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una nuova politica volta ad uno sviluppo turistico che significhi anche
sviluppo territoriale nel suo complesso. Il paesaggio, in quanto forma di
equilibrio fra passato e presente e terreno d’incontro fra abitanti e turi-
sti, può avere oggi un nuovo ruolo come catalizzatore dell’attenzione
nella ricerca e nella comprensione profonda delle vocazioni territoriali e
delle radici autentiche dei luoghi.
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I segmenti con i trend di crescita più significativi, secondo le proiezioni WTO
2000-2020 (indagine sulle tendenze turistiche generali), sono i seguenti,: 1 turismo bal-
neare; 2 turismo sportivo (sport invernali e nautici); 3 turismo di avventura; 4 turismo
ambientale; 5 turismo culturale; 6 turismo nelle metropoli; 7 turismo rurale; 8 crociere;
9 parchi tematici; 10 convegni e congressi; 11 turismo benessere.
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Fonte: www.worldheritagesite.org
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In Germania si stanno affermando viaggi regionali a tappe per la scoperta del ter-
ritorio e delle realtà minori, soprattutto per il turismo individuale. Nei Paesi Bassi, in
Belgio e in Lussemburgo si registra una propensione alla visita dei centri minori e del-
l’Italia meridionale, spesso in abbinamento a forme di turismo enogastronomico, visite
a luoghi storici, castelli, ville e poi sempre più anche festival, eventi, o itinerari attra-
verso centri di restauro e botteghe artigiane, dove fare shopping e seguire corsi. Diffusi
presso una clientela esigente e spesso «repeaters» (turisti che scelgono più volte la stessa
destinazione turistica) i «walking tours» alla scoperta di centri minori per una cono-
scenza approfondita dei luoghi, abbinando spesso al turismo culturale quello sportivo.
L’Italia meridionale e i centri storici minori si vanno affermando, dopo che nel Regno
Unito, in Spagna e in Portogallo, anche negli USA, in Giappone, in Australia e in Nuova
Zelanda, dove la tipologia di prodotti offerti va dagli itinerari come tour archeologici,
storici, culturali e musicali a quelli enogastronomici con corsi di cucina, magari in resi-
denze d’epoca.
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La tipicità è una delle rivelazioni di questi anni. Applicata soprattutto ai prodotti
agroalimentari, ha conosciuto di recente una vera e propria esplosione. Anche i cartel-
loni pubblicitari delle catene della grande distribuzione alimentare reclamizzano piatti e
prodotti tipici e non passa giorno senza leggere sulla stampa di manifestazioni legate alla
promozione di questi ultimi. Si veda Cassi e Meini (2004).
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Non è questa la sede per un’analisi dettagliata della domanda relativa al turismo cul-
turale e della rispondenza della destinazione Italia alle esigenze di tale domanda. Ci limi-
teremo a rilevare che, nonostante l’elevata capacità di spesa del turista culturale, uno de-
gli aspetti di criticità del nostro Paese resta la scarsa competitività nel rapporto qualità/prezzo
con altre destinazioni internazionali. Altri due aspetti di criticità consistono nella man-
canza di diversificazione dell’offerta e nella scarsa promozione della destinazione, sia nel
suo complesso sia delle singole regioni. Non sempre i tour operator sono in grado di dare
offerte convincenti, sia dal punto di vista del rapporto qualità/prezzo, sia –inevitabilmente-
come risposta alle esigenze particolari e sempre più diversificate del cliente-turista.
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Si veda l’interessante saggio di Lozato-Giotart (2003) sul rapporto tra finalità tu-
ristica e finalità territoriale.
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La citazione di Ch. Tilley (1994, p. 23) è tratta dal volume di M. Neve (2004).
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La Convenzione Europea del Paesaggio è stata firmata a Firenze il 19 luglio 2000,
ratificata dall’Italia con legge 2 gennaio 2006 n. 148 (G.U. n. 16 del 20 gennaio 2006,
Suppl. ord. n. 16), ed è entrata in vigore dal 1° settembre 2006.
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Secondo il Sestini (1983; 2° ed. 1985, pp. 14-15), «In ogni luogo, o meglio por-
zione anche molto piccola della superficie terrestre […] coesistono numerosi fenomeni,
intesa questa parola nel senso più largo, sia di oggetti concreti […] sia di manifestazioni
dinamiche […]. Essi costituiscono un insieme, che per lo più si rivela almeno parzial-
mente ai nostri sensi, in particolare alla vista: ogni luogo, cioè, assume un’apparenza,
una fisionomia, un paesaggio, che ci consente di prender contatto conoscitivo con quel-
l’insieme. Tuttavia la ‘percezione’ immediata di tale insieme non è esattamente uguale
per ogni persona, rimane più o meno soggettiva. L’indagine geografica si pone il com-
pito di analizzare l’insieme per ricomporlo poi in una sintesi, così da conoscerlo e com-
prenderlo nel modo più razionale possibile. L’insieme non è semplice accostamento o
compenetrazione di fenomeni distinti. Ciascuno di questi influenza in maggiore o mi-
nore misura gli altri, tanto che si stabilisce un tessuto di relazioni, generalmente reci-
proche, per cui quell’insieme costituisce una unità organica. Ogni fenomeno occupa in
questa un posto funzionalmente determinato, e il mutamento di uno porta cambiamenti
più o meno sensibili negli altri, immediatamente o in un tempo di varia durata. Per-
tanto questi insiemi terrestri si collocano tra i sistemi. Parte dei fenomeni sono stretta-
mente fisici, altri di natura biologica, altri ancora riguardano l’uomo.»
