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Lozato- Giotart (1993) ha richiamato l’attenzione sullo spazio turistico che inizialmente era
“visitato”, poi “organizzato” (rimodellato, ristrutturato) e infine “consumato” (inquinamento e
degradazione dei siti).
Lo spazio è visitato se l'impatto ambientale del fenomeno turistico non ha modificato
profondamente l'ambiente di origine, è impossibile che esso sia solo osservato dal turista.
Lo spazio organizzato riguarda la volontà della comunità locale e degli imprenditori turistici di
costruire uno spazio turistico. Oggi le risorse turistiche non sono solo naturali (mare, montagna) o
culturali (storiche, artistiche), ma bisogna anche costruire infrastrutture per ospitare i turisti
(risorsa strutturale). Un esempio molto in voga attualmente sono i parchi divertimento. Queste
strutture che oggi costituiscono la risorsa del turismo, portano a trasformazioni ambientali ancora
più forti rispetto a quelle apportate da alberghi o vie di comunicazione. Ne consegue il concetto di
spazio consumato. La società nel suo organizzare lo spazio turistico lo “consuma”. Questo
aggettivo potrebbe avere un’altra accezione oltre alla “non rinnovabilità” cioè lo spazio talvolta
viene acquistato. Infine, vi è il concetto di spazio gestito cioè esso è rimodellato e ristrutturato.
Nel 2015 l'Assemblea Generale dell’ONU ha approvato i Sustainable Developement Goals, ovvero
gli obiettivi validi fino al 2030. Tra questi troviamo: sconfiggere la povertà e la fame, parità di
genere, lotta contro il cambiamento climatico, energia rinnovabile, utilizzo responsabile delle
risorse, città sostenibili, pace e istituzioni forti. Anche se il turismo non è stato dichiarato
esplicitamente, esso è uno strumento molto valido per raggiungere questi obiettivi. A
dimostrazione di ciò, l’anno 2017 è stato dichiarato dall'ONU Anno internazionale del turismo
sostenibile per lo sviluppo.
5.3 L’impatto ambientale del turismo sulle regioni di “incoming”, di transito e di “outgoing”
Il territorio è una risorsa non rinnovabile e quindi esauribile dalle attività umane, ma come tutti i
beni del genere, è soggetto a un ciclo di vita. Si possono elaborare modelli secondo cui il territorio
attraversa due fasi: crescita e declino.
Secondo il modello di Plog (1973), possiamo distinguere alcune fasi temporali, ognuna
caratterizzata da una figura di turista emblematica:
- la prima fase è caratterizzata dalla presenza del turista “allocentrico” al quale interessa esplorare
e ha sete di esperienze uniche. Il territorio risente poco della sua presenza;
- la seconda fase è caratterizzata dalla presenza del turista “innovatore quasi allocentrico”, il
quale ama le novità ma in più richiede un certo grado di sicurezza personale. Il territorio comincia
ad organizzarsi;
- la terza fase è caratterizzata dal turista “mid-centrico”, cioè intermedio tra allocentrico e
psicocentrico. Qui nasce la regione turistica vera e propria;
- la quarta fase è caratterizzata dal turista “tradizionalista psicocentrico” che arriva quando
la località è già fuori moda contribuendo anche al declino ambientale;
- la quinta fase è caratterizzata dal turista “psicocentrico” che viaggia per obbligo sociale
o per moda e arriva quando la località perde attrattività, quindi il territorio entra in crisi.
Successivamente, c’è il modello di Miossec (1976) che presenta anch’esso cinque fasi evolutive,
caratterizzate ognuna da un livello di crescita dell’industria turistica.
Fase 0 o “pre-turistica” si ha quando il territorio non è visitato dai turisti o è solo attraversato:
- non ci sono vie di comunicazione;
- la domanda non percepisce tale territorio come luogo turistico;
- atteggiamento incerto nei confronti del turismo da parte della comunità locale.
Fase 1 o “pioniera”: il turismo si affaccia in una sola località ma isolata rispetto al resto della
regione:
- vi sono nuove vie di comunicazione;
- gli autoctoni si dividono in indifferenti, scettici o curiosi nei confronti del nuovo fenomeno
turistico;
-I turisti iniziano a percepire la regione.
Fase 2 o “dell'imitazione”: sull'onda del successo della stazione pioniera e si moltiplicano le
località turistiche nella regione:
- le infrastrutture progrediscono;
- i turisti aumentano e migliorano la loro percezione della regione;
- i locali collaborano con le autorità per la costruzione di strutture per i turisti.
Fase 3 o “dell'organizzazione”: il territorio si organizza in stazioni specializzate, a volte integrate
gerarchicamente o in concorrenza:
- il territorio viene attrezzato con varie strutture turistiche;
- i turisti usufruiscono della possibilità di scelta;
- la comunità locale, in base alla loro situazione economica e sociale rispetto ai turisti,
assume un atteggiamento di imitazione.
