baviera (1907) e dal 1915 cardinale, A. WALZ, Frühwirth, Andreas, in Enciclopedia catto-
lica, V, cit., coll. 1786-1787. Frühwirth aveva espresso a Toniolo la sua disponibilità a
collaborare ai progetti della Società scrivendogli da Roma il 9 aprile 1898: «[…] Son io che
debbo benedire il Signore, come di fatti lo benedico e ben di cuore, per avermi dato d’incon-
trare la S.V. Illustrissima […]». Nella lettera Frühwirth poi ricordava a Toniolo «l’impegno
che io avevo di secondare il grandioso progetto di una “Società generale per gli Studiosi
Cattolici Italiani”». A tale scopo il maestro generale intendeva inviare una circolare ai provin-
ciali delle sette province italiane, con una copia dello Statuto. Difficoltà pratiche avevano poi
ostacolato la realizzazione dell’intenzione ma un recente incontro in Vaticano con Toniolo
aveva rialimentato il primitivo impegno; nell’occasione Frühwirth inviava a Toniolo «l’elenco
de’ nostri religiosi che possono far parte di quell’Unione o Società scientifica e lavorare alcun
poco al nobile scopo di essa», Carteggi Toniolo 2337. Fra i religiosi segnalati vi era evidente-
mente anche Denifle.
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Momentaneamente, fino a che cioè si possa fondare una Rivista storica, Mons.
Talamo83 direttore della Rivista internazionale84 (senza che questa esca dal suo
programma, che comprende anco le discipline sociali affini e quindi anche le stori-
che) accetta in massima di aprire in ogni Fascicolo una rubrica speciale di ricerche
storiche, ovvero ogni tre mesi di dedicare un fascicolo apposito alle medesime85.
Ma ciò pure si potrà attuare senza un accordo più concreto a voce? Temo che anche
ciò andrà differito a Novembre. Tutto al più questi disegni risguardanti gli studi
storici potrebbero essere in breve preannunziati nella Rivista, o almeno si dovreb-
be predisporre l’opinione pubblica con un articolo sulla convenienza di dare per
parte della Società nascente un impulso particolare agli studi storici dei Cattolici
in Italia. Di questo articolo prego Lei fin d’ora. Non mi si rifiuti; faccia pure con
comodo e breve.
Benissimo riguardo all’accordo coi Librai. Attendo l’Agliardi86, che è andato a
Vienna, (ma che era già accalorato per quanto fece la Società di S. Carlo Borromeo)
per incaricarlo di alcune trattative. Ma Ella in ciò, come nelle cose sopra dette, mi
consigli in tutto, dopo avere inteso ancora il Prof. Ratti, che mi riverirà. E di ogni
cosa Li ringrazio[.]
Del carissimo Prof. Dotti doveva in persona recarle lettera e un ritratto; ma la
restituii alla Famiglia in seguito alla sospesa mia gita.
Devotissimo
Prof. G. Toniolo
Mi raccomando di suggerirmi chi si potesse incaricare per il Congresso storico
dell’Aja.
All’illustre Prof. Mercati Giovanni
dell’Ambrosiana
83 Salvatore Talamo (1854-1932), esponente del neotomismo leonino; dal 1880, e per ol-
carattere squisitamente storico, come per esempio gli articoli di Filippo Ermini su Michele
Cerulario e lo scisma d’Oriente (1897) e sul giubileo di Bonifacio VIII e l’ispirazione del poe-
ma di Dante (1900) e di Carlo Calisse su Paolo Diacono (1900). Ma non fu istituita una rubri-
ca speciale per le ricerche storiche, mentre a partire dal 1899 vennero pubblicate periodiche
notizie sulle attività della Società (dal 1900 col titolo di «Bollettino»).
86 Il conte Ercole Agliardi, nipote del cardinale Antonio (1832-1915), fu per lunghi anni
in relazione con Toniolo, collaborando ai suoi piani scientifici e sociali e alla Rivista interna-
zionale di scienze sociali. Nei fascicoli 67, 69, 70 e 71 della sesta annata (1898) della Rivista,
Agliardi aveva pubblicato un articolo sulla Görres-Gesellschaft dal titolo I cattolici della Ger-
mania nel campo scientifico; la direzione della rivista nella prima puntata aveva dichiarato di
pubblicarlo «per preparare la fondazione di una Società generale scientifica fra gli studiosi
cattolici d’Italia», cfr. TONIOLO, Lettere, II, cit., pp. 132, 226, 333. Agliardi fu segretario della
sezione per gli studi storici della Società, cfr. GAMBASIN, Origini cit., p. 563; C. MOCHI, Lettere
di Romolo Murri a Giuseppe Toniolo, in Rassegna di politica e di storia 16 (1970), nr. 185, lug.-
set., pp. 111-142: 131 nt. 1.
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Milano87
G.T.
[A]ll’illustre Prof. Mercati
dell’Ambrosiana
Milano88
87 Carteggi Mercati, ff. 1169r-1170v. Lettera; un bifoglio di cui sono scritte le quattro pa-
gine. Nel testo: prima di colà, il depennato; espresso a me stesso: prima espressomi, con — mi
depennato, e a me stesso aggiunto nell’interlineo; lezioni: prima elezioni; Tomassetti: prima
seguito dalla chiusura della parentesi tonda, poi depennata; affini: con tre sottolineature;
dovrebbe: aggiunto nell’interlineo; Mi raccomando (…) Aja: aggiunto trasversalmente nel mar-
gine laterale sinistro della quarta pagina.
88 Carteggi Mercati, f. 1185r-v. Cartolina postale. Nella data l’indicazione dell’anno è rica-
vata dai timbri postali; mano recente, nel margine superiore del recto, ha ripreso a matita per
intero la data del timbro postale: 7.6.98; nel margine sinistro del recto, trasversalmente, forse
lo stesso Mercati ha indicato a matita: È di Toniolo, evidentemente a scioglimento della firma
che reca solo le iniziali.
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89
L’osservazione di Mercati è intelligente e acuta; certi argomenti conviene trattarli a
voce perché il confronto diretto alimenta la discussione e suscita nuove idee.
90 Come in tutti i momenti più seri, impegnativi e delicati della sua vita, Mercati al mo-
mento del trasferimento a Roma fu interiormente combattuto fra le ragioni che lo spingeva-
no al trasferimento in una ricchissima biblioteca come la Vaticana e quelle che lo inducevano
a non lasciare Milano per l’Ambrosiana. Nel «Lebenslauf» per l’Accademia Austriaca delle
Scienze (1947) non a caso il cardinale utilizzerà a proposito del trasferimento a Roma un
verbo che indica totale passività: «Trasportato alla Biblioteca Vaticana nell’autunno 1898 per
attendervi al catalogo dei codici […]», VIAN, Un «Lebenslauf» cit., p. 469.
91 Hartmann Grisar (1845-1932). Entrato nella Compagnia di Gesù nel 1868, docente di
Storia ecclesiastica nella Facoltà teologica di Innsbruck, dedicò la vita a una «storia civile del
papato nel Medioevo sullo sfondo della storia di Roma», a correzione dell’opera di Ferdinand
Gregorovius; ma dell’imponente progetto, che doveva collegarsi all’opera di Ludwig von Pa-
stor, uscì solo la prima parte del primo volume, dedicata a Roma sul finire del mondo antico.
Chiamato a Roma dal card. Joseph Hergenröther, fu attivo collaboratore di riviste e istituti,
accademie e società, con numerosi contributi sulle chiese e sulla liturgia di Roma. Come
Denifle, si dedicò anche allo studio della figura di Lutero, E. JOSI, Grisar, Hartmann, in Enci-
clopedia cattolica, VI, cit., coll. 1171-1173. In lettera a Giuseppe Alessi, Pisa, 12 giugno 1899,
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Toniolo definì Grisar e il suo confratello Emil Michael «gesuiti di primo ordine», TONIOLO,
Lettere, II, cit., p. 163.
92 Carteggi Toniolo 2427. Lettera; un foglio scritto nel recto e nel verso. Nel margine supe-
riore del recto, il numero 4566 (a matita); il giorno del mese nella datazione appare di incer-
ta lettura: può essere un 9 corretto in 8 o viceversa.
93 Ps 111, 4.
94 Girolamo Zattoni, di Castiglione di Ravenna (Ravenna), a proposito del quale si torne-
rà in seguito.
95 Il Seminario Pio (o Pio-Romano), fondato nel 1853 da Pio IX per accogliere i chierici
delle 68 diocesi dello Stato pontificio, aveva sede nel Palazzo di S. Apollinare, accanto al Se-
minario Romano. «I due seminari, però, erano indipendenti l’uno dall’altro, con regolamenti,
superiori e orari propri. Avevano in comune solo la chiesa di S. Apollinare e le scuole», F.
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seguito l’Archiv. di Rav. Ora si chiederà altrettanto d’un suo condiscepolo anche più
valente, e si spera d’ottenerlo. Così l’Istituto precederà la Società, che avrebbe do-
vuto esserne madre, e non è male. Non est impossibile apud Deum omne verbum96.
Tanti ossequi.
Suo
G. Mercati
[A]l chiarissimo Signore
Prof. Giuseppe Toniolo
dell’Università di
Pisa97
E dopo Ravenna si pensò anche a Lucca e Pisa, tutti hauts lieux della
cultura ecclesiastica il cui patrimonio archivistico e librario non doveva
cadere in mano dello Stato laicista e delle sue pretese di confisca98. Così
Mercati scrisse una diecina di giorni dopo a Toniolo:
IOZZELLI, Roma religiosa all’inizio del Novecento, Roma 1985 (Biblioteca di storia sociale, 22),
p. 140 nt. 136. Ricordi del Seminario Pio in F. LANZONI, Le memorie, Faenza 1930, pp. 25-49.
96 «[…] quia non erit impossibile apud Deum omne verbum», Lc 1, 37. Sono le parole
Bologna (1877), dal 1877 cardinale e dal 1884 vicario della città di Roma; fondatore (1871)
della rivista La scuola cattolica. Già Isidoro Carini lo aveva segnalato a Toniolo come possibi-
le sostegno al «movimento scientifico»; e in lettera a Giuseppe Callegari, Pisa, 3 maggio 1892,
Toniolo lo definisce «uomo fra quanti mai di larghe vedute», TONIOLO, Lettere, I, cit., p. 267.
Agli inizi degli anni Novanta era stato coinvolto nelle iniziative per il XIV centenario dell’ini-
zio del pontificato di Gregorio Magno. Spesso ricordato nelle Lettere di Toniolo, anche come
riferimento per le iniziative dell’Unione e della Società (Lettere, I, pp. 150, 185 nt. 1, 218, 219,
232, 267, 333, 334; II, pp. 56, 61, 221 nt. 1). Gli succedette come vicario di Roma, nel 1899,
Domenico Maria Jacobini, M. DE CAMILLIS, Parocchi, Lucido Maria, in Enciclopedia cattolica,
IX, Città del Vaticano 1952, col. 853. «Uomo di grande apertura sociale, amico dei giovani
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contro i tradizionalisti e protettore degli studi universitari. Anche lui [scil.: come Satolli] di-
fese Genocchi nel 1897 di fronte a Leone XIII», BEDESCHI, La Curia romana cit., p. 25 nt. 54.
100 Via delle Zoccolette, a pochi metri da Ponte Sisto (oggi è una parallela di Lungotevere
dei Vallati); in zona centralissima, e dunque sede favorevole per raggiungere sia il Vaticano
che la Gregoriana e altri luoghi della Roma ecclesiastica.
101 Filippo Valentini, della Congregazione della Missione, fondatore nel 1886 della Scuo-
lica cit., p. 773; 1899. La Gerarchia Cattolica cit., p. 779. A correzione delle valutazioni, forse
esagerate, di Mercati, si tenga conto che anche Cucchi risulta fra gli aderenti alla Società, cfr.
GAMBASIN, Origini cit., p. 566.
103 Francesco Mari, di Nocera Umbra (Perugia), a proposito del quale si tornerà in seguito.
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104 Fondato nel 1565 da Pio IV, il Seminario Romano aveva sede nel Palazzo dell’Apolli-
nare, accanto alla chiesa di S. Apollinare, cfr. IOZZELLI, Roma religiosa cit., pp. 111-147. Il
Rettore era allora Vincenzo Bugarini, 1898. La Gerarchia Cattolica cit., p. 773; 1899. La Gerar-
chia Cattolica cit., p. 779.
105 Carteggi Toniolo 2524. Lettera; un bifoglio di cui sono scritte le quattro facciate. Nel
margine superiore della prima pagina, il numero 4660 (a matita). Nel testo: da parte dell’au-
torità eccl.: aggiunto nell’interlineo inferiore; tenerli: su correzione; Sentii: su correzione; do-
veva: aggiunto nell’interlineo; si diano: si su correzione; prima di capitolari, vescovili e, depen-
nato.
106 Il 30 novembre 1898 Toniolo espresse ad Angelo Mauri la sua soddisfazione per la
collaborazione di Mercati: «Intanto per gli studi storici (un primissimo nucleo di istituto
storico) spero di conchiudere subito qualche cosa. Mi aiutò molto il Mercati», Toniolo ad
Angelo Mauri, Pisa, 30 novembre 1898; in TONIOLO, Lettere, II, cit., p. 132.
107 R. FARINA, «Splendore Veritatis gaudet Ecclesia». Leone XIII e la Biblioteca Apostolica
Vaticana, in Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XI, Città del Vaticano 2004 (Stu-
di e testi, 423), pp. 285-370: 294.
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Lei; e La incarico di presentare le mie vive grazie al P. Ehrle, del vivo interesse che
apporta alla cosa. Gli dica che i Suoi criteri mi piacciono, e che del resto proceda
liberamente a que’ regolamenti di studio, che crederà più adatti; e tutto andrà be-
nissimo. — Posteriormente mi scrivono i due Eminentissimi Capecelatro e Paroc-
chi, lieti e concordi nella speranza che la cosa sia ormai assicurata.
Mi prestai nell’intervallo presso l’Arcivescovo di Pisa108; il quale oggi deve aver
scritto al Card. Vicario, dichiarando di accettare formalmente e con riconoscenza
la proposta; accogliendo quelle condizioni suggerite dal P. Ehrle (contenute nella
Sua lettera a me diretta) e impegnandosi di inviare il giovane Attuoni109 ai primi di
Gennajo. Io stesso mi assicurai, che è giovane distintissimo per pietà solida e per
doti di mente, superiori. —
Non procedette così liscia la proposta di Lucca. Io mi permisi scriverne al Card.
Vicario; il quale mi rispose ma in modo da sospettare un equivoco.
Abbia Ella dunque la bontà senza indugio di chiedere udienza al Card. Vicario,
cui presenterà i miei profondi ossequi; e riferirà quanto sopra, pregandolo inoltre
dei seguenti schiarimenti.
Io mi permisi di scrivere a S. Em. il Card. Vicario, che l’Arcivescovo di Lucca110,
non credeva opportuno di proporre un suo giovane per gli studi storici in Roma.
