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Abstract
Obiettivo del paper. La principale finalità del presente articolo è approfondire la conoscenza delle relazioni che intercorrono
tra la filosofia slow e il turismo e verificare la percezione della lentezza da parte dei turisti che visitano la Sierra de Gata, Spagna.
Metodologia. Dal punto di vista metodologico, è stata realizzata una dettagliata revisione della letteratura sul tema oggetto di
studio ed è stato portato a termine un lavoro empirico sia di carattere quantitativo, con l’uso di un questionario strutturato e
personale, sia qualitativo, adottando la tecnica dell’intervista in profondità.
Risultati. I dati dimostrano che il territorio della Sierra de Gata possiede un ottimo potenziale per lo sviluppo di pratiche
turistiche orientate alla lentezza che potrebbero allungare il soggiorno medio del turista e creare un vincolo personale e unico tra
quest’ultimo e il territorio.
Limiti della ricerca. L’adozione di tecniche statistiche semplici e prettamente descrittive per l’analisi dei dati raccolti.
Implicazioni pratiche. La creazione di sistemi turistici alternativi, capaci di generare uno sviluppo qualitativamente
significativo, sostenibile e rispettoso delle peculiarità e le fragilità dei territori, soddisfacendo le esigenze della domanda turistica
attuale.
Originalità del lavoro. Per la prima volta si realizza, in un territorio spagnolo, uno studio sperimentale indirizzato a conoscere
la vocazione slow di una destinazione turistica e la percezione della stessa da parte dei turisti . Si tratta di un primo passo verso la
creazione di una tecnica di misurazione e valutazione della componente slow di un territorio.
Parole chiave: slow travel; slow tourism; decrescita; sostenibilità; turismo in Sierra de Gata; marketing turistico.
Purpose of the paper. The main purpose of this article is to deepen into the relationship between slowness and tourism. We also
aim to verify the perception of slowness by tourists visiting The Spanish region of Sierra de Gata.
Methodology. From a methodological point of view a detailed literature review has been carried out. An empirical study
allowed us to know the perception of slowness applying both quantitative and qualitative methods for the collection of data. In the
first case we used in-depth interviews entitled to local stakeholders and, in the second one, a structured personal questionnaire was
chosen to survey tourists.
Findings. Data show that the Sierra de Gata region is a potential slow tourism destination, where the slowness element could
help to extend the average length of stay of tourists and create an engagement between the latter and the territory.
Limits. The adoption of simple and purely descriptive statistical methods to analyze the data collected.
Practical implications. The creation and adoption of alternative tourism systems capable to generate a qualitative and
sustainable development, respectful of the peculiarities and weaknesses of the territories, and to satisfy the modern tourist demand.
Originality. A first effort has been done carrying out an empirical work in a Spanish territory aimed to measure the slow
vocation of a certain area and its perception by the local tourism demand. This work represents a first step towards the
establishment of a technique for the measuring of the slow component of a destination.
Key words: slow tourism; slow travel; degrowing; sustainability; Sierra de Gata tourism; tourism marketing
*
Dottore di ricerca in Scienze Economiche e Aziendali, Universitá dell’Estremadura
e-mail: jmherdez@unex.es
Ricercatore di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio, Università degli Studi di Perugia
e-mail: paola.desalvo@unipg.it
Dottoranda di Scienze Economiche e Aziendali, Universitá dell’Estremadura
e-mail: elidediclemente@hotmail.com
CITTASLOW: il valore della lentezza per il turismo del futuro Referred Electronic Conference Proceeding
Perugia/Orvieto, 13-14 giugno 2012 ISBN 978-88-907394-1-5
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VERSO IL TURISMO SLOW: IL CASO DELLA SIERRA DE GATA, SPAGNA
1. Introduzione
La filosofia dell’adagio sta conquistando un consenso sempre maggiore nella società moderna.
Intorno al culto della lentezza si sono sviluppate una serie di iniziative e movimenti che stanno
dando vita a un sostanziale cambiamento del modo di concepire il consumo di beni e servizi e il
concetto di qualità di vita (De Salvo, 2011).