Fase 4 o “satura”: la gerarchizzazione e la specializzazione delle stazioni all'interno della
regione è totale:
- l’ambiente acquisisce le caratteristiche che il turista vuole evitare;
- il turista non percepisce più questo ambiente come naturale;
- la comunità locale vive un periodo di crisi economica e sociale e deve “reinventarsi”.
Il teorico Minca (1996) fa notare che il territorio considerato da Miossec e dagli altri del ciclo di
vita è una tabula rasa su cui si imprime un progetto senza considerare la realtà pre-turistica o
extra-turistica della regione. Costa (2005), invece, concentra la sua attenzione sul fatto che c’è un
“limite metodologico” che sarebbe una conseguenza di una “opzione anti turistica” (pessimismo
nell’ultima fase). Questi modelli sono interscambiabili. Per questo, Costa propone un altro
modello di classificazione delle località turistiche, tenendo conto dell’intensità dei flussi e della
loro regolazione, che danno vita a quattro tipi di località turistica, ognuna collegata ad una
categoria di turismo:
- “turismo alternativo occasionale”: corrisponde ad una bassa intensità di flussi e una bassa
regolazione;
- “turismo insostenibile di massa”: comprende un’alta intensità di flussi e una bassa regolazione;
- “turismo sostenibile di massa”: include un’alta intensità di flussi e alta regolazione: è
data da un’applicazione delle politiche turistiche basate sulla tutela dell’ambiente geografico;
- “turismo alternativo programmato”: comprende una bassa intensità di flussi e un’alta
regolazione.
Si basa su strumenti “precauzionali” per far sì che una regione che si sta
imponendo nel mercato turistico non debba poi rendere nuovamente sostenibili le presenze
turistiche.
Si deve evitare che il turismo eccessivo intacchi l’equilibrio antropogeografico. Per questo è
necessario determinare un parametro con il quale misurare il livello di “sopportazione turistica” di
una data regione per evitare di oltrepassarlo. A tal fine possono essere utilizzate la “valutazione
d’impatto ambientale” (VIA), la “valutazione ambientale strategica” (VAS) o la carrying capacity
(capacità di carico). La VIA è un processo che serve per analizzare l’impatto sull’ambiente di
qualsiasi opera umana costruita sul territorio. La VAS non riguarda la singola opera ma prende in
considerazione i singoli interventi come parte di un programma. La carrying capacity viene definita
la capacità di una regione di accogliere i turisti evitando di apportare danni alla regione di
incoming. Questi indici non si limitano ad un’analisi geografico-ambientale, ma si allargano ai temi
sociali, culturali ed economici con un approccio olistico. Inoltre, non usano solo i parametri
quantitativi ma anche quelli qualitativi. Il turismo sostenibile non equivale necessariamente al
turismo di élite e quello di massa non è necessariamente un turismo non sostenibile, infatti la
tutela ambientale dipende dal comportamento turistico.
Il turismo può essere anche uno strumento di tutela ambientale. Gli stessi strumenti hanno una
doppia valenza cioè valorizzare e tutelare un’area.
La tutela delle aree naturalistiche come cascate, pinete… è molto severa perché bisogna evitare un
eccessivo impatto umano. Lo strumento che valorizza al meglio un sito naturale è l’istituzione di un
parco o di un’area protetta. Così, viene stimolata da parte del turista la visita di “bellezze naturali”,
denominate successivamente “paesaggio” nella Costituzione Repubblicana sono tutelate dal 1939
con una legge. Il Testo unico dei beni culturali e ambientali inserì l’espressione di “beni
ambientali”, ma fu superata dal Codice dei beni culturali e del paesaggio che introdusse
nuovamente il termine “paesaggio”, anche in funzione della Convenzione europea del paesaggio
del 2000. Alcuni siti richiedono tutele naturalistiche più specifiche, quindi la legge prevede la
possibilità di istituire le “aree protette” cioè parchi e riserve naturali, il cui organo di gestione oltre
a ricoprire funzioni di sorveglianza e controllo si occupa di formazione, ricerca e valorizzazione. In
Italia furono istituite diverse aree protette negli anni Venti e Trenta con i Parchi nazionali del Gran
Paradiso, di Abruzzo, del Circeo e dello Stelvio; poi quello della Calabria. Con l’istituzione delle
Regioni dovevano essere istituiti parchi regionali, non nazionali, ma questo non avvenne.
