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Cap.

5 TURISMO E GEOGRAFIA AMBIENTALE

5.1.1 Determinismo, possibilismo, volontarismo e sviluppo sostenibile

Domenico Ruocco ha sintetizzato l’evolversi della scienza geografica in fasi successive,


caratterizzate ognuna dal diverso porsi dell’essere umano nei confronti del mondo naturale. La
prima fase, che ha caratterizzato la cultura geografica dal XIX sec. sino alla Prima Guerra mondiale,
viene definita del “determinismo”. Il padre è Darwin. Secondo tale concezione, l’essere umano e
le sue azioni sono sottoposti a leggi naturali rigide. La natura determina le scelte umane in ambito
politico e le dirige verso soluzioni durevoli. (Ratzel)
Il turista ha una missione civilizzatrice che gli è data dalla sua propensione al bene, mentre la
comunità locale è sfavorita nel suo sviluppo dagli aspetti ambientali nei quali vive.
La seconda fase, dalla fine dell’Ottocento fino alla Seconda Guerra mondiale, è quella del
“possibilismo”. Questa è nata in Francia con Vidal che ha parlato di generi di vita. In questa fase, le
scelte dell’uomo non si fanno più dipendere dalla natura ma ambiente e società sono sullo stesso
piano. Il turismo conosce il passaggio dalla modalità elitaria a quella di massa e vi sono
insediamenti turistici che modificano il paesaggio originario. La terza fase, il “volontarismo”, inizia
negli anni compresi fra le due guerre. Questa è la fase che vede il prevalere della società
sull’ambiente. In questa fase vi è lo sviluppo del turismo di massa vero e proprio. Nella quarta
fase, Ruocco indica che dopo gli incidenti ambientali (es. Chernobyl) c’è stato un punto di svolta
che comportò la fine dell’atteggiamento “volontarista” in Italia. In questa fase c’è un passaggio
dall’ “tecnocentrismo” all' ”ecocentrismo”, che invoca un rapporto rispettoso con la natura.
Nel periodo che comprende la Dichiarazione di Stoccolma (1972), la Conferenza delle Nazioni
Unite di Rio de Janeiro su ambiente e sviluppo (1992) e il Rapporto Bruntland (1987), nasce il
concetto di “sviluppo sostenibile”. Si definisce “sostenibile” lo sviluppo che soddisfa i bisogni del
presente senza compromettere le capacità delle generazioni future per soddisfare i propri bisogni.
Le sue tre dimensioni principali sono:
- la sostenibilità ambientale: richiede di conservare il capitale naturale per cui l’uso deve rispettare
i vincoli dati da parte dei sistemi ecologici;
- la sostenibilità economica: richiede di integrare nel calcolo economico di un intervento anche il
capitale naturale dato dall’insieme dei sistemi naturali, dal patrimonio artistico…;
- la sostenibilità sociale: richiede un miglioramento qualitativo delle condizioni di vita (più servizi
sanitari, educativi e più lavoro), rispetto delle tradizioni locali e i cambiamenti negli stili di vita dei
consumatori.
Secondo la Carta di Lanzarote del 1995, lo sviluppo del turismo deve essere basato sul criterio
della sostenibilità, cioè deve essere sostenibile nel lungo periodo, economicamente conveniente,
eticamente e socialmente equo per le comunità locali.

5. 1. 2. Critiche al concetto di sostenibilità

Ruocco critica la definizione di ambiente dalla Dichiarazione di Rio, il quale dà al termine un


significato “ecocentrico”, cioè troppo naturalistico che esclude la componente culturale
dell'ambiente. L'essere umano non provoca solo degrado, ma modifica anche l’ambiente
positivamente (introduzione di specie utili, piante ornamentali…).
Ruocco definisce l’“ambiente” come l'insieme delle condizioni esterne, fisiche, umane ed
economiche in cui si trova un oggetto o si manifesta un fenomeno. L’ambiente fisico è diventato
ovunque ambiente geografico.
Gagliardo (2003) ha notato nella Dichiarazione di Rio che il polo di interesse si è spostato
dall'essere umano alle risorse che egli consuma per vivere, quasi a subordinare l’essere umano.
Fra le ultime critiche al concetto di sviluppo sostenibile, ha avuto successo il paradigma della
“decrescita felice”, in cui Latouche mette in discussione il meccanismo della crescita economica
come fattore di benessere. Brauer (2000), inoltre, afferma provocatoriamente che il turismo
sostenibile è quello di chi resta a casa. Nonostante queste critiche, il concetto di sostenibilità
continua ad essere applicato di frequente e viene abusato in tutti i piani e progetti.
L’ evoluzione del pensiero geografico sui rapporti fra società e ambiente non si ferma allo sviluppo
sostenibile, ma si arricchisce di nuovi significati. Un esempio è il concetto di “ecologia integrale”
elaborato da Papa Francesco nell’enciclica “Laudato sì” (2015), in cui si mira ad affrontare i
problemi socio-ambientali del mondo attuale con un approccio interdisciplinare collegato alla
sostenibilità.