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D.L. recante il «Codice dei Beni culturali e del Paesaggio», ai sensi dell’articolo
10 della legge 6 luglio 2002, n. 137.
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I criteri cui un sito, un complesso o un paesaggio devono rispondere sono:
1. rappresentare un capolavoro del genio creativo dell’uomo;
2. avere esercitato un’influenza considerevole in un dato periodo o in un’area cul-
turale determinata, sullo sviluppo dell’architettura, delle arti monumentali, della
pianificazione urbana o della creazione di paesaggi;
3. costituire testimonianza unica o quantomeno eccezionale di una civiltà o di una
tradizione culturale scomparsa;
4. offrire esempio eminente di un tipo di costruzione o di complesso architetto-
nico o di paesaggio che illustri un periodo significativo della storia umana;
5. costituire un esempio eminente di insediamento umano o di occupazione del ter-
ritorio tradizionale, rappresentativi di un’area culturale (o di culture) soprattutto
quando essa diviene vulnerabile per effetto di mutazioni irreversibili;
6. essere direttamente o materialmente associato ad avvenimenti o tradizioni viventi,
idee, credenze o opere artistiche e letterarie con una significanza universale ec-
cezionale (criterio da applicare solo in circostanze eccezionali o in concomitanza
con altri criteri).
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del sistema ambientale, considerate come risorse e non come vincoli, per-
manenze territoriali di lunga durata, valenze umane, componenti del mi-
lieu sociale e culturale nonché caratteristiche delle culture locali, siano
esse produttive, artistiche, o saperi ambientali. Tali componenti materiali
e immateriali costituiscono delle potenzialità che per diventare risorse
devono essere riconosciute e valorizzate dagli attori locali, dai soggetti
e dalla comunità nel suo insieme.
Gli stretti legami fra paesaggio e territorio, che scaturiscono dai con-
cetti di paesaggio-risorsa e di territorio-patrimonio ora ricordati, pos-
sono giocare un ruolo importante nelle opportunità di sviluppo locale
solo se la popolazione riesce a mettere in atto opportuni processi di va-
lorizzazione.
Non pare giusto, né opportuno, vedere solo gli aspetti negativi del
rapporto turismo-territorio ed interpretare il rapporto fra turismo e so-
stenibilità ambientale solo in termini conflittuali, da cui deriverebbe una
politica prettamente vincolistica di pianificazione e controllo. Nel recu-
pero di un rapporto attivo e consapevole della popolazione locale con
il paesaggio stanno, a nostro avviso, le maggiori potenzialità di uno svi-
luppo integrato, che sappia porre il turismo nella giusta relazione con
le altre attività economiche e con le peculiarità ambientali.
Certo è che la popolazione locale deve essere affiancata e magari gui-
data, e qui sta il ruolo della formazione permanente. Molto può essere
fatto per recuperare la memoria storica del territorio quale volano dello
sviluppo locale, dando ad esempio un’adeguata importanza allo scambio
di saperi intergenerazionale. In presenza di un’imprenditoria giovanile
opportunamente sollecitata, il coinvolgimento degli anziani può infatti
concorrere efficacemente al recupero dei saperi tradizionali legati all’e-
conomia domestica (prodotti alimentari tipici) e agli antichi mestieri (ar-
tigianato tipico), così come nella raccolta dei nomi di luogo, che rap-
presentano una significativa forma di trasmissione della cultura locale.
Ad esempio, il nuovo artigianato e il recupero delle pratiche tradizio-
nali di particolare interesse storico, etnografico e culturale possono far
parte di quel bagaglio di attrattive locali che contribuiscono allo sviluppo
turistico, così come le produzioni tipiche del settore agroalimentare.
Una comunità locale consapevole del proprio ambiente, nel suo si-
gnificato più completo, saprà meglio mettere a frutto le potenzialità del
proprio territorio e saprà offrire al meglio il paesaggio a coloro che vo-
gliono visitarlo perché padrona della sua lettura e interpretazione. Solo
su queste basi una comunità considererà valori i ‘monumenti’ del pas-
sato (dai siti archeologici alle dimore rurali), li conserverà e li valoriz-
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Riferimenti bibliografici
Aa.Vv. (1999), «Il paesaggio italiano. Patrimonio, identità, gestione», in Bollet-
tino della Società Geografica Italiana, n. 2 (numero tematico) Serie XII, vol.
IV.
Adamo F. (1999), «Patrimonio culturale e sviluppo economico locale», in Bol-
lettino della Società Geografica Italiana, Serie XII, vol. IV, pp. 635-652.
Adamo F. (a cura di) (2004), Turismo e territorio in Italia: problemi e politiche
di sviluppo, 2 voll., Patron, Bologna.
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Si vedano i prodotti realizzati dal gruppo di ricerca su «Memoria storica del ter-
ritorio rurale» dell’Università di Firenze, coordinato da Laura Cassi: Azzari e Cassi
(2004), Azzari, Cassi e Meini (2004), Meini (2006). Per una sintesi sulle linee di ricerca
intraprese e sulla filosofia che sta dietro alla realizzazione di questi itinerari culturali, si
rimanda a Cassi e Meini (2003a, 2003b) e Azzari, Cassi e Meini (2003).
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