Ma soggiunsi che il Vescovo Suo coadiutore Mons. G. Volpi111, uomo di molta
108 Ferdinando Capponi, arcivescovo di Pisa dal 1883 sino alla sua morte (1903); gli suc-
cedette (1903) un grande amico di Toniolo, Pietro Maffi (per il quale Toniolo si impegnò per
ottenere l’exequatur e alla cui nomina potrebbe non essere stato estraneo), cfr. R. RITZLER – P.
SEFRIN, Hierarchia Catholica medii et recentioris aevi (…), VIII (…), Patavii 1978, p. 455. Nato
a Firenze nel 1835, prete nel 1858, Capponi prima vescovo di Volterra (1873), poi arcivescovo
titolare di Tessalonica e ausiliare di Pisa (1881). «Sfumato ma ben preciso giudizio» di Tonio-
lo a proposito di Capponi in alcune lettere del professore pisano alla moglie, cfr. A. SPICCIANI,
Mons. Giulio Matteoli e Giuseppe Toniolo, in Rivista di archeologia, storia e costume 17 (1989),
nr. 4, ott.-dic. [= Atti del convegno «Chiesa e movimenti cattolici a Pescia (1888-1988)». Gior-
nata di studio tenuta a Pescia il 22 ottobre 1988], pp. 47-72: 57 nt. 36, 58 nt. 38 (cfr. anche
infra, nt. 111).
109 Ercole Attuoni, di Stazzema (Lucca), a proposito del quale si tornerà in seguito.
110 Nicolò Ghilardi, arcivescovo di Lucca dal 1875 alla morte (1904), SEFRIN-RITZLER,
Hierarchia catholica, VIII, cit., p. 350. Nato nel 1827 a Castiglione di Garfagnana, prete nel
1850, per lunghi anni docente di diritto canonico nel seminario arcivescovile lucchese. Sui
rapporti di Toniolo con Ghilardi cfr. SPICCIANI, Mons. Giulio Matteoli e Giuseppe Toniolo cit.,
p. 67 nt. 6.
111 Giovanni Volpi (1860-1931), di Lucca, vescovo titolare di Dionisiade e ausiliare
dell’arcivescovo di Lucca nel 1897, quindi trasferito alla sede di Arezzo nel 1904 e infine alla
sede titolare arcivescovile di Antiochia di Pisidia nel 1919, SEFRIN-RITZLER, Hierarchia catho-
lica, VIII, cit., p. 247. Volpi era cultore di ricerche storiche, cfr. il suo articolo Nell’VIII cente-
nario della prima Crociata (15 luglio 1099-1899), in Rivista internazionale di scienze sociali 7
(1899), vol. XXI, pp. 48-56. A proposito del rapporto di Toniolo con l’episcopato toscano e con
Volpi nota SPICCIANI, Mons. Giulio Matteoli e Giuseppe Toniolo cit., pp. 57, 58: «Il Toniolo non
suscitò molta personale simpatia nell’episcopato toscano: a parte la familiarità con Giovanni
Volpi, che fu vescovo ausiliare di Lucca sulla fine del secolo e poi, dal 1904 al 1919 vescovo
di Arezzo. […] Il professore pisano non ci ha lasciato alcun giudizio sui vescovi toscani di
allora, e neanche — da buon cattolico qual era — si sarebbe permesso di esprimere un pub-
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mente e zelo (che già fu Insegnante di Storia al Seminario), che è Decano di S. Mi-
chele e che ha Seminario Suo proprio, manderebbe con gran piacere uno dei Suoi
giovani più valenti. Egli tanto più volentieri lo farebbe in quanto è già conscio delle
insidie che si tendono per avocare allo Stato, quell’Archivio capitolare, che è uno
dei più importanti d’Italia. — Solamente Egli avrebbe desiderio di ricevere da S.
Emz. il Card. Vicario un Viglietto di eccitamento. Ciò per delicatezza facile a com-
prendersi. Inoltre nel giorno in cui ebbimo assieme l’onore di visitare il Cardinale,
questi disse, che la spesa per il mantenimento di questi studiosi non doveva essere
d’ostacolo; in qualche guisa Egli avrebbe cercato di combinare la cosa. Ora il nostro
Arcivescovo di Pisa (che già mantiene di suo talun altro al Capranica112) non crede
di potersi impegnare per la spesa in pro’ dell’Attuoni. — Ciò pure va definito in
modo esplicito; e la prego di parlarne al Card. Vicario; e su questo e sull’altro tema
di riferirmene quanto prima.
Ne la ringrazio fin d’ora. Memento mei; e affidiamo a Dio il compimento del-
l’impresa. Non desista dall’adoprarsi e dal pregare.
Suo affez.
Toniolo
L’Arcivesc. di Pisa preferirebbe per il Suo raccomandato l’Istituto in Via delle Zuc-
colette113.
nascita, aspiranti al sacerdozio, fu soppresso nel 1798, durante la Repubblica Romana, e ria-
perto nel 1807 da Pio VII; nel 1904 gli alunni frequentavano l’Università Gregoriana; non fu
unito al Seminario Romano dalla riforma centralizzatrice di Pio X del 1913 per l’opposizione
— si dice — del card. Rampolla, cfr. IOZZELLI, Roma religiosa cit., p. 140 nt. 137.
113 Carteggi Mercati, ff. 1358r-1359v. Lettera; un bifoglio scritto sulle quattro pagine. Nel-
la datazione la data indicata sostituisce quella precedente (28 Nov.) depennata. Nel testo: la
frase L’Arcivesc. di Pisa (…) Zuccolette è vergata nel margine sinistro del f. 1359v, trasversal-
mente. Probabilmente di mano di Mercati sono i doppi tratti di penna che affiancano le frasi
Egli avrebbe desiderio (…) di eccitamento; e su questo e sull’altro tema di riferirmene quanto
prima; riconoscenza: prima riconoscimento, corretto con depennamento delle ultime cinque
lettere e scrittura delle nuove quattro al di sopra della parola.
114 Arcivescovo di Ravenna dal 1887 al 1901 era Sebastiano Galeati (1822-1901), di Imo-
la, prima vescovo di Macerata-Tolentino (1881), dal 1887 a Ravenna, cardinale dal 1890; gli
succedette per poco tempo (1901-1902) Agostino Riboldi e in seguito Guido Maria Conforti,
cfr. Hierarchia Catholica, VIII, cit., p. 477.
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18 dicembre 1898
Chiarissimo e carissimo Signor Professore,
Esco or ora dall’Eminentissimo Satolli115, da cui invano mi recai lo scorso gio-
vedì.
Adunque, senza tante storie, dica ai due giovani che immediatamente dirigano
all’Eminentissimo Preside della Società o Academia di S. Tommaso116, cioè all’E-
minentissimo Satolli, la domanda di un sussidio per poter recarsi e restare a Roma
affine di perfezionarsi negli studî ecclesiastici frequentando gl’Istituti scientifici ad
hoc, e specialmente l’Academia di S. Tommaso (una volta la settimana per alcuni
mesi!). Aggiungano la commendatizia dei propri Ordinarii.
Ella nello stesso tempo scriva all’Eminentissimo ringraziando delle premure di
Lui ed indichi i nomi dei due giovani.
L’Eminentissimo ha dato la Sua parola di mettere per primi nella lista i nostri
due raccomandati, che avranno senza fallo il sussidio: e di più ci promette di fare
altrettanto in futuro per giovani raccomandati ed avviati da noi agli studî storici e
archiviali, purché sia a tempo prevenuto. Credo che di più non si poteva desiderare
da chi in fine in fine era estraneo finora alla cosa.
Il sussidio durerà due anni, in capo ai quali i giovani daranno un esamino al-
l’Academia, ma questo esame è un non nulla, tanto poche essendo le lezioni, e poi
(credo) è anche buona cosa, affinché i nostri giovani non dimentichino affatto gli
studî teologici.
Credo che basti quanto ho detto, e non aggiungo altro affine di spedire all’istan-
te questa mia.
Auguro ottime feste a Lei e al buon Dotti e Famiglia.
Tanti saluti dal
Suo devotissimo
G. Mercati
115 Francesco Satolli (1839-1910), presidente (1886) dell’Accademia dei Nobili Ecclesia-
stici, dal 1895 cardinale, «uno dei rappresentanti più autorevoli del pensiero filosofico e teo-
logico di Leone XIII» (TONIOLO, Lettere, I, p. 193 nt. 1); poi delegato apostolico negli Stati
Uniti d’America. Destinatario di messaggi di Toniolo, che lo cita di frequente nelle sue lettere
e lo coinvolse spesso nelle sue iniziative (TONIOLO, Lettere, I, cit., pp. 188, 193, 199-202, 203,
204, 206, 221, 232, 236, 240; II, cit., pp. 212-217). Quale «degnissimo prefetto degli studi in
Roma» (dal 1897), Toniolo gli scrisse da Pisa, 1° giugno 1899, un’importante lettera di pre-
sentazione della Società (ibid., pp. 156-158). «P. Semeria […] lo chiama “fonte non sospetta
di liberalismo”. Fu un intrepido difensore di Genocchi dall’accusa di demolitore di Mosè nel
1897», BEDESCHI, La Curia romana cit., p. 25 nt. 54; cfr. anche ibid., s.v. in indice, p. 382.
116 L’Accademia Romana di S. Tommaso d’Aquino, fondata da Leone XIII per promuo-
vere lo studio e la conoscenza delle opere dell’Aquinate; era presieduta dal card. Camillo
Mazzella (al quale succedette nel corso del 1898 Francesco Satolli), mentre ne era segretario
dagli inizi Salvatore Talamo; aveva sede presso l’Accademia dei Nobili Ecclesiastici in Piazza
della Minerva, 1898. La Gerarchia Cattolica cit., p. 769; 1899. La Gerarchia Cattolica cit., p.
775.
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Non passo nemmeno dal Card. Vicario, perché non gioverebbe a nulla il riferirgli
quanto sopra. Il Card. Vicario almeno almeno raccomanderà a qualche Rettore i
due giovani affinché siano provvisti di elemosine: al che possono provvedere anche
i propri ordinari coi legati giacenti. Del resto non credo ci dobbiamo perdere per la
differenza di uno scudo o due al mese. Si troverà, non dubito117.
Tutto Suo
Toniolo
[A]ll’illustre Prof. Mercati
della Biblioteca Vaticana
Roma119
117 Carteggi Toniolo 2540. Lettera; due bifogli di piccolo formato di cui sono scritte le
prime sette pagine. Nel margine superiore della prima pagina, il numero 4674 (a matita). Nel
testo: una volta: una con doppia sottolineatura; per primi: primi con doppia sottolineatura;
Rettore i due giovani: giovani corretto da giovanni.
118 Il Seminario dei Ss. Ambrogio e Carlo per le diocesi dell’alta Italia, aperto presso la
chiesa di S. Carlo al Corso nel 1878, era stato trasferito nel 1887 in un nuovo edificio ai Prati
di Castello; gli alunni frequentavano la Gregoriana, IOZZELLI, Roma religiosa cit., p. 141 nt.
139. Rettore era il milanese Alessandro Lualdi (1858-1927), dal 1904 arcivescovo di Palermo
e dal 1907 cardinale, anch’egli membro della Società e in relazione con Toniolo, cfr. 1898. La
Gerarchia Cattolica cit., p. 774; 1899. La Gerarchia Cattolica cit., p. 780; GAMBASIN, Origini cit.,
p. 566.
119 Carteggi Mercati, f. 1406r-v. Cartolina postale. Accanto alla frase domenica (…) lomb?,
Mercati ha vergato un tratto di penna affiancandola con l’indicazione 15 corr.; sul recto, so-
pra la datazione, Nello Vian ha indicato a matita [genn]; sul verso altra mano ha invece indi-
cato a matita 11.1.? 1899].
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tante Sue premure per la nota causa, sia per informarla dello stato attuale. Ma oggi
mi alzo dopo qualche giorno di incomodo a letto, né sarò in caso probabilmente di
venire a Roma che sulla fine di mese.
Quì pervenne in Curia l’atto, che conferisce il sussidio di S. Tommaso di Aquino
al giovane Attuoni, che per la fine di mese passerebbe a Roma per gli studi d’Archi-
vio; e certamente questi non mancherà al Suo posto. Ma il Rettore del Seminario
di Pisa120, ove il bravo giovane riceverà fra tre giorni gli ordini sacri, mi prega di
scriverle per chiederle nuovi schiarimenti ed interposizioni, del resto io credo ab-
bastanza facili.
1° — Il sussidio di S. Tommaso è lievissimo (una lira al giorno). Questo forse
basterebbe per la retta presso la Scuola Apostolica121, ove però il giovane starebbe
a disagio; ma non già presumibilmente per l’Istituto S. Giuseppe, (Via delle Zucco-
lette) molto più adatto. Converrebbe che Ella rispondesse se quest’ultimo Istituto
lo accoglierebbe e a quali patti. —
2° — In qualunque caso e specialmente nel secondo, bisogna che Ella, compien-
do le Sue prestazioni, si adopri presso il Cardinale Vicario per assicurare al giovane
le elemosine di un maggior numero possibile di messe, perché con esse provvedasi
a indispensabili accessori di vesti, libri etc., nonché al supplemento della retta pres-
so l’Istituto S. Giuseppe. Se ciò si ottiene, la cosa è matura; e il giovane attende l’in-
vito del giorno, in cui deve trovarsi a Roma. Ma è certo che occorre una benevola,
ma definitiva risposta del Cardinale Vicario, la quale indubbiamente sarà conforme
alle Sue promesse ed al Suo zelo dispiegato in questo affare.
Il Rettore del Seminario NON CREDE ormai necessaria una corrispondenza uffi-
ciale in proposito con l’Arcivescovo di quì. Basterebbe che V.S., dopo aver parlato
col Rettore dell’Istituto di S. Giuseppe intorno alla retta necessaria, si recasse da S.
Em. il Cardinale Vicario per ottenere dalla Sua bontà anche un semplice viglietto,
che assicurasse al giovane sacerdote le messe, di cui sopra; viglietto che rimesso
al Can. Zucchelli, Rettore del Seminario Pisano, darebbe senz’altro il suggello alla
cosa.
Abbia la cortesia di prestarsi a ciò e di riferirmene quanto prima.
L’Arcivescovo di Lucca, per mezzo di Mons. Volpi, invero tardivamente, si in-
dusse a proporre al Cardinale un proprio giovane Sacerdote122. Ma sarà in tempo
120 Come precisato subito dopo, rettore del seminario di Pisa era il canonico Nicola Zuc-
chelli, autore di varie pubblicazioni, fra le quali alcuni Appunti e documenti per la storia del
seminario vescovile di Pisa (1906), La b. Chiara Gambacorta: la chiesa ed il convento di S. Do-
menico in Pisa (1914) e una Vita di san Ranieri, patrono della città e della diocesi di Pisa (1924).
