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Anno XIII, fascicoli 25-26, gennaio-dicembre 2009

SINCRONIE
Rivista semestrale di letterature, teatro e sistemi di pensiero

Anno XIII, fascicoli 25-26, gennaio-dicembre 2009

VECCHIARELLI EDITORE

SINCRONIE Rivista semestrale di letterature, teatro e sistemi di pensiero pubblicata con il contributo dellUniversit di Roma Tor Vergata Direttore: Andrea Gareffi Direttore responsabile: Silvio Cappelli Comitato scientifico: Michael Caesar (Birmingham), Giorgio Cerboni Baiardi (Urbino), Carmen F. Blanco Valds (Cordoba), Arnaldo Bruni (Firenze), Paolo Cherchi (Ferrara), Eugenio Coseriu (Tbingen), Jos Lambert (Leuven), Paul Larivaille (Parigi), Michel Lassithiotakis (Parigi), Marco Lucchesi (Rio de Janeiro), Nicholas Mann (Londra), Jean-Jacques Marchand (Losanna), Ulla Musarra-Schroeder (Nijmegen), Giuseppe Mazzotta (Yale), Nikolaos M. Panajotakis (Venezia), Walter Puchner (Atene), Francisco Rico (Barcellona), Andrs Snchez Robayna (Tenerife), Ulrich Schulz-Buschhaus (Graz), Gianni Venturi (Firenze), Alfred Vincent (Sidney), Diego Zancani (Oxford), Gerasimos G. Zoras (Atene). Redattori: Nello Avella, Edo Bellingeri, Patrizio Barbaro , Claudia Chierichini, Arnaldo Colasanti, Giuseppe Frangi, Loretta Frattale, Heather Gardner, Cristiana Lardo, Tommaso Livoli, Raffaele Manica, Roberto Mosena, Fabrizio Patriarca, Fabio Pierangeli, Maria Caterina Poznanski, Lucia Rodler, Roberta Rossini, Emiliano Sbaraglia, Varo Augusto Vecchiarelli. Segreteria di redazione: Cristina Ubaldini (responsabile), Marta Alessi, Stefano Arena, Andrea Di Lanzo, Francesca Giglio. Redazione: Laboratorio di Scrittura e Lettura della Facolt di Lettere e Filosofia Universit di Roma Tor Vergata, via Columbia, 1 - 00133 Roma E-mail: rivistasincronie@yahoo.it Amministrazione: Vecchiarelli Editore, Piazza dellOlmo, 27 - 00066 Manziana 06/99.67.42.20 (tel.) 06/99.67.45.91 (fax); e-mail: vecchiarellieditore@inwind.it www.vecchiarellieditore.com Registrata presso il Tribunale di Civitavecchia ISSN 1127-2619 Copyright 2011 Vecchiarelli Editore
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INDICE

DUE INEDITI TEATRALI DI PAOLO PUPPA a cura di Fabio Pierangeli La Medusa universitaria e il lato oscuro del drammaturgo-Perseo. Per Paola Puppa di Fabio Pierangeli LAteneo delle meduse Girolamo MARINETTI E LA GRECIA Marinetti ad Atene ed un dimenticato Manifesto per la giovent della Grecia di Elsa Menelaou Trabalza e Gerasimos Zoras Il poeta nazionale della Grecia Costis Palamas ammiratore di Marinetti di Gerasimos Zoras TESTIMONIANZE: PER MARCO LUCCHESI La fiamma attraverso la cenere, ovvero la sottile melanconia poetica di Marco Lucchesi di Nello (Aniello Angelo) Avella Discurso de posse di Marco Lucchesi STUDI Messer Pietro Aretino: il parere e lessere di Rocco Mario Morano Il Dialogo damore di Sperone Speroni: una nuova fonte de La Galatea di Miguel de Cervantes di Valerio Nardoni Notas sobre el concepto de gongorismo di Andrs Snchez Robayna p. 93 p. 57 p. 65 p. 11 p. 15 p. 45

p. 71 p. 75

p. 107 p. 119

La iconografa del progreso y la velocidad en el espacio literario de la literatura italiana de comienzos del siglo XX: Gabriele DAnnunzio y su novela Forse che s forse che no di Carmen F. Blanco Valds

p. 133

Una giovinezza dissipata. Morselli e la cultura giovanile a Milano negli anni Trenta di Alessandra Cenni p. 143 Pasolini, Michelangelo e la pietra viva di Angelo Fvaro Una ritrovata vocazione: Sinisgalli, Calvino, Levi. Letteratura come filosofia naturale e ordine sintropico ricostruito sulla pagina di Domenico Calcaterra Liliana Balducci: la donna-fantasma del Pasticciaccio di Stefano Lo Verme La notte di Pasqua nel giardino dei Finzi-Contini di Anna Langiano La misura e la Trasformazione nellAirone di Giorgio Bassani, ovvero la morte contro la Morte di Cristina Ubaldini Il teatro della memoria di Nino De Vita di Lavinia Spalanca La sfida del frammento. Riflessioni intorno al racconto di Guadalupe Arbona Abascal Excelsior, o sugli orizzonti della parodia: la sincronia come scopo e referente di Darko Suvin RUBRICHE Nota filologica: Il susino di Federigo Tozzi, oltre il riflesso di Grazia Deledda di Andrea Di Lanzo p. 159

p. 169 p. 189 p. 203

p. 217 p. 239 p. 251 p. 259

p. 275

Nota antiquaria: Vincenzo Malacarne e Le favole di Esofago di Marco Catucci Nota bibliografica: Le funi di Leopardi legate alle stelle di Fabio Pierangeli Nota a margine: Tre note su Emilio Salgari e i suoi editori di Valentino Cecchetti Toasts & Ramblers: Toast a Sergio Campailla di Roberta Colombi Rambler a Franco Zangrilli di Michelangelo Fino Rambler a Ren de Ceccatty di Angelo Fvaro RECENSIONI

p. 285

p. 293

p. 299

p. 311 p. 316 p. 321

Luigi Compagnone, La famiglia De Gregorio, a cura di R. Messina, Napoli, Guida, 2009 (Sara Cataudella), p. 325; Daniele Maria Pegorari, Critico e Testimone. Storia militante della poesia italiana 1948-2008, Bergamo, Moretti & Vitali, 2009 (Luigi Abiusi), p. 327; Roberto Salsano, Poetica drammaturgica primosettecentesca in Simone Maria Poggi, Roma, Bulzoni, 2009 (Bernardina Moriconi), p. 329; Vito Santoro, Lodore della vita. Studi su Goffredo Parise, Macerata, Quodlibet, 2009 (Francesca Giglio), p. 331; Rosamaria Loretelli, Linvenzione del romanzo. Dalloralit alla scrittura silenziosa, Bari, Laterza, 2010 (Ilaria Camplone), p. 335.

Cristina Ubaldini LA MISURA E LA TRASFORMAZIONE NELLAIRONE DI GIORGIO BASSANI, OVVERO LA MORTE CONTRO LA MORTE

Anche tu Anche tu simile tu anche al misero Edgardo incapace di dire s al mondo altrimenti che salutandolo facendogli ciao tanto sono A. B. (G. Bassani) Perch ci che ci rende estraneo e greve il morire che la morte non nostra, chessa ci prende solo perch non ne abbiamo maturata unaltra. (R. M. Rilke) Noi non abbiamo che una risorsa contro la morte: fare arte di fronte a lei. (Ren Char)

Le storie di Bassani sono, in un modo o in un altro, storie di ritorni e molti dei suoi personaggi, come egli stesso afferma1, proprio perch appartenenti ad un mondo che non esiste pi, che stato cancellato, sono morti ancor prima di morire, sono, come scrive Eraldo Affinati, mortificati2; si tratta quindi, spesso, di storie che, per usare una formula solo apparentemente paradossale, iniziano dopo la fine; ma quella del suo ultimo romanzo, pur strutturato come un viaggio di ritorno nei luoghi di una vita ormai conclusa, ha unessenza che la fa diversa da tutte le altre. Bassani ha scritto che mentre si preparava alla stesura dellAirone aveva riletto La morte di Ivn Ili di
G. Bassani, Unintervista inedita (1991), in Id., Opere, a cura di R. Cotroneo, Milano, Mondadori, 1998, pp. 1344-1346. 2 E. Affinati, Giorgio Bassani: uno scrittore astratto, in La nuova critica letteraria nellItalia contemporanea, Antologia a cura di A. Colasanti con un piccolo schedario della critica a cura di T. Debenedetti, Rimini, Guaraldi, 1996, p. 127.
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Cristina Ubaldini

Tolstoj nella - fantomatica - versione di Clemente Rebora:


In entrambe le circostanze [la prima era stata anni prima, nei tre mesi di carcere a Ferrara nel 1943, durante i quali aveva riletto Guerra e pace] mi sentivo disperato, addirittura prossimo alla morte. Distinto cercavo conforto nella poesia, in quella vera, la quale, pur essendo diversa dalla vita, anzi, in fondo il suo contrario, non pu non tendere che a restituirtela, la vita, a farti sentire di nuovo al centro di essa.3

