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QV S O M M A R I O 1/2017 Gennaio Febbraio

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Ma quando arriva il Regno? L y C E U M
Quaderni Vicentini 3
Gli Americani di Parise:
A G O R lunico originale in Bertoliana
Dario Borso 113
Zonin e i suoi complici Verso il sistema elettorale
Tutti i vip colpevoli dellhorror proporzionale? Non arriveranno
Pino Dato 5 le cavallette
Due miliardi di euro Luigi Poletto 127
per 32 signori Il caso Dal Molin
Quaderni Vicentini 14 Giovanni Sala 138
Borgo Berga e il recupero fallito Ovidio, la poesia
Ciro Asproso 17 Augusto, il potere
Le nequizie che lUnesco Roberto Pellizzaro 146
rimprovera a Variati Ivan Della Mea
Ciro Asproso 22 ventanni dopo lultimo incontro
Pedemontana Veneta: i 90 Km Gianni Sartori 153
pi cari e assurdi del mondo Quella malattia che James
Pino Dato 25 Parkinson scopr 200 anni fa
Pedemontana Veneta: le obiezioni Sandro Dal Fior 164
della Corte dei Conti Che cos il marchio CE e in che
Quaderni Vicentini 32 termini attesta la qualit
Di nuovo Goldin a Vicenza Francesca Sanson 172
Basilica sotto sequestro per 6 mesi
Pino Dato 47
Goldinfinger e la Basilica R A D I C I
del Palladio La strage di Kos: italiani trucidati
Tomaso Montanari 54 senza giustizia n memoria
Il caso Treviso: lo sfruttamento Sonia Residori 183
del Museo di Santa Caterina Il diritto di Decima: liniqua
Lucio Panozzo 56 imposta agricolo-religiosa
Specchietto per allodole elettorali? Giordano Franchini 197
Giovanni Bertacche 77 Barbara Kistler e Andrea Wolf:
Gli enomi costi della Chiesa morire per il Kurdistan
cattolica Gianni Sartori 206
Lucio Panozzo 80
Il caso Ilaria Capua
Simone Dato 90 M N E M O S I N E
Scusi, sa dov la storica libreria
Do Rode? Working Title Film Festival
Quaderni Vicentini 93 Marina Resta 211
Vicenza in armi. Un mercato Anna Netrebko:
bellicista nella nuova Fiera Lultima Traviata
Daniele Bernardini 95 Alberto Milesi 216
Perch un nuovo inutile ospedale Giovanni Bellini: il pittore
a Montecchio Maggiore? del pappagallo
Carmelo Rigobello 102 Filippo Mario Fasulo 224
Due capolavori: smantellato La pala di Castelfranco
lasilo, degradato il convento del grande Giorgione
Quaderni Vicentini 108 Giangiacomo Gabin 230
My old heart di Rino Gentile
LA LETTERA Toto Cacciato 238
Freda, il libro della moglie
e le bombe vicentine TEATRO- Atto unico
(risponde Giorgio Marenghi) 110 Mansarda con gelsomini e belve
Toto Cacciato 241
Quaderni Vicentini
2 Rivista bimestrale 1/2017. Numero di Gennaio Febbraio 2017
Registrazione del Tribunale di Vicenza n. 2154/13 del 9 settembre 2013
Stampa: ATENA NET - Grisignano (Vicenza).
Numero uscite per anno: 6 (sei).
Scadenze: 20 marzo (gennaio/febbraio), 20 maggio (marzo/aprile),
20 luglio (maggio/giugno), 20 settembre (luglio/agosto), 20 novembre
(settembre/ottobre), 20 gennaio (novembre/dicembre).
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Direttore Responsabile: Pino Dato
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Comitato tecnico-scientifico: Ciro ASPROSO, Daniele BERNARDINI,
Giovanni BERTACCHE, Adriano CANCELLARI, Carmelo CONTI,
Emilio FRANZINA, Giangiacomo GABIN, Roberto PELLIZZARO,
Fulvio REBESANI

Autori e Collaboratori
Franca ARDI Giovanni BALDISSEROTTO Elena BARBIERI Federico BAUCE
Sara BELPINATI Giuseppe BERNARDINI Giuseppe BERTONCIN Dario
BORSO Valentina BOSCAGLIA Vittorio CABE Toto CACCIATO Renato
CAMURRI Gianfranco CANDIOLLO Keti CANDOTTI Beppe CAROLLO
Carmine CARRISI Fiorenza CONTI Pino CONTIN Federica COSTA Sonia
DADAM Sandro DAL FIOR Franco DALLA POZZA Simone DATO Stefano
DATO Giuseppe DELIA Simona DE SIMONI Valentina DOVIGO Stefano
FERRIO Mario FIORIN Giordano FRANCHINI Rino GENTILE Claudio
GIRARDI Elisa LO MONACO Antonio MANCINI Giorgio MARENGHI Paolo
MARINELLO Alberto MILESI Mario MIRRI Tomaso MONTANARI Matteo
NICOLIN P. Sergio M. PACHERA Gianni PADRIN Gaetano PALERMO
Virgilio PANOZZO Mario PAVAN Luigi POLETTO Carla PONCINA Giu-
seppe PUPILLO Roberto RECH Sonia RESIDORI Marina RESTA Carmelo
RIGOBELLO Claudio RIGON Giovanni SALA Sereno SALION Francesca
SANSON Gianni SARTORI Amanda SEPE Maria A. SERRA Giorgio SPIL-
LER P. Giorgio M. VASINA Gualtiero VECELLIO Antonio VIGO Andrea
Progetto grafico: Dedalus Libri
Fotografie: Dedalus

Pino Dato, Dedalus Libri


I manoscritti inviati non saranno resi e la redazione non risponde per la loro
eventuale perdita. QUESTO NUMERO STATO CHIUSO il 18 aprile 2017.
ISBN 978-88-948160-1-3
Alla ricerca del significato delle cose
QV Quaderni Vicentini 1/2017
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Ma quando arriva il Regno?


Emmanuel Carrre uno dei maggiori romanzieri francesi contempo-
ranei. I suoi libri, penso a Limonov, penso allAvversario, sono affascinanti
e diretti, profondi e leggeri insieme, accattivanti e irrituali. La sua letteratura
quanto di pi personale possa esserci perch non trascura mai la propria
vita, perci una forma indiretta di autobiografia permanente, e nello stesso
tempo coinvolge emotivamente il lettore come un thriller.
Il libro sicuramente pi originale di Carrre lultimo, Il Regno (Adelphi),
che mesce direi sapientemente, anche se qualche critico ha tirato su il
naso per la sua rinnovata irritualit un proprio versante autobiografico
con una parte considerevole (e approfondita, documentata) di storia del
cristianesimo.
Il versante autobiografico questo: Carrre, in un certo periodo della sua
vita si convertito al cristianesimo ( lautomne 1990 jai t touch par
la grce). Lui, ateo imperterrito, ha cominciato a leggere il Nuovo Testa-
mento, ne rimasto folgorato e ha trascorso tre anni da cristiano convinto.
Poi ha abbandonato la fede e ventanni pi tardi, da uomo maturo e scrittore
affermato, ha deciso di ritornarci sopra, ma con un diverso abito mentale: da
ex credente, certamente (una fase della sua vita che non ha dimenticato) ma
con un rinnovato spirito: quello dellanalista, del ricercatore, dellesegeta.
tornato sul Nuovo Testamento, con fervore e studio, con spirito comparativo
dei vari testi (soprattutto quelli di Luca e Marco), ha indagato, come un
investigatore della storia, negli Atti paralleli ai Vangeli, su tutti le lettere di
Paolo ai greci, ai tessalonicesi e cos via e negli Atti degli apostoli.
Un bel lavoro. Con due direttive principali: la storia tumultuosa di Paolo,
novantanni dopo la nascita di Cristo, folgorato sulla via di Damasco e poi,
con spirito imprenditoriale, fondatore vero della nuova chiesa, e quella pi
dolce, rarefatta, umanistica, di Luca, intellettuale greco che si muoveva tra
i greci affascinati pi dallebraismo che dalle storie che avrebbero costruito
il Nuovo Testamento, con copisti bravi, qualche falso, qualche meritorio

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eccezionale adepto. Come Luca, appunto, che un bel giorno and in Giudea
e, secondo una ricostruzione testuale, avrebbe incontrato la madre di Ges,
ormai molto anziana, intorno allanno 50.
Ma di episodi comparativi interessanti sia per chi ha i favori della fede,
sia per chi non li ha o non li ha pi il libro pieno. Ma perch cito questo
testo di Carrre oggi, qualche giorno dopo la Pasqua del 2017?

Lo cito perch anchio, quando frequentavo la chiesa, pensavo alla


Pasqua nel duplice senso, laico (o ebraico) e cristiano, di passaggio e di
resurrezione. Un coinvolgimento emotivo lho sempre vissuto, anche se
non potevo pi dirmi cristiano praticante. E perch Carrre mi fa pensare
a questo? Perch, leggendo il suo libro (il libro di un ateo) si scopre che il
vero senso del cristianesimo, che per i cristiani di oggi hanno brutalmente
dimenticato, lattesa del Regno. La promessa di Ges questa: il Regno.
Non il Paradiso con i suoi corollari obbligati dellInferno e del Purgatorio,
prodotti materialistici e perversi dello spirito repressivo dellAlto Medioevo,
che il grande Dante ha saputo trasformare in poesia.
No, il Regno, con la R maiuscola, al quale tutti siamo invitati, cristiani, atei,
musulmani, fedeli del capitalismo esasperato, ex comunisti imperterriti.
Perch il Cristo sarebbe venuto con quellobiettivo: proporci la speranza,
lattesa del Regno.
Ma quando arriva, mi sono chiesto, questo Regno? Non sono bastati 2000
anni? Che cerchi di fuoco dobbiamo attraversare in quellattesa? Quante
Pasque devono passare? Quanti omicidi? Quanti femminicidi? Quanti inutili
appelli del papa a considerare gli uomini, tutti gli uomini, anche i migranti
sui barconi (soprattutto loro) come fratelli? Quante Pasque e quanti auguri
di buona Pasqua dobbiamo farci prima di sapere con certezza che non ci
saranno pi n coreani impazziti, n Trumpisti che minacciano di far fuori
quelli che non stanno in riga, n commercianti che spingono tutti ad avere
unarma da sparare, n ricchi che hanno paura dei poveri, n poveri che
hanno paura dei ricchi? Mi rispondo gi: temo sia una storia vana, senza fine.
Temo che dobbiamo proporci unaltra storia. Ci facciamo gli auguri, passano
le Pasque, accendiamo le speranze, ma il male prolifica come erba matta. Gli
appelli del papa sono inutili, rituali. Fingiamo di ascoltarli. In realt non li
ascolta nessuno. Domani un altro giorno (ah, filosofia eterna di Rossella
OHara!). E il Regno? Se non credo allarrivo del Regno che cristiano sono?
ZONIN E I SUOI COMPLICI 5
TUTTI I VIP COLPEVOLI
DELLHORROR POPOLARE
UNA VICENZA SENZANIMA
Lhorror denunciato da Penati emerso. partita lazione di
responsabilit intentata dallattuale amministratore
delegato della banca, Fabrizio Viola, nei confronti di Zonin
e di tutti i vip vicentini che Zonin ha voluto accanto a s in
questi anni. Trecentoquarantaquattro pagine di rilievi
pesanti e circostanziati. Ora la Procura non ha pi scuse.
Pu verificare molti altri reati celati fra le pieghe
di centinaia di azioni rischiose, sbagliate, insensate, che
hanno azzerato la banca e impoverito la citt di Vicenza

C
PINO DATO

ome hanno scritto i giornali, finalmente, in rispetto alla delibera-


zione di unassemblea sociale della (ormai ex) Banca Popolare di Vicenza
svoltasi a dicembre 2016, con la presidenza del dottor Fabrizio Viola,
stata avviata la famosa procedura legale denominata azione di respon-
sabilit nei confronti di amministratori, sindaci e dirigenti dellistituto
vicentino i quali, finch Zonin stato il capitano che stava sulla tolda di
comando della nave, ne hanno commesse di cotte e di crude.
Con un documento di 344 pagine inviato al Tribunale delle Imprese di
Venezia stata rivelata la prima parte (lultima ancora di l da venire) di
quellhorror evocato da Alessandro Penati, responsabile di Atlante,
unico azionista dellindecente istituto vicentino, nel guardar dentro al vaso
di Pandora della BpV.
La procedura prevista dal codice civile e, in verit, limpressione che
avrebbe dovuto essere iniziata gi da diversi mesi. Tuttavia bisogna ammet-
tere che il caos in cui la banca precipitata dopo le chilometriche indagini
della magistratura e i decisivi rilievi della Bce, ha determinato una situazione
di oscurit permanente. Per fare unazione di responsabilit come si deve,
Alessandro Penati
e il vaso di Pandora
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Alessandro Penati,
presidente di Quaestio,
la societ che gestisce il Fondo
Atlante, che sottoscrisse
1,5 miliardi di euro, il minimo
capitale proprio di cui aveva
bisogno per continuare ad esi-
stere la banca azzerata da Zonin
& C., disse della banca vicentina
che a scavare viene fuori una
horror story.
Con questa affermazione fece
pensare alla storia mitologica
di Esiodo su Pandora, una
giovane e bella fanciulla che
ricevette da Zeus un vaso (o uno
scrigno) che conteneva tutti i
mali del mondo. Pandora aveva
anche ricevuto da Hermes la
qualit (o il difetto?)
della curiosit e scoperchi il
vaso. Da allora luomo
non fu pi immortale
e tutti i mali si sparsero
nel suo regno terrestre.
E lo travolsero per leternit.
Il disegno una raffigurazio-
ne intitolata Pandora apre lo
scrigno, di Arthur Rackham,
pittore inglese del XIX secolo

vanno fatte per bene le cose.


Vanno scritti i fatti giusti. Vanno fatti i calcoli giusti. Vanno trovati i colpevoli.
Ebbene, non occorre avere lacume del commissario Montalbano, oggi.
La legge parla chiaro. Sono responsabili tutti gli esponenti del consiglio di
amministrazione che hanno avallato con la loro firma gli atti amministrativi
generali. Sono responsabili i sindaci, che per legge devono vegliare e control-
lare che gli amministratori si comportino da bravi padri di famiglia. Sono
responsabili i dirigenti che hanno il dovere di sorvegliare che le azioni che
compiono nellesercizio delle loro funzioni non vadano contro la legge. Certo,
ha ragione lavvocato di Zonin, Ambrosetti, quando sibila che le accuse
Fabrizio Viola, attuale
amministratore delegato

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della banca vicentina

vanno dimostrate in un processo


regolare. Certo. Saremo curiosi
di sentire come si difenderanno
i sindaci e gli amministratori, gi
ampiamente sconfessati da Bce
e Consob (la Banca dItalia me-
glio perderla), signori in giacca,
panciotto e cravatta che in tutto
questo tempo, dal 22 settembre
2015 in qua, non hanno proferito
verbo (e qualcuno si avvalso del-
la facolt di non rispondere), non
hanno detto nulla. Sono rimasti a
guardare. Eppure avevano sia il
diritto che il dovere di difendersi, di smarcarsi, di spiegare cosa successo
in tutti questi anni nei quali sono stati scelti da Zonin a fargli da tappezzeria.

Trentuno illustri vip della citt di Vicenza

So di rischiare di scrivere delle banalit. Corro il rischio. Ma immaginate


tutti questi signori sono trentuno per ora, in totale che hanno avallato,
senza fare un solo atto, anche solo informale, di opposizione o di critica, per
anni e anni, nei confronti delle richieste, decisioni, imposizioni, valutazioni,
firme del cavaliere del lavoro Gianni Zonin, il dux assoluto della banca per
metodo, propensioni, carattere, potere.
Immaginateveli l, belli in fila come tanti soldatini. Davanti, come facevamo
da ragazzi con i soldatini di gesso, mettetegli il soldatino pi grande, e chia-
matelo Zonin. Davanti a lui, mettetegli in fila trentun soldatini (ma sono di
pi). Pi piccoli. Obbedienti. Trentun illustri vip (very important persons)
della citt di Vicenza. Come mai?
Proviamo a interpretare facendo delle ipotesi: erano incapaci di intendere
e di volere? Unipotesi impensabile. Erano professionalmente carenti, per-
ci inadatti e quindi poveri di capacit manageriali specifiche? Questa
unipotesi su cui si pu lavorare. Per esempio: qualche carenza tecnica una
minoranza di consiglieri ( escluso per i sindaci) potevano averla. Possiamo
immaginarlo per quei consiglieri nominati nellaureo consesso della ban-
ca che faceva rigar dritta la citt (ne parliamo dopo) solo per il nome che
portavano. Solo perch potevano, con quel nome, ricambiare favori, avere
approcci di tipo politico, essere tenuti buoni perch cos si fa nelle societ
arretrate eticamente (anche se costoro pensano che siano avanzate): si
nomina chi pu essere pi utile dentro che fuori. Anche se non fa nulla.
Anche se non sa nulla.

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Tuttavia, chi era gi ab origine tecnicamente carente ed era l solo perch
aveva un bel cognome, non ugualmente giustificato. Le sue responsabilit,
come consigliere della banca e del dux, sono identiche a chi conosceva la
ragioneria, la tecnica bancaria, la Bce, il diritto tributario e quello civile. E
la societ, i soci, i cittadini, danneggiati, hanno diritto a chiedergli conto. A
metterlo con le spalle al muro. A esercitare nei suoi confronti unazione di
responsabilit. E, di conseguenza, a chiedergli i danni.

E i signori sindaci? Per legge devono sapere, vedere,


controllare, opporsi

Per i sindaci il problema del dubbio non si pone. I sindaci, per legge, devono
sapere. Non possono accampare scuse di sorta. Non solo: devono controllare
che gli amministratori facciano i bravi ragazzi. Devono controllare che la
cassa corrisponda a quella che sta scritta sui libri. Devono essere compe-
tenti. Noi di Quaderni Vicentini lo abbiamo scritto subito dopo quel 22
settembre 2015 e dopo che Zonin ha dovuto lasciare la nave in naufragio
come un qualsiasi Schettino. I sindaci, ci siamo pi volte chiesti, doverano?
Non avevano il dovere di controllare le procedure di aumento di capitale?
Le famose baciate? E per i fidi elargiti generosamente a questo e quello, e
senza garanzie, non avevano obiezioni? Non sapevano perch erano idioti
scolaretti che stanno nellultimo banco a fare gli asini, o erano obbligati a
informarsi per sapere?
La loro responsabilit pari a quella degli amministratori, se non moral-
mente superiore.

Tutti solidali. Nella vita e per la legge

Qui apriamo unaltra questione preliminare.


Questa azione di responsabilit viene effettuata con una semplice citazione
di tipo civile. Da chi di dovere. Cio, dagli attuali amministratori dellisti-
tuto. Non unazione penale, bens civile. Fabrizio Viola, a nome della banca
(potremmo dire a nome dei vicentini brave persone, la maggioranza) chiede a
questi trentadue individui amministratori, sindaci, dirigenti della fu Banca
Popolare di Vicenza i danni per 2 miliardi di euro (corrispondenti a 4
mila miliardi del vecchio conio, per intenderci) a causa delle malversazioni
da loro compiute nel dirigere allegramente la nave di Zonin.
Sono due le precisazioni da fare: i trentadue signori sono, per Legge (e sot-
tolineo la parola Legge) chiamati a rispondere del danno in via solidale.
Cosa significa? Che tutti sono responsabili alla stessa maniera? Ovviamente
no: naturale che il signor Pinco Giovanni non ha le stesse responsabilit
Antonino Cappelleri,

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capo della Procura
vicentina

del signor Zonin Gian-


ni. Ma vero che se il
signor Zonin mentre
il procuratore Cap-
pelleri stava cogi-
tando sulle differenze
metafisiche tra lui e
Vincenzo Consoli,
dux di Veneto Banca
ma gi agli arresti ha
trasferito tutti i beni di
sua propriet a figli,
nipoti, nuore e cugi-
ne per evitare guai al
sacro patrimonio e pertanto lazione di recupero del danno ardua (le vie
dei patrimoni di un certo tipo sono infinite come quelle del Signore) allora
il dottor Viola dovr rassegnarsi ad andare a bussare alla porta del signor
Pinco Giovanni che, forse, pi raggiungibile del suo vecchio dux. Pi po-
vero, probabilmente, ma pi raggiungibile.
Non ho idea se i trentadue signori chiamati a restituire alla banca due
miliardi (che sono, guarda te, proprio la perdita secca rilevata dagli attuali
amministratori per il 2016) si siano protetti le spalle come potrebbe aver
fatto Zonin, che era senzaltro il pi esposto. Trattandosi di vip navigati,
ben consci del ruolo, del guadagno, ma anche del disastro (almeno a poste-
riori) probabile che si siano protetti. Ci sar stato un gran lavoro di notai
a Vicenza nei mesi scorsi.

La citt, colpita al cuore, avrebbe bisogno


di un po di respiro etico, ovvero di giustizia

Ma passiamo alla seconda precisazione. Se il recupero di quei due miliardi


per Fabrizio Viola e la banca che verr sar un affare tanto serio quanto
problematico, per vero che c un altro rischio per i trentadue allegri
amministratori: e cio che il voluminoso dossier, per ora caratterizzato solo
da valenza di tipo civile, si trasformi, per questo o quel rilievo, questo o
quellincomprensibile sopruso amministrativo, in un rilievo penale a tutto
tondo.
Il procuratore della repubblica di Vicenza, Cappelleri, ha sempre sostenuto,
quasi con le lacrime agli occhi, che laffaire BpV era troppo complesso,
troppo voluminoso, troppo ampio, per la Procura vicentina. E ha sempre
chiesto rinforzi a Roma di altri pubblici ministeri e ha sempre perci giustifi-

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cato i tempi lunghi della sua azione inquirente e accusatoria. Ora ha davanti
agli occhi un dossier, di parte la stessa banca, gli attuali amministratori
ma ricco di dati, di rilievi e di episodi. Con date, cifre, comportamenti,
documenti a supporto.
Da questa massa di dati pu ricavare elementi di carattere penale a iosa. I
dati gli arrivano da chi ha competenza. Di parte, ma competenza. Cosa c
di meglio per avviare finalmente unoperazione di giustizia che, al di l degli
effetti pratici (non proprio ottimistici per il recupero del danno) potrebbe
offrire alla citt di Vicenza un po di respiro etico?
La citt, colpita al cuore da una vicenda fallimentare che nasce lontano,
oggi una citt senza risorse, senza appigli autorevoli, e sta vivendo, per la
rilevante perdita di miliardi di euro di risparmi subita, una fase depressiva.
Prima, ai tempi dello Zonin in gran spolvero, aveva il petto in fuori (forse
troppo). I vicentini brava gente sono stati derubati. Sono pi poveri. A parte
laspetto economico, oggi non sanno che fare. Una tornata di vera giustizia
ridarebbe loro almeno un po di aria da respirare.

La cancellazione di un anno di mail:


il primo reato certo
Ritorniamo al voluminoso dossier di 344 pagine degli avvocati di Atlan-
te e di Fabrizio Viola per fare un primo esempio ma Cappelleri lo sa gi
di reato indiscutibile (e sul quale un sostituto procuratore vicentino
potrebbe gi operare un simpatico rinvio a giudizio): stato rilevato che
nellultimo anno passato sotto la lente degli investigatori qualcuno e
sottolineo qualcuno ha azzerato migliaia di email inviate e ricevute. Ci
rendiamo conto? Cappelleri si rende conto? Sarebbe come se in una qual-
siasi societ di capitale gli amministratori distruggessero sistematicamente
i documenti, le pezze giustificative, le veline delle lettere inviate, gli originali
delle lettere ricevute e quantaltro faccia prova delle operazioni pi delicate
messe in atto. Questo un patente reato. Gravissimo a maggior ragione se
compiuto da amministratori o soci o dipendenti di una societ di capitale.
Ebbene, due domande. La prima: come mai gli inquirenti di Borgo Berga
non si erano accorti di questo e se ne sta parlando solo ora dopo che Atlante
e Fabrizio Viola hanno presentato il dossier delle malefatte? La seconda:
hanno cominciato, Cappelleri & C., a muoversi per scoprire chi pu essere
stato ad ordinare questo clamoroso, incredibile, delitto di block out? La
donna delle pulizie? Un nipotino che giocava con il computer della banca?
Non scherziamo. Chi pu aver ordinato quel magico reset? cos difficile
scoprirlo?
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La tolda di comando della nave della Popolare ad una assemblea ordinaria e


straordinaria: da sinistra Zamberlan, presidente del collegio sindacale, Sora-
to, direttore generale, Zonin, presidente, Breganze, vice presidente.

Lultima tegola della Bce:


una sanzione da 32 milioni di euro

Andiamo avanti. La Bce e di questo la stampa non ha riferito molto o al


massimo un paio di righe che il lettore distratto nemmeno coglie ha recen-
tissimamente addebitato alla banca dei vicentini unaltra rilevante sanzione:
ben 32 milioni di euro. Ragione? Nei bilanci al 31 dicembre 2014 e al 31
marzo 2015 (rendiconto trimestrale) i cosiddetti vertici della banca,
nei dati sintetici in cui si espongono il capitale finanziato e i corrispondenti
indici patrimoniali che lo rapportano al capitale proprio, avrebbero dovuto
riferire che gli indici erano inquinati dalla pratica delle famose baciate ma
non lo hanno fatto. Non solo: hanno fatto calcoli falsi, che ne ignoravano
lesistenza. Se io ti presto liquidit (fido) perch tu mi sottoscrivi azioni, non
posso tenere la coperta lunga, perch cortissima. Il capitale proprio non
c pi e lindice patrimoniale cambia di brutto.
Questo, in qualsiasi legislazione, si chiama falso in bilancio. Il controllo ,
tra laltro, il primo compito del collegio sindacale: controllare che i soldi
in cassa ci siano tutti, come i consiglieri e, soprattutto, Zonin, dicono. Lo
hanno fatto? Direi di no. Questa una delle tante malversazioni di cui At-
lante e Viola accusano Zonin e compagni. Unaccusa precisa, circostanziata,
documentata proprio dalla sanzione addebitata dalla Bce. Come consiglie-
r lavvocato Ambrosetti al suo cliente Zonin di difendersi? Accusando il
direttore generale Sorato che faceva male i calcoli? Sentiremo finalmente
una difesa circostanziata degli illustri accusati? Come replicher il vice-
presidente Breganze? Che era in missione a Palermo per presiedere un
consiglio di amministrazione di Banca Nova?

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Lincredibile pastrocchio dellhotel di Cortina

Un capitolo formidabile, poi, quello del famoso hotel di Cortina, volu-


to evidentemente perch una banca ambiziosa come quella amministrata
dallambizioso Zonin, doveva essere presente, con propriet, salotto e insegne
ben evidenti, nel luogo-monstre della grande finanza italiana. Non discuto
lambizione. Il percorso zoniniano lastricato di queste performances (tipo
la sede di rappresentanza a Manhattan e cos via), tutte per da realizzare
con i soldini dei vicentini imbecilli.
molto circostanziato, per il folle affare di Cortina, il capo daccusa della
banca di Atlante: Loperazione restituisce lo spaccato di unazione cliente-
lare della banca sempre attenta a sostenere i soliti gruppi imprenditoriali.
Ne avevamo gi fatto cenno per i nostri lettori. La questione era gi nota. La
data di inizio delloperazione il 2011, il ch farebbe rientrare, nel gruppo
degli attuali accusati anche altri soggetti. La banca interviene in via fittizia
attraverso unaltra societ di sua propriet (con altri amministratori, altri
sindaci) lImmobiliare Stampa spa, che propone al Gruppo Cattelan
lacquisto di una filiale nel complesso San Marco. Nel frattempo il gruppo
Cattelan acquistava lalbergo con una propria societ, la Anpezo srl. Con
che soldi? Venti milioni prestati dalla banca di Zonin. Ma Anpezo, cio Cat-
telan, non erano in grado di restituire il debito. E allora la banca che cosa
decide di fare? Tra il 2014 e il 2016, prima entra nel capitale della San Marco
srl con 900 mila euro e poi la compra tutta, compensando il credito vecchio
con quote. Quindi perdendo il credito. Poi lhotel e la San Marco entrano nel
cono del fallimento e la banca dei vicentini perde tutto. Come giustificher
questa folle azione lavvocato Ambrosetti? Accusando il direttore generale
Sorato? E i sindaci come si giustificheranno? Hanno controllato la congruit
delle folli operazioni? Hanno controllato la cassa?

I generosi fratelli Ravazzolo di Torri di Quartesolo


Zeta srl, la Masseria Altamura, il cognato di Zonin

Le macerie continuano.
Gli esempi si moltiplicano. Parliamo solo di qualche esemplare di decine,
centinai di fatti simili o uguali. Il castello delle accuse impressionan-
te. Aveva ragione Alessandro Penati: horror la parola giusta.
Prendiamo i fratelli Ravazzolo di Torri di Quartesolo, titolari della Cofrav
spa, unazienda di confezioni. Sono stati affidati da Zonin e compagni per
100 milioni di euro, utilizzati per unottantina di milioni per comprare
azioni BpV. Garanzie? Pochissime, largamente inferiori al fido. Ma prima di
arrivare alla fine, stiamo al principio. La Cofrav ha un fatturato che sta
fra i 6 e i 10 milioni di euro. Come pu una banca dare a questo soggetto un

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fido per 100 milioni? Se lo fa, compie evidentemente un illecito amministra-
tivo. Va contro la legge bancaria ma anche contro letica pubblica e privata.
I soci semplici, quelli che vanno dal ragioniere al primo piano, proprietari
delle azioni della banca, non sono danneggiati da una simile dissennatezza?
Ancora: risultano prestiti, per baciate e non solo, a Zeta srl di Giuseppe Zi-
gliotto, presidente di Confindustria Vicenza e consigliere di amministrazione
della banca. Un evidente conflitto di interessi. Poi Zigliotto stato liquidato
per le azioni BpV, in dispregio alla precedenza di altri soci che chiedevano
il rimborso: a parte la scorrettezza delloperazione non c un altro evidente
conflitto di interessi?
Ancora. Risultano prestiti concessi alle societ di famiglia di Gianni Zonin:
alla Masseria Altamura, allActa, alla Mobiliare Montebello, alla
Rocca Montemassi. Profili di rischio alto o molto alto. Qui non c solo
un evidente conflitto di interessi (pu un presidente di banca dare fidi a
propri soggetti privati? Non pu). Di fronte a questo tipo di accuse cosa dir
lavvocato Ambrosetti? Speriamo di sentirlo presto, perch a babbo morto
non lo sentir pi nessuno.
Non parliamo poi del cognato di Zonin, lottimo Gianfranco Pavan:
riuscito a liquidare nel 2015 le sue azioni (ma la richiesta risaliva al 2014
ha detto addolorato); non solo, era presidente di una delle societ pi im-
portanti del gruppo BpV (se non ricordo male, forse era lImmobiliare
Stampa), una societ che ha operato anche a nome della casa madre (vedi
Cortina) e che ha, fra i suoi graziosi adepti, altri commercialisti, altri vip
(sindaci e quantaltro), ed ha ricevuto anche finanziamenti per la Castello
del Poggio, impresa di propriet. Familismo esasperato o no? E la banca,
intanto, crolla.

