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TRACCIA 5 – ARGOMENTO A SCELTA

Le due ultime Encicliche di papa Francesco, la Laudato si’ (2015) e la Fratelli tutti (2020) rappresentano una
presa di posizione di fronte alla radicale globalizzazione dell’economia mondiale, in cui tutto è collegato.
L’universale interconnessione tra gli esseri umani comporta, per esempio, che una catastrofe sanitaria che
si produce in Cina, come il Covid-19, può avere drammatiche ripercussioni sulla vita quotidiana delle
persone in tutto il mondo, a partire dall’Italia. Ma non siamo ancora abituati a questa apertura mondiale
dello sguardo: mentre l’economia è globale, noi tendiamo a rimanere ancorati a una visione nazionale dei
problemi, estesa al massimo alla nostra area di civiltà (l’Europa, il mondo occidentale). Già nel 2015, con la
Laudato si’, il pontefice aveva impostato una riflessione sul necessario superamento di questi limiti, tramite
un’analisi critica dei meccanismi della globalizzazione. Fratelli tutti, un appello alla presa di coscienza della
nostra universale comunità di destino, ne è, per così dire, una prosecuzione sul piano della proposta umana
e cristiana. Alla fine, entrambe chiamano tutti all’appello perché, come si legge nel Par. 93 della Laudato si’,
oggi “credenti e non credenti sono d’accordo sul fatto che la terra è essenzialmente una eredità comune, i
cui frutti devono andare a beneficio di tutti” 1.

È nella Laudato sì che il papa fonda il concetto di “ecologia integrale”. Partendo dall’interrogativo
fondamentale su che tipo di mondo vorremmo lasciare alle generazioni che stanno crescendo, interrogativo
senza il quale nessun progetto potrà mai essere efficace, la proposta dell'Enciclica è quella appunto di una
“ecologia integrale”, che comprenda certo la questione ambientale, ma sia inscindibilmente legata alle
dimensioni umane e sociali, i cui problemi affliggono il mondo tanto quanto lo sfruttamento intensivo delle
risorse che il Creatore ci ha affidato. L’ecologia integrale è infatti inseparabile dalla nozione di bene
comune, ed è da intendersi non come concetto astratto, ma come impegno concreto che implica scelte
solidali sulla base di un impegno di cura per i poveri di oggi. Ciò implica anche la vita quotidiana,
specialmente quella delle città dove troppe persone, specialmente nei Paesi più poveri, vivono nel
disordine e nella precarietà: anche pensare al miglioramento integrale nella qualità della vita umana (spazi
pubblici, abitazioni, trasporti ecc.) è profondamente ecologico.

Poco dopo la pubblicazione della Laudato sì, la risoluzione ONU dal titolo Trasformare il Nostro Mondo:
l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è entrata in vigore (1° gennaio 2016). Questa Agenda rappresenta
l’impegno globale per lo sviluppo fino al 2030, offrendo una guida per mettere in pratica la nozione di
sviluppo sostenuta dalla comunità internazionale: l’adozione di un programma universale applicabile a tutti
i Paesi; l’integrazione della protezione dell’ambiente con l’eliminazione della povertà; la promozione di una
partecipazione diffusa di tutti i gruppi sociali; la lotta alla disuguaglianza e il sostegno all’inclusione, con
particolare attenzione al principio del “non lasciare nessuno indietro”. Gli elementi essenziali dell’Agenda
2030 sono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e i 169 sotto-obiettivi ad essi associati, che si raggruppano in
5 principi fondamentali quali le persone, il pianeta, la prosperità, la pace e la collaborazione (le 5 P; in
inglese: people, planet, prosperity, peace, partnership).

Come si può vedere i due documenti, l’Enciclica e la risoluzione ONU, sono diversi ma simili. Entrambi,
infatti, si interrogano riguardo al mondo in cui vogliamo vivere e sull’eredità che vogliamo lasciare alle
generazioni future, entrambi sono ecumenici ed inclusivi, richiedono un agire comune e urgente e si
impegnano a che nessuno venga lasciato indietro. Non tutti gli obiettivi elencati dall’una e dall’altra parte
vengono condivisi, ma c’è un invito preciso e una forte propensione all’impegno verso il dialogo 2, anche se,
logicamente, ciascuna delle due entità, Chiesa e ONU, hanno formato propri canali di sviluppo, ad esempio
la “Piattaforma di Iniziative Laudato Si’ “ (https://piattaformadiiniziativelaudatosi.org ), che permette alla
Chiesa universale e a “tutte le persone di buona volontà” di rispondere all’enciclica di Papa Francesco sulla

1
L'ecologia integrale di papa Francesco, a c. di G. Poma e W. Minella, in https://biblioteche.comune.pv.it .
2
V. ad esempio il documento Impegnarsi con l’Agenda 2030 nella prospettiva della Laudato Si’, progetto coordinato da
G. Gordon e D. Martinez-Schütt, luglio 2019.
1
cura della nostra casa comune, e il sito del Centro regionale di informazione delle Nazioni Unite
(https://unric.org ), dove, soprattutto nella versione inglese, si possono trovare i progetti e i link ai siti
dedicati, nonché i progressi finora ottenuti nel perseguimento degli obiettivi prefissati.