Le affinit tra i due libri appaiono subito numerose4, eppure dalle loro differenze che pu emergere qualche indicazione preziosa per la comprensione dellAirone. Se Ivn Ili , scampa al suicidio comprendendo ed accettando la necessit di una morte che gli si impone da dentro il corpo, Edgardo Limentani non deve combattere contro la malattia5 e giunge a procurarsi egli stesso la morte proprio al termine di un percorso in cui il corpo e le sue azioni di trasformazione sono protagonisti in negativo. Ivn chiamato dai suoi congiunti le phnix de la famille - la formula resta sospesa per qualche pagina, priva di senso, finch non se ne comprende lironia - poich sovente inaspettati rivolgimenti e mutazioni nel mondo incidono efficacemente e positivamente sulla sua esistenza, senza che lui abbia il minimo merito nei successi che consegue; egli, quindi, uno che si lascia trascinare dalle trasformazioni del mondo, lascia che il cambiamento lo porti con s; e, come si lascia trascinare dalla vita, cos imparer a farsi guidare anche dalla morte. La sua infermit si manifesta principalmente nel fisico - diceva di avere uno strano sapore in bocca, e qualcosa di fastidioso nella parte sinistra del ventre.6 -, e, dopo diagnosi incerte e terapie inutili,
G. Bassani, A proposito di Tolstoj, in ivi, p. 1287; i corsivi sono del testo. Anna Dolfi (Giorgio Bassani. Una scrittura della malinconia, Roma, Bulzoni, 2003) ha condotto sullAirone approfonditi studi che ne hanno illuminato gli aspetti fondamentali - struttura narrativa e scansione temporale dellopera, dimensione psicologica e percorso esistenziale del personaggio, rapporto dellautore con lopera e col personaggio - soffermandosi sulla comunanza di molti aspetti fra queste due opere. Un puntuale confronto fra Tolstoj e Bassani stato condotto anche da Elena Paruolo, Tolstoj in Bassani. La morte di Ivan Ili e Lairone, in Filologia e critica, 3, 2004, pp. 470-476. Per una panoramica bibliografica esaustiva delle opere e della critica cfr. P. Prebys, Giorgio Bassani: bibliografia sulle opere e sulla vita, Firenze, Centro Editoriale Toscano, 2002 e ledizione aggiornata, Ead., Giorgi Bassani. La biografia delle opere. La memoria critica, Ferrara, Edisai, 2010. 5 Di qualche interesse, ancora contrastivo, anche il confronto con la novella pirandelliana Luccello impagliato: qui la strenua opposizione alla morte per tisi, condotta dal protagonista, Mario, preventiva addirittura, messa in scena nei toni di un esistenzialismo moraleggiante e la chiave di lettura da individuare nel finale amaramente ironico che travalica il momento del suicidio, peraltro raccontato senza reticenze, per illuminare con una considerazione asprigna, piuttosto la ridicola assurdit di certi atti di morte compiuti dagli uomini quando perdono il senso della propria sussistenza nel mondo, che non il mistero della morte in s. Sulle convergenze di alcuni testi bassaniani con le Novelle pirandelliane si veda M. Mecchia, Impronte pirandelliane nellAirone di Giorgio Bassani, in Sincronie, XII, 24, luglio-dicembre 2008, pp. 209220. 6 L. Tolstoj, La morte di Ivn Ili, in Id. Tutti i racconti, a cura di I. Sibaldi, voll. II, Milano, Mon3 4

La misura e la Trasformazione nellAirone di Giorgio Bassani

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continua a manifestarsi come un male profondo e oscuro della carne:


Il dolore al fianco continuava a tormentarlo, era come se continuasse ad aumentare, diveniva costante, il sapore in bocca si faceva sempre pi strano, gli sembrava di esalare un qualche puzzo ripugnante dalla bocca, e lappetito e le forze diminuivano. Non era possibile ingannarsi: qualcosa di terribile, di nuovo, e di significativo come nullaltro nella sua vita, stava avvenendo dentro di lui. E lui solo ne era a conoscenza, tutti quelli che lo circondavano non capivano o non volevano capirlo, e pensavano che tutto, al mondo, andasse come prima.7

Gli effetti di questa nuova terribile cosa, portatrice di nuovi significati, si manifestano immediatamente nellaspetto: il suo ritratto di qualche anno prima non ha pi molto in comune con limmagine che gli restituisce lo specchio; e la morte, che lo fa cambiare gi in vita, gli chiede accettazione e comprensione: Nel profondo dellanima Ivn Ili sapeva che stava morendo, e non soltanto non sera abituato alla cosa, ma, semplicemente, non la comprendeva, non poteva in alcun modo capire quel genere di cose8. Nonostante si fosse sottratto alla morte con particolari percorsi del sentimento9, lei aveva continuato a guardarlo senza tregua e, quando finalmente Ivn capisce, arriva a chiedersi: Possibile che solo lei sia la verit?10. Come una fenice fissata da Medusa, trascorre tre giorni di agonia finch non si accorge che qualcosa, un veleno, il dolore, deve uscire dal suo corpo per liberare anche lanima: Ivn sperimenta che lunica possibilit di trasformazione vera risiede in quel tormento terribile che viene inflitto al corpo dalla malattia e che si risolve solo con laccettazione della morte. Il mondo di Bassani e quello di Tolstoj non sono commensurabili11. Se per Tolstoj il problema del suicidio appartiene alla morale e non pu essere accettato, tanto che in un articolo del 1890 scrive:
La questione se lessere umano abbia - in generale - il diritto di uccidersi, mal posta. In realt il problema non si dovrebbe porre riguardo al diritto: dal momento che lessere umano ha la possibilit di uccidersi, ha anche il diritto di farlo. Io penso che tale possibilit di autodistruggersi, che ci stata data, rappresenti una valvola di sicurezza. Poich lessere umano pu uccidersi, non ha il diritto - e qui tale termine si trova al posto giusto - di dire che la vita gli insopportabile. [] Ci si pu solo domandare se ragionevole e morale - questi dadori, 1991, vol. II, p. 359. Ivi, p. 365. 8 Ivi, p. 373. 9 Ivi, p. 374. 10 Ivi, p. 375. In corsivo nel testo. 11 F. Camon, La moglie del tiranno. Saggi e conversazioni critiche con Moravia, Pratolini, Bassani, Cassola, Roma, Lerici, 1969, p. 91: Io sono storicista e lo dimostro con le analisi di tipo storiografico in cui immergo la realt umana dei miei personaggi. [] C, in sostanza, una tensione di tipo religioso, sia in me che in Cassola, tipica anche di altri scrittori maturati attorno al Cinquanta e usciti dal travaglio resistenziale. Cassola si rif a Tolstoi, io mi rifaccio a Croce, questo spiega una certa consanguineit morale: [].
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Cristina Ubaldini due termini sono inseparabili - uccidersi. No! Uccidersi irragionevole, cos come tagliare i polloni di una pianta che si vorrebbe estirpare. Essa non morr, crescer irregolarmente, ecco tutto. La vita indistruttibile, al di l del tempo e dello spazio. La morte non pu che cambiarne la forma, mettendo fine alla sua manifestazione in questo mondo12

Con Bassani siamo, invece, in un orizzonte esistenzialista in cui la scelta del suicidio assume un ruolo trascendente la sfera del bene e del male:
Edgardo Limentani cerca disperatamente di tornare al mondo uccidendo gli animali come fanno tutti quanti i borghesoni della sua citt. Anche lui cerca di fare altrettanto, ma non gli serve pi, e allora uccide se stesso. Solo cos pu, in qualche modo, tornare al mondo. Morendo.13

una scelta che fa di questo personaggio qualcosa di veramente diverso da tutti gli altri, come Bassani stesso riconosce:
Se Limentani avesse avuto una qualche possibilit di svincolo, non ne avrei parlato, questa la cosa. La novit, loriginalit di Edgardo Limentani, sta soprattutto nel suo aver capito che lunico modo, per lui, di sopravvivere, quello di uccidersi. Si uccide, lui, che dentro non ha pi niente, niente di niente, proprio perch il suicidio lunico modo, per lui, di tornare alla vita, di essere vivo. per questo che io ne parlo. Di che cosa vuoi che parliamo, noi poeti, se non di personaggi di questo tipo, che assomigliano a noi? E per quale motivo scrivono, i poeti, se non per tornare al mondo?14

Qualcosa di altro rispetto al mondo che ha raccontato fino a quel momento e quindi anche rispetto a se stesso, una forza che lo sovrasta e lo vince; la sua storia, dice, la pi grande di tutte, perch porta in s cose che lo stesso autore non sa dirsi. Con grande lucidit Luigi Baldacci ha scritto:
[Lairone] pur appartenendogli al cento per cento, presenta alcune sostanziali novit dimpostazione e di struttura. [ Edgardo] Un personaggio meno amato, visto con una maggiore crudelt, ma anche sentito con una pi viva sofferenza e una partecipazione pi diretta alla sua vicenda.15

Edgardo costituisce una novit, non solo rispetto a tutti i propri personaggi - ad esempio, Geo Josz che va nel mondo dello sterminio dei campi nazisti e torna, o Clelia Trotti che, nonostante sia socialmente morta con la fine del socialismo, vuole tornare alla vita -, ma anche rispetto a Micl, il suo alter ego, lunica che non appartiene alla morte16 , lunica che, riconosce il suo autore, al contrario degli altri FinziL. Tolstoj, Sul suicidio, in Id., Il bastoncino verde. Scritti sul cristianesimo, Bergamo, Servitium, 1998, pp. 30-31. 13 G. Bassani, Unintervista inedita (1991), cit., p. 1348. 14 Ivi, p. 1347. 15 L. Baldacci, Novecento passato e remoto. Pagine di critica militante, Milano, Rizzoli, 1999, p. 399. 16 G. Bassani, Unintervista inedita (1991), cit., p. 1348.
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La misura e la Trasformazione nellAirone di Giorgio Bassani

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Contini, non si abbandona, non cede, pur non avendo scampo:


Micl assolutamente diversa dagli altri: anche lei passa attraverso la galassia, per miracolosamente non ne toccata. Anche lei costretta a nascondere la sua inclinazione, il suo ardore profondo, attraverso tanti no: anche lei appartiene alla generazione che ha letto Montale, ci che non siamo, ci che non vogliamo. Per, proprio come langelo di Montale che ha attraversato le alte nebulose ed ora l, intatto, nello studio del poeta.17

E langelo-Micl, a quanto pare, diviene immagine della facolt che Bassani pu impiegare per comprendere quel che di Edgardo non riesce a controllare, la sua profonda ed enigmatica verit:
La logica borghese, cio la borghesia intesa come mediatrice degli opposti, tra realismo e idealismo, parte della mia cultura, della mia filosofia, del mio essere, del mio stesso stile: io laccetto perch irrinunciabile. Per, proprio come Micl eccezionale rispetto al suo stesso ambiente, ho lintuizione del contrario cio della-logico, dellabisso della religione, del misticismo: altrimenti non sarei poeta. Il restar fedele alla mia cultura un fatto disperato, lunico appiglio per non essere travolto dalla mia natura profonda, tellurica e passionale. Io non mi rassegno ad essere un poeta. Un poeta che si rassegna ad esser poeta gi un letterato. Voglio lottare contro la mia natura, proprio per essere un poeta.18

