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Università IULM Milano

Facoltà di Arti e Turismo


Corso di laurea in
Turismo, Management e Cultura

IL TURISMO LENTO: cammini, ciclovie e


greenways: opportunità per il turismo sostenibile?

Elaborato finale di: Bussadee Kedkaew,


Martina Valerie Bathan,
Elliza Mae Tumbaga
Materia: Geografia, Paesaggi e Culture (Prof. Marco Maggioli)
Professore di riferimento: Prof. Simone Gamba

Anno accademico 2021/2022

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INDICE

1. Dal turismo di massa al nuovo approccio di turismo


1.1 Turismo: una breve digressione storica del fenomeno in generale
1.2 La prima fase: dagli anni 60’ alla fine degli anni ‘80
1.3 La seconda fase: gli anni ‘90 e il segno dei primi cambiamenti
1.4 Il nuovo millennio
1.5 La situazione odierna e l’approccio verso “turismo lento”

2. Turismo lento
2.1 Le principali caratteristiche del turismo lento
2.2 Dati e fatti
2.3 La bellezza di godersi un viaggio in totale relax
2.4 L’obiettivo dello slow tourism
2.5 Nuovo approccio verso turismo sostenibile
2.6 I vantaggi del turismo lento
2.7 Profilo del turista slow vs turista di massa

3. Greenway
3.1 Che cos’è una greenway?
3.2 Terminologia
3.3 La rete dei percorsi
3.3.1 Ciclovie
3.3.2 Cammini
3.3.3 Aree dismesse

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4. Principali attività del turismo lento e mezzi di turismo impiegati
4.1 Camminare lento
4.2 Cicloturismo
4.3 Intermodalità

5. Il turismo lento in Italia


5.1 I cammini in Italia
5.2 Cicloturismo italiano
5.3 Progetto Bicitalia
5.4 Ciclovie in Italia
5.5 Le ferrovie storiche e panoramiche in Italia (Greenways)
5.6 Ricettività del Turismo Lento
5.6.1 Slow Stay in Italy
5.7 Il Turismo Lento in Lombardia
5.8 Associazione Slow Tourism

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1. Dal turismo di massa al turismo lento
1.1 Turismo: una breve digressione storica del fenomeno in generale
Gli agi e la dinamicità della vita contemporanea hanno permesso di scoprire e valorizzare nuove
declinazioni dell’esperienza turistica. È trascorso molto tempo dagli anni ’50 e ’60 del secolo
scorso, quando il turismo si è affermato come fenomeno di massa.
Il turismo di massa: si tratta di una forma di turismo che coinvolge un gran numero di persone
che si recano nello stesso posto, stesso periodo dell’anno, stesso itinerario. Sin dall’epoca era
molto popolare il pacchetto turistico, preparato da un tour operator e fornito da un'agenzia di
viaggio grazie a Thomas Cook (colui che ha creato la prima agenzia di viaggio con l’offerta del
pacchetto turistico in forma all-inclusive), rappresenta una forma di viaggio molto diffuso ed
economico di cui tutti possono permettersi seguendo un itinerario ben definito con tutti servizi
necessari.
Da allora, si è assistito all’evoluzione dei gusti dei consumo-turista e ad un corrispettivo
mutamento delle modalità di fruizione del bene-turismo.

1.2 La prima fase


Dagli anni ’60 alla fine degli anni ’80 l’esperienza turistica, specie in Italia, per larga parte
ruotava soprattutto intorno alla vacanza estiva, che tendenzialmente era lunga e di tipo balneare,
popolare soprattutto nel mese di agosto legato al tempo libero e questo corrisponde pienamente
al turismo di massa.
Il turista tipo di allora aveva un comportamento prevedibile e standardizzato, compatibilmente
con l’offerta del tempo, cercava soprattutto di soddisfare il desiderio di godere del sole e delle
attrattive del luogo senza troppo interrogarsi sul resto.

1.3 La seconda fase: gli anni ’90 e il segno dei primi cambiamenti
A partire dagli anni ’90 qualcosa inizia a cambiare. L’offerta turistica standardizzata ed in
forma all - inclusive mostra i primi segni di cedimento. Pur permanendo ancora l’idea del
turismo come fuga dalla realtà e momento di relax durante la propria vacanza, inizia a
manifestarsi una certa attenzione verso la specializzazione e la differenziazione delle attività
turistiche per soddisfare esigenze prima inespresse.
È in questo contesto che iniziano a svilupparsi le prime teorie sul turismo lento come modalità
alternativa di fruizione della vacanza.
I consumo-turisti iniziano ad andare alla ricerca di un appagamento che non è esclusivamente
rivolto al godimento delle attrattive del luogo e al soddisfacimento dei desideri primari, ma che
li spinge verso la ricerca di ulteriori stimoli.

1.4 Il nuovo millennio


Col nuovo millennio inizia a manifestarsi un più vivo e attivo desiderio di conoscere luoghi e i
popoli con cui si entra in contatto. Questo desiderio di conoscenza arriva ad includere anche il
rispetto dell’ambiente, delle tradizioni e della cultura del Paese ospitante.
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Molti dei turisti di oggi sono sempre più simili a viaggiatori. La loro spontaneità ed apertura
verso nuove destinazioni va di pari passo con l’aspirazione ad arricchire la propria vita
attraverso esperienze sempre nuove, stimolanti e, soprattutto, personalizzate. A ciascun
desiderio e a ogni tipologia di turista corrisponde oggi una ricca varietà di prodotti e servizi. Tra
essi vi è anche la scelta del turismo lento.

1.5 La situazione odierna e l’approccio verso “turismo lento”


Lo stress dovuto alla prolungata permanenza in casa durante il lockdown a causa della
diffusione della pandemia Covid-19, le proibizioni di viaggiare e fare vacanze tradizionali
hanno spinto molte persone a ricercare un più intenso contatto con la natura e un nuovo modo di
scoprire i territori – in primis quelli vicini a casa – attraverso forme di viaggio lento: a piedi, in
bicicletta, a cavallo o con altri mezzi comunque compatibili con l’ecosistema.
In conseguenza di questo cambiamento, oggi i turisti sono molto più attenti alle questioni
ambientali e sociali. Non solo è cambiato il modo di fare turismo e di approcciarsi alle
destinazioni, ma, come segno di un cambio di mentalità, vi è la consapevolezza della necessità
di agire per preservarne le caratteristiche naturali e culturali.
Conservare l’integrità ambientale, paesaggistica e culturale di tutti i luoghi è diventato un
interesse comune e condiviso.
Dal punto di vista dell’offerta questo approccio è sicuramente adatto a favorire la riscoperta, la
valorizzazione e la promozione delle risorse naturalistiche e storico-culturali presenti su un
territorio.

2. Slow tourism
Lo Slow Tourism, che letteralmente significa “turismo lento”, è un nuovo modo di viaggiare
sempre più diffuso che nasce in risposta alla frenesia che caratterizza le nostre vite quotidiane e
che non ci permette di rilassarci e prenderci un po’ di tempo per ammirare le bellezze che ci
circondano. Si tratta di una nuova filosofia che pone l’attenzione sui dettagli e accompagna il
turista attraverso un viaggio alla scoperta di luoghi nascosti, culture diverse e prodotti locali, nel
pieno rispetto dell’ambiente, il tutto procedendo con calma e lentamente in modo da cogliere
ogni straordinario particolare.

