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Studi umanistici
Serie Antichistica
Munus Laetitiae
Studi miscellanei offerti a Maria Letizia Lazzarini
volume i
a cura di
Francesco Camia, Lavinio Del Monaco, Michela Nocita
con la collaborazione di
Lucia D’Amore, Paola Grandinetti, Giulio Vallarino
2018
Comitato promotore:
Maria Letizia Caldelli, Francesco Camia, Gian Luca Gregori, Francesco Guizzi,
Adolfo La Rocca, Enzo Lippolis, Elio Lo Cascio, Marco Maiuro, David Nonnis,
Silvia Orlandi, John Thornton, Pietro Vannicelli.
Copyright © 2018
Sapienza Università Editrice
Piazzale Aldo Moro 5 – 00185 Roma
www.editricesapienza.it
editrice.sapienza@uniroma1.it
Iscrizione Registro Operatori Comunicazione n. 11420
ISBN 978-88-9377-073-6
Pubblicato a giugno 2018
Quest’opera è distribuita
con licenza Creative Commons 3.0
diffusa in modalità open access.
Prefazione vii
Introduzione 1
Elenco delle pubblicazioni di Maria Letizia Lazzarini 5
a) Nuovi documenti
Pindaric reverberations: an unpublished inscription
from the Museum of Thebes
N. Papazarkadas 19
Terina: la tessera di Anthropiskos
G. De Sensi Sestito 33
Luoghi di vendita e santuari: a proposito di un incensiere
iscritto da Selinunte
A. Brugnone 55
Pseudo-Epicharmean verses in a new inscription
from the Necropolis of Cyrene (Tomb S147)
A. Cinalli 77
Una nuova iscrizione greca dalla via Latina
S. Orlandi 93
b) Istituzioni e vita politica
Labros stratos
F. Raviola 103
Erodoto e due epigrammi di recente scoperta
(BE 2015, nr. 306; SEG 56, 430): la dedica di Creso
ad Amphiaraos e la battaglia di Maratona
M. Tentori Montalto 125
vi Munus Laetitiae
1
Vd. il primo resoconto in Spadea 2008; il più recente in Mancuso - Spadea 2011.
2
Si tratta di un intervento finanziato nell’ambito del POR Calabria 2007-2013 su
iniziativa di chi scrive in qualità di Assessore ai beni culturali del Comune di Lamezia
Terme, poi progettato e realizzato dalla allora Soprintendenza archeologica della
Calabria.
3
Ringrazio Fabrizio Sudano e Stefania Mancuso per avermene affidato lo studio,
ancora prima che fosse sottoposta a restauro, per una rapida pubblicazione in
questa sede, con l’intento di concorrere all’offerta di un piccolo omaggio comune a
Maria Letizia Lazzarini, che ha dedicato tanta parte della sua produzione scientifica
all’epigrafia di Terina e delle città della Magna Grecia.
34 Munus Laetitiae
Κι | Ἀνθρōπίσκος : | Ὀνάτα
4
Ps.Scymn., vv. 306-307; St. Byz. s.v. Τέρινα. Per i testi relativi e tutte le altre fonti
vd. Intrieri 1999.
5
IG XIV 668; SEG 30, 1223.
6
SEG 35, 680; 38, 533 e 535. Legge Ἀνθρώπισος Gasperini 2008, 144.
7
I.Magnesia 38.
8
Bechtel 1917, 477; cfr. Masson 2000, 247. Ad Apollonia (I.Apollonia 25) e ad
Epidamno (I.Épidamne 101) è attestato il nome derivato rispettivamente nella
forma femminile, Ἀνθρωπία, e maschile Ἀνθρωπίων. Non ne è invece rimasta
traccia in Acaia, mentre vi compaiono forme derivate da ἀνήρ, a cominciare da
Ἄνδρων, attestato a Pellene (Rizakis 1995, 722, nr. 16 e 723, nr. 159) e a Patrasso
(Rizakis 1998, nr. 76).
9
Moretti 1957, nr. 272 (P. Oxy. 222); cfr. Arist., Eth. Nicom. 7, 4, 1147b e relativi
commenti; Suda, s.v.