L’attuale successo di un modello di vita e di consumo che predilige le qualità e il benessere
dell’uomo rispetto alla quantità e la crescita in una prospettiva economicistica, sta poco a poco
mettendo in discussione i sistemi economici tradizionali, basati su uno sfruttamento intensivo delle
risorse (Latouche, 2010). I profondi squilibri che esistono tra le popolazioni delle diverse regioni
del mondo, obbligano ad una riflessione circa la credibilità e la validità dei sistemi di crescita
capitalisti che abbiamo considerato di riferimento fino ad oggi. La crescita quantitativa, dunque,
perde i suoi toni trionfalistici a favore di una riflessione sull’importanza di crescere bene piuttosto
che crescere di più.
Molti autori (Latouche, 2010; Cianciullo e Realacci, 2006; Calzati, 2009) hanno già indagato
l’effettiva mancanza di corrispondenza tra uno sfruttamento intensivo delle risorse territoriali e il
benessere sociale. Diventa necessario rivolgere una maggiore attenzione alla componente
qualitativa dello sviluppo che si esplicita attraverso gli elementi di ricchezza, non più patrimoniale,
ma sociale. La qualità del luogo di lavoro, la salubrità e l’estetica degli spazi vivibili,
l’alimentazione e il livello di felicità iniziano ad essere oggetto di misurazione e a rivendicare il loro
posto accanto alle variabili quantitative tradizionali come il PIL e i tassi di crescita (Symbola, 2009;
Calzati, 2009)
Il turismo, come settore fondamentale delle economie di molti Paesi del mondo non è estraneo
alle riflessioni sulla lentezza e sulla qualità, intese come i nuovi orizzonti che l’industria turistica
attuale deve raggiungere.
I sistemi di sviluppo turistico, basati su uno sfruttamento intensivo delle risorse territoriali,
stanno dimostrando la loro insostenibilità (Hall, 2009, 2010), soprattutto in quei territori fragili
come le zone rurali, dove la principale attrazione turistica è rappresentata dalle peculiarità naturali e
paesaggistiche locali e dalla presenza di un patrimonio intangibile difficile da valorizzare attraverso
modelli turistici di massa e di forte impatto socio ambientale.
Sulla base di queste considerazioni si sviluppa l’idea di un turismo capace di valorizzare l’uomo
e la natura, favorendo ritmi di vita e di consumo del prodotto turistico più lenti, con la finalità di
conquistare una sostenibilità reale e non presunta (Hall, 2009, 2010) e le sue positive ripercussioni a
livello economico, sociale e ambientale. La lentezza, in questo senso, gioca un ruolo cruciale come
importante fattore di cambio della cultura turistica. Il turismo lento, o slow nella sua accezione
anglosassone più conosciuta e diffusa, rappresenta la risposta tanto alle esigenze di una nuova
classe di consumatori turistici, sempre più attenti all’aspetto etico del viaggio, quanto alla necessità
di trovare percorsi di sviluppo attenti alle fragilità delle realtà territoriali attuali.
L’obiettivo del presente lavoro è quello di realizzare una contestualizzazione teorica del turismo
slow, cercando di identificare le dimensioni e gli elementi che lo definiscono. Allo stesso tempo si
riportano i risultati di uno studio sperimentale realizzato nel territorio della Sierra de Gata, Spagna,
con il fine di testare empiricamente il quadro teorico di riferimento identificato. Il lavoro è stato
strutturato in sei paragrafi. Il primo è di carattere introduttivo. Il secondo, affronta il concetto di
slow tourism e analizza le teorizzazioni presenti nella letteratura scientifica, riportando, infine, un
paradigma interpretativo dello stesso, costruito sulla base dei concetti ricorrenti che diversi autori
hanno messo alla base del turismo lento. Nel terzo paragrafo entriamo nel vivo della
sperimentazione con la presentazione del contesto territoriale della ricerca e della metodologia
utilizzata. Il quarto paragrafo è dedicato alla descrizione dei risultati ottenuti che, successivamente,
nel paragrafo cinque, vengono analizzati e commentati. Il paragrafo sei è dedicato alle conclusioni,
limiti e future linee della ricerca. Da ultimo si riportano le note bibliografiche.