5.2 Spazio “visitato”, “organizzato”, “consumato” e “gestito”

Lozato- Giotart (1993) ha richiamato l’attenzione sullo spazio turistico che inizialmente era
“visitato”, poi “organizzato” (rimodellato, ristrutturato) e infine “consumato” (inquinamento e
degradazione dei siti).
Lo spazio è visitato se l'impatto ambientale del fenomeno turistico non ha modificato
profondamente l'ambiente di origine, è impossibile che esso sia solo osservato dal turista.
Lo spazio organizzato riguarda la volontà della comunità locale e degli imprenditori turistici di
costruire uno spazio turistico. Oggi le risorse turistiche non sono solo naturali (mare, montagna) o
culturali (storiche, artistiche), ma bisogna anche costruire infrastrutture per ospitare i turisti
(risorsa strutturale). Un esempio molto in voga attualmente sono i parchi divertimento. Queste
strutture che oggi costituiscono la risorsa del turismo, portano a trasformazioni ambientali ancora
più forti rispetto a quelle apportate da alberghi o vie di comunicazione. Ne consegue il concetto di
spazio consumato. La società nel suo organizzare lo spazio turistico lo “consuma”. Questo
aggettivo potrebbe avere un’altra accezione oltre alla “non rinnovabilità” cioè lo spazio talvolta
viene acquistato. Infine, vi è il concetto di spazio gestito cioè esso è rimodellato e ristrutturato.

Box 5.2 Gli obiettivi di sviluppo sostenibile

Nel 2015 l'Assemblea Generale dell’ONU ha approvato i Sustainable Developement Goals, ovvero
gli obiettivi validi fino al 2030. Tra questi troviamo: sconfiggere la povertà e la fame, parità di
genere, lotta contro il cambiamento climatico, energia rinnovabile, utilizzo responsabile delle
risorse, città sostenibili, pace e istituzioni forti. Anche se il turismo non è stato dichiarato
esplicitamente, esso è uno strumento molto valido per raggiungere questi obiettivi. A
dimostrazione di ciò, l’anno 2017 è stato dichiarato dall'ONU Anno internazionale del turismo
sostenibile per lo sviluppo.

5.3 L’impatto ambientale del turismo sulle regioni di “incoming”, di transito e di “outgoing”

Nel 1980 l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) pubblicò un


rapporto sulle pressioni che il turismo esercita sull'ambiente delle regioni di “incoming”: effetti di
inquinamento, perdita di terreni agricoli e per la pastorizia, distribuzione flora e fauna,
degradazione del paesaggio e dei siti artistici e monumentali, effetti di conflitto (tra popolazione e
turisti), effetti di concorrenza (con altre attività). In particolare, nelle regioni di incoming si
considera l'ambiente non solo come fisico ma anche dal punto di vista economico, sociale e
culturale. Talvolta il turismo viene considerato come unica causa dei danni ambientali delle regioni
di incoming. Il turismo agisce anche sulle regioni di transito. Ultimamente luoghi di sbarco e
imbarco come aeroporti, stazioni, porti hanno subito un incremento dei commerci e un aumento
delle dimensioni. In passato, questi siti erano semplicemente attraversati, oggi anche queste zone
hanno un’importanza turistica perché vengono attrezzati per far spendere al turista tempo e
denaro Un esempio sono i duty free degli aeroporti. Per quanto riguarda la regione di outgoing è
difficile notare un cambiamento ambientale perché durante il tempo di vacanza il turista ha
continuato a pagare l’affitto e le utenze e ha continuato le relazioni con i suoi cari. Se si
considerano per ambiente anche le abitudini, il mondo culturale, gli scambi economici notiamo
che il turismo ha un forte impatto. Per esempio, il turista spendendo il suo reddito altrove, lo
sottrae alla regione di partenza. Inoltre, egli dà lavoro ad una serie di figure professionali in ambito
turistico. In più, accrescendo la sua cultura con il viaggio, il turista acquisisce nuove esigenze che
manifesterà una volta tornato a casa. Il turismo ha assunto una tale importanza nella società tanto
oggi il lavoro è concepito in funzione delle vacanze, quindi il lavoro non è più al centro dei valori.
Per cui, non si deve limitare il turismo per gli effetti negativi che comporta, quanto comprendere
che tutto dipende dal modo di fare turismo e di essere turisti.

5.4 Il “ciclo di vita” della regione turistica

Il territorio è una risorsa non rinnovabile e quindi esauribile dalle attività umane, ma come tutti i
beni del genere, è soggetto a un ciclo di vita. Si possono elaborare modelli secondo cui il territorio
attraversa due fasi: crescita e declino.
Secondo il modello di Plog (1973), possiamo distinguere alcune fasi temporali, ognuna
caratterizzata da una figura di turista emblematica:
- la prima fase è caratterizzata dalla presenza del turista “allocentrico” al quale interessa esplorare
e ha sete di esperienze uniche. Il territorio risente poco della sua presenza;
- la seconda fase è caratterizzata dalla presenza del turista “innovatore quasi allocentrico”, il
quale ama le novità ma in più richiede un certo grado di sicurezza personale. Il territorio comincia
ad organizzarsi;
- la terza fase è caratterizzata dal turista “mid-centrico”, cioè intermedio tra allocentrico e
psicocentrico. Qui nasce la regione turistica vera e propria;
- la quarta fase è caratterizzata dal turista “tradizionalista psicocentrico” che arriva quando
la località è già fuori moda contribuendo anche al declino ambientale;
- la quinta fase è caratterizzata dal turista “psicocentrico” che viaggia per obbligo sociale
o per moda e arriva quando la località perde attrattività, quindi il territorio entra in crisi.