10
Così Sabbione 1976, 587 s. Ha invece identificato il reperto come un puntale di
bronzo, un σαυρωτήρ, Ardovino 1980, 61 ss. ed è di solito così definito nella
letteratura successiva. Su un altro reperto analogo iscritto sempre in caratteri achei
Terina: la tessera di Anthropiskos
il koppa, l’alfa a tratto interno molto obliquo e il theta con trattino in-
terno obliquo collocato in basso a destra, orientano verso una datazione
entro la seconda metà del VI sec. a.C. Il testo non presenta segni divi-
sori; correttamente interpretato solo di recente separando le due lettere
iniziali dal resto11, presenta una sequenza onomastica di sigla, nome e
patronimico analoga a quella della sferetta terinea:
Aϙ Ἄνθρōπος Θεόγνιος
La sigla iniziale ΚΙ della sferetta è presente anche nel testo più noto
di Terina, la tabella testamentaria, in cui precede il nome Φιλωνίδας
figlio di A[?...] alla linea 15, uno dei testimoni delle volontà del testa-
tore17; ma sul valore da riconoscere alle sigle, attestate anche in altre
città e al centro del dibattito contemporaneo, ci soffermeremo dopo
aver precisato la cronologia relativa della sferetta richiamando gli altri
documenti epigrafici di Terina.
I caratteri achei dell’iscrizione si prestano anzitutto ad un raffronto
con la tabella arcaica con la menzione del damiorgós ritrovata nel 2002
nel corso delle indagini svolte nel medesimo sito archeologico di Iardini
di Renda. Le lettere, alte 0,8 cm, sono incise con grande cura in alfabeto
acheo, su linee segnate preventivamente; Maria Letizia Lazzarini, che
ha pubblicato il testo, lo data all’inizio del V sec. a. C.18. Il fatto che
presenti ancora l’alfa col tratto interno obliquo (Fig. 2) induce a consi-
derarlo di qualche decennio più antico della sferetta in esame.
Un confronto più puntuale offrono le più antiche monete di Terina,
richiamate sia dal peso della sferetta bronzea19, che dalle dimensioni e
dalla nitidezza delle lettere, che potrebbero rimandare alla perizia di un
incisore di conii. Le lettere della legenda monetale sulle serie del gruppo
A, assegnate al periodo 460-440 a.C. nella classificazione di Ross Hollo-
way - Jenkins, presentano tutte caratteri achei, con alfa a tratto ancora
leggermente obliquo nella prima serie (Fig. 3) e poi orizzontale, iota a
tre tratti e omicron lungo20. In tutte le legende monetali dei due gruppi
17
Sulle circostanze del recupero di questa tabella e sulle relative edizioni vd. oltre.
Sull’integrazione nel testo alla linea 12 la scelta degli editori oscilla tra ἐ[πιμεληταί],
oppure ἐ[πάκοοι], o ancora ἐ[πίτροποι], ma è chiaro che il termine adottato vi
indicava i testimoni delle volontà del testatore; cfr. per tutti Dubois 2002, 174. Solo
a proposito dell’antroponimo Φιλωνίδας (che è comunque piuttosto comune),
Landi 1979, 140, segnala un’attestazione corrispondente a Metaponto.
18
Lazzarini 2005; SEG 55, 1073; Méndez Dosuna 2013, 47, nt. 1 (datazione: ca.
500-475).
19
Intorno a gr 8-7,90 si attestano gli stateri arcaici di Sibari, Crotone, Caulonia e
anche quelli più antichi di Terina (Regling 1906, 7-8, registra alcuni esemplari della
prima serie su questi valori) prima di presentare un peso leggermente inferiore di gr
7,70-7,60; cfr. Parise 1987.
20
Ross Holloway - Jenkins 1983, 16; 21-23, nrr. 1-9. La datazione della prima
serie era fissata al 480-460 a.C. da Regling 1906, 7-8, per lo stile più arcaico
dell’iconografia; essa è stata ribadita da Kraay - Hirmer 311, nr. 272, adottata
anche da Guarducci 1970, II, 629, e da Arena 1996, 77, nr. 49; l’orientamento più
recente è di collocare la data di inizio verso il 470-465: cfr. Salamone 2011, 416.