Proprio lintuizione della-logico, e di un certo qual misticismo, al di l di qualsiasi confessione o religiosit, mi sembra sia importante ricercare nelle pagine dellAirone19. Lagonia spirituale di Edgardo Limentani non ha niente dellagonia fisica di Ivn Ili ed combattuta in un orizzonte profondo ed immaginale tra le due forze opposte della misura e della trasformazione, tra la coscienza individuale che pretende un disperato e vano controllo sul mondo e lessere delle cose che chiede accettazione. Lesito sar dettato da un gesto di rifiuto estremo che attribuir una sacralit tutta speciale alla storia in s e al suo rapporto con chi lha scritta. La vicenda di Edgardo inizia col risveglio prima dellalba, nelloscurit delle quattro di mattina di una domenica fra Natale e Capodanno del 194720, e si svolge nellintervallo di tempo che il sole impiega a compiere il suo giro pi breve. un viaggio apparentemente circolare, un dubbioso e tormentato ritorno verso luoghi e tempi ormai perduti che si inarca verso un sordo e ineluttabile appressamento al suicidio. Lo schema narrativo perfettamente simmetrico: due parti conducono a ritroso nel passato gi gi, da casa verso il luogo di morte dellairone, due parti riconducono verso il suicidio in casa. un sogno21, come si legge nella scena clou della caccia allairone:
Cfr. F. Camon, La moglie del tiranno, cit., p. 94. F. Camon, La moglie del tiranno, cit., p. 97; corsivi del curatore. 19 A. Barolini, Un libro di parabole, in La Discussione, XVI, novembre 1968. 20 G. Bassani, Lairone, in Id., Opere, cit., p. 743. Dora in poi indicher le pagine del romanzo tra parentesi nel testo. 21 Si legge nelle Notizie sui testi delle Opere, Milano, Mondadori, 1997, p. 1771 che i capp. 3 e 4 della terza parte sono stati pubblicati in anteprima su LEspresso (40, 6 ottobre 1968) pro17 18

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Cristina Ubaldini Era un po sempre come se stesse sognando. [] Anche una folaga che pi tardi gli era sfrecciata a lato vicinissima col sibilo di un proiettile, anche questa gli sembrava di essersela sognata. [] Come pu succedere soltanto negli incubi, in un attimo, [] lui era riuscito a vedere tutto, a notare tutto, e a tutto pensare, nel mentre, tranne che a imbracciare la Krupp e premere il grilletto. Niente pi appariva come reale. (p. 773)

un delirio22, come si capisce quando Edgardo si ritrova di fronte al citofono dei Cavaglieri:
Delirava, s, e chiss da quando. Dalla mattina, dallistante che si era svegliato, e poi, gi gi, lungo lintera giornata, lui non aveva fatto che delirare. Delirava ancora. Codigoro. Quei portici Con una lucidit repentina si sorprese a chiedersi: ma lui, lui stesso, vestito da caccia, col berretto di pelo in testa, a quellora, sotto quei portici, ma lui chi era, veramente? (p. 822)

un continuo, ineluttabile precipitare: il passo che d inizio al viaggio mosso fuori, risalendo con una certa fatica dal pozzo senza fondo dellincoscienza (p. 703)23 del sonno verso il pozzo del cortile: E di l a poco, con la sensazione di calarsi dentro un pozzo, scendeva lentamente per il buio scalone elicoidale che portava fin gi nel portico dingresso. (p. 718)24. Il segnale del pozzo preciso, dominano i luoghi chiusi e poco luminosi: gli interni sono scatole ricolme di presenze o prigioni che albergano vite ammassate. Moltissimi luoghi sono pervasi e saturati25 dalla penombra, e anche allesterno la nebbia circoscrive lo spazio: Avanzava a fatica, come dentro una specie di budello sotterraneo (p. 783). La nebbia ovunque, fuori e dentro: quando Edgardo torna a Codigoro la piazza ne invasa e lui Taglia di traverso il buio fluttuante, lago di gas che sommergeva la piazza (p. 784)26; nel caff Fetman seduti ai tavolini in fondo allo stanzone rettangolare che pi che a un caff somigliava a un garage, atmosfera nebbiosa, impregnata di odori di espresso, di grappa, di toscaprio col titolo Il sogno di Edgardo. 22 P. P. Pasolini, Bassani: storia di un delirio, in Tempo, 16 novembre 1968. 23 Questo il titolo che Bassani aveva dato ai primi due capitoli, pubblicati in anteprima nel 1965 nel volume Due novelle (Venezia, Sodalizio del Libro), insieme al racconto La Pelandra col titolo Les neiges dantan, poi divenuto la seconda parte de Les neiges dantan del Romanzo di Ferrara (cfr. Notizie sui testi delle Opere di Bassani, cit., p. 1771). 24 La sensazione del pozzo torna: poco prima di arrivare a Volano Edgardo medita sugli effetti di un ritorno immediato a casa: [] tutto questo non sarebbe valso che a ripiombarlo, non ne aveva il pi piccolo dubbio, in fondo a quel medesimo cupo pozzo di tristezza accidiosa da cui a un certo punto aveva creduto di essere emerso definitivamente. (p. 754). 25 Si registrano solo rare eccezioni, come la casa di Remo ed Imelde dove Edgardo si fermer durante il giorno: nella cucina, in particolare, cos linda, cos ordinata, cos bene illuminata, e soprattutto cos ben riscaldata dalle piastre roventi della stufa economica - [] qui s che si sentiva a suo agio, veramente e completamente a casa sua! (p. 721). 26 La parola gas viene pronunciata da uno dei figli di Rico durante la prima telefonata; una voce con impazienza ma anche ridendo. Vieni fuori, di, che non c gas (p. 748); insieme al panino, quando ormai uscito dallAprilia per andare verso la botte, scopriamo che Edgardo ha preso da bere una gazosa (p. 762).

La misura e la Trasformazione nellAirone di Giorgio Bassani

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no, [] (p. 743); anche il bagno di casa al mattino si riempie di una nebbia fitta e tiepida (p. 710). Sono privilegiati, di questi luoghi chiusi, i varchi; entrare in un luogo e, ancora di pi, non riuscire ad entrarci fondamentale: Edgardo entra in casa di Romeo e Imelde, entra nella camera della Rory e poi in quella della moglie, nel Bosco Elceo, nel caff Fetman, nella botte, nella camera, nellauto, ma non riesce ad entrare nel palazzo dove vivono Ulderico e sua moglie e nella bettola del porto fluviale. E questi varchi fatale che si possano chiudere o no a chiave27 : il capitolo 3 della terza parte si apre col gesto del Bellagamba che gli porge la chiave, una chiave che non lo protegge dal pericolo della meretrice, perch purtroppo laveva lasciata fuori, nella toppa della serratura. In caso contrario avrebbe potuto anche chiudersi dentro, senza star l a fare tante storie. (p. 801). Tutto il viaggio scandito da un continuo ansioso ossessivo bisogno di misurazione dello spazio, delle cose e del tempo: dalla finestra del bagno del Bosco Elceo Come un geometra sprovvisto degli strumenti necessari cercava di misurare a occhio distanze e proporzioni (p. 736); in chiesa Comici a contare i banchi. Prendendo dalla prima fila e risalendo su su, arriv a contare fino a quaranta. Ogni fila di banchi avrebbe potuto ospitare comodamente una ventina di persone. Due per quattro, otto. Dunque ottocento persone a sedere (p. 828); lorologio da polso Vacheron Constantin gli segnala sistematicamente un ritardo sempre pi irriducibile rispetto alla tabella di marcia che sera prefisso. La stessa ossessivit si sente nel ricorrere di alcuni particolari, come le insegne e le etichette: letichetta del bagno nel Bosco Elceo; i ritagli di giornale trovati l dentro, come un puzzle o una sciarada, che hanno un effetto simile a quello delle insegne delle vie al porto fluviale, con i nomi che si stanno scolorando e che Edgardo rimette in ordine, restituendo loro un senso. Analogamente, i nomi e le sigle trapuntano le pagine: il viaggio verso Codigoro una ricostruzione minuziosa dei luoghi attraverso i toponimi; lalbergo del Bellagamba ha un nome fortemente simbolico, Bosco Elceo la denominazione di un vino locale, ma lelce o leccio una variet di quercia; inoltre sembra quasi deformazione di Eliseo o Eliso e anche di helix, chiocciola28; lo stabile dellI.N.A. sembra incombere sullo spazio circostante, pi che per la sua mole alta, massiccia, imponente (p. 818), per quella sigla, enorme anchessa, dominante nel pensiero. Uscio, etichetta e nome si incrociano nel portone al numero 7 di via della Resistenza, dove si entra per giungere agli appartamenti 17 e 18 dei Cavaglieri:
[] era una porta di proporzioni modeste, situata allestremo limite del palazzo; l dove, finiti i portici, ricominciavano le solite casupole. La vide subito, non appena ebbe girato langolo. Era stato il piccolo riquadro verticale dei nomi degli inquilini, affissi sottovetro sullo stipite di destra e illuminati fiocaAlla complessa valenza simbolica della chiave, a tutte le sue declinazioni, da quella alchemica a quella erotica, e alla sua ricorrenza nelle opere letterarie, basti pensare al Faust di Goethe o al dantesco suicida Pier delle Vigne che tenne ambo le chiavi / del cor di Federigo (Inf. XIII, 58-59), sarebbe necessario dedicare una bibliografia immensa. 28 La forma elicoidale dello scalone che Edgardo scende allalba per andare a prendere lauto (cfr. p. 718).
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Cristina Ubaldini mente dallinterno, a fargliela riconoscere di lontano. [] Si avvicin. Si chin a scrutare le targhette dei cognomi. Lesse: CAVAGLIERI ing. ULDERICO. (p. 821)

Questa pletora di dettagli stenta ad offrire di s un disegno intelligibile e intrappola il lettore in un gioco di risonanze ossessive, di ritorni ritmici serrati, di claustrofobico horror vacui, dove tutti gli elementi sono costretti ad una staticit eterna, enigmatica ed afasica che non vita e non morte. Cesare Garboli, commentando il passo in cui Edgardo si chiede il senso di unapparizione che resta priva di spiegazioni La cocorita? Cosa centra la cocorita? (p. 831), sostiene che questa una novella percorsa da una crescente comicit, da un rire baudelairiano per la coincidenza di tragedia, assurdo e stupidit29. Ma, forse, stato anche pi preciso Enzo Siciliano, nella Nota del 1969 aggiunta alla riedizione del saggio Lanima contro la storia:
Lairone, lultimissima storia ferrarese, la proiezione di un bisogno che la simbologia bassaniana aveva variamente anticipato. Il tema della morte come salvezza, - la morte come contemplazione mistica della vita: comunione raccapricciante, sia pure inevitabile, con essa. [] Che cosa accaduto con Lairone? che Bassani ha scritto il suo libro non elegiaco: ha tolto dai suoi occhi le lenti del rammarico. [] Qui il passato remoto acquista una saldezza sconosciuta, sale a tonalit dominante. Il petrarchismo parrebbe dissolversi, e al suo posto subentrare la coscienza del narrare in prosa: affidare i segni della propria vita a simboli fallibili, accettare che lirrisolto si spieghi con se stesso, rischiando ogni offuscante contraddittoriet.30