I fondi lussemburghesi

Le malversazioni sono tante. Dei fondi lussemburghesi Athena e Opti-


mum i giornali si erano gi occupati. Operazioni incomprensibili, probabile
scambio do ut des con altre azioni della banca, finanziamenti occulti. Pasticci
cosmici. Alla fine, una perdita netta di 190 milioni di euro.
In sintesi: operazioni e stili talmente assurdi e contro ogni logica che, al di
l della loro dabbenaggine, erano compiute in tutta evidenza da chi ritiene
di essere impunito a vita. Zonin aveva vinto molte battaglie nella sua
carriera. I vip gli hanno sempre tenuto bordone. Lui ha gonfiato il petto.
evidente che alla fine la sua ambizione diventata smisurata, alimentata
dai successi e dallappoggio degli esponenti pi illustri (tra virgolette)
della citt di Vicenza: landare fuori misura (sempre) gli ha fatto commet-
tere errori irreparabili. Gli errori degli impuniti, dicono a Roma, sono i pi
catastrofici fra tutti.
14 BPV, A QUESTI 32 SIGNORI FABRIZIO
VIOLA CHIEDE 2 MILIARDI DI EURO
1. Giovanni Zonin, ex presidente
2. Marino Breganze, ex vice presidente
3. Paolo Angius, ex cda
4. Paolo Bedoni, ex cda
5. Alessandro Bianchi, ex cda
6. Giorgio Colutta, ex cda
7. Vittorio Domenichelli, ex cda
8. Giovanna Maria Dossena, ex cda
9. Giovanni Fantopni, ex cda
10. Zeffirino Filippi, ex cda
11. Maria Carla Macola, ex cda
12. Franco Miranda, ex cda
13. Andrea Monorchio, ex cda
14. Gianfranco Pavan, ex cda
15. Alvise Rossi di Schio, ex cda
16. Fiorenzo Sbabo, ex cda
17. Luigi Sciarrino, ex cda
18. Maurizio Stella, ex cda
19. Paolo Tellatin, ex cda
20. Giorgio Tibaldo, ex cda
21. Ugo Ticozzi, ex cda
22. Nicola Tognana, ex cda
23. Giuseppe Zigliotto, ex cda
24. Roberto Zuccato, ex cda
25. Samuele Sorato, ex direttore generale
26. Emanuele Giustini, ex vicedirettore generale
27. Andrea Piazzetta, ex vicedirettore
28. Paolo Marin, ex vicedirettore
29. Giacomo Cavalieri, ex sindaco
30. Laura Piussi, ex sindaco
31. G.Battista Carlo Zamberlan, ex sindaco
32. Paolo Zanconato, ex sindaco
Due presidenti confindustriali, un presidente degli Artigiani
tra i rilevanti accusati. E il Vescovo perde soldi

Il terremoto di Vicenza, con questi vip in corsa da ventanni, ben pi 15


grave, finanziariamente e politicamente parlando, del terremoto di Amatrice.
Non ci sono morti, per fortuna. Ma feriti nellanima, tanti.
Gi nel 2002 la Banca dItalia sottoline, a margine di una verifica e di varie
sanzioni a sindaci e amministratori dellistituto vicentino, che Zonin amava
circondarsi di amici, yesmen, collaboratori fantoccio.
Zonin ha continuato in questa azione fino al 2015, ha continuato a sfidare
la Bce. riuscito perfino a tacitare la ormai debolissima Banca dItalia, ha
assunto fra i suoi amici consiglieri addirittura il famoso ragioniere dello
Stato Andrea Monorchio, che sempre stato pi zitto di un bonzo tibetano.
Ha fatto acquistare alla banca dei vicentini (con i soldi dei vicentini ingenui,
nessuno escluso) linutile palazzo Repeta, in piazza San Lorenzo, ex sede
della ormai inutile Banca dItalia.
Ventanni di potere assoluto, con la politica consenziente, gli amici contenti
e ben pagati nei consigli o nei collegi e la citt che aveva assorbito il verbo
zoniniano come un pensiero unico.
La prova di tutto ci (ma
occorrono ancora prove?)
nel fatto che fra i 32 chia-
mati in causa dallazione di
responsabilit degli attuali
vertici della banca ci sono
ben due ex presidenti con-
findustriali, Giuseppe
Zigliotto e Roberto Zuc-
cato, oltre ad un ex presi-
dente degli Artigiani, Franco
Miranda. Non parliamo di
industriali qualsiasi, cari let-
tori: parliamo dei presidenti
della massima Associazione
di industriali di Vicenza e del
Veneto.
Insieme a loro, fior di in-
dustriali che hanno sempre

Roberto Zuccato, presiden-


te degli industriali del Veneto,
e Giuseppe Zigliotto,
ex presidente degli industriali
di Vicenza (dallalto al basso)
Lex vescovo di Vicenza

16
(dal 2003 al 2010) Nosiglia

sostenuto la politica economica


e finanziaria della banca e di
Zonin. Se dici confindustria dici
giornale della citt, di propriet
della confindustriale Athesis.
Il quadro completo o manca
qualcuno?
Non manca nessuno, c anche
il vescovo. I giornali a suo tem-
po hanno parlato della rilevante
perdita di 3 milioni di euro della
diocesi vicentina che aveva inve-
stito un po dei nostri soldi (8 per
mille e non solo) in azioni della
banca di Zonin. Altre istituzioni
religiose hanno perso rilevanti
capitali (monte Berico, frati e
dintorni). Neanche la Chiesa
esente da influenze perniciose.
Il denaro, effettivamente, pi lesto e sfuggente della grazia di Dio.
Ci stavamo dimenticando, in questo quadro demenziale, del sindaco Va-
riati, per dieci anni amico certo di Gianni Zonin, che non si mai sottratto
a finanziare le richieste dei clienti politici. Perfino il brutto monumento al
grande Neri Pozza a ponte San Paolo stato finanziato da Zonin.
Variati stato zitto un anno. Poi ha convocato una strana assemblea al
teatro comunale (opera finanziata da Zonin) per dire la sua. Ma nessuno
ha sentito nulla.
E allora torniamo alliniziale domanda: erano tutti incapaci di intendere e
di volere? Risposta: erano tutti adulti e vaccinati. Confidavano solo nellim-
punit di sempre.
Il futuro gi qui. Peggio non potrebbe andare. Abbiamo alle spalle ventanni
di vuoto etico. Scoprire con chi ripartire (qualcuno ci vuole, nome e cogno-
me, possibilmente invitto, meglio se invitta) lequivalente di una caccia
al tesoro.
Purtroppo stavolta non baster Palladio.
UNA CITT DA ROTTAMARE 17
BORGO BERGA
E IL RECUPERO FALLITO
Il PIRUEA, la buccia di banana dove sono caduti in quel
di Borgo Berga gli ultimi due disastrosi sindaci della citt
di Vicenza, Hllweck e Variati, sarebbe una cosa buona
perch vuol dire programma integrato di riqualificazione
urbanistica. Ma stato una scusa. Anzich riqualificare
i due sindaci hanno pensato ad affrettare la buona
realizzazione di interessi privati, mettendosi subito
daccordo per erigere il peggior manufatto visto nellintero
Veneto da molti decenni a questa parte. Altro che recupero.
Affondamento, piuttosto. E lUnesco glielha gi spiegato
bene, per filo e per segno

CIRO ASPROSO

L a vicenda di Borgo Berga con i suoi abusi edilizi, il presunto


danno erariale, la lite in corso tra gli esperti della procura e quelli della
difesa, e la risentita costernazione dei cittadini di Vicenza, potrebbe anche
essere raccontata come una sorta dinganno.
Il tradimento di una speranza che, almeno alle nostre latitudini, si risolta
in una pia illusione. Ossia la convinzione che lurbanistica moderna avesse
trovato nel recupero delle aree degradate la sua nuova vocazione e una
concreta opportunit per migliorare la qualit urbana.
Che cosa farne delle nostre citt? Non tanto dei centri storici che, bene o
male, cerchiamo di proteggere e tutelare per offrirli agli occhi ammirati dei
turisti. Mi riferisco alle zone pi marginali, a quei luoghi caduti in disuso
che negli anni del miracolo economico hanno accompagnato la rinascita
industriale di questo Paese.
A certi brutti palazzoni delledilizia popolare, a determinate porzioni di
citt che ci appaiono svuotate e senza senso, le quali hanno esaurito la loro
funzione originaria e confidano in una prova di riscatto. Vanno rottamate
o recuperate?

18 Non si tratta unicamente di un problema da addetti ai lavori e il quesito non


questione che possa affascinare solo urbanisti ed architetti; il discorso si
amplia alle relazioni sociali, allinclusione di tutti i cittadini, alle varie forme
del disagio e alle politiche per contrastarlo.
Lincapacit di governare lo sviluppo economico, linadeguatezza delle mi-
sure atte a controllare la diffusione insediativa nelle zone agricole, lassenza
di politiche urbane, hanno prodotto le distorsioni che segnano in maniera
indelebile il territorio negli anni successivi al boom industriale. Le fabbriche
e i capannoni, la proliferazione delle zone industriali e commerciali, lurba-
nizzazione spalmata senza criterio e lesplosione del trasporto su gomma,
hanno portato allo stravolgimento del paesaggio e dellambiente.
Ad un certo momento il tema diventato centrale anche nel dibattito po-
litico e questo grazie ad un rinnovato protagonismo dei comitati civici e di
quartiere che non si sono pi accontentati di delegare, ma hanno preteso
un ruolo da protagonisti nella trasformazione dei suoli.
Nel corso degli anni 90 il Legislatore tent di formulare una risposta a questa
deriva da dismissione, superando i limiti dei Piani attuativi tradizionali (che
regolano lutilizzo di una determinata zona attraverso la Variante al Piano
Regolatore Generale) e introducendo la novit dei Programmi Integrati
(che disciplinano unicamente le parti di citt interessate dallintervento e
integrano pi funzioni al loro interno).
I Programmi Integrati hanno lo scopo di riqualificare il tessuto urbanistico
edilizio ed ambientale di una ben determinata area, snellendo le procedure
burocratiche e suscitando delle sinergie pubblico-privato per ovviare alla
cronica carenza di risorse.

Da Fin. VI (Berlusconi) a Sviluppo Cotorossi (Maltauro)


per una struttura aliena

A tal scopo vengono previsti degli incentivi (premi di edificabilit e/o destina-
zioni duso pi remunerative) che incoraggino i Privati ad investire nellarea
oggetto di trasformazione, in modo tale che costoro ne traggano un beneficio
economico detto anche plus-valore. Questo, verr in parte restituito grazie
alla realizzazione di opere pubbliche a beneficio della collettivit.
Loperazione Borgo Berga rientra a pieno titolo nel novero di tali strumenti
urbanistici e pi specificamente nel varo della L.R. del Veneto 23/99, che
istituisce i Programmi Integrati di Riqualificazione Urbanistica Edilizia
ed Ambientale (PIRUEA). Tant che nel marzo 2003 la Giunta Hllweck
sottoscrise con FIN.VI (proprietaria dellarea) il Protocollo dIntesa per la
19

realizzazione del nuovo Tribunale.


Inutile aggiungere che se lo strumento innocuo, non altrettanto si pu dire
della funzione che gli si attribuisce.
Lidea di recuperare la vasta zona dellex Cotorossi storica porta dingresso
per la via dacqua in s non era affatto sbagliata. Il Comune era proprietario
di 31.608 mq di superficie che sarebbero rimasti inutilizzabili (a meno di
favorire liniziativa dei Privati con un programma di recupero che rimettesse
in gioco lintero comparto) e unoperazione di ricucitura tra il borgo antico e
i vecchi capannoni dellindustria tessile poteva rappresentare unoccasione
irripetibile per Vicenza. Basti pensare alla fine indecorosa dellex Pettinatura
Lanerossi ai Ferrovieri, che versa in uno stato di abbandono e di colpevole
degrado.
Naturalmente, un minimo di buon senso e di amore per la cosa pubblica
avrebbe preteso che nella citt del Palladio si fosse ricorsi ad un concorso
internazionale di architettura prima di individuare il miglior progetto
possibile. Che esso non fosse solo bello architettonicamente, ma avesse
anche le caratteristiche della sostenibilit ambientale.
La centralit dovuta ad uno spazio collettivo come il nuovo Tribunale avrebbe
inoltre richiesto lo Studio per una migliore accessibilit al centro storico, in
particolare per ciclisti e pedoni, oltre che per i mezzi del servizio pubblico.
Infine, seguendo il filone ispiratore dei Programmi Integrati ci si sarebbe
aspettato un lavoro di rammendo tra gli edifici storici, il contesto fluviale
e il nuovo quartiere delle residenze e dei servizi.
Purtroppo nulla di tutto ci mai stato fatto e quella che si presenta ai nostri
occhi unorribile manifattura, una sorta di struttura aliena in palese
violazione della fascia di rispetto idraulica - che minaccia di far sprofondare
gli argini da un momento allaltro.
Borgo Berga doveva e poteva essere il volano di un grande programma di
riqualificazione urbana in grado di collocare Vicenza al vertice delle citt

20 italiane. diventato lemblema dellurbanistica asservita al mero interesse


economico, dellinsipienza politica, della mala gestio nel governo del
bene pubblico.
In questo, io vedo innanzitutto il tradimento di una speranza di rinascita
per quella porzione di citt. In tutto questo, completamente mancato il
ruolo della politica e di una governance territoriale.

Il severo giudizio dellUnesco

Credo sia illuminate destinare un po di tempo alla lettura del Rapporto di


Sintesi che UNESCO ha dedicato al PIRUEA ex Cotorossi e a Borgo Berga:
Tenuto conto che linsediamento in oggetto limitrofo alla core zone
e alla buffer zone (zona centrale e zona cuscinetto, ndr), che dista 500
metri dalla Rotonda del Palladio, che occlude la vista a chi entra in citt
da Sud, distruggendo lo Skyline sulla citt e sui monti con altezze
sproporzionate, che viola evidenti norme urbanistiche e direttive di
conservazione storica, quindi lurbanesimo stesso e la relativa esemplari-
t per cui Vicenza stata dichiarata patrimonio UNESCO. Tenendo conto che
rispetto allo sviluppo armonico delle epoche precedenti ha distrutto tutte
le precedenti relazioni costruttive di natura sia estetica sia sulluso dei
materiali e dei volumi che impattano sulla visione delle colline retrostanti
di Monte Berico. Tenuto conto che il tutto estromette dal flusso della
zona i pedoni, altera le vie di transito che obbligano ad entrarci dentro,
che ingabbia e indebolisce gli argini del Retrone compromettendo un
sistema fluviale gi fragilissimo. Tenuto conto di tutto questo risulta evidente
che limpatto sul Patrimonio enorme e mette a rischio il valore
universale ed eccezionale del sito. Il danno perci non altrimenti
rimediabile se non mediante la demolizione dei manufatti.

Volumi e altezze da + 40
(un bel regalo ai privati di due piani di fabbricato)

Una condanna senza appello espressa da unAgenzia autorevole e non so-


spetta di partigianeria, che ribadisce e rafforza la censura politica affermata
in tutti questi anni dalle componenti pi vigili e avvertite della societ vicen-
tina. Baster a convincere la Magistratura che indaga sullintera vicenda?
una domanda alla quale mi riesce difficile rispondere, poich se il giudi-
zio politico incontrovertibile, quello giudiziario potrebbe non essere cos
21

scontato proprio per gli aspetti normativi del PIRUEA.


Consideriamo ad esempio la questione delle altezze e lo sbilancio economico:
Larea di cantiere si trovava a circa + 33 s.l.m., mentre i volumi e le altezze
sono state conteggiate partendo da + 40 (quota di Piazzale Fraccon inserita
in delibera). Ci significa che la FIN VI ricevette in regalo un bonus di
oltre due piani per fabbricato (+ 6/7 metri totali).
Il procuratore Cappelleri sostiene esservi uno sbilancio economico a detri-
mento dellinteresse pubblico che avrebbe favorito la FIN VI, e in seguito
alla vendita, Sviluppo Cotorossi.

E il Consiglio comunale? Delibera di male in peggio

In tutti e due i casi il vulnus nella Delibera approvata dal Consiglio co-
munale e come sostengono i consulenti della difesa non sar facile dimostrare
la lottizzazione abusiva. Infatti qui non si tratta di un Piano di Lottizzazione
in area verde, bens del Programma di Recupero di unarea dismessa.
Tanto per intenderci, in quegli stessi anni Comuni ben pi grandi del nostro,
come Padova, o anche pi piccoli, come Altavilla (pure a guida centrodestra),
si preoccuparono per tempo di definire in maniera chiara e trasparente i
criteri perequativi da attribuire alla contrattazione urbanistica, utilizzando
le risorse ricavate per realizzare opere dinteresse collettivo.
Vedo di spiegarmi con un esempio:
Se il Comune, attraverso un Protocollo dIntesa col Privato, concede per
22 EGREGIO VARIATI
LEGGA CHE BELLE NEQUIZIE
LE RIMPROVERA LUNESCO
PER BORGO BERGA
1. Il Comune di Vicenza non ha tenuto conto che linsediamento li-
mitrofo alla core zone e alla buffer zone e che dista 500 metri
dalla Rotonda del Palladio;

2. Il Comune di Vicenza non ha tenuto


conto che linsediamento occlude la
vista a chi entra in citt da Sud, di-
struggendo lo Skyline sulla citt e
sui monti con altezze sproporzionate;

3. Il Comune di Vicenza non ha tenuto


conto che linsediamento viola evi-
denti norme urbanistiche e di-
rettive di conservazione storica,
quindi lurbanesimo stesso e la relativa esemplarit per cui Vicenza
stata dichiarata patrimonio UNESCO.

4. Linsediamento ha distrutto tutte le precedenti relazioni co-


struttive di natura sia estetica sia sulluso dei materiali e dei volumi
che impattano sulla visione delle colline retrostanti Monte Berico.

5. Linsediamento estromette dal flusso della zona i pedoni, e


altera le vie di transito che obbligano ad entrarci dentro.

6. Linsediamento ingabbia e indebolisce gli argini del Re-


trone compromettendo un sistema fluviale gi fragilissimo.

7. Limpatto sul Patrimonio enorme e mette a rischio il


valore universale ed eccezionale del sito.

8. Il danno rimediabile solo mediante la demolizione dei ma-


nufatti.
23

I due sindaci felici e contenti inaugurano insieme il nuovo tribunale, loro comune
delitto di lesa vicentinit

effetto del PIRUEA una valorizzazione fondiaria ipotetica di valore 100 ad


unarea ex industriale, che per il mercato avrebbe valore 1, stabiliremo gi
in Delibera che il 40% di tale plus valore venga incamerato dalle casse co-
munali allo scopo di reperire risorse per la costruzione della citt pubblica.
Ma se questo criterio non viene definito in maniera precisa al momento
dellAccordo, se le norme vengono riscritte la carte, ogni contrattazione
sar sempre improntata alla massima discrezionalit.

Area commerciale?
Prendetene pure quanta volete

Un altro aspetto che solitamente non viene mai considerato, che allepoca
del dibattito sul PIRUEA le Associazioni di categoria del settore commercio
assunsero una posizione nettamente contraria. Infatti, con i suoi 12 mila
mq di superficie utile commerciale Borgo Berga sopravanza ampiamente
la superficie di vendita dellAuchan e configura larea come un nuovo e
impattante polo mercantile. Tale scelta non ha mai trovato la condivisione
degli operatori economici, non mai stata oggetto di un pubblico dibattito,
n stata inserita in un qualche Piano di programmazione urbanistica. Fu
semplicemente calata dallalto.
Un Programma di recupero attuato senza dialogo con la citt pressoch
impossibile che riesca nel suo intento.
Lerrore di Hllweck aggravato da Variati

24 Ho memoria diretta di quanto avvenne negli anni dellAmministrazione di


centrodestra (essendo stato allopposizione in Consiglio comunale), e non
sono quindi particolarmente stupito dallesito di quelle scelte nefaste. Ci di
cui ancora non mi capacito come abbia potuto Variati proseguire nellerro-
re, contribuendo ad aggravarlo. Si dir che le maggiori responsabilit
sono dellex direttore generale del Comune, Antonio Bortoli, (indagato dalla
Procura per abuso dufficio e lottizzazione abusiva). Siamo daccordo, ma vi
sono delle responsabilit politiche in capo a chi deteneva il potere decisionale
che non mi paiono n meno gravi, n pi giustificabili.
Allo stato attuale non possiamo far altro che attendere le conclusioni delle
indagini giudiziarie, tuttavia una morale di carattere politico credo che si
possa e, ancor meglio, la si debba trarre.
In troppe occasioni lEnte Pubblico (sia esso Comune o Regione) utilizza il
territorio non per il valore che si attribuisce ad un patrimonio comune, ma
al pari di una merce, di un bene economico e fungibile. Esso diviene il luogo
delle opportunit imprenditoriali nella convinzione che non siano necessari
unidea di citt e un programma condiviso, ma che basti un grande progetto
immobiliare per favorire lo sviluppo urbano. Oggi Borgo Berga, domani lex
area Zambon, in futuro la zona dello Stadio.
Tale degenerazione ha portato a privilegiare le forme dellurbanistica con-
trattata, che contempla una sommatoria infinita di accordi casuali (originati
dalliniziativa contingente del privato e quasi mai da una programmazione
strategica del decisore politico) giustificati da un generico interesse gene-
rale, ma gestiti sovente in maniera clientelare e poco trasparente.
Ne consegue una citt caotica, degradata nelle sue periferie e nella quale
la frammentazione proprietaria non consente grossi interventi di riquali-
ficazione. Dove sempre pi pressante il problema della mobilit e dove il
diradamento dei negozi di vicinato obbliga allutilizzo dellauto per servirsi
dei Centri commerciali. Quella che immagino una Vicenza costituita da
un tessuto urbano amichevole, fatto di percorsi ciclopedonali protetti negli
itinerari casa-lavoro e casa-scuola; di densit edilizie sostenibili nel loro
rapporto tra volumi e spazi pubblici, con una classe dirigente che abbia il
coraggio di respingere le speculazioni mascherate da progetti griffati e sappia
mettere al primo posto linteresse collettivo.
Il degrado si affronta con unazione di risanamento convinta e programmata,
privilegiando i piccoli interventi piuttosto che le grandi opere. Liniziativa
privata, che pure importante, dovr essere chiamata a concorrere nella
costruzione di questa nuova citt in maniera trasparente, destinando al
recupero dei luoghi marginali e delle aree dismesse una quota significativa
del surplus generato dalla trasformazione urbanistica, cos come avviene da
anni nelle societ pi avanzate.
PEDEMONTANA VENETA 25
I 90 KM PI CARI
E ASSURDI DEL MONDO
CHE LA CORTE DEI CONTI
HA GI BOCCIATO
Il progetto di questa strada, che sta a met fra
unautostrada e una superstrada, attraversa solo due
province, Vicenza e Treviso, invade territori agresti
delicati, attraversa borghi densamente popolati, fiumi e
torrenti, taglia irrigazioni, si sovrappone ad altre strade (la
Gasparona) costa miliardi di euro, finanziata pi dal pub-
blico che dal privato, risponde a budget e progetti mai ben
definiti, un piccolo grande mostro di assurdit e incapacit
amministrative e politiche. La Pedemontana lideale
rappresentante dei nostri fallimenti pubblici (veneti)

Q
PINO DATO

uante pagine sono state scritte sulla sedicente Pedemon-


tana Veneta? Quanti titoli sono stati fatti? Quante
smentite e smentite di smentite sono state prodotte dai suoi maggiori
sostenitori, i leghisti che controllano la politica e leconomia pubblica
della Regione Veneto, in primo luogo Luca Zaia? Tante, infinite, non
si possono contare. E tendono ad aumentare ogni giorno che passa,
sempre di pi.
Quaderni Vicentini oggi vuole offrire un servizio ai suoi lettori: met-
tere i paletti essenziali alla questione, esporre i termini sostanziali
del tema, pubblicare stralci degli unici documenti seri e documentati
che, da soli, basterebbero e avanzerebbero a narrare la storia: quelli
26
della Corte dei Conti e del suo relatore consigliere Mezzera.
Una storia squallida, di denaro pubblico che gi stato sperperato e
di denaro pubblico che si continuer a sperperare. Il cui ultimo atto
sono le mani di Luca Zaia messe nelle tasche dei veneti. Chiedendo 27
loro di pagare i costi aggiuntivi di questopera faraonica che di fara-
onico ha solo i costi.

La ciambella di Zaia per una strada contro natura

Partiamo dallinizio. Nome pieno di vigore e di autoreferenzialit,


quello dato a questa strada. Pedemontana Veneta. Che monti
costeggia questo progetto magico? Gli ultimi contrafforti prealpi-
ni di due province in tutto, Vicenza e Treviso. In riquadro a parte
esponiamo con esattezza i comuni attraversati. Orizzontalmente.
In modo innaturale. Le valli che scendono dalle Alpi e dalle Prealpi
venete sono tutte verticali, da nord a sud. Inserire una strada come
questa a guisa orizzontale (da Montecchio a Spresiano, capirai)
per una novantina di chilometri significa tagliare propaggini finali di
fiumi e borghi che la natura e lopera delluomo hanno concepito in
tuttaltra direzione. Un nonsenso. E perch? Quali traffici dovrebbe
soddisfare, sfogare, permettere? Laddove, poi, in via orizzontale, c
gi unautostrada, la A4, che svolge bene il suo compito, affiancando
e sostituendo laltra via storica e naturale del Veneto, la statale 11.
Una strada, questa chiamata Pedemontana in modo ridondante, che
non si sa ancora bene quali bisogni soddisfer, tanto vero che non
cera certezza n sul traffico che attirer n, di conseguenza, sui pe-
daggi che da quel traffico i privati costruttori, o la Regione secondo le
ultime novit, dovranno percepire per coprire il proprio investimen-
to. Non si sa nulla di preciso. questa la prima ragione per la quale
molti lavori sono stati fermati, alcuni non sono nemmeno iniziati e i
privati (il consorzio creato alluopo, la SIS) non hanno i soldi per far
partire limpresa.
Zaia, il governatore, sta ideando la ciambella di salvataggio per i
privati che non hanno ancora i soldi. Insomma, lavora perch i pri-
vati siano contenti e felici. Ora, il Veneto ce li metterebbe, i soldi che
mancano, anche se non li ha: ma non li potrebbe mettere neanche se
li avesse perch lEuropa non glielo consente.
Ecco dove nasce la ciambella delle tasse pensata da Zaia. Tassiamo
i veneti con unaddizionale Irpef, gli spieghiamo che per la Pede-
montana e i giochi sono fatti.
Ma ai veronesi e ai padovani, per fare due esempi di veneti, che cosa
PEDEMONTANA: COs, DOVE
28 PASSA, DOVE VUOLE ARRIVARE
Interessati
22 comuni vicentini
e 15 comuni trevigiani
La Pedemontana interagisce con lambito territoriale della Valle dellAgno, fra
Montecchio Maggiore e Castelgomberto, e con la zona pedemontana tra Malo
e Bassano del Grappa, in Provincia di Vicenza, e tra San Zenone degli Ezze-
lini, Montebelluna e Pregiano, in provincia di Treviso, interessando ventidue
comuni in Provincia di Vicenza (Brendola, Montecchio Maggiore, Arzignano,
Trissino, Castelgomberto, Brogliano, Cornedo Vicentino, Malo, Villaverla,
Thiene, Montecchio Precalcino, Sarcedo, Breganze, Mason Vicentino, Pia-
nezze, Marostica, Nove, Bassano del Grappa, Ros, Romano dEzzelino,
Cassola, Mussolente) e quindici in Provincia di Treviso (Loria, San Zenone
degli Ezzelini, Riese Pio X, Altivole, Vedelago, Montebelluna, Trevignano,
Volpago del Montello, Giavera del Montello, Arcade, Povegliano, Villorba,
Spresiano, Castelfranco Veneto, Castello di Godego).
Lopera si prefigge: a) la creazione della interconnessione tra le autostrade A4,
Torino-Trieste, a Montecchio Maggiore, A31, Valdastico, a Villaverla, e A27,
Mestre-Belluno, a Spresiano; b) di garantire unadeguata risposta alla domanda
di mobilit generata dal territorio pedemontano pi urbanizzato e industrializzato
del Veneto; c) di completare la rete viaria di primo livello del Veneto, mettendo
a sistema le grandi infrastrutture autostradali; d) di integrare la rete della grande
viabilit nei corridoi europei, sostenendo la rete nella pianura padano-veneta;
e) di promuovere lo sviluppo e di riordinare la maglia infrastrutturale esistente.
La lunghezza dellasse principale di 94,9 km, cos articolati: tratto da A4,
Montecchio Maggiore, ad A31, Villaverla: 30,75 km; tratto da A31, Villaverla,
ad A27, Spresiano: 64,15 km. La lunghezza della viabilit di adduzione ai caselli
di 26,5 km, con tre interconnessioni:
- con la A4, al casello di Montecchio Maggiore, in fase di progettazione da parte
di Autostrada Brescia-Padova s.p.a.;
- con la A31, Valdastico, a Villaverla;
- con la A27, Mestre-Belluno, a Spresiano.
Quattordici gli svincoli: Bassano Ovest, Bassano Est, Montecchio Maggiore,
Montecchio-Arzignano, Castelgomberto, Cassola-Loria, Melo, Riese Pio X,
Breganze, Altivole, Mason-Pianezze, Montebelluna, Marostica-Nove, Pregiano.
Il traffico medio giornaliero stato previsto in circa 29.000 veicoli per il 2010,
44.000 per il 2023 e 51.000 per il 2035 (dati tratti dalla relazione istruttoria del
marzo 2006 trasmessa dal Ministero delle infrastrutture al Cipe).
importa della Pedemontana? Nulla. La vedono con fastidio. Ma si
chiede lo stesso ai loro contribuenti di contribuire alla sua realizza-
zione.
29
Era iniziata lenta e male. Ora il caos

Qui interviene il terzo diavoletto. Quello che ha un nome inglese or-


mai destituito di ogni autorevolezza: il project financing. Questo
project avrebbe dovuto garantire che lo Stato non avrebbe sborsato
soldi per limpresa. Una cosa virtuosa. I privati pagavano. Facevano
la strada. Mettevano i pedaggi e incassavano i pedaggi.
Neanche in paradiso si fanno le cose cos. Poi le cose si sono compli-
cate. I costi sono aumentati, la situazione delle due banche venete che
sarebbero state certo in prima fila per finanziare (magari in cambio
di azioni), Veneto Banca e BpV, degenerata come sappiamo e la SIS
non aveva i finanziamenti per cominciare. Non basta. Il tragitto
complicato. Lattraversamento di comuni e paesi fittamente popolati
complicato. Gli espropri sono tanti e non sono stati affatto definiti
tutti. Anzi. Ogni tanto qualcuno emerge o riemerge. C una prima
convenzione nel 2009. Poi quella non va pi bene e se ne approva
e firma unaltra, nel 2013. Adesso ce ne sarebbe una terza perch i
soldi non bastano e Zaia chiede soldi ai veneti.
I cantieri: alcuni aperti, altri mai aperti, altri chiusi. Nessun coordi-
namento fra ditte appaltate. Il caos assoluto. Ed era iniziata lenta e
male (il DNA quello, ovvio). Vale la pena di ricordarlo.

Galan, Zaia, Impregilo, Dogliani e Sacyr

Comera iniziata questa assurda storia? Con Impregilo, avete pre-


sente questo nome? Dove ci sono project e investimenti succosi e
lucrosi questa ricca azienda di costruzioni internazionali c sempre.
Bene, Impregilo fa da capofila ad una serie di aziende del Nordest,
le solite, non vale far nomi. Aspetta al varco la Regione, presieduta,
indovinate da chi?, Giancarlo Galan, quello del Mose, che la sto-
ria ci ha restituito con un alone di indipendenza rispetto al potere
economico e delle imprese davvero invidiabile.
Ebbene, Galan pubblica nel 2006 il bando di gara per la Pede-
montana. Impregilo, ovviamente, sul pezzo. Ma ha un concorrente,
una certa SIS, consorzio ispano-piemontese composto dalla famiglia
Dogliani e da Sacyr, azienda multinazionale spagnola, con sede nel
prestigioso Paseo de la Castellana a Madrid, che, sciogliendo lacro-

30 nimo, fa Sociedad Annima Caminos y Regados.


Una bella lotta. Ebbene, Impregilo favorita perch non solo gioca in
casa ma stata lei a fare da apripista proponendo il famoso project.
Ci le d il vantaggio che, pareggiando lofferta pi bassa dellipote-
tico concorrente, vince lei. Cos sembra, ma in Italia le certezze, su
questo campo, latitano. Esito della gara: SIS fa lofferta pi bassa ma
Impregilo le salta addosso ed eguaglia lofferta. Secondo Galan ha
vinto Impregilo. SIS, per, non daccordo e ricorre al TAR (siamo
nel 2008, sono gi passati due anni dallinizio). Il TAR (ci avrei scom-
messo) d ragione a Impregilo, che esulta. Ma SIS ricorre al Consiglio
di Stato, che d ragione a lui. E siamo a met 2009. Impregilo tenta
di ricusare il giudizio del Consiglio di Stato (questo per dire quanto
ci teneva allaffare) ma perde definitivamente.
Parte SIS, non ho idea con che bandiere. Perch raccontiamo que-
sto? Perch vi lasciamo immaginare gli strascichi lasciati da questa
(brutta) lotta fra colossi.
Infatti lepisodio merita di essere ricordato perch con lultimo ten-
tativo di Zaia di raddrizzare la barca (nel frattempo Sacyr ha avuto
qualche problema nel mercato azionario spagnolo) offrendo ai privati
un contributo regionale (che non potrebbe offrire) di 300 milioni
mettendo le mani nelle famose tasche dei veneti ha turbato i
fondamenti tecnico-finanziari sui quali la gara era stata aperta nel
lontano 2006. Impregilo avrebbe tutti gli elementi per citare Regione
Veneto e SIS in tribunale al fine di ribaltare lesito del bando o almeno
riaprirlo. Che bellezza!

Meglio 12 miliardi sicuri che 18 incerti

Su queste basi le uniche parole serie e certe sono venute dalla Corte
dei Conti, che ha avuto tutto il tempo di valutare lo stato dellarte,
ovvero lultima convenzione, valutarne gli aspetti finanziari, gli iter
proposti, e soprattutto i conti attendibili e reali.
Il nocciolo della questione, quello che avrebbe fatto saltare il banco,
sarebbe da individuare nella drastica modifica del traffico atteso
negli anni successivi al primo utilizzo (dal 2020 se tutto va bene, ma
lecito dubitarne).
I pedaggi che avrebbero dovuto essere incassati tutti dal privato (la
SIS) sono stati rivisti al ribasso. Mentre secondo il primo calcolo
avrebbero dovuto essere 18 miliardi in 36 anni di concessione, se-
condo un calcolo successivo, diventavano poco pi di 12.
Bene, allora si cambia convenzione. Mentre prima la Regione avrebbe
garantito alla SIS la differenza fra i pedaggi reali e quelli attesi, con
il cambio saltano le garanzie ma la regione paga un canone annuo 31
che, moltiplicato per gli anni della concessione fa circa 12 miliardi
di euro. Fissi.
Dunque, rispetto ai calcoli iniziali la SIS disposta a rinunciare a
pi di 6 miliardi di euro, pur di essere certa di averne dodici. E la
Regione Veneto? La Regione, ovvero Zaia, convinta di incassarne,
secondo gli ultimi calcoli, 13. Sottratti i 12 di canone fisso a SIS fa un
miliardo di utile in 36 anni. Che ri-bellezza!