2.1 Principali caratteristiche dello Slow Tourism


 Diversa concezione del viaggio e uso del tempo durante il viaggio
 Alternativa al Turismo di Massa
 Focus su dimensione locale
 Focus sulla cultura Sostenibilità e consapevolezza ambientale
 Diversa qualità dell’esperienza
 Autenticità
 Fattibilità e sviluppo di un nuovo mercato.

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2.2 Dati e fatti
 Lo Slow Tourism ha iniziato ad essere considerato come una forma indipendente di
turismo nei primi anni 2000. La sua nascita è il risultato di un’evoluzione della logica
dello “slow food” e delle “città slow”.
 Lo Slow Tourism rientra anche nella grande famiglia del Turismo Sostenibile, dal
momento che integra un ampio ventaglio di attività nelle quali la consapevolezza
personale, l’intensità delle attività stesse e le relazioni con l’ambiente e con gli altri
soggetti coinvolti rispettano il principio di sostenibilità.
 Il turista Slow Tourism è alla ricerca di un’esperienza genuina e non è incline a essere
costantemente connesso. La tecnologia nello Slow Tourism, comunque, può costituire
uno strumento per migliorare l’accesso alle informazioni, valorizzare l’esperienza o fare
promozione.

2.3 La bellezza di godersi un viaggio in totale relax


I viaggi organizzati offerti dalle agenzie di viaggio o dai tour operator sono ancora molto più
diffusi e prevedono itinerari programmati e svolti a tappe, con orari prestabiliti, per
accompagnare i turisti a visitare una moltitudine di luoghi in poco tempo. In questo modo, però,
il viaggiatore non riesce a immergersi completamente nell’esperienza e a cogliere la vera
essenza locale. Per questo un turista “slow” cerca un tipo di viaggio diverso nei luoghi poco
affollati immerso nella cultura locale, che permetta loro di vivere a contatto con la natura e
godendosi appieno ogni luogo esplorato per conoscere le tradizioni, gli usi e costumi e vivere
intensamente ogni singolo istante del proprio viaggio.

2.4 L’obiettivo dello slow tourism


Lo Slow Tourism si pone l’obiettivo di lasciare ai turisti un ricordo indimenticabile dei luoghi
visitati, arricchendo così la loro esperienza di emozioni e sensazioni uniche. Una volta tornati a
casa i viaggiatori si sentiranno arricchiti e appagati, oltre che più rilassati e in pace con sé stessi,
perché viaggiare “lenti” permette di vivere la propria avventura in modo più sostenibile, in netto
contrasto con i ritmi frenetici a cui siamo abituati ogni giorno e nel pieno rispetto dell’ambiente
che ci circonda.

2.5 Viaggiare nel rispetto dell’ambiente: il turismo sostenibile


Questa nuova filosofia di viaggio invita i turisti a viaggiare in modo lento, consapevole
portando così a un altro fenomeno di turismo, quello sostenibile per scoprire le destinazioni
rispettandole e custodendo il valore del patrimonio e delle ricchezze che hanno da offrire. Un
viaggio “slow” si pianifica in modo che sia sostenibile fin dalle prime fasi, per far sì che ogni
dettaglio sia pensato nel rispetto dell’ambiente.
Un’esperienza di Slow Tourism deve essere sempre coerente su quattro assi costitutivi:
trasporto, sistemazione, gastronomia e attività. Una volta combinati questi quattro ambiti

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nelle giuste proporzioni, il viaggiatore slow avrà l’opportunità di scoprire la destinazione da una
prospettiva completamente nuova e pienamente gratificante.
Uno degli elementi più inquinanti dell’industria turistica è il trasporto: per questo nello Slow
Tourism si tende a privilegiare mezzi sostenibili come il treno o la bicicletta evitando così
mezzi inquinati come la macchina o l’aereo, che diventano parte integrante dell’esperienza,
permettendo al turista di ammirare le bellezze del territorio circostante durante il viaggio
respirando l’aria pulita e non contaminata.
L’offerta di Slow Tourism deve proporre esperienze che consentano di utilizzare mezzi di
trasporto non inquinanti e non ad alta velocità sia per raggiungere la destinazione che per gli
spostamenti durante il viaggio. Le attività previste devono dare al viaggiatore l’opportunità di
coltivare il proprio rapporto con l’ambiente e la comunità locale.
La sistemazione non deve essere standardizzata né di massa e i pasti devono essere di stagione,
in linea con la tradizione locale e gli ingredienti coltivati secondo criteri sostenibili.
Il Turismo Sostenibile viene tradizionalmente definito come un tipo di turismo che incontra le
necessità presenti di turisti e territori ospitanti, proteggendo e potenziando al tempo stesso le
opportunità per il futuro e anche come un’attività pensata per una gestione delle risorse tale per
cui le esigenze economiche, sociali ed estetiche vengono soddisfatte, salvaguardando al tempo
stesso integrità culturale, processi ecologici essenziali, biodiversità e sistema di supporto vitale.
Applica i seguenti principi:
 Fare un uso ottimale delle risorse ambientali coinvolte;
 Rispettare l’autenticità socio-culturale delle comunità ospitanti;
 Generare beneficio economico per tutte le parti coinvolte (visitatori, fornitori, comunità
ospitanti ecc.).

2.6 I vantaggi del turismo lento


 Contribuisce ad un turismo sostenibile ed ecologico: quasi tutte le strutture che
accolgono slow turists sono strutture ecofriendly (che possono essere B&B,
agriturismo), attente al risparmio idrico e che utilizzano fonti rinnovabili (es. energia
solare attraverso i pannelli solari, energia eolica, energia idroelettrica). Tali strutture
rispettano le risorse locali sia dal punto di vista architettonico e sia dal punto di vista
paesaggistico che enogastronomico (uso di prodotti e materie prime a km 0, proposta di
menù vegetariano o vegano).
 Permette di stare a stretto contatto con la natura incontaminata e di conoscere luoghi non
comuni ma di altrettanta bellezza. Viaggiare con “lentezza” permette di notare e essere
partecipi al tempo stesso ai tanti cambiamenti della natura: le condizioni atmosferiche, il
vento, la pioggia, il tramonto, tutti fenomeni a cui assistiamo nella quotidianità, ma a cui
non diamo peso perché occupati nei nostri impegni;
 Aiuta a difendere le tradizioni locali e a preservare l’autenticità dei luoghi. Oggi, molte
mete prima sconosciute sono state promosse come destinazioni di ecoturismo e ciò ha
reso possibile valorizzarne le autenticità e gli elementi culturali tipici e riscoprire parchi
naturali e luoghi unici delle regioni;
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 Aiuta il corpo e la mente a liberarsi dalle preoccupazioni di tutti i giorni e a imparare a
prendere la vita con più calma. Le lunghe passeggiate a piedi, in bicicletta o a cavallo a
contatto con la natura aiutano a staccare la spina dalla vita di tutti i giorni, a concentrarsi
su sé stessi, a conoscere i propri limiti e imparare a superarli. Il turismo lento può essere
perciò un’ottima medicina anche per sé stessi;
 Contribuisce al miglioramento delle infrastrutture. Strade, ferrovie, parchi e reti di
trasporto pubblico devono essere efficienti affinché il turista possa innanzitutto accedere
con semplicità alla meta prescelta e successivamente trascorrere il suo soggiorno nella
maniera più comoda e tranquilla possibile. Le destinazioni promosse ecosostenibili, più
di altre, hanno rinnovato le infrastrutture e la rete di servizio pubblico, ponendosi come
obiettivo la riduzione dell’inquinamento e del traffico.