NellAirone la narrazione si struttura come rebus sovraccarico di elementi, saturo di particolari studiati, calibrati, disseminati ovunque31 , costruito con lossessione strindberghiana di chi non pu non sentire la significanza oscura di ogni cosa; ma va stabilita una essenziale differenza tra gli oggetti misteriosi posti dallautore sulla scena perch sia evidente che si vogliono misteriosi e gli oggetti nascosti, mimetizzati, posti in un angolo e poi dimenticati, che davvero incarnano il mistero, non rischiano di essere, come dice Siciliano, fallibili32 , e restano simboli e restano veri. Quando un personaggio si chiede il senso di qualcosa che gli appare inspiegabile, le ruba definitivamente il potere simbolico e lo trasforma in un enigma:
E. M. Forster ha detto che finch unopera darte ostenta un elemento mistificante, essa non unopera darte, non una Musa immortale, ma una Sfinge che muore non appena i suoi enigmi trovano risposta. Esistono di sicuro simboli ai quali questa mirabile definizione si adatti perfettamente. Essi ci turbano fin quando non li abbiamo capiti, e subito dopo ci annoiano. Il loro oracolo un luogo comune mascherato. Ma un grande simbolo esattamente il C. Garboli, Lairone, in Id., La stanza separata, Milano, Scheiwiller, 2008, p. 349. E. Siciliano, Autobiografia letteraria, Milano, Garzanti, 1970, pp. 134-135. 31 Camon, nellintroduzione alla citata intervista in La moglie del tiranno, sottolinea (p. 21): Chi abbia letto il romanzo, avr avvertito come sia sottile il velo dei simboli, e quanto i richiami delle corrispondenze siano espliciti e puntuali. 32 G. Ferrata, Lairone e luomo senza senso, in Rinascita, 29 novembre 1969.
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La misura e la Trasformazione nellAirone di Giorgio Bassani contrario di una sfinge; vive con maggior pienezza quando il suo enigma stato sciolto [].33

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Nei testi di Bassani ci sono, mescolate con i veri simboli, finte sciarade, inventate a bella posta, artificio dellartificio che si rivela volutamente insignificante: ora una apparente citazione tra virgolette si risolve in un ammiccamento a fasulle sentenze memorabili, come qui la formula la vita, la famosa vita (p. 837), o come nel Giardino, il caro, il dolce, il pio passato (con tanto di corsivo!)34 , ora unenumerazione estenuante e minuziosa di particolari sfuma in un prosastico eccetera35; ora la paronomasia che dovrebbe agire sul lettore ad un livello inferiore a quello della coscienza, ad esempio quella che lega la targa della macchina che inizia con la sigla FE allinsegna del caff Fetman dove Edgardo ordina un Fernet (FE-f-Fet-Fer), sottolineata, e quindi sciolta e annientata, in questo caso dal Bellagamba che si domanda il significato dello strano nome del caff. Scrive Garboli:
Bassani segue Flaubert fin tanto che il grande maestro lo guida per i sentieri delloggettivit indirettamente lirica, tragica e oratoria. Ma volta le spalle al flaubertismo nel punto in cui gli strumenti delloggettivit diventano negativi e simbolici. Bassani non pu mortificare oggetti gi morti, lavora su cadaveri, con procedimento analogo e opposto a quello di un imbalsamatore. [] nega i suoi trucchi mentre ci si danna sopra, mira ad afferrare se stesso al di fuori dellarte. Bassani si serve dellarte, la adopera.36

Accettando il gioco dellautore ho seguito tutti i segnali, con la sua stessa ossessivit, finch, diradata la nebbia fitta dei richiami troppo luminosi di molti di essi, non mi parso di scorgerne uno nella penombra, silente e vero: la stadera trovata nella cassa lasciata al bureau del Bosco Elceo:
Frattanto era entrato: con limpressione, appunto, anche per via del fortissimo odore di pesce alla griglia che lo aveva preso alla gola non appena varcata la soglia, di penetrare in una caverna, in una tana di animale selvatico. Si tolse il berretto di pelo, guard attorno. Si trovava al centro di una saletta di media E. Wind, Leloquenza dei simboli, in Leloquenza dei simboli e La Tempesta: commento sulle allegorie poetiche di Giorgione, a cura di J. Anderson, tr. it., Milano, Adelphi, 1992, pp. 4-5. Sul simbolo cfr. R. Alleau, La scienza dei simboli: contributo allo studio dei principi e dei metodi della simbolica, Firenze, Sansoni, 1983; H. Vaihinger, La filosofia del Come se. Sistema delle finzioni scientifiche, eticopratiche e religiose del genere umano, tr. it., Roma, Ubaldini, 1967, in particolare il Capitolo IV, Finzioni simboliche (analogiche), pp. 24-25 e 39-44; E. Cassirer, La filosofia delle forme simboliche. I. Il linguaggio, Firenze, Sansoni, 2004. 34 G. Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini, in Id., Opere, cit. p. 578. Sulla citazione e le sue potenzialit cfr. A. Compagnon, La seconde main ou le travail de la citation, Paris, ditions du Seuil, 1979. 35 Ad esempio, nella baracca (p. 758), nel Bosco Elceo, mentre Edgardo sale le scale verso la camera (p. 796), nel sogno, quando ripercorre la vista dalla finestra della camera (pp. 805806), nellelenco delle vie al porto fluviale (p. 826) e in quello degli oggetti nella camera della madre (p. 854). 36 C. Garboli, Op. cit., p. 347.
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Cristina Ubaldini grandezza, immersa in un buio quasi completo. Dal lato opposto allingresso, in cima a una specie di piccola cattedra isolata, una lampada da tavolo sormontata da un paralume di seta verde spandeva in giro un po di luce giallastra. La cattedra, lo cap subito, non era che il bureau da portiere dellalbergo, nuovo di zecca. Dietro, da ganci numerati infissi in doppia fila nella parete tirata a calce di fresco, pendevano dieci o dodici chiavi. Nella penombra non arrivava a vedere altro. Ma gli bastava. Gli bastavano quel bureau e quelle chiavi per rendersi conto di quanto poco il locale presente, trasformato dallex caporale della Milizia in ristorante e albergo, avesse da spartire con la bettola paesana e senza pretese di anni fa, quale lui se la ricordava. Bellagamba era rimasto indietro. Lo udiva borbottare, imprecare fra i denti contro la saracinesca che non voleva ridiscendere. Ogni tanto raccomandava di stare attento. Per terra cera una cassa mezzo sfasciata con dentro della roba che pesava: una stadera arrivata la sera prima da Milano per corriere. Poteva inciampare, farsi del male. (p. 731)

Mezzo nascosta e mezzo invisibile, in un luogo quasi infernale, buio e soffocante per via di un forte odore di pesce cucinato, Edgardo trova una stadera in una cassa che contiene della roba che pesava; questa cassa un oggetto seminascosto dallinvadenza di altre presenze, ma segnalato, sommessamente e segretamente, come avverr ancora in momenti importanti della narrazione, da un impiego intensivo del linguaggio. In questo caso ci mettono in allarme lambiguit semantica37 del verbo e luso straniante della sintassi: pesare significa sia rilevare il peso, sia aver peso, quindi siamo anche solo inconsciamente portati ad aspettarci che la roba apparterr ad entrambi i significati e, dal momento che si tratta di roba e che vengono inseriti i due punti, siamo pronti a leggere quanto meno un breve elenco. Invece dopo i due punti troviamo solo la stadera. Edgardo solo per poco non inciampa nella cassa della stadera e riesce a passare oltre; ma, se vogliamo capirne qualcosa in pi, noi dobbiamo inciampare e indugiare su di essa, magari amplificandone un po limmagine. Forse un esempio dellarte figurativa38 pu aiutare a comprendere la particolare opposizione di immagini che si crea in questa scena. Il pittore cinquecentesco Vincenzo Campi39 , esponente di rilievo delW. Empson, Sette tipi di ambiguit. Indagine sulla funzione dellambiguit nel linguaggio poetico, tr. it., Torino, Einaudi, 1965, Capitolo settimo, pp. 297-352. 38 Che la narrazione di Bassani sia narrazione figurativa e che sia fortemente correlata alle esperienze dellarte ormai universalmente riconosciuto, mi limito a rimandare ai citati studi di Anna Dolfi, allintroduzione delle Opere di R. Cotroneo, La ferita indicibile (pp. XIX e sgg.), allarticolo di Giorgio Patrizi, Le parole motivate dalle immagini. Bassani e la pittura, in Giorgio Bassani. Uno scrittore da ritrovare, cit., pp. 179-188; e ancora alle relazioni di P. Bassani Pacht, S. Costa, M. A. Bazzocchi, presentate alla Giornata di Studio Bassani e Longhi, in Paragone. Letteratura, con sette lettere inedita di Bassani a Longhi curate da M. C. Bandera, LVII, terza serie, 63/64/65 (672-674-676), 2006, pp. 35-78. 39 Non dimostrato, ma possibile che Bassani avesse conoscenza di questo artista cremonese (1536-1591); cfr. I Campi. Cultura artistica cremonese del 500, a cura di M. Gregori, Milano, 1985; F. Paliaga, Vincenzo Campi, Soncino, Edizioni del Soncino, 1997; Vincenzo Campi: scene del quotidiano, Catalogo della Mostra tenuta a Cremona nel 2000-2001, a cura di F. Paliaga, Milano, Skira, 2000; M. Tanzi, I Campi, Milano, 5 Continents Editions, 2005).
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la natura morta nel Cinquecento, dipinge con grande frequenza proprio la stadera come simbolo del dominio sulla volutt; i soggetti dei quadri di ambientazione profana sono nel Campi spesso le cucine, luoghi carichi di un erotismo trasfigurato nella carnalit animalesca, ricolmi di nature morte vegetali e animali, nature morte alimentari, e popolate da ambigue figure di donne in atteggiamenti provocatori che emanano una femminilit popolare, talvolta davvero rozza (Figg. 2-3). In particolar modo, la soluzione iconografica della Venditrice di frutta (circa 1580), nella quale la stadera nascosta, quasi invisibile, fra le gambe della donna al centro della scena, circondata da ceste di frutta40 , soffocata dal rigoglio della vitalit umana e vegetale, somiglia molto a quella della scena del Bosco Elceo, con la variazione dellambientazione nelloscurit di un luogo chiuso. La stadera il tipico strumento dello scambio commerciale e la pesatura e lo scambio dominano il momento in cui Limentani offre in dono al Bellagamba le bestie che rendono carico, in qualche modo appesantito, il bagagliaio della sua auto. A queste due azioni della pesatura e dello scambio necessario accostare anche il pagamento: Edgardo vorrebbe pagare Gavino in anticipo, quasi preconizzando conseguenze che la caccia porter nella sua esistenza, ma non ci riesce; nel sogno cercher di pagare la donna che gli si offre al Bosco Elceo per cacciarla via; al Bellagamba vorr pagare il gettone telefonico la prima volta - ma la seconda volta se ne dimenticher, proprio nel momento in cui quasi decide di buttarsi nello schifo -. Lidea del denaro e della ricchezza gli invade i pensieri mentre, tutto vestito, si butta nel letto sperando di addormentarsi: vede i volti del Bellagamba, della Nives, di Gavino e ripensa a tutti quegli sconosciuti milanesi che popolavano la sala da pranzo:
[] commendator Ceresa e compagni [] erano i soldi, i bajocch, a conferire tanta sicurezza, tanta salute, e a fare apparire colui che ne possiede al di sopra di un dato livello come appartenente a una razza diversa, pi forte, pi vitale, pi bella, pi simpatica! [] era chiaro che a stare vicini a gente di quel tipo, tutto, tutto, [] diventava di nessuna importanza. (p. 799).