Le future generazioni di veneti

Cari lettori, vi sembra che sia questo il modo di governare la spesa


pubblica per fare una semplice, quanto inutile, strada? Questo me-
todo, nel quale uomini come Galan e Zaia, supportati dalle aziende
amiche e rivali (il pesce per lo mangiano sempre assieme), sguaz-
zano che un piacere (conti che non tornano mai, costi che salgono,
convenzioni che cambiano, finanziamenti che non arrivano) sarebbe
pernicioso e ridicolo anche se la strada fosse utile e necessaria. Con
una strada costosa e per di pi inutile (dannosa) solo una tragedia
pubblica (di cui non vediamo la fine). Appunto, siamo appena agli
inizi. Di una storia iniziata ben 11 anni fa (senza parlare di quando
fu concepita, trentanni fa) e costruita apposta per umiliare le future
generazioni di veneti.
Novanta chilometri innaturali, che tagliano appena due province,
Treviso e Vicenza, alla ricerca di unidentit ormai definitivamente
perduta.
Pedemontana - Estratti dalle obiezioni della Corte

1 - Corte dei Conti


32 Analisi economico-finanziaria
scadente
Il consigliere Mezzera non ha mezze parole. La concezione della Pe-
demontana Veneta stata pensata e ripensata male. Molteplici ripensa-
menti. Deroge reiterate e pluriennali alle ordinarie competenze. Struttura
commissariale con costi rilevanti. Contestazioni plurime al progetto di enti
locali interessati. Sostenibilit finanziaria dellopera incerta. Previsioni
troppo ottimistiche sui volumi di traffico. Condizioni di notevole conve-
nienza per il concessionario. Modesta lattivit di controllo e monitoraggio
dellopera. Collaudo dellopera affidato allesterno della stazione appaltan-
te ed intuitu personae. I collaudatori sono pagati dallo stesso concessiona-
rio (!!!)
La superstrada a pedaggio Pedemontana veneta in corso di
realizzazione ad iniziativa dei privati circa la progettazione e lesecuzione. I molteplici
ripensamenti sulle sue modalit realizzative negli anni precedenti laffidamento
dellopera hanno condotto ad una soluzione ibrida di superstrada a pagamento con
caratteristiche autostradali.
Il commissariamento dellopera ha permesso deroghe alla legislazione vigente
ed alla legge obiettivo, trasformandosi in mezzo di soluzione per i problemi
organizzativi dellapparato amministrativo. La deroga reiterata e pluriennale
alle ordinarie competenze appare singolare, anche in considerazione del fatto che il
commissariamento stato sollecitato dalla stessa Regione Veneto, privata delle sue
funzioni in materia.
Le procedure semplificate, se hanno consentito di accelerare i tempi di approvazione
dei progetti, hanno prodotto, tuttavia, conflitti e contenziosi.
Il commissario ha assommato in s tutte le funzioni concernenti lopera, dopo
essere stato, in vari momenti, anche segretario alle infrastrutture della regione,
autorit di vertice di Veneto strade e delle commissioni di valutazione ambientale e di
sostenibilit economico-finanziaria.
La struttura commissariale presenta costi rilevanti che si aggiungono a quelli
degli organi che restano preposti alle attivit ad essa delegate. Peraltro, a causa dei
vasti poteri attribuitile ed alla sua non adeguata composizione, stato necessario
il ricorso a consulenze esterne. I controlli dei ministeri competenti e della regione
risultano carenti.
Il progetto originario dellopera stato oggetto di continue rielaborazioni, gi
immediatamente dopo lapprovazione del preliminare da parte del Cipe, ed anche
di contestazioni da parte di alcuni enti locali, che ne hanno lamentato lo scarso
approfondimento tecnico.
Una pi penetrante analisi economico-finanziaria dellinvestimento, fin dalle fasi
iniziali, per valutarne fattibilit e finanziabilit, nonch per definire una corretta
allocazione dei rischi associati alla realizzazione ed alla gestione dellopera, avrebbe
contribuito ad evitare le successive, sfavorevoli rimodulazioni per la finanza pubblica.
Appare incerta la sostenibilit finanziaria dellopera, viste le previsioni ottimistiche
sui volumi di traffico, con il conseguente rischio che gli insufficienti flussi di cassa
generati possano produrre ulteriori esborsi pubblici.
Il costo di realizzazione, nel corso degli anni, cresciuto notevolmente, superando,
con gli oneri capitalizzati, i 3 miliardi, anche a causa delle rimodulazioni progettuali

33
e delle opere compensative richieste dagli enti locali. Inoltre, parte della viabilit di
raccordo con lopera non inclusa nel costo e a ci dovr provvedersi con ulteriori
fondi pubblici.
La convenzione presenta condizioni di notevole convenienza per il concessionario,
ricadendo molti rischi sul concedente; incombe, pertanto, lalea di un potenziale debito
sulla regione, dal momento che il rischio di mercato risulta sbilanciato a sfavore della
parte pubblica.
Costante risultato, nel tempo, laumento del contributo pubblico. Peraltro,
nonostante le assicurazioni, il perfezionamento dei finanziamenti di parte privata non
si ancora realizzato, con la conseguenza che lavanzamento dei lavori, finora, stato
reso possibile soprattutto attraverso il contributo pubblico, in contraddizione con le
finalit del ricorso al partenariato pubblico-privato.
Modesta risulta lattivit di controllo e di monitoraggio dellopera, anche a causa
della direzione dei lavori affidata, per disposizione legislativa, allesecutore stesso.
Il collaudo stato affidato allesterno della stazione appaltante ed intuitu
personae. Il pagamento dei collaudatori a carico del concessionario contrario al
principio del buon andamento amministrativo, dal momento che la loro posizione
quali contraddittori dellesecutore non tollera condizionamenti.

2 - Corte dei Conti


Il lento iter dellopera
Le considerazioni svolte nella deliberazione del 2015 trovano ulteriore ali-
mento dai recenti avvenimenti confusi e affrettati, con Zaia, il governatore,
protagonista. Richiesta di un intervento finanziario della Regione di 300
milioni, che sar pagato dai cittadini e i probabili contenziosi conseguenti.
Laffare si ingrossa, rallenta ancora, si complica. E solo i privati decidono
sui progetti.

Lormai trentennale vicenda della Pedemontana veneta caratteriz-


zata da alcune costanti:
a) liniziativa pressoch esclusiva dei privati circa la progettazione e lese-
cuzione;
b) i ripetuti ripensamenti sulle modalit di realizzazione, in continua oscillazione
fra lidea di una superstrada o di unautostrada, cosa che ha prodotto la soluzione
ibrida di una superstrada a pagamento, con caratteristiche autostradali;
c) i rilevanti contenziosi dei soggetti interessati, sia pubblici che privati. Frequen-
te risultato il ritiro di ricorsi amministrativi da parte degli enti locali in cambio
della promessa di opere a vantaggio dei comuni stessi ;
d) la significativa lievitazione dei costi ad ogni progetto presentato succes-
sivamente;
e) il costante aumento del contributo pubblico.
IL TRACCIATO

34
Pedemontana - Estratti dalle obiezioni della Corte

3 - Corte dei Conti


Costi enormi della struttura 35
commissariale
(1,8 mln di euro)
La struttura commissariale dellopera, non solo non appare competente
come dovrebbe, ma accumula competenze in odore di conflitto dinteressi.
E i consulenti, come prassi nelle amministrazioni regionali, provinciali
e comunali venete, sono nominati intuitu personae, cio in modo illegale.
Per assistere levolversi di un progetto camaleontico e mastodontico si ac-
cumulano nomine, consulenze e quantaltro, senza regole e senza concorsi.
A leggere questi estratti della Deliberazione della Corte dei Conti, secondo
la relazione del consigliere Mezzera, c da rabbrividire.

I costi della struttura commissariale si sovrappongono a quelli


degli organi ordinariamente deputati alle stesse funzioni. La struttura commissariale
comporta costi rilevanti.
Gravano sulle finanze pubbliche, fra gli altri, quelli per lassicurazione per responsabi-
lit civile del commissario e del responsabile unico del procedimento anche per colpa
grave, per la locazione della sede, per la partecipazione ad eventi fieristici e per la difesa
erariale nei numerosi contenziosi.
Il commissario ha fornito, nella tabella seguente (tab. n. 1), lammontare dei costi fino
al 2014, che hanno superato il valore di 1,8 milioni di euro. Nella tabella in allegato
(all. n. 2), vengono riportati i costi della gestione dichiarati dalla regione, a partire dal
2005, che sfiorano 3,5 milioni. In aggiunta ai costi sopra indicati, vanno computati
quelli per il personale in posizione di distacco o comando dalla regione, dalla Provincia
di Venezia e da Veneto strade s.p.a. (tab. n. 2), che fruiscono di una deroga al principio
dellonnicomprensivit della retribuzione e che hanno superato, alla fine del 2014, 1
milione e 100 mila euro. In allegato (all. n. 3), tali costi sono disaggregati per enti di
provenienza. I rilevanti oneri finanziari sopra elencati per la gestione straordinaria si
aggiungono a quelli degli organi ordinariamente competenti per le attivit delegate alla
nuova struttura. Sulla compatibilit con la legislazione vigente della remunerazione
del commissario, la regione riferisce che, essendosi questultimo dimesso dallammini-
strazione, lo stesso non gode di alcun trattamento pensionistico.
La debolezza della struttura commissariale viene portata a giustificazione della necessit
del ricorso alla reiterazione di consulenze, nonostante la legislazione sopravvenuta sia
contraria a tale prassi. Peraltro, suscita perplessit il fatto che le nomine dei consulenti
siano avvenute intuitu personae, senza alcuna forma di selezione e che siano reiterate
annualmente.
4 - Corte dei Conti
36 I molti dubbi sulla sostenibilit
finanziaria dellopera
Calcoli del tutto cervellotici sul traffico previsto ad opera concluso. Tanto
sbagliati che con lultima convenzione (che la Corte dei Conti dovr valu-
tare) si stabilisce di pagare ai costruttori un fisso e dunque fa assumere
allente pubblico tutti i rischi di inferiore traffico.

I ricorrenti dubbi sulla sostenibilit finanziaria dellopera


Seppur con riferimento ad un progetto di poco anteriore a quello in corso di realizza-
zione, nella conferenza dei servizi del 30 marzo 2001, lassessore regionale alle politiche
per lambiente pro tempore dichiar che non esisteva, sulla base della documentazione
predisposta dalladvisor (), la sostenibilit finanziaria dellopera sia rispetto allipotesi
autostradale che superstradale; e ci in rapporto agli stanziamenti messi a disposizione
dallo Stato. Lanalisi costi-benefici del Quadro di riferimento progettuale e della Sintesi
non tecnica dello studio di impatto ambientale redatto nel luglio 2005 ed approvato
dal Cipe nel marzo 2006 scarna.
Dubbi sulla sostenibilit finanziaria dellopera furono manifestati nello studio traspor-
tistico presentato dal promotore. Questi, infatti, stimava un traffico compreso fra i 13
e i 30 mila veicoli al giorno, pari a circa 800 milioni per anno. Il Nucleo regionale di
valutazione e verifica degli investimenti della regione ritenne, tuttavia, che lipotesi di
traffico del promotore fosse troppo prudenziale rispetto alle valutazioni regionali, che
portavano a prevedere un flusso di 1 miliardo di veicoli per anno. Ci ha determinato
una valutazione del tasso interno di rendimento elevata, in quanto dipendente da flussi
di ricavi da pedaggio rilevanti, rendendo pi facile lapprovazione della proposta del
promotore.
LAutorit per la vigilanza sui lavori pubblici ebbe a sollevare notevoli dubbi per la
sussistenza di previsioni molto diverse dei volumi di traffico indotti dal progetto della
superstrada Pedemontana veneta, risultanti, rispettivamente, dalla proposta del pro-
motore () e dalla valutazione della regione, acquisita per il tramite della societ di
consulenza Ispa. Infatti, la significativa discordanza di dette previsioni - pi piccola la
previsione del promotore, pi grande quella di Ispa - si riflette direttamente sui flussi
di cassa generati dal progetto, fatto che, a ben vedere, sembra da tradursi tutto a svan-
taggio della regione concedente, la quale indotta alla sottostima dellindebitamento
cui, probabilmente, sar esposta nella futura fase di gestione dellopera autostradale
(al momento, disponibile solo la copertura finanziaria per il contributo in conto co-
struzione dovuto dal concedente). Tuttavia, la stessa Autorit, pur non ignorando le
problematiche che sono state sollevate ed attinenti alla congruit delle coperture e alla
incerta plausibilit di uno degli elementi del piano finanziario non si pronunci defi-
nitivamente, dal momento che il procedimento si trovava allesame del Cipe, ritenendo
che tutte le valutazioni dovessero essere rimesse a questa, prioritaria, competente, sede.
Gli incrementi annuali di traffico previsti risultano senzaltro ottimistici, tenuto conto
anche della progressiva tendenza alla diminuzione della circolazione autostradale, a
partire, secondo le statistiche nazionali, dal 2007, come riconosciuto dallo stesso
commissario.
Pedemontana - Estratti dalle obiezioni della Corte

5 - Corte dei Conti


Il costante incremento dei costi 37
I costi, nel corso degli anni, aumentano: ovvio. Ma c modo e modo di
aumentare. Il commissario tira in ballo la crisi economica dopo il 2009 e
laumento dei tassi (!). Ma non convince la Corte. I costi di costruzione au-
mentano del 205% e questo non trova giustificazione alcuna.

Il costante incremento dei costi di realizzazione


Nel suo lungo iter di gestazione, lopera ha subito un incremento di costo rilevante,
come risulta dalla tabella seguente (tab. n. 3). In allegato (all. n. 4), riportata una
pi analitica descrizione di tale evoluzione.
Nello studio di fattibilit della proposta di project financing del dicembre 2003, con ri-
guardo alla pi dispendiosa soluzione autostradale risalente al 1997, lonere fu stimato in
1.500 miliardi di lire, pari a, Iva esclusa, compresa la viabilit per gli accessi.
Secondo quanto riportato nella documentazione della Camera dei deputati, il costo,
riferito allaprile 2004, risultava raddoppiato, arrivando a 1.500 milioni di euro.
Il valore dellopera, in base alla deliberazione Cipe n. 96/2006, fu fissato in 1.989.688.000
euro. Per il capitale privato, ai 450.000.000 di euro di mezzi propri, si affiancava un
finanziamento senior di 848.000.000 e uno junior, di 279.274.000 euro, per la durata
di trentanni. Il contributo pubblico, da erogarsi a stato di avanzamento dei lavori, fu
determinato in 243.750.000 euro, pari a circa il 12 per cento del totale.
Secondo laggiornamento del progetto preliminare del giugno 2006, limporto di
costruzione dellinfrastruttura viaria, modificata nel tracciato e nelle sue opere prin-
cipali, si incrementato a seguito del recepimento progettuale delle prescrizioni Cipe;
pi specificatamente, sono state recepite le prescrizioni Cipe che - oltre a modificare
la localizzazione sul territorio dellinfrastruttura - alterano in misura significativa
lentit delle opere.
Risulta incoerente con una trasparente e sana programmazione finanziaria che la
delibera Cipe n. 96/2006, pubblicata il 23 settembre 2006, abbia determinato il costo
per lavori in 1.136.000.000 - con somme a disposizione per 853.688.000 euro -, ben-
ch il progetto del giugno 2006 gi presentasse un importo per lavori assai superiore,
1.494.369.000, e somme a disposizione ampiamente ridimensionate, 496.549.986 euro.
Nel corso del tempo, sono notevolmente lievitati i costi e lonere pubblico. Secondo
il commissario, tali incrementi sono dovuti ad adeguamenti normativi (in primis,
adeguamento alla normativa antisismica, nel frattempo intervenuta, e alle nuove
disposizioni in materia di sicurezza per le gallerie stradali) e recepimento di richieste
di enti terzi (enti locali, enti gestori di impianti ed infrastrutture interferenti con
lopera, ecc.) ed indennizzi per espropri, comunque riferibili a richieste della stazione
appaltante (finalizzate, cio, al miglioramento del progetto dellopera, intesa in tutte
le sue componenti). Gli elementi descritti incidono, per la loro stessa natura, diretta-
mente sulla quota di contributo pubblico, andando a modificare in aumento il valore
percentuale di detto contributo rispetto al costo totale dellopera per il soddisfacimento
dellinteresse pubblico sotteso alla realizzazione dellopera. In termini analoghi sono le
considerazioni del concessionario.
Pertanto, la convenzione - mentre, nella sua formulazione originaria (2009), aveva
previsto un contributo pubblico in conto capitale di 173 milioni ed uno in conto esercizio
variabile in funzione dei flussi di traffico, per un importo massimo di 436 milioni -, in
seguito alle revisioni progettuali e finanziarie (2013), aument il contributo pubblico
in conto costruzione a 614 milioni; inoltre, la rimodulazione del contributo in conto
esercizio risult favorevole al concessionario per le modalit di erogazione e di congua-

38
glio, mentre il nuovo sistema delle esenzioni per il traffico residente locale divenne pi
restrittivo rispetto alla primitiva formulazione.
Nel nuovo piano economico-finanziario, linvestimento a carico del concessionario -
che, nel piano del 2007, era di 1.609 milioni, di cui 365 di capitale proprio ed il resto
reperibile con due finanziamenti a medio-lungo termine - prevede un aumento a
500 milioni del capitale, la soppressione del debito junior ed una ristrutturazione di
quello senior, con oneri finanziari capitalizzati aumentati, a causa dellincremento del
valore, della minore durata del debito e dellincremento del costo del finanziamento,
da 259.570.000 a 354.243.000 euro. Secondo il commissario, lincremento degli oneri
capitalizzati pi consistente rispetto allaumento del valore delle opere, in quanto i
tassi di interessi bancari complessivi (cio comprensivi di spread) sono aumentati dal
2007 al 2013, a seguito della crisi economica iniziata nel 2009.
Non risulta prevista alcuna copertura del rischio finanziario.
Lonere di costruzione, al netto di Iva, da 1.828.824.000 arrivato a 2.258.000.000
di euro, con un incremento del 23,47 per cento, mentre la quota di capitale privato
- mezzi del concessionario, finanziamenti e finanziamento Iva - da 1.901.006.000 a
2.280.133.000 euro, con un aumento del 19,94 per cento.

6 - Corte dei Conti


Lincredibile direzione lavori
e quellingegnere arrestato
Non spettava alla Regione la nomina della Direzione lavori ma al conces-
sionario, che ebbe per la strana idea di nominarne uno con una lontana
residenza. Non solo, era costui gi titolare di troppi altri incarichi (more
solito nel Veneto). Non basta: stato anche arrestato, e dunque stato
cambiato in corsa. Quando si dice la coincidenza. Quanto a chi deve svol-
gere la vigilanza sulla qualit e attuazione corretta dei lavori, la Corte rileva
come non siano state svolte osservazioni, analisi, controlli. I costi ci sono. I
controlli latitano. possibile questo?

La direzione dei lavori e le sue vicende


In base alle norme ed agli atti convenzionali, non prerogativa del concedente la scelta
del direttore dei lavori, che, fra laltro, si esprime sulle varianti e sulle riserve e cura
la contabilit; infatti, la sua designazione attribuita al concessionario, che, peraltro,
ebbe a nominare un ingegnere residente lontano dai lavori ed, inoltre, gi titolare di
numerosi altri onerosi incarichi di tale specie. Si , tuttavia, reso necessario, allinizio
del 2015, promuoverne la sostituzione, perch tratto in arresto per altre vicende.
A causa dellanomalia legislativa per cui il committente estromesso dalla direzione
dei lavori, risulta fondamentale una rigorosa attivit di monitoraggio da parte del
concedente.
Il commissario riferisce di provvedere allattivit di vigilanza ed alta sorveglianza
sulle attivit e sui lavori posti in essere dal concessionario attraverso la propria strut-
tura tecnico-amministrativa, coordinata dal soggetto attuatore e responsabile unico
del procedimento, con continui monitoraggi, controlli e verifiche, sia dufficio che con
sopralluoghi in cantiere, tanto per gli aspetti tecnico-progettuali e connessi con lo stato
di avanzamento dei lavori, che per quelli di carattere economico ed amministrativo.

39
La struttura commissariale () si avvale, in tale continua, complessa ed articolata
attivit, della collaborazione dei due consulenti () e del Comitato tecnico scientifico.
Tuttavia, dai verbali di accertamento, ad eccezione di quello del 10 febbraio 2015, non
risultano formulate osservazioni, se non che le opere realizzate, ad una analisi visiva,
sembrano coerenti con quanto indicato nel s.a.l.
Dai contratti di affidamento della direzione lavori, si rilevata una disparit nei
compensi. Nel corso dellistruttoria, sono stati individuati due contratti stipulati qua-
si contemporaneamente, che hanno duplicato alcune figure, quali quelle di direttore
operativo ed ispettore di cantiere.
2. Le carenza nella rendicontazione
Linoltro dei rendiconti della contabilit speciale al Ministero delleconomia e delle
finanze avvenuto solo dopo linizio dellattivit istruttoria della Corte dei conti, senza
che, per linadempimento, il ministero controllore abbia mai sollecitato il commissario.
La Ragioneria territoriale dello Stato di Venezia segnala, peraltro, irregolarit. Bench
il commissario affermi non essere pervenuta alcuna comunicazione in tal senso da
parte della Ragioneria territoriale di Venezia, questultima riferisce, al contrario, di
aver richiesto chiarimenti il 4 settembre 2015, di non avere avuto ancora risposta e di
aver, pertanto, sollecitato il commissario.
3. I controlli della regione
Per le attivit di verifica e di controllo di sua pertinenza, la regione procede, nella fase
di liquidazione ed erogazione degli acconti in corso dopera, alle verifiche previste dalla
legge, esaminando la documentazione posta a fondamento dellemissione del certificato
di pagamento. Tali verifiche vengono effettuate, anche a campione, sulla contabilit tra
lemissione di uno stato di avanzamento lavori ed il successivo.
4. Lassenza di monitoraggio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti
La Struttura tecnica di missione presso il Ministero delle infrastrutture ha segnalato di
non essere mai stata destinataria di alcuna relazione periodica da parte del commissario.
5. Il monitoraggio ambientale
Le attivit di monitoraggio ambientale sono a carico del concessionario, che, peraltro,
remunera lente regionale che le pone in essere.
Pedemontana - Estratti dalle obiezioni della Corte

7 - Corte dei Conti


40 Lenormit: laggiudicatore
nomina i propri collaudatori
Se io sono incaricato di fare unopera pubblica, il suo collasudo non lo devo
fare io, lo deve fare un terzo. Pensiamo che questa regola sia applicata an-
che in Burundi. Nel Veneto di Zaia, no. Chi fa, nomina i collaudatori fra i
propri impiegati. Professionisti esterni. Trattative private. Perfetto.

Il collaudo stato affidato allesterno della stazione appaltante. La scelta si discosta dal
canone di buona amministrazione per cui laggiudicatore nomina i collaudatori
scegliendoli allinterno delle proprie strutture. In termini di efficienza, efficacia ed
economicit, non pu non sottolinearsi che sarebbe stato auspicabile lintervento del
concedente nella delicata fase della presa in carico dellopera. N, a compensare tale
svuotamento di ruolo e di funzione, pu bastare il coordinamento e lalta sorveglianza
sugli interventi.
Gli incarichi di collaudo, formalizzati a partire dal 2013, sono stati affidati senza alcuna
forma di pubblicit, seppur remunerati in base alla tariffa professionale, a dipendenti
di altre amministrazioni aggiudicatrici.
Lonere finanziario definito applicando le tariffe degli ingegneri e degli architetti. Lim-
porto determinato sullo stato finale dei lavori, al lordo di eventuali ribassi e maggiorato
dellimporto delle riserve dellappaltatore diverse da quelle iscritte a titolo risarcitorio.
Allatto della nomina, in maniera non trasparente, lammontare del compenso non
viene stabilito, ma demandato al concessionario. Secondo il commissario, gli atti di
nomina delle commissioni di collaudo tecnico-amministrativo non demandano alla
discrezionalit del concessionario lammontare del compenso, ma fanno salve le dispo-
sizioni in materia (), sia a livello nazionale che regionale, che, ovviamente, restano
applicabili. Nondimeno, per la determinazione dellemolumento per il collaudo statico,
si fa riferimento ad una trattativa privata fra il concessionario-contraente generale e
il singolo professionista.
Gli emolumenti da corrispondere ai collaudatori sono integralmente posti a carico del
concessionario. Su tale prassi, la Corte dei conti ha espresso una severa critica.
Laffidamento di pi collaudi alle stesse persone si pone in violazione del principio della
rotazione, normativamente previsto.
Nella tabella seguente (tab. n. 8), sono riportati i contratti finora stipulati per il collaudo
statico, con il loro onere economico.

Tabella n. 8 - Contratti stipulati per collaudo statico


(euro)
importo delle opere
lotto collaudatore onorario
oggetto di collaudo
2A a 100.000 39.914.222,65
2C a 80.000 23.909.036,00
2C b 30.000 13.034.582,83
2D b 60.000 40.344.019,87
Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati di Superstrada
Pedemontana veneta.
Per il collaudo tecnico-amministrativo, gli importi finora corrisposti dal concessionario
ammontano ad oltre 200 mila euro.
Pedemontana - Estratti dalle obiezioni della Corte
8 - Corte dei Conti
Dopo anni e anni manca 41
un contratto di finanziamento
ormai ufficiale: non solo slittarono alla fine del 2018 ma ora slittano alla
fine del 2020 le conclusioni lavori. Manca un contratto di finanziamen-
to per la SIS (come mai?) e la SIS sta ferma. Allora Zaia viene in aiuto alla
SIS e garantisce (con un mutuo regionale ma non potrebbe) 300 milioni
per riprendere i lavori. Si fanno cos le grandi Pedemontane? Inoltre i pro-
blemi di impatto ambientale aumentano cammin facendo e questo rallenta
ulteriormente il tutto. Ci vogliono nuove VIA e cos i tempi si allungano. A
fine 2015 la percentuale di avanzamento del 16,41 per i lavori e
del 16,65 per gli importi investiti.

Linesistenza, ad oggi, di un contratto di finanziamento


Nonostante quanto assicurato nel verbale n. 20 dell11 novembre 2014 del Comitato
tecnico scientifico, secondo cui il perfezionamento dei finanziamenti di parte privata
in avanzato stato di definizione e si prevede che, per fine dicembre, si addivenga alla
stipula dei contratti preliminari con gli istituti di credito, il closing finanziario non si
ancora realizzato, tanto da indurre il commissario a sollecitarne la formalizzazione
pi volte nel corso del 2015.
Nelladunanza del 21 dicembre 2015, il concessionario ha riferito di stare operando con
uno dei principali arranger internazionali al fine dellemissione di un project bond nel
primo quadrimestre del 2016.
Suscita preoccupazione che, ad oltre sei anni dalla stipula della convenzione, non sia
ancora disponibile gran parte del capitale privato per la realizzazione dellopera, al
punto che il costo di realizzazione, finora, gravato soprattutto sul contributo pubblico,
in contraddizione con le finalit del ricorso al partenariato pubblico-privato.

Lo slittamento del termine dei lavori


La conclusione dei lavori, secondo il progetto definitivo, era fissata al 31 gennaio 2016,
mentre, in base allatto aggiuntivo della convenzione del 18 dicembre 2013, ulterior-
mente slittata al 12 dicembre 2018 (tab. n. 9).

Tabella n. 9 - Data di conclusione dei lavori


termine dei lavori
2.340 giorni dalla stipula della
progetto preliminare
convenzione
convenzione 31/1/2016
progetto definitivo 31/1/2016
atto aggiuntivo alla
12/12/2018
convenzione
Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati del commissario delegato.
Secondo il commissario, le traslazioni nel tempo presenti nei vari cronoprogrammi
sono dovute alla durata della procedura, avviata nel dicembre 2003, e che, di fatto, ha
consentito di avviare la concessione solo nellottobre 2009 e di pervenire allapprovazione
del progetto esecutivo nel dicembre 2013. In particolare, il cronoprogramma allegato
alla convenzione 2009 prevedeva tre trimestri per lo sviluppo ed approvazione del
progetto definitivo; ci, in realt, avvenuto in undici mesi, ovvero, sostanzialmente,
in linea con le previsioni originarie. Lo sviluppo ed approvazione del progetto esecutivo,

42
originariamente previsto in ulteriori tre trimestri, si sono, invece, protratti per un pe-
riodo maggiore e, cio, sino al dicembre 2013, principalmente a causa della necessit di
recepire le prescrizioni dettate con il decreto di approvazione del progetto definitivo, che,
in due casi, ha comportato la necessit di attivazione di nuove procedure di valutazione
di impatto ambientale (lotto 2B e 3F). Si resa, pertanto, necessaria la redazione di
progetti definitivi aggiornati e relativi studi di impatto ambientale, cui seguita la fase
di pubblicazione, istruttoria ed approvazione, previo parere della Commissione Via del
Ministero dellambiente e della tutela del territorio e del mare; tale articolata procedura
di approvazione si complessivamente protratta per un periodo di circa ventun mesi
ed ha consentito, quindi, il perfezionamento della progettazione esecutiva solo alla fine
del 2013. Il tempo previsto per lesecuzione complessiva dei lavori , invece, rimasto
inalterato, essendo solamente traslato a causa del citato scostamento nellapprovazione
della progettazione esecutiva.
Al 12 dicembre 2015, la percentuale di avanzamento risulta del 16,41 per cento per i
lavori e del 16,65 per cento per limporto complessivo delle attivit.

9 - Corte dei Conti


Le criticit finanziarie
e ambientali: insuperabili?
A leggere attentamente la Relazione della Corte dei Conti c da sobbalza-
re sulla sedia. Lestratto che pubblichiamo qui sotto va letto attentamen-
te. Due cose su tutte: a fine 2015 lopera ha utilizzato sono finanziamento
pubblico. Una presa in giro. questo il Project Financing? Seconda cosa:
nessuna relazione sullimpatto ambientale e sui risultati dellesecuzione
dei lavori in questa direzione stata inviata al Ministero dellAmbiente.
Illegalit diffuse italiane ed europee. Una strada pu fare cos tanti danni?

Criticit di ordine finanziario


a) Il costo di realizzazione dellopera stato, finora, in gran parte, sostenuto dal finan-
ziamento pubblico.
Secondo il commissario, linvestimento, al 31 ottobre 2015, ammonta a 348.710.501,73
euro, per il quale il concessionario ha emesso fatture per 368.857.501,73 euro, a fronte
delle quali risultano liquidati, da parte del concedente, importi per 300.647.072,17 euro;
pertanto, risulta, ad oggi, un credito a favore del concessionario di 68.210.429,56 euro.
Quanto allimpegno finanziario privato fino ad oggi sostenuto, la societ Superstrada
Pedemontana veneta afferma di essersi dotata di capitale sociale pari a 200.000.000
euro, di cui 50.007.500 euro versato.
b) Il concessionario ha ceduto i crediti maturati a carico della regione ad alcuni istituti
bancari, che hanno anticipato una quota dei crediti. Le linee di credito sono assistite da
garanzie corporative del concessionario. I costi delloperazione sono dichiarati a carico
del concessionario. Alla fine del 2014, ammontavano a 1.386.150 euro e tale importo
non compreso nei s.a.l. certificati dal committente.
c) Non sono state previste garanzie a copertura dei rischi di gestione del concessionario,
non essendo applicata la norma, introdotta con il terzo correttivo al codice dei contratti,
in merito alla presentazione di una cauzione a garanzia delle penali relative al mancato
o inesatto adempimento di tutti gli obblighi contrattuali relativi alla gestione. Nellatto

43
aggiuntivo alla convenzione, sono, tuttavia, stati inseriti specifici allegati per meglio
disciplinare i livelli di qualit della gestione dellopera e le procedure per leventuale
applicazione di sanzioni e penali da parte del concedente, in caso di mancato rispetto,
da parte del concessionario, dei propri obblighi, compresi quelli nella fase di esercizio.
Tali procedure prevedono, nel periodo di esercizio dellopera, lapplicazione di sanzioni
e penali ed, in caso di grave e reiterato inadempimento da parte del concessionario,
giungono a prevedere persino la sospensione o la decadenza della concessione.
d) Il piano economico-finanziario si discosta parzialmente dalle prescrizioni richieste
dalla delibera Cipe 27 maggio 2004, n. 11, con la quale fu approvato lo schema di piano,
ai sensi dellart. 4, c. 140, della l. n. 350/2003.

