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PRIMA PARTE
Capitolo primo
Il buddismo zen una pratica e una visione della vita che non appartengono a
nessuna categoria formale del moderno pensiero occidentale. Non religione o
filosofia; non una psicologia o un tipo di scienza. un esempio di ci che
noto in India e in Cina come una via di liberazione, ed analogo sotto
questo riguardo al taoismo, al vedanta e allo yoga.
La ragione per cui il taoismo e lo zen rappresentano un tale enigma per la mente
occidentale sta nel fatto che noi abbiamo una visione ristretta del sapere umano.
Per noi quasi tutto il sapere consiste in ci che per un taoista chiamerebbe
conoscenza convenzionale, poich noi non sentiamo veramente qualcosa se
non possiamo rappresentarcelo con parole, o con qualche sistema di segni
convenzionali come le notazioni della matematica e della musica. Tale
conoscenza detta convenzionale perch un fatto di convenzione sociale n pi
n meno che i codici del linguaggio.
Quanto sia arbitraria tale convenzione lo si pu vedere dalla domanda: Che cosa
avviene del mio pugno (nome-oggetto) quando apro la mano? Loggetto
svanisce come per miracolo, poich unazione (pugno-chiuso) era mascherata da
un nome generalmente assegnato a una cosa. In Occidente le differenze fra cose
e azioni sono distinte in modo netto, seppure non sempre logico, ma un gran
numero di parole cinesi ha funzione sia di nome che di verbo, cos che una
persona che pensi in cinese non incontra serie difficolt a rendersi conto che gli
oggetti sono anche eventi, che il nostro mondo una raccolta di processi
piuttosto che di entit.
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facile rendersi conto del carattere convenzionale dei ruoli o condizioni. Un
uomo che sia padre, infatti, pu essere anche medico e artista, allo stesso modo
che impiegato e fratello. Ed ovvio che pure la somma totale di questi ruoli-
etichetta sar lontana dal fornire una descrizione adeguata della personalit
delluomo, anche se pu collocarlo nellambito di una certa classificazione
generale. Ma le convenzioni che dominano lidentit umana sono pi sottili e
molto meno ovvie di queste.
Secondo la convenzione, io non sono semplicemente quello che sto facendo ora:
sono anche ci che ho fatto; e la mia versione convenzionale del mio passato
fatta in maniera da sembrare quasi pi il reale me stesso di ci che io sono in
questo momento.
Quel che io sono infatti appare cos fuggevole e intangibile, mentre quel che
io sono stato fisso e definitivo. la solida base per le previsioni di quel che sar
in futuro, e ne consegue che sono pi strettamente identificato con ci che non
esiste pi che con ci che realmente!
Ora, la generale tendenza della mentalit occidentale di ritenere che noi siamo
in grado di capire veramente solo ci che possiamo rappresentare, ci che
possiamo comunicare per mezzo di segni lineari per mezzo del pensiero. Per
qualche ragione, non ci fidiamo e non facciamo pieno uso della visione
periferica della nostra mente.
Non vogliamo dire che gli occidentali non si servono addirittura della mente
periferica. Come esseri umani la si usa di continuo; e ogni artista, ogni
lavoratore, ogni atleta chiama in gioco un determinato sviluppo delle sue facolt.
Ma ci non degno di considerazione da un punto di vista accademico e
filosofico.
Noi abbiamo appena cominciato a renderci conto delle possibilit della mente
periferica, e di rado per non dire mai ci sovviene che uno dei suoi usi pi
significativi riguarda quella conoscenza della realt che ci ingegniamo a
ottenere con incomodi calcoli di teologia, metafisica, e deduzione logica.
Nella societ cinese vi sono due tradizioni filosofiche che svolgono ruoli
complementari: il confucianesimo e il taoismo. Il primo si interessa alle
convenzioni linguistiche, etiche, giuridiche e rituali, che provvedono la societ
del suo sistema di comunicazione. Il confucianesimo, in altre parole, si occupa
della conoscenza convenzionale; e sotto i suoi auspici i fanciulli vengono
allevati Lindividuo definisce se stesso e il suo posto nella societ nei termini
delle formule confuciane.
Il taoismo, daltro lato, in genere una meta di uomini pi anziani che stanno
per ritirarsi dalla vita attiva della comunit. Il loro ritiro una specie di simbolo
estrinseco di una intrinseca liberazione dai legami dei modelli convenzionali di
pensiero e di condotta. Il taoismo infatti si interessa alla conoscenza non
convenzionale, con una comprensione diretta della vita, invece che mediante
gli astratti e lineari termini del pensiero rappresentativo.
Ma il taoismo non va inteso come rivolta contro la convenzione, esso una via di
liberazione che non si attua mai con mezzi di rivolta. Essere liberi dalla
convenzione non significa respingerla, ma non farsi da essa fuorviare: saperne
usare come strumento anzich essere usati.
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LOccidente non ha niente di simile poich la nostra tradizione spirituale
ebraico-cristiana identifica lAssoluto-Dio con lordine logico e morale della
convenzione. Questo potrebbe quasi definirsi una formidabile catastrofe
culturale, perch grava sullordine sociale con autorit eccessiva provocando
proprio quelle rivolte contro la religione e la tradizione che hanno cos
fortemente caratterizzato la storia occidentale.
Ogni interprete dello I Ching consapevole di questo fatto. Sa che il libro stesso
non contiene una scienza esatta, ma piuttosto un utile strumento che lavorer
per lui qualora egli possieda un buon intuito, ovvero se si trova nel Tao.
Sembrerebbe allora che le origini del taoismo, se devono cercarsi nello I Ching,
non si trovino tanto nel testo quanto nel suo modo di usarlo e nei suoi
presupposti. Infatti, lesperienza delle nostre decisioni intuitive potrebbe
chiaramente dimostrare che tale aspetto periferico della mente agisce meglio
quando non si cerca di interferire, quando si confida che esso operi da s tzu-
jan, ossia spontaneamente.
1Secondo Duyvendak, si pu tradurre con: La Via che pu veramente considerarsi come la Via tuttaltro che
una via permanente.