Pesatura, scambio, pagamento41 sono tre diversi modi di misurare le cose, di dar loro una dimensione e un valore, di ingabbiare la vita in ordini di valore pseudorazionali. E la pesatura del corpo questione che riguarda in modi opposti, sia
La stadera anche nel celeberrimo La macelleria di Annibale Carracci: Al di fuori del contesto significativo dei dipinti di Vincenzo Campi, dei fiamminghi come Legi, o dei guercineschi, smarrito anche quel carattere di emblematicit di un mestiere che lo connotava nellopera del Carracci, loggetto stadera viene declassato al ruolo di complemento narrativo, in scene di genere ambientate nei mercati e nelle botteghe, o nella descrizione di scorci urbani cari a un pittoresco vedutismo., (G. Martinelli Braglia, La stadera, soltanto strumento di pesatura?, in *Stadere/Steelyards, a cura di L. Apparuti e G. Luppi, Campogalliano, Libra93, 2008, http://www.larsdatter.com/weighing.htm.). 41 Cfr. R. A. Lockhart, Il denaro, Relazione tenuta il 3 settembre 1980 a San Francisco, nell'ambito dellOttavo Congresso dellAssociazione internazionale di psicologia analitica, pubblicata in *Soul and Money, a cura di J. Hillman e R. A. Lockhart, Dallas, Spring publications, 1982, disponibile anche online www.apollo747.altervista.org/PDF/23-1981-jung_nuovo_tempo/cap09_denaro.pdf.
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lairone, sia Edgardo. Edgardo, che quel mattino esce di casa carico pi del solito, addirittura capace di immaginare approssimativamente, ma con una certa precisione, il proprio peso:
Pesava normalmente unottantina di chili. Ma oggi, infagottato come era nei vestiti da caccia, e gravato del carico di due fucili, del Browning, e della sua vecchia Krupp Tre anelli, oggi, garantito, ne pesava almeno venti di pi. Un semplice scricchiolio strappato dal suo quintale al parquet sottostante al linoleum, []. (pp. 711-712)

Lairone42 , invece, ora che anche completamente svuotato di sangue, non pesa quasi niente, come si dice tra s e s Edgardo, ripensando al momento delluccisione: quanto pesava? Poco pi delle sue piume, doveva pesare, cio quasi niente (p. 790) -; e lidea di porlo sulla stadera per farsi unidea di quel peso, non viene n a lui, n al Bellagamba. Strana creatura, questa bestiola, inconsistente nel fisico eppure cos potente sullimmaginario di Edgardo, appare gi dal primo istante come unimmagine ambigua. Il momento delluccisione dellairone la controra, in cui tutto si fonde43:
Vero e non vero, visto e immaginato, vicino e lontano: tutte le cose si mescolavano, si confondevano fra di loro. Perfino il tempo normale, quello dei minuti e delle ore, non cera pi, non contava pi. A un tratto, e doveva ormai essere luna del pomeriggio, riconobbe lairone. (p. 774)

Ferito dal doppio sparo di Gavino che infrange quella irreale immobilit del meriggio, lairone smette di volare, plana a terra e si dirige proprio verso Edgardo che rimasto immobile, E infine se lo trov faccia a faccia, a un passo dalla botte [] (p. 777): tra Edgardo e lairone si concretizza ora il legame analogico44 annunciato dal segnale del peso: lo guardava pieno di ansia, immedesimandosi totalmente (p. 777). Lairone concentra su di s da sempre una enorme valenza simbolica45 - apparso storicamente come il referente naturale pi prossimo del Bennu46, consacrato a Ra, il
Questo esemplare non appartiene alla specie pi elegante di quelli bianchi, come aveva immaginato Bellagamba, ma, gli spiega Edgardo in una deliziosa amorevole descrizione, di quelli pi piccoli, rossi. Bassani, fondatore di Italia nostra e suo presidente dal 1965 al 1980, doveva avere ben presente il fascino di questo prezioso uccello. Cfr. F. Pratesi, Giorgio Bassani e il mondo della natura, in Giorgio Bassani. Uno scrittore da ritrovare, a cura di M. I. Gaeta, Roma, Fahrenheit 451, 2004, pp. 171-172. 43 Cfr. R. Caillois, I demoni meridiani, Prima edizione in volume di C. Ossola, Milano, Bollati Boringhieri, 1999. 44 Ridondante sarebbe ogni considerazione sullAlbatros di Baudelaire e sul Demone dellanalogia di Mallarm. 45 Tralasciamo la descrizione moraleggiante del Fisiologo che, fondandosi sullautorit delle Scritture, lo vuole simbolo della parsimonia e della capacit di allontanarsi dal mondo e dalle sue insidie (Fisiologo, a cura di F. Zambon, Milano, Adelphi, 2002, p. 83). 46 Sembrerebbe che il geroglifico del Bennu abbia caratteristiche di profonda affinit con quello della pietra impiegata per macinare il grano; la simbologia del mulino , come noto, quella della trasformazione ed evoluzione delle anime, come evidente nelle raffigurazioni del muli42

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dio egizio della ciclicit creativa del sole, e anche, talvolta, della pi famigerata Fenice, simbolo solare delleterna Trasformazione e della ciclica alternanza di nascita e morte - e la sensazione che nel suo caso la pesatura appaia a sua volta come un atto simbolico fondamentale: si pensi, ad esempio, alla cerimonia della psicostasia in uso presso gli antichi Egizi, o al simbolismo esoterico del potere di cui fulcro la bilancia47. Ma ci vorrebbe una pesatura giusta che la stadera, al contrario della bilancia, per struttura non pu garantire perch asimmetrica, rimanendo quindi per forza approssimativa nella valutazione48. E poi, pesare Edgardo pesare un uomo, un corpo; pesare lairone, invece avrebbe significato misurarne il potere simbolico; forse per questo che nessuno ha avuto lidea di farlo. Ma il potere simbolico di questo uccello cambia di segno proprio con la sua uccisione: lairone vivo limmagine della Trasformazione e delleterno fluire delle forme di vita, lairone morto e imbalsamato la letteralizzazione di uneternit immobile e sempre uguale a se stessa, che rifiuta ogni metamorfosi e blocca il tempo in un istante. Cos, Edgardo si immedesima, nel momento della sua morte, in un simbolo che divenuto simbolo di fissit, di arresto, di immobilit. Egli, da sempre sembra rifiutare la perturbante potenza della volutt in tutte le sue manifestazioni; tra lui e le cose si registra una separazione, spesso segnata da lastre e vetri: [] per la seconda volta quella mattina si sent invadere da uno strano senso di assurdit. Ancora una volta era come se tra lui e le cose che vedeva si levasse una specie di sottile e trasparente lastra di vetro. Le cose tutte di l; e lui, di qua, a guardarle ad una ad una e a meravigliarsene (p. 713)49. Persino i nomi, nel caso del citofono di casa Cavaglieri, sono sottovetro, come gli animali impagliati e la mole del Caterpillar, che gli evoca la possibile mole della Cesarina, chiusi dentro le vetrine di un negozio: tutti, nomi, animali e il grande corpo della macchina, sono vivi e morti allo stesso tempo, vere e proprie nature morte50. Anche in queste righe efficacissimo leffetto che pu dare una lettura doppia del linguaggio: Edgardo arriva davanti al bureau del Bosco Elceo, Col senso di trovarsi pi che mai fuori del mondo (p. 732); si trova metaforicamente e psicologicamente fuori dal mondo, e ci si trova
no mistico. Cfr. R. Lachaud, Magia e iniziazione nellEgitto dei faraoni. Luniverso dei simboli e degli di. Spazio, tempo, magia e medicina, Roma, Edizioni Mediterranee, 1997, pp. 9-94 e 223; G. de Santillana-H. von Dechend, Il mulino di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo, edizione riveduta e ampliata, a cura di A. Passi, Milano, Adelphi, 2009. 47 Larte del bilanciare in quanto arte dellequilibrio delle dosi illustrata nellopera di Geber, Libro delle bilance, nel quale si legge che Se potessimo rendere un uomo, scomporlo per equilibrarne le nature e rendergli nuova esistenza, egli non potrebbe morire pi e ancora Una volta ottenuto questo equilibrio, gli esseri divengono esenti da cangiamenti, non si alterano, non si modificano mai pi, (Berthelot, La Chimie au moyen-ge, III, 148; citato in J. Evola, La tradizione ermetica, Roma, Edizioni mediterranee, 1996, pp. 169-170); si veda anche H. Corbin, La scienza della bilancia e le corrispondenze fra i mondi nella gnosi islamica, Milano, SE, 2009. 48 Cfr. G. Galilei, frontespizio del Saggiatore, in Opere, voll. 2, a cura di F. Brunetti, Torino, Utet, 2005, vol. 1, p. 603 e Dialogo dei massimi sistemi, in ivi, vol. 2, Giornata seconda, pp. 267-268. 49 Cfr. P. Citati, Una parete di vetro, in Il Giorno, 23 ottobre 1968. 50 I capp. 1-6 apparvero col titolo Natura morta su Paragone, 20, XVII, ottobre 1966, pp. 78116 (cfr. Notizie sui testi delle Opere di Bassani, cit., p. 1771).