Problematiche di natura ambientale


a) Rappresenta una distorsione del sistema il fatto che, per unopera di cos rilevante
impatto, il Ministero dellambiente ignori, a distanza di tre anni - nel 2013 - dallap-
provazione del progetto definitivo, lo stato della sua evoluzione, affermando che le
attivit sono, ad oggi, ferme alla fase progettuale preliminare a suo tempo approvata
e che lo stesso dichiari, in dissenso con la procedura adottata, di essere in attesa della
trasmissione del progetto definitivo per lavvio della procedura di competenza inerente la
verifica di ottemperanza alle prescrizioni dettate, come anche richiamato nel dispositivo
finale della () delibera Cipe.
b) Lo stesso ministero lamenta la pratica impossibilit di procedere allattivit
di monitoraggio ambientale.
c) Peraltro, anche il Ministero dei beni e delle attivit culturali e del turismo stigmatizza
che - nelle more della definizione della procedura del progetto definitivo in variante
del progetto preliminare di alcuni lotti - il commissario delegato abbia proceduto
allapprovazione del progetto, senza aver sufficientemente e adeguatamente recepite
le valutazioni espresse dalle due soprintendenze competenti, affermando la necessit
che vengano pienamente recepite tutte le prescrizioni e raccomandazioni puntual-
mente rilevate, al fine di consentire il necessario controllo nelle fasi di progettazione
esecutiva ed autorizzativa propedeutiche allintervento da realizzare. Va rilevato che
il commissario delegato ha provveduto a rispondere alle considerazioni del ministero
solo successivamente al rilievo istruttorio della Corte.
d) Nel verbale n. 5 del 22 febbraio 2010 del Comitato tecnico-scientifico sul tracciato
attorno alla villa Agostini Tiretta, si osserva che lapposizione del vincolo storico-artistico
avvenuta con modalit quanto meno singolari, essendo intervenuta non solo succes-
sivamente allapprovazione del progetto preliminare da parte del Cipe quanto sulla base
di elementi che si palesano contradditori rispetto alla stessa relazione storico-artistica
allegata al provvedimento di tutela del 23 agosto 2006. Il commissario delegato infor-
ma il comitato che, avendo rilevato, al riguardo, i medesimi elementi di stravaganza
procedurale e di merito, che comportano, tra laltro, elementi di costi, intende pro-
cedere alla segnalazione della questione allautorit giudiziaria, per la valutazione di
eventuali aspetti di competenza della medesima; il Ministero dei beni e delle attivit
culturali dissente da questa decisione. La vicenda manifesta, pertanto, una violazione
dei doveri di leale collaborazione fra organi dello Stato.
e) Nel verbale n. 6 del 22 marzo 2010 del Comitato tecnico scientifico, si richiese che, nella
progettazione esecutiva, si verificasse la possibilit di ridurre loccupazione complessiva
dei caselli e delle barriere e di sviluppare soluzioni tecnologico-costruttive pi idonee
a contenere loccupazione territoriale complessiva delle infrastrutture. Il commissario
delegato riferisce di aver recepito le richieste con il decreto di approvazione del progetto
definitivo e che il concessionario, nei documenti di progettazione esecutiva, ha dichia-
rato di aver verificato quanto richiesto, riscontrando che la quantit delle piste e le loro
dimensioni risultano congruenti con i volumi di traffico previsti e con le direttive europee

44
adottate (direttiva 2004/52/Ce e 2009/750/Ce), che prevedono lelevata automazione
nelle procedure di riscossione dei pedaggi e di effettuazione delle transazioni. In par-
ticolare, per ogni progetto esecutivo relativo alle singole tratte, il progettista ha fornito
una specifica dichiarazione con la quale dichiara che il sistema di esazione proposto
conforme alla direttiva europea 2004/52/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio del
29 aprile 2002 in materia di telepedaggio stradale nella comunit. Si segnala, tuttavia,
che tale direttiva non ha ancora trovato piena attuazione a livello comunitario. In ogni
caso, ove tecnicamente e funzionalmente possibile, si cercato, in sede di progettazione
esecutiva, di contenere, per quanto possibile, loccupazione complessiva delle opere.
f) Nellaudizione del comandante regionale del Veneto del Corpo forestale dello Stato
del 28 ottobre 2014 presso la Commissione parlamentare dinchiesta sulle attivit illecite
connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad essi correlati, lo stesso paventa una
forte preoccupazione per le implicazioni dellopera, prevedendosi una movimentazione
di milioni di metri cubi che passano, lambiscono, attraversano un territorio molto indu-
strializzato, quindi, per sua stessa natura, produttore di rifiuti. () Non ritengo che i
sistemi attuali di controllo siano sufficienti. () Credo che, a fianco di grandi cantieri,
come () la Pedemontana, debba essere istituito un organo controllore a parte speciale
() che si occupi, specificatamente, di questo. Vedo gli organi ordinari poco efficaci.
Tali preoccupazioni non sono condivise dal commissario delegato. Infatti, nellambito
delle attivit di monitoraggio ambientale e di controllo (audit) delle attivit poste in
essere dal concessionario, un ruolo fondamentale sostenuto dallArpav, organo istitu-
zionalmente deputato ad attivit di verifica e controllo in materia ambientale e profondo
conoscitore dellambiente e del territorio attraversato. Arpav svolge, infatti, su incarico
del concessionario, attivit di audit per lintera estensione dellopera e per lintero
periodo di realizzazione della stessa, oltre, ovviamente, a svolgere, autonomamente, la
propria funzione istituzionale di controllo. Si precisa, inoltre, che il concessionario ha
nominato, ai sensi di quanto previsto dalle linee guida per il progetto di monitoraggio
ambientale delle opere di cui alla legge obiettivo redatte dalla Commissione speciale di
valutazione dimpatto ambientale del Ministero dellambiente e della tutela del terri-
torio e del mare, il responsabile ambientale per lintera opera () e che, nel bilancio
complessivo dei volumi di sterro e riporto di materiale, vi un notevole esubero di
materiale proveniente dagli scavi, dellordine di alcuni milioni di metri cubi, del tutto
idoneo alla realizzazione di rilevati e sottofondi stradali, per cui appare poco verosimile
si debba ricorrere a materiale con provenienza esterna al cantiere della superstrada. In
ogni caso, si confida nelle attivit di controllo da parte di tutte le autorit preposte, fra
cui lo stesso Corpo forestale dello Stato, assicurando, sin dora, da parte di questufficio,
la massima attenzione e collaborazione.
Peculiarit sullaffidamento dei lavori
Come gi accennato, costituita la societ di progetto Superstrada Pedemontana veneta
s.r.l. - subentrante nella convenzione allassociazione temporanea di imprese con man-
dataria il consorzio Sis - i lavori sono stati riaffidati allo stesso consorzio, in qualit
di contraente generale, con contratto del 7 marzo 2011, integrato il 19 dicembre 2013.
Singolare risulta linterscambio degli stessi soggetti come sottoscrittori per luno o per
laltro ente. Secondo il commissario delegato, i soggetti indicati dispongono dei neces-
sari poteri di firma per intervenire quali rappresentanti legali nella sottoscrizione degli
atti. () Daltra parte, la circostanza che i medesimi soggetti possano essere investiti
di poteri di rappresentanza sia della Superstrada Pedemontana veneta che del socio
affidatario conseguenza diretta della previsione di cui allart. 156 del codice contratti.
La societ di progetto ha affidato, peraltro, un numero rilevante di subappalti (all. n. 7),
per i quali sono state seguite le procedure previste dal protocollo di legalit sottoscritto
con le Prefetture di Vicenza e Treviso il 23 luglio 2010.
Pedemontana - Estratti dalle obiezioni della Corte

10 - Corte dei Conti


Carenze gravi: su privati, 45
modalit, commissario,
progettazione, costi, ritardi,
finanziamenti, controlli,
collaudi
La sintesi della Corte dei Conti semplicemente drammatica e scandalosa.
Nulla ha funzionato in anni e anni come avrebbe dovuto. Commissaria-
mento, progetti, costi, collaudi, finanziamenti inesistenti. Non c nulla da
aggiungere. Solo leggere. E pensare (almeno una volta).

Valutazioni conclusive e raccomandazioni


a) Sulle caratteristiche generali
La trentennale vicenda della Pedemontana veneta stata caratterizzata da: a) iniziativa
pressoch esclusiva dei privati nella progettazione ed esecuzione dellopera; b) ripetuti
ripensamenti sulla modalit di realizzazione, con la soluzione finale ibrida di una
superstrada a pagamento con caratteristiche autostradali; c) rilevanti contenziosi dei
soggetti coinvolti, sia pubblici che privati; d) significativa lievitazione dei costi per ogni
ridefinizione progettuale; e) costante aumento del contributo pubblico.

b) Sul commissariamento
Il commissariamento ha permesso la deroga alla legislazione vigente, inclusa la legge
obiettivo, che gi rappresenta una modalit eccezionale e semplificata di realizzazione
delle opere, trasformando listituto in mezzo ordinario di soluzione dei problemi or-
ganizzativi dellapparato amministrativo, nella convinzione del legislatore e dellam-
ministrazione che solo attraverso misure straordinarie e ricorrendo alla deroga delle
norme si possano garantire lefficienza e lefficacia degli interventi. La deroga reiterata
e pluriennale alle ordinarie competenze - derivata dalla presunta inefficienza delle
amministrazioni - tanto pi singolare in quanto il commissariamento stato solleci-
tato dalla Regione Veneto, esautorata nelle sue funzioni amministrative e di gestione.
Peraltro, tale surrogazione solo apparente, dal momento che la scelta del commissario
caduta su un funzionario della stessa regione.
Le procedure durgenza e le conseguenti modalit operative hanno prodotto una serie di
ricorsi giurisdizionali, con un appesantimento delle attivit, cosicch la via giudiziaria si
trasformata in una sede per manifestare le preoccupazioni delle popolazioni rappresentate
dagli enti e dalle istituzioni locali, che hanno, poi, accettato, compensazioni da cui sono
derivati ulteriori incrementi nel costo dellopera. E mancato un confronto fra i soggetti
coinvolti su un progetto ben definito che delineasse, in modo compiuto, anche la viabilit di
raccordo. La struttura commissariale presenta costi rilevanti che si aggiungono a quelli degli
organi ordinariamente preposti alle attivit ad essa delegate. Peraltro, a causa dei vasti poteri
attribuitile ed alla sua non adeguata composizione, stato necessario il ricorso a consulenze
esterne. I controlli dei ministeri competenti e della regione sono risultati carenti.

c) Sulla progettazione
Il progetto dellopera risultato carente, tanto da essere oggetto di continue rielabo-
razioni gi immediatamente dopo lapprovazione del preliminare da parte del Cipe.

46
Il commissario riconosce loriginaria debolezza progettuale, dal momento che le nu-
merose richieste dei comuni accolte dallo stesso hanno comportato un significativo
miglioramento in termini di inserimento dellopera nel contesto territoriale, ambientale
e paesaggistico dellarea pedemontana veneta. Anche alcuni enti locali hanno conte-
stato lo scarso approfondimento tecnico del progetto. Talune rimodulazioni - che hanno
comportato, fra laltro, due nuove procedure di valutazione di impatto ambientale - si
sarebbero potute evitare con una previa, pi puntuale e rigorosa attivit progettuale.
Appare incerta la sostenibilit finanziaria dellopera, viste le previsioni ottimistiche sui
volumi di traffico ed il conseguente rischio che gli insufficienti flussi di cassa generati
possano produrre ulteriori esborsi pubblici; alla perdita di strade a libera circolazione si
potrebbe, pertanto, aggiungere un ulteriore onere collettivo, attraverso la socializzazione
delle eventuali perdite.

d) Sui costi
Il costo di realizzazione, nel corso degli anni, cresciuto notevolmente. Nello studio di
fattibilit del 2003 - seppur con riferimento ad una soluzione progettuale diversa, senza
oneri capitalizzati ed Iva - veniva valutato sotto il miliardo di euro; oggi ha superato,
con gli oneri capitalizzati, i 3 miliardi, anche a causa del necessario, continuo miglio-
ramento progettuale e delle opere compensative richieste dagli enti locali. Queste ultime
avrebbero dovuto essere preventivamente definite nella loro - seppure approssimativa
- entit in sede di progetto preliminare, ammettendo solo quelle generate direttamente
dallimpatto dellinfrastruttura sul territorio e destinate alla mitigazione dei suoi effetti
sullambiente e sulla collettivit interessate, con puntuale definizione dellonere econo-
mico. Parte della viabilit di raccordo con lopera non inclusa nel costo dellopera e a
ci dovr provvedersi con ulteriori fondi pubblici.

e) Sulla convenzione ed i ritardi nei finanziamenti privati


La convenzione presenta condizioni favorevoli per il concessionario, accollando molti
rischi al concedente; a causa delle clausole accettate dalla parte pubblica, la regione
esposta allalea di un potenziale debito, dal momento che il rischio di mercato risulta
sbilanciato a sfavore del concedente; infatti, quanto concordato progressivamente con
il concessionario favorisce la copertura economico-finanziaria pubblica dellopera,
oltre ad aumentare il margine di discrezionalit operativa del concessionario. Suscita
preoccupazione che, ad oltre sei anni dalla stipula della convenzione, non sia ancora
disponibile gran parte del capitale privato per la realizzazione dellopera, al punto che
il suo costo, finora, gravato soprattutto sul contributo pubblico, in contrasto con le
finalit del ricorso al partenariato pubblico-privato.

f) Sui controlli
Modesta risulta lattivit di controllo e di monitoraggio dellopera, anche a causa della
direzione dei lavori affidata, peraltro per disposizione legislativa, allesecutore stesso.
Ci imporrebbe, pertanto, una rigorosa attivit di vigilanza e di alta sorveglianza da
parte del commissario delegato. Va rilevata anche lassenza di attivit in tal senso
esercitate dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Scarsi sono anche i controlli
del Ministero delleconomia e delle finanze sulla contabilit speciale.
Il collaudo stato affidato allesterno della stazione appaltante, intuitu personae ed
applicando la tariffa professionale a pubblici dipendenti; il pagamento dei collaudatori
a carico del concessionario contrario al principio del buon andamento amministra-
tivo, dal momento che la loro posizione quali contraddittori dellesecutore non tollera
condizionamenti.
DI NUOVO GOLDIN 47
LA BASILICA PALLADIANA
6 MESI SOTTO SEQUESTRO
PORTA IL VAN GOGH
DEI DISEGNI DI OTTERLO
Le chiamano mostre Blockbuster, ma ai sindaci tipo Variati
e ai vice sindaci tipo Bulgarini piacciono da morire. Sono
convinti (in buona fede?) che siano portatrici di cultura vera
e sono anche convinti (in buona fede?) che per la citt siano
un affare. Eppure Variati aveva detto che con le tre mostre
gi fatte era da considerare chiusa lera Goldin.
Promesse da sindaco? Ma la mostra una fotocopia
di unaltra mostra su Van Gogh. Fatta a Brescia, museo di
Santa Giulia, 9 anni fa. Cambia (in parte) il nome.
E senzaltro la giacca di Goldin alla presentazione

PINO DATO

L e chiamano mostre Blockbuster e sono la gioia di sindaci


sempliciotti e giulivi che pensano che esporre gli impressionisti, Van Gogh
o Renoir (questultimo, in senso ampio, un po pi difficile) sia fare cultura.
Molte volte lesatto contrario. Larrivo di migliaia di visitatori visto come
la manna che cade dal cielo. Pi presenze negli alberghi, ristoranti pieni,
altri spazi cittadini pieni, eccetera. Ma la cultura centra poco. E gli spazi
non sono cos pieni come dicono.
Marco Goldin un maestro in queste cose. un bravo mercante darte che
ha scoperto il modo di far contenti i sindaci giulivi. Conquista la scena.
Occupa le redazioni dei giornali locali. Ordina i pezzi. Manda materiale a
josa. Riceve gratis lopportunit di presentare mesi prima levento al tea-
tro comunale. Ottiene addirittura la Basilica Palladiana gratis e gli incassi
sono suoi. Tutti. Come spieghiamo in questo stesso numero in dettaglio
con il servizio sulla sua esperienza a Treviso, dove si appena conclusa la

48
sua mostra sugli impressionisti e che ne ha caratterizzato il ritorno nella
citt natia dopo anni di assenza (in seguito a polemiche feroci sempre sullo
stesso tema: la mostra goldiniana blockbuster e lui che con la sua Linea
dOmbra fa la parte del leone), il suo rapporto con le citt (oggi di nuovo
Vicenza, spesso Treviso, un tempo Brescia, che ultimamente lo ha respinto)
problematico e altalenante.

Le grandi, insuperabili, obiezioni in dieci punti

Abbiamo raccontato a lungo, in occasione delle altre tre mostre goldiniane


a Vicenza, gli esiti delle manifestazioni svolte con il compiaciuto appoggio di
Variati sindaco e Bulgarini vicesindaco. In sintesi possiamo riassumerli
cos, senza annoiare troppo il lettore:

1. CARIVERONA. Un corposo finanziamento della Fondazione Cariverona


tutto assorbito dalle mostre di Goldin e nulla (ripetiamo, nulla) per altre
manifestazioni culturali di cui Vicenza ha bisogno come il pane. Ovviamente,
dando a Goldin il privilegio assoluto, per il resto ci sono state solo briciole.
La cifra era quella. Tutta o quasi per Goldin. Questa labbiamo definita una
scriteriata politica anti-culturale. Protagonisti: Variati e Bulgarini.

2. PROFITTI. Abbiamo pubblicato due bilanci ufficiali della srl Linea


dOmbra nei quali la parte preponderante era costituita dalle mostre vicen-
tine. Ebbene, la societ del socio unico Marco Goldin ha guadagnato milioni
di euro. Con che meriti? bravo ad affascinare sindaci e assessori e a far
arrivare le opere pi o meno dai soliti musei. Ha le mani in pasta. Conosco
tanta gente che ha le mani in pasta. Ma non guadagnano milioni di euro.

3. GRANCASSA E PUBBLICIT. I due massimi amministratori della


citt, Variati e Bulgarini, non hanno battuto ciglio. Ogni volta hanno ricevuto
Goldin suonando la grancassa e avvisando il compiacente quotidiano locale
che stava arrivando. La pubblicit lanima del commercio. lanima di
Goldin. Ma non dovrebbe essere lanima di bravi amministratori. La com-
piacenza di Variati e Bulgarini verso questo abile mercante sempre stata
eccessiva e incomprensibile.

4. TUTTI I BIGLIETTI A GOLDIN. Abbiamo denunciato lo scandalo che i


biglietti dingresso delle mostre, spesso esageratamente alti, fossero intero ed
esclusivo appannaggio di Linea dOmbra. Sia per i denari che per il controllo
dei numeri, ovvero delle presenze. Se Vicenza d la Basilica Palladiana per sei
mesi a Linea dOmbra, la societ goldiniana per sei mesi padrona assoluta
del massimo monumento cittadino. un fatto semplicemente abnorme.
Brescia, ottobre 2008
Vicenza, ottobre 2017 49

Marco Goldin presenta la mostra


sui disegni di Van Gogh
dal Krller-Mller Museum di Otterlo
al Santa Giulia di Brescia nove anni fa
Ottobre 2008: estratti
50 stampa della mostra Van Gogh

L a rassegna autunnale sar dedicata a Vincent Van Gogh, forse lartista


pi conosciuto e amato al mondo. Allo stesso Van Gogh, e al suo rapporto con Gau-
guin, Brescia aveva dedicato una monumentale mostra nel 2005-2006, che riun
a Santa Giulia 150 opere e che venne ammirata da oltre mezzo milione di persone.
Completamente diverso il taglio che Goldin ha voluto dare a questa sua nuova
proposta: far scoprire il Van Gogh pi segreto, intimo, quello impegnato nellap-
puntare le proprie emozioni, gli scorci, i volti, tutto ci che poi sar espresso
con la pittura. Opere su carta. Ovvero disegni e acquerelli che rappresentano
in alcuni casi il seme pi forte dei capolavori pittorici pi noti (venti dei quali
saranno in mostra posti accanto ai disegni che li hanno preceduti, o talvolta
addirittura seguiti) ma che, in molti altri casi, sono opere del tutto autonome,
capolavori assoluti, pensati e realizzati attraverso la forte materia del carbonci-
no o della matita o con le possibilit offerte dallacquerello. Pagine bellissime
della grande storia del maestro, certo non meno importanti dei suoi dipinti.

(...) In quella che sar la prima, ampia ed organica mostra mai dedicata in
Italia a questa parte dellattivit di Van Gogh, Goldin riunir tutti i periodi del
suo lavoro. Da quello iniziale nella regione mineraria del Borinage, a Bruxelles
e poi Etten, al fondamentale tempo trascorso allAia e poi brevemente nel Dren-
the fino al meraviglioso e copiosissimo periodo di Nuenen, dove il rapporto con
la pittura comincia a diventare pi intenso, fino a una scelta di alcuni fogli del
periodo francese. Ma soprattutto sul tempo olandese, insuperato per il disegno
nella sua autenticit e drammaticit, che lesposizione bresciana si concentra.

(...) Ottantacinque opere disegnate, oltre come detto a venti quadri, per dare
vita ad un affascinante diario dellanima che porter a conoscere, in una
dimensione affatto nuova, certo meno abusata, il grande piccolo uomo che il
27 luglio del 1890 decise di chiudere la sua esistenza con un colpo di pistola.

(...) La caratteristica della mostra sar che tutte le opere proverranno dal Krller-
Mller Museum di Otterlo, in Olanda. Il museo di Otterlo, unitamente al Van
Gogh Museum di Amsterdam, conserva una grande parte dellintera produzione
di Van Gogh, ed quindi occasione felicissima questa di Brescia. Ben si sa infatti
come il disegno non sia mai esposto in permanenza e occorra invece attendere le
rarissime occasioni legate alle mostre. Costituita soprattutto nei primi ventanni
del XX secolo da Helene Krller-Mller, la sua raccolta vangoghiana fu seconda
solo a quella appartenente ai discendenti di Vincent, e assomma circa duecento
disegni e circa cento dipinti. Nel 1938 venne aperto il museo a lei intitolato nel
grande parco nazionale olandese di Hoge Veluwe, a unora e mezza dalla capitale.

(in questo piccolo estratto, in corsivo parole lette anche in questi giorni per
presentare la mostra dellottobre vicentino 2017)
Il book, sempre a firma Marco
Goldin, della mostra al Museo Santa

51
Giulia di Brescia nel 2008

5. BILANCIO. Nelle passate mostre


il comune ha dovuto sostenere tutte le
spese di sicurezza, di accoglienza e rela-
tive polizze. Le spese, come i consiglieri
comunali interroganti (di maggioranza
e di opposizione) sanno bene, non sono
mai state chiare. Hanno percorso i ri-
voli (di spesa comunale) pi disparati.
Pertanto un bilancio vero, unitario,
della mostra comunale gestita dal priva-
to Goldin non si mai avuto. Il motivo
comprensibile. Non si vuole far sapere
alla citt lonere vero del comune.

6. SPESE FANTASMA. Variati e Bulgarini vogliono fortissimamente


queste mostre blockbuster per farsi belli agli occhi degli elettori. Oggi siamo
gi in periodo pre-elettorale. La giostra deve partire. Ma il problema non
quello. Se non gravassero il comune di spese fantasma e nascoste come
invece fanno non ci sarebbe, al limite, niente di male. Tutta la politica
diventata una passerella dei politicanti. Ma se spendono i soldi erariali e
comunali senza informare, questo molto negativo e disdicevole.

7. I CASSONI. La spesa pi rilevante delle ultime mostre goldiniane (anche


questa spesa si sa che cera ma non si sa esattamente a quanto ammontava)
quella dei cassoni di allestimento. Quelli che servono a dividere le stanze e
a consentire lesposizione delle opere. Ebbene, c di mezzo un monumento
grande ma delicato come la Basilica Palladiana (si veda larticolo del pro-
fessor Montanari, docente di Storia dellArte allUniversit di Napoli, sul
rapporto fra mostre e Basilica in questo stesso numero). Eppure, ogni volta
si cambia. I cassoni della mostra precedente non valgono per la successi-
va. La fantasia e lambizione di Marco Goldin non hanno limiti. Gli ultimi
cassoni quelli della mostra del Tuthankamon egiziano sono andati al
macero (lo ha scritto perfino il quotidiano della citt). Spesa stimata: 700
mila euro. A carico del contribuente vicentino.

8. ALLESTIMENTO. Nella mostra che andr in onda nel prossimo ottobre,


annunciata come se fosse la scoperta della Torre Eiffel, i signori del comune
hanno precisato che le spese di allestimento saranno a carico del Goldin.
Precisazione interessante, perch conferma che gli altri allestimenti erano
stati tutti a carico del comune (anche se la cifra top secret). Ma anche qui
c la buccia di banana in agguato (per il comune e per i vicentini). Infatti
al Teatro Comunale, con il microfono in mano (la sua posizione preferita) il
buon mercante ha precisato (come scrive con rapimento il GdV): Assieme

52
allo studio Gherardi, che sta predisponendo con me lallestimento, sfrut-
teremo la navata della Basilica prevedendo unandata e un ritorno. In un
semplice periodo, con sole due subordinate, ci stanno alcuni seri dubbi, che
mi sembra giusto trasferire ai due amministratori vicentini Variati e Bul-
garini, la grande coppia di questi anni di mostre. Ma c anche una certezza
ed nella principale dotata del verbo sfrutteremo. Che Goldin e Gherardi,
per i loro onesti e giusti obiettivi di espositori, sfrutteranno la navata della
Basilica non ci sono dubbi. Gli crediamo sulla parola. Ma che stiano attenti:
anche questo va detto loro. Stiano attenti. Dopo lunica certezza, il primo
dubbio: landata e il ritorno. Doppia corsia. Doppi cassoni. Che bellezza. Il
secondo dubbio nel soggetto sussidiario (Assieme allo studio Gherardi).
Chi pagher Gherardi? Goldin o Bulgarini? Goldin o i vicentini? Oggi non
si sa. Consiglio al ragioniere capo del Comune: se arriva in qualche ufficio
una fattura intestata a Gherardi, giratela a Goldin. Perch Variati ha detto
che lallestimento sar a suo carico. Terzo dubbio: le spese di allestimento
saranno a carico di Linea dOmbra. Ma il contratto precisa a carico di chi
saranno le strutture, cio i doppi cassoni andata e ritorno? In teoria, am-
mettiamolo: essendo struttura di lungo utilizzo (teorico) dovrebbero essere
a carico del comune. Basta che in occasione della prossima mostra di Goldin
non siano tolti, buttati al macero, e sostituiti con altri cassoni. Se sono a
perdere, devono essere pagati da Goldin. Se sono stabili, dal comune. Per
la cosa va precisata. Lo faranno prima del 7 ottobre? Questa la madre di
tutti i dubbi.

9. LA BASILICA GRATIS. Dare un luogo pubblico autorevole, storico,


simbolico come la Basilica del Palladio ad un operatore darte privato per
una mostra (bella o brutta che questa sia) un sopruso, uno scandalo, un
precedente, un illecito amministrativo. Alla fine: unindecenza. Moralmente,
non finanziariamente. Scegliete voi la parola che vi sembra pi opportuna.

10. SEI MESI. Dare la basilica gratis per far vedere la stessa mostra a pi
visitatori possibile in modo che lunico proprietario dei biglietti, cio Gol-
din Marco, amministratore unico e socio unico di Linea dOmbra, ne possa
vendere il numero pi alto possibile, non solo unassurda indecenza, una
patente mancanza di rispetto nei confronti dei vicentini. Una mostra lunga
sei mesi non esiste in nessun museo al mondo.

Il rischio dimpresa secondo Variati

Il sindaco Achille Variati ha usato, alla presentazione della mostra Van


Gogh. Tra il grano e il cielo, parole di elogio per il suo curatore e fornitore
(o cliente?) Marco Goldin. giusto. Lui propone questa mostra ai vicentini
per sei mesi, come fosse un unicuum, come se i suoi concittadini fossero de-
Van Gogh, Vecchio che
soffre, Otterlo, carboncino

53
gli sprovveduti ma logico
che venda la merce che ha
deciso di vendere.
nelle regole del gioco.
Ma quando dichiara di
ammirare Marco Goldin,
parole testuali (vedi GdV
del 19 marzo 2017) perch
con coraggio si accolla
il rischio di impresa il
sindaco ha letteralmente
superato se stesso.
Rischio dimpresa? Sei
mesi di biglietteria tutta sua? Nessun costo daffitto? Sponsor comunque
presenti. Sapete perch Variati ha detto questa enorme sciocchezza? Perch,
stavolta, non ci sono i milioni della Cariverona. Certo, quelli, quando cerano,
erano surplus gioioso allo stato puro.
Tutto questo incredibile. E la cosa pi incredibile di tutte che n Goldin,
n Variati, n Gian Marco Mancassola del Giornale di Vicenza in ben due pa-
gine di illustrazioni piene di rapimento estatico, abbiano detto onestamente
e chiaramente che questa, con qualche variante eccezionale (due filmini di 7
o 8 minuti?) la stessa mostra su Van Gogh fatta al Santa Giulia di Brescia
dal 18 ottobre 2008 al 25 gennaio 2009 dal titolo Van Gogh. Disegni e
dipinti. Capolavori dal Kroller-Muller Museum.
La mostra vicentina su Van Gogh cambia appena il titolo. Ci mette il
cielo e il grano. Ma la base della mostra sono gli 80 disegni di Van Gogh
presenti al Kroller-Muller Museum di Otterlo. Pi qualche dipinto. E allora
di che rapimento stiamo mai parlando?
dunque una mostra fotocopia. Gi vista. Gi descritta con le stesse paro-
le. Se andate a cercare su internet (ibs.it) troverete il catalogo con qualche
sconto della vecchia mostra sui disegni presenti a Otterlo di Van Gogh.
Autore Marco Goldin. Se non sbaglio, ho letto titoli dei molti giornali amici
di questo bravissimo commerciante di mostre di successo in cui si parlava
di segreti mai raccontati, di lettere mai viste. I segreti si sono gi scoperti
da tempo (neanche Brescia li aveva scoperti, ce nera stata unaltra di mo-
stra su Van Gogh, sempre a Brescia, sempre di Goldin, nel 2005). Anche l
cerano delle lettere.
La morale questa: bello rivedere Van Gogh. Ma non raccontateci frottole.
E soprattutto: se c stata unaltra mostra con gli stessi quadri, ditelo ai
visitatori, ai lettori, ai cittadini, ai clienti.
Ultima cosa, caro Variati, caro Bulgarini: tutto questo ambaradan, con la
cultura, non centra nulla.
Goldinfinger
54 e la Basilica Palladiana
TOMASO MONTANARI *

Il tradimento della Storia dellArte: ridotta


a strumento per opporre le emozioni alla conoscenza

A Vicenza tornata da alcuni anni visibile, dopo un lungo


e felice restauro, la Basilica di Palladio: cio il simbolo stesso della tensione
del Rinascimento verso la dimensione civile dellarchitettura, verso la bel-
lezza al servizio di un progetto politico, verso
larte come specchio di una comunit. Bene:
e nella Vicenza del 2017, cosa ne facciamo di
un luogo come quello?
Pierluigi Sacco (una delle poche voci serie
nel circo equestre della cosiddetta economia
della cultura) ha redatto uno studio in cui, tra
laltro, si legge che la Basilica pu cos ospi-
tare una programmazione di qualit, ma non
centrata sul tema delle grandi mostre, dai co-
sti elevati e bisognose di attrarre flussi molto
rilevanti di visitatori per poter raggiungere
condizioni di sostenibilit. Non ha alcun senso
affollare la Basilica con masse di visitatori
distratti, attirati da eventi-spettacolo che
lasciano una impronta del tutto effimera sul
tessuto culturale ed economico della citt
lidea invece quella di mettere a punto un programma dai costi con-
tenuti ma dallelevata qualit di ricerca che funga da laboratorio per
la citt: per i programmi delle scuole, con i quali si possono realizzare
forme di stretta cooperazione e di integrazione dei programmi didattici,
per gli uffici stile e le aree ricerca e sviluppo delle aziende del territorio,
per lassociazionismo culturale, e cos via.
E, invece, la Basilica, appena inaugurata, fu ridotta a teatro del pi effimero
evento-spettacolo che la stagione delle mostre trash ricordi: Raffaello
verso Picasso. Storie di sguardi, volti, figure (prodotta da Marco Goldin).

* Lautore professore ordinario di Storia dell'Arte moderna all'Universit


degli Studi di Napoli.
Quattro milioni di euro per una specie di caricatura di un manuale di storia
dellarte, senza lo straccio di unidea o di progetto culturale, che non sia

55
lapoteosi del marketing del capolavoro. Da gennaio la stessa accozzaglia
di opere sublimi si spost a Verona, ma con un altro imperdibile titolo:
Da Botticelli a Matisse.
Fin qui niente di particolare: notorio che Goldin (indimenticato produt-
tore de Gli Impressionisti e la neve, (la mostra che imprezios i Giochi
olimpici invernali di Torino) interpreta nel modo pi efficiente labuso
a ciclo continuo della storia dellarte che praticato anche in molti
altri luoghi (dalle Scuderie del Quirinale al Palazzo Reale di Milano). Quel
che invece davvero notevole la risposta che Goldin ha dato a coloro
che gli hanno mosso queste stesse critiche: Credo nelle emozioni, non
nella conoscenza per pochi sapienti. E ancora: Ho la convinzione che
le opere darte non debbano essere relegate alla sola fruizione elitaria
riservata ai sapienti.
Ecco lultima frontiera del tradimento della storia dellarte, ridotta
a strumento per opporre le emozioni alla conoscenza, e il popolo alllite.
la stessa retorica che usa Matteo Renzi quando difende dalle critiche
degli storici dellarte la bufala autopropagandistica della ricerca della
Battaglia di Anghiari dietro Vasari, o Silvano Vinceti quando dice di aver
trovato le ossa di Caravaggio o di Monna Lisa.
Questa retorica prevede che alle obiezioni scientifiche non si risponda
con argomenti razionali e verificabili, ma con lappello ad ineffabili e
incontrollabili emozioni.
Ed una retorica tre volte menzognera: mente una volta perch tenta
di ammantare di un anelito democratico il marketing della propria car-
riera politica o dei propri affari; mente una seconda volta, perch illude
di far godere dellarte senza nessuno sforzo di conoscenza; mente una
terza volta perch toglie ai cittadini lunico mezzo per costruire davvero
la democrazia: e cio la conoscenza, che si dipinge falsamente come in-
conciliabile con lemozione.
La storia dellarte una disciplina umanistica, cio utile a costruire quella
che i latini chiamavano humanitas: la vocazione di noi tutti a non vivere
come bruti, ma a seguire la conoscenza. Ma il Dio Mercato ha invece
bisogno di clienti, emozionati e ignoranti. Questo insanabile contrasto
oppone, per qualche mese, il senso ultimo della Basilica di Palladio a
quello del suo effimero contenuto.
56 IL CASO GOLDIN A TREVISO
IL SINDACO INNAMORATO
E LO SFRUTTAMENTO
DEL MUSEO DI S. CATERINA
UNA STORIA ESEMPLARE
La stella di Marco Goldin, mercante darte bravo a far
innamorare di s i sindaci (di destra e di sinistra), lieti di
costruire altrimenti inesistenti politiche culturali con la
grancassa mediatica delle Grandi Mostre, nata e si
fortemente sviluppata proprio a Treviso, la sua citt, partendo
dai generosi finanziamenti di Fondazione Cassamarca,
proprietaria della nota Casa dei Carraresi, per arrivare alle
affinit elettive con il sindaco Manildo, neo-fautore delle
Grandi Mostre. Ma a scapito, come raccontiamo in dettaglio
in questo servizio, della pi adeguata politica di conservazione
e sviluppo del patrimonio museale trevigiano a partire
dal delicato complesso di Santa Caterina

QUADERNI VICENTINI

N egli ultimi mesi linformazione locale trevigiana ha magnifi-


cato il successo dellennesima grande Grande Mostra di Linea dOmbra,
una rassegna celebrativa per i ventanni della societ che ha segnato il ritorno
a Treviso di Marco Goldin, noto curatore e organizzatore di esposizioni
Impressioniste, con il loro strascico di folle desiderose di emozioni. Limpatto
dellevento - fortemente voluto dallAmministrazione di centro-sinistra -
sulla realt museale cittadina stato traumatico e ha determinato un modus
operandi, in negativo, che rischia di mettere in discussione il concetto stesso
di Museo come luogo di conservazione e di conoscenza.
57

Giovanni Manildo, sindaco di Treviso dal 2013 e Marco Goldin,


amministratore unico di Linea dOmbra.