121 La Scuola Apostolica era sorta nel 1886 per iniziativa di Filippo Valentini, della Con-
gregazione della Missione, «allo scopo di accogliere i chierici che venivano a Roma per com-
piere gli studi e non potevano, per motivi economici, entrare in altri istituti. Con motu proprio
del 31 agosto 1901, Leone XIII stabilì che l’istituto, chiamato col nuovo titolo di Collegio
apostolico leoniano (in via Pompeo Magno), oltre al predetto scopo, curasse anche l’educa-
zione superiore del clero. In tal modo il collegio, oltre ai chierici che frequentavano la Grego-
riana e l’Apollinare, accoglieva anche alcuni sacerdoti per i quali vi erano corsi interni di
ascetica, teologia pastorale, pedagogia, sociologia e diritto», IOZZELLI, Roma religiosa cit., p.
141 nt. 140.
122 Non è precisato chi fosse questo giovane sacerdote che l’arcivescovo di Lucca si era
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ormai per ottenere esso pure i mezzi economici conferiti all’Attuoni di Pisa? Se sì,
egli pure verrebbe quanto prima — Mi scusi e accetti le mie grazie anticipate[.]
Tutto Suo
G. Toniolo123
deciso tardivamente a inviare a Roma. Certo è che da Lucca provennero figure che ebbero un
ruolo nelle vicende vaticane, da Ermenegildo Pellegrinetti (1876-1943, che fu segretario di
Achille Ratti durante la missione in Polonia, poi nunzio in Jugoslavia e dal 1937 cardinale) a
Pietro Guidi (1872-1949, archivista vaticano).
123 Carteggi Mercati, ff. 1414r-1415v. Lettera; un bifoglio di cui sono scritte le quattro
pagine. Nel testo: , del resto: precedentemente, . Del resto, corretto con depennamento e ri-
scrittura nell’interlineo; ed al suo zelo: preceduto da ed e, depennato; Zucchelli: il cognome è
ripetuto nell’interlineo.
124 Carteggi Mercati, f. 1424r-v. Cartolina postale. Nel margine superiore del recto, sopra
l’appellativo, Nello Vian ha indicato a matita: genn. 1899? Sul verso, a penna, le parole Inco-
gnito (?) a Via Cola di Rienzo 285 – e 205; sotto il numero civico dell’indirizzo, 205, è indicato
a matita blu 285. Probabilmente Toniolo aveva sbagliato l’indicazione del numero civico; di
mano recente, a matita: 28.1.1899. Nel testo, le parole Tutto suo e la firma sono vergate nel
margine sinistro, trasversalmente; lunedì: preceduto da domenic, depennato. Toniolo allog-
giava spesso al Seminario Lombardo «ove faceva l’ammirazione degli studenti», cfr. la testi-
monianza di Francesco Marchesani, «ex processu rogatoriali Ianuensi annis 1938-1940 ex-
tructo», Pisana. Beatificationis et canonizationis Servi Dei Josephi Toniolo viri laici cit., [3],
p. 195.
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scritta solo la prima pagina; al f. 1430, busta. Nel margine superiore destro del f. 1428r, mano
recente ha indicato a matita: Gennaio 1899? Sopra l’indirizzo, nella busta, Toniolo ha indica-
to: Prem. [Premura?]. Nel testo: questa sera: preceduto da dom, depennato.
127 Espressione proverbiale toscana, che anche Dante mette in bocca a Mosca dei Lam-
berti (Inf. XXVIII, 107); indica che una cosa fatta non può essere disfatta.
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lingue straniere vegga se gli può suggerire modo di apprenderle almeno da sé. So
che è ancora tenace di volontà. E poi Iddio, da cui il nosse e il velle, assisterà tutti
i volonterosi. E lui pure.
Così cominciamo intanto. Per l’anno venturo speriamo di procedere meglio per
lui e per altri che sopravverranno.
Il giovane Attuoni alloggia all’Ospizio ecclesiastico (già Istituto S. Giuseppe) Via
delle Zuccolette. —
Mi voglia bene; mi raccomandi a Gesù. — Accetti ogni grazia.
Suo Affez.
Toniolo
P.S. — Quel giovane Manacorda della Scuola Normale Sup. di Pisa, Le racco-
manda la promessa ricerca intorno all’Angelio di Barga128 .
128 Carteggi Mercati, ff. 1441r-1442v. Lettera; un bifoglio, di cui sono scritte le quattro
pagine. Nel testo: appunto di: per il cambiamento di pagina, la preposizione è ripetuta; tutto
il possibile: preceduto da un segno, depennato; affido a Lei: seguito da un segno, depennato.
Guido Manacorda (1879-1965) pubblicò nel XVIII volume (1905) degli Annali della R. Scuola
Normale Superiore di Pisa un ampio articolo su Petrus Angelius Bargaeus (Piero Angeli da
Barga). Bibliotecario e poi direttore nelle biblioteche universitarie di Catania e di Pisa, fonda-
tore nel 1908 della rivista Studi di filologia moderna, diresse per Laterza la collana «Scrittori
stranieri» (1912-1914); dal 1913 intraprese l’insegnamento universitario di Letteratura tede-
sca; dopo l’attiva partecipazione alla guerra, diresse la collana «Biblioteca Sansoniana Stra-
niera» (1920-1927) e pubblicò numerose traduzioni di opere di Wolfgang Goethe e Richard
Wagner. Convertitosi al cattolicesimo nel 1927, fu collaboratore del Frontespizio e diresse per
la Libreria Editrice Fiorentina la collana «Testi cristiani». Antidealista e oppositore di Croce,
aderì al fascismo e fu interprete e mediatore nei rapporti col nazismo tedesco; B. GARZARELLI,
Manacorda, Guido, in Dizionario biografico degli italiani, LXVIII, Roma 2007, pp. 404-407.
129 Carteggi Mercati, f. 1456r. Lettera; un foglio di cui è scritta la prima pagina. Nel mar-
gine superiore destro del recto, Nello Vian a matita ha indicato: 1899?
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L’impegno per i casi concreti non distolse però Toniolo dalla prepa-
razione della Società, per la quale si doveva ancora procedere alla costi-
tuzione ufficiale. A tale scopo Toniolo inviò a Ratti lo statuto provvisorio
chiedendo pareri e osservazioni che il «dottore» ambrosiano puntualmente
inviò l’11 maggio 1899:
130 Privo di data, il messaggio può essere con plausibilità datato all’ultimo anno di vita
del periodico sotto la direzione di Minocchi, al quale si accenna nel testo; in questo caso il
messaggio va datato al 31 marzo 1899 poiché la Pasqua, nell’anno, cadde il 2 aprile.
131 Sebastiano Pintus, storico della Chiesa sarda, autore di numerose ricerche sui vescovi
sardi, pubblicati nel primo decennio del Novecento. La sua opera forse maggiore è Sardinia
sacra (cfr. supra nt. 13), pubblicata con il sussidio della Società Cattolica Italiana per gli
Studi Scientifici.
132 La Rivista bibliografica italiana, alla quale Giovanni Mercati collaborò intensamente
fra il 1896 e il 1898; ma nell’ultimo anno di vita del periodico sotto la direzione di Minocchi,
il 1899, Mercati, non condividendone la linea, ne prese le distanze, VIAN, «Non tam ferro
quam calamo» cit., pp. 396-403. Le perplessità e i dubbi di Toniolo erano dunque condivisi.
133 Carteggi Mercati, f. 1395r-v. Lettera; un foglietto scritto nel recto e nel verso; nel mar-
gine superiore destro del recto, Nello Vian ha indicato a matita: s.d.; d. 1898.
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«… si ispira alle più sicure dottrine cattoliche …» mi pare che si torni daccapo con
mettere od insinuare nelle basi stesse della Associazione un tuziorismo, che già da
tempo esula dai confini delle stesse scienze teologiche. Ed anche senza questo, Le
confesso che di quelle parole non so darmi un senso chiaro e soddisfacente. Se sono
dottrine cattoliche, come non sarebbero sicure? E se meno sicure, come sarebbero
cattoliche e dottrine? E se in un certo senso si ponno intendere diversi gradi di
sicurezza pur trattandosi di dottrine, e dottrine cattoliche, come vi ponno essere
gradi di certezza e di evidenza; perché non accontentarsi — nel caso concreto — di
quello che pur basta, ed appunto per questo è cio che solo può esigersi da tutti? Se
nonche tutto quel numero dello Statuto mi par dica e troppo e troppo poco134. Ma
né queste, né le altre osservazioni che possano per avventura esser fatte, devono o
possono ritardare d’un sol momento la mia povera ma cordiale adesione ad un’o-
pera, che è delle più desiderabili e che del resto, vita comite, non può mancare di
venire acquistando una sempre più chiara ed esatta coscienza del suo essere e del
suo altissimo mandato. Sono lieto di aggiungere alla mia scheda ed ai miei rispetti
cordialissimi la scheda ed i rispetti del mio carissimo amico Prof. Luigi Grasselli135.
Con tutta l’osservanza sono
il devotissimo obbligatissimo suo
Sac. A. Ratti136
(1900), vol. XXII, fasc. LXXXV, pp. 154-159. Le osservazioni di Ratti furono recepite; l’art. 1,
in una stesura evidentemente semplificata, recitava: «La Società convinta, che tra la rivela-
zione custodita ed interpretata dalla Chiesa ed i risultati della scienza non può mai esistere
contraddizione, mentre dichiara di seguire nelle trattazioni delle singole discipline metodi
strettamente scientifici, professa docile dipendenza dalla Santa Chiesa e in modo speciale si
propone d’ispirarsi costantemente agl’indirizzi contenuti negli Atti della Santa Sede riguar-
danti gli studi», ibid., p. 154.
135 Luigi Grasselli (1847-1912), «distinto cultore di scienze geografiche […] anche impe-
Nel margine superiore della prima pagina, i numeri 85 (a matita) e 75 (a matita rossa); al
centro della quarta pagina, trasversalmente, il numero 85 (a matita). Sotto la datazione, a
matita, forse Toniolo ha indicato alcuni nomi: Ratti <…> – Riboldi – Cipolla – Poletto – Bianchi
Cagliesi. Nel testo: E se meno sicure: dopo se, sono depennato; solo può esigersi: dopo può, una
o due parole depennata/e.
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cia del Verbano Cusio Ossola. Di lì Toniolo doveva aver compiuto alcune escursioni alpinisti-
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fonde. … Massime in questo momento, nel quale devo dirle che proprio a Como
non ho modo di venire. Ragioni d’ufficio irreducibili mi obligano a rimanere quì.
Seguirò in ispirito le discussioni, che voglio sperare siano per essere feconde.
Mi congratulo del Suo alpinismo … di buon augurio anche per la riunione, che
può di leggeri presentare più di un passo arduo e difficile.
Mi scusi, ottimo Signore, e mi creda
il Suo devotissimo obbligatissimo
Sac. A Ratti140
24 novembre 1899
Illustrissimo Signor Professore,
Scusi, Lo prego, il ritardo della mia risposta.
Ho preso tutte le informazioni necessarie ed in conseguenze di esse lo considero
il mio dovere di fare tutto ciò che Lei desidera e di accettare provvisoriamente la
carica, finche si trovera qualchedun altro.
Il più necessario: formare i futuri soci della Sezione storica. Lo faciamo. Ancor
ieri abbiamo fatto una seduta d’una ora coi tre Suoi raccomandati.
Parlerò con S. Em. il Card. Satolli al principio del Decembre.
Tante altre cose le rimetto alla Sua prossima venuta a Roma, la quale spero, che
avra luogo fra poco.
Augurandoli di cuore per i Suoi, per tutte le Sue imprese tanto importanti tutte
le benedizioni del Signore, rimango — sempre a Sua disposizione.
Suo devotissimo
F. Ehrle SJ141
che che erano una delle sue passioni (cfr. la testimonianza del figlio, Antonio Renato, in Pi-
sana. Beatificationis et canonizationis cit., [3], p. 35).
140 Carteggi Toniolo 2950. Lettera; un bifoglio di cui è scritta solo la prima pagina. Nella
parte superiore della prima pagina, i numeri 85 (a matita rossa) e 95 (a matita); al centro
dell’ultima pagina, trasversalmente, il numero 95 (a penna).
141 Carteggi Toniolo 3101. Lettera; un foglietto scritto nel recto e nel verso; su carta inte-
stata con stemma pontificio: Biblioteca Apostolica Vaticana. Nel margine superiore del recto:
106 (a matita), 96 (a matita rossa); nel margine superiore del verso: 106 (a penna).
142 «Potrebbe frattanto ella favorirmi lo statuto colle modificazioni introdotte a Como,
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5 agosto 1900
Illustrissimo e Chiarissimo Signor Presidente,
Non mi è stato possibile prima di partire da Roma di rispondere alla Sua pre-
giatissimo del 22 Giugno ed essendo dopo per una settimana in continuo moto e
poi per una altra ammalato, trovo perciò soltanto oggi il primo momento libero.
In risposta alle Sue domande mi permetto di esporre 1) sarò di ritorno a Roma
al più tardi il 23 agosto;
2) Benche invitato dal Chiarissimo Prof. G. Hüffer144, segretario del Congresso
di Monaco145, per una lettera pressantissima a prendere parte alla riunione come
per confrontarle? L’Ehrle accettò e si adopra alla costituzione della sezione», Toniolo ad
Antonio Malvezzi Campeggi, Pisa, 29 novembre 1899, in TONIOLO, Lettere, II, cit., p. 182.
143 Scrivendo ad Antonino Ciardi, il 19 dicembre 1899, Toniolo invitava il figlio, Giusep-
pe Ciardi Dupré (1875-1953, poi professore di lingue classiche e glottologia nelle università
di Padova e Catania), a inviargli qualche studio filologico ben elaborato: «Parlai ieri col p.
Ehrle, dottissimo direttore della Biblioteca vaticana; ed egli faceva voti di fare la pubblicazio-
ne di simili serie [di] monografie», Toniolo ad Antonino Ciardi, Pisa, 19 dicembre 1899; in
TONIOLO, Lettere, II, cit., p. 184.
144 Georg Hüffer (1851-1922), figura di spicco della Görres-Gesellschaft, studioso fra l’al-
tro della Santa Casa di Loreto (con due volumi, 1913-1921, che suscitarono polemiche) e di
Bernardo di Chiaravalle.
145 Il quinto congresso scientifico cattolico internazionale si svolse a Monaco di Baviera
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uno dei Vicepresidenti della Sezione Storica, mi sara impossibile di lasciare Roma
di nuovo verso la fine del Settembre, quando occorrono gli ultimi, urgentissimi
lavori per la riapertura del 1. Ottobre146; e ciò tanto di piu che Mgr. Ugolini147 lo
scrittore più anziano è da parecchio tempo gravemente amalato. Finalmente è in
corso un affare importantissimo della Biblioteca, il quale secondo la piega, che
prendera al mio ritorno, puo tenermi occupatissimo per parecchio tempo148. Del
resto non mancherò di dare al Congresso la mia adesione e, se mi sara possibile, di
mandarvi una mia comunicazione.
3) La convocazione di una assemblea ai primi del Settembre mi sembra pre-
matura e poco opportuna a causa dell’assenza di tanti soci; più facile credo sara la
realizzazione nel Novembre o Decembre.
