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DI CRITICA TESTUALE
diretti da alfredo cottignoli, emilio pasquini,
vittorio roda e paola vecchi
82
aprile 2011
i semestre 2011
pisa · roma
fabrizio serra editore
mmxi
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STUDI IN ONORE
DI VITTORIO RODA
sommario
l’Araba fenice 57
Alfredo Cottignoli, Alessandro Manzoni giacobino : Del
tica testuale »
305
Paolo Briganti, Sulle tracce di Bertolucci. Le Lettere provin-
ciali di « Brogio »
319
Sabine Verhulst, Brancati antologista : i « piaceri » del paratesto
331
Anna Luce Lenzi, Silvio D’Arzo, buon compagno dalle impreve-
dibili sorti 339
Gino Ruozzi, Metamorfosi e doppio in Ennio Flaiano 355
Ezio Puglia, L’ostacolo della materia nella Virgilia di Giorgio Vi-
golo 363
Niva Lorenzini, Diarismo come poesia : intorno alla scrittura di
scartafacci
per una « critica testuale »
Fabio Marri
«
V enticinqu ’ anni ! Sono vecchio ! Sono / vecchio ! ». Fu il testo
mio stesso anno, lui quasi cinquantenne, con una tesi dal titolo sem-
plice : Guido Cavani. Relatore Spongano, correlatore Emilio Pasquini ;
Non pare : i suoi versi religiosi non sono diversi dagli altri suoi ; sono effu-
sta tesi ». Rivista con attenzione fino alla fine, se a p. 184 il relatore
bo cavaniano che non gli piace : « la sua voce [del fiume] che frilla
Cavani, Guanda, Delfini: scartafacci per una «critica testuale» 307
nel fluire » ; senza dire di altre sviste dattilografiche puntualmente
emendate.
Su Cavani, nella miscellanea dedicata a Spongano trent’anni fa,
compii un approccio che si ispirava dichiaratamente alla tesi di don
Gatti ; seguirono altri saggi, culminati nella pubblicazione, del 2008,
modeste scoperte nasce dal riesame di carte che già a principio degli
anni Ottanta erano cadute sotto lo sguardo mio e dei miei collabo-
ratori all’allestimento del convegno Per Guido Cavani del 1982, ma di
cui avevamo guardato solo il dritto e non il rovescio, solo il testo e non
il paratesto. C’eravamo cioè preoccupati di ordinare le migliaia di
abbozzi letterari di Guido Cavani – consegnati a quaderni, foglietti,
carte riciclate d’ogni genere – attribuendo peso minore al supporto
cartaceo su cui gli abbozzi erano vergati, che invece ha qualcosa da
svelare. Comincio da un testo a stampa : il romanzo postumo di Ca-
vani Creature, cui l’autore si applicò dal 1963 fino alla morte nel ’67,
e che venne pubblicato per iniziativa delle sorelle Ines e Laura nella
scorrettissima stampa Il fiume e altri racconti (Padova, Rebellato,1970,
pp. 457-550). Il cap. iv sembra faccia al caso nostro, soffermandosi
1 Si vedano, a mia firma : Correzioni di Guido Cavani a Zebio Còtal, in Studi in onore di Raf-
faele Spongano, Bologna, Boni, 1980, pp. 525-554 ; Ancora sulla revisione di Zebio Còtal, in Per
Guido Cavani, Modena, Mucchi, 1983, pp. 59-74 ; Guido Cavani, come voleva essere, postfazione
di Guido Cavani, Zebio Còtal, Pavullo, Coviliarte (stampa Pontecchio Marconi, Digi Graf ),
2009, pp. 221-247.
2 Con la parziale eccezione di Stefano Calabrese, Guanda e la cultura modenese (1926-
1934), in Andrea Battistini (a cura di), Aspetti della cultura emiliano-romagnola nel ventennio fa-
scista, Milano, Angeli, 1992, pp. 81-134 (e anche come capitoli vi-vii di Idem, L’esilio del flâneur.
La provincia di Delfini, Guanda e Zanfrognini, Pisa, Pacini, 1992, pp. 101-122), che sottovaluta
Cavani e ignora Creature, ma si vale di altri documenti d’archivio per il suo ritratto dell’am-
biente letterario locale.
308 Fabio Marri
sui due personaggi di Anselmo ed Eleuterio (che diverrà sciagurata-
mente Elenterio nella stampa). Questo lo schema dei due personag-
gi, come Cavani lo delineò in un quaderno preparatorio : 1
il sorriso era quello di un satiro – il sorriso sempre ironico – gli occhi viola
non sorridevano mai, lo sguardo duro, i denti caprini. Laureato in scienze
economiche e in mineralogia.
Trascrivo ora, dalla stesura autografa più ampia, 2 il racconto nella
parte corrispondente alle pp. 483-485 della stampa (dove però molti
particolari saranno espunti) :
Anselmo aveva scritto la prima pagina del suo primo romanzo ma non ne
aveva ancora costruito la trama : anche il primo capitolo non sapeva co-
quella pagina l’unico personaggio in terza persona era lui. Il giorno dopo
rileggendo quel poco che aveva scritto gli parve orribile e non riuscì ad ag-
giungervi una riga ; aveva le idee confuse, non si sentiva padrone di quello
che pensava o vedeva, soprattutto non aveva stile e la lingua era sciatta,
senza nervatura. Provò un periodo di avvilimento : scriveva e cancellava,
1 Descritto da Eugenio Ragni in Per Guido Cavani, cit., p. 116. Le due tracce saranno poi
trasfuse nella stesura iniziale dell’ultimo romanzo cavaniano, di cui si dà saggio poco oltre.
2 Sono le pp. 27-29 del quaderno n. 4 dell’inventario Ragni, pp. 116-117.
3 Particolari ampiamente confermati in Antonio Delfini, Diari 1927-1961, a cura di Gio-
vanna Delfini e Natalia Ginzburg, Torino, Einaudi, 1982 : p. 7 (17-iv-1927), « Questa sera, dopo
cena mi son messo a scrivere una pagina. Ne è venuta fuori una cosa insensata. Volevo scri-
Cavani, Guanda, Delfini: scartafacci per una «critica testuale» 309
lino vuoto sotto il portico, ordinava un tè e in attesa che arrivasse qualche
amico si metteva a guardare la gente che passava.
Un giorno Eleuterio gli disse : – Come andiamo col romanzo ?
– Andiamo a rilento – rispose Anselmo – posso anzi dirti che sono fer-
mo. Non riesco a concepire una trama, questo è grave.
– Un’idea di quello che dovrai scrivere l’avrai bene – osservò Eleuterio.
– L’ho ma non mi serve – continuò Anselmo – direi quasi che mi intral-
cia. Spero che la trama salti fuori da sé, diventi una conseguenza di quello
che scriverò.
– Sto per dare le dimissioni dall’incarico – osservò Eleuterio – ma prima
bisogna che trovi un locale per la casa editrice.
– Se t’accontenti il locale l’ho io.
– Dove ?
– Nel palazzo, in una scala. Si tratta di una stanza dove al tempo che
adoperava i cavalli mio padre teneva i finimenti : ha una finestra sola ma
grande, che guarda nel cortile, ma ci si vede bene. Questa potrebbe servire
come ufficio, naturalmente dopo essere stata messa in ordine ; dopo di che
– Sì, mancano solo le lampadine. Inoltre nello stesso ufficio passa una can-
na fumaria e ci si può mettere comodamente una stufa. Nello stanzone ma-
gazzino invece bisogna fare come si può perché d’inverno è una ghiacciaia.
– A quanto ammonta l’affitto ?
vere una novella. Non riesco mai ad imprimere il mio pensiero in qualche cosa. Non faccio
mai niente di buono. Ho bevuto a<l> caffè, tre bicchieri di vino con Ciarlantini » [Guanda].
Di nuovo l’11-iv-1928 (p. 49) : « E tristezza delle tristezze non ho più idee, quando ho la penna
in mano non so che devo buttar giù e tutti gli sforzi che faccio con la testa non valgono nien-
te. Speriamo che passi presto e che il mio tanto sperato libro divenga finalmente una cosa
vera, e se non pubblicato… almeno scritto ».
310 Fabio Marri
– Tu sei un maestro in questo campo – rispose Anselmo – ed io mi fido
di te.
La casa editrice fu inaugurata con un trattamento e con un po’ di tram-
busto fra amici ; poi il giorno dopo Eleuterio vi condusse la fidanzata uffi-
ciale, che gli serviva già da moglie, 1 poi gli altri giorni le altre ragazze che
tà. – Non è colpa mia – diceva con quelli che gli facevano osservare certe
cose – questo istinto è più forte di me. Capisco che sbaglio, che finirò per
rovinarmi, ma sento che in natura la mia posizione precisa è questa, debbo
cioè sbagliare e rovinarmi facendo delle porcherie.
[…]
Eleuterio un giorno gli disse : – Ho già rotto i ponti col partito dopo una
lite furibonda col federale. La tessera gliel’ho strappata in faccia. Ora sono
esonerato da tutti gl’incarichi ed aspetto la liquidazione che mi spetta per
le mie prestazioni. 2 […] Ora io non sono più un gerarca, ma semplicemen-
macchia.
– Avrei voluto essere io il primo ad essere pubblicato da te, ma sono ap-
pena arrivato alla terza pagina del romanzo. Per accontentare mia madre
sono costretto a mettermi a disposizione del fattore e a seguirlo in tutti i
mercati più importanti della provincia per imparare a trattare le bestie coi
1 L’inciso è cassato con un tratto orizzontale, come buona parte delle frasi da « A quanto
2 Sulle sanzioni, inizialmente severe, inflitte a Delfini e Guanda dopo l’uscita de « L’Arie-
te » (tra cui l’espulsione di Guanda dal Partito e la sospensione del « Cenacolo fascista di
Cultura e Arte » fondato nel novembre 1926 e presieduto da Guanda) informano i Diari di
Delfini, cit., p. 15. Sui calcoli economici di Guanda cfr. p. 48 (8-10 marzo 1928) : « Del resto
Guandalini ha ragione quando si ritira, dopo aver proposto grandi audacie ; poiché si deve
pensare che non ha denaro per vivere e che la minima grandigia ch’egli faccia, gli può costa-
re il piccolo posto che occupa ai sindacati (L. 300 mensili : buona parte del suo pane) : sempre
per opera di capi fascisti modenesi i quali gli son sempre addosso per invidia ; ché Guandalini
è un ragazzo intelligente ! ».
3 Locuzione cara a Guanda, che la usò anche nel programma del « Cenacolo » : « chiedo
soltanto che nessuno metta bastoni fra le ruote, mentre informo che le ruote sono molto
robuste » (Stefano Calabrese, art. cit., p. 108). Due lettere di Guanda a Delfini, scritti alla
vigilia dell’apertura del Cenacolo (novembre 1926) sono edite da Stefano Calabrese in
Antonio Delfini verofinto. Una metalessi italiana, Udine, Forum, 2007, pp. 16-19.
Cavani, Guanda, Delfini: scartafacci per una «critica testuale» 311
mercanti. Se tu sapessi come queste cose mi rendono infelice. L’agricol-
tura l’ho sempre odiata e l’odor di stalla mi ha sempre nauseato, eppure
bisogna che mi abitui, sono l’unico maschio.
– Tua madre è una donna saggia. – osservò Eleuterio – Se devi allenar-
ti ad amministrare i tuoi beni per conservarli, devi abituarti a tutte que-
ste piccole miserie, anche all’odore di stallatico, sissignori, specialmente
all’odore di stallatico. In quanto al tuo romanzo non preoccuparti : pochi
sanno che stai scrivendolo, nessuno lo aspetta, hai quindi a tua disposizio-
ne tutto il tempo che vuoi per fare una porcheria perfetta.
È evidente che qui si adombra la nascita della casa editrice Guanda
e la sua collocazione in alcuni locali del palazzo Delfini di corso Ca-
nalgrande a Modena, all’incirca nel periodo in cui Delfini stava scri-
vendo il suo primo romanzo, che divenne Il fanalino della battimonda,
buttato giù fra il 1933 e il ’34, ma giunto alla pubblicazione solo nel
1940 e non presso Guanda. 1 Senza dubbio, Cavani abbozzò Creature
anni Venti e Trenta. Il « Resto del Carlino », per esempio, nella crona-
1 Tanto la Nota finale alla stampa di Firenze, Edizioni di « Rivoluzione », 1940, quanto il
Preambolo giustificativo alla ristampa di Milano, Lombardi, 1993 (pp. 71-72), e la relativa Introdu-
zione di Cesare Garboli (p. ix) precisano che la prima parte del libro fu scritta nel gennaio
1933, la seconda nel novembre ’34, « al i piano di casa Delfini sul corso Canalgrande n. 21 » ;
la prima lettura pubblica sarebbe avvenuta « in una saletta del Caffè Nazionale, nel gennaio
del ’34 ».
2 Cfr. Orianna Baracchi, Guanda scrittore, « Atti e Memorie della Deputazione di Storia
patria di Modena », s. x, vol. xii, 1977, pp. 205-214 (il manifesto, tirato in 50 copie, è riprodotto
a p. 209).
3 Antonio Delfini, Diari, cit., p. 46 ; cfr. Stefano Calabrese, art. cit., p. 111.
312 Fabio Marri
riferì che Guandalini, « segretario provinciale del Raduno, ha pre-
nella Grande Guerra, e che più tardi sarebbe stata trasfusa nel rac-
conto La gavetta ; o il poemetto in stile pascoliano Il fabbro di Corsello)
esse estraggo quanto fornisca notizie sui rapporti tra i due giovani
modenesi e l’ambiente circostante.
Abbiamo novità relative ai primordi dell’attività editoriale di
Guanda, immediatamente a ridosso dell’« autoedizione » Ballate delle
1 Delfini (che nei Diari ha un atteggiamento quasi sempre ostile nei riguardi di Guanda/
Ciarlantini) introducendo alla menzione della lettura di Cavani del marzo scriveva : « Giuro
che alla sera non andrò più al Cenacolo e poi finisco sempre coll’andarci e col disgustarmi
a trovarmici in mezzo : poiché ho riconosciuto che quasi tutti quei letteratucoli, poetomani
non è che gente di scarso valore. E io che sono ? Ma quando si vede della gente che sembra
intelligente, come Guandalini, a leggere delle poesie, vien tanta voglia di ridere ; ché infatti
succede che io finisco sempre, per non litigare, a incominciare delle discussioni » (p. 46).
Franceschini (Le prime poesie ed altri inediti in versi, in Per Guido Cavani, cit., pp. 17-24) e An-
tonella Grandi (L’evoluzione linguistica del Cavani poeta inedito, « Atti e Memorie dell’Acca-
demia di Scienze, Lettere e Arti di Modena », s. vii, vol. iii, 1986, pp. 243-260).
Cavani, Guanda, Delfini: scartafacci per una «critica testuale» 313
fi » è del 30-6-1932 : l’incompiuto sonetto cavaniano Pei monti inariditi
Carissimo,
in occasione del Decennale della Rivoluzione verrà lanciato in tutta Ita-
lia il Romanzo “il santo manganello” del Camerata Andrea Anghinoni,
Segretario Politico del Fascio di Marcaria, in cui si esalta lo squadrismo e in
cui rivivono le nostre più belle giornate.
Editore di tale volume sono io, perciò ho pensato di valermi della Tua
opera per diffondere nel Tuo ambiente presso i tuoi amici e specialmente,
si capisce, fra i Fascisti il magnifico Romanzo.
Il volume lo venderai a 10 lire : a te ne lascio tre per ogni copia venduta.
sbn, rimane l’unica opera pubblicata dalla a.f.i.l. Che nel frattempo
si trasferì, come finora si è detto delle Edizioni Guanda, in Corso
Canal Grande 21 (oggi 60), cioè a palazzo Delfini, secondo quanto
apprendiamo da una nuova circolare, datata Modena, 1 Giugno 1933
xi° (anno in cui, sotto l’insegna Guanda, uscì per esempio Adamo
dello stesso autore-editore, nella collana « Scrittori italiani d’oggi »),
prevalente nei futuri Lumi di sera), uno a penna e uno a matita, poi
sottoposti a numerose correzioni. Altri abbozzi a matita furono
scritti sul verso di moduli in bianco di fatture della ditta. Passa un
1 Stefano Calabrese, art. cit., p. 109, inclina a « credere che questa sia una delle prime
opere edite da Ugo Guandalini senza che il suo nome apparisse sul frontespizio ».
314 Fabio Marri
anno, e Cavani può schizzare nuovi sonetti su fogli dattiloscritti e
ciclostilati identici a quelli che propagandavano Anghinoni, ma que-
sta volta intestati Ugo Guanda Editore – Modena, il quale aveva inizia-
to la sua collana « Problemi d’oggi », aperta nel ’33 da Cristianesimo e
Spett. Ditta,
il mese scorso questa Casa Editrice ha lanciato :
è primavera e ancor non fiata / la terra) sul retro del secondo tipo di
circolare in pari data :
Spett. Ditta,
poiché parecchie Librerie di codesta città ci hanno chiesto direttamente
opere di nostra edizione, ci è venuto il dubbio che non tutte siano al cor-
rente che ne abbiamo affidato la diffusione alla
Spett. Ditta ……….
alla quale esclusivamente dovrete rivolgerVi per ogni rifornimento o ri-
chiesta di deposito.
Nel contempo Vi segnaliamo che è imminente il lancio della seconda
edizione delle opere
IL VANGELO E IL MONDO di Ernesto Buonaiuti £. 12
CRISTO E NOI di Adriano Tilgher £. 9
opere la cui prima edizione si è esaurita in pochissimi giorni. Potrete
quindi fare prenotare le Vostre richieste presso la Ditta suindicata.
Altri supporti di provenienza Guanda vennero reimpiegati in anni
di poco successivi : dovrebbe essere del 1935 quel manifesto taglia-
Cavani, Guanda, Delfini: scartafacci per una «critica testuale» 315
to a metà (ne sopravvive la parte destra) che lascia indovinare la
pubblicità di uno degli autori di punta della casa : quel Vincenzo
Cento già autore del « Baretti » gobettiano, e del quale qui si lan-
cia la Cavalcata al vento (19351, 19372). Sul verso, Cavani con molti
stenti cercò un’ispirazione, che sembrò provvisoriamente trovare
nell’incipit Umani canti corrono le strade. Anche una bozza di stam-
pa, un isolato foglio 88 (corretto a mano in 90) dove con versi dan-
nunzieggianti si raccontava forse di un’impresa coloniale (« Il sole
servì per un sonetto mal cominciato (Mi raccolgo per la cena agreste)
e mai finito. Col passare del tempo appaiono fogli di tipo nuovo :
1 Un fatto d’armi in quei luoghi risulta accaduto durante la guerra d’Etiopia, il 3 dicembre
1935.
316 Fabio Marri
due serie di « Sonetti della mia terra » (nove più nove, poi destinati,
canto amaro della giovinezza / offro prima che batta alle mie porte
/ la mendicante che si chiama morte ». L’opera ripubblica, con va-
Biancotti, sotto il titolo generale Poeti di Guanda (tra essi, nel 1940
aveva esordito Roberto Rebora con Misure). L’opera è detta « canto
di pochi Guido Cavani ; un libro per non molti questo Lumi a sera
sia poetici, dal momento che le successive raccolte uscirono col solo
marchio del tipografo Ferraguti, senza la consacrazione dell’edito-
re Guanda, e a spese di Guido ; sia soprattutto per il romanzo Zebio
Caro Ugo,
ho ricevuto la tua bella ed affettuosa cartolina e capisco pienamente le
tue ragioni ; capisco cioè il peso che devi sopportare e le difficoltà che in-
e mi convince ; laddove poco mi dicono Ungaretti e Montale, ad esempio, con tutta la loro
finite tra le carte dell’amico comune Nino Quartieri (dalla cui nipote
Orianna Baracchi le ho avute in copia). La tappa finale fu il marchio
Guanda apposto, per la seconda e ultima volta, alla raccolta di po-
esie Nei ritorni a me stesso, la cui stampa presso Ferraguti (identica a
quella dei precedenti libri di poesia) venne curata tutta da Cavani nei
modi ormai collaudati : il ms. b.3.4.18 dell’Estense è il quaderno auto-
dato [sic] i tempi aridi che corrono, coloro (e sono pochi ormai) che osano
ancora tendere l’orecchio alla poesia, hanno sete di poesia e non di tecnici-
smi e di estetismi gelidi, e meno ancora di prodotti scadenti dovuti in parte
a gente che con la poesia non ha niente a che fare.
Resta l’impressione di un contentino lasciato da Guanda a Cavani,
forse con un piccolo calcolo commerciale dovuto all’imminente ri-
edizione presso Feltrinelli (1961) di quello Zebio Còtal che l’editore
amico non aveva accolto ; ma anche senza una minima promozione