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anche fisicamente, perch scoprir con disgusto che il mondo, fatto di cibi, corpi, umori, concentrato in buona parte proprio l dentro. Edgardo cos, odia il contatto fisico, disgustato da tutto ci che vita e volutt, fugge, perch non sa goderne, i piaceri intensi del cibo. Alla vista del tavolo che gli propone Bellagamba Di lontano not la tovaglia sparsa di briciole e di stuzzicadenti usati, macchiata di vino, ed ebbe di nuovo un moto interno di repulsione (pp. 785786)51. Quando prova a cedere agli impulsi della fame52 , gli basta poco per sentirsi sazio fino alla nausea: Molto presto tuttavia si sent disgustato: del cibo e di se stesso. [] A mano a mano che lo stomaco gli si veniva gonfiando, gli aumentava dentro anche lo schifo (p. 788)53. Edgardo uno che non sa mangiare e, soprattutto, non sa digerire:
Come erano bravi a godersi la vita! la sua pasta si vede era diversa, inguaribilmente diversa, da quella della gente normale che una volta mangiato e bevuto non bada che a digerire. Accanirsi a mangiare e a bere a lui non sarebbe servito, no. Quando dopo lantipasto avesse trangugiato anche il resto, il rombo lesso, il gorgonzola, larancia, il caff, sarebbe rincasato in pieno a ruminare sulle sue solite cose, le vecchie e le nuove, le sentiva in agguato, gi pronte a saltargli addosso come prima, come sempre: e tutte quante insieme. (p. 789)

Con gli apparati digestivi ed escretivi ha un problema serio54: Liberarsi il ventre: da qualche anno stentava un po, la mattina; e quando non gli riusciva [], dopo,
51 Come la tovaglia che era apparsa bianchissima a Celestino in casa di Micl la sera della cena di Pasqua, e che da vicino riserva un diverso aspetto: Sedetti, e soltanto allora, stupito di avere osservato male, mi resi conto che la tovaglia non era affatto sgombra (cfr. G. Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini, cit., pp. 486 e 487). 52 E mangia pesce e pane e beve vino: cibi simbolici per eccellenza - per la precisione, mangia crostacei, cibo ambiguo dalla polpa dolce e acidula -; non poi da dimenticare che, se lavesse mangiato, quellairone avrebbe avuto il sapore del pesce. 53 Nausea, malattia, trasformazione erano gi stati elementi di una costellazione, di segno molto diverso da quella di Bassani, in Jean-Paul Sartre: M accaduto qualcosa, non posso pi dubitarne. sorta in me come una malattia, non come una certezza ordinaria, non come unevidenza. S insinuata subdolamente, a poco a poco; mi sono sentito un po strano, un po impacciato, ecco tutto. [] Dunque in queste ultime settimane si verificato un cambiamento. Ma dove? un cambiamento astratto che posa sul nulla. Sono io che son cambiato? Se non sono io allora questa camera, questa citt, questa natura; bisogna scegliere. Sono io, credo, che son cambiato: la soluzione pi semplice. Ed anche la pi spiacevole, ma infine debbo riconoscere che sono soggetto a queste trasformazioni improvvise. Gli che io penso assai di rado; perci si accumula in me una piccola folla di metamorfosi senza chio ci badi, poi un bel giorno avviene una vera rivoluzione. questo che ha dato alla mia vita un aspetto angoloso, incoerente. [] Tutto gratuito, questo giardino, questa citt, io stesso. E quando vi capita di rendervene conto, vi si rivolta lo stomaco e tutto si mette a fluttuare, come laltra sera al Ritrovo dei ferrovieri: ecco la Nausea [], (J.-P. Sartre, La nausea, Torino, Einaudi, 1990, pp. 14, 15 e 177; interessante notare che lopera avrebbe dovuto intitolarsi proprio Melancholia). 54 Il bagno, ha una ricorrenza notevole: sono ripetutamente descritti quello di casa e quello del Bosco Elceo e la postura che ha Edgardo nella botte da cesso (p. 764).

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lungo tutta la giornata, si sentiva di pessimo umore [] (p. 707); tanto serio che ne segna anche il linguaggio: quando al telefono si presenta come il cugino di Ferrara dellUlderico, anche questo, a tirarselo fuori dallo stomaco, gli era costato uno sforzo notevole (p. 747) - non dai denti, non dalle labbra, dal cuore, ma dallo stomaco arrivano quelle parole. Leros, al pari del cibo, non riesce a sedurlo. Lui e Ulderico sposano la propria amante, normalizzano il non socialmente ammesso, ma Edgardo dopo il matrimonio non dorme con la moglie - in quella casa ognuno ha una propria stanza chiusa - mentre la Cesarina gli fa intendere che lei e il marito nei giorni di festa indugiano a lungo a letto insieme. Dalla casa di Romeo, quella mattina buia di scirocco, non se ne andrebbe via mai, Edgardo, fino a che Imelde non gli racconta la storia della figlia Irma, innamorata e sposata a un uomo che non vale niente, con lintento di chiedergli aiuto; allora limpulso alla fuga si fa fortissimo: Innamorata, certo, come daltronde aveva gi capito. E adesso anche la cucina dei Manzoli era diventata di colpo inabitabile: un posto anche questo da cui bisognava sloggiare. E subito. (p. 725). Dove c leros, il luogo inabitabile. Quando va nella stanza 24 del Bosco Elceo teme larrivo della donna vista nella sala da pranzo,
senza dubbio una puttana; glielo dicevano la bocca, il modo come fumava, le unghie, il tailleur scuro troppo corretto, il pellicciotto grigio sistemato con cura, come su un attaccapanni, sulla spalliera della seggiola a fianco, la grossa borsetta piazzata bene in vista sul tavolo accanto al portacenere pieno zeppo di mozziconi di sigaretta e gli occhi, soprattutto, neri, opachi, un po da bestia []. (p. 789).

Immagina, poi, la Cesarina come una di quelle belle donne verso i quaranta, insomma, dalle quali era sempre stato talmente turbato che ancora adesso, alla sua et, ogni qualvolta ne incontrava una per la strada preferiva fingere anche con se stesso di non essersene accorto, di non averla nemmeno veduta. (p. 819). Ma proprio la carne a disgustarlo, anche quella della sua stessa figlia: [] il consueto, amaro senso di estraneit, quasi di repulsione, che gli aveva sempre impedito di considerarla sua, di volerle bene. (p. 843). Anna Dolfi55 riconosce in Edgardo un malinconico e nella ossessiva scansione temporale del racconto, che lo imparenta strettamente a una tragedia greca, uno degli aspetti della malinconia, la malattia del tempo. Possiamo aggiungere, ora, che la psicologia di Edgardo pienamente una psicologia Senex56 dominata, non solo dallansia del tempo, ma da tutti quei particolari atteggiamenti finalizzati a tenere sotto controllo le trasformazioni e i mutamenti del mondo, fino al punto di renderli impossibili: misura, silenzio, rinuncia, isolamento, chiusura, immobilismo. Una psicologia del bianco alchemico: lunare, argentata, che nella sua forma positiva in grado di produrre una cristallina e specchiante visione in trasparenza e che quando degenera
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Cfr. A. Dolfi, Giorgio Bassani, cit., passim. Cfr. J. Hillman, Senex e puer, in Puer aeternus, Milano, Adelphi, 2003, pp. 51-152, in particolare pp. 79-96; Id., Malinconia e una soluzione rinascimentale, in Trame perdute, Milano, Raffaello Cortina, 1985, pp. 225-324.

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produce lirrigidimento in immagini adamantine e immutabili, cristallizate, fisse e sterili57. Questa costellazione di segni che caratterizza il suo comportamento si concentra e trova una sua intelligibilit nel sogno fatto al Bosco Elceo: Edgardo entra nel sogno avendo la coscienza che il cervello gli si annebbiava (p. 802), sentendo che prendeva sonno e che sognava58 . La prima cosa che fa salire con una strana, misteriosa leggerezza. [] come se avesse le ali (p. 802); lalbergo pieno, ma non si vede nessuno; sono tutti in camera, a coppie, lo si capisce dalle coppie di scarpe, uno da donna e uno da uomo, fuori dalle porte; il ristorante, luogo dove si trasformano i corpi morti in sostanze per la vita, riproduce il rimescolo sessuale che si genera nelle stanze. tutto un lavorio, e limpressione che ne riceve quello di ronzio, tra lalveare e lopificio, che percorreva segretamente lintero stabile da parete a parete, da piano a piano; lalbergo un luogo dove si lavora e si trasforma. Dietro di lui la puttana fa cadere la chiave, lo guarda e si passa provocatoriamente la lingua sul labbro superiore: un invito a prender parte al lavoro La donna una bestia: ha la lingua grossa e corta, bestiale nella forma non meno che nel colore, che era di un rosso vinoso bluastro. (pp. 803-804); anche i suoi occhi sono bestiali assomigliavano a quelli di certi animali di campagna, quelli delle mucche, per esempio, o dei cavalli (p. 804); appartiene a quel luogo perduto fin nel midollo, non solo ha laspetto di una bestia, ma ha anche lodore di un animale cotto, lodore di anguilla arrosto che le impregnava i capelli. Ma Edgardo non in grado di partecipare a questo gioco panico e dionisiaco; lei lo tocca e gli sorride, - gli propone di andare nella sua stanza, ma lui non ha stanza, lei ad occupare la 24 - lo prende per mano e lo conduce con s, ma Edgardo pensa che non sia lora, non sia il caso e escogita, come soluzione, di pagarla per non fare nulla; cerca scuse per andarsene, vuole tornare a casa; la donna gli procura fastidio e noia con le sue proposte, ma alla fine egli cede, si sbottona i pantaloni e le mostra un pene in condizioni terribili. Non vedi come ridotto?, le dice, e lei risponde Sei proprio a terra []. Sei proprio senza (p. 806): anche Edgardo, come lairone, piombato a terra. Il sogno di Edgardo una mise en abme di un racconto che gi una mise en abme ripete, traslati tutti gli elementi, ci che ha avuto una sua parte fuori dal pozzo, spiega e porta a compimento la fuga sua dal mondo delle trasformazioni. Dopo il sonno la sua lingua grigia (quella della donna nel sogno era rosso-bluastra come il sangue venoso, quello sporco) come era grigio il suo pene59: gli organi della nuLa costellazione di immagini che caratterizza lhabitus di Edgardo, la visione in trasparenza, il ruolo della luna, la dominanza di atmosfere lattiginose, il ruolo della morte come forma di calcinazione, il ruolo dello scambio per via di moneta, delineata in J. Hillman, Silver and the White Earth, in Alchemical Psychology, Putnam Conn., Spring Publications, 2010, pp. 125-203. 58 Il signor Buda, al contrario, nella stanza dellalbergo Tripoli, gestito dal signo Mller - che in tedesco significa mugnaio -, sogna di dormire e, nel sonno, di sognare. (cfr. G. Bassani, Due Fiabe, in Lodore del fieno, in Opere, cit., pp. 862-866). 59 Mentre mangia e beve in fretta, come una bestia, lantipasto, ascoltando il Bellagamba che gli propone di comprargli lAprilia, Edgardo si sente la testa sempre pi pesante, poi va in bagno. L si vede il membro [] misero, da niente []. Non si trattava che di un oggetto, in
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trizione e della generazione sono malati, diminuiti, annichiliti; mentre tutto il mondo, come in un opificio o in un alveare, partecipa al lavoro, Edgardo non ha alcuna possibilit, fermo. Aveva iniziato quasi a volare, aveva cominciato a perdere peso nel sogno, ma qualcosa lha fatalmente fatto ricadere a terra. Se il sogno gli avesse potuto indicare una via diversa, lui dalla Cesarina avrebbe dovuto salirci, [] i discorsi di lei, insieme col fatto che fosse sola in casa, gli davano la sensazione via via pi netta di trovarsi di fronte a qualcosa di decisivo, di improrogabile: come a una specie di bivio (p. 819), invece, anche in quel caso non sa accogliere lambiguit della proposta della cognata (Pi pensava al suo modo di comportarsi [] e pi gli sembrava ambiguo (p. 819), e se ne va via, verso il porto fluviale. Dopo il sogno Edgardo ha ormai intrapreso la parte finale del suo itinerarium in mortem, il mondo non gli suscita pi nulla, nemmeno la repulsione. Nel caff Fetman, dopo aver lasciato il Bosco Elceo per la seconda volta
Il fumo, il vapore, la folla vociante (molti avventori del Bosco Elceo si erano trasferiti l, a discutere davanti alla tabella dei risultati del campionato affissa a una parete), e specialmente il ghigno sardonico con cui, vedendolo farsi avanti, lo salut da dietro il banco il medesimo lercio quarantenne della mattina: tutto questo, in altre circostanze, avrebbe suscitato in lui il solito schifo per i contatti fisici, di fastidio per i rumori, di timore per gli incontri sgradevoli. Ma nello stato danimo di quel momento non bad a niente. (p. 811).