4) Mi sembra molto dubio se si possa sperare da questa assemblea la constitu-
zione definitiva; sara forse meglio di preparare con diligente cura tutto per ottenere
una piena armonia intorno ai punti principali.
5) A ciò mi sembra necessario che almeno un mese prima dell’adunanza l’elenco
dei punti da discutersi sia comunicato a soci. Questo elenco dovrebbe essere gia
prima combinato coi presidenti, secretari e membri piu influenti ed aver ottenuto
la loro piena adesione.
In questi giorni sta per uscire il n 3° dei nostri «Studi e testi» ed il 4° è già in
corso di stampa da parecchio tempo. La stampa del n°. 6 sara cominciato nell’Ot-
tobre149.
si agli inizi di ottobre, leggermente più tardi di quanto accade oggi. Era comunque un pro-
gresso rispetto al calendario stabilito dal card. Bibliotecario (1730-1755) Angelo M. Querini,
ancora in vigore al principio del pontificato di Leone XIII, secondo il quale la riapertura dopo
l’estate avveniva ai primi di novembre, cfr. l’Index dierum quibus a Bibliothecae Vaticanae
muneribus vacatio datur, Biblioteca Vaticana, Arch. Bibl. 7, ff. 1r, 2r, 476r.
147 Mariano Ugolini (1854-1932), dal 1883 in Biblioteca Vaticana come scrittore per l’e-
braico e per le lingue orientali, poi nel 1909 sotto-Archivista e dal 1920 al 1929 prefetto del-
l’Archivio Vaticano, BIGNAMI ODIER, La Bibliothèque Vaticane cit., pp. 236-239, 249 nt. 77, 254
nt. 103.
148 Andava maturando in quei mesi l’acquisto da parte della Santa Sede della Biblioteca
e dell’Archivio Barberini (compiuto nel 1902), per il quale molto si impegnò Ehrle, come
aveva precedentemente fatto con successo per la Biblioteca e per l’Archivio Borghese (acqui-
siti nel 1891) e successivamente, ma invano, per la Biblioteca Chigi, cfr. F. D’AIUTO, [Barberi-
niani], in Guida ai fondi manoscritti, numismatici, a stampa della Biblioteca Vaticana, a cura
di F. D’AIUTO e P. VIAN, I: Dipartimento Manoscritti, Città del Vaticano 2011 (Studi e testi,
466), pp. 337-340: 338-339; P. VIAN, Il Papa e il suo bibliotecario. Pio X, Franz Ehrle e la Chi-
giana, in Strenna dei Romanisti 72 (2011), pp. 715-729.
149 P. FRANCHI DE’ CAVALIERI, La Passio ss. Mariani et Iacobi, Roma 1900 (Studi e testi, 3);
M. VATTASSO, Aneddoti in dialetto romanesco del sec. XIV, tratti dal cod. Vat. 7654, Roma 1901
(Studi e testi, 4); P. FRANCHI DE’ CAVALIERI, I martirii di s. Teodoto e di s. Ariadne, con un’ap-
pendice sul testo originale del martirio di s. Eleuterio, Roma 1901 (Studi e testi, 6).
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Il Signor Dott. Sorbelli150 mi ha mandato oltre il Suo egregio lavoro gia stam-
pato sulle cronache Bolognesi151 il suo «tractatus» di S. Vincenzo Ferrer152. Questo
ultimo, mi pare, mostra piu che le «Cronache» quella tendenza dei principianti ai
voler nell’introduzione e nelle note illustrative mettere tutto ciò, che lo scrivente
ha dovuto ricercare e studiare avanti gli occhi dei lettori. Credo dunque che prima
della stampa sia necessario di rivedere e comprimere ed abbreviare l’introduzione
e le note. Appena tornato a Roma rimanderò il ms. all’autore, indicandoli i parti-
colari di una tale revisione. Del resto spero, che anche uno studio piu esatto, che
quello che io ho potuto fare prima di partire, mi confermera nell’opinione, che il
lavoro possa essere stampato, possibilmente come il n° 1 di «Testi e studi della Soc.
cat. ital.»153.
Tengo con me la minuta del programma della «Sezione storica». Voglia Dio che
lo possa mandarli presto.
Raccomandando Lei, i Suoi cari ed i Suoi importanti lavori al N. Signore, sono
con tutta stima dovuta — sempre alla Sua disposizione
Suo devotissimo
F. Ehrle SJ
Verso il 18 partirò da qui ad Innsbruck, il 20 mattina sarò a Firenze, dove lavo-
rerò uno o due o tre giorni alla Riccardiana154.
150 L’emiliano Albano Sorbelli (1875-1944), poi direttore (1903-1943) della Biblioteca
dell’Archiginnasio di Bologna, ha dedicato numerosi scritti alla storia della sua regione e
della città di Bologna. Oltre alla monumentale edizione del Corpus chronicorum Bononien-
sium (dal 1905), vanno ricordati la Storia della stampa in Bologna (1929) e la Storia di Bologna
dalle origini del cristianesimo agli albori del Comune (1938); fu anche autore di cataloghi dei
manoscritti di Ulisse Aldrovandi (1907) e di Giosue Carducci (1921-1923), delle cui opere ha
anche curato l’edizione nazionale.
151 A. SORBELLI, Le croniche bolognesi del secolo XIV […], Bologna 1900 (Biblioteca stori-
ca bolognese, 3).
152 De moderno schismate. Trattato di Vincenzo Ferrer, introduzione, note e appendici per
cura di A. SORBELLI, Roma s.d. [ma 1900]. L’edizione ebbe una seconda edizione nel 1906 (e
il fatto darebbe ragione a quanto Ehrle afferma subito dopo, se Sorbelli dopo appena sei anni
dalla prima edizione sentì il bisogno di una seconda): A. SORBELLI, Il trattato di s. Vincenzo
Ferrer intorno al Grande scisma d’Occidente, in Atti e memorie della R. Deputazione di Storia
Patria per le provincie di Romagna, ser. III, 23 (1904-1905), pp. 301-455.
153 La Società prevedeva dunque la possibilità di pubblicare una sua collana di ricerche
storiche che avrebbe accompagnato la collana vaticana degli «Studi e testi», nata proprio nel
1900, dalla quale in qualche modo riprendeva il titolo invertendo i termini costitutivi. Il pro-
getto non fu realizzato.
154 Carteggi Toniolo 3485. Lettera; un bifoglio, scritto nelle quattro pagine; su carta inte-
stata con incisioni: Feldkirch Vorarlberg. Stella Matutina. Nel testo: soltanto oggi: aggiunto
nell’interlineo; sia comunicato a soci: aggiunto nell’interlineo; avanti gli occhi dei lettori: ag-
giunto nell’interlineo.
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Scientifici, e più in particolare della sezione per gli studi storici, a Roma
si intreccia, anzi quasi si incarna nell’idea di accogliere nella città alcuni
giovani sacerdoti provenienti da diverse diocesi per agevolarne la forma-
zione nelle ricerche con la frequenza di scuole e istituti ma soprattutto
con la pratica erudita in Biblioteca Vaticana, accanto a Ehrle, a Mercati
e al collegio scientifico degli «scrittori». Abbiamo visto come la Società,
sull’esempio della Görres-Gesellschaft, promuovesse con flessibilità una
molteplicità di iniziative; quella dello stage formativo in Biblioteca Vatica-
na era una di queste. I giovani studiosi dovevano, da una parte, garantire
in futuro la presenza nelle diocesi di un personale ecclesiastico in grado di
amministrare archivi e biblioteche capitolari e, più genericamente, eccle-
siastici che altrimenti correvano il serio rischio di essere rivendicati dalle
autorità governative italiane col pretesto della loro inagibilità; dall’altra, i
giovani sacerdoti avrebbero costituito il primo nucleo di quell’istituto sto-
rico che, insieme alla rivista, doveva rappresentare il frutto ulteriore e più
maturo della Società. Le lettere pubblicate permettono anche di precisare
chi fossero i tre sacerdoti — quelli che Ehrle nella lettera a Toniolo del 24
novembre 1899 definì i «tre Suoi raccomandati»155 — che effettivamente si
trasferirono a Roma (dopo un precedente periodo di formazione nel Semi-
nario Pio-Romano) e vi vissero per un certo periodo, al tramonto dell’Ot-
tocento e agli inizi del Novecento: Ercole Attuoni, della diocesi di Pisa;
Francesco Mari, della diocesi di Nocera Umbra; Girolamo Zattoni, della
diocesi di Ravenna. Conviene a questo punto percorrere sommariamente
le tre biografie per valutare anche in questo ambito successi e fallimenti
della Società.
Dei tre chierici inviati a Roma per iniziativa di Toniolo, Attuoni è si-
curamente quello che meno ha realizzato nell’ambito delle ricerche stori-
che156. Nato il 18 aprile 1875 a Stazzema, in provincia di Lucca, ordinato
sacerdote il 16 gennaio 1899, a Roma frequentò la Scuola Vaticana di Pa-
leografia (nella quale, unico dei tre, conseguì il diploma157) e si laureò in
155 Già Mercati, nella lettera a Toniolo del 18 dicembre 1898, aveva fatto riferimento ai
«nostri due raccomandati», cfr. supra.
156 A proposito di Attuoni, cfr. Cenni biografici. Dall’elogio funebre del prof. Don Luigi
dicatrice era composta dal card. Francesco Segna (presidente), Generoso Calenzio, Franz
Ehrle, Angelo Melampo, Cosimo Stornajolo e Pietro Wenzel, cfr. Cento anni di cammino.
Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica (1884-1984). Atti delle manifestazio-
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ni per il Centenario della Scuola con documentazione relativa alla sua storia, a cura di T. NATA-
LINI, Città del Vaticano 1986, p. 247.
158 Le lettere sono state infine raccolte: Il magistero di mons. Ercole Attuoni, I, cit.; II: Let-
chiesa parrocchiale di S. Sisto in Pisa il 29 novembre 1921, Pisa 1922; ID., Il santo Natale [ver-
si], Fermo 1936; ID., Christus Rex. La regalità di N.S. Gesù Cristo e le sue caratteristiche illustra-
te negli episodi del Vangelo, Torino 1941; ID., Lacrime, ricordo, sorriso nella vita umile e santa
della c.ssa Maria Teresa Ledochowska, fondatrice del Sodalizio claveriano, Roma s.d. Del 1927
è la prefazione a un volumetto di STANISLAO DI S. TERESA, La piccola Teresa di Lisieux, 1873-
1897, con prefazione di E. ATTUONI, Milano 19272.
160 Il 30 marzo 1899 Attuoni scrisse da Roma a Mercati scusandosi per non aver recapi-
tato a Palazzo Farnese, all’École Française, un volume (in quel periodo dunque Attuoni stava
lavorando in Vaticana), Carteggi Mercati, f. 1487r. Quasi quarant’anni dopo, il 15 giugno
1936, Attuoni inviò a Mercati un telegramma in occasione della sua creazione cardinalizia:
«Dolci ricordi gratitudine antica fanno balzare cuore commosso per voi», ibid., f. 13191r-v.
161 Il 2 agosto 1899 Attuoni comunicò da Stazzema a Toniolo alcune notizie familiari,
scusandosi per non aver «potuto ultimare la redazione bibliografica dei due libri che mi det-
te quando passai da Pisa e che avevo promesso pel Luglio decorso», Carteggi Toniolo 2807. Si
trattava forse di una recensione per la Rivista internazionale di scienze sociali.
162 Il 1° settembre 1914, al momento dello scoppio della prima guerra mondiale, Attuoni
scrisse da Pisa a Toniolo alcune considerazioni («Si scrive in questi giorni la pagina più san-
guinosa della storia») e sul conclave dopo la morte di Pio X, Carteggi Toniolo 6583.
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163 BEDESCHI, La Curia romana durante la crisi modernista cit., pp. 22, 77, 255, 257; Il
Sabatier, Albert Houtin, Ernesto Buonaiuti, Romolo Murri, Francesco Mari e altri), in Annali
della Facoltà di Lettere e Filosofia della Università degli Studi di Perugia 14 (1976-1977), pp.
1-100 (ripubblicato in ID., Tra Francia e Italia. Studi, documenti, Napoli 1986 (Università degli
studi di Perugia. Studi e testi dell’area romanza e slava, 1), pp. 3-98; ID., Pagine inedite dalla
temperie modernista, tra influssi francesi e inglesi. La relazione di Mari al convegno di Molveno,
in Lingua, cultura e testo. Miscellanea di studi francesi in onore di Sergio Cigada, a cura di E.
GALAZZI e G. BERNARDELLI, II, Milano 2003 (Scienze linguistiche e letterature straniere. Ri-
cerche), pp. 409-432; ID., Tra Harnack e Loisy, dai manoscritti inediti di Francesco Mari: corsi
di Sacra Scrittura negli anni della crisi modernista, testi a cura di A. DI PILLA, in Annali della
Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia 41 [n.s. 27] (2003-2004), pp. 41-140; ID.,
Gli umbri nella crisi modernista. Con documenti inediti, Perugia 2012 (Classici umbri della
letteratura dalle origini al Novecento), pp. 10-14 e passim (alle pp. xiii-xiv una ampia biblio-
grafia su Mari); ID., Figure e vicende del modernismo in Umbria (con documenti inediti), in Gli
umbri e la crisi modernista. Atti del convegno di Perugia, Istituto Conestabile della Staffa e Lui-
gi Piastrelli, 25-26 novembre 2011, a cura di F. DI PILLA, Perugia 2012, pp. 77-107: 79-80 e
passim.
165 FARINA, «Splendore Veritatis gaudet Ecclesia» cit., p. 316 nt. 112.
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ce, note ed una tavola fuori testo, Roma 1903. L’introduzione al volume fu letta da Mari il 28
maggio 1903 all’Accademia di Religione Cattolica di Roma, alla presenza del card. Parocchi
e di padre Genocchi. Il volume si inseriva nella questione assiriologica, suscitata dai docu-
menti scoperti a Babilonia e dalla conferenza di Friedrich Delitzsch su «Babel und Bibel»
(1902), DI PILLA, Gli umbri nella crisi modernista cit., p. 10.
170 Il murrismo come rinnovamento culturale cit., p. 83.
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I miei studi, come sa, sono stati fatti in istituti ecclesiastici e versano nel campo
quasi esclusivamente ecclesiastico. Nacqui qui a Nocera nel 1873 — 4 ottobre,
giorno di s. Francesco — feci in questo seminario gli studi fino alla Teologia. Quin-
di, avendo vinto il concorso per il Seminario Pio di Roma, studiai qui Teologia e
Diritto Canonico e Civile conseguendo le rispettive lauree oltre al Diploma in lette-
ratura italiana latina e greca nell’Istituto fondato da Leone XIII. Tornato in patria
nel 1902 fui subito richiamato da Leone XIII a Roma, alla Biblioteca Vaticana, che
mi destinava a scrittore della Vaticana per la letteratura semitica.
