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direttori
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segreteria
anna quartarone salanitro
Direzione
Prof. Michele R. Cataudella
Università di Firenze - Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacoloi
via San Gallo 10 - 50129 Firenze
Tel. 055 2757902/3/4/5
ESTRATTO ANTICIPATO
anno xli
1-2/2015
E-mail: infoagoraco@gmail.com
ISSN 1128-2118
SOMMARIO
Contributi
M.L. Cavalli, Adesp. ia. frr. 35, 38, 43-48 W.²: Archiloco o Ipponatte? 163
VII
sommario
Ricordi
Recensioni
AA.VV., Il miglior fabbro. Studi offerti a Giovanni Polara, a cura di A. De
Vivo e R. Perrelli, Amsterdam 2014 (G. Salanitro), 441
VIII
sommario
Aspetti della Fortuna dell’Antico nella Cultura Europea. Atti della Decima
Giornata di Studi. Sestri Levante, 15 marzo 2013, a cura di S. Audano e G.
Cipriani, Campobasso-Foggia 2014 (S. Monda), 446
G. Salanitro, Scritti di filologia greca e latina, Catania 2014 (S. Audano), 480
V. Sauer, Religiöses in der politischen Argumentation der späten römischen
Republik. Ciceros Erste Catilinarische Rede ‒ eine Fallstudie, Stuttgart 2013
(F. Nolfo), 487
IX
sommario
X
Proba, Cento Vergilianus de Laudibus Christi (a cura di María Luisa La Fico Guzzo) –
Ausonio, Cento Nuptialis (a cura di Marcos Carmignani) – Revisión técnica di Rubén
Florio, Editorial de la Universitad Nacional del Sur, Bahía Blanca 2012, 226 pp.
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Sotto il testo latino sono rubricati i fontes virgiliani, mentre sotto la traduzione sono
presenti note esplicative, finalizzate più all’esegesi letteraria e al raffronto con Virgilio e
i testi sacri piuttosto che a discussioni di carattere testuale (le osservazioni si caratteriz-
zano, in ogni caso, per notevole finezza).
Da p. 133 inizia, invece, l’edizione del Cento Nuptialis ausoniano, a cura di Marcos
Carmignani. In parallelo col centone di Proba, anche in questo caso abbiamo in apertura
una dotta e ampia Introducción (pp. 135-169), che mette a fuoco con sintetica lucidità le
principali problematiche di questo poemetto, che, come detto, rovescia parodicamente il
dettato virgiliano, proiettando nel centone la memoria letteraria di generi marcatamente
pagani, come l’epitalamio e l’elegia. Alla severità di Proba fa, quindi, da contraltare la
leuitas di Ausonio, di cui Carmignani delinea alle pp. 135-140 un ritratto molto interes-
sante e poco convenzionale: pur ammettendo in età tardoantica la tendenza, di origine
alessandrina e neoterica, della poesia di trasformarsi in lusus, lo studioso evita di schiac-
ciare il nostro poeta nelle maglie un po’ banalizzanti di questo scontato paradigma, come
con sottile ironia precisa a p. 140 («la obra de Ausonio no es solamente un signo de alarde
narcisista»). Al contrario, Carmignani pone giustamente in evidenza come Ausonio at-
tui il recupero e la conservazione della grande tradizione della poesia latina, senza ne-
cessariamente porre degli steccati ideologici verso il mondo cristiano (poco prima, a p.