Parallelamente, si assisté alla creazione di aree di tutela regionali, che necessitarono di una legge
quadro (1991). Questa legge distingue i “parchi naturali” (più grandi, contengono più ecosistemi
alterati da interventi umani) e “riserve naturali” (dimensioni ridotte, specie animali o vegetali
rilevanti). Oggi le aree protette costituiscono più dell’11% del totale del territorio nazionale. La
presenza del turista può portare danni irreversibili al territorio ma può avere anche effetti positivi
come gli introiti e la gestione del territorio dagli abitanti.
5.6.2 Politiche turistiche urbane
Fino agli anni Ottanta i flussi turistici si sono diretti dalle aree urbane verso aree rurali, ma da
qualche decennio anche il turismo urbano sta avendo successo.
In Italia, nel 2000 i centri urbani d’interesse storico e artistico hanno rappresentato il 33% degli
arrivi turistici. Le città attraggono per le loro bellezze architettoniche, urbanistiche e artistiche.
In determinati periodi le attrattive principali sono gli eventi come manifestazioni, mostre,
convegni… È necessario gestire, contenere, organizzare i flussi turistici al fine di ottenere il giusto
equilibrio tra valorizzazione turistica e tutela ambientale. Le politiche di contenimento degli effetti
negativi e massimizzazione di quelli positivi sono basate su diversi strumenti. Il primo strumento si
basa sul distribuire nel tempo e nello spazio diverse categorie di turisti. Un esempio è l’Expo di
Milano 2015 dove numerosi visitatori hanno pernottato in diverse città della Lombardia e
addirittura della Svizzera, recandosi a Milano solo per un giorno. Un altro strumento è la
restrizione degli ingressi. Questa pratica è facilmente applicabile a spazi ristretti come
pinacoteche o musei ma è difficile nelle città intere, infatti ultimamente si sta pensando ad
adottare il pagamento di biglietti di accesso per le città d’arte (Venezia e Firenze). Anche se non è
facile distinguere i viaggiatori-turisti (per i quali regolamentare l’accesso) e viaggiatori-non turisti
(ai quali lasciare libero accesso alla città). Questa politica si può adottare per i “veicoli ad uso
turistico” come i pullman. Un terzo strumento per limitare l flusso turistico in luoghi che rischiano
il deterioramento è l’accesso a pagamento ai siti interessanti dal punto di vista turistico. Maggiore
sarà il costo del biglietto e minore sarà la presenza turistica. Questa politica è molto contrastata
perché da un lato si deve permettere l’accesso alla cultura anche a persone non benestanti ma
dall’altro il pagamento di un biglietto significa far accedere al sito solo chi è realmente interessato.
L’ultima soluzione è stata la reintroduzione della tassa di soggiorno (non superiore ai 5 euro in
Italia) che si aggiunge al costo di ogni pernottamento. Questa imposta serve per finanziare
interventi di manutenzione delle strutture ricettive e per la fruizione e il recupero dei beni culturali
e ambientali. Infine, è essenziale la formazione dei turisti. I turisti non informati sono i più
distruttivi perché non conoscono le conseguenze dei loro comportamenti.
L’interesse turistico di numerosi siti non riguarda solo l’ambiente fisico o antropico, ma il
significato culturale di una determinata località cioè il significato che le viene attribuito dalla
società. Uno degli esempi di strumenti è quello dei “parchi letterari” che rappresentano strumenti
che servono a tutelare e valorizzare paesaggi meritevoli di essere preservati dal rischio di
“erosione culturale” per il loro valore letterario, in quanto sono stati oggetto di un’opera di
importanza nazionale. Quindi, tale parco propone una rilettura del territorio attraverso l’opera di
poeti e scrittori. In secondo luogo, il parco cerca di promuovere lo sviluppo locale attraverso una
valorizzazione turistica del paesaggio. In Italia, l’iniziativa della realizzazione dei parchi letterari è
gestita dalla Fondazione Ippolito Nievo che opera in franchising tra la Fondazione e i Comuni che
vogliono creare un Parco letterario (es. “Cesare Pavese-La Luna e i Falò”; “Eugenio Montale-
Poesie” …). Ci sono anche parchi letterari finanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo regionale (FESR)
nel Mezzogiorno. I parchi letterari non sono sottoposti ad una normativa specifica ma a grandi
linee si può dire che lo scrittore a cui è intitolato non deve essere vivente e deve essere
possibilmente italiano, il territorio deve essere riconducibile a quello descritto dall’autore, il parco
deve essere innovativo e apportare imprese perlopiù giovanili.
5.6.4 Musei all’aria aperta ed ecomusei
I musei all’aria aperta, nati a fine Ottocento nei Paesi scandinavi, sono fondati in spazi aperti al
pubblico all’interno di edifici che vengono montati e smontati. Qui viene ricostruita l’atmosfera di
un momento storico attraverso l’uso di oggetti, costumi d’epoca… Essi rappresentano, però, una
tradizione e una cultura locale troppo legata a un particolare momento storico.
