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Jakob: il paesaggio

La nostra epoca è quella del paesaggio per quanto riguarda la sua riproduzione sia verbale e iconica:

 Passato: aveva un ruolo di codice, si riferiva ad una parte della popolazione, un élite che si
riconosceva in rappresentazione e luoghi emblematici
 Oggi: invece ostentato e svelato, protetto e conservato, venduto e rivenduto, ha preso la forma di
una Babele paesaggistica che pervade la vita intera degli individui tutti. È indispensabile e
centrale specialmente per le discipline come la filosofia e la geografia

La diffusione del paesaggio è avvenuta grazie anche al lavoro dei media, società che non concoceva questa
ora possono identificarlo senza difficoltà: contribuisce alla globalizzazione. Dobbiamo però chiederci: cosa
abbiamo perso? Cioè a quale costo reale del paesaggio e cosa ne è stato del suo contrario?

Movimento ecologista: per rispondere domanda dobbiamo rifarci a tale movimento. Le ragioni del
successo del paesaggio potrebbero rimandare a primo vista al movimento ecologista, ma in realtà la
coscienza ecologica (desiderio naturale) e la coscienza paesaggistica (desiderio di paesaggio) si inseriscono
in una corrente più vasta che si riferisce alla relazione dell’uomo post moderno con la natura.

Nel corso della storia, è sempre stata la città a inventare e definire il suo altro: ha creato sia l’esotico che il
regionale, i parchi nazionali e l’idea di patrimonio naturale e inventerà anche il paesaggio.

Da sempre, il distanziarsi della natura ha generato il desiderio di natura, tanto che il movimento ecologista
rappresenta sotto questo punto di vista un remake. Il malessere nella città e la crisi urbana generano la
domanda di più natura.

L’onnicittà, il dominio assoluto della città sul mondo, a spinto l’essere umano ad uscire dalle zone urbane
per ritrovarsi e “rassicurarsi” nella natura.

Due aspetti caratterizzano i decenni della fine del XX secolo che sono seganti dall’interesse via via più forte
per la natura:

1) crisi della pianificazione del dopoguerra e la dissoluzione crescente delle divisioni abituali tra i poli
identificabili del sistema territoriale: città-campagna-natura, città- industria-campagna-natura —> era
possibile distinguere le diverse entità presenti in un territorio e separarle concettualmente e
amministrativamente. Ma, l’urbanizzazione dei piccoli centri, la crisi dell’agricoltura e delle attività
industriali hanno trasformati i territori in una realtà sempre più illeggibile; ciò ha portato al desiderio di
identificare e salvaguardare il paesaggio selvaggio —> desiderio di parlare alto e forte di paesaggio,

di esibirlo e di dargli una forma immobile nei testi iscrivendolo nel “Gran Libro” dei siti identificati come
patrimonio universale dell’umanità (ha una doppia origine:

- la costruzione della diga di Assuan -> modernizzazione dell’Egitto

- lo spostamento di Abu Simbel -> salvaguardia antichità egiziana ) —> azione dell’UNESCO ha contribuito a
rendere popolare il paesaggio —> ripercussioni politiche, economiche e sociali diretti e indirette.

Questa operazione appare essere la risposta a un bisogno naturale di natura da parte dei cittadini
sottoposti alle trasformazioni del mondo; ma in realtà dimostra la costruzione culturale (estrema
artificialità) del desiderio di natura del dopoguerra.

Inoltre, è molto importante lo statuto dell’immagine —> una celebre fotografia del giugno 1969 ritrae il
nostro pianeta visto dalla luna —> ci mette a confronto con ciò che siamo e fornisce un nuovo quando
epistemologico —> dalla totalità visibile nasce il concetto di BIOSFERA —> secondo la riflessione ecologista,
questa immagine ha avuto un effetto sul nostro modo di interpretare e gestire la natura.

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Jakob: il paesaggio
—> nella nostra civiltà ultratecnologica tutto sembra esistere solo per ricondurci all’immagine. Il paesaggio
si trova al centro di una rete semiotica sofisticata:

- immagini-paesaggio che ci perseguitano dagli schermi, dalle pubblicità o nei giornali (quasi manipolazione)

- immagini-paesaggio che produciamo viaggiando; si tratta dei nostri foto-paesaggi o film-paesaggi ———>
l’industria turistica mondiale e l’industria dell’immagine digitale hanno oggi un enorme impatto sul nostro
modo di memorizzare e scoprire paesaggi. La circolazione di queste immagini è l’espressione più efficace
dell’ONNIPAESAGGIO.

Il paesaggio sarebbe, in ultima istanza, il prodotto più o meno standardizzato di una società di consumo. Nel
sentirci liberi nel godimento dei paesaggi, siamo in realtà condizionati da dispositivi culturali ed economici
—> paesaggio si rivela NON AUTENTICO, termine di Heidegger, e sarà caratterizzato dalla comunicabilità/
condivisione/conservazione (diverso da un paesaggio autentico che sarà un paesaggio dato a sorpresa a un
individuo e non a una collettività o attraverso una coscienza collettiva -> unirebbe la persona in una fusione
con la natura —> eccezione ed evento raro il paesaggio autentico e in più ha una durata ridotta).

Il paesaggio come luogo comunque sembra corrispondere all’idea di valore estetico medio.