A tale scopo frequentai due anni l’Università di Roma: ma coll’avvento al trono
di Pio X fui richiamato a Nocera dal vescovo, e Pio X pare che volentieri annuisse
ai desideri del mio vescovo. Così dietro vive insistenze del card. Merry del Val e poi
di Respighi me ne tornai in diocesi171.
L’udienza fatale fu ritardata fino a iersera. I due segretari si aspettavano che Pio X
non avrebbe fatta nessuna difficoltà al voto insistente dei Cardinali e dei consul-
tori. Rimasero maravigliati a sentirsi dire che era meglio che tu restassi a Perugia.
Fleming non si arrese; ma il Papa stette fermo nella sua decisione, dicendo che
aveva esaminato la cosa, che tu facevi bene dove eri e non occorreva spostarti. Però,
sebbene non portasse affatto come una delle ragioni anche la questione finanziaria,
ne parlò poco dopo, mostrandosene molto preoccupato e dicendo che non sa dove
trovare i denari per le spese ordinarie. Sai che a Mari, che stava da due anni alla
Vaticana con grande simpatia di Padre Ehrle, ha dato ordine di tornare a Nocera,
perché voleva fare economia: e Mari non era ancora in ruolo ma ci sarebbe entrato
solo quest’anno. Di istituto biblico non si parla più neppure da lontano. Ecco quan-
to mi ha detto stamattina Vigouroux consigliandomi lui di scriverti subito perché
forse Padre Fleming avrebbe tardato172.
171 Mari a Sabatier, Nocera Umbra, 13 ottobre 1910; in Il murrismo come rinnovamento
culturale cit., pp. 114-116; il passo citato è a p. 115. L’«Istituto fondato da Leone XIII» potreb-
be essere l’Accademia Romana di S. Tommaso d’Aquino (cfr. supra); Rafael Merry del Val
(1865-1930), segretario di Stato di Pio X; Pietro Respighi (1843-1913), allora cardinale Vica-
rio di Roma. Una rivisitazione della sua vita anche nella lettera di Mari ad Houtin, Nocera
Umbra, 19 ottobre 1911; in Il murrismo come rinnovamento culturale cit., pp. 120-123. La
notizia della destinazione a «scrittore della Vaticana per la lingua semitica» appare plausibi-
le; si preparava forse una successione a Ugolini, che il 5 agosto 1900 Ehrle nella lettera a
Toniolo aveva definito «da parecchio tempo gravemente amalato» (cfr. supra) e che pochi
anni dopo sarebbe passato in Archivio Vaticano (cfr. supra), mentre non era ancora arrivato
a Roma Eugène Tisserant (vi sarebbe giunto nel 1908). Toniolo era in frequenti relazioni con
Respighi. Giulio Belvederi ricorda di avere conosciuto il professore pisano nel 1900 «nel pa-
lazzo del Vicariato, quando egli veniva dall’Eminentissimo Card. Respighi», «ex processu
rogatoriali romano annis 1937-1940 extructo», Pisana. Beatificationis et canonizationis Servi
Dei Josephi Toniolo viri laici cit., [3], p. 175.
172 P. SCOPPOLA Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia (…), Bologna 1961
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(Saggi, 31), p. 120 nt. 126. Era in discussione un trasferimento di Fracassini da Perugia a
Roma. Il francescano David Fleming e il sulpiziano Fulcran-Grégoire Vigouroux (1837-1915)
erano consultori della Pontificia Commissione per gli Studi Biblici (Vigouroux ne era anche
primo segretario).
173 Va dunque collocato al 1903, cioè al momento della partenza di Mari da Roma, l’epi-
sodio che Buonaiuti, Pellegrino di Roma cit., pp. 82-83, probabilmente per un errore della
memoria a distanza di anni, colloca dopo l’enciclica Pascendi (1907): «Ricordo ancora oggi,
con una stretta al cuore, le lacrime con cui un uomo come Francesco Mari, così prometten-
temente iniziato alle indagini critico-letterarie intorno al vecchio mondo religioso del Vicino
Oriente, mi annunciò l’ordine impartitogli di tornare alla sua diocesi di origine, da dove non
sarebbe più uscito, fino al giorno del suo lacrimato trapasso».
174 A questo periodo risalgono gli appunti dei corsi editi da DI PILLA, Tra Harnack e Loisy
cit.
175 Il murrismo come rinnovamento culturale cit., p. 84.
176 Ibid., p. 83.
177 Ibid., pp. 88-89.
178 La frase è in lettera di Mari a Murri, Nocera Umbra, 31 luglio 1906; ibid., pp. 92, 109
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179 F. MARI, Il canone biblico e gli apocrifi del Nuovo Testamento, Roma 1906 (Fede e
scienza, ser. V, 47); Il Libro dei Salmi. Traduzione italiana con note a cura del sac. F. MARI,
Città di Castello 1907 (con diverse edizioni: 1910, 1924, 1925); F. MARI, Le idee escatologiche
del libro di Enoch, Roma 1910. Dopo aver collaborato agli Studi religiosi (1903-1907) di Mi-
nocchi, nella Rivista storico-critica delle scienze teologiche (che incominciò a uscire nel 1905 e
alla quale collaborò anche Giovanni Mercati), Mari curò il «Bollettino biblico», cfr. SCOPPO-
LA, Crisi modernista cit., p. 108.
180 «La Chiesa romana ha i suoi cerchi di ferro — le formule dogmatiche — con tutto ciò
che queste materialmente, fisicamente significano, e tutto il lavoro che si fa per rompere e
allargare questi cerchi, per me, si fa extra ecclesiam catholicam; essa ha ben delimitati i suoi
confini. Fuori di là non si è più nel cattolicismo romano. […] Le formule dogmatiche hanno
oggettivato troppo la fede compromettendola. La molteplicità degli oggetti della fede mi sem-
bra che abbia sciupato l’energia religiosa e in mezzo ad essi noi non ritroviamo più l’oggetto
autentico della fede. Va bene che la fede sia qualche cosa di assoluto e d’immutabile, che
costituisca una categoria a sé, ma come si fa a concepire una fede e una rivelazione a sé di-
stinta dagli uomini, se la fede e la rivelazione sono fatte per gli uomini? Se la fede è sostanza
di cose sperate, perché non sarà questa speranza relativa, come la speranza è sempre relativa
e oscillante?», Mari a Murri, Nocera Umbra, 1° luglio 1906; il testo integrale della lettera è
edito in Il murrismo come rinnovamento culturale cit., pp. 106-108; il passo citato è a p. 107.
181 Mari a Sabatier, Nocera Umbra, 20 marzo 1907; in Il murrismo come rinnovamento
motori del convegno di Molveno, a cura di N. RAPONI, in Fonti e documenti [del] Centro Studi
per la Storia del Modernismo, 16-17, Rimini 1990, pp. 348-449: 393-394 (cfr. anche ibid., pp.
363, 365-366, 368, 372, 379); ed è ora fondamentale DI PILLA, Pagine inedite cit. Ma cfr. anche
ID., Gli umbri nella crisi modernista cit., pp. 21-25; ID., Figure e vicende cit., pp. 82-83.
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184 SCOPPOLA, Crisi modernista cit., pp. 239-240, 242. La lettera di adesione di Mari al
convegno di Molveno, indirizzata il 13 maggio 1907 a un «Caro signore», è pubblicata ibid.,
p. 240 nt. 50.
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Dunque Perugia non avrà più seminario! Di chi la vittoria? Degli intransigenti e
di Pio X? Forse che no: non ti pare? Queste misure draconiane non possono non
contribuire allo sgretolamento del blocco vaticanesco. Pensano di fondare in Assisi
la cittadella del medievalismo, ma, ahimè, è troppo tardi186.
E a proposito della nomina (26 agosto 1910) del nuovo vescovo nella
sua diocesi, Nicola Cola, Mari commentò:
Dicono che sia dotto e caritatevole assai. Ai fatti vedremo se si tratta di réclame.
Ad ogni modo non so cosa dobbiamo più sperare da un Vescovo più o meno saggio
con questi sistemi di accentramento. V’è un solo Vescovo ormai nel mondo, ed è
Pio X187.
Purtroppo si esige una sottomissione e pronta. Qui sta tutto il guaio di questa fac-
cenda. Sono stati condannati i primi tre volumi della collezione e nominatamente.
In verità questa sottomissione mi secca infinitamente e mi ripugna, non tanto per
il prestigio che con ciò si viene a togliere al libro — cosa a cui nessuno crede —
quanto perché mi sembra commettere un grande atto d’insincerità e di viltà. E
poi credo che non si fermeranno qui; ma ci toglieranno ogni libertà d’azione per
185 DI PILLA, Gli umbri nella crisi modernista cit., pp. 25-27, 39; ID., Figure e vicende cit.,
pp. 83-85. Sostengono invece una partecipazione di Mari alla stesura del Programma Mario
Niccoli in BUONAIUTI, Pellegrino di Roma cit., p. 525 nt. 27, e GUASCO, Il modernismo cit., p.
167.
186 Mari a Canzio Pizzoni, Nocera Umbra, 31 agosto 1910; in Il murrismo come rinnova-
mento culturale cit., p. 129 (tutta la lettera è alle pp. 128-130). Il passo era stato già citato da
SCOPPOLA, Crisi modernista cit., p. 327 nt. 3, ma senza l’indicazione del destinatario.
187 Il murrismo come rinnovamento culturale cit., p. 129; SCOPPOLA, Crisi modernista cit.,
p. 327 nt. 3. Nella stessa lettera Mari ancora notava: «Ormai si viaggia in acque troppo diver-
se: un vescovo non potrà essere moderno, rimanendo tale»; in Il murrismo come rinnovamen-
to culturale cit., p. 129.
188 F. MARI, Il quarto Vangelo, Roma 1910 (Manuali di scienze religiose, 3). Il volume è
dedicato «alla pia memoria di mia madre». L’esemplare vaticano del volume, che non reca
segni di lettura, appartenne al card. Rafael Merry del Val [Merry del Val V.110].
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189 Mari a Pizzoni, Nocera Umbra, 23 settembre 1910; in Il murrismo come rinnovamento
culturale cit., pp. 130-131. Il passo era stato già citato da SCOPPOLA, Crisi modernista cit., p.
357 nt. 76, ma senza l’indicazione del destinatario. Cfr. anche DI PILLA, Gli umbri nella crisi
modernista cit., p. 69. Gaetano De Lai (1853-1928), allora segretario della Congregazione
Concistoriale e acceso antimodernista; il perugino Umberto Benigni (1862-1934), allora sot-
tosegretario della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, organizzatore del
«Sodalitium Pianum»; Nazareno Marzolini, canonico della basilica Vaticana, vicepresidente
dell’Economato dei Dicasteri Ecclesiastici (di cui De Lai era presidente) e segretario della
Commissione Cardinalizia Amministratrice dei Beni della Santa Sede; Alfredo Mignini, sa-
cerdote (1887), dagli inizi del pontificato di Pio X direttore di Paese (settimanale ideato nel
1876 dall’allora arcivescovo di Perugia Gioacchino Pecci) che dal 1892, con l’assorbimento
della rivista intransigente Il monitore umbro, ne aveva adottato la linea.
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suo Cristo aleggi anche fuori di lei, anzi principalmente fuori di lei; e confortati da
Lui possiamo continuare la nostra vita nella grande chiesa universale190.
Io recitai il mio giuramento il 31, l’ultimo giorno, scrivendo una lettera in cui
facevo intendere che attribuivo al giuramento un valore puramente esterno e di-
sciplinare, mi obbligavo ad una onesta osservanza del medesimo purché entro il
termine di un mese io venissi decorosamente provveduto. Come vedi nessuna ade-
sione intima a tutto il fardello dei decreti e dei sillabi riassunti in quella formula,
ma nel medesimo tempo un sacrificio tale promettevo, che mi costò giorni di indi-
cibile amarezza. Ebbi una risposta evasiva, una promessa vaga, ma siccome non è
solo il pizzicagnolo che mi attende, ho dovuto fare un altro sacrificio ancora. Sono
andato dal sindaco, ho chiesto una scuola elementare rurale, mi è stata accordata.
Forse lunedì prossimo comincerò la nuova missione a circa 9 chilometri di qui, sui
monti, in mezzo alla neve gelata, in mezzo al freddo desolante d’un ambiente anal-
fabeta. Del resto chissà che in mezzo a una turba di rozzi e semplici fanciulli non
trovi maggiore conforto che … altrove? La missione in ogni modo è cristiana191.
culturale cit., pp. 132-133. Data topica e cronica si ricavano dal timbro postale sulla busta. Il
passo è citato anche da SCOPPOLA, Crisi modernista cit., pp. 357-358, ma senza precisare data
e destinatario della lettera. Dalla lettera si deduce che le iniziali intenzioni di Mari di resiste-
re erano state fiaccate dalla capitolazione di Buonaiuti; ma il giuramento veniva compiuto
con precise riserve mentali. Sulle diverse reazioni al giuramento, cfr. DI PILLA, Gli umbri
nella crisi modernista cit., pp. 69-72; ID., Figure e vicende cit., pp. 103-106.
192 Il 29 settembre 1907 (dunque fra il congresso di Molveno e la replica del Programma
dei modernisti) Mari rinunciò di sua iniziativa all’insegnamento di Sacra Scrittura e Storia
ecclesiastica nel Seminario di Nocera Umbra, conservando nell’anno scolastico 1907-1908
solo l’insegnamento del greco e del francese, DI PILLA, Gli umbri nella crisi modernista cit.,
p. 27.
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193 Mari a Sabatier, 20 aprile [ma probabilmente per errore dell’editore che ha alterato la
data più plausibile: 20 settembre] 1910; in Il murrismo come rinnovamento culturale cit.,
p. 113 (cfr. supra nt. 190). Cfr. anche la lettera successiva a Sabatier, 13 ottobre 1910, ibid.,
pp. 115-116.
194 Sulle difficoltà e umiliazioni del momento cfr. le lettere di Mari a Houtin, Nocera
Umbra, 19 ottobre 1911, e a Pizzoni, Nocera Umbra, 18 agosto 1911; in Il murrismo come
rinnovamento culturale cit., pp. 122, 133-134. Nelle lettere appare evidente l’incertezza di
Mari sul suo futuro sacerdotale unita a un forte rancore verso la gerarchia e a una grande
amarezza. Poco dopo Mari vendette le annate della Revue biblique per acquistare opere di
pedagogia, Mari a Pizzoni, Nocera Umbra, 7 ottobre 1912; in Il murrismo come rinnovamen-
to culturale cit., p. 145. Come accennato, ottenuto un titolo statale per sopravvivere, Mari fece
richiesta di un insegnamento al sindaco di Nocera Umbra; gli fu assegnata una scuola ele-
mentare a Mosciano, fra i monti, a nove chilometri da Nocera; dopo dieci anni di servizio,
divenne direttore didattico (1925), prima a Montefalco e poi a Nocera, DI PILLA, Gli umbri
nella crisi modernista cit., p. 74 nt. 189.