Successivamente, c’è il modello di Miossec (1976) che presenta anch’esso cinque fasi evolutive,
caratterizzate ognuna da un livello di crescita dell’industria turistica.
Fase 0 o “pre-turistica” si ha quando il territorio non è visitato dai turisti o è solo attraversato:
- non ci sono vie di comunicazione;
- la domanda non percepisce tale territorio come luogo turistico;
- atteggiamento incerto nei confronti del turismo da parte della comunità locale.
Fase 1 o “pioniera”: il turismo si affaccia in una sola località ma isolata rispetto al resto della
regione:
- vi sono nuove vie di comunicazione;
- gli autoctoni si dividono in indifferenti, scettici o curiosi nei confronti del nuovo fenomeno
turistico;
-I turisti iniziano a percepire la regione.
Fase 2 o “dell'imitazione”: sull'onda del successo della stazione pioniera e si moltiplicano le
località turistiche nella regione:
- le infrastrutture progrediscono;
- i turisti aumentano e migliorano la loro percezione della regione;
- i locali collaborano con le autorità per la costruzione di strutture per i turisti.
Fase 3 o “dell'organizzazione”: il territorio si organizza in stazioni specializzate, a volte integrate
gerarchicamente o in concorrenza:
- il territorio viene attrezzato con varie strutture turistiche;
- i turisti usufruiscono della possibilità di scelta;
- la comunità locale, in base alla loro situazione economica e sociale rispetto ai turisti,
assume un atteggiamento di imitazione.
Fase 4 o “satura”: la gerarchizzazione e la specializzazione delle stazioni all'interno della
regione è totale:
- l’ambiente acquisisce le caratteristiche che il turista vuole evitare;
- il turista non percepisce più questo ambiente come naturale;
- la comunità locale vive un periodo di crisi economica e sociale e deve “reinventarsi”.

Il modello di Butler (1980), è simile a quello di Miossec, ma distingue 6 fasi invece di 5:


- Fase 1 o “della scoperta”: un piccolo gruppo di turisti cerca un’esperienza in un ambiente
incontaminato e povero di servizi per l’ospitalità,
- fase 2 o “iniziale”: la popolazione locale intravede potenzialità economiche nello sfruttamento
turistico;
- fase 3 o “del decollo”: il controllo del turismo sfugge agli operatori locali e diminuisce la qualità
per il maggiore uso delle strutture e per l’affollamento dei turisti;
- fase 4 o “del consolidamento”: si ha una crescita e si adottano incentivi per prolungare la
permanenza dei turisti;
- fase 5 o “della saturazione”: si raggiunge il numero massimo di turisti e gli operatori sono
volti a mantenerli piuttosto che a farli aumentare, altrimenti si creano problemi ambientali,
sociali ed economici;
- fase 6 o “del declino” o “della rivalutazione”: si perdono turisti e la qualità dell’offerta si
abbassa. Possono essere introdotte nuove politiche turistiche per rivitalizzare la località.

Il teorico Minca (1996) fa notare che il territorio considerato da Miossec e dagli altri del ciclo di
vita è una tabula rasa su cui si imprime un progetto senza considerare la realtà pre-turistica o
extra-turistica della regione. Costa (2005), invece, concentra la sua attenzione sul fatto che c’è un
“limite metodologico” che sarebbe una conseguenza di una “opzione anti turistica” (pessimismo
nell’ultima fase). Questi modelli sono interscambiabili. Per questo, Costa propone un altro
modello di classificazione delle località turistiche, tenendo conto dell’intensità dei flussi e della
loro regolazione, che danno vita a quattro tipi di località turistica, ognuna collegata ad una
categoria di turismo:
- “turismo alternativo occasionale”: corrisponde ad una bassa intensità di flussi e una bassa
regolazione;
- “turismo insostenibile di massa”: comprende un’alta intensità di flussi e una bassa regolazione;
- “turismo sostenibile di massa”: include un’alta intensità di flussi e alta regolazione: è
data da un’applicazione delle politiche turistiche basate sulla tutela dell’ambiente geografico;
- “turismo alternativo programmato”: comprende una bassa intensità di flussi e un’alta
regolazione.
Si basa su strumenti “precauzionali” per far sì che una regione che si sta
imponendo nel mercato turistico non debba poi rendere nuovamente sostenibili le presenze
turistiche.

5.5 Gli indici di misura dell’impatto ambientale

Si deve evitare che il turismo eccessivo intacchi l’equilibrio antropogeografico. Per questo è
necessario determinare un parametro con il quale misurare il livello di “sopportazione turistica” di
una data regione per evitare di oltrepassarlo. A tal fine possono essere utilizzate la “valutazione
d’impatto ambientale” (VIA), la “valutazione ambientale strategica” (VAS) o la carrying capacity
(capacità di carico). La VIA è un processo che serve per analizzare l’impatto sull’ambiente di
qualsiasi opera umana costruita sul territorio. La VAS non riguarda la singola opera ma prende in
considerazione i singoli interventi come parte di un programma. La carrying capacity viene definita
la capacità di una regione di accogliere i turisti evitando di apportare danni alla regione di
incoming. Questi indici non si limitano ad un’analisi geografico-ambientale, ma si allargano ai temi
sociali, culturali ed economici con un approccio olistico. Inoltre, non usano solo i parametri
quantitativi ma anche quelli qualitativi. Il turismo sostenibile non equivale necessariamente al
turismo di élite e quello di massa non è necessariamente un turismo non sostenibile, infatti la
tutela ambientale dipende dal comportamento turistico.

5.6 Strumenti di tutela ambientale e di valorizzazione turistica

Il turismo può essere anche uno strumento di tutela ambientale. Gli stessi strumenti hanno una
doppia valenza cioè valorizzare e tutelare un’area.