Il paesaggio autentico e il suo contrario, quello non autentico, non esistono; il paesaggio è sempre la
mediazione di aspetti che la relazione autentico/non autentico permette di rilevare: aspetto
individuale/collettivo, attivo/passivo, libero/diretto.

Centralità del paesaggio nella nostra società attuale.

Cap. 2: “A landscape is a landscape is a landscape”

Il paesaggio, fenomeno non verbale, si iscrive in un flusso verbale grazie al discorso: Il concetto di discorso
si riferisce appunto alla linguistica, alla storica e all’ermeneutica.

Il discorso del paesaggio assume le forme più varie; infatti, il paesaggio si dice e si scrive in mille contesti
differenti.

Uno dei motivi principali del dibattito è rappresentato dalle teorie del paesaggio:

- Alain Roger —> TERORIA DELL’ARTIALISATION (termine che deriva da Charles Lalo, che lo riprende a sua
volta da Montaigne): il paese non si trasforma in paesaggio se non sotto la dominazione dell’arte. Tale
opposizione tra paese e paesaggio si basa su una citazione tratta dal saggio “De la composition des
paysages” del Marquis de Girardin che afferma che il paesaggio è una scena creata, anche da artisti
mediocri, attraverso il giusto e il sentimento.

Nel suo percorso teroico, Roger fa ricorso ai neologismi o ai giochi di parole (paysage= ppays sage -> paese
saggio). L’autore vuole quindi consegnare una “dottrina del paesaggio” basato sulle figure retoriche.

- Denis Cosgrove —> 1984 —> teoria che riduceva il paesaggio a un epifenomeno; spiegandolo quindi come
espressione dei cambiamenti socioeconomici e delle relazione sociali in generale

- Denis Cosgrove —> 1998 —> idea di paesaggio come un modo di vedere che possiede la propria sotria, un
modo attraverso il quale certi europei hanno rappresentato a se stessi e agli altri il mondo che gli circonda e
la loro relazione con il mondo.

- Georg Simmel —> 1913 —> il paesaggio si costruisce quando i vari elementi naturali, distesi uno vicino
all’altro sul suolo terrestre, si riuniscono in una unità di genere particolare. Questo insieme di elementi
particolari è attraversato dalla Stimmung (atmosfera) del paesaggio in modo da non poterne identificare
nemmeno uno.

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- Rosario Assunto —> argomentazione costruita partendo dall’analisi di tre dizionari della lingua italiana; ne
deriva il significato di paesaggio come “intero paese o parte di esso in quanto è scelto a ritrarsi in pittura” ->
paesaggio come aspetto visivo del paese, o meglio il paese considerato dal punto di vista artistico

- Hard —> il “parlare-di-paesaggio” che si manifesta ugualmente nel quotidiano, nella prassi verbale di tutti
i giorni —> paesaggio come fenomeno principalmente estetico, più vicino all’occhio che alla ragione, più
vicino al principio femminile che a quello maschile. Il vero paesaggio è il risultato di un divenire, qualcosa di
organico e vivente; più familiare che estraneo, ci manifesta più nostalgia che presenza; offre sempre
all’uomo riparo; è un tesoro del passato, della storia, della cultura e della tradizione .. I-> appartenenza
della parola “paesaggio” a un sistema linguistico (nazionale, regionale, individuale).

- Humbold —> il paesaggio è, almeno sul piano dei sensi, il mezzo attraverso il quale l’uomo si forma, così
come il mondo che egli abita.

La lingua è intesa come “organo formatore di pensieri” -> pluralità delle lingue nazionali = pluralità delle
visoni del mondo.

Partendo dalla sfera privata dell’individuo, passando per quella semiprivata, semipubblica del discorso
scientifico, si arriva alla sfera pubblica del discorso ufficiale sul paesaggio, materializzato nei testi giuridici. Il
discorso sul paesaggio raggiunge cos’ la consacrazione politica e legale

Per dare la definizione di paesaggio dobbiamo prima ricordare una serie di paradossi:

1. Il paesaggio non va mai da se: non è qualcosa di oggettivo, non si può fissare co qualcosa di
concreto e stabile. La sua identità e quindi aperta, fluttuante ed il primo problema per la
rappresentazione verbale ed iconica.
2. Doppio uso: paesaggio come rappresentazione e paesaggio vero. Il problema è esiste un vero
paesaggio? O si è vittima di un circolo vizioso che ci porta a riprodurre scemi e sistemi di un
paesaggio preesistente? Il paesaggio vero è rappresentazione di una rappresentazione e ciò si
riproduce all’infinito.
A spiegare ciò è lo scrittore giapponese Danzai Osamu spiega come uscire da questo circolo vizioso
delle rappresentazioni paesaggistiche, prendendo come esempio il monte Fuji. Egli spiega che il
monte simbolo del Giappone oramai è un immagine così commercializzata che provoca un grande
stupore ed emozione per chi lo visita, ma se non venisse così commercializzato susciterebbe ancora
tanata meraviglia?
3. Paesaggio, esperienza di sé: centrale qui è il soggetto che percepisce il paesaggio. Ma anche qui vi
una confusione tra paesaggio-immagine ovvero la riproduzione artistica e il paesaggio reale del qui-
io-adesso.
4. Paradossa per eccellenza: la rappresentazione precede l’originale. Inizialmente il paesaggio è un
quadro, un produzione artistica, solo dopo acquista un'altra identità ovvero una porzione di spazio
potremmo dire percepita da qualcuno in una sola volta