LAmministrazione comunale, scegliendo di puntare sulle cosiddette grandi


mostre per risollevare le sorti del turismo cittadino, ha deciso di trasformare
una parte considerevole del principale museo della citt, il Museo di Santa
Caterina, in contenitore per esposizioni internazionali.
La storia recente e lattuale situazione dei Musei Civici di Treviso riflettono
problematiche preesistenti e irrisolte, che si sono fatalmente aggravate ne-
gli ultimi anni, dal momento che tutte le risorse finanziarie che avrebbero
potuto essere utilizzate per avviare a soluzione le questioni pi gravi, sono
state inghiottite dagli infiniti lavori di adeguamento di Santa Caterina agli
inflessibili standard internazionali per esposizioni temporanee.
Ma quando e perch nata a Treviso una necessit tanto urgente e pressan-
te da sacrificare ingenti somme di denaro pubblico al rovinoso mito delle
Grandi Mostre?

I Musei di Treviso

I Musei Civici di Treviso si articolano in tre sedi, la pi antica il Museo


Bailo, nato nel 1879 come Museo Trivigiano e ospitato in uno storico edificio
conventuale. Fino al 2003 comprendeva la collezione archeologica e le rac-
colte darte dal Medioevo al Novecento. A seguito della chiusura delledificio
per gravi limiti strutturali - mancanza degli impianti di riscaldamento e di
condizionamento, ecc. - le collezioni sono state spostate nelle sale dellex
convento di Santa Caterina.
Grazie a un finanziamento europeo (POR CRO FESR 2007-2013) stato
possibile realizzare un progetto di recupero di parte della struttura - pro-

58
getto di Studiomas Padova, con architetto Heinz Tesar -, che ha consentito
di riaprire il Museo il 29 ottobre 2015, con un allestimento completamente
rinnovato: il Bailo diventato il museo del tardo Ottocento e del Novecen-
to e il filo conduttore dellesposizione la nutrita collezione di opere dello
scultore Arturo Martini.
La riapertura al pubblico del Bailo stata salutata con entusiasmo dalla
cittadinanza - pur con una promozione quasi inesistente - e ha portato un
gran numero di visitatori nei primi mesi di attivit. Malgrado le ottime pre-
messe - la ricchezza e limportanza delle collezioni, la qualit del progetto di
recupero dello spazio e di riallestimento, lapprezzamento del pubblico - fin
da prima della riapertura sono emerse alcune criticit. Molto limitati, ad
esempio, sono gli ambienti destinanti ad alcune funzioni primarie per un
museo: non stata individuata una sala destinata a bookshop, se non un
generico espositore allingresso; non esiste unaula didattica e i laboratori
si svolgono in un ambiente polifunzionale, generalmente adibito a sala
conferenze; manca ancora, sebbene lo spazio sia stato predisposto, unarea
ristoro/caffetteria. Questi limiti sono dovuti anche al fatto che il recupero
ha riguardato solo il 60% della superficie dellex convento: rimane incerta
la sorte del rimanente 40%, per il cui completamento si sarebbe potuto ac-
cedere a un finanziamento regionale, poi richiesto per Santa Caterina. A pi
riprese, tra marzo e aprile 2016, lAmministrazione comunale ha annunciato
alla stampa lavvio di un crowdfunding per il Museo, di cui, per, non si

Museo Bailo, Treviso.


59

Museo di Santa Caterina, Treviso. Il chiostro piccolo.

pi saputo nulla.
A un anno e mezzo dalla riapertura, il Bailo sembra sparito dallagenda
dellAmministrazione, oscurato dalla grande mostra sugli Impressionisti.
Dopo la chiusura del Museo Bailo nel 2003, le collezioni permanenti hanno
trovato una nuova sistemazione nel complesso di Santa Caterina, struttura
di origine trecentesca che comprende la Chiesa di Santa Caterina, il
convento e due chiostri, la cui destinazione a sede espositiva e museo fu
ipotizzata fin dalla riscoperta del corpus di affreschi tardogotici, svelati in
seguito al bombardamento alleato su Treviso dellaprile del 1944.
Al termine di una lunga serie di restauri - i cui progetti originali risalgono a
Carlo Scarpa, interrotti dalla morte in Giappone -, a partire dal 2003 Santa
Caterina ha progressivamente sostituito il Bailo come sede delle raccolte di
archeologia e arte: significativo stato il riallestimento, con finanziamento
statale, della collezione archeologica nel 2007.
Contestuale a uno degli interventi di recupero dello scorso decennio stata
la creazione ex novo di unampia sala sotterranea, la Sala Ipogea, di recente
intitolata allartista trevigiano Giovanni Barbisan e inaugurata nel 2006
per ospitare piccole mostre temporanee.
Nel corso degli anni anche la Pinacoteca ha occupato gli spazi dellex con-
vento, in particolare il lungo corridoio al primo piano, la cosiddetta manica
lunga, le sale attigue e larea delle ex Scuderie. Dopo la riapertura del
Bailo, il Museo di Santa Caterina comprende tre sezioni: larcheologica,
negli ambienti al piano terra e al piano interrato, la Chiesa con gli affreschi
staccati delle Storie di SantOrsola di Tommaso da Modena e la Pinacoteca,
con opere dal Trecento alla met dellOttocento tra cui vale la pena ricordare
almeno la Madonna con bambino di Giovanni Bellini, la Madonna con

60
bambino di Cima da Conegliano, il Ritratto di domenicano di Lorenzo
Lotto, il Ritratto di Sperone Speroni di Tiziano, il Ritratto di famiglia di
Hayez e unampia serie di opere di Paris Bordon, Jacopo Bassano e
Rosalba Carriera.
Ben prima della decisione di trasformare parte della struttura in sede per
grandi mostre temporanee, affidate a societ private, il Museo di Santa
Caterina presentava gravi carenze sia riguardo alle strutture - travi e tetti
- che allallestimento.
Se alcuni dei problemi sono stati affrontati nei recenti lavori - in particolare
la riparazione di tetti e travature -, altre questioni sono state completamente
trascurate. Vari ambienti delledificio conventuale presentano infiltrazioni
dacqua in condizioni di pioggia, come la Sala Ipogea, soggetta a infiltrazioni
anche dalla falda sottostante.
Mentre lallestimento della sezione archeologica stato seguito dalle So-
printendenze ai Beni Archeologici e ai Beni Architettonici, sulla base di un
progetto museologico e museografico, la Pinacoteca ha vissuto una storia
travagliata, segnata da continui spostamenti di opere e quindi da un piano
museologico approssimativo e da un allestimento improvvisato e vetusto: si
sono susseguite negli anni sistemazioni temporanee, spesso raffazzonate e
prive di logica, impoverite dalla mancanza di pannellistica e da un apparato
didascalico ridotto allosso.
Il complesso Ca da Noal - Ca Robegan - Casa Karwath, di origine
medioevale, acquisito dallAmministrazione comunale nel 1935, la terza
sede dei Musei Civici.
Adibita inizialmente a museo della Casa Trevigiana, Ca da Noal, a partire
dagli anni Settanta, ha ospitato importanti mostre darte, con allestimenti
progettati da Carlo Scarpa. Da alcuni anni chiusa in attesa di adeguamenti
per le normative di sicurezza. Gli ambienti di Ca Robegan - Casa Karwath,
restaurati nel 1995, sono sede di piccole esposizioni temporanee. Ricordiamo
che le collezioni dei Musei Civici di Treviso comprendono ricche e pregevoli
raccolte di arti applicate - in particolare ceramiche e stoffe -, conservate da anni
nei depositi, la cui naturale collocazione dovrebbe essere proprio Ca da Noal.

Manca la figura del Direttore


I Musei Civici presentano, dunque, alcuni problemi di fondo mai seriamente
affrontati, ma soprattutto assente una programmazione complessiva, in
vista della creazione di un armonico polo museale trevigiano.
Manca la figura del direttore dei Musei, lultimo stato il professor Euge-
nio Manzato, ora in pensione: la gestione del servizio svolta dal dirigente
del Settore Musei e Biblioteche; esiste, inoltre, un solo Conservatore per
un patrimonio che copre un arco cronologico che va dal Paleolitico allarte
contemporanea. Manca personale qualificato per gestire lapertura di Bailo
e Santa Caterina. La pubblicizzazione e la promozione dei Musei ridotta
al minimo e non esiste una figura professionale con questi incarichi; il

61
sito internet obsoleto e riporta scarne informazioni su opere e collezioni
permanenti; manca del tutto la promozione attraverso i social network, al
punto che non esiste una pagina facebook dei Musei Civici.
Malgrado siano edite molte opere sulle collezioni e sugli artisti pi rap-
presentativi dei Musei e risalga solo al 2015 la pubblicazione di due guide
tematiche, gli spazi destinati al bookshop sono residuali. pressoch assente
il merchandising di qualit - cartoline, poster, riproduzioni di opere, ecc. -,
sebbene i visitatori ne facciano richiesta.

Gli interventi sul Museo di Santa Caterina

A fronte di queste difficolt lAmministrazione di Treviso preferisce imbocca-


re la scorciatoia spettacolare, ma effimera, dei cosiddetti grandi eventi. Nel
corso del 2014 lAmministrazione comunale di centro-sinistra - Sindaco Gio-
vanni Manildo, insediatosi nel maggio 2013, fatto storico dopo ventanni
di Gentilini e Lega - prende la decisione di adibire parte degli spazi di
Pinacoteca e sale di servizio di Santa Caterina a sede di mostre temporanee.
Lintenzione, fin dai primi mesi del 2014, era di creare un evento mediatico
con il ritorno a Treviso di Marco Goldin, gi ideatore e organizzatore di sei
mostre dedicate allImpressionismo, patrocinate e finanziate dalla trevigiana
Fondazione Cassamarca, svolte dal 1998 al 2004 a Treviso, con grande
successo di pubblico, presso Casa dei Carraresi, sede espositiva privata
di propriet della stessa Fondazione.

Goldin chiama? Manildo risponde: obbedisco

Nellestate 2014 la societ Linea dOmbra, socio unico e amministratore


Marco Goldin, propone al sindaco di Treviso Giovanni Manildo una Grande
Mostra sugli Impressionisti - nucleo forte cinquanta opere dellImpres-
sionismo dal Museo di Detroit - da inaugurare a ottobre 2015 e chiede
come sede per lesposizione il Museo di Santa Caterina. Aggiungendo
per che per ottenere i prestiti dai Musei stranieri sono necessari i lavori di
adeguamento delle sale agli standard internazionali.
Il 20 novembre, con delibera di Giunta n. 330, lAmministrazione approva
a tamburo battente il progetto preliminare di Adeguamento del Museo di
Santa Caterina per il cospicuo importo di 1.225.000 euro.
Il 19 dicembre 2014, con altra delibera di Giunta, n. 385, approva il proget-
to definitivo-esecutivo dei lavori, confermando limpegno di spesa di euro
1.225.000. La copertura finanziaria di 1.100.000 euro (entrate da L 10/77)
pi 100.000 euro da privati (art bonus) e 25.000 euro per disallestimento
sale con avanzo di amministrazione.
Lopera viene suddivisa in due stralci e con determine dirigenziali si affida-
no gli incarichi esterni: ladeguamento funzionale a Edoardo Gherardi,

62
architetto di fiducia di Goldin; ladeguamento impiantistico allingegnere
Carlo Chiodin.
A fronte dellimponente impegno di spesa, il Comune di Treviso a novembre
partecipa con il progetto di adeguamento di Santa Caterina, a un bando re-
gionale (Deliberazione Giunta Regionale del Veneto 2047) per interventi di
valorizzazione, conservazione e restauro di immobili sedi di musei, etc. che
prevede un contributo di 722.750 euro. Di fronte alle perplessit espresse
da molti sullammontare della cifra impegnata, 1.225.000 euro, e sul fatto
che il progetto di completamento del Bailo avrebbe invece avuto molte pi
chances di finanziamento, il sindaco Manildo rassicura pubblicamente sulla
certezza del finanziamento regionale: la maggior parte della somma investita
sarebbe rientrata senza gravare sulle casse del Comune. Questa scelta, come
vedremo, metter unipoteca sulle successive decisioni dellAmministrazione.

Il progetto per la Grande Mostra

Il progetto propone di intervenire con gli adeguamenti di climatizzazione


e illuminazione solo in tre sale mirate, le pi spaziose - la cosiddetta sala
dei Teleri e le sale al piano terra e primo piano dellala ex-Scuderie -, sot-
tratte alle collezioni permanenti e messe a disposizione di Linea dOmbra. Il
percorso della grande mostra e quello del museo si sarebbero cos venuti
a intrecciare e sovrapporre in una difficile convivenza.
Si prevede poi di trasformare la sala conferenze in guardaroba e laula didat-
tica in bookshop, e infine di chiudere con grandi vetrate il chiostro piccolo,
solo per favorire laccesso coperto alla mostra, dal guardaroba allentrata
del percorso espositivo.
Il progetto appare del tutto funzionale alla Grande Mostra, mentre le
esigenze del Museo passano in secondordine: risulta evidente a tutti che
linvestimento dellAmministrazione mira a trasformare Santa Caterina in
una vera e propria sede espositiva per mostre temporanee, snaturando la
sua funzione museale.
Ma c un problema, il progetto viene approvato senza i pareri delle So-
printendenze per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Veneto: verr
loro inviato solo in un secondo momento, il 23 dicembre. Su questo fatto
chieder conto e punter i riflettori il Comitato Santa Caterina Bene
Comune, costituito nel gennaio 2015 a tutela dellintegrit del Museo e
delle sue collezioni.
La mobilitazione civica in difesa del Museo Bene Comune promossa dal
Comitato raccoglie ladesione di centinaia di cittadini, degli storici dellarte
Tomaso Montanari, Lionello Puppi, Nico Stringa, il sostegno di
ANMLI (Associazione Nazionale Musei Locali e Istituzionali) e di ICOM
Italia (International Council of Museums), oltre che ladesione convinta di
ben sei consiglieri del Comune di Treviso, cinque della maggioranza e uno
di opposizione.

63
Il 6 febbraio 2015 il Comitato organizza unassemblea pubblica nella quale
viene dettagliatamente illustrato il progetto dellAmministrazione e sono
evidenziate le gravi e pericolose ricadute sul futuro del Museo. Allassemblea
sono presenti il sindaco, che difende strenuamente il progetto, alcuni asses-
sori, diversi consiglieri e lo stesso Goldin che mantiene uno stretto riserbo
e non interviene, nonostante venga chiamato esplicitamente in causa.
Nel frattempo Goldin, tramontati gli Impressionisti dal Museo di Detroit
per indisponibilit delle opere, a gennaio 2015 aveva annunciato il nuovo
ambizioso progetto: ottanta capolavori tra il 1500 e i primi del Novecento,
da una decina di musei, con il titolo molto impegnativo di Treviso e il
mondo, un progetto molto ampio e articolato che coinvolger ovvia-
mente Santa Caterina e anche il Bailo, dal 28 novembre 2015 all8 maggio
2016 (Il Gazzettino, 22/1/2015).

La penale di Goldin

Intanto, il 19 gennaio 2015, a lavori deliberati da un mese, arriva la risposta


della Soprintendenza: i piani dei lavori al museo, approvati dallAmmini-
strazione il 19 dicembre 2014 e inviati alla Soprintendenza per i Beni Archi-
tettonici e Paesaggistici del Veneto il 23 dello stesso mese - mentre la prassi
richiede prima il parere della Soprintendenza e poi la delibera - vengono
autorizzati, ma con alcune prescrizioni. La pi importante: no deciso alla
chiusura con vetrate del chiostro piccolo del complesso di Santa Caterina.
A febbraio 2015 le prime fibrillazioni: inaspettatamente Goldin chiede che
nella convenzione tra Linea dOmbra e il Consorzio di Promozione Turisti-
ca Marca Treviso, che raggruppa vari soggetti economici, sia inserita una
mega-penale di 3.000.000 di euro se la mostra non si dovesse realizzare
a causa di polemiche o ritardi nei lavori di adeguamento del Museo.
Colpo di scena il 5 marzo: Goldin comunica con una nota al sindaco la sua
decisione di rinunciare alla mostra a Santa Caterina. Motivi: clima dincer-
tezza riguardo ai tempi di esecuzione dei lavori; rifiuto del Consorzio di
Promozione Turistica Marca Treviso di fornire la garanzia richiesta sulla
penale da 3.000.000 di euro; ostilit ingiustificata e talvolta volgare
nei confronti di Goldin e del suo progetto di mostra.
Per la prima volta nella sua carriera di promoter dellarte Goldin rinuncia a
una mostra a causa del clima di ostilit ingiustificata e talvolta volgare, e
non si capisce bene con chi se la prenda. Un progetto di mostra confuso, un
parere vincolante della Soprintendenza, una mobilitazione civica inaspettata,
ritardi nei lavori che nonostante lo zelo dellAmministrazione cominciano
ad accumularsi, costringono Goldin a rivedere la sua posizione.
Il 21 aprile, a ruota, arriva unaltra tegola per il sindaco Manildo:
niente contributo regionale (DGR 531 del 21 aprile 2015). Il progetto
per ladeguamento funzionale del Museo di Santa Caterina finisce al
13 posto nella graduatoria regionale: ma solo i primi otto sono ammessi
al finanziamento.

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La prosecuzione dei lavori: secondo progetto con variante

LAmministrazione, a progetto approvato e con stanziamento a bilancio,


deve comunque dare corso ai lavori. Ma durante il disallestimento della
collezione permanente salta fuori un problema imprevisto: il cattivo stato
delle travature in legno delle capriate nellala ex Scuderie. Servono opere
di consolidamento: viene fatta subito una perizia per definire lavori e costi.
Occorre una variante al progetto del 19 dicembre 2014.
L8 luglio 2015, con Delibera di Giunta Comunale 191 - e i pareri favorevoli
della Soprintendenza, questa volta pervenuti gi a giugno - viene approvata la
variante. Il nuovo progetto prevede, oltre al consolidamento delle travature,
un nuovo percorso espositivo destinato a mostre temporanee, scegliendo di
adeguare dal punto di vista strutturale, impiantistico ed espositivo, al posto
della sala dei Teleri, altre tre sale, a destra della manica lunga del primo
piano, insieme alle due sale delle ex Scuderie a piano terra e al primo piano.
Il nuovo quadro economico rimane sempre di 1.225.000 euro, nonostante
i lavori aggiuntivi.
La maggior spesa viene infatti integrata da fondi accantonati alla voce im-
previsti e somme derivanti da riduzione di alcune voci di costo in seguito
a ribassi dasta. Tuttavia, si renderanno necessari ulteriori fondi. E con
delibera di Giunta del 15 luglio - Variazione al Piano Triennale dei Lavori
Pubblici 2015-2017 - si approvano spese complementari alladeguamento
di Santa Caterina per un valore di 379.000 euro, 175.000 dei quali rientre-
ranno con lArt Bonus.
Nellestate 2015, dopo il forfait di Linea dOmbra, lAmministrazione pren-
de accordi con Arthemisia Group, societ che organizza mostre darte,
per portare a Treviso una mostra su Maurits Cornelis Escher, gi vista
a Roma e Bologna. Il progetto, presentato dalla societ il 13 luglio 2015,
ottiene tempestiva approvazione dalla Giunta, nella seduta del 16 luglio.
Laccordo tra Comune di Treviso e Arthemisia prevede che il biglietto di 13
euro consenta lentrata anche alle collezioni del museo di Santa Caterina,
con lincasso a favore di Arthemisia; e che il biglietto cumulativo Mostra +
Museo Santa Caterina + Museo Bailo di 15 euro preveda un introito di 0,50
euro a biglietto per il Comune, fino alla copertura spese della mostra, quan-
tificate da Arthemisia in 910.000 euro, di 1 euro dopo aver coperto le spese.
Per la mostra Escher, 31 ottobre-3 aprile 2016, il Comune di Treviso ha
incassato 1.045 euro a fronte di 169.233 biglietti dichiarati da Arthemisia.
Il 5 settembre 2015, a sorpresa, Marco Goldin annuncia, assieme al sindaco,
il suo ritorno con nuovi progetti di Grandi Mostre a Treviso, per celebrare
i Ventanni di Linea dOmbra: quindi nuova proposta al Comune e nuovo
contratto, ma lo stesso progetto celebrativo, proposto qualche mese prima
allAmministrazione comunale di Brescia, citt dove Goldin aveva realizzato
una serie di mostre tra il 2004 e il 2009, veniva rifiutato dal sindaco del
capoluogo lombardo.

65
La mattina stessa del 5 settembre, alle ore 8.30, con delibera di Giunta
250 Mostre dArte a Santa Caterina, viene approvata la proposta di Linea
dOmbra. Il provvedimento non comporta, al momento, impegni di spesa
per il Comune.
Ma lasciamo la parola al Gazzettino del giorno dopo, il 6 settembre: Il
ritorno di Marco Goldin a Treviso, annunciato ieri tra lo stupore generale,
sta tutto qui. Dimenticate le polemiche, gli attriti e il clamoroso strappo di
marzo, quando ruppe con lamministrazione e rinunci allorganizzazione
di una mostra che sembrava ormai sul punto di decollare. La trattativa
questa volta ha avuto solo due protagonisti: il sindaco e Goldin. Che hanno
badato al sodo. Prima cosa: tutti i costi delloperazione sono a carico di
Linea dOmbra e dei suoi sponsor. - Pi che sponsor sono amici - dice Goldin
- Unicredit, Generali, Segafredo Zanetti, Pinarello. Ci tengo a sottolineare
che per queste mostre non ci sar un solo euro di finanziamento pubblico.
Anzi per luso di Santa Caterina pagheremo un affitto. Sono poi contento
di arrivare per secondo. Prima di noi, a inaugurare Santa Caterina, ci
sar Arthemisia e la sua mostra. Ovviamente so gi che a qualcuno la
nostra proposta non piacer. Ma ho schiere di nemici in tutto il mondo,
ci sono abituato -. Il Comune metter a disposizione Santa Caterina alle
stesse condizioni, e con gli stessi spazi, previsti per la mostra del prossimo
ottobre di Escher: - In pi useremo solo la sala ipogea. Lallestiremo noi e,
alla fine, regaleremo lallestimento al Comune.
Linea dOmbra si impegna quindi a corrispondere al Comune 20.000 euro
per luso degli spazi espositivi, oltre che a sostenere le spese per allestimento
Ipogea, pulizie, estensione dellorario del Museo e servizio di biglietteria.
Modalit di bigliettazione: 14 euro per la visita a tre mostre, 16 euro cumulativi
per tre mostre + Pinacoteca . Tutti incassati interamente da Linea dOm-
bra, non infatti previsto nessun ristorno a favore del Comune di Treviso.
L8 settembre 2015, data significativa, viene firmata la concessione di
alcuni spazi della sede museale di Santa Caterina per la realizzazione di
Mostre dArte, che prevede il lancio di tre Mostre, dal 29 ottobre 2016 al 17
aprile 2017: Storia dellImpressionismo, Tiziano, Rubens, Rembrandt,
Da Guttuso a Vedova a Schifano.

Il terzo progetto per Santa Caterina

Il 12 febbraio 2016, il Comune di Treviso invia alla Soprintendenza un pro-


getto, sempre a firma dellarchitetto Gherardi, che intende migliorare gli
spazi del Museo di Santa Caterina, intervenendo nelle sale della Pinacoteca
ancora da restaurare, per armonizzarle con i precedenti lavori.
Il 25 marzo la Soprintendenza d il via libera al progetto, considerando che
- articolo di Veronica Rodenigo sul Giornale dellarte on line del 3 ottobre
2016 - i lavori per i quali si chiede autorizzazione saranno reversibili al
100% e molti interventi sono stati approvati come soluzione temporanea.
Perci si impegna il Comune di Treviso a riallestire - da gennaio 2018 - tutto

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il primo piano per destinarlo a sede espositiva per le collezioni permanenti;
ad adibire a spazi espositivi per mostre temporanee il piano terra delle ex
Scuderie e la Sala Ipogea risanata; a rimuovere parte degli interventi nelle
sale del primo piano, prima della sistemazione a Pinacoteca civica: quindi
via le grate metalliche sulle finestre interne del chiostro, su alcune porte
della manica lunga e sulle facciate del complesso.
Il 19 aprile Linea dOmbra richiede ulteriori spazi espositivi per le mostre in
programma e si dichiara disponibile a sostenere le spese per ladeguamento.
Il 20 aprile 2016, con delibera di Giunta Comunale 92, vengono prontamente
accolte la richiesta di Linea dOmbra di ampliamento della concessione di
spazi espositivi e la sua offerta di eseguire i lavori di sistemazione degli spazi,
assumendo a proprio carico ogni onere connesso alla redazione del progetto
e allesecuzione dei lavori medesimi per un importo di euro 640.000.
Si approva cos il progetto di ampliamento degli spazi concessi alla grande
mostra a tutte le sale della Pinacoteca - sale 7, 16, 17, 18, 19, 20, 21 -, che
viene, di fatto, sfrattata.
Il 26 aprile finalmente cominciano i lavori nel Museo.

Tutto per Goldin. Niente ristorni al Comune

Il 4 maggio, con una Delibera del Consiglio Comunale, la 683-373, lAmmi-


nistrazione definisce il piano triennale dei Lavori Pubblici 2016/2018, inse-
rendo anche i lavori a Santa Caterina con queste due voci: per il Restauro
e consolidamento di tetti e strutture di Santa Caterina, vengono stanziati
altri 400.000 euro - oltre ai 1.225.000 euro deliberati il 20 novembre
2014 e ai 379.000 del 15 luglio 2015 - finanziati con avanzo di amministra-
zione, per continuare i lavori di sistemazione di tetti e strutture gi avviati.
Poi si introduce una novit, che riguarda il Restauro Sala Ipogea di Santa
Caterina: per rendere adeguato il complesso a eventi e mostre di carattere
internazionale, viene ritenuto necessario il restauro della Sala Ipogea del
Museo, per un importo di 1.200.000 euro, finanziati con avanzo di am-
ministrazione.
Alla fine il biglietto dingresso sar di 15 euro per la visita alle tre mostre -
Storie degli Impressionisti, Tiziano, Rubens, Rembrandt, Da Guttuso a
Vedova a Schifano - esclusa la Pinacoteca, che per la durata della mostra di
Goldin viene smobilitata. Da sottolineare che non previsto alcun ristorno
al Comune, cio il Comune dalla biglietteria non incasser un euro.
A partire da settembre inizier la martellante campagna promozionale
di Goldin, che potr contare sulla piena la disponibilit di spazi sui giornali
e sul totale sostegno, con uno zelo a volte imbarazzante, della stampa locale.
Il 3 settembre Goldin lancia il Pinarello Festival, dal 28 al 31 ottobre: una
rassegna collaterale alle mostre, di musica, arte, teatro presso lAuditorium
di Santa Caterina. Tre giorni in cui si sono esibiti Franco Battiato, due volte,
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Museo di Santa Caterina. Una delle sale dedicata agli Impressionisti.

poi Antonella Ruggiero, Massimo Bubola e Giovanni Caccamo (dal sito di


Linea dOmbra). Ricordiamo, se ce ne fosse bisogno, che lAuditorium-Chiesa
sconsacrata, parte integrante del Museo, ospita anche i preziosi e delicati
affreschi staccati del ciclo di SantOrsola di Tommaso da Modena.
Il 20 settembre con una conferenza stampa si annuncia la fine dei lavori
a Santa Caterina. Punti salienti: 700.000 euro il dono di Goldin alla sua
citt - come riportato da tutti i giornali, mentre nella delibera del 20 aprile
si parla di 640.000 euro -, 280.000 euro da Linea dOmbra e il resto dagli
sponsor.
Viene ricordato il pool di professionisti che ha lavorato alacremente alle
sale espositive: gli studi Gherardi, Toso-Ricco, Dimensione Progetto e le
imprese VRC, Paolin, Aernova, Marchiol, Erko, Avs Electronics.
Quaranta capolavori della Pinacoteca civica del Museo di Santa Caterina
saranno esposti lungo la manica lunga del Museo, una vetrina spot in
vista del riallestimento definitivo, a mostra conclusa, entro gennaio 2018:
alla fine quelli esposti saranno trenta.
La mostra apre il 29 ottobre 2016 e chiude il 17 aprile 2017, possibile
proroga 1 maggio: poi effettivamente prorogata al 1 maggio.
Dice inoltre Goldin (La Tribuna del 21 settembre 2016): Stiamo dialogando
con Sindaco e Amministrazione per poter fare una mostra che potrebbe
iniziare nel febbraio 2018, al termine dei lavori nella Sala Ipogea Barbi-
san: gi si annuncia il raddoppio. Ricordiamo en passant che le elezioni
amministrative comunali a Treviso saranno a maggio 2018 e il Sindaco
uscente Manildo si presenter per il secondo mandato.
A fine settembre sono conclusi i lavori a Santa Caterina. Gli interventi a spese
del Comune hanno riguardato il consolidamento delle travi e il rifacimento
delle coperture della Pinacoteca - dove necessari e non ancora eseguiti, o
male eseguiti negli interventi degli anni passati - secondo il Piano triennale
dei Lavori pubblici; il consolidamento strutturale della Sala dei Teleri dove,
tolto il controsoffitto, erano apparse vistose crepe riconducibili al terremoto

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del 20 maggio 2012 con epicentro in Emilia. Inoltre, secondo quanto pat-
tuito con Linea dOmbra nel contratto di concessione degli spazi museali
per mostre, sono state ritinteggiate le sale espositive; forniti e installati
serramenti blindati e porte tagliafuoco; riparati limpianto di riscaldamento
e la centralina antincendio.
In vista del riallestimento della Pinacoteca a inizio 2018, viene costituita
nel mese di novembre una Commissione incaricata di elaborare il progetto
museologico - cio scegliere con precisi criteri artistici e culturali le opere
da esporre - per la riapertura al pubblico della Galleria Permanente
del Museo di Santa Caterina. Del gruppo di lavoro fanno parte Andrea
Bellieni, Enrica Cozzi, Eugenio Manzato, Sergio Marinelli, insieme al Con-
servatore dei Musei e al Dirigente Lippi.
Mentre con delibera del Consiglio Comunale 43-492 del 30 settembre 2016,
si era approvato linserimento nellElenco degli Incarichi di un professioni-
sta per lindividuazione di soluzioni museografiche per lesposizione delle
raccolte di arte antica (secc. XIII-XIX) nel complesso di Santa Caterina. Il
professionista dovr lavorare in stretta collaborazione con la commissione
per la Galleria Permanente del Museo e stendere il progetto museografico
per il riallestimento della Pinacoteca.
Riallestimento Pinacoteca e restauro Sala Ipogea saranno il quarto progetto
per Santa Caterina. Ma, mentre per il restauro dellIpogea stata gi stanziata
la somma di 1.200.000, per i costi di lavori e materiali darredo necessari al
riallestimento della Pinacoteca non sono ancora state fatte cifre.