5.6.1 Parchi e aree naturalistiche

La tutela delle aree naturalistiche come cascate, pinete… è molto severa perché bisogna evitare un
eccessivo impatto umano. Lo strumento che valorizza al meglio un sito naturale è l’istituzione di un
parco o di un’area protetta. Così, viene stimolata da parte del turista la visita di “bellezze naturali”,
denominate successivamente “paesaggio” nella Costituzione Repubblicana sono tutelate dal 1939
con una legge. Il Testo unico dei beni culturali e ambientali inserì l’espressione di “beni
ambientali”, ma fu superata dal Codice dei beni culturali e del paesaggio che introdusse
nuovamente il termine “paesaggio”, anche in funzione della Convenzione europea del paesaggio
del 2000. Alcuni siti richiedono tutele naturalistiche più specifiche, quindi la legge prevede la
possibilità di istituire le “aree protette” cioè parchi e riserve naturali, il cui organo di gestione oltre
a ricoprire funzioni di sorveglianza e controllo si occupa di formazione, ricerca e valorizzazione. In
Italia furono istituite diverse aree protette negli anni Venti e Trenta con i Parchi nazionali del Gran
Paradiso, di Abruzzo, del Circeo e dello Stelvio; poi quello della Calabria. Con l’istituzione delle
Regioni dovevano essere istituiti parchi regionali, non nazionali, ma questo non avvenne.
Parallelamente, si assisté alla creazione di aree di tutela regionali, che necessitarono di una legge
quadro (1991). Questa legge distingue i “parchi naturali” (più grandi, contengono più ecosistemi
alterati da interventi umani) e “riserve naturali” (dimensioni ridotte, specie animali o vegetali
rilevanti). Oggi le aree protette costituiscono più dell’11% del totale del territorio nazionale. La
presenza del turista può portare danni irreversibili al territorio ma può avere anche effetti positivi
come gli introiti e la gestione del territorio dagli abitanti.
5.6.2 Politiche turistiche urbane

Fino agli anni Ottanta i flussi turistici si sono diretti dalle aree urbane verso aree rurali, ma da
qualche decennio anche il turismo urbano sta avendo successo.
In Italia, nel 2000 i centri urbani d’interesse storico e artistico hanno rappresentato il 33% degli
arrivi turistici. Le città attraggono per le loro bellezze architettoniche, urbanistiche e artistiche.
In determinati periodi le attrattive principali sono gli eventi come manifestazioni, mostre,
convegni… È necessario gestire, contenere, organizzare i flussi turistici al fine di ottenere il giusto
equilibrio tra valorizzazione turistica e tutela ambientale. Le politiche di contenimento degli effetti
negativi e massimizzazione di quelli positivi sono basate su diversi strumenti. Il primo strumento si
basa sul distribuire nel tempo e nello spazio diverse categorie di turisti. Un esempio è l’Expo di
Milano 2015 dove numerosi visitatori hanno pernottato in diverse città della Lombardia e
addirittura della Svizzera, recandosi a Milano solo per un giorno. Un altro strumento è la
restrizione degli ingressi. Questa pratica è facilmente applicabile a spazi ristretti come
pinacoteche o musei ma è difficile nelle città intere, infatti ultimamente si sta pensando ad
adottare il pagamento di biglietti di accesso per le città d’arte (Venezia e Firenze). Anche se non è
facile distinguere i viaggiatori-turisti (per i quali regolamentare l’accesso) e viaggiatori-non turisti
(ai quali lasciare libero accesso alla città). Questa politica si può adottare per i “veicoli ad uso
turistico” come i pullman. Un terzo strumento per limitare l flusso turistico in luoghi che rischiano
il deterioramento è l’accesso a pagamento ai siti interessanti dal punto di vista turistico. Maggiore
sarà il costo del biglietto e minore sarà la presenza turistica. Questa politica è molto contrastata
perché da un lato si deve permettere l’accesso alla cultura anche a persone non benestanti ma
dall’altro il pagamento di un biglietto significa far accedere al sito solo chi è realmente interessato.
L’ultima soluzione è stata la reintroduzione della tassa di soggiorno (non superiore ai 5 euro in
Italia) che si aggiunge al costo di ogni pernottamento. Questa imposta serve per finanziare
interventi di manutenzione delle strutture ricettive e per la fruizione e il recupero dei beni culturali
e ambientali. Infine, è essenziale la formazione dei turisti. I turisti non informati sono i più
distruttivi perché non conoscono le conseguenze dei loro comportamenti.

5.6. 3 Parchi letterari e culturali

L’interesse turistico di numerosi siti non riguarda solo l’ambiente fisico o antropico, ma il
significato culturale di una determinata località cioè il significato che le viene attribuito dalla
società. Uno degli esempi di strumenti è quello dei “parchi letterari” che rappresentano strumenti
che servono a tutelare e valorizzare paesaggi meritevoli di essere preservati dal rischio di
“erosione culturale” per il loro valore letterario, in quanto sono stati oggetto di un’opera di
importanza nazionale. Quindi, tale parco propone una rilettura del territorio attraverso l’opera di
poeti e scrittori. In secondo luogo, il parco cerca di promuovere lo sviluppo locale attraverso una
valorizzazione turistica del paesaggio. In Italia, l’iniziativa della realizzazione dei parchi letterari è
gestita dalla Fondazione Ippolito Nievo che opera in franchising tra la Fondazione e i Comuni che
vogliono creare un Parco letterario (es. “Cesare Pavese-La Luna e i Falò”; “Eugenio Montale-
Poesie” …). Ci sono anche parchi letterari finanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo regionale (FESR)
nel Mezzogiorno. I parchi letterari non sono sottoposti ad una normativa specifica ma a grandi
linee si può dire che lo scrittore a cui è intitolato non deve essere vivente e deve essere
possibilmente italiano, il territorio deve essere riconducibile a quello descritto dall’autore, il parco
deve essere innovativo e apportare imprese perlopiù giovanili.
5.6.4 Musei all’aria aperta ed ecomusei