2.7 Profilo del turista slow & turista di massa

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3. Greenway
3.1 Che cos’è una Greenway?
Nel campo del turismo lento si stanno affermando importanti novità, come la crescita delle
Greenways.
Le Greenway sono vie di comunicazione riservate agli spostamenti non motorizzati dove si
cammina e si pedala, che sono generalmente ben separati dai corridoi autostradali, riducendo al
minimo l’interazione con il traffico motorizzato e offrendo un’esperienza di viaggio più sicura e
piacevole, ottenendo quindi un tipo di turismo particolare, verde, lento e sostenibile.

3.2 Terminologia
Il termine “Greenway” è stato utilizzato per la prima volta nel 1959 da William H. White, è una
parola di origine anglosassone e deriva dall’unione delle parole:
 “green”: termine inglese che tradotto letteralmente sta per “verde” e vuole indicare il
concetto di natura, ciò che è vegetato e tutto ciò che sia apprezzabile e fruibile dal punto
di vista ambientale, naturalistico, paesaggistico, storico, architettonico e culturale;
 “way”: traducibile letteralmente con “via” o “percorso” e si riferisce sia alle vie di
comunicazione, quali strade, ferrovie, fiumi, che all’idea di movimento e di attività.
Il movimento “Greenways” è in continua evoluzione e assume sfumature di significato sempre
nuove, non esiste quindi una definizione ufficiale.
Una delle definizioni più generali di Greenway è quella adottata dall’Associazione Italiana
Greenways: «il termine Greenways può essere interpretato come un sistema di territori lineari
tra loro connessi che sono protetti, gestiti e sviluppati in modo da ottenere benefici di tipo

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ricreativo, ecologico e storico-culturale» (articolo 1). Questa definizione, pur non essendo
esaustiva, spiega sufficientemente il significato delle greenways e ne evidenzia due tra le
caratteristiche più importanti: la linearità e la connessione.

3.3 La rete dei percorsi


I percorsi dedicati alla mobilità non motorizzata sono molteplici come i sentieri, le piste
ciclabili, le vie pedonali, le alzaie, il lungolago, le ippovie, le reti ecologiche ecc.,.
Tali percorsi per poter essere definiti greenways devono, da una parte essere separati dalla rete
stradale ordinaria, dall’altra, consentire una circolazione dolce e accessibile al maggior numero
possibile di categorie, incluse quelle più deboli, come bambini, anziani e disabili.
Riportiamo anche le definizioni delle principali tipologie di percorsi non motorizzati che molte
volte vengono considerati, erroneamente, delle greenways:
 I sentieri sono percorsi naturali destinati esclusivamente alla mobilità pedonale e
formatosi al frequente passaggio di uomini e animali e sono normalmente presenti in
pianura, collina o montagna. I sentieri sono tipicamente dei percorsi utilizzati per
spostarsi senza l’uso di mezzi motorizzati, ma non vengono progettate per una
circolazione non motorizzata; infatti, la pavimentazione dei sentieri non è altro che il
risultato del passaggio di escursionisti, ciclisti, ecc.,.
 Un altro esempio sono invece le strade rurali che sono percorsi che non né progettate né
dedicate a una circolazione non motorizzata; infatti, esse nascono per lo spostamento dei
mezzi agricoli, inoltre oggi tutti motorizzati.

3.3.1 Ciclovie
Un esempio di percorso greenways sono le ciclovie, un percorso protetto e riservato alle
biciclette, non accessibile al traffico motorizzato. Per costruire tali percorsi non è necessario che
siano costruite piste ciclabili ex novi, ma un aspetto importante è anche la conservazione del
territorio; una ciclovia che si interrompe ripetutamente, costringendo il cicloturista a proseguire
il tragitto su una strada trafficata, oltre a rappresentare un pericolo per la sicurezza, non
consente di vivere un’esperienza positiva.
Le infrastrutture per i ciclisti dovrebbero essere sicure (portare i ciclisti a destinazione
attraverso percorsi “slow”), ma veloci, connesse (costruire una rete) e comode (avere il minor
numero di ostacoli).
L’offerta di una buona rete è sicuramente un vantaggio per promuovere una ragione dal punto
di vista turistico che acquista maggiore interesse e può fornire un ulteriore servizio al turista
dando risalto alle potenzialità del territorio.

3.3.2 Cammini

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Da qualche anno ormai in Italia si parla molto di cammini per il loro grande valore simbolico; il
valore di un cammino sta infatti nella storia che rappresenta, quella dei luoghi che attraversa e
dei popoli che lo hanno creato per necessità di vita, commercio o religiose.
Quando l’umanità si spostava principalmente a piedi i cammini erano le uniche arterie di
comunicazione che esistevano, delle vere e proprie strade dell’antichità ed i percorsi erano
studiati per essere agevoli, sicuri e veloci. E oggi sono così tanti i percorsi che si stanno
riscoprendo e valorizzando per comprendere davvero un cammino è importante conoscerne
l’origine.
I cammini sono nati in tante epoche diverse, ma quelli più antichi sono di origine romana; erano
le strade dell’impero su cui si muovevano merci e persone, a piedi o in carrozza, che
permettevano alle persone di Roma di raggiungere ogni angolo del proprio dominio, di portare
le merci da un paese ad un altro.
In questo risiede il fascino di chi oggi si mette in cammino lungo queste vie, ripercorrendo i
passi dei nostri antenati, a ritmo lento del camminare; ancora oggi si possono scoprire le antiche
tracce degli antichi traffici; infatti, buona parte dei piatti locali sono il frutto di questi antichi
commerci.
Tra i cammini più antichi e noti ci sono anche le vie di fede, moltiplicatisi col passare degli
anni. Fin dall’antichità i pellegrini e i religiosi di ogni parte d’Europa, si mettevano in cammino
per raggiungere i più importanti luoghi della fede, come Roma. Infatti, essi si mettevano in
marcia per raggiungerla e incontrare i Papi. Non tutti i cammini sono storici o di fede, alcuni
percorsi sono nati negli ultimi anni con l’obiettivo di unire e valorizzare territori e borghi.
Un cammino è un modo di vivere e raccontare un luogo che unisce angoli di territorio in un
unico grande discorso. Molte organizzazioni che voglio valorizzare un territorio, renderlo
accessibile e attrattivo ad un tdurismo sostenibile e responsabile, oggi decidono di creare un
cammino, fatto per chi ama il trekking, i cammini, i viaggi outdoor, che amano scoprire nuove
destinazioni a passo lento oppure pedalando, godendo della natura e della cultura dei luoghi
attraversati.
Il mondo dei cammini è uno dei migliori modelli di crescita e sviluppo del turismo lento; infatti,
quando un territorio viene attraversato a tappe rinasce e si sviluppa in modo sostenibile, poiché
i luoghi attraversati sono conservati e tutelati.