138, aveva giustamente ricordato come «la división entre paganos y cristianos en el siglo
IV era mucho menos transparente de lo que habitualmente se cree»), ma comprendendo
la necessità storica di non disperdere un grande patrimonio culturale, che lui cerca di
imitare in tutte le forme, dalla polimetria di matrice neoterica al classicismo augusteo,
senza però tralasciare la pratica di ‘contaminare’ i vari generi letterari. Questo spiega la
trasposizione dell’epitalamio all’interno della poesia centonaria (ne avremo un ulteriore
esempio con l’Epithalamium Fridi di Lussorio nel VI sec.), della cui topica, codificata dal
manuale di Menandro Retore, Ausonio è pienamente consapevole, ma che sceglie di ri-
produrre in dialettica con una riscrittura parodistica di Virgilio, che consente di espan-
dere semanticamente il dettato del modello fino ai limiti dell’osceno. E, in questo senso,
si spiega, come molto bene Carmignani argomenta a p. 143 (all’interno della sezione de-
dicata alla tradizione epitalamica, pp. 142-146), la ragione per cui, a differenza degli altri
testi epitalamici a noi pervenuti, Ausonio aggiunga la parte relativa all’Imminutio, senza
sottrarsi all’inserimento di dettagli scabrosi, che nello stesso poeta, nella sua Parecbasis,
cerca di giustificare col recupero dell’antica tradizione scherzosa, e insieme allusiva alla
fertilità, dei Fescennini. Acute sono inoltre le considerazioni sulla tradizione testuale del
Cento Nuptialis alle pp. 146-147: qui Carmignani si dimostra pienamente consapevole
del fatto che i centoni rappresentano un «valioso documento», al fine «de la análisis de la
tradición textual virgiliana» (p. 146), e che sono testimoni fondamentali della ricezione
di Virgilio nella tarda antichità. Nelle pagine successive, lo studioso entra in un’analisi
più approfondita del centone, a iniziare da una articolata lettura dell’epistola prefatoria
ad Assio Paolo, che giustamente lo studioso valorizza come vera e propria ars poetica
centonaria (p. 149 e poi, in modo più argomentato, pp. 150-156, con l’elencazione di sette
punti chiave che desume dal testo di Ausonio). Il poeta, dunque, tende a presentare la
propria opera come ‘esemplare’ della produzione centonaria: ne deduce, pertanto, delle
regole, che tuttavia avrei qualche difficoltà a valutare come ‘prescrittive’ con valore uni-
versale, ma sicuramente utili a definire, per così dire, l’esemplare del perfetto centone,
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che ovviamente coincide col Cento Nuptialis. In questo contesto normativo gioca un
ruolo di rilievo la memoria, a cui spetta il negotium di sparsa colligere et integrare lace-
rata, di cui lo studioso valorizza «l’intención siempre constructiva y no destructiva» (p.
150); il centone è, dunque, opera di lusus letterario (come si argomenta in modo parti-
colare alle pp. 153-156), ma il lusus rappresenta un altro modo di concepire il centone,
diverso da quello serioso di Proba, in cui la dimensione giocosa è associata, in modo
particolare, alla capacità di composizione, che mette in gioco l’abilità e l’ingegno di chi
scrive (non a caso Ausonio confronta il centone al complesso gioco dello stomachion,
analizzato poi in dettaglio alle pp. 157-160) e, di conseguenza, di chi legge. E il rapporto
con il destinatario trova la sua migliore definizione critica nella presentazione a p. 156
di Paolo quale «lector modelo» della poesia centonaria, in grado di valutare con compe-
tenza il processo creativo del poeta e la sua abilità di trasformare il modello virgiliano,
collocandolo in un nuovo contesto, secondo principi di armonia compositiva e di unità
strutturale (e non semplicemente come semplice accostamento di materiali virgiliani,
come pare abbia fatto l’imperatore Valentiniano I con cui il poeta ha una sorta di sfida
letteraria). Nelle pagine successive (pp. 160-166), lo studioso offre una dettagliata analisi
della struttura del centone, di cui evidenzia lo spessore letterario delle varie sezioni, in
modo particolare dell’Imminutio, come detto novità ausoniana, di cui Carmignani evi-
denzia il recupero del topos elegiaco della militia amoris e del lessico metaforico proprio
della dimensione agonistica e sportiva.
Alle pp. 173-217 segue, secondo lo stesso schema attuato per Proba, l’edizione del
centone, che Carmignani dota anch’egli di un ricco repertorio di note, in questo caso
maggiormente attento anche a problemi di critica testuale.
Il volume è chiuso alle pp. 219-226 da una dignitosa, per quanto non completa, Bi-
bliografía, che suggella in ogni caso un lavoro interessante, omogeneo nelle due parti, il
che dimostra lo spirito di condivisione che ha animato i due studiosi, con spunti critici
degni di interesse, che inducono a sperare che dalla scuola filologica argentina possano
continuare a provenire risultati scientifici altrettanto validi.
Sergio Audano
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questo volume è stato composto con i caratteri minion
disegnati da robert slimbach nel 1990 per adobe systems
e stampato presso la tipografia digital print service s.r.l. di milano
nel mese di dicembre del 2015