Paysage: parola francese utilizzata nel 1500 è un neologismo, come paisaje sono espressioni nuovi ricalcate
sul modello olandese di landschap o landscape.
 Landscape, landschap: essi indicano la regione, la patria o la popolazione anche, solo inseguito
acquisiscono un significato estetico
 Paysage: quadro pittorico che rappresenta la natura molto importante in questo caso

La parola francese ricorda la non-identità di paese e paesaggio: il paesaggio contiene il paese a aggiunge il
suffisso –aggio: aggiunge quindi un punto di vista, il paese è creato dalla mano dell’uomo, ma su uno spazio
preesistente: il paesaggio.

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Definizione di paesaggio: paesaggio è una distesa di paese abbracciato dallo sguardo del soggetto, una
porzione di territorio percepito in un solo colpo d’occhio. Il paesaggio per essere tale ha quindi bisogno di:
a) Un soggetto
b) Natura
c) Relazione tra soggetto e natura indicata con segno + (soggetto + natura)

Soggetto
Primo elementi indispensabile per la comparsa del paesaggio. Le caratteristiche del soggetto sono:

 Soggettività: individuo che si distingue per il suo essere nel modo.


 Essere moderno: una rottura con i passato con l’avvento di una crisi fondatrice la quale libera il
soggetto dalla coscienza della perdita della condizione precedente, equiparabile a quella che un
bambino ha durante il passaggio all’adolescenza, la crisi.

Nel XX secolo il soggetto viene smontato: la soggettività è illusione ed imposta con la forza un ideologia
dominante sul soggetto. È solo grazie all’esperienza paesaggistica che in epoca moderna la soggettività può
essere spiegata e compresa. Vediamo due aspetti fondamentali che hanno contribuito alla rinascita della
soggettività:

1. Punto di vista elevato: la sua costruzione codice con la costruzione del paesaggio in stretto
rapporto con la prospettiva centrale. A testimoniare ciò è Petrarca nel XIV secolo con la lettera del
Monte Ventoso dove il poeta si arrampica fino in cima al monte e ammira la pianura. La montagna
è una piattaforma di elevazione per il nuovo uomo moderno, moderno perché egli si stacca dal
mondo si eleva al di sopra sperimentando un nuovo sguardo, un nuovo punto di vista in questo
caso elevato. L’uomo sulla vetta si distacca dalla sua vita precedente e comprende la possibilità di
proiettarsi mentalmente e visivamente grazie allo sguardo paesaggistico. La traccia lasciata di ciò
da Petrarca ci fa comprendere la relazione tra soggetto e paesaggio: il soggetti crea il paesaggio e
il paesaggio crea il soggetto. Petrarca lascia all’epoca passata l’immagine dell’uomo solo in cima
alla montagna cerando invece un immagine di uomo cosciente di se e libero. La posizione infatti
assunta dal poeta sottolinea il distanziarsi dal mondo, solo in cima l’uomo può conoscere la
prospettiva nuova: il soggetto di fronte al mondo.

2. Storia dell’arte: vede una soggettività in continua formazione ed educazione. Grazie alla scoperta
della prospettiva centrale possiamo visualizzare l’infinto (Leopardi nella composizione dell’infinto il
quale scorge gli infinti colli marchigiani). La prospettiva ed il paesaggio vanno di pari passo. Il
paesaggio quindi sta tra artificio e esperienza vissuta qui-io-adesso: all’inizio era puramente una
rappresentazione artistica, ma ora il quadro è un punto d’arresto che lo spettatore deve ritrovare e
creare per comprenderlo correttamente, aiutandosi con la prospettiva centrale e al sua logica
matematico-filosofica per ritrovare e costruire l’immagine-paesaggio. La storia dell’arte quindi è un
mezzo per arrivare alla costruzione del paesaggio vero al di fuori dell’atelier, al di fuori della
rappresentazione pittorica.

Natura
Secondo elemento indispensabile per la creazione del paesaggio. Nel IV secolo i padri della chiesa diffusero
il pensiero che la natura fosse un qualcosa di terribile e negativo, luogo di perdizione: natura lapsa. Questo
pensiero continuò ad influenzare le menti fino al XVII sec. Questo contribuì a:

 Oblio: delle conoscenze antiche riguardo la natura, compreso il sapere empirico derivato
dall’osservazione e una cecità verso la natura.

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 Avventurarsi nella natura: fuori dal proprio villaggio verso nella natura voleva dire corre grandi
rischi e pericoli. L’interpretazione religiosa vedeva questi luoghi remoti (deserti, foreste, pianure)
come luoghi di perdizione e di allontanamento da Dio: peccato. La curiosità infatti era ritenuta
peccato capitale (ricordiamo Ulisse in dante messo all’infermo)

Per trasformare la natura in un qualcosa di conosciuto, di familiare come direbbe Moscovici, si aveva
bisogna di un grande lavoro culturale. Pentarca e i suoi contemporanei sono una perfetta testimonianza di
questo fatto: egli trasformerò la sua poesia inserendo aspetti della natura (pietra, roccia, sorgente, ruscello,
collina ecc.). La natura quindi è il quadro di un soggetto moderno che è cosciente di sé e ci si riflette a piene
al suo interno senza temerla, come testimonia il sonetto del Petrarca solo et pensoso. Il desiderio di
tornare alla natura parte dalla città, dalla mancanza di natura perché solo in assenza di qualcosa si sente la
sua mancanza; Petrarca è il personaggio che meglio incarna l’uscita dalla città è il desiderio di tornare alla
natura incontaminata.