195 «Io ho mantenuto sempre la veste perché non si sono presentati motivi seri per abban-
donarla. Dovendo vivere qui nell’Umbria, mi si sarebbero presentate troppe difficoltà nella
vita pratica», Mari a Pizzoni, 24 dicembre 1918; cit. in Il murrismo come rinnovamento cul-
turale cit., p. 86. Il successore del vescovo Anselmini, il già ricordato Nicola Cola (1869-1940),
fu affettuosamente vicino a Mari, che divenne negli ultimi anni «proposto» della cattedrale,
DI PILLA, Gli umbri nella crisi modernista cit., p. 74 nt. 189.
196 Il murrismo come rinnovamento culturale cit., p. 87.
197 «Tutte le nostre vecchie reminiscenze del primo ecclesiastico lavoro sul terreno degli
studi religiosi in Italia hanno ripullulato sul fondo dell’anima ridestando sofferenze non pla-
cate e speranze spente […] I medesimi indirizzi culturali relegarono l’obbediente e docile
Mari in un minuscolo centro di provincia. Il modernismo ha avuto anch’esso il suo martiro-
logio […] Mari è rimasto prete, fedele perseverante alla disciplina, alimentando nella propria
anima fine e schiva una eccezionale esperienza di pietà e di meditazione. Ogni sua visita per
me era un corroborante acquisto di luce e di fede», Francesco Mari, in Religio 1 (1935), p. 96;
cit. in Il murrismo come rinnovamento culturale cit., pp. 87-88.
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mistero della sua coscienza, nel silenzio assoluto degli ultimi venticinque
anni della sua vita198.
Le lettere conservate di Mari a Mercati non ci illuminano su questa
ultima fase della vita del prete umbro né offrono molte indicazioni sul suo
soggiorno romano. Ma Mercati, insieme a Mari, Brizio Casciola, Murri,
Giuseppe Clementi, padre Giuseppe Bonaccorsi, Faberi e Giovanni Pioli,
sembra abbia frequentato (non sappiamo per quanto) il villino romano di
Ferdinand von Hügel a Via Ludovisi199. Il non cospicuo epistolario di Mari
con Mercati (sei documenti, fra il 1898 e il 1903) si apre proprio a proposi-
to della programmata formazione erudita in Vaticana. Il 1° dicembre 1898
il giovane prete umbro scrisse allo scrittore della Vaticana: «Io e Zattoni
stiamo sempre in aspettativa, sperando che le cose procedano bene e che
presto eliminati tutti gli ostacoli che certo non sono lievi per noi, possiamo
darci con tutta alacrità ai propostici studi»200. Ma quasi due anni dopo la
situazione non apparve chiarita se il 15 ottobre 1900 Mari chiese ancora
a Mercati indicazioni per il suo avvenire, per prendere le decisioni con-
seguenti; nell’anno successivo avrebbe voluto frequentare all’Apollinare il
secondo anno dei corsi di arabo e di siriaco, per poi seguire seriamente i
corsi di Ignazio Guidi. Con i saluti a padre Genocchi, la preghiera a Mer-
cati fu quella, accorata, di creare le condizioni per permettergli di lasciare
Nocera Umbra ove sentiva inevitabile la fine di ogni proposito di studio:
«Mi raccomando sempre: io qui a Nocera sarei rovinato; non avendo mezzi
perderei la voglia di studiare, non avendo persone a modo e intendenti
diventerei volgare, e chi sa che anche io non mi dessi ai pettecolezzi e alla
vita dei ripicchi come in uso in questi piccoli paesi, anche tra i preti. Crede
Lei ch’io qui abbia buona compagnia? Un prete o due così, così, ed ecco
tutto»201. Il disegno di trarlo fuori dal piccolo centro umbro poco dopo
sembrò definitivamente fallito; ma Mari si dichiarò comunque «eterna-
198 «Sulla via più dolorosa e difficile si incamminava in solitudine Francesco Mari, che
nismo nell’epoca di Pio X, con alcune riflessioni su don Orione, in M. BUSI, R. DE MATTEI, A.
LANZA, F. PELOSO, Don Orione negli anni del modernismo, introduzione di A. ZAMBARBIERI,
Milano 2002, pp. 29-86: 45.
200 Mari a Mercati, 1° dicembre 1898; Carteggi Mercati, f. 1357r.
201 Mari a Mercati, Nocera Umbra, 15 ottobre 1900; Carteggi Mercati, ff. 1873r-1874v.
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202 Mari a Mercati, s.d.; ma comunque posteriore alla precedente, cfr. Carteggi del card.
Giovanni Mercati, I: 1889-1936, introduzione, inventario e indici a cura di P. VIAN, Città del
Vaticano 2003 (Studi e testi, 413; Cataloghi sommari e inventari dei fondi manoscritti, 7), p.
75, nr. 1201; Carteggi Mercati, ff. 1875r-1876v.
203 A questo periodo «vaticano» di Mari risale la sua lettera a Mercati da Nocera Umbra,
2373r-v; 2381r-v. Nel secondo messaggio, con alcuni ragguagli sulle sue ricerche orientalisti-
che, Mari espresse perplessità su Minocchi.
205 G. MONTANARI, Don Girolamo Zattoni, in La Pontificia Università Lateranense. Profilo
della sua storia, dei suoi maestri e dei suoi discepoli, Roma 1963, p. 519; A. ALBERTAZZI, Zatto-
ni, Girolamo, in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, 1860-1980, diretto da F.
TRANIELLO – G. CAMPANINI, Le figure rappresentative, III/2: M-Z, Torino 1984, pp. 909-910, con
indicazioni bibliografiche di ricerche di L. Bedeschi, D. Sgubbi, P. Grassi, E. Tramontani. Più
divulgativo è l’articolo di L. BEDESCHI, Don Girolamo Zattoni (1874-1905). Un’intelligenza
fertile e innovatrice, in Vita pastorale, 1° giugno 1905. Il 12 dicembre 2005, a Castiglione di
Ravenna, nel centenario della morte di Zattoni si è svolto un incontro: «Nel centesimo anni-
versario della morte: don Girolamo Zattoni (1874-1905), prete castiglionese all’avanguardia
tra impegno democratico e ricerca storica», con interventi di E. Tramontani e G. Montanari.
206 «[…] i pionieri romagnoli del rinnovamento nel clero e negli studi ecclesiastici della
regione provengono tutti dal Seminario Pio di Roma […]: Francesco Lanzoni di Faenza, Gi-
rolamo Zattoni e padre Genocchi di Ravenna, Girolamo Mauri di Rimini, Adamo Pasini di
Forlì, Giovanni Ravaglia di Cesena, Luigi Tonetti di Montefeltro, Giuseppe Fabbri di Sarsina,
Alpinolo Lasi di Bertinoro. Gli è che a Roma questi giovani intelligenti avevano ricevuto gli
strumenti scientifici, quali la conoscenza delle lingue straniere, la nozione di fermenti cultu-
rali magari combattuti dai maestri e il gusto per lo studio», L. BEDESCHI, Introduzione, in F.
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Lanzoni che proprio di Zattoni nel 1906 avrebbe tenuto l’elogio funebre207.
Ordinato sacerdote nel 1898, laureato in teologia nello stesso anno e dive-
nuto baccelliere «in utroque iure» nel 1899, Zattoni rientrò quindi, nell’e-
state 1900, in diocesi ove il card. Sebastiano Galeati lo nominò docente
di teologia dogmatica in Seminario (ma tenne l’insegnamento solo per un
anno) e poi custode dell’Archivio Arcivescovile (1901). Ma a Roma Zattoni
aveva seguito le conferenze di Toniolo ed era stato così conquistato, fin
dal 1895, alla causa della democrazia cristiana. All’inizio del 1901 con don
Giovanni Bosio costituì il primo circolo democratico-cristiano di Ravenna
e durante il breve episcopato ravennate (15 aprile 1901-25 aprile 1902) del
card. Agostino Gaetano Riboldi (che abbiamo già incontrato come amico
e collaboratore di Toniolo, anche nel progetto della Società) si dedicò a
un’intensa attività di rinnovamento politico-sociale della diocesi, parteci-
pando al convegno di Imola (7 ottobre 1901) e facendosi attivo promoto-
re delle risoluzioni lì prese. Tra la fine del 1901 e l’estate del 1902 venne
nuovamente inviato a Roma per diplomarsi in archivistica all’Archivio di
Stato; al rientro in diocesi accompagnò Romolo Murri nella villa di Pian-
gipane ove il sacerdote marchigiano si rivolse ai seminaristi (l’episodio gli
provocò i rimproveri di mons. Pietro Maffi, divenuto amministratore apo-
stolico della diocesi dopo la morte di Riboldi, avvenuta il 25 aprile 1902).
Ma Zattoni difese sempre Murri dalle «stupide calunnie» dei preti «ai quali
la sinecura dell’ufficio o della parrocchia lascia tutto il tempo di sparlare
della democrazia cristiana, della stampa nostra, di Murri, ecc.». Quella
democratico-cristiana era per Zattoni, incline come altri preti suoi conter-
ranei alla politica militante208, una «grande causa», convinto com’era che
«in seno al cristianesimo» stesse maturando «qualche cosa di eccezional-
mente serio». Esplicita e chiara la sua adesione alla prospettiva murriana:
«La nostra fede democratica — affermò — o è quella della Cultura sociale
[scil.: la rivista fondata da Murri nel 1898] o non è».
Direttore de L’eco di Ravenna (1902-1903), collaboratore de L’avvenire
d’Italia, impegnato nel gruppo regionale dell’Opera dei congressi, Zattoni
incontrò naturalmente non lievi opposizioni in diocesi. Certo rafforzate
dalle pubblicazioni di alcune ricerche, come quella sulla Passio sancti Apol-
vile di Ravenna (27 dic. 1874-10 dic. 1905). Elogio funebre […], Faenza 1906; ibid., pp. 23-24,
elenco delle Pubblicazioni del sac. dott. G. Zattoni. Gli Scritti storici e ravennati di Zattoni sono
stati raccolti in volume, a cura di M. Mazzotti, nel 1975.
208 Inclinazione che invece lo distingueva da Lanzoni, fondamentalmente insensibile alla
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delle Scienze di Torino 39 (1903-1904), pp. 364-378 [contributo presentato nell’adunanza del
24 gennaio 1904]. Nello studiare il documento agiografico e nel datarlo al secolo VII (proba-
bilmente all’episcopato dell’arcivescovo Mauro, 642-671) Zattoni «non si lasciò condurre da
un malinteso amore del proprio paese e delle sue glorie, non da un timore superstizioso di
offendere delle tradizioni umane, originate il più delle volte dallo spirito municipalistico del
medioevo, così fertile in invenzioni e così tenace (direi quasi, feroce) nel mantenerle e nel
difenderle; ma dall’unico desiderio di scoprire la verità», LANZONI, In memoria cit., p. 18.
L’articolo fu seguito da G. ZATTONI, Il valore storico della «Passio» di S. Apollinare e la fonda-
zione dell’episcopato a Ravenna e in Romagna, in Rivista storico-critica delle scienze teologiche
1 (1905), pp. 662-677; 2 (1906), pp. 179-200, 677-691 (l’articolo uscì parzialmente postumo e
la rivista dedicò a Zattoni un commosso necrologio a firma «La direzione», ibid. 1 (1905), p.
869). Nell’ultimo suo lavoro appaiono più che altrove «l’acutezza della critica, la nitidezza e
l’ordine dei pensieri, la netta sobrietà dell’esposizione, la dignità della forma, la sicura e vasta
cognizione delle memorie ravennati e romagnole», LANZONI, In memoria cit., p. 20. L’analisi,
apprezzata dai Bollandisti, apparve particolarmente importante a proposito di tutta l’Italia
sacra: «perché probabilmente la Passione di s. Apollinare è il più antico documento ecclesia-
stico, in cui hanno preso forma concreta vaghe tradizioni di un’origine immediata delle dio-
cesi italiane da s. Pietro apostolo», ibid.
210 G. ZATTONI, La cronotassi dei vescovi di Cervia (dall’origine alla fine del XIV secolo)
(Secolo XI) e la bolla di Clemente II, Ravenna 1904; ID., Origine e giurisdizione della metropoli
ecclesiastica di Ravenna, in Rivista di scienze storiche 1 (1904), vol. 1, pp. 343-351, 469-480
[con replica di Zattoni alle osservazioni di Carlo Cipolla: Due risposte al Prof. Conte Carlo Ci-
polla, ibid., vol. 2, pp. 274-277]; ID., Indipendenza del vescovado di Bobbio dalla giurisdizione
metropolitica di Ravenna, ibid. 2 (1905), vol. 1, pp. 345-351; ID., Un frammento dell’antico Of-
ficio Ravennate, ibid., vol. 1, pp. 217-223, 337-344. Postumo uscì l’articolo Bolle pontificie
inedite dell’Archivio Arcivescovile di Ravenna. Da Lucio III (1181-1185) a Bonifacio VIII (1294-
1303), in Atti e memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le provincie di Romagna, ser.
III, 25 (1907), pp. 378-412 (a proposito del quale cfr. la lettera di Zattoni a Mercati, s.d. [ma
prima del maggio 1905]; Carteggi Mercati, f. 3000r-v (per la datazione cfr. Carteggi del card.
Giovanni Mercati, I, cit., p. 117, nr. 1894).
212 Descritto da LANZONI, In memoria cit., pp. 8-9.
213 LANZONI, In memoria cit., p. 11. A proposito dell’edizione dei documenti ravennati
Zattoni informò Mercati che Carlo Cipolla avrebbe voluto che vi fossero inclusi anche i pa-
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piri; ma il sacerdote ravennate si diceva incerto perché non credeva di poter fare meglio di
Gaetano Marini, cfr. Zattoni a Mercati, Ravenna, 22 dicembre 1904; Carteggi Mercati,
f. 2627r-v.
214 Lanzoni si disse legato a Zattoni «da intima amicizia, e con lui unito in comunanza di
studi», LANZONI, In memoria cit., p. 3. Il sacerdote faentino, nato nel 1862, era più anziano di
dodici anni del prete ravennate.
215 LANZONI, In memoria cit., p. 15.
216 LANZONI, In memoria cit., p. 17.
217 Interessante l’elenco, molto vario, di quanti apprezzarono Zattoni: «I cattolici più
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terventi di Mercati su Pietro Peccatore (nel 1895, per tre volte nel 1897, nel 1898 e infine nel
1911), cfr. Bibliografia degli scritti del cardinale Giovanni Mercati (1890-1956), a cura di A.
CAMPANA, Città del Vaticano 1957, pp. 8, 14-15, 17, 40 (sub nrr. 9, 44, 50, 53, 68, 233).
220 Zattoni a Mercati, Roma, 21 maggio 1898; Roma, 28 maggio 1898; Carteggi Mercati,
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delle tradizioni infallibili: del resto, si consoli, qui in Roma si bolla di razionalista
o peggio chi non ammette che il Pentateuco è uscito tutto d’un blocco dalle mani
di Mosè, o chi nega la giovanninità del comma jovanneo (I Johan. 5/8), informino
P. Lagrange denunziato al S. Officio e il mio concittadino P. G. Genocchi profess.
d’eseg. biblica all’Apollinare. Non pertanto sono risoluto d’andare a fondo sulle
origini oscure della M[adonna]. Gr[eca]. con prudenza s’intende. Ho sotto esame
un’altra tradizione ravennate sulla quale debbo conferire con Duchesne. Che ne fa
la nostra Religione Catt. delle devozioni spurie e leggendarie? gettiamole a mare se
sono veramente tali221.