3.3.3 Aree dismesse


Le Greenways stanno rapidamente diventando una caratteristica del paesaggio, con un’enfasi
sulla ricreazione e sul turismo e stanno ricevendo investimenti significativi; vengono infatti
costruite un sistema di percorsi a una circolazione non motorizzata, utilizzando sedimi dismessi
come canali e ferrovie abbandonate con l’obiettivo di recuperare infrastrutture e strutture
esistenti, sentieri, strade storiche, linee ferroviarie dismesse, ottenendo un bel modo di
valorizzare interi territori e spostarsi in salute.
Attualmente sono circa 900 km recuperati dall’abbandono come greenways in Italia; un
obiettivo è realizzare entro il 2026 altri 500 km di reti ciclo-pedinabili. Attraverso la

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ristrutturazione, la rigenerazione, la riqualificazione e il riutilizzo si possono creare reti di
mobilità dolce.
In Italia le ferrovie dismesse sono tantissime (1500 km di linee ferroviarie dismesse ed
abbandonate), di cui buona parte possono diventare greenways per ciclisti e pedoni, data la
dolce pendenza tipica delle ferrovie. Sono considerate desiderabili poiché il terreno ferroviario
è solitamente piatto, diritto, si collega ai centri urbani e offre viste panoramiche.
Le vecchie strade ferrate diventano le mete perfette per turisti green amanti della bicicletta e
delle lunghe passeggiate. Una riconversione di ex ferrovie più famose è la San Lorenzo al Mare:
talmente famosa che nel 2015 il Giro d’Italia è partito proprio da qui.
Il recupero delle linee ferroviarie non più utilizzate può fornire un contributo notevole alla
realizzazione di una vera rete di greenways. Tali percorsi attraverso le aree urbane, suburbane e
rurali, possono essere utilizzati da diversi tipi di utenti, a piedi, in bicicletta, a cavallo, con i
pattini; e servono sia per gli spostamenti quotidiani, come andare a scuola o a lavoro, sia per la
ricreazione. L’idea di convertire le ferrovie non utilizzate in percorsi offre una moltitudine di
vantaggi:
 i punti di intersezione con la rete stradale sono ridotti al minimo, sono separati dalla
circolazione stradale, offrendo quindi agli utenti itinerari sicuri e lontani
dall’inquinamento atmosferico e acustico dovuto al traffico automobilistico;
 Le ferrovie presentano pendenze modeste e regolari e quindi permette di realizzare
percorsi verdi ideali a diverse categorie di utenti, pedoni di ogni età, persone disabili, ma
anche persone a cavallo o sui pattini;
 Possibilità di interconnessione con altri servizi di trasporto pubblico.
4. Principali attività del turismo lento e mezzi di trasporto impiegati
Il turismo lento rappresenta la migliore occasione per assaporare fino in fondo lo spirito dei
luoghi che si visitano e per viaggiare in maniera sostenibile e responsabile, contrapponendosi al
turismo di massa, consumistico e veloce.
Il turismo di massa molto spesso non sono in grado di valorizzare le tipicità delle caratteristiche
locali, al contrario invece del turismo lento, che in quanto proprio nella lentezza, si apprezzano
di più tutti gli aspetti tipici delle località, del territorio, con un maggiore coinvolgimento
emotivo.
Le destinazioni più visitate del turismo lento sono principalmente quelle che offrono
l’opportunità di percorrenze non troppo impegnative, quindi con itinerari in pianura, in collina o
in montagna. Il viaggiatore slow mette così in primo piano l’itinerario rispetto alla meta,
privilegiando attività collegate alla natura, come la camminata, il birdwatching, il cicloturismo,
l’equitazione e la pesca.

4.1 Camminare lento


Il camminare lento è certamente una ricerca del benessere e di un arricchimento personale: la
lentezza infatti porta alla scoperta di noi stessi, degli altri e dei luoghi, paesaggi naturalistici,

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che attraversiamo in modo più approfondito e intenso ritrovando il senso più autentico del
viaggio.
Si cammina per svago, per sport, per salute, per curiosità, per stare in compagnia o comunque
per visitare un sito religioso; infatti, moltissimi fra i cammini più frequentati hanno come meta
un luogo di culto.
Camminare porta vantaggi sia al corpo, contribuendo a migliorare la funzionalità di numerosi
apparati, che alla mente, perché camminare migliora il tono dell’umore, contribuendo a
eliminare lo stress e allentare i sintomi da ansia e depressione.

4.2 Cicloturismo
Il cicloturismo (o turismo in bicicletta) è un fenomeno recente per il quale non ci sono
definizioni specifiche se non quella della legge nel sito della F.I.A.B. (Federazione Italiana
Ambiente e Bicicletta), che semplicemente lo descrive come una “forma di turismo e/o di
viaggio che usa la bicicletta come mezzo di trasporto. La bicicletta è infatti la protagonista di
questa attività ed è il mezzo ecologico per eccellenza, portando a considerare il cicloturismo
un’attività sostenibile per l’ambiente.
Rappresenta una soluzione per la mobilità sostenibile che permette di evitare consumo di
carburante, emissioni e di guadagnare in salute e agilità di spostamento, abbassamento
dell’indice di affollamento turistico, l’incremento della mobilità pedonale e migliorando
l’attrattività della destinazione; l’uso dei mezzi di trasporto motorizzati ha infatti un effetto più
dannoso per i territori.
Quasi tutte le città stanno favorendo a tale trend con la creazione di apposite piste ciclabili e
sempre più turisti scelgono di vivere la loro vacanza con la bicicletta come compagna di
viaggio.

Una recente statistica mostra che in quasi tutti i paesi europei si comprano più biciclette che
automobili (i dati si riferiscono al 2012, ma sono molto significativi) e c’è chi afferma che nei
paesi dove si utilizza quotidianamente si registri addirittura un «tasso di felicità» maggiore.
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Il cicloturismo sta assumendo una posizione sempre più definita: c’è chi lo legge in chiave
sportiva, chi come un’avventura, una vacanza, un'immersione nella natura, o semplicemente un
modo alternativo peer viaggiare. Ma in ogni caso chiunque piò praticarlo, avendo come unica
condizione il fatto di possedere una bicicletta o la possibilità di noleggiarne una. Può anche
essere forma di aggregazione tra le persone che hanno la possibilità di condividere e scambiarsi
esperienze, garantendo emozioni uniche.
Alcuni studi dimostrano che le motivazioni che spingono i ciclisti a organizzare le proprie
vacanze in bicicletta sia come modo per stare in forma, stare in contatto con la natura e avere
possibilità di esplorare luoghi e ammirare paesaggi.
I cicloturisti preferiscono luoghi e percorsi lontani dal turismo di massa e sono più propensi a
spendere: si stima che in media un cicloturista spenda 25€ al giorno per cibo e servizi, in
confronto ad un viaggiatore che usa l’automobile che ne spende solo 7; questo perchè chi si
sposta in auto porta con sé tutto ciò che ha bisogno, mentre un ciclista avendo a disposizione
poco spazio, deve procurarsi il necessario durante il tragitto.