Luso improprio del Museo di Santa Caterina

Lintera vicenda fin qui riassunta rivela due problemi di fondo per Santa
Caterina. Il primo linadeguatezza di un edificio fragile dal punto di vista
architettonico, con stanze piccole e direttamente comunicanti, a ospitare
eventi che possano richiamare un alto numero di visitatori in tempi molto
ridotti. Ma il problema pi grave la trasformazione di una sede museale in
uno spazio promiscuo, in cui le esigenze dellesposizione temporanea met-
tono in secondo piano la visibilit e la fruibilit delle collezioni permanenti.
Gli interventi dellAmministrazione nel Museo di Santa Caterina, tra 2015 e
2016, hanno marcato un sostanziale cambio di destinazione duso di alcune
sale, tolte alle attivit ordinarie del Museo e destinate a un uso improprio.
Lex-Chiesa di Santa Caterina - corpo integrante del Museo -, che conserva
importanti cicli di affreschi tardogotici e ospita gli affreschi staccati delle
Storie di SantOrsola di Tommaso da Modena, stata adibita da tempo ad
auditorium, destinazione che, oltre a mettere in pericolo lincolumit di opere
tanto fragili e preziose, ha reso difficoltosa la visita del sito in occasione di
conferenze, dibattiti, incontri che spesso nulla hanno a che fare con lambito
culturale del Museo.
Oltre a questo, da qualche tempo lAmministrazione ha individuato nella ex
Chiesa uno spazio per la celebrazione di matrimoni civili, dando la possibilit

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di svolgere rinfreschi e banchetti nuziali nei due chiostri attigui.
La Chiesa e il Chiostro grande hanno spesso ospitato in passato, in orario
serale, piccoli concerti di musica classica con un numero di spettatori ri-
spettoso dei limiti di capienza - 350 spettatori il limite massimo sicurezza
consentito -, senza installazioni di strutture invasive e pericolose per il
patrimonio monumentale e artistico.
Da due anni, invece, la Chiesa ha ospitato eventi che potevano mettere a
rischio gli affreschi: nellagosto del 2015 stata sede della trasmissione
televisiva Parallelo Italia; mentre nel 2016, per tre luned successivi, 12,
19, 26 settembre, Marco Goldin vi ha tenuto le lezioni introduttive alla
mostra Storie dellImpressionismo, superando ogni volta le cinquecento
persone in sala, ma con lautorizzazione volante, direttamente in loco, del
sindaco Manildo che se ne assumeva la responsabilit - come dai resoconti
dei quotidiani Gazzettino e Tribuna del 14, 19 e 28 settembre. Tanto che
lex assessore alla Cultura Vittorio Zanini si sentito in dovere di inviare
unallarmata lettera pubblica al Sindaco - Tribuna del 7 ottobre - in cui
chiede perch stato consentito di superare il numero previsto e consen-
tito dai regolamenti del Museo, di spettatori in occasione delle tre serate
tenute da Marco Goldin e perch si mettono a rischio () gli affreschi di
Tommaso da Modena.
Gli spazi sono stati concessi anche per il Pinarello Festival, dal 29 al 31
ottobre 2016, in occasione del primo fine settimana di apertura della mo-
stra, per celebrare i Ventanni di Linea dOmbra. In queste giornate, ideate
a curate da Marco Goldin, si sono tenuti alcuni concerti di musica pop, tra
cui due di Franco Battiato.
Fino ai primi mesi del 2015, unampia sala della struttura conventuale, inti-
tolata alla storica dellarte Clara Rosso Coletti, era adibita a sala conferenze.
Durante la mostra Escher questo ambiente, privato delle pannellature che
preservavano le pareti ma consentivano la visione degli affreschi sopravvis-
suti, diventato sede del laboratorio didattico della mostra e, insieme, spo-
gliatoio per il personale di Arthemisia, oltre che sala microfonaggio gruppi.
Ora la sala Rosso Coletti passata a guardaroba per la mostra di
Linea dOmbra, con linserimento di arredi specifici e la copertura delle
pareti con nuove pannelli che hanno nascosto gli affreschi, contravvenendo
cos alle prescrizioni della Soprintendenza (16/6/2015). Da mesi non esiste
pi un guardaroba per i visitatori del Museo.
Fino a febbraio 2015 laula didattica era in unampia sala vicina al chiostro
piccolo, attigua allallora guardaroba e ai bagni, consentendo cos alle classi
di muoversi agevolmente e in sicurezza. Poi, con la mostra Escher, latti-
vit didattica stata trasferita nella Sala Ipogea, mentre lo spazio liberato
- senza alcun intervento migliorativo - stato adibito a bookshop per Escher.
Allapertura delle mostre di Goldin laula didattica stata nuovamente trasfe-
rita, questa volta in una stanza ricavata da un deposito interno al Museo, dal
momento che la Sala Ipogea ospita una delle tre mostre di Linea dOmbra,
Da Guttuso a Vedova a Schifano.
Fino allinizio del 2015, il vano a sinistra della porta dingresso al Museo era

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usato come biglietteria e bookshop. Ora lo spazio diventato una control
room (sala di controllo) e il bookshop del Museo non esiste pi. Si possono
acquistare solo alcune pubblicazioni, esposte in un piccolo spazio nel boo-
kshop di Linea dOmbra. La biglietteria del Museo stata di fatto eliminata
e lemissione dei biglietti per la parte delle collezioni permanenti visibili
viene gestita direttamente dal personale di Linea dOmbra: i visitatori
interessati alle sole collezioni museali sono costretti a sottostare alle esigenze
della mostra, compresi i tempi di attesa alla cassa. La sezione archeologica,
al piano terra, non stata toccata, ma la fruizione degli spazi stata resa
difficile e disagevole, dal momento che i visitatori della mostra temporanea
raggiungono il guardaroba attraversando il settore archeologico.

Limpatto della Grande Mostra


sulla realt museale e cittadina

Pur non disponendo, al momento, di tutti i dati per valutare appieno lim-
patto dei lavori e degli interventi legati alla mostra di Linea dOmbra sulla
realt museale cittadina, in base allesperienza della mostra Escher e a
quella fatta in oramai cinque mesi di Impressionisti, possibile tirare le
somme individuando alcuni elementi molto preoccupanti.
I lavori realizzati nel 2015 e nel 2016 a Santa Caterina hanno comportato
la perdita di arredi e pannellature in molti casi ancora in buono stato.
Gli interventi alle sale del primo piano, lungo la manica lunga, cio le
strutture in cartongesso sovrapposte ai muri, hanno ridotto i volumi delle
stanze, ma hanno soprattutto cancellato la realt architettonica delledi-
ficio storico, chiudendo anche le aperture verso lesterno, peraltro alterate
dallinserimento di griglie di sicurezza. Lungo lo scalone seicentesco stata
installata una porta a vetri, con parti in metallo inserite nella muratura, che
rompe senza necessit la continuit della scalinata ed quindi funzionale
alla sola grande mostra.
Lautorizzazione, da parte della Soprintendenza, a inserire alcuni elementi
- griglie alle finestre, inferriate con porte automatiche - legata alla reversi-
bilit degli interventi. Alla fine della mostra sar quindi necessario riportare
in luce le finestre, togliere le inferriate delle porte, ecc.: ma su chi rica-
dranno i costi dello smantellamento di queste strutture temporanee?
Sar lAmministrazione a doversi accollare le spese per eliminare le cose
in pi ereditate dalla Grande Mostra e ripristinare secondo le prescrizioni
della Soprintendenza? I costi di queste superfetazioni, legate alla mostra
temporanea, sono stati sostenuti in toto da Goldin o sono gravati anche
sullAmministrazione? Riuscire a districarsi tra le spese delluno e dellaltra
non sar semplice, ma a fine mostra per il sindaco sar un obbligo renderle
pubbliche, in nome della tanto sbandierata trasparenza amministrativa.
Tolte le griglie alle finestre del Museo, le inferriate delle porte di scorrimento,
i cartongessi che ostruiscono le finestre, alla fine cosa rimarr delle opere di

71
miglioria del Museo e quindi del dono di 640.000 euro di Goldin alla citt?
Dallinizio dei lavori, e in particolare dal mese di settembre 2015, la Pinaco-
teca non stata pi visibile nella sua interezza, restando per periodi anche
molto lunghi inaccessibile al pubblico. E lo rimarr, molto parzialmente
visibile o del tutto smobilitata, fino a dicembre 2017, cio per ben 26 mesi
complessivi. Consideriamo anche che a motivo dei lavori la collezione per-
manente stata smontata e riallestita pi volte, con evidenti rischi per lin-
tegrit delle opere e costi di spostamenti gravati in toto sulle casse comunali.
Durante la mostra Escher, 31 ottobre - 3 aprile 2016, soltanto una selezione
delle opere pi significative stata esposta, senza alcun apparente criterio
museologico, nella manica lunga e negli ambienti adiacenti, in molti casi
senza didascalie.
Nei mesi successivi alla mostra Escher (aprile-giugno 2016) stato neces-
sario un nuovo disallestimento per lavorare negli ambienti contigui alla
manica lunga: alcune opere sono state spostate nelle sale delle ex Scuderie,
invisibili al pubblico fino allestate per problemi organizzativi del Museo,
altre sono state collocate nei depositi, altre ancora sono state esiliate in
alcuni ambienti dellarea Mezzanini al terzo piano, stanze molto piccole
riattate per loccasione e precedentemente deposito di vario materiale del
museo, visitabili solo dopo laboriose richieste.
Le opere nellarea ex Scuderie, piccola selezione ordinata in base a criteri
tematici, sono state esposte a luglio ma a fine agosto 2016 sono state tolte,
per consentire nuovi lavori in vista della Grande Mostra.
Nei mesi di settembre e ottobre 2016 la Pinacoteca stata chiusa definitiva-
mente e sono rimaste disponibili per il pubblico solo la sezione archeologica,
i Mezzanini e la Chiesa con gli affreschi staccati di Tommaso da Modena.
Una selezione della permanente, trenta opere, stata ricollocata
nella manica lunga, entrando dunque a far parte del percorso espositivo di
Linea dOmbra e visibile solo con il biglietto degli Impressionisti. Il pubblico
interessato alle sole collezioni del Museo, oltre alla sezione archeologica,
pu vedere appena una piccola selezione della permanente, nei Mezzanini.
Da maggio a dicembre 2017, per otto mesi la Pinacoteca rester chiusa al
pubblico per il parziale smantellamento di strutture e arredi installati per
lesposizione temporanea, in modo da poter metter mano alla risistemazione
delle sale e al riallestimento delle opere della collezione permanente, secondo
un nuovo piano museologico e museografico.
Gli spazi per le attivit specifiche del Museo - aula didattica, bookshop,
guardaroba - sono stati ridotti al minimo o eliminati, con evidente disagio
per il pubblico interessato alle sole collezioni di Santa Caterina o a svolgere
le attivit didattico-educative incentrate sul patrimonio cittadino.
Il pubblico di Storie dellImpressionismo, con il biglietto della
mostra ha potuto vedere trenta tra le pi prestigiose opere della collezione
museale, senza che Linea dOmbra abbia corrisposto un solo euro del bi-
glietto al Comune di Treviso.
Le lamentele dei visitatori

72 Anche per la mostra sugli Impressionisti, come per Escher, lalto afflusso
di visitatori - in particolare nei fine settimana e nellultimo mese di aper-
tura - ha creato disagi non solo allingresso e nella biglietteria, inadeguati
a sostenere limpatto di centinaia di visitatori in tempi molto ristretti, ma
anche le sale sono risultate troppo anguste per una visione adeguata delle
opere, con varie lamentele riportate apertamente sui social.
Alcuni importanti ambienti espositivi, come la Chiesa e la sezione arche-
ologica, sono in questi mesi sede sia delle attivit ordinarie del Museo che
corridoi di passaggio per i visitatori della mostra.
Da met al 27 ottobre 2016, per consentire lallestimento della mostra, il
Museo di Santa Caterina stato chiuso al pubblico e sono state interrotte
tutte le attivit: di fatto uninterruzione di servizio di dieci giorni per con-
sentire a un privato di movimentare le opere della sua mostra.
La volont di trasformare Santa Caterina in uno spazio per grandi esposizio-
ni temporanee, mettendo in secondo piano la primaria funzione di Museo
Civico, ha avuto importanti ripercussioni anche sulle altre sedi museali
cittadine, in particolare sul nuovo Bailo.
A pi riprese, come si accennato, lAmministrazione ha sottolineato la
necessit di trovare finanziamenti per completare il restauro della seconda
parte di questo Museo, anche attraverso un crowdfunding di cui per non
ha mai fornito dettagli e modalit operative. Come gi ricordato, si sarebbe
tuttavia potuto ottenere parte dei fondi proprio attraverso il bando regionale
DGR Veneto 2047 del 3/11/2013, con buone possibilit di riuscita presen-
tando il progetto di completamento del Bailo, il cui primo stralcio aveva gi
goduto di un finanziamento europeo.

Il ruolo ondivago della Sovrintendenza

Se ci si chiede come tutto ci sia stato possibile e perch non ci siano stati
interventi risoluti da parte della Soprintendenza - autorit e arbitro in ma-
teria - nello sbrogliare limbarazzante groviglio Museo di Santa Caterina,
basta scorrere le dichiarazioni raccolte dalla giornalista Veronica Rodenigo
per Il giornale dellarte on line, del 3 ottobre 2016, da cui appare chiaro il
ruolo ondivago della Soprintendenza, che si fa scavalcare dallincalzare dei
lavori e detta prescrizioni a futura memoria: non si fa, ma, se ormai si
fatto, tutto reversibile al 100%.
Gli architetti Andrea Alberti, dirigente, e Giuseppe Rallo, funzionario, della
Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per larea metropolitana
di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, Luca Maioli, storico
dellarte della stessa Soprintendenza, interpellati su Santa Caterina da Ro-
denigo, rilasciano dichiarazioni che non chiedono commenti.
Luca Maioli: Non stato consegnato un piano museologico definitivo bens
parziale, e a mostre concluse, il museo sar oggetto di riallestimento se-
Casa dei
Carraresi,

73
Treviso.
A lungo fu anche
casa di Marco
Goldin, finch
dur lidillio
con il padrone
di Fondazione
Cassamarca,
De Poli.

condo un piano mu-


seologico definitivo
per il quale verr
istituita unapposita
commissione scien-
tifica.
Ribadiscono Ral-
lo e Alberti: ()
lintervento attuale
porta migliorie che
a mostre concluse
potranno essere o
confermate o rein-
terpretate; () tutte
le operazioni saran-
no reversibili al 100%. Le grate alle finestre e le inferriate dei singoli in-
gressi sono state approvate come soluzione temporanea. Anche Maioli si
appella alla temporaneit pur ammettendo le criticit. Un piano organico
lo abbiamo richiesto. Teniamo la situazione sotto controllo ma liter auto-
rizzativo non mette a repentaglio la tutela delle opere. Lo smembramento
della collezione ha carattere di temporaneit. Non si tratta di una resa da
parte della Soprintendenza.
Mentre Ugo Soragni, a capo della Direzione generale Musei del Mibact, si
smarca dicendo di non disporre alla luce del mio incarico attuale, di notizie
aggiornate sulla vicenda che spetta comunque alle Soprintendenze territo-
riali competenti. leterno 8 settembre delle autorit di controllo italiane.
Alla fine, facendo un riepilogo delle spese sostenute e impegnate dai
vari attori al Museo di Santa Margherita nelle delibere di Giunta dal 2014
al 2016, arriviamo allingombrante somma di 3.845.000 euro, dei quali
3.205.000 dal Comune (2.925.000 da casse del Comune di Treviso, 275.000 da
Art Bonus) e 640.000 da Linea dOmbra - pur se per Linea dOmbra non sono
a tuttoggi stati forniti i dati dettagliati di spesa, riferiti ai lavori autonomamen-
te sostenuti e pagati allinterno del Museo di Santa Caterina. E manca ancora
allappello limpegno di spesa per il riallestimento museografico della Pinacoteca.
Il tortuoso e incerto percorso di restauri,
adeguamenti, interventi provvisori
74 La realt dei Musei di Treviso, alla luce del tortuoso e incerto percorso di
restauri e adeguamenti, ci obbliga a qualche riflessione sulle politiche cul-
turali dellAmministrazione comunale di Treviso. Nei confronti del sindaco,
e della sua Giunta, grandi erano state le aspettative e le speranze sul tema
della cultura, dopo il ventennio di governo della Lega, che, se da una parte
era riuscita a ottenere il finanziamento per il primo stralcio del restauro
del Museo Bailo - grazie allallora Assessore Vittorio Zanini di Forza Ita-
lia - dallaltra, per, aveva compiuto la scelta fortemente penalizzante per
i Musei Civici di sopprimere la figura del Direttore e di accorpare musei e
biblioteche in un unico settore a guida di un dirigente comunale, decisione
fatale che preparava il terreno ai futuri disastri.
Un sintetico bilancio di cosa stato fatto fino a oggi nel settore dei Musei fa
capire bene le scelte prioritarie della nuova Amministrazione.
Al Museo Bailo, superando gli ostacoli burocratico-amministrativi di par-
tenza - ricorsi al TAR su assegnazione appalto lavori -, viene finito il primo
stralcio del restauro e inaugurato il nuovo allestimento; rimane il secondo
stralcio per completare il restauro, un proposito che per si perso nel
rumore di fondo delle grandi mostre e non se ne parla pi.
Museo Santa Caterina: a dicembre 2017 verranno completati i lavori di
risistemazione della Pinacoteca e conclusi ristrutturazione e adeguamento
agli standard espositivi internazionali nella Sala Ipogea, per farne una
possibile sede di grandi mostre.
Ca da Noal rimane a tuttoggi inagibile.
Risulta evidente che lobiettivo culturale strategico, perseguito con ostinata
volont politica in questi tre anni e mezzo stato quello di inseguire il grande
evento, la Grande Mostra, forzando i limiti di un Museo, Santa Caterina,
palesemente inadeguato a questo scopo. Un ex-convento dalle strutture
fragili, dotato di spazi pur affascinanti, ma spesso angusti, adatto, oltre che
alle sue collezioni permanenti, a ospitare piccole e preziose mostre. In altre
parole, adatto a visitatori che chiedono tempi larghi e calmi, ben altro dal
piglio urgente e frettoloso imposto alle masse delle Grandi Mostre.

La scelta, i motivi, i costi

Questa scelta culturale, tuttavia, ha vincolato per molti anni a venire, insieme
a ingenti risorse economiche, anche le pi importanti decisioni di politica
culturale per la citt. Su questa scelta hanno pesato ragioni squisitamente
politiche che poco, per, hanno a che fare con una progettualit culturale
degna di questo nome, ben definita e trasparente in linee dindirizzo, obiettivi
e prospettive sul futuro dei Musei Civici.
Si badato invece a marcare il distacco da un lascito prestigioso - il re-
stauro del Bailo - maturato, per, nel corso del lungo ventennio di governo
gentiliniano-leghista. Si rendeva necessario bilanciare il Bailo rinnovato con

75
linaugurazione di una grande mostra, da celebrare nellautunno 2015,
proprio in concomitanza con la riapertura del Museo rimesso a nuovo.
Oltre che assecondare la pressione dei commercianti del centro di Treviso,
desiderosi di rinverdire i fasti goldiniani a Ca dei Carraresi.
Su questo sfondo entrano in scena le Grandi Mostre e il loro massimo
officiante, Goldin, imprenditore dellarte, dotato di non comuni capacit
organizzative, abile nellaccontentare e mettere daccordo commercianti e
politici, suscitando, con robusti investimenti, clamori mediatici capaci di
emozionare lopinione pubblica e nascondere la mancanza di progettualit
della Giunta.
Non si poteva usare Ca dei Carraresi di Fondazione Cassamarca, sede
storica a Treviso per questo genere di esposizioni temporanee, a causa di
vecchie ruggini tra il Presidente di Fondazione Dino De Poli e il curatore
Goldin - nate in occasione dellultima mostra di Linea dOmbra a Treviso,
tra ottobre 2003 e marzo 2004, Loro e lazzurro. Da Cezanne a Bonnard - e
allora si individua come sede alternativa lincolpevole Santa Caterina.
LAmministrazione comunale, contro ogni buon senso, mette mano al
progetto pi improbabile e costoso, dando il via, nei due anni a seguire, a
una vera e propria sarabanda di lavori e delibere, che vedr avvicendarsi
curatori di mostre - da Goldin ad Arthemisia, poi di nuovo Goldin - e fiori-
re diversi progetti di adeguamento strutturale - ben tre - con conseguenti
disallestimenti e riallestimenti, pi o meno improvvisati, della Pinacoteca.
Un lavorio inesausto e dal futuro incerto, degno della Fabbrica di san Pietro.

Si potevano fare scelte diverse?

Si potevano fare scelte diverse per mettere davvero al centro la valorizza-


zione delle realt museale di Treviso e gettare solide basi di un serio sistema
museale. Per cominciare si poteva puntare su un diverso utilizzo delle risorse.
Dei 3.205.000 euro finora messi a bilancio, e in parte spesi, dal Comune per
Santa Caterina trovano effettiva e pressante motivazione 1.600.000 euro
(di cui 800.000 euro per messa in sicurezza urgente di travi e tetti). Cos il
complesso di Santa Caterina avrebbe avuto una ridefinizione e sistemazione
decorosa, a misura delle esigenze della citt. E quei soldi sarebbero bastati
anche per il rilancio e la promozione costante - depliant, manifesti, sito,
social - delle attivit museali, a vantaggio di cittadini e turisti.
La Sala Ipogea avrebbe potuto comunque aspettare una tornata successiva,
sacrificata per ora a necessit pi urgenti. I fondi rimanenti avrebbero avuto
miglior investitimento sul secondo stralcio di restauro del Bailo. A questi
si sarebbero probabilmente aggiunti anche altri soldi, quelli del bando re-
gionale del 3 novembre 2013, per il quale il progetto di completamento del
Bailo - invece che di Santa Caterina - vantava ottime credenziali di partenza.
Il primo stralcio del progetto era infatti gi stato approvato e finanziato con
2.500.000 euro: per concludere i lavori servono altri 2.500.000 euro.
Completando il restauro del Museo Bailo, ci sarebbero stati anche i tanto agognati

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spazi per mostre temporanee, quelli s adeguati agli standard internazionali e
adatti a ospitare esposizioni di alto livello. Il Museo completato poteva essere il
cardine per la ridefinizione dellintero sistema museale cittadino.
Era e, ancor pi oggi, necessario recuperare il ruolo e la figura del direttore
dei Musei nella pianta organica dei dipendenti del Comune, per colmare
lattuale grave lacuna di competenze tecnico-scientifiche e riprendere in
mano una sorvegliata gestione dei Musei Civici. Mai come in questi mesi si
fatta sentire la mancanza di una figura istituzionale investita dellautorit
capace di arginare lingombrante invadenza di politici e privati.

Dilazioni, deroghe, concessioni


della discutibile Sovrintendenza

Non bisogna dimenticare che il travagliato percorso dei musei trevigiani,


soprattutto per quanto riguarda il complesso di Santa Caterina, stato
accompagnato e reso possibile anche dallatteggiamento accondiscendente
della Soprintendenza dei Beni Architettonici e Paesaggistici del
Veneto: troppa disponibilit a concedere dilazioni e deroghe su lavori e
allestimenti, sia pure temporanei, rispetto a prescrizioni dichiarate impro-
rogabili, almeno su carta. Tanta, troppa pazienza a piegarsi alle esigenze
e ai tempi pasticciati di unAmministrazione guidata da politici impazienti
e ispirata da oculati curatori-organizzatori privati.

Nel frattempo la storia avvincente delle Grandi Mostre non


finisce a Treviso il primo maggio 2017: continua, e la prossima puntata sar
nuovamente ambientata proprio a Vicenza, dal 7 ottobre 2017, per sei
mesi, intitolata Van Gogh. Tra il grano e il cielo, con un significativo lapsus,
involontario, che avrebbe fatto sorridere Freud, che pur amava molto larte.
Comunque un ritorno ai fasti di un rassicurante e recente passato, grazie alla
nobile e munifica ospitalit dellassessore alla Cultura Bulgarini DElci, che
prosaicamente scalda i motori per le elezioni comunali di primavera 2018.
E allora via dallingrata e rancorosa Treviso. Anche se, mai dire mai a
qualcuno servir senzaltro un aiuto, per le elezioni comunali a Treviso nel
2018. A chi? Lega e centrodestra, centrosinistra? Non importa, Franza o
Spagna Quando si dice la fortuna.
La quarta kermesse di Goldin

Una mostra? 77
O uno specchietto
per allodole (elettorali)?
GIOVANNI BERTACCHE

U na mostra non fa primavera. Gran battage pubblicitario sui


media. Va in scena Van Gogh per la regia di mister Goldin. Un evento che
si annuncia straordinario perch si tratterebbe della pi grande mostra
monografica in Italia dedicata al grande pittore olandese. Il tema tra il
grano e il cielo, al di l dei suoi arcani significati, sar svolto attraverso
oltre 130 elementi tra dipinti, disegni dellartista olandese e una decina
di quadri dei rappresentanti della scuola dellAia e di Millet. Minifilm
che si stanno girando in questi giorni, con al seguito il nostro quotidiano,
illustreranno i luoghi Olanda e Provenza in cui visse e trasse ispira-
zione il pittore dei girasoli. La rassegna avr svolgimento a partire dal 7
ottobre prossimo per chiudere l8 aprile 2018; indubbiamente anche le
date hanno un preciso quanto emblematico significato, non tanto per le
coltivazioni annunciate nel titolo il grano che peraltro si semina
in autunno e si raccoglie in giugno, quanto per le elezioni comunali e
tutto ci che le precede, della prossima primavera.
Ma questo un altro discorso.
Torniamo al signor Goldin e ai suoi rapporti con il Comune. Dopo la tri-
logia di mostre tra il 2012 e il 2015 ora il Comune sembra aver superato il
complesso di inferiorit con il mago delle mostre. Il vicesindaco Bulga-
rini dElci ci tiene a rintuzzare le polemiche per i costi allora sostenuti dal
Comune. Per il Goldin IV, Linea dOmbra, la societ gestita dallunico
socio Goldin, si impegna a sostenere tutti i costi di allestimento della
mostra. Al Comune viene chiesto di mettere a disposizione la Basilica
Palladiana a titolo gratuito, la gestione dei sistemi di controllo e sicurezza,
la fornitura di idonea climatizzazione (temperatura 20 umidit a 50), la
gratuit degli spazi pubblici per i manifesti.
Nessuna parola per gli utili (diretti e indiretti) ricavabili da Linea dOmbra
e per una non disprezzabile compartecipazione da parte del Comune:
eppure gli oltre 730mila visitatori delle edizioni passate, i proventi pub-
blicitari, il marketing territoriale devono pur dire (e valere) qualcosa.
Niente. il Comune sul punto non proferisce parola.
Ma tornando alla mostra e ai suoi contenuti, ci auguriamo che essa sia
veramente quella che si annuncia; in fondo le precedenti hanno rilevato
78

Il Teatro Olimpico, esterno. Un monumento fra i pi prestigiosi al mondo:


allesterno quasi sempre deserto.

pi curiosit che novit, come del resto quella sullimpressionismo che


sta per concludersi al Santa Caterina di Treviso che abbiamo di recente
visitato, purtroppo con delusione. E se per parte comunale comprensibile
lentusiasmo per la quarta avventura con il mercante darte, proprio alla
vigilia delle elezioni amministrative, rimangono per tante perplessit nei
cittadini.
Anzitutto queste mostre, (siamo alla quarta in sette anni), danno il segno di
voler coprire linconsistenza di iniziative per risvegliare la citt.
A partire dal centro storico sempre pi vuoto di famiglie, di attivit com-
merciali, ma anche largamente culturali. Pi vetrine chiuse e molte per di
pi trasformate in garage, chiusi da volgari saracinesche (a proposito, dove
sono lUfficio urbanistico e la Soprintendenza che proibiscono di piantare
un chiodo). In un ambiente che tende sempre pi verso la desertificazione,
o anche solo alla sola musealizzazione, quali ricadute economiche, tanto de-
cantate o preconizzate, si possono preventivare? Ricettivit ordinaria vicina
allo zero per non dire delle burocratiche chiusure serotine dei pochi caff
e di ogni altra attivit come le farmacie e altri servizi pubblici. La mostra,
anche ben organizzata sotto ogni profilo, s unoccasione, ma da sola non
attiva iniziative di lungo periodo. Queste richiedono continuit, sicurezza,
prospettive di respiro; nessuno apre unattivit a termine senza almeno una
prevedibile riconversione. Solo lambulante o magari il perditempo pu
permettersi di aprire per una circostanza particolare, potendosi spostare
o trovare altra occupazione. Insomma ricadute economiche, come qualcu-
no improvvidamente auspica in questo contesto, non possono nemmeno

79
attecchire. Ma almeno si cogliesse loccasione dellafflusso di turisti, che
nonostante tutto ci si augura numerosi, per programmare la visita a palazzi
e ville palladiane, e non solo.
A partire dalla stessa Basilica, alla Loggia del Capitanio, al Chiericati, Valma-
rana, Braga, Teatro Olimpico; alle ville, a cominciare da quella pi famosa e
imitata La Rotonda, alle tante sparse sul territorio provinciale. Non minor
cura per far conoscere la Vicenza romana coi suoi numerosi siti sparsi in
citt ed evidenziati da appositi pannelli; lacquedotto romano rintracciabile a
partire dalle risorgive della Motta di Costabissara, le 5 arcate e una ventina di
pilastri (tutti in pessime condizioni) alla Lobia. Ed ancora le tante strutture
museali sparse nella provincia, i monumenti della grande guerra (nel primo
centenario); le fabbriche e le minuscole strutture di creativit artigianale
che dialogano con tutto il mondo, facendo del vicentino un ambasciatore
dingegno, di conoscenze e di economia.
Una mostra a Vicenza, al di l dellevento in s, o una vetrina delle bellezze
e delle risorse del suo territorio oppure costituisce una meschina operazio-
ne di sfruttamento, senza alcuna utile e duratura conseguenza. Per questo
la logistica anzitutto, pressoch assente o distratta, deve essere tarata per
questo scopo. A cominciare dallinformazione, confinata in un unico uffi-
cietto allestremit opposta dellitinerario anzich allarrivo in citt (stazione
ferroviaria, stazione degli autopullman, nei pressi dei parcheggi) e meglio
ancora se itinerante, coinvolgendo enti e associazioni che pi traggono
vantaggi dalla rete dinformazione. Quindi i trasporti pubblici, comodi
ed economici, per gli spostamenti frequenti, dentro e fuori citt. Le visite
programmate con guide gratuite, a illustrare luoghi, opere, monumenti. La
mostra unoccasione per ri-pensare il territorio e le sue potenzialit non
un punto di arrivo, cessato il quale tutto torna come prima.
Non sarebbe feconda n utile e non lascerebbe segno.
80 GLI ENORMI COSTI
DELLA CHIESA CATTOLICA
(per cattolici, Laici,
ATEI, PERFINO fedeli
DI ALTRE CHIESE)
Dal costo dell8 per mille con quelle storiche incredibili ambi-
guit mai risolte, all8 per cento sugli oneri di urbanizzazione
degli enti locali, misterioso e sfuggente, allipocrita finanzia-
mento fiscale delle scuole private, allinsegnamento monopo-
listico della religione nelle scuole di uno Stato che si professa
laico, al privilegio incomprensibile dei cappellani militari,
al monopolio dellassistenza spirituale nei nosocomi,
al mancato pagamento dellIMU per la gran parte
del patrimonio immobiliare di propriet, il Vaticano, alias la
Chiesa cattolica, riceve dagli italiani un mare incontrollabile
e inquantificabile di denaro (non solo pulito...). Lo Stato, in
questo senso, subisce passivo. In una parola: non esiste

LUCIO PANOZZO

I ntendiamo parlare di quel complesso rapporto esistente tra


Stato e Chiesa in Italia e segnatamente la dipendenza economica della se-
conda dal primo. Dipendenza parziale, in quanto la Chiesa cattolica raccoglie
fiumi di danaro da tutto il mondo, ma a noi basta e avanza la nostra
parte, gi molto indigesta.
Dipendenza abusiva, perch va ricordato che dal 1984, data dellultima revi-
sione del Concordato tra Stato e Chiesa, ratificata con legge costituzionale dal
Parlamento, ne uscirono norme talmente bizantine (e, va detto, a onor del
vero, anche italiane, perch del bizantinismo figlio lo Stivale), che si riu-
81

Benedetto XVI

sciti a stabilire una vera e propria tassazione sulla carne viva del popolo
italiano, anche se da quel concordato lItalia uscita come repubblica laica,
avendo eliminato nellaccordo il concetto di religione di stato. Sia detto
di passaggio: mentre in occasione del primo Concordato-Trattato (1929) la
ratifica parlamentare aveva avuto modo di essere votata con il valido aiuto
del partito comunista, col secondo concordato sono convinto che le diffe-
renze furono poche, tanto vero che vinse chi doveva vincere, perch cos
era stato deciso dai padroni dellItalia. In questo articolo nostra intenzione
presentare un excursus, ancorch incompleto, almeno paradigmatico della
situazione attuale, sconosciuta ai pi perch ogni decisione presa sulla pelle
del contribuente perde, per ordini superiori, il diritto di menzione sui mass
media, nessuno escluso. Ogni tanto qualcosa si riesce a leggere tra le righe,
ma non sufficiente. La stampa specializzata in questo senso insufficiente
al massimo. Faccio solo un esempio: LATEO, organo ufficiale dellUNIO-
NE ATEI E AGNOSTICI RAZIONALISTI, Associazione dai cui studi traggo
parte di quanto vado scrivendo, entra in circa 4000 case (parlo dellintera
Italia), dove abitano famiglie che gi conoscono largomento, quindi, a
parte i concetti donchisciotteschi che ci contraddistinguono, solo fatica
sprecata. Non per questo dobbiamo eliminare lAssociazione (riconosciuta
come associazione di promozione sociale dal competente ministero), anzi
faremo di tutto per migliorarla e vieppi diffonderla, stiano certi di questo
coloro che la vorrebbero affossare.

82
- Prima parte (documentabile): contributi alla Chiesa cattolica
da parte dello Stato italiano

8 X 1000. Gi ne abbiamo parlato diffusamente in un articolo sul n. 1/2016


pag. 89: 8x1000, anche se lo conosci non lo puoi evitare, a firma
della nostra collaboratrice Sonia dAdam, quindi mi limiter allessenziale.
Il trucco che ognuno crede di aver dato soldi suoi dopo aver fatto la sua
scelta. Errore, si d solo la propria scelta, ma i soldi in quel momento non
sono pi di chi ha scelto, ma sono gi dello Stato, quindi paghiamo tutti,
credenti, non credenti, atei, ecc. Costa allo Stato circa 1,2 miliardi annui.
Privilegio nel privilegio: le quote di coloro che non effettuano nessuna scelta
vengono equamente divise tra i percettori in base alla percentuale delle scelte
effettuate. Intendo che non ritornano allo Stato come sarebbe giusto che si
facesse. Altro privilegio nel privilegio: la Chiesa cattolica viene liquidata
lanno dopo la denuncia dei redditi, le altre confessioni e religioni
aspettano qualche anno. Terzo privilegio, goduto soprattutto dalla Chiesa
cattolica che ha cominciato per prima: nel 1984 era stato stabilito che due
commissioni paritetiche, italiana e vaticana, si riunissero ogni tre anni per
ricalibrare l8 x 1000 in base alla presenza dei sacerdoti, perch proprio per
il loro mantenimento era stata stabilita questa norma che andava a sostituire
la vecchia congrua, che altro non era che uno stipendio per i sacerdoti. Le
commissioni non si sono mai riunite, nonostante il numero dei sacerdoti sia
in continuo calo. Se si riunissero, dovrebbero drasticamente tagliare, ma n
luna n laltra parte hanno voglia di affrontare il problema.
Altro elemento che non convince: i sacerdoti in Italia sono circa 30.000,
mentre il ricavato dell8 x 1000 raggiunge circa Euro 1.200.000.000. Se
dividiamo questa cifra per il numero dei sacerdoti, abbiamo una grossa sor-
presa: 40.000 euro annui a sacerdote. Per c un per: si sa per certo che
ogni sacerdote percepisce uno stipendio di euro 800 al mese circa. Facciamo
conto che ci sia anche la tredicesima, il totale annuo che risulta 10.400,
quindi un quarto di quello che gli spetta. Un quarto di 1.200.000.000
300.000.000. DOVE VANNO GLI ALTRI 900.000.000 DI EURO?