Oltre al tratto leggermente obliquo dell’alfa, un elemento di arcaicità, quanto meno
intenzionale, mostra la scrittura retrograda della legenda ΝΙΚΑ sul verso.
Terina: la tessera di Anthropiskos
21
Ross Holloway - Jenkins 1983, 23-29.
22
Arena 1996, 13.
23
Ross Holloway - Jenkins 1983, 29 ss.; vd. in part. nrr. 43, 44.
24
Dubois 2002, 166. A Crotone si registra un conservatorismo ancora maggiore,
nell’uso protratto sia della tecnica incusa, che altrove è abbandonata prima, che dei
caratteri alfabetici achei sulle serie monetali, che permangono sino alla fine del V
sec.: vd. Dubois 2002, 12, 138 s.
25
Cfr. in particolare Méndez Dosuna 2013, 48.
26
Orsi 1921.
27
Lenormant 1884, 97-104 = 1976, III, 65-70, con grande acribia aveva contestato
le tesi del Barrio e del Marincola sull’ubicazione di Terina a Nocera Terinese e
nei pressi del Savuto e aveva offerto, da archeologo di professione, un pertinente
inquadramento topografico per la colonia di Crotone nell’area dell’abbazia di
Sant’Eufemia, di cui credette (o piuttosto fu indotto a credere) non fosse rimasta
38 Munus Laetitiae
[τὸ δὲ ἥμι-]
[σον • τ]ᾶς • ΠΟ • Φιλύλλαι Κ[όνōνος - - ]
[- -μ]νᾶς ἴκοσι καὶ Δίαι Κόνōν[ος - - ]
[- - π]έντε, τὰ δ ἄλλα τᾶι γενεᾶι κ[ὰτ τάδε∙]
5 [ ΞΑ • Ἀ]στοκρέτει • Ἱστιαίω • πάντων [- - ]
[- - • Ξ]Α • Φιλότατι • Ἱστιαίω • τᾶς τρίτας μ[- -]
[ - - τὸ] δὲ ἥμισον • τᾶς • ΞΑ • Νικύλι (?) Ἱστιαίω· [τὼ-]
[ς δὲ πω]λήσαντας τὰ ὑπάρχοντα πάν[τα - - ]
[- - πό]λι τάς οἰκίας φυλάσσεν τῶι παι[δίωι μέ-]
10 [χρ᾽ ἐς τὰ]ν ἁλικίαν μόληι· ἅ τόκα ἐγγύω[ν δέηι ἀπο-]
[τιμᾶν τ]ὸν πρύτανιν τὠργυρίω τῶ ἀ[ξιό-]
[χρεω δρ]χμ(μῶν) • ν´• εἰ δ᾽ ἃ δοκῆι αὐτοῖς τὸ π[αι-]
[δίον τόκ᾽] εἰᾶι πωλῆν, πωλησάντω· ἐ[πακόοι ]
[- - ]ὺς • ΩΛ • Νίκαιος • ΞΑ • Κλευ[- -]
15 [ΠΟ •] Φίλυλλος • ΚΙ • Φιλωνίδας • Α[- -]
[- -]σιτων • ΤΙ • Εὐφρονίδα[ς • - -]
[- -ι] ππος • ΕΤΑΝ • ΠΗ • Αλε[- -].
traccia, dicendola sprofondata nel terreno all’epoca del terremoto del 1638, e
attirandosi per questa erronea affermazione una critica severa di Orsi (1921, 470).
28
Comparetti 1916, 237-248; Arangio Ruiz - Olivieri 1925, nr. 21; SEG 4, 73; 41,
886; 56, 1160; Landi 1979, nr. 170; Spadea 1979, 28-33; Granei 1999; Dubois
2002, nr. 98; Manganaro Perrone 2006, 130-131.
29
Méndez Dosuna 2013, 47.