4.3 Intermodalità
Quando si pensa a alternative dell’automobile e a potenziali soluzioni per la diminuzione
dell’inquinamento si ricorre all’argomento dell’intermodalità. La parola «intermodalità» (detto
anche combinato o multimodale) esprime una forma di mobilità che si realizza attraverso l’uso
combinato di differenti mezzi di trasporto ed ha le sue origini nell’ambito di trasporto di merci.
Si tratta infatti di una metodologia di trasferimento delle merci, utilizzando in genere container
che si possono facilmente spostare da un mezzo all’altro per raggiungere la destinazione finale.
È, quindi, una forma di mobilità che si realizza attraverso l’uso combinato di differenti mezzi di
trasporto, rappresenta il futuro della mobilità con una conseguente ottimizzazione dei tempi e
del costo degli spostamenti.
Utilizzare i mezzi pubblici agevola i turisti che provengono da lontano o che incontrano degli
ostacoli nel loro percorso e per questo ci sono comunque mezzi che hanno un impatto minore
rispetto alle auto, quali il treno, il traghetto, l’autobus o l’aereo e promuovere questa soluzione
potrebbe essere un modo per convincere i turisti e i cittadini a non spostare le proprie vetture
per andare da un luogo all’altro.
L’intermodalità può avere un impatto notevole per la diffusione della bici e una leva di
promozione per il turismo. Infatti, molti paesi sono provvisti di parcheggi apposti dove è
possibile lasciare la bici e prendere un altro mezzo.
Per coloro che non possiedono una propria bicicletta c’è un servizio che è collegato
all’intermodalità: è già molto diffuso il bike sharing, un servizio a pagamento che mette a
disposizione delle biciclette pubbliche vari punti della città, finalizzato sia all’aumento
dell’utilizzo della bicicletta, sia l’integrazione tra i vari mezzi pubblici da parte dei cittadini e
dei turisti.
Un esempio di intermodalità: E-vai è il primo car sharing elettrico regionale integrato con il
servizio ferroviario lombardo ed è un esempio di intermodalità tra auto elettrica e mezzi di
trasporto pubblici, rendendo un modo comodo e sostenibile di muoversi.
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5. Il turismo lento in Italia
Una delle cose che ha insegnato questa pandemia è quanto sia importante godere delle piccole
cose e di ogni momento. Il nostro stile di vita, persino in vacanza, era diventato troppo
frenetico e, sempre alla ricerca di un'emozione forte o di un'immagine unica da postare,
avevamo ormai perso il gusto di un luogo nuovo e il desiderio di avventura. Si parlava già
di turismo lento da qualche anno ma adesso è il tempo di pianificare piano piano una ripresa
delle partenze.
Negli ultimi anni l’Italia ha ricevuto una forte spinta per quanto riguarda il turismo lento, come
in tutto il resto d’Europa. Da un lato certamente nella forma tipica e diffusa da sempre
dell’escursionismo, della gita, della percorrenza di un breve tratto di strada per qualche giorno
in pianura o in montagna, ma non si tratta solo di questo. Intraprendere veri e propri viaggi, in
bicicletta o a piedi, è diventata un’alternativa all’utilizzo di mezzi veloci, e non solo per i
giovani ma anche per tutti coloro che hanno il bisogno di vivere lontani dalla fretta e dal
consumismo anche culturale. Viaggiare con mezzi lenti permette una conoscenza del territorio,
delle tradizioni, dell’arte, dell’enogastronomia, delle bellezze naturali, della società in un’ottica
diversa e regala una straordinaria esperienza umana e spirituale.

5.1 I cammini in Italia


Dal Cammino di Santiago alla Via Francigena, dalle Alte Vie Alpine al Cammino Inca in Perù,
dal Pacific Crest Trail al Kumano Kodō in Giappone, i cammini hanno ormai raggiunto uno
sviluppo notevole. Sono il vero asse trainante del viaggiare lentamente nel mondo, che muove
un numero sempre crescente di appassionati da tutto il mondo. Il più conosciuto di questo tipo
di viaggio è senza dubbio il Cammino di Santiago.
Nel 2017 il MiBACT (Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo) ha introdotto
un progetto, l’Atlante dei Cammini d’Italia dove sono catalogati i percorsi dei cammini che
predispone il paese. L’Italia vanta più di quaranta cammini riconosciuti istituzionalmente, tra
quelli storici, naturalistici, religiosi e culturali.
“Sempre più persone partono in viaggio cercando qualcosa in più di una semplice vacanza”
L’Atlante dei Cammini - ha dichiarato il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo
Dario Franceschini - è pensato per quei viaggiatori che desiderano vivere un’esperienza unica e
autentica nel nostro Paese, immergendosi a passo lento in quel patrimonio diffuso fatto di arte,
buon cibo, paesaggio e spiritualità che costituisce il carattere originale e l’essenza dell’Italia.
In Italia è presente anche un portale <<www.camminiditalia.it >> e si tratta della prima
mappatura ufficiale dei cammini d’Italia, un contenitore di percorsi e itinerari pensato come una
rete di mobilità slow che al momento contiene oltre 40 cammini di varia natura: ci sono quelli
dedicati ai santi, come i cammini francescani, lauretani e benedettini, quelli dedicati ai briganti
come il sentiero che attraversa l’Aspromonte, il cammino di Dante che attraversa i luoghi dove
Dante visse in esilio e scrisse la Divina Commedia, il sentiero della Pace che ripercorre luoghi e
memorie della Prima Guerra Mondiale, e ancora la Via Appia, la Via Francigena e molti altri. È
dunque uno strumento per viaggiatori appassionati di cammini in cui si potrà scegliere la
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possibilità di muoversi lungo l’Italia a piedi, in bicicletta, a cavallo o con altre forme di mobilità
dolce sostenibile, promuovendo una nuova dimensione turistica.
L’idea di realizzare questo portale unico dedicato ai cammini è nata durante l’anno Nazionale
dei Cammini 2016 proclamato con una direttiva del Mibact e che ha visto insieme impegnati
Stato, Regioni, Comuni, Enti locali, pubblico e privato per valorizzare 6600 chilometri di
cammini naturalistici, religiosi, culturali e spirituali che attraversano l’intero Paese, una fetta
d’Italia poco conosciuta, ma fondamentale nell’offerta del turismo lento italiano.
Per la prima volta l’Italia fornisce una visione di insieme dei percorsi che ha, e permette di
conoscere le connessioni tra i vari itinerari con nuove modalità di percorribilità. La
realizzazione e lo sviluppo di nuovi modelli di fruizione e gestione sostenibile favoriranno
l’integrazione ambientale-paesaggistica, con attività agricole, artigianali e turistico-culturali del
sistema Paese così come indicato nel Piano Strategico del Turismo 2017-2022.
La nostra penisola offre un territorio molto variato. Infatti, da nord a sud, troviamo tantissimi
sentieri trekking in Italia, dalle difficoltà e peculiarità più svariate. Dai più facili e turistici, con
passaggi da borghi e resti storici, fino a quelli più impegnativi, che richiedono maggiore
competenza e allenamento.
Tra i cammini d’Italia da non perdere sono:
 Sentiero Degli Dei (Campania)
Il sentiero degli Dei si trova in Campania, precisamente tra Agerola, un paesino sulle colline
della Costiera Amalfitana, e Nocelle, frazione di Positano. È consigliato percorrerlo nella
direzione che va da Aregola a Nocelle per poter ammirare il panorama della Costiera
Amalfitana e di Capri.