8 X 100. Non capisco luso indiscriminato del numerale 8. forse derivato


dalle famose baionette di Mussolini? Ben 8 milioni. forse un rafforzativo
dei debolissimi e miseri 80 quale elemosina di Renzi ai poverelli? La cifra
ricorre spesso, ora proviamo a capire cos questo misterioso 8 x 100.
Si riferisce agli oneri di urbanizzazione secondaria, quelli che vengono
pagati dagli onesti cittadini che intendono costruire edifici o altro su suolo
di propriet. una tassa comunale. I dati esatti sullammontare di questa
misteriosa tassa sono difficili da reperire, perch non tutti i comuni li mettono
in rete, e chi li mette a volte non facilita il ricercatore nel trovarli e decifrarli.
Quindi, al di l di qualche lodevole dato ricercato e trovato da parte di attenti
osservatori, si sta ancora brancolando nel buio. I dati certi sono comunque
83

Come si legge in questa tabella della Corte dei Conti alla Chiesa Cattolica sono stati
elargiti dallo Stato in 24 anni a titolo di 8 per mille ben oltre 18 miliardi di euro.

inquietanti: primo, non un obbligo dei comuni la destinazione alle chiese


locali (in questo caso anche non cattoliche), questa parte degli oneri pu
essere usata anche per altre necessit, tipo scuole, asili, ecc.; secondo, c
notizia di qualche regione che ha reso obbligatoria la cessione alla chiesa
cattolica dellintero 8 X100 di questi oneri: ci contrasta con una sentenza
del TAR. Ma se pensiamo che questo sia un ostacolo per la chiesa e i suoi
scherani politici, ci sbagliamo di grosso.
Purtroppo qui non posso finire con delle cifre come sarebbe giusto, troppo
vaghi i dati in nostro possesso. Limportante che tutti siano portati a co-
noscenza di un balzello sconosciuto ai pi.

SCUOLE CATTOLICHE PRIVATE


Le vogliono chiamare paritarie, ma sempre scuole private cattoliche sono.
Numericamente sono la stragrande maggioranza delle scuole private in Italia.
Prima di cominciare a parlare dei privilegi connessi riservati alla Chiesa,
parliamo di un antipaticissimo privilegio riservato alle famiglie che accedono
coi loro figli al servizio privato: hanno accesso a una detrazione, ancorch
piccola, dalle loro tasse. Di norma sono i ricchi che mandano i figli alle scuole
private, pensando che siano migliori di quelle statali (errore madornale).
Quindi, contorcendomi nei soliti ragionamenti, posso assicurare i lettori che
sono la stragrande maggioranza dei lavoratori che in parte pagano la scuola
ai figli dei loro padroni (mi concessa una bestemmia semplice onde far
comprendere a ricchi e poveri da che parte sta lo stato? E posso reiterare la
84

Citt del Vaticano. La mole un po inquietante della sede dello IOR, la banca vaticana.

bestemmia di cui sopra togliendo la semplicit e complicandola un po -


anche in onore della Chiesa che quella che obbliga lo Stato a comportarsi
cos?). Vergogna dello Stato e vergogna della Chiesa.
Spesa totale per ausili alla scuola privata prevalentemente cattolica, euro
500 milioni/anno. Le contorsioni mentali cattoliche arrivano a trasformare
lesborso dello stato come vantaggio: si asserisce che lo stato risparmi ben
6 miliardi lanno proprio grazie ai privati (chiesa in primis). Bisognerebbe
scrivere un capitolo a parte su questo, e non detto che prima o poi non si
possa fare, ma palese la falsit dellaffermazione.
Qualche dato sullanno 2013/2014:
- 13.000 le scuole private in Italia. 71,8% infanzia; 11% primarie di primo
grado; 12,3% secondo grado. Rimangono fuori dai nostri conteggi gli istituti
privati, non considerati paritari per un totale di 1.710, di cui 656 cattolici e
1.054 che non fanno riferimento a religioni.
Come detto pi su, il totale degli ausili da parte dello stato alle paritarie
di 500 milioni euro annui. Detrazioni Irpef per le famiglie per ogni figlio
frequentante tali scuole, 400 euro/anno.
Le regioni Lombardia e Veneto hanno facolt di aggiungere ausili a quelli
statali.

INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA


Qualcuno dovrebbe spiegare ai cittadini italiani il motivo per il quale nella
scuola pubblica italiana debba venire impartito linsegnamento della reli-
gione cattolica. Mi spiego subito: la religione cattolica costituisce materia di
insegnamento nelle scuole statali italiane che dipendono da una Repubblica
laica e in assenza totale del concetto di religione di stato. Questo privilegio
colossale e paradossale affiancato da altri due privilegi non meno colossali

85
e non meno paradossali: gli insegnanti di religione cattolica vengono sapori-
tamente pagati dallo Stato, mentre gli stessi insegnanti vengono scelti
dal vescovo di riferimento, cio il presule della diocesi sotto la quale
ricadono il/i provveditorato/i (province e diocesi non corrispondono, come
ben si sa). Altri piccoli privilegi: lo stipendio degli insegnanti di religione
cattolica sono un po pi pesanti di quelli dei colleghi di altre materie; gli
insegnanti di religione cattolica possono emigrare negli elenchi dei provvedi-
torati (esempio: un professore di matematica che non riesce a trovare posto
si propone come professore di I. R. C. per poi, raggiunto il ruolo, emigrare
negli elenchi dei provveditorati con diritto di avere subito un posto di ruolo).
Ma il privilegio gigantesco questo: solo la religione cattolica ha diritto a
insegnare nelle scuole la materia denominata religione cattolica. Tutte le
altre religioni, tra cui quelle che hanno trattati e/o concordati con lo Stato
italiano, se vogliono insegnare religione, devono costituirsi in scuola privata,
ma, si badi bene, scuola privata che non avr mai lo status di scuola paritaria.
Il calcolo sul costo dellinsegnamento I. R. C. viene dedotto da varielementi,
in quanto il ministero competente non crede opportuno pubblicarlo sul suo
sito. Viene stimato in 1.250 milioni di euro/anno. Riporto il link nel quale
chi lo vuole pu andare a leggersi con un po di pazienza la serie incredibile
di privilegi e prevaricazioni annessi e connessi, tipo gli esoneri, sempre
difficili da ottenere. Si pu tranquillamente asserire che anche nella scuola
comandano loro, come dappertutto, del resto.

https://www.uaar.it/laicita/ora-di-religione/#07

CAPPELLANI MILITARI.
Per questo argomento vale quanto detto sui privilegi della scuola: i cappellani
militari sono esclusivamente cattolici a fronte di una popolazione che
di anno in anno diventa sempre pi internazionale e multiculturale e dove
i non credenti stanno superando i 10.000.000 su una popolazione di 60.
Credo di poter dire che nel caso in esame la Chiesa abbia superato se stessa
in quanto a privilegi, mentre lo Stato italiano diventa una trottola nelle mani
del Vaticano, che la fa girare quando vuole e come vuole.
Se non basta il paragone, possiamo parlare di abilissimi burattinai che
tirano i fili attaccati al collo dei nostri politici. Il bello che i grossi/grassi
cardinali, mentre tirano i fili e fanno ballare le marionette, si fanno anche
delle grosse/grasse risate. Veramente non si capisce come i nostri politici
non abbiano un rigurgito dorgoglio nazionale mentre si fanno dirigere e
deridere in questo modo dalla Chiesa cattolica quando questultima, a suon
di costituzione, dovrebbe essere solo tollerata e non dovrebbe partecipare
alla grande mangiatoia, come invece le permesso di fare dagli imbelli
governanti di uno stato burletta.
Voglio aggiungere: come fa lEuropa ad accettare questa situazione quando
ci sanziona per stupidaggini ben pi piccole? Vorrei capire anche come fa
la Corte europea dei Diritti dellUomo a tollerare questa ingiustizia,
ma anche l stato dimostrato che i diritti sono di volta in volta esaltati o

86
calpestati, come qualche anno fa nei confronti della denuncia di una signora
finlandese abitante ad Abano Terme (Pd) che si era rivolta alla Corte per pro-
testare contro lesposizione del crocifisso nelle aule scolastiche frequentate
dai figli. Credo che una figura barbina come quella della Grande Chambre in
quelloccasione sia difficile trovarla da qualche altra parte: la Chiesa catto-
lica trionf anche in quel caso (per quello che a volte viene chiamata chiesa
trionfante). Una straordinaria offesa, un clamoroso autogol da parte di un
ente che dovrebbe vigilare sui diritti fondamentali e al quale, lo confesso,
credevo ciecamente.
Ma veniamo allargomento.
Riporto, tanto per cominciare, quello che mi sembra un altro dei tanti
privilegi. Dalle righe sotto riportate da Wikipedia si evince subito la prima
mostruosit. Per parlare dei poteri dellOrdinariato viene usata la parola
giurisdizione. Non dobbiamo prendere sottogamba luso delle parole da
parte di quelli che per definizione ne sono maestri. Giurisdizione una
parola che ha il suo bravo significato, una mostruosit se usata a sproposi-
to. E mi sembra proprio che qui sia stata usata in tal senso. Daltra parte,
per chi si crede padrone del mondo, questo anche poco. Prego il lettore
di leggere attentamente queste poche righe, meditare e rileggere pi volte,
finch lassurdit del significato balzer agli occhi anche dei meno attenti.

LOrdinariato militare per lItalia(OMI) unacircoscrizione perso-


naledellaChiesa cattolica, assimilata ad unadiocesied equiparata ad un
ufficio delloStato; ha giurisdizione su tutti i militari delleforze armate italia-
ne(Esercito,Marina militare,Aeronautica,Carabinieri, insieme allaGuardia
di Finanza, in quanto corpo di polizia ad ordinamento militare), sui loro
familiari conviventi e sul personale civile in servizio presso le forze armate.
attualmente retto dallarcivescovoSanto Marcian.

I costi: LEspresso valuta in 17.000.000 lanno il costo per lo Stato. A dir


vero ci sembra poco, se si contano le pensioni dopo carriere che definire
folgoranti non certo unesagerazione. Si pensi che tutti i cappellani
militari vanno in pensione col grado di generale. Ora, a parte il
fatto che non si capisce perch il cappellano militare debba avere un grado
se il suo ministero solo religioso, non si capisce neanche perch il grado
debba essere cos alto. Pensiamo allo stipendio e pensiamo alla pensione,
che costituiscono per lo Stato oneri importanti.
I cappellani militari sono circa 175 in tutta Italia, sparsi nelle caserme, negli
aeroporti militari, sulle navi, ecc.
Oltre ai cappellani militari, esiste in Italia unantica abitudine: il cappellano.
Non esiste ente statale che non ne abbia almeno uno. Cito solo la RAI. Cosa
centra un cappellano in RAI? Misteri della fede. Non esiste cerimonia in
cui non appaia un porporato, non esiste incontro in cui non ci sia un prete.
Non se ne pu pi.
LASSISTENZA SPIRITUALE
Altro cespite di potere e di guadagno per la Chiesa cattolica, la presenza in

87
tutti gli ospedali di personale consacrato per lassistenza spirituale ai de-
genti. Questo si accompagna alla presenza nauseante di cappelle, capitelli,
immagini sacre, candele accese, santi e crocifissi appesi dappertutto. Anche
se mi ripeto, lo faccio per una buona causa: il tutto solo ed esclusivamente
di matrice cattolica. Non capisco perch le altre religioni non protestino con
forza il loro diritto a partecipare. Forse sar perch sanno gi che sarebbe
fatica sprecata, in quanto questo tipo di apostolato profumatamente pagato,
e lo Stato italiano, lo sappiamo, non pagherebbe mai personale consacrato
appartenente ad altre religioni, anche se queste religioni hanno stipulato
fior di patti e concordati.
Fornisco una prova di ci che sto dicendo: lUAAR, dopo vari tentativi,
riuscita ad entrare nel programma di assistenza spirituale, in quanto ha di-
mostrato la presenza di circa 10.000.000 di persone non credenti in Italia.
Dopo varie difficolt, lo Stato non ha potuto esimersi da un atto di giustizia,
e lUAAR ha potuto organizzarsi in modo da partecipare al programma,
ovviamente limitata dalla carenza di personale proprio adatto alla bisogna.
Piccolo particolare: lUAAR fornisce personale seriamente addestrato esclu-
sivamente volontario, che cio non percepisce nessun compenso, a differenza
del personale cattolico che (dati di qualche anno fa) percepisce uno stipendio
di circa 1.500 euro netti al mese, con diritto di vitto e alloggio negli ospedali.
Siccome di sacerdoti ne vedo pochi in corsia, indagher su quelle che sono
abitudini inveterate in seno alla chiesa cattolica, cio il subappalto delle
prebende. Mi spiego: dal vescovo che in tempi antichi aveva la nomina in
diocesi lontane e scomode, che offriva a chi era meno ricco la possibilit di
sostituirlo previo compenso che a volte non raggiungeva la met della pre-
benda (si chiamava e si chiama tuttora cresta), ai parroci che operavano lo
stesso scambio per quanto riguardava le parrocchie. Mi capitato di vedere
qualche frate in corsia, cos ho fatto due pi due. Si sa per certo che i frati
sono pi poveri dei secolari, specialmente quelli appartenenti agli ordini
poveri per antonomasia. Che poi non sono neanchessi poveri sul serio

ICI/IMU-LA CILIEGINA SULLA TORTA


Le propriet fondiarie e di edilizia civile e religiosa della chiesa cattolica in
Italia vengono stimate in una percentuale che raggiunge il 25% di tutto il
patrimonio immobiliare del territorio italiano. difficile dire se siamo vicini
o lontani da questo dato, anche perch si pu asserire con sicurezza che
neanche loro conoscono alla perfezione lo stato dei loro possedimenti. La
difficolt sta nel fatto che per possedimenti della Chiesa cattolica sintendono
propriet dirette del Vaticano inteso come Stato, della chiesa cattolica vera
e propria, degli ordini, che possono essere, per fare un esempio degli ordini
ricchi (rectius ricchissimi), i Cavalieri di Malta e lOpus Dei, i Gesuiti, per
continuare con ordini molto, molto ricchi, per finire con gli ordini minimi
che magari possiedono solo la casa dove vivono. Aggiungerei i possedimenti
delle realt laicali (Comunione e Liberazione, Focolarini, Comunit di S.
Egidio, per fare solo qualche esempio tra quelle ricchissime). Poi ci sono le
ricchissime diocesi (non se ne conoscono di povere) e infine le parrocchie,

88
le quali non avranno proprio le grandi ricchezze, ma tutte assieme fanno i
grandi numeri. Scuole (viste pi su), ospedali, case di riposo, case di cura,
arrivano a decine di migliaia di unit. Seminari e simili possono essere di
propriet delle diocesi, ma anche propriet diretta del Vaticano-Chiesa
Cattolica.
Che la legge italiana riservi particolari concessioni nel caso dellIMU (chia-
miamola cos, lICI il passato), pu essere anche giusto, un trattamento
riservato anche a realt italiane. Che la Chiesa non debba pagare per quanto
riguarda gli edifici religiosi o meno che godono dellextraterritorialit (es.
SantAntonio di Padova), passi, ma che non vogliano pagare su niente, que-
sto non accettabile. Se il lettore fa mente locale a quanto pu ammontare
lentrata totale dellIMU e divide per tre la cifra risultante, questo terzo
corrisponde a grandi linee al quarto che lo stato perde a causa di questo
rifiuto a compiere il proprio dovere da parte della Chiesa.
Se si pu ipotizzare, e da varie fonti viene anche confermato, una cifra totale
di 25 miliardi di entrate IMU e lo si divide per tre, il risultato d 8,6 miliar-
di. Moltiplichiamo 8,6 per quattro, e avremo il totale che lo stato dovrebbe
incassare se non ci fosse questo privilegio mai concesso, ma del quale la
chiesa si appropriata con la prepotenza: 34,4 miliardi.
Piccolo ragionamento: basandomi su studi e statistiche rintracciabili in In-
ternet, ipotizzo che lo Stato italiano versi in varie forme sei miliardi lanno
alla Chiesa cattolica. Mi riferivo a questo quando, allinizio dellarticolo, ho
parlato di spese documentabili. Sicuramente questa cifra comprende anche
una parte degli 8,6 miliardi di cui sopra, ma credo che quando ci occuperemo
di spese non documentate o documentate per ipotesi, dovremo aggiungere
qualcosa proprio in riferimento allIMU mancata. Invito i lettori a cliccare
su questo link, per avere ragguagli sulla cifra totale riservata dallo Stato alla
Chiesa cattolica:

http://www.icostidellachiesa.it/

Personalmente mi impegno per un prossimo articolo, dove proporr quelle


situazioni che non sono versamenti diretti, ma che pesano sullo stato italiano,
soprattutto sui cittadini italiani. Situazioni che portano verso laltra sponda
del Tevere capitali alcune volte chiari e documentabili, altre volte nebbiosi
e fumosi, ma sempre noti a chi voglia interessarsi del problema: intendo
che nessuno li pu negare. Cercheremo di fare anche qualche esempio di-
mostrativo, a conferma di quanto verr scritto.
Il giudizio che si pu dare di questa situazione di estrema disapprovazione
verso lo Stato, che si fa condizionare e prendere in giro, permettendo uno
stato di cose che ci impoverisce sia del denaro che potrebbe essere speso
per bisogni veri (denaro dello stato italiano per i cittadini italiani), sia nella
nostra dignit di liberi cittadini. Stante la legislazione attuale, o si tratta di
leggi fraudolente o si tratta di furto conclamato.
Ovviamente intendo parlare di Chiesa cristiana una santa cattolica apostolica

89
romana, a va sans dire. Per si deve accennare al fatto che altre religioni
hanno stipulato i loro bravi trattati con la Repubblica Italiana: di essi, 8 sono
confessioni cristiane, 3 sono religioni diverse. Esistono altre intese firmate
in attesa di ratifica o perfezionamento legislativo da parte di altre realt.
Non credo di dover spiegare che non ho accesso alle cifre con le virgole,
quindi si potrebbe dire che i miei conti fanno acqua, ma assicuro il lettore
che quei circa che ho disseminato nel testo stanno a significare variazioni
minimissime. Gli ordini di grandezza sono rispettati.
Consip, Renzi, Travaglio e il tritacarne mediatico

90 Il caso Ilaria Capua


SIMONE DATO

Le recenti rivelazioni riguardo al caso CONSIP, sebbene il tutto,


compresa la presunta falsificazione delle prove da parte del sottufficiale
dei carabinieri Gianpaolo Scafarto, vada sempre preso con pinze e dovuta
cautela, inducono alcune riflessioni pi generali, relative ai meccanismi
attraverso i quali, in un Paese come lItalia, si crea il consenso e si radi-
calizzano le correnti di pensiero.
Lo scandalo CONSIP, le indagini sullimprenditore Romeo, e soprat-
tutto il presunto coinvolgimento del sottosegretario Lotti e di Tiziano
Renzi, padre dellex premier, hanno negli ultimi mesi solleticato la verve
del giornalismo dassalto, di cui il primo e pi agguerrito esemplare
naturalmente Marco Travaglio. Il cui giornale, Il Fatto Quotidiano,
non ha mancato di cavalcare il filone dindagine, ma non stato solo:
nemmeno Repubblica, lEspresso, o Il Giornale, seppur con toni diversi,
hanno infatti mancato di accodarsi al portabandiera, e quasi sempre senza
mettere in dubbio le carte nelle mani della Procura di Napoli.
Faceva notare Luca Sofri su Il Post che vizio antico del giornalismo
dinchiesta nostrano quello di basarsi quasi esclusivamente su prove
inquirenti, mancando quasi totalmente la parte di indagine prettamente
giornalistica, che dovrebbe caratterizzare il giornalismo dinchiesta pi
puro; parte che invece altrove molto pi forte e preponderante. Da noi

Ilaria Capua (Roma, 21


aprile 1966) una virologa
italiana,
Dal 2013 al 2016 Ilaria
Capua stata deputata
per Scelta Civica. Nel
2006 rese pubblica la
sequenza genetica del virus
dell'aviaria, dando il via
allo sviluppo della cosid-
detta scienza open-source,
per il libero accesso ai dati
sulle sequenze genetiche dei
virus influenzali. Per questo
la rivista Seed l'ha eletta
"mente rivoluzionaria" ed
entrata fra i 50 scienziati
top di Scientific American
, invece, ci si basa tantissimo sulle intercettazioni, sulle indiscrezioni, sulle
soffiate; e sulle prove spiattellate, che sono tali fino a successiva smentita.

Lo stato dellInformazione giornalistica in Italia 91


Di questo per non c troppo da stupirsi, se pensiamo allo stato in cui versa
linformazione italiana: il bacino dutenza di quotidiani e periodici cartacei,
negli ultimi decenni diminuito considerevolmente; e chi legge i giornali
ormai unlite, ancora pi ristretta se ragioniamo su quanta parte di
chi il quotidiano anche lo acquista sia poi in grado di approfondire o anche
solo di completare la lettura del singolo articolo.
Le modalit di acquisizione delle informazioni, in generale, sono estre-
mamente superficiali, spesso basate su titoli e strilli sul web e sui social in
particolare; la gente tende, rispetto al passato, a incamerare nozioni su molti
pi argomenti, ma tendenzialmente senza approfondirne nessuno.
In tale situazione gli stessi giornali, pur rappresentando il medium pi
tradizionale e ancora radicato, si sono adeguati, da un lato puntando al titolo
di stampo scandalistico, ben sapendo che la maggior parte dei fruitori li
legge sui social, o si limita comunque a titoli e occhielli per gran parte dei
pezzi, dallaltro limitando gli articoli di approfondimento a spazi sempre
pi esigui, e facendone praticamente un intrattenimento da intenditori, per
ristrette cerchie di presunti intellettuali.
E torniamo alla considerazione precedente: non c proprio da stupirsi di
come Travaglio (e cito Travaglio in questo caso perch ha trasformato la
sua battaglia anti-renziana nella ragione stessa della sua auto-proclamata
autorevolezza, ma in diversi contesti potremmo riferirci anche ad altri) ab-
bia trattato il caso CONSIP (e tanti altri in passato), n del fatto che in casi
analoghi il nostro parco giornalisti segua sempre gli stessi percorsi: lindi-
screzione, la presunzione di colpevolezza, la soffiata che arriva da questa o
quella procura, la pubblicazione anche decontestualizzata di intercettazioni,
il processo mediatico e la successiva rapida sentenza (di colpevolezza, per
lo pi) prima di passare oltre.

Ilaria Capua, eminente scienziata, va nel tritacarne

Recentemente ho avuto modo di ascoltare in radio unintervista a Ilaria


Capua, nota virologa, insignita di numerosi riconoscimenti internazionali
per le sue ricerche sullaviaria, che eletta in Parlamento nel 2013 con
Lista Civica, finita, nellaprile 2014, nel cosiddetto tritacarne mediatico per
intercettazioni telefoniche pubblicate da LEspresso, che diedero origine
a unindagine e successivo processo, e che la costrinsero a rassegnare le
dimissioni da deputato.
E pur essendo stata in seguito prosciolta da quellaccusa, perch il fatto
non sussisteva, la Capua venne trattata da appestata, dentro e fuori lagone
politico, senza che nessuno, tanto meno chi, tra i suoi colleghi, ne accett le
dimissioni con scrutinio segreto, si preoccupasse di approfondire i fatti, e
92 Tiziano Renzi
e Marco
Travaglio:
i duellanti

senza che nulla di tutto ci che aveva portato la Capua a essere riconosciu-
ta mente rivoluzionaria da una nota rivista scientifica, avesse il bench
minimo peso.
Ma al di l della vicenda specifica, ci sarebbe da chiedersi che cosa rimasto,
nel cittadino medio - quello che avr letto il titolo di un qualsiasi giornale, o
il post di un qualsiasi contatto su Facebook - rispetto allo svolgersi dei fatti?
Probabilmente la stragrande maggioranza di quelli che allepoca vennero
almeno sfiorati dalla notizia, tuttora convinta che Ilaria Capua fosse una
profittatrice, una mascalzona che utilizzava i contatti con le case farmaceu-
tiche per arricchirsi.
Cos come, tornando allinizio, la maggior parte della popolazione minima-
mente acculturata, e sicuramente molto ideologizzata, rester comunque
persuasa del coinvolgimento di Tiziano Renzi nella vicenda del CONSIP.
Ma lo sar a tal punto che, anche ove fosse messa davanti a fatti dimostranti
il contrario, troverebbe una propria personale spiegazione, un proprio
personale accomodamento di questultimi alla tesi iniziale, attraverso con-
siderazioni di tipo complottista. Come se ne esce, dunque?
La gente si informa sempre meno, e in maniera estremamente superficiale:
il tempo allapprofondimento tempo perso, si preferisce saperne, o credere
di saperne, di tutto un po, piuttosto che focalizzarsi su taluni argomenti.
I giornali, da parte loro, nelle varie declinazioni, si appiattiscono e non
fanno nulla per invertire la tendenza, soffocati tra la necessit di
rincorrere altri mezzi dinformazione pi rapidi e penetranti, e perenni
sofferenze finanziarie.
Chi tuttavia riconosce lattuale deriva, e desidera combatterla, deve attivarsi
per ripristinare e cominciare a far crescere nuovamente la cultura dellin-
formazione, da un lato non incorrendo negli stessi errori, anche quando
se ne sarebbe solleticati per vicinanza ideologica, dallaltro sforzandosi
di creare piccole zone di terreno fertile, attraverso il confronto giorno per
giorno con chi si ha vicino, eludendo e combattendo le semplificazioni, le
banalizzazioni. E poi, soprattutto, aborrendo senza se e senza ma i processi
mediatici, sia che largomento ci tocchi, sia che ci sia relativamente distante.
LUOGHI STORICI DI UNA CITT
CHE NON C PI 93
Scusi, sa dov la storica
Libreria Do Rode?
I l dialogo reale. Il viaggiatore, un uomo di Pesaro, di una
sessantina danni, mi ferma davanti alla targa in marmo posta in contr
Do Rode, in centro a Vicenza, proprio accanto lentrata di quella che era
la storica Libreria di Virgilio Scapin. Il viaggiatore conosce Scapin, ha
letto i suoi libri.
La targa, sinceramente,
bella (a parte lerroneo ita-
liano Due Ruote). Rappre-
senta il vecchio caro Virgilio
benissimo. Lautore Nereo
Quagliato, indimenticabile
scultore vicentino, morto
suicida, a Longare, nel 2012.
La targa stata concepita
e commissionata dallAm-
ministrazione Comunale
di Vicenza. Dice: Qui nella
Libreria Due Ruote dal 1962
al 2002 fece casa e bottega
darte, incontro di amici e
di scrittori, Virgilio Scapin
autore di rara e radicata
vicentinit 1932-2006.
In quella libreria, nel maggio
1963, a inaugurarla vennero
due grandi amici di Virgilio
Scapin, Goffredo Parise e
Guido Piovene, per presen-
tare un romanzo appena
uscito di questultimo, Le Furie.
- Bella la targa, mi fa il signore di Pesaro, ma la libreria dov?
La libreria non c pi. Al suo posto c Casa della Calza.
E gli indico lentrata del negozio, proprio accanto alla targa, con le vetrine,
le calze esposte, un po di pubblicit.
- La libreria non
c pi, gli dico.

94
- Ma l c scritto
qui nella Libreria
Due Ruote...
- Bisognerebbe
cambiare, lei
dice, giusto? Per
esempio: in quel-
la che fu la Libre-
ria Do Rode, fece
casa e bottega ec-
cetera...Giusto?
- S, mi dice il si-
gnore di Pesaro,
cos disorien-
tante...Ma am-
metto anche che mettere una targa su una bottega che non c pi e che anzi
ha trasformato il suo oggetto - dai libri alle calze - anche in modo piuttosto
drastico, non il massimo. Disorienta pi o meno allo stesso modo.
- Ha ragione. Dobbiamo allora trasferire le nostre perplessit altrove. Verso il
Comune. Perch il Comune, vista limportanza del luogo al punto da metterci
una targa, non ha pensato di prenderlo in affitto, il locale, mantenendone
la vocazione culturale?
- Ma i Comuni, si sa, non hanno soldi, oggi. O li hanno solo per certe gran-
casse.
- Ha proprio ragione - gli dico.
Ma ci consoliamo con un pensiero non poi peregrino. Conoscendo Virgilio
- lui per averlo letto, io per averlo letto e frequentato - conveniamo con un
sorriso che Virgilio, dal cielo dei poeti, a veder al posto della sua libreria
una casa della calza non pu non averci riso su. La sua radicata vicentinit,
anzi, lo avr fatto ridere a crepapelle.
VICENZA...IN ARMI 95
UN MERCATO BELLICISTA
NELLA NUOVA FIERA
Il mercato delle armi condiziona pesantemente
la possibilit di una convivenza pacifica nel mondo.
Negli spazi della Fiera a Vicenza si ripetuta questanno
unesposizione di armi aperta anche ai minori,
unica nel suo genere. Il Comune di Vicenza ha perso gran
parte della possibilit di controllo sui programmi fieristici
dopo lincorporazione della Fiera in quella riminese e la sua
richiesta di negare la visita ai minori non stata tenuta
in alcun conto dai nuovi organizzatori

DANIELE BERNARDINI

C hi ama la pace e vuol promuovere una mentalit pacifica sa benis-


simo che uno degli ostacoli pi grandi da affrontare rappresentato dagli
interessi economici che ruotano attorno alle guerre. In particolare pro-
duzione e commercializzazione di armi sono legate a doppia mandata con
le guerre. I profitti di questo settore sempre fiorente sono immensi. Una
societ costruita attorno al profitto, come quella del capitalismo portato
allestrema declinazione del mondo globalizzato, rende quasi impossibile
contrastare questo tipo di produzione e commercio, perch appunto in
linea con le premesse ideologiche che la sostengono. Nessun Paese ha la
spudoratezza di dichiarare ufficialmente di amare e perseguire la guerra:
ci mancherebbe altro, tutti amano la pace, ma molti di quegli stessi Paesi
(la grande maggioranza?) sono concretamente coinvolti nella produzione,
esportazione ed importazione di armamenti funzionali al mantenimento
dello stato di guerra in qualche parte del mondo: lipocrisia quindi regna
sovrana in questo campo pi che in altri.


Esposizione di

96 pistole allHIT
Show di Vicenza
(Italian Exhibition
Group)

Il mercato mondiale
delle armi
non va in crisi
Il mercato mondiale degli
armamenti, dopo un periodo
in cui sembrava aver subito
un rallentamento, dal 2003
tornato a crescere, alla faccia
dellincipiente crisi economi-
ca. A fine 2006 la produzione
mondiale di armi cresciuta del 50% rispetto al 2002. USA ed Europa oc-
cupano la fetta pi grossa di questo mercato. Nel 2006 gli USA coprivano il
63% del mercato mondiale, con 41 industrie e oltre 200 miliardi di dollari
di fatturato: le prime due aziende produttrici a livello mondiale erano le
americane Boeing e Lockeed (rispettivamente per 30 e 28 miliardi di
dollari), seguite al terzo posto dalla britannica BAE Systems con 24 mld.
Nel 2007 lItalia (che ripudia la guerra per Costituzione - v. articolo 11) era
al settimo posto nel mondo come produttrice di armi.
Tale posizione era (ed ) ottenuta attraverso industrie partecipate dallo Sta-
to: Finmeccanica, ad esempio, partecipata dal Ministero dellEconomia
per il 32,45%, con un giro di 9 miliardi di dollari di vendite. Questo colosso
industriale al quinto posto mondiale e al primo in Europa per profitti legati
al settore militare (1,3 mld di dollari).
La partecipazione statale alla produzione di armi non notoriamente solo
un problema italiano. In Francia, per fare un esempio, il Thales Group (7
produttore a livello mondiale) vede la partecipazione del governo al 31%.

LItalia prima nel mondo per le armi leggere

I maggiori esportatori di armi nel modo (sommando i dati dal 2000 al 2007)
sono nellordine: USA al 32%, Russia al 26%, Francia al 9%, Germania
all8%, Inghilterra al 5%, Olanda al 3%, Svezia, Cina e Italia al 2% a testa
Nel 2015 lexport italiano nel mondo triplicato rispetto al 2014: da 2,9

97
a 8,2 miliardi di euro nel 2015 (come si evince dalla relazione della
Presidenza del Consiglio Ministri alle Camere del 18 aprile 2016).
Se consideriamo limitatamente la produzione di armi leggere, lItalia era
nel 2014 al primo posto nel mondo.
Pur non esistendo una definizione condivisa accettata internazionalmente,
potremmo definire leggere quelle armi utilizzabili e trasportabili da una
sola persona, grazie alle dimensioni ed i pesi contenuti. Il Segretario Gene-
rale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, le ha cos inquadrate: Disponibili
senza difficolt e facili da usare, le armi leggere e di piccolo calibro sono
stati i principali strumenti di violenza e, talvolta, le sole usate in quasi tutti
i recenti conflitti di cui si sono occupate le Nazioni Unite. Nelle mani delle
truppe irregolari che operano con scarso rispetto del diritto internazionale
ed umanitario, tali armi hanno portato ad un grave sacrificio di vite umane.
Il commercio di queste armi sta attraversando un momento doro.
Il tipo di guerre che oggi si combatte in molti terreni e contesti si giova pi
di armamenti facilmente trasportabili che di grandi strumentazioni: la ri-
chiesta quindi altissima e, in ossequio al dio-profitto, non importa se chi
la fa sia un bandito, uno sgozzatore, un dittatore Tra i massimi acquirenti
di armi di ogni tipo spiccano infatti gli Emirati Arabi, che non brillano per
democrazia e sono sospettati di fare da sponda per larrivo di armi a gruppi
terroristici (ISIS inclusa). Pecunia non olet.