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JOSÉ MANUEL HERNÁNDEZ MOGOLLÓN - PAOLA DE SALVO - ELIDE DI CLEMENTE
2. Il turismo slow
Il turismo slow sta risvegliando un certo interesse nella letteratura scientifica (Lumsdon e
McGrath, 2011), anche se si tratta di un concetto che ancora non gode di una sistemazione e di una
chiara definizione (Dickinson et al., 2010). Di fatto, gli autori che fino ad oggi si sono occupati di
questa tematica (Lumsdon e McGrath, 2011; Dickinson et al., 2010; Dickinson et al., 2011;
Dickinson e Lumsdon, 2010; Matos, 2002; Babou e Callot, 2009; Blanco, 2011; Gardner, 2009)
hanno cercato di determinarla attraverso una serie di idee, principi e atteggiamenti che
caratterizzano il turista lento. Lumsdon e McGrath (2010) considerano il turismo lento come una
nuova mentalità turistica e una maniera alternativa di concepire il viaggio. Gli autori sopra citati
identificano quattro pilastri concettuali per lo slow tourism: la lentezza e l’importanza del tempo, la
destinazione e le attività in situ, i mezzi di trasporto e l’esperienza del viaggio, nonché l’etica
ambientale. Dickinson et al., (2010) identifica come concetti determinanti del turismo lento quegli
stessi elementi che sostengono, e danno contenuto, alla filosofia slow in generale e che
corrispondono all’attenzione per l’adozione di ritmi giusti, al cambiamento di atteggiamento nei
confronti del tempo e al modo di impiegarlo, fino a prediligere la componente qualitativa su quella
quantitativa. In particolare questo autore traccia un paradigma interpretativo del concetto che si
sviluppa su tre dimensioni: la responsabilità ambientale, l’esperienza del viaggio e le scelte relative
al mezzo di trasporto. A seconda del peso che la responsabilità e sensibilità ambientale esercita
sull’impostazione e la pianificazione del viaggio, il turista si definisce come un hard o soft slow
traveller. Queste due qualificazioni più che rappresentare due connotazioni diverse e puntuali
rappresentano gli estremi di un continuum.
Babou e Callot (2009) definiscono il turismo lento come la convergenza perfetta tra due risorse
fondamentali dell’industria turistica: lo spazio e il tempo. In questo senso, il connubio tra turismo e
lentezza comporta una ridefinizione delle pratiche e delle abitudini turistiche attuali, che si vendono
sempre più influenzate da un nuovo senso di responsabilità ambientale del viaggiatore.
Quest’ultimo, inizia a prediligere attività, destinazioni e mezzi di trasporto che gli permettono di
limitare l’impatto del suo viaggio sulla società e l’ambiente (Bobou e Callot, 2009).
Matos (2002) definisce il turismo slow, come una nuova occasione di diversificazione,
specialmente per i territori di montagna. Le attività turistiche pensate nell’ottica della lentezza sono
il prodotto di una cultura della decelerazione e dell’adozione di ritmi di vita più salutari. Le sinergie
territoriali di una località turistica e i precetti della sostenibilità sono alcuni degli elementi che
determinano il turismo lento, così come la scelta di mezzi di trasporto leggeri e poco inquinanti.
Calzati (2009; 2011), non affronta direttamente il concetto del turismo slow, però apporta un
contributo prezioso circa l’importanza di far assurgere a protagonista il territorio e le sue
peculiarità, per poter portare avanti un progetto di sviluppo turistico sostenibile e rispettoso delle
identità dei luoghi. I territori lenti, ovvero tutte quelle zone che si sono mantenute al margine dei
sistemi economici forti, diventano gli scenari ideali per l’attivazione di sistemi turistici originali,
capaci di conciliare lo sfruttamento delle risorse con il rispetto delle comunità locali e il patrimonio
locale.