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vera 1904 Zattoni si impegnò anche per una mostra di arte sacra: «Sono ingolfato nella pre-
parazione, d’una Mostra d’Arte Sacra», Zattoni a Mercati, Ravenna, 29 aprile 1904; Carteggi
Mercati, f. 2552r. Cfr. anche LANZONI, In memoria cit., p. 13.
228 Zattoni a Mercati, Ravenna, 20 maggio 1904 (data del timbro postale); Carteggi Mer-
cati, f. 2558r. Augusto Gaudenzi (1857-1916), storico del diritto e docente (dal 1886) nell’Uni-
versità di Bologna. Le ricerche nell’Archivio ravennate erano forse finalizzate al lavoro su Lo
svolgimento parallelo del diritto romano e del diritto longobardo a Ravenna, che vide la luce nel
1908.
229 Cfr. le lettere di Zattoni a Mercati, Ravenna, 29 aprile 1904; Ravenna, 2 maggio 1904;
Ravenna, 20 maggio 1904 (data del timbro postale); Carteggi Mercati, ff. 2552r-v; 2553r-v;
2558r-v. Il progetto non fu realizzato.
230 Cfr. Zattoni a Mercati, Ravenna, 20 maggio 1904 (data del timbro postale); Carteggi
Mercati, f. 2558r-v.
231 Zattoni a Mercati, Ravenna, 20 maggio 1904 (data del timbro postale); Carteggi Mer-
cati, f. 2558r. La traduzione dell’opera di Baumstark alla quale si fa riferimento uscì nel 1904:
Liturgia romana e liturgia dell’esarcato. Il rito detto in seguito patriarchino e le origini del «Ca-
non missae» romano. Ricerche storiche, Roma 1904.
232 Cfr. Zattoni a Mercati, Ravenna, 22 gennaio 1905; Carteggi Mercati, f. 2639r-v. Le le-
zioni tenute da Duchesne all’Institut Catholique di Parigi, più volte litografate a partire dal
1880 col titolo Les origines chrétiennes, completate e rimaneggiate divennero l’Histoire an-
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Carteggi del card. Giovanni Mercati, I, cit., p. 117, sub nr. 1894); Carteggi Mercati, f. 3000r-v.
L’articolo di Zattoni al quale si fa riferimento, L’epiclesi nell’antica liturgia romana e il suo
valore consecratorio, fu pubblicato nella Rivista storico-critica delle scienze teologiche 1 (1905),
pp. 241-254. Bishop e Kehr erano in relazione con Mercati ed è facile supporre che sia stato
proprio Mercati a metterli in contatto con Zattoni.
234 Zattoni a Mercati, Ravenna, 22 dicembre 1904; Carteggi Mercati, f. 2627r.
235 Nessun documento su di essi è stato rinvenuto nell’Archivio della Biblioteca, come mi
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Biblioteca Vaticana). Tutta la sua vita può essere intesa come una risposta
ai problemi posti dalla sfida della ricerca storico-critica alla fede. Il suo
accanito attaccamento allo studio ci appare la prova vissuta in lui della non
contraddizione tra fede e scienza, tra fede e ricerca. Al tempo stesso, per
salvarsi dalla deriva di un certo modernismo (i casi di Minocchi e di Mari
e di tanti altri dovettero essere sempre silenziosamente presenti nelle sue
solitarie riflessioni), Mercati percepì e sottolineò presto la relatività della
scienza, ne mostrò i limiti e le fragilità che dunque non le davano titolo per
attentare alle certezze della fede, dotate di altre fondamenta che la ricerca
storico-critica non può né dimostrare né scalfire237.
accettato di realizzare la traduzione italiana del Lutero di Heinrich Denifle; ma non fa alcun
cenno alla Società, TONIOLO, Lettere, III, cit., pp. 59-60.
239 Ma il 3 gennaio 1901 Toniolo metteva al corrente Giuseppe Ballerini dell’esito di
un’«adunanza» svoltasi a Roma per la Società, «che ormai […] ha l’avvenire assicurato».
Dopo aver annunciato la prossima uscita del Bollettino e commentato l’insoddisfacente esito
delle elezioni interne, Toniolo scriveva: «A lungo si trattò dei periodici; tutto desio fu di am-
pliarli. All’ultimo il consiglio amministratore, in ciò preparato dalle idee del resto pratiche del
p. Ehrle, sostenne esser prima necessario accrescere i soci oblatori (come in Germania ove si
contano a migliaia) da noi chiamati aderenti, ed educarci gli studiosi nuovi; ma di dover as-
solutamente differire ogni spesa e rischio di altre riviste (oltre quella di scienze sociali e di
scienze fisiche) finché i mezzi economici non sieno cresciuti; salvo bene inteso che si trovas-
se un editore, che assuma ogni cosa a proprio conto e pericolo. Il programma del resto da lei
dettato per la specializzazione della Scuola cattolica venne accolto con plauso. Ma così … mi
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dere il testimone della Commissione cardinalizia per gli studi storici (ma
con la profonda e decisiva differenza di essere caratterizzata da un’azione
dal basso, dal tessuto concreto delle ricerche storiche condotte dai catto-
lici italiani), la Società ne condivise infatti il sostanziale insuccesso. Ma
Toniolo non si diede per vinto e, come si è visto, qualche anno dopo ri-
lanciò nuovamente l’idea, ma questa volta su un piano internazionale, di
una associazione scientifica cattolica per gli studi; e, in parte, si rivolse
nuovamente alle persone già coinvolte nella Società. Questa però è un’altra
storia, già parzialmente ricostruita. Nel caso della Società Italiana per gli
Studi Scientifici l’impressione è che gli eruditi ambrosiano-vaticani abbia-
no in qualche modo esitato a scendere nell’agone240. Fondamentalmente
assorbiti dall’impegno nelle loro biblioteche, hanno forse pensato inop-
portuno aprire con leggerezza nuovi fronti di lavoro. Ma non ricusarono
del tutto il loro aiuto a Toniolo del quale condividevano lo spirito di fondo
e non esitarono a impegnarsi (in particolare Ehrle e Mercati), soprattutto
nell’accoglienza in Biblioteca Vaticana e nella direzione dei giovani sacer-
doti che Toniolo intendeva preparare agli studi storici. Da questi sforzi non
vennero apparentemente frutti copiosi e significativi: i tre «raccomandati»
di Toniolo si mossero, negli anni accidentati e difficili dell’esplosione della
crisi modernista e della sua repressione, lungo linee diverse da quelle pre-
viste all’inizio. Forse solo Zattoni corrispose al profilo ideale del sacerdo-
te formato nella «scuola» vaticana; ma morì troppo presto per realizzare
compiutamente i voti di quanti lo avevano inviato a Roma. Sarebbe però
un errore giudicare l’iniziativa di Toniolo solo alla luce del suo parziale fal-
limento. Più importante sembra cogliere nelle fatiche di Toniolo la lucida
consapevolezza della necessità improrogabile anche nel campo degli studi
storici di sprovincializzare il cattolicesimo italiano e di metterlo finalmen-
te all’altezza di un confronto con la storiografia internazionale sui temi nei
quali più acceso e aspro era il dibattito.
I documenti pubblicati sembrano dunque utili per la comprensione di
due situazioni diverse. Da una parte, essi offrono il profilo concreto degli
sforzi di Toniolo per dare vita alla nuova creatura. Anche se il proposito
di fondo era grandioso, il «rinnovamento globale della cultura cattolica
pare che ci rimangono ben poche speranze per ora. In ogni modo ci ripensi e veda se vi aves-
se una via di uscita», Toniolo a Giuseppe Ballerini, Pisa, 3 gennaio 1901; in Toniolo, Lettere,
II, cit., pp. 224-225.
240 Cfr. il secondo punto del Memento steso da Giovanni Mercati durante il periodo mila-
nese (1893-1898): «di essere difficilissimo ad accettare commissioni di studio e fuori, attesa
la soverchia facilità di accollarti in servizio altrui impegni che poi ti schiacciano», G. MERCA-
TI, Tre documenti, in Card. Giovanni – Mons. Angelo Mercati cit., pp. 30-33: 30.
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241
SORRENTINO, Giuseppe Toniolo. Una biografia cit., p. 88.
242
Il progetto di De Luca è espresso nella lettera a Giovanni XXIII, Roma, 24 giugno
1959, in L. F. CAPOVILLA – G. DE LUCA – A. G. RONCALLI, Carteggio, 1933-1962, a cura di M.
RONCALLI, Roma 2006, pp. 65-76: 71-73. Impressionante la coincidenza, quasi sessant’anni
dopo, con le parole di Mercati a Toniolo nella lettera del maggio 1898 quando sottolinea la
necessità di una preparazione storica e non solo teologica: «Se ogni vescovo ha da avere l’ar-
chivista così come ha il giudice, per la semplice ragione che l’archivio diocesano non è una
cava oziosa di documenti per i professori a caccia di titoli, è invece organo essenziale del
governo, essenziale quanto delicato, non meno della memoria del nostro intendere e giudica-
re; se codesto è vero, a capo d’un archivio nostro non può stare oggi se non chi abbia oltre la
laurea in teologia, oltre la laurea in diritto, una licenza di paleografia e diplomatica. E che sia,
di fondo, un buon prete». Sulla «Scuola Giovanni XXIII» ideata da De Luca cfr. L. MANGONI,
In partibus infidelium. Don Giuseppe De Luca: il mondo cattolico e la cultura italiana del No-
vecento, Torino 1989 (Biblioteca di cultura storica, 178), p. 396; R. GUARNIERI, Don Giuseppe
De Luca. Tra cronaca e storia, Cinisello Balsamo 1991 (Tempi e figure), pp. 195-200; G. ANTO-
NAZZI, Don Giuseppe De Luca uomo cristiano e prete (1898-1962), Brescia 1992, pp. 274, 300
nt. 436, 373; P. VIAN, Tra i fratelli Mercati e don Giuseppe De Luca. Note sull’Archivio Segreto e
sulla Biblioteca Apostolica durante il pontificato di Giovanni XXIII (1958-1963), in L’ora che il
mondo sta attraversando. Giovanni XXIII di fronte alla storia. Atti del Convegno, Bergamo, 20-
21 novembre 2008, a cura di G.G. MERLO e F. MORES, Roma 2009, pp. 165-211: 198.
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fosse il mondo ideale degli eruditi che allora le animavano. Ehrle, Ratti, i
Mercati: tutti gli artefici del rinnovamento e della modernizzazione leoni-
na della Biblioteca Vaticana erano imbevuti di questa concezione che non
si esita a definire «militante» della loro professione di eruditi, di filologi,
di storici. Senza sbavature e forzature apologetiche, anzi con un rispetto
scrupoloso e quasi un culto sommo della neutralità, della «laicità» secolare
degli strumenti del lavoro storico ed erudito (condizione indispensabile
per essere all’altezza del confronto con gli storici laicisti e per entrare in
comunicazione con essi), tutti gli artefici della modernizzazione della Vati-
cana hanno sempre avuto ben presente il loro essere preti e la loro attività,
la più intensa e feconda possibile, doveva essere una testimonianza silen-
ziosa di quell’armonia fra scienza e fede che la Società Cattolica Italiana
per gli Studi Scientifici proclamava nel suo Statuto. Lungi dall’essere solo
una particolare espressione all’interno di una secolare serie di mecenatismi
papali, il rinnovamento della Vaticana tra la fine dell’Ottocento e i primi
decenni del Novecento è dunque anche un capitolo di questa storia di mi-
litanza del cattolicesimo intellettuale. Dimenticarlo significa fraintendere
clima, intenti e sostanza di quella stagione243.
243 La vicenda del «tutoraggio» svolto da figure della Biblioteca Vaticana nell’ambito
dell’impegno della Società Cattolica Italiana per gli Studi Scientifici potrebbe indurre se non
a modificare, almeno a sfumare il giudizio espresso da Michele Maccarrone nel suo interven-
to in Aspetti della cultura cattolica cit., pp. 127-128, ripreso (e forse troppo irrigidito) da
SCOPPOLA, Crisi modernista e rinnovamento cattolico cit., p. 30, a proposito dell’influsso, rite-
nuto «non […] costante e profondo», della Biblioteca Apostolica e dell’Archivio Segreto sulla
cultura cattolica italiana in età leonina. Almeno in questo caso la Vaticana si rivelò un riferi-
mento ideale e pratico non trascurabile. Confermando quanto giustamente afferma nello
stesso intervento Maccarrone quando identifica nell’ambiente leoniano l’intenzione domi-
nante di «studiare per affermarsi in quanto cattolici. Del resto, la scuola stessa dell’Ehrle,
quella disciplina tremenda che egli si imponeva, non era soltanto per un abito di religioso o
per un metodo scientifico appreso nel suo paese tedesco, ma proveniva […] da questa preoc-
cupazione: vogliamo affermarci, vogliamo contribuire, con le loro stesse armi, nello stesso
metodo, con severità scientifica, contribuire ad affermare la cultura cattolica. Furono questi
uomini che operarono nell’età di Leone XIII con profonda trasformazione e fecero sì che la
Biblioteca e l’Archivio Vaticano, dalla tradizione settecentesca-ottocentesca, diventassero dei
centri internazionali di ricerche storiche. Ma la loro opera fu frutto del movimento, dell’azio-
ne positiva di Leone XIII, in particolare dell’apertura dell’Archivio Vaticano», Aspetti della
cultura cattolica cit., p. 127.
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1 P. ORSINI, Un foglio palinsesto nel codice Vat. gr. 772, in Miscellanea Bibliothecae Aposto-
licae Vaticanae. XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 457-473, in part. pp. 465-473.
2 È stato dimostrato altrove che l’omelia Exeuntes appartiene a un predicatore di forma-
zione cappadoce, ma attivo a Costantinopoli verso la fine del IV secolo, le cui opere sono
passate sotto il nome di Giovanni Crisostomo nei primi anni del V secolo. Cf. S. J. VOICU, La
volontà e il caso: la tipologia dei primi spuri di Crisostomo, in Giovanni Crisostomo: Oriente e
Occidente tra IV e V secolo. XXXIII Incontro di studiosi dell’antichità cristiana, Roma, 6-8 mag-
gio 2004, Roma 2005 (Studia ephemeridis Augustinianum, 93), pp. 101-118, in part. p. 114
(con la bibliografia precedente).
3 La lista dei testimoni vaticani di Exeuntes, con le loro date, è stata stabilita con l’aiuto
ὡρίμησε (derivata forse da una forma verbale non altrimenti attestata *ὡριμάω).
Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae, XIX, Città del Vaticano 2012, pp. 639-648.