Relazione soggetto e natura


Terzo elemento indispensabile per la creazione del paesaggio. Per la creazione del paesaggio non bastano
solo soggetto e natura ma bisogna tra di queste vi sia una relazione: la natura deve interessare il soggetto.
Bisogna quindi familiarizzare con la natura, camminare sul territorio: enunciato pedestre. Questa relazione
si intensifica maggiormente: l’uomo da un nome ai luoghi che incontra, lascia traccia di se ad esempio con
la sua costruzione o con l’agricoltura. Socrate è il testimone di questo cambiamento: ha coscienza della sua
distinzione con la natura che lo circonda:

 Natura: le teoria presocratiche si interessano della natura ma non bastano a fornire una certa
distanza che permetta un altro sguardo su di essa.
 Soggetto: al tempo di scorte, l’esistenza di un termine che indicasse il soggetto resta una questione
controversa.

Dobbiamo chiederci allora: al tempo di Socrate o dopo il paesaggio effettivamente esisteva? Il paesaggio
sarebbe potuto esistere solo se Socrate avesse voluto guardare la natura. Dobbiamo qundi rifarci ai fattori
socioculturali come l’urbanizzazione, il distacco dalla natura siano le vere cause di un forte desiderio di
natura, come precedentemente abbiamo detto. La città è il luogo dove si applicano le leggi e la libertà,
l’umo della città è estraneo alla natura e alle sue partiche: egli deve recuperare la natura instaurando una
relazione alla base della perdita.

Esperienza estetica: il recupero della natura è compito dell’occhio. Si avvera tramite una visione: la natura
diventa immagine, un immagine d’insieme, attraverso un unità (occhio) che ne sceglie una porzione, un
brano. Il paesaggio non è un semplice dato: ha valenza estetica. Il termine aesthesis (percezione visuale)
indica infatti il primato della vista, esperisce è solo grazie alla visione estetica che il soggetto recupera la
natura: l’esperienza estetica fonde il soggetto con il suo oggetto.

Relazione: il soggetto mostra interesse nella natura cecando di recuperar una relazione con essa. La
relazione è impossibile da rappresentare. Il desiderio di ritrovare la relazione con la natura è morale, ma la
relazione ritrovata è estatica: l’immagine concreta arriva come fonte di piacere, ma non è la vera relazione
con la natura: è paesaggio-immagine, non paesaggio vero. La pittura à il principale riferimento
dell’immagine: si appropria della natura attraverso l’arte. Il termine paesaggio quindi diventa un
neologismo che indica il fascino di questi quadri che rendono la natura “naturale” non come setting. Grazie
queste opere d’arte la natura come immagine entrano a far parte dei salotti urbani ripotando la natura in
città. La sete di natura si concretizza solo nel XVII sec: paesaggio senza figura umana consente a chi osserva
di entrare nello spazio pittorico.

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Jakob: il paesaggio
Genesi del paesaggio: la storia del paesaggio implica una distinzione tra epoche del paesaggio e quelle non
paesaggistiche. Perché non mettere in questione il soggetto di questa esperienza? Bisognerebbe parlare più
di un soggetto e della sua storia? La risposta va cercata secondo Jackob, nei documenti storici grazie a
questi possiamo comprendere quando e come è nato il paesaggio.

Bucolico greco: apparizione del paesaggio nel III sec. a.C. con l’idillio creato da Teocrito nei suoi poemi. La
natura qui è esclusa dalle aioni di vita quotidiana. Nei suoi poemi la campagna è oggetto di nostalgia, il
pastore/cittadino e colui che sente la nostalgia della campagna della natura senza perdere la relazione con
essa ed è grazie al contadino che il recupero della natura ha luogo. Nel racconto bucolico tutto è finzione:

 Pastore: è maschera del poeta


 Natura: simulacro dell’ideale che il poeta trasporta su essa, leggendo Teocrito vediamo la natura
attraverso l’arte in un’espressione ossimorica: l’idillio.

Bucolico romano: seconda tappa della storia del paesaggio. I romani rappresentano la natura attraverso la
pittura, affreschi i quali mostrano scene bucoliche, atti eroici. Queste immagini permetto allo spettatore di
entrare nello spazio idilliaco, fantastico e ludico, hanno funzione sia illustrativa in quanto traducono in
immagine la letteratura che funzione architettonica in quanto adornano gli interni delle ville romane.

Bucolico medievale: terza tappa della storia del paesaggio.