Terina: la tessera di Anthropiskos
l’esistenza nel 199530, ma solo un decennio più tardi aveva potuto stu-
diarla e proporne l’edizione31 (Fig. 4a-b). Incisa su tre linee, in caratteri
regolari, essa presenta la seguente sequenza onomastica:
Ξα | Σαΐσκος | Πολυξένου
La sigla ΞΑ presente sulla prima riga della pallina ricorre nel testo
pervenuto di questa tabella testamentaria due volte, alla linea 7 prima
del nome di un erede e ancora alla linea 14, prima del nome di un testi-
mone. È stata questa coincidenza a suggerire a Manganaro la possibile
provenienza della pallina di bronzo da Terina e ad ipotizzare che fosse
arrivata a Siracusa assieme a quella tabella, tra i reperti recuperati du-
rante le indagini svolte a Sambiase, rimanendovi poi isolata e inedita
quando la tabella trovò definitiva collocazione nel Museo di Reggio Ca-
labria verso la metà del secolo scorso.
Per verificare l’ipotesi di Manganaro ho ottenuto il permesso di con-
trollare quanto aveva scritto Orsi nei suoi taccuini a proposito dell’ac-
quisizione della laminetta32. A sorpresa ne ho trovato ampio riferimento
nel taccuino 97 del 1913, quando aveva fatto un sopralluogo di due
giorni a Sambiase e Nicastro33, mentre delle faticose ricognizioni del
30
Manganaro 1995, 104, n. 52, dove la segnalava, dandone una prima lettura, come
di provenienza sconosciuta, tra documenti analoghi di Imera e altre località della
Sicilia; cfr. SEG 45, 1424.
31
Manganaro Perrone 2006.
32
Ringrazio vivamente la Dott.ssa Maria Musumeci, Direttrice del Polo Regionale di
Siracusa per i siti e i musei archeologici, per l’autorizzazione alla lettura dei taccuini
e all’uso della foto della pallina conservata in quel Museo, e la Dott.ssa Angela
Maria Manenti per aver facilitato in ogni modo la mia ricerca.
33
Si tratta del Taccuino nr. 97 del 1913, pp. 97-107; scrive di essere arrivato a
Sambiase alle 10 del 26 maggio e di aver incontrato l’ispettore di Sambiase, il
vecchio medico Cav. Felice Renda, poco esperto di antichità, e subito dopo con
miglior esito l’ispettore di Nicastro, Francesco Giuliani (discendente di Pasquale
Giuliani, primo Regio Ispettore degli scavi e monumenti di antichità, che nel 1867
aveva pubblicato, in appendice al volume Memorie storiche della città di Nicastro,
1867, la relazione fatta due anni prima sul ritrovamento casuale in contrada
Elemosina, di “taluni oggetti di antichità”, noto come “tesoro di Agatocle”, più
tardi in parte acquisito dal British Museum: cfr. De Sensi Sestito 1999, 192-196).
Proprio da Francesco Giuliani potrebbe essere stato messo in contatto col possessore
della laminetta, l’orafo-orologiaio di Sambiase Salvatore Stella, dal quale l’acquistò
subito per 25 Lire; del colloquio avuto con lui riferisce per punti varie notizie, tra
cui quelle sul favoloso tesoro ormai sbiadite e deformate da una già lunga tradizione
orale; ma soprattutto accerta che la laminetta era stata ritrovata quattro anni prima
nella proprietà di un nipote, un miglio sotto S. Eufemia Vetere, su una collinetta di
località Terravecchia alla fine dello stradone. Alle pp. 98-99 ne riproduce l’apografo
40 Munus Laetitiae
1914 e del 1915 di cui parla nel suo saggio del 1921 non è rimasta alcu-
na annotazione nei taccuini relativi. Non ho dunque trovato menzione
della pallina, ma ciò non significa che Orsi non possa esserne venuto in
possesso nel corso di tali ricognizioni, o in una occasione successiva34.
In ogni caso la sferetta di bronzo iscritta presentata in questa sede costi-
tuisce una sicura conferma dell’intuizione di Manganaro per una serie
di ragioni, non ultima per importanza quella del sito del ritrovamento,
che si trova in un’area adiacente alle contrade Terravecchia-Elemosina,
indicate da Orsi un secolo fa come méta delle sue ricognizioni alla ri-
cerca dei ruderi dell’edificio nel quale sarebbe stata ritrovata la tabella.