L’assenza di una definizione, unanimemente accettata da parte della comunità scientifica, del
concetto di turismo slow, ci porta a cercare di aggruppare i molteplici elementi emersi dal lavoro di
tutti gli autori che si sono occupati del rapporto tra lentezza e turismo e delle sue potenzialità.
Tra i diversi tentativi di sistemazione concettuale del turismo lento, infatti, possiamo identificare
delle aree concettuali comuni e ricorrenti. Individuiamo così tre importanti aree di contenuto per il
turismo slow che ci aiutano a definirne il quadro teorico di riferimento: la lentezza, l’esperienza del
viaggio e l’etica sociale e ambientale (Figura 1). Sulla base di questi tre elementi centrali possiamo
identificare i caratteri propri dell’offerta e della domanda slow, nel tentativo di creare un range di
parametri che ci permettano di superare i limiti teorici e definitori e poter iniziare a dare concretezza
alla lentezza e ad un nuovo concetto dell’esperienza turistica.
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VERSO IL TURISMO SLOW: IL CASO DELLA SIERRA DE GATA, SPAGNA
Fonte: elaborazione propria a partire da Lumsdon e McGrath, 2011 e Dickinson et al., 2011
L’elaborazione del paradigma interpretativo proposto nella Figura 1, è il risultato della fusione
dei due modelli teorici presenti nella letteratura scientifica. Il primo, e più complesso, proposto da
Lumsdon e McGrath (2011) e il secondo, più semplice, elaborato da Dickinson (et al., 2011).
L’unione e la semplificazione dei due modelli ci permette di esprimere il concetto del turismo lento
in tre dimensioni fondamentali, e da ciascuna di loro, estrapolare le principali variabili dell’offerta e
della domanda slow. Proponiamo la fusione dei due modelli nella Tabella 1, che deve essere letta
dal centro verso l’esterno. Nella zona centrale si collocano gli elementi determinanti dello slow
tourism e ai lati le variabili della domanda e dell’offerta e gli autori di riferimento rispettivi per
ciascuna di esse.
Autori di Autori di
OFFERTA SLOW TOURISM DOMANDA
riferimento riferimento
Calzati, 2009 Qualità della vita Dickinson et al.,
2011; Lumsdon e
Calzati, 2009; Mezzi di trasporto
Qualità del paesaggio McGrath, 2011;
Matos, 2002
Gardner, 2009.
Matos, 2002 Luoghi rilassanti LENTEZZA
Dickinson et al.,
Il viaggio come
Attività per il benessere 2011; Lumsdon e
Matos, 2002 esperienza
del corpo McGrath, 2011
Lumsdon e
Connessione con le Dickinson et al.,
McGrath, 2011; Soggiorni lunghi
persone 2011;
Matos, 2002
Dickinson et al., Co- produzione Dickinson et al.,
Gastronomia locale
2011; Petrini, 2001 dell’esperienza turistica 2011;
Di Domenico e Prossimità degli Dickinson et al.,
Identità e autenticità ESPERIENZA
Miller, 2012 spostamenti 2011;
Dall’Ara, 2010;
Dickinson et al.,
Buckley, 2011; Tipicità dell’alloggio Distanze brevi
2011;
Matos, 2002.
Dickinson et al.,
2011; Lumsdon e
Attività poco McGrath, 2011;
Calzati, 2009 Certificazioni ambientali
contaminanti Matos, 2002;
Nocifora et al.,
2011.