Edgardo si accorge di essere in una nuova condizione, ad occhi aperti, spalancati (p. 823), non dorme pi, uscito anche dal sonno; e quando si ritrova di fronte allennesimo luogo chiuso, losteria, sente che impossibile entrarci dentro. Non cera posto, spazio sufficiente (p. 827). I luoghi degli uomini sono riempiti di cose e di persone, chiusi, estranei e irraggiungibili; Bassani aveva spiegato a Cangogni60 in polemica con lcole du rgard:
[] una letteratura da moribondi. Solo un escluso, uno che non pi dentro la vita, pu essere preoccupato solo di guardare, descrivere, misurare, come avviene nei romanzi, chiamiamoli cos, di Butor e Robb-Grillet e altri. Di ci che per loro una poetica ho fatto un personaggio: Edgardo Limentani. Un oggetto in un mondo di oggetti. Uno che ha la morte addosso. [] un mondo in cui luomo ha cessato di sentirsi al centro delle cose, non vuole pi risolvere dentro la propria coscienza la problematica del reale.

Allora, forzando un po, potremmo arrivare a dire che non restano che i luoghi di Dio. Edgardo entra in chiesa, tra uno sbadiglio e laltro conta i banchi, legge le targhette e poi raccoglie un giornale che gli era finito sotto i piedi. Il giornale, col suo titolo-etichetta-enigma NON AFFANNARTI PER IL DOMANI (p. 829) ha in copertina,
fondo, di un puro e semplice oggetto come tanti altri. (p. 794): una natura morta, senza peso. Perch ho scritto lAirone, intervista a Giorgio Bassani di Manlio Cangogni, in La fiera letteraria, XLII, 46, 14 novembre 1968, pp. 10 e 12. Cfr. Pullini, Lairone o loggettivit dello sguardo, in Comunit, XXII, dicembre 1968, pp. 114-118.

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ancora, unimmagine tipica di trasformazione: Rappresentava una mano nellatto di spremere stretta a pugno delle olive mature. Rozze, con le unghie enormi, le dita nodose grondavano di olio. (p. 829), mani come macine da mulino, ma lui ovviamente non ci bada e, disorientato, perch il giornale manca di alcune pagine, nellultima, monca, si imbatte nellennesima sfinge: limmagine di una cocorita, della quale si chiede vanamente e brevemente il senso. Uscito dalla chiesa Edgardo continua a fare quel che ha continuato a fare dallinizio della storia, torna sui suoi passi: torna verso il caff Fetman e l finisce di fronte alla bottega dellimbalsamatore Cimini, Senza affatto provare allidea il minimo senso di repulsione (p. 833). Gli animali impagliati Edgardo non aveva mai potuto sopportarli (p. 774); solo a sentirne parlare dal Bellagamba Doveva aver assunto unespressione piena di disgusto: di tutto il disgusto da cui si sentiva sempre opprimere al solo pensiero di un laboratorio di imbalsamatore (dio, chiss che odori: un misto tra polleria, farmacia, cesso, obitorio) (p. 791). Invece, quando giunge alla decisione di uccidersi riesce ad immedesimarsi in loro come gli era accaduto prima con lairone morente, perch il loro destino quello dellairone:
[] gli riusciva anche pi facile immedesimarsi negli animali imbalsamati []. Come diventava stupida, ridicola, grottesca, la vita, la famosa vita, a guardarla dallinterno di una vetrina di imbalsamatore! E come ci si sentiva bene, immediatamente, al solo pensiero di piantarla con tutto quel monotono su e gi di mangiare e defecare, di bere e orinare, di dormire e vegliare, di andare in giro e stare, in cui la vita consisteva! (p. 837).

Quel luogo pieno di cose e bestie, come losteria del porto fluviale: stracolma di oggetti disposti in un disordine soltanto apparente; la vetrina gli splendeva dinanzi come un piccolo, assolato universo a s stante, contiguo ma inattingibile, di bestie imbalsamate, magnifiche tutte nella loro morte, pi vive che se fossero vive (p. 834). Ora lo separa da quel mondo ordinato e assolato, lui che vive in un mondo annebbiato dentro e fuori, solo la lastra di vetro che gli rimanda appena unombra (ibidem) della sua immagine, che torna a vedere dopo aver passato in esame tutti gli uccelli. Una visione inquietante: Nella luce violenta e convergente delle lampade le minuscole capocchie dei loro occhi brillavano gioiose, febbrili, demoniache di consapevolezza e di ironia. (pp. 834-835). In un lento cambio di messa a fuoco egli vede prima linterno della vetrina, poi la propria immagine riflessa, e in questa quasi sovrapposizione capisce la perfezione di quella loro bellezza finale e non deperibile (p. 835). Il verbo, in corsivo nel testo, nella sua doppiezza etimologica indica che Edgardo capisce perch capito da quella perfezione; lui non pu pi appartenere ai cicli della vita, come lairone quando non pi una fenice; somiglia a quellanimale quando il doppio sparo lo spinge verso la fine, verso uno stato non deperibile grazie allimbalsamazione. Il messaggio del giornale trovato in chiesa non arriva alla sua anima, troppo vitale; si impigliano, i suoi pensieri, in un particolare senza senso e non sanno raccapezzarsi; invece la fissit di quella vetrina, illuminatissima e ordinata, quella gli sa parlare e gli apre una nuova strada, gli regala un pensiero segreto che lo liberava, che lo salvava. (p. 836). Ecco dove Bassani vuole sempre arrivare, scrive Eraldo Affinati, rigoroso come un filosofo spinoziano, lotta fino allultimo contro i

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mostri dellinconscio per affermare il primato di una coscienza ordinatrice61 . la fine del viaggio di Edgardo Limentani, che non aveva mai potuto accettare lidea della trasformazione, nelle sue immagini pi potenti, corporee, e avendo tentato di intraprendere quelle, quasi palliative, rivelatesi fallimentari, del viaggio e della memoria, dello spostamento nello spazio e nel tempo, si d nel momento in cui egli sceglie la morte: Gli era bastato immaginarsi morto per sentirsi travolgere da unonda improvvisa di felicit - ragionava fra s e s sorridendo -, allora perch non uccidersi? E perch non farlo al pi presto? No, lo avrebbe fatto stanotte stessa, in camera, col Browning o con la Krupp. E sapeva gi in che modo. (p. 837); non dobbiamo far altro che seguirne lultimo tratto. Garboli ha colto chiaramente nella morte il problema di questo personaggio:
Madre sollecita e servizievole, invisibile serva e padrona, la morte lava, pulisce quei segni volgari, ma non li distrugge. Li conserva, li iscrive nel suo illeggibile libro dai cento significati inviolabili, li trasforma in certezze e valori, fa tutto lei, la morte: memorizza e dimentica, inghiotte e consacra, dice la verit e la nasconde. Nel suo esistere possiede tutta la bellezza indeteriorabile che non ci compete. E dunque ha gli stessi caratteri immobili e vivi, la stessa muta, magica sicurezza dellarte. Soltanto la morte estetica [] In un mondo che non vuole pi saperne di vivere, nel suo grandioso trionfo la morte non poteva imbattersi in un antagonista, in un dissidente di pi cocciute, resistenti armi laiche. 62

Ma la morte di due tipi: uno fissa lindividuo nella sua unicit e intangibilit come arma contro la vita delle trasformazioni, un altro chiede a quellindividuo di accettare e farsi capire nelleterno fluire che Morte e Vita insieme63 . La prima morte imbalsamazione, fissazione, separazione, la seconda abbandono, accettazione, continuo rinnovarsi delle forme. La Morte vera, quella che porta vita ed portata dalla vita, lo chiama e cerca di sedurlo con i piaceri della vita; ma lui vede queste seduzioni come male, come minaccia e le fugge. Se qualche volta mangia bestialmente, anche ammettendo anche che questo possa costituire un tentativo di compensazione, come sostiene Garboli,
[] Limentani scappa non appena fiuta odore di diversit, di vita. Scappa