Tuttavia ancor più probanti sono gli esiti del confronto fra le due sfe-
rette: coincidono le misure della nuova sferetta e di quella pubblicata da
Manganaro (anche se questa pesa gr 18,56); identico il metallo usato;
identica la disposizione ordinata del medesimo tipo di testo su tre ri-
ghe, incise con grande perizia (come le due tabelle del resto). Inoltre,
entrambi i nomi delle persone che servivano a designare sono composti
col medesimo suffisso -ίσκος, tanto più significativo in quanto di per sé
poco produttivo35. Infine, entrambe le sigle presenti sulle due sferette
ricorrono nella tabella testamentaria. Che appartengano alla stessa città
può essere considerato certo e sembra dunque lecito ricondurre comun-
que ad Orsi quella pubblicata da Manganaro e denominarla anche con
suo nome quale riconoscimento del valore imprescindibile che quelle
sue ricognizioni continuano a rappresentare per le ricerche su Terina.
Elementi di riflessione ulteriore offrono le differenze. La prima e più
importante riguarda l’aspetto grafico che evidenzia l’orizzonte cronolo-
gico diverso. Manganaro ha accostato la sferetta del Museo di Siracusa
alla tabella testamentaria, anch’essa in alfabeto ionico comune, datando
l’una e l’altra genericamente al IV-III sec.36, anche se si preferisce asse-
42
Da ultimo cfr. Brugnone 2011, con bibliografia precedente. Le loro dimensioni
sono maggiori: diametro cm 2-2,2, peso gr 40,97-47,2, alt. lett. cm 0,5-0,8. Ivi
anche i riferimenti ad altre sferette anepigrafi di Sicilia e Magna Grecia.
43
Cordano 2016b; le dimensioni sono analoghe a quelle imeresi (vd. nt. prec.).
44
Cordano 1988; Lazzarini 1995, 448 s.
45
Lazzarini 1995, 415-420, dove alle pallottole reggine ritrovate da Orsi aggiunge
quella rinvenuta in una tomba a Pontecagnano e ne sottolinea il carattere pubblico
di tessere di riconoscimento. Per esse cfr. ora D’Amore 2007, 57-58, nr. 26 a-c.
46
Lazzarini 1995, 420-425. Per le analoghe pallottole fittili “ennesi” con nome,
patronimico e numero della fratria cfr. Guzzardi 1999, 535 s. L’uso di specificare
la fratria di appartenenza era presente anche altrove, ma ha la sua più ampia
documentazione nelle tabelle dell’Olympieion locrese, ora riedite in Lo Monaco 2013.
47
Cordano 1992; Cordano 2001; ma vd. anche Manganaro Perrone 2006, 135 ss.,
con ulteriore bibliografia.
Terina: la tessera di Anthropiskos
48
Cfr. in particolare la documentazione raccolta e discussa in Jones 1987, 92-180.
49
Lazzarini 2007.
50
Dubois 2002, 75, nr. 33.
51
Lazzarini 2007; Lazzarini 2010; il tema è stato oggetto di riflessione specifica nel
convegno su Organizzazione pubblica nell’Occidente greco, organizzato a Roma
(15-16 novembre 2013), nell’ambito del PRIN 2009, dal gruppo locale di ricerca
dell’Università “La Sapienza” coordinato da M.L. Lazzarini, i cui Atti sono ancora
in corso di stampa.
52
Dubois 2002, nrr. 47, 49 e 50. Fra le attestazioni più antiche si ricordi la sigla ΔΟ
sulla dedica del sibarita Kleom(b)rotos che risale alla fine del VII sec. a.C.: Dubois
2002, nr. 5.
53
Le sigle terinee sono state interpretate in tal senso da quasi tutti gli editori: da
Comparetti 1916, 239 s.; a Jones 1987, 167 s.; cfr. anche Spadea 1979, 31; Graneri
1999, 148; SEG 41, 886; 56, 1160.
54
Manganaro Perrone 2006, 131 ss.; Méndez Dosuna 2013.
55
Lazzarini 2016a, 415 s.; Lazzarini 2016b, 106-109; cfr. anche Cordano 2016a.
44 Munus Laetitiae
56
Cfr. De Sensi Sestito c.d.s.
57
Dubois 2002, 168. Sulla opportunità di approfondire il significato delle sigle terinee
cfr. già Granei 1999, 148 e nt. 20.