ETICA AMBIENTALE E
Dickinson et al.,
Turismo bottom- up o SOCIALE Mezzi di trasporto
Nocifora et al., 2011 2011; Lumsdon e
comunitario leggeri
McGrath, 2011
Hard o soft slow Dickinson et al.,
Attività economiche traveller 2011
Calzati, 2009
tradizionali Senso di riconoscenza
Gardner, 2009
verso i residenti
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JOSÉ MANUEL HERNÁNDEZ MOGOLLÓN - PAOLA DE SALVO - ELIDE DI CLEMENTE
Oltre all’importante patrimonio naturale e paesaggistico, che fa della zona un paradiso naturale,
può vantare un prezioso e ricco patrimonio storico-artistico. Le autorità locali competenti hanno
dichiarato cinque dei borghi della Sierra de Gata come BIC: beni di interesse culturale (Gata,
Hoyos, San Martín de Trevejo, Trevejo e Robledillo). L’isolamento che ha caratterizzato la regione
nel corso della storia e dei secoli gli ha permesso di preservarsi come un luogo vergine della
penisola Iberica, tanto per quanto riguarda la qualità delle sue risorse naturali, quanto per la
peculiarità dello stile di vita locale e delle tradizioni. Uno dei principali tratti di autenticità e forte
identità della zona è rappresentato dalla conservazione di due antichi “fossili linguistici”: La Fala e
L’Extremeño. Si tratta di dialetti locali molto diversi dal Castigliano e più prossimi al portoghese.
La sua economia si basa sulle attività tradizionali dell’agricoltura e la pastorizia. Spiccano per
importanza ed estensione le coltivazioni di ulivo (14.000 ettari) e vite (300 ettari). In proporzioni
minori si coltivano altri alberi da frutto come gli aranci, i castagni, i fichi, i ciliegi, ecc… Il 25,4%
del suolo locale viene utilizzato per l’allevamento di ovini, seguito, con percentuali inferiori,
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VERSO IL TURISMO SLOW: IL CASO DELLA SIERRA DE GATA, SPAGNA
3.3 Il questionario
Il questionario originario, è stato tradotto e riadattato al nuovo scenario della ricerca. Le
principali modifiche hanno riguardato l’estensione e l’adattamento linguistico del testo. La versione
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JOSÉ MANUEL HERNÁNDEZ MOGOLLÓN - PAOLA DE SALVO - ELIDE DI CLEMENTE
adattata del questionario è stata sottoposta ad un nuovo pretest per poter verificare la sua validità e
comprensibilità. Il pretest è stato realizzato secondo la tecnica della sessione informativa. Il
campione di soggetti a cui è stato proposto il questionario è stato variegato e composto da
accademici, studenti del Master in Turismo dell’Università dell’Estremadura, professionisti di vari
settori per un totale di 15 soggetti. Si è ricevuto un feedback da parte di 13 di soggetti.
Per quanto riguarda la metodologia adottata per la realizzazione della ricerca quantitativa, si è
optato per uno studio di carattere esplorativo che risulta essere il più appropriato per ambiti e aree di
studio poco indagate e sulle quali i contributi scientifici sono ancora scarsi. Inoltre, la tecnica
prescelta è particolarmente adatta per avviare, nel futuro, studi più consistenti e profondi (Weiers,
1986). La popolazione obiettivo è stata identificata nel totale dei turisti che visitarono la Sierra de
Gata nel periodo di tempo che va dal 2 Novembre al 8 Dicembre 2011. L’unità di analisi è
rappresentata dal turista e dall’escursionista che si trovavano sul territorio prescelto, nel periodo di
tempo determinato.
Per quanto riguarda la tecnica di campionamento, a causa dell’assenza di un universo predefinito
di soggetti che compongono la popolazione obiettivo, si è optato per una tecnica non probabilistica
e un campione di convenienza (Webb, 2003). Per la realizzazione del lavoro empirico è stato
impiegato il metodo dell’intercezione, cercando di comprendere nello studio diversi strati socio-
demografici fino ad ottenere un campione di 226 turisti. Nella tabella 3 si propone la scheda tecnica
dello studio quantitativo.
4. Risultati
Per quanto riguarda le interviste in profondità, possiamo riconoscere che tutti i soggetti
intervistati hanno concordato unanimemente circa la presenza di una qualità ambientale e
paesaggistica particolare sul territorio della Sierra de Gata. La sua valorizzazione è demandata a una
serie di piani e programmi che hanno l’obiettivo di facilitare l’integrazione e la collaborazione
intersettoriale per il raggiungimento di uno sviluppo coerente ed omogeneo.