Gli ecomusei, invece, sono nati in Francia negli anni Settanta e si distinguono dai precedenti in
quanto non guardano solo al passato, ma sono proiettati verso il futuro. Non utilizzano edifici
spostati dalla loro sede naturale, ma questi restano come patrimonio della popolazione residente
che gestisce il museo. In Italia non abbiamo musei all’aria aperta ma abbiamo ecomusei. Gli
obiettivi principali degli ecomusei sono: conoscere la cultura di un territorio e la vita quotidiana;
salvaguardare cioè conservare il patrimonio culturale, ambientale, le attività tradizionali;
valorizzare cioè contribuire allo sviluppo culturale ed economico. Il successo dell’iniziativa ha fatto
sì che, in mancanza di una legislazione nazionale, altri enti se ne siano occupati come la Regione
Puglia nel 2011.
Uno degli strumenti più idonei a tutelare una località sono le certificazioni di qualità
I marchi di qualità sono nati a fini aziendali con lo scopo di certificare la qualità di un prodotto, ma
in seguito le certificazioni di qualità hanno iniziato ad essere attribuite anche agli enti locali
territoriali (come i comuni) rafforzando l’immagine turistica. L’ente che desidera ottenere una
certificazione UNI EN ISO 14001 deve presentare un’apposita domanda, così da essere sottoposto
ad una fase “istruttoria” e una “valutativa”. Tali procedure devono per esempio accertare processi
di efficienza ambientale, l’assenza di agenti inquinanti, il livello di inquinamento acustico… Se
entrambe le fasi hanno esito positivo si presenta la proposta al Consiglio. Tale certificazione dura
un triennio, durante il quale l’ente è sottoposto a sorveglianza. Successiva alla certificazione ISO
14001 vi è la possibilità di ottenere la registrazione europea EMAS. Essa è più impegnativa perché
vengono presi nei confronti del pubblico degli impegni che devono essere rispettati nelle
scadenze. Simili a questi sono le certificazioni ISO 14014 ed “UE-ecolabel”, i quali verificano la
qualità del prodotto che immettono sul mercato. ISO 22000 e BS OHSAS 18001, infine, attestano
gli standard in termini di sicurezza alimentare e di sicurezza sul lavoro.
Alcuni esempi sono:
- Le BANDIERE BLU: è un riconoscimento, nato nel 1986, delle località marine che si sono
impegnate nel miglioramento dell’ambiente promuovendo lo sviluppo sostenibile. Esse sono
assegnate dalla Foundation for Environmental Education sulla base di alcuni parametri come: lo
stato delle acque di balneazione, il corretto smaltimento dei rifiuti, la cura dell’arredo urbano.
- Le BANDIERE ARANCIONI: lanciate dal Touring Club nel 1999, sono un marchio di qualità
turistico-ambientale per le località dell’entroterra. Per ottenere tale riconoscimento, i comuni
sono sottoposti ad un’analisi che considera: la presenza dei servizi di informazione turistica e
segnaletica, accessibilità alla località, frequenza mezzi di trasporto, offerta ricettiva, servizi di
ristorazione, gestione ambientale… La “Bandiera arancione” è assegnata per un periodo biennale.
- Le BANDIERE VERDE AGRICOLTURA e le BANDIERE LILLA: sono nate in Italia nel 2003 e nel 2012
ed hanno come scopo la valorizzazione turistica. La prima è attribuita agli enti che si sono distinti
nella tutela dell’ambiente rurale e quindi risultano d’immagine per le località agrituristiche. Il
premio è attribuito annualmente. La seconda premia quei Comuni che hanno prestato attenzione
e sensibilità verso il turismo disabile. È attribuita con scadenza biennale.
- I BORGHI PIÙ BELLI D’ITALIA: riferito ai piccoli comuni italiani (non più di 15.000 abitanti) con un
centro storico o una frazione dalla tipicità storica. Questa certificazione è stata ideata
dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani. Essa ha come scopo la diffusione della conoscenza
delle bellezze artistiche italiane e il miglioramento della qualità della vita dei piccoli centri abitati al
fine di evitarne lo spopolamento.
- OSPITALITÀ ITALIANA: nata nel 1997, è iniziata come certificazione dedicata agli alberghi, si è
esteso anche a strutture come ristoranti, stabilimenti balneari, B&B, agenzie di viaggi… Dal 2009
l’iniziativa è uscita dai confini nazionali per raggiungere i ristoranti italiani presenti in tutto il
mondo. Gli obiettivi della certificazione sono riconoscere e sviluppare la qualità del servizio e della
gestione, fornire elementi di miglioramento agli operatori, creare opportunità di promozione…