I musei all’aria aperta, nati a fine Ottocento nei Paesi scandinavi, sono fondati in spazi aperti al
pubblico all’interno di edifici che vengono montati e smontati. Qui viene ricostruita l’atmosfera di
un momento storico attraverso l’uso di oggetti, costumi d’epoca… Essi rappresentano, però, una
tradizione e una cultura locale troppo legata a un particolare momento storico.
Gli ecomusei, invece, sono nati in Francia negli anni Settanta e si distinguono dai precedenti in
quanto non guardano solo al passato, ma sono proiettati verso il futuro. Non utilizzano edifici
spostati dalla loro sede naturale, ma questi restano come patrimonio della popolazione residente
che gestisce il museo. In Italia non abbiamo musei all’aria aperta ma abbiamo ecomusei. Gli
obiettivi principali degli ecomusei sono: conoscere la cultura di un territorio e la vita quotidiana;
salvaguardare cioè conservare il patrimonio culturale, ambientale, le attività tradizionali;
valorizzare cioè contribuire allo sviluppo culturale ed economico. Il successo dell’iniziativa ha fatto
sì che, in mancanza di una legislazione nazionale, altri enti se ne siano occupati come la Regione
Puglia nel 2011.

5.6.5 I marchi di qualità

Uno degli strumenti più idonei a tutelare una località sono le certificazioni di qualità
I marchi di qualità sono nati a fini aziendali con lo scopo di certificare la qualità di un prodotto, ma
in seguito le certificazioni di qualità hanno iniziato ad essere attribuite anche agli enti locali
territoriali (come i comuni) rafforzando l’immagine turistica. L’ente che desidera ottenere una
certificazione UNI EN ISO 14001 deve presentare un’apposita domanda, così da essere sottoposto
ad una fase “istruttoria” e una “valutativa”. Tali procedure devono per esempio accertare processi
di efficienza ambientale, l’assenza di agenti inquinanti, il livello di inquinamento acustico… Se
entrambe le fasi hanno esito positivo si presenta la proposta al Consiglio. Tale certificazione dura
un triennio, durante il quale l’ente è sottoposto a sorveglianza. Successiva alla certificazione ISO
14001 vi è la possibilità di ottenere la registrazione europea EMAS. Essa è più impegnativa perché
vengono presi nei confronti del pubblico degli impegni che devono essere rispettati nelle
scadenze. Simili a questi sono le certificazioni ISO 14014 ed “UE-ecolabel”, i quali verificano la
qualità del prodotto che immettono sul mercato. ISO 22000 e BS OHSAS 18001, infine, attestano
gli standard in termini di sicurezza alimentare e di sicurezza sul lavoro.
Alcuni esempi sono:
- Le BANDIERE BLU: è un riconoscimento, nato nel 1986, delle località marine che si sono
impegnate nel miglioramento dell’ambiente promuovendo lo sviluppo sostenibile. Esse sono
assegnate dalla Foundation for Environmental Education sulla base di alcuni parametri come: lo
stato delle acque di balneazione, il corretto smaltimento dei rifiuti, la cura dell’arredo urbano.
- Le BANDIERE ARANCIONI: lanciate dal Touring Club nel 1999, sono un marchio di qualità
turistico-ambientale per le località dell’entroterra. Per ottenere tale riconoscimento, i comuni
sono sottoposti ad un’analisi che considera: la presenza dei servizi di informazione turistica e
segnaletica, accessibilità alla località, frequenza mezzi di trasporto, offerta ricettiva, servizi di
ristorazione, gestione ambientale… La “Bandiera arancione” è assegnata per un periodo biennale.
- Le BANDIERE VERDE AGRICOLTURA e le BANDIERE LILLA: sono nate in Italia nel 2003 e nel 2012
ed hanno come scopo la valorizzazione turistica. La prima è attribuita agli enti che si sono distinti
nella tutela dell’ambiente rurale e quindi risultano d’immagine per le località agrituristiche. Il
premio è attribuito annualmente. La seconda premia quei Comuni che hanno prestato attenzione
e sensibilità verso il turismo disabile. È attribuita con scadenza biennale.
- I BORGHI PIÙ BELLI D’ITALIA: riferito ai piccoli comuni italiani (non più di 15.000 abitanti) con un
centro storico o una frazione dalla tipicità storica. Questa certificazione è stata ideata
dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani. Essa ha come scopo la diffusione della conoscenza
delle bellezze artistiche italiane e il miglioramento della qualità della vita dei piccoli centri abitati al
fine di evitarne lo spopolamento.
- OSPITALITÀ ITALIANA: nata nel 1997, è iniziata come certificazione dedicata agli alberghi, si è
esteso anche a strutture come ristoranti, stabilimenti balneari, B&B, agenzie di viaggi… Dal 2009
l’iniziativa è uscita dai confini nazionali per raggiungere i ristoranti italiani presenti in tutto il
mondo. Gli obiettivi della certificazione sono riconoscere e sviluppare la qualità del servizio e della
gestione, fornire elementi di miglioramento agli operatori, creare opportunità di promozione…