 Sentiero Azzurro (Liguria)


Il Sentiero Azzurro è il sentiero più facile, famoso e visitato delle Cinque Terre, in Liguria. Si
tratta di uno dei più bei cammini d’Italia ed è percorribile da tutti, a prescindere dal livello di
allenamento. É diviso in quattro sentieri, che collegano tra di loro i borghi delle Cinque Terre.
 Il Selvaggio Blu (Sardegna)
Il Selvaggio Blu è uno dei sentieri italiani più suggestivi e si trova in Sardegna. In particolare,
percorre la costa di Baunei nel territorio del Supramonte Baunese, una delle aree più selvagge e
suggestive del Mediterraneo.
 Escursione Al Gran Cratere Di Vulcano (Sicilia)
La scalata al Cratere di Vulcano è un’escursione più che un vero e proprio trekking. Infatti, si
tratta di uno dei sentieri d’Italia più facili ma suggestivi da percorrere. Si trova in Sicilia,
sull’Isola di Vulcano.
 Cammini Sul Monte Pollino (Basilicata)

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Il Monte Pollino si trova in Basilicata ed è uno dei sentieri italiani di trekking più consigliati. La
Basilicata è una regione che si presta particolarmente al turismo nella natura e ai trekking, per il
suo terreno e per la meravigliosa vegetazione, in molte zone ancora selvaggia.
 Sentieri Di Pantelleria (Sicilia)
Pantelleria è la famosissima isola della Sicilia, che attrae ogni estate turisti dall’Italia e dal resto
del mondo. Oltre ad avere alcune delle spiagge più belle del nostro stivale, qui si possono
trovare alcuni dei cammini e sentieri di trekking più belli e suggestivi d’Italia.
 Sentieri Della Val D’Itria (Puglia)
Tra i più bei sentieri italiani per fare trekking non può essere dimenticato la Val d’Itria,
in Puglia. La Val d’Itria, in particolare, occupa un territorio che va da Bari a Brindisi e Taranto.
Qui si può diversi sentieri percorribili da tutti. Si tratta soprattutto di camminate turistiche, alla
scoperta della storia e delle bellezze della regione.

5.2 Cicloturismo in Italia


In Italia, oltre ai cammini, ci sono altre forme di turismo lento in via di sviluppo. Aumenta, per
esempio, il numero di persone che scelgono la bicicletta come mezzo di trasporto per le proprie
vacanze. L’Italia, infatti, sta cominciando ad affiancarsi – per quantità dei percorsi e qualità
delle infrastrutture – a quei paesi dove il cicloturismo è ormai una realtà ampiamente diffusa e
consolidata (Belgio, Germania, Francia e Paesi Bassi). Sono migliaia i chilometri di piste
ciclabili costruiti in Italia negli ultimi anni. Se si vuole avere una buona mappatura di queste
piste è consultabile sul portale italiano dedicato al cicloturismo.
La bicicletta è diventato uno strumento di coesione sociale e di nuova percezione della realtà,
rivitalizza i territori, risveglia il commercio, rilancia la cultura. Negli ultimi anni in Italia si è
assistito ad una crescita costante di praticanti del ciclismo.
La Federazione Ciclistica (EFC) definisce il cicloturismo come l’attività di “visita ed
esplorazione dei luoghi a scopo ricreativo, di uno o più giorni, incentrata in modo prevalente e
significativo sull’uso della bicicletta per motivi di svago”. Esso comprende in primis sia gli
escursioni sia i viaggiatori che rimangono in vacanza più giorni. In secondo luogo, si tratta di
persone che compiono il loro viaggio per scopi ricreativi e di svago.

5.3 Progetto Bicitalia


In Italia esiste un progetto chiamato BiciItalia ed è un programma di rete ciclabile a
carattere escursionistico e particolarmente turistico lanciato nel 2000 dalla Federazione Italiana
Ambiente e Bicicletta (FIAB) per l'Italia.
La realizzazione di ciclovie di media e lunga percorrenza a fini prevalentemente ricreativi e
turistici sta diventando una necessità sempre più sentita dalle amministrazioni a vari livelli,
presso le quali va crescendo sempre di più la consapevolezza del bisogno di valorizzare i propri
territori all’insegna della sostenibilità.

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Anche le caratteristiche tecniche dell’infrastruttura (ampiezza, pavimentazione, pendenza, ecc.,)
e l’attrattività turistica del percorso sono decisive per il successo di un itinerario cicloturistico.
I percorsi ciclabili devono pertanto avere requisiti di qualità che si possono ritrovare nelle linee
guida elaborate da FIAB. Si tratta di linee guida concepite per l’implementazione delle due
grandi due reti ciclabili adottate da FIAB: EuroVelo, la rete ciclabile di riferimento che dovrà
unire ciclisticamente tutti i paesi europei, e BICITALIA, il corrispettivo di EuroVelo per il
territorio nazionale.

5.4 Ciclovie in Italia


Circa seimila chilometri in bicicletta attraversano il territorio italiano e tra le ciclovie italiane da
non perdere sono:
 Ciclovia del Garda, che si connette con l’itinerario 7 della rete europea ciclabile
EuroVelo, consiste in un itinerario ad anello di 140 chilometri lungo le sponde del lago
di Garda e interessa il territorio della provincia autonoma di Trento e delle regioni del
Veneto e della Lombardia. Tocca 19 comuni rivieraschi, tra cui Peschiera del Garda a
Salò, Limone del Garda, Torbole, Riva del Garda, Malcesine, Torri del Benaco, Lazise,
per citarne alcuni, dovrà rispondere a requisiti turistici generando un nuovo indotto
economico.
Sarà un percorso in sicurezza per il ciclismo sportivo non in alta stagione e rispetto alla
viabilità ordinaria; un percorso di mobilità sostenibile per i centri abitati; favorirà la
multimodalità, con l’intermodalità auto-treno-bici-autobus-battello a tutti i cittadini.
 Ciclovia dell’Acquedotto Pugliese nasce per rendere accessibile al pubblico e
percorribile in bicicletta, quale greenway, la strada di servizio, normalmente vietata
all’accesso e al transito ordinario in quanto destinata soltanto al personale autorizzato,
che corre lungo il Canale Principale dell’Acquedotto pugliese.
Si tratta di circa 500 chilometri attraverso tre regioni. Il tracciato è stato già individuato
all’interno del progetto di cooperazione internazionale di cui è capofila la Regione Puglia e
la ciclovia dell’Acquedotto, d’intesa con la Fiab, titolare del marchio Bicitalia, è diventata
variante pugliese dell’itinerario n. 11 (“Ciclovia degli Appennini”) della rete ciclabile
Bicitalia.

