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– Como
Università Cattolica del Sacro Cuore - Brescia
15.
Barocco Padano
3
a cura di
ALBERTO COLZANI - ANDREA LUPPI - MAURIZIO PADOAN
ISBN 978-88-97859-04-8
© 2004
A.M.I.S. - Via Leonardo da Vinci, 41 - 22100
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INDICE
Premessa
1 Cfr. MARINA TOFFETTI, La cappella musicale del Duomo di Milano: considerazioni sullo status dei
musici e sull’evoluzione dei loro salari dal 1600 al 1630, in Barocco padano 2. Atti del X Convegno
internazionale sulla musica sacra nei secoli XVII–XVIII, Como 16–18 luglio 1999, a cura di
Alberto Colzani, Andrea Luppi e Maurizio Padoan, Como, AMIS, 2002, pp. 439-556.
350 MARINA TOFFETTI
2 Per uno scandaglio il più possibile sistematico dei diversi fondi di questo archivio possono
rivelarsi utili le informazioni che si trovano nei libri dei «Dati et recepti», conservati nel fondo
Registri dell’archivio storico. Non bisogna dimenticare che le spese sostenute dalla fabbrica per
la cappella musicale, in virtù della loro entità e soprattutto della loro regolarità, costituivano un
capitolo di spesa a sé stante. Per questa ragione, all’interno dei libri mastri esse venivano
registrate in una stessa pagina non immediatamente reperibile, ma ricchissima di informazioni
preziosi. I libri mastri riferiti al periodo dal 1600 al 1630 sono i nn. 349–52. Cfr. AVFD, Archivio
Storico, Registri, 349, 350, 351, 352. Per il periodo in esame mancano invece i registri delle sole
uscite. A questo proposito cfr. L’archivio della Fabbrica del Duomo di Milano riordinato e descritto dal
D.r E. Verga Direttore dell’Archivio Storico Civico,a cura dell’Amministrazione della Fabbrica,
Milano, Allegretti, 1908.
Nuovi documenti sulla cappella musicale del Duomo di Milano 351
cantore [figura 2]. Accanto ad alcuni mandati di pagamento firmati per ricevuta da
lui16, se ne conservano altri firmati per suo conto dal padre Enrico. Negli anni
successivi va ricordato anche il caso di Melchion Malatesta, che negli anni 1618-19
aveva firmato alcuni mandati per conto del padre Pandolfo: dal che apprendiamo
che quest’ultimo, pur essendo attivo come editore e libraio, non era in grado di
scrivere [figura 3]17.
26 A questo proposito cfr. MARINA TOFFETTI, «Che detti Iacomo, et Georgio [...] siano obligati
stampare»: un inedito contratto fra la Veneranda Fabbrica del Duomo e i Rolla editori a Milano, «Le fonti
musicali in Italia» VII (1993), pp. 9–20.
27 Cfr. AVFD, Mandati, 45/1, 14 febbraio 1615.
28 Cfr. AVFD, Mandati, 62/2, 5 settembre 1623.
29 Cfr. AVFD, Mandati, 43/3, 20 giugno 1614.
Nuovi documenti sulla cappella musicale del Duomo di Milano 357
30 Cfr. idem.
31 Cfr. TOFFETTI, La cappella musicale del Duomo, p. 524.
32 Cfr. RISM A/I D 3379.
33 Cfr. CLAUDIO SARTORI, La cappella musicale del Duomo di Milano. Catalogo delle musiche
358 MARINA TOFFETTI
delle messe da capella, stampato da Alessandro Vincenti nel 1633, quando il musicista
era già attivo in Duomo come maestro di cappella34. Questa circostanza rende
ancora più interessante l’informazione contenuta nel mandato di pagamento, che
ci lascia comprendere come, da un lato, le opere di Donati apprezzate ed eseguite
in Duomo andassero oltre quelle che vi si sono conservate, dall’altro che il
maestro doveva godere di una buona fama in Duomo già sedici anni prima di
approdarvi in qualità di maestro di cappella.
Per quanto riguarda il libro di vespri a otto del veronese Leo (a noi meglio
noto come Leone) Leoni, possiamo supporre che si trattasse della raccolta
intitolata Omnium solemnitatum psalmodia cum bino B. Virginis cantico a otto voci,
pubblicata a Venezia da Ricciardo Amadino nel 161335, ossia soltanto un anno
prima che la Fabbrica del Duomo la acquistasse. Di quest’opera, peraltro, non vi è
alcuna traccia nell’Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo, in cui, d’altro
canto, di Leoni non si conserva nessuna composizione. Anche in questo caso, va
rilevato non solo che Lomazzo doveva essere in stretto contatto con gli editori
veneziani, ma anche che Pellegrini doveva conoscere opere date alle stampe
soltanto pochi anni prima. Quanto a Filippo Lomazzo, attivo come libraio e come
editore nel primo trentennio del Seicento, sappiamo che in quel periodo doveva
essersi appena messo in proprio; dal 1603 al 1612, infatti, aveva pubblicato libri di
musica di autori soprattutto settentrionali in società con l’erede di Simon Tini.