Cap.6 TURISMO E IMMAGINE


6.1 Dai videogiochi al turismo videoludico
Con l’evoluzione della tecnologia degli ultimi anni, i videogiochi sono diventati un sofisticato
prodotto multimediale che prevede una sceneggiatura unica con personaggi e ambientazioni
particolare. Il videogioco è diventato un possibile mezzo di interazione e formazione, infatti è
oggetto di studi. Gli ambienti virtuali permettono al videogiocatore di compiere un viaggio virtuale
e di avere un’esperienza autentica. Si può avere una visuale oggettiva, cioè esterna all’azione di
gioco, più da spettatore e soggettiva interna, cioè più da protagonista. Oltre a questi tipi di visuali
c’è anche l’Immersive Virtual Reality, costituita da dispositivi simili a caschi che permettono una
completa immersione sensoriale nel mondo virtuali. Il viaggio virtuale effettuato nel videogioco è
simile a una vera e propria esperienza turistica. Tramite un personaggio digitale, il videogiocatore
esplora ambientazioni spesso realistiche, infatti spesso i videogiochi forniscono le mappe virtuali di
gioco che richiamano le carte turistiche oppure guide strategiche che ricordano le guide turistiche.
Il passo tra vedere il sito sullo schermo e il bisogno di visitarlo è breve. In questo contesto ci sono
due forme di turismo:
- turismo “per” il videogioco: il giocatore diventa un turista vero e proprio poiché i videogiocatori
raggiungono le località che ospitano eventi videoludici. Negli ultimi anni questi eventi hanno avuto
molto successo. Ci sono esempi di fiere, concerti, convegni…
- turismo “del” videogioco: il giocatore diventa un turista perché la location è diventata nella sua
mente un luogo turistico, per cui cerca di confrontarsi con la realtà. Una volta giunto nella località
ricercata, il turista videoludico si sofferma a cercare analogie e differenze con l’ambientazione
virtuale. Negli ultimi anni molti videogiochi sono ambientati in località italiane, infatti questa
potrebbe essere un’ottima occasione per il rilancio turistico in Italia. Dal punto di vista
organizzativo ci sono alcune iniziative come il portale web IVIPRO che raccoglie in un archivio tutti i
videogiochi ambientati in Italia.
6.1.1 Assansin’s Creed 2 e Monteriggioni
Assansin’s Creed 2 è un videogioco ambientato in epoca rinascimentale in alcune città italiane
come Firenze, Roma, San Gimignano e Monteriggioni. L’immagine che offre questo videogioco ha
spinto diversi giocatori a visitare soprattutto quest’ultima località per conoscerla e confrontarla
con la versione del gioco. L’esperienza turistica videoludica è stata favorita anche dal fatto che,
durante il gioco, muovendosi tra le vie si attivano dei pop up contenenti informazioni storiche sugli
edifici. Inoltre, vi sono delle carte che ne mostrano l’ubicazione precisa. La motivazione di scoprire
la location del videogioco ha creato un notevole incremento del flusso turistico, soprattutto
nell’anno successivo alla pubblicazione del gioco. Un’indagine commissionata dal Comune di
Monteriggioni ha fatto emergere come il 16% degli intervistati hanno conosciuto il borgo grazie al
videogioco.
6.2 La costruzione dell’immagine turistica
Gli strumenti utili alla promozione turistica sono: la letteratura, i videogiochi, la televisione, le fiere
specializzate, internet…
6.2.1 Immagine e neotoponimi turistici
Uno strumento per costruire l’immagine di una località è quello di far leva sui toponimi turistici.
Uno degli aspetti più ricorrenti è la creazione di “neotoponimi turistici” e in Italia si è assistito per
esempio, alla creazione del toponimo “Costa Smeralda” in Sardegna; “Milano Marittima” nel
comune di Cervia. Bisogna osservare che un toponimo nasce quando la società attribuisce un
qualsiasi valore a una località. Se un sito non possiede un proprio toponimo significa che non ha
mai avuto un interesse da parte della società o che lo ha perso. I toponimi possono anche
cambiare in base al cambiamento del significato attribuito dalla società, ad esempio quando una
località diventa turistica. Così nascono i “neotoponimi turistici”. Fra quelli che riguardano le
località marittime, c’è “Côte d’Azur” e altrettanto importante è il cambiamento avvenuto in
Bretagna del toponimo “Côte du Nord” in “Côte d’Armor”, dato che il riferimento al nord era
considerato sfavorevole all’immagine turistica della regione. In alcuni casi il neotoponimo sia
affianca al nome in uso, un esempio in campo alpino è “Chamonix” ribattezzata “Chamonix- Mont-
Blanc”. Talvolta sono i toponimi a diventare sostantivi: “marbellizzazione”, “rapallizzazione”,
“riminizzazione”, i quali significano il caotico sviluppo dell’edificato urbano in un’area turistica che
porta al suo declino. In ambito anglosassone si parla di “waikikization”, facendo riferimento alla
località hawaiana di Waikiki, dove a causa dell’eccesso di turismo è stata distrutta la cultura locale.
Un altro esempio è “Spa”, che da città belga celebre per le sue terme è diventato sinonimo di
stazione termale.
6.2.2 Immagine e VIP
È noto che una delle motivazioni per il quale aumentano i flussi turistici in una località sia la
presenza di VIP. In ogni epoca la popolazione cerca di imitare le classi sociali più elevate.
Nell’Ottocento, erano i nobili e i regnanti ad essere imitati nei loro comportamenti turistici della
classe borghese, la quale, praticava il turismo nelle loro stesse località. Oggi, per esempio, i VIP
presenti in Costa Smeralda che ogni estate vengono riportati dai media sono numerosissimi. La
loro presenza viene sottolineata dagli operatori turistici locali o sono loro stessi che li invitano, in
modo che possano “costruire” un’immagine turistica diversa della loro località.
6.2.3 Immagine e letteratura
Ci sono alcuni casi interessanti in cui la costruzione dell’immagine turistica è incentrata attorno alla
letteratura. Questo avviene soprattutto quando la località è stata oggetto di un’opera letteraria
celebre (es. “quel ramo del lago di Como” nei Promessi Sposi di Manzoni), oppure quando uno
scrittore famoso vi è nato o vissuto per un lungo tempo (es. Vittoriale di D’Annunzio). Circa il ruolo
della letteratura per la ricerca geografica in generale e quella geografico-turistica, i rapporti tra i
geografi e fonti letterarie è mutato. Fino agli anni Settanta, la letteratura era considerata una fonte
oggettiva del sapere, come se si trattasse di documenti storici. A partire dagli anni Settanta questa
viene vista in modo soggettivo, quindi ponendosi domande sull’autore, sulla sua concezione
geografica, sui suoi valori… Quindi il geografo non si pone più il problema di controllare
l’attendibilità delle informazioni geografiche contenute in un testo letterario, ma si preoccupa di
come l’opera abbia influenzato i comportamenti. Classico è l’esempio del Lake District, regione
dell’Inghilterra centrale, dove l’afflusso turistico è stato influenzato dalla produzione letteraria del