 Ciclovia della Sardegna ha una lunghezza totale di circa 1.230 chilometri può essere
articolata in direttrici geografiche che comprendono una direttrice da Alghero a Cagliari
(538 chilometri) lungo il versante occidentale, ed una da Santa Teresa di Gallura a
Cagliari che si sviluppa sul versante orientale (508 chilometri). La ciclovia si completa
con due itinerari trasversali, dei quali uno da Porto Torres a Santa Teresa di Gallura (120
chilometri) lungo la costa settentrionale e l’altro da Dorgali a Macomer, attraverso
Nuoro, al centro dell’isola (70 chilometri circa).
Risponde a requisiti di tipo trasportistico, in chiave sostenibile, rendendo possibile
l’accessibilità diretta ed indiretta diffusa; di tipo turistico, economico, di valorizzazione
del patrimonio paesaggistico e culturale, di integrazione europea, nazionale e locale, di
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integrazione intermodale treno+bici e bus+bici; salutistico-ricreativo, promozionale-
educativo e di miglioramento ed incremento della sicurezza degli itinerari ciclabili.

 Ciclovia del Sole, della lunghezza di circa 300 chilometri, fa parte del più ampio
progetto della Ciclopista del Sole, ideato dalla Fiab per coprire 3 mila chilometri, parte
integrante di Eurovelo 7. Una prima tratta, dal Brennero a Verona e Lago di Garda, è
stata già completata, pur in assenza di un coordinamento nazionale. La prossima tappa,
che attraversa 4 regioni, è di estendersi da Verona a Firenze, con l'obiettivo successivo
di raggiungere la Capitale. Il tracciato è già costellato di numerose ciclabili in sede
propria.

 Ciclovia GRAB – Il progetto del Grande Raccordo Anulare delle Bici prende spunto
dall’idea dell’Associazione Velolove sviluppata con cittadini, associazioni e istituzioni,
come Legambiente e Touring Club e consiste in un anello ciclopedonale di oltre 44
chilometri che si sviluppa completamente all’interno della città di Roma.
Il GRAB è tra le ciclovie urbane più lunghe del mondo e, insieme, un moderno Grand
Tour: parte dalla Roma antica e dalla Appia Antica e arriva alle architetture
contemporanee di Zaha Hadid e di Renzo Piano, alla street art del Quadraro e di
Torpignattara unendo tra loro Colosseo, San Pietro, Trastevere e il centro storico, la
Galleria Borghese, l’Auditorium e numerosi altri punti di interesse, attraversando parchi
e inaspettati paesaggi bucolici, costeggiando i fiumi Tevere, Aniene e Almone.
Il percorso, tutto pianeggiante, si snoda principalmente lungo vie pedonali e ciclabili,
ville storiche e argini fluviali (30,5 chilometri, pari al 70% del tracciato). Altri 6
chilometri interessano strade a bassissima intensità di traffico. Solo pochi chilometri del
GRAB sono attualmente congestionati da un intenso flusso di veicoli motorizzati.

5.5 Le ferrovie storiche e panoramiche in Italia (Greenways)


Il treno è un mezzo di trasporto a bassissimo impatto ambientale, che permette di godere del
territorio con lentezza, ma con meno fatica rispetto ai cammini e alla bicicletta.
Nonostante un patrimonio di 7.000 chilometri di linee ferroviarie dismesse, l’Italia fa ancora
fatica a introdurre politiche di sistema per una rete consistente di Greenways, che ad oggi può
vantare solo 800 chilometri di vie verdi da ex ferrovie. Solo di proprietà di RFI (Rete
Ferroviaria Italiana) sono ancora a disposizione circa 1500 km di linee dismesse ed
abbandonate di cui una buona parte possono diventare greenways come raccontato dal bel
Atlante di viaggio lungo le ferrovie dismesse del 2017.
L’Associazione Italiana Greenways, in collaborazione con il Touring Club Italiano, ha
ideato un marchio di qualità per l’identificazione e la promozione delle greenways realizzate
lungo tracciati ferroviari dismessi che presentano caratteristiche tecniche e ambientali di
qualità.

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Tale patrimonio può essere riutilizzato per la creazione di greenways dedicate alla circolazione
di pedoni, ciclisti, pattinatori, escursionisti a cavallo e persone diversamente abili. Infatti, le
ferrovie dismesse, per le loro caratteristiche, costituiscono un’infrastruttura privilegiata per la
realizzazione di percorsi per la mobilità dolce. Le vecchie ferrovie hanno tracciati quasi
totalmente separati dalla rete stradale, con pendenze moderate e costanti, ideali per creare
percorsi piacevoli, sicuri e accessibili anche agli utenti più deboli quali bambini, anziani e
diversamente abili.
Oltre a ciò, attraverso il loro recupero come greenways, è possibile conservare i vecchi
manufatti ferroviari, quali ponti, gallerie, segnali, cippi chilometrici, stazioni e caselli, che
possono animare le passeggiate e contribuire a preservare la memoria storica della ferrovia tra
le giovani generazioni.
Tuttavia, non mancano gli esempi positivi: a cominciare dalla Greenway Resiutta - Tarvisio
Centrale, un tratto della Ciclovia dell’Alpe Adria che corre per 46,2 km lungo il tracciato della
vecchia ferrovia Pontebbana. Più a valle troviamo la pista ciclabile sul mare più lunga
d’Europa, che, con i suoi 23 chilometri da San Lorenzo al Mare a Ospedaletti Ligure, corre
lungo la vecchia ferrovia Genova - Ventimiglia.
In più tra le tratte più belle non si può non menzionare la Transiberiana d’Italia, che
attraversa il Parco Nazionale della Majella, in Abruzzo. C’è poi il panoramico Treno delle
Meraviglie, che collega Cuneo a Ventimiglia, lungo i paesaggi spettacolari delle Alpi
Marittime tra Francia e Italia. Maggiori informazioni sulle numerose altre tratte si possono
trovare sul sito della Fondazione FS Italiane.

5.6 Ricettività del turismo lento


L’alloggio è visto dal turista itinerante non solo come un mero punto d’appoggio per il
pernottamento, ma anche un luogo dove socializzare con altri viaggiatori, apprendere
informazioni sul territorio e sui percorsi che vi esistono, e, soprattutto, dove siano disponibili
una serie di servizi per le proprie esigenze.
I bisogni di un cicloturista potrebbero ad esempio essere i seguenti: trasporto bagagli, da una
tappa all’altra, o biciclette, ad esempio dalla stazione all’alloggio stesso; noleggiare la
bicicletta; urgenza di riparare piccoli guasti al mezzo; necessità di avere a disposizione durante
il tragitto del cibo.
I ‘Bike Hotels’, o come sono stati definiti dalla FIAB, Albergabici, sono delle strutture che
forniscono una serie di servizi necessari ai viaggiatori in bicicletta, come dare la possibilità di
tenere il mezzo in un posto sicuro, avere la presenza di attrezzi adatti alle piccole manutenzioni,
garantire un locale lavanderia o predisporre di tutte le informazioni utili (ad esempio mappe di
tutti i percorsi dell’area).
Introdurre alcuni di questi servizi nelle strutture agrituristiche o nei bed &breakfast presenti
lungo il tragitto, non comporta molti costi e permette la ricezione di particolari tipologie di
turisti, infatti come i cicloturisti. Inoltre, creando una sorta di rete tra diverse strutture
specializzate, si crea un’offerta adatta al turismo itinerante.