La grande differenza fra le due proposte, come sottolineato da P. G. Riggio SJ, sta nel fatto che l’Agenda
2030 ha quale riferimento il modello di sviluppo economico che ha segnato l’Occidente nel corso di questi
decenni, e vuole proseguire su questa linea, mentre la Laudato Sì guarda a un modello del tutto diverso, in
cui lo sviluppo sostenibile, il miglioramento della vita umana, l’affrontare le grandi sfide avviene guardando
agli “ultimi”, quelli che hanno pagato il prezzo più grande, perché mai vi potrà essere sviluppo sostenibile se
migliaia di persone vivono ai limiti della sussistenza e nella più completa ignoranza, cose entrambe che non
possono far scaturire una consapevolezza critica al di là di come procurarsi le basi per la sopravvivenza.

Mi viene in mente il quarto dei 7 Obiettivi Laudato Sì, l’Adozione di Stili di Vita Sostenibili, che “si fonda
sull’idea di sufficienza e promuove la sobrietà nell’uso delle risorse e dell’energia.”.

Sappiamo bene che il clima globale sta cambiando e ciò sta comportando rischi sempre più gravi per gli
ecosistemi, la salute umana e l’economia. Anche le regioni europee sono già sottoposte all’impatto dei
cambiamenti climatici, tra cui si annoverano l’innalzamento del livello del mare, eventi meteorologici più
estremi, inondazioni, siccità (qui in Oltrepò, ad esempio, si può dire che da più di un anno non piova
veramente), e tempeste. Questi cambiamenti avvengono perché grandi quantità di gas a effetto serra
vengono rilasciate nell’atmosfera conseguentemente a molte attività umane svolte in tutto il mondo,
comprese, tra le più importanti, la combustione di combustibili fossili per la produzione di energia, il
riscaldamento e i trasporti. Accanto al problema energetico, quello altrettanto grave dello sfruttamento
eccessivo delle risorse naturali, che non permette loro di rinnovarsi, e del loro inquinamento, che provoca
non soltanto l’esaurimento delle stesse, con grave danno per la biodiversità, ma le rende anche
inutilizzabili.

Nell’Agenda 2030, la convergenza con l’Obiettivo 4 della Laudato Sì può essere ritrovata nell’Obiettivo 12:
Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo. Convergenza d’intenti – ridurre gli sprechi e
adottare abitudini sostenibili – ma con linguaggi ben diversi. La Laudato Sì dà indicazioni “piccole”, magari
banali ai nostri occhi, ma fattibili, atte ad essere comprese e a coinvolgere anche e soprattutto quegli
“ultimi” cui si rivolge: “Le azioni potrebbero includere la riduzione dei rifiuti e il riciclo, l’adozione di
abitudini alimentari sostenibili (optando per una dieta più a base di vegetali e riducendo il consumo di
carne), un maggiore uso dei trasporti pubblici, la mobilità attiva (camminare, andare in bicicletta) ed evitare
l’uso di articoli monouso (ad esempio plastica, eccetera.)”. L’Obiettivo 12 dell’Agenda 2030, oltre ad essere
molto più lungo e di più difficile lettura, parla di “piani di sviluppo complessivi, “riduzione dei futuri costi
economici, ambientali e sociali”, “miglioramenti della competitività economica” e di “riduzione della
povertà” come se anche quest’ultima fosse riconducibile a una categoria prettamente economica. E se “il
consumo e la produzione sostenibile puntano a ‘fare di più e meglio con meno’, aumentando i benefici in
termini di benessere tratti dalle attività economiche”, si comincia poi a parlare di “stakeholder differenti,
tra cui imprese, consumatori, decisori politici, ricercatori, scienziati, rivenditori, mezzi di comunicazione e
agenzie di cooperazione allo sviluppo. E’ necessario per questo un approccio sistematico e cooperativo tra
soggetti attivi nelle filiere, dal produttore fino al consumatore. Ciò richiede inoltre di coinvolgere i
consumatori in iniziative di sensibilizzazione al consumo e a stili di vita sostenibili, offrendo loro adeguate
informazioni su standard ed etichette, e coinvolgendoli, tra le altre cose, nell’approvvigionamento pubblico
sostenibile.”.

Intenti convergenti, linguaggi differenti. Possono completarsi? Certamente. La macroeconomia – quella in


cui si esprime l’Agenda 2030 – parte dall’alto, serve alla politica, che gestisce le maggiori risorse e può
convogliarle dove servono. La microeconomia – quella in cui si esprime, almeno in questo caso, la Laudato
Sì – è quello che io farei ragionando nel piccolo, nella mia quotidianità, discutendo di problemi pratici: va
2
bene, io posso comprare meno carne e mangiare più verdura, ma come faccio a usare di più i mezzi
pubblici, se in Oltrepò più che un servizio sono un’opinione? Ecco, da qui si parte. Tutti insieme.

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