Ciononostante, la maggior parte degli agenti coinvolti nello studio lamentano una pianificazione
di sviluppo territoriale e turistico ancora molto orientata alla crescita quantitativa del settore più che
qualitativa e molti denunciano un vero e proprio immobilismo con completa assenza di prospettive
concrete per il futuro. Il lavoro individuale dei singoli agenti e la poca coordinazione tra gli stessi,
genera una forte dispersione degli sforzi con l’assoluta mancanza di una ripercussione positiva sul
settore. In riferimento all’importanza di lavorare in rete, è stata sottolineata l’urgenza di attivare
politiche di associazionismo efficaci. Allo stesso tempo si denuncia la mancanza di uno spirito
proattivo e partecipativo da parte di alcuni imprenditori della zona.
Tra le principali opportunità del settore, si sono identificate le latenti sinergie esistenti tra il
settore primario e terziario, ovvero tra l’agricoltura tradizionale della Sierra de Gata e il turismo.
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VERSO IL TURISMO SLOW: IL CASO DELLA SIERRA DE GATA, SPAGNA
Con i questionari abbiamo potuto conoscere e misurare i livelli di qualità e lentezza che i turisti
riconoscono al territorio della Sierra de Gata. I risultati dell’indagine sulla domanda ci hanno
permesso di definire il profilo del turista che visita la zona oggetto del nostro studio e capire qual è
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SEGITTUR: è una società statale per la gestione dell’Innovazione e le tecnologie turistiche. Dipende dal Ministero di Industria,
Energia e Turismo.
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JOSÉ MANUEL HERNÁNDEZ MOGOLLÓN - PAOLA DE SALVO - ELIDE DI CLEMENTE
il peso che attribuisce alla qualità e alla lentezza nella scelta della destinazione e la sua capacità di
riconoscere questi valori, in situ.
In primo luogo dobbiamo mettere in evidenza alcuni aspetti del campione di soggetti intervistati.
La distribuzione per sesso è equilibrata risultando un 45,6% rappresentato da uomini e il 54,4% da
donne. Nella tabella 5 proponiamo i dati sociodemografici del campione di soggetti analizzati.
In primo luogo dobbiamo sottolineare che la maggior parte dei soggetti coinvolti nel campione
ha dichiarato di essere turista (78,3%) e non escursionista, ovvero ha speso più di 24 ore nel
territorio realizzando una spesa nel servizio dell’ospitalità ricettiva. Di questa percentuale, il 28,2%
ha pernottato una notte, il 28,8% due e il 27,1% tre. Questi dati ci segnalano una certa
predisposizione verso un soggiorno di media durata nel territorio (2,2 notti di media). La tipologia
di alloggio favorita dai turisti è stata la “casa rural” (42,9%), un tipo di struttura ricettiva
tradizionale e tipica dell’Estremadura. Questo dato sottolinea il desiderio del turista di vivere uno
spazio abitativo autentico e tradizionale e ci porta a far coincidere il turista della Sierra del Gata con
il turista slow, che si caratterizza per essere alla continua ricerca di una forte implicazione e
connessione con le tipicità territoriali.
Per quanto riguarda le motivazioni del viaggio, l’84,1% degli intervistati nomina la qualità
territoriale e paesaggistica. Questo risultato sottolinea il peso che esercita la qualità ambientale
sull’attrazione della domanda turistica che si dimostra capace di riconoscerla, in situ e di valutarla
positivamente.
La lentezza e la presenza di ritmi di vita alternativi sono stati fattori motivazionali indicati da un
25,7% dei turisti. In generale tra le motivazioni più segnalate dobbiamo annoverare, la qualità
paesaggistica (84,1%), il patrimonio storico e artistico (41,2%), e la qualità dei prodotti tipici e la
gastronomia (26,5%).
Queste percentuali dimostrano la presenza di una personalità turistica unica nel territorio,
apprezzata da parte del turista e intorno alla quale si può sviluppare un sistema capace di valorizzare
le autenticità locali come fattore di diversificazione.
L’80,5% dei turisti ha dichiarato di voler fare esperienza del territorio visitando il patrimonio
culturale locale e il 46,5% di avere intenzione di comprare un prodotto della gastronomia locale.