Ad un certo momento i fucili sparano da s

Gli italiani, nonostante i dati riportati, continuano ad alimentare il mito degli


Italiani brava gente, contrabbandando lidea che sia possibile fare affari
con le armi, mantenendo comunque una mentalit pacifica, avversa alluso
della guerra e delle armi per risolvere le questioni tra Stati.
Primo Mazzolari (in Tu non uccidere, Ed. San Paolo, p. 88) scrive: Le
armi si fabbricano per spararle (ad un certo momento, diceva Napoleone,
i fucili sparano da s); larte della guerra si insegna per uccidere. Se vuoi la
pace prepara la pace; se vuoi la guerra prepara la guerra. , dunque, tutto
fatalmente logico.
Manipolare lopinione pubblica, strumentalizzando la paura e il bisogno
di sicurezza, un metodo abusato per mantenere e incrementare il potere
ed intaccare diritti civili altrimenti intoccabili, come la libert ed il rispetto
per le persone. Quando i pericoli vengono presentati come incombenti e
non diversamente affrontabili, quando i diversi da noi sono descritti come
nemici le decisioni forti passano. cos che nel nostro tessuto sociale si
insinua un certo tipo di violenza, tollerata perch considerata inevitabile e
utile. Diventano cos normali i muri, le barriere, i respingimenti, i rimpatri,
gli inumani centri di permanenza temporanea, larresto, luso della forza da
parte delle istituzioni e dei privati, delle armi. e con queste la loro pro-
Don Primo Mazzolari (Cremona, 13
gennaio 1890 Bozzolo, 12 aprile

98
1959) stato un presbitero, scritto-
re e partigiano italiano.
Fu una delle pi significative figure
del cattolicesimo italiano nella
prima met del Novecento. Il suo
pensiero anticip alcune delle
istanze dottrinarie e pastorali del
Concilio Vaticano II

duzione e commercializzazione.

Le armi e il diritto
di difesa personale
In questa breccia della moralit
pubblica si infilano gli interessi
di chi produce armi, anche perch
si torna a parlare del diritto alla
difesa armata personale, argomento tab in Italia da almeno 70 anni. Col
favore di una certa parte politica, pronta a sfruttare in questo senso ogni
occasione di cronaca (come il fatto del benzinaio armato di fucile nostro
conterraneo) questa mentalit sta guadagnando proseliti.
Gli Stati Uniti in questo campo sono molto pi avanti di noi, anche se avanti
non parrebbe la parola pi adatta. Trump, tra le sue prime dichiarazioni,
ha promesso di liberalizzare il possesso di armi da parte della popolazione
civile ancor pi di quanto gi non lo sia negli USA, ventilando anche la can-
cellazione delle zone dove finora era vietato portare armi (Gun Free Zone).
Ad ascoltare le sue parole, negli USA si potr legittimamente entrare armati
nelle scuole, nei tribunali, negli ospedali
Qualche decisione in tale direzione gi stata presa, visto che, nel recente
febbraio, il parlamento USA ha abolito la norma, che Obama aveva timida-
mente fatto approvare, che contrastava lacquisto di armi da parte di soggetti
con problemi psichiatrici.
Che mentalit pu costruirsi un giovane che si stia formando in un clima
come questo?

Anche Vicenza fa la sua parte

LEnte Fiera di Vicenza, nel 2016, ha dato spazio ad una esposizione di


armi: si trattava delle prima edizione di HIT SHOW (Hunting, Individual
protection and target sports).
La stessa esposizione stata replicata nel febbraio 2017, organizzata questa
volta da Italian Exhibition Group. Il cambio di organizzatore si compren-
de ricordando che il Comune di Vicenza, a ottobre 2016, ha completato la
fusione dellEnte Fiera di Vicenza con la Fiera di Rimini (v, Q.V. n4-2016,

99
pagg 13-26). Italian Exhibition group S.p.A. il nome del nuovo gruppo
nato dalla fusione: in esso Rimini contava per l81%, Vicenza solo per il 19%
(per la precisione 6% al Comune, 6% alla Provincia e 6% alla Camera del
Commercio di Vicenza). La percentuale complessiva di propriet vicentina,
poi, di recente ulteriormente calata (12%) dopo lacquisizione, da parte
di IEG, della Fiera di Arezzo. Questo per dire che le possibilit di controllo
da parte delle istituzioni vicentine sugli spazi espositivi nel territorio berico
sono decisamente crollate.
Questa manifestazione fieristica ha esposto armi per la caccia, lo sport (e fin
qui la cosa potrebbe essere accettabile) e la difesa personale (escluse solo
le armi da guerra). La cosa, come era prevedibile, ha suscitato fin dalledizione
2016 perplessit e decisa avversit in quella parte della societ civile che vede
in questo tipo di esposizioni un pericolo, soprattutto dal punto di vista etico,
educativo. stato pubblicizzato un documento di dissenso alla manifestazione
con le firme di 28 associazioni, tra le quali Rete Italiana per il disarmo, Osserva-
torio permanente sulle armi leggere, ACLI, Azione Cattolica, Beati i costruttori
di pace, CGIL, CISL, Commissione diocesana per la pastorale sociale, Donne in
rete, Loma Santa, Pax Christi Molte critiche erano comprensibilmente motivate
anche dal fatto che lesposizione era aperta anche ai minorenni, bastava
che fossero accompagnati. Da questultimo punto di vista la manifestazione si
presentava come unica nel suo genere in Europa.
Anche la Chiesa vicentina nel 2016 ha fatto sentire il suo dissenso, divulgando
un documento nel quale si leggeva: una mostra di questo tipo, promuo-
vendo una serie di sport e giochi di guerra, di fatto finisce per ingenerare
confusione,rischiando di legittimare una cultura della violenza;
quello che ci preoccupa che la mostrasar aperta anche ai minori,
seppure accompagnati; sembra prevalere una logica di mercato che
giustifica il business senza alcuna preoccupazione etica. I minori
di oggi sono potenziali acquirenti di domani: questo insegnano le regole
delle pubblicit. Come cittadini, genitori, educatori ci chiediamo: questo
che vogliamo proporre alle future generazioni? vogliamo davvero formare i
nostri ragazzi proponendo loro unidentit che vedeil possesso di unar-
ma come forma di sicurezza e di difesa?

La beffa al Comune e alla Citt

Il Comune di Vicenza, coinvolto nella contestazione in quanto allora (2016)


ancora azionista di maggioranza di Fiera di Vicenza (assieme a Provincia
e Camera di Commercio), si fatto promotore di un seminario di studi
tenutosi in Sala Stucchi, dal titolo: Le armi comuni in Italia e nellUnione
Europea: dati, analisi e prospettive (20 ottobre 2016).
Nel corso dellincontro si era deciso di fare pressione sugli organizzatori
di simili esposizioni affinch, almeno a partire dalla prevista successiva
Il logo del nuovo proprie-
tario del gruppo fieristico

100
che ha incorporato la
Fiera di Vicenza. Il 19%
accreditato alla triade
vicentina (Comune,
Provincia, Camera di
Commercio) al momento
della sua costituzione
diventato poco pi del
12% dopo lacquisizione
di Arezzo. Il Comune di
Vicenza titolare di un
terzo di questo 12%

edizione del 2017, vietassero in assoluto lingresso ai minori di 14 anni e lo


consentissero solo ai pi grandicelli se accompagnati. Questanno, in effetti,
queste indicazioni comparivano nella documentazione richiesta per preno-
tare liscrizione alla manifestazione. Questo per solo fino a qualche giorno
precedente la data di inizio, perch poi si verificato un cambio di rotta, che
suona come una beffa o un insulto verso la pubblica amministrazione vicen-
tina. Infatti, Italian Exhibition Group ha apportato delle modifiche in
corso dopera riammettendo i minori accompagnati di qualsiasi et. Sabato
4 febbraio nella pagina facebook di HIT Show si poteva infatti leggere che
il divieto di accesso ai minori di 14 anni era da attribuirsi ad un equivoco
dovuto ad uno spiacevole refuso.
Evidentemente ci saranno state delle pressioni da parte di gruppi con ca-
pacit di influenza maggiore rispetto a Comune e Provincia di Vicenza, che
ormai (siamo nel 2017) contano ben poco nelle decisioni del nuovo gruppo
gestore delle manifestazioni fieristiche, anche quelle in programma a Vi-
cenza. Parimenti ignorate le richieste di consistenti gruppi di cittadini, delle
loro associazioni e della Chiesa diocesana.
Sar stata la lobby dei cacciatori oppure quella di chi ripone interessi nella
liberalizzazione del mercato delle armi da difesa personale, sullonda magari
dellimitazione americana (sport nel quale primeggiamo sempre in Italia e
a Vicenza in particolare). Il clima in cui questo dietro-front della societ
organizzatrice maturato, si evince dalla lettura di alcuni commenti presenti
sempre nel sito facebook di HIT Show:
Questione divieto ingresso ai minori di 14 anni (poi in seguito ritirato!)
Saper ascoltare le varie parti dimostra intelligenza e attenzione alla pro-
pria clientela;
stupido e ridicolo che un Ente Fiera (commerciale) per chiss quali pro-
messe o minacce decida di assecondare farneticazioni di pochi antiarmi/
verdi/anarchici;
Mi piaciuto questo capire al volo lo sbaglio e rimediare in fretta!! 5
stelle come premio perch ascoltare le esigenze della clientela viene al
primo posto;
Assurdo il divietoa cosa servirebbe? per prevenire cosa? vi state tirando
la zappa sui piedi da soli!.
Che dire? Anche niente (parafrasando il commento di Vitaliano Trevisan

101
in calce al discorso di Hullweck per linaugurazione del teatro di Vicenza).

La balbuzie civica della citt si intensifica

Un clima generale che privilegi il bene comune nei confronti degli interessi
privati, che valorizzi la presa di posizione coraggiosa rispetto allindifferen-
za, in un contesto urbano, fondamentale per formare dei cittadini attenti,
solidali e attivi. A Vicenza, evidentemente, a complicare la gi balbettante
immagine che la citt offre ai suoi giovani in formazione, non bastavano le
due basi militari americane, gli sgorbi urbanistici ci mancava anche questo
tipo di manifestazioni. Vicenza ha bisogno di aria nuova e tutti i vicentini che
vogliono crescere i loro figli in un ambiente sereno, pacifico, solidale e co-
struttivo devono far sentire la loro voce in tutti i modi ed i contesti possibili.

PS - Finch scrivo, si viene a sapere che Trump vuol rivedere gli accordi
anti-atomici firmati nel recente passato e fomenta la sua opinione pubblica
verso il ritorno ad una America leader nucleare del mondo. Mala tempora
currunt !

Bibliografia
Per saperne di pi:
- Istituto di ricerche Internazionali ARCHIVIO PER IL DISARMO: Il commercio
internazionale di armi.
www.archiviodisarmo.it
- Primo Mazzolari: Tu non uccidere, Ed San Paolo 1991
102 GRANDI INUTILI OPERE
CRESCONO: PERCH
UN NUOVO OSPEDALE
A MONTECCHIO MAGGIORE?
Razionalizzazione dellesistente e risparmio dovrebbero
giustificare una nuova opera pubblica. Sempre.
Sono, questi, obiettivi raggiungibili dal progettato nuovo
ospedale di Montecchio Maggiore? Con i dati oggi disponibili,
le perplessit non mancano

CARMELO RIGOBELLO

I l giorno 28 gennaio 2016 stata posata tra i muri del


vecchio ospedale di Montecchio Maggiore la prima pietra per uno
nuovo, da costruire nella stessa area, metro pi metro meno: un ge-
sto simbolico che importante registrare come punto di partenza di
questo articolo al fine di conoscere e capire cosa questa prima pietra
simboleggia in termini di contenuti, di tempi e di risorse.
Daltra parte la presenza di tante autorit a questa posa, in primis il
governatore del Veneto Luca Zaia, sta a significare che non si tratta
di una piccola cosa ma di una grande opera: e cos si voluto
approfondire cosa contiene questo progetto, anche perch mala
tempora currunt per le finanze pubbliche, e inoltre larea vicentina
non di per s carente in quanto a numero di ospedali. Un esempio?
Nel trevigiano, dove risiedono circa 870 mila abitanti, gli ospedali con
pronto soccorso sono 6, nel vicentino sono 7 con 845 mila abitanti.

277 posti letto, otto piani, 33 mila metri quadrati

Quale nuovo ospedale viene previsto, dunque, a Montecchio Mag-


giore? Un ospedale per acuti con complessivi 277 posti letto (210
ordinari, 47 per attivit diurna e 20 di terapia intensiva), con gruppo
operatorio, gruppo parto e area dializzati su una superficie di circa
33.000 metri quadrati, con un impianto costruttivo su otto piani,
di cui due interrati. 103
Ecco il trucco: Arzignano praticamente scompare,
l solo ambulatori

Il nuovo ospedale deve assorbire in toto quello esistente ad Arzi-


gnano dove prevista per il futuro solo attivit ambulatoriale.
Dunque, si tratta di rovesciare lattuale situazione, che frutto di
una programmazione a livello regionale che risale agli anni 90: oggi,
infatti, lattivit ospedaliera concentrata in Arzignano, mentre a
Montecchio Maggiore la degenza ospedaliera riguarda due specialit,
loculistica e lortopedia, provvisoriamente mantenute in attesa di un
trasferimento definitivo ad Arzignano.

Fatti, antefatti e malizie

Lidea per un nuovo ospedale ha due concause iniziali: da un lato la


disponibilit comunicata dalla Regione di una somma da investire a
livello ospedaliero a favore della ex ULSS 5 pari a 28 milioni di euro;
dallaltra, una sorprendente (per la coincidenza) perizia tecnica che
dichiara lOspedale di Arzignano a rischio geologico. Dunque, se
non si vuole perdere questo regalo regionale (che in realt viene
da lontano, da una legge nazionale) e se vogliamo metterlo a frutto
nel centro dellovest vicentino (o per tutto lovest vicentino?) non
resta che pensare ad un nuovo ospedale: se non ci fosse alcun rischio,
sarebbe sicuramente pi sensato, per costi ed energie, completare
lospedale di Arzignano cos da concentrarvi anche loculistica e
lortopedia, magari ampliando il parcheggio (su unarea a tale scopo
gi prevista ma che, guarda caso, il Comune ha reso edificabile, no-
nostante lacclarato rischio geologico).
Si cominciano i passaggi formali (date, atti, cifre, tutti significativi
per chi vuole leggerli bene, vengono riportati in riquadri a parte) e
soprattutto si attiva la Conferenza dei Sindaci che d allunanimit
parere favorevole ad un nuovo ospedale di fronte alla pistola messa
sagacemente sulla tempia: o si perdono i soldi o si fa un ospedale
nuovo.
Tutto viene approvato, non su un progetto ma su una semplice idea
progettuale. E cos comincia, da un lato la caccia ad altri soldi, e
dallaltro si va a bandire un concorso per il progetto che viene vinto,
sulla base di una valutazione da parte di apposita Commissione, da
uno studio di Schio, associato ad altri studi/professionisti.

104 Nel frattempo si recuperano altri soldi e il progetto viene presentato


in Regione, dapprima per acquisire il parere della CTR (Commissione
Tecnica Regionale) e poi per il via da parte della Giunta Regionale.
Tutto procede regolarmente fino ad arrivare alla prima pietra e
quindi al primo appalto.

Il parere della Commissione Tecnica Regionale


I soldi stanziati solo per la scatola di cemento

Ma torniamo un po indietro, e in particolare al parere della CTR: c


un passaggio che apre una questione di enorme peso, finora mai resa
evidente. Al punto 6 della relazione-parere la Commissione cos recita:
Si rileva inoltre che il costo dellintervento di cui trattasi riferito
alla realizzazione della parte edilizia. Si evidenzia che lattivazione
della struttura e i costi di attrezzamento non sono ricompresi nella
stima segnalando alla Giunta Regionale quanto sopra per le pro-
grammazioni future.
Dunque, lo stanziamento di 50 milioni assicurato fino a quella data
serve solo a costruire una scatola i cui contenuti sono allo stato
attuale imponderabili per impegno finanziario e per tempistica: come
dire, si fa un nuovo ospedale condizionando lattuale rete ospedaliera
e i servizi territoriali della (ex) ULSS 5 senza sapere - o far sapere -
quanto coster lospedale funzionante (in base a parametri conosciuto
sembrerebbe almeno altrettanto), senza conoscere chi finanzier
la messa in funzione dellospedale stesso, e senza sapere, soprattutto,
quando ci sar possibile.

Sta partendo una nuova grande incompiuta?


Avete presente Santorso?

Alto rischio, dunque, di realizzare una incompiuta, chiss per quanti


anni, se non si trovano da subito i soldi. Se andiamo a vedere costi
di recenti ospedali di casa nostra (Santorso o Monselice-Este)
e la media di costo per posto letto, la caccia ai soldi ancora caccia
grossa, a meno che anche qui non si adotti la formula del project
financing che, visti i costi che si stanno di anno in anno pagando nei
citati ospedali (Santorso in primo luogo) vanificherebbe lobiettivo
peculiare dei cosiddetti ospedali unici, che quello di abbattere i costi
di gestione (anche con Valdagno, allora?).
Prima di chiudere questo primo tempo con le doverose domande che
ATTI DI PROCEDURA REALIZZAZIONE DELLA NUOVA STRUT-

105
TURA OSPEDALIERA ARZIGNANO E MONTECCHIO MAGGIORE

1.3.2013 Sottoscrizione Accordo di programma tra Mi-


nistero della Salute e Regione del Veneto con inserimento tra
i 19 interventi previsti dellintervento di Realizzazione nuova
struttura ospedaliera Arzignano e Montecchio Maggiore

28.2.2014 Aggiudicazione concorso progettuale con invio


alla Regione del progetto preliminare risultato vincitore come
da deliberazione del Direttore Generale n. 102

19.3.2014 Parere favorevole da parte della CRITE (Commis-


sione Regionale per gli Investimenti in Tecnologia e Edilizia

23.4.2014 Parere favorevole, con osservazione, da parte della


CTR (Commissione Tecnica Regionale)

10.7.2014 Approvazione del progetto definitivo da parte


della Giunta Regionale con deliberazione n. 405

24.7.2014 Ulteriore parere, con osservazioni, della CTR per


la 1^fase funzionale

17.12.2014 Consegna del progetto esecutivo Disciplina:


opere edili

16.6.2015 Approvazione con deliberazione N.395 del Di-


rettore Generale del progetto esecutivo e indizione gara 1^ fase
funzionale

28.2.2016 Posa Prima Pietra

22.3.2016 Stipula contratto con Ditta Guerrato Spa di Rovigo


vincitrice gara 1^fase funzionale delle opere edili

9.5.2016 Consegna lavori per un importo di Euro


20.188.670,57 da eseguire in 1050 giorni continuativi

25.3.2019 Termine consegna lavori edili 1^ fase funzionale


106
FINANZIAMENTI:

1.3.2013 Euro 25.870.103,32


(24.576.598,15 Stato + 1.293.505,17 Ulss)

10.6.2014 Assegnati dalla Regione con DGR 915 Euro


4.000.000

25.7.2014 Finanziamento 1^ fase funzionale pari ad


Euro 31.076598,15 (con ulteriore intervento
Azienda ex Ulss 5 fino a Euro 2.500.000,00)

29.12.2014 Anticipo della Regione di Euro 9.000.000,00


in attesa del contributo statale
(ex art.20. legge 67/1988)

Disponibilit economica complessiva:


Euro 40.076.598,15
tra assegnazioni e anticipazioni

unattenta lettura degli avvenimenti impone, ricordiamo due fatti: il


primo dato da due interrogazioni che il Movimento 5 Stelle regionale
ha formulato alla Regione ma che non hanno avuto ancora alcun ri-
scontro; laltro che dal 1 gennaio 2017 non esiste pi lAzienda ULSS
5 confluita in quella di Vicenza e oggi insieme costituiscono lAzienda
ULSS 8 Berica. Va dunque ricordato che se tra Arzignano e Montec-
chio Maggiore la distanza di 5 km, tra Montecchio e Vicenza di 12.

Domande senza risposta (per ora)

Ecco le domande che vogliono fare da sintesi a questo articolo per con-
figurare un quadro completo dellargomento sul prossimo numero.

La prima: come mai un ospedale nuovo a Montecchio Maggiore?


La domanda legittima ma anche intrigante perch evidente che
questa nuova scelta determina come conseguenza che tutti gli inve-
stimenti effettuati in questi anni nellospedale di Arzignano (nuovo
gruppo operatorio, nuova rianimazione, ristrutturazione reparti e
servizi, elipiazzola con volo diurno/notturno) verranno letteral-
mente buttati via.
Parliamo di decine di milioni di euro.
La seconda: esiste un documento (progettuale, tecnico, politico)
dal quale risulta quanto coster il nuovo ospedale di Montecchio, 107
funzionante ed attrezzato? Siccome sui giornali locali si continua a
dire che con 50/55 milioni si fa il nuovo ospedale, la curiosit sa-
pere come con cos poco si fa un ospedale, visti i ben pi cari costi
di altri nuovi ospedali.
La terza: quand che avremo il nuovo ospedale a Montecchio Mag-
giore, cio quando saranno chiuse le degenze ad Arzignano? Oggi si
dice che il primo lotto si concluder nel 2019. E cosa comprender,
visto che il citato parere della CTR non prevede lotti funzionali, ma
soprattutto quando sar tutto ultimato, previa debita copertura fi-
nanziaria?
La quarta: lospedale di Valdagno confluir a Montecchio Maggiore?
Unire solo Arzignano e Montecchio Maggiore non comporterebbe
rilevanti risparmi di gestione.dunque?
E se i conti non tornano (sul quantum per rendere funzionale
lopera), se non arrivano nuovi finanziamenti, ne usciamo magari
con una tassa di scopo?
108 ACHILLE VARIATI
DUE CAPOLAVORI:
IN UN COLPO SOLO
SMANTELLATO LASILO
DEGRADATO IL CONVENTO
E cco lesempio di un de-
grado davvero senza ragione
e che definirei semplicemente
cinico. Si tratta del degrado
di una delle poche aree nobili
rimaste nella nostra decaduta
citt, il convento di San
Rocco, fino ad un paio danni
fa adibito, quanto meno, a
scuola pubblica per piccini e
a sede di alcune associazioni
senza fine di lucro, e allepo-
ca svuotato da uno spietato
sindaco Achille - direi quasi
personalmente, perch la pro-
priet era a met fra Comune
e Provincia di cui il nostro
tuttora presidente - per far
posto ad appartamenti di lusso
tramite la sempre compiacente
Fondazione Cariverona.
QV si era interessata subito allatto degradante, denunciando uniniziativa tra
laltro priva dei requisiti di elementare correttezza politico-amministrativa
(ci fu un pasticcio nellapprovazione da parte del consiglio comunale: il
preliminare infatti obbligava il compratore a tenere lasilo; poi arriv la
delibera liberatrice; un pasticcio).
Fu nel 2014 che avvenne la transazione finale del complesso definito Polo

Sopra: lingresso accattivante del parco - garage del convento


Agor

di San Rocco, costituito dallex SFRATTATO L'ASILO


convento del 400 delle carmeli- 21
VOGLIONO FARE DELL'EX
109
tane di Santa Teresa, e diventato,
dopo le guerre napoleoniche, CONVENTO DI S. ROCCO
sede dellOspedale degli Espo- UN CONDOMINIO DI LUSSO
sti, ospizio per infanzia abban- La vendita del complesso dell'ex convento di San Rocco
da parte di comune e provincia di Vicenza alla Fonda-
donata e illegittima. Il cespite, zione Cariverona stato un percorso lungo, pieno di
errori, buche, agguati. Variati e la sua giunta cambiano
oltre allo stabile e ai chiostri, destinazione d'uso e modificano il piano particolareg-
giato del centro storico per consentire alla Fondazione e
comprendeva un parco dove do- a sue societ partecipate (edili) di costruire presto ap-
partamenti e uffici di lusso. Consentono, senza alcun
vevano essere fatti sorgere ben dibattito in consiglio, la costruzione di 80 garages (mi-
nimo) utilizzando il parco a due passi dalle mura stori-
80 garages a raso (con la Sovrin- che. Sfrattano l'asilo con un avviso in bacheca. La sto-
ria, iniziata con un preliminare catenaccio gi nel 2011,
tendenza che aveva senzaltro sarebbe passata sotto silenzio se non ci fosse stata una
lettera al giornale della madre di un bimbo. Il proble-
da eccepire perch c il vincolo ma non solo l'asilo. l'illegittimit dell'alienazione di
un complesso storico del '400, situato in pieno centro
di non edificabilit a meno di storico: uno scippo alla collettivit vicentina
PINO DATO
50 metri dalle mura del 300 l Storia di una 'pubblica' umiliazione
incombenti). QV nel numero
4/2014 si occup dellaffaire
con dovizia di particolari per
Q
semplice. La potremmo
UESTA UNA STORIA EMBLEMATICA ma
intitolare cos: come un ente pubblico, creato
con il voto popolare, istituito per fare linteresse della collettivit salva-
denunciare limpropria e incom- guardando il proprio migliore patrimonio esistente, si comporta molto
peggio di come si comporterebbe un privato per soddisfare il proprio per-
prensibile vendita di Comune La prima pagina del servizio su San Rocco
sonale interesse. Per inefficienza? No, ne cosciente. Per corruzione?
Non risultano prove a carico. Per ignavia? una buona traccia. Per inte-
e Provincia alla Fondazione apparso nel n. 4/2014 di QV
ressi nascosti dal groviglio o dallassenza delle poco trasparenti procedure

Cariverona, secondo uno spirito


chiaramente speculativo.
Il problema sociale riguardava CHIAMATELO LASILO 39
invece la conseguente decisione DEL BUON VARIATI
di sfrattare lasilo, mandando i
bimbetti ospitati dal convento
in una sede periferica e triste,
addirittura simbolica, area ab-
bandonata di ex ospedale psi-
chiatrico di San Lazzaro. Area
non proprio raccomandabile.
Ora ci riferiscono che non ci sono
ricchi acquirenti per la nobile
area. Che scoperta e che conclu-
sione! Era ampiamente prevedi- La vendita - speculativa, per far cassa - di un bene pubblico
prezioso come il convento di S. Rocco, in pieno centro
bile da subito. Questo in teoria storico a Vicenza, passata attraverso due aste deserte e un
positivo. Ma in negativo c il accordo pre-confezionato con Fondazione Cariverona, feudo
di molti ex Dc vicentini. obiettivo: appartamenti di lusso e
degrado. Provocato dal sindaco ben 80 garages a raso. Vittima sacrificale: un asilo nido,
trasferito demble da un centro vivibile ad uno invivibile,
e dal presidente della provincia via Genova e dintorni, dove vivono soprattutto degrado,
commerci illeciti, depressione, piccola criminalit
del medesimo capoluogo. Uno e PINO DATO
doppio. Il risultato questo: non
C
La prima pagina del servizio sul nuovo asilo
c pi lasilo, non si fanno gli ap- apparso nel n. 2/2016 di QV
hiamatelo lasilo del buon Variati. Nel numero 4 del 2014 di Qua-

partamenti (almeno per ora), e il derni avevamo raccontato con dovizia di particolari il percorso seguito, con
lostinazione che gli usuale, dal sindaco di Vicenza, Achille Variati, per

convento con chiostri del 400


pi degradato di prima.
LA LETTERA
110
Freda, il libro della moglie
e le bombe vicentine
Egregio Direttore,
le scrivo in merito allarticolo, a firma di Giorgio Marenghi, intitolatoRi-
costruita la genesi (anche vicentina) degli attentati ai treni,pubblicato
sullultimo numero di Quaderni Vicentini (n. 5/2016) a cui il periodico
ha riservato molto spazio e pure rilevante richiamo in copertina.
Mi preme sottolineare che, oltre ad alcuni trascurabili refusi, ad esempio
Cartiera Pavini di Rossano Veneto in luogo di Favini (cfr. p. 36) od il
nome di battesimo del socio di Ventura, Massari indicato come Bruno
invece di Antonio (nato a Torremaggiore il 27/4/1929), contiene anche
errori piuttosto gravi dal punto di vista della ricostruzione dei fatti
come ad esempio quando si presenta come un assunto acclarato la
presenza a Padova, la sera del 18 aprile 1969, del leader di Avanguar-
dia Nazionale Stefano Delle Chiaie, alla riunione in cui sarebbe stata
pianificata lescalation di attentati che si sarebbero succeduti nei mesi
successivi (cfr. p. 43). Circostanza che non ha trovato alcun riscontro
in sede giudiziaria.
A pagina 40 si scrive anche che lesplosivo utilizzato per la serie degli
attentati compiuti tra l8 e il 9 agosto 1969 proverrebbe da alcune cave
dalle valle del Chiampo, ma anche in questo caso la circostanza in
palese contraddizione con quanto emerso dalle indagini effettuate a
suo tempo e di cui peraltro si d riscontro in altra parte dellarticolo.
Lesplosivo sottratto nelle cave del vicentino stato infatti identificato
come ammonal in scaglie mentre quello recuperato sui treni era tritolo.
I materiali hanno composizione chimica diversa per cui non si possono
formulare dubbi su quanto rilevato in sede di repertamento.
Afferma poi a pag. 42 Marenghi: C sicuramente la presenza di un
vicentino che appartiene al gruppo Freda (ma stato assolto al processo
di Catanzaro in un modo molto pittoresco ) quindi niente nome. Poco
pi avanti appare invece citato esplicitamente, senza tutta questa cau-
tela, un altro degli inquisiti al processo di Catanzaro, Antonio Massari,
di cui s gi detto in merito al nome di battesimo attribuito.
Anchegli fu colpito dallo stesso capo di imputazione e poi assolto, dalla
presunta partecipazione agli attentati ai treni dellestate del 69, nella
sentenza emessa dal tribunale calabrese nel 1979 cos come lindagato
residente nella provincia berica.
La circostanza non pare conforme alla linea editoriale di Quaderni
Vicentini, rivista che s contraddistinta nel fornire informazioni do-
cumentate senza ossequio per i potenti. Peraltro il fatto che il soggetto
fosse stato indagato non presuppone certo unaffermazione di colpevo-
lezza, viceversa lautoncensura costituisce una mortificazione del legittimo
desiderio di conoscenza del lettore.

111
Se volesse approfondire questi temi mi permetto di consigliare la lettura del
romanzoNon ci sono innocentiscritto da Anna K. Valerio e Silvia Valerio,
pubblicato dalle Edizioni Ar, casa editrice di cui fondatore Franco Freda.
Interessante perch rappresenta una ricostruzione degli eventi provenien-
te da persone molto vicine alleditore padovano, le autrici sono infatti la
moglie e la cognata, ed illumina su circostanze che gli accusati non hanno
avuto certo linteresse ad approfondire in sede giudiziaria.
Personalmente ritengo lopera apprezzabile dal punto di vista letterario
ma significativa soprattutto per i riferimenti presenti nel libro a molti
personaggi, sia pur citati con pseudonimi, di cui non difficile cogliere
lalter-ego reale. Scrivono infatti le autrici nel risvolto di copertina: la
storia vera di Freda, di Ventura e dei membri dei loro gruppi tra il 67 e il
69. Rilevanti, solo per fare un esempio, sono le circostanze e le persone
intervenute alla fantomatica riunione di Padova del 18 aprile 1969 o la
ricostruzione dellattentato allo studio del rettore dellUniversit di Pado-
va, Enrico Opocher avvenuto 3 giorni prima. Tenuto conto dei riferimenti
anche a personaggi e avvenimenti vicentini il libro meriterebbe forse una
recensione per la sua testata.
Confidando nella pubblicazione della presente, resto a disposizione per
chiarire anche di persona quanto sopra riportato.
Cordiali saluti
Roberto Fontana - Vicenza

Risponde Giorgio Marenghi, autore del servizio

Signor Roberto Fontana,


se parliamo di Ammonal parliamo di Ammonal. Era tritolo invece? Ne
prendo atto. Cosa c di strano? Vuol dire solo che dalla santabarbara di
Ordine Nuovo uscito un quantitativo di Vitezit o di gelignite o di tritolo. Io
di sicuro quel giorno non cero nello scegliere con maniacale cura la marca
giusta di esplosivo. Cera il nostro precisissimo lettore vicentino? Non credo
proprio. Quanto a Massari, era lamico di Ventura, socio nei meandri della
costruzione della Litopress, la baracca editoriale servita alla cellula Freda-
Ventura per accalappiare lex-partigiano marxista-leninista Alberto Sartori,
allora bisognoso di soldi.
Per quanto riguarda lappunto del sempre meticolosissimo lettore vicentino,
il fatto che io abbia trascurato il nome di un sodale di Franco Freda e che
abbia parlato invece di Massari spiegato per la vicinanza e coinvolgimento
relativo alla vita cittadina (e quindi anche della rivista Quaderni Vicentini)
dello sconosciuto (e assolto) amico di Freda.
Di Massari non ho scritto che fu un delinquente assassino ma che fu coinvol-
to (suo malgrado?) in tutti i maneggi editoriali o non di Giovanni Ventura.
Massari era di casa a Castelfranco Veneto e conosceva bene la sorella Ma-
riangela, e i relativi discorsi. Quando la sorella Mariangela disse a Quaranta
e Franzin (la coppietta di marxisti-leninisti di Padova che si intestardirono a
garantire lassoluta purezza di ideali di Ventura nonostante evidenze sempre
pi gravi in corso di istruttoria) che per Massari fu facile scendere dal treno

112
Roma-Venezia e mettere una bomba su un altro treno diretto a Milano non
ho riferito una sciocchezzuola.
Massari stato assolto? Buon per lui. Ma aggiungerei un piccolo particolare:
la frase stata raccontata perch cos appare nei verbali di interrogatorio.
Vogliamo cancellare i verbali dello Stato? Per il diritto alloblio? La frase
entrata nella storia parallela e giornalistica dei processi alla cellula