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Trascrizione diplomatica
Qui di seguito presentiamo una trascrizione diplomatica in righe pa-
rallele, più o meno per kola et kommata, del testo pubblicato in PG e dei
quattro testimoni vaticani. Tuttavia l’attribuzione a Giovanni Crisostomo
viene ignorata per due ragioni: sia perché manca nelle edizioni, sia perché,
presumibilmente, nei manoscritti è di natura redazionale6.
Un problema che si è rivelato abbastanza complesso è quello della rap-
presentazione dei segni di punteggiatura e delle convenzioni ortografiche
che vengono utilizzati da ciascun testimone. Anche se nel campione non
sempre hanno il valore delle edizioni moderne, il punto alto (·), il punto
basso (.), la virgola (,) e il punto e virgola (;) sono rappresentabili da qual-
siasi font greco.
Invece, è necessario ricorrere a segni convenzionali per rappresentare
i seguenti fenomeni:
÷: punto medio
%: «chiodo Follieri»
_ (sottolinea): hyphen
§: lettera sporgente, indicante l’inizio di una nuova sezione del testo:
#: spazio bianco intenzionale, che indica una pausa:
5
Cf. Savile 5, 326.
6
In età bizantina, l’intestazione più diffusa sembra essere τοῦ ἐν ἁγίοις πατρὸς ἡμῶν
Ἰωάννου ἀρχιεπισκόπου Κωνσταντινουπόλεως τοῦ Χρυσοστόμου, sia pure con variazioni nell’or-
dine degli elementi e con l’aggiunta occasionale di epiteti come καὶ μεγάλου φωστῆρος. Tutta-
via, si tratta di una formulazione relativamente tardiva, poiché colui che in origine veniva
designato semplicemente come «Giovanni arcivescovo di Costantinopoli», secondo quanto
attestano ampiamente i florilegi del V secolo, diventa «Crisostomo», soltanto nel secondo
quarto del VI secolo, probabilmente perché subentra l’esigenza di distinguerlo dal suo omo-
nimo successore Giovanni (II) Cappadoce (518-520); cf. S. J. VOICU, Per una lista delle opere
trasmesse in copto sotto il nome di Giovanni Crisostomo, in Christianity in Egypt: Literary
Production and Intellectual Trends in Late Antiquity. Studies in honor of Tito Orlandi. Edited
by Paola BUZI and Alberto CAMPLANI, Roma 2011 (Studia Ephemeridis Augustinianum, 125),
pp. 575-610, in part. pp. 597-598.
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15
O9: l’abbreviazione ha forma irregolare e la lettura è congetturale.
16
V4: uno spazio bianco intenzionale indica l’inizio di un nuovo periodo. Ma la lettera
sporgente è posta due righe dopo, ciò indica una ripresa automatica dall’esemplare di V4.
17 O4: lo spazio bianco è dubbio.
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O5 ἀλλ ἡ τῶν θεομάχων ιουδαιων κατὰ τοῦ σρς ἡμῶν ῥαπτωμένη ἐπίβουλος
ἔνεδρα.
V4 ἀλλ᾽ ἡ τῶν θεο_μάχων18 ἰουδαίων κατὰ τοῦ σρος ἐξαπτομένη ἔνεδρα,
O4 # ἀλλ᾽ ἡ τῶν θεομάχων ϊουδαίων κατὰ τοῦ σρς ἐξαπτομένη ἐπίβουλος
ἔνεδρα·
O9 ἀλλ᾽ ἡ τῶν θεομάχων ιουδαίων ἐπίβουλος ἔνεδρα·
PG 61, 707, linn. 11-12
PG καὶ τοὺς λίθους λαλεῖν ἀναγκάζει.
O5 καὶ τοὺς λίθους λαλεῖν ἀναγκάζει·
V4 καὶ τοὺς λίθους λαλεῖν ἀναγκάζει·
O4 καὶ τοὺς λίθους λαλεῖν ἀναγκάζει·
O9 καὶ τοὺς λίθους λαλεῖν ἀ[f. 125v]ναγκάζει·
PG 61, 707, lin. 12
PG Τί γὰρ ἠκούομεν ἀρτίως ἀναγινωσκόμενον;
O5 # τί γὰρ ἠκούομεν §ἀρτίως ἀναγινωσκόμενον
V4 τί γὰρ ἠκούσαμεν ἀρτίως ἀναγινωσκομένου·
O4 # τί γὰρ ἠκούσαμεν ἀρτίως ἀναγινωσκομένου·
O9 τί γὰρ ἠκοῦσαμεν ἀρτίως ἀναγινωσκομένου·
PG 61, 707, linn. 12-13
PG Καὶ ἐξελθόντες, φησὶν, οἱ Φαρισαῖοι,
O5 καὶ ἐξελθόντες φησὶν οἱ φαρισαίοι
V4 (καὶ) ἐξελθόντες φησὶν οἱ φαρισσαῖοι,19
O4 # καὶ ἐξελθόντες φησιν οἱ φαρισαῖοι·
O9 καὶ ἐξελθόντες φησὶν οἱ φαρισαίοι·
PG 61, 707, linn. 13-14
PG συμβούλιον ἔλαβον κατὰ τοῦ Ἰησοῦ,
O5 συμβούλιον ἔλαβον κατὰ τοῦ ιυ.
V4 συμβούλιον ἔλαβον κατὰ τοῦ ἰῦ,
O4 συμβούλιον ἔλαβον κατὰ τοῦ ιυ·
O9 συμβούλιον ἔλαβον κατὰ τοῦ ἰυ,
PG 61, 707, lin. 14
PG ὅπως αὐτὸν ἀπολέσωσι.
O5 ὅπως αὐτὸν ἀπωλέσωσιν·
V4 ὅπως αὐτὸν ἀπολέσωσι·
O4 ὅπως αὐτὸν ἀπολέσωσιν·
18 V4 aggiunge un hyphen.
19 Lettura problematica; vedi, sopra, PG 61, 705-706, lin. 3 ab imo.
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20 Sic.
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stile, in Euntes Docete 24 (1971), pp. 66-111, in part. pp. 98-99. L’omelia Collegerunt non è
databile direttamente, ma appartiene sicuramente di un autore che predilige i rifacimenti (cf.
ibid., pp. 90-100) e che è attestato in armeno agli inizi del VII secolo.
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Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 104 33, 54, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 134 84
76 n. 85 n. 115
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 105 76-77 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 135 84
n. 86 n. 116
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 106 33, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 136 33, 84
77 n. 87 n. 117
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 107 77 n. 88 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 136A 84
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 108 77-78 n. 118
n. 89 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 137 33,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 109 78 n. 90 84-85 n. 119
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 110 33, 54, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 138 85
78 n. 91 n. 120
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 111 78 n. 92 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 139 33,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 112 78 n. 93 85 n. 121
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 113 79 n. 94 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 140 85
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 114 79 n. 95 n. 122
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 115 79 n. 96 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 141 33,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 116 33, 85-86 n. 123
79 n. 97 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 142 86
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 117 80 n. 98 n. 124
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 118 80 n. 99 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 143 33,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 119 80
86 n. 125
n. 100
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 144 86
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 120 33,
n. 126
80 n. 101
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 145 33,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 121 81
86 n. 127
n. 102
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 146 87
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 122 81
n. 128
n. 103
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 147 33,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 123 81
87 n. 129
n. 104
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 148 87
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 124 81
n. 105 n. 130
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 125 81-82 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 149 33, 54,
n. 106 87 n. 131
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 126 82 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 150 87
n. 107 n. 132
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 127 82 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 151 33, 54,
n. 108 88 n. 133
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 128 33, 54, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 152 88
82 n. 109 n. 134
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 129 82 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 153 88
n. 110 n. 135
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 130 10, 33, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 153bis 33,
54, 83 n. 111 88-91 n. 136
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 131 83 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 154 91
n. 112 n. 137
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 132 33, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 155 21,
83 n. 113 91 n. 138
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 133 39, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 156 91
83 n. 114 n. 139
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Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 157 91 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 259 100-101
n. 140 n. 164
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 158 27, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 260 101
91-92 n. 141 n. 165
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 159 92 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 260A 40-41,
n. 142 42, 101-102 n. 166
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 160 27, 28, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 261 29,
92 n. 143 42, 102 n. 167
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 161 92 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 262 42-43,
n. 144 102-103 n. 168
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 161A 27, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 263 43,
92-93 n. 145 103-104 n. 169
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 162 27, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 264 104-105
93 n. 146 n. 170
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 162A 54, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 291A 38-39,
93 n. 147 105-106 n. 171
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 163 20, 27, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 292 106
93-94 n. 148 n. 172
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 164 27, 43, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 293 106-107
94 n. 149 n. 173
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 165 27, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 294 10, 45,
94 n. 150 107-108 n. 174
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 166 27, 28, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 295 14-15,
43, 95 n. 151 46, 108-109 n. 175
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 167 28-29, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 296 46,
96 n. 152 109-110 n. 176
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 168 28, 33, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 297 10,
96 n. 153 110-111 n. 177
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 169 96-97 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 298 31-32,
n. 154 111-112 n. 178
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 208 97 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 299 45-46,
n. 155 112-113 n. 179
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 219-224 8 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 300 113
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 224-231 8 n. 180
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 233-237 8 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 301 10-11,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 252 97 113-114 n. 181
n. 156 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 301-320 45
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 253 49-50, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 302 114-115
97-98 n. 157 n. 182
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 254 98 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 303 115-116
n. 158 n. 183
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 255 98 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 304 116-117
n. 159 n. 184
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 256 99 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 305 117
n. 160 n. 185
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 257 99 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 306 46-47,
n. 161 118 n. 186
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 258 50, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 307 15,
99-100 n. 162 118-119 n. 187
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 258A 100 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 308 11, 44,
n. 163 119-120 n. 188
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Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 309 11, 44, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 337 15, 50,
120-121 n. 189 138-130 n. 214
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 310 46, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 338 15,
121-122 n. 190 139-140 n. 215
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 311 122-123 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 339 51-52,
n. 191 140 n. 216
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 312 123-124 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 344 8
n. 192 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 344A 22-23
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 313 124-125 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 350 43,
n. 193 140-141 n. 217
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 314 33-35, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 375 54,
125 n. 194 141 n. 218
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 315 35-38, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 380 51,
125-126 n. 195 141-142 n. 219
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 316 44, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 380A 51,
126-127 n. 196 142-143 n. 220
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 317 127-128 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 381 143
n. 197 n. 221
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 318 15, 39, Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 383 9
128-129 n. 198 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 384 39,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 319 47-49, 143 n. 222
129-130 n. 199 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 385 28,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 320 21, 144 n. 223
130-131 n. 200 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 386 33, 39,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 323 131 144-145 n. 224
n. 201 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 387 33,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 324 45, 145-146 n. 225
131-132 n. 202 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 388 33,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 325 45, 146-149 n. 226
132 n. 203 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 389 39,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 326 45, 50, 149-153 n. 227
132-133 n. 204 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 390 51,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 327 45, 52-53, 154-155 n. 228
133 n. 205 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 391 155
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 328 10, 45, n. 229
51, 133-135 n. 206 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 392 155-156
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 329 135-136 n. 230
n. 207 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 393 26-27,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 330 11, 136 156-158 n. 231
n. 208 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 394 9, 10,
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 331 21, 54, 12-14, 27, 28, 29, 41, 43,
136 n. 209 158-159 n. 232
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 331-334 11 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 394-395 11
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 334 136-137 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 395 15, 19,
n. 210 21, 27, 32, 44, 159-161 n. 233
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 334A 137- Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 396 21,
138 n. 211 23-28, 161-162 n. 234
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 335 138 Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 402 8, 26,
n. 212 162-163 n. 235
Arch. Cap. S. Pietro, Abbazie 336 138 Arch. Cap. S. Pietro, Censuali 15 11
n. 213 Arch. Cap. S. Pietro, Inventari 1 18-19
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Carteggi Mercati, f. 2215r-v 630, 631 Ott. gr. 26 323, 324, 338
Carteggi Mercati, f. 2228r-v 625 Ott. gr. 27 325
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Carteggi Mercati, f. 2537r-v 630 Ott. gr. 32 338
Carteggi Mercati, f. 2552r-v 631 Ott. gr. 34 326
Carteggi Mercati, f. 2553r-v 631 Ott. gr. 36 326
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Carteggi Mercati, f. 2627r-v 628, 632 Ott. gr. 38 326
Carteggi Mercati, f. 2639r-v 631 Ott. gr. 39 345
Carteggi Mercati, f. 3000r-v 627, 632 Ott. gr. 43 326
Carteggi Mercati, f. 13191r-v 613 Ott. gr. 45 339, 343
Carteggi Toniolo 1788 572 Ott. gr. 48 344
Carteggi Toniolo 2178 577 Ott. gr. 50 343
Carteggi Toniolo 2211 578 Ott. gr. 52 337
Carteggi Toniolo 2225 580 Ott. gr. 54 326
Carteggi Toniolo 2337 589 Ott. gr. 55 337
Carteggi Toniolo 2368 581 Ott. gr. 56 326
Carteggi Toniolo 2420 586 Ott. gr. 59 326
Carteggi Toniolo 2427 593 Ott. gr. 60 344
Carteggi Toniolo 2514 594 Ott. gr. 61 346
Carteggi Toniolo 2524 596 Ott. gr. 62 346
Carteggi Toniolo 2540 600 Ott. gr. 63 326
Carteggi Toniolo 2682 606 Ott. gr. 65 341
Carteggi Toniolo 2807 613 Ott. gr. 66 327
Carteggi Toniolo 2950 608 Ott. gr. 67 327
Carteggi Toniolo 3101 608 Ott. gr. 69 341
Carteggi Toniolo 3485 611 Ott. gr. 70 339
Carteggi Toniolo 6583 613 Ott. gr. 71 327
Lascito G. B. de Rossi 447 Ott. gr. 74 324, 327
Ott. gr. 2 344 Ott. gr. 76 339
Ott. gr. 3 325 Ott. gr. 77 345
Ott. gr. 4 325 Ott. gr. 82 343
Ott. gr. 5 325 Ott. gr. 83 339
Ott. gr. 9 325 Ott. gr. 84 337
Ott. gr. 10 325 Ott. gr. 85 345, 466, 638-649
Ott. gr. 11 325 Ott. gr. 86 327
Ott. gr. 12 324 Ott. gr. 89 343
Ott. gr. 13 469 Ott. gr. 90 341
Ott. gr. 14 344, 466, 470, 638-649 Ott. gr. 93 324
Ott. gr. 15 338 Ott. gr. 94 323, 324
Ott. gr. 16 325 Ott. gr. 95 327
Ott. gr. 17 325 Ott. gr. 96 327
Ott. gr. 18 324 Ott. gr. 97 327
Ott. gr. 19 322, 324 Ott. gr. 99 327
Ott. gr. 20 322, 324 Ott. gr. 100 328
Ott. gr. 21 338 Ott. gr. 103 341
Ott. gr. 22 341 Ott. gr. 104 328
Ott. gr. 24 325 Ott. gr. 106 328
Ott. gr. 25 325 Ott. gr. 107 324
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