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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI TRIESTE CORSO DI LAUREA IN STORIA

Tesi di Laurea in Storia delle Religioni

SCRITTURA SIBILLINA. I LIBRI FATALES DELLA STORIA ROMANA.

Laureanda: Sara Fattor

Relatore: Chiar.ma Prof.ssa Ileana Chirassi Colombo

Correlatore: Chiar.ma Prof.ssa Paula Botteri

ANNO ACCADEMICO 2006 - 2007

INDICE. INTRODUZIONE. ...................p. 4

I PARTE. Una breve panoramica degli studi ........................... p.12 La Sibilla in Grecia e a Roma. Un profilo....................p.17 I libri Sibillini nella divinazione romana............................p.21 I libri Sibillini, un repertorio rituale ispirato.......................... p.25 La Sibilla e la Fortuna. p.30 Il mito dellarrivo della Sibilla a Roma; per una lettura delle fonti antiche...................... p.32

II PARTE
I libri Sibillini nella storia............ p.37

CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL V SECOLO A.C. ..........p.39


Le consulatazioni sibilline nell racconto storico-annalisito. p. 39 /504 a.C., I ludi Tarentini. p. 41 /496 a.C., Ceres, Liber e Libera. p. 45 /488 a.C., Attaccare Coriolano? p. 49 /461 a.C., Numerosi prodigia e un tumultus annunciato. p. 51 - 436 a.C., Pestilenze, terremoti, obsecratio e la vicenda di Spurio Melio. p. 56- 433 a.C., Problemi di salute. p. 58

CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL IV SECOLO A.C........p.62


399 a.C., Una pestilenza, il primo lectisternium, ed il primo tribuno militare con potesta consolare. p. 62- 390 a.C. Expiare i templi dopo loccupazione gallica. p. 68 - 364 a.C., I libri Sibillini e la clavifixio. p. 70 - 362 a.C., Il martirio per leterna salvezza della patria. p. 74 - 348 a.C., Una pace troppo duratura. p. 77 - 344 a.C. Laedes di Iuno Moneta e una opportuna pioggia di pietre. p. 78 - 326 a.C., Il quinto lettisternio: labitudine di invitare a pranzo gli dei. p. 80

CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL III SECOLO A.C. ..........p.81


Un secolo cruciale. p. 81 - 295 a.C., Vittorie e fulmini. p. 81 - 293 a.C., Lintroduzione del dio guaritore Asklepios /Aesculapius. p. 84 - 276 a.C. Il grande freddo e loccupazione dei templi, p. 89 - 248 a.C., I ludi Saeculares. p. 92 - 238 a.C., I giochi in onore di Flora. p. 93 - 228 a.C., Un delitto religioso. p. 98 Politica dei libri Sibillini e seconda Guerra Punica. p. 103 - 218 a.C., La sconfitta del Ticino e i prodigi. p. 104 - 217 a.C. /a, I terribilli signa seguenti alla sconfitta della Trebbia. p. 108 - 217 aC. /b, Gli errori di Caio Flaminio, la disfatta del Trasimeno ed i remedia di Fabio Massimo. p. 113 - 216 a.C., Il baratro di Canne: lorrore della fine, lo stuprum della vestali e il secondo delitto rituale. p. 117 - 212 e 208 a.C., Le profezie del misterioso Marcio e i ludi Apollinares. p. 119 - 207 a.C. La nascita dellandrogino. p. 124 - 205 a.C. Un aiuto esterno: la Grande Madre asiatica a Roma. p. 128

CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL II SECOLO A. C.... p.131


Un secolo ripetitivo: il monstrum ricorrente degli androgini. p.131 - 200 a.C., Un androgino neonato, uno di sedici anni e altri mostri. p. 133 - 196 a.C., Terremoti: la terra in crisi. p. 134 193 a.C., Alluvioni, fulmini e altri prodigi. p. 135 - 191 a.C., Il malaugurato passeggio dei bovi sul tetto, i fulmini e lo Ieiunium Cereri. p. 137 - 190 a.C., Ancora fulmini ed altri prodigi. p. 139 - 189 a.C, Manlio Vulsone ed il divieto di superare il Tauro. p. 141 -188 a.C., Pietre dal cielo, fuochi dalla terra. p. 143 - 187 a.C., Pestilenza e supplicatio p. 145 - 186 a.C., Pioggia di pietre, fulmini, ermafroditi: la destabilizzazione a Roma e in Italia. p. 145 -183 a.C., Piove sangue e nasce unisola nuova. p. 146 -181 a.C., Piove sangue, la statua di Iuno piange, la peste uccide. p.148 - 180 a.C., Continua la pestilenza. p. 149 - 179 a.C., Una tempesta e un mulo con tre zampe. p. 150 - 174 a.C., Prodigi, pestilenza e mostri. p. 151 - 173 a.C., Una flotta in cielo e pesci in terra: prodigia e supplicatio. p. 152 - 172 a.C., La colonna fulminata. p. 153 - 189 a.C., Prodigi che coinvolgono Fortuna. p. 155 -149/146 a.C., Celebrazione dei Ludi Saeculares. p. 156 -144 a.C., Acqua contestata: la politica degli acquedotti ed i Marcii. p. 157 - 143 a.C., Una sconfitta militare ed una prescrizione sibillina. p.158 -142 a.C., Fame, peste e un androgino. p. 159 - 133 a.C., Un assassinio sacrilego e la richiesta di aiuto all antIquissima Ceres. p. 160 - 125 a.C., Labominio dellandrogino e il carme sibillino di Flegonte da Tralles. p. 165 - 122 a.C., Loperato di Caio Gracco, la sua uccisione e un androgino. p. 166 - 119 a.C, Un androgino gettato in mare. p. 168 - 118 a.C., Un fegato incompleto, una pioggia di latte ed altri fenomeni. p. 168 - 117 a.C., Vari prodigi e un androgino a Saturnia. p.169 - 114 a.C., Uno stupro fulmineo. p. 170 - 108 a.C., Un caso di cannibalismo. p.171

CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL I SECOLO A. C....... p.172


I libri Sibillini e le profezie mediterranee. p.172 - 98 a.C., Un fegato anormale. p. 181 - 97 a.C., Ancora androgini a Roma. p. 182 - 95 a.C., Un androgino ad Urbino. p. 182 - 92 a.C., Due androgini ad Arezzo e altri mostri. p. 183 - 87 a.C., Il pericolo della monarchia. p. 185 63 a.C., La profezia dei tre Cornelii. p. 186 - 56 a.C., Il re dEgitto. p. 189 - 44 a.C., Il re di Roma. p.192 - 17 a.C., L imperium sine fine. p. 194 - Un epilogo inevitabile. p. 204

CONCLUSIONE...........p.205 APPENDICE................p.210 OPERE DI RIFERIMENTO PER I TESTI LATINI E GRECI UTILIZZATI.......p.214 BIBLIOGRAFIA..................p.216

INTRODUZIONE.

Qualche parola sulla divinazione in generale. La divinazione, intesa come insieme di pratiche codificate di esplorazione di fatti non normalmente conoscibili dalluomo come la conoscenza anticipata degli eventi futuri - ha avuto e ha tuttora un ruolo notevole in quelle culture che presentano una diversa organizzazione del simbolico rispetto ai grandi sistemi monoteistici. Ci riferiamo ad esempio ai sistemi politeistici 1. In queste culture, dal punto di vista funzionale e antropologico, le pratiche divinatorie, lungi dal costituire un fenomeno marginale, rappresentano invece una risorsa in pi, a disposizione non solo dei singoli individui ma anche della intera societ. Costituiscono cio una fonte accreditata, capace di svolgere un ruolo risolutore a cui possono ricorrere tanto i singoli nella loro quotidianit quanto i gruppi per la risoluzione delle pi diverse situazioni di crisi nella vita collettiva 2.
1

Sono le culture che non riconoscono un' unica e inconfutabile fonte di sapere e potere non

riconoscendo lunico Dio dei monoteismi, il quale non pu lasciare fuori controllo il vasto campo della elaborazione di saperi autonomi. Da ci il rifiuto, nelle culture monoteistiche della divinazione, ma anche delle pratiche magiche. SABBATUCCI 1989, p.VII IX; cfr. SABBATUCCI 1999, p.39. Per lanalisi dei sistemi politeistici, rimandiamo a SABBATUCCI 1998, vedi in particolare vol. I, pp. 9 19.
2

VERNANT 1982, pp. 5 - 7. La fonte per noi pi completa sulla divinazione nel mondo greco

romano il de Divinatione di Cicerone. Un utile approccio all argomento costituito dallintroduzione e dal commento allopera di Cicerone del Pease, (PEASE 1923). Di questo lavoro molti aspetti sono ripresi nella traduzione italiana del de Divinatione, TIMPANARO 2001 (prima edizione 1988); cfr. l introduzione all edizione francese, KANY-TURPEN 2004. Sulla divinazione nel mondo antico, in generale, rimane notevole lopera in quattro volumi, BOUCHE LECLERQ 1879-82. Per un approccio storico-religioso e antropologico vedi il volume collettivo curato da J. Vernant Divination e rationalit (trad. it. Divinazione e

Proprio per la loro importanza anche sul piano della vita comunitaria, le pratiche divinatorie sono state variamente istituzionalizzate e sottoposte al rigido controllo di organi speciali. La Sibylla, le sibyllai. In particolare, nel sistema politeistico dell antica Grecia, lattenzione e il controllo si sono concentrati sulla mantica cosiddetta ispirata o technos, cio quella mantica in cui la sfera extraumana, demonica o divina, contatta direttamente lumano scegliendo di parlare attraverso la voce di una persona ispirata, appunto, o posseduta 3. Lesempio pi eclatante di questa volont di controllo dato dal centro oracolare delfico, in cui la pratica della divinazione mantica non tecnica, era istituzionalizzata nella struttura del santuario oracolare4. Qui operava, in funzione sacerdotale, la Pythia, la prophetis, che forniva con il suo corpo il tramite attraverso cui il dio Apollo dava i responsi ai quesiti posti 5. Accanto e al di fuori della mantica ispirata istituzionalizzata e organizzata di Delfi e degli altri santuari, il mondo greco conosce anche un altro tipo di mantica, praticata da personaggi mitici, pseudostorici e propriamente storici, comunque difficilmente inquadrabili, utilizzatori di un modello mantico alternativo rispetto a quello offerto dalle grandi sedi oracolari ufficiali. Tali personaggi si presentano principalmente come itineranti, non collegati ad una sede oracolare. Possiamo ad esempio richiamare i famosi manteis mitici noti alla poesia esametrica, Tiresia, Calcante, Melampo, i quali si avvalgono soprattutto delle procedure della mantica tecnica 6 .
razionalit, VERNANT 1982); e SABBATUCCI 1989.
3

CHIRASSI COLOMBO 1995, p. 429-430 e CHIRASSI COLOMBO 1985. Sul tema della

comuicazione umano-divino e ladeguamento del linguaggio divino al linguaggio umano, vedi CHIRASSI COLOMBO 1998.
4

Sul centro oracolare di Delfi, lo studio pi importante rimane la monografia in due volumi Nel termine greco la preposizione pro- significa in luogo di qualcuno; f econnesso con fm io dico Cfr. DELG. Il femminile proftis e usato

WORMELL-PARKE 1965.
5

lelemento radicale del verbo

soprattutto per la Pizia, (cfr. Plat. Phaedr. 244a.) cfr. MILANI 1993, p.34
6

CHIRASSI COLOMBO 1985. Manteis

tecnici, con diverse mansioni, sono segnalati

Collegati invece pi propriamente alla mantica ispirata sono i Bakides, personaggi storici, ben noti nella Grecia del V secolo a. C., fra cui il pi noto lindovino beota Bakis, i cui oracoli si riferivano ad eventi storici e mitici della Beozia 7. In questa categoria di figure itineranti, non legate ad una sede oracolare e utilizzanti tecniche proprie della mantica ispirata, si inserisce la Sibilla, figura di profetessa annunciatrice di sventure, guerre e calamit 8, alla quale il mito attribuisce una durata della vita straordinariamente lunga 9. Con i Bakides la Sibilla divide lutilizzo di una mantica ispirata ottenuta attraverso lo stato di entheos (posseduto dal dio o avente il dio in s) o comunque in stato modificato di coscienza. Tuttavia, rispetto ai Bakides, che appaiono rigorosamente storici, la Sibilla, o meglio le Sybillai, sfumano sempre in una dimensione mitica
10

; la ricostruzione dei vari racconti riguardanti la storia e

la genealogia delle varie sibille fu un cruccio degli eruditi ellenistici e rimane ancora oggi un problema aperto 11. Comunque, aldil di una ricostruzione filologica, a noi importa notare che le molte Sibille locali ci attestano l ampia diffusione che, in diversi momenti della
abbondantemente nei GEORGOUDI 1999.
7

vari santuari greci oracolari come parte del personale; vedi

Cfr. Paus. IV. 27. 4; IX. 17. 5-6; X. 12. 11. Sui Bakides come personaggi storici, vedi in Sulle caratteristiche della profezie sibilline greche, vedi PARKE 1992, p. 17 ss. Cfr. Heracl. Fr. 92, D-K., frammento contenente la prima occorenza del termine Sibiylla, Cfr. tuttavia Arist. Probl. 954 dove i Bakides sono accomunati alle Sibille, in ununica Sulla Sibilla, la diffusione del suo mito e delle sue profezie rimane fondamentale la messa

particolare ASHERI 1993.


8 9

che collega la profetessa ad un frammento di tempo della durata di mille anni.


10

categoria.
11

a punto di W.H. Parke, PARKE 1992; vedi anche POTTER 1990. Di fronte al fiorire di miti che vedevano la Sibilla legata a pi localit, alcuni eruditi, (Eraclide Pontico, Pausania, Varrone) dal quarto secolo a.C, redessero delle liste di sibille (PARKE 1992, p.37-67 ). La pi famosa di queste quella di Varrone, citata attraverso Lattanzio (Div. inst. I. 6), che elenca dieci sibille, fra cui si possono individuare tre sibille italiche, la Sibilla Cimmeria, la Sibilla Tiburtina e la Sibilla Cumana. Fu proprio questultima, sempre secondo Varrone, a portare i libri Sibillini a Roma; la Sibilla Cumana famosa per la descrizione di Virgilio nel VI libro dellEneide. Per gli antichi culti cumani e la Sibilla vedi VALENZA MELE 1977; VANOTTI 1999; per ipotesi dellesistenza in Cuma di un centro oracolare in epoca arcaica, vedi principalmente GUARDUCCI 1946; vedi anche PARKE 1992, p. 89 123.

storia del Mediterraneo, trov un modello particolare di divinazione ispirata, mobile, che per certi aspetti pu ricordare, il modello storico del profeta itinerante ebraico 12. Uno studio sulle profezie sibilline pu quindi offrirci un paradigma di come diverse culture accolsero per i propri fini, una figura originariamente estranea, adattandola alle proprie esigenze e determinando cos lo sviluppo di un nuovo prodotto culturale. La parola scritta. Noi in particolare ci occuperemo dell adattamento del tema sibillino nellambito della religio romana. Come prima fondamentale osservazione possiamo dire che a Roma la profezia mobile, errante e soprattutto orale della Sibilla greca diventa testo, si immobilizza nella scrittura. Nell Urbs non era attivo un oracolo della Sibilla ma venivano ufficialmente conservati, i cosiddetti libri Fatales o libri Sibillini, cos definiti dalla tradizione accolta dagli storici, in particolare da Livio e variamente attribuiti ad una Sibilla, il pi delle volte alla Cumana, ma anche alla Eritrea. Il contenuto di questi testi scritti pone molti problemi. Per Virgilio, in et tardo repubblicana, i libri contenevano gli arcana fata, la

12

Cfr. CHIRASSI COLOMBO 2007. Enorme bibliografia sul profetismo ebraico. Come breve

introduzione allargomento, vedi SACCHI 1993. La figura della Sibilla venne altres accolta dalla comunit giudaica alessandrina, che a partire da non pi tardi della fine del terzo secolo adott la profetessa come portavoce di numerose profezie. La sibillistica ebraica and a confluire nella collazione degli Oracula Sibyllina , raccolta di 12 libri (di cui il III di particolare interesse nello studio degli adattamenti cui la Sibila venne sottoposta in ambito ebraico), messa assieme a Bisanzio nel VI d.c. E molto controversa e discussa la valutazione del materiale profetico degli Oracula; in particolare non risolta la questione delle caratteristiche profetiche pagane rispetto a quelle giudaiche, per cui in ultimo risulta difficile dire quali modifiche sub la Sibilla nella cultura giudaica e quali caratteristiche rimasero immutate. Edizioni degli Oracula Sibyllina: GEFFCKEN 1902; KURFESS 1951; vedi anche COLLINS 1983. Fra gli studi, vedi COLLINS 1983 e COLLINS 1987. Sulle caratteristiche pagane rintracciabili nelle profezie degli Oracula: PARKE 1992, p. 17 31, e su posizioni opposte COLLINS 1983 e COLLINS 1999.

storia segreta di Roma

13

. La Sibilla era rappresentata come conoscitrice di

tutta la storia romana, passata, presente e futura cio del destino, fatum, della citt14. Da tener presente che la conoscenza intera della storia, non solo del futuro, costituisce il sapere topico del mantis, lindovino tecnico greco 15. I libri Sibillini, che dovevano per definizione contenere la conoscenza allargata di tutto il tempo della storia, diventano parte integrante del sistema divinatorio romano e vengono consultati come un oracolo. Alla loro custodia e consultazione era preposto un apposito collegio, il quale poteva leggervi il contenuto solo e quando il senato ne avesse dato ordine, come avveniva in quelle occasioni di crisi per la comunit intera evidenziate dalla comparsa di un segno straordinario, un prodigio, evento che faceva scattare la ricerca dei mezzi attraverso i quali ristabilire il normale ordine delle cose. Questa doppia valenza dei libri Sibillini
16

, intesi sia come depositari della

storia di Roma, che come fonte a cui ricorrere in occasioni di crisi, era ben presente agli scrittori latini. Secondo Varrone, la Sibilla non solamente aveva vaticinato i pericoli agli uomini mentre era in vita, ma aveva altres provveduto a lasciare attraverso le fonti scritte un mezzo che permettesse di conoscere ci che si doveva fare nel caso della comparsa di un prodigio13

Cfr. Virg. Aen. VI. vv.65-75; Enea al cospetto della Sibilla Cumana, le si rivolge con queste

parole: Tum Phoebo et Triviae solido de marmore templum / instituam [...] /Te quoque magna manent regnis penetralia nostris:/ hic ego namquam tuas sortis arcanaque fata,/ dicta meae genti, ponam lectosque sacrabo/ alma viros.[...] Con l espressione sortis arcanaque fata sono intesi i libri Sibillini; questi erano deposti e conservati nel tempio di Apollo sul Palatino Phoebo et Triviae solido de marmore templum. Con i lectos viros si allude al collegio dei viris sacris faciundis, preposto alla loro custodia. Cfr. CANCIK 1983, pp. 513 ss; lo studioso ritiene che dovesse esser opinione diffusa che la Sibilla avesse predetto i punti critici dellintera storia di Roma con tutte le mancanze, le disgrazie e le riparazioni cultuali e circostanziali richieste.
14

In questo senso importantissimo il ruolo della Sibilla nel VI libro dellEneide di Virgilio, dove

la Sibilla la sanctissima vates, praescia venturi (vv. 65-66), che predice ad Enea le difficolt che dovr affrontare dopo il suo insediamento nel Lazio (vv.83-97) e lo conduce nell Averno, dove il padre Anchise presenta al figlio la rassegna dei suoi discendenti che faranno la grandezza della futura Roma.
15 16

CHIRASSI COLOMBO 1985. Cfr. FEVRIER 2004; MAZUREK 2004.

portentum (Varro. De re rust. I. 1. 3. )17: neque patiar Sibyllam non solum cecinisse quae, dum viveret, prodessent hominibus, sed etiam quae, cum perisset ipsa, et id etiam ignotissimis quoque hominibus [] ad cuius libros tot annis post publice solemus redire, cum desideramus quid faciendum sit nobis ex aliquo portento. Tale doppio linguaggio per, non deve essere considerato una caratteristica esclusiva dei libri Sibillini. Anche in Grecia abbiamo casi in cui il responso conservato consisteva nellindicazione riguardante lesecuzione di determinati rituali e atti espiatori 18. E importante invece notare come la mantica sibillina a Roma - dove il sistema divinatorio dominato dalla mantica tecnica - cristalizzi lesperienza della mantica a-technos-non tecnica-ispirata nella scrittura, capovolgendo cos la situazione greca . Roma cio mette al centro dell attenzione divinatoria un libro rivelato che non si pu leggere a piacimento, ma deve essere interrogato e funziona quindi come un oracolo19. Questo testo inoltre si presenta come contenitore di tutta la sua storia, come a dire che il fatum della citt gi stabilito, fissato nella scrittura. Ora, nonostante il fatto che la effettiva esistenza di un grande testo divinatorio custodito dallo stato romano e comunemente attribuito ad una Sibilla sia un dato storico certo, reale20, interessante
17 18

riflettere sul fatto

Cfr. anche Serv. ad Aen. VI. 72. Un esempio dato da un oracolo di Apollo ad Argo per i Messeni, in cui ordinato di Ci non significa che i romani ignorassero le pratiche mantiche orali, le quali erano

celebrare i misteri; vedi PIERART 1990. Cfr. BREGLIA PULCI DORIA 1999, p. 279-280
19

ampiamente utilizzate dai popoli mediterranei con cui la citt era in contatto e che potevano essere utilizzate anche in chiave antagonista alla potenza romana; cfr lesempio dello schiavo siriano Euno, capo della rivolta servile siciliana (139/136-132 a.C.; vedi Diod. 34-35, 2, 5-7; ROSSI 1980, pp. 35 ss.), di cui Diodoro Siculo dice che dava oracoli, . Euno si presenta come una figura che costruisce la propria influenza attorno alla capacit profetica e che inoltre rivendica per s anche un carisma di tipo regale. Proprio la capacit profetica era una delle principali caratteristiche attribuite dai romani ai mitici re del Lazio vetus (vedi nota 72). Euno dunque veniva a riproporre quel modello ideologico che la civitas per farsi tale aveva rifiutato.
20

Per quanto riguarda leffettiva concretezza materiale dei libri Sibillini, le fonti antiche ci vennero bruciati dall'incendio verificatosi nel tempio di

informano che nell 83 a.C. essi

Iuppiter Optimus Maximus e ricomposti in un secondo momento, (Tac. Ann. VI. 12).

come questo rimanga per noi, come del resto la Sibilla stessa, un oggetto, impalbabile. Infatti, nonostante i molti studi, dare una definizione delleffettiva natura dei libri Sibillini risulta problematico, sia in merito alla loro origine sia, in particolare, per quanto ne riguarda il contenuto, ed il modo in cui questo doveva essere organizzato. Coserano esattamente i cosiddetti libri Sibillini ? Al di l dei vari tentativi che sono stati fatti per cercare di determinare la natura di un contenuto ormai andato perso attraverso mezzi filologici, bisogna cercare di capire, quale valore funzionale i libri Sibillini avessero per la res pubblica romana. E in questo senso che intendiamo indirizzare questa tesi. Per un profilo della ricerca. Per comodit di esposizione abbiamo diviso la nostra ricerca in due parti. La prima parte costituisce unintroduzione alla tematica sibillina, e nella fattispecie vengono analizzate le particolari caratteristiche assunte dalla Sibilla a Roma. Questa prima parte si articola in cinque capitoli. Nel primo capitolo, esponiamo la storia degli studi, attraverso una breve panoramica delle teorie volte ad inquadrare la particolarit dei libri Sibillini fino ad ora proposte. Nel secondo capitolo intendiamo analizzare e riassumere le caratteristiche principali della complessa figura della Sibilla, in quanto propositrice di una particolare modalit mantica, e come questa venne ad adattarsi e a configurarsi nellorizzonte della cultura romana. Nel terzo capitolo esaminiamo lutilizzo dei libri Sibillini nella prassi divinatoria romana. Col quarto capitolo intendiamo analizzare la posizione particolare della mantica ispirata a Roma, e la presenza problematica dei libri Sibillini nell Urbs come rappresentanti di questa modalit divinatoria allinterno di un sistema basato principalmente sulla mantica tecnica. 10

Nel quinto capitolo presentiamo le fonti storiche riguardanti il racconto dellintroduzione dei libri Sibillini a Roma al tempo della monarchia; in particolare si cerca di ricostruire la storia di questa tradizione, considerata frutto di una rielaborazione annalistica. La seconda parte costituisce il momento pi impegnativo della tesi, in cui vengono sistematicamente presentate e analizzate tutte le fonti che ci rendono conto delle consultazioni sibilline nel corso della storia repubblicana di Roma. Cercheremo cos di delineare e ricostruire la storia delle consultazione sibilline e anche di ricostruire, per quanto possibile, il contenuto di un testo per noi andato irrimediabilmente perduto.

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I PARTE

Una breve panoramica degli studi.

Sono state formulate varie ipotesi, anche molto diverse tra loro, per capire quale doveva essere loriginario contenuto dei libri Sibillini. La maggior parte degli studiosi si sono proposti di delinearne le caratteristiche cercando di determinare la matrice culturale di questi testi. Considerando che le fonti ci hanno trasmesso il racconto di quello che costituisce il mito dacquisizione dei libri Sibillini, cio una narrazione che presenta questi ultimi come una raccolta di origine straniera che Roma acquista dallesterno e il dato attestato dalle fonti per cui i libri Sibillini erano scritti in greco21, molti studiosi li hanno considerati come un prodotto importato. I libri sarebbero stati introdotti a Roma dalle colonie della Magna Grecia con cui lUrbs si trovava in contatto sin dalle sue origini 22. A questo proposito, H.W. Parke, considerando che i primi frammenti profetici paragonabili a vere e proprie profezie sibilline ci sono attestati a Roma solo dallinizio del I secolo
23

, esclude che in origine la raccolta contenesse

materiale effettivamente profetico. Il Parke ritiene, invece, che i libri si


21

Da non dimenticare tuttavia che anche la prima annalistica romana (III a.c.) era scritta in

greco, perch doveva assolvere alla funzione di presentare al mondo ellenistico la storia di Roma, che si proponeva allora come la nuova forza egemone emergente. Sulla prima annalistica in lingua greca la bibliografia molto estesa. A livello orientativo, vedi DANNA 1987.
22

BOUCHE LECLERQ 1882, IV, 286 290; DIELS 1890; WISSOVA,1912, p.462 ss.; 1923; Cfr. PARKE 1992, p. 163 ss.

NILSSON, 1951.
23

12

configurassero come un repertorio di riti espiatori, remedia. Tale repertorio risulterebbe cos assimilabile, in parte, a quei particolari scritti circolanti nel mondo greco attribuiti ai theologoi, poeti epici di et arcaica e ai chresmologoi, figure ricorrenti, ad esempio, nelle commedie dAristofane (Uccelli, 974), che possono essere definite come dicitori di oracoli, rientranti anche essi nella categoria dei profeti itineranti greci 24. Il confronto con questi personaggi e le loro raccolte oracolari suggestivo; comunque sarebbe troppo semplicistico prendere in considerazione solo lelemento greco e considerare i libri Sibillini come un prodotto di matrice esclusivamente magno-greca. Altri studiosi, pur non tralasciando il dato secondo cui i Sibillini erano scritti in greco e attribuiti appunto ad una profetessa greca - hanno piuttosto rivolto lattenzione sulle caratteristiche presentate da alcuni dei rituali espiatori introdotti dopo la consultazione dei libri. Questi studiosi hanno rilevato un possibile riscontro di elementi etruschi o, pi generalmente, italici, e hanno quindi identificato i libri Sibillini come un prodotto originariamente etrusco o etrusco-italico. Al nucleo autoctono, in un secondo momento si sarebbe aggiunto materiale greco e magari autenticamente sibillino-oracolare. La contaminazione sarebbe avvenuta in et ellenistica. Queste ipotesi suggeriscono che la stessa attribuzione della raccolta alla Sibilla sia stata unaggiunta tarda per un prodotto di matrice diversa particolare rinnovamento dellassetto religioso di Roma 26. Soprattutto convinto dellorigine etrusca dei libri Sibillini R. Bloch. Lo studioso ha presupposto che i libri siano stati in origine redatti in etrusco, in un secondo momento ricopiati in greco, e attribuiti quindi alla Sibilla. L indagine del Bloch, parte dalla considerazione del particolare assetto multilinguistico e multiculturale dellItalia antica, ed dal fatto che i libri erano
25

Lattribuzione sarebbe forse avvenuta nel III secolo a.C., un periodo di

24

PARKE 1992, pp. 163-164; pp. 229-231. In particolare sui

theologoi, pp. 209-227. I

chresmologoi, Secondo H.W. Parke, vanno considerati come professionisti che possedevano raccolte di oracoli, da cui estrarre versi adatti ad ogni occasione. Cfr. pp. 29-30. Vedi anche OLIVER 1952.
25 26

HOFFMANN 1933, p. 18 ss; Cfr. GAGE 1955, p. 24- 38. DUMEZIL 1974, p. 591.

13

anche chiamati Fatales, come i corrispettivi Etruschi vari settori del campo religioso 28.

27

. Agli Etruschi infatti

attribuita una cospicua letteratura -testi scritti definiti libri- che abbracciano Un altro studioso, J. Gag, nel suo monumentale lavoro dedicato allo sviluppo del graecus ritus 29, indica proprio i libri Sibillini come ispiratori di una mistica apollinea-sibillina, che avrebbe progressivamente trasformato la religione romana attraverso lintroduzione di riti e divinit provenienti dalla Grecia. Lo studio di J.Gag risente della vecchia interpretazione secondo cui Roma avrebbe subito passivamente linfluenza dei culti stranieri e, in particolare, di quelli greci, che avrebbero irrimediabilmente e radicalmente corrotto loriginaria, vera religione romana
30

. In realt, i rituali introdotti dai Sibillini

rispondevano ad esigenze ben precise e contingenti, che tenevano conto delle diverse influenze provenienti da tutte le culture nellorbita della citt. Fin dal secolo VI a. C. Roma si presentava come citt aperta pronta ad accogliere elementi religiosi altri
31

. Tale caratteristica segue del resto un

modello piuttosto comune nei sistemi politeisti e variamente presente nelle poleis greche. I sistemi politici - politeisti si dimostrano infatti molto adatti allintegrazione dellaltro. Roma non si comportava diversamente, attuando un processo di assimilazione che puntava a far diventare romane realt
27

BLOCH 1940; BLOCH 1963 ( trad. it. 1981) p. 87 97.; BLOCH 1965. DUMEZIL 1974, pp. Cicerone divide i libri etruschi in tre categorie: Cic. De div. I. 72; Libri Fatales degli

590-591; Vedi anche POTTER 1980, p. 476; GUITTARD 2007, p 238 ss.
28

etruschi sono nominati in Cens. XIV; Cic. I. 10; Liv. V. 15; a questi ultimi si attribuiva la dottrina della successione dei saecula. Sulla divinazione etrusca e lutilizzo di libri oracolari Vedi DUMEZIL 1974, pp. 620-624; CAPDEVILLE 1997; BRIQUEL 1990; BRIQUEL 1993; GUITTARD 2007, pp. 289 ss.
29

Apollon romain. Essai sur le culte dApollon et le dveloppement du ritus graecus

Rome, des origines Auguste (GAGE 1955). Per il concetto di ritus graecus, vedi infra, p. 123.
30

Cfr. SHEID 1995, p.15; p.16. Tale , ad esempio, la visione che sottende al classico lavoro

di Wissova Religion und Kultus der Romer (WISSOVA 1912) ed al tentativo dello studioso di ricostruire la religione romana originaria attraverso il recupero degli elementi cultuali autoctoni. SCHEID 1995, loc. cit. Sullimportanza dellopera di G.Wissova, vedi anche BRELICH 1966, p.216.
31

Vedi AMPOLO 1988.

14

altrimenti destinate a rimanere estranee, non comprensibili. In conclusione, possiamo affermare come le ipotesi finora proposte dagli studiosi, sullipotetico contenuto dei Sibillini siano molto varie e ognuna in s plausibile e articolata. Ci sembra tuttavia che nessuna di esse abbia dato una risposta esauriente al complesso problema della questione sibillina romana; rimane difficile individuare le diverse matrici culturali da attribuire ai libri Sibillini. I diversi studi, sembrano concorrere ad indicare nei libri della Sibilla un testo aperto nel quale, nel corso dei secoli effettivamente dovette confluire materiale di provenienza diversa. I libri pur riconosciuti dalla tradizione come segno tangibile di una rivelazione stabilita per sempre nella scrittura, in un preciso momento - nella sostanza devono essere considerati una raccolta divinatoria in fieri nella quale poteva andare a confluire, distribuito nel tempo, materiale di diversa origine. Un esempio, il fatto che nei libri Sibillini furono inserite le cosiddette profezie marciane scritte in latino - e le profezie della etrusca ninfa Vegoia 32. Tuttavia, se si tenta di spiegare il come e il quando non si spiega perch Roma avrebbe dovuto adottare un testo divinatorio di questo tipo. Soprattutto non si spiega perch questo testo fosse stato attribuito ad una Sibilla, una profetessa greca, che nel suo specifico ambito culturale occupava una posizione solo marginale. Nelle prospettive esaminate finora i libri si pongono come originariamente estranei alla cultura romana e come introdotti in essa, quasi casualmente. Potremmo invece considerare la presenza dei Sibillini a Roma non come un fatto subito, ma come un adozione volontaria, non come una introduzione imposta, ma come un acquisizione culturale voluta, o anche come una invenzione specificatamente romana. In questa prospettiva Roma avrebbe accolto la Sibilla e confezionato loggetto libri Sibillini per rispondere ad esigenze proprie. Aldil dunque della fattibilit di ricostruirne un ipotetico contenuto andato perso, volgeremo ora lattenzione sulla funzione svolta da questi nellambito della cultura e della politica romana. Cominceremo con losservare che essendo la Sibilla una figura originariamente greca essa dovette subire inevitabilmente dei cambiamenti
32

Ser. Ad Aen. VI. 72.

15

strutturali delle sue caratteristiche durante il passaggio nella cultura romana; tali cambiamenti, o meglio adattamenti, dettero luogo ad una vera e propria trasformazione della figura stessa della Sibilla, che venne appunto reinventata. I libri Sibillini si presentano dunque come un prodotto originale romano.

16

La Sibilla, in Grecia e a Roma. Un profilo.

, 33

Un profilo della Sibilla non pu prescindere da una pur breve nota introduttiva sul posto che essa occupava in Grecia, in quanto figura originaria della cultura ellenica. La Sibilla, come la Pizia, si pone nel campo della mantica cosiddetta ispirata, ma dalla Pizia diverge per molti aspetti piano del mito/ mobilit verso storia /fissit. Sibilla mito mobilit Pizia storia fissit
34

. Evidenziamo le

caratteristiche specifiche delle due figure, che risultano contrapposte sul

Rimane sullo sfondo il problema, molto ampio e complesso, riguardante la provenienza del loro sapere. In Grecia, Apollo il dio che fa proprio il campo della mantica ispirata; ma se la Pizia lo strumento perfetto della divinit, che parla attraverso essa, rimane incerta la natura della conoscenza profetica della Sibilla; infatti il rapporto Sibilla-Apollo non pare essere originario e rimane comunque conflittuale. Ci si riflette, ad esempio, nel problema sollevato dalla prima citazione riguardante la Sibilla, presente in un famoso frammento attribuito ad Eraclito
35

, riportato da Plutarco nel trattato dei Moralia dedicato agli oracoli della

Pythia. Nel frammento, lespressione tn thon potrebbe essere stata unaggiunta di


33

Sibilla, con bocca delirante, esprimendosi senza ridere, senza ornamenti n orpelli, attraversa con la sua voce mille anni per via del dio. Heracl. Fr. 92, D-K.
34

vedi CHIRASSI-COLOMBO 1995. Heracl. Fr. 92, D-K., in Plut., Pyth. Orac. 397Ab, (riportato in calce). Il frammento, oltre ad

35

essere la prima testimonianza sulla Sibilla, sintetizza brevemente le caratteristiche principali del tipo sibillino .

17

Plutarco e non aver fatto parte della originaria frase eraclitea

36

. Lo scrittore

con laggiunta avrebbe inteso inquadrare la capacit profetica della Sibilla nella mantica ispirata apollinea. A proposito, significativo ricordare che Plutarco era membro del corpo sacerdotale delfico, il cui santuario in quanto struttura voluta per centralizzare il fenomeno della mantica ispirata, era certo interessato ad una vanificazione sistematica, non solo degli operatori del sacro individuali, ma anche delle modalit mantiche facenti riferimento a fonti divine diverse da Apollo37. Altre fonti ci avvertono di Sibyllai dotate di un potere chiaramente indipendente. Nel famoso trattato sulla malinconia, in un passo del Problema XXX dei Problemata Physik attribuiti ad Aristotele (Arist. Probl. XXX 9654 34-38) 38, le Sybillai -esplicitamente al plurale- sono personaggi femminili che rientrano nella categoria dei perittoi gli eccessivi nel sapere e nel potere. Sono qui inquadrate come personaggi che devono la loro eccezionalit solamente alla propria physis, natura, nella fattispecie alla particolare composizione della loro bile nera, che ricca di pneuma, soffio/spirito, e si inquadra come elemento immateriale, sostanza dotata di movimento in s; qualit che Aristotele riconosce nel primo motore immobile della sua Metafisica, e che diventa modello di identificazione del Divino, nella sua autonomia di generatore non generato di movimento
39

. Gli pneumatici sono

gli uomini geniali poich hanno in s, nella propria natura, lessenza del Divino e per questo capaci di grandi cose, nel bene come nel male. La Sibilla, per Aristotele, in grado di profetare grazie alla sua caratteristica pneumatica, per cui la capacit profetica un tratto caratteristico della sua persona, non prodotta dalla ispirazione divina 40. A Roma il rapporto Siblla/Apollo appare esplicitato in modo inequivocabile solamente a partire da un certo momento: da che Augusto fece trasferire i libri
36 37 38

MARCOVICH 1978, edizione dei frammenti di Eraclito. CHIRASSI COLOMBO 1985a. Sul Problema XXX e la particolare ricezione del trattato nella storia, si veda il commento Cfr.CHIRASSI COLOMBO 1985b. La natura malinconica in virt della sua eccezionalit pu essere considerata alla stregua di

PIGEAUD 1988.
39 40

un teras, una mostruosit e i melanconici considerati una sorta di ibridi umani divini. Cfr. CHIRASSI COLOMBO 2007.

18

Sibillini dal tempio di Iuppiter Optimus Maximus al tempio di Apollo sul Palatino, atto che rientrava ampiamente nella politica apollinea del Princeps
41

. Non per nulla il grande poeta dellet augustea, Virgilio, descrive nel Libro

VI dellEneide la trance di possessione della Sibilla in termini assolutamente analoghi a quelli che riserva la tradizione alla Pythia di Delfi. La Sibilla di Virgilio, che si situa dalla parte della parola 42, appartiene al mito. Invece nella storia, a Roma, la Sibilla affida le parole alla materialit fissa del libro. In tal modo la Sibilla romana si colloca in una posizione del tutto particolare, non solo rispetto alla Pizia, ma anche nei confronti alle Sibille greche. Infatti se in Grecia la Sibilla identificata essenzialmente attraverso la voce
43

-come gi nel frammento eracliteo- a Roma essa si identifica

principalmente attraverso il libro. Qui la voce della Sibilla viene imprigionata nel testo scritto, azione che ha come risultato la creazione di un oracolo permanente, che di fatto sostituiva la persona e la voce della Sibilla. A Roma, la Sibilla dunque rinuncia alla caratteristica di mobilit, che era una delle sue principali caratteristiche in Grecia. Allo stesso tempo, proprio con questo fissarsi in un corpo testuale sempre disponibile, rinuncia alla scelta delloccasione per lintervento mantico. La Sibilla non parla pi quando vuole, ma il suo corpo diventato libro, disponibile ad un uso rituale sottoposto a disciplina 44. Sibilla: Grecia Origine: Legata alla voce Margine Sibilla : Roma Adattamento culturale: Legata al libro Centro

41

Sulla politica religiosa di Augusto, vedi GAGE 1955 p. 479-523; ZANCKER 1987; POCCETTI 1999 Le tradizioni di linguaggi oracolari in Grecia sono strettamente legate nella produzione alla

FRASCHETTI 1998 110-115; SCHEID 2001, pp. 85-105.


42 43

formulazione orale del messaggio. Cfr. POCCETTI 1999; CRIPPA 1999. E interessante notare che anche quando il messaggio oracolare non era affidato alla corporeit umana esso era veicolato e organizzato in messaggi sonori. (per esempio , nel santuario di Dodona, dal fruscio della quercia sacra)
44

Sul tema del corpo della Sibilla e della sua funzione di luogo segnico, vedi LINCOLN 1999.

19

Ma perch Roma attua questo processo? Perch a Roma la Sibilla viene associata al Libro? Sicuramente con questa scelta Roma ribadisce la sua originalit. Una figura che comunque in Grecia eccentrica - in ogni caso marginalizzata e mobile viene fissata in una struttura completamente nuova, che istituzionalizza la profezia sibillina e la rende fruibile in modo sistematico il modello della Pythia orale delfica. e strettamente ufficiale. Si pu dire che con la testualit della Sibilla romana viene rovesciato

20

I libri Sibillini nella divinazione romana.

Il funzionamento di un sistema divinatorio va studiato in modo organico in rapporto alla cultura di cui fa parte. Per comprendere la divinazione romana nella sua logica, e nei suoi meccanismi sar dunque indispensabile analizzarne il funzionamento allinterno di ci che definiamo religione romana. Principalmente la religione romana, o meglio, la religio si caratterizzava per essere un sistema funzionale alle esigenze dello stato
45

non era cio rivolta al singolo in quanto tale, ma in quanto cittadino. La sua funzione era di garantire alla civitas, allinterezza della comunit organizzata in corpo civico, il sostegno dei propri reggitori divini46. Il mezzo con cui veniva assicurata alla citt tale appoggio era il cultus, il culto, la cui importanza primaria era ben presente nella coscienza degli antichi. A tal proposito possiamo leggere come Cicerone identificasse il culto con la religione stessa: religio, id est cultus deorum47. Ma cosa sintende per culto? Esso e, sostanzialmente, linsieme degli atti cultuali, cio dei riti tramandati dalla tradizione. Il sostantivo latino ritus definisce lesatto e corretto operare secondo un modello tradizionale rigorosamente fissato; lavverbio che ne deriva, rite, definisce lagire corretto
48

, mentre inrite, dal significato opposto,

significa inutile, vano, senza efficacia49, per cui, in ultimo ritus si definisce propriamente come lazione efficace 50.
45 46

Vedi SCHEID 1998. Sul dibatutto significato di religio, vedi, MONTANARI 1988. Sulla etimologia di religio

collegata al verbo religere (o relegere), fare trattenendosi cio attardandosi con supplemento di cura su ogni dettaglio delle operazioni rituali, vedi BENVENISTE 1969, II, p. 267-272.
47
48 49 50

Cic. Nat. D. II. 3. 8. Cfr. Fest. 337. 4. Fest. 364. 34 Il ritus latino ha la stessa radice dello ta vedico, termine che indica la struttura giusta e

ordinata del cosmo, fino a significare lo stesso ordine naturale fondato sulla legalit e regolarit, ordine giusto in quanto corretto e perci vero; BENVENISTE 1969, II, p. 100; sul valore fondante del rito nella religione romana, vedi anche SABBATUCCI 1975 pp. 213-214.

21

Importantissimo era dunque, per i romani, il rispetto delle procedure rituali nella celebrazione dei sacra o atti cultuali: uninfrazione anche involontaria della prassi poteva compromettere la rottura della pax deorum, ovvero compromettere il favore divino verso la citt, mettendone in pericolo lesistenza stessa 51. Possiamo dunque comprende limportanza politica che il corretto svolgersi degli atti cultuali aveva a Roma. Le pratiche divinatorie erano parte integrante della religio romana, finalizzate ad assolvere lo stesso compito dei sacra, quello di mantenere il favore degli di verso la res pubblica. In particolare, svolgevano due funzioni principali: da un lato garantivano che lagire umano fosse in armonia o comunque non contrario alla volont degli di, dallaltro indicavano i modi con cui ristabilire la concordia fra sfera umana e sovrumana nel caso di una rottura della pax deorum. Alla prima funzione erano preposti gli auguri. L auguratio o presa degli auspicia era destinata a garantire che lagire del gruppo fosse corrispondente alla volont degli dei. Allauguratio si ricorreva, ad esempio, prima di partire per una battaglia e prima di indire i comizi: essa consisteva principalmente nellesame della manifestazione della volont divina tramite losservazione di determinati fenomeni in particolare, il comportamento degli uccelli in quanto ritenuti segni, signa, indizi dell extraumano per orientare lumano52. Ora, nonostante tutte le precauzione atte al mantenimento dellordine fra civitas e divinit, poteva comunque avvenire che un azione empia o una mancanza rituale - anche involontaria - venissero ad incrinare la pax deorum. In tal caso gli di esprimevano la loro collera attraverso prodigia cio eventi particolari, eccezionali, esulanti dal normale andamento delle cose, quali, ad esempio, terremoti, pestilenze, fenomeni celesti, particolari nascite di mostri, apparizioni, piogge di sangue e pietre, ecc.. E indicativo dellimportanza di tali eventi la molteplicit dei termini utilizzati per indicarli: oltre a prodigium
51

53

Cfr. SCHEID 1998 p.33 ss.; su concetto di Pax deorum, inteso come pace invocata,

chiesta agli dei, vedi SORDI 1985 p. 340. Pax deorum come pace fra l Urbs e le sue divinit, dipendente dalla corrispettiva concordia tra le classi, SABBATUCCI 1989, p. 170 ss.
52

Sull'auguratio, rimane fondamentale il testo Contributi allo studio del diritto augurale, di

CATALANO 1960. Cfr. DUMEZIL 1974, pp. 584-590.


53

La parola prodigium di etimologia non sicura. Secondo DELL, s.v. Prodigum deriva da

prod-agium, /prod-/ forma di /pro-/ davanti a vocale, /-agium/ forma connessa ad actum

22

troviamo i termini signum54, portentum55, ostentum56, e monstrum 57. Secondo Servio, cos Varrone spiega il significato di questi vocaboli Varro sane ita definit, ostentum quod aliquid hominibus ostendit, portentum quod aliquid futurum portendit, prodigium quod porro dirigit, [] monstrum quod monet. (Serv. Ad Aen. III. 336). Essi erano dunque sostanzialmente equivalenti, non differendo molto di significato nelluso 58. I prodigi, segni dellavvenuta rottura della pax deorum, dovevano essere adeguatamente espiati per evitare laggravarsi della collera divina e assicurare nuovamente alla civitas il sostegno delle divinit 59. Ci avveniva principalmente tramite atti cultuali, significativamente chiamati remedia o piacula 60.
participio di ago, per cui il prodigium indica il segno divino mandato innanzi, prima, come avvertimento. Il termine , come vedremo, frequentissimo in Livio.
54

Signum vocabolo che ha un uso tecnico in molti ambiti (vedi DELL, s.v.). Secondo E.

Benveniste, signum e sequi deriverebbero da ununica radice indoeuropea, per cui signum sarebbe loggetto che uno segue, specialmente linsegna.; il significato di segno si sarebbe modellato sul greco semeion. BENVENISTE 1948; cfr. MILANI 1993, p. 42.
55

Portentum participio passato di portendo (presagire, pronosticare), composto di /por-/,

innanzi, prima e /-tendo/ porgere, presentare, vedi DELL, s.v. Il termine dunque di significato analogo a prodigium.
56

ostentum composto da /-os/, adattamento di -/ops/, (obs, ob) contro, verso e

analogalmente a portentum da /-tentum/; vedi DELL, s.v. Cicerone, nel De divinatione, predilige ostentum in luogo di prodigium; cfr. TIMPANARO 2001, p. XLIII.
57

Monstrum vocabolo usato per indicare in particolare fenomeni prodigiosi della realt

animata, ed termine appartenente al lessico religioso, come denota il suffiso /-strum/, comune anche lustrum. BENVENISTE 1966, II, p. 256-258. Deriva dal verbo monere, con lo sviluppo semantico da avvertimento ad oggetto che un avvertimento. (Vedi DELL, s.v.), per cui il mostro lessere la cui anomalia costituisce avvertimento degli dei. Cfr. MILANI 1993, 43. Il monstrum latino equivale al teras greco, termine che copre comunque anche i significati di prodigium. Vedi in particolare, CHIRASSI COLOMBO Teras ou la logique du prodige dans le discours divinatoire grec: una perspective comparativiste, articolo in corso di stampa. A Roma il monstrum per eccellenza landrogino, vedi infra, p. 125 ss.
58

Come si evince, ad esempio da Cic. Nat. D. I. 93. Praedictiones vero et praesensiones

rerum futuram quid aliquid declarant nisi hominibus ea quae sint ostendi monstrari portendi praedici, ex quo illa ostenta monstra portenta prodigia dicuntur. Cfr. MILANI 1993, p. 42.
59
60

La mancata espiazione di un prodigio poteva compromettere lesistenza stessa di Roma. Sulle prassi consultativa dei libri Sibillini, attraverso i l collegio dei -viri sacris faciundis, Cfr.

SANTI 1995; SANTI 1996; SANTI 2000; SANTI 2005.

23

Proprio per trovare la tipologia rituale adatta ad espiare i dira prodigia si ricorreva alla consultazione dei i libri Sibillini. Alla lettura di questi era preposto uno specifico collegio, quello dei duumviri, poi decemviri e infine, sotto Silla, quindecemviri sacris faciundi. Solamente i componenti del collegio potevano avere visione degli oracoli contenuti nei libri61. Il collegio aveva la funzione di conservare e consultare ma solo sotto richiesta del senato62 - il contenuto dei libri; ai viri sacris faciundi veniva ordinato di adire ad libros, ossia recarsi ad interpretare il contenuto dei libri Sibillini per stabilire il rito espiatorio da applicare. La pratica divinatoria romana non affidava ai decemviri la valutazione della qualit di un prodigio, in quanto non spettava al collegio stabilire il significato di un fatto prodigioso in rapporto al consorzio umano. Di regola era proprio il senato a stabilire se un dato evento avesse bisogno di unespiazione e fosse da considerarsi perci un prodigio nefasto
63

. Quando il senato affidava ai

decemviri lespiazione di un prodigio questo era gi stato considerato 'pericoloso'. Ai decemviri dunque non spettava linterpretazione esegetica del prodigio, ma solamente il compito di ricercare ladeguato rituale espiatorio nei libri Sibillini. I componenti di questo collegio, che agiva quando e solo se il senato ne dava ordine, non erano considerati individui carismatici. Si pu dire che agivano come dei funzionari e non quali depositari di una conoscenza particolare, come gli auguri e gli aruspici In questo senso i viri sacris faciundi erano interpretes dei Sibillini, in quanto dovevano applicare ai vari prodigia i remedia adeguati 64.

61 62

Cass. Dio. LIV. 17. 2.; Lact. Div. Inst. I. 6. Cic. De div. II. 112; Liv. XXII. 9. 8. Cfr. Cass. Dio. XXXIX. 15. 3. In et imperiale la Sull azione del senato nellaccoglimento dei prodigia, cfr. MAC BAIN 1982 pp. 7-43. Cfr. SANTI 1995 e SANTI 2006.

decisione senatoriale venne subordinata al potere del principe.


63 64

24

I libri Sibillini, un repertorio rituale ispirato.

La raccolta di remedia che conosciamo come libri Sibyllini e/o libri Fatales doveva essere dunque, con tutta probabilit, un repertorio rituale abbinato ad un elenco di casistica di fatti straordinari. Considerando il procedimento di consultazione, per cui ad ogni prodigium corrispondeva un piaculum, la carica magistratuale dei viri sacris faciundis effettuava linterpretazione dei testi Sibillini secondo un criterio di tipo tecnico. In un simile contesto potremmo inquadrare i libri Sibillini come inerenti alla mantica tecnica. Tuttavia questa considerazione, che pure stata fatta65, non del tutto corretta e va discussa. Cicerone nel De divinatione propone la divisione delle pratiche mantiche, classificate come inerenti alla divinatio artificialis, la capacit divinatoria ottenuta dagli uomini attraverso lo studio e losservazione dei segni o, altrimenti, alla divinatio naturalis, la capacit divinatoria che procede direttamente dalla divinit Quinto: Nihil [] equidem novi, nec quod praeter ceteros ipse sentiam; nam cum antiquissimam sententiam, tum omnium populorum et gentium consensu comprobatam sequor. Duo sunt enim divinandi genera, quorum alterum artis est, alterum naturae. Quae est autem gens aut quae civitas, quae non aut extispicium aut monstra aut fulgora interpretandium aut augurum [] ea enim fere artis sunt, aut somniorum aut vaticinatiorum, haec enim duo naturalia putantur ? Cic. De div. I. 6.67 Se si considera che la follia, il furor la sigla della mantica ispirata, allora i libri Sibillini, nell ottica romana possono essere ascritti ad una fonte
65 66

66

. Egli riprende questa dicotomia in pi punti del

trattato ed in particolare allinizio del primo libro, nellesposizione del fratello

Cos MONACA 2005, p. 24-25 Vedi Cic. De div. I. 33.; I. 49.; II. 11.

Non dir nulla di nuovo [...] n opinioni mie divergenti da quelle altrui: io seguo una dottrina antichissima e, per di pi, confermata dal consenso di tutti i popoli e di tutte le genti. Due sono i generi d divinazione, luno che riguarda larte, laltro la natura. Quale popolo c daltronde, o quale citt che non rimanga impressionata dalla predizione degli indagatori delle viscere di animali o degli interpreti di fenomeni straordinari e dei lampi o degli auguri [] (questi che ho enumerato si riferiscono allarte) ovvero dai presagi dei sogni e delle grida profetiche (queste due si considerano naturali)?
67

25

dipendente dalla divinatio naturalis. Cicerone cos continua: Et cum duobus modis animi sine ratione et scientia motu ipsi suo soluto et libero incitarentur , uno furente, altero somniante, furoris divinationem Sibyllinis maxime versibus contineri arbitrati eorum decem interpretes delectos e civitate esse voluerunt. Cic. De div. I. 2. 68 A Roma, dunque, la mantica ispirata non era del tutto esclusa ma era fissata su un supporto, ossia il libro, ritenuto contenere le parole scritte espressione di un sapere naturalis 69. La mantica ispirata non era veicolata dalla vocalit di una persona fisica, (che rivela il messaggio al momento come la Pizia a Delfi), ma era fissata nella scrittura. Perch a Roma questa modalit mantica viene istituzionalizzata con un testo, e non come in Grecia attraverso la presenza di una persona in carne ed ossa, come appunto la Pizia nel santuario oracolare di Delfi? Sappiamo che Roma relegava l utilizzo della vocalit nella mantica ispirata a figure agenti nel tempo mitico delle origini 70. Faunus, ad esempio, il dio profetico il cui nome, secondo gli antichi, si collegava etimologicamente a fari (vaticinare, dire, cantare in versi) e fatum (temine che oltre al destino, indica il vaticinio) dicti autem sunt Faunus et Fauna a vaticinando, id est fando (Serv. ad Aen. VII. 47)
71

. Fauno, in

particolare, manifestava il futuro con misteriose voci e richiami, voci che si udivano nei boschi e che erano espresse propriamente in versi 72.
68

E poich le anime umane, quando non le governano la ragione e il sapere, sono eccitate spontaneamente in due modi, negli eccessi di follia e nei sogni, i nostri antenati, ritenendo che la divinazione manifestantesi nel furor fosse presente soprattutto nei versi Sibillini, istituirono un collegio di dieci interpreti di questi, scelti fra i cittadini.
69

Il termine naturalis mantiene indefinita la questione della provenienza della conoscenza

profetica (dal dio o dalla natura): in particolare, Cicerone considera la Sibilla come profetante in qualit della sua natura e non perch ispirata dal dio.
70

E' complessa e ancora non pienamente compresa la questione riguardante il valore del mito

a Roma, messa in luce a partire da unacuto e celebre studio di C.Koch, (KOCH 1936) e affrontata in seguito dalla Scuola Storico-Religiosa di Roma. (Per una storia degli studi vedi MONTANARI 1988, pp. 17-49) Cruciale, a riguardo, la valutazione del carattere demitizzato della religio romana a cui corrisponde una mitizzazione delle vicende storiche precedenti e immediatamente posteriori alla instaurazione della res publica.
71 72

Letimologia del nome Faunus rimane discussa; vedi CARANDINI 1997, p. 175 ss. Cfr. Varro. De L. L.. VII. 36. Fauno, assieme a Iano, Saturno, Pico e Latino , secondo il

26

Ugualmente collegata al vaticinare ed allesprimersi in versi Carmenta (o Carmentis), altra figura extraumana dai contorni non ben definiti, il cui nome, per gli antichi, era legato etimologicamente a carmen 73. Carmenta nellEneide (Aen. VIII. 336 ss.) presentata come la ninfa, madre di Evandro, che profetizza al figlio la futura grandezza di Roma
74

. Essa aveva uno statuto

particolare nel culto romano, come dimostra il fatto che avesse un proprio Flamen, il flamen Carmentalis75. Veniva riattualizzata nella pratica rituale, nei Carmentalia, festivit che avevano luogo in due giornate festive in gennaio, (Ovid. Fast. I. 461- 462; 417-18); tuttavia in questo periodo non era attivo un santuario oracolare, non era possibile interrogare Carmenta 76. Le prartiche della divinazione ispirate dunque, potevano connotare lattivit di personaggi pre-politici - agenti cio prima dell instaurazione dellordinamento civico della res publica. Tuttavia si pu dire che Roma, anche nel tempo dellattualit civica, non escludeva del tutto dal suo orizzonte la mantica ispirata, ma la reintegrava attraverso i libri Sibillini, recuperandola attraverso la scrittura riassumere con uno schema:
77

. Possiamo

mito, uno dei primi re del Lazio vetus, personaggi caratterizzati da elementi particolari, quali teriomorfismo, metamorfosi, silvestrit, pastoralit, violenza, oracolarit e regali, che li segnano sia come selvaggi, pre-cosmici, che come appartenenti alla categoria degli antenati civilizzatori. Vedi BRELICH 1976, pp. ; CARANDINI 1997, p. 42; pp. 175-177. Per la definizione di antenato civilizzatore vedi BRELICH 1966, p. 16. Anche Picus apare fortemente legato alloracolarit orale; Il picchio, picus, era uccello auspicale presso Latini ed Umbri (Plin. N.H. X. 40-41; CARANDINI 1997, p. 172-173).
73

Per un riassunto del dibattito moderno sull'etimologia del nome Carmenta, vedi Cfr.Ovid. Fast. I. 461 ss. Cic. Brut. XIV. 56 La collettivit extraumana delle ninfe ha una collocazione molto particolare nel politeismo Cfr. CHAMPEAUX 1997.

MONTANARI 1984.
74 75 76

greco ma anche in quello romano; vedi CONNOR 1988; LARSON 2001.


77

27

mantica ispirata CULTURA GRECA SI

affidata alla voce SI Pizia, Sibilla Nel tempo mitico : Faunus, Picus, Aio locutius, Carmenta, Egeria, Albunea

affidata alla scrittura (in forme cleromantiche, di importanza secondaria) SI libri Sibillini

CULTURA ROMANA

SI

A questo punto la scelta romana di una mantica ispirata scritta pone una serie di domande alle quali si cercato di rispondere, considerando che tale scelta dovette risultare alla fine di un preciso processo storico, in particolare del processo che port alla nascita della res pubblica e dello stato. In proposito, ha osservato Claudia Santi: la res pubblica romana, avendo respinto ogni ipotesi che vedesse un civis sovraordinato rispetto ad altri, non poteva ammettere una commistione del divino con lumano n ospitare un oracolo in senso proprio, [] la citt dovette sottoporre la mantica ispirata ad un processo di adattamento tale da renderla compatibilie con lindirizzo generale della civitas 78. Affidando la mantica allla scrittura, la si slegava cio dall oralit, al fine di prescindere dalla necessit di avere una persona fisica posseduta dal divino, operante nellambito della quotidianit della civitas. In una prospettiva pi ampia, si possono aggiungere alcune riflessioni sul passaggio oralit-scrittura. In particolare, in ambito antropologico, stato messo in luce come la cristalizzazione di tradizioni orali nella scrittura e nel libro, si configuri in quanto progressiva espropriazione dei sistemi di comunicazioni appartenenti alla collettivit da parte di nuclei castali, i quali proprio attraverso gli strumenti di comunicazione costituiti dal libro e dalla scrittura possono realizzare una forma molto efficace di potere. La comunicazione orale, fissata una volta per sempre, si distacca dal tempo reale nellimmobilit della trascrizione e diviene posseso delit. Progresiamente, forme particolari di comunicazione orale, come oracoli o profezie, vengono progressivamente relegati nella sfera del non credibile, o
78

SANTI 1996, p.521. Cfr. BREGLIA PULCI DORIA 1999, p.279.

28

considerati non rilevanti 79. Dobbiamo aggiungere che, nel mondo antico, non solo a Roma vi fu un rifiuto della mantica ispirata legata a fome di comunicazione orale. Ad esempio, fra le popolazione italiche era piuttosto diffuso lutilizzo della scrittura nelle pratiche mantiche legate al sorteggio 80. Come il famoso oracolo prenestino della dea Fortuna.

79 80

DI NOLA 1979, p. 260. CHAMPEAUX 1997; MANETTI 1999; POCCETTI 1999, p. 21. ss; GUITTARD 2007, pp.

233 ss.

29

La Sibilla e la Fortuna.

Possiamo proporre un confronto tra lutilizzo romano dei libri Sibillini e le sortes dell oracolo della dea Fortuna a Preneste. Cicerone nel De divinatione descrive il procedimento oracolare prenestino, che si inquadrava come cleromantico, cio fondato sul caso. Loracolo funzionava in data fisse: si poteva consultare due giorni allanno 11 e 12 aprile, giorni festivi di Fortuna. Si poneva una domanda e le sortes - pezzi di legno di quercia che portavano scritti i responsi venivano mescolate ed estratte a caso dallarca di legno in cui erano riposte. Similmente ai libri Sibillini, le sortes prenestine erano ritenute di origine extra umana, come ci attesta il mito della loro origine, secondo cui erano state trovate, gi misteriosamente scritte, da Numerius Suffustius, personaggio nobile ed onesto, che era stato guidato da indicazioni ricevute in sogno. Il sogno, come noto, veicolo di comunicazione fra divino e umano ampiamente riconosciuto nelle culture del Mediterraneo antico. Leggiamo da Cicerone: Numerium Suffustium Praenestinorum monumenta declarant, honestum hominem et nobilem, somnis rebris, ad extremum etiam minacibus cum iuberetur certo in loco silicem caedere, perterritum visis, inridentibus suis civibus id agere coepisse ; itaque perfracto saxo sortis erupisse in robore insculptas priscarum litterarum notis. Cic. De div. II. 85 81. Come stato osservato, Preneste si affidava alla scrittura per far entrare tramite la pratica cleromantica la dea Fortuna, il caso, nellorganizzazione stessa del suo assetto civico. Roma, al contrario, come stato messo in luce da A.Brelich 82, aveva di fatto rifiutato la possibilit di un intervento della Fortuna nellambito del proprio
81

Gli annali di Preneste raccontano che Numerio Suffustio, uomo onesto e bennato, ricevette in frequenti sogni, allultimo anche minacciosi, lordine di spaccare una roccia in una determinate localit. Atterrito da queste visioni, nonostante i suoi concittadini lo deridessero, si accinse a fare quel lavoro. Dalla roccia infranta caddero gi delle sorti incise in legno di quercia, con segni di scrittura antica.
82

Nel suo importante studio Roma e Preneste. Una polemica religiosa nellitalia antica in

Tre variazioni romane sul tema delle origini: BRELICH 1955, p. 9-48. Sulla storia del culto della dea a Roma vedi CHAMPEAUX 1982 e CHAMPEAUX 1987.

30

orizzonte culturale, cio escludeva la possibilit di un intervento del fortuito nelle decisioni di interesse comune. Iuppiter, dio principale del pantheon romano , infatti, il garante di un ordine che si oppone allintervento dellimprevedibile dea Fortuna allinterno della citt 83. I libri Sibillini, conservati nel tempio di Iuppiter e posti sotto lazione ordinatrice del dio, non venivano dunque utilizzati come stato pur supposto collegio dei viri sacris faciundis. Per riassumere, i libri Sibillini possono essere interpretati in opposizione dialettica e polemica con le sortes; essi contenevano i fata ma anche le sortes di Roma e le sortes erano arcana, nascoste85, come le sortes prenestine che erano appunto, conditae in unarca di legno. A Roma le sorti, cio i destini, sono organizzate, non mescolate a caso, ma contenute nella struttura testuale propria del libro; nei libri Sibilini si conservava una rivelazione scritta che doveva essere interpretata, seguendo un metodo analitico di lettura testuale. Preneste con lutilizzo cleromantico delle sortes istituzionalizza lazione di Fortuna. Roma invece attraverso lutilizzo divinatorio dei libri Sibillini/fatales, allopposto rende simbolicamente possibile lintervento del fatum nella vita quotidiana della citt, un fatum che cos diviene permanentemente operante e controllabile 86.
84

- in modo analogo a sortes,

ma offrivano un testo da interpretare, da sottoporre all attenta analisi del

83 84

Vedi BRELICH 1955, p. 26-27. Lipotesi formulata da Parke per cui i libri venivano aperti a caso va dunque rigettata. Cfr. I libri Sibillini erano appunto custoditi in un luogo inaccessibile, cfr. Gell. I. 19. 18; Lact. De Sarebbe utile a questo punto proporre un paragone coi libri Fatales degli etruschi. Tuttavia

PARKE 1992, p. 231.


85

ira dei, XXIII. 1.


86

di questi libri sappiamo troppo poco e non sicuro che essi venissero utilizzati come mezzo divinatorio. Vedi DUMEZIL 1974 pp. 620-657; CAPDEVILLE 1997.

31

Il mito dellarrivo della Sibilla a Roma; per una lettura delle fonti antiche.

Nel I secolo a.C. era sicuramente affermata la credenza per cui i libri erano stati portati a Roma, durante la fine della monarchia, dalla Sibilla Cumana. Varrone, secondo Lattanzio, nella sua lista di Sibille, aveva descritto la Cumana come colei che aveva venduto i libri Sibillini a Tarquinio Prisco: Septimam Cumanam nomine Amaltheam, quae ab aliis Herophile vel Demophile nominetur, eamque novem libros atulisse ad regem Tarquinium Priscum ac pro iis trecentos philippeos postulasse regemque aspernatur pretii magnitudinem derisisse mulieris imsaniam; illam in conspectu regis tris combussisse ac pro reliquis idem pretium poposcisse; Tarquinium multo magis insanire mulierem putavisse: quae denuo tribus aliis exustis cum in eodem pretio perseveraret, motum esse regem ac residuos trecentis aureis emisse; quorum postea numerus sit auctus, capitolio refecto, quod ex omnibus civitatibus et Italicis et Graecis praecipueque Erythris coacti adlatique sunt Romam cuiuscuque Sybillae nomine fuerunt. Lact. Div. Inst. I. 6. 9. Il racconto della vendita dei libri Sibillini riportata con significative varianti e da numerose altre fonti, in primis, dallo storico greco Dionigi dAlicarnasso: , . . . , . , . , , , . . Dion. Hal. IV.62.2.87
87

Si dice che durante il regno di Tarquinio un altro evento meraviglioso sia accaduto alla citt di Roma, elargito dalla benevolenza di un dio o di un demone; questo la salv spesso, e non

32

Come si vede, Dionigi non identificava direttamente la venditrice dei libri con la sibilla Cumana ma cita una vecchia straniera 88. Inoltre, non lega lepisodio a Tarquinio Prisco, ma colloca lavvenimento al regno del Superbo. Non sappiamo quale fonte avesse utilizzato Dionigi. Aulo Gellio, che riporta sostanzialmente lo stesso episodio, scrive che esso si trovava negli antiqui annales89. Neanche Gellio identifica la Sibilla, e come Dionigi, ascrive lacquisto dei libri al Superbo 90. Possiamo anche prendere in considerazione un altro dato. Secondo Varrone, Nevio, nella sua opera Bellum Poenicum, aveva citato una Sibilla Cimmeria, legata ai misteriosi Cimmeri
91

. Questi ultimi costituivano il mitico popolo del

regno dei morti ed nel paese dei Cimmeri che Ulisse (Od. XI) si reca per eseguire la nkyia, il rituale di evocazione dei defunti, al fine di poter interrogare lindovino Tiresia sul proprio ritorno in patria sovente accade per i popoli mitici, erano
92

. I Cimmeri, come localizzati.

variamente

Generalmente erano ritenuti abitare le pianure a nord del Mar Nero; tuttavia sappiamo da Strabone che Eforo, nel V secolo a.C., li descriveva come gli antichi abitanti della Campania, collocati nei Campi Flegrei presso il lago Averno, questultimo considerato lentrata del regno dei morti
93

. Si pu

per un breve periodo, ma per tutta la vita, da grandi sciagure. Una donna non romana venne dal principe con lintenzione di vendergli nove libri, pieni di oracoli sibillini. Poich Tarquinio non volle comprarli al prezzo proposto, essa se ne and e n bruci tre. Dopo non molto tempo, riport i libri rimasti e glieli offr allo stesso prezzo, ma venne derisa e stimata stolta per il fatto che proponeva lo stesso prezzo per un numero minore, quando non aveva potuto ottenerlo per tutti. Essa se ne and e brucio ancora la met dei libri rimasti, e riportando poi i tre superstiti, chiese lo stesso oro. Tarquinio, esterrefatto per le proposte della donna, fece chiamare gli auguri e, esposto loro il fatto, domand che cosa bisognava fare. E quelli, riconoscendo da certi segni che egli aveva respinto un bene mandato dagli dei, e dichiarando grande sciagura il l fatto che non avesse comperato tutti i libri, lo esortarono a pagare alla donna tutto il denaro che chiedeva, e a prendere gli oracoli che rimanevano. Quindi la donna, dopo aver consegnato i libri, e aver raccomandato di averne gran cura, spar dalla vista degli uomini.
88

E importante considerare il fatto che sia una donna ed una straniera la venditrice dei libri, Aul. Gell. Noct. Att. I. 19. Cfr. Plin. N.H. 13. 84; Zon. VII. 11. Secondo Servio. (ad Aen. VI. 62) Varrone avrebbe Varr. ap. Lact. Div. Inst. I. 6. 7. cfr. Naev. Bell. Poen. Fr. 12 (Strezelecki). Sulla nekyia e la necromanteia, la sua diffusione nel mondo greco-romano e Mediterraneo, Strabo. V. 4. 5.

ad evidenziare lestraneit della raccolta dall assetto divinatorio romano.


89 90

attribuito i Libri alla Eritrea.


91 92

vedi OGDEN 2001 e CECON 2004.


93

33

ipotizzare che Nevio, abbia creato ex novo la figura della Sibilla Cimmeria per ragioni letterarie94; oppure che avesse presente una leggenda simile a quella raccolta dall incertus auctor del De Origine Gentis Romanae: Secondo lanonimo autore di questo trattato del IV d.c., infatti, Enea, fuggito da Troia e approdato in Italia, consult la Sibilla, la quale profetava il futuro ai mortali e viveva presso la citt dei Cimmeri 95. Enea avrebbe cos chiesto del proprio destino alla Sibilla la quale gli predisse l insediamento nel Lazio. La vicenda sicuramente ispirata all episodio della nkyia omerica (a sua volta ripreso da Virgilio nel VI libro dellEneide). Al di l di questo, notevole che Nevio abbia scritto di una Sibilla Cimmeria, anzich Cumana; ma ancor pi degno di nota il fatto che in questo episodio la Sibilla non sia collegata ai libri Sibillini; invece Virgilio nellEneide, descrive i libri Sibillini conservati a Roma come rivelati dalla Sibilla Cumana e contenenti gli arcana fata della citt 96. Con queste premesse possiamo supporre che al tempo di Nevio, alla met del terzo secolo a.C., la tradizione di una Sibilla Cumana o meno venditrice dei propri libri a Roma non si fosse ancora formata. La met del III secolo potrebbe essere presa, dunque, come data ante quam non, per la formazione del mito dellarrivo dei libri Sibillini a Roma. E importante notare come sia una Sibilla la disvelatrice del fatum di Enea, anche secondo Nevio. Sappiamo inoltre che, sempre nel Bellum Poenicum - un testo che appare sempre pi denso di senso - Nevio aveva scritto di come Venere avesse consegnato ad Anchise i libri contenenti i suoi fata: Naevius [] dicit Venerem libros futura continentes Anchisae dedisse [] 97. Possiamo, dunque, supporre che, da un dato momento in poi i fata di Enea, figlio di Anchise, identificati con i fata Romana, vennero collegati alla Sibilla e

94

Sulla Sibilla Cimmeria come invenzione letteraria, vedi anche FLORES 1986; cfr. PARKE Vedi De Orig. Gent. Rom. 19 g. Aen. VI. . 67. Naevius, Bell. Pun. Fr. 9 (Strzelecki). La notizia viene da uno scolio all Eneide, Schol. Ad

1992, p. 91.
95 96 97

Aen. VII. 123. (cod. Paris. Lat. 7930, saec. XI)

34

allo stesso tempo considerati contenuti in libri

98

. Il problema che

maggiormente si pone costituito dalla difficolt di specificare quando questo determinato momento venne a verificarsi. Forse, come ha suggerito L. Breglia Pulci Doria, ci avvenne in concomitanza con la sistematica valorizzazione del mito della discendenza romana di Enea del III secolo a. C.99 Potremmo dunque accettare il periodo del terzo secolo come il pi plausibile per la formazione del mito dellintroduzione dei libri Sibillini. Ci potrebbe avere un legame con lincremento della diffusione libraria nel mondo ellenistico che, cominciata nel tardo IV secolo, si diffuse anche in Italia nel III secolo a.C.100 Lintroduzione stessa del libro a Roma si fa spesso risalire al periodo ellenistico. A proposito interessante constatare che, secondo quanto riportato da Plinio, in un passo della Naturalis Historia dedicato allutilizzo del papiro, Varrone attribuisce linvenzione della charta al periodo della fondazione di Alessandria da parte di Alessandro Magno Et hanc Alexandri Magni victoria repertam auctor est M.Varro, condita in Aegypto Alexandria
101

. Tuttavia bisogna tener presente che, delineare una

storia del libro a Roma, nonch del libro in generale, costituisce un problema tuttaltro che semplice, su cui il dibattito ancora aperto. Riportiamo a riguardo le osservazioni di A. Di Nola che, sotto la voce libro della Enciclopedia Einaudi, cos scrive: sebbene il libro presupponga, ovviamente, luso della scrittura, la transizione scrittura-libro, in sede storica, non si manifesta quasi mai in forma evidente ma, passa attraverso innumerevoli stadi in rapporto allevoluzione complessiva delle varie societ, con la
98

BREGLIA PULCI DORIA 1988. BREGLIA PULCI DORIA 1988. Per lutilizzo della leggenda di Enea quale fondatore di

99

Roma, in III e II secolo a.C., vedi GABBA 1976, p. 94 ss; GALINSKY 1969; CARANDINI 2006, pp. 109-112. La formazione del mito della fondazione di Roma da parte di Enea costituisce un problema molto complesso che ha prodotto una enorme bibliografia - e non ancora risolto. A titolo orientativo, vedi le indicazioni bibliografiche in HORSFALL 1984, p. 228.
100

Sulla produzione e commercializzazione ellenistica del libro, vedi CAVALLO 1990, pp. XIPlin. N.H. XIII. 2. 68.

XXIV; KLEBERG 1990, pp. 27-41.


101

35

conseguenza che pu presentare tratti contradditori emergenti in lunghi periodi ed addirittura regressioni che determinano confusioni interpretative
102

Per riassumere, allorch Roma assunse in un preciso periodo un testo divinatorio, di fronte al dualismo oralit/scrittura, opt apertamente e in modo specifico per la scrittura 103. A questo proposito si potrebbe aprire un confronto con la cultura ebraica, la quale ugualmente ha un testo che contiene la sua storia, la torh. E interessante a questo proposito notare che la mise en texte della Bibbia dei septuaginta risale allo stesso torno di tempo met terzo secolo in cui verosimilmente risale la creazione del prodotto culturale libri Sibillini104. Comunque mentre la comunit ebraica nella sua vita quotidiana ricorre al testo biblico della torah che rappresenta una autorit atta a fornire leggi, regole di comportamento, Roma ricorre invece ad un testo che pu proporre solo rituali, remedia. Infatti Roma, come vedremo, opta per il rifiuto del religioso come guida decisionale.

102 103

DI NOLA 1979, p. 74. Per un raffronto sulla problematica del passaggio da cultura orale a cultura scritta nella Sulledizione della Septuaginta, vedi DORIVAL-HARL-MUNNICH 1988.

cultura ellenistica, vedi HAVELOCK 1963. CARDONA 1981; CARDONA 1986.


104

36

II PARTE.

I libri Sibillini nella storia

Nella seconda parte di questo lavoro intendiamo esaminare nei particolari le consultazioni sibilline attestate dalle fonti seguendo un ordine cronologico. Per la ricostruzione delle notizie riguardanti gli interventi Sibillini, si ricorso alla lista di prodigi, messa a punto da B. Mac Bain
105

, la quale, a sua volta, si

basa sul lavoro di L.Wlker, risalente ai primi anni del secolo scorso 106. Considereremo solo le fonti che esplicitamente pongono lespiazione dei prodigia come affidata al collegio dei viri sacris faciundis. I molti casi incerti, in cui non chiaro se lespiazione fosse affidata ai pontefici, agli aruspici, o ai lettori dei libri Sibillini, non verranno presi in considerazione, in quanto risulta impossibile, il pi delle volte, determinare il corpo sacerdotale coinvolto. Questi casi incerti non sono molti fino al IV secolo a.C. Divengono pi frequenti negli ultimi due secoli della repubblica, come vedremo, periodo in cui lazione degli aruspici a Roma appare notevolmente aumentata 107.
105 106 107

MAC BAIN 1982, pp. 82 107. WLKER 1903. Forse motivata dalla necessit di incrementata i legami con le citt e le famiglie nobili

etrusche; la tecnica aruspicale era infatti coltivata allinterno di queste ultime; MAC BAIN 1982, pp. 15 ss. BRIQUEL 1997, pp. 21-23. E nel II secolo a.C, inoltre, che si deve collocare la creazione, da parte del senato, del cosidetto ordine dei sessanta aruspici. Vedi Cic. De div. I. 92; Val. Max. I.1.1; (TORELLI 1975, pp.105-135; BRIQUEL 1997, pp. 21). Lanalisi del

37

Sul significato delle registrazioni storico-annalistiche degli eventi relativi ai prodigi, oggi gli studiosi sono per lo pi concordi a riconoscerne la piena pertinenza strutturale al tessuto narrativo della vulgata108. In particolare, la notificazione e conservazione in memoria di un prodigium, segnalava che, in un determinato periodo era avvenuta una rottura dell equilibrio uomini-dei, ma che questa si era risolta con lespiazione del prodigio 109. Per quanto riguarda la realt storica degli eventi prodigiali, Mac Bain ritiene autentiche le liste a partire dal III secolo. Prima di questepoca lattendibilit di ogni testimonianza andrebbe valutata caso per caso110. Tuttavia leffettiva realt storica delle consultazioni sibilline, qui non ci interessa direttamente. Infatti questi episodi, anche e soprattutto quando risultassero dei falsi, vanno intesi come corrispondenti ad un pattern ricorrente e dunque funzionante a livello culturale. Lessenziale rimane che la drammaturgia di tali episodi sia asservita ad un determinato schema, che si adatta, esplicitandolo, alla concezione di un modello fisso, stilizzato, utilizzato in modo specifico per le consultazioni dei libri Sibillini.

ruolo degli aruspici in rapporto ai decemviri rimane una questione aperta. In particolare, vedi MC BAIN 1982, pp. 82 107 e pp. 118-127.
108

RAWSON 1971, p. 166.; MAC BAIN 1982; MONTANARI 1990, p. 45-48; SANTI 1996, p. SANTI 1996, p.510. MAC BAIN 1982, p. 8. Cfr. MONTANARI 1990, p. 48, nota 20.

509-510.
109 110

38

CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL V SECOLO A.C.

Le consulatazioni sibilline nel racconto storico-annalisitico. Se abbiamo voluto fissare la creazione del dispositivo culturale libri Sibillini alla met del terzo secolo a.C., dobbiamo non solo confrontarci con il dato della tradizione storiografica antica, che fissa alla fine del VI secolo a.C. lacquisizione dei libri Sibillini, ma anche con il dato riguardante la creazione della magistratura incaricata della loro interpretazione, i duumviri sacris faciundis, che vede il collegio gi operante nel V secolo. Senza abbandonare la nostra ipotesi sopra esposta, si pu ipotizzare che, nel V secolo a.C., pur non essendo ancora costituita la raccolta divinatoria denominata libri Sibyllini il collegio duumvirale fosse comunque operante e potesse attingere ad un repertorio di remedia gi strutturato, ma non ancora organizzato in libro e non ancora attribuito alla Sibilla 111.

Leggiamo il passo di Dionigi riguardante la creazione della carica duumvirale, che, appunto, appare attribuita gi allo stesso Tarquinio: , , . . Dion. Hal. IV. 62. 4-5 112.
111 112

Cfr. SANTI 2006, p.173, nota 17.

Tarquinio scelse tra i cittadini due uomini illustri e dopo aver assegnato loro due assistenti pubblici, li mise alla custodia dei libri. Ma poi fece gettare in mare, cucito in una pelle bovina come un parricida, uno di questi, Marco Atilio, che era stato accusato di tradimento da uno degli assistenti. Dopo la caduta dei re, la repubblica si assunse la custodia degli oracoli e nomin uomini autorevolissimi come custodi, i quali durante la vita ebbero solo questa responsabilit, essendo esonerati da ogni altro dovere militare e civile; e pose accanto a loro degli assistenti pubblici, senza i quali essi non potevano consultare gli oracoli.

39

Secondo Dionigi i duumviri erano coadiuvati da due assistenti pubblici greci


113

. Inoltre il titolo di duumviro aveva carattere vitalizio e esentava dalle

cariche civili e militari. Tali caratteristiche sembrano descrivere i duumviri come diversamente ordinati rispetto agli altri cittadini in quanto titolari di particolari prerogative e dunque agenti in funzione della civitas, ma posti al di fuori di essa. Completamente diverso appare lassetto del collegio in epoca posteriore. Nel 367 a.C., si colloca la creazione dei decemviri sacris faciundis, composto per met da patrizi e per met da plebei. Non vi traccia che i componenti del nuovo collegio decemvirale godessero, in virt del loro ruolo, di uno status particolare rispetto agli altri membri della classe senatoria.114

113

Tale notizia indicativa dellintensit dei rapporti di Roma con la Magna Grecia in epoca

arcaica e va integrata con quella secondo cui alcune sacerdotesse greche del culto di Demeter sarebbero state fatte venire dalla Campania a Roma, per il corretto svolgersi del culto di Ceres istituito nel 496 a.C.; Cfr. Cic. Pro Balbo, 24. 55.
114

Vedi Liv. VI. 42.

40

- 504 a.C. I ludi Tarentini. Il primo episodio legato ad una consultazione dei libri Sibillni, riportato da Plutarco e data al 504 a.C., nel quarto consolato di P.Valerius Publicola, ad appena un quinquennio dall istituzione della res pubblica. Nellanno, in coincidenza con la guerra imminente, si sarebbero verificate una serie di aborti e nascite di bambini malformati (cio prodigia segnalanti una crisi riguardante la riproduzione). Il console, dopo aver letto i libri, istitu dei sacrifici ad Ade e ripristin quei giochi, ludi che, in altra occasione erano stati prescritti da un oracolo di Apollo. Leggiamo il testo nella vita plutarchea di Publicola. . , t , , , . Plut. Popl. 21. 1-3. 115. La mancata partecipazione dei duumviri sacris faciundi - di cui, ricordiamo, listituzione era fatta risalire a Tarquinio Superbo - allepisodio, appare come un elemento anomalo. Si puo intendere che lo stesso Publicola avesse letto e interpretato i libri, per di pi senza prima ricevere lordine da parte del senato: dunque di propria iniziativa e senza mediazione, seguendo una prassi del tutto inusuale, in quanto ricordiamo che solamente i duumviri potevano avere laccesso ai libri per la consultazione, previo decreto del senato. Nel passo di Plutarco, dunque, il primo console Publicola avrebbe avuto un
115

Lanno seguente Publicola fu di nuovo console, per la quarta volta. Ci si aspettava di dover affrontare una guerra contro i Sabini e i Latini che si erano alleati. Nello stesso tempo si diffuse nella citt un particolare timore religioso, poich tutte le donne incinte davano alla luce creature deformi e nessun parto si present perfetto. Publicola allora, consultati i libri Sibillini fece dei sacrifici propiziatori ad Ade, oltre a celebrare alcuni giochi, suggeriti da un oracolo di Apollo. Rassicurata cos la citt con la speranza del ritorno del favore divino, rivolse la sua attenzione ai pericoli che minacciavano da parte degli uomini. Cfr. anche Zon. II. 1.

41

rapporto esclusivo e privilegiato con i libri Sibillini

116

. Ci potrebbe dipendere

dalla volont di attribuire un ruolo prototipico alla figura del primo console. In particolare, e stato ipotizzato che Plutarco, nel riportare tale notizia, abbia seguito una fonte filo-Valeria di parte, forse dello storico Valerio Anziate, il quale avrebbe utilizzato memorie gentilizie tramandate dai suoi antenati. Intento della famiglia Valeria sarebbe stato quello di estendere la propria tutela sul collegio dei decemviri sacris faciundi attraverso la figura esemplare del primo console P.Valerio Publicola 117. Tuttavia le anomalie rinvenibili nel passo plutarcheo potrebbero non essere il frutto di una falsificazione posteriore, ma il ricordo di una memoria autentica, in cui la prassi normale e le funzioni del collegio erano ancora in formazione 118. Il piaculum, consistente nel sacrificio propiziatorio ad Ade, collegato alla celebrazione di ludi. Laccenno ci costringe ad aprire una brevissima interrogazione sul senso del termine ludus. Ricorriamo allo studio di G. Piccaluga che propone la definizione di ludi come rituali caratterizzati da elementi spettacolari. Tali elementi avevano, appunto, la funzione di sottolineare l aspetto ludico, che segnava, attraverso la gratuit del gioco-spettacolo, il valore di un tempo sospeso atto a riproporre il tempo mitico delle origini 119. Per tornare nello specifico, lepisodio si collega alla questione straordinariamente complessa dei ludi Tarentini/Saeculares. Su queste festivit sono sorte molteplici ipotesi interpretative, per quanto ne riguarda lorigine, la cronologia, e lindividuazione della loro prima celebrazione storica
116

120

. I ludi Tarentini o Taurii erano considerati essere gli antecedenti

Al console era anche attribuita la celebrazione del primo trionfo e lorazione del primo 9; 9-11. Sullautenticit storica di Valerio Publicola,

elogio funebre, cfr. Plut. Popl. ARCELLA 1992.


117 118 119

SANTI 2000, p.24. Per questa ipotesi cfr. SANTI 2000, p.24-25 e 28-30. Vedi PICCALUGA 1965. Il termine ludus copre una vasta area semantica; vedi DELL s.v.

ludus; PICCALUGA 1965, p. 32-52. Per una classificazione dei ludi, vedi DUMEZIL 1974, p. 562 ss.
120

Copiosissima letteratura in proposito. Per una bibliografia, vedi COARELLI 1997, pp.

100. Vedi anche; GAGE 1934; PIGANIOL 1936; WAGENVOORT 1951.

42

dei ludi Saeculares121, che come indica il nome, si volevano celebrati ad ogni saeculum, termine sulla cui valenza torneremo in seguito. Nella sua cronologia dei ludi Saeculares, Censorino, presenta i ludi celebrati da Publicola come prima occorrenza di questi122. Le origini dei ludi Taurii/Tarentini sono descritte da Valerio Massimo123. Un certo Valerius, evidente antenato della gens Valeria, per salvare i suoi tre figlioletti, colpiti da un misterioso male, aveva fatto loro bere lacqua calda che sgorgava nel Tarentum, luogo extremo del Campo Marzio, ad unansa del Tevere, dove si trovava laltare sotterraneo di Dis e Proserpina
124

. I figli

ne erano stati miracolosamente guariti; come ringraziamente, Valerio offr alle due divinit sacrifici, un lectisternium e giochi per tre notti125. Nel racconto esplicita la valenza salutare legata allutilizzo delle acque del Tevere riscaldate nel Tarentum, utilizzate in un rituale terepeutico atto ad ottenere una rapida guarigione. Un altro racconto, riportato da Festo e Servio Danielino colloca lorigine dei giochi al tempo di Tarquinio il Superbo, allorch una epidemia aveva colpito le donne in gravidanza, in modo che i bambini morivano in grembo. I ludi vennero allora istituiti in onore delle divinit infere, celebrati nel Circo Flaminio con sacrifici di vacche sterili (taureae) 126. Il racconto di Plutarco sembra presentare i ludi indetti dal console come una ripresa di celebrazioni pi antiche. Comunque, tutti tre i racconti che qui abbiamo preso in considerazione, quello che vede la celebrazione dei ludi Tarentini del 504 a. C. in quanto ordine dato dai Sibillini in risposta a nascite di feti malformati, quello dei figli
121

Sullidentificazione dei ludi Taurei coi ludi Saeculares vedi Festus, s.v. Saecul. Ludi e Cens. De die nat. XVII. 10. Cfr. Festus, s.v. Saecul. Lud. Per la ricostruzione storica

Taurii ludi; cfr. anche Val. Max. loc. cit.


122

delle celebrazioni dei ludi Saeculares, il documento fondamentale costituito da un passo riportato di Censorino,(riportato in Appendice) fonte tarda ma preziosa in quanto riprende a proposito le notizie di Varrone e dei primi annalisti. (COARELLI 1997, p. 102)
123 124

Val. Max. II. 4. 5. Cfr. Zos. II. 3. Per la localizzazione del Tarentum e dellara sotterranea, vedi COARELLI 1997, pp. Per il lectisternium, vedi infra, p. 62. Festus, s.v. Taurii ludi; Serv. ad Aen. II. 140.

74-100. Per la sua caratterizzazione come luogo di acque salutari, vedi BOYANCE 1925.
125 126

43

di Valerius e quello che ricorda la malattia delle donne gravide durante il regno di Tarquinio il Superbo, presentano come pericolo incombente un possibile blocco nella riproduzione della generazione, per stornare il quale le celebrazioni effettuate riconducono al valore salvifico dei ludi in senso lato. Il problema della continuit della generazione e del rinnovamento del tempo appunto quello posto dai ludi Saeculares, di cui i Tarentini costituirebbero lantecedente. Fondamentali come segno della struttura temporale, in quanto i ludi Saeculares, al di l del problema posto dalla loro ricostruzione cronologica, scandivano la fine del saeculum, spazio di tempo dalla durata variabile combaciante con la durata di una generazione umana, di cui il numero di anni era variamente interpretato dagli antichi, e la cui determinazione costituiva comunque un problema127. Il passaggio da un saeculum allaltro costituiva un momento critico128; considerando che il saeculum era inteso come lasso di tempo combaciante con la durata di una generazione, possiamo gi definire i ludi Saeculares come atti ha favorire la continuit controllata della generazione umana.

127 128

Cens. De die nat., XVII. 6. Vedi GUITTARD 2007b. Le fonti romane ci attestano anche di una dottrina etrusca secolare, secondo cui la fine di

ogni saeculum, era annunciata da prodigi e poteva essere allontanata tramite opportuni rituali; Cens. De die nat. XXVII. 6; cfr. Serv. ad Aen. VIII. 398. Vedi MAZZARINO 1966, II, p. 525, nota 447.

44

- 496 a.C. Ceres, Liber e Libera. La seconda consultazione del quinto secolo a.C. si colloca nel 496 a.C., ed riportata solo da Dionigi. Si tratta di un episodio di straordinaria importanza in quanto pone un intervento sibillino all origine della fondazione del tempio di Ceres, Liber e Libera sullAventino, episodio chiave per la strutturazione della res publica. Il tempio era collegato dalla tradizione alle secessioni plebee
129

. Le tre

divinit costituivano la cosiddetta triade plebea, posta in esplicita contrapposizione con la parte patrizia della citt, rappresentata dalla 'triade capitolina' plebei. Leggiamo il testo di Dionigi: [] . , t. , , , , .
129

130

. Dunque la fondazione del tempio segna un momento fondante

per la storia repubblicana, che si costruisce attraverso la dialettica patrizi-

Secondo Dionigi la prima secessione plebea avvenne appunto sull Aventino nel 492 a.C.

In questa occasione la plebe si ritir in armi su questo colle, dove sorgeva il tempio votato da Postumio quattro anni prima (Dion.Hal. VI. 45-90). Livio data, invece, lo stesso episodio al 496 a.C. e lo colloca per sul Monte Sacro, dicendo di seguire la tradizione piu accreditata, di contro a quella dell Aventino, risalente questultima agli Annali di C. Pisone la fonte seguita perci da Dionigi (Liv. II. 32. 2). Cfr. CORNELL 1995, pp.256-260. Sulla storicit delle prime lotte plebee condotte essenzialmente per la parificazione dei diritti civili - e la loro proiezione nel racconto storico annalistico, vedi CASSOLA 1988.
130

Sul tema la letteratura vasta. Vedi LE BONNIEC, 1953, p.277-311; BOYANCE 1959, p.

111 ss.; DUMEZIL 1974 pp. 313-317; SABBATUCCI, 1988, p.140-144. Cfr. CORNELL 1995, pp. 263-265. Sulla dualit patrizi plebei, vedi GUARINO 1975, RICHARD 1978; NICCOLINI 1934; BRUNT 1972.

45

, , , . Dion. Hal. VI. 17. 2-4 131. Lepisodio si colloca poco prima della battaglia del lago Regillo, lo scontro che segna, secondo la tradizione, la vittoria romana sulla Lega Latina (499/496 a.C.). Dionigi racconta che, poco prima di partire con lesercito, il dittatore Aulo Postumio aveva ordinato ai duumviri di consultare i libri Sibillini, per porre fine ad una carestia che aveva colpito Roma. L urgenza di porre rimedio alla situazione prioritaria in quanto la carestia, oltre ad affamare la citt, compromette il vettovagliamento dellesercito. I duumviri indicano il bisogno di propiziarsi le divinit Ceres, Liber e Libera. Postumio promette dunque di votare un tempio ed istituire dei ludi alle tre divinit designate, qualora sia assicurata nuovamente labbondanza di generi alimentari alla citt. In primo luogo notiamo che, in questo episodio, il ruolo svolto dai duumviri sacris faciundi si limita ad indicare le particolari divinit a cui rivolgere i piacula, e non include la prescrizione dei riti espiatori da eseguire. E lo stesso Postumio, cio il console
132

, che stabilisce la dedica del tempio e

listituzione di ludi annui. Secondo Claudia Santi, si pu scorgere nellepisodio la memoria di un periodo in cui il ruolo dei duumviri sacris faciundi aveva diversa definizione rispetto a quella che si and delineando nel periodo immediatamente posteriore; la prassi prevedeva infatti che fossero i duumviri ad indicare le modalit di esecuzione dei piacula133. Il fatto che Postumio leghi
131

[Postumio] spese quaranta talenti in giochi e sacrifici agli dei, e stipul il contratto per la costruzione dei templi di Demetra, Dioniso e Core, a scioglimento del voto fatto. Infatti allinizio, come sembra, i vettovagliamenti per la guerra scarseggiavano, e cera una grande paura nei Romani di venir meno, poich la terra era infeconda n giungevano rifornimenti dai mercati stranieri a causa della guerra. Per questo timore Postumio aveva ordinato a coloro che ne erano i custodi di consultare i libri Sibillini; non appena aveva saputo che gli oracoli ordinavano di propiziarsi questi dei, aveva fatto voto a loro, mentre era sul punto di condurre in campo lesercito, che, se nella citta fosse tornata, nel corso del suo comando, la stessa prosperit di prima, avrebbe eretto loro dei templi e avrebbe celebrato in loro onore sacrifici annuali. Questi dei, esaudendo le sue preghiere, fecero s che la terra producesse frutti copiosi.
132

Invece, il fatto che Postumio, scavalcando il senato, ordini ai decemviri di adire ai libri

rientra nei suoi diritti di dittatore, e non deve perci essere inteso come una infrazione alla prassi per cui era il senato a dare tale ordine.
133

SANTI, 2000, p. 25-26. Analogamente allepisodio registrato per il 504 a.C., si pu

46

la costruzione del tempio all esaudirsi di una richiesta, non invece inusuale e pu essere paragonato ad altre espiazioni di prodigia soprattutto per il III a.C.134 Analizziamo le particolari circostanze in cui collocato tale episodio. Le tre divinit Ceres, Liber e Libera possono essere accostate alla vegetazione, allagricoltura, sia pure con molta cautela. Ceres in particolare era preposta alla crescita delle messi; ma bisogna aggiungere che essa va pi opportunamente collegata alla dimensione culturale legata al buon uso delle cerealicoltura, tecnica agricola di per s avanzata e rivoluzionaria, per la quale la corrispondente greca di Ceres, Demeter aveva assunto un ruolo eminentemente politico, come garante dell attualit democratica, simbolicamente rappresentata dal pane bianco dono della dea. 135 Listituzione del tempio alla triade dunque, ben si colloca in un contesto in cui e necessario porre fine ad una carestia, ma anche dare una svolta politica nel senso di attualizzare la storia della res pubblica. L interpretatio di Ceres come Demeter richiama al ruolo della dea stessa nel mondo greco ed in particolare ad Atene. Demeter era colei che aveva dato agli ateniesi i due pi grandi doni, la coltivazione dei cereali ed i misteri, e si presenta come la divinit che inaugura la dimensione culturale perfetta, la dimensione del pane bianco. Demeter interpretata perci come garante dellassetto democratico della polis ateniese, in particolare nel V a.C., come la sola in grado di assicurare attraverso la panificazione un cibo equamente distribuibile, di garantire cio una pagnotta per tutti, base delluguaglianza tra i cittadini, fine ultimo del disegno civico 136.

scorgere la volont di far risaltare limportanza di un personaggio, questa volta un appartenente alla famiglia Postumia.
134 135

Per esempio nel 217 a.C. Vedi Liv. XXII. 1. 8-20. Su tale valore simbolico della cerealicoltura e sul valore politico della agricola Ceres

richiama lattenzione I. Chirassi Colombo. Vedi CHIRASSI COLOMBO 1975a; CHIRASSI COLOMBO 1981. Vedi anche le voci Ceres e cerealicoltura dell Enciclopedia Virgiliana (CHIRASSI COLOMBO 1984)
136

CHIRASSI COLOMBO 1975 e CHIRASSI COLOMBO Demeter biografia di una dea in

corso di stampa.

47

Con questa premessa, facile inferire perch i plebei avessero adottato il culto di Demeter, identificata con Ceres, quale vessillo delle loro rivendicazioni, che si muovevano in senso democratico 137. Per tornare allepisodio in questione, possiamo notare come gi in questo racconto riguardante la fondazione del tempio venga posto il collegamento delle divinit con la plebe. La consultazione si colloca poco prima di una battaglia; coinvolge il piano militare in quanto la carestia impedisce il vettovagliamento dellesercito e minaccia, dunque, anche le sorti della guerra contro la coalizione latina, nonch lesistenza stessa di Roma: la crisi economico-agraria rischia di far sorgere una crisi politica interna
138

. In tale

situazione emerge con evidenza, assieme alla necessit immediata di arrestare la carestia, quella di placare la plebe, in particolare coloro che potevano servire in armi. Il rapporto della plebs con lesercito un dato della massima importanza. Numerosi passi di Livio presentano il rifiuto plebeo di partecipare alla leve come strumento ricattatorio utilizzato contro il senato. Il problema di mantenere la pace interna, la celebre concordia ordinum viene presentato dal racconto annalistico liviano, che riprende i motivi ideologici fondamentali dellepoca augustea, come di vitale importanza per consolidare il modello espansionistico esterno di Roma139. La discordia interna era temibile non solo poich minacciava lespansione romana, ma soprattutto in quanto favoriva attacchi esterni e metteva pericolo lesistenza stessa di Roma. in

137

CHIRASSI COLOMBO, 1975a, p.183-213. Anche per Liber e Libera interpretati come

Dioniso e Kore i problemi che si pongono sono complessi. In particolare su Liber, vedi BRUHL 1953.
138 139

Cfr. SABBATUCCI 1989, p.174-175. Cfr. SABBATUCCI 1989, p. 173.

48

- 488 a.C. Attaccare Coriolano? La terza consultazione del quinto secolo testimoniata solo da Dionigi. Secondo lo storico, si ricorse di nuovo ai libri nel 488 a.C., quando Roma si trov nuovamente in procinto di fronteggiare un conflitto. Nel testo dello storico, anche questa volta, la radice del conflitto interna. Nello specifico si tratta di decidere se portare guerra o no a Marcio Coriolano, il patrizio che dopo essere stato mandato in esilio per il suo dispotismo e per essersi opposto alla distribuzione del grano alla plebe, si era rifugiato presso i Volsci ponendosi alla loro guida contro i Romani. Nellepisodio in questione, lesercito di Coriolano, formato dai Volsci, si trova accampato alle porte di Roma. Leggiamo il testo: ( ) ( ) . Dion.Hal. VIII. 37. 3.140 Dionigi ci dice, dunque, che la decisione di non affrontare Coriolano venne presa non solo in virt di considerazione politiche, ma anche in base a ci che pareva manifestare la volont degli di. Gli di, come scrive lo storico, manifestavano la loro contrariet alla spedizione mediante auspici, oracoli Sibillini e altre forme tradizionali di divinazione. Il passo assolutamente particolare ed anomalo, in quanto sembra accennare ad un diverso uso dei Sibillini rispetto a quello usuale. I libri non sono consultati per espiare dei prodigia, ma per verificare il favore divino
140

Il senato decise di non inviare nemmeno allora un esercito oltre i confini, temendo per linesperienza dei soldati (erano per la pi parte reclute) e considerando che la titubanza dei consoli (mancavano totalmente di energia) rendesse rischioso affrontare una dura lotta. Per di pi anche gli dei manifestavano la loro contrariet alla spedizione mediante avvertimenti oniromantici, oracoli Sibillini e altre forme tradizionali di divinazione, che gli uomini di allora non ritenevano di poter trascurare, come invece capita oggi.

49

verso una iniziativa collettiva. Luso della raccolta oracolare in questo caso assimilabile a quello dell auspicatio, alla quale esplicitamente accomunata da Dionigi. Daltronde possibile che il greco Dionigi si riferisse non tanto ai libri Sibillini, ma avesse inteso genericamente indicare col termine oracoli Sibillini le varie voci profetiche non ufficiali, ampiamente attestate come circolanti nella Roma del I secolo a.C., epoca in cui scriveva lo storico; la situazione contemporanea poteva suggerire facili analogie per il passato . N Livio n Plutarco, nella vita di Coriolano, menzionano i libri Sibillini in rapporto con la vicenda del patrizio141.

141

Vedi Liv. II. 39-40. Plut. Cor. 32-33. Nella narrazione storico-annalistica, la situazione si

risolve grazie a Veturia e Volumnia, rispettivamente madre e moglie di Coriolano, che si recano assieme ad altre matrone al campo dei Volsci, dove persuadono il congiunto a risparmiare la citt. Plutarco narra che, come tentativo precedente, era stata mandata presso il campo una delegazione composta da sacerdoti e auguri, per convincere il romano a deporre le armi, ma senza risultato. La notizia potrebbe riflettere quella di Dionigi.

50

- 461 a.C. Numerosi prodigia e un tumultus annunciato. Passiamo ora ad analizzare limportante episodio del 461 a.C., riportato da Livio e Dionigi
142

, che offre un notevole esempio di quella manipolazione

politica del religioso, un dato costante nella storia romana, che appare ben presente durante il quinto secolo, nel conflitto sociale, espresso nella divisione fra patrizi e plebei143. Nel 461 a.C., come scrive Livio, venne riproposta al senato la legge, presentata lanno prima dal tribuno della plebe Tarentillo Harsa, che proponeva lelezione di cinque magistrati con il compito di redigere delle leggi al fine di limitare e regolarizzare il potere consolare, che i tribuni ritenevano gestito in modo arbitrario dai patrizi144. Il ricorso ai libri viene causato da una crisi prodigiale determinata da diversi fenomeni: cielo infuocato, un terremoto, una vacca parlante e soprattutto una pioggia di carne che non imputridisce. Dionigi aggiunge alla lista liviana anche apparizioni di spettri e voci. E da notare che simili prodigi diverranno ricorrenti nel III e II secolo a.C. Riportiamo di seguito i passi in questione: Anno deinde insequenti lex Tarentilia ab toto relata collegio novos adgressa consules est; [] eo anno caelum ardere visum, terra ingenti concussa motu est. Bovem locutam, cui rei priore anno fides non fuerat, creditum. Inter alia prodigia et carne pluit, quem imbrem ingens numerus avium intervolitando rapuisse fertur; quod intercidit, sparsum ita iacuisse per aliquot dies ut nihil odor mutaret. libri per duumviros sacrorum aditi; pericula a conventu alienigenarum praedicta, ne qui in loca summa Urbis impetus caedesque inde fierent; inter cetera monitum ut seditionibus abstineretur. Id factum ad impediendam legem tribuni criminabantur ingensque aderat certamen. Liv. III. 10. 5-7. 145
142
143

Cfr. anche Plin. N.H. 2.147; Val. Max. I. 6. 5. Lutilizzo del timore religioso come tecnica di manipolazione politica era ben presente

alla coscienza degli stessi Romani; vedi in proposito il noto passo di Polibio, VI. 56, che presenta la religio come uno strumento in mano al potere della classe dirigente per meglio contollare le masse popolari.
144

Liv. III. 9. 1-6.

145

Lanno seguente, poi, la legge Tarentilla fu ripresentata da tutto il collegio contro i nuovi consoli []. In quell anno il cielo parve incendiarsi, e il suolo fu scosso da un violento terremoto. Si credette, cosa cui non si era prestata fede lanno precedente, che una vacca avesse parlato. Tra gli altri prodigi, sebbe anche una pioggia di carne che fu afferrata, a quanto si narra, da un gran numero di uccelli che vi svolazzavano in mezzo; quella che cadde a terra vi sarebbe rimasta abbandonata per parecchi giorni senza minimamente

51

, . , , , , , . , , , , . , , . , , , , . Dion. Hal. X. 2. 2-4 146.


imputridire. Dai duumviri furono consultati i Libri; fu predetto il pericolo che da un assembramento di genti straniere derivassero assalti contro le parti pi alti dellUrbe, con conseguenti stragi; tra le altre cose si ammon che ci si astenesse dalle sedizioni. I tribuni protestavano che si era ricorso a questo espediente per ostacolare la legge e una gran lotta era imminente.
146

Ai ragionamenti degli uomini si aggiungevano presagi paurosi mandati dagli dei: di alcuni di questi non si trovano tracce ne in tempi precedenti, ne negli archivi pubblici ne altrove. Infatti, finch si trattava di lampi che attraversavano il cielo, di fuochi che si accendevano sempre in un solo luogo, di muggiti e scosse continue di terra, di apparizioni di spettri diversi in diversi punti dellaria, e di voci che sconvolgevano la mente degli uomini, questi prodigi e altri simili si sapeva che anche in tempi precedenti erano avvenuti, in misura maggiore e minore; ma ce ne fu uno di cui essi non avevano esperienza e che pi li spaventava: venne gi dal cielo una gran nevicata, ma non di neve, bens di brandelli di carne, pi o meno grandi. La maggior parte fin nel becco di torme di uccelli in volo, che li afferravano a mezzaria, invece quelli che arrivavano a terra restarono per molto tempo nella citt stessa e nei campi, senza perdere di colore, come fa la carne quando invecchia, senza marcire e senza mandare cattivo odore. Gli indovini del luogo non furono capaci dinterpretare un simile prodigio, ma nei libri Sibillini si trov quel che esso annunciava: nemici esterni sarebbero penetrati entro le mura e la citt avrebbe corso pericolo di essere fatta schiava; una sedizione interna avrebbe dato l avvio alla lotta con i nemici esterni; sarebbe stato necessario bloccarla sul nascere e liberarne la citt, allontanare i mali con sacrifici e preghiere, e cosi i romani avrebbero vinto il nemico.

52

Notiamo innanzitutto che, nel passo di Livio, troviamo per la prima volta la formula libri per duumviros sacrorum aditi. E dunque lapposito collegio dei duumviri a procedere alla lettura dei libri
147

. I duumviri, in questo episodio,

anzich indicare un piaculum, danno una predizione ed un consiglio. Nei libri infatti: pericola a conventu alienigenarum praedicta, ne qui in loca summa urbis impetus caedesque inde fierent; inter cetera monitum ut seditionibus abstineretur. E importante sottolineare il fatto che tali parole, costituenti altres uno dei pochi esempi di responsi direttamente attribuiti ai libri Sibillini, pongano in primo piano, ancora una volta, come vero grande pericolo sempre incombente, la discordia, la situazione di conflittualit interna alla citt, la seditio, (vedi lordine sibillino riportato da Livio ut seditionibus abstineretur), che Dionigi rende in greco con stasis, termine dalle molte implicazioni, che significa sia fazione che sedizione, discordia e che pi in generale, indica la conflittualit interna, che pu eventualmente, ma non obbligatoriamente, sfociare in guerra civile148. Dunque, nel 461 a.C. vi era un pericolo di disordine interno. Gi lanno precedente, il 462 a.C. si era effettivamente verificata una sommossa civile, un tumultus, in seguito alla prima proposta della legge Tarentilla Harsa149. Lordine di evitare sedizioni risulta cos essere rivolto specificatamente ai plebei, i quali reagiscono non accettando il responso; di pi, i tribuni ripudiano esplicitamente tale responso dichiarandolo un espediente dei patrizi per impedire lapprovazione della legge Tarentilla: ...Id factum ad impediendam legem tribuni criminabantur ingensque aderta certamen. E evidente che nellottica patrizia la proposta plebea di regolarizzare il potere consolare va messa in rapporto di causa-effetto con il presentarsi dei prodigia e la rottura della pax deorum. Secondo questottica, sono i plebei, con il loro comportamento, a mettere in pericolo lesistenza della citt, che appunto era fondata sul consenso degli di assicurato dalla pace patrizia.

147 148

SANTI 2000. La stasis, come ha messo in luce in uno studio N.Loraux necessaria alla vita

democratica, in quanto agente dinamico della dialettica politica; vedi LORAUX 2006. Il concetto della stasis oggetto di numerosi studi; oltre a quello appena citato, vedi anche, BOTTERI 1989; INGRAVALLE 1989; BERTELLI 1996.
149

Liv. III. 9. 6-13.

53

Come ha notato D.Sabbatucci, in questo responso, in luogo di un piaculum, cio di un azione cultuale, viene proposto un comportamento, e specificatamente un comportamento politico, quello di astenersi dalle sedizioni150. Lanno seguente si verific puntualmente quanto predetto dalloracolo, come scrive esplicitamente Dionigi. Il pericolo preconizzato si concretizza nellimpresa del sabino Appio Erdonio, il quale, a capo di una spedizione formata da esuli e schiavi, - stranieri - arriva ad occupare il Campidoglio 151. Dionigi inquadra linvasione come provocato dalla discordia civile e ricorda come fosse stata predetta dai Sibillini. , , . Dion. Hal. X. 9. 1. 152 Come possiamo vedere, dunque, il racconto di questi anni, aldil delleffettiva portata storica, che qui non interessa, mette in luce la volont di una data classe dirigente, il patriziato di controllare il comportamento della parte politica rappresentata dai plebei, attraverso una manipolazione religiosa: in luogo di un piaculm, cio di una azione cultuale viene proposto infatti un comportamento e specificatamente un comportamento politico, quello di astenersi dalle sedizioni. A questo punto risulta decisivo il rifiuto della plebe di seguire lindicazione politica data da un autorit religiosa, rappresentato dal rifiuto dei tribuni di seguire le indicazioni sibilline e laperta accusa lanciata ai patrizi. Secondo D.Sabbatucci, che ha analizzato lepisodio e che qui ho parzialmente seguito, tale atteggiamento dei tribuni si inquadra in quel processo della mentalit romana per cui si avr una distinzione tra il civico e il
150 151

SABBATUCCI 1989, p.171. Lepisodio riportato in Liv. III. 15-18. e Dion. Hal. X. 14 -16. Sullepisodio, vedi OGILVIE

1965, pp.423-425. Su Appio Erdonio, vedi NOE 1977; PERUZZI 1987.


152

Sotto il consolato di P. Valerio Publicola e G. Claudio Sabino, il grave pericolo di una guerra esterna minacci Roma quanto mai prima dallora,; era stata la discordia civile a provocare ci, proprio come avevano preannunciato gli oracoli letti nei libri Sibillini e come avevano preannunciato i prodigi dellanno precedente.

54

religioso, con lapertura del decisionale, espresso attraverso la prassi istituzionale, a discapito del divinatorio. Processo attuato proprio in virt della dialettica patrizi-plebei 153. In questa ottica, lepisodio dovrebbe essere considerato emblematico di questo processo, che possiamo immaginare travagliato, ed espresso, nella vulgata attraverso episodi simili a questo. A tale proposito possiamo evidenziare come nella quasi totalit delle consultazioni sibilline registrate fino al 367 a.C., queste avvenissero in occasione di prodigia e in concomitanza di momenti di crisi interna fra i due ordini, crisi poi riassorbite in seguito alla procuratio effettuata. Viene cio proposto uno schema interpretativo per cui ad uno stato di crisi interna e discordia civile equivale una rottura della pax deorum ed il necessario ricorso ad uno strumento flessibile, capillare, soprattutto multivalente come i libri Sibillini. Se questo ci che si pu leggere nel tessuto storico-annalistico, per l effettivo accadimento storico si pu ipotizzare un tentativo patrizio di utilizzare lautorit di un mezzo divinatorio a scopi politici e un tentativo di mantenere lordine civile attraverso il timore di una possibile rottura della pax deorum e conseguente perdita della protezione divina da parte della citt, con pericolo per lesistenza della stessa 154. L atteggiamento plebeo ha anche unaltra valenza: viene a stabilire il rifiuto del divinatorio come fonte autorevole in grado di dettare leggi o indirizzi politici. 155 Accenniamo qui, per approfondire in seguito, come il processo che porter al rifiuto dellelemento oracolare inteso come autorit in grado di dettare scelte politiche sar coronato nel 367 a.C. con la creazione dei decemviri sacris faciundi, nuovo collegio composto per met da plebei e per met da patrizi, evento che si inquadra come grande conquista paritaria
153 154

SABBATUCCI 1989, pp. 171-172. cfr. Liv. III. 9. 1-5. Nel discorso di Q.Fabio, il tribuno C. Tarentillo Harsa equiparato ad un La sconfitta e la conseguente cacciata di Appio Erdonio dal Campidoglio, avvengono

castigo degli dei.


155

grazie allintervento del console Publicola (!) che concede ai tribuni di discutere la legge Tarentilla Harsa. In cambio i tribuni avrebbero dovuto astenersi dal ostacolare la plebe a partecipare alla guerra contro gli occupanti; Dion. Hal. X. 15. 6-7.

55

Passiamo ora ad esaminare le restanti consultazione del V secolo, alla luce di quanto detto. - 436 a.C. Pestilenze, terremoti, obsecratio e la vicenda di Spurio Melio. La quinta consultazione si colloca nel 436 a.C. Sono ricordati molti prodigi per questanno, per cui in ultimo si ricorre ai libri, che indicano di eseguire una obsecratio
156

. Anche in questo caso sullo sfondo abbiamo il contenzioso

civico dato dalla dualit patrizi-plebei. Leggiamo da Livio : M.Cornelio Maluginese L. Papirio Crasso consulibus exercitus in agrum Veientem ac Faliscum ducti. Praedae abactae hominum pecorumque; hostis in agris nusquam inventus neque pugnandi copia facta; urbes tamen non oppugnatae quia pestilentia populum invasit. Et seditiones domi quaesitae sunt, nec motae tamen, ab Sp. Maelio tribuno plebis, qui favore nominis motorum se aliquid ratus et Minucio diem dixerat et rogationem de publicandis bonis Servlii Ahalae tulerat, falsis criminibus a Minucio circumventum Maelium arguens, Servilio caedem civis indemnati obiciens; quae vaniora ad populum ipso auctore fuere. Ceterum magis vis morbi ingravescens curae erat terroresque ac prodigia, maxime quod crebris motibus terrae ruere in agris nuntiabantur tecta. Obsecratio itaque a populo duumviris praeeuntibus est facta. Liv. IV. 21. 1-6.157. Vediamo di analizzare lepisodio in relazione alla narrazione annalistica ed al concomitante quadro storico. Nella precedente consultazione del 461 a.C., in
156

lobsecratio era una particolare forma di supplicatio, o preghiera pubblica, manifestazione

di venerazione collettiva indirizzata agli dei, a cui partecipava tutta la comunit. Il termine obsecratio indica in particolare una supplicatio volta a stornare una calamit. Cfr. WISSOVA 1912, p. 58; DUMEZIL 1974, p. 560 ss. Le supplicationes sono piacula ricorrenti nelle prescrizioni sibilline, come vedremo, soprattutto nel III secolo.
157

Sotto il consolato di M. Cornelio Maluginese e L. Papirio Crasso, gli eserciti furono condotti nel territorio dei Veienti e dei Falisci. Si fece bottino di uomini e di bestiame; non si trov alcuna traccia del nemico, n si ebbe occasione di combattere; veramente le citt non furono assalite perch il popolo fu colpito da una pestilenza. Allinterno si tent anche di suscitare delle sedizioni interne, ma senza alcun successo: il tribuno della plebe Spurio Melio, il quale grazie alla popolarit del suo nome credeva di poter provocare qualche sommossa, aveva citato in giudizio Minucio e presentato una proposta di legge sulla confisca dei beni di Servilio Aala, sostenendo che Melio era stato vittima delle false accuse di Minucio, e imputando a Servilio luccisione di un cittadino che non aveva ricevuto alcuna condanna; ma queste accuse riscossero minor credito di chi le aveva formulate. Destavano invece maggior preoccupazione lepidemia, che andava aggravandosi, e alcuni terribili prodigi, e soprattutto la notizia che nelle campagne le case crollavano per i frequenti terremoti. Fu perci fatta dal popolo, con a capo i duumviri, un' obsecratio.

56

corrispondenza ad una crisi sul piano extraumano si era verificata anche una crisi di natura politica, cio un conflitto fra le due classi sociali componenti il tessuto civico. Anche in questo episodio si pu rintracciare uno schema analogo alla situazione del 461 a.C.? Livio scrive per lanno in questione che, nonostante i tentativi di sobillazione di uno dei tribuni, tale Spurio Melio, nella citt si mantenne una situazione di tranquillit e di concordia tra le classi. Vediamo di chiarire la questione. Il tribuno che cerca inutilmente di fomentare tumulti, omonimo di un altro Spurio Melio, un cavaliere che tre anni prima era stato causa di gravi disordini nella citt; in occasione di una carestia, che affamava in particolare i pi umili, aveva fatto incetta di grano in Etruria e lo aveva elargito alla plebe. Era stato pertanto accusato dal prefetto dellannona, Minucio, di sobillare la plebe al fine di restaurare lordine monarchico (de regno agitare); chiamato dal dittatore a rispondere alle accuse, si era rifiutato di seguire il magister equitum Servilio Aala, che perci lo aveva ucciso sul posto 158. Nel 439 a.C. vi era dunque stata una situazione di discordia interna; una crisi che aveva avuto come causa prima la carestia che aveva esasperato gli animi della plebe. Le carestie potevano essere considerati alla stregua di prodigia, come abbiamo visto nellepisodio del 496 a.C. Anche i tumulta potevano essere dei prodigia; con la differenza che un tumultus poteva anche essere la conseguenza di un prodigium non espiato.159 Il senato riconosce come monstrum, non naturale, laspirazione alla monarchia di Spurio Melio: non pro scelere id magis quam pro monstro habendum
158 160

. Lavvento di Spurio Melio era stato reso possibile in quanto nel

Liv. IV. 13. 14. Problematica la storicit di Spurio Melio; vedi Mnzer, RE, XIV. 1, 1928, s.v. 2, coll. 239-244. Aspirare alla monarchia era unaccusa capitale e monstrum

Maelius

ricorrente nella storiografia latina. La stessa uccisione di Cesare, accusato appunto di aspirare alla monarchia, ad una attenta analisi delle fonti, appare descritta come una uccisione rituale; vedi CHIRASSI COLOMBO 1993.
159 160

Come abbiamo visto in Dionigi per lanno 461 a.C. Liv. IV. 15; 6-7. In seguito alluccisione di Sp.Melio la sua casa venne bruciata: nec satis

esse sanguine eius expiatum, nisi tecta parietesque intra quae tantum amentiae conceptum esset dissiparentur bonaque contacta pretiis regni mercandi publicarentur (Liv. IV. 15. 8). E

57

444 a.C. la carestia e le sedizioni non erano stati considerati prodigia e dunque non espiati; questo aveva permesso alleventum di verificarsi. Cio la mancata espiazione del prodigium non compreso aveva permesso al monstrum di verificarsi161. Nel 436 a.C. la comparsa del tribuno Spurio Melio, che si presenta come un doppio dell omonimo di tre anni prima, rischia di replicare la stessa situazione; in realt ci non avviene, poich i suoi tentativi non vengono considerati dal punto di vista politico. In tale situazione di concordia, tuttavia viene comunque organizzata lobsecratio come remedium, quasi a compensazione della mancata espiazione della carestia del 444 a.C. In conclusione, bench nel 436 a.C. la connessione discordia-prodigiaconsultazione sibillina non appaia cos evidente, anche questo episodio, alla luce di unanalisi pi approfondita sembra rientrare nello schema che abbiamo proposto, per cui alla presenza di prodigia-consultazione dei libri Sibillini corrisponde una crisi fra patrizi e plebei; puntualizzando, una crisi non direttamente provocata dai plebei, ma da un singolo personaggio, il quale era per appoggiato da parte plebea.

nella sua casa che Spurio Melio teneva le assemblee con gli esponenti sediziosi della plebe. Il luogo, ai piedi del Campidoglio fu poi chiamato Equimelio ( Aequimelium da aequare,spianare al suolo ) e, significativamente, era il mercato in cui si distribuiva il grano alla plebe, cfr. OGILVIE 1965, commento al passo.
161

Notiamo anche che il tumultus poteva essere sia un prodigium da espiare sia un eventum-

monstrum conseguente la mancata espiazione del prodigium.

58

- 433 a.C. Problemi di salute. Per il sesto ed ultimo episodio riguardante i libri Sibillini nel quinto secolo, disponiamo solo della testimonianza liviana. Nell anno 433 a.C., e unepidemia a richiedere la consultazione Pestilentia eo anno aliarum rerum otium praebuit. Aedis Apollini pro valetudine populi vota est; multa duumviri ex libris placandae deum irae avertendaeque a populo pestis causa fecere. Liv. IV. 25. 3 162 Non sono specificati i riti prescritti dai duumviri di cui detto solo che furono multa. Il verbo fecere indica che furono gli stessi duumviri a compiere tali atti cultuali, come pi volte sar registrato nel III secolo. Nello stesso anno Livio scrive che venne anche votato un tempio ad Apollo. Non sappiamo se il tempio venne votato sulla base della consultazione sibillina, il testo non lo specifica. Lo ipotizza Gag in base al fatto che le raccolte oracolari dei libri erano attribuite alla Sibilla, ritenuta ispirata da Apollo. Infatti, secondo, lipotesi di J. Gag ai libri Sibillini che si deve lintroduzione del dio in ambito romano problema aperto164. A Roma, il dio era venerato soprattutto nelle sue qualita di guaritore e vincitore, caratteristiche riassunte nel concetto latino di sospitalis, salvatore dalle calamit della peste e della guerra. Il dio era chiamato a garantire non solo la salvezza dai mali della peste, ma anche la salus della repubblica, preservandola dai mali della discordia. 165
Quellanno una pestilenza non permise che si pensasse ad altro. Si voto ad Apollo un tempio per la salute del popolo. Molte cose fecero i duumviri, seguendo i lbri Sibillini, per placare lira degli dei e per allontanare lepidemia dal popolo.
162

163

. Tuttavia, se questa lipotesi dello

studioso, la questione dellorigine del culto di Apollo a Roma, rimane un

163 164

GAGE 1955, pp. 19 24. Cfr. SABBATUCCI 1988, p.238: Apollo apparteneva da tempo a tutte le culture sottoposte

allinfluenza greca: era un dio degli italici, degli Etruschi (Aplu), degli stessi Romani, probabilmente sin dalla fondazione di Roma.
165

Sospitalis termine equivalente al greco str, salvatore. Le divinit legate alla

dimensione iatrica, medica sono quelle che pi si prestano ad espandersi, come dispensatrici di salvezza ultraterrena. Vedi SABBATUCCI 1988, loc. cit. Le divinit iatriche sono state dunque oggetto di particolare attenzione e di controllo. Cfr. CHIRASSI COLOMBO

59

Proprio nellanno in questione vi era a Roma una situazione di discordia interna, in quanto i tribuni della plebe stavano conducendo una dura lotta per ottenere lelezione di tribuni militari con potest consolare di estrazione plebea
166

. Tale magistratura, secondo la narrazione storica, era stata creata

in seguito alle richieste plebee di accedere al consolato e doveva essere aperta sia a questi ultimi che ai patrizi; essa dava gli stessi poteri del consolato ma senza il diritto degli auspicia 167. Tuttavia dal momento della sua creazione il tribunato con potest consolare era rimasto di fatto in mano ai patrizi168. Ora, la situazione di discordia si prolungava gi dall anno prima, quando il dittatore Emilio Mamerco aveva proposto una legge allo scopo di limitare la durata della carica censoria da cinque a un anno, proposta in seguito alla quale (per vendetta!) i censori lo avevano iscritto tra gli erari - la classe che, in base al censo, era tenuta a pagare pi tasse - populi certe tanta indignatio coorta dicitur ut vis a censoribus nullius auctoritate praeterquam ipsius Mamerci deterreri quiverit. ( Liv. IV. 25. 9 ). Ora, se la creazione della carica censoria nel 443 a.C., pu essere vista, nellambito della narrazione annalistica, come una reazione all istituzione del tribunato militare con potest consolare169, lepisodio risulta doppiamente legato alla storia dellaffermarsi della carica e quindi alla storia dell affermarsi della plebe. Alla situazione di crisi sul piano extra-umano segnalato dal prodigium corrisponde, dunque, una situazione di crisi politica, che si delinea come crisi dei due ordini che costituiscono la res publica .
1975b.
166

Tribuni plebi adsiduis contentionibus prohibendo consularia comitia cum res prope ad interregnum perducta esset, euicere tandem ut tribuni militum consulari potestate crearentur. Victoria praemium quod petebatur ut plebeius crearetur nullum fuit: omnes patrici creati sunt []. Liv. IV. 25. 1-2.
167

Liv. IV. 7. Nella realt storica, listituzione dei tribuni militum consulari potestate, non fu

probabilmente una conseguenza della lotta fra gli ordini; la carica, fraintesa nei suoi fini dalle fonti, doveva pi verosimilmente essere stata creata per poter coadiuvare i consoli nei loro compiti, che potevano cos essere delegati a tribuni. CASSOLA 1988, p.453-454.
168

Il primo tribuno militare con potesta consolare plebeo secondo Livio venne eletto nel 400 Vedi lanalisi in SABBATUCCI 1975, p.29-41.

a.C. Vedi Liv. V.13.


169

60

In seguito, lanno dopo, lepidemia si placa; seguono inoltre anni in cui lelezione di tribuni consolari avviene con maggior frequenza di quanto non fosse avvenuto nei dieci anni precedenti. In questo caso, dunque, la corretta espiazione del prodigium segnala il superamento pilotato della crisi civile -religiosa.

61

CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL IV SECOLO A. C.

399 a.C. Una pestilenza, il primo lectisternium, ed il primo tribuno militare plebeo con potesta consolare. Nel 399 a.C. secondo Dionigi e Livio, i duumviri libri Sybillini aditi sunt, il collegio duumvirale venne incaricato di andare a consultare i libri Sibillini. Secondo quanto indicato da questultimi, si tenne a Roma un lectisternium, con lintento di stornare una pestilenza. Come vedremo, anche in questo episodio, lintervento mirato dei Sibillini si colloca in un momento importante della costruzione istiuzionale della repubblica. I lectisternia erano particolari riti che esprimevano, attraverso la finzione rituale, la ricreazione di quel momento preattuale rappresentato dalla commensalit con gli dei
170

. Nella pratica, la cerimonia del lectisternium

(=lectos sternere, distendere i letti), inscenava un banchetto a cui simbolicamente erano invitati a partecipare gli dei, di cui le statue cultuali venivano portati fuori dai templi stesi su letti triclinari e posti davanti a tavole imbandite a festa 171. Leggiamo quanto riporta Livio e, di seguito, Dionigi. Tristem hiemem sive ex intemperie caeli, raptim mutatione in contrarium facta, sive alia qua de causa gravis pestilensque omnibus animalibus aestas excepit; cuius insanabili perniciei quando nec causa nec finis inveniebatur, libri Sibyllini ex senatus consulto aditi sunt. Duumviri sacris faciundis, lectisternio tunc primum in urbe Romana facto, per dies octo Apollinem Latonamque, Herculem et Dianam, Mercurium atque Neptunum tribus quam amplissime tum apparari poterat stratis lectis placavere. Privatim quoque id sacrum celebratum est. Tote Urbe patentibus ianuis promisquoque usus rerum omnium in propatulo posito, notos ignotosque passim advenas in hospitium ductos ferunt, et cum inimicis quoque benigne ac comiter sermones habitos; iurgiis ac litibus temperatum; vinctis quoque dempta in
170

NOUILHAN 1989. La commensalit con gli dei anche il tema sotteso al mito del furto del

fuoco di Prometeo. Sulla tematica amplissima bibliografia; vedi in particolare BIANCHI 1978 e BIANCHI 1976.
171

Sui lectisternia, WISSOVA 1912, p.421 ss.; GAGE 1955, p.168-179 ; DUMEZIL 1974, p.

475; PARKE 1992, p. 233-234.

62

eos dies vincula; religioni deinde fuisse quibus eam opem di tulissent vinciri. Liv. V. 13. 4-8. 172 . . , , , , . , , , , , . D. H. XII. 9.
173

172

A quel triste inverno segu, o per lincostanza del clima, che port un brusco mutamento di stagione, o per qualche altro motivo, unestate funestata da una pestilenza che colp tutti gli animali; e poich non se ne trovava la causa n si riusciva a por fine a quell irrimediabile flagello, si consultarono per decreto del senato i libri Sibillini. I duumviri sacris faciundis, fatto allora per la prima volta nella citt di Roma un lectisternium, per otto giorni cercarono di placare Apollo e Latona, Diana e Ercole, Mercurio e Nettuno, stesi su tre letti addobbati con la massima suntuosit che quei tempi consentivano. Tale sacrificio fu celebrato anche privatamente. Aperte in tutta la citt le porte delle case e posta ogni cosa all aperto, a disposizione di chiunque volesse servirsene, si ospitarono i forestieri, a quanto si racconta, senza alcuna distinzione, noti ed ignoti, e si convers in modo affabile e bonario anche coi nemici; ci si astenne dalle dispute e dai litigi; si tolsero anche, in quei giorni, le catene ai carcerati, e ci si fece poi scrupolo di incatenare nuovamente coloro ai quali gli dei erano cos venuti in aiuto. I Romani celebrarono quelle feste dette nella loro lingua letti, per ordine degli oracoli Sibillini. A costringerli a ricorrere agli oracoli fu una pestilenza di origine divina , incurabile con mezzi umani. Adornarono tre letti secondo lordine degli oracoli, uno per Apollo e Latona, un altro per Eracle ed Artemide, un altro ancora per Hermes e Poseidone, e per sette giorni continuarono a celebrare sacrifici pubblici e a far private offerte di primizie agli dei, secondo le capacit di ciascuno, e ad allestire suntuosissimi banchetti e ad ospitare stranieri l residenti. Pisone il Censore aggiunge nei suoi annali seguenti particolari: sebbene fossero stati liberati gli schiavi prima messi in catene dai padroni e la citt rigurgitasse di stranieri, e le case fossero aperte giorno e notte e vi potessero entrare senza impedimento chi lo volesse, nessuno ebbe a lamentare furti o violenze a persone, contro la tradizionale serie di disordini e crimini conseguenti alle feste, a motivo dellubriachezza che vi domina.
173

63

Il lectistenium appare come una tipica prescrizione sibillina174; per il IV secolo a.C. Livio ne attesta almeno quattro, celebrati esclusivamente in occasione di epidemie.175Lo storico sottolinea come il 339 a.C. sia stata la prima occasione in cui venne celebrato a Roma questo tipo di rituale. Il lectisternium ha un parallelo preciso con la theoxenia (da thes, dio e xnia, accoglienze ospitali) del rito greco. Il rimando va alla tipologia della feste celebrate a Delfi nelle quali si richiedeva la presenza delle divinit in qualit di ospiti 176. Per tornare allanalisi del rito del 399, al di l del problema posto dalla scelta delle divinit inserite nel lectisternium in questione, soprattutto importanti appaiono nei passi di Dionigi e Livio le descrizione delle azioni che accompagnano il rito: Livio scrive che in questa occasione, furono lasciate aperte le porte della citt e anche quelle delle case private, che ogni cosa venne messa a disposizione di tutti (abolizione della propriet privata), anche dei forestieri, e che vennero tolte le catena ai prigionieri; soprattutto, Livio scrive iurgiis ac litibus temperatum. Si intende dunque realizzare, con ogni evidenza, una situazione di 'concordia mitica', instaurata attraverso la una sospensione dellordine normale 177. Ora tutto ci potrebbe essere spiegato in riferimento agli accadimenti politici
174 175

GAGE 1955, p.168 ss. Per il 365 a.C. Livio menziona il terzo lettisternio [VII. 2. 1-4]; nel 347 a.C. il quarto [VII.

27.1-2]; Per il 326 a.C. riportato il quinto lettisternio, ma non specificato il prodigio [VIII. 25.]; Vedi NOUILHAN 1989.
176

La descrizione di una teossenia in Diod. VIII. 32. 2.; vedi BRUIT 1989. Per lidentificazione

del lectisternium con la theoxenia, cfr. OGILVIE 1965, p. 655. Secondo alcune ipotesi il rituale sarebbe giunto a Roma dalla Grecia attraverso la mediazione etrusca, tenendo conto di come gli Etruschi coltivassero in quel periodo stretti rapporti con santuario delfico, cfr. GAGE 1955, loc. cit.; DUMEZIL 1974, loc. cit.; OGILVIE 1965, p.656. Il rito sarebbe stato portato da Cere. Tuttavia Il fatto che per lanno 398 a.C. sia attestata la prima ambasciata Romana presso il santuario delfico (Liv. XV. 3) ha fatto pensare altres ad una diretta importazione del rito; vedi la discussione sullorigine dei lectisternia , riassunta in OGILVIE 1965, p.655-656. Lantecedente romano del rito e stato identificato nellantico culto di Juppiter Dapalis o Epulo nel quale venivano fatte al dio offerte di cibo - daps - accompagnate da preghiere per un buon raccolto; cfr. DUMEZIL 1974, p.193-194; OGILVIE 1965, loc.cit. Su Iuppiter Epulo, Cat. De re rust. 132; Cic. De Orat. III.73. 177 Cfr. SABBATUCCI 1988, p. 249.

64

degli anni immediatamente precedenti. Lanno prima del lectisternium, il 400 a.C., secondo Livio, in seguito ad una violenta lotta dei tribuni della plebe, per la prima volta, era stato creato un tribuno militare con potest consolare plebeo, Licinio Calvo, eletto insieme ad altri quattro colleghi, tutti patrizi; nel 399 a.C., grazie a questo precedente, era stato possibile eleggere a tale carica quattro plebei con un solo patrizio. Ora, secondo i patrizi, doveva essere stato proprio questo fatto anomalo di squilibrio ad aver provocato la pestilenza. Livio, infatti, nel descrivere i comizi per lanno 400 riporta:. [] et iam comitia tribunorum militum aderant, quorum prope maior patribusquam belli curat erat, quippe non communicatum modo cum plebe sed prope amissum cernentibus summum imperium. Itaque clarissimis viris ex composito praeparatis ad petendum quos praetereundi verecondia crederent fore, fore nihilo minus ipsi perinde ac si omnes candidati essent cuncta experientes non homines modo sed deos etiam exciebant, in religionem vertentes comitia biennio habita; priore anno intolerandam hiemem prodigiisque divinis similem coortam, proximo non prodigiam sed iam eventus: pestilentiam agris urbique inlatam haud dubia ira deum,[]; comitiis auspicato quae fierent indignum dis visum honores volgari discriminaque gentium confundi. Praeterquam maiestate petentium, religione etiam attoniti homines patricios omnes, partem magnam honoratissimum quemque, tribunos militum consulari potestate creavere []. Liv. V. 14. 1. 5.
178

a.C., cos

Di nuovo troviamo traccia, nel racconto storico, della volont patrizia di dare significato politico al presentarsi di prodigia. In questo caso il nuovamente dei tribuni militari patrizi. Per quanto riguarda le divinit invocate, possiamo supporre che fossero state
178

tentativo

sembra dare i suoi frutti, in quanto, per lanno 398 a.C., vengono eletti,

Gi erano vicini i comizi per lelezione dei tribuni militari, dei quali i patrizi si preoccupavano quasi pi che della guerra [contro Veio], poich vedevano che il supremo potere non solo era condiviso con la plebe, ma quasi perduto. Perci, pur avendo predisposto di comune accordo per la candidatura i personaggi pi illustri, tali da dar loro la certezza che si sarebbe avuto ritegno a respingerla, nondimeno essi, come se fossero tutti candidati, ricorrendo ad ogni mezzo, scomodavano non soltanto gli uomini, ma anche gli dei, dando un significato religioso ai comizi tenuti negli ultimi due anni: lanno precedente, dicevano era sopraggiunto allimprovviso un inverno intollerabile, che aveva tutto laspetto di un presagio divino; in quello successivo, non si erano pi avuti presagi, ma fatti: sulle campagne e sulle citt aveva infierito la peste, dovuta senza dubbio allira degli dei []; nei comizi poi che si dovevano tenere dopo aver preso gli auspici, era apparso indegno agli dei che si rendessero accessibili a tutti le cariche e che si abolisse ogni differenza sociale. E cos, cittadini, presi anche dal timore religioso, oltre che dal prestigio dei candidati, elessero tribuni militari con potest consolare tutti patrizi, in gran parte gi onorati da questa carica [].

65

prescelte per le loro qualit salutari e salvatrici

179

; cio per il fatto di

presentarsi come divinit 'grandi', potenti, in grado di amministrare totalmente lo statuto di salus, la salvezza relativa della quale sono garanti le entit sovraumane del politeismo. 180 Abbiamo gi visto le valenze di Apollo in questo senso. Per quanto riguarda Latona, essa era associata frequentemente al figlio nelle pratiche cultuali nel mondo greco. Leroe greco Herakles era da tempo diffuso tra le popolazioni italiche da cui era accolto come un dio 181. La sfera dinfluenza del Hercules italico comprendeva tutte le attivit pastorali, fra cui allevamento e transumanza, nonch le attivit commerciali, soprattutto quelle in collegamento col mercato del bestiame, e, in generale, tutta la sfera che coinvolge un tipo di economia diversa da quella agricola, legata ad un tipo mobile di ricchezza. Se lepidemia che aveva colpito Roma coinvolgeva anche gli animali si pu ben comprendere la scelta di onorare un dio a cui raccomandare la salute di questi ultimi e, insieme, la salvezza delle attivit economiche. Inoltre e da notare che Hercules, in virt del suo legame con i luoghi collegati alla transumanza e ai mercati, luoghi spesso scelti in virt della presenza di acque sorgive e minerali era anche venerato come dio salutare182.
179

OGILVIE 1965, p. 656. Sul tema della sotera vedi BIANCHI-VERMASEREN 1979. DUMEZIL 1974, p. 433 ss.; SABBATUCCI 1988, pp.260-261. Puntualizziamo che

180
181

lHerakles greco non un dio ma rientra nella particolare categoria degli eroi. In una acuta analisi, A. Brelich ha definito gli eroi come personaggi presenti nel mito, caratterizzati dal costante coinvolgimento con la morte, e perci ben distinti dagli di, caratterizzati invece dall immortalit. BRELICH 1958, pp. 14 ss. E bene sottolineare che, tuttavia, sul piano cultuale, la differenza fra eroi e di non sempre cos netta, in quanto la figura eroica pu sfociare in una dimensione divina. Soprattutto questo il caso di Ercole, lHros-thes per eccellenza. Cfr. CHIRASSI COLOMBO 1994b, pp. 46-47. Ercole comunque figura extraumana diffusa in tutto il Mediterraneo antico; vedi JOURDAIN-ANNEQUIN 1992. Nella fattispecie, a Roma, dove non era adottata la categoria eroica, Hercules era onorato come divinit. Sul culto di Ercole a Roma rimane fondamentale BAYET 1926; Vedi anche linterpretazione del culto di Ercole all Ara Maxima in SABBATUCCI 1975, pp. 165 203; cfr. SABBATUCCI 1992.
182

Cfr. CHIRASSI-COLOMBO 1975b, p.162. Su Ercole legato alla sfera del commercio, Cfr.

DUMEZIL 1974, loc. cit. I santuari di Ercole erano concentrati nel Foro Boario, centro

66

Lassociazione di Diana ad Hercules, ha posto alcuni problemi183. Il significato dellaccoppiata stata spiegata tramite lidentificazione della dea con Artemide che cos formerebbe la triade classica Apollo-Artemide-Latona184. Questa interpretazione tuttavia non coincide con ci che ci stato trasmesso dalle fonti, che propongono le divinit presenti nella celebrazione del lectisternium ripartite a coppie e non a triadi. Sabbatucci propone una spiegazione articolata; Diana, antica divinit italica, era celebrata a Roma alle Idi del mese di agosto. Nello stesso giorno Hercules veniva festeggiato nel suo tempio presso porta Trigemina ed il giorno prima, la vigilia delle Idi, con un sacrificio al tempio a lui dedicato presso il Circo Massimo, l Ara Massima. Le due giornate costituivano un unico complesso cultuale in cui venivano venerate entrambe le divinit; dunque, in un contesto cultuale romano, lassociazione di queste due divinit non dovrebbe essere considerata anomala 185. Anche la coppia di Mercurio-Nettuno pu essere stata inserita per inerenza con la sfera del commercio186; in particolare, vista lassociazione di Nettuno a Mercurio, per auspicare la protezione degli scambi marittimi o fluviali; questo quanto si pu dedurre viste le scarsit di notizie tramandataci sullantico dio italico Nettuno. Mercurio, identificato col greco Hermes, aveva un tempio nel circo Massimo, vicino a quello di Ercole, fondato secondo la tradizione nel 496 a.C. A lui era anche dedicata una fonte presso la porta Capena, dove si recavano i mercanti per attingere lacqua con rami di alloro, con cui si bagnavano la testa e le proprie merci identificato con Poseidone188.
187

. Di Nettuno si sa poco; che fosse un

dio collegato con lelemento acquatico dedotto dal fatto che fosse

commerciale di Roma fin dalle origini, e luogo di crocevia per diversi influssi culturali, possibile luogo atto a favorire assimilazione con divinit straniere.
183 184 185 186 187 188

Cfr. OGILVIE, 1965, loc.cit. PARKE 1992, p.233. SABBATUCCI 1988, p.264-265. Su Mercurio, vedi DUMEZIL 1974, pp. 439-440.

Ov. Fast. V. vv. 663-690. Su Nettuno, DUMEZIL 1974, pp. 393-394.

67

- 390 a.C. Expiare i templi dopo loccupazione straniera.

La seconda consultazione dei libri Sibillini registrata nel quarto secolo si riallaccia allepisodio dellincendio gallico di Roma del 390 a.C. Livio riporta come subito dopo la cacciata dei Galli, che avevano occupato il Campidoglio, ad opera di Furio Camillo, si fosse reso necessario ricorrere ai libri. [il dittatore M.Furio Camillo] Omnium primum, ut erat diligentissimus religionum cultor, quae ad deos immortales pertinebant rettulit et senatus consultum facit: fana omnia, quo dea hostis possedisset, restituerentur terminarentur expiarenturque, expiatoque eorum in libris per duumviros quareretur; []. Liv. V. 50. 5. 6. 189 Il primo atto che si rende necessario, dopo la devastazione gallica dellUrbe di ristabilire il culto degli dei. Liniziativa portata avanti da Furio Camillo, e dal senato
190

. In questa prospettiva si colloca lordine dato ai duumviri di

cercare nei libri dei riti adeguati, allo scopo di purificare i templi, contaminati per essere stati occupati dal nemico. La consultazione sibillina tuttavia solo una delle iniziative religiose predisposte per lanno. Livio scrive anche che furono celebrati i ludi Capitolini in onore di Iuppiter Optimus Maximus, che si stabilirono vincoli dospitalit con gli abitanti di Cere, poich questi avevano accolto gli oggetti sacri dei Romani e le vergini vestali191. Linvasione Gallica di Roma del 390 a.C., aldil della sua realt storica 192, sembra, dunque, essere presentata dalla narrazione storico-annalistica alla
189

[Marco Furio Camillo] rispettosissimo comera della cerimonie religiose, fece discutere tutte le proposte che riguardano gli dei immortali, e il Senato decret che tutti i templi, in quanto li aveva occupati il nemico, fossero restaurati, delimitati e purificati, e che il rito della purificazione fosse ricercato dai duumviri nei libri; [].
190

L importanza di Furio Camillo fa capo a tutta una vulgata, risalente almeno allet

augustea, atta a presentare Furio come secondo fondatore di Roma. Vedi CAVALLARO 1984 ; MOMIGLIANO 1942; cfr. SABBATUCCI, 1988, p. 249, sulla valenza di Camillo come garante della concordia in Roma.
191 192

Cfr. Liv. V. 50. 7. Vedi CORNELL 1995, pp. 313-318.

68

stregua di un evento prodigioso, per cui ricorrere alla consultazione dei libri segreti. Possiamo anche paragonare lincendio gallico del 390 con il colpo di mano di Appio Erdonio, nel famoso episodio del 461 a.C.193 Entrambi gli episodi, nel racconto storico, sono visti non come accidentali, ma investiti di un preciso significato religioso, nel senso che erano stati annunciati da determinati signa.

193

Vedi supra, p. 51.

69

- 364 a.C. I libri Sibillini e la clavifixio. La terza consultazione del quarto secolo a.C. si colloca nel 364 a.C ed particolarmente importante, in quanto la prima registrata dopo il 367 a.C., anno dell istituzione dei decemviri sacris faciundis, la nuova magistratura ampliata che sostituiva il collegio dei duumviri, nonch dellapprovazione delle leggi Liciniae-Sextiae, che con lapertura ai plebei del consolato, segnano la parificazione civile dei due ordini194.Il collegio preposto alla lettura dei Sibillini non solo aumentato nel numero dei componenti, ma risulta ora composto, per met da patrizi e per met da plebei. La parte plebea del corpo civico aveva cos sottratto ai patrizi il monopolio delle letture dei libri Sibillini ed un possibile strumento di manipolazione politica. Significativamente si tratta della prima carica religiosa di cui i plebei ottennero laccesso .Livio ci informa che nel 364 a.C venne celebrato a Roma il terzo lectisternium dalla fondazione dellUrbs, per stornare una pestilenza che gravava da due anni sulla citt. Tuttavia a nulla serv il rituale, perch Livio scrive che l epidemia non accenn a diminuire. Vennero dunque introdotti a Roma dallEtruria, i ludi scaenici
195

, per ordine dei pontefici, come ci informano Agostino e Orosio196.

Leggiamo da Livio: Et hoc anno et insequenti anno C.Sulpicio Petico C.Licinio Stolone consulibus pestilentia fuit. Eo nihil dignum memoria actum, nisi quod pacis deum exposcendae causa tertio tum post conditam urbem lectisternium fuit; et cum vis morbi nec humanis consiliis nec ope divina levaretur, victis superstitione animis ludi quoque scenici nova res bellicoso populo, nam circi modo spectaculum fuerat inter alia caelestis irae placamina instituiti dicuntur; ceterum parua quoque, ut ferme principia omnia, et ea ipsa peregrina res fuit. Liv.VII. 2. 1. 4. 197
194 195
196

Liv. VI. 42. CORNELL 1995, pp. 333-340. Sui ludi scaenici, vedi DUMEZIL 1974, p. 448.

Aug. De civ. dei II. [] nam ingravescentae pestilentia ludi scaenici auctoritate pontificum Romae primitus institute sunt []. Cfr. Oros. III. 4; 1-6. Quellanno ed il seguente, in cui furono consoli Caio Sulpicio Petico e Caio Licinio Stolone, dur la pestilenza. Nulla perci fu fatto che sia degno di ricordo, se non che, per implorare il favore degli dei, si celebr allora per la terza volta dopo la fondazione dellUrbe un lettisternio; e poich la violenza dellepidemia non diminuiva ne per umani provvedimenti ne per aiuto divino, caduti gli animi in preda alla superstizione, si dice che tra gli altri mezzi per placare lira dei celesti si istituirono anche i ludi scenici una novit per quel popolo bellicoso poich fino ad allora lunico spettacolo era stato quello del circo e del resto fu anche una
197

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Livio nel passo non specifica se il lettisternio venne approntato per un ordine sibillino, ma possiamo supporre che lo storico ritenesse implicita tale notizia, essendo i lettisterni di regola ordinati dai libri. Interessante appare il confronto, che sembra delinearsi fra potere pontificale e potere decemvirale, con ingerenza del primo, strettamente in mano patrizia, sul secondo, appena modificato con laperture ai plebei. Vediamo di analizzare anche questo episodio in rapporto al conflitto patrizioplebeo. Come scrive Livio, la pestilenza affliggeva Roma gi dallanno prima. Era infatti iniziata nel 365 a.C., anno caratterizzato da una situazione di concordia sia interna che esterna. [] L.Genucio et Q.Servilio consulibus et ab seditione et a bello quietis rebus, ne quando a metu ac periculis vacarent, pestilentia ingens orta. Liv. VII.1.7. 198 Ora, il 365 a.C. era stato il secondo anno che vedeva in carica un console plebeo, accanto ad un collega patrizio199. Ma la pestilenza, se si propone come segno di turbamento fra uomini e dei, non guasta, tuttavia, in questo caso, la situazione di concordia politica. Qui assistiamo per, per la prima volta, al fallimento della soluzione cultuale proposta dai Sibillini; la pestilenza non si placa con il lettisternio, (ma neppure con la soluzione proposta dai pontefici, lintroduzione dei ludi scaenici) anzi lanno dopo, nonostante lintroduzione dei ludi scenici, si verificano nuovi prodigi.200 Il fallimento della procuratio sibillina del 364 a.C., pu essere messo in relazione con la creazione dei decemviri sacris faciundis. Infatti lanno dopo, nel 363 a.C., con laggravarsi dellepidemia, non vengono consultati i libri Sibillini. Per stornare i prodigia si ricorre invece alla autorevolezza della tradizione, alla memoria dei seniores, i quali propongono, in base ad una lex vetusta priscis litteris verbisque scripta, il ripristino dellaffissione del clavis annalis. Livio scrive che:
novit di non grande importanza, come quasi tutte le cose allinizio, e per giunta straniera
198

Sotto il consolato di Lucio Genucio e Quinto Servilio, quando n sedizioni n guerre turbavano la pace, perch non si fosse mai liberi dalla paura e dai pericoli, scoppi una violenta pestilenza.
199 200

Il primo nel 366 a.C., Lucio Sestio; Liv. VII. 1.1. Liv. VII. 3.

71

Itaque Genucio L. Aemilio Mamerco iterum consulibus, cum piaculorum magis conquisitio animos quam corpora morbi adficerent, repetitum ex seniorum memoria dicitur pestilentiam quondam clavo ab dictatore fixo sedatam. Ea religione adductus senatus dictatorem clavi figendi causa dici iussit; dictus L. Manlius Imperiosus []. Lex vetusta est, priscis litteris verbisque scripta, ut qui praetor maximus sit idibus Septembribus clavum pangat; fixa fuit dextro lateri aedis Iovis optimi maximi, ex qua parte Minervae templum est. Eum clavum, quia rarae per ea tempora litterae erant, notam numeri annorum fuisse ferunt eoque Minervae templo dicatam legem quia numerus Minervae inventum sit. Volsiniis quoque clavos indices numeri annorum fixos in templo Nortiae, Etruscae deae, comparere diligens talium monumentorum auctor Cincius adfirmat. M.Horatius consul ex lege templum Iovis optimi maximi dedicavit anno post reges exactos; a consulibus postea ad dictatores, quia maius imperium erat, sollemne clavi figendi translatum est. Intermissio deinde more digna etiam per se visa res propter quam dictatur crearetur. Liv. VII. 3. 3-8.201 Molto stato detto sullorigine di questa usanza. In particolare, M. Sordi ha messo in evidenza, come il rito di antichissima origine doveva significare per i romani il pegno dellassistenza divina assicurata a Roma dallalleanza con le divinit reggitrici della citt; come scrive Livio latto cultuale era effettuato pacis deum exposcendae causa.202 Qui importa tuttavia soprattutto sottolineare che lazione del senato provocata dalla superstitio; Il termine indica un culto superfluo non necessario ed era usato in antitesi alla stessa religio, che invece era il giusto modo di operare col divino; la superstitio era un culto esagerato, un timor inanis deorum.203 Un atto dettato dalla superstitio e non dalla religio - sta dunque
201

Mentre erano consoli Cneo Genucio, e per la seconda volta, L. Emilio Mamerco, poich la ricerca di rimedi espiatori affliggeva gli animi pi di quanto i corpi fossero afflitti dal male, si dice che i pi anziani avessero ricordato come una volta una pestilenza era stata arrestata grazie alla fissione del chiodo, compiuta dal dittatore. Spinto da tale superstizione il senato ordin che si eleggesse un dittatore per la fissione del chiodo; fu eletto Lucio Manlio Imperioso []. E antica legge, scritta in lettere e parole arcaiche che il supremo magistrato alle idi di settembre conficchi il chiodo; essa venne affissa sul lato destro del tempio di Giove Ottimo Massimo, dalla parte dove si trova la cappella di Minerva. Dicono che questo chiodo, poich rari erano in quell epoca gli scritti, fosse il segno indicativo del numero degli anni, e che la legge fosse consacrata alla cappella di Minerva, perch invenzione di Minerva il numero. Anche a Volsini, secondo quanto afferma Cincio, relatore scrupoloso di tali documenti, si possono vedere, piantati nel tempio di Norzia, divinit etrusca, i chiodi indicativi il numero degli anni. Il console Marco Orazio dedic il tempio a Giove Ottimo Massimo secondo il disposto di quella legge un anno dopo la cacciata dei re; la cerimonia della fissione del chiodo passo poi dai consoli ai dittatori, perch maggiore era la loro autorit. Tralasciata in seguito tale usanza, listituzione parve meritare, anche di per s, la nomina di un dittatore.
202 203

SORDI 1985, p. 147 ss.; cfr. MONTANARI, 1990, p. 84-85. Cic. Part. Or. II. 6. Cfr. Isid. Or. VIII. 3. 6.: Superstitio dicta eo quod sit superflua aut

superinstituta observatio. Sul concetto di superstitio, vedi CALDERONE 1972; BELARDI

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dietro ad un atto cultuale che ha come soluzione la nomina di un dittatore.204 Alla dittatura i Romani facevano ricorso in situazioni di emergenza, per sedare una rivolta o per affrontare pericoli esterni e governare lo Stato in situazioni di difficolt; era una carica straordinaria con cui la civitas rinunciava temporaneamente alle normali cariche repubblicane e dunque alla sua peculiarit, per far fronte ad una situazione di caos. Come ha scritto J.Maurin, listituzione della dittatura comportava, con la temporanea soppressione delle cariche repubblicane, una sorta di necessario esorcismo della citt su se stessa.205 La dittatura era una carica saldamente in mani patrizie, per cui ci troviamo davanti ad un nuovo uso politico dei prodigi da parte dei patrizi. La clavifissione di questanno, dunque, va a mettersi in concomitanza con il malcontento patrizio in seguito alle leggi Liciniae-Sextiae, che avevano reso possibile laccesso al consolato ai plebei. Come nota E.Montanari spesso la circostanza oggetto di espiazione non legata soltanto ad una pestilenza, ma anche ad una grava perturbazione dellordine socialeLivio, (VIII. 18; 1) quando cita il secondo episodio di clavifissione piacolare osserva che si trovava memoria negli annali (memoria ex annalibus repetita) che un dictator avesse infisso col chiodo in occasione di seccessionis plebis e che le mentes homimum, alienatae dalla discordia, sarebbero tornate compotes sui grazie ad un tale piaculum.206 Siamo dunque arrivati al punto in cui i plebei rompono il monopolio patrizio della lettura della raccolta divinatoria, ma questa conquista non si traduce ancora in uneffettiva operativit del collegio misto; la clavifixio, cerimonia vetusta, interrompe infatti il ricorso ai Sibillini.

1976; ROCCA 1988.


204

Il dittatore durava in carica fino a quando non avesse svolto i compiti per i quali era stato Vedi MAURIN 1982. Vedi MONTANARI 1990, p. 91.

nominato, e comunque non pi di sei mesi (cfr. Liv. III.29.7; IX.34.12; XXIII.23.1).
205 206

73

- 362 a.C. Il martirio per leterna salvezza della patria. Per il 362 a.C. abbiamo una consultazione dei Sibillini testimoniata da Dionigi. Il prodigium costituito da una voragine che si apre nel foro per parecchi giorni. La consultazione dei Sibillini rivela un oracolo secondo cui la terra si sarebbe richiusa e avrebbe dato grande abbondanza di ogni tipo di beni, per il tempo a venire, eis ton loipon chronon, se la terra stessa avesse rivevuto i doni pi consoni al popolo romano. Riportiamo il testo di Dionigi: , . . . , . , . . , . Dion. Hal. XIV. 11. 1-5.207
207

Accade a Roma tra molti altri prodigi divini anche questo, che fu il maggiore: nel mezzo del foro si apr una voragine di profondit insondabile, che permase per parecchi giorni. Per decreto del senato gli adetti ai libri Sibillini li consultarono e riferirono che la terra si sarebbe richiusa e avrebbe da allora in poi dato grande abbondanza di frutti di ogni genere, se prima avesse ricevuto i doni pi degni del popolo romano. Dopo questo annuncio, ciascuno portava alla voragine le primizie che riteneva abbisognassero alla patria, non solo di frutti ma anche di denaro. Ma M.Curzio, annoverato tra i primi giovani della citt a motivo della sua saggezza e valore militare, chiese di essere ammesso in senato e qui disse che il bene pi bello e necessario per Roma era il valore dei suoi uomini. Se la terra avesse ricevuto una primizia anche di questo e colui che fosse cos sacrificato per la patria fosse un volontario, la terra avrebbe prodotto molti uomini valorosi. Ci detto, e comunicato che non avrebbe ceduto questo privilegio a nessun altro, indosso le armi e mont sul cavallo da combattimento. Alla

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Leggiamo che Marco Curzio, fra i giovani della citt il pi distinto per valore militare e saggezza, offre quella che a suo parere laparch, la primizia di Roma, il valore dei suoi uomini. Come volontario, offre cos la sua vita, affinch la terra produca in abbondanza altrettanti giovani valorosi. Salito a cavallo, si getta nella voragine e sopra di lui vengono lanciate offerte di ogni tipo; la terra si richiude. Lepisodio riportato anche da Livio, il quale omette per il ricorso ai Sibillini, ma sottolinea, invece, il valore fondante del martirio di Marco Curzio come sigillo dell'eternit di Roma. Eodem anno [Q.Servilio Ahala L.Genucio consulibus], sev motu terrae sev qua vi alia, forum medium ferme specu vasto conlapsum in immensam alitudinem dicitur; neque eam voraginem coniectu terrae, cum pro se quisque gereret, expleri potuisse, priusquam deum monitu quaeri coeptum quo pluimum populus Romanus posset; id enim illi loco dicandum vates canebant, si rem publicam Romanam perpetuam esse vellent. Tum M.Curtium, iuvenem bello egregium, castigasse ferunt dubitantes an ullum magis Romanum bonum quam arma virtusque esset; silentio facto templa deorum immortalium, quae foro imminent, Capitoliumque intuentem et manus nunc in caelum, nunc in patentes terrae hiatus ad deos manes porrigentem, se devovisse; equo deinde quam poterat maxime exornato insidentem, armatum se in specum immisisse; donaque ac fruges super eum a moltitudine virorum ac mulierum congestas lacumque Curtium non ab antiquo illo T.Tati milite Curio Mettio sed ab hoc appellatum. Liv. VII. 6. 1-6.208.
presenza del popolo accorso allo spettacolo, scongiur prima di tutto gli dei di mantenere quanto era stato promesso dagli oracoli e di concedere a Roma molti altri uomini simili a lui. Poi allento le redini al cavallo, gli diede di sprone e si precipit nella voragine. Dopo di lui furono gettati nellabisso molte vittime e frutti della terra e denaro e vesti e primizie di ogni arte, a spese pubbliche. E subito la terra si richiuse. In quello stesso anno [in cui furono consoli Quinto Servilio Aala e Lucio Genucio], in seguito ad un terremoto o a qualche altro cataclisma, si dice che sapr nel Foro, quasi nella parte centrale un vasto e profondissimo baratro e che non si riusc a riempire quella voragine per quanta terra vi si gettasse, portandone ognuno in proporzione alle proprie forze, prima che si fosse cominciato per avvertimento degli dei a cercare quale fosse il principale della potenza del popolo romano: predicevano infatti gli indovini (vates) chesso doveva essere consacrato a quel luogo se si voleva che la Repubblica romana durasse in eterno (perpetuam esse vellent) Allora, a quanto raccontano; Marco Curzio, giovane prode in guerra, rimprover coloro i quali si chiedevano se potesse esservi per i Romani qualche bene pi grande delle armi e del valore, e, imposto silenzio, volgendo lo sguardo ai templi degli dei immortali, che dominano il Foro, e al Campidoglio, e tendendo le mani ora al cielo, ora alla spaccatura che si apriva nella terra, si vot agli dei Mani; montando quindi in armi un cavallo il pi possibile bardato, si lancio nel baratro; doni votivi e biade furono versate sopra di lui dalla folla degli uomini e delle donne , e il lago Curzio avrebbe preso il nome non da quellantico Curzio Mezzio, soldato di Tito Tazio, ma da questo. Varrone invece ascrive il responso agli aruspici: In foro Lacum Curtium a Curio dictum constat, et de eo triceps istoria; nam et Procilius non idem prodidit quod Piso, nec quod is Cornelius secutus. A Procilio relatum in eo loco defisse terram et id ex S.C. ad haruspices relatum esse; responsum deum Manlium postilione postulare, id est civem fortissimum eo
208

75

Nel passo di Livio, il sacrificio risponde alle profezie cantate dai vati che indicano il modo per garantire leternit dellUrbs: Si rem publicam romanam perpetuam esse vellent. Il tema della aeternitas della durata nel tempo di Roma, che emerge nella sua importanza, come vedremo, soprattutto a partire dal I a.C., si profilerebbe cos gi nella met del quarto secolo a. C. Risulta anche interessante il richiamo alla produzione diretta di uomini dalla terra/ patria 209. significativo che il sacrificio di Marco Curzio nellinterpretazione di Livio sposti decisamente lattenzione dalla produzione di uomini valorosi alla durata nel tempo, anzi alla perpetuitas di Roma. La soluzione proposta straordinaria. Si pu far rientrare come motivo fondante nella casistica speciale della devotio, particolare atto rituale tramite cui il capo militare poteva offrire se stesso ed i nemici agli dei inferi in cambio della vittoria
210

; la devotio formalizza, per cos dire, e autorizza

comportamenti di oblazione, che richiamano per certi versi al modello del martirio. Come la devotio, anche latto di Mettio Curzio pu essere considerato come rivolto agli dei inferi prevedevano sacrifici sotterranei.
211

. Altres pu essere paragonato

allepisodio del 504 a.C. e agli stessi rituali dei ludi Saeculares, che

demitti. Tum quondam Curtium virum fortem armatum ascendesse in equum et a Concordia versum cum equo eo precipitatum; eo facto locum cosse atque eius corpus divinitus humass ac reliquisse genti suae monumentum. Varr. L.L. V. 148.
209

Il riferimento va al mito dellautoctonia ateniese che domina il simbolico politico della polis

nel V seolo a.C. Vedi in proposito LORAUX 1984.


210

Famose le devotiones dei Decii; Publio Decio Mure il nome di tre comandanti romani che

offrirono la loro vita in voto per la salvezza di Roma. Il primo, fu console nel 340 a.C., sconfisse i Latini alle falde del Vesuvio (Liv. VIII. 9. 2). Il secondo, figlio del precedente, fu console pi volte, nonch fra i primi plebei cooptati alla dignit di pontifex. Mor nel 295 a. C., sbaragliando la coalizione di Galli, Sanniti ed Etruschi, nella celebre battaglia di Sentinum (Liv. X. 28). Il terzo, nonostante la devotio, venne sconfitto da Pirro, presso Ausculum, nella guerra conto Taranto; (Plut. Pyrrh.XXI; D:H: XX: 1). Vedi Mnzer, RE, IV.2., 1901, s.v.Decius 15, coll. 2279-2286. 211 Cfr. FRASCHETTI 1981, p. 74 75.

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348 a.C. Una pace troppo duratura. Nel 348 a.C. a Roma regna una situazione ottimale di otium, caratterizzata da pax esterna e concordiam ordini. Questo stato viene interrotto da una pestilenza. Il senato dunque autorizza il ricorso ai Sibillini, che come soluzione propongono la celebrazione di un lettisternio. Cos riporta Livio: []Exercitibus dimissis, cum et foris pax et domi concordia ordinum otium esset, ne nimis laetae res essent, pestilentia civitatem adorta coegit senatum imperare decemviris ut Libros Sibyllinos inspicerent; eorumque monitu lectisternium fuit []. Liv. VII. 27. 1. 212 Una notizia di Censorino ci autorizza a mettere la consultazione del 348 a.C. in relazione con i ludi Saeculares; Censorino, riporta, infatti, la celebrazione dei secondi ludi in questa data. 213 Il Piganiol, in particolare, ha proposto che il lettisternio in realt possa corrispondere ad una celebrazione di ludi Saeculares, per cui Livio avrebbe identificato i giochi con questo tipo di rituale
214

. Ovviamente, questa ipotesi

non pu trovare conferma: ricordiamo comunque che Il lettisternio appare come mezzo per rendere simbolicamente vicini, presenti, epifanici gli dei, e dunque ricreare il tempo mitico delle origini, in una prospettiva che riporta la dimensione temporale ai suoi inizi, e dunque rendendo possibile il rinnovamento; una finalit analoga a quella dei ludi Saeculares.

212

Gli eserciti furono congedati: fuori di Roma regnava la pace e allinterno della citt tacevano i contrasti sociali. Ma quasi ad impedire che la situazione fosse del tutto tranquilla, scoppi una pestilenza che costrinse il senato a far consultare ai decemviri i libri Sibillini: su loro ammonimento si tenne un lettisternio.
213

Cens. De die nat. XVII. 10. Censorino riporta essenzialmente due cronologie parallele,

entrambi risultato di complesse operazioni normative, in particolare di epoca tardo repubblicana e augustea. L intervento augusteo, perfettamente riconoscibile, propone una griglia che prevede saecula di 110 anni : si tratta di una risistemazione artificiale, rispondente a precise esigenze, che innovava profondamente la struttura tradizionale, la quale, come dimostra lanalisi degli autori precedenti, prevedeva invece la celebrazione dei ludi ogni 100 anni. Cfr. COARELLI 1997, pp.100-104.
214

PIGANIOL 1936, pp. 220-222.

77

- 344 a.C. Laedes di Iuno Moneta e una opportuna pioggia di pietre. Nel 344 a.C. abbiamo la quinta consultazione sibillina per il quarto secolo. Nellanno si sarebbe resa necessaria una consultazione dei libri Sibillini per espiare una pioggia di pietre e limprovvisa comparsa delle tenebre verificatasi subito dopo la consacrazione del tempio a Iuno Moneta. Il testo di Livio dice: Anno postquam vota erat Aedes Monetae dedicatur C. Marcio Rutulo tertium T.Manlio Torquato iterum consulibus. Prodigium extemplo dedicationem secutum, simile vetusto montis Albani prodigio; namque et lapidibus pluit et nox interdiu visa intendi; librisque inspectis cum plena religione civitas esset, senati placuit dictatorem feriarum costituendarum causa dici. Dictus P. Valerius Publicola; magister equitum ei Q.Fabius Ambustus datus est. Non tribus tantum supplicatum ire placuit sed finitimos etiam populos, ordoque iis, quo quisque die supplicarent, statutus. Liv. VII. 28. 6-8.215 Levento prodigale connesso esplicitamente alla dedicatio del tempio della dea216, che era stato votato lanno prima da Marco Furio Camillo, durante la guerra contro gli Aurunci pro amplitudine populi romani, per lampliamento del popolo romano.217 La guerra contro gli Aurunci era cominciata a causa di un saccheggio effettuato da questi ultimi, che i Romani credevano organizzato dai Latini a loro danno.218 I rapporti con questi ultimi si erano guastati gi nel 346 a.C., anno in cui alcuni delegati da Anzio avevano istigato ad una rivolta le citt latine alleate di Roma
219

. Giunone (Iuno) era una divinit diffusa in

tutta lItalia centrale: luso politico-religioso della dea ben noto, come
215

Il tempio di Moneta fu consacrato lanno dopo che era stato offerto in voto, essendo consoli Caio Marcio Rutulo per la terza volta e Tito Manlio Torquato per la seconda. La consacrazione fu immediatamente seguita da un prodigio, simile a quello anticamente accaduto sul monte Albano; infatti cadde una pioggia di pietre e parve che durante il giorno calasse la notte: e dopo che si furono consultati i libri, essendo la citt in una atmosfera di fervore religioso, (cum plena religione civitas esset) il Senato decise che si nominasse un dittatore per stabilire delle ferie. Fu nominato Publio Valerio Publicola: come maestro della cavalleria gli venne dato Quinto Fabio Ambusto. Si decise che a celebrare le supplicazioni andassero non soltanto le trib, ma anche i popoli confinanti, e si stabil per loro un ordine di successione, fissando il giorno in cui ognuno doveva celebrarle.
216

Dopo e non durante la cerimonia, cosa che ne avrebbe inficiato lefficacia (Cfr. Cic. De Div.

I. 55). Liv. VII. 28; 4-7. Liv. VII. 28. 1-6. Per gli avvenimenti in questione, vedi CORNELL 1995, p.325. 219 Liv. VII. 27. 5-9.
218

217

78

vedremo, per il periodo delle guerre Puniche quando il culto di Iuno venne utilizzato soprattutto con lo scopo di rinsaldare i rapporti con gli alleati latini e le citt italiche. Un simile utilizzo pu essere ipotizzato anche per la met del IV secolo a.C.; la dedica di un tempio a Iuno andrebbe cos vista nellambito di una politica di alleanze con le citt centro-italiche. La relazione del prodigium con il problema dei rapporti con i popoli vicini accennato nello stesso testo di Livio, dove il fenomeno della pioggia di pietre e dellimprovvisa oscurit paragonato a quello accaduto anticamente sul monte Albano220, sede dello Iuppiter Latiaris, centro religioso e punto di incontro per le comunit appartenenti alla Lega Latina. In virt del collegamento col prodigium del monte Albano, possiamo dire che alla pioggia di pietre del 344 a.C. viene attribuita la valenza di segnalare una crisi nei rapporti con i popoli confinanti. La soluzione dei Sibillini riportata da Livio conferma linterpretazione: i libri prescrivono supplicationes a cui vengono invitati a partecipare non solo i cittadini romani, ma tutti i popoli vicini, secondo turni precisi. Notiamo che questa la prima volta che popolazioni non romane vengono coinvolte nellespiazione di un prodigio avvenuto allinterno della citt. Roma sceglier nel III secolo a.C. unaltra modalit per coinvolgere le popolazioni italiche nel culto; come vedremo sar lUrbs stessa che si prender carico di espiare i prodigi avvenuti nelle citt confederate, affermando cos per s un ruolo di centro religioso e insieme politico.

220

Per lepisodio vedi Liv. I. 31. 1-4.

79

- 362 a.C. Il quinto lettisternio: labitudine di invitare a pranzo gli dei. Passiamo ad analizzare la sesta consultazione del quarto secolo a.C. Secondo Livio, nel 326 a.C., venne fatto il quinto lettisternio. Eodem anno [326 a.C.] lectisternium Romae quinto post conditam Urbem iisdemquibusante placandis habitumest deis. Liv.VIII. 25.1.221 Il 326 a.C, si presenta come un anno tranquillo nella narrazione liviana. Livio non collega il piaculum ad un specifico evento prodigiale, sappiamo solo che il rito si tenne placandis habitumest deis. Non sappiamo per quali siano questi di, la cui identit Livio sembra dare per scontata. Da questa data in poi, lo storico non specificher pi il numero di successione dei lectisternia; forse questo dato da considerarsi come un segnale del fatto che nel III secolo la cerimonia fosse ormai considerata prassi normale e consolidata come rito espiatorio ordinario. Per il quarto secolo a.C., dunque, la situazione delle consultazioni sibilline risulta essere piuttosto complicata. In particolare difficile valutare le consultazioni del 348 e 344 a.C. La loro realt storica collegata forse alla celebrazione dei ludi Saeculares. Ricordiamo che i ludi Saeculares sembrano sottendere lidea di un tempo che deve essere periodicamente rinnovato: anche le celebrazioni dei lectisternia che abbiamo esaminato, potrebbero implicare la stessa idea, poich sono numerati. A tal proposito interessante constatare che quando il lectisternium del 364 a.C. fallisce, si ricorre alla clavifissione, un rito superstizioso che pu essere visto come espiatorio (con la fissione del chiodo, i mali dellanno passato vengono fissati, fermati allanno precedente) ma che comunque assolve anche una funzione calendariale. Puntualizziamo, dunque, come i Sibillini vengano coinvolti sempre di pi nella produzione di comportamenti rituali che marcano il modo di essere di Roma rispetto alla sua dimensione temporale.
Nello stesso anno [326 a.C.] fu tenuto il quinto lettisternio dalla fondazione di Roma e sempre per placare gli stessi dei.
221

80

CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL III SECOLO A.C.

Un secolo cruciale. Il ricorso alla consultazione dei libri segna in modo massiccio larticolazione delle scelte di strategia politico-culturale durante tutto il III secolo, periodo durante il quale, Roma, divenendo potenza marittima, si afferma come realt egemone di tutto il Mediterraneo antico. In particolare, in virt del contatto con nuove culture, vengono inseriti nel pantheon romano molte divint straniere. L introduzione di queste divinit, spesso avviene come risposta a prodigia sentiti come particolarmente gravi, per cui era spesso lautorit dei libri Sibillini a sancirne lentrata in Roma. Passiamo ad analizzare le consultazioni sibilline del terzo secolo.

- 295 a.C. Vittorie e fulmini. Il primo ricorso ai libri Sibillini registrato per il 295 a.C. Livio, riportando lepisodio, presenta lanno come fortunato, felix, dal punto di vista militare. Ma come avvenuto nel 348 a.C., la troppa felicitas provoca segnali evidenti di crisi. Felix annus bellicis rebus, pestilentia gravis prodigiisque sollicitus; nam et terram multifariam pluvisse et in exercitu Ap.Claudi plerosque fulminibus ictos nuntiatum est; librique ob haec aditi. Liv. X.31.8.222 Vediamo che non viene specificato il tipo di piaculum suggerito dai libri.223 Le
222

Fu quello un anno di grandi fortune militari, ma anche di grandi apprensioni a causa di una pestilenza e di alcuni prodigi. Infatti gir la voce che in molti luoghi era piovuta terra e che parecchi soldati dellesercito di Appio Claudio erano stati colpiti da fulmini. Per queste cose furono consultati i libri.
223

Nello stesso anno il console Fabio Gurgite fece costruire un tempio a Venus Obsequens

(Liv. X. 31). Ci ha fatto ritenere che lintroduzione di questultima fosse dovuta ad unindicazione sibillina; tuttavia, Livio non collega questi fatti e, anzi, dice che i libri furono consultati a causa della pestilenza e dei fulmini, mentre il tempio, sempre secondo Livio, venne costruito grazie al ricavato di unammenda pecuniaria imposta ad alcune matrone

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piogge di terra o di pietre, fenomeni della cosidetta meteorologia ominale, saranno prodigia frequenti nel secondo secolo a.C. Nel passo soprattutto interessante laccenno alle diverse localit (multifariam), in cui sarebbero occorsi i prodigia. Questi luoghi, non specificati, potrebbero riferirsi a citt in relazione con Roma in rapporto di sudditanza o alleanza. Lepisodio, andrebbe quindi ad essere il primo esempio di una pratica ampiamente attuata nel III e II secolo, per cui Roma, prendendosi a carico dellespiazione dei prodigia e dei monstra occorsi nelle sue citt alleate o in rapporto di sudditanza, intendeva proporsi come centro religioso oltre che politico-amministrativo. Tale pratica va inserita nellambito di una strategia federativa che puntava ad estendere il patronato della citt sui centri vicini
224

; lepisodio del 295 a.C. pu essere visto come segnale

dello sviluppo della politica attuata nel secolo precedente a partire dal 344 a.C. quando le popolazioni vicine erano state invitate a recarsi a Roma, per espiare un prodigio occorso nell citt stessa. Ora, si crea una situazione, per cos dire, rovesciata in cui Roma che si occupa dellespiazione dei prodigia delle citt vicine. Per quanto riguarda il prodigium dei fulmini, che coinvolge direttamente lesercito di Appio Claudio, ci si pu ricollegare alle concomitanti vicende militari. Il propretore Appio Claudio figura tra i generali della res publica combattenti nella famosa Battaglia delle Nazioni che vide la vittoria romana sulla coalizione formata da Sanniti, Etruschi, Galli ed Umbri, presso la citt umbra di Sentino
225

. Lesercito romano, vedeva schierato i migliori generali

della res pubblica, fra cui appunto il propretore Appio Claudio. Nella lunga narrazione, ricca di particolari, che Livio fa della battaglia, non sono menzionati particolari prodigia a danno dei soldati di questultimo. 226 Perci, il prodigium dei fulmini va ascritto ad un altro momento. Sappiamo che dopo la battaglia decisiva Appio Claudio guid lesercito ad affrontare una nuova offensiva sannita (Liv. X. 31). E a questo contesto che pu forse riferirsi il passo in questione.
resesi colpevoli di adulterio.
224 225

MC BAIN 1982, pp. 24 ss. Liv. X. 27-30. Vedi CORNELL 1995, p.359-363; POLI 1998.

82

Si pu ipotizzare che la notizia riguardante la caduta di fulmini sullesercito di Appio Claudio fosse stata utilizzata per screditare loperato del propretore. Lazione politica innovatrice di Appio Claudio era stata infatti molto contestata. Durante la sua censura del 312 a.C., si era avvalso della nuova facolt, attribuita ai censori dalla lex Ovinia, che permetteva di integrare la lista dei senatori annettendovi figli di liberti. Inoltre aveva anche esteso i pieni diritti politici ai cittadini dei ceti inferiori, distribuendoli in tutte le 31 trib territoriali, anzich nelle quattro urbane dove erano concentrati
227

. Tali riforme erano

state fortemente osteggiate dallaristocrazia conservatrice, tanto da venire abolite, nel 304, dal censore Quinto Fabio, il console proprio nel 295 a.C. 228 E dunque probabile che la smilza notizia di Livio sulla consultazione sibillina per lanno in questione, sia il segnale di una rivalit politica fra questi due personaggi, esponenti di spicco di due orientamenti politici opposti nellambito della nobilitas, la nuova classe dirigente composta da patrizi e plebei, sorta dopo la piena acquisizione dei diritti civili di questi ultimi, ottenuta con l'approvazione delle leggi Liciniae-Sextiae229.
226

E interessante notare come lelemento divino, nel racconto di Livio, venga presentato

come decisivo per la vittoria romana. In primo luogo, in questo episodio si colloca la devotio di Decio Mure (Liv. X. 28. 29), atto che ribalta le sorti della battaglia a favore di Roma. Un altro dato interesante il presagio della vittoria, dato dall apparizione di una cerva e di un lupo, avvistati dagli uomini schierati prima della battaglia. Tale apparizione costituisce un signum; anche interessante constatare come linterpretazione favorevole di questo fatto ominoso sia rivelata dalla voce di un anonimo soldato (Liv. X. 27).
227

Su Appio Claudio e la sua politica, vedi GARZETTI 1947, p. 175-224; STAVELEY 1959, p.

410-433, CORNELL 1995, p. 373 377.


228

Liv. X; 22.-24. I Fabii e i Claudii portavano entrambi avanti una linea bellicista ed

espansionista, ma con due indirizzi opposti. I Claudi erano volti verso un politica di apertura verso le classi inferiori vedi lesempio di Appio Claudio, che durante la sua censura volle estendere i diritti politici anche ai liberti e verso le relazioni con il mondo Mediterraneo, nellambito di un progetto di espansione verso il sud ed i paesi extraitalici. I Claudi in questa prospettiva avevano interesse a privilegiare il ceto mercantile ed affaristico, che con la fine delle guerre puniche ed il crollo della potenza cartaginese sar in piena espansione. I Fabii, invece, erano propensi a indirizzare e rafforzare lespansione verso lItalia centrale e settentrionale e ad appoggiare i piccoli proprietari terrieri. Vedi CASSOLA 1962, pp. 31-36; p. 194 e p. 213
229

Sul sorgere della nobilitas, vedi CASSOLA 1988, p.470 ss. CORNELL 1995, pp.340-344.

83

La crisi politica, evidenziata dai prodigia e dalla richiesta di consultazione dei Sibillini, non registra comunque il remedium suggerito.

- 293 a.C. Come sanare un laetus annus: lintroduzione del dio guaritore Asklepios /Aesculapius.

La seconda consultazione sibillina del III secolo 293 a.C. segna lintroduzione del dio Asklepios/Aesculapius in Roma. Ancora una volta, un grande malus, una pestilenza, turba un anno per molti altri aspetti felice, laetus. I libri Sibillini, consultati dai decemviri, indicano, come unica soluzione, quella di portare il dio medico, dalla sua famosa sede di Roma. Multis rebus laetus annus vix ad solacium unius mali, pestilentiae urentis simul Urbem atque agros, suffecit; portentoque iam similis clades erat, et libri aditi quinam finis aut quod remedium eius mali ab dis daretur. Inventum in libris Aesculapium ab Epidauro Romam arcessendum; neque eo anno, quia bello occupati consules erant, quicquam de ea re actum praeterquam quod unum diem Aesculapio supplicatio abita est. Liv. X. 47. 6. 230 Nel 292 a.C., viene dunque inviata una delegazione ad Epidauro. Cos leggiamo in un passo di Livio: Cum pestilentia civitas laboraret, missi legati, ut Aesculapi signum Romanam ab Epidauro transferrent, anguem, qui se in navem eorum contulerat, in quo ipsum numen esse constabat, deportaverunt; eoque in insulam Tiberis Epidauro, in Argolide, a

230

La felicit che quellanno aveva procurato in tanti suoi eventi, serv appenna a compensare un unico disastro: una pestilenza che devast contemporaneamente la citt e le campagne. Quella pestilenza sembr ben presto il frutto di un disegno soprannaturale e furono dunque consultati i libri Sibillini per sapere come sarebbe terminata quella sciagura e se esisteva un rimedio che gli dei potessero concedere. Nei libri fu trovato che bisognava portare da Epidauro a Roma il simulacro di Esculapio. Per quellanno comunque non se ne fece nulla perch i consoli erano interamente assorbiti dagli impegni militari; ci si limit a tenere una giornata di pubbliche supplicazioni ad Esculapio. Cfr. Ago. Civ.dei III. 17; Oros. III. 22. 5; Ovid. Metam. XV. 622 ff.; Plin. N.H. XXIX. 22; Plut. Q.R. 94.

84

egresso eodem loco aedis Aesculapio constituta est. Liv. Per. XI. 231 Lepisodio un importante esempio della regolazione che il collegio dei decemviri effettuava sui culti stranieri che venivano inseriti nellorganizzazione del simbolico romano. Lintroduzione di nuovi culti non deve essere intesa come strumento di corruzione di una 'ideale' omogeneit religiosa: come tutti i politeismi, quello romano era funzionalmente predisposto ad accogliere nuovi apporti cultuali, adattandoli ai propri bisogni e ridefinendone i contorni per integrarli alla propria cultura. Roma in particolare utilizzava lintegrazione di nuove realt religiose come mezzo per espandere la propria influenza; tale meccanismo pu essere paragonato, sul piano politico alla concessione del diritto di cittadinanza232. Lepisodio mette ben in luce questo aspetto del funzionamento della poilitica religiosa romana. Sfruttando loccasione di un determinato prodigio, evento che segnala una disarmonia con lextraumano, lo stato romano ridefinisce il rapporto della res publica con gli dei, riorganizzando la sua visione del mondo sul piano religioso. Lautorit su cui si basa questa ridefinizione appunto quella costituita dai libri Sibillini e dalla magistratura ad essi preposta Cos nel 293 a.C., quando la citt ritenne opportuno ridefinirsi rispetto al problema vasto della salus (concetto complesso che travalica di molto il quadro igenico), si rivolse al pi importante santuario iatromantico specializzato in materia: quello di Esculapio a Epidauro 233. Riguardo alla modalit di trasferimento del dio, possiamo riferirci ad un lungo passo di Valerio Massimo: [] triennio continuo vexata pestilentia civitas nostra, cum finem tanti et tam diutini mali neque divina misericordia neque humano auxilio inponi videret,
231

[]Poich la citt era in difficolt a causa di una pestilenza, furono mandati degli ambasciatori perch trasferissero il simulacro di Esculapio da Epidauro a Roma; essi riportarono un serpente che si era introdotto nella loro nave e nel quale tutti pensavano che fosse presente il dio stesso. Siccome quel serpente sbarc nellisola Tiberina, in quel luogo fu eretto un tempio ad Esculapio.
232

Questo paragone in NORTH 1974, p.11. Per tutto quanto detto finora cfr. SCHEID 1998, p.

108-109 233 Per lepisodio cfr. GAGE 1955, pp. 151-154; SCHEID 1998, pp.110.

85

cura sacerdotum inspectis Sibyllinis libris animadvertit non aliter pristinam recuperari salubritatem posse quam si ab Epidauro Aesculapius esset accersitus. Itaque eo legatis missis unicam fatalis remedii opem auctoritate sua, quae iam in terris erat amplissima , impetraturam se credidit. Neque eam opinio decepit: pari namque studio petitum ac promissus est praesidium e vestigioque Epidauri Romanarum legatos in templum Aesculapii, quod ab eorum Urbe V passuum distat, perductos ut quidquid inde salubre patriae laturos se existimassent pro suo iure sumerent benignissime invitaverunt. Quorum tam promptam indulgentiam numen ipsius dei subsecutum verba mortalium caelesti obsequio conprobavit: si quidem is anguis, qui Epidauri raro, sed numquam sine magno ipsorum bono visum in modum Aesculapii venerati fuerant, per Urbis celeberrimas partes mitibus oculis et leni tractu labi coepit triduoque inter religiosam omnium admirationem conspectus haud dubiam prae se adpetitae clarioris sedis alacritatem ferens ad triremem Romanam perrexit paventibusque inusitato spectaculo nautis eo conscendit, ubi Q.Ogulni legati tabernaculum erat, inque multlipicem orbem per summam quietem est convolutus. Tum legati perinde atque exoptatae rei conpotes expleta gratiarum catione cultuque anguis a peritis excepto laeti inde solverunt, ac prosperam emensi navigationem postquam Antium appulerunt, anguis, qui ubique in navigio remanserat, prolapsus in vestibolo aedis Aesculapii murto frequentibus ramis diffusae superimminentem excelsae altitudinis palmam circumdedit perque tres dies, positis quibus vesci solebat, non sine magno metu legatorum ne inde in triremem reverti nollet, Antiensis templi hospitio usus, urbi se nostrae advehendum restituit atque in ripam Tiberis egressis legatis in insulam, ubi templum dicatum est, tranavit adventuque suo tempestatem, cui remedio quaesitus erat, dispulit. Val. Max. I. 8. 2. 234
234

[ ] poich i Romani erano ininterrottamente da tre anni tormentati dalla peste e non riuscivano a porre fine a tanto e cos lungo travaglio n nella misericordia degli dei n nellaiuto degli uomini, lattenta lettura dei libri Sibillini, da parte dei sacerdoti, fece capire che non si poteva recuperare la normalit di prima se non con il far venire da Epidauro il dio Esculapio. Cos i nostri concittadini pensarono che, se avessero mandato l una legazione, avrebbero ottenuto lunico rimedio possibile voluto dai fati, confortati dal prestigio fino ad allora altissimo di quell oracolo. Non si ingannarono: laiuto fu chiesto e promesso con tale zelo, ed immediatamente gli Epidauri accompagnarono la legazione romana al tempio di Esculapio - distante dalla loro citt cinque miglia - e la invitarono con estrema cortesia a prendervi quanto avessero pensato fosse salutare per la loro patria. Ad una cos pronta e generosa benevolenza, segu subito la manifestazione del consenso da parte del dio stesso: se vero che quel serpente - raramente visto nel passato dagli Epidauri, ma mai senza propria grande utilit, e venerato come ipostasi di Esculapio - , cominci a strisciare tranquillamente, con gli occhi miti, attraverso le zone pi frequentate della citt e, osservato per tre giorni tra la rispettosa ammirazione generale, dando chiaramente ad intendere che desiderava una sede pi famosa, prosegu verso la trireme romana e tra il terrore dei marinai non abituati a quello strano spettacolo, sal sulla nave, fermandosi dove era lalloggio del legato Quinto Ogulnio, e tranquillamente avvoltosi in molteplici spire, se ne stette quieto. Allora i legati, lieti di aver raggiunto lo scopo, dopo i dovuti ringraziamenti e messi al corrente dagli esperti del rituale riguardante il serpente, salparono da l e, compiuta una prosperosa navigazione, approdarono ad Anzio. Qui il serpente, che durante il viaggio era rimasto sempre immobile sulla nave, strisciando attraverso il vestibolo del tempietto di Esculapio rimase avvinghiato ad una palma altissima, che si ergeva presso un boschetto di mirto fitto di rami: gli furono posti accanto i cibi di cui soleva nutrirsi e, non senza che i legati non temessero fortemente che da l non volesse tornare sulla trireme, prese dimora nel tempio di Azio. Dopo tre giorni si fece docilmente trasportare a Roma e quando i legati furono scesi a terra sullisola Tiberina, dove si trova il tempio a lui dedicato, vi giunse anchesso a nuoto e

86

Nel passo appare importante il ruolo del serpente, dellanguis, ipostasi del dio, che come manifestazione di consenso, accetta di mostrarsi in pubblico e salire sulla trireme con la delegazione romana e, in seguito, indica il luogo nel quale ricevere il culto, secondo un modello che sembra richiamare quello dell evocatio, per cui era il dio ad accettare di entrare nel culto romano, dopo che attraverso la formula rituale veniva chiesto il suo consenso.235 Qui non viene chiaratamente effettuata una evocatio perch i delegati non pronunciano la formula rituale; comunque essi lasciano il dio, presente nel serpente, libero di seguirli a Roma secondo il suo volere, ed sempre il dio ad eleggere il luogo del suo culto, che significativamente non si pone allinterno del pomerium, ma in una zona marginale, nellisola Tiberina. Tale locazione del culto di Esculapio stata spiegata in relazione con il dio romano Vediovis, che gi possedeva un culto sullisola. Vediovis si delinea come una sorta di anti-Giove, come indica il prefisso Ve- davanti a *Diovis, forma arcaica di Iovis.236 Nel mito greco, Asklepios, dio-guaritore figlio di Apollo fulminato da Zeus per aver resuscitato i defunti237, e quindi aver rotto lordine cosmico, che anche gli dei sono tenuti a rispettare. Asklepios, cio, sfida con la sua arte quellordine che limita gli dei politeistici e impone laccettazione della morte come segno della diversit tra uomini e divinit. Anche il greco Asklepios poteva a sua volta configurarsi come un anti-Zeus ed essere dunque inserito nella sfera di Vediovis 238. Il discorso sulla capacit di donare guarigione e salvezza - soteria, salus - che diventa attributo particolare degli dei politeistici a partire dallet ellenistica, comunque complesso. Il dio salvatore, soter, epiteto ricorrente per Asklepios,
scacci col suo arrivo la calamit per cui rimedio era stato richiesto.
235

Per lepisodio dellevocatio di Giunone da Lanuvio, vedi Liv. V. 22. 4-7. Vedi anche PICCALUGA 1963; cfr. SABBATUCCI 1988, p. 20. Apollodoro, Bib. III. 10. 3-4. Gli stessi santuari iatromantici greci erano luoghi dove in un

DUMEZIL 1974, pp. 425-427.


236 237

certo qual modo veniva di prassi oltrepassato il confine tra mondo dei vivi e mondo dei morti: durante la ricerca oniromantica volta alla guarigione, non erano rare le apparizioni di defunti, di morti sapienti, dato che rimanda alla necromanzia, tecnica liminale delle arti divinatorie, che la cultura greca tratta con grande cautela. Vedi CECON 2004, p.9 e p.26. 238 SABBATUCCI 1988, p.20-21.

87

riflette un allargamento straordinario dei poteri salutari della divinit, che implica una dilatazione dello statuto politeistico, con la progressiva trasformazione in dio grande, potente, quasi onnipotente
239

. In particolare

sono appunto le divinit della sfera medica ad essere assorbite in questo processo, ed in particolare, ancora, proprio Asklepios ed Apollo 240. Per quanto riguarda pi strettamente il ruolo avuto dai Sibillini nelle vicenda, sembra di capire tuttavia che le modalit della trasferta non vennero date in base alla lettura di questi testi. Tutte le disposizioni nelle fonti sono prese dal senato attraverso i legati in rapporto con il santuario di Epidauro. Neppure la localizzazione del nuovo culto sull isola Tiberina decisa dai Sibillini. Per concludere, lo spazio dato ai libri risulta dunque marginale in questo episodio; ma non ne marginale il ruolo, se considerati mezzo attraverso cui dare una legittimazione extraumana allintroduzione di una divinit nuova nel politeismo romano. Liniziativa si presentava dunque sanzionata non da uomini, ma dal fatum.

239

Vedi sul tema della salvezza nei politeismi, BRELICH 1963 e CHIRASSI COLOMBO

1975b; BIANCHI-VERMASEREN 1979.


240

CHIRASSI COLOMBO 1975b.

88

- 276 a.C. Il grande freddo e loccupazione dei templi. Con la perdita della seconda decade liviana, per gli anni fino alla seconda guerra punica, dobbiamo utilizzare altre fonti. La prossima testimonianza riguardante i libri Sibillini viene da una fonte tarda e cristiana. Agostino nel De civitate Dei scrive che, nel periodo della guerra contro Pirro
241

, a Roma s era verificata una grave pestilenza, di cui erano vittima

soprattutto le donne, le quali morivano in gravidanza prima di dare alla luce i figli e che dello stesso male soffrivano anche gli animali; si tratta di una specie di paralisi della vita - espressa anche dal prodigium del congelamento delle acque correnti del Tevere - resa secondo un modulo narrativo ricorrente: una malattia ferma la riproduzione, minando i parti . Tutto ci in concomitanza ad un inverno particolarmente rigido, dato che rientra in quella meteorologia ominale, importante in diverse culture del Mediterraneo antico 242. [] Atque in tanta strage bellorum etiam pestilentia gravis exorta est mulierum. Nam priusquam maturos partus ederent, gravidae moriebantur []. Pecudes quoque similiter interibant, ita ut etiam defecturum genus animalium crederetur. Quid? Hiems illa memorabilis tam incredibili immanitate saeviens, ut nivibus horrenda altitudine etiam in foro per dies quadraginta manentibus Tiberis quoque glacie duraretur, [] Quid? Illa itidem ingens pestilentia, quamdiu saevivit, quam multos peremit! Quae cum in annum alium multo gravius tenderetur frustra presente Aesculapio, aditum est ad libros Sibyllinos. []. Tunc ergo dictum est eam esse causam pestilentiae, quod plurimas aedes sacras multi occupatas privatim tenerent: sic interim a magno imperitiae vel desidiae crimine Aesculapius liberatus est. Unde autem a multis aedes illae fuerant occupatae, nemine prohibente, nisi quia tantae numinum turbae diu frustra fuerat supplicatum , atque ita paulatim loca deserebantur a cultoribus, ut tamquam vacua sine ullius offensione possent humanis saltem usibus vindicari? Namque tunc velut ad sedendam pestilentiam diligenter
241

La vittoria contro Pirro, re dellEpiro e contro Taranto, segn una tappa fondamentale per il Prodigi riguardanti il tempo, fra cui rientrano le improvvise gelate, ma anche piogge di

controllo sulle citt della Magna Grecia. Vedi CLEMENTE 1990, p. 34-38.
242

diversa natura, fulmini, comparsa di fuochi nei cieli, (fenomeni frequenti per il II sec. a.C.) rientrano nella casistica della meterologia ominale; che in numerose culture, fra cui la Grecia antica costituisce il segno mantico per eccelenza. Vedi CUSSET 2004. Cfr CHIRASSI COLOMBO 2007.

89

reperita atque reparata nisi postea eodem modo neglecta atque usurpata latitarent, non utique magnae peritiae Varronis tribueretur, quod scribens de aedibus sacris tam multa ignorata commemorat. Aug. De civ. Dei. III. 17.243 Lepisodio riportato da Agostino, pu essere datato al 276 a.C. attraverso un passo di Orosio, che descrive lo stesso episodio attribuendolo al consolato di F.Gurgite e C.Genucio Clepsina, senza per accennare alla consultazione dei Sibillini: Nam Fabio Gurgite iterum C.Genucio Clepsina consulibus pestilentia gravis Urbem ac fines eius invasit; quae cum omnes tum praecipue mulieres pecudesque corripiens necatis in utero fetibus futura prole vacuabat, et immaturis partubus cum periculo matrum extorti abortus proiciebantur, adeo ut defectura successio et defuturum animantum genus adempto vitalis partus legitimo ordine crederetur. Oros. IV. II. 2.244 Dai libri Sibillini, consultati come rimedio estremo, si venne a sapere che la causa di tale stato era loccupazione abusiva dei templi cittadini, usati come abitazione dai pi poveri. Analogalmente, anche nel 390 a.C. i templi erano stati contaminati dalluso improprio che ne avevano fatto i Galli, i quali vi si erano accampati dentro, come ora la parte pi povera della popolazione romana.

[] Durante una cos grande strage militare scoppi anche una grave moria di donne. Morivano nella gravidanza prima di dare alla luce i figli. []. Morivano con la medesima patologia anche gli animali domestici al punto di far credere che perfino la generazione di animali cessasse. Quell inverno fu memorabile perch incredibilmente rigido al punto che a causa delle nevi, le quali rimasero ad una preoccupante altezza per quaranta giorni anche nel Foro, perfino il Tevere gel []. Allo stesso modo una straordinaria epidemia, finch infier, ne fece morire molti. Ed essendosi prolungata con maggiore virulenza nellanno successivo (malgrado la presenza di Esculapio), si consultarono i libri Sibillini. []. Il responso fu che a causa dellepidemia vi era il fatto che molti occupavano abusivamente parecchi edifici sacri. [] Gli edifici erano stati occupati senza che alcuno lo impedisse, perch erano state inutilmente a lungo rivolte suppliche a una cos folta moltitudine di divinit. Cos un po alla volta i locali venivano disertati dai devoti in modo che essendo vuoti si potevano senza offesa di alcuno adibire agli usi umani. Per far cessare la pestilenza furono fatti restituire e restaurare. (E se in seguito non fossero rimasti sconosciuti perch di nuovo abbandonati e occupati, non si darebbe certamente merito alla grande erudizione di Varrone che, scrivendo sugli edifici sacri, ne ricorda molti ignorati)
243

244

Essendo consoli Fabio Gurgite per la seconda volta e Caio Genucio Clepsina [276 a.C.] una grave pestilenza divamp in Roma e nel suo territorio. Essa colp tutti ma in modo particolare le donne e le femmine degli animali, cos che uccidendo i feti nel grembo materno, toglieva ogni possibilit di futura prole, oppure a causa di parti immaturi venivano alla luce degli aborti, con grave pericolo per le madri: si poteva prevedere che, non essendo pi osservata la regolarit dei parti vitali, sarebbe venuta a mancare ogni discendenza e gli animali si sarebbero estinti.

90

Il fermarsi delle generazioni dunque visto come una punizione inflitta dagli di agli uomini colpevoli di non rispettare pi i confini fra spazio divino e umano (con loccupazione dei templi, che erano appunto le case delle divinit) e perci di rompere lordine delle cose e gettare dunque il cosmo nel caos. Restituendo i templi alla loro normale funzione, la crisi viene superata. Possiamo dedurre da tutto questo che il rimedio suggerito dai Sibillini consistesse in un intervento pubblico di sgombero di edifici occupati abusivamente, similmente alla norma di polizia comunale ben nota nel contemporaneo. I multi, spinti a compiere latto sacrilego delloccupazione delle case sacre, vanno verosimilmente interpretati come i poveri, che dovevano costituire una parte maggioritaria della popolazione romana, travolta dai problemi causati dalla guerra. Aggiungiamo che quanto scrive Agostino produce altro materiale da considerare nella prospettiva di una verifica della manipolazione del sacro in funzione economica. Gli edifici sacri occupati, nemine prohibente, quindi nella totale disattenzione dellautorit, venivano per cos dire rimessi nel mercato una volta profanati: la profanazione li rendeva disponibile al pubblico uso nella prospettiva della alternanza fra sacro/profano, messa in luce da D.Sabbatucci245.

245

SABBATUCCI 1975.

91

- 248 a.C. I ludi Saeculares. Con la prossima consultazione andiamo a toccare nuovamente la questione dei ludi Saeculares, come nelle consultazioni del 509 a.C. e del 348 a.C. Censorino nella sua cronologia, data la celebrazione dei terzi ludi Saeculares nel 249 a.C., basandosi, come scrive egli stesso, su Varrone e Livio. Varro de scaenicis originibus libro primo ita scriptum reliquit: Cum multa portenta fierent, et murus ac turris, quae sunt inter portam Collinam et Esquilinam, de Caelo tacta essent, et ideo libros Sibyllinos XV viri adissent renuntiarunt, ut Diti patri et Proserpinae ludi Tarentini in campo Martio fierent tribus noctibus, et hostiae furvae immolarentur, utique ludi centesimo quoque anno fierent. Cens. De die Nat. XVII. 8. 246 Anche Livio ne fa cenno quando registra i ludi del 149 a.C., epoca della terza guerra punica. (Liv. Per. 49) La testimonianza Varroniana nel libro de sceniscis originibus sembra proporre proprio la data del 249 a.C. come prima celebrazione dei ludi Saeculares. Molti studiosi hanno quindi considerato questa come prima attestazione storica dei ludi
247

. E probabile per, che come ci testimoniano le fonti e in

particolare la cronologia riportata da Censorino248, che i ludi Saeculares abbiano avuto precedenti. E possibile, secondo linterpretazione di F.Coarelli, che la particolare rilevanza data da Varrone e Livio ai ludi del 249 a.C. sia dovuta al fatto che i ludi in tale data abbiano subito un riassestamento organizzativo ed istituzionale. I ludi Saeculares sarebbero cio passati dallambito gentilizio, in particolare, celebrazioni proprie dalla gens Valeria, a quello pubblico 249. Secondo questa ipotesi, in questa data che nel complesso dei rituali dei ludi
246

Varrone, nel primo libro delle Origini del teatro lasci scritto cos: Poich avvenivano molti prodigi, e il muro e la torre che stanno tra la porta Collina e quella Esquilina erano stati colpiti da un fulmine, i quindecemviri, dopo avere consultato su ci i libri Sibillini, dichiararono che si dovevano celebrare nel Campo di Marte per tre notti dei Giochi Tarentini in onore del Padre Dite e di Proserpina, si dovevano immolare a loro delle vittime nere e i giochi dovevano essere tenuti ogni cento anni.
247 248 249

Vedi la discussione in PIGANIOL 1936, pp. 220-221 Cens. De die nat. XVI. Vedi infra in Appendice. COARELLI 1997 p. 106. Indicativo, secondo lautore il fatto che nello stesso periodo

dovette avvenire la publicatio del culto di Ercole all ara Maxima.

92

Saeculares sarebbe stata introdotta la coppia Proserpina-Dite/Plutone250. Lintroduzione delle due divinit sarebbe stata dovuta alla volont di richiamarsi alla Magna Grecia, la cui fedelt era divenuta di vitale importanza. Lintroduzione delle nuove divinit va dunque inquadrate nella politica federativa volta ad unire a s popolazioni la cui alleanza era indispensabile, e nel desiderio di proporsi come capitale religiosa delle popolazioni dellItalia meridionale 251. Tuttavia il senso simbolico del complesso rituale trascende di molto lindicazione dellopportunit politica. I ludi Saeculares quali antecedenti dei ludi Tarentini, che abbiamo visto, richiamano tramite lelemento spettacolare la reiteficazione dellallontanamento del pericolo di una possibile interruzione nella generazione.

250

Per cui le notizie riguardanti la presenza della coppia in circostanze anteriori, sarebbero

frutto di proiezioni di epoca successiva. Per lidentificazione Dite Plutone, vedi DUMEZIL 1974, pp. 444-445.
251

GAGE 1955, pp. 233-238; DUMEZIL 1974, loc cit. cfr. SCHEID 1998, p.112-113.

93

- 238 a.C. I giochi in onore di Flora. Secondo Plinio, (N.H., XVIII. 286 ), nel 238 a.C.252, vennero istituiti, ex oraculis Sibyllae, i Floralia, i ludi Florales, in onore della dea Flora: Rudis fuit priscorum vitae atque sine letteris. Non minus tamen ingeniosam fuisse in illis observationem apparebit quam nunc esse rationem. Tria namque tempora ructibus metuebant, propter quos instituerunt ferias diesque festos, Robigalia, Floralia, Vinalia. [] Sed vera causa est, quod post dies undeviginti ab aequinoctio verno per id quadriduum varia gentium observatione in IIII kal. Mai. canis occidit, sidus et per se vehemens et cui praeoccidere caniculam nocesse sit. Itaque iidem Floralia IIII kal. easdem instituerunt urbis anno DXVI ex oraculis Sibyllae, ut omnia bene defloscerent. Hunc diem Varro determinet sole tauri partem XIIII obtinente. Ergo hoc quadriduum inciderti plenilunium, fruges et omnia, quae florebunt, laedi nocesse erit 253. Listituzione della festa non presentata come remedium a dei prodigi specifici, ma piuttosto come un provvedimento volto a dare un nuovo ordine ad una realt altrimenti squilibrata; i Floralia sono introdotti in un dato momento e servono per garantire la buona riuscita del raccolto e soprattutto dei cereali, preservandone la fioritura nel particolare momento critico, costituito dal tramonto del Cane, la stella Sirio
254

. Tali giochi, si presentano


255

come uninnovazione nel culto di Flora, la cui antichit a Roma altres attestata dalla esistenza di un Flamen Floralis
252

. Ora, in virt del

Cfr. Velleio Patercolo (I. 14. 8) che indica il 241 a.C. invece del 238.

253

La vita degli antichi fu rozza e priva di cultura. Tuttavia risulter chiaro che il loro modo di osservare non fu meno ingegnoso delle attuali teorizzazioni. Infatti, tre erano i momenti che essi temevano per il raccolto, e per questo istituirono delle celebrazioni e dei giorni di festa: i Robigalia, i Floralia, i Vinalia. [] Ma la vera ragione che diciannove giorni dopo lequinozio di primavera, in uno dei quattro giorni (a seconda della latitudine degli osservatori) che procedono il quarto giorno prima delle calende di maggio [28 aprile] tramonta il Cane, astro di per s dannoso e il cui tramonto necessariamente preceduto da quello della Canicola. Pertanto gli antichi, nel 516 anno di Roma [238 a.c.], seguendo gli oracoli della Sibilla, il quarto giorno prima delle stesse calende istituirono i Floralia, perch tutte le piante potessero avere una buona fioritura. Varrone data queste feste a quando il sole entra nel 14 grado del Toro. Pertanto se il plenilunio cade in questi quattro giorni, i cereali e tutto quello che si trover in fiore ne verrano necessariamente danneggiati.
254

La stella era appunto considerata dannosa dagli antichi, il suo sorgere (27 luglio)

combaciava con linizio del tempo canicolare, caratterizzato da siccit, intenso calore, febbri; cfr. Virg. Aen. III. Vv. 140 ss.; Plin. N.H. II. 107.
255

Varr. De L.L. VII. 45.

94

suggerimento sibillino, la dea viene inserita nella scia delle festivit di fine aprile-maggio, in gran parte legate a Cerere, coinvolgenti la sfera femminile e atte a garantire la buona riuscita del raccolto agricolo256. Flora si presenta come divinit piuttosto complessa e lintroduzione dei Floralia rispondeva a pi esigenze257. A proposito importante rilevare come vi siano due diverse tradizioni eziologiche, una costituita dal nostro passo pliniano, laltra rappresentata dal racconto contenuto nei Fasti di Ovidio. Ovidio non collega listituzione dei Floralia ai libri Sibillini, ma racconta come questi vennero istituiti per iniziativa degli edili plebei del 238 a.C., Manlio e Lucio Publicio Malleolo, per festeggiare la vittoria ottenuta dalla plebe sugli abusi dei ricchi latifondisti e dei grossi proprietari di bestiame, colpevoli di non rispettare il suolo pubblico. Cetera luxuriae nondum instrumenta vigebant,/ aut pecus aut latam dives habebat humum;/ hinc etiam locuples, hinc ipsa pecunia dicta est./ Sed iam de vetito quisque parabat opes:/ venerat in morem populi depascere saltus,/ idque diu licuit, poenaque nulla fuit./ vindice servabat nullo sua publica volgus;/ iamque in privato pascere inertis erat./ plebis ad aedilis perducta licentia talis/ Publicios: animus defuit ante viris./ rem populus recipit, multam subiere nocentes:/ vindicibus laudi publica cura fuit./ Multa data est ex parte mihi, magnoque favore/ victores ludos instituere novos./ Parte locant clivum, qui tunc erat ardua rupes:/ utile nunc iter est, Publiciumque vocant. Ovid. Fast. V. vv. 279-294 258 Flora, dunque, si presenta come divinit legata non solo alla sfera agraria, ma anche fortemente caratterizzata in senso plebeo. Ci rispondeva a precise
256 257

Su Flora vedi principalmente LE BONNIEC 1958, p.196 e p.202. Nella celebrazione dei Floralia avevano un ruolo cultuale ben preciso le meretrici; i ludi

servivano, cos, allintegrazione nel corpo civico di quella che poteva costituire una classe sociale imbarazzante. Cfr. CHIRASSI COLOMBO 1981, p.412; SABBATUCCI 1988, pp.152.
258

Non vigevano ancora gli altri strumenti del lusso, il ricco possedeva il bestiame oppure vaste campagne (da ci deriva la parola locuplete e anche la stessa pecunia) ma gi ognuno si procurava ricchezze con mezzi illeciti. Invalse la consuetudine di pascolare nei boschi pubblici, e ci accade a lungo impunemente, non vi fu alcuna pena; il popolo non aveva difensori dei beni comuni, e ormai si riteneva da inetti pascolare sul proprio suolo privato. Tale licenza fu denunciata agli edili della plebe Publicii: agli uomini degli anni precedenti era mancato il coraggio. Il popolo sinteresso attivamente alla cosa, i rei incorsero in una multa: la cura dei pubblici beni risult di gloria ai difensori. Mi si offr parte di quelle multe, e i vincitori delle liti istituirono con grande plauso nuovi giochi. Altro danaro delle multe fu investito in lavori sul colle allora rupe scoscesa ora comoda via chiamata Publicia.

95

esigenze politiche e sociali

259

. Nel corso degli anni 238/241 a.C., nellambito a controllare la vita

della nobilitas patrizio-plebea, la fazione dei Fabii

politica della citt. Tale fazione, opposta a quella dei Claudii, era pronta a riconoscere nella piccola media propriet terriera la base economica su cui Roma poteva sostenersi, e a favorire pertanto la classe dei piccoli proprietari terrieri, formanti la cosiddetta plebe rurale, componente sociale che a partire dalla prima Guerra Punica si era vista fortemente penalizzata dal formarsi di grandi latifondi. Nel racconto di Ovidio, Flora presentata come divinit atta a favorire il pubblico, (gli edili plebei, non a caso sono due Publicii!) lo statuale, nei confronti del privato e le istanze portate avanti dai magistrati della plebe contro i ricchi proprietari di bestiame e della lata humus. Dunque, una divinit che pu anche farsi ideologicamente patrona della piccola propriet terriera in contrapposizione al modello del grande latifondo. La dea, dunque, in quanto antica divinit italica legata alla sfera agraria260, poteva essere riproposta come simbolo di unagrariet collegata allideale di un modello di vita essenzialmente extraurbano, ma la cui esistenza era fondamentale per la sopravvivenza stessa della citt. Tale modello di vita era quello del vecchio contadino italico, che coltivava il proprio terreno per solo per il sostentamento personale, e che veniva cos riproposto, propagandato da una certa parte politico. Per concludere, il quadro che ci fornisce Ovidio rende conto in maggior misura del possibile processo storico, rispetto alla notizia di Plinio. Il collegamento fra libri Sibillini e Floralia, di cui ci informa questultimo, si
259 260

Vedi CELS-SAINT-HILAIRE 1977, p. 257 260. Sulla diffusione di Flora fra i popoli centro italici, vedi LE BONNIEC 1958, loc. cit.

La scelta di onorare la dea sarebbe anche stata legata allistituzione, nel 241 a. C., delle due ultime trib rurali, la Quirina e la Vestina. In questa trib erano stati iscritti i nuovi cittadini Vestini e Sabini, popolazioni in cui la dea aveva un ruolo importante. A Roma, Flora era presentata proprio come una divinit Sabina: secondo la tradizione, la sua prima ara era stata eretta per volont di Tito Tazio, il sabino che aveva regnato insieme a Romolo (Varr. De L. L. V. 74.). Listituzione di tali giochi sarebbe dunque stato un modo per rinsaldare i legami fra la repubblica e i suoi nuovi cittadini, CELS SAINT-HILAIRE 1977, pp. 253-254.

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presenta quindi come problematico. Forse si tratta di un dato volutamente aggiunto alla tradizione originaria; il fine avrebbe potuto essere quello di instaurare un parallelismo con Cerere, la dea plebea e agraria per eccellenza. In tal caso, avremmo una precisa volont di presentare, lintroduzione di queste particolari divinit come volute dai libri Sibillini. Considerato il carattere polemico e potenzialmente eversivo proprio delle divinit agrarie in quanto divinit democratiche con il tradizionale ordinamento gentilizio, poteva essere vantaggioso presentarle come volute dal fatum, espresso, appunto, dai libri Sibillini.

97

- 228 a.C. Un delitto religioso. La prossima consultazione dei libri Sibillini si situa a poco pi di un decennio della fine della prima guerra Punica, nel 228 a.C. In questo periodo, Roma oltre ad essere impegnata nellintegrazione allinterno della propria amministrazione del governo delle prime province acquisite dopo la vittoria su Cartagine, la Sicilia e la Sardegna, si trovava anche a dover contenere, assieme agli alleati latini, le infiltrazioni di trib galliche provenienti da nord261. Si tratta di un momento di emergenza, in cui i Galli Insubri alleati con Boi e Gesati costrinsero per la prima volta gli eserciti romani a portarsi oltre il confine naturale del Po262. Le fonti descrivono la consultazione dei Sibillini come non come dovuta alla comparsa di un prodigium, ma come risposta allangoscia di uno scontro263. Ad una emergenza estrema si risponde con una pratica straordinaria, linumazione di una coppia di Galli e una coppia di Greci264. Lepisodio riportato per esteso da Plutarco: , , , , . ( ), , , , , , , []. Plut. Marc. III. 1-7.265
261

La pacificazione delle trib galliche, fondamentale per la sicurezza di Roma, avvenne nel

218 a.C, con la fondazione delle colonie di Cremona e Piacenza. (Liv. XXI. 25. 1-7); Cfr. GABBA 1990b, pp.69-72.
262
263 264

Liv. Per. XX. Cfr. FRASCHETTI 1981, p. 39. Sul tema controverso del sacrificio umano, in rapporto alla prassi generale del sacrificio

cruento, abbondante letteratura, ma in particolare, da ultimo BRELICH 2007.

98

Al racconto plutarcheo vanno aggiunte le notizie fornite da Cassio Dione e dallo storico bizantino Zonara (XII d. C.) 266 Leggiamo da Cassio Dione: , . Dion. XII. 50. 1.267 e da Zonara: . Zon. VIII. 19. 20 268 Secondo il passo di Dione, il chresmos della Sibilla indicava come segno di massima allerta la caduta di un fulmine presso il tempio di Apollo. Considerando ci che il pericolo gallico rappresentava nellimmaginario romano, anche in relazione al uso ideologico dell incendio gallico del 367 a.C., si pu ipotizzare che in una simile situazione, venissero fatte circolare profezie sul tipo di quella che abbiamo esame, che prevedevano
265

266

I Romani furono colti da grande paura, sia per la vicinanza del nemico la guerra si sarebbe svolta ai confini se non proprio alle soglie della loro citt sia per l'antica nomea dei Galli, il popolo che, a quanto pare, I Romani temettero pi di ogni altro. Ad opera loro avevano gi perso una volta la citt, e da allora avevano istituito una legge, per cui i sacerdoti erano esentati dal prestare servizio in guerra, tranne nel caso che tornassero i Galli. La loro paura si rivel anche nei preparativi che fecero adesso (si dice che mai, n prima n dopo, furono arruolate tante decine di migliaia di Romani), e dai sacrifici che offrirono agli di. Il popolo romano di solito non si abbandona a pratiche di ispirazione barbarica o contrarie al proprio sentimento; verso la divinitt iene quell'atteggiamneto delicato, che si riconosce come dote particolare degli Elleni. Pure, quando scoppio la guerra, furono costretti ad ubbidire a certi oracoli contenuti nei libri Sibillini e a seppelire vivi nel cosidetto Foro Boario, due persone, un uomo e una dona di nazionalit ellenica e due altre di nazionalit gallica. Come ha scritto A. Fraschetti, i due passi costituiscono quella che si pu definire la

tradizione dionea sullepisodio, e vanno letti in parallelo Cfr. FRASCHETTI 1981, p. 41, ss.
267

I Romani erano allarmati a causa di un oracolo della Sibilla, il quale prevedeva a loro che avrebbero dovuto fare attenzione ai Galli quando un fulmine sarebbe caduto sopra il Campidoglio, accanto al tempio di Apollo.
268

Poich un tempo un oracolo aveva predetto ai Romani che Greci e Galli avrebbero occupato la citt, due Galli e due Greci, maschi e femmine vennero sepolti vivi nel Foro in modo che il destino potesse essere compiuto, e questi stranieri, cos sepolti vivi, potessero essere considerati come possessori di una parte della citt. Gli Insubri, una trib gallica dopo essersi procurati alleati fra quelli della loro stirpe oltre le Alpi, passarono alle armi contro i Romani. I barbari saccheggiarono molte citt ma, in ultimo, una notte scoppi una grande tempesta e credettero che il cielo fosse contro di loro. Di conseguenza il coraggio venne loro meno, e presi dal panico cercarono la salvezza nella fuga.

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unimminente pericolo per la citt. Non possiamo stabilire se loracolo attribuito alla Sibilla fosse stato divulgato dai decemviri, oppure si trattasse di una profezia liberamente circolante, sul tipo di quelle prodotte dai chresmologoi o vates itineranti. Il passo di Dione comunque sembra inquadrare la profezia sibillina come interpretazione di un prodigio. Potremmo trovarci di fronte ad una divulgazione della spiegazione del prodigio della caduta di un fulmine sul tempio di Apollo, eccezionalmente offerta dai decemviri. In ogni caso le fonti in questione, ci presentano un quadro che ricorda le notizie, frequenti per il secondo e primo secolo a.C., riguardanti oracoli circolanti, in cui il rapporto con gli ufficiali libri Sibillini non appare del tutto chiaro. Sul significato del rito vi sono state molte interpretazioni. Le fonti non mancano di denunciarne laspetto barbaro, sottolinearne il carattere eccezionale e la fondamentale estraneit al diritto rituale romano. Tale valutazione stata in parte condivisa anche dai moderni269, per lo pi propensi a rifiutare una origine totalmente romana di un rito cos crudele. In realt il rito, per essere compreso, va considerato come fatto religioso pienamente romano, anche considerando che la sepoltura di due coppie di stranieri attesta nuovamente per il 216, il 213 e nuovamente per il 114 a.C., delineandosi dunque come remedium tipico dei Sibillini 270. Anzitutto bene sottolineare come il rito sia definibile propriamente come un uccisione rituale e non un sacrificio in quanto non descritto dalle fonti secondo i canoni normali con cui avvenivano questi ultimi 271. Secondo la spiegazione di Zonara, latto religioso rappresentava simbolicamente, ritualmente, il controllo del fatto profetizzato: gli stranieri
269

W.Hoffmann era propenso a vedere nel rito un possibile influsso etrusco per il fatto che

Greci e Galli erano i nemici naturali di questo popolo. (HOFFMANN 1933 p.26 ss). H.W. Parke invece paragona questa uccisione di due coppie di stranieri alluso dei pharmakoi nelle citt ioniche (PARKE 1992, p. 236); ma il paragone non sembra pertinente. Sul tema del sacrificio umano, nellantica Grecia, vasta bibliografia; vedi BURKERT 1972 (trad. It 1982), BONNECHERE 1994.
270 271

FRASCHETTI 1981, pp. 85 - 86 Vedi la discussione in FRASCHETTI 1981, p. 38; p. 78; il sacrificio umano rientra nella

categoria pi vasta delle uccisioni rituali. Nello specifico il sacrificio si distingue per essere rivolto a destinatari sovrumani. Vedi BRELICH 2007, p. 25-26.

100

presenti in qualche modo sul territorio vengono ritualmente eliminati dal territorio stesso. La loro messa a morte elimina langoscia del pericolo letale assolvendo cos pienamente a quella funzione stabilizzatrice che all'azione rituale in quanto tale si attribuisce.272. La scelta di inumare una coppia di Galli facilmente comprensibile nel senso che la profezia riguardava appunto un attacco di tali popolazioni; meno comprensibile la scelta di includere nelluccisione anche una coppia di Greci. Secondo la interpretazione di S. Mazzarino, la scelta delle vittime del rito va spiegata tenendo conto dellidea, sviluppata durante la seconda guerra Punica, di una Italia strutturata geograficamente dallAppennino. Secondo lo studioso, tale concetto sarebbe implicito nella descrizione di Appiano della battaglia del Trasimeno (App. Annib. VIII. 7). Lo storico greco scrive come la vera e propria Italia sia quella al di qu dellAppennino mentre lItalia adriatica e ionica da considerarsi terra straniera di Galli e Greci. Questa idea avrebbe portato con s quella dellexterminatio dei due popoli transappenninici, appunto i Galli e i Greci273. Tale interpretazione, dunque, andrebbe a inquadrare il rito come una exterminatio simbolica dei due popoli. Ma soprattutto importante sottolineare limportanza strategica di tale pratica rituale che si presenta come totalmente violatrice dellordine proposto dal normale svolgersi degli atti religiosi abitualmente consentiti. A proposito ricordiamo che pi volte e stato osservato come in molte culture, il rito violatore costituito dalluccisione degli interdetti venga a riproporsi specificatamente in momenti di crisi per le comunit: si inscena un momento di rottura dell ordine, di caos, controllato, dunque un finto caos in risposta ad una minaccia reale
274

. Nella fattispecie linumazione delle due coppie di

viventi si colloca in momenti di grave pericolo bellico, allo scopo dichiarato di stornare un possibile attacco nemico, ma anche agendo come elemento di altissima rilevanza funzionale simbolica. Ricordiamo comunque che linumazione di un essere vivente era prevista
272

Rimandiamo per un commento in chiave antropologica sullessenza del rito alle MAZZARINO 1966, vol. II, 1, p.213 ss. Vedi BRELICH 2007, pp. 119-123.

osservazione di E. De Martino in Furore, Simbolo e Valore, DE MARTINO 1962.


273 274

101

non come rituale, ma come tipologia per una condanna a morte, ad esempio per le sacerdotesse vestali accusate di violazione dellobbligo di castit. Un passo di Plinio riporta lesecuzione del 228 a.C. con imputata la vestale Tuccia 275. Extat Tucciae Vestalis incesti deprecatio, qua usa aquam in cribro tulit anno urbis DXVIII. Boario vero in foro Graecum Graecamque defossos aut aliarum gentium, cum quibus tum res esset, etiam nostra aetas vidit. Cuius sacri precationem, quae solet praeire XVvirum collegii magister, si quis legat, profeto vim carminum fateatur, omnia ea adprobantibus DCCCXXX annorum eventibus. Vestales nostras hodie credimus nondum egressa urbe mancipia fuggitiva retinere in loco precatione. Plin. N.H. XXVIII. 12. La scelta della messa a morte delle vestali attraverso inumazione evitava lo spargimento di sangue e risolveva lesecuzione in unatto di consegna dellimputata al giudizio delle divinit infere.276 Le vestali, in quanto custodi del fuoco di Vesta, rappresentavano la connessione tra la sfera del culto domestico e del culto pubblico, la violazione del obbligo di castit, perci non poteva essere trattato come una questione privata, ma diveniva un prodigium, una sciagura pubblica la cui espiazione coinvolgeva lintera comunit. 277Il fatto che la colpa delle vestali potesse essere espiata con linumazione di coppie di stranieri indica che lincestum poteva essere considerato un prodigium, la cui mancata espiazione nello specifico avrebbe esposto Roma agli attacchi dei propri nemici.278 Il rito pu dunque essere letto come un piaculum volto allontanare unimminente pericolo bellico.

275

Cfr. Liv. Per. XX. Vedi comunque FRASCHETTI 1981, p. 73. Sulle vestali e Vesta, vedi BRELICH 1949. FRASCHETTI 1981, p. 69-70.

276 277 278

102

Politica dei libri Sibillini e seconda guerra Punica. Durante la seconda guerra Punica assistiamo, ad un incremento delle consultazioni sibilline. Ci stato pi volte spiegato come effetto delle paure suscitate nella popolazione dalla guerra e dallavanzata della discesa di Annibale verso Roma. I frequenti interventi dei Sibillini sarebbero stati finalizzati a tranquillizzare la popolazione in preda al panico, propensa a scorgere prodigia ovunque. Pi correttamente l incremento pu essere spiegato, s in relazione con la guerra Punica, ma non come una reazione a paure irrazionali, bens come scelta precisa del senato di un utilizzo dei Sibillini per sancire lentrata o la riorganizzazione di determinati culti e divinit, tutti atti presi con lintento politico di tenere legati gli alleati e le popolazioni non del tutto sottomesse dellItalia centrale e di integrare culturalmente le nuove realt mediterranee con cui Roma veniva in contatto. Inoltre ci rispondeva anche ad una politica religiosa, nel senso di risposta alla manipolazione del religioso portata avanti da Annibale
279

. Annibale stesso, di fronte alle popolazione italiche aveva

scelto di presentarsi come un nuovo Ercole. Il generale punico prima di partire alla volta dellItalia, quando si trovava a Gades, dopo lassedio di Sagunto aveva fatto un voto ad Ercole, identificato col punico Melqart, per la buona riuscita della sua impresa 280.

279

Ci riferiamo a La religion pendant la seconde Guerre Punique in DUMEZIL 1974, pp.

457-487; BLOCH 1975. 280 BASSET 1966, pp. 258-273. PICCALUGA 1974a. Lidentificazione Hercules-Herakles-col dio fenicio Melqart ben nota e al centro di innumerevoli studi. Cfr. VAN BERCHEM 1967, (Sanctuaires dHercule-Melqart); BONNET 1968, (Melqart. Cultes et mythes de lHracls tyrien en Mditterrane). Vedi anche VAN BERCHEM 1959-60, sulla possibile identificazione di Hercules con Melqart nel culto dellAra Maxima ; cfr. SABBATUCCI 1992.

103

- 218 a.C. La sconfitta del Ticino e i prodigi. Nell inverno del 218 a.C., anno dinizio della seconda guerra punica, Livio ricorda numerosi prodigi, i quali si verificarono durante linverno281, presumibilmente dopo la disfatta romana del Ticino, la prima grande sconfitta inflitta ai Romani dal generale punico
282

. I prodigia registrati in questo passo

vanno dunque compresi nellambito dello sconquasso portato dalla discesa di Annibale in Italia e ad i disastri militari dellanno. Romae aut circa urbem multa ea hieme prodigia facta aut, quod evenire solet motis semel in religionem animis, multa nuntiata et temere credita sunt, in quis ingenuum infantem semenstremin foro olitorio triumphum calmasse, et in foro boario bovem in tertiam contignationem sua sponte escendisse atque inde tumultu habitatorum territum sese deiecisse, et navium speciem de caelo adfulsisse, et aedem Spei, quae est in foro olitorio, fulmine ictam, et Lanuvi hastam se commovisse et corvum in aedem Iunonis desolasse atque in ipso pulvinari consedisse, et in agro Amiternino multis locis hominum specie procul candida veste visos nec cum ullo congressos, et in Piceno lapidibus pluvisse, et Caere sortes extenuatas, et in Gallia lupum vigili gladium ex vagina raptus abstulisse. Ob cetera prodigia libros adire decemviri iussi; quod autem lapidibus pluvisset in Piceno, novendiale sacrum edictum; et subinde aliis procurandis prope tota civitas operata fuit. Iam primum omnium urbs lustrata est hostiaeque maiores quibus editum est dis caese, et donum ex auri pondo quadaginta Lanuvium Iunoni portatum est et signum aeneum matronae Iunoni in Aventino dedicaverunt et lectisternium Caere, ubi sortes attenuate erant, imperatum, et supplicatio Fortunae in Algido; Romae quoque et lectisternium Iuventati et supplicatio ad aedem Herculis nominatim, deinde universo populo circa omnia pulvinaria indicta, et Genio maiores hostiae caesae quinque, et C.Atilius Seranus praetor vota suspicere iussus, si in..decem annos rea publica eodem stetisset statu. Haec procurata votaque ex libris Sibyllinis magna ex parte levaverant religione animos. Liv. XXI. 62.283 I prodigia dellanno in questione sono molti e rappresentano per cos dire un campionario di tipologia prodigale: linfante che parla e significativamente dice Ego triumphe, il bove che si butta dal terzo piano di un edificio, il tempio di Spes colpito dal fulmine, il corvo che vola sul pulvinar, a cui si aggiungono apparizioni di forme umane vestite di bianco, pioggie di pietre nel Piceno e sortes extenuatae a Cere. Contestualmente anche in territorio extra-italico, nelle Gallie, un lupo ruba la spada di un soldato.
281

Cfr. Val. Max. I. 6. 5; Dio XII. (Zon. VIII. 22.5) Liv. XXI. 39-47.

282

104

La prima cosa che si pu mettere in rilievo, che questa la prima occasione in cui vengono specificati i luoghi dove si verificarono prodigia avvenuti fuori dallager Romanus. Se, come abbiamo detto, la volonta di farsi carico dellespiazione dei prodigia riguardanti altre citt si delinea come strategia volta a stabilire un preciso ruolo religioso-politico nei confronti di tali realt, in una situazione di guerra, tale esigenza doveva essere ancora pi forte e rivolta in particolare ai centri che davano maggiormente segnali di possibile defezione 284. Alla vigilia della discesa di Annibale in Italia, l sistema di alleanze tra Roma e le comunit dItalia non comprese nell ager romanus si presentava da tempo consolidato, ed era imperniato su rapporti bilaterali che legavano direttamente le singole comunit-stato allunica potenza romana. Le comunit, cos sottomesse, erano stati sovrani per quanto riguardava gli affari interni, ma non potevano condurre una politica indipendente nel campo delle relazioni esterne, salvo rari casi, ed erano tenute ad offrire contingenti a Roma, la realt egemone285. Nel corso della guerra Annibalica, questo sistema di alleanze venne messo a dura prova, con la defezione di molte comunit
283

A Roma o nei dintorni della citt accaddero durante quellinverno dei prodigi. Ma anche possibile che, come capita quando le menti sono turbate, ne siano stati raccontati molti e poi siano anche stati sconsideratamente creduti. Eccone qualche esempio: un fanciullo di sei mesi, nato libero, lanci il grido Io trionfo nel foro Olitorio; nel foro Boario un bue sal di sua iniziativa fino al terzo piano di unedificio e da l, atterito dal tumulto degli inquilini, si butto di sotto; nel cielo apparirono le immagini sfolgoranti di alcune navi; il tempio di Spes, che si trovava nel foro Olitorio fu colpito da un fulmine; a Lanuvio una vittima sacrificale si era mossa e un corvo era volato nel tempio andando a posarsi proprio sul pulvinare; nel territorio di Aminterno, in molti luoghi, si manifestarono delle apparizioni che avevano forma umana e che non si erano avvicinate a nessuno; nel Piceno erano piovute pietre e a Cere le sorti erano diminuite di volume; in Gallia un lupo aveva strappato dal fodero di una guardia la spada e laveva portata via. Anche per altri prodigi,i decemviri ebbero lordine di andare a consultare i libri; per la pioggia di pietre nel Piceno fu indetto un novendiale e quasi tutti i cittadini si adoperarono per espiare gli altri prodigi. Prima di ogni altra cosa si provvide alla purificazione della citt e furono immolate vittime adulte in onore degli dei che i responsi avevano indicato. A Giunone, nel suo tempio di Lanuvio, furono portate in dono quaranta libbre doro. Sempre a Giunone, le matrone consacrarono una statua bronzea sullAventino. A Cere, dove le sortes erano diminuite i volume, fu indetto un lettisternio e fu indetta anche una supplica alla dea Fortuna sul monte Algido. Furono poi indetti in Roma un lettisternio alla Giovinezza e una supplicazione riservata presso il tempio di Ercole e poi da parte di tutto il popolo in tutti i templi. Al Genio furono sacrificate cinque vittime adulte. Fu poi incaricato il pretore C. Attilio Serrano di formulare voti agli dei, se la repubblica fosse rimasta nelle stesse condizioni per i dieci anni successivi. Queste purificazioni e queste promesse, compiute secondo le prescrizioni dei libri Sibillini, avevano liberato la maggior parte degli animi dal terrore della superstizione.
284

Cfr. MAC BAIN 1982, pp.34 ss. Vedi LAFFI 1990, p. 285.

285

105

italiche a favore dei cartaginesi286. Unelemento della strategia di Annibale consisteva, appunto, nel cercare di crearsi nuovi alleati fra le genti italiche e galliche, strategia gi attuata ampiamente nella sua discesa attraverso le Alpi287. Vediamo di interpretare le notizie per lanno in questione alla luce di quanto detto sopra. Il prodigio riguardante la spada rubata da un lupo ad un soldato in Gallia, pu essere messo in relazione, e col timore di possibili passaggi di popolazioni galliche ai Cartaginesi, ma anche con la conquista romana della Gallia Cisalpina, completata proprio nel 218 a.C., con la fondazione delle colonie di Cremona e Piacenza a seguito della sconfitta delle trib galliche dei Boi e degli Insubri
288

. Analogamente, la pioggia di pietre, che si verifica nel

Piceno da ritenersi collegato col fatto che Roma aveva al momento interessi precisi nella regione della quale voleva accellerare il processo di colonizzazione avviata dl tribuno Caio Flaminio nel 232 a.C. La zona era cruciale, in quanto il Piceno aveva rappresentato, sul versante adriatico, la via di penetrazione dei Galli verso lItalia centrale 289. Pure laccettazione di prodigi verificatasi ad Amiterno e a Cere pu essere considerata come diretta al rafforzamento dei rapporti con tali citt, centri rispettivamente sannita ed etrusco. A Cere, in particolare, il lettisternium per espiare la diminuzione delle sorti, forse era rivolto alla dea Fortuna, tanto pi che Livio riporta anche di una supplica alla dea sul monte Algido, dove detto che sorgeva un tempio della dea. Questa ultima iniziativa pu essere letta come un azione volta a bilanciare gli onori rivolti alla Fortuna etrusca. Nella espiazione dei prodigia dellanno particolare importanza ha Iuno, a cui non solo sono riservati grandi onori a Lanuvio, ma anche piacula predisposti a Roma. Ricordiamo che a Lanuvio sui monti Albani sorgeva limportante santuario di Iuno Sospita, e che culti a Giunone erano ampiamente diffusi in tutto il Lazio e nellItalia centrale
286 287 288 289 290

290

. Il prodigium avvenuto nel tempio di Iuno

Vedi LAFFI 1990.p. 285-287. Liv. XXI. 30-40. Vedi BLOCH 1975. Vedi GABBA 1990b, p.71. Vedi GABBA 1990b, p. 69-72. SABBATUCCI 1988, p.39. Giunone Sospita era onorata a Roma con lepiteto di Regina.

106

Sospita a Lanuvio viene espiato con la donazione delloro e si spiega con la volont romana di rinsaldare i rapporti e le alleanze con le popolazione centro italiche e latine; anche negli anni seguenti, come vedremo Iuno sar destinataria di una serie di iniziative devozionali, sempre a seguito di prodigi di diversa natura, (negli anni 217, 215, 207, 200 a.C.) 291. Ma se limportanza della dea in questi anni si pu spiegare certamente in chiave pan-laziare (con Roma che si propone come leadership religiosa ), anche lidentificazione della divinit con Astarte, importante divinit punica, dovette giocare il suo ruolo La presenza di Astarte in Italia sembra essere attestata dalla famosa iscrizione bilingue etrusco-punica rinvenuta a Pirgy, porto etrusco di Cere. Liscrizione riguarda la dedica di un edificio sacro ad Astarte, qui identificata con la Uni etrusca, corrispondente alla Iuno romana 292. Un altro possibile indizio di una dentificazione di Iuno con Astarte rappresentato dallepisodio, riportato da Livio, in cui Annibale, nel corso della sua discesa in italia, dedica un altare al tempio di Iuno Lacinia con un epigrafe redatta in punico e greco. (Liv. XXVIII. 46 16) 293. Delle altre misure adottate a Roma anche il lectisternium indetto a Iuventus e i sacrifici rivolti al Genius di Roma, possono essere messe in relazione con Iuno. In particolare, Iuventus ed il Genius paiono chiamati in causa per bilanciare il carattere prevalentemente femminile che i piacula avevano assunto per quellanno294.

291

Per Giunone durante la seconda punica, vedi BLOCH 1969, pp. 58-65; DUMEZIL 1974, p. Su Pyrgi ed il famoso ritrovamento della iscrizione bilingue, vastissima bibliografia. Una

463-469; BLOCH 1976, pp. 1-42 ; BREGLIA PULCI DORIA 1983, pp 147-154.
292

messa a punto, anche bibliografica in BONNET 1996, p. 120 125, e nota 83. Per la possibilit di una triplice interpretatio Astarte=Uni=Giunone Lucina, vedi BLOCH 1976 e BLOCH 1981, pp. 123 135. La valutazione dell iscrizione di Pyrgi e lidentificazione delle divinit comunque molto complessa. Altro importante centro di culto di Astarte si trovava in Sicilia presso Erice, vedi infra, nota 314.
293 294

Vedi BLOCH 1976, BREGLIA PULCI DORIA 1983 p. 149. Vedi DUMEZIL 1974, loc.cit.

107

- 217 a.C./a I terribilli signa seguenti alla sconfitta della Trebbia. La prossima consultazione sibillina, dellanno 217 a.C. Come la precedente consultazione si collegava alla battaglia presso il Ticino, questa da mettersi in relazione con la pesante sconfitta romana della Trebbia nel maggio del 217 a.C.295 Livio riporta un lungo passo piuttosto complesso dove compare la solita serie di prodigia
296

: armi che prendono fuoco improvvisamente in Sicilia e in

Sardegna, fuochi che si accendono senza motivo sui litorali, scudi che sudano sangue, soldati fulminati; ma anche segni di disordine cosmico, come la riduzione del disco solare, una caduta di pietre infuocate, un combattimento astrale fra il sole e la luna, un raddoppiamento del disco lunare. E, ancora, fontane che fanno zampillare acqua e sangue, spighe insanguinate trovate nei cesti dei mietitori, sortes attenuatae a Falerii assieme allavvertimento su una di queste secondo cui Mars telum suum concutuit. A queste si aggiungono statue che sudano, cieli che si incendiano, lune che precipitano, metamorfosi di specie e di genere: una capra che diventa pecora, una gallina che diventa gallo Augebant metum prodigia ex pluribus simul locis nuntiata: in Sicilia militibus aliquot spicula, in Sardinia autem in muro circumeunti vigilias equiti scipionem quem manu tenuerit arsisse et litora crebris ignibus fulsisse et scuta duo sanguine sudasse, et milites quosdam ictos fulminibus et solis orbem minui visum, et Praeneste ardentes lapides caelo cecidisse,et Arpis parmas in caelo visas pugnantemque cum luna solem, et Capenae duas interdiu lunas ortas, et aquas Caeretes sanguine mixtas fluxisse fontemque ipsum Herculis cruentis manasse repersum maculis, et in Antiati metentibus cruentas in corbem spicas cecidisse, et Faleriis caelum findi velut magno hiatu visum quaque patuerit ingens lumen effulsisse; sortes sua sponte attenuatas unamque excidisse ita scriptam: Mavros telum suum concutit, ed per idem tempus Romae signum Martis Appia via ac simulacra luporum sudasse, et Capuae speciem caeli ardentis fuisse lunaeque inter imbrem cadentis. Inde minoribus etiam dictu prodigiis fides habita: capras lanatas quibusdam factas, et gallinam in marem, gallum in feminam sese vertisse. His, sicut erant nuntiata, expositis auctoribusque in curiam introductis consul de religione patres consuluit. Decretum ut ea prodigia partim maioribus hostiis, partim lactentibus procurarentur et uti supplicatio per triduum ad omnia pulvinaria
295

Liv. XXI. 48-56. Vedi anche Macrob. Sat. I. 6. 13-14; Oros. IV. 15. 1; Val. Max. I. 6. 5

296

108

haberetur; cetera, cum decemviri libros inspexissent, ut ita fierent quemadmodum cordi esse divinis <e> carminibus praefarentur. Decemvirorum monitu decretum est Iovi primum donum fulmen aureum pondo quinquaginta fieret, Iunoni Minervaeque ex argento dona darentur et Iunoni Reginae in Aventino Iunonique Sospitae Lanuvi maioribus hostiis sacrificaretur, matronaeque pecunia conlata quantum conferre cuique commodum esset donum Iunoni Reginae in Aventinum ferrent lectisterniumque fieret, et ut libertinae et ipsae unde Feroniae donum daretur pecuniam pro facultatibus suis conferrent. Haec ubi facta, decemviri Ardeae in foro maioribus hostiis sacrificarunt. Postremo Decembri iam mense ad aedem Saturni Romae immolatum est, lectisterniumque imperatum et eum lectum senatores straverunt et convivium publicum, ac per urbem Saturnalia diem ac noctem clamata, populusque eum diem festum habere ac servare in perpetuum iussus. Liv. XXII. 1. 8-20 297. Innanzitutto notiamo subito il coinvolgimento di Sicilia e Sardegna. Sappiamo che loccupazione romana in Sardegna, iniziata nel 238 a.C., era stata resa difficile da numerose rivolte, in gran parte sobillate dai Cartaginesi e che
297

Ad aumentare la paura, da diverse parti furono annunciati dei prodigi: avevano preso fuoco in Sicilia le punte delle armi di alcuni soldati e, in Sardegna, un bastone tenuto in mano da un cavaliere che stava effettuando il suo turno di guardia attorno alle mura; sui litorali si erano visti risplendere fuochi pi e pi volte; due scudi avevano sudato sangue; alcuni soldati erano stati colpiti da fulmini; era sembrato che il disco del sole si rimpiciolisse; a Preneste erano cadute dal cielo delle pietre infuocate; ad Arpi erano apparsi in cielo degli scudi mentre il sole combatteva con la luna; a Capena erano sorte, in pieno giorno, due lune; a Cere si era vista sgorgare acqua mista a sangue; la stessa fonte di Ercole aveva fatto scorrere acqua in cui si vedevano dei grumi di sangue; ad Anzio, ad alcuni mietitori erano cadute nelle ceste delle spighe insanguinate; a Faleri il cielo si era aperto e da quello che sembrava un enorme squarcio si era vista brillare una luce intensissima; le sortes erano diminuite di volume senza cause evidenti e ne era caduta una che recava questa scritta: Marte scuote la sua asta; nelle stese ore, a Roma, la statua di Marte sulla via Appia e le statue dei lupi avevano sudato; a Capua si era visto il cielo incendiarsi mentre la luna precipitava in mezzo alla pioggia. Ebbero poi credito anche prodigi meno clamorosi; alcuni si trovarono con le capre trasformate in pecore; una gallina divenne gallo e un gallo divenne gallina. Quando questi prodigi furono riferiti esattamente come erano stati annunziati dai testimoni introdotti in Curia, il console consult i senatori sulla liturgia da seguire. Fu decretato che quei prodigi venissero espiati in parte con vittime adulte, in parte con animali da latte, mentre dovevano essere tenute suppliche per tre giorni in tutti i templi. Gli altri prodigi, dopo che i decemviri avessero consultato i libri, dovevano essere espiati nel modo che i decemviri avessero riferito essere caro agli dei, stando alle formule dei libri. Secondo le indicazioni dei decemviri, fu decretato come prima cosa che fosse offerto a Giove il dono di un fulmine doro del peso di cinquanta libbre; a Giunone e a Minerva dovevano essere offerti doni dargento; a Giunone Regina sullAventino e a Giunone Sospita a Lanuvio dovevano essere sacrificate vittime adulte. Inoltre le matrone, raccolto del denaro secondo le possibilit di ognuna, dovevano portarlo in dono a Giunone Regina sullAventino; doveva essere celebrato un lettisternio e poi anche le liberte dovevano raccogliere una somma in proporzione alle proprie ricchezze per fare un dono alla dea Feronia. Quando tutto ci fu eseguito, i decemviri sacrificarono un toro nel foro di Ardea e delle vittime adulte. Infine, essendo ormai giunto dicembre, fu compiuto un sacrificio a Roma nel tempio di Saturno e furono indetti un lettisternio (furono i senatori a preparare il letto) e un pubblico banchetto. In tutta la citt risuonarono per un giorno e una notte le grida dei Saturnali. Fu ordinato al popolo di considerare sacro quel giorno e di mantenerlo tale per sempre.

109

erano state sedate soltanto nel 225 a.C.298 Analogamente, la vittoria nella prima guerra Punica aveva portato alla fondamentale conquista della Sicilia, divenuta nel 241 a.C. prima provincia romana299. Come si pu vedere dallelenco, i portenta verificatisi nelle due isole riguardano la vita militare degli eserciti. Si pu supporre che linteressamento dimostrato a Roma per il riconoscimento e quindi lespiazione di tali prodigi fosse diretto a sostenere il morale degli eserciti. Fra le altre localit elencate, Arpi, importante centro commerciale dellApulia, si alle con i Cartaginesi dopo la sconfitta di Canne. Analogamente, Capua, (di cui il prodigio va evidentemente identificato con uneclisse) si alle ad Annibale dopo Canne. E probabile che gi per lanno in questione le due citt destassero particolare preoccupazione e si puntasse a rinforzarne i rapporti con lUrbs. Capena si trovava vicino a Cere, e lespiazione dei loro prodigi era un evidente messaggio agli etruschi; in particolare abbiamo gi visto che a Cere lanno prima si era accettato il prodigio per cui le sorti erano diminuite di numero. Il prodigio del 117 a.C. riguardava Hercules, laltra divinit che come Iuno ricorre spesso negli eventi portentosi di questi anni. Il sangue appare anche nei fatti di Anzio. Passiamo ora a considerare i fatti riguardanti Faleri; essi sono esplicitamente messi in relazione coi prodigia accaduti a Roma e coinvolgono la sfera di Marte. Anche altri prodigi del nostro elenco possono essere messi in relazione col dio. Come abbiamo gi visto in Sicilia e in Sardegna i prodigia riguardano soprattutto la vita militare; in particolare in Sicilia sono le punte delle armi a prendere fuoco, armi che rimandano alla lancia, larma cara al dio
300

; interessante anche il prodigio di Arpi in cui gli scudi appaiono in cielo;

scudi che richiamano alla mente quelli portati in processione dai Salii il primo marzo, processione che inaugurava la stagione della guerra301. E strano, che il passo non riporti nessun remedium rivolto esplicitamente a questa divinit,
298

Un nuovo tentativo di rivolta verr a verificarsi nel 115 a.C., con le popolazioni sarde

dellinterno sostenute da Cartagine e dalle citt puniche della costa. Sulla colonizzazione romana della Sardegna, vedi PAIS 1923, pp. 13 ss.
299 300 301

Vedi GABBA 1990, pp. 61-65. Cfr. SABBATUCCI 1988 p.94-95. Ricordiamo che gli scudi dei Salii erano stati fatti, per ordine di Numa, ad immagine di uno

caduto dal cielo. SABBATUCCI 1988, loc. cit.

110

come invece ci aspetteremo. Forse le cerimonie in onore di Marte vanno inseriti nei sacrifici ordinati dal senato accanto ai tre giorni di suppliche in tutti i templi. I decemviri comunque ebbero lordine di consulatare i libri solo dopo lesecuzione delle cerimonie, sulle quali si erano gi pronunciati i patres, esplicitamente consultati dal console de religione, cio riguardo alla retta modalit di procedere nel culto. Tutti i piacula disposti da questi ultimi sono volti, di nuovo, principalmente a Giunone, gi presente nei rituali dellanno precedente. Viene nuovamente onorata Iuno Sospita a Lanuvio e Iuno Regina sullAventino a cui le matrone sono chiamate a offrire un dono. Vengono inoltre offerti doni alle tre divinit formanti la triade capitolina, Iuppiter, Iuno e Minerva; questi doni dovevano sia onorare gli dei reggitori dello stato, e in particolare Iuppiter, e probabilmente bilanciare la preminenza degli onori riservati a Iuno. Nei riti di questanno importante la mobilitazione del mondo femminile nel suo insieme, dove le liberte sono coinvolte accanto alle matrone. In particolare, esse sono invitate ad offrire le loro ricchezze alla dea Feronia, il cui santuario nei pressi di Terracina era un famoso centro di scambi tra le classi sociali. Infatti valeva come luogo di emancipazione degli schiavi 302. Lespiazione coinvolge cos anche il complesso e stratificato mondo della condizione servile, in una prospettiva di integrazione di questo nella vita civica. In quest ottica si deve leggere anche il lectisternium a Saturno e il prolungamento di un giorno dei Saturnali. Queste festivit, riproponevano lo sfondo comune delle festa di Capodanno con linversione di tutti i ruoli sociali - erano i padroni a dover servire gli schiavi 303. Alle espiazioni delanno in questione pu inoltre essere collegata la notizia di Macrobio, secondo cui durante la guerra Punica, per espiare alcuni prodigia, su indicazione dei libri Sibillini si era tenuta una supplicatio a cui erano state chiamate a partecipare le liberte, nonch un coro di fanciulli sia liberi che liberti.

302

Lemancipazione dalla condizione servile amministrata in moltissimi santuari legati a Vedi SABBATUCCI 1988, p.343 - 355. Sul valore della festa di Capodanno vedi anche la

diverse figure divine in tutto il mediterraneo; vedi BOEMER 1963.


303

interpretazione antropologica, di V. Lanternari La grande festa, LANTERNARI 1976.

111

[] libertinorum quoque filiis praetexta concessa est ex causa tali, quam M.Laelius augur refert; qui bello Punico secundo duumviros dicit ex senatus consulto propter multa prodigia libros Sibyllinos adisse et inspectis his nuntiasse, in Capitolio supplicandum lectisterniumque ex collata stipe faciendum, ita ut libertinae quoque, quae longa veste uterentur, in eam rem pecuniam subministrarent. Acta igitur obsecratio est pueris ingenuis itemque libertinis, sed et virginibus patrimis matrimisque pronuntiantibus carmen: ex quo concessum ut libertinorum quoque filii, qui est dumtaxat matre familias nati fuissent, togam praetextam et lorum in collo pro bullae decore gestarent. Macrob. Sat. I. 6. 13-14.304 Lepisodio riportato da Macrobio segna dunque unimportante mutamento di rango sociale in favore del mondo libertino, con la parificazione cultuale dei giovani liberti ai figli cittadini. Ai primi viene infatti concesso di portare la toga praetexta e il lorum in luogo della bulla305, segni distintivi dei figli nati da genitori liberi.

304

Durante la seconda guerra Punica, in esecuzione di un decreto del senato per i molti prodigi avvenuti, i duumviri consultarono i libri Sibillini, e dopo averli esaminati, annunziarono che bisognava fare una supplica in Campidoglio ed un banchetto sacro con il ricavato di una colletta a cui potevano partecipare anche le liberte autorizzate a portare la veste lunga. Si tennero dunque le pubbliche preghiere e linno fu cantato da fanciulli liberi e liberti insieme e da vergini, non orfani n di madre n di padre; da allora anche ai figli dei liberti, purch nati da matrimonio legittimo, fu concesso di portare la toga pretesta, e un collare di cuoio in luogo dellornamento del ciondolo.
305

La bulla era un ciondolo, indossato dai ragazzi fino al raggiungimento dellet virile,

quando veniva deposta insieme alla toga praetexta; Pers. V. 31. Come privilegio, i figli dei senatori e dei cavalieri potevano portare la bulla aurea, mentre agli altri ingenui delle classi pi povere era consentito portare una bulla di cuoio, il lorum. Vedi DARENBERG-SAGLIO, s.v. Bulla.

112

-217 aC. /b Gli errori di Caio Flaminio, la disfatta del Trasimeno ed i remedia di Fabio Massimo. La prossima consultazione si colloca nuovamente nel 217 a.C. I prodigi possono essere collegati direttamente alla pesante sconfitta subita dallesercito romano presso il lago Trasimeno nel giugno dello stesso anno, dove lesercito romano aveva subito un duro attacco dallesercito cartaginese subendo numerose perdite, fra cui quella dello stesso console Caio Flaminio306. Ad arginare la crisi era stato eletto dittatore, Q. Fabio Massimo Rulliano307. Egli stesso, attribuendo la sconfitta di Flaminio al fatto che questi avesse tralasciato di osservare i sacri riti e gli auspicia, richiese, come prima cosa, la consultazione dei libri Sibillini. Leggiamo il passo di Livio308: Q. Fabius Maximus dictator iterum, quo die magistratum iniit, vocato senatu, ab dis orsus, cum edocuisset patres plus neglegentia caerimoniarum auspiciorumque quam temeritate atque inscitia peccatum a C. Flaminio consule esse, quaeque piacula irae deum essent ipsos deos consulendos esse, percivit, ut, quod non ferme decernitur, nisi cum taetra prodigia nuntiata sunt, decemviri libros Sibyllinos adire iuberentur. Qui inspectis Fatalibus libris rettulerunt patribus, quod eius belli causa votum Marti foret, id non rite factum de integro atque amplius faciundum esse, et Iovi ludos magno et aedes Veneri Erycinae ac Menti vovendas esse et supplicationem lectisterniumque habendum et ver sacrum vovendum, si bellatum prospere esset resque publica in eodem, quo ante bellum fuisset, statu permansisset. Senatus, quoniam Fabium belli cura occupatura esset, M. Aemilium praetorem ex collegii pontificum sententia, omnia ea ut mature fiant, curare iubet. His senatus consultis perfectis L. Cornelius Lentulus Pontifex Maximus consulente collegium praetore omnium primum populum consulendum de vere sacro censet; iniussu populi voveri non posse. Rogatus in haec verba populus Velitis iubeatisne haec sic fieri? Si Res Publica Populi Romani Quiritium ad quinquennium proximum, sicut velim eam salvam, servata erit hisce duellis, quod duellum populo Romano cum Carthaginiensi est quaeque duella cum Gallis, sunt qui cis Alpes sunt, tum donum duit Populus Romanus Quiritium quod ver attulerit ex suillo ovillo caprino bovillo grege quaeque profana erunt Iovi fieri, ex qua die senatus populusque iusserit []. Eiusdem rei causa ludi magni voti aeris trecentis triginta tribus milibus trecentis triginta tribus triente, praeterea bubus Iovi trecentis, multis aliis divis bubus albis atque ceteris hostiis. Votis rite nuncupatis supplicatio edicta; supplicatumque iere cum coniugibus ac liberis non urbana multitudo tantum, sed agrestium etiam, quos in aliqua sua fortuna publica quoque contigebat cura. Tum
306 307 308

Vedi Liv. XXII. 4-7. Liv. XXII. 8-12. Vedi anche Plut. Fab. IV. 4-7.

113

lectisternium per triduum habitum decemviris sacrorum curantibus: sex pulvinaria in conspectu fuerunt: Iovi ac Iunoni unum, alterum Neptuno ac Minerae, tertium Marti ac Veneri, quartum Apollini ac Dianae, quintum Vulcano ac Vestae, sextum Mercurio et Cereri. Tum aedes votae: Veneri Erycinae aedem Q. Fabius Maximus dictator vovit, quia ita ex fatalibus libris editum erat, ut is voveret, cuius maximum imperium in civitate esset; Menti aedem T. Otacilius praetor vovit. Liv. XXII. 9. 7-11 309. G.Dumezil ipotizza un legame diretto di Q. Fabio Massimo con i decemviri, e vede il personaggio come ispiratore e ideatore dei piacula dellanno
310

Facciamo un breve riassunto di questi ultimi. Innanzitutto Vengono inserite importanti innovazioni che arrichiscono lorizzonte religioso. I libri Fatales ordinano ludi per Iuppiter Magnus, unaedes a Venus Erycina ed a Mens, un lectisternium, una supplicatio ed infine un Ver Sacrum. Tutti questi provvedimenti dovevano rimediare allerrore che i Fatales libri avevano
309

Quinto Fabio Massimo, dittatore per la seconda volta, convoc il senato nel giorno stesso in cui entr in carica. Cominci a parlare affrontando largomento religioso e illustr ai senatori come il console C.Flaminio avesse sbagliato pi per noncuranza dei sacri riti e degli auspici che per temerariet e incapacit, e che bisognava consultare gli dei stessi su quali fossero i mezzi per placare la loro ira. Riusc ad ottenere che si desse ordine ai decemviri di consultare i libri Sibillini, cosa che di solito non viene deliberata se non quando sono stati annunciati terribili prodigi. I decemviri, esaminai i libri Fatali, riferirono ai senatori che il voto fatto a Marte per quella guerra, non essendo stato fatto secondo i riti, doveva essere fatto daccapo e pi solennemente, e che si doveva far voto di grandi giochi a Giove e di templi a Venere Erycina e a Mente e si dovevano tenere una supplicazione e un lettisternio e si doveva far voto di una primavera sacra, se si fosse combattuto con successo e la repubblica fosse rimasta nella medesima condizione in cui era stata prima della guerra. Il senato, poich la cura della guerra avrebbe tenuto occupato Fabio, d ordine al pretore M.Emilio di procurare che tutte quelle prescrizioni siano subito attute, secondo il volere del collegio dei pontefici. Redatti questi senatoconsulti, il Pontefice Massimo L.Cornelio Lentulo, durante la consultazione del collegio da parte del pretore, esprime il parere che prima di tutto si debba consultare il popolo circa la primavera sacra; questa non pu essere offerta in voto senza lautorizzazione del popolo. La proposta fu fatta al popolo secondo questa formula: volete e ordinate che questi ritiavvengano in questo modo? Se la repubblica del popolo romano dei Quiriti nei prossimi cinque anni si salver, come io vorrei che si salvasse, da queste guerre, dalla guerra che il popolo romano ha con quello cartaginese, dalla guerra con i Galli che sono al di qua delle Alpi, allora il popolo romano dei Quiriti dia in dono: tutto ci che la primavera produrr di suini, pecore, capre, buoi, tutto ci che di solito non si consacra agli dei sia sacrificato a Giove, dal giorno che il senato e il popolo Romano avranno fissato [] Per il medesimo scopo furono votati i grandi giochi per la somma di trecentotrentatremila <trecentotr> assi e un terzo, con inoltre trecento buoi a Giove , molti buoi bianchi e le altre vittime ad altri dei. Pronunciati i voti secondo i riti, fu indetta la supplicazione; e si recarono in gran folla a supplicare con le mogli ed i figli non solo gli abitanti della citt, ma anche i contadini, []. Si celebr per tre giorni il lettisternio, per cura dei decemviri addetti al culto. Sei furono i letti sacri pubblicamente esposti: uno a Giove e a Giunone, un altro a Nettuno e a Minerva, un terzo a Marte e a Venere, un quarto a Apollo e a Diana, un quinto a Vulcano e a Vesta, un sesto a Mercurio e a Cerere. Poi furono promessi in voto i templi: il tempio a Venere Ericina fu offerto in voto dal dittatore Q. Fabio Massimo, poich era stato ordinato dai libri fatali che a farne voto fosse colui il quale aveva nella citt il supremo potere; il tempio a Mente fu offerto in voto dal pretore T.Otacilio
310

Su questo punto e i rimandi successivi, vedi DUMEZIL 1974, p. 472-473.

114

segnalato per un votum a Mars non rite factum. Il coinvolgimento di Marte importante. La divinit era gi stata implicata nei prodigia seguenti alla sconfitta presso la Trebbia, come abbiamo visto; laccenno ad un voto fatto a Mars, potrebbe riferirsi ai voti espressi da Attillio Serranio nel 118 a.C., per i quali Livio non specifica la divinit destinataria. Una particolare attenzione a propiziarsi il favore del dio della guerra facilmente comprensibile dopo una sconfitta. G.Dumezil parla di una sfrenata manifestazione di Marte, riscontrabile nella descrizione liviana della disastrosa battaglia presso il Lago Trasimeno. (Liv. XXII. 5. 7-8) 311. Sulle altre divinit implicate stato osservato da G.Dumezil come le cerimonie religiose, dopo la sconfitta del Trasimeno, non pongano in evidenza alcuna divinit invocata in seguito alla disfatta della Trebbia a parte Giove, il reggitore dello stato romano. La disastrosa sconfitta avrebbe respinto quelli di, quasi ne fosse stata dimostrata linsufficienza. Iuppiter invece, sarebbe stato particolarmente onorato, poich Flaminio aveva offeso gli auguri in primo luogo 312. Lespiazione del comportamento di Flaminio prevede anche lintroduzione di una nuova divinit, Mens, introdotta per rimediare alla carenza di mente con la quale Flaminio aveva affrontato il nemico. Livio, per descrivere il comportamento di Fabio sugli Appennini, usa numerose parole come cautus, consilia, sollertia, che si ricollegano alla sfera di Mens a che contrappone temeraritas. Il calcolato comportamento di Fabio contrappone anche la nuova dea del dittatore, la previdente Mens alla improvvida e imprevedibile Fortuna, la divinit del console Flaminio
313

. Possiamo osservare che il piano

dei libri Fatales presentato come un disegno lungimirante e cautelato rispetto allimprovvisazione sottointesa alla sfera di Fortuna. Accanto al tempio a Mens, venne anche promesso uno a Venus Erycina. Ambedue i templi sorgevano sul Campidoglio, e vennero dedicati contemporaneamente (Liv. XXIII. 30. 9.). Il voto a Venus rientrava nella strategia di appropriamento delle divinit
311 312 313

DUMEZIL 1974, pp. 469-470. DUMEZIL 1974, p. 469. DUMEZIL 1974, p. 472-473; cfr. SABBATUCCI 1988 p. 200-201; Vedi anche MONTANARI

1976.

115

nemiche. La Venus Erycina intendeva richiamare l'Aphrodite venerata

in

Sicilia sul monte Erice, divinit intesa anche questa, alla pari di Iuno, come lAstarte punica314. La Venus Erycina venne altres interpretata come la Mater Aeneadum
315

, e quindi adottata per richiamare le origini troiane di Enea e di

Roma in un momento pericoloso della guerra contro Cartagine, in cui i Romani intendevano ribadire il legame con la Sicilia che da poco era passata ad essere provincia, ed era contesa dai Punici. Passiamo ora ad analizzare il particolare piaculum del Ver Sacrum. Il rito consisteva nella consacrazione agli dei, di tutti i nati della primavera seguente al voto, fra cui i prodotti della terra, la prole animale e quella umana. Normalmente, questultima non veniva immolata, ma inviata ad insediarsi altrove; il rito presente nei miti di fondazione di molte etnie italiche che si presentavano appunto come germinate da altre popolazioni in seguito ad una primavera sacra316. La richiesta di una celebrazione di questo rito unica nei Sibillini e va considerata come eccezionale; coinvolgeva unicamente la prole animale, la quale sarebbe stata sacrificata nei cinque anni consecutivi a Giove. Anche la dedica a questa divinit stata considerata eccezionale, in quanto le primavere sacre appartenevano principalmente a Marte. Ma Iuppiter pu ritenersi la divinit maggiormente offesa dal comportamento empio di Flaminio, e per cui la principale da onorare.

314

Sul culto di Astarte a Eryce, e sulla identificazione Aphrodite-Venus-Astarte, BONNET

1996, p. 115 120. Su Venus Erycina, CHIRASSI COLOMBO 2006, pp.233 ss. Vedi anche SABBATUCCI 1988 p. 133 - 134. Sulluso della religione nella acculturazione romana della Sicilia, vedi SCHILLING 1965; CHIRASSI COLOMBO 2006. Secondo G.Dumezil, nellordine gerarchico del voto del 117 a.C., Mens sarebbe una sorta di accolita di Venus Erycina in quanto spett al dittatore votare il tempio di Venere, ed al pretore quello di Mens; DUMEZIL 1974, loc.cit. Su Venus in generale, rimane valido SCHILLING 1954.
315

Virgilio (Aen. V. 759-760), indica Enea come fondatore del santuario in vertice Erycino alla

Venus Idalia, toponimo che rimanda ad una connotazione anatolica, al monte Ida nella Troade. Vedi CHIRASSI COLOMBO 2006, pp.233 ss.
316

Lesempio pi conosciuto quello dei Sanniti, di cui Strabone (V. 4. 12) descrive lorigine

da un Ver Sacrum votato dai Sabini. Sul Ver Sacrum vedi HUERGON 1957 e CHIRASSI COLOMBO 2006 p.220-221.

116

- 216 a.C. Il baratro di Canne: lorrore della fine, lo stuprum della vestali e il secondo delitto rituale. La sconfitta romana a Canne del 216 a.C. segna il momento pi drammatico della seconda guerra Punica317. Subito dopo la battaglia si decreta che i decemviri consultino i libri Sibillini. Il prodigium costituito dallo stuprum, inteso come violazione dellobbligo di castit, da parte di due vestali. Territi etiam super tantas clades cum ceteris prodigis, tum quod duae vestales eo anno, Opimia atque Floronia, stupri compertae et altera sub terra, uti mos est, ad Portam Collinam necata fuerat, altera sibimet ipsa mortem consiverat; L. Cantilius scriba pontificius, quos nunc minores pontifices appelant, qui cum Floronia stuprum fecerat, a Pontifice Maximo eo usque virgis in comitio caesus erat ut inter verbera expiraret. Hoc nefas cum inter tot, ut fit, clades in prodigium versum esset, decemviri libros adire iussi sunt et Q.Fabius Pictor Delphos ad oraculum missus est sciscitatum quibus precibus suppliciisque deos possent placare et quaenam futura finis tantis cladibus foret. Interim ex Fatalibus libris sacrificia aliquot extraordinaria facta, inter quae Gallus et Galla, Graecus et Graeca in foro bovario sub terram vivi demissi sunt in locum saxo consaeptum, iam ante hostiis humanis, minime Romano sacro, imbutum. Liv. XXII. 57. 2-6 318. Nel passo di Livio leggiamo come in questa occasione venne unaltra volta eseguito il sacrificio umano, cio linumazione di una coppia di galli ed una di greci, come gi avevano ordinato i Sibilllini nellanno 228 a.C. Esplicitamente in questo caso, Livio definisce il rito minime romanum sacrum, un
317

Liv. XXII. 44-50.

318

La gente gi angosciata per cos grandi disastri, si spavent non solo per ogni tipo di prodigio, ma anche per il fatto che in quellanno due vestali, Opimia e Floronia, furono riconosciute colpevoli di stuprum (violazione del obbligo di castit): lesecuzione di una delle due vestali era avvenuta, come sempre in questi casi, seppelendola viva, mentre laltra si era suicidata. Lucio Cantilio, segretario dei pontefici (o pontefice minore, secondo la denominazione odierna), il quale aveva avuto una relazione con Floronia, era stato bastonato con tanta violenza dal pontefice massimo nel comizio che era morto tra le percosse. Poich questo atto di empiet, come accade in un clima appesantito dalle disgrazie era stato visto come un prodigio, i decemviri ricevettero lordine di andare a consultare i libri Sibillini. Quinto Fabio Pittore fu mandato a Delfi per chiedere con quali preghiere e con quali suppliche i Romani potessero placare gli dei e quale fine avrebbero mai avuto cos diverse disgrazie. E intanto, seguendo le indicazioni dei libri Fatali, furono tenuti alcuni sacrifici straordinari: tra questi un uomo e una donna di origine gallica insieme ad un uomo ed a una donna di origine greca furono sepolti vivi nel foro Boario, in un luogo recintato da pietre che gi in precedenza era stato impegnato dal sangue di vittime umane, con un rito per nulla affato romano. Cfr. Per. XXII ; Plut. Fab. Max. 18 ; Ovid. Fast. IV. 157-160.

117

procedimento per nulla romano. Possiamo ipotizzare che in questo caso lo stuprum, violazione di un corpo interdetto, venisse considerato alla stregua di un prodigium preannunciante un possibile attacco esterno, oltre che una colpa portatrice di impurit allinterno dell Urbs. Se la consultazione dei libri rientrava nella prassi normale in situazioni del genere non altrettanto pu dirsi dellambascata di Fabio Pittore a Delfi. Come valutare questa ambasciata? Il viaggio di Pittore doveva servire a ben circostanziati bisogni politici. Forse lo scopo era quello di stabilire contatti con gli Etoli; ricordiamo che il trattato romano-etolico di quattro anni pi tardi
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Cfr. GAGE 1955, p. 267; BREGLIA PULCI DORIA 1988, p. 155. Sul significato politico

dellalleanza con gli Etoli, vedi CLEMENTE 1990, p. 82.

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- 212 e 208 a.C. Le profezie del misterioso Marcio e i ludi Apollinares. Nel 212 a.C. su indicazione dei decemviri vengono istituiti i Ludi Apollinares, giochi in onore di Apollo, di cui lesecuzione era affidata ai decemviri stessi. Listituzione di questi ludi chiude un periodo molto complesso. Sappiamo da Livio che nellanno precedente, il 213 a.C., il pretore M. Emilio era stato incaricato dal senato di compiere un indagine (conquisitio) sui libri profetici. Lo scopo potrebbe essere stato quello di controllare la circolazione non ufficiale di profezie, cosa a cui Roma prestava particolare attenzione. Il pretore era venuto cos in possesso di due profezie attribuite ed un misterioso Marcio320. Una delle due dichiarava di aver previsto la battaglia di Canne; laltra prometteva ai Romani di vincere la guerra sui Cartaginesi e gloria imperitura in cambio della celebrazione di giochi ad Apollo. I giochi vennero di fatto celebrati lanno seguente (212 a.C.) dopo un attento esame dei due testi profetici, e non prima di aver richiesto ai decemviri di consultare i libri Sibillini in proposito. Leggiamo da Livio: Religio deinde novo obiecta est ex carminibus Marcianis. Vates hic Marcius inlustris fuerat, et cum conquisitio priore anno ex senatus consulto talium librorum fieret, in M. Aemili praetoris urbani, qui eam rem agebat, manus venerant. Is protinus novo praetori Sullae tradiderat. Ex huius Marcii duobus carminibus alterius post rem factam editi cum ratio auctoritas eventu alteri quoque, cuius nondum tempus venerat, adferebat fidem. Priore carmine Cannensis praedicta clades in haec fere verba erat: Amnem, Troiugena, fuge Cannam, ne te alienigenae cogant in Campo Diomedis conserere manus. Sed neque credes tu mihi, donec compleris sanguine campum, multaque milia uccisa tua deferet amnis in pontum magnum ex terra frugifera; piscibus atque avibus ferisque, quae incolunt terras, iis fuat esca caro tua. Nam mihi ita Iuppiter fatus est. Et Diomedis Argivi campos et Cannam flumen ii, qui militaverunt in iis locis, iuxta atque ipsam cladem agnoscebant. Tum alterum carmen recitatum, non eo tantum obscurius, quia incertiora futura praeteritis sunt, sed perplexius etiam scripturae genere. Hostis, Romani, si expellere vultis, vomica quae gentium venit longe, Apollini vovendos censeo ludos, qui quotannis comiter Apollini fiant, cum populus dederit ex publico partem, partem privati uti conferant pro se atque suis. Iis ludis faciendis praeerit praetor is, qui ius populo
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Si tratta di un personaggio di problematica identificazione. Vedi discussione in R.E. s.v.

Marcius, (MNZER 1930). Vedi anche GAGE 1955, p. 275. Riportano della notizia dellistituzione dei ludi ad Apollo anche Plin. N.H. VII. 119; Serv. ad Aen. VI. 70; Dio. epit. IX. 1. 4-5.

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plebeique dabit summum. Decemviri graeco ritu hostiis sacra faciant. Hoc si recte facietis, gaudebitis semper fietque res vestra melior; nam is divus extinguet perduellis vestros, qui vestros campos pascit placide. Ad id carmen explanandum diem unum sumpserunt. Postero die senatus consultum factum est, ut decemviri de ludis Apollini reque divina facienda inspicerent. Ea cum inspecta relataque ad senatum essent, censuerunt patres Apollini ludos vovendos faciendosque et, quando ludi facti essent, duodecim milia aeris praetori ad rem divina et duas hostias maiores dandas. Alterum senatus consultum factum est, ut decemviri sacrum graeco ritu facerent hisque hostiis, Apollini bove aurato et capris duabus albis auratis, Latonae bove femina aurata. Ludos praetor in Circo Maximo cum facturus esset, edixit, ut populus per eos ludos stipem. Apollini, quantam commodum esset, conferret. Haec est origo ludorum Apollinarium victoriae, no valetudinis ergo, ut plerique rentur, votorum factorumque. Populus coronatus spectavit, matronae supplicavere, vulgo apertis ianuis in propatulo epulati sunt, celeberque dies omni caerimoniarum genere fuit. Liv. XXV. 12. 321
Uno scrupolo religioso nuovo sinsinuo negli animi in conseguenza delle profezie di Marcio. Questo Marcio era stato un vate famoso, e, mentre lanno precedente sulla base di un senatoconsulto si procedeva alla ricerca di libri di tal genere, (le sue profezie) erano venute nelle mani del pretore urbano M. Emilio, che si occupava di quella faccenda. Egli le aveva direttamente consegnate al nuovo pretore Silla. Delle due profezie di questo Marcio, luna divulgata dopo il verificarsi del contenuto essendo attendibile in quanto si presentava con la prova del suo essersi avverata, apportava credibilit anche allaltra, di cui non era ancora giunto il tempo. Dalla prima profezia era stata preannunciata la sconfitta di Canne pressappoco in questi termini:O discendenti dei nati a Troia, fuggi il fiume Canna, perch gente nata altrove (alienigenae) non ti costringa a venire a battaglia nella pianura di Diomede. E tuttavia non mi crederai tu, fino al momento in cui avrai inondato di sangue la pianura, e molte migliaia di tuoi uccisi il fiume trasciner gi dalla terra feconda nel grande mare; per i pesi, e inoltre per gli uccelli e per le bestie che abitano le terre , deve diventare cibo la tua carne. Cos infatti mi ha detto Giove. E coloro che avevano combattuto in quei luoghi riconoscevano i campi di Diomede di Argo e il fiume Canna, cos come la sconfitta stessa. Fu data in seguito lettura della seconda profezia, pi difficile da capire non solo per il fatto che pi indefiniti sono gli avvenimenti futuri di quelli passati, ma pi enigmatica anche per il modo in cui era scritta: Romani, se volete strappar via i nemici, tumore che venuto da molto lontano, ritengo che si debbano promettere in voto ad Apollo dei giochi, i quali ogni anno con gioia in onore di Apollo siano celebrati, dopo che la cittadinanza abbia accordato (per le spese) una parte da trarsi dalle casse dello stato, in modo che <una parte> sia data in contribuzione dei dai privati cittadini, per se e per i loro. Alla celebrazione di tali giochi presieder quel pretore che al pi alto grado amministrer la giustizia per la cittadinanza e per la plebe. I decemviri compiano dei sacrifici con vittime secondo il rito greco. Se farete ci come si deve, sarete contenti sempre e la vostra situazione migliorer; annienter, infatti, i nemici di guerra vostri quel dio che mite impingua i vostri campi. Simpieg un giorno per interpretare tale profezia. Il giorni dopo con un senatoconsulto si stabil che i decemviri esaminassero (i libri Sibillini) circa i giochi in onore di Apollo e la celebrazione del sacrificio secondo il rito greco. Dopo lesame di tali punti e la relativa presentazione della questione al senato, i senatori espressero il parere che si dovessero promettere in voto ad Apollo e celebrare dei giochi e che, quando i giochi fossero stati celebrati, si dovessero dare al pretore dodicimila assi per la sacra celebrazione, nonch due vittime adulte. Con un secondo senatoconsulto si stabil che i decemviri compissero un sacrificio secondo il rito greco e con queste vittime: ad Apollo, con un bue ornato doro e con due capre bianche ornate doro; a Latona, con una vacca ornata doro. Il pretore mentre si accingeva alla celebrazione dei giochi nel Circo Massimo, ordin con un editto che il popolo durante quei giochi contribuisse con unofferta ad Apollo, la cui consistenza fosse commisurata alle possibilit. Questa lorigine dei giochi Apollinari, offerti in voto e celebrati a
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La questione dei Carmina Marciana sicuramente venne abilmente manipolata dal senato romano, ma probabile che non tutto fosse creato ad hoc e che profezie di tale genere, riguardanti il destino di Roma, attribuite a diversi personaggi, fossero largamente circolanti fra la popolazione 322. Questi versi vanno considerati come un prezioso esempio di tali profezie liberamente circolanti323, che lo stato romano decise di passare al vaglio, esercitandovi il debito controllo sul contenuto. Lo stato romano, appunto, proprio attraverso lo strumento altamente operativo dei libri Sibillini, intendeva presentarsi come il detentore degli arcana fata riguardanti Roma. e rivendicava per s la possibilit di decretare la validit di ogni singola profezia riguardante Roma.324 Comunque, per tornare allo specifico dei ludi Apollinares, possiamo dire che essi segnano due momenti di cambiamento abbastanza importanti; da un lato la trasformazione della figura di Apollo, da questo momento in poi visto non solo come dio legato alla sfera salutare, ma anche al campo della guerra325. Tutto ci ben si evince dal passo di Macrobio sulla prima celebrazione dei ludi: Nam cum ludi Romae Apollini celebrarentur ex vaticinio Marcii vatis carmineque Sibyllino, repentino hostis adventu plebs ad arma excitata occurrit hosti, eoque tempore nubes sagittarum in adversos visa ferri et hostem fugavit et victores Romanos ad spectacula dei sospitalis reduxit. Hinc intellegitur proelii causa, non pestilentiae, sicut quidem aestimant, ludos institutos []. Sed invenio in litteris hos ludos victoriae, non valitudinis causa, ut quidam annalium scriptores memorant, institutos. Bello enim Punico hi ludi ex libris Sibyllinis primum sunt instituti suadente Cornelio Rufo decemviro, qui propterea Sibylla cognominatus est, et postea corrupto nomine primis coepit Sylla vocitari. Macrob. Sat. I. 17. 25 30.326
motivo di una vittoria, non di una malattia come i pi ritengono. Il popolo assist ad essi con corone di alloro in capo le matrone supplicarono gli dei, si banchetto dappertutto, a porte aperte, nei cortili, e il giorno fu solenne per ogni tipo di cerimonie.
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Cfr. PARKE 1992, p. 240. Per unanalisi strutturale dei Carmina Marciana, vedi GUITTARD 2007, pp. 275-287. Cfr. Lintervento di contollo attuato da Augusto, infra p. 178. Vedi SABBATUCCI 1988, p. 236 ss.

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Mentre a Roma si celebravano i giochi in onore di Apollo, secondo il vaticinio dellindovino Marcio e la profezia della Sibilla, la plebe fu chiamata alle armi per un improvviso attacco nemico e corse incontro agli assalitori; in quel momento si vide muovere contro gli avversari una nuvola di frecce che mise in fuga il nemico e permise ai Romani vincitori di ritornare agli spettacoli del dio salutare. Di qui si capisce che i giochi furono istituiti in seguito ad una battaglia, non a una pestilenza, come ritengono certuni. [] .Trovo nei testi che i giochi furono istituiti in seguito ad una vittoria, non per ragioni sanitarie come alcuni annalisti

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Come si pu leggere esplicitamente detto che i giochi furono istituiti non per porre rimedio ad un problema di salute, ma per affrontare il pericolo bellico. Il racconto di Livio nella cronaca successiva ricorda comunque che, nonostante tutto, i Romani furono duramente sconfitti dai Punici di Annibale presso la citt daunia di Herdonia, dove lesercito romano cadde per ben due volte in un agguato nemico negli anni 212 e 210 a.C. (Liv. XXV. 21.; XXVII. 1). La sconfitta di Herdonia, nel 210 a.C. rasa al suolo, equiparata a quella di Canne. Si arriva cos allanno 208 a.C, quando a causa di una serie di prodigia e di una pestilenza per i quali non si riusciva ad ottenere rimedio, non facile litabant, si decise di tenere i ludi Apollinares annualmente. Cos descrive Livio le vicende dellanno: Praetores in provincias profecti ; consules religio tenebat, quod prodigiis aliquot nuntiatis non facile litabant. Et ex Campania nuntiata erant, Capuae duas aedes, Fortunae et Martis, et sepulcra aliquot de caelo tacta, Cumis adeo minimis etiam rebus prava religio inserit deos mures in aede Iovis aurum rosisse, Casini examen apium ingens in foro consedisse, et Ostis murum portamque de caelo tactam, Caere vulturium volasse in aedem Iovis, Vulsiniis sanguine lacum manasse. Horum prodigiorum causa diem unum supplicatio fuit. Per dies aliquot hostiae maiores sine litatione caesae, diuque non impetrata pax deum; in capita consulum re publica incolumi exitiabilis prodigiorum eventus vertit. Ludi Apollinaris, Q.Fulvio et Ap.Claudio consulibus, a P.Cornelio Sulla praetore urbano primum facti erant. Inde omnes deinceps praetores urbani fecerant; sed in unum annum vovebant, dieque incerta faciebant. Eo anno pestilentia gravis incidit in Urbem agrosue, quae tamen magis in morbos longos quam in perniciabilis evasit. Eius pestilentia causa et supplicatum per compita tota Urbe est, et P. Licinius Varus praetor urbanus legem ferre ad populum iussus, ut ii ludi in perpetuum in statam diem voverentur. Ipse primus ita vovit, fecitque ante diem tertium nonas Quintiles. Is dies deinde sollemnis servatus. Liv. XXVII. 23 327.
ricordano. Questi ludi infatti furono istituiti originariamente durante la guerra Punica, secondo i libri Sibillini su proposta del decemviro Cornelio Rufo, che per tale ragione fu soprannominato Sibilla, e fu il primo in seguito ad essere chiamato Silla per alterazione del nome.
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I pretori partirono per le loro provincie ; i consoli erano trattenuti da scrupoli religiosi perch, per alquanti prodigi di cui era giunta notizia, non si ottenevano presagi favorevoli. Infatti dalla Campania si era annunziato che due templi, quello della fortuna e quello di Marte, erano stati colpiti dal fulmine a Capua, insieme con alcune tombe ; che a Cuma tanto la mal intesa religione immischia anche nelle cose minime gli dei i topi avevano rosicchiato loro nel tempio di Giove; a Casino si diceva che un grosso sciame di api era andato a posarsi nel foro. Venne anche riferito che a Ostia le mura e la porta della citt erano stati colpiti dal fulmine; che a Cere un avvoltoio era volato nel tempio di Giove; che a Vulsini vicino al lago di Bolsena il lago aveva riversato sangue. Per questi prodigi si fece una supplicazione pubblica di una giornata. [] I ludi Apollinari erano stati celebrati la prima volta dal pretore urbano Publio Cornelio Silla, durante il consolato di Q.Fulvio e di Appio Claudio; in seguito, li avevano celebrati tutti i pretori urbani ma li votavano solo per quell'anno e li indicevano per un giorno variabile. Quellanno una grave pestilenzia infier sulla citt e sulle campagne, ma

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Con listituzione annua dei ludi Apollinares, i decemviri che ne curavano lesecuzione (come nella descrizione di quelli de 213 a.C.), dallessere preposti unicamente alla lettura e allinterpretazione dei libri Sibillini divengono i ministri del culto apollineo a Roma 328, che assume da questo momento in poi sempre pi importanza nella religio romana e, di consequenza, probabilmente da questo momento, comincia a prendere corpo anche lidea di una Sibilla profetessa del dio. Il passo pone anche la questione del legame dei Sibillini con il Graecus ritus. I libri Sibillini, come vedremo, saranno particolarmente legati al graecus ritus, per tutto il secondo secolo a.C., con la frequenti indicazioni di supplicationes quali remedia. Cosa si intende con questa espressione ? sotto questa designazione i Romani classificavano alcuni culti (fra cui quelli dedicati a Saturno, Ercole e Cere, oltre che a Apollo) e alcune cerimonie come le supplicationes, i lectisternia, e ludi Saeculares. J. Sheid, nel suo studio, significativamente intitolato Graeco ritu : a tipically Roman way of honoring the Gods329, ha messo ben in luce la caratteristica arbitraria e restrittiva della classificazione, e considerandola come piuttosto tarda330, ha chiarito come attraverso essa probabilmente si intendesse presentare come greci alcuni complessi cultuali, in realt, frutto di elaborazone romana. Ci con chiari intenti di natura politico-integrativa, considerando che nel momento in cui si proponeva come potenza egemone del Mediterraneo, Roma si trovava inevitabilmente a interagire con un mondo in larga parte ellenizzato, in cui il termine grecita si apponeva a tutto ci che si voleva indicare come civile 331.

si manifest in malattie lunghe piuttosto che mortali. Per quellepidemia si fecero preghiere publiche in tutti i trivi dellUrbe, e il pretore urbano P. Licinio Varro fu invitato a proporre al popolo una legge la quale stabiliva che quei ludi si celebrassero ogni anno in un giorno determinato. Cos egli per primo li vot, e li indisse per il terzo giorno prima delle None del mese Quintile. E quel giorno rimase ad essi consacrato.
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SABBATUCCI 1988, p.236-237. Vedi SCHEID 1995. SCHEID 1995, p.19. La prima attestazione in Cato. Orat. Frg. 77 (MALCOVATI). SCHEID 1995.

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- 207 a.C. La nascita dellandrogino. Nel 207 a.C. un particolare prodigio scosse Roma: la nascita di un bambino androgino, semimas, in latino. Nell espiazione troviamo coinvolti sia decemviri che aruspici, unico caso di collaborazione dei due ordini in riti espiatori nuovi fenomeni vennero a turbare i Romani: Libertas religione mentes turbavit rursus nuntiatum Frusinone natum esse infantem quadrimo parem, nec magnitudine tam mirandum, quam quod is quoque, ut Sinuessae biennio ante, incertus mas an femina esset, natus erat. Id vero haruspices ex Etruria adciti foedum ac turpe prodigium dicere: extorrem agro romano, procul terrae contactu, alto mergendum; vivum in arcam condidere provectumque in mare proiecerunt. Decrevere item pontifices, ut virgines ter novenae per Urbem euntes carmen cenerent; id cum in Iovis Statoris aede discerent conditum ab Livio poeta carmen, tacta de caelo aedis in Aventino Iunonis Reginae; prodigiumque id ad matronas pertinere haruspices cum respondissent donoque divam placandam esse, aedilium curulium edicto in Capitolium convocatae, quibus in Urbe romana intraque decimum lapidem ab Urbe domicilia essent, ipsae inter se quinque et viginti delegerunt, ad quas ex dotibus stipem conferrent. Inde donum pelvis aurea facta lataque in Aventinum, pureque et caste a matronis sacrificatum. Confestim ad aliud sacrificium eidem divae ab decemviris edicta dies, cuius ordo talis fuit: ab aede Apollinis boves feminae albae duae porta Carmentali in Urbem ductae; post eas duo signa cupressea Iunonis Reginae portabantur; tum septem et viginti virgines longam indutae vestem, carmen in Iunonem Reginam canentes ibant, []. Virginum ordinem sequebantur decemviri coronati laurea praetextatique: a porta Iugario vico in forum venere; in foro pompa constitit et per manus reste data virgines sonum vocis pulsu pedum modulantes incesserunt. Inde vico Tusco Velabroque per Bovarium forum in clivum Publicium atque aedem Iunonis Reginae perrectum; ibi duae hostiae ab decemviris immolatae et simulacra cupresea in aedem inlata. Liv. XXVII. 37. 4-15 333.
332

332

. Scrive Livio che nellanno,

dopo lespiazione di alcuni prodigia, in cui non sembrano coinvolti i decemviri,

MAC BAIN 1982, pp. 127 ss.

333

[] gli animi furono turbati [] dalla notizia che a Frosinone era nato un infante grosso come uno di quattro anni, n causa di meraviglia era tanto la grossezza, quanto il fatto che di questo era incerto se fosse nato maschio o femmina, come gi quello di Sinuessa due anni prima. Questo fu dichiarato prodigio turpe e funesto, dagli aruspici fatti venire dall Etruria; doveva essere escluso dal territorio romano, fuori da ogni contatto con la terra, e immerso in mare. Venne chiuso vivo in una cassa di legno e andarono a gettarlo in mare. I pontefici ordinarono poi che tre gruppi di nove fanciulle attraversassero la citt cantando un inno. Mentre esse, nel tempio di Giove Statore, studiavano quellinno composto dal poeta Livio, fu colpito da un fulmine il tempio di giunone Regina sull Aventino; e poich gli aruspici sentenziavano che quel prodigio riguardava le matrone e che si doveva placare la dea con

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I casi di androginia erano considerati, dai Romani, fra tutti i monstra, i pi gravi334. ll fenomeno costituisce un evento registrato piuttosto frequentemente, come vedremo, per tutto il secondo secolo e nei primi anni del primo secolo a.C. Il rito del 207, per la ricchezza di particolari offerti dalla fonte, stato oggetto di molti studi335. La descrizione del rituale piuttosto complessa; in primo luogo cerchiamo di delineare il ruolo dei decemviri. In particolare stata ipotizzata lesistenza di una rivalit fra questi ultimi e gli aruspici. Bisogna per osservare che i due gruppi entrano in azione ognuno nelle proprie competenze: gli aruspici hanno il compito di eseguire labominatio, ovvero gettare nel mare, chiuso in una cesta o in un sacco, landrogino; i decemviri si occupano dei riti espiatori 336. Il rito stato variamente interpretato come di origine greca337, etrusca338, o prettamente romana339. Ma, aldil, delle varie ipotesi sulle origini del rito, va messo in evidenza come la rilevanza che landrogino assume nellUrbs sia
unofferta, furono convocate sul Campidoglio le matrone domiciliate a Roma ed entro il raggio di dieci miglia dalla citt, ed esse, fra loro stesse, ne scelsero venticinque, alle quali ciascuna diede un offerta di denaro preso dalla propria dote. Con quel denaro fu foggiato e portato sull Aventino un catino doro, e le matrone, pure e caste, celebrarono un rituale. Immediatamente dopo i decemviri indissero un giorno per un altro sacrificio alla stessa dea, e lordine della cerimonia fu il seguente. Dal tempio di Apollo furono condotte nellUrbe, attraverso la porta Carmentale, due candide giovenche; dietro queste erano portate due statue di Giunone Regina, in legno di cipresso; seguivano in lunghe vesti le ventisette fanciulle, cantando linno a Giunone Regina, []; alla schiera delle fanciulle seguivano i decemviri, in toga pretesta e coronati dalloro. Dalla porta, per via Giogaria, pervennero nel Foro. Qui il corteo si ferm e le fanciulle, facendo scorrere una fune tra le mani, avanzarono, modulando il loro canto con il battere dei piedi. Quindi, per il vico Tusco ed il Velabro, attraverso il Foro Boario proseguirono su per il Clivo Publicio fino al tempio di Giunone Regina. Qui i decemviri immolarono le due vittime, e le statue di cipresso vennero introdotte nel tempio.
334 335

Cfr. Cic. De div. I. 98. WISSOWA 1902, p.426; GAGE 1955, p.239 ss.; ABAECHERLI BOYCE 1937;

CHAMPEAUX 1966; BREGLIA PULCI DORIA 1983, p.111 ss. 336 Lespiazione dellandrogino qui per la prima volta collegato con il collegio decemvirale; precedentemente abbiamo un altro episodio riguardante il prodigio costituito alla nascita di un androgino registrato per il 209 a.C., in cui vi erano coinvolti unicamente gli aruspici.
337

Per questa tesi, vedi la discussione in BREGLIA PULCI DORIA 1983, pp. 44 66. Si

insistito su un origine greca del rito e sulla somiglianza coi farmakoi delle polis greche ma il paragone non sembra pertinente; cfr. PARKE 1992, p. 235-236.
338 339

MAC BAIN 1982, pp. 65 ss. BREGLIA PULCI DORIA 1983, pp. 83 88.

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assolutamente contestuale alla cultura romana340, nel ambito della quale labominatio si delinea specificatamente come un modo di allontanamento del monstrum dalla comunit e di purificazione di questultima341. Ma perch landroginia viene ritenuta un fenomeno tanto grave? Per lantichit greco-romana stato evidenziato come la presenza di un androgino potesse indicare una crisi della sfera della riproduzione342: questo perch, in quanto mostri, gli androgini scartano dalla regola, enunciata gi da Esiodo (Ta erga, v. 235) che vuole i figli conformi ai genitori eoikota tois goneusi. Nello specifico, rompe lordine derivato dalla regola del due, dallorganizzazione binaria, data in primo luogo dallirriducibilit della riproduzione sessuata, del maschio e della femmina343. Se ci riportiamo nello specifico alla realt romana, landrogino il mostro, lavvenimento contro natura per eccellenza, perch unisce ci che deve restare diviso, per lordine stesso della citt, il maschile ed il femminile. La commistione fra i due generi infatti rimanda a quel mondo pre-attuale che si oppone all ordinamento attuale; la citt, nel mondo antico, era una citt di uomini e il femminile poteva costituire un elemento pericoloso, se non contenuto. E perci Iuno Sospita Mater Regina, divinit che assieme a Iuppiter Optimus Maximus e a Minerva forma la triade capitolina e rappresenta la met femminile del popolo romano344, ad essere onorata, con il coro delle vergini e la colletta delle matrone. Bisogna mettere in evidenza comunque come gli onori tributati alla dea nellanno 207 a.C., si chiariscano anche in rapporto alla situazione di emergenza provocata dalla guerra Annibalica. Come abbiamo visto, a Giunone Regina sono infatti state attribuite particolari valenze etrusche e
340

Diverse appaiono le caratteristiche attribuite alle figure androgine in Grecia, nella quale,

queste ultime possono anche assumere valenze positive, bench presentino sempre una presenza problematica Sul tema della bisessualit e delle sue valenze culturali nel mondo greco, vedi lo studio di Brisson dedicato al mito dellindovino Tiresia BRISSON 1976. Vedi anche DELCOURT 1958.
341 342

BREGLIA PULCI DORIA 1983 loc. cit. Vedi DELCOURT 1966, p. 52 ss.; cfr. la discussione dellipotesi in BREGLIA PULCI CHIRASSI COLOMBO 1994, p. 37. SABBATUCCI 1998, p. 146-148.

DORIA 1983, pp. 47 48.


343 344

126

laziali; sarebbe stata fatta oggetto di attenzione cultuale per rinsaldare i legami con gli alleati dell Italia centrale. Il coinvolgimento di Apollo invece sarebbe stato diretto alle citt meridionali greche345. La processione del coro delle ventisette fanciulle torner come punto fisso dellespiazione degli androgini; si molto discusso sulle possibili origini della cerimonia346.

345

Per Giunone vedi GAGE 1955 p, 359; BREGLIA PULCI DORIA 1983, p.147 154; per

apollo BREGLIA PULCI DORIA 1981, pp. 154-162


346

Di queste la pi probabile sembra quella che la collega a ritualit cento-italiche. In

particolare il confronto possibile con la processione in onore di Iuno di Faleri. Si pu dunque affermare che il rito di espiazione dell androgino aveva origine centro-italiche, con probabili influenze etrusche e greche. Vedi BREGLIA PULCI DORIA 1988, pp. 120- 147.

127

-205 a.C. Un aiuto esterno: la Grande Madre asiatica a Roma. Al 205 a.C. per ordine dei Sibillini viene portata a Roma la Magna Madre Idaea, la Cibele asiatica. La consultazione dei libri provocata da frequenti pioggie di pietre (caduta di meteoriti?). Il carmen, la risposta profetica allavvenimento rinvenuta nei Sibillini, avverte che un nemico esterno, hostis alienigena, pu essere vinto solamente con lintroduzione a Roma della Mater Idaea di Pessinunte. Si pu facilmente commentatare il rimedio proposto tenendo presente che ad un massimo pericolo esterno si contrappone un massimo rimedio, lintroduzione di una grande dea, come la Mater. Civitatem eo tempore repens religio invaserat, invento carmine in libris Sibyllinis, propter crebrius eo anno de caelo lapidatum inspectis, quandoque hostis alienigena terrae Italiae bellum intulisset, eum pelli Italia vincique posse si Mater Idaea a Pessinunte Romam advecta foret. Liv. XXIX. 10. 347 Ovviamente, tutta loperazione, assumeva importanti implicazioni strategiche di politica estera. La dea, infatti, veniva acquisita dal centro di culto di Pessinunte, nella Troade, regione sotto la giurisdizione di Pergamo. Lintroduzione della divinit anatolica, si delinea come un iniziativa presa nell ambito dellalleanza con Attalo, re di Pergamo, importante centro di potere orientale, la cui amicizia era necessaria per eliminare definitivamente i Cartaginesi, che si erano a loro volta alleati con Filippo II di Macedonia 348. La situazione descritta in modo preciso da Livio: Nullasdum in Asia socias civitates habebat populus romanus; tamen, memores Aesculapium quoque ex Graecia quondam hauddum ullo foedere sociata, valetudinis populi causa, arcessitum, tunc iam cum Attalo rege propter commune adversus Philippum bellum coeptam amicitiam esse, facturum eum rati posset populi romani causa. Liv. XXIX. 11.349
347

In quel tempo la cittadinanza era stata subitamente presa da uno scrupolo religioso, giacche nei libri Sibillini, consultati per la maggior frequenza con cui quellanno erano cadute pietre dal cielo, si era trovato un vaticinio secondo il quale, quando un nemico venuto da fuori avesse portato guerra alla terra dItalia, esso sarebbe potuto essere vinto e cacciato dallItalia se da Pessinunte fosse stata portata a Roma la Grande Madre Idea.
348

Vedi SCHEID 1998, pp. 117-118; SABBATUCCI 1988, p. 149 ss. Sullalleanza Pergamo-

Roma, vedi CARY-SCULLARD 1981, pp.351 ss. 349 Il popolo romano non aveva ancora nellAsia nessuna citt con lui alleata; tuttavia, ricordando che, gi tempo addietro per ottenere la sanit pubblica si era fatto venire, anche

128

Non possiamo riassumere qui lenorme bibliografia che riguarda il tipo della Megale Meter-Magna Mater, lanatolica Kybebe-Cybele
350

. Sicuramente,

tratto essenziale del culto di questa dea, detta Madre, attributo che in realt non ha alcun riferimento con la sfera della fecondit, come invece pi volte sostenuto nella saggistica a lei dedicata, levirazione rituale dei maschi facenti parte del suo sacerdozio esclusivo351. Oltre a rispondere alla necessit di rinsaldare lalleanza con Pergamo lintroduzione della Magna Mater, era funzionale anche ad altri scopi. Era stata voluta principalmente dalla parte aristocratica della nobilitas352, che voleva richiamare lorigine troiana del fondatore della stirpe romana, Enea; Cibele era appunto troiana, in quanto proveniente dalla Troade, e quindi la sua presenza a Roma serviva alla costruzione della leggenda delle origini troiane della citt
353

. E significativo, a questo riguardo, che la Magna Mater

fosse lunica divinit ammessa allinterno del pomerium romano e che la sua introduzione a Roma fosse considerato uno dei pignora su cui si fondava limpero 354. Nellintroduzione della dea stata anche messa in evidenza la volont patrizia di munirsi di un divinit da contrapporre alla plebea Ceres. Molto significativa in questo senso appare la posizione calendariale dei ludi Megalenses in rapporto ai ludi Cereales, entrambi collocati in aprile 355. A proposito il rapporto della Megale Mater e Ceres stato letto come opposizione fra pre o extra-cereale (rappresentato da Cibele) v.s. cereale (rappresentato da Ceres), significativa soprattutto in quanto pu assumere
allora dalla Grecia non ancora alleata, Esculapio, e, inoltre, che ormai si aveva un principio di amicizia con re Attalo per effetto comune contro Filippo, si pens che egli avrebbe fatto tutto il possibile per amore del popolo romano []
350

Sulle caratteristiche del culto di Cibele, ampia bibliografia. Rimandiamo in particolare a Vedi COSI 1986, pp. 13-22. Per una riflessione sul valore extra-attuale del compleso della

GRAILLOT 1912; VERMASEREN 1977.


351

Magna Mater ed il suo ruolo nellambito del rinnovamento del pantheon politeistico romano, rimangono molto importanti le osservazioni in BRELICH 1965.
352

COSI 1986; SABBATUCCI 1988, pp. 148-150. SABBATUCCI 1988, p. 149;.BREGLIA PULCI DORIA 1999, p. 294295.

353
354 355

Serv. Ad Aen. VII. 188. SABBATUCCI 1988, pp. 140-141.

129

valore di pre o extra politico v.s. politico

356

. La nobilitas si sarebe dunque

richiamata ad un modello simbolico dialetticamente contrapposto alla res publica della concordia ordinum, alla volont di equiparazione patrizi-plebei che si esprimeva sotto il segno di Ceres. Tutta una serie di fattori dunque determinarono lintorduzione della Magna Mater a Roma.

356

BRELICH 1965; SABBATUCCI 1988, p.148-150.

130

CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL II SECOLO A. C.

Un secolo ripetitivo: il monstrum ricorrente degli androgini.

Il secondo secolo a.C. vede laffermarsi di Roma quale grande potenza marittima, gi consolidata dagli avvenimenti dellultima parte del terzo secolo, con lo sbarco in Africa e la vittoria di Zama nel 202 a.C. Lespansione vittoriosa in campo estero non compensa tuttavia linsorgere di gravi inquietudini interne. Il secondo secolo a.C. il periodo in cui dalle fonti ci risulta il maggior numero di consultazioni sibilline. Ne troviamo testimoniate infatti ben 32. Se le vicende legate alla attivit decemvirale negli anni della seconda guerra punica sono state oggetto di approfonditi studi, non si pu dire lo stesso per le consultazioni del periodo in esame. Ci dovuto al fatto che mentre le consultazioni precedenti erano collegate per un verso o laltro ad avvenimenti unici e particolari - ad esempio, allintroduzione di nuove divinit e nuovi modelli rituali od a provvedimenti in qualche modo straordinari (vedi ver sacrum ) - ora le fonti delineano un quadro in cui il pi delle volte sono prescritti, dai libri Sibillini, rituali non innovativi ma ricorrenti, quasi seriali, raggruppabili sotto determinati modelli predefiniti di piacula. Questi sono perlopi supplicationes e sacrifici, frequentemente condotti secondo ritus graecus. Spicca, inoltre, il rituale di espiazione degli androgini, proposto, come abbiamo visto, per la prima volta nel 207. E importante notare che mentre in generale, ai vari prodigi non corrispondano determinati rituali fissi, il monstrum dellandrogino fa eccezione. Questo particolare monstrum presente in tutto il secolo e lespiazione rituale coinvolge sempre divinit femminili ed in genere prevede la partecipazione di un coro di vergini. Androgini espiati in conformit a rituali suggeriti dai libri Sibillini sono registrati per gli anni 200, 186, 142, 133, 125, 122, e 119 a.C. In questa frequenza si deve senzaltro leggere un utilizzo strumentale a fini politici dellannuncio di tali monstra che, infatti, sono 131

registrati in anni di particolari difficolta interne. La frequenza delle apparizioni di androgini nel periodo graccano, ad esempio, ha suggerito un uso antipopolare del mostro. Per quanto riguarda le modalit di funzionamento del collegio decemvirale, le fonti ci attestano come non solo questo si limiti, come in precedenza, ad interpretare i libri e quindi a suggerire i riti da compiersi, ma indichi anche prassi e modalit di esecuzione dei piacula prescritti. Al collegio sembra spettare anche la parte organizzativa, e per cos dire contingente, dellesecuzione dei remedia. In questo fatto possiamo vedere un incremento dei compiti e, forse, del prestigio del collegio. Questo ruolo attivo dei decemviri, riscontrabile per il secondo secolo, pu essere letto come lo sviluppo di un processo iniziato gi nellultimo quarto del terzo secolo a.C.; nelle celebrazione dei ludi Apollinaris, introdotti nel 213 a.C., i decemviri, curavano lesecuzione del sacrificio con rito greco ed erano, perci, parte attiva delle celebrazioni. Altra caratteristica degna di nota che talvolta gli aruspici venivano interpellati assieme ai decemviri; ci avvenne almeno in due episodi, nel 191 a.C. e nel 172 a.C. Un altro dato rilevante per la storia delle consultazioni sibilline, che nel periodo in esame sono riportati, in alcuni casi, i testi degli stessi oracoli sibillini, citati dai libri: ci avviene per il 189 a.C. e per il 144 a.C. In tali occasioni gli oracoli vennero resi pubblici, in quanto ci poteva essere funzionale a scopi politici: come vedremo, gli oracoli contenevano divieti, con cui si cerc di bloccare alcune iniziative.

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- 200 a.C. Un androgino neonato, uno di sedici anni e altri mostri.

La prima consultazione del 200 a.C. Livio d un accurato elenco di prodigia e monstra per questo anno. Curam expiandae violationis eius templi prodigia etiam sub idem tempus pluribus locis nuntiata accenderunt. In Lucanis caelum ardisse adferebant, Priverni sereno per diem totum rubrum solem fuisse, Lanuvi in templo Sospitae Iunonis nocte strepitum ingentem exortum. Iam animalium obsceni fetus pluribus locis nuntiabantur: in Sabinis incertus infans natus, masculum an femina esset, alter sedecim iam annorum item ambiguo sexu inventus; Frusinone agnus cum suillo capite, Sinuessae porcus cum capite humano natus, in Lucanis in agro publico eculeus cum quinque pedibus. Foeda omnia et deformia errantisque in alienos fetus naturae visa: ante omnia abominati semimares iussique in mare extemplo deportari, sicut proxime C.Claudio M.Livio consulibus deportatus similis prodigii fetus erat. Nihilio minus decemviros adire libros de portento eo iusserunt. Decemviri ex libris res divinas easdem quae proxime secundum id prodigium factae essent imperarunt. Carmen praeterea ab ter novenis virginibus cani per urbem iusserunt donumque Iunoni Rreginae ferri. Ea uti fierent C.Aurelius consul ex decemvirorum responso curavit. Carmen, sicut patrum memoria Livius, ita tum condidit P.Licinius Tegula. Liv. XXXI. 12. 5-10.357 Come si vede, i fenomeni riguardano esclusivamente popolazioni di stirpe italica (Sabini, Lucani e Latini). E notevole il numero di monstra che, come Livio sottolinea, sono signa di uno stato di caos. Segno per eccelenza di disordine rimane il caos sessuale. Infatti, di tutti questi fenomeni, lagnello con la testa di maiale, il maiale con la testa duomo e il puledro a cinque
Dicevano che in Lucania il cielo si era infiammato, che a Priverno, col cielo sereno, il sole era stato rosso per un giorno intero, che a Lanuvio, nel tempio di Giunone Sospita, di notte si era udito un grande strepito. In diversi luoghi si annunziava la nascita di esseri osceni: tra i Sabini era nato un bambino che non si capiva bene se fosse maschio o femmina ed un altro ne era stato trovato, gi di sedici anni di sesso parimenti incerto; a Frosinone era nato un agnello con la testa di maiale, a Sinuessa un maiale con la testa duomo, in Lucania , nellager publicus, un puledro a cinque zampe. Aspetti tutti ripugnanti e deformi, che parevano propri di una natura aberrante che confondeva le specie. Sopra tutti aborriti erano gli ermafroditi, che si ordin subito di gettare in mare, come poco prima sotto i consoli Caio Claudio e Marco Livio si era fatto di un simile essere mostruoso. Nondimeno si ordin ai decemviri di consultare i Libri su quel prodigio. I decemviri, in base ai Libri, ordinarono che si compissero i medesimi riti che si erano celebrati subito dopo il secondo prodigio di quel genere. Inoltre ordinarono a tre cori di nove vergini di percorrere la citt cantando un carme religioso e di portare un dono a Giunone Regina. Il console Caio Aurelio cur lattuazione di quei provvedimenti secondo il responso dei decemviri. Il carme venne composto da Publio Licinio Tegula; laltro, secondo la tradizione, era stato composto da Livio [Andronico].
357

133

zampe, sono proprio gli androgini ad essere considerati i pi pericolosi. Per la loro espiazione, i decemviri dispongono nuovamente il rito gi eseguito nel 207 a.C. Come scrive Livio i due rituali seguirono precisamente le stesse disposizioni. Lunica variante data dal fatto che il carme di Livio Andronico venne sostituito da uno composto da Licinio Tegula 358. Non sappiamo quali remedia vennero approntati per gli altri prodigia.

-196 a.C. Terremoti: la terra in crisi. Per il 196 a.C. le notizie riguardano una crisi tellurica rappresentata dalla frequenza di terremoti. Leggiamo da Livio: Principio annis quo L.Cornelius Q. Minucius consules fuerunt terrae motus ita crebri nuntiabantur ut non rei tantum ipsius sed feriarum quoque ob id indictarum homines taederet; nam neque senatus haberi neque res publica administrari poterat sacrificando expiandoque occupatis consulibus. Postremo decemviris adire libros iussis, ex responso eorum supplicatio per triduum fuit. Coronati ad omnia pulvinaria supplicaverunt edictumque est ut omnes qui ex una familia essent supplicarent pariter. Item ex auctoritate senatus consules edixerunt ne quis, quo die terrae motum nuntiaret. Liv. XXXIV. 55. 1-5. 359 Non sono nominate localit specifiche per il verificarsi dei terremoti; si pu supporre che essi avvennero in territori vicini a Roma. Questa lunica notizia, per tutto il secolo, di ricorso ai libri Sibillini per lespiazione di terremoti, i quali entrano in gioco in una situazione gi compromessa dalla presenza di numerosi prodigia; Livio scrive come solo in seguito al fallimento di una serie di cerimonie espiatorie si ricorse in ultimo
358

Cfr. MAC BAIN 1982, p.128.

359

Allinizio dellanno del consolato di Lucio Cornelio e di Quinto Minucio giunsero cos frequenti notizie di terremoti che la gente, non solo si stanc delle notizie ma anche delle cerimonie religiose indette al riguardo. Non si poteva riunire il senato n compiere alcun atto di governo dato che i consoli erano impegnati nei sacrifici e nelle cerimonie espiatorie. In ultimo i decemviri ebbero lordine di consultare i Libri e in seguito al loro responso furono indetti tre giorni di supplicazioni. Il popolo si rec a pregare in tutti i templi, col capo coperto di una ghirlanda, e si stabil che i membri di una stessa famiglia pregassero insieme. Inoltre per decisione del senato i consoli proibirono a chiunque di annunziare un nuovo terremoto il giorno in cui fosse stata fissata una cerimonia propiziatoria per lannunzio di un altro terremoto.

134

alla lettura dei libri; pare dunque ribadita, in questo passo, la caratteristica della eccezionalit dellintervento dei Sibillini, i quali prescrivono lesecuzone di supplicationes. Le supplicationes si presentano come piacula ricorrenti durante tutto il secolo; resta dubbio se in questo caso siano stati i decemviri a decidere la durata di un giorno e gli altri particolari dello svolgersi della cerimonia. Notiamo anche che la supplica viene presentata come un grande rito coinvolgente i singoli, suddivisi in base alle famiglie di appartenenza, in quello che si pu definire un grande rito collettivo incentrato sulla coesione di queste ultime.

-193 a.C. Alluvioni, fulmini e altri prodigi.

Pel 193 a.C., Livio registra numerosi prodigi per cui si rende necessaria una consultazione dei Sibillini. I prodigia riguardano essenzialmente sconvolgimenti di tipi meteorologico o comportamenti ritenuti straordinari di animali, come lingens examen vesparum che si insedia nel tempo di Mars nel foro. Aquae ingentes eo anno fuerunt, et Tiberis loca plana urbis inundavit; circa portam Flumentanam etiam conlapsa quaedam ruinis sunt. Et porta Coelimontana fulmine icta est murusque circa multis locis de caelo tactus; et Aricia et Lanuvii et in Aventino lapidibus pluit; et a Capua nuntiatum est examen vesparum ingens in forum advolasse et in Martis aede consedisse; eas conlectas cum cura et igni crematas esse. Horum prodigiorum causa decemviri libros adire iussi, et novemdiale sacrum factum et supplicatio indicta est atque urbs lustrata. Liv. XXXV. 9. 3 -5.360 Osserviamo subito che prodigia in questione riguardano lUrbs e citt vicine. Sia Ariccia che Lanuvio erano due importanti centri religiosi latini, entrambi
360

In quellanno si ebbero grandi alluvioni; il Tevere allag le parti basse della citt; nei dintorni della porta Flumentana alcuni edifici crollarono. E la porta Celimontana fu colpita dal fulmine, e cos pure le mura in parecchi punti; ad Ariccia, a Lanuvio, sullAventino piovvero pietre; da Capua si seppe che un grosso sciame di api era andato a posarsi sul tempio di Marte: esse erano state catturate con cura e bruciate. Per questi prodigi fu dato ordine ai decemviri di consultare i libri Sibillini, si comp un novendiale, furono indette supplicazioni e si esegu una lustrazione.

135

situate sui monti Albani. Ad Ariccia si trovava il celebre santuario di Diana Nemorense, famoso per il suo particolarissimo rituale di successione alla carica di sacerdote-re
361

. Lanuvio, come abbiamo visto, era sede del celebre

tempio di Iuno Sospita-Regina. Tuttavia i piacula non sono collegati con queste divinit. Invece il prodigium di Capua, riguardante Marte, potrebbe essere messo in rapporto con la lustrazione. La lustratio conditum, la grande purificazione dellUrbs, eseguita dai censori, che si teneva ogni cinque anni, era infatti dedicata a Mars362. Qui per, effettivamente, non viene compiuto questo tipo particolare di rito, ma una lustratio circoscritta ai prodigia dellanno, e dunque, lipotesi pu non essere fondata. Per quanto riguarda il novendiale, ricordiamo che esso uno dei pochi riti espiatori corrispondenti ad un preciso prodigium quello delle piogge di pietre. La supplicatio il tipico rituale sibillino pi volte incontrato; Livio in questo caso non ne specifica le modalit di esecuzione.

361

E il rituale dalla cui analisi sir Frazer inizi la sua famosa enciclopedica ricerca, The Sulle valenze della lustratio, vedi PICCALUGA 1965, p. 58-60 e nota 55.

Golden Bought. Ved FRAZER 1911, par. I-II.


362

136

- 191 a.C. Il malaugurato passeggio dei bovi sul tetto, i fulmini e lo Ieiunium Cereri. Per il 191 a.C. Livio descrive numerosi prodigi. Principio eius anni quo haec iam profecto ad bellum M. Acilio, manente adhuc Romae P. Cornelio consule agebantur, boves duos domitos in Carinis per scalas pervenisse in tegulas aedificii proditum memoriae est. Eos vivos comburi cineremque eorum deici in Tiberim haruspices iusserunt. Terracinae et Amiterni nuntiatum est aliquotiens lapidibus pluvisse, Minturnis aedem Iovis et tabernas circa forum de caelo tactas esse, Volturni in ostio fluminis duas naves fulmine ictas conflagrasse. Eorum prodigiorum causa libros Sibyllinos ex senatus consulto decemviri cum adissent, renuntiaverunt ieiunium instituendum Cereri esse et id quinto quoque anno servandum; et ut novendiale sacrum fieret et unum diem supplicatio esset; coronati supplicarent; et consul P. Cornelius quibus diis quibusque hostiis edidissent decemviri sacrificaret. Liv. XXXVI. 37. 2-6 363. La passeggiata dei bovi sul tetto di un edificio certamente il prodigio pi spettacolare e insolito e viene espiato immediatamente dagli aruspici che ordinano di bruciare vivi gli animali e disperderne le ceneri nel Tevere. Le pioggie di pietre e le fulminazioni invece hanno come risposta lintroduzione dellimportante rito dello Ieiunium Cereri. I fulmini colpiscono il tempio di Giove e le botteghe attorno al foro a Minturno e due navi presso la foce del fiume Volturno. Tali prodigia indicano forse una crisi nella sfera del commercio: Minturno era un importante centro commerciale e le navi sul fiume Volturno potevano essere destinate al trasporto di derrate alimentari364. Il rituale per Ceres potrebbe quindi risultare unintervento per scongiurare un eventuale problema
Una tradizione ci ha conservato il ricordo di un fatto avvenuto al principio dellanno stesso []. Quando Manio Acilo era gi partito per la guerra e P. Cornelio si trovava ancora a Roma: nel quartiere delle Carine, due buoi aggiogati salirono su per una scala e giunsero sino alle tegole di un edificio. Per ordine degli aruspici furono bruciati vivi e le loro ceneri gettate nel Tevere. Giunse notizia che a Terracina e ad Amiterno si erano avute alquante piogge di pietre, che a Minturno il tempio di Giove e le botteghe intorno al Foro erano state colpite dal fulmine, che a Volturno alla foce del fiume due navi pure colpite dal fulmine si erano incendiate. I decemviri, consultati per ordine del senato i libri Sibillini a proposito di tali prodigi, indissero un digiuno in onore di Cerere, da osservarsi ogni quattro anni, un novendiale sacro e un giorno di supplicazioni nelle quali si pregasse con una corona sul capo: il console P. Cornelio offrisse un sacrificio a quelle divinit e con quelle vittime che i decemviri avevano designato.
363

364

Vedi Hlsen, RE, I. 2., 1894, s.v. Amiternum, coll. 1840-1841; Philipp, RE, XV. 2, 1932,

s.v. Minturnae, coll.1935-1936.

137

di penuria alimentare La fondazione stessa del tempio alla triade Ceres-Liber-Libera era avvenuta in seguito ad una mancanza di riserve di cibo. Tuttavia la fondazione dello Ieiunium pu essere visto in realt pi oppportunamete come risposta alla introduzione patrizia della Magna Mater365, nei confronti della quale Ceres ribadisce quella qualit politica che contraddistingue il suo ruolo, emblematicamente rappresentato dal rapporto simbolico con la cerealicoltura. Anche la fulminazione pu acquisire un valore particolare, considerando la sfera di Iuppiter in rapporto a quella di Ceres. A Minturno in particolare il tempo del dio ad essere colpito dal fulmine, che larma-segno del dio stesso. Listituzione dello Ieiunium Cereri si rivela come espiazione del prodigio fulgorale, se si considera la dea agricola e Iuppiter nel loro ruolo di elementi strutturanti dello stato romano, nella sua qualit di crezione culturale nuova ed originale366.

365 366

BREGLIA PULCI DORIA 1983. p. 175. Ci si pu intendere non tanto considerando le due divinit come antagoniste cio

considerate appartenenti rispettivamente ai patrizi e ai plebei, ma come entrambe garanti della libertas. CHIRASSI COLOMBO 1981, pp. 409-410.

138

- 190 a.C. Ancora fulmini ed altri prodigi. Nel 190 a.C., il fulmini caddero a Roma sul tempio di Iuno Lucina, a Pozzuoli sulle mura, a Norcia sulla citt, con uccisione di due uomini, altri prodigi occorsero a Tuscolo e a Rieti. Cos scrive Livio: Priusquam consules in provincias profiscerentur, prodigia per pontefices procurari placuit. Romae Iunonis Lucinae templum de caelo tactum erat ita, ut fastigium valvaeque deformarentur; Puteolis pluribus locis murus et porta fulmine icta et duo homines exanimati; Nursiae sereno satis constabat nimbum ortum; ibi quoque duos liberos homines exanimatos; terra apud se pluvisse Tusculani nuntiabant et Reatini mulam in agro suo peperisse. Ea procurata, Latinaeque insturatae, quod Laurentibus carnis, quae dari debet, data non fuerat. Supplcatio quoque earum religionum causa fuit, quibus diis decemviri ex libris ut fieret ediderunt. Decem ingenui, decem virgines, patrimi omnes matrimique, ad id sacrificium adhibiti, et decemviri nocte lactentibus rem divinam fecerunