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ISSN: 2036-3028 Luglio / Settembre 2010 N°5 - Anno II

IL SITO DI SAN LORENZO


A CIVITANOVA DEL SANNIO
a cura di Federica Fontana

L’AREA ARCHEOLOGICA DI LA CARRESE DI SAN SPECIALE:


PIAZZA MERCATO AD ISERNIA PARDO A LARINO
di Enza Zullo a cura di Antonia Valillo
IL CULTO
LA TAVERNA COME DIVULGARE DEI SANNITI
DEL CORTIGLIO L’ARCHEOLOGIA
di Walter Santoro a cura di Brunella Muttillo di Alessandro Testa
INDICE
Accampamenti
preistorici in quota
Il sito di San Lorenzo (Civitanova del Sannio,
Isernia) nell’Appennino molisano
a cura di Federica Fontana pag. 6

L’area archeologica di
piazza Mercato ad Isernia

a cura di Enza Zullo pag. 16

L’oblio della
memoria storica
la Taverna del Cortiglio sul tratturo
Lucera-Castel Di Sangro
di Walter Santoro pag. 24

Il culto dei Sanniti


Alla luce della comparazione indo-europea

di Alessandro Testa pag. 34

La Carrese di San Pardo


a Larino
Momenti di devozione popolare

a cura di Antonia Valillo pag. 52

Come divulgare Agenda LIBRI


l’archeologia Mostre ed eventi in Le letture consigliate
I laboratori di preistoria calendario
dell’Associazione ArcheoIdea
a cura di
Brunella Muttillo pag. 60 pag. 70 pag. 73

3
MAGAZINE EDITORIALE L’epigrafia latina nel Molise: quale futuro?

Comitato tecnico Fotografia


Sandro Arco Antonio Priston
Angela Crolla e talvolta i traguardi a cui perviene la corretta esegesi di un’iscrizione sono in sintonia
LUGLIO/SETTEMBRE NUMERO

2010 5 Angelo Iapaolo


Michele Iorio
Hanno collaborato
a questo numero con le posizioni conseguite dall’indagine filologica condotta sulle fonti letterarie
o da quella archeologica su quelle monumentali, non poche volte, viceversa, la
Federica Fontana
Emilia Petrollini testimonianza epi­grafica è la sola capace di restituire notizie altrimenti ignote.
Antonella Minelli
Risulta pertanto evidente che le costanti nuove acquisizioni iscritte, generosamente
Comitato scientifico Enza Zullo restituite dal suolo italiano, possono da sole far progredire le nostre conoscenze sulla
Marta Arzarello Walter Santoro città antica, che riesce in questo modo ad acquistare una sua ben precisa identità,
Marco Buonocore Alessandro Testa con le proprie tensioni sociali, amministrative, politiche, svelandoci nuovi percorsi
Annalisa Carlascio Antonia Valillo d’indagine cui mai la dottrina era riuscita a riservare dettagliato scrutinio.
Emilia De Simoni Elvira Notarangelo Anche il Molise, dopo la grande, ed ancora oggi irripetibile per contenuto e forma,
Gabriella Di Rocco Brunella Muttillo esperienza dell’Ottocento di Theodor Mommsen, con tutte le sue nuove scoperte
Federica Fontana Annarosa Di Nucci epigrafiche ci permette un incontro variegato con molte delle antiche realtà municipali, consentendoci di
Maria Angela Rufo comprendere i tempora della loro lenta ed inevitabile romanizzazione. Ma il messaggio iscritto non dovrà mai
Associazione Culturale Rosalia Gallotti
Giuseppe Lembo essere studiato ed interpretato prescindendo dalla morfologia del territorio di competenza amministrativa, dalle
ArcheoIdea Rosa Lanteri evidenze monumentali, dalla corretta lettura di ogni lacerto archeologico.
c.da Ramiera Vecchia, 1 Adriano La Regina
Stampa Da anni, su incarico dell’Accademia delle Scienze di Berlino e Brandeburgo, sono impegnato nella stesura di una
86170 Isernia Luigi Marino
Grafica Isernina nuova edizio­ne del volume nono del Corpus inscriptionum Latinarum relativo alla regio IV augustea (Samnium et
www.archeoidea.info Maurizio Matteini Chiari 86170 Isernia - Italy Sabina), che aggiorni quella di Mom­msen apparsa nel 1883; ma il traguardo finale non è stato ancora raggiunto,
Antonella Minelli Via Santo Spirito 14/16 dal momento che il numero delle iscrizioni latine di questo ampio settore geografico si è quasi raddoppiato da
Direttore responsabile
Alessandro Naso quel lontano 1883 (una stima approssimativa si orienta su oltre 5000 documenti rinvenuti in questo ampio
Giuseppe Lembo settore geografico e su oltre 2000 per quel che attiene al solo Molise). Recuperi di questa “memoria scritta”
Luiz Oosterbeek Registrazione del Tribunale di
Marco Pacciarelli Isernia n. 72/2009 A.C.N.C.; n. molisana sono avvenuti grazie all’interesse delle realtà culturali locali, a fortuiti e fortunati ritrovamenti, ma
Carlo Peretto 112 Cron.; n. 1/09 Reg. Stampa soprattutto grazie alle numerose attività di scavo della Soprintendenza Archeologica del Molise. Meritorie
del 18 febbraio 2009 pertanto sono quelle iniziative scientifiche tese a diffondere anche ai non “addetti ai lavori” il contenuto
Lorenzo Quilici
di questo patrimonio iscritto delle città del Molise romano: mi auguro, pertanto, che possa quanto prima
Michele Raddi concludersi il progetto promosso dall’Istituto Regionale per gli Studi Storici del Molise «V. Cuoco», che ha già
Alfonsina Russo Le foto dei siti e dei reperti
archeologici sono pubblicate consegnato alla comunità scientifica tra gli anni 1995-2003 il quadro aggiornato delle iscrizioni latine delle città
Ursula Thun Hohenstein antiche di Aesernia a cura di M. Buonocore, Bovianum e Fagifulae a cura di G. De Benedittis, e Venafrum a cura di
grazie all’autorizzazione
Franco Valente della Soprintendenza ai Beni S. Capini (si aggiunga anche il ricco repertorio di N. Stelluti su Larinum e la Bassa Frentania del 1997); così come
Archeologici del Molise che continuino la loro periodica pubblicazione tutte quelle riviste nelle quali ampia vetrina viene concessa ai
Redazione documenti antichi, i numerosi atti di convegni e i cataloghi di collezioni pubbliche e private.
Petronilla Crocco ARCHEOMOLISE ON-LINE L’augurio è che il patrimonio epigrafico ancora esistente del Molise, unico fons a noi disponibile per recuperare
Annarosa Di Nucci www.cerp-isernia.com segmenti di un passato altrimenti ignoto, trovi innanzitutto consona sistemazione tale da poter superare
Giovanna Falasca www.facebook.com l’esame del tempo e del giudizio, proprio in un mondo in cui ormai l’immagine sembra il veicolo dominante
Sandra Guglielmi della nostra cultura, e che le future generazioni continuino con esso a confrontarsi ed intraprendere ulteriori
www.twitter.com
Brunella Muttillo scandagli esegetici, così da non sconsolatamente ripetere che etiam periere ruinae. Ma soprattutto che questo
Ettore Rufo patrimonio trovi la sua corretta diffusione scientifica propria di una perfetta simbiosi fra cultura alfabetica
Maria Angela Rufo e civiltà delle immagini, concedendosi con liberalità, senza cioè quella gelosia che invece oggi, purtroppo, si
riscontra ancora con inevitabile immiserimento della nostra cultura, lo studio di ogni tipologia di materiale
Chiara Santone
archeologico a chiunque, posseduto di credenziali scientifiche di provata certificazione, ne faccia richiesta,
Walter Santoro in modo che ciascuno di noi, secondo le piste della propria ricerca più congeniale, possa svelare l’immensa
Alessandro Testa quantità di siffatta documentazione archeologica tale da far progredire la conoscenza su questa regione e più in
Daniele Vitullo generale sul mondo antico.

Segreteria
IN COPERTINA archeoidea@hotmail.com Marco Buonocore*
Veduta panoramica del sito di San
Lorenzo (Civitanova del Sannio, Progetto grafico
Isernia) Giovanni Di Maggio
(foto: G. Lembo) www.giodimaggio.com *Direttore Sezione Archivi Biblioteca Apostolica Vaticana

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Accampamenti
preistorici in quota
Il sito di San Lorenzo (Civitanova del Sannio, Isernia)
nell’Appennino molisano

N
Federica Fontana*, Antonella Minelli** el quadro delle evidenze preistoriche che caratterizzano il
*Dipartimento di Biologia ed Evoluzione, Sezione di Paleobiologia, Preistoria e Antropologia, Università
degli Studi di Ferrara
territorio molisano, il sito di San Lorenzo, situato nel comune
**Dipartimento di Scienze e Tecnologie per l’Ambiente ed il Territorio, Università degli Studi del Molise di Civitanova del Sannio, in provincia di Isernia, ha assunto, nel
corso delle ricerche condotte negli anni, un’importanza rilevante per
la comprensione delle strategie adattative all’ambiente montano delle
comunità preistoriche.

Ricostruzione dell’ambiente naturale di San


Lorenzo e della frequentazione umana duran-
te la fase finale del Mesolitico
(disegno: M. Cutrona)
Il sito si inserisce all’interno di un’ampia due principali insiemi di materiali, in totale opache ed organogene, a tessitura grossola- In queste pagine:
vallata, a circa 1.100 m sul livello del mare, cir- circa 1.670 manufatti, il primo dei quali prove- na, associate in minore misura a selce diafa- Veduta panoramica del sito di San Lorenzo
condata da alture che raggiungono in media niente da raccolte di superficie effettuate dal na omogenea. L’analisi dei nuclei evidenzia il (Civitanova del Sannio, Isernia)
(foto: G. Lembo)
1.200 metri, fino alla quota massima di 1.422,2 Sig. Bruno Paglione, a cui si deve la segnalazio- frequente utilizzo, quali supporti di partenza,
m con il massiccio de “La Montagnola”, geo- ne del sito, il secondo da recenti ricognizioni e di schegge spesse o blocchetti caratterizzati numero più consistente di manufatti che ri-
logicamente caratterizzato da rocce di origine da un sondaggio di verifica stratigrafica con- dalla presenza di piani di frattura naturali, più conducono ad un débitage lamino-lamellare
carsica. Tale ambiente diventa continentale dotti dai ricercatori dell’Università di Ferrara, raramente di ciottoli e, solo sporadicamente, finalizzato alla produzione di prodotti regolari
intorno ai 35 milioni di anni fa, quando agenti in collaborazione con l’Università del Molise, di arnioni a cortice calcareo. e standardizzati, con bordi paralleli rettilinei e
geomorfologici, come la tettonica distensiva, nell’estate del 2005. Nell’estate del 2009 è se- Già in parte oggetto di un precedente studio, sezioni perlopiù triangolari o trapezoidali, per
portano alla creazione di conche inframonta- guita un’ulteriore verifica, i cui reperti raccolti questa collezione costituisce un complesso i quali è documentato l’impiego della tecnica
ne. In una fase successiva, molto probabilmen- sono attualmente in corso di studio. eterogeneo. La selezione e l’analisi, nell’ambi- di percussione indiretta/pressione, a cui si as-
te nel Pliocene superiore, le valli si trasforma- to dell’insieme esaminato, degli elementi dia- socia l’utilizzo della percussione diretta con
no in bacini con sedimentazioni fluviali e il Le prime raccolte gnostici ha consentito di distinguere almeno percussore tenero organico o in pietra tenera.
versante carbonatico evolve per disgregazio- tre principali gruppi di manufatti, presumibil- I nuclei sono a prevalente sfruttamento
ne, arretrando. Si ha così la creazione di fasce La collezione di reperti riferibili alle prime mente riferibili a momenti diversi di frequen- unidirezionale, perlopiù frontale sulla faccia
di aggregazioni pedemontane che crescono raccolte è composta da 1.325 reperti litici. Ne tazione del sito. larga, con preparazione dei fianchi e del dor-
durante le fasi glaciali. fanno parte 38 nuclei, 1.198 prodotti e sotto- Il primo, apparentemente meno numeroso, so. Le operazioni di gestione delle convessità
L’area dell’attuale lago di San Lorenzo nel prodotti della scheggiatura, 82 manufatti mo- comprende alcuni nuclei e prodotti ascrivibi- sono attestate dalla presenza di lame estratte
corso del Quaternario si presentava proprio dificati dal ritocco e 6 residui di strumenti a li a modalità di sfruttamento Levallois, a cui dai fianchi, neo-creste realizzate in corso di
in forma di bacino inframontano; lungo i suoi ritocco erto. Vi si associano due piccoli fram- si associano elementi ritoccati su supporti débitage e tablettes. In questo insieme domina-
costoni sono state documentate evidenze ar- menti di ceramica ad impasto grossolano. L’in- Levallois e non, fra cui alcuni raschiatoi. Tali no le selci lucide o opache a tessitura fine. La
cheologiche di una frequentazione prolungata dustria risulta prodotta a partire da un’ampia caratteri consentono di riferire l’insieme al Pa- presenza di un geometrico (trapezio isoscele
nel tempo. varietà di litotipi silicei, sulla cui provenienza leolitico medio. su lamella a sezione trapezoidale regolare con
L’industria litica qui raccolta si compone di sono in corso indagini. Sono prevalenti le selci Un secondo gruppo è rappresentato da un troncatura distale ottenuta con la tecnica del

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rente. Le caratteristiche tecnologiche rilevate superfici naturali. Questi ultimi risulterebbero
San Lorenzo, vecchie raccolte sui nuclei e sui prodotti fanno riferimento ad lavorati con tecnica a percussione diretta.
bulino (n. 1); lama-raschiatoio (n. 2); grattatoio (n. 4); denticolato (n. 5); scheggia a ritocco erto (n. 6)
(disegni: D. Mengoli; grand nat.)
un metodo di débitage laminare, con impiego I prodotti sono rappresentati, invece, prin-
sia della tecnica di percussione diretta, sia di cipalmente da schegge laminari, lame e lamel-
quella indiretta/pressione, questa ultima, più le mentre fanno parte dei sotto-prodotti, più
rara, meglio documentata sui nuclei che sui numerosi rispetto ai primi, diversi elementi
prodotti. In particolare, sono stati riconosciu- di gestione, in particolare lame di cintrage o
ti 4 nuclei a lamelle, di cui due a morfologie schegge/lame di mantenimento della superfi-
piramidali, stacchi ortogonali o opposti per la cie di scheggiatura.
gestione delle convessità e piani di percussio- I manufatti ritoccati sono prevalentemente
ne faccettati, presumibilmente ottenuti con realizzati a partire da schegge o grandi lame
tecnica a percussione indiretta/pressione. Un spesse e sono rappresentati da due grattatoi
altro appare notevolmente sfruttato e presen- denticolati, un frammento di strumento a ri-
ta due superfici di scheggiatura opposte non tocco semplice su scheggia spessa, a ritocco
complanari e piani di percussione lisci, con unilaterale bifacciale e una lama-raschiatoio
tracce di ravvivamento. L’ultimo risulta carat- doppia ad ampi ritocchi inversi invadenti che
terizzato da pochi distacchi lamellari a partire richiamano morfologie campignanoidi, un
da un piano liscio, sfruttando superfici natu- frammento di strumento a ritocco semplice
rali. Infine, i restanti due nuclei, scarsamente su lama spessa, una scheggia a ritocco erto
elaborati, sono realizzati a partire rispettiva- bilaterale inverso e un raschiatoio trasversale
mente da una scheggia e da un frammento e su piccola scheggia. Sono, inoltre, ottenuti da
presentano stacchi unidirezionali a partire da prodotti lamino-lamellari, una lama a dorso
microbulino), un dorso e troncatura di dimen- substrato, oltre ad alcuni abbozzi di strumenti
sioni microlitiche, alcune lamelle denticolate campignanoidi e di un foliato. E’ possibile che
San Lorenzo, vecchie raccolte
(cfr. Montbani), alcuni microbulini (due sem- questo insieme sia associabile a quello prece- Nuclei a lame/lamelle (nn. 1, 3, 5-7); nuclei a stacchi centripeti (nn. 2, 4); nucleo-grattatoio (n. 8)
plici ed uno a dorso) e due incavi adiacenti a dente, come verrà discusso più avanti. (disegni: D. Mengoli; grand. nat.)

frattura, in associazione ai caratteri tecnologi- Alla frequentazione di epoca più recente


ci sopra descritti, sembrerebbero inquadrare sono sicuramente da riferirsi anche alcuni
questi materiali nell’ambito di una fase antica bulini, essenzialmente di tipo semplice, grat-
del Neolitico, con elementi di tradizione ca- tatoi su lama o sotto-prodotti laminari di tipo
stelnoviana o nella fase recente del Mesolitico frontale e a muso, probabilmente alcune lame
stesso (Castelnoviano). raschiatoio a ritocco marginale e profondo e
Infine, un terzo raggruppamento compren- troncature su lama-lamella.
de elementi riferibili ad un débitage poco cura-
to, tendenzialmente laminare unidirezionale Le raccolte recenti e il sondaggio
che sfrutta essenzialmente blocchetti o scheg-
ge spesse, impostandosi su angoli e convessità Nel corso delle prospezioni e del sondaggio
naturali, con frequente ricorso a cambiamenti effettuato nell’estate 2005 in località San Lo-
di piani di percussione. I nuclei risultano de- renzo sono stati rinvenuti 210 reperti litici, fra
bolmente sfruttati e abbandonati in seguito a cui 6 nuclei, 193 prodotti e sotto-prodotti e 11
incidenti di scheggiatura. Vi rientrano prodot- manufatti ritoccati, oltre ad alcuni frammenti
ti scarsamente standardizzati e, probabilmen- ceramici.
te, una serie di elementi ritoccati, riferibili L’insieme esaminato, benché limitato nu-
prevalentemente alla famiglia dei bulini e al mericamente, risulta complessivamente coe-

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tazione dell’area. Il momento più antico, ap- recentemente proposta per questo periodo.
San Lorenzo, vecchie raccolte parentemente meno significativo sulla base Il momento più recente, riconosciuto sia
Lamelle denticolate (nn. 1-3); grattatoi (n. 4, 7, 10); raschiatoi (nn. 5, 6, 8-9); lama a dorso (n. 11); foliato (?) (n. 12);
del numero degli elementi individuati, è stato nella collezione Paglione, sia fra i materiali
denticolati (elementi campignanoidi?) (nn. 13, 14); trapezio (n. 15); lamella a dorso e troncatura (n. 16); microbulini
(nn. 17-20) (disegni: D. Mengoli; grand. nat.) identificato solo attraverso l’analisi dei mate- provenienti dalle recenti raccolte, per quanto
riali provenienti dalle prime raccolte. Questo i due insiemi non presentino caratteri esatta-
risulta riferibile ad una frequentazione da par- mente sovrapponibili, appare attribuibile ad
te dell’uomo di Neandertal durante il Paleo- una fase antica del Neolitico. Tuttavia, la pre-
litico medio, secondo l’accezione cronologica senza di elementi di tradizione castelnoviana

San Lorenzo, raccolte recenti


Nuclei a lame/lamelle (nn. 1-3, 8, 12); denticolati (elementi campignanoidi?) (nn. 4, 9) ; lamelle a dorso (nn. 5, 7);
incavo (n. 6); grattatoio denticolato (n. 10); raschiatoio (n. 11) (disegni: D. Mengoli; grand. nat.)

marginale e un frammento di lamella a ritocco ni degli aspetti a ceramica impressa dell’Italia


erto marginale mediano, una troncatura e un centro-meridionale (A. Pessina, comm. pers.).
incavo adiacente a frattura su lamella.
Questi aspetti suggeriscono un’attribuzione San Lorenzo: un sito in quota
di questo insieme ad una fase antica del Ne- ripetutamente occupato
olitico, come potrebbe supportare anche la sin dall’epoca preistorica
presenza di alcuni elementi ceramici, molto
frammentari e in stato di conservazione non L’analisi dell’industria litica individuata in
certo ottimale, che potrebbero – seppur con località San Lorenzo ha consentito di eviden-
una certa cautela – rientrare nelle produzio- ziare almeno due principali fasi di frequen-

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A sinistra:
Ritrovamento in situ (foto: A. Minelli) Bibliografia
Barker G. (1974): A new Neolithic site in Molise,
Southern Italy. Origini, 8, 185-200
diacronico”, la prima delle quali identificata
come complesso delle “industrie su scheggia”, Barker G. (2001): La valle del Biferno. Archeo-
logia del territorio e storia annalistica. Campo-
l’altra riconducibile a una tradizione litotecni-
basso, Istituto Regionale per gli Studi Storici del
ca di impronta essenzialmente castelnoviana, Molise “V. Cuoco”.
con forte indice di laminarità, presenza della
Barra A., Grifoni Cremonesi R., Mallegni F.,
tecnica del microbulino ed elevata percentua- Piancastelli M., Vitiello A. & Wilkens B. (1989-
le degli erti differenziati. 90): La grotta Continenza di Trasacco. I livelli a
Data la natura dell’industria di San Loren- ceramiche. Rivista di Scienze Preistoriche, XLII,
zo, proveniente essenzialmente da raccolte di 31-100

superficie e le caratteristiche evidenziate dal Borzatti von Löwestern E. (1971): Prima campa-
presente studio, nel quale entrambe le compo- gna di scavi a Tuppo dei Sassi (Riparo Ranaldi)
in Lucania. Rivista di Scienze Preistoriche, XXVI
nenti sopra descritte sembrerebbero presenti,
(2), pp. 373-392.
risulta difficile attribuire questo insieme più
Cremonesi G. (1966): Il villaggio Leopardi presso
recente ad uno dei due complessi riconosciuti,
Penne in Abruzzo. Bullettino di Paletnologia
non consente di escludere totalmente una fre- finalizzato all’estrazione di supporti laminari la cui effettiva significatività e interpretazione Italiana, 75, 27-49
quentazione già a partire dal Mesolitico recen- e non, impiegando quasi esclusivamente selci - l’origine viene attribuita dagli Autori a sub-
Dini M., Grifoni Cremonesi R., Kozlowski S.K.,
te, da parte degli ultimi cacciatori-raccoglito- opache, raramente organogene con tecnica a strati di formazione diversi - sarebbe oppor- Molara G. & Tozzi C. (2008): L’industria castel-
ri. Le informazioni riferibili alla presenza di percussione diretta. Sotto il profilo tipologi- tuno indagare ulteriormente, data l’assenza di noviana della grotta di Latronico 3 (Potenza,
questi ultimi nel sud della penisola appaiono co, rientrerebbero nel primo insieme, carat- ulteriori elementi di differenziazione. Italia). Preisotira Alpina, 48, pp. 49-74
purtroppo molto limitate. terizzato da stretti legami con la tradizione In sintesi, le ricerche svolte a San Lorenzo Fontana F. (2006): L’industria litica di San Loren-
I caratteri più salienti dell’insieme cronolo- castelnoviana, alcuni grattatoi frontali lunghi, hanno evidenziato che questa area ha svolto zo (Comune di Civitanova del Sannio). In Peretto
gicamente più antico sono rappresentati dalla l’unico geometrico individuato (trapezio iso- un ruolo di primario interesse per le comunità C., Minelli A., Preistoria in Molise. Gli insedia-
menti del territorio di Isernia. Centro Europeo di
presenza di prodotti e residui del metodo di scele), alcune lame ritoccate, a ritocco sempli- insediate sul territorio sin dalla più antica prei-
Ricerche Preistoriche. Collana Ricerche 3. Aracne
lavorazione Levallois e da alcuni raschiatoi, ce e denticolato ed alcuni microbulini, mentre storia. A partire dal Paleolitico medio è stata Editore, Roma, pp. 237-249
talvolta su supporti levallois a ritocco sempli- farebbero parte del secondo diversi elementi infatti frequentata da popolazioni neander-
Grimaldi S. (2005) (a cura di): Nuove ricerche
ce localizzato sia in posizione laterale, sia tra- riferibili al substrato, fra cui rari abbozzi di taliane, presumibilmente in relazione al pro- sul Paleolitico del Molise. Materie prime, indu-
sversale. strumenti di morfologia campignanoide. cacciamento di prede da caccia, confermando strie litiche, insediamenti. Isernia, Centro Euro-
Per quanto riguarda l’industria riferita alla I confronti con contesti del primo Neolitico come nei periodi climaticamente più favore- peo di Ricerche Preistoriche, Collana Ricerche, 2.
frequentazione di epoca più recente, oloceni- molisani (esclusivamente localizzati nell’am- voli questi gruppi abbiano raggiunto e ampia- Moncel M.-H. (1999) : Les assemblages lithiques
ca, questa appare articolata in due principali bito della valle del Biferno: Monte Maulo e mente sfruttato i territori montani. Successi- du site Pleistocène moyen d’Orgnac 3 (Ardèche,
insiemi. Il primo, meglio connotato ma meno Ponte Regio) sono rari e scarsamente det- vamente, l’area è stata intensamente occupata, Moyenne Vallée du Rhône, France). Contribution
à la connaissance du Paléolithique moyen ancien
consistente numericamente, soprattutto per tagliati dal punto di vista della descrizione presumibilmente in relazione allo svolgimento
et du comportement technique différentiel des
quanto riguarda gli elementi ritoccati, è rap- delle industrie litiche, ma le comparazioni di pratiche legate alla pastorizia, da parte dei Hommes au Paléolithique inférieur et au Paléo-
presentato da residui, prodotti e sotto-pro- effettuabili con altri insiemi dell’Italia centro- primi gruppi neolitici dediti ad attività di tipo lithique moyen, ERAUL 89, Liège, p. 446.
dotti del metodo laminare, impostato su rigidi meridionale adriatica consentirebbero di rife- produttivo. Non è certa l’attestazione nel sito Radi G. & Ronchitelli A. (2002) Le industrie
criteri tecnici, a partire prevalentemente da rire questi due ultimi gruppi di manufatti ad anche da parte degli ultimi cacciatori-racco- litiche, in Fugazzola Delpino M.A., Pessina A.,
materie prime silicee a grana fine, lucida o, più un Neolitico antico a ceramica impressa. Tali glitori mesolitici, le cui capacità di adattamen- Tinè V. (a cura di) Le ceramiche impresse nel
frequentemente opache e in parte ottenuto studi tendono ad identificare per l’area adria- to ai territori montani sono ben note in tutto il Neolitico antico. Italia e Mediterraneo. Studi di
Paletnologia I, Collana del Bullettino di Paletno-
con la tecnica di percussione indiretta/pres- tica, sulla base dell’industria litica (non della continente europeo e, per quanto riguarda la logia Italiana, Istituto Poligrafico e Zecca dello
sione. Il secondo, di carattere decisamente più ceramica) due aree differenziate “che sembra- penisola, soprattutto lungo l’Appennino tosco- Stato, Roma, 251- 267
opportunistico e non standardizzato, risulta no svilupparsi autonomamente anche in senso emiliano e ligure e l’arco alpino orientale.

14 15
L’area archeologica di

ad Isernia
Enza Zullo - Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di
Bari, Barletta-Andria-Trani e Foggia

G
ià Amedeo Maiuri, sul finire degli anni Cinquanta, identificava
il foro dell’antica città di Aesernia con l’attuale piazza Mercato
(anche nota come piazza Andrea d’Isernia) e scriveva: “Al
nome di Andrea d’Isernia è consacrato il Foro della colonia latina”,
vedendo nell’arco della torre campanaria “la continuazione dell’arco
romano che sboccava in quel luogo dal Foro della città, così come in
tutti i Fori da Pompei a Timgad; e, quasi a rendere più evidente quella
continuità, hanno posto ai quattro angoli quattro statue di matrone e
di togati tolte dalle loro basi onorarie…E sulla Piazza del Foro italico e
romano, ho visto il gran mercato d’Isernia”.

Stampa del XIX secolo


che riproduce piazza Mercato
Solo negli ultimi anni, al contrario, qualcuno In alto:
ha ipotizzato che potesse trattarsi di un’im- Veduta attuale della Cattedrale di Isernia (web)
portante area sacra ma non del foro.
A destra:
Di certo nell’antichità su questa che era la Basamento del tempio della colonia latina (III sec.
parte più alta dell’abitato esistevano almeno a. C.) sotto la Cattedrale (foto: G. Venditti)
tre templi, di cui uno noto solo dalla letteratu-
ra, probabilmente realizzato al di là dell’arco (chalcidium) – una sorta di mercato coperto
di S. Pietro, dove oggi è l’edificio dell’ex semi- edificato da L. Abullius Dexter, crollato in se-
nario. Alla metà del Seicento, infatti, lo storico guito al terremoto del 364 e poi ricostruito a
locale Ciarlanti, in un inedito manoscritto sul- spese di due cittadini – e delle tombe di due
le chiese di Isernia, affermava che la chiesa di importanti personaggi di epoca romana, Sesto
S. Paolo “si giudica che sia stata tempio antico Apuleio e Settimio Muleio. Secondo lo storico
d’idoli come la cattedrale, poiché ella ancora locale Ciarlanti i due monumenti sepolcrali
sta fondata, eretta sopra quella che le sta in- erano “a piè del muro della pubblica strada,
contro, ed in luogo sollevata”. Dei due ancora della chiesa di San Paolo (e della cattedrale)”
in parte visibili, il più imponente è quello sulle descritti come “due belli e grandi avelli artifi-
cui strutture è stata poi costruita la cattedra- ciosamente lavorati sopra grandi basi, in uno
le mentre l’altro, con esso convergente, ha di- stanno le ceneri di Sesto Apuleio console ro-
mensioni più piccole. mano, e nell’altro di Settumuleio (C. Septu-
Dagli studi epigrafici di Muratori, di Garruc- muluis Obola) ambidue fatti avanti la venuta
ci e di Mommsen è nota l’esistenza nel foro, del Signore”. Si conservavano ancora in quel
durante il periodo augusteo, di un macellum luogo praticamente intatti alla fine dell’Otto-
dotato di portico ed ingresso monumentale cento, descritti dal canonico Giuseppe Cam-

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pagnale come “bellissimi avelli…di pietra lavo- nel sottosuolo, solo in piccola parte indagato e l’altra rovescia. L’ingresso al tempio avveni- cristianesimo i due templi maggiori, separati
rata all’antica, con molto arteficio sopra grosse con una campagna di scavi condotta negli anni va dalla parte opposta rispetto a quello della solo dalla strada, furono trasformati in edifi-
e belle basi, posti nella pubblica strada in uno Ottanta, per cui l’area archeologica si estende chiesa attuale, mediante una scalinata i cui re- ci di culto cristiano, l’uno dedicato a S. Pietro
dei migliori luoghi della Città, più giù del cam- sotto il pavimento della cattedrale e dell’adia- sti sono stati ritrovati al di sotto dell’altare. Gli –l’attuale cattedrale –l’altro a S. Paolo, appor-
panile della cattedrale, nei quali si fa giudizio cente cortile dell’episcopio. Solo recentemen- scavi hanno dato la certezza che si trattava di tando qualche modifica: nel tempio maggiore
che vi siano seppelliti perché sono vere sepol- te l’area è stata oggetto di lavori di valorizza- un tempio a cella tripartita –presumibilmente fu costruita un’abside terminale ben visibile
ture e nel tutto simili di lavoro e di grandez- zione che ne hanno reso possibile la fruizione dedicato alla triade Giove, Giunone e Minerva nell’area archeologica –al cui interno è collo-
za”. I due monumenti portavano decorazioni al pubblico mediante la realizzazione di un – orientato con l’ingresso a sud-ovest, costru- cata una sepoltura che riutilizza un sarcofago
ed iscrizioni – alcune delle quali ancora con- ingresso autonomo. Nell’area è possibile vede- ito secondo precise proporzioni tra le parti, antico –e fu realizzato un piccolo battistero ad
servate nel Museo Nazionale di S. Maria delle re un lungo tratto del podio dell’antico tempio circa alla seconda metà del III secolo a.C., tra immersione. Le absidi della chiesa medioevale,
Monache – e al momento della loro rimozione che aveva un’estensione di circa 31x21 metri e il 260 e il 250 a.C. (anni appena successivi alla invece, costruite quando alla chiesa fu inverti-
“nelle basi, assai meravigliose per costruzioni, parte degli avancorpi che ne caratterizzava- formazione della colonia latina) e con forti to l’orientamento, si possono vedere grazie a
furono trovate anfore rotte, monete, ossa, cose no il disegno, interrompendone la continuità. analogie formali con altri esempi dell’archi- grandi lastre di vetro all’interno dell’edificio di
che tutte andarono distrutte dall’ignoranza Altri resti del podio in travertino dell’antico tettura laziale arcaica e del periodo medio-re- culto, all’altezza del presbiterio. A lato dei re-
dei demolitori”. tempio sono ancora visibili su corso Marcel- pubblicano dell’area latina ed etrusca, primo sti del tempio maggiore, sotto il cortile dell’e-
Ciò che resta oggi di uno spazio così intensa- li: si tratta di un alto basamento sul quale si tra tutti il tempio di Sora. piscopio, c’è il basamento dell’altro piccolo
mente vissuto nel corso dei secoli è quasi tutto imposta una cornice con due gole, una dritta Con certezza si sa che nei primi secoli del tempio, solo parzialmente portato alla luce,
orientato in modo convergente con la strut-
tura più grande del tempio appena descritto.
1. Ipotesi ricostruttiva del tempio italico (III sec. a. C.) (da: E. Zullo, 1996) scala 1 :100
2. Ipotesi ricostruttiva della prima chiesa cristiana dal V al X secolo (da: E. Zullo, 1996) 0 10 Esso presenta una piccola cornice di base ed
3. Ipotesi ricostruttiva della chiesa medievale dal secolo XI-XII al XVII (da: E. Zullo, 1996) una di coronamento modanate con elementi
5
1. 2. 3. alternati, per un’altezza totale di 2,10 metri,
N
ma, per la pochezza di elementi, non è stato
possibile ricostruirne la planimetria; tuttavia,
sulla base di uno studio delle sue più evolute
modanature, gli studiosi ne hanno proposto
una datazione al I secolo a.C.
Appartiene a questa prima fase di frequenta-
zione dell’area anche un piccolo vano in parte
ipogeo che presentava un rivestimento interno
di intonaci policromi ubicato tra i due templi
la cui destinazione appare tuttavia ancora sco-
nosciuta. Nell’area sono anche visibili alcuni
grandi capitelli, il lastricato romano in grossi
blocchi di pietra calcarea tra i due templi, re-
sti di pavimentazione in ciottoli, tubazioni in
cotto e resti consistenti di una trabeazione. Il
rinvenimento di un discreto numero di sepol-
ture altomedioevali, in cui appaiono ampia-
mente reimpiegati anche elementi di spoglio
di monumenti classici, ha dato la certezza che
tutta l’area sia stata successivamente utilizza-
ta per scopi sepolcrali. Diversi i sarcofagi rin-
venuti, tra cui si segnala uno con copertura in

20 21
In basso: le, ha consentito di elaborare fondate ipotesi della cupola all’incrocio della navata centrale
Veduta degli scavi nella Cattedrale. Nella parte circa una sua derivazione dal grande modello con il transetto –per cui fu anche necessario
del presbiterio è visibile la base semicircolare che fu nell’XI secolo l’abbazia desideriana di l’arretramento degli ultimi due pilastri verso
dell’abside della chiesa trecentesca
(da: F. Valente, 1982) Montecassino, la cui influenza sulla Chiesa l’altare – la sostituzione del soffitto ligneo con
isernina, sul finire dell’anno Mille, era d’altra una volta nella navata centrale, la realizzazio-
Nell’altra pagina:
parte molto forte. Con ogni probabilità, infatti, ne di cupole nelle navate laterali e il ridisegno
Foto storica (web)
anche la navata principale della cattedrale di dei pilastri esistenti mediante l’introduzio-
pietra tufacea posizionato a destra dei resti del Isernia era nel rapporto 1:2 con le navate late- ne dell’ordine corinzio. Tuttavia, dopo pochi
tempio maggiore e quello collocato nei pressi rali secondo un modulo base di un quadrato di anni, il 26 luglio 1805, un forte terremoto dan-
dell’abside paleo-cristiana, su cui è ben visibi- 20 cubiti, come in molte chiese coeve derivate neggiò gravemente l’edificio che vide crollare
le un’iscrizione in latino, datato II-III secolo dall’abbazia di Montecassino. le coperture della navata centrale, la cupola e
d.C. Molte anche le sepolture rinvenute du- Dopo il terremoto del 1456 la chiesa fu re- il portico. Dopo alterne vicende, alla metà del
rante l’ultima campagna di scavi archeologici staurata probabilmente con influenze gotiche secolo iniziarono i lavori di restauro che det-
che ha accompagnato i lavori di valorizzazione e quindi nuovamente rifatta nel corso del XVII tero alla fabbrica una nuova veste secondo il
dell’area, soprattutto del tipo con rivestimento secolo, quando la terminazione absidale fu so- linguaggio neoclassico di gusto corrente e ri-
e copertura di lastre o blocchi di pietra o, in stituita da un presbiterio sporgente affiancato qualificarono l’ambiente circostante. In parti-
qualche caso, di laterizi, quasi sempre prive di da cappelle, gli interni riportati ad un linguag- colare, il pronao, costruito tra il 1847 e il 1851
corredo funebre; una di esse è stata lasciata in gio classicista e realizzato un portico su archi su iniziativa del vescovo Gennaro Saladino, fu
loco, all’ingresso dell’area archeologica. È sta- in facciata. Una nuova e imponente campagna pensato con quattro grandi colonne ioniche di
ta anche rinvenuta una struttura a pianta cir- di lavori modificò completamente l’aspetto circa otto metri di altezza, racchiuso da pareti
colare, realizzata in bozze di pietra irregolari, della chiesa durante l’episcopato di Miche- laterali, coperto da volta a botte e coronato da
in cui gli studiosi hanno individuato una pro- langelo De Peruta, per cui volere tra il 1776 e un frontespizio. Per un tale imponente proget-
babile fornace, lasciata in evidenza al di sotto il 1789 si propose una nuova lettura dell’edi- to si è ipotizzato un coinvolgimento dell’ar-
della scala d’accesso in vetro. ficio secondo un orientamento tardobarocco, chitetto Bernardino Musenga, artefice della
trasformando parzialmente l’impianto pri- ricostruzione della cattedrale di Campobasso, Bibliografia
La cattedrale dei SS. Pietro e Paolo: mitivo. Decorazioni a stucco, nuove opere di anch’essa crollata in seguito al terremoto del Campagnale G. (1893): Tesi di laurea sulla storia
una lunga continuità scultura e di pittura abbellirono gli interni ma 1805. Un’impostazione complessiva simile dei di Isernia, ms.
soprattutto fu completamente modificata la due progetti e il carteggio rinvenuto negli ulti- Coarelli F. & La Regina A. (1984): Abruzzo e
Molise. Guida archeologica. Edizioni Laterza,
La cattedrale di San Pietro e Paolo nella ve- planimetria dell’edificio con la realizzazione mi anni sembrano accreditare questa ipotesi. Roma-Bari.
ste in cui si presenta oggi, è il risultato di nu- A quasi un secolo di distanza, ulteriori danni Maiuri A. (1957). Passeggiate Campane. Edizioni
merosi ricostruzioni e rifacimenti intercorsi provocò il bombardamento del 1943 che vide Sansoni, Firenze.
durante la sua lunga storia. Presumibilmente distrutto tutto il lato destro dell’edificio, le sue Pagano M. (2004): Osservazioni sulla storia del
intorno al V secolo sulle strutture del tempio coperture e parte del pronao che in quell’oc- complesso di Santa Maria delle Monache e sulla
topografia antica di Isernia. Conoscenze, anno I,
si insediò la chiesa cristiana e ciò comportò, casione fu ricostruito senza più i muri laterali n. 1-2: 69-78.
tra l’altro, la realizzazione di un’abside termi- che lo racchiudevano. Dal dopoguerra ad oggi, Pasqualini A. (1966): Isernia. Quaderni dell’Isti-
nale e del battistero. Un’imponente stagione interventi significativi hanno interessato solo tuto di topografia antica dell’Università di Roma,
II: 79-84.
di restauri interessò la fabbrica nell’XI secolo l’interno della chiesa: negli anni Sessanta furo-
Valente F. (1982): Isernia. Origine e crescita di
quando fu ruotata di 180°, con l’ingresso verso no introdotti marmi e dorature in sostituzione una città. Edizioni Enne, Campobasso.
la piazza Mercato, fulcro della vita cittadina: di stucchi e affreschi; dopo i lavori di scavo ar- Viti A. (1984): Massimi luoghi di culto in Aeser-
si realizzò così una chiesa di tipo basilicale, cheologico degli anni Ottanta fu rifatto il pavi- nia tra l’età italico romana e l’alto medioevale
con navata centrale e due laterali, transetto mento, poi nuovamente cambiato agli inizi del 263 a.C.-943 d.C. Almanacco del Molise 1984.
Edizioni Enne, Campobasso.
continuo e absidi terminali. La certezza ac- Duemila secondo un disegno che utilizza di-
Zullo E. (1996): La cattedrale di Isernia. Edizioni
quisita con gli scavi archeologici che l’edificio versi tipi di marmo, richiamando anche nelle Vitmar, Venafro
attuale ricalchi grosso modo quello medioeva- coloriture la divisione dello spazio esistente.

22 23
L’oblio della
memoria
storica
La Taverna del Cortiglio sul tratturo
Lucera-Castel Di Sangro
di Walter Santoro

R eintegre e cartografia alla ricerca di forme e confini, “tra l’erbal fiume


silente” e lapidei termini, attraverso il sano esercizio di agrimensori,
tavolieri e compassatori dall’Atlante Capocelatro alla reintegra Bonamici.

ASCB, Ufficio Tecnico Erariale, Tratturi.


Tratturo Lucera-Casteldisangro, II, Tav. XVII
(anno 1881-1882)

24 25
Cosa direbbe, cosa troverebbe oggi Georg innalzando una cattedrale nel deserto, anzi un A sinistra:
Liebetanz se si trovasse a ripercorrere il trat- albergo nel deserto Molise, donando nuovo lu- Atlante Capocelatro (anno 1652). Particolare del
turo Lucera-Casteldisangro al seguito del suo stro, riedificando voci, riproponendo la faccia- Feudo di Camposenarcuni
Nel riquadro in rosso la raffigurazione della
“gregge virtuale”? Quale miglioria turistica ta con un acrobatico esercizio del distruggere
Taverna del Cortile
e conservativa gli darebbe accoglienza dopo e ricostruire! (da: Liebetanz, 1999)
l’istituzione del Parco Regionale dei Tratturi Ho percorso e viandato da fanciullo questo
In basso:
voluto con legge istitutiva n. 9 dell’11 aprile luogo perché lì mio zio mi portava a ricono-
CTR, Ripalimosani, elemento n. 406014. Stralcio.
1997? Quale stupore invaderebbe colui che in scere le erbe officinali, assaporare radici di
monticazione e demonticazione dalle terre liquirizia; lì sostavo come transumante del intestazioni, o appellativi amarcord come nel
fiamminghe si era spinto in Molise per docu- mio tempo. Oggi la mia taverna, la taverna caso del contermine “Monforte” centro com-
mentare le residue testimonianze della civiltà dei ripesi, dei molisani non esiste più! Gli atti merciale!
della transumanza ed il censimento delle case dell’Ufficio Tecnico del Comune di Ripalimo- Erano passati più di quattro secoli da quan-
cantoniere ANAS? Se poi costui volesse pe- sani riferiscono come nel 2007 è rilasciata ad do la taverna nel dare ricovero e ristoro, trova-
regrinare ancora per tratturi e raggiungere il imprenditore locale l’autorizzazione per lo va difesa nelle sue forme, nei suoi confini, col
capoluogo allora non gli resterebbe altra scel- smantellamento dell’edificio, sebbene in via suo “erbal fiume silente”, incastonata com’era
ta che attraversare il Lucera-Casteldisangro e istruttoria, la Soprintendenza ai B.A.A.A.S. tra i lapidei termini, attraverso il sano eserci-
qui scoprire che la taverna non esiste più. del Molise, in conferenza di servizi tenutasi zio di agrimensori, tavolieri e compassatori,
Ma anche di questo non occorre preoccu- con Comune, Anas e Provincia di Campobas- passando indenne sotto re, feudatari e pode-
parsi assicurano; la taverna sarà ricostruita so, avesse ottenuto sei mesi di deroga per de- stà. Storia e memoria di un bene collettivo an-
cora una volta affidate ad una memoria scritta
La Taverna del Cortile in rapporto alla rete tratturale di un qualche studioso che per indignazione e
1. Tratturo Casteldisangro-Lucera; 2. Braccio Cortile-Centocelle; 3. Braccio Cortile-Matese senza pretesa di esaustività ripercorre l’esile
(rielaborazione da: Monti-Vannucci, 1998). filo d’Arianna alla ricerca di mappe topografi-
che, fonti scritte e qualche sbiadita fotografia.
cidere se apporre un vincolo architettonico e La Taverna del Cortile è ubicata, je m’excu-
occuparsi del recupero e restauro dell’opificio. se, era ubicata su un importante crocevia dove
Trascorso questo lasso temporale nessun atto convergono importanti piste tratturali: l’inter-
amministrativo fu emanato, cosicché, nel cor- sezione del Tratturo Casteldisangro-Lucera
so di una seconda conferenza che vide parteci- che attraversa il lato corto della taverna, con
pe anche la Regione (Settore Beni Urbanistici i bracci Cortile-Matese a sud-ovest (attraver-
e Ambientali), si autorizzò la demolizione in sando i centri di Ripalimosani, Campobasso,
luogo di una realizzanda struttura ricettiva,
con parere della Soprintendenza n. 8243 dell’11
giugno 2007. Costo? 1.500.000,00 di euro. Così
il Tg3 Regione del novembre 2009: “…verrà ri-
costruita rispettandone le dimensioni e ripri-
stinata la facciata come in origine”; ed ancora
la Gazzetta del Molise del 17 novembre: “…i
resti dello storico edificio sono stati abbattuti
all’insaputa della cittadinanza”. Non c’è niente
da fare: se vuoi preservare un bene culturale e
sentire l’appartenenza nei luoghi occorre de-
molire per poi accontentarsi, ancora una volta,
del solo toponimo, a meno di malaugurate re-

26 27
A sinistra: maggiori. Lungo il percorso erano collocate le
Taverna del Cortile, edificio meridionale taverne (luoghi di sosta e ristoro) e i riposi (va-
(da: Liebetanz, 1999) ste piane erbose dove le greggi potevano sosta-
In basso: re per la durata massima di tre notti).
Veduta area della Taverna del Cortile (in rosso) Nel marzo 1574 il Doganiere Fabrizio
e del Lucera-Casteldisangro (web) di Sangro, allo scopo di porre termine ai prete-
sti d’ignoranza ed all’avidità dei limitrofi pos-
terriere che di volta in volta si verificavano a sessori di terre, volle riconoscere e disegnare i
loro danno delle piste erbose; la reintegra con- tratturi occupandosi personalmente del trac-
sisteva nella misurazione dei tratturi titolan- ciato Civitanova-Lucera e in un secondo mo-
doli e delimitandoli con l’apposizione di ter- mento di quello da Civitanova a Casteldisan-
mini lapidei sui quali veniva incisa la sigla R.T., gro. Malgrado tale reintegrazione, il tratturo
R(egio) T(ratturo). I cippi furono introdotti continuò ad essere usurpato così come accad-
per la prima volta nel 1574 ad opera del Viceré de a seguito di quella ordinata nell’anno 1600.
Cardinal Granleva onde porre fine ai litigi pe- Nel 1651 il re di Spagna, Filippo IV, decretò
renni fra demanio e frontisti circa i limiti fisici una nuova generale reintegra, incaricandone il
del tratturo. Le forme differirono a seconda Reggente D. Ettore Capocelatro. Quattro seco-
delle epoche storiche (i termini più antichi si li or sono un attuario, un compassatore (agri-
ritrovano al Colle delle Cerque fra Carovilli e mensore) e sei soldati verificarono e ripristi-
Roccasicura). Non c’è regola per le iscrizioni: narono il suolo tratturale al livello originario
in alcuni cippi tratturali le lettere T.R. sono dell’anno 1574, riposizionando alcune centina-
Vinchiaturo e Campochiaro e creando una bre- metà ad alto di forma quadra con un millesimo poste sopra i millesimi sullo stesso lato della ia di cippi lapidei manomessi o mancanti, ele-
tella di raccordo tra il Casteldisangro-Lucera e simile 1576 allo lato destro, e si sono posti due pietra, in altri le lettere sono su di un lato e i vando le prescritte contravvenzioni, seguen-
il Pescasseroli-Candela) e Cortile-Centocelle altri Titoli di Pietra… E in detto luogo si lascia millesimi sul lato opposto. La rete tratturale do la prammatica alla lettera dopo ottantatre
a nord-est (attraversando i centri di Matrice, detta Tauerna, e Territorio della Ripa, e s’entra era piuttosto complessa; dai tronchi principali giorni di condizioni atmosferiche avverse e
Campolieto, staz. di Ripabottoni-S. Elia a Pia- nel Feudo di Campo Senarcuni dell’Ill.mo Don (tratturi) si diramavano i tratturelli, con fun- disagevoli percorsi. L’anno successivo il frut-
nisi e creando una bretella di raccordo tra il Giovanni Batta Carafa, Territorio di Campo- zione di smistamento, da questi si distaccava- to di questo incarico diede luogo all’edizione
Casteldisangro-Lucera e il Celano-Foggia). basso. no i bracci che collegavano le vie armentizie di quello stupendo documento che è l’Atlante
La prima attestazione della taverna si ritro- La Reintegra del 1881-1882, di cui si conserva
va nei documenti redatti per ordine del Go- l’originale presso l’Archivio di Stato di Cam-
vernatore della Regia Dogana della Mena delle pobasso, aiuta nella ricostruzione storica e ri-
Pecore di Puglia, Ettore Capocelatro, dai quali composizione del tessuto amministrativo, del-
si realizzò, nell’anno 1652, l’Atlante che porta la reggenza e del mantenimento dei tratturi,
il suo nome: E continuando detto Tratturo, si dei cippi lapidei, delle verifiche e reintegre, ol-
saglie, e giunge ad un luogo detto Colle Infante, tre che, naturalmente, delle vicissitudini della
per donde corre detto Tratturo con passi circa Taverna del Cortile. Dalla carta 3 r. si evince
340, doue si sono posti tre Titoli de pietra, come che il tratturo Casteldisangro-Lucera princi-
sopra, segnati con lettere, e millesimo simile pia dalla Taverna di Valle Salice sul ponte della
T.R. 1651. E da là calando, et impianando con- Zittola in territorio di Castel di Sangro e ter-
forme corre detto Tratturo, si giunge ad un’altra mina a Palmori Grande in tenimento di Lucera
Tauerna, detta del Cortiglio, anticamente detta dove incrocia il Celano-Foggia. La necessità di
del Sig. Oratio, in Territorio della Ripa predetta, compilazione di verifiche, reintegre e mappe
doue si dice Li Collicelli, e si è ritrouato un Tito- topografiche nasceva dall’esigenza di tutelare
lo di Pietra di forma tonda metà a basso, e dalla le piste erbose e porre fine alle usurpazioni

28 29
In basso: dell’Aquila. La verifica in territorio molisano
La Taverna del Cortile alla fine degli anni ’90. fu eseguita dal 17 Settembre 1881 al 15 Maggio
Sul lato destro è possibile notare l’aggiunta della 1882. Nella reintegra scopriamo un dato utile
fabbrica tardo-ottocentesca
(da: Monti-Vannucci, 1998) alla ricostruzione storico-architettonica della
Taverna del Cortile poiché vi troviamo acclusa
Nell’altra pagina: una pianta del 1851-54 in cui l’edificio è rap-
ASCB, Ufficio Tecnico Erariale, Tratturi.
presentato a forma di L, mentre in quella del
Tratturo Lucera-Casteldisangro, II, c. 37 r. (anno
1851-1854). Particolare. 1881-83 il corpo di fabbrica ha profilo rettan-
golare. Questo può voler significare che non
Capocelatro (Archivio del Tavoliere di Puglia solo l’edificio ad L è più antico, ma anche che
in Foggia). Dai documenti si ricava: …sono un nell’ultimo ventennio del XIX secolo a questo
centinaio i Titoli de Pietra segnati con lettere e viene addossata una nuova struttura che va ad
millesimo T. et R. 1651, allineati in buon ordine inglobarlo o, smantellato l’angolo nord-est, la
lungo il tracciato…circa 1.500 cippi. Nel 1712 il costruzione più recente va ad appoggiarvisi.
Tratturo è nuovamente sottoposto a reintegra L’osservazione degli apparecchi murari in foto
dall’Avvocato Fiscale D. Alfonso Crivelli così rende più verosimile la prima ipotesi. La nuo-
come, in forza del R. Decreto del 9 Ottobre va visura stabilisce una superficie occupata
1826, nuovamente reintegrato dall’incaricato per ettari 78, are 38 e centiare 80, descritta in
D. Pasquale Balestrieri dal 10 Luglio al 10 Ot- ottantuno planimetrie, elevando milleottocen-
tobre 1843. In tale reintegra fu accertata una totredici verbali elevati a carico di proprietari
lunghezza di Miglia 71 e Passi 531½, con una confinanti, con un valore medio del suolo sta-
estensione totale di Carra 59, Versure 12 e Ca- bilito in lire 800 per ettaro.
tene 13. Il 18 marzo 1875 il Ministero delle Fi- La taverna del Cortile era dunque
nanze (Direzione Generale del Demanio) or- considerata antica già ai tempi del Capocela- Oratio. Quanto al toponimo, Cortiglio, è proba- Cortile-Centocelle; più problematico resta
dinava una nuova generale reintegrazione dei tro e, con buona probabilità, portava la deno- bile che esso derivi dal latino medievale cohor- invece, a causa delle modificazioni antropi-
Tratturi, Tratturelli, Bracci e Riposi affidando- minazione del proprietario dell’edificio. Ciò te/curtis/cōrtīle, nel senso generico di ‘recin- che operate nei luoghi, identificare il braccio
ne l’esecuzione agli Ufficiali dell’Ispezione Fo- non porterebbe però ad escludere il toponimo to/luogo recintato’. Un documento del 1586 Cortile-Matese.
restale di Foggia. Per effetto di tale circolare, del Cortiglio in luogo di quello del conduttore estratto dal relevio della baronia di Serra (AV) Per quel che concerne lo studio dell’apparec-
il Tratturo Lucera-Casteldisangro fu sottopo- della taverna. Non si conosce con precisione riferisce: …per coprimento del cortiglio della ta- chio murario occorre invece rifarsi all’impor-
sto ad accertamento da tre gruppi d’Incarica- la fondazione della struttura in oggetto: certa- verna grande. Ed ancora …si possede per il detto tante studio condotto da S. Carnevale sull’ar-
ti: uno per la Provincia di Foggia, un altro per mente era di molto anteriore all’anno 1652 se barone una casa con cortiglio grande. Un altro chitettura della transumanza. L’edificio aveva
quella di Campobasso ed il terzo per quella il redattore riferisce: anticamente detta del Sig. documento conservato nell’Archivio di Stato andamento longitudinale con due ingressi di-
di Cosenza, con data 8 novembre 1582, infor- stinti, il primo sulla S.P. 87, che coincide con
ma dell’esistenza di un’osteria sita in Cosen- la costruzione del 1881-1883, l’altro, più antico,
za nel luogo detto Cortiglio. Non vi è dubbio sul versante di campagna che affaccia sulla dir.
quindi che il toponimo identifichi un cortile e B della S.S. 647. Le quote dei due fronti non
l’osservazione della foto aerea avvalora questa collimano in termini altimetrici a causa del
ipotesi, dal momento che, grazie alla mancan- dislivello del piano di campagna. Osservando
za della copertura dell’edificio, si può ricono- le murature è possibile avvalorare quanto de-
scere nella ripartizione degli spazi interni una dotto dalle fonti documentarie circa la convi-
vasta corte posizionata immediatamente die- venza di due edifici accostati l’uno all’altro in
tro la facciata nord. Ancora dalla foto aerea è epoche cronologiche diverse, con tecniche e
possibile individuare parte del tracciato del caratteristiche architettoniche differenziate.
Casteldisangro-Lucera e a nord-est il braccio Guardando la facciata meridionale è possibi-

30 31
In basso: raffinata di quella adottata sulla facciata nord, no parimenti interessati da aperture.
Loc. Taverna del Cortile. con conci di diversa fattura sia nella forma Qui si conclude il compendio sulla ‘taverna Bibliografia
Armenti in transito davanti alla nuova costruzione Carnevale S. (2005): L’architettura della transu-
che nella composizione litologica (calcare e dei molisani’, obliata dal tempo e dall’incuria
in luogo della taverna in una rievocazione dei manza. Indagini, Tecniche Costruttive, Restauro.
arenaria dura con forme irregolari su piani di dell’incultura. Palladino Editore, Campobasso, 163-165.
Cavalieri del Tratturo (28 maggio 2010)
(foto: W. Santoro)
posa non regolari e più volte rimanipolati). La Oggi è cessata ogni reintegra, nulla sarà più
ripartizione degli spazi interni lasciava intra- reintegrato e le usurpazioni delle terre, della Desinno G., Iazzetti V., Nardella M.C. & Tritto
M.R. (1996): Cartografia e Territorio in Capitana-
le riconoscere i vari rimaneggiamenti cui fu vedere numerosi ambienti voltati, in special terra del Cortiglio, diventano ormai immutabi- ta dal XVI al XIX secolo. Mostra documentaria.
sottoposto il primitivo corpo di fabbrica. Le modo laddove insistevano camini e luoghi di li! Nella sfortuna, oggi 28 maggio 2010, rivivo Foggia.
finestre poste al primo piano sul lato sinistro ristorazione, mentre i solai e la copertura su- per un attimo il de grege ovarico transuendo: i
Di Cicco P. (1997): Il Molise e la Transumanza.
sono difatti di forma quadrata ed una di queste perstiti erano in travi lignee a sezione sia cir- Cavalieri del Tratturo ripercorrono il braccio
Documenti conservati nell’Archivio di Stato di
presenta un arco di scarico non presente sulle colare che quadrata, con copertura ad embrici. Cortile-Centocelle, non alzano lo sguardo da- Foggia (secoli XVI-XX). Cosmo Iannone Editore,
restanti due. Sul lato destro erano invece pre- La facciata era visibilmente scarpata sul lato vanti alla stationem che non esiste più, quasi a Isernia.
senti altre tre aperture; della prima non resta sinistro. Quanto al fabbricato che affaccia sul- levar vergogna, mentre mio padre mi rivela che
Di Iorio E. (1981): Campobasso nel 1688. “Ap-
traccia a causa del crollo di una buona parte la S.P. 87, questo risultava ben proporzionato un tempo ogni famiglia aveva armenti in stalla prezzo della terra di Campobasso, fatto nel 20
di sezione verticale di muro che attraversava nella simmetria, con ampio accesso centrale, e che paradossale risulti scrutarli in una rievo- aprile 1688 dal Perito delegato Luigi Nauclerio”.
longitudinalmente la struttura dalla copertura certamente carraio per agevolare l’ingresso cazione che, seppur lodevole, segna un tempo Annotazioni - Dilucidazioni - Aggiornamenti.
Tipografia l’Economica, Campobasso.
alla base (crollata da vari decenni), le altre tre di carrozze e derrate, e due varchi laterali con che diventa passatempo per curiosi. Giovanni
sono state tamponate in epoca anteriore. An- archi a sesto ribassato sopra i quali erano po- Di Florio, 86 anni, è la memoria del luogo, voce Giammarco E. (1990): TAM. Toponomastica
che al primo piano altre due finestre subirono sizionati due oculi in laterizio. L’apparecchio narrante che accompagna lo sfilare dei buoi in abruzzese e molisana, vol. VI del DAM, Diziona-
la stessa sorte e, in almeno un caso furono so- murario si presentava con conci calcarei su fi- un odore dolce-amaro di joviniana memoria rio abruzzese e molisano. Edizioni dell’Ateneo,
Roma.
stituite da una porta-finestra di altezza mag- lari regolari, riempimenti a sacco e cantonate “…simbolo di una civiltà agro-pastorale, ormai
giore. La tecnica costruttiva risultava meno ben ammorsate. I lati corti della struttura era- scomparsa, ma di cui tutti siamo figli”. Liebetanz G. (1987): In cammino, passo passo
lungo il tratturo Lucera-Castel di Sangro. In:
Paone N. (a cura di), La transumanza. Immagini
di una civiltà, Cosmo Iannone Editore, Isernia,
591-607.

Liebetanz G. (1999): Camminandosi, Tratturo


Tratturo.... Indagine topografica comparata sul
territorio del Tratturo Lucera-Casteldisangro
al seguito di un gregge virtuale seguendo il filo
d’Arianna dell’Atlante Capocelatro 1652. Soveria
Mannelli (CZ), 66-67.

Mastronardi N. (2004): I giganti verdi. Immagini,


incontri e suggestioni lungo i Tratturi molisani.
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Monti C. & Vannucci S. (1998): Lungo i Tratturi


del Molise. Istituto Geografico De Agostini,
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Petrocelli E. (1999). La civiltà della transumanza.


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serra nell’età moderna, parte I. Istituto di Studi
Atellani, Paesi e uomini nel tempo, 7. Tip. Cav.
Mattia Cirillo, Frattamaggiore (NA).

32 33
Il culto dei Sanniti
alla luce della comparazione indo-europea

di Alessandro Testa - Università degli Studi di Messina

L
e straordinarie scoperte di Pietrabbondante degli ultimi otto
anni gettano un’importante nuova luce sulla cultura sannitica,
soprattutto sugli aspetti politici e religiosi. Gli elementi afferenti
alla sfera cultuale, in particolare, acquisiscono un’importanza
primaria se letti ponendosi in una prospettiva comparativistica,
la quale, grazie al pensiero e all’opera dello storico delle religioni
francese Georges Dumézil, ci permette di poter intuire, sulla base di
pochi ma significativi dati – ma letti in un certo modo – l’estrema e
apparentemente insospettabile profondità temporale e antropologica
che può celarsi dietro alcuni particolari.

Veduta aerea di Pietrabbondante


e della zona archeologica
(da: pietrabbondanteblog.com)

34 35
La religione dei Sanniti (Prosdocimi 1989). problemi, e di fatto costituisce, per lo storico In queste pagine:
I dati certi prima di tutto: il sistema religioso delle religioni, solo un punto di partenza. Que- Arcaici bronzetti raffiguranti Ercole combattente
In questa breve introduzione non potremo che sannita fu politeista e profondamente legato ste difficoltà sono dovute principalmente a un scelti in base alla provenienza geografica, per
dar prova di quanto il culto del dio fosse diffuso
concentrarci su aspetti estremamente generi- da una relazione genealogica a quello di altre problema generalmente documentario: abbia-
presso tutte le genti e tutte le regioni d’Italia. Il
ci della religiosità dei Sanniti ed in particolare popolazioni italiche. Su questa base religiosa mo testi pochi e di difficilissima traduzione e, primo bronzetto proviene da Taranto, il secondo
dei Sanniti Pentri; ci si concentrerà soprat- furono numerosi gli elementi esterni ad esser per giunta, nessun corpus mitologico. Da mol- da Campobasso, il terzo (con dedica in osco) da
tutto sugli aspetti teologici. Le difficoltà nella recepiti e metabolizzati. Influenze e prestiti ti indizi possiamo anzi desumere che, molto Venafro, il quarto da Fiesole, il quinto da Verona,
scelta di punti pertinenti sono tanto più gravi vennero dall’“interno” del mondo italico per probabilmente, gli Italici, come i Romani, non il sesto da Trieste. Ercole, figura marziale per
se si considera che, com’è noto, nonostante la il tramite dei Latini (ma le influenze furo- abbiano mai conosciuto una mitologia parago- eccellenza, è raffigurato solitamente con la leonté e
con la clava, così come il suo omologo funzionale
grande ricchezza dei dati archeologici di rife- no in realtà reciproche, come precisa anche nabile a quella dei Greci. Se gli Italici abbia-
scandinavo, Thor, impugna il martello da guerra
rimento noi non siamo in grado di ricostruire Varrone [de lingua latina, V 73]) e, dall’“ester- no “storicizzato” o dimenticato i loro miti, o (da: G. Colonna, 1970)
in modo dettagliato la cultura generalmente no”: dalla cultura etrusca e, principalmente, se addirittura non ne abbiano mai avuti, noi di
“immateriale” e religiosa delle genti italiche da quella greca. Uno dei maggiori problemi fatto non possiamo saperlo, ma solo avere del-
non-latine con la stessa raffinatezza e lo stesso della critica, infatti, è stato ed è il seguente: le opinioni più o meno giustificabili al riguar-
grado di precisione che invece possiamo per- quanto “di greco” vi fu nel sistema religioso do. Ciò che invece possiamo fare con un buon
metterci per i Romani: la disproporzione tra italico? Sappiamo che la scrittura, l’architet- grado di accuratezza, è tentare di ricostruire
documentazione romana e documentazione tura e l’artigianato furono profondamente in- gli aspetti rituali e teologici dei Sanniti e del-
italica è enorme, e “in assenza di storiografia fluenzati dai modelli greci, ma in che misura le altre popolazioni italiche, anche se ci sfug-
italica diretta in rapporto a quella indiretta lo furono anche le istituzioni religiose, ciò è ge quasi del tutto come essi immaginassero il
(fonti romane o greche), fonti interne sono i chiaramente più difficile da evincere dai dati a proprio passato, la propria origine, il proprio
documenti che, in assenza di ‘storia’, vicariano disposizione. Lo studio filologico dei teonimi essere al mondo.
le fonti storiche. Queste fonti sono essenzial- è in questa prospettiva molto importante, ma è Come ha ben messo in evidenza A. L. Pro-
mente fornite dall’archeologia e dall’epigafia” chiaro che non può risolvere che una parte dei sdocimi, se alcuni dèi assolsero a funzioni im-

36 37
In questa pagina: Tra gli dèi dei Sanniti e dei Sanniti Pentri
Le popolazioni d’Italia nel III secolo a.C. in particolare, il primato di “popolarità” e im-
(da: Pallottino, 1981)
portanza va di certo ad Ercole. A differenza di
Nell’altra pagina, da sinistra: divinità più “gentilizie”, egli dové essere par-
La Tavola di Agnone (lato A e B), tra i più ticolarmente caro alle “plebi”, ai guerrieri e
importanti documenti del mondo sannitico. ai pastori. Il materiale archeologico che lo ri-
Quest’oggetto, rinvenuto nei pressi di Agnone (IS) guarda è di una ricchezza unica nel mondo ita-
ed oggi conservato nel British Museum, aveva
lico. Statue, bronzini, iscrizioni: il mondo itali-
una funzione di regolamentazione di alcuni aspetti
“spaziali” legati a determinati riti, la cui natura co, soprattutto quello dell’Appennino centrale,
specifica purtroppo ci sfugge. Esso costituisce pullula di oggetti a lui votati. La preminenza
comunque un documento unico ai fini della del suo culto ed il suo carattere “panitalico”
comprensione dell’universo religioso dei Sanniti sono stati messi in evidenza da numerosi stu-
(Copia fedele [cm 27 x 15] in bronzo prodotta diosi e non costituiscono ormai un elemento
dalle fonderie Marinelli di Agnone; esemplare di
di ricerca particolarmente problematico. Ad
Alessandro Testa)
(foto: S. Testa) Ercole erano dedicati numerosi santuari (tra i
più importanti, quello di Corfinium e Sulmo-
portanti e se è possibile grazie ad essi immagi- na) e sicuramente ne condivideva molti altri
nare delle “gerarchie” e un sistema teologico con altre divinità: Ercole non era un “semidio”
complesso (un “pantheon”), in altri casi le di- (come voleva ancora Salmon) né tanto meno
vinità attestate dall’archeologia e dall’epigra- un “eroe” (nozione religiosa sconosciuta, a Italia già da lungo tempo, il suo nome ed i suoi quale fosse la ricchezza del mondo religioso
fia non si prestano ad alcuna riconoscibilità e quanto ne sappiamo, dai Sanniti), era invece attributi più macroscopici vengono senza al- sannita: alle “monolatrie” della maggior parte
interpretazione. un dio, e anche dei più importanti, il quale cun dubbio dalla Grecia (si pensi agli accessori dei santuari e al culto della triade di Pietrab-
Gli dèi erano venerati, anche a seconda della fu insieme autoctono e straniero; se infatti in scultorei della clava e della pelle del mitico le- bondante, si contrappone in questo caso una
loro importanza, in luoghi sacri che sono stati qualche forma egli era certamente presente in one nemeo). Il culto di Ercole era così diffuso sorprendente abbondanza di divinità (se ne
più o meno attentamente studiati. Questi te- e rilevante che fu anche “usato”, in un certo contano 16 diverse). Nella Tavola, che pure
menoi erano consacrati alle divinità e per que- senso, a scopi “politici”: altrove ho cercato di non fu un testo prettamente rituale, è evidente
sto soggetti a interdizioni e trattamenti (anche dimostrare che anche grazie ad una ragionata la centralità della componente religiosa legata
architettonici) particolari. Se la forma “mini- identificazione con questo dio (del resto evi- al ciclo annuale dell’agricoltura: vi è questione
ma” dei luoghi di culto fu quella dei sacelli, dei dente nelle fonti latine) Annibale riuscì ad ac- di sacra (sakarater), riti da compiere in un orto
recinti o dei boschetti sacri, i santuari costitui- cattivarsi una parte non indifferente delle po- cererio (húrtín kerrríiín) a divinità cerealico-
vano invece i punti nodali del network cultuale polazioni dell’Italia meridionale e a sollevarle le (teonimi in dativo più dativo kerríiaí o altre
del gruppo di riferimento. Posti spesso su im- contro Roma (al riguardo si veda Testa 2010), flessioni) e a Cerere stessa (teonimo in dativo
portanti snodi viari o in punti strategici, essi tanto che, almeno in un periodo definito, Er- isolato kerríiaí). La Tavola sembrerebbe mo-
rappresentano ancora oggi la prova più ma- cole assurse nel mondo italico a una sorta di strare, così come ha ben messo in luce Prosdo-
croscopica della potente religiosità dei Sanniti simbolo di “anti-romanità”. cimi, la presenza di culti misterici. Quello che
nonché i serbatoi più importanti di dati sulle Gli apporti della cultura greca non contri- qui è importante sottolineare (in seguito se ne
divinità venerate. La relativa povertà o sem- buirono solo alla definizione di un pantheon comprenderà la ragione) è che i culti misteri-
plicità dell’architettura civile e militare, di cui ben strutturato e al relativo culto “ufficiale” ci attestati in Italia grazie principalmente alle
poco o nulla è rimasto in area sannitica, con- (per brevità passi l’espressione). Un caso im- celebri laminette “orfiche” provenienti dalla
trasta con la (relativa) ricchezza delle necro- portante di influenza su culti “alternativi” è Magna Grecia studiate da Pugliese Carratelli,
poli e soprattutto dei luoghi di culto: ciò che attestato nello stesso territorio di Pietrabbon- erano funzionali ad esigenze religiose partico-
è sopravvissuto ai Sanniti stessi è proprio ciò dante, e cioè nell’odierno Alto Molise. Si tratta lari: gli iniziati (anche se la Tavola di Agnone è
che essi dovettero ritenere imperituro, e cioè della celebre Tavola di Agnone. Questa impor- muta sull’eventualità di una iniziazione), gra-
gli dèi (o almeno i loro nomi) e le loro dimore. tantissima iscrizione permette di immaginare zie ai mysteria, miravano proprio a scardinare

38 39
che come ciclicità” (Prosdocimi in Del Tutto In basso:
Quadro sinottico delle teologie tripartite delle culture di origine indo-europea meglio documentate Palma 1996); grazie a Sabbatucci, sappiamo in- Odino, Thor, Freyr, gli dèi maggiori del pantheon
l’India vedica, la Roma arcaica e la cultura dei Germani scandinavi. Si noti l’esplicita menzione a Ops tra le divinità scandinavo. Da sinistra: Odino, l’orbo; Thor, che
vece che non può esistere misticità agraria al
“minori” afferenti alla terza funzione del primo gruppo (Roma). Nel I secolo a.C. Mitra arriverà anche a Roma, seppur impugna mjöllnir, il suo temibile martello da
sotto gli attributi dell’“avatar” persiano e molti secoli dopo la sua originaria formulazione vedica. Non a caso a Roma di fuori di un rapporto con Eleusi, e, in accor-
guerra; Freyr, con in mano una spiga di grano. Le
gli sarà attribuito l’epiteto “sovrano” di Invictus do con la sua innovativa e profonda rilettura loro statue erano venerate ancora nel XI secolo
(da: Dumézil, 1992)
del fenomeno mistico/orfico, penso dunque nel tempio pagano di Uppsala, in Svezia. Questa
che il culto di Agnone si sia innestato, seppur triade (come quella romana arcaica Giove,
Scandinavie sviluppandosi diversamente, esclusivamente Marte, Quirino) rappresenta “perfettamente”,
Rome: Inde védique: eddique: da un punto di vista religioso, l’ideologia tripartita
sul modello eleusino, e che la componente ce-
indo-europea. Particolare di un arazzo del XII
DIUS MITRA TÝR realicola sia di conseguenza molto meno “ita-
I. secolo dalla chiesa di Skog [Stoccolma, Historiska
JUPITER VARUNA ÔĐINN lica” di quanto non si ritenga. Museet] (da: R. Gianadda, 2007)
Più avanti si comprenderà la necessità di
II. MARS INDRA ÞÔRR
questa apparentemente non necessaria digres-
QUIRINUS NĀSATYA NJQRĐR, FREYR sione “mistica”.
III. OPS, FLORA, etc. Déesses et dieux FREYJA. Dieux Vanes
VORTUMNUS, auxiliaires de
LARES, etc. 3e fonction

il “normale” rapporto uomo-dio, quello codifi- vita-morte”, “ciclo annuale del grano”, teoria
cato nel culto “ufficiale”. Se davvero la Tavola dei Korndämonen e dei dying gods), argomenti
di Agnone rappresenta una testimonianza – primari nelle interpretazioni di studiosi come
come a me sembra altamente probabile – di un Mannhardt, Frazer ed Eliade, è l’elemento
culto misterico, allora essa, nonostante la vi- principale di teorie ormai squalificate dalla
cinanza geografica, non dové essere religiosa- moderna storia delle religioni. Abbiamo mi-
mente solidale al pantheon che invece trovava gliori risposte al problema dell’insorgenza mi-
la sua espressione più ordinata e cultualmente stica in Grecia come altrove. L’indubbia “agra-
significativa nel santuario di Pietrabbondante. rietà” della Tavola di Agnone non può dunque
I misteri che dalla Grecia sarebbero pervenuti che rendere ancora più plausibile una profon-
ad Agnone avrebbero veicolato una modalità da influenza religiosa che dalla Grecia, sotto
di culto profondamente “eversiva” che mira- il segno di Orfeo, si sarebbe irradiata a partire
va a riavvicinare (o addirittura identificare) la dal V secolo a.C. in Italia (di nuovo, i raffron-
natura umana con quella divina (cfr. D. Sabba- ti con le laminette orfiche sono illuminanti al
tucci, Saggio sul misticismo greco), modalità riguardo), influenza certificata anche dal fat-
per questo completamente scollegata dal culto to che gli dèi della Tavola sembrano legati da
“ufficiale” di Pietrabbondante o dell’altret- relazioni di parentela, ciò che presuppone un
tanto vicino santuario di Vastogirardi. Inoltre, racconto mitologico: una ragione in più per
come ha ben messo in luce Dario Sabbatucci evidenziarne il grado di “grecità”. Nonostante
(nell’articolo “Sulla componente agraria del la sua magistrale interpretazione della Tavola,
misticismo greco”) l’agrarietà non è mai condi- la questione della misticità non è ben chiarita
zione o dato principale del fenomeno religioso da Prosodocimi: “nel nostro caso, il culto mi-
generalmente mistico, lo è bensì del fenome- sterico di Demetra-Kore si innestava non su
no mistico eleusino. La componente agraria ed un generico culto cererio, ma su un culto del-
i suoi presunti sviluppi religiosi (“ciclo della la realtà agraria vista sia come manifestazioni

40 41
In basso: bondante possa permetterci di poter elevare il
La c.d. “Triade Capitolina dell’Inviolata” (Palestrina, caso pentro, contestuale e circoscritto, a para-
Museo Archeologico Nazionale). Questa triade digma generale nella comprensione della reli-
romana, a differenza di quella arcaica (detta
gione dei Sanniti. Prima, però, concentriamoci
“pre-capitolina”), è relativamente tarda e ricalcata
sul modello etrusco; non rappresenta, dunque, sulla presentazione di uno studioso il cui me-
le tre funzioni principali di matrice indo-europea. todo veicolerà d’ora in avanti l’interpretazione
È tuttavia comunque significativo il ricorso alla proposta in questa trattazione.
tipologia teologica della triade (web)
Georges Dumézil
Nell’altra pagina:
Pianta del tempio B di Pietrabbondante. Il colore
bordeaux evidenzia la cella centrale, dedicata alla Tentare di riassumere in poche righe quanto
divinità sovrana, ed il relativo altare all’entrata di nostro interesse del pensiero di questo mae-
del tempio. Il viola evidenzia le celle laterali, più stro, che fu di certo tra i più grandi storici del-
piccole, dedicate alle due divinità “minori” ed uno le religioni del mondo antico del XX secolo,
dei loro altari superstiti. La sezione a righe gialle e potrebbe sembrare impresa disperata. I suoi
nere evidenzia il luogo in cui poteva trovarsi il terzo
articoli si contano a centinaia, i libri a dozzi-
altare, che non è stato rinvenuto
(da: A. La Regina & F. Coarelli, 1984) ne. Noi ci concentreremo sulle sue conclusioni
sulle teologie indo-europee.
Fino ad ora ci siamo concentrati su alcune Per nostra fortuna, Dumézil usò sovente,
questioni genericamente sannitiche e su altre nelle sue opere più importanti, riassumere
più attenenti alla compagine pentra. Per ciò brevemente e a mo’ di introduzione alcuni
che concerne gli aspetti del culto e delle cre- assunti fondamentali della sua comunque ce-
denze religiose vedremo a breve in che modo lebre teoria del “trifunzionalismo indo-euro-
l’eccezionale esempio del santuario di Pietrab- peo”, che egli era andato sviluppando, modi-
ficando, perfezionando nel lungo corso della la quale, seppur sviluppatasi autonomamen-
sua vita e della sua carriera. Dumézil era stato te, pure doveva conservare qualche relazione
il primo a ipotizzare negli “Indoeuropei, pri- con alcuni elementi culturali del suo lontano
ma della loro dispersione, una teologia com- passato. Questi elementi Dumézil li rintracciò
plessa, imperniata sulla struttura delle tre fun- di preferenza negli aspetti normativi e fondan-
zioni di sovranità, forza e fecondità” (Dumézil ti della società (il diritto, la teologia, i miti e
1974). A suo avviso, “tre modi e principi d’azio- i racconti epici, i riti) rapportandoli tanto alla
ne, coordinati e gerarchizzati, erano necessari struttura sociale che alla speculazione teorica
all’armonia di ogni ‘organismo’, fosse esso la e religiosa di un dato gruppo umano, donde la
visione del mondo, la società o la stessa anima: natura strutturale del metodo duméziliano. È
la sovranità magico-religiosa e intellettuale, chiaro dunque che per applicare gli strumenti
la forza fisica e combattiva, l’attività procre- interpretativi di questo metodo ai Sanniti, di
atrice ed economica, portatrice di ricchezza. cui non conosciamo gli aspetti del pensiero
Questo quadro si ritrova nelle teologie meglio astratto o dei racconti storici o mitologici (la
conosciute, quella dell’India vedica, dell’Iran, c.d. cultura “immateriale”), non possiamo che
di Roma, degli Scandinavi” (Dumézil 1979, affidarci agli aspetti cultuali e a quant’altro
traduzione mia). Il trifunzionalismo indo- che, sul loro sistema religioso, si possa evince-
europeo si sarebbe dunque espresso differen- re principalmente grazie all’archeologia.
temente a seconda della contingenza storica e L’attenta esegesi storico-religiosa ed il me-
delle specificità della cultura presa in esame, todo “strutturale” ante litteram che contraddi-

42 43
Da sinistra:
Iscrizione votiva su lamina bronzea rinvenuta
presso il tempio B di Pietrabbondante. Evidenziato
in viola il teonimo in dativo “víkturraí” (“alla
Vittoria”) (da: A. La Regina, 1966);
Frammento di bronzetto votivo (dedicato alla dea
Victoria?), da Pietrabbondante
(da: A. La Regina, 2006)

stinsero la produzione di Dumézil gli permi- rico di riferimento, non faceva riferimento a indo-europee è innegabile, e se si tiene conto date le decisioni di interesse comune” (La
sero di spiegare elementi spesso isolati o che nessun assunto metastorico, teofanico, arche- della natura trasmissibile e genetica dei fattori Regina 2006). Così La Regina, in un recente
non avevano sino ad allora attirato l’attenzio- tipico o irrazionalista di sorta, e non costringe- linguistici (cosa altrettanto indubbia), allora studio, riassume i termini storici dell’annosa
ne degli studiosi. Egli mise in relazione, anche va la creatività delle singole culture nelle ma- non si può rifiutare l’uguale trasmissibilità e quaestio riguardante Pietrabbondante, un luo-
grazie all’aiuto della linguistica comparata, glie di una struttura predefinita; al contrario, “geneticità” di altri fattori culturali, tra l’altro go di culto non isolato ma che, come si è già ac-
alcune triadi divine, rivelando la coerenza ide- Dumézil ebbe a più riprese modo di precisare veicolati proprio dal linguaggio, come quelli cennato, era parte di un “‘sistema’ di santuari
ologica che ne sottendeva la ratio e che aveva quanto nell’ideologia tripartita oscillazioni, religiosi e generalmente “ideologici”. Trasmis- che […] annovera da un lato Schiavi d’Abruzzo
portato al loro sviluppo storico: così – a esem- asimmetrie, elaborazioni “destrutturanti” o sibilità non meccanica, non “mnemonica”, e Agnone, dall’altro Pietrabbondante e Vasto-
pio – dèi come Mitra, Odino, Iupiter e Zeus veri e propri scardinamenti del sistema fosse- nessun “ricordo” di fatti reali sublimato nella girardi. È un sistema gravitante sul Trigno, il
mostrarono sorprendenti e fino ad allora inso- ro avvenuti nel lungo intervallo di tempo che, leggenda: in Dumézil non si rintraccia alcune cui fulcro è ovviamente Pietrabbondante, il
spettabili affinità “funzionali” (cioè relative a dalla prima “migrazione” indo-europea aveva reificazione cripto-irrazionalistica delle cate- santuario nazionale” (G. Colonna, in L. Del
determinate “funzioni” e piani di azione sulla nei secoli portato allo sviluppo delle culture gorie di “mito” o “tradizione”. I fatti ideologici Tutto Palma 1996). Le recenti scoperte, inol-
natura o all’interno della società); nello speci- che era possibile studiare grazie alle metodo- che egli ha analizzato sono sempre messi o da tre, fugherebbero ogni dubbio sull’importanza
fico, quelle della sovranità, della vittoria, della logie della ricerca storiografica. Le “funzioni” mettere in rapporto di interdipendenza con del santuario nel “contesto dello stato sanniti-
paternità; attributi che si potevano ritrovare ideologiche restano le stesse – almeno per cause storiche (ambientali e culturali). Nulla si co” (La Regina 2010), in particolare, sulla sua
tutti o solo in parte in una sola figura. È infat- tempi così remoti e nel caso di società relati- sviluppa e si propaga identicamente nel tempo natura di “santuario nazionale dei Samnites
ti ovvio che le corrispondenze fossero, nei riti vamente isolate culturalmente – ma vengono così come nulla nasce per partenogenesi. Pentri” (ivi).
come nei miti come nelle teologie, solo parzia- espresse cultualmente e teologicamente in Sullo stato generale della questione e per Questo luogo dové avere una valenza reli-
li, modificate o rinsaldate da fattori unici e sto- modo diverso a seconda di complesse contin- rendersi conto dell’importanza dell’opera di giosa sin dalla più remota antichità e vi si rin-
ricamente determinati. Allo stesso modo, mo- genze storiche, le quali, a causa più che altro di Dumézil e della validità della sua teoria, basti tracciano tracce di culti molto arcaici e che
stravano omologie e isomorfismi alcuni miti mancanza di documentazione, è solo in parte leggere il manuale di Bernard Sergent citato in potrebbero addirittura essere riferiti al c.d.
delle origini di dette culture indo-europee possibile ricostruire. bibliografia, che è ormai un riferimento obbli- “substrato pre-indo-europeo”. Questi oscu-
(principalmente quella romana, scandinava e Tanto le critiche quanto il sostegno parzia- gato negli studi sugli Indo-europei. ri e ancestrali elementi sono testimoniati, a
indiana) così come affinità erano rintracciate le, l’aperta accettazione o l’aperto rifiuto della esempio, dalla presenza di colonnine reggenti
negli aspetti rituali dei sistemi religiosi. Un teoria duméziliana (di cui abbiamo sottoline- Il tempio e la triade di Pietrabbondante delle sfere in pietra scura in cui La Regina ha
esempio su tutti: i sacerdoti indiani (i Brahma- ato solo gli aspetti essenziali e di nostro inte- voluto individuare delle “divinità aniconiche”.
ni), quelli romani (i Flamines) e i druidi celtici resse) sono espresse in una bibliografia ormai “Nel periodo compreso tra il IV secolo e la Del resto a non essere ancora stata indagata è
risultavano legati da una “parentela” culturale immensa (cfr. Poucet 2002). La storia degli guerra sociale, ossia finché i Sanniti manten- proprio la parte più ampia e più antica dell’in-
evinta in base al loro ruolo e alla loro funzio- studi su questo autore è molto complessa e qui nero forme di autonomia politica, amministra- tera zona di interesse archeologico di Pietrab-
ne, parentela del resto già tradita nei primi due non potremo soffermarci su di essa. In sostan- tiva e culturale rispetto al mondo romano, Pie- bondante.
casi da una evidente relazione etimologica. za, però, la validità del modello del trifunzio- trabbondante fu sede di un grande santuario, Dando per conosciute le notizie sull’ormai
Ciò che è importante sottolineare, è che il nalismo è oggi generalmente accettata dagli ove in occasione di festività di culto pubblico studiatissimo teatro e le nuovi acquisizio-
comparativismo “trifunzionalista”, declinato specialisti, seppur con qualche significativa si tenevano riunioni del senato e degli altri ni sulla domus publica (si veda, al riguardo,
differentemente a seconda del contesto sto- eccezione. Infatti, se la parentela tra le lingue organismi politici e religiosi cui erano deman- il precedente numero di ArcheoMolise) pas-

44 45
alla luce un frammento bronzeo di un’ala, che Da sinistra:
è verosimile costituisse elemento di un bron- Podio del tempio B di Pietrabbondante;
zetto votivo a Victoria ricalcante il tipo della Il grande podio (m 30 x 22) del tempio di Isernia,
Nike greca. Il culto di Victoria era già attestato su cui si poggia l’odierna Cattedrale. Il tempio
nel territorio dei Marsi e a Preneste, e tradisce di Isernia, che ebbe molto probabilmente una
struttura a tre celle, fu costruito dopo la riduzione
delle influenze sia latine che greche; esso non
a colonia della città nel III secolo a. C., ma non
sorprende se si tiene conto della natura non si ha la certezza, tuttavia, che esso sorgesse a
propriamente remissiva e pacifica dei Sanni- sua volta su un luogo di culto italico. In base alla
ti. Riguardo all’ipotesi del suo culto templare, toponomastica moderna è stato ipotizzato che tra
all’obiezione che i ritrovamenti di dediche a le divinità venerate vi fosse Giove e che dunque il
Victoria non sono frequenti in area sannitica, tempio fosse dedicato alla triade capitolina
(da: A. La Regina, 1989)
o almeno incomparabili per numero e impor-
tanza a quelle di altre divinità, si risponderà In basso:
che se tra mille anni un archeologo scavasse Tavola Iguvina Ia, Palazzo dei Consoli, Gubbio
nell’area dell’odierna Napoli rinvenendo nu- (da: A. L. Prosdocimi, 1989)

merose prove del culto di San Gennaro, non


per questo sarebbe legittimato ad evincerne
che questi fosse la sola figura (o la figura so-
vrana) della religiosità partenopea, ché così
farebbe grande dispetto agli altri santi e, so-
prattutto, al Dio cristiano (il quale risultereb-
be certamente “meno attestato”). Torneremo
a breve su Victoria. Il culto di Ops è certificato
so senza ulteriori presentazioni al problema se “sovrana”. Nonostante l’importanza prima- da ben due iscrizioni, a cui si aggiunge anche
di nostro interesse riguardante il c.d. tempio ria di questo luogo di culto, a oggi non è stato una terza testimonianza: il nome servile “Opa-
B (il tempio maggiore), del santuario, l’unico possibile individuare con certezza le tre divi- lis” rinvenuto all’interno della domus publica
esempio italico dove la struttura a tre celle è nità a cui il tempio antistante il teatro era dedi- e chiaramente legato alla divinità. Il problema
indiscutibile. In primis, sappiamo che il tem- cato. L’ipotesi comparativa proposta in questo maggiore è costituito dunque dall’identifica-
pio A di Pietrabbondante e il vicino santuario contributo non può però non passare per una zione del terzo dio della triade.
di Vastogirardi erano entrambi a cella unica. preliminare identificazione di tali divinità, La Regina, lo si è letto, propone di ricono-
È stato da molti proposto che, sulla base del identificazione che, soprattutto grazie alle in- scere nel “terzo dio” Mamerte, ipotesi più che
recente toponimo di Sant’Angelo (il Santo che dagini di La Regina, reputo ragionevolmente giustificabile in base al raffronto romano. Ri-
spesso, con la cristianizzazione, prende il po- postulabile. “Una dedica a Victoria e due ad tengo tuttavia che un’altra identificazione, che
sto di Ercole in molti luoghi di culto), il san- Ops Consiva, le personificazioni della potenza d’altronde riguarda una sorta di “omologo” del
tuario di Vastogirardi fosse dedicato ad Erco- militare e dell’abbondanza, ci restituiscono i Marte sannitico, possa esser proposta: mi rife-
le, così come quello di Agnone, dove sono stati nomi di due delle divinità venerate nel tempio risco ad Ercole. Si è già detto del “rango” divi-
rinvenuti diversi reperti legati a questo dio. Il a tre celle; la terza resta ancora sconosciuta, no di Ercole, che non accomunava il culto de-
tempio maggiore di Pietrabbondante, invece, ma l’associazione di Ops a Mars nella ‘regia’ di gli Italici a quello dei Greci e dei Romani, e che
fu certamente dedicato a una triade divina: la Roma, induce a pensare che potrebbe trattarsi, permetteva la presenza di una statua del dio
struttura a tre celle è evidente, e tre arae si er- forse, proprio di Mamerte, il Marte sannitico” all’interno di santuari; si è infatti precisato che
gevano dinanzi all’entrata del tempio. È anche (La Regina 2010). La Regina aveva già notato non pochi furono quelli a lui dedicati. Inoltre,
evidente, a giudicare dalle dimensioni delle (1966 e 1984) che l’iscrizione osca a Victoria a differenza di Mamerte (non attestato nella
celle e degli altari, che una di questa divinità fosse da mettere in relazione con il culto del zona del santuario), Ercole è ben rintracciabi-
avesse un ruolo preponderante, e cioè che fos- tempio B. I recenti scavi hanno inoltre portato le non solo nei vicini santuari di Agnone e Va-

46 47
stogirardi, ma anche nella stessa Pietrabbon-
dante: è lo stesso La Regina (2006) a segnalare
la scoperta, nella domus publica prospiciente
il santuario, del frammento di una statua raf-
figurante Ercole, e un’altra statuetta votiva
(oggi conservata nel museo di Napoli), era già
stata rinvenuta prima degli scavi sistematici.
Accettando l’ipotesi che il frammento bron-
zeo dell’ala fosse parte di una statua votiva a
Victoria, e che il nome “Opalis” si riferisse ef-
fettivamente a un individuo preposto al culto
della dea, avremmo due attestazioni per Vic-
toria, due per Ercole e tre per Ops. Inoltre, at-
tualmente queste tre risultano le sole divinità
testimoniate a Pietrabbondante, se si escludo-
no i globi in pietra nera e una mostruosa testa
di Gorgone, che chiaramente non potrebbero
figurare tra i possibili simulacri di divinità ve-
nerati nel tempio. Dedotte le identificazioni
dai dati archeologici, si noterà che le divinità
venerate nel santuario più importante dello
stato sannita ben rappresenterebbero le “fun-
zioni” della tripartizione ideologica indo-eu-
ropea: gerarchicamente, Victoria: sovranità;
Ercole (o Mamerte): forza; Ops: fecondità.
Non è qui possibile riprendere la lunga que-
stione della “vittoria” come elemento coeren-
te, a seconda dei casi storici, con la prima o
con la seconda “funzione”; di certo la “vitto-
ria” nell’antichità non fu affatto un elemento smo, divinità che già nel nome tradisce la sua le”, sarebbe stata ipostizzata perfettamente Sopra:
estraneo al concetto di sovranità: Victor è uno origine indo-iranica e che prese piede a Roma dall’Ercole sannitico o parzialmente (vedremo Plastico ricostruttivo del tempio B di
dei più frequenti epiteti di Giove, e sul Palati- a partire dal tardo I secolo a.C. Anche il Mitra a breve perché) dal suo “omologo” Mamerte. Pietrabbondante
(foto: D. Monaco)
no esisteva anche un tempio dedicato a Iupiter iranico e poi romano potrebbe – come il Mi- Di questa (parziale) omologia Ercole/Mamer-
Victor; si potrebbe quasi insinuare che non fu tra vedico, Odino e Giove – esser ricondotto ad te un parallelo paradigmatico lo si può trarre
forse una coincidenza se, stando a Livio (X, una sfera di azione afferente alla prima “fun- dal citatissimo caso tacitiano, attentamente
29, 14), questo tempio fu dedicato al dio padre zione”. Ma oltre a ciò, varrebbe per i Sanniti indagato da Dumézil, in cui Hercules non sa-
nel 295 a. C. dal console Quinto Fabio Massi- la stessa spiegazione che Dumézil aveva già rebbe altri che il germanico *Thunraz (Thor)
mo per celebrare una vittoria proprio contro addotto per chiarire il ruolo di “vincitore” “interpretato” da Tacito (Germania, 3, 1 e 9,1),
i Sanniti. Come “prova” di sovranità, la “vit- rintracciabile in Odino: per i Sanniti, popolo donde l’ideale serie romano-germanica di una
toria” è sicuramente presente in Odino (per il bellicoso (come i Vichinghi) e perennemente seconda “funzione” rappresentata, a seconda
poeta islandese Snorri Sturluson [1178-1241], in guerra contro i Romani, una deificazione delle contingenze, da Mars/Thôrr o da Hercu-
era Odino a decidere chi avrebbe dominato della “vittoria” avrebbe rappresentato egre- les/Tyr (dove Thôrr costituisce una “squalifi-
sul campo di battaglia) e nel Mitra “Invictus” giamente i valori di sovranità e potere, men- cazione” teologica ideologica del dio Tyr, così
(attributo omologo a Victor) del tardo mitrai- tre la funzione guerriera, della forza “bruta- come, per i Romani, Ercole lo fu di Marte). Per

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spezzare un’ultima lancia a favore di Ercole, pastori? Forse perché i pastori transumanti ri- dio delle ragioni di una certa interpretatio san-
dovremo tornare brevemente al misticismo conobbero in lui il dio che aveva “pascolato” le nitica delle divinità romane, ma purtroppo non Bibliografia
Del Tutto Palma L. (1996, a cura di): La tavola di Agno-
della Tavola di Agnone di cui si è parlato nel greggi di Gerione in giro per l’Occidente, il dio abbiamo sufficienti elementi per argomentare ne nel contesto italico. Olschki, Firenze
primo paragrafo. viaggiatore per eccellenza: non conoscevano questo punto. Le esigenze e le scelte religiose De Benedittis G. (2000): Pietrabbondante. Guida agli
Bisogna in primo luogo ricordare che il ca- forse essi i suoi miti, come dimostrano la clava che il caso unico di Pietrabbondante ci permet- scavi archeologici. Regione Molise, Campobasso
rattere agrario di Mamerte, quantunque di e la leonté dei bronzetti, e non fu del resto Er- te di sorprendere sono invece importanti per Dubuisson D. (2008): Mythologies du XXe siècle
(Dumézil, Lévi-Strauss, Eliade), Presses Universitaires
secondaria importanza, è indiscutibile, così cole il dio favorito da un popolo di instancabili capire meglio alcuni aspetti non solo della reli- du Septentrion, Lille
com’è indiscutibile e di prima importanza pastori e fieri guerrieri? giosità, ma anche della stessa visione del mon- Dumézil G. (1974): Gli dèi dei Germani. Adelphi,
quello guerriero. Questa sua caratterizzazione do – dell’“ideologia”, avrebbe scritto Dumézil Milano
Dumézil G. (1979) : Mariages indo-européens. Payot,
agraria lo porrebbe al di fuori della seconda Conclusioni – dei Sanniti. Fino ad oggi il modello interpre-
Paris
“funzione” indo-europea. La natura del dio Er- tativo duméziliano – usato con successo nello Dumézil G. (1992): Mythes et dieux des Indo-eu-
cole è invece pressoché esclusivamente guer- Il culto dei Sanniti a Pietrabbondante è rap- studio degli antichi Indiani, Iranici, Germani, ropéens. Flammarion, Paris
riera. All’obiezione che la menzione “herklúí presentativo della loro cultura fino alla Guer- Celti, Sciti, Romani ed altri – era stato appli- Dumézil G. (2001): La religione romana arcaica.
Con un’appendice sulla religione degli Etruschi. BUR,
kerríúí” (“ad Ercole ‘cerealicolo’”) che si rin- ra Sociale. I dati epigrafici e documentari ci- cato, a mia conoscenza, solo una volta a popo- Milano
traccia nella Tavola di Agnone sembrerebbe tati che sono serviti a sorreggere le ipotesi di lazioni italiche altre che latine: è il caso delle La Regina A. (1966): Le iscrizioni osche di Pietrabbon-
provare il contrario, replicherei che questa identificazione sono tutti relativi a tempi pre- sette tavole bronzee iguvine (III-I secolo a.C.), dante e la questione di Bovianum Vetus. In: Rheini-
sches Museum für Philologie, 109: 260-286
caratteristica di Ercole è “neutralizzata”, nelle cedenti, tempi in cui il santuario assolveva a un prezioso documento della civiltà umbra,
La Regina A., F. Coarelli (1984, a cura di): Abruzzo e
implicazioni teologiche funzionali alla identi- scopi politico-religiosi dello “Stato federale”. parente stretta per lingua e cultura di quella Molise (Guide archeologiche Laterza). Laterza, Bari
ficazione della triade di Pietrabbondante, dal- Dopo la Guerra Sociale e la disfatta della com- sannitica. In queste tavole, infatti, compaiono La Regina A. (1989): I Sanniti. In: Pugliese Carratelli
la constatazione che, come abbiamo già detto pagine italica unita sotto la guida dei Sanniti, la i teonimi dell’unica triade italica attualmente G. (a cura di), Italia Omnium Terrarum Parens. UTET,
Torino
nel primo paragrafo, essa sarebbe indicativa “latinizzazione” del Sannio fu veloce e inarre- accertata: Giove, Marte, Vofonio, tutti e tre ac-
La Regina A. (2006): Pietrabbondante. Ricerche arche-
di un culto misterico non solo alternativo ma stabile, ciò che comportò anche un diffuso an- comunati – e quindi messi in stretta relazio- ologiche 2006 (notizie di scavo). Consultazione libera
di fatto contrapposto a quello “ufficiale” pra- corché parziale abbandono delle pratiche e dei ne – dall’attributo “grabovio” (“della roccia” o in http://www.inasa-roma.it/ricerca.html

ticato a Pietrabbondante, così come il mistici- luoghi di culto che ne avevano caratterizzato “della quercia”). Conosciamo già le “funzioni” La Regina A. (2010): Pietrabbondante: la ‘domus
publica’ del santuario. In: ArcheoMolise, 4
smo orfico greco fu contrapposto alla religione la vita politica e religiosa. Ciò che qui si è vo- a cui possiamo ricondurre le “porzioni di real-
Pallottino M. (1981): Genti e culture dell’Italia preroma-
“ufficiale” che per brevità potremmo definire luto suggerire è che, indipendentemente dallo tà” rappresentate da queste divinità. Se, come na. Società Editoriale Jouvence, Roma
“omerico-esiodea”. Gli attributi degli dèi della sviluppo storico precedente e successivo della da anni afferma La Regina (ma anche Giovanni Poucet J. (2002): Il dossier “Autour de Georges
Dumézil”, composto da cinque articoli, in Folia Electro-
Tavola di Agnone sarebbero relativi alla de- compagine sannitica, la triade di Pietrabbon- Colonna ed altri) e come sembra ormai patente
nica Classica, n. 3. Consultazione libera in http://bcs.
finizione e risoluzione di esigenze religiose dante, la triade divina del maggiore santuario grazie alle nuove scoperte, il santuario di Pie- fltr.ucl.ac.be/fe/03/TM3.html
iniziatiche altre da quelle della maggior par- dei Sanniti, rappresentasse le tre immanen- trabbondante rivestiva un ruolo capitale nella Prosdocimi A. L. (1989): Le religioni dell’Italia antica.
In: Pugliese Carratelli G. (a cura di), Italia Omnium
te della popolazione, cui adempiva il santua- ti “funzioni” individuate da Dumézil con un vita politico-religiosa della federazione sanni-
Terrarum Parens. UTET, Torino
rio di Pietrabbondante. In questa prospettiva, buon grado di comparabilità con altre culture tica (già la sola presenza di una domus publi- Sabbatucci D. (1991): Sommario di storia delle religioni.
l’Ercole “protettore” di cui parla Prosdocimi e in un momento storico ancora pienamen- ca è alquanto indicativa al riguardo), allora il Bagatto Libri, Roma
trova riscontro nell’Ercole “protettore di pa- te rappresentativo della cultura sannita. Alla culto che vi era praticato dové essere altamen- Salmon E. T. (1985): Il Sannio e Sanniti. Einaudi, Torino
stori” di cui parla Van Wonterghem, e questa prevedibile obiezione che il modello templare te rappresentativo non solo per la compagine Sergent B. (2005): Les Indo-Européens. Histoire,
langues, mythes. Payot, Paris
considerazione è coerente nella misura in cui a tre celle fosse una causa o una conseguenza pentra, ma anche per l’intero “Stato” sannitico.
Tagliamonte G. (1996): I Sanniti. Caudini, Irpini, Pentri,
la sfera della pastorizia è simbolicamente in- dell’influsso della triade capitolina o pre-ca- Mi sembra dunque che le caratteristiche teo- Carricini, Frentani. Longanesi, Milano
conciliabile con quella dell’agrarietà: sarebbe pitolina romana, non si può che replicare che logiche specifiche di tale culto permettano ab- Testa A. (2010): Annibale e le popolazioni dell’Italia
stato impossibile delegare la protezione di due questi “modelli” dovettero pur essere funzio- bastanza chiaramente – e coerentemente allo Meridionale. Una lettura storico-religiosa. In: Miti anti-
chi e moderne mitologie. Saggi di storia delle religioni e
piani della cultura materiale strutturalmente nali ad esigenze religiose reali; solo ricorrendo stato degli studi sugli Umbri e, soprattutto, sui storia degli studi sul mondo antico. Aracne, Roma
opposti (fissità vs mobilità; “vegetalità” vs ani- a prospettive meramente diffusionistiche esse Romani – di ricondurre una parte non secon- Van Wonterghem F. (1992): Il culto di Ercole fra i po-
malità, etc.) alla stessa divinità, e tanto più che possono esser spiegate appellandosi alla sem- daria della cultura sannitica nell’alveo dell’ori- poli osco-sabellici. In: Bonnet C., Jourdain-Annequin C.
(a cura di), Héraclès. D’une rive à l’autre de la Méditer-
l’agrarietà aveva già la sua protettrice “ufficia- plicistica teoria dell’imprestito dall’esterno. ginaria matrice indo-europea. ranée. Institut historique belge de Rome, Bruxelles
le”: Ops. Ma perché poi Ercole protettore dei Più interessante, in proposito, sarebbe lo stu-

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La Carrese
di San Pardo
a Larino
Momenti di devozione popolare
di Elvira Notarangelo e Antonia Vallillo

Q uella della Carrese di San Pardo è una tradizione primaverile molto


tipica e ben documentata, ancora oggi viva e vissuta dalla popolazione.
In questo articolo ne presentiamo una breve introduzione, per la quale
abbiamo privilegiato un taglio più descrittivo che interpretativo. Questa
scelta è stata motivata principalmente dal proposito di dedicare più spazio
alle immagini, alle notizie storiche e alle leggende sul santo patrono di
Larino, ma anche dalla volontà di mostrare quanto alcuni degli elementi
che caratterizzano questa tradizione mostrino palesemente – e senza
bisogno di ulteriori approfondite analisi – la loro arcaicità.

Vestizione degli animali


(foto: A. Vallillo)

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voler di Dio/ fu nostro Protettor”. Il corpo del Nell’altra pagina:
santo, adagiato su un carro trainato da buoi e Carro trainato a mano
(foto: A. Vallillo)
adornato con fiori di campo, venne condotto
con gioia presso la città di Larino nell’anno In basso:
842. Fiaccolata notturna del 25 Maggio
La festa di San Pardo ha inizio nel pome- (foto: A. Vallillo)

riggio del 25 maggio quando il patrono invita


simbolicamente tutti i santi venerati a Larino Il corteo è caratterizzato da una lunga fila
a recarsi in Cattedrale per prender parte alla di oltre cento carri che, trainati da coppie di
processione che si svolgerà in suo onore il animali, percorrono sia le strade del Piano San
giorno successivo. Leonardo, dove sorge la cittadina moderna,
Per far si che tutte le statue dei santi possano che gli stretti vicoli del borgo medievale.
essere presenti alla festa in onore di San Par- A differenza delle altre Carresi, quella di
do occorre “convocare” ufficialmente anche San Pardo richiede tempi di preparazione più
il compatrono della città, San Primiano, la cui lunghi in quanto, oltre alla doma degli animali,
immagine è collocata nella cappella a lui dedi- comporta un allestimento minuzioso del carro
cata all’interno del cimitero, a circa 3 km dal in cui ogni minimo particolare viene metico-
centro storico. losamente curato: dalla scelta delle coperte

Le Carresi sono antiche e singolari mani- partecipò al Concilio di Arles contro i donati-
festazioni che accomunano i paesi di Larino, sti.
San Martino in Pensilis, Portocannone, Ururi e La festa di Larino ha una duplice valenza in
Chieuti, in passato di pertinenza della diocesi quanto non solo ripropone la traslazione delle
di Larino. Esse nascono dalla devozione della sante reliquie del vescovo Pardo, ma anche la
comunità verso il santo patrono, come nel caso venerazione delle reliquie del primo martire
di Larino in cui si celebra San Pardo. larinese San Primiano. Costui, insieme ai suoi
La sfilata rende omaggio a San Pardo, sulla fratelli Firmiano e Casto, fu uno dei primi mar-
cui figura storica si è molto discusso; le testi- tiri della cristianità e fu giustiziato al tempo di
monianze rintracciabili attraverso le due bio- Diocleziano nell’anfiteatro romano di Larino;
grafie conservate presso l’archivio diocesano le spoglie di Primiano e Firmiano furono tra-
di Larino, non permettono di acquisire dati fugate da Larinum durante le incursioni sara-
storici certi, in quanto si tratta di documenti cene del IX secolo da parte di alcuni abitanti di
databili al X e al XII-XIII secolo spesso intrisi Lesina e di Lucera. La leggenda vuole che gli
di narrazioni leggendarie. Tuttavia si può af- abitanti di Larino, quando si resero conto del
fermare, sulla base dell’unico documento sto- furto dei sacri resti, si dirigessero verso Lesina
rico in cui compare il nome di San Pardo, che con l’intento di recuperare le proprie reliquie,
egli fu vescovo di Salpi, città situata nei pressi ma giunti in prossimità di Lucera, casualmen-
dell’attuale Trinitapoli, e che nel corso 314 d.C. te rinvenissero le spoglie di San Pardo “e per

54 55
Nell’altra pagina: nel cuore del borgo medievale, i carri si dirigo-
Particolare del carro a capanna no così verso il cimitero.
(foto: A. Vallillo) Al tramonto, dopo aver collocato l’effigie del
In basso: santo compatrono sul carro più antico, con-
Particolare dei fiori di carta crespa trassegnato dal numero uno, la sfilata, con la
(foto: A. Vallillo) complicità della notte e delle luci delle fiacco-
le, riprende il suo cammino accompagnando
ricamate alla realizzazione di centinaia di fio- la statua di San Primiano con canti e inni fino
ri realizzati con il fil di ferro e carta crespa, alla Cattedrale.
successivamente cuciti sulle coperte dalle sa- Il giorno successivo l’intero corteo si snoda
pienti mani di donna, quasi a voler creare un per gli stretti vicoli del centro storico, incro-
tappeto floreale che contraddistingua ciascun ciandosi più volte: ad aprire la sfilata vi sono
carro dando ampio spazio alla creatività fem- i carri più piccoli trainati a mano da bambi-
minile. ni, seguiti da quelli trainati dalle pecore o dai
Nel tardo pomeriggio davanti alla Cattedra- montoni che lasciano il passo a quelli più gran-
le comincia a prender vita un lungo corteo di di condotti da una coppia di buoi.
carri tutti contrassegnati da numeri progres- Il busto argenteo di San Pardo e la statua di
sivi e disposti in ordine decrescente in base San Primiano sono collocati sui due carri più
all’anno di fondazione. Dalla Cattedrale, sita antichi e sono preceduti dalle statue di tutti gli

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In alto: ci, su cui troneggia la statua del santo patrono. rami vengono arricchiti con piccoli prodot-
La sfilata dei carri A rendere l’ultimo saluto alla cittadinanza e a ti caseari con l’augurio di ottenere un ottimo Bibliografia
(foto: E Notarangelo) Giorgini D. & Santilli I. (2010): L’altra terra.
concludere la festa è la statua di San Pardo che raccolto.
Edizioni PleinAir, Roma, 72- 82
Nell’altra pagina: rientra in Cattedrale. Solo di recente si avverte la necessità di
Busto argenteo di San Pardo Magliano G. & Magliano A. (2003): Brevi cenni
La festa presenta indubbi aspetti religiosi promuovere e di valorizzare queste tradizio- storici sulla città di Larino. Tipolitografia Foto-
(foto: E Notarangelo)
arcaizzanti verosimilmente relativi ad un pas- ni come simboli di una storia e di una cultura lampo, Campobasso.
altri santi. Durante la mattina del terzo giorno sato pre-industriale. Nel periodo primaverile millenaria comune. Mammarella G. (2009): Da Vicino e da Lontano
il corteo riaccompagna la statua di San Pri- si dava inizio alla transumanza percorrendo A tal proposito da alcuni anni, si è pensato II, Tipolitografia Fotolampo, Campobasso.
miano dalla Cattedrale fino al cimitero, dove le vie tratturali. Gli animali, punto cardine di di dar vita ad una serie di manifestazioni du- Pastorini M. (2009): Le carresi. Il Ponte, 6, Cam-
la sua immagine è venerata dai devoti per tutto un’intera economia, venivano edetti e “ve- rante le quali si rievocano i momenti più emo- pobasso: 22- 25.
l’arco dell’anno in una cappella a lui dedicata, stiti a festa”, con grandi campanacci, stoffe de- zionanti delle Carresi. L’intento è quello di Rubino E. (1999): Sotto la protezione di San
costruita sulle rovine della prima basilica pa- corate e coccarde. Accanto agli animali, l’altro mettere in luce, oltre agli aspetti prettamente Pardo. Made in Molise, anno I n. 2, Tipolitografia
leocristiana. Nel pomeriggio, dopo una sosta elemento caratterizzante della festa è il carro religiosi, anche quelli più generalmente folk- Fotolampo, Campobasso: 7- 9.
per rifocillare sia gli animali che i partecipanti agricolo: entrambi sono simboli della forza e lorici: nasce così Larinetnica, un evento che Stelluti N. (1992): San Pardo: dalla corsa alla
al corteo, ci si appresta a far rientro nel cen- del sacrificio della vita dei campi. Ciascun car- prevede l’allestimento di una mostra di carri processione dei carri. Il Ponte, 20, Campobasso:
22- 31.
tro storico. Ciascun carro, finito il proprio giro ro è caratterizzato dalla presenza di un grande lungo le stradine del borgo medievale, in modo
Tria G. A. (1988): Memorie storiche, civili ed ec-
tra le stradine del borgo, aspetta trepidante il ramo di ulivo in fiore che, insieme ai fiori di da raccontare i vari momenti della festa patro-
clesiastiche della città e diocesi di Larino. Cosmo
passaggio dell’ultimo carro, contraddistinto carta crespa posti sulla sommità dei carri, sim- nale, dalla fase di preparazione alla sfilata vera Iannone Editore, Isernia
da un rumore via via crescente di campanac- boleggia il risveglio della primavera; a volte i e propria.

58 59
Come divulgare
l’archeologia
L’esempio dei laboratori di preistoria
dell’Associazione ArcheoIdea
Giuseppe Lembo - Presidente dell’Associazione ArcheoIdea
Annarosa Di Nucci, Maria Angela Rufo - Responsabili della didattica dell’Associazione ArcheoIdea
Brunella Muttillo - Collaboratrice alle attività didattiche dell’Associazione ArcheoIdea

L
“ ’ attività laboratoriale costituisce in generale una metodologia
didattica da promuovere e sviluppare nei diversi momenti ed
articolazioni del percorso formativo e da ricomprendere in un quadro
didattico e organizzativo unitario” (circolare ministeriale n.29 del 5
marzo 2004).

Laboratorio di scavo archeologico nel


Paleoparco di Isernia La Pineta “La sapienza è figlia dell’esperienza”
(foto: A. Priston) (Leonardo da Vinci)
Come raccontare la preistoria: Nell’altra pagina, da sinistra:
l’archeologia sperimentale Laboratorio di evoluzione: la possibilità di
osservare e manipolare calchi che riproducono
i principali fossili della linea evolutiva umana
“L’uso di esperimenti in archeologia è una
consente una migliore ed efficace comprensione
conseguenza logica dell’argomento in quanto della storia delle nostre origini (foto: M. Rufo);
tale: l’interesse dell’uomo per se stesso e per
il proprio passato. Esso rappresenta né più né Laboratorio di scheggiatura: gli alunni manipolano
meno che una canalizzazione di intelligente le materie prime (foto: A. Priston)
curiosità verso una spiegazione del comporta-
In basso:
mento umano in termini essenzialmente pra- Laboratorio di scavo archeologico: gli alunni si
tici” (Coles, 1973). calano nei panni dell’archeologo sperimentando lo
Per archeologia sperimentale si intende una stupore della scoperta (foto: A. Priston)
disciplina finalizzata alla verifica di ipotesi ar-
cheologiche mediante il ricorso a esperimenti re- nel passato […]; essa tratta, inoltre, proprio
plicativi, il cui apporto risulta fondamentale ai di quegli elementi antichi che costituiscono
fini della comprensione di alcune attività che lo scheletro dell’archeologia come materia di
caratterizzavano la vita dell’uomo del passato. studio: gli aspetti superstiti della cultura ma-
Più precisamente: “Per definizione, il termine teriale” (Coles, 1973).
Valorizzare l’esperienza: uno spazio di generatività e di creatività che suggerisce un processo, una prova, una meto- L’archeologia sperimentale, pur presentan-
l’importanza dell’attività laboratoriale si automotiva e che aumenta l’autostima men- dologia per verificare una teoria o un’idea, ed do inevitabili limiti, rappresenta un indispen-
tre accresce ampiezza e spessore delle compe- è esattamente così: l’archeologia sperimentale sabile supporto per la ricostruzione di dinami-
Il termine laboratorio fa ormai parte del vo- tenze di ciascuno, facendole interagire e con- offre il modo, l’unico, per esaminare le opinio- che materiali, economiche, sociali, operative
cabolario corrente, a testimonianza della sua frontare con quelle degli altri; ni degli archeologi sul comportamento umano ed organizzative altrimenti difficili da appu-
importanza e del suo recepimento non solo a possibile camera positiva di compensazione
livello legislativo ma anche a livello collettivo. di squilibri e di disarmonie educative;
Una definizione completa ed esaustiva vie- garanzia di itinerari didattici significativi
ne fornita nelle Raccomandazioni per l’attua- per l’allievo, capaci di arricchire il suo oriz-
zione delle Indicazioni Nazionali per i Piani di zonte di senso.
studio personalizzati nella Scuola Primaria del Il laboratorio quindi, per sua stessa defini-
9 ottobre 2002, che qualificano il laboratorio zione, coniuga e integra sistematicamente le
come: dimensioni teorica e pratica, consentendo di
un’occasione per scoprire l’unità e la com- radicare le conoscenze sulle esperienze, for-
plessità del reale, mai riducibile a qualche nendo all’alunno la possibilità di sperimentare
schematismo più o meno disciplinare; concretamente, in prima persona, rendendolo
un momento significativo di relazione in- protagonista del suo stesso processo di ap-
terpersonale e di collaborazione costruttiva prendimento.
dinanzi a compiti concreti da svolgere, e non L’esperienza laboratoriale consente di svi-
astratti; luppare fondamentali capacità di relazione,
un itinerario di lavoro euristico che non se- di confronto, di collaborazione, di riflessio-
parando programmaticamente teoria e prati- ne critica sui risultati raggiunti e sugli errori
ca, esperienza e riflessione logica su di essa, commessi, stimolando creatività e forme di in-
corporeo e mentale, emotivo e razionale è pa- telligenza spesso trascurate dalla scuola. Con-
radigma di azione riflessiva e di ricerca inte- sente inoltre di educare ai valori del reciproco
grata ed integrale; rispetto, della cooperazione e della solidarietà.

62 63
Nell’altra pagina: procci consente di raccontare la preistoria nel cie ai veri e propri scavi archeologici condotti
Laboratorio di macellazione della carne: le modo più efficace possibile per accompagnare in maniera sistematica e continuativa, lo sce-
schegge in selce si rivelano efficaci nel recupero tutti i destinatari in un affascinante viaggio a nario delle ricerche va ampliandosi ed arric-
delle masse carnee dalle carcasse animali
(foto: A. Di Nucci) ritroso nel passato. chendosi di anno in anno.
Questo il fine che persegue l’Associazione Il sito di Isernia La Pineta, con i suoi 600.000
In basso: Culturale ArcheoIdea, operante da anni sul anni, rappresenta il più antico tassello della
Laboratorio di scheggiatura: un alunno sperimenta territorio con finalità di valorizzazione e di- storia della nostra regione finora rinvenuto ed
la scheggiatura di un blocco di selce tramite vulgazione del patrimonio culturale molisano, un unicum nel mondo intero, in riferimento
percussione diretta al percussore duro
(foto: M. Rufo) offrendo alle scuole l’opportunità di parte- sia all’interpretazione delle modalità dell’anti-
cipare a varie tipologie di attività didattiche co popolamento del bacino del Mediterraneo,
rare, soprattutto per un passato privo di fonti laboratoriali finalizzate alla conoscenza della sia alla ricchezza straordinaria di materiale
scritte, come quello preistorico. preistoria, da tenersi sia in classe che presso il paleontologico e paletnologico che ha restitu-
È probabilmente inappropriato parlare di Paleoparco di Isernia La Pineta. ito, che getta una luce sullo stile di vita, sulle
archeologia sperimentale -anche se ciò gene- Lo studio della preistoria diventa infatti an- capacità cognitive e tecnologiche, sulle carat-
ralmente avviene- non in riferimento all’ambi- cora più arricchente e stimolante, ma soprat- teristiche comportamentali, sulle strategie
to della ricerca ma in relazione alla didattica tutto efficace, se si radica nel territorio speci- adattative di uno dei nostri predecessori.
laboratoriale rivolta agli studenti, il cui fine è fico di appartenenza, se le sue tracce materiali Inoltre, la possibilità di ammirare in situ il
essenzialmente educativo e divulgativo. Al di sono visibili e fruibili, se esiste uno specifico giacimento (ovvero lo scavo archeologico in
là di una incongruità terminologica, quale che substrato di ricerche archeologiche nella pro- fieri), e non solo “stralci” di superfici o reperti
sia il nome che si vuole attribuire alla materia, pria regione: in tal modo lo studio di dinami- isolati decontestualizzati e musealizzati, co-
resta il fatto che essa costituisce probabilmen- che e problematiche sostanzialmente teoriche stituisce un’esperienza unica, che stimola e fa-
te lo strumento più valido ed efficace ai fini può ancorarsi a delle testimonianze concrete e cilita l’immedesimazione, consentendo di non
della divulgazione e sensibilizzazione alle te- tangibili che facilitino la comprensione, inte- scindere il ritrovamento in sé dal contesto in
matiche archeologiche. grino le conoscenze pregresse, arricchiscano cui è inserito, dall’ambiente di cui è parte, di
L’aspetto pratico supporta, arricchisce e raf- il bagaglio di conoscenze ed esperienze dell’a- cogliere relazioni complesse altrimenti diffi-
forza quello teorico, rendendo più compren- lunno. In Molise le testimonianze preistoriche cili da trasmettere, permettendo una migliore
sibile e fruibile l’insieme delle problematiche non mancano: dalle tracce più o meno artico- comprensione delle dinamiche comportamen-
affrontate: la complementarietà dei due ap- late messe in luce dalle ricognizioni di superfi- tali ed adattative dell’uomo.

I laboratori didattici
dell’ Associazione ArcheoIdea

Scavando nel passato


Una vasca di 40 mq simula uno scavo arche-
ologico vero e proprio, cui gli studenti pren-
dono parte: infatti, solo toccando la terra con
le proprie mani, tastandone il colore, la consi-
stenza e granulometria, cercando di scoprire
i segreti che essa nasconde, è possibile real-
mente capire, immedesimandosi in essa, la fi-
gura dell’archeologo, che ha da sempre stimo-
lato l’immaginario collettivo. Si scopre in tal
modo che, lungi dall’essere un Indiana Jones,
l’archeologo è soprattutto un appassionato,

64 65
una persona che agisce con pazienza e cautela Come si diventa uomo Huxley, 1863). Sopra:
per ricostruire, tassello per tassello, il grande “La questione delle questioni per il genere Sebbene il concetto di “animalità” sia sem- La preistoria in piazza: i bambini si improvvisano
mosaico della storia dell’umanità. umano, il problema che sta sopra a tutti i pro- pre funzionale all’uomo per creare un abisso artisti, cimentandosi con la realizzazione di pitture
e monili preistorici
Il concetto di stratigrafia, i metodi e le tec- blemi, ed è più profondamente interessante invalicabile tra sé e quell’insieme di esseri (foto: M. Rufo)
niche di scavo archeologico, la realizzazione che ciascun altro, consiste nella indicazione viventi che si ritiene privi di tutte le caratte-
di una quadrettatura, l’uso degli strumenti, la precisa della posizione che l’uomo occupa in ristiche (culturali, comportamentali, biologi-
registrazione dei dati desunti dal terreno, la natura, e dei suoi rapporti coll’insieme delle che, morali) che definiscono come unico il ge-
compilazione di una scheda di documentazio- cose create. D’onde sia venuta la nostra razza; nere Homo, non si può più negare l’animalità
ne specifica: sono tutti elementi che, adegua- quali i limiti della potenza nostra sulla natura, dell’uomo, se si considerano le affinità di tipo
tamente trattati, vengono messi in atto speri- e della potenza della natura su noi, a qual meta anatomico, comportamentale e molecolare
mentalmente ai fini di una completa e migliore noi tendiamo: ecco i problemi che si presenta- che egli ha con le scimmie antropomorfe e che
comprensione dei tratti principali del mestie- no incessantemente e con non diminuito inte- ne fanno un “terzo scimpanzé”; egli condivi-
re dell’archeologo. resse ad ogni uomo nato su questa terra”(T. H. de infatti con le altre due Homininae (gorilla e

66 67
In basso: strumento associato all’attività umana, ca. 2,6 qualificato, hanno la possibilità di calarsi nei sus sulle principali forme artistiche della prei-
Laboratorio di arte preistorica: disegno realizzato Ma fa, sino alla comparsa della ceramica, non panni dell’uomo preistorico sperimentando la storia illustra le loro specifiche caratteristiche,
da una bambina di otto anni prima di 10.000 anni fa, i resti archeologici scheggiatura di un blocco di selce. i differenti supporti e le varie materie prime
(foto: G. Lembo)
sono dominati dalla pietra. Venivano sfruttate sfruttate dall’uomo nell’antichità, non trala-
scimpanzé) più del 98% del corredo genetico. quelle rocce caratterizzate da un elevato grado L’evoluzione dell’alimentazione sciando il tentativo di decodificare il signifi-
Quale la sua storia evolutiva di animale cul- di durezza che, se colpite con un percussore, Per l’uomo preistorico nutrirsi ha rappresen- cato ed il simbolismo associati a queste prime
turale? Dalle trasformazioni anatomiche allo si fratturano provocando il distacco di fram- tato il problema principale della sua esistenza. forme espressive dell’essere umano.
sviluppo della tecnologia, dalle modificazioni menti dai margini taglienti: le schegge. Appa- Reperire le sostanze nutritive necessarie alla Immedesimandosi nei panni dell’artista
del territorio alle differenti strategie adattati- rentemente insignificanti agli occhi dei non sussistenza comportava rischi e difficoltà: non preistorico, l’alunno è incoraggiato ad espri-
ve messe in atto, dalle prime forme di comuni- addetti al lavoro, tali schegge, soprattutto per solo il pericolo rappresentato dai predatori, ma mere le proprie qualità artistiche dipingendo,
cazione e di espressione artistica all’evolversi le fasi più antiche della preistoria, costituiro- anche il rischio di assunzione di cibi indigesti secondo le tecniche e le modalità apprese, le
dell’organizzazione sociale, si ripercorrono le no un elemento essenziale per il recupero di o velenosi e la possibilità che le energie spese tipiche e peculiari rappresentazioni preistori-
tappe fondamentali dell’evoluzione umana. Di masse carnee dalle carcasse animali. Lo studio per procurarsi il cibo fossero superiori a quelle che, e a realizzare dei monili con elementi e
fondamentale ausilio alla comprensione sono delle industrie litiche risulta di fondamentale ricavate dall’ingestione. L’evoluzione umana è materie prime di origine naturale (conchiglie,
l’osservazione e la possibilità di manipolazio- importanza ai fini dell’attribuzione alle diffe- inscindibile dai cambiamenti nelle abitudini semi, pezzetti di pelli, elementi vegetali).
ne di calchi e riproduzioni archeologiche re- renti fasi culturali della storia dell’uomo oltre alimentari: da una dieta essenzialmente vege-
lativi ai resti ossei dei principali esemplari del che per la definizione cronologica dei contesti tariana praticata dalle prime forme di omini-
Bibliografia
percorso evolutivo e degli strumenti associati a cui si riferiscono. Le principali tecniche di di, si passa ad un consumo gradualmente più
ad alcuni di essi. scheggiatura (percussione diretta, indiretta, consistente di carne, necessaria per il soddi- Biondi G., Rickards O. (2009): Umani da sei
milioni di anni. L’evoluzione della nostra specie,
bipolare su incudine, pressione), gli elementi sfacimento del fabbisogno proteico, fino a una Carocci Editore, Roma.
Tutta la scienza in una scheggia qualificanti, le caratteristiche morfologiche, dieta praticamente onnivora. Nelle attività la- Broglio A.(1998): Introduzione al Paleolitico.
La pietra costituisce l’elemento privilegiato tecnologiche e funzionali degli strumenti liti- boratoriali tale percorso viene accompagnato Laterza Editore, Roma-Bari.
per la ricostruzione delle attività umane della ci, vengono esemplificati tramite la visione e da una rassegna delle principali tecniche di Coles J. (1973): Archeologia sperimentale. Lon-
preistoria: sfidando il tempo essa riesce a giun- manipolazione di manufatti in pietra di varia procacciamento del cibo: dalla raccolta, allo ganesi & C., Milano.
gere sostanzialmente integra e ben conservata tipologia. Al termine di tale excursus sull’in- sciacallaggio, alla caccia vera e propria, alla Consiglio C. & Siani V.(2003): Evoluzione e
fino ai giorni nostri. Dalla comparsa del primo dustria litica, gli studenti, guidati da personale coltivazione e all’allevamento. Uno spazio pri- alimentazione. Il cammino dell’uomo.
Bollati Boringhieri Editore, Torino.
vilegiato viene assegnato alla carne, proponen-
Diamond J. (2006): Il terzo scimpanzé. Ascesa e
do come laboratorio sperimentale ai parteci- caduta del primate homo sapiens. Bollati Borin-
panti la macellazione di una carcassa animale, ghieri Editore, Torino.
in modo da favorire l’immedesimazione nelle Huxley T. H. (2005): Il posto dell’uomo nella
strategie che l’uomo preistorico doveva mette- natura. UTET Libreria, Torino (ed. or.: Evidence
as to Man’s Place in Nature. Williams & Norgate,
re in atto, nelle problematiche e nei rischi in London, 1863).
cui poteva incorrere, nelle modalità e tecniche
Landi L. (2005): Raccontare la preistoria. Caroc-
più adeguate al raggiungimento del suo scopo. ci Editore, Roma.
Peretto C. & Minelli A. (a cura di) (2006):
Artisti preistorici Preistoria in Molise. Gli insediamenti del territo-
Non più di 40000-30000 anni fa l’uomo ana- rio di Isernia. CERP, Collana Ricerche 3, Aracne
Editrice, Roma.
tomicamente moderno inizia a lasciare delle
Renfrew C. & Bahn P. (1999): Archeologia. Teo-
tracce incredibilmente vicine alla nostra sen- rie, metodi, pratica. Zanichelli Editore, Bologna
sibilità: le manifestazioni artistiche, dall’arte (ed. or.: Archaeology. Theories, Methods and
rupestre a quella mobiliare, testimoniano la Practice. Thames and Hudson, London, 1991).
comparsa di uno spirito estetico, di un senso Sitografia
artistico, ma anche l’esistenza di un articolato archivio.pubblica.istruzione.it
complesso simbolico ed ideologico. Un excur-

68 69
AGENDA
R avennAntica “mette in scena”
il teatro delle origini, con i suoi
personaggi e allestimenti scenici,
I l laboratorio di restauro di questi
due capolavori affiorati dalle acque
quasi 40 anni fa, viene eccezional-
U n affascinante viaggio alla
scoperta della magia del vetro,
attraverso l’arte dei maestri veneziani
con le sue architetture e rituali- mente aperto al pubblico: ai visitatori che, dal Rinascimento al Novecento,
tà. Il visitatore potrà ammirare viene offerta la possibilità di seguire hanno conquistato il mondo. Oltre ai
reperti di straordinaria bellezza da vicino le fasi di questa operazione magnifici oggetti in esposizione, sug-
che riproducono i tipi più rap- tramite una vetrata. Sarà inoltre gestive ricostruzioni scenografiche
presentativi dei personaggi del allestita una mostra per ammirare ripercorrono le tecniche e le fasi di
teatro tragico e della commedia. alcuni dei più importanti reperti della quest’arte: dalla lavorazione del vetro
Il percorso espositivo, già di per collezione del Museo Nazionale della in una fornace, all’individuazione e
sé altamente suggestivo, prevede Magna Grecia. preparazione delle materie prime, ai
inoltre l’allestimento di un vero e vetri da tavola, da illuminazione, da
proprio spazio teatrale, destinato Orari: 9 - 19.30 spezieria.
a rappresentazioni e spettacoli. Info: 800985164
bronzidiriace.org Orari:10 – 18
Orari: 10.00 - 18.30 Info: 0461 233770
Info: 0544213371 trentoblog.it
histrionica.it

Aprile Settembre

Aprile Novembre 24 5
1 1 S.O.S. arte
dall’Abruzzo. Marzo Ottobre
Villa Adriana. Una mostra per
Una storia mai finita non dimenticare 26 3
Tivoli Roma Gladiatores
Villa Adriana, Museo Nazionale di
Antiquarium del Canopo Castel Sant’Angelo Roma
Colosseo

L’ imperatore Adriano desiderava


una villa che racchiudesse il
mondo: mano a mano che viaggiava
A poco più di un anno di distanza
dal terremoto de L’Aquila, una
U na mostra sui generis sul tema
della gladiatura, realizzata sul
mostra che mette in luce l’impegno
e conosceva luoghi, aggiungeva nuovi filone dell’archeologia sperimenta-
per la tutela e la valorizzazione del
spazi, in un lavoro continuo fino alla le. Le armi e gli accessori esposti,
patrimonio archeologico e artistico Giugno Novembre
morte, nel 138 d. C. Villa Adriana rivi- eseguiti da esperti artigiani, sono
dell’Abruzzo, allo scopo di permettere
vrà i fasti imperiali grazie a un evento
senza eguali: il ritorno fra le eleganti
Marzo Settembre la rinascita economica e culturale il prodotto di uno studio approfon-
26 7
architetture delle più importanti 20 12 di questa terra colpita dal sisma.
80 opere tra tele, dipinti, sculture Marzo 2010 Marzo 2011
dito delle testimonianze pervenute
dal passato. Ed è proprio dal con-
L’avventura del vetro
sculture antiche, scavate a più riprese trasto tra il nuovo che riproduce
ed oltre 140 reperti archeologici
Histrionica. Dal Rinascimento
nell’area della villa e finite nei secoli
ad arricchire i maggiori musei italiani
Teatri, maschere
provenienti dall’Abruzzo, molti dei
quali inediti, dall’età del Bronzo fino
12 12 l’antico e l’antico che l’esposizione
trae il suo senso, mostrando quan- al Novecento tra
ed europei. to del passato sia ormai irrimedia-
e spettacoli nel alle soglie del Medioevo. Il restauro dei bilmente perduto. Venezia e mondi
Orari: dalle 9 a un’ora prima del mondo antico Chiusura: lunedì Bronzi di Riace lontani
tramonto Orari: 9-19 Orari: 8.30 – 19.15
Info: 0639967900 Ravenna Info: 066819111 Reggio Calabria Info: 06 39967700  Trento
beniculturali.it Complesso di San Nicolò beniculturali.it Palazzo Campanella archeoroma.beniculturali.it Castello del Buonconsiglio
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70 71
AGENDA EVENTI LIBRI
I neuroni della lettura innanzitutto e, poi, il suggeri-
Dehaene Stanislas mento di comportamenti basati Monete della zecca di
sulla riscoperta delle metodiche e Larinum, Frentrum e Pallanum
Come impara delle tecniche edilizie tradizionali Napoleone Stelluti
a leggere caratteristiche di uno specifico
il nostro territorio”. Su questa linea vengo- 482 esem-
cervello da no esaminate le vulnerabilità, le plari mone-
primate? Nel diverse patologie proprie dei ter- tali, coniati
corso dell’ac- reni e delle murature, nonché le intorno al
quisizione cause di deperimento dei reperti III sec. a.C.,
della lettura dovute all’azione dell’acqua, ai consentono
i nostri cir- fattori ambientali, all’azione della di ricostruire
cuiti corticali vegetazione. uno spaccato
originariamente destinati al rico- Alinea editore, del patrimo-
I colori di Giotto. noscimento degli oggetti si sono 2009, pp.144,€ 30 nio numismatico frentano. Dalla
La Basilica di Assisi tra “riciclati” per decifrare caratteri prefazione di Fiorenzo Catalli, di-
restauro e restituzione dalle più diverse dimensioni e fog- rettore del Monetiere di Firenze:
virtuale ge; tale conversione è stata lenta, Storia e storie della scuola “Queste zecche che sono attive
Basilica di San Francesco parziale e non priva di difficoltà. italiana. Dalle origini ai giorni nel momento in cui gli interessi
e Palazzo del Monte L’autore auspica la nascita di una nostri romani si affacciano nella regio-
Frumentario, Assisi scienza della lettura del tutto nuo- Nicola D’Amico ne, a seguito dell’unificazione
11 aprile - 5 settembre va, in grado di combinare quello della penisola sotto il controllo
2010 che le neuroimmagini ci dicono Il libro, che centrale di Roma, - si legge - han-
sui circuiti corticali sottesi all’ela- si apre con no certamente avuto una breve
Uno straordinario evento borazione di grafemi e fonemi con una diffusa attività, forse iniziata e conclusa
dedicato a Giotto e agli quello che la psicologia ci insegna premessa nello spazio di una generazione,
affreschi della Basilica di San sui meccanismi cognitivi legati sulle origini con una produzione che non deve
Francesco. all’arte del leggere. dell’istruzio- essere stata particolarmente
Se l’intervento sui dipinti della Cortina Raffaello editore, ne pubblica abbondante considerato il ridotto
Basilica Inferiore (pensato 2009, pp.500, € 32 nel mondo numero di esemplari a noi per-
come un “cantiere aperto” in occidentale, venuti. Se si pensa che spesso le
1 Museo / 1 Euro. Stage di Archeologia cui è consentito ai visitatori costituisce monete in questione ora rintrac-
Musei Archeologici Sperimentale di ammirare l’ attività dei Materiali per un atlante delle un’assoluta ciate e documentate da Stelluti
Nazionali del Veneto Parco dell’Orecchiella, restauratori) è un esempio di patologie presenti nelle aree novità nel suo genere. Non si trat- non erano adeguatamente edite
Lucca, 4 e 5 settembre 2010 “recupero fisico” di un’opera archeologiche e negli edifici ta solo dell’analisi di leggi e circo- o erano addirittura inedite si può
La Soprintendenza per i Beni d’arte, gli allestimenti ridotti allo stato di rudere. lari, ma di un’opera che considera comprendere quanto sia impor-
Archeologici del Veneto, Lo stage è aperto a tutti realizzati al Monte Ed. italiana e inglese la scuola come un continente tante il contributo e il valore della
al fine di promuovere la coloro che desiderano Frumentario costituiscono Luigi Marino animato da uomini e donne che, sua opera”.
diffusione della cultura e approfondire e sperimentare un eccezionale esempio di al servizio della società, costitu-
la valorizzazione del ricco concretamente la tecnologia “recupero virtuale” di un ciclo Un utile iscono essi stessi una conclusa e
patrimonio archeologico dell’uomo nella Preistoria. Le pittorico, grazie al quale gli manuale per atipica comunità con i suoi riti, i L’archeologia e il suo pubblico
presente nel territorio tematiche affrontate vanno affreschi sono presentati in affrontare la suoi orgogli e i suoi limiti: uomini AA.VV
regionale, propone, per i mesi dalla conoscenza delle materie quello che doveva essere il complessità e donne, spesso dimenticati, che
dal luglio a ottobre 2010, prime e delle tecniche di loro aspetto originario. sia del can- hanno dato voce alle norme e Indagare sul
un’apertura coordinata dei scheggiatura, alla produzione tiere di scavo che qui rivivono la loro avventura pubblico è
Musei Archeologici Nazionali, di cordami, alla lavorazione Orari: che della umana. Un’opera a tutto tondo, premessa
con ingresso ridotto di 1 €, della pelle e dell’osso, Palazzo del Monte Frumentario, conservazio- strumento irrinunciabile per lo essenziale
ogni venerdì pomeriggio. all’accensione del fuoco. 10 - 19.30; ne dei reperti studio e per la professione, ma per compren-
Cappella di San Nicola, archeologici anche stimolo alla riflessione im- dere come il
Orari: venerdì 14.30-19.30 Info: 0573 545284 - 340 9.30 - 18.30 (sabato 9.30 - e architettonici. “Un codice di pra- parziale e serena. museo deve
Info: 049 8243811; 5488956 16.30, domenica 13.30 - 16.30); tica non può essere pensato come Zanichelli editore, 2009, pp.800, innovare per
beniculturali.it archeologiasperimentale.it icoloridigiotto.it una serie di prescrizioni, ma è la € 59 migliorare le
proposta di un indirizzo culturale proprie fun-

72 73
LIBRI
zioni. Il Centro Studi ‘’Gianfranco Carocci Editore, etnografica dei “beni” antro-
Imperatori’’ di Civita ha condot- 2008, pp. 375, € 33.90 pologici del Molise e la relativa
to una ricerca per analizzare il valorizzazione del suo cosiddetto
profilo socio-demografico e le “patrimonio culturale immateria-
modalità di consumo culturale Laboratorio archeologia. le”. Questo primo esito editoriale
dei visitatori dei musei e delle Ricerca, classificazione, consta di alcune introduzioni e
aree archeologiche in Italia, e i cui manualità presentazioni al lavoro e di un
risultati vengono presentati nella Anna Rita Vizzari importante numero di schede mo-
prima sezione di questa pubblica- nografiche su diverse tradizioni
zione, a cura di Adriano La Regi- Il libro nasce festive locali, introdotte da brevi
na. La seconda parte aiuta invece per rispon- testi e corredate da un ricchissi-
a comprendere meglio come dere all’esi- mo apparato iconografico. Sono
comunicare il mondo antico, genza degli infatti proprio le immagini a co-
come trovare appropriate forme insegnanti di stituire il vero punto di forza di un
di comunicazione tramite i pro- avere a dispo- volume che si spera possa presto
grammi espositivi per non tradire sizione nuovi avere un seguito.
le aspettative del pubblico. strumenti BetaGamma, 2010, pp. 160,
Giunti Editore, operativi € 25
2009, pp. 128, € 18 da utilizza-
re per approfondire e ampliare
l’insegnamento della storia nel
Archeologia del Neolitico. primo anno della secondaria di
L’Italia tra il VI e il primo grado. In ogni unità viene
IV millennio a. C. analizzato un determinato tipo
Andrea Pessina, di reperto, fornendo ai ragazzi gli
Vincenzo Tinè strumenti per la classificazione
e proponendo divertenti attività
II processo pratiche. Una guida che permette
di diffusione di organizzare un laboratorio di
del Neolitico archeologia in classe e di trarre
in Italia è spunti per gli insegnanti, che vi
articolato da troveranno numerose schede ope-
dinamiche rative originali e stimolanti.
complesse, Centro Studi Erickson Editore,
che scavi e 2007, pp. 177, € 19.50
studi recenti
consento-
no di percepire in forme molto Patrimonio immateriale
più estese di quanto non fosse del Molise
possibile sino a pochi decenni or Conoscenze (1/2007).
sono. Lo sviluppo delle tecniche di Numero monografico.
scavo stratigrafico e di datazione Emilia De Simoni (a cura di)
radiometrica, le nuove metodo-
logie di analisi del territorio e Questo volu-
dell’insediamento e la più estesa me concretiz-
e approfondita conoscenza delle za il progetto
forme dell’abitare e del rituale, pilota di una
hanno enormemente sviluppato più ampia
la nostra capacità di comprensio- e generale
ne di quest’epoca cruciale della ricerca, nata
preistoria, rendendo possibile un nel 2005, che
nuovo quadro di sintesi delle te- ha come fine
matiche principali. una rassegna

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