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assoluta e immutabile
gira e non fa danni
pu essere la madre del cielo e della terra
non so il suo nome ma sforzandomi lo chiamo Tao.
E ancora:
Come la testa non nulla per gli occhi eppure la fonte della intelligenza, cos
La differenza importante fra il Tao e labituale idea di Dio che, mentre Dio
manifesta il mondo col farlo (wei), il Tao lo manifesta senza farlo (wu-wei), il che
approssimativamente corrisponde a ci che noi intendiamo con la parola
crescita.
Infatti, il Tao ignaro di come manifesta luniverso allo stesso preciso modo
che noi ignoriamo come costruiamo i nostri giudizi. Come dice il grande
successore di Lao-tzu, Chuang-tzu:
Non fare
infatti realmente impossibile apprezzare il significato del Tao senza divenire
in senso alquanto speciale stupidi; Fintanto che lintelletto cosciente si
sforzer freneticamente di imprigionare il mondo nella sua rete di astrazioni e
insister nel voler incatenare la vita e adattarla alle proprie rigide categorie, lo
spirito del taoismo rimarr incomprensibile; e lintelletto si logorer.
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Il Tao accessibile soltanto alla mente in grado di praticare la semplice e sottile
arte del wu-wei (non-fare detto anche non-forzare), che, dopo il Tao, il
secondo importante principio del taoismo.
La mente cinese pratica la scelta spontanea delle decisioni che sono valide nella
misura in cui si riesce ad abbandonare la propria mente, lasciandola lavorare da
sola. Questo wu-wei, giacch wu significa no o non e wei significa azione,
Luomo di carattere (te) vive in agio senza esercitare la mente e compie le sue
azioni senza arrovellarsi. Le nozioni di giusto ed ingiusto e la lode e il biasimo
altrui non lo turbano. Quando fra i quattro mari ognuno si diverte, questa
per lui felicit Mesto nel contegno, egli pare un bimbo che ha perduto la
mamma; stupido in apparenza, egli va intorno come chi ha perduto la sua
strada. Ha grandi somme di denaro da spendere, ma ignora donde provenga.
Beve e mangia a sufficienza, e ignora donde il cibo provenga.
fondamentale per il pensiero sia taoista sia confuciano che si debba confidare
nelluomo naturale. Sarebbe impossibile, secondo il loro modo di vedere, credere
in una malvagit innata nelluomo senza screditare la credenza stessa, dacch
tutte le nozioni di una mente perversa sarebbero nozioni perverse.
Non-coscienza significa un impiego totale della mente pari al nostro uso degli
occhi, quando li posiamo su vari oggetti ma senza sforzarci di afferrarne qualche
particolare. Secondo Chuang-tzu:
Il bambino guarda le cose tutto il giorno senza battere ciglio; questo perch i
suoi occhi non si concentrano su qualche oggetto particolare. Egli cammina
senza sapere dove va, e si ferma senza sapere ci che fa. Simmerge nelle cose
che lo attorniano e procede insieme a esse. Questi sono i principi delligiene
mentale.
E ancora:
Lao-tzu dice:
La via vuota ma, usandola, non si riempie. Profonda come un abisso, sembra
l'antenata di tutte le creature. Limpida e profonda, sembra continuare per
sempre. Non so chi l'abbia generata, sembra anteriore alla creazione del
mondo.(4)
Capitolo secondo
Linduismo
Il Signore onnipotente,
Colui che sa tutto,
L'inizio e la fine di tutto -
Quel S dimora in ogni cuore umano.
Colui che conosce da cima a fondo ogni individuo Dio stesso, lo Atman (Dio
personale) o Io del mondo. Ogni vita una parte o ruolo in cui la mente di Dio
assorbita Con latto di auto-abbandono Dio diviene tutti gli esseri, ma nel
tempo stesso non cessa dessere Dio. Poich Dio diviso solo in apparenza, ma
nella realt rimane indiviso.. Cos che, quando la rappresentazione finisce, la
coscienza individualizzata si desta per trovarsi divina.
Lintimo Io di santi e di saggi appartiene alla divinit velata nella stessa misura
che lintimo Io del depravato, del vile, del pazzo, e degli stessi demoni. Gli
opposti (dvandva) di luce e tenebre, di bene e male, di piacere e pena, sono gli
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elementi essenziali del gioco, poich sebbene la divinit si identifichi con
lEssere (Sat), lintelligenza (chit) e la Beatitudine (ananda) il lato oscuro della
vita parte integrante del gioco.
Per il pensiero ind non esiste il problema del Male. Il mondo convenzionale,
relativo, necessariamente un mondo di opposti. La luce inconcepibile se la si
separa dal buio; lordine privo di significato senza il disordine; e cos il su senza
il gi, il suono senza il silenzio, il piacere senza la pena. Ananda Coomaraswamy
dice:
Per chiunque sostenga che Dio ha creato il mondo, il problema del perch egli
vi permise lesistenza del male, o di quellUnico Male in cui ogni male
personificato, totalmente privo di senso; allora ci si potrebbe chiedere perch
Dio non ha creato un mondo senza dimensioni o un mondo senza successione
temporale.
Anche al livello convenzionale certo facile notare che sapere ci che non
molto spesso ha uguale importanza del sapere ci che .
questa la ragione per cui la filosofia indiana si concentra sulla negazione, sulla
liberazione della mente dal concetto di Verit. Essa non propone idee o
descrizioni di ci che deve riempire il vuoto della mente, poich lidea
escluderebbe il fatto un po come un dipinto del sole, posto sul vetro di una
finestra, non lascerebbe passare la luce dellautentico sole.
Mentre gli ebrei non ammettono unimmagine di Dio di legno o di pietra, gli
ind non ne ammettono unimmagine di pensiero a meno che non sia cos
palesemente mitologica da restare distinta dalla realt. Perci la disciplina
pratica (sadhana) della via di liberazione un progressivo distacco del proprio Io
(atman) da ogni identificazione.
Si deve capire che io non sono questo corpo, queste sensazioni, questi
sentimenti, questi pensieri, questa coscienza. La realt fondamentale della mia
vita non alcun oggetto concepibile. In definitiva, non la si pu nemmeno
identificare con qualche idea, come Dio o atman. Come dice la Munkakya
Upanishad:
Io sono senza mani (eppure abbraccio) e senza piedi (eppure cammino); il mio
potere al di sopra di ogni immaginazione, quindi sono inconcepibile. Io vedo
senza occhi, io odo senza orecchie, io conosco tutto (ma nessuno conosce me);
ed io differisco da tutti. Nessuno pu conoscermi. Io sono l'Intelligenza pura.
Kaivalya Upanisad, I, 21)
Tutte le cose nascono in Me, tutte le cose riposano in Me, e tutte le cose si
dissolvono in Me. Io sono Brahman (l'Assoluto), l'Uno senza secondo. (Kaivalya
Upanisad 19)
Ogni atto di classificare precisamente maya. Dire, perci, che il mondo dei fatti
e degli eventi maya equivale a dire che i fatti e gli eventi sono termini di
misurazione piuttosto che realt naturali.
Cos, sar facile rendersi conto che fatti ed eventi sono astratti come le linee di
latitudine o come piedi e pollici. Consideriamo per un momento che
impossibile isolare un singolo fatto. I fatti avvengono perlomeno a coppie,
giacch un singolo corpo inconcepibile indipendentemente dallo spazio nel
quale esso posto. Definizione, limitazione, delineazione: questi sono sempre
atti di divisione e perci di dualit, poich non appena una linea di confine
tracciata, sorgono due lati.
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Infatti il mondo non unillusione della mente nel senso che non ci sia nulla da
vedere per gli occhi di un uomo liberato (jivan-mukta), allinfuori di un vuoto
senza traccia. Egli vede il mondo che noi vediamo; ma non lo delimita, non lo
misura, non lo divide alla nostra maniera. Non lo considera come realmente o
concretamente suddiviso in cose ed eventi separati. Egli si rende conto che la
pelle pu essere considerata sia come ci che ci unisce al nostro ambiente, sia
come ci che ce ne separa. Inoltre, si rende conto che la pelle verr considerata
come la cosa che congiunge, solo se prima la si considerata come la cosa che
divide, o viceversa.
Per questa ragione, sia gli ind che i buddisti preferiscono parlare della realt
come non-duplice piuttosto che come una, dato che il concetto di uno deve
essere sempre in relazione col concetto di molti. La dottrina del maya perci
una dottrina di relativit. Essa afferma che cose, fatti ed eventi sono definiti non
dalla natura, ma dalla descrizione umana, e che il modo in cui li descriviamo (o
dividiamo) relativo ai nostri cangianti punti di vista.
Nella misura in cui luomo identifica se stesso e la propria vita con queste forme
di definizione rigide e vuote, egli si condanna alla frustrazione perpetua di chi
cerca di raccogliere acqua con un setaccio.
Induismo e Buddismo
Alle radici del buddismo sta precisamente la chiara comprensione della totale
elusivit del mondo. Questa lenfasi speciale che distingue maggiormente la
dottrina del Budda dallinsegnamento delle Upanishad; ed la ragion dessere
dello sviluppo del buddismo come movimento distinto nella vita e nel pensiero
indiani.
Il Budda (risvegliato) nasce e muore induista. Egli agiva in pieno accordo con la
tradizione dei Veda e delle Upanishad, quando egli divenne un rishi (saggio della
foresta) che aveva abbandonato la vita del capo di casa e la propria casta per
seguire la via di liberazione.
Nondimeno il contenuto reale di questa esperienza non fu mai e non potr mai
essere messo in parole; poich le parole sono le forme di maja, le maglie della
sua rete, e lesperienza lacqua che vi scivola attraverso.
Cos, dal punto di vista dello zen, il Budda non disse mai una parola. Infatti, il
suo vero messaggio rimase sempre inespresso; ed era tale che quando le parole
tentarono di esprimerlo, lo fecero apparire un immenso nulla. Il canone Pali,
tuttavia, riferisce che dopo il suo risveglio il Budda and a Benares, ed espose la
sua dottrina, esprimendola sotto forma delle Quattro Nobili Verit. Che
forniscono un sommario cos esauriente del buddismo.
2 Non poteva trovare il S, leterno Atman, poich non possibile osservare se stessi!!!
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fondamentale per ogni scuola di buddismo che non esista alcun ego, alcuna
durevole entit che sia il soggetto costante delle nostre mutevoli esperienze.
Poich lego esiste solo in senso astratto, essendo unastrazione della memoria,
qualcosa come lillusorio cerchio di fuoco che si ottiene roteando una torcia. Il
passato, da cui viene astratto il nostro ego, interamente scomparso. In tal
modo, ogni tentativo di aggrapparsi allego o di farne uneffettiva sorgente di
azione, condannato al fallimento.
2) La seconda verit si riferisce alla causa della frustrazione, detta trishna, cio,
sete o brama di vivere, basata su avidya5, che ignoranza e incoscienza.
Lavidya lo stato della mente quando, ipnotizzata o affascinata da maya, essa
confonde il mondo astratto delle cose e degli eventi con il mondo concreto della
realt. A un livello pi profondo, avidya mancanza di auto-coscienza, difetto di
comprensione che ogni tentativo di afferrare altro non se non il vano sforzo di
afferrare se stessi. Infatti, per chi abbia conoscenza di s non esiste dualismo fra
la sua personalit e il mondo esterno.
3 Anitya = instabilit
4 Le tre caratteristiche dellessere: duhkha (dolore, oppure divenire); anitra (instabilit) e anatman (assenza
dellIo).
5 Avidya lopposto formale del risveglio.
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vizioso chiamato samsara6
(la ruota di nascita-e-morte). Karma cos il
destino di chiunque cerchi di essere Dio. Costui tende una trappola per il
mondo, nella quale egli stesso rimane prigioniero.7
Il nirvana quindi lo stato che si consegue dopo che sia cessato lo sforzo di
afferrare la vita. Nellaccezione pi popolare e letterale, il nirvana la scomparsa
dellessere dalla Ruota delle incarnazioni, non per passare in uno stato di
annullamento, ma solo in uno stato che sfugge a ogni definizione, ed in tal
modo incommensurabile e infinito.
4) La quarta Nobile Verit riguarda lottuplice sentiero del Dharma del Budda,
vale a dire il metodo con cui si raggiunge la fine dellauto-frustrazione. Le prime
6 Il principio attivo della Ruota noto come karma (azione condizionata) ossia azione che scaturisce da un
motivo e persegue un risultato, il tipo di azione che richiede sempre la necessit di ulteriori azioni.
7 Molti buddisti intendono la Ruota come processo di reincarnazione, nel quale il karma che forma lindividuo
opera iteratamente, vita dopo vita, sin quando attraverso il risveglio portato ad arrestarsi. Ma nello zen
inteso in senso pi figurato: il processo di rinascita avviene di momento in momento, cos che si rinasce di
continuo identificandoci con un ego continuativo che si reincarna nuovamente ad ogni attimo. In tal modo, la
validit e linteresse della dottrina non richiedono laccettazione di una speciale teoria di sopravvivenza.
8 Nirvana: parola difficilmente traducibile che pu essere intesa come: lo spegnersi di una fiamma, o
semplicemente il soffio (espirazione), opure il cessare delle onde e dei giri, cio dei modi della mente.
9 Lo yoga la pratica che cerca di arrestare i pensieri col pensarvi, finch lestrema vanit del processo non
sentita cos intensamente che il processo semplicemente dilegua, e la mente si rivela nel suo stato limpido e
naturale.
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due sezioni hanno a che fare col pensiero; le quattro seguenti con lazione; e le
due finali con la contemplazione o la vigilanza.
La prima sezione (retta cognizione) contiene tutte le altre, giacch il metodo del
buddismo soprattutto la pratica della chiara coscienza, del vedere il mondo
qual . Tale coscienza consiste in una viva attenzione alla propria diretta
esperienza, al mondo immediatamente sentito, cos da non essere sviati da nomi
ed etichette. Lultima sezione (retta contemplazione) il perfezionamento della
prima, significando pura esperienza, pura consapevolezza, in cui non esiste pi il
dualismo del conoscente e del contenuto.
Il buddismo non condivide la credenza occidentale che esista una legge morale
imposta da Dio o dalla natura, alla quale dovere delluomo ubbidire. Le regole
di condotta del Budda sono regole di convenienza volontariamente assunte, il cui
proposito di rimuovere gli ostacoli che impediscono una chiara
consapevolezza. La mancata osservazione dei precetti produce cattivo karma,
perch tutte le azioni motivate e intenzionali, convenzionalmente buone o
cattive, sono karma nella misura in cui sono dirette ad afferrare la vita.
Cos, retta azione significa in ultima analisi azione libera, non predisposta, o
spontanea, esattamente nello stesso senso del termine taoista wu-wei.
Retta concentrazione
Il samadhi
Questa singolarit della mente in virt della quale essa non pi divisa contro di
s, samadhi, ed essendo finita la infruttuosa insistenza della mente ad
afferrare se stessa, samadhi uno stato di pace profonda. Non si tratta della
calma di una totale inattivit, perch, una volta che la mente sia tornata al suo
stato naturale, samadhi perdura in ogni circostanza, camminando, stando
fermi, sedendo, e giacendo.
Dhyana (meditazione)
Questa parola dhyana la forma sanscrita originale del cinese chan e del
giapponese zen, e perci il suo significato di capitale importanza per una
comprensione del buddismo zen. Meditazione nel senso comune di riflettere
sulle cose o concentrarsi una traduzione che porta molto fuori strada. La
soluzione migliore quella di lasciare la parola dhyana non tradotta e di
aggiungerla alla propria lingua.
Dallaltro, essa mono-diretta nel senso che uno stato di consapevolezza senza
differenziazione di conoscente, conoscenza e conosciuto.
Capitolo terzo
Il buddismo mahayana
Come via di liberazione, linsegnamento del Budda non ebbe altro oggetto che
lesperienza del nirvana. Egli non tent nemmeno di esporre un coerente
sistema filosofico, cercando di soddisfare quella curiosit intellettuale sulle cose
ultime che si attende risposte in parole.
10 Questi metodi vanno dalla sofisticata dialettica di Nagarjuna, il cui oggetto la liberazione della mente da tutte
le idee fisse, al Sukhavati o dottrina della liberazione della Terra Pura, mediante la fede nel potere di Amitabha (il
Budda della Luce Infinita). Essi comprendono anche il buddismo tantrico dellIndia medievale, nel quale si pu
realizzare la liberazione mediante la ripetizione di parole o formule sacre (dharani) e attraverso tipi determinati
di yoga implicanti la relazione sessuale con una shakti o moglie spirituale.
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Uno studio preliminare del canone pali dar certamente limpressione che il
nirvana possa realizzarsi solo mediante un rigido sforzo. I mahayanisti sono
forse nel giusto assumendo che il Budda intendesse questo sforzo come un
upaya, un mezzo efficace per rendere idonei a capire, concretamente e
intensamente, lassurdo circolo vizioso del desiderio di non desiderare o del
tentativo di liberarsi da soli dellegocentrismo. Ogni volta che il mahayana indica
come via di liberazione lo sforzo personale, lo fa come espediente per portare
lindividuo a una viva consapevolezza della sua inutilit.
Il bodhisattva
Varie indicazioni fanno supporre che una delle pi antiche dottrine del
mahayana fosse la concezione del Bodhisattva come una persona che,
rinunciando al nirvana, apparteneva a un livello spirituale pi alto di chi, avendo
raggiunto il nirvana, si fosse cos ritirato dal mondo di nascita-e-morte. Il
Bodhisattva una persona che si rende conto della profonda contraddizione
insita in un nirvana raggiunto da s e per s. Dal punto di vista popolare, il
Bodhisattva divenne un focus di devozione (bhakti), un redentore del mondo che
aveva fatto voto di non entrare nel nirvana finale, finch anche tutti gli altri
esseri senzienti non lo avessero conseguito. Per amor loro, egli acconsentiva a
rinascere di continuo nella Ruota di samsara, finch, nel corso di innumerevoli
ere, anche lerba e la polvere non avessero conseguito la Buddit.