poeta inglese Wordsworth. Egli descrive nelle sue poesie le emozioni suscitate dai paesaggi, inoltre
ha indicato anche i luoghi che i turisti dovevano visitare, incrementando così il flusso turistico.
6.2.4 Immagine e guide turistiche
Il più grande strumento di diffusione turistica è la guida turistica. La guida ha due finalità
principali: far percepire un luogo come meritevole di essere visitato quindi farlo diventare un
luogo turistico; farlo percepire in un determinato modo in base alla moda del momento. L’autore
deve fare una selezione delle informazioni, per orientare il flusso turistico verso alcuni siti rispetto
ad altri. Il turista nei confronti della guida turistica può essere attivo o passivo: da un lato la
guidistica interpreta i gusti del turista, dall’altro impone un’immagine della località che occulta la
realtà. Ci sono vari esempi di guide turistiche:
- la Guida d’Italia del Touring utilizza un lessico molto sofisticato e promuove molte regioni
facendo leva sugli aspetti storico-artistici che interessano un pubblico colto;
- la Lonely Planet presenta un’immagine della località molto più giovane e ha uno stile brillante,
propone passeggiate, mette all’erta il viaggiatore un po’ turismofobico del rischio di trovarsi
coinvolto in un’esperienza che per lui potrebbe essere troppo di massa e lo invita a far viaggiare la
sua fantasia;
- la Guida Verde edita dal Touring Club Italiano, ha come scopo quello di andare incontro ai turisti
che amano immergersi in ambienti naturali;
- la Guida della Via Francigena, edita da Terre di Mezzo, è ancora più incentrata sul turismo verde
infatti si rivolge agli amanti del trekking. Questa guida fa una descrizione della località che va
incontro ai turisti religiosi che evitano le grandi città.
6.2.5 Immagine e massmedia
Fra i mezzi di comunicazione di massa più diffusi ci sono: il cinema, la stampa, la televisione,
internet… i quali possono costruire l’immagine turistica di una località. Per quanto riguarda il
cinema, c’è il cineturismo. Oltre al classico esempio di Harry Potter per la Gran Bretagna, si può
prendere in considerazione il caso che fa riferimento alla costruzione dell’immagine turistica delle
Alpi. A questo proposito si ricorderà che le alte vette montuose e i ghiacciai sono teatro di tragedie
e che quindi si ha un’immagine negativa della montagna; oppure ci sono pellicole dove la
montagna è un luogo di incanto e di sentimenti raggiungibili solo in quel luogo. Per quanto
riguarda il ruolo della stampa, l’immagine da essa veicolata è di enorme importanza per
l’affermazione turistica di una località.
Ad esempio, essa ha sostenuto e promosso il Museo archeologico di Napoli, collaborando alla
riuscita dell’operazione di restyling dell’immagine del museo. Oggi a televisione è diventata il
mezzo privilegiato per la diffusione dei documenti, spot, reality show… che sono anch’essi
responsabili della formazione delle mode turistiche. Un altro elemento rilevante per la diffusione
dell’immagine di una località sono le mostre, le fiere nazionali e internazionali del turismo. Un
noto esempio è la BIT-Borsa Internazionale del Turismo di Milano. Infine, c’è internet; infatti oggi
una località turistica non esiste se non ha un sito web.
6.2.6 Immagine e cartoline, pieghevoli, manifesti, souvenir, slogan…
Per studiare come una località turistica presenta la sua immagine si possono analizzare le
cartoline, i pieghevoli, i manifesti… La cartolina postale nasce nel 1869 ed è stata il più importante
mezzo di propagazione dell’immagine turistica perché si portava nella regione di outgoing
l’immagine del luogo visitato. Vi sono altri due mezzi di propaganda turistica che sono i manifesti e
i pieghevoli (dépliant). I committenti sono enti pubblici, associazioni e società turistiche che
trasformano il paesaggio in immagine. Questo processo prevede tre fasi: studio delle aspettative
del consumatore; realizzazione di fotografie che vadano incontro a tali aspettative evocando
emozioni; realizzazione pratica del veicolo pubblicitario che richiede alte capacità artistiche.
Pertanto, le fotografie ottenute non sono oggettive. Oggi i soggetti sono mari cristallini, vette
innevate e capolavori artistici; allo stesso tempo sono evitate aree urbanizzate. Anche i personaggi
hanno un carattere esotico e distante dalla società attuale, ad esempio vediamo l’africano tribale o
il ligure pescatore. Anche i souvenir sono fondamentali per la formazione dell’immagine turistica.
Spesso il messaggio turistico viene riassunto in uno slogan, cioè una breve frase facile da ricordare,
per esempio “I <3 NY”. Anche gli slogan, come i neotoponimi turistici confermano la moda
“eliotropica” del turismo contemporaneo, sia nelle aree di mare che in quelle di montagna.
Talvolta uno slogan può anche essere poco appropriato e molto forte, come nel caso dello slogan
dell’Australia che usava il termine “bloody”, quindi venne censurata dal governo britannico.
6.2.7 Immagine e cartografia
Il ruolo della cartografia è notevole per la promozione turistica. Particolare importanza ricopre lo
studio della cartografia turistica, al fine di studiare le modifiche che il turismo ha causato sul
territorio e anche per analizzare quali informazioni la carta dà per orientare le scelte dei
viaggiatori. Si definisce carta geografica una rappresentazione piana, ridotta e simbolica di una
parte o dell’intera superficie terrestre è piana, in quanto ha due dimensioni; ridotta perché
riproduce la superficie in misure più piccole rispetto alla realtà secondo un rapporto fisso detto
scala; simbolica perché per dare informazioni si serve di simboli presenti nella legenda. La carta
turistica presenta solo simboli di interesse turistico come vie di comunicazione, gli ostacoli alla
viabilità, i centri abitati presi in considerazione rispetto ai servizi ricettivi presenti e all’importanza
storica e artistica, la presenza di strade panoramiche… Questo strumento condiziona l’immagine di
una località perché vengono scelte le caratteristiche da sottolineare e quelle da omettere, per cui
non si ha un’immagine obiettiva della realtà.
Box 6.7 La nascita della cartografia turistica è avvenuta in epoca romana e come esempio c’è la Tabula
Peutingeriana: carta itineraria romana del IV sec. In essa le forme del territorio sono molto improprie
mentre precise risultano le indicazioni delle strade, le distanze varie… Nel Medioevo questo strumento
aveva come scopo quello di condurre i pellegrini alle loro mete, soprattutto a Roma e Santiago di
Compostela. Nell’età moderna, invece, si affermò il mezzo ferroviario che ha segnato una tappa
importante, dato che gli itinerari erano rigidi hanno ridotto le carte turistiche a strisce lunghe e strette (es.
in Italia ci sono le produzioni cartografiche dell’Istituto Geografico Militare, che adatta i fogli alle esigenze
turistiche). Però, oggi, la cartografia tematica è quella più conosciuta. (?)