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Fondamentale, infine, sono le esperienze legate al patrimonio enogastronomico italiano e la
scelta del tipo di pernottamento. Sempre di più sono le aziende agricole e vitivinicole italiane
che hanno aperto le loro porte a visite e degustazioni. Un modo per conoscere fino in fondo e
far scoprire al resto del mondo la straordinaria varietà di prodotti del nostro territorio. Per
quanto riguarda, invece, il pernottamento, oltre ai più tradizionali agriturismi e B&B, cresce la
presenza degli alberghi diffusi. Un nuovo modello di accoglienza turistica che recupera parti di
immobili in disuso all’interno dei borghi italiani, riadattandoli alle esigenze di ospitalità.
Gli alberghi diffusi rappresentano una forma di accoglienza che si addice perfettamente al
turismo lento. È una struttura alberghiera situata in un piccolo centro abitato, composta da più
stabili separati ma con gestione unitaria e in grado di fornire servizi adeguati a tutti gli ospiti. Si
tratta di un’idea ricettiva made in Italy che però si sta affermando anche in altre parti del
mondo.
In più è nasce per offrire al visitatore un’esperienza di vita all’interno di un centro storico, in
una città o un paese, potendo contare su servizi alberghieri come accoglienza, assistenza,
ristorazione, spazi e servizi comuni, alloggiando in camere o case che distino non più di 200
metri dallo stabile nel quale sono situati reception, ambienti comuni e area ristoro.
Per le sue caratteristiche, l’albergo diffuso non crea, quindi, impatto ambientale, perché non è
necessario costruire alcuna nuova struttura per realizzarlo: è sufficiente recuperare, ristrutturare
e mettere in rete ciò di cui già si dispone. Si tratta di luoghi dove trovare pace e tranquillità,
all’insegna del turismo slow.

5.6.1 Slow stay in Italy


Durante il lockdown è nato il progetto Slow Stay In Italy, una piattaforma online inaugurata per
riunire le strutture ricettive italiane che condividono uno stile di accoglienza intimo e il
desiderio di accogliere il proprio ospite, facendolo sentire uno di famiglia.
L’idea è venuta a Silvia Mulazzani, titolare del bed&breakfast Ca’ Vermiglia di Bologna, una
villa degli anni Trenta trasformata in un rifugio ameno, immerso in un rigoglioso giardino.
Per far fronte alle numerose cancellazioni dovute all’emergenza sanitaria, Silvia ha deciso di
promuovere un turismo “a ritmo lento” e tutto italiano, unendo le forze con realtà simili alla
sua.
In pochi mesi, il circuito di Slow Stay in Italy è arrivato a raccogliere 28 agriturismi e
bed&breakfast in tutta la Penisola, dall’estremo nord all’estremo sud, ed è in continuo sviluppo.

5.7 Il turismo lento in Lombardia


La Lombardia è particolarmente interessante per gli amanti del turismo lento, a piedi e in
bicicletta: la varietà di ambienti, dall’alta montagna, alle pianure, ai fiumi, ai laghi, ai parchi e
la fitta rete di percorsi, consente di percorrere splendidi itinerari a vari livelli di difficoltà.
Infatti, nel territorio lombardo si incrociano tutte le grandi vie internazionali che interessano
l’Italia e sono attive numerose associazioni che svolgono un’attività di promozione,

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conoscenza, sviluppo, informazione, studio, incremento di questo tipo di viaggio che ha, come
già detto, forti valenze socio-culturali.
A differenza di altre regioni alpine, la Lombardia offre una grande varietà di paesaggi, dalle
Prealpi calcaree, alle catene intermedie con angoli di wilderness, alle Alpi Retiche, i gruppi
glaciali o i grandi parchi, e dove si può soggiornare in un’efficiente rete di caratteristici rifugi.
Di grande fascino anche i percorsi legati alla Prima Guerra Mondiale tra Nord Lombardia,
Trentino e Alto Veneto.
Altri percorsi che offre sono:
 Tre percorsi della rete Eurovelo, riconosciuta dalla Federazione Europea della
Bicicletta, ovvero: Eurovelo 5, via Romea Francigena da Canterbury a Brindisi,
Eurovelo 7, Ciclovia del sole, da Capo Nord a Malta, Eurovelo 8, Ciclovia
mediterranea da Cadice ad Atene.
 La Via Francigena, grande itinerario culturale riconosciuto dal Consiglio d’Europa, che
unisce Canterbury a Roma. Parte della Via Francigena passa per la nostra regione. Si
tratta di 160 km da Palestro a Piacenza che attraversano per intero il territorio Pavese e il
basso Lodigiano interessando paesi ricchi di storia e di tradizione anche
enogastronomica, alcuni fondati dai romani come Lomello (l’antica Lomellum) e altri
ricchi di castelli, chiese, abbazie, monasteri e conventi, alcuni davvero poco conosciuti.
Molto suggestivo il guado del Po a Calendasco. Alcune interessanti “varianti” si
snodano su tutto il territorio lombardo.
 La Via Alpina, itinerario che unisce Montecarlo a Trieste.
 Il sentiero E1, riconosciuto dalla Federazione Europea, che attraversa l’Italia da nord a
sud, unendo Capo Nord a Capo Passero.

5.7 Lo Slow tourism in Italia


In Italia abbiamo un’associazione che si chiama proprio “Slow Tourism”, che promuove il
turismo dell’accoglienza in Italia e all’estero. Essa tutela e favorisce la crescita dei territori,
anche quelli poco conosciuti, per renderli destinazioni turistiche di pregio, attraverso un attivo
coinvolgimento di viaggiatori, imprenditori turistici e comunità locale.
Slow Tourism invita coloro che viaggiano a fare turismo lento, sostenibile e responsabile, a
scoprire i luoghi rispettandoli; a conoscerli, viverli, assaporarli e nello stesso tempo custodirli in
quanto patrimonio di valore, ricchezza da salvaguardare per il benessere comune.
Slow Tourism collabora con le imprese ricettive interessate a rappresentare il territorio e fare
del turismo esperienze di incontro e avvicinamento alla cultura locale, migliora la qualità
dell’accoglienza e suggerisce percorsi formativi per rendere le città luoghi ospitali e favorire il
ritorno dei turisti.
Insieme ai blogger e cittadini, realizza un giornalismo partecipativo, il Daily Slow, che dà voce
ai territori attraverso il racconto di tradizioni, storie ed esperienze di viaggio e la condivisione
di nuovi modi di vivere sostenibili.

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