Rappresentare il paesaggio: vediamo due famosi dipinti che illustrano il ruolo delle natura in due posizioni
differenti:

 Lorenzetti: “Allegoria del buono e del cattivo governo” abbiamo la natura lavorata dall’uomo:
addomesticata, non è rappresentata come natura in se per se ma come donino della città:
rappresentata come territorio. Netta separazione tra spazio urbani, la città e spazio rurale, la
campagna.
 Eyck: “Madonna del Cancelliere Rolin” luogo dove si incontrano due zone contrastanti: il sacro, in
primo piano, svolta all’interno di un palazzo con la figura del cancelliere, potente uomo di chiesa
dove vengono lette le sacre scritture, e il mondo lo spazio naturalmente illimitato che s’intravede
dalle finestre del palazzo dove si scorge la città e i territori addomesticati da essa attorno fino
all’orritine lontano, le montagne. Le due figure sono gli osservatori che fanno parte dello spazio tra
sacro e mondo che in questo caso è la terrazza giardino: contrasto quindi tra lo spazio di libertà
aperto del mondo e lo spazio della fede chiuso e protettivo. Elemento principale: relazione visiva
con la natura

Natura all’aperto: opere di piccola taglia realizzate nella seconda metà del quattrocento. Prodotte durante
viaggi ed escursioni queste appaino come appunti dove si esprime l’artista libero da schemi e regole della
bottega dove può dare sfogo al suo stile personale. Queste immagini di natura soni prive di protagonista:
vengono rappresentati luoghi abitati, natura addomesticata dall’uomo e angoli selvaggi. Questi schizzi
vengono considerati solo più tardi nel XVIII secolo quando si diffonde l’esperienza paesaggistica.

Genere paesaggio: prevede la presenza di uno o più figure umane

 Claude Lorrain: è il paesaggista più importante e influente, la sua arte è espressione dii una retorica
che conferisce alla natura il carattere di loci. La natura di Lorrain è completamente falsa: l’artista
trasforma i dati osservati andando a creare uno spazio nuovo ad esempio un Italia ne
contemporanea ne antica. Lorrain qundi applica le regole dell’arte classica grazie alla
sovrapposizione spaziale del primo secondo e terzo piano creando un paese inesistente. Ciò che
risulta è una sintesi dovuta anche alla tecnica impiegata dall’artista. Si va a delineare u nuovo tipo

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di rappresentazione dove si crea uno sazio vere in cui l spettatore può proiettarsi senza il bisogno di
figure intermediarie.
L’aspetto principale per la comprensione delle opere di Lorrain è il tempo: il fermo immagine, sono
momentanea di spazi e tempo rinvia alla prospettiva degli osservatori le figure disposte di fronte
a noi nei paesaggi, il loro essere lì in quel reciso moment determina la natura circostante.

Arte dei paesi bassiforte domanda di quadri che rappresentassero landschap portarono alla
specializzazione di numerosi artisti verso questo genere nel XVII seco. La pittura s baserà sul modello ottico
ciò che avviene nell’occhio abbandonando i modello italiano della costruzione prospettica. Nel seicento i
paesi bassi son soggetti a Fort cambiamenti non solo artistici a anche territoriali con l’aggiunta di una fascia
di terra che li collega al mare. L’identità territoriale verrà fortemente scossa. Tutti questi cambiamenti
territoriali, di percezione infuneranno così la rappresentazione pittorica portando alla creazione di un
paesaggio segnato dalla sparizione delle intenzioni narrative

Il desiderio di natura della sua estetizzazione e suo possesso attraverso l’immagine delinea due aspetti:

1. Rappresentazione dell’antico: l’azione del tempo e della natura che plasmano un paese
familiare rendendolo esposto
2. Sublime malinconico: paesaggio sublime ante litteram, l’omo appare spodestata al
confonde con a natura grandiosa

 Casar David Friedrich: pittore dalla contraddizioni marcate: rifiuta lo schizzo per mantenere
inalterate. Un nuovo approccio alla natura utilizzando un linguaggio simbolico-religioso
approccio paesaggistico; il suo percorso si divide in due part distinte:
1. Figure umane sole o in gruppi quasi sempre di schiena (viandante)
2. Porta la figura aa punto estremo mentendola a morte la elimina totalmente
La rappresentazione di figure di spalle sottolinea porta alla visione di un qualcuno in relazione con
la natura che lo circo da percepita come qualcosa di fondamentale, qualcuno che non è un s’elice
viandante sul mare di nebbia ma sembra assorto nella contemplazione della natura. La pittura dei
paesi bassi sottolinea la differenza tra natura, grandiosa e infinita e uomo, punto minuscolo in essa.
Friedrich amplifica tale differenza vedendo l’essere mano come soggettiva separato dalla natura di
fronte ad esso.
Il gande tema di Friedrich è la coscienza paesaggistica in atto. Il paesaggio di Friedrich si libera
dell’umo senza toccare le leggi della rappresentazione: non ci sarà la narrazione ma ci sarà un
narratore esterno al quadro

 Alexander Cozens: smuove i modi rappresentazione della natura: la natura, motivo sempre più
ricercato nell’arte non è mai stata rappresentata così com’è. Egli rifacendosi alla pittura en plein air
e al suo grand tour italiano ridefinisce la pittura è il suo principale seggetta: il paesaggio.
L’osservazione della natura in situ, i tentativi di renderla nella sua forma percepita portano Cozens
al suo New Mehod: l’artista inventerà i suoi paesaggi. Anche se il termine invenzione ci fa pensare
a qualcosa di lontani dalla realtà e precostruito la pittura di Cozens è lontana dagli schemi e
preconcetti

 Claude Manet: provocò alla stoia dell’arte una prima morte del paesaggi: questa rottura operata da
Monet consiste della negazione dello sguardo implicito alla base di ogni opera precedente
all’impressionismo. Le opposizioni alto-basso, avanti-dietro non esistono più Monet aggiunge
l’possibilità per lo spettatore di orientarsi nel quadro ne risulta n immagine nuova piena di energia
che esige una capacità interpretativa superiore allo spettatore.
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La natura di Monet è instabile: Monet vuole mostrare ciò che a prima vista appare all’occhio nudo
senza ancora l’intervento delle capacità intellettive. Per rendere l’istantaneità dell’attimo di
percezione dell’occhio nudo Monet nel suo giardino continua ossessivamente a muoversi,
movimento che sarà anche dello spettatore.