Tutti gli eroi del Bodhisattva dovrebbero educare la loro mente a pensare: tutti
gli esseri senzienti di qualunque classe sono indotti da me a raggiungere la
liberazione illimitata del Nirvana. Pure, quando un numero vastissimo,
incalcolabile di esseri sia stato liberato, in verit non uno solo sar stato liberato!
Perch cos, Sobhuti? Perch nessun Bodhisattva che sia veramente tale
sostiene lidea di un ego, di una personalit, di un essere, o di un individuo
separato.
(dal Vajracchedika)
Sunya (vuoto)
11 Costituisce il tema dellopera: Prajna-paramita (sapienza per passare allaltra sponda). Unopera associata alla
dottrina di Nagarjuna (200 d.C.) che considerato con Shankara, una delle menti pi elette dellIndia.
12 Questo il celebre Sunyavada di Nagarjuna, la sua Dottrina del Vuoto, altrimenti nota come il Madhyamika,
la via di mezzo.
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Tutto in dipendenza reciproca
Ci che scelto infatti esiste solo in relazione al suo opposto, dal momento
che ci che esiste viene definito da ci che non : il piacere definito dalla pena,
la vita definita dalla morte. La medesima relativit esiste fra nirvana e
samsara, bodhi (risveglio) e klesa (contaminazione). La questione del risveglio
presuppone uno stato di impurit e di frustrazione.
In altri termini: non appena il nirvana reso oggetto del desiderio, diviene un
elemento del samsara. Il reale nirvana non pu essere desiderato perch non
pu essere concepito13.
La forma non differisce dal vuoto; il vuoto non differisce dalla forma. Forma
precisamente vuoto; vuoto precisamente forma.
Questo non significa che il risveglio causer la totale scomparsa del mondo della
forma ma nellassistere al processo del risveglio. Poich il risveglio non si
verificher se si andr cercando di fuggire o di trasformare il mondo quotidiano
della forma, o di allontanarsi dalla particolare esperienza in cui ci si trovi in un
dato momento. Ogni tentativo del genere una manifestazione dellafferrare.
Risulta chiaro che tutti i propri atti intenzionali desideri, ideali, stratagemmi
sono vani. In tutto luniverso, dentro e fuori, non c nulla di cui prendere
possesso, e nessuno che prenda possesso di qualche cosa.
13 Il Lankvatara Sutra dice: Luce e ombra, lungo e breve, nero e bianco, sono termini relativi e non indipendenti
luno dallaltro; come Nirvana e Samsara; non esiste Samsara se non dove c Nirvana; poich la condizione
dellesistenza non di carattere vicendevolmente esclusivo. Perci si dice che tutte le cose sono non-duali come
Nirvana e Samsara.
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Questo stato scoperto mediante la limpida consapevolezza. La situazione
umana vista per quello che : un dissetarsi con acqua salata, un perseguire
mete che esigono semplicemente il perseguimento di altre mete, un aggrapparsi
ad oggetti che il veloce corso del tempo rende evanescenti come nebbia. Proprio
colui che cerca, che vede e sa e desidera, proprio il soggetto interiore, esiste
soltanto in relazione agli oggetti effimeri da lui desiderati.
Egli vede che il suo gesto di afferrare il mondo una stretta soffocante attorno al
proprio collo, stretta che lo priver proprio di quella vita cui tanto anela. E non
esiste via duscita, non c salvezza che egli possa ottenere con uno sforzo, con
una decisione volontaria Ma da cosa desidera salvarsi?
Vivere spontaneamente
Ma quando si prende coscienza di questo, si raggiunge il punto di rottura. Tale
coscienza matura e dimprovviso avviene un ritorno ai pi profondi stati di
coscienza. Ora possibile vivere spontaneamente senza sforzarsi dessere
spontanei. Infatti, non esiste alternativa, giacch ora si vede come non vi fu mai
un io che potesse portare lio sotto il proprio controllo.
Poich il Tathata il vero stato del Budda15 e di tutti gli esseri in genere, esso
pure si riferisce alla nostra natura vera e originale, e perci alla nostra natura
Budda. Tutti gli esseri sono dotati della natura del Budda e quindi hanno la
possibilit di diventare dei Budda. In questo senso, il termine Budda
frequentemente usato per indicare la realt stessa e non soltanto luomo
14 Esperienza non verbale che si consegue in uno stato di non-mente.
15 uno stato di non-mente.
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risvegliato. Ne deriva che nel mahayana un Budda spesso considerato una
personificazione della realt.
Qui si trova la base del buddismo di fede Sukhavati o scuola della Terra Pura16,
in cui si ritiene che tutti gli sforzi per diventare Budda siano puramente il falso
orgoglio dellego. La rinascita nella Terra Pura virtualmente equivale a divenire
Budda. Anche Nagarjuna ebbe in simpatia questa dottrina, poich essa sa
spiegare in un modo pi popolare che, siccome la propria vera natura di gi la
natura di Budda, non si deve far nulla perch essa divenga reale. In breve, per
diventare Budda solo necessario aver fede che si di gi Buddha.
Il paradiso della Terra Pura chiaramente uno sviluppo della dottrina del
Bodhisattva, secondo la quale il compito delluomo liberato la liberazione di
tutti gli altri esseri per mezzo di upaya (abili espedienti).
Per entrare nel paradiso della Terra Pura occorre solo ripetere la formula Il Nome di Amithaba o Salve,
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Amithaba nella fede che questo solo sia bastevole a provocare la propria rinascita nella Terra Pura.
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Il Paradiso della Terra Pura non lontano.
Quando si ascolta questa verit,
anche una sola volta con venerazione.
colui che lapprezza e con gioia laccoglie
ha meriti infiniti.
Il velo di Indra
Un Budda si rende esattamente conto che lintero universo il suo corpo, una
meravigliosa armonia organizzata proprio dallinterno piuttosto che da esterne
interferenze.
La filosofia mahayana pensa al corpo del Budda come triplice: (il triplo corpo)
Dal punto di vista logico la proposizione ogni cosa mente non afferma altro
che ogni cosa ogni cosa. Non vi nulla che non sia mente.
Il mondo non verbale, concreto, non contiene classi o simboli che rappresentino
o significhino altro da se stessi. Di conseguenza, questo mondo non contiene
dualismo. Il dualismo sorge infatti quando classifichiamo, quando distribuiamo
le nostre esperienze in caselle mentali, poich una casella non mai una casella
senza una parte interna e una esterna.
Cos, il mondo che noi conosciamo, quando sia inteso come mondo classificato,
un prodotto della mente; e come il suono acqua non realmente lacqua, il
mondo classificato non il mondo reale.
La creazione
Lo Yoga buddista perci consiste nella reversione del processo, nel sedare
lattivit discriminatoria della mente, lasciando che le categorie di maya cadano
di nuovo nella potenzialit, di modo che il mondo possa essere visto nella sua
inclassificata quiddit. Qui il karuna si desta, e il Bodhisattva lascia che la
proiezione risorga, essendo ormai coscientemente identificata con il carattere
gioioso e senza scopo del Vuoto.
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Capitolo quarto
Anche nel buddismo tantrico esiste una tradizione del genere, come in unopera
tantrica di Saraha del decimo secolo:
Una dottrina che si avvicini allenfasi dello zen si trova nei Sei precetti di
Tilopa:
Anche gli ind insistono sul fatto che la saggezza non deve essere appresa dalle
scritture ma solo da un insegnante (guru). Essi intendono dire che i testi reali
(come gli Yoga-sutra) contengono solo i capisaldi della dottrina, il cui studio
completo richiede qualcuno che sia a conoscenza della tradizione orale.
Creazione istantanea
Tra i precetti taoisti che hanno avuto importanza per lulteriore sviluppo dello
zen: la sua visione del tempo e del mutamento. Nel libro di Seng-chao cos
sorprendentemente analogo alla parte sul tempo del primo volume dello
Shobogenzo di Dogen, che improbabile che il celebre filosofo giapponese non
ne abbia avuto intima conoscenza.
Le cose passate sono nel passato e non provengono dal presente, e le cose
presenti sono nel presente, e non provengono dal passato I fiumi che fanno a
gara per inondare la Terra non scorrono. Laria vagante che soffia intorno
immobile. Il sole e la luna, ruotando nelle loro orbite, non girano intorno.
Allo stesso modo Dogen afferm che la legna da ardere non diventa cenere, che
la vita non diviene morte, proprio come linverno non diventa primavera. Ogni
attimo di tempo contenuto in s ed immoto.
Seng-chao tratt anche il paradosso apparente che prajna sia una forma di
ignoranza. Poich la realt ultima non ha qualit e non una cosa, non pu
divenire oggetto di conoscenza. Perci prajna, intuizione diretta, conosce la
verit col non conoscerla.
Le massime dei primi maestri zen, come Hui-neng, Shen-hui e Huang-po, sono
colme di queste idee che il vero conoscere non conoscere, che la mente
risvegliata risponde con immediatezza, senza calcoli, e che non v
incompatibilit fra la Buddit e la vita ordinaria nel mondo. Il nirvana si deve
realizzare con un lampo unico di intuizione, che tun-wu (in giapponese satori),
lusuale termine per indicare il risveglio istantaneo.
E ancora:
Unaltra poesia che rivela il suo carattere zen la seguente, scritta dal patriarca
Shen-hsiu:
Sul medesimo tono Hsan-chen inizia la sua famosa poesia, il Canto della
Realizzazione del Tao (Cheng-Tao Ke):
Capitolo primo
Percepire questo e equivale a percepire che il bene senza il male come il sopra
senza il sotto. Questa logica stravolge la pi appassionata illusione della mente
umana: che nel corso del tempo ogni cosa possa migliorare. Questo rivela come
la mente sia saldamente vincolata a un criterio dualistico, e come sia arduo
pensare in altri termini che non siano buono o cattivo, o una confusa mescolanza
dei due.
Di qui si dimostra che lintero senso disolamento soggettivo, di essere uno a cui
fu data una mente e a cui succedono delle esperienze, unillusione di cattiva
semantica, la suggestione ipnotica di un ripetuto errore di pensiero. Poich non
esiste un me stesso separatamente dalla mente-corpo che conferisce una
struttura alla mia esperienza.
Quando non siamo pi identificati con lidea di noi stessi, lintero rapporto fra
soggetto e oggetto, conoscente e conosciuto, subisce un cambiamento
improvviso e rivoluzionario. Diviene un rapporto reale, una mutualit in cui il
soggetto crea loggetto proprio nella stessa misura che loggetto crea il soggetto.
Il conoscente non si sente pi indipendente dal conosciuto; lo sperimentatore
non si sente pi appartato dallesperienza.
17Questa la dottrina Hua-yen (Kegon) della rete tempestata di gioielli, dove ogni gemma contiene il riflesso di
tutti gli altri.
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io sento che sto decidendo ogni cosa che accade, ovvero sento che tutto ci che
presuppone la mia decisione sta accadendo spontaneamente.
Poich una decisione - la pi libera delle mie azioni si attua come un singulto
dentro di me o come un uccello che canta al di fuori di me.
Questo lo strano senso di momenti senza tempo che sorge quando non si cerca
pi di resistere al flusso degli eventi, la peculiare calma e auto-sufficienza degli
istanti che si succedono quando la mente sta, per cos dire, procedendo con loro
e non tenta di arrestarli.
Questa la filosofia del non rendere il luogo dove si va cos pi importante del
luogo dove si , che non vi sia alcun punto nellandare come meta. Le mete in
realt non esistono il buono senza il cattivo, la gratificazione di un io che solo
unidea, e il domani che non viene mai.
Per un momento restiamo paralizzati perch sembra che ci manchi una base per
lazione, un terreno sotto i piedi per spiccare un salto. Eppure nulla cambiato, e
nel momento seguente ci troviamo liberi di agire, di parlare, e di pensare come
non mai, seppure in uno strano e miracoloso mondo nuovo dal quale io e
altro, mente e cose sono scomparsi.
20 Vi un parallelismo tra queste concezioni e il punto di vista della semantica korzybskiana. V il medesimo
rilievo dato allimportanza di evitare confusioni fra parole e segni, da un lato, e il mondo inesprimibile
infinitamente variabile, dallaltro.
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Soltanto quando non hai nessuna cosa nella mente e non hai mente nelle cose tu
sei sgombro e spirituale, vuoto e meraviglioso. (Te-shan)
Questa la libert dazione che sorge quando il mondo non pi sentito come
una specie di ostacolo che ci si erge contro. la scoperta della libert nei compiti
pi ordinari, poich quando il senso dellisolamento soggettivo sparisce, il
mondo non pi sentito come un oggetto intrattabile.
Ogni azione, ogni evento viene spontaneamente dal vuoto come dalla superficie
di un limpido lago guizza dimprovviso un pesce. Quando questa immagine
viene attribuita tanto alle azioni previste e abituali, quanto a quelle sorprendenti
e inattese, si pu convenire con il poeta Pang-yun:
Capitolo secondo
Lillusione della frattura proviene dal tentativo della mente di essere insieme se
stessa e lidea di s, in una fatale confusione di fatto e simbolo. Per far cessare
lillusione, la mente deve rinunciare a sforzarsi di agire su di s, sulle proprie
correnti di esperienza, dallangolo visuale dellidea di s che noi chiamiamo lego.
Questo espresso in unaltra poesia di Zenrin:
Nel suo amore per la naturalezza, lo zen lerede del taoismo, e la sua idea di
azione spontanea come attivit meravigliosa precisamente quello che i taoisti
espressero mediante la parola te, che vuol dire virt con una sfumatura di
potere magico che si concretizza senza rivelare alcun segno di volizione.
Quando gli esseri umani pensano con cura troppo minuziosa a unazione da
intraprendere, non possono decidere di agire tempestivamente. Un difetto di
fiducia nella sua autorit (te) render impossibile lagire, e il sistema rester
paralizzato.
In altre parole, se uno sta per riflettere, che rifletta, ma non rifletta sul riflettere.
A questo modo lo zen anche una liberazione dal dualismo di pensiero e azione,
dato che esso pensa come agisce, con il medesimo carattere di abbandono e di
confidenza.
Noi dobbiamo agire e pensare, vivere e morire, attingendo da una fonte che sta
al di l di tutta la nostra conoscenza e controllo. Ma questa fonte siamo noi
stessi, e quando ce ne rendiamo conto essa non ci sovrasta pi come un
oggetto minaccioso. Nessuna dose di prudenza o di esitazione, nessuna dose di
introspezione o di indagine dei nostri movimenti, pu modificare il fatto che la
mente Come un occhio che vede ma non pu vedere se stesso.
Gli uomini hanno paura di dimenticare la propria mente, temendo di cadere nel
vuoto con niente a cui potersi aggrappare. Non sanno che il vuoto non in realt
il vuoto ma il vero regno del Dharma Non pu essere cercato o inseguito,
compreso da saggezza o cognizione, spiegato in parole, toccato materialmente
(ossia oggettivamente) o raggiunto da unimpresa meritoria.
Ora questa impossibilit di afferrare la mente con la mente, una volta che la si
realizzata, la non azione (wu-wei), il seder tranquilli senza fare nulla, per cui
viene la primavera e lerba cresce da s. Non vi necessit per la mente di
cercare di abbandonarsi, o di cercare di non cercare. Nondimeno, non c
neppure bisogno di cercare di evitare le artificiosit.
La scoperta che gli aspetti sia volontari che involontari della mente sono del pari
spontanei, cagiona la fine immediata del dualismo fisso tra la mente e il mondo,
fra il conoscente e il contenuto. Il nuovo mondo in cui mi ritrovo possiede una
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straordinaria trasparenza, o assenza di barriere, cosicch io stesso mi sento
diventato lo spazio vuoto nel quale ogni cosa avviene.
Tutti gli esseri sono nel Nirvana fin dallinizio. Ogni dualismo frutto di erronea
immaginazione.
tanto impossibile opporsi allo spontaneo Tao quanto vivere in altro tempo da
ora o in altro luogo da qui. Si smette di cercare di essere spontanei quando si
vede che questo tentativo non necessario, e solo allora si avvera la spontaneit.
Laffermazione che ogni cosa il Tao coglie quasi il nocciolo del problema, ma
proprio al momento di toccarlo, le parole si dissolvono nellassurdo. Poich noi
ci troviamo a un limite in cui le parole si affievoliscono, implicando in ogni
circostanza un significato che oltrepassa e qui non v un significato ulteriore.
Lo zen entra in ogni cosa con generosit e libert senza lobbligo di tenere un
occhio su di s. Non confonde la spiritualit col pensare a Dio mentre si
sbucciano le patate. La spiritualit zen consiste proprio nello sbucciare le
patate21.
21Durante ogni attivit quotidiana possibile uscire dalla mente razionale e tornare nella condizione di essere
Budda.
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Capitolo terzo
Per quanto sia lecito supporre che la pratica dello zen sia un mezzo che ha per
fine il risveglio, le cose non stanno cos. Non si pratica lo zen per diventare
Budda; lo si pratica perch si gi Budda fin dallinizio.
Pure dovrebbe essere evidente che lazione senza saggezza, senza una chiara
consapevolezza del mondo qual in realt, non pu migliorare nulla. Inoltre, come lacqua
torbida si chiarifica meglio lasciandola immobile, si potrebbe argomentare che le persone
quietamente sedute senza far nulla stanno arrecando uno dei maggiori giovamenti ad un
mondo in tumulto.
Senza guardare innanzi ad ogni momento del domani, tu devi solo pensare a
questo giorno e a questora. Poich il domani difficile e incerto e arduo da
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conoscere, tu devi pensare a seguire la via del buddismo mentre oggi sei vivo.
Tu devi concentrarti sullo zen, praticare lo zen senza perdere tempo, pensando
che vi sia soltanto questo giorno e questora. Dopo di ci, tutto diviene
veramente facile. Devi dimenticarti del bene e del male della tua natura, della
forza o debolezza delle tue facolt.
Se viene la vita, ecco la vita. Se viene la morte, ecco la morte. Non esiste
ragione alcuna perch siate sotto il loro controllo. Non riponete in loro nessuna
speranza. Questa vita e questa morte sono la vita del Budda. Se cercate di
respingerle rinnegandole, voi perdete la vita del Budda.
I tre mondi di passato, presente e futuro non sono, come di solito si ritiene,
situati a irraggiungibili distanze. Ogni tempo qui in questo corpo, che il corpo
del Budda. Il passato esiste solo nella sua memoria e il futuro nella sua
anticipazione, e luno e laltro esistono ora; poich, quando il mondo scrutato
direttamente e con chiarezza, il tempo passato e il tempo futuro non si possono
trovare in nessun luogo.
Voi siete innanzitutto Budda; non la prima volta che sarete dei Budda. Non
esiste una minima cosa che possa definirsi errore nella vostra mente innata.
Se avete il bench minimo desiderio di essere migliori di quanto siate
realmente, se vi eccitate alla ricerca di qualcosa, voi state gi procedendo
contro il Non-nato. (Bankei)
Se la tua mente non sar agitata da venti e da onde, vivrai sempre tra
montagne azzurre e verdi alberi. Se la tua vera natura possiede la forza
creativa della Natura stessa, ovunque tu vada, vedrai i pesci guizzare e le oche
svolazzare. (Hung Tzu cheng)
Il respiro
Laspirazione pu allora seguire come una semplice azione riflessa. Laria non
viene attivamente aspirata; le si consente di entrare; e poi, quando i polmoni
siano completamente riempiti, le si permette di uscire di nuovo. Questo modo di
respirare lo zen stesso nel suo aspetto fisiologico.
Come per ogni altro aspetto dello zen, il respiro ostacolato da ogni tipo di
sforzo; e per questo motivo i principianti sviluppano sovente quellansia
particolare di chi si sente incapace di respirare senza mantenere un controllo
cosciente.
Il momento presente
Finch ci non sia divenuto chiaro, sembra che la nostra vita sia tutta passato e
futuro, e che il presente non sia niente di pi di quel capello infinitesimale che li
divide. Ne consegue la sensazione di non avere tempo di un mondo che
saffretta con tale rapidit che trascorso prima che noi lo abbiamo goduto. Ma
attraverso il risveglio allistante si capisce che tale impressione lopposto
della verit; piuttosto il passato e il futuro che sono illusioni effimere, e il
presente eternamente reale.
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Noi scopriamo che la successione lineare del tempo una convenzione del
nostro pensiero verbale monodiretto, di una coscienza che interpreta il mondo
afferrandone piccoli pezzi e chiamandole cose ed eventi. Ma ognuno di simili atti
della mente esclude il resto del mondo; cos che tale tipo di coscienza riesce a
conseguire una visione approssimativa del tutto solo mediante una serie di atti
di possesso, luno di seguito allaltro.
Nondimeno la superficialit di questa coscienza palese nel fatto che essa non
pu regolare, e non regola, nemmeno lorganismo umano. Poich se la coscienza
dovesse controllare il battito del cuore, il respiro, lazione dei nervi, delle
ghiandole, dei muscoli, e degli organi dei sensi, si aggirerebbe con furia selvaggia
per il corpo interessandosi di una cosa dopo laltra, senza aver tempo per nulla di
diverso.
Ma ci non accade se cerca di concentrarsi sul presente, sforzo che riesce solo a
far sembrare il momento ancora pi elusivo e sfuggente, ancora pi difficile da
mettere a fuoco.
Compiere uno sforzo per concentrarsi sullistante presuppone che esistano altri
momenti. Ma questi non si possono trovare in nessun luogo, e in verit si sta cos
comodi nelleterno presente come gli occhi e le orecchie rispondono alla luce e al
suono. Ora, tale eterno presente altro non se non il fluire senza
tempo inaffrettato del Tao.
V soltanto questo ora: non proviene da nessuna parte; non procede verso
nessuna parte; non permanente; ma non non-permanente; si muove, eppure
sempre fermo; quando cerchiamo di ghermirlo sembra fuggir via; eppure
sempre qui e non si pu sfuggirgli. E quando ci volgiamo a cercare lio che
conosce questo momento, troviamo che scomparso insieme al passato. Perci il
sesto patriarca dice nel Tan-ching:
In questo momento non v nulla che venga in essere. In questo momento non
v nulla che cessi di essere. Cos non vi nascita-e-morte che debba
concludersi. Lassoluta tranquillit (del nirvana) il momento presente.
Sebbene sia in questo momento, questo momento non ha limiti, e quivi eterno
diletto.
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Sommario
PRIMA PARTE ...................................................................................................... 1
Capitolo primo ................................................................................................... 1
il Tao: lindefinibile concreto processo del mondo, ........................................ 5
Capitolo secondo.............................................................................................. 12
Le origini del buddismo ............................................................................... 12
Induismo e Buddismo ................................................................................... 17
Le Quattro Nobili Verit .............................................................................. 19
Non esiste una legge morale ........................................................................ 21
Retta concentrazione ................................................................................... 21
Il samadhi .................................................................................................... 22
Dhyana (meditazione) .................................................................................. 22
Capitolo terzo................................................................................................... 24
Il buddismo mahayana ................................................................................ 24
Siamo gi nel Nirvana .................................................................................. 25
Sunya (vuoto) ............................................................................................... 26
Tutto in dipendenza reciproca................................................................... 27
Non v nulla da afferrare............................................................................. 27
Vivere spontaneamente................................................................................ 28
Quiddit = esperienza non verbale .............................................................. 28
Tutti gli esseri sono dei Budda ..................................................................... 28
Scuola della Terra Pura ................................................................................ 29
Il velo di Indra .............................................................................................. 30
Il mondo fisico una proiezione della mente .............................................. 31
La creazione ................................................................................................. 32
Capitolo quarto ................................................................................................ 33
Lorigine e lo sviluppo dello zen ................................................................... 33
Creazione istantanea .................................................................................... 34
PARTE SECONDA............................................................................................... 36
Capitolo primo ................................................................................................. 36
Ogni evento creato da me! ......................................................................... 38
Capitolo secondo.............................................................................................. 41
Capitolo terzo................................................................................................... 44
Sperimentare il mondo uscendo dalla mente .............................................. 44
Il respiro ....................................................................................................... 45
Il momento presente .................................................................................... 46