L’anno successivo, nel 1615, si registra un ulteriore mandato di pagamento
intestato a Filippo Lomazzo, questa volta «per sua mercede d’aver avere legato
cinque copie di Magnificat, e una copia di litanie per servitio della musica di detta
chiesa»36. Il compenso destinato all’editore per il suo lavoro di «legatura», pari a
otto lire imperiali (e quindi superiore al costo dei due volumi nuovi acquistati
l’anno precedente dallo stesso libraio), era stato incassato dal maestro di cappella
Vincenzo Pellegrini, che si impegnava a versarlo all’editore. Purtroppo tuttavia in
questo caso non vengono menzionati i nomi degli autori dei volumi di proprietà
della cappella affidati alle cure del libraio.
Lo stesso Lomazzo viene ricordato in un mandato della fine dello stesso anno,
in cui gli viene accordato un compenso per avere fornito alla Fabbrica caratteri
tipografici e altro materiale per stampare alcuni libri di musica per il servizio della
cappella37. L’acclusa nota spese reca la firma autografa di Lomazzo, che si
dell’Archivio, Milano, a cura della Veneranda Fabbrica del Duomo, s. d., pp. 149-150.
34 Cfr. RISM A/I D 3400. SARTORI, La cappella musicale, p. 22.
35 Cfr. RISM A/I L 2008.
36 Cfr. AVFD, Mandati, 45/1, 14 febbraio 1615.
37 Cfr. AVFD, Mandati, 46/3, 24 dicembre 1615.
Nuovi documenti sulla cappella musicale del Duomo di Milano 359
qualifica come «libraro et stampatore di musica» [figura 5]. È questo uno dei primi
documenti che riguardano le spese sostenute dalla fabbrica, negli anni compresi
fra il 1615 e il 1621, per realizzare la monumentale impresa della stampa di due
libroni di composizioni di diversi autori, composte per lo più dall’allora maestro di
cappella (intestatario della maggior parte dei mandati di pagamento relativi
all’impresa)38 e dal suo predecessore Giulio Cesare Gabussi [figura 6]. Oltre a Lo-
mazzo e, naturalmente, a Giorgio Rolla (editore dei libroni)39, gli altri editori e
librai a vario titolo coinvolti nell’impresa, non fosse che per il noleggio dei
caratteri tipografici necessari a realizzarla, sono Melchion Malatesta (firmatario dei
mandati per conto del padre analfabeta)40, Gratiadio Ferioli e Giovanni Angelo
Nava, quest’ultimo qualificato come «stampatore a S. Sepolcro»41.
Si direbbe che l‘impresa della stampa dei Pontificalia avesse assorbito la maggior
parte delle energie del maestro di cappella per un periodo piuttosto lungo. Da un
foglio allegato a un mandato dell’aprile del 1617, ad esempio, apprendiamo che
Pellegrini si era recato «alla certosa di Pavia per levare il caratere di lettere
promesso da quel reverendo padre priore in prestito alla Veneranda Fabbrica».
Pellegrini precisa inoltre che in quell’occasione «si spese in una carozza per doi
giornate lire vintiquatro, e al stampatore che venne per riconoscere detto caratere
lire tre per doi giornate»42. Dopo questo periodo, in cui non sono stati rinvenuti
documenti rilevanti per lo studio della vita musicale oltre a quelli relativi alla
realizzazione dei libroni, dobbiamo attendere il 1621 per vedere di nuovo citati
compositori (e relative opere) ed editori musicali nei mandati di pagamento [figura
7]. Nell’agosto di quell’anno, infatti, la Fabbrica mandò a rilegare alcuni volumi di
proprietà della cappella, evidentemente malridotti dall’uso43. Fra l’altro vengono
spese otto lire «Per far religar il quinto libro delle messe del Palestina [sic] e
coprirlo di corame, e emendar li fogli straciati». Pubblicato a Roma nel 1590, il
quinto libro delle messe di Palestrina era stato ristampato a Venezia nel 1591 e di
nuovo a Roma nel 159944. Di questo libro non vi è alcuna traccia nell’Archivio
della Veneranda Fabbrica, nel quale in compenso sono conservati il secondo libro
38 Cfr. AVFD, Mandati, 49/1, 13 febbraio 1617; 49/2, 1 aprile 1617; 50/3, 23 dicembre 1617;
51/3, 17 maggio 1618; 52/2, 23 ottobre 1618; 53/2; 16 aprile 1619; 56/3, 13 dicembre 1620;
56/3, 30 dicembre 1620.
39 Cfr. AVFD, Mandati, 52/1, 29 agosto 1618; 55/2, 10 aprile 1620; 56/3, 16 dicembre 1620.
40 Cfr. AVFD, Mandati, 52/3, 11 dicembre 1618.
41 Cfr. AVFD, Mandati, 58/2, 6 settembre 1621.
42 Cfr. AVFD, Mandati, 49/2, 1 aprile 1617.
43 Cfr. AVFD, Mandati, 58/2, 6 settembre 1621.
44 Cfr. RISM A/I P 670; P 671; P 672.
360 MARINA TOFFETTI
di mottetti a quattro voci e il quarto libro di mottetti a cinque voci45, oltre alle
copie manoscritte di diverse composizioni di Palestrina e a una sua messa in una
miscellanea a stampa46.
Tra i libri mandati a rilegare nel 1621 insieme alle messe di Palestrina c’era
anche il primo libro delle messe dell’allora maestro di cappella Vincenzo
Pellegrini. Si tratta verosimilmente del voluminoso libro corale, tuttora conservato
presso l’Archivio della Veneranda Fabbrica. Nello stesso archivio sono conservati
anche i due monumentali volumi miscellanei (ma prevalentemente dovuti a
Pellegrini e al suo predecessore Gabussi) di Hymni, Posthymni, lucernaria e di Litaniae
Ambrosianae Ecclesiae. Il libro di messe a stampa, che reca la segnatura Librone 7 47,
è stato parzialmente copiato nel manoscritto contrassegnato dalla segnatura
Librone 24 48. Bisogna inoltre osservare che quello conservato in Duomo non è un
esemplare della princeps, bensì della seconda ristampa (1604). Pubblicato per la
prima volta a Venezia nel 1603 con il titolo Missae octo, partim quatuor partim quinque
vocibus concinendae49, il volume fu ristampato sempre a Venezia, ma «in caenobio
sancti spiritus» nello stesso 160350 e ancora l’anno successivo51. L’esame del
volume conservato presso l’archivio consente infatti di individuare numerosi
interventi di ripristino e di restauro cui il volume fu sottoposto, che potrebbero
risalire, per lo meno in parte, al periodo di cui ci occupiamo. D’altro canto non è
certo un fatto sorprendente che la cappella eseguisse musiche composte dal suo
maestro, così come non sorprende che l’usura rendesse occasionalmente necessari
interventi di restauro dei patrimonio librario della cappella.
Oltre a menzionare gli interventi di restauro dei libri corali delle messe di
Palestrina e di Vincenzo Pellegrini, il mandato del 1621 ricorda anche alcuni libri
di mottetti acquistati per uso della cappella (nella fattispecie tre antologie e un
volume del Pellegrini), indicandoli come segue:
Non è del tutto chiaro se la prima antologia di mottetti a otto voci di autori
romani fosse stata anch’essa curata da Fabio Costantini, come appare chiaro per le
due successive. Se così fosse, essa potrebbe coincidere con la raccolta intitolata
Selectae cantiones excellentissimorum auctorum octonis vocibus concinendae. A Fabio Costantino
romano [...] in lucem editae, stampata a Roma da Bartolomeo Zannetti nel 161452. È
meno probabile, invece, che si trattasse della raccolta, dal titolo e dal contenuto
analoghi, stampata ad Anversa da Phalèse53, e quindi più difficilmente accessibile,
per di più nel 1621, cioè nello stesso anno in cui sarebbe stata acquistata. Gli altri
due volumi antologici, certamente curati da Costantini, compaiono nella lista dei
libri conservati nella libreria di Federico Franzini in Roma nel 1676 (pubblicata nel
pazientissimo lavoro di Oscar Mischiati sui cataloghi di editori e librai musicali)54,
e ci sono pervenuti entrambi. Il primo corrisponde infatti con ogni probabilità,
sebbene abbia un titolo in latino e contenga mottetti a due, tre e quattro voci, ma
non a cinque, al volume di Selectae cantiones excellentissimorum auctorum binis, ternis,
quaternisque vocibus concinendae a Fabio Costantino romano [...] collectae, qualificato come
Liber primus. Opus tertium e stampato a Roma da Bartolomeo Zannetti nel 161655. Il
secondo volume si intitola precisamente Scelta di motetti di diversi eccellentissimi autori à
2, à 3, à 4 et à 5, posti in luce da Fabio Costantini [...]. Libro secondo, opera quarta, e fu
stampato dallo stesso Zannetti nel 161856. Nessuno dei due volumi curati da
Costantini figura fra quelli conservati nell’Archivio della Veneranda Fabbrica del
Duomo, nel quale di questo compositore non si conserva nulla. Nè, d’altro canto,
vi compaiono i «Concerti, cioè Mottetti» di Vincenzo Pellegrini, di cui tuttavia un
esemplare completo è giunto sino a noi, e reca il titolo Sacri concentus, unis, binis,
ternis, quaternis, quinis, et senis vocibus; item Missa Ecce sacerdos magnus, senis vocibus. La
raccolta era stata stampata a Venezia da Giacomo Vincenti nel 161957, soltanto
due anni prima. Ma anche in questo caso è più che comprensibile che il maestro di
cappella proponesse ai suoi cantori la sua produzione più recente.
Grazie alle informazioni contenute in questo foglio apprendiamo quindi che,
negli anni venti del Seicento, Vincenzo Pellegrini proponeva costantemente le sue
Fabbrica del Duomo negli stessi anni sono invece Filippo Lomazzo (1614–5),
Giorgio Rolla (1618–20), Melchion Malatesta (firmatario dei mandati di
pagamento per conto del padre Pandolfo, nel 1618), Gratiadio [Ferioli] e
Giovanni Angelo Nava (1621), e Giovanni Battista Piccaglia (1623–4); di Giorgio
Rolla apprendiamo tra l’altro che era attivo come editore sin dal 1618.
Fra le numerose opere menzionate, soltanto il primo libro delle messe di
Vincenzo Pellegrini e le messe di Arcangelo Crivelli sono conservati nell’Archivio
della Veneranda Fabbrica del Duomo. Occorre inoltre rilevare che, fra gli autori le
cui opere venivano allora eseguite in Duomo, Vincenzo Pellegrini rivestiva la
carica di maestro di cappella, mentre Ignazio Donati l’avrebbe rivestita di lì a
poco. Il veronese Leone Leoni, per parte sua, si era guadagnato una buona fama
nell’ambiente musicale settentrionale. Le messe di Palestrina e di Arcangelo
Crivelli e i mottetti raccolti da Fabio Costantini sono invece opere di compositori
del tutto estranei all’ambiente musicale locale.
Le informazioni presentate in questa sede rappresentano ben poco in
confronto a quelle che potrebbero ancora emergere da uno scavo più sistematico
nei fondi di questo archivio. Sono convinta infatti che l’Archivio della Veneranda
Fabbrica del Duomo rappresenti a tutt’oggi una fonte ricca e preziosa per il
musicologo, e che dal suo scandaglio potrebbero scaturire ulteriori informazioni
di interesse per lo storico musicale, soprattutto se interessato alla storia della
musica milanese.
364 MARINA TOFFETTI
Figura 1
Particolare della carta topografica della Pieve di Dairago in cui figura Busto
Garolfo
ACAM, Raccolta carte topografiche e disegni, già Sezione X, Visite pastorali, Pieve di
Dairago, vol. V, q. 1.
Nuovi documenti sulla cappella musicale del Duomo di Milano 365
Figura 2∗
Mandato di pagamento firmato per ricevuta da Gasparo Pietragrua
AVFD, Mandati, 49/2, 15 aprile 1617
∗ I documenti presentati nelle figure 2–9 sono stati riprodotti per gentile concessione
dell’Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano.
366 MARINA TOFFETTI
Figura 3
Mandato di pagamento firmato per ricevuta da Melchion Malatesta per conto
del padre Pandolfo
AVFD, Mandati, 52/3, 11 dicembre 1618
Nuovi documenti sulla cappella musicale del Duomo di Milano 367
Figura 4
Lista di libri acquistati da Filippo Lomazzo per uso della cappella musicale
Cfr. AVFD, Mandati, 43/3, 20 giugno 1614
Figura 5
Nota spese con firma autografa di Filippo Lomazzo
Cfr. AVFD, Mandati, 46/3, 24 dicembre 1615
368 MARINA TOFFETTI
Figura 6
Nota spese di Vincenzo Pellegrini relativa all’acquisto di caratteri tipografici
Cfr. AVFD, Mandati, 49/1, 13 febbraio 1617
Nuovi documenti sulla cappella musicale del Duomo di Milano 369
Figura 7
Nota spese di Vincenzo Pellegrini relativa all’acquisto e alla rilegatura di libri di
musica
Cfr. AVFD, Mandati, 58/2, 6 settembre 1621
370 MARINA TOFFETTI
Figura 8
Mandato di pagamento con firma autografa di Giovanni Battista Piccaglia
Cfr. AVFD, Mandati, 62/2, 5 settembre 1623
Nuovi documenti sulla cappella musicale del Duomo di Milano 371
Figura 9
Nota spese di Vincenzo Pellegrini relativa all’acquisto di un libro di messe di
Arcangelo Crivelli
Cfr. AVFD, Mandati, 64/3, 24 dicembre 1624