58
Manganaro Perrone 2006.
59
Sulla probabilità che tanto Νικυλίς quanto Φιλότας fossero figlie (e non figli) di
Istieo, cfr. Dubois 2002, 167 s. e Méndez Dosuna 2013, 49. In tal caso ci troveremmo
di fronte alla partecipazione anche delle figlie del testatore alla ripartizione dei beni
fondiari, solo di rado attestata altrove, come nelle leggi gortinie (in una proporzione
ridotta rispetto ai figli maschi: Guarducci 1970, 73-75) o in Epiro (dove nei
documenti di età ellenistica le componenti femminili della famiglia intervengono
a pari titolo con quelle maschili nel disporre dei beni dell’oîkos: da ultimo Cabanes
2010; e dove delle donne possono essere insignite del diritto di cittadinanza per
sé e la propria discendenza: cfr. Davies 2004, 21 e nt. 5). In un ambiente di
tradizione pitagorica quale certamente era quello terineo una compartecipazione
delle componenti femminili della famiglia ai beni dell’οἶκος non può essere certo
considerata strana.
60
Manganaro Perrone 2006,131, modifica l’integrazione [τ]ᾶς della linea 2 con [γ]
ᾶς, e considera errore dell’incisore il τᾶς della linea 7, che corregge in γᾶς. Contra,
a ragione, Méndez Dosuna 2013, 49.
Terina: la tessera di Anthropiskos
61
Méndez Dosuna 2013, 50-59.
62
Lazzarini 2005, 456-459. Per le tre donationes cfr. Dubois 2002, nrr. 93 (Petelia),
94 (Cirò), 100 (Caulonia), con bibliografia. I testi sono molto simili fra loro
nella formulazione della disposizione testamentaria e nella relativa modalità di
registrazione, ma merita rilevare che solo nel testo di Caulonia compaiono delle
sigle, sia prima del nome del damiorgós, sia prima dei nomi dei próxenoi/testimoni.
46 Munus Laetitiae
63
Ha giustamente insistito sull’importanza della menzione della γενεά in questo
documento Ganei 1999, 146 ss. con importanti riferimenti bibliografici alla nt. 17
sulle numerose attestazioni epigrafiche relative alla γενεά soprattutto in ambito
epirota, ma anche in Magna Grecia.
64
Per quanto non certa, mancando la parte iniziale del testamento in cui, accanto alla
menzione del damiorgós, si doveva trovare il nome del testatore, è questa l’ipotesi
considerata più probabile, rispetto a quella iniziale che considerava i tre beneficiari
fratelli del testatore. Da ultimo, così, Méndez-Dosuna 2013, con riferimenti
bibliografici precedenti.
65
Per l’omogeneità dei nomi in una famiglia cfr. Masson 2000, 210, 247.
Terina: la tessera di Anthropiskos
66
Diod. 12, 15.
67
Esemplificazione emblematica di antiche prassi nel reclutamento dei coloni all’interno
delle strutture di parentela delle singole comunità costituisce, com’è noto, la fondazione
terea di Cirene: Hdt 4, 153; SEG 9, 3, ll. 28-29; Meiggs - Lewis 1988, nr. 5. Sottolineava
Oliver 1965, 28, che ogni famiglia doveva essere rappresentata, presumibilmente sia
per motivi militari, sia (e potremmo aggiungere, soprattutto) per motivi religiosi. Per la
centralità della stele dei fondatori di Cirene, nonostante la sua recenziorità rispetto alla
vicenda rappresentata, si vedano le misurate e ancora valide considerazioni di Lepore
1978, 253-253, 243 s. in part., ora anche in Finley - Lepore 2000, 38 ss.; cfr. da ultimo
Malkin 2003, 166 ss. e, in una prospettiva più ampia, Malkin 2016.
68
Per la complessa questione della molteplicità di unità minori componenti dei vari
stati (génos, pátra, phratría, phylé ecc.) e delle loro funzioni cfr. la ricca disamina
critica di Davies 1996.
69
Ai nomi presenti nei documenti terinei in esame in questa sede vanno aggiunti
quelli maschili e femminili presenti nella tradizione letteraria ed epigrafica, raccolti
in Intrieri 1999, nrr. 14; 21; 22; 41; E1; E2; l. 45; E4-5; ad essi va aggiunto il terineo
Periere (?) vincitore dello stadio nell’Olimpiade 97 del 392 (Diod. 14, 94, 1; Eus.
Chr. 206), che conferma anche per Terina la pratica dell’atletismo.
48 Munus Laetitiae
70
Manganaro Perrone 2006, 129, con rimando a Bechtel 1917, 396.
71
Cabanes 2010.
72
Cfr. da ultimi Dubois 2002, 167 s., nn. 80-81; Hornblower - Matthews 2000, 33,
nr. 38; Méndez-Dosuna 2013, 48. Una analoga sopravvivenza arcado-cipriota
segnala Landi 1979, 77 (ma già Mazzarino 1964,70), nell’uso di ἰν in una dedica
metapontina arcaica, considerandolo residuo del ‘sostrato’ acheo predorico.
73
Manganaro Perrone 2007; cfr. Méndez-Dosuna 2013, 48. In LGPN IIIB, s.v., il
nome Ἀστοκράτης è documentato solo nella Pelasgiotide.
74
Lexikon GPN IIIB, s.v.; anche in ragione di ciò lo considera femminile Dubois
2002, 168, nt. 82.
75
In breve, Hartog 1997, 961-964.
Terina: la tessera di Anthropiskos
nelle tradizioni di famiglia, veri o presunti che fossero, per tutto ciò che
essi permettono di conoscere della specifica identità culturale76.
L’altra conclusione riguarda la compattezza strutturale e l’affinità
durevole che il mondo coloniale acheo d’Occidente sembra aver con-
servato al suo interno nella sua struttura più peculiare, quella gentilizia,
che presuppone legami originari reciproci e profondi, e lascia anche tra-
sparire i molteplici fili che lo avevano legato alle regioni centro-setten-
trionali del Peloponneso e alla Grecia occidentale, fili che nel corso del
tempo a tratti riemergono in forme nuove77.
Bibliografia
Arangio Ruiz - Olivieri 1925: V. Arangio Ruiz - A. Olivieri, Inscriptiones
Graecae Siciliae et infimae Italiae ad ius pertinentes, Milano 1925 (rist.
anast. Roma 1965).
Ardovino 1980: A. M. Ardovino, Nuovi oggetti sacri con iscrizioni in alfabeto
acheo, ArchClass 32, 1980, 61-65.
Arena 1996: R. Arena (a cura di), Iscrizioni greche arcaiche di Sicilia e Magna
Grecia. IV. Iscrizioni delle colonie achee, Alessandria 1996.
Bechtel 1917: F. Bechtel, Die historische Personennamen des Griechischen bis
zur Kaiserzeit, Halle 1917 (rist. anast. Hildesheim 1964).
Brugnone 2011: A. Brugnone, Le sferette bronzee iscritte da Himera, Kernos
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Cordano 1992: F. Cordano, Le tessere pubbliche dal tempio di Atena a Cama-
rina, Roma 1992.
76
Per l’originaria caratterizzazione dell’Aigialeia omerica e la fitta trama di corrispondenze
toponomastiche, religiose, mitiche e culturali con le aree di colonizzazione achea in
Magna Grecia si rimanda alla fondamentale analisi di Mele 2007.
77
A cogliere la molteplicità di fili che legano la “terza Grecia” al mondo coloniale
d’Occidente sono stati finalizzati i due progetti PRIN 2007 e 2009 dei gruppi di
ricerca delle Università della Calabria, di Napoli Federico II, di Parma, di Roma “La
Sapienza”, di Venezia “Ca’ Foscari” , e in entrambi lo studio dei testi epigrafici da
parte di M.L. Lazzarini e della sua scuola ha offerto un contributo prezioso.
50 Munus Laetitiae
Fig. 2. Tabella arcaica da Terina (Iardini di Renda), scavo 2002 (Lamezia Terme,
Museo archeologico Lametino).
54 Munus Laetitiae
Fig. 3. Prima serie monetale di Terina, BMCat. nr.1 (da Ross Holloway 1983, nr 1).