E. Affinati, Op. cit., p. 133. C. Garboli, Op. cit., pp. 346 e 349; cfr. anche A. Bevilacqua, Edgardo inseguito dalla morte, in Oggi, XXIV, 14 novembre 1968. 63 K. Kernyi, Dioniso. Archetipo della vita indistruttibile, tr. it., Milano, Adelphi, 1992, Introduzione. Vita finita e infinita nella lingua greca, pp. 19-20: Una definizione greca di zo tempo dellessere - chronos tou einai - ma non nel senso di tempo vuoto, in cui lessere vivente per cos dire entra e nel quale rimane fin che muore! Questo tempo dellessere da intendersi come un essere continuo, che viene racchiuso nel bos fintanto che questo dura. [] Plotino defin zo il tempo dellanima, ossia il tempo in cui questa, nel corso delle sue ripetute nascite, procede e trapassa da un bios allaltro. [] zo il filo su cui ogni singolo bios viene infilato come una perla e che, al contrario di bios, si pu pensare soltanto come infinito. []. Cfr. P. Milano, Resurrezione e morte di Edgardo Limentani, LEspresso, 10 novembre 1968.
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Cristina Ubaldini dalla vista della figlia, dalla vecchia portineria, dal contatto telefonico con un alloggio rumoroso. Fuggire lo delude, ma lo sveglia e lo stranisce, lo eccita. chiamato dalla morte, le corre incontro. Ma quando se la sente addosso, vicina in un airone ferito, il povero Limentani non ha scampo, scende una pazza scala di compensazioni precipitose. Mangia, beve, sogna, delira. Prende coscienza di tutta la sua goffa, grottesca solitudine di grossa mummia ingombrante.

Tuttavia costituisce, come abbiamo visto, un atto furioso che dura pochissimo e che lo fa ripiombare nel solito disgusto. E poi c qualcosa alla quale mai riesce ad abbandonarsi: fin nel sogno cerca di pagare per non essere sedotto, cerca uno scambio metaforico pur di preservarsi dallo scambio carnale. Edgardo scappa dalla vita che lo tenta verso uninaccettabile forma di Morte64 . Se confrontiamo quel che scrive Hillman sul suicidio:
La trasformazione, quando genuina e completa, sempre connessa con il corpo. Il suicidio, in un modo o nellaltro, sempre un problema del corpo. Le trasformazioni dallinfanzia alla fanciullezza sono accompagnate da cambiamenti fisici sia nella struttura del corpo sia nelle zone libidiche; e cos anche i pi importanti momenti di trasformazione della vita durante la pubert, la menopausa e la vecchiaia. I riti di iniziazione sono delle prove della carne. Lesperienza della morte d risalto alla trasformazione che avviene nel corpo e il suicidio un attacco alla vita corporea. [] Il suicidio offre se stesso, sotto la pressione del troppo tardi, quando si sa che la vita era sbagliata e che non esiste pi una via duscita. Il suicidio allora lo stimolo per una rapida trasformazione. Non si tratta di una morte prematura, come vorrebbe la medicina, ma dellultima reazione di una vita in ritardo che non si trasformata in precedenza. Avendo mancato nel passato le sue crisi di morte, vorrebbe morire adesso, e tutto in una volta. 65

con le azioni e i pensieri di Edgardo, ci appare spiegato il suo desiderio di morte66:


Per la prima volta, forse, da quando era al mondo, gli capitava di pensare ai Cfr. E. Paruolo, La morte interiore nel Romanzo di Ferrara di Giorgio Bassani, in Italianistica, 2006, 1, pp. 97-103, che elenca una serie di esempi di vita in morte nel Romanzo di Ferrara. Operata la giusta distinzione fra morte corporale e morte interiore, risulta per decisamente discutibile lasserzione incipitaria, secondo la quale Lopera bassaniana si accosta alla morte fisica con positiva serenit (p. 97); e discutibile appare, ancora, laffermazione che quella della morte interiore una condizione che il personaggio in parte subisce e in parte sceglie; passivit e volont si condizionano reciprocamente e, diversamente dosate caso per caso, si fondono in un inscindibile unicum, impossibile da indagare (ibidem). Nel caso di Edgardo Limentani questo unicum non altro che esperienza esistenziale e pu essere indagato, perch il romanzo che lo racconta ne la cronaca. Non sono convinta, come Ettore Caccia, citato da Paruolo, che Edgardo abbia il male nellanima, se tocca un fiore lo incenerisce, come il demonio di Faust (E. Caccia, Lairone di Bassani, in Annali della Facolt di Lingue e Letterature Straniere Ca Foscari, IX, 1, 1970, pp. 18-19); Faust ha fame di vita e di carne, Edgardo nel Regno delle Madri non ci vuole proprio scendere. 65 J. Hillman, Il suicidio e lanima, cit., pp. 57 e 58. 66 E. Paruolo, Tolstoj in Bassani, cit., pp. 837-838.
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La misura e la Trasformazione nellAirone di Giorgio Bassani morti senza paura. Soltanto loro [] esistevano veramente. Ci mettevano un paio di anni a ridursi al puro scheletro: lo aveva letto da qualche parte. Ma dopo non cambiavano pi, mai pi. Puliti, duri, bellissimi, erano ormai diventati come le pietre preziose e i metalli nobili. Immutabili, e quindi eterni.(pp. 837838 )

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Edgardo non pu accettare lidea del cambiamento. Deve togliere lombra fastidiosa della propria immagine dai vetri del negozio di animali impagliati e far entrare il proprio corpo insieme a loro: deve diventare scheletro, pulito, privo di carne; perch la carne si cuoce e si trasforma, mentre le ossa sono lultimo stadio della trasformazione, quello da cui non si torna indietro. Ora, liberato, pu anche ridere67. Edgardo torna con la luna che illumina la strada ed ogni cosa68, liberando tutto dai vecchi significati, ed colpito dal toponimo Tresigallo di cui si chiede il significato. Il gallo un animale solare, vitale, virile: non capisce il significato di quel nome perch in quel nome c il sole; la luce solare che aveva visto nella vetrina era finta, erano solo lampade, il sole con la sua rivoluzione, la sua ciclica vitalit di creazione e distruzione non riesce proprio ad accettarlo; ormai nella luna e nella morte. Edgardo non capace di partecipare alla vita, n di assumerne le ambiguit, le doppiezze, le contraddizioni; ogni movimento gli sempre apparso come una minaccia, ogni trasformazione un orrore. Si sente felice solo quando lidea della morte gli garantisce riparo da tutto questo; solitudine, segretezza e unicit, invece che condivisione, contatto e molteplicit:
Linterna felicit dava spinta alle sue gambe affaticate, misura e precisione ai suoi gesti, calma ai battiti del suo cuore. Era davvero un tesoro quello che aveva dentro. Immenso, s, inesauribile, e nondimeno da tenere segreto, nascosto a qualsiasi persona al mondo. Tutta la sua allegria, tutta la sua pace, derivavano dalla certezza di esserne lunico proprietario. (p. 849)

E cos, di nuovo rifiuta il cibo, non partecipa alla cena coi famigliari che gli appaiono come statue, si lava accuratamente, prepara il fucile - non il Browning con cui Gavino aveva solo ferito lairone, ma la Krupp, pi sicura per leffetto definitivo che si attende -, poi va a salutare, non la moglie o la figlia, ma la madre: la madre travisa tutto quando gli dice, notando la sua bellezza Stare al sole, al vento [] sono convinta che ti farebbe bene (p. 850); sole e vento, forze generatrici, sono quanto di pi lontano dal figlio. La madre, anziana, come gli animali impagliati [] bellissima. [] Perfetta (p. 850) e, nel complimentarsi con lei, Edgardo ride per lultima volta perch vede in lei che gli ha dato la vita, chiarissima, la morte che sta per incontrare. Le volge le spalle, poi torna a guardarla fra tutti i suoi oggetti, illuminata come in una
A. Dolfi, Giorgio Bassani, cit., p. 45: Ma si tratta di liberazione o di nuova prigionia, di verit o di menzogna, di illusione o di reale felicit? Forse soltanto di tensione al cerchio minimo, della possibilit, nellultima circonferenza, di trovarsi dal centro a distanza minore del raggio: occasione unica per spezzare il diaframma della distanza e raggiungere, oltre il vetro, dopo averlo dissolto, la fissit speculare totale.. 68 La domenica tra Natale e Capodanno del 1947 il giorno 28 dicembre; quellanno la luna piena di dicembre cadeva il giorno 27: doveva essere un cielo luminosissimo.
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vetrina In questo finale si realizza il superamento della strategia narrativa ed ermeneutica dellintera opera di Bassani. Fino ad ora Bassani aveva concentrato e coniugato nelle immagini passato e presente, realizzando leternit in istanti discreti, come spiega chiaramente Giorgio Patrizi:
Nella pagina di Bassani, con un procedimento teso a cercare le motivazioni profonde delle parole nelle immagini, quasi che queste possano cogliere e remare una condizione ontologica dellessere, avviene il contrario [] del metodo di Longhi. La diacronicit del racconto pietrificata nella sincronicit dellimmagine, in una condizione che caratterizzata dallessere insieme storia e fuori dal tempo della storia: fuori, appunto, dalla diacronia. Se, secondo Contini, per Longhi il reale metafora dei valori formali, si pu dire che la lezione dellantico maestro bolognese ha portato Bassani a una posizione opposta: sono i valori formali, e il carattere atemporale dellimmagine a divenire la cifra pi rappresentativa di una realt vissuta alla ricerca ansiosa di un tempo fermo, dove possa consistere un momento salvifico dellesistenza. la ricerca di Micl e del protagonista di Dietro la porta, assieme a tanti altri personaggi dello scrittore ferrarese, per i quali la salvezza sembra consistere nella speranza dellannullamento del tempo lineare, per una dimensione temporale che invece proceda attraverso una fissit di attimi, di vite, di passioni.69

Qui, invece, la costellazione indicata dalla stadera e dallairone chiude con il passato dinamico e punta verso un futuro fisso; una sorta di parodia della visione profetica che prova a inchiodare il Tempo con lautismo del nonsense, attraverso il gesto del suicidio.

G. Patrizi, Le parole motivate dalle immagini, cit., p. 188; cfr., inoltre, A. Langiano, Il tempo e limmagine: la scrittura antiprospettica di Giorgio Bassani, in Sincronie, XII, 24, 2008, pp. 157-173.
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