 Paul Cezanne: incentra il suo percorso artistico sulla natura intervenendo n superfice dipinta che
sulla struttura sottostare. Con Cezanne parliamo di sguardo stereoscopico: trasposizione di un
meccanismo ottico.
L’essenziale in Cézanne è l’impenetrabilità della natura dove il paesaggio si trasforma in un
fenomeno che attrae e sussiste.

Dal XVIII coesistono le due forme di paesaggio: paesaggio esperienza vissuta e paesaggio rappresentazione.

La nuova filosofia: prepara il rinascimento ad una considerazione completamente nuova della natura:
interpretata seguendo una lettura antiteologica e antiaristotelica conferendo alla natura una prioria
identità e dignità, ogni cosa riguardante la natura meritava attenzione. Si inizio a concepire la natura come
una macchina perfetta che esige lo studio dal minimo dettaglio al più vasto, tutto è rilevante. La natura è al
centro della scienza e filosofia: con Copernico, Galileo, Keplero, Newton essi modificano le definizioni di
natura, la fisicoteologia cerca di dimostrare la verità di questo nuovo approccio sulla natura; tutti questi
fattori favoriscono la natura nella sua totalità. A metà cinquecento filosofi, pittori, poeti parlano di natura.

Il XVIII secolo è caratterizzato da un’operazione semiotica della natura: da qui l’immagine dell’uscita verso
la natura e andare verso di essa prese senso. Il passaggio è tutt’altro che naturale, passa da paura ad
accettazione da ignoranza a conoscenza: costruire un immagine, una rappresentazione di paesaggio sul
posto non è semplice. Secondo la definirne di paesaggio di Christian Hirschfeld “se si isolano dalla distesa
della superfice terrestre pezzi abbastanza grandi che possano formare un tutto otteniamo il paesaggio”.

Riconoscimento della natura: l’incontro tra spettatore e natura porta ad un fallimento in quanto questo
non riesce ad organizzare uno sguardo totale sulla natura per potersi costruire un immagine statica di essa .
Questa relazione, la costruzione visiva della natura sul posto avviene gradualmente attraverso l’esercizio
ripetuto, solo in questo modo si prende familiarità con essa. L’approccio estetico, il vedere la natura non è
mai dato direttamente quindi; ciò che inizialmente è impossibile cioè comprendere e vedere la natura nella
sua totalità si trasforme nel piacere di scoprirla. Il soggetto impara coì ad essere sorpreso dalla natura.

L’artista William Giplin pubblica a cavallo tra settecento e ottocento una serie di libri che spiegano ai
britannici la bellezza del loro paese: insegna come guardare la natura, cioè in quale maniera gli elementi
sparsi sul territorio possono essere organizzati come un immagine paesaggio modello del paesaggio
classico). L’immagine paesaggio si va a costruire qundi gli elementi perdono un come se pittorico: prima
cosa che accade di fronte alla natura selvaggia è stupore e vertigini, come una pellicola che scorre troppo
veloce: bisogna controllare la velocità. Nel XVIII secolo la natura deve imporsi da se e liberarsi di un punto
di vista prestabilito.

Controllo della natura: da parte della percezione visiva, grazie ad un processo di semplificazione e
organizzazione. John barell distingue due tradizioni visive distinte in Inghilterra nel XVIII:

 Sguardo convenzionale: attenzione volgare focalizza l’attenzione su realtà vicine


 Sguardo sovrano: maggiore i dettagli in un insieme, la quale trascura tutto ciò che e accidentale

Grazie al controllo sulla natura: si afferma il soggetto. La semiotizzazione della natura nella sua totalità,
latto di rara parlare, scoprirla in ogni modo possibile diventa una preparazione all’incontro effettivo con la
natura. Questo scoprire di della natura in tutte le sue forme, trasformarla in immagini suk posto apre la via
al concetto di sublime.
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Sublime: sforzo di addomesticamento compiuto dai viaggiatori-intellettuali inglesi durante il loro Grand-
tour. Infatti essi riescono a gestire quella sensazione iniziale di vertigine e stupore, paura davanti alla natura
selvaggia come gli scenari di alta montagna (come testimonia il viandante di Friedrich) oppure la lettera di
John Dennis scritta a Torino dopo la traversata delle Alpi: scoperta, addomesticazione dello scenario rude
delle alte montagne da parte de soggetti il quale concorde ciò che prima era ostacolo insormontabile.

La natura selvaggia è adulta come sublime: inizialmente è uni spettacolo in bilico tra stupefacente e
scoccante. La prima reazione è di paura dovuta al confronto con qualcosa di inusuale. Due autori diversi per
l’approccio paesaggistico:

 Montaigne ha una prospettiva paesaggistica: egli si basa su un territori vivibile, in quanto luogo già
funzionate di vita. Lo stesso punto di vista adottato dall’umanista del cinquecento Guicciardini.
Entrambi attraverso territori domesticati.
 Dennis avventura in luoghi selvaggi, (alta montagna) dove il lavoro dell’uomo non ha luogo

L’approccio alla natura del seicento: contradditoria poiché il soggetto moderno ricerca a natura ha bisogno
di essa ma esso alla vista non smette di essere al servizio della sua natura, infine è incapace di reggere ciò
che deve la natura nella sua totalità. Questo sentimento permette a Dennis di applicare il sublime retorica
alla natura basandosi sulla reazione di fronte ad essa: reazione ossimorica (orrore delizioso, gioia
spaventosa ecc.). Nel corso di tutto il seicento il paesaggio è il mezzo e il modo di vedere la natura.

La frustrazione iniziali poter non riuscire a cogliere la totalità della natura implica la trasformazione della
mano in cannocchiale, in questo modo possiamo avere un immagine statica: un opera d’arte. Il soggetto
vince sulla natura, sulla sua paura iniziale di fronte alla natura selvaggia che inizialmente non può
sopraffare (concetto di sublime): si afferma l’io stesso ovvero il soggetto che gode del suo potere. Il
soggetto compie una seconda creazione nel contatto con la natura: ricerca l’inusuale, si lascia sorprendere,
infine lo sì trasforma in immagini estetiche.

La vittoria finale sulla natura: (XVIII) ha delle conseguenze:

 La natura non desta più interesse: trasformabile sempre e ovunque in immagine (sorta di déjà-vu di
immagini ripetute).
 I viaggiatori/esecutori di queste opere d’arte compiono un azione contraddittoria: ricercano post
insoliti, angoli di natura selvaggia e desiderano essere sopresi da questa, fondersi con la natura
dimenticandosi del lavoro che li ha permessi di avvicinarsi e scovare questi luoghi nascosti. Il
paesaggio è partecipe di questa contraddizione.

Alla fine del settecento abbiamo un cambiamento: troppo paesaggio con la consegue za che questo
apparirà come superato ed obsoleto. L immagini prodotto cominciano infatti a sminuire l’incontro con la
natura, con il fallimenti della coscienza paesaggistica prepara alla soggettività assoluta de movimento
romantico e idealista quindi una natura interiore infinitamente potente: l’incontro ha luigi nel soggetto
stesso non più attraverso un prodotto artistico.

Immaginazione: fa un significato a ciò che viene percepito dai sensi cercando di trasformare l’immagine
bruta della natura in paesaggio l’immaginazione permette di andare oltre i dati immediati della percezione
visiva: la natura bella evoca associazione, la natura sublime deve essere addomesticata per funzionare
come paesaggio fonte di piacere estetico: la realtà naturale è il pretesto d’affermazione dell’io con le sue
capacità immaginative e interpretative. Elenchiamo tre movimenti che hanno caratterizzato la storia della
natura:

 Bello: rischiava di annoiare


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Jakob: il paesaggio
 Sublime: conquistato è tradotto in opere d’arti stanca.
 Pittoresco: risposta alla crisi dello sguardo paesaggistico. Questo corrisponde a ciò che attira
l’attenzione del soggetti, l’effetto immediato che ha su di lui la natura percepita. Gli elementi
pittoreschi sono: un torre diroccata in mezzo ad un paesaggio campestre, un cottage abbandonato,
villaggi e sentieri.

Alla fine del XVIII la situazione cambia: ad essere ricercata è la sorpresa ed il pittoresco è il superamento del
bello ed è sublime. Le sensazioni, idee, riflessione tutto ciò che viene provato nell’incontro con la natura
durante il settecento passa in secondo piano, il pittoresco ha un potere immediato fornisce immagini
sempre muove della natura. Possiamo dire che il pittoresco è:

 Illusione: dedicata dal termine francese pitoresque ovvero degno di essere dipinto; il dipinto è
l’illusione della natura citando Magritte e la sua opera “questa non è una pipia” egli suggerisce che
la sua opera è la rappresentazione di una pipa non l’oggetto in se vero e proprio ma un illusione.
 Alternativa: corrisponde a questo sguardo che appreso torva nella realtà bersagli illimitati.

Il pittoresco arriva a formare il passeggio tout court: paesaggi che sorprende e irrita il soggetto se questo
riuscisse dimenticare il suo io stesso mettendolo da parte per un momento. Il pittoresco è il nuovo modo di
guardare alla natura conferendole immagini non ancora compromesse.

Dal XIX secolo diversi fattori minacciandoli la costruzione del paesaggio in situ:

1. Panorama: il loro successo sottolinea un’importante cambiamento: l’immagine della natura che
torni i città il luogo natio dello sguardo, luogo che a portato alla sua scoperta
2. Paesaggi su carta da parati: riconducono l’immagine della natura all’interno delle case borghesi.
Sottolineando così 0annessione degli angoli sublimi e quelli pittoreschi. Questo nuovo mezzo
espone il mondo rendendolo a portata di mano.
3. Genere paesaggio:

Ma tali rimendi deludono il soggetto romantico che vede nel paesaggio infinto come inesistente, poiché
l‘infinito esiste solo nell’immaginazione: è intellegibile, inoltre rendono la natura commerciabile e vendibile,
distruggono l’originale. Questa generalizzazione tuttavia è stata molto ricercata nel periodo di
addomesticamento della natura.

Differenza: vuol dire distanziarsi dalla società consumistica del paesaggio, dai modelli imposti con una
presa di coscienza volontaria o involontaria:

 La pittura: adopera una coscienza volontaria: artisti come Friedrich, Turner, Constable hanno
portato delle innovazioni nel campo artistico; differenza nei pittorispostano l’orizzonte cognitivo
ogni volta provocando trasgressioni e choc agli osservatori i quali dopo aver visto tali opere
guarderanno diversamente la natura.
 Samuel Taylor Coleridige: adopera un punto di vista simile ai pittori sopracitati; guarda la natura
per ciò che realmente è senza schemi topici, si espone alla realtà in modo estremo “i miei occhi si
sono stancati” arrivando quindi al dolore, le sue opere descrivono questa impossibilità di
trasmettere l’esperienza del contatto con il reale, operazione possibile solo in un testo infinito
quindi impossibile. La differenza in Coleridige il trattino (-) ovvero il passo del viandante, il
dominio territoriale; la visone che sorprende differente si riduce a questo piccolo movimento, ad un
tratto che cambio tutto in un momento: il passaggio da una scena all’altra.
Il movimento del copro umano per il poeta è una fonte alternativa per la costruzione di paesaggi:
nega lo spazio: creando nuove possibilità di percezione. Coleridige punta ad una fusione con il
paesaggio che lo circonda: esperienza concreta; egli rinuncia ai fondamenti geografici e all’io stesso
per creare il vuoto attorno a se.
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Jakob: il paesaggio
Distruzione della natura: con l’avanzare dello sviluppo industriale, turistico, portando ad una salvaguarda
di quei territori che andavano sparendo: enclaves, ritenute il paesaggio per eccellenza. Distruggere la
natura e il paesaggio come prima si conosceva voleva dire far spazio ad un nuovo tipo di paesaggio : con
l’ottocento inizia il secolo dove vediamo per protagonista il lavoro dell’uomo sulla natura, infatti il nuovo
paesaggio e questa fusione tra la natura ed il paesaggio precedente ed il lavoro dell’uomo. Elenchiamo
alcuni esempi di questo lavoro:

 Decoupage: di Cézanne mostra la ferita imposta al paesaggio da parte dell’istallazione della via
ferrovia.
Esempio di questo novo paesaggio che prende piede
 Antonioni:
 Land art: da un senso nuovo all’uscita nella e verso la natura realizzando le loro installazioni in
luoghi industrializzati e inquinati. Essi si distanziano dai modelli proposti dal neopittroesco e dalle
enclaves per concertarsi su quei luoghi periferici e pericolosi. La land art rinvia al paesaggio grazie
a una strategia di spazzamenti e spaesamento.
Denuncia
 Ferrovia: modifica ciò che sopravvive coma natura: i binari sono visti metaforicamente come un
coltello che squarcia il la terra ovunque. Il terno crea: 1) una rete spaziale 2) rete temporale. Il
territorio non era più definito dalla prospettiva umana a da quella della macchina: i territori sono
modificatine disegnati dalla macchina, il territorio cambia: vengono costruiti viadotti, ponti, tunnel
ecc. il sistema ferroviari porta ad un nuovo paesaggio: i passeggeri posso scorgere luoghi prima
celati in quanto il treno no passa nel centro delle citta o nelle vie principali ma dietro alle fabbriche,
ai deposti, scoprendo luoghi non destinati ad essere visti
La vertigine: Altro punto importante, provata di fronte allo scorrere di immagine troppo rapide:
occorre un lavoro dell’occhio per riuscire controllare la velocità. La visuale dalla vettura muta il
paesaggio percepito rendendolo insolito: i finestrini offrono una visuale sul mondo inquadrandolo,
la regolarità di movimenti dava alla percezione un ritmo incalzante. Inizialmente i viaggiatore non
percepiscono paesaggi distinti ma un unico flusso si impressioni impossibili da fissare. La vertigine e
l’aspetto iniziale del nuovo mondo che prende piede.

 Automobile: come il treno anche l’automobile genera questo flusso continui di immagini che si
susseguono. Segna una tappa successiva: dopo la seconda guerra mondiale l’uomo in auto
caratterizza una nuova prospettica. Il territorio cambia non solo per la tentacolare creazione di reti
statali e ferroviarie ridisegna l’aspetto do città.

Con il treno e l’automobile abbiamo il paesaggio il: una sequenza rapida di impressioni, immagini che si
trasformano e si susseguono senza sosta. Il paesaggio film rompe l’immobilità delle scene prodotte durante
il neopittroesco caratterizzate dall’Idilio e stabilità. Infatti e prioria a cavallo delle due guerre mondiali che
nasce il movimento artistico del futurismo. Il dualismo della politica del paesaggio immagine è minacciato d
queste scoperte tecnologiche (treno e automobile): i paesaggi feticci, le enclaves diventano quasi serve da
proteggere e sono le rime a pagare le conseguenze di questa trasformazione paesaggistica.

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