6.2.8 Immagine ed etica


A tutti è capitato di acquistare pacchetti viaggio il cui prezzo comprendeva una percentuale da
dare in beneficienza, oppure trovare salvadanai in albergo per raccogliere fondi per varie
associazioni. Il valore di tali iniziative per gli operatori ha permesso di dare all’offerta turistica
locale una dimensione etica. Gli aggettivi più usati che accompagnano il termine “turismo” nel
mercato sono: “sostenibile”, “consapevole”, “responsabile”, “ecologico” … che connotano un
modo di comportarsi del turista ispirato a un’alta moralità. I turisti sentono la necessità di dare un
valore umanitario alla prassi turistica. Tra gli aggettivi che definiscono il turismo abbiamo: turismo
etico=praticato da chi denuncia e combatte le violazioni dei diritti umani; turismo ecologico=
rispetta l’ambiente evitando l’inquinamento.
Se si analizziamo i diversi tipi di turisti, accanto a quelli tradizionali delle 6 S (sun, sea, sand, sex,
spirit and sport), si stanno formando quelli delle 3 L (landscape, leisure and learning) definiti
“nuovi-turisti “. Questi fanno parte di un ceto benestante e hanno un alto livello di istruzione e
proprio a loro si rivolge il turismo etico. Uno dei motivi è che questi ultimi, sono consapevoli del
fatto che il loro tipo di turismo possa arrecare danni all’ambiente se non vengono rispettate alcune
regole. Inoltre, avendo un alto grado culturale sono rispettosi verso la comunità locale. Un altro
motivo è che possiedono una capacità finanziaria tale da permettere anche alla comunità locale di
trarre benefici dalla loro presenza. Infine, svolgendo il turismo etico si distinguono dalla massa e
riescono a sentirsi viaggiatori non turisti. La moda del turismo etico è soddisfatta appieno
dall’offerta attuale. Questo è un esempio di come il turismo non sia causa di degrado ma anche
apportatore di benessere. Ci sono alcuni eventi e associazioni importanti che promuovono la
diffusione del turismo etico quali: la “Conferenza mondiale del turismo sostenibile” di Lanzarote
che ha approvato la “Carta del turismo sostenibile” nel 1995, l’Assemblea generale dell’OMT che
ha adottato il “Codice etico mondiale per il turismo” …
Al contrario, ci sono altri tipi di turismo che presentano gravi problemi etici come: il dark tourism e
il turismo sessuale. Per quanto riguarda il primo, si tratta della visita a luoghi e siti che hanno la
particolarità di essere stati teatri di morte e di disgrazie. Mentre il secondo coinvolge minori nel
mondo e, perciò, sono nate organizzazioni per la sensibilizzazione verso questa problematica. Un
esempio è ECPAT (End Child Prostitution, Pornography in Children for Sexual Purposes), cioè una
campagna che risponde all’emergenza del turismo sessuale con minori nel Sud-est asiatico, il cui
scopo è quello di promuovere leggi che prevedano la possibilità di condannare un cittadino che
avesse abusato di un minore all’estero.

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