Solamente il 13,7% del campione di soggetti intervistati contempla la possibilità di partecipare alla
vita della comunità locale. Da quest’ultimo dato si evince una divergenza con il turista slow, dovuta
alla poca implicazione con la comunità locale, in contrapposizione con l’elevato livello di
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VERSO IL TURISMO SLOW: IL CASO DELLA SIERRA DE GATA, SPAGNA
Lo studio realizzato tanto a livello teorico come empirico ci porta a delle conclusioni finali che, a
loro volta, ci danno l’occasione di riflettere circa le limitazioni dello studio e le future linee di
lavoro da seguire.
A livello teorico dobbiamo sottolineare che:
1) la letteratura scientifica che tratta in maniera esplicita le relazioni tra lentezza e turismo è ancora
scarsa e, quella esistente, si caratterizza per la sua eterogeneità;
2) manca una definizione chiara e unanimemente riconosciuta del concetto di slow tourism;
3) i diversi paradigmi interpretativi e tentativi di concettualizzazione presenti nella letteratura
identificano come elementi determinanti e soggiacenti al concetto di slow tourism: la lentezza,
l’etica sociale e ambientale e la componente esperienziale del viaggio.
Da un punto di vista empirico, e sulla base dei risultati già riportati del lavoro sperimentale
realizzato, abbiamo potuto constatare che la maggior parte dei turisti che visita la Sierra de Gata
riconosce e apprezza la qualità del patrimonio naturale e culturale presente sul territorio, tanto che
la sua conoscenza rappresenta la principale motivazione nella scelta della destinazione. Allo stesso
modo, dai risultati si evince che la valutazione dell’offerta turistica locale è molto positiva,
registrandosi, nella maggior parte dei casi, valori corrispondenti a 4 e 5 in una scala dall’1 al 5.
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JOSÉ MANUEL HERNÁNDEZ MOGOLLÓN - PAOLA DE SALVO - ELIDE DI CLEMENTE
Questi risultati ci permettono di concludere che il turista apprezza la qualità territoriale locale e
sa riconoscerla e sceglierla.
Per quanto riguarda le interviste in profondità, inoltre, è doveroso sottolineare che questo tipo di
indagine qualitativa ci ha permesso di avere una diagnosi completa del settore grazie alla
collaborazione e alle opinioni degli stakeholder locali che hanno partecipato allo studio. In
generale, è risultato evidente che la Sierra de Gata possiede una vocazione propria verso dinamiche
turistiche slow, però che allo stesso tempo, esistono importanti aspetti critici nel settore turistico
locale che rendono difficile lo sviluppo di un sistema incentrato sulla lentezza e le qualità.
Queste considerazioni conclusive ci offrono la prospettiva giusta e gli strumenti cognitivi
necessari per identificare i limiti della presente ricerca. Questi ultimi si riferiscono in modo
particolare all’indagine empirica realizzata. Dobbiamo infatti riconoscere che l’analisi e la
trattazione dei dati primari ottenuti grazie alla realizzazione di interviste personali e strutturate a
turisti, è stata basica e essenzialmente descrittiva.
In futuro sarà necessario elaborare e analizzare i risultati attraverso tecniche di analisi statistiche
più sofisticate, con l’obiettivo di poter ottenere un’informazione più significativa, capace di
convertirsi in uno strumento di appoggio per la pianificazione territoriale turistica.
Tra le linee di lavoro da seguire in futuro, consideriamo importante approfondire la
concettualizzazione dello slow tourism, identificando i principali costrutti teorici che lo definiscono
e le variabili concrete attraverso le quali se ne rende possibile la misurazione. Allo stesso tempo è
importante indagare gli effetti positivi delle pratiche turistiche lente sul territorio, i residenti e i
turisti per poter giustificare correttamente gli sforzi dei decision makers verso sistemi di sviluppo
turistico basati sulle qualità, la lentezza e le specificità locali. In definitiva, è necessario dare
continuità al presente lavoro cercando di definire una base teorica solida, e poter risolvere il
modello concettuale risultante, in un sistema di equazioni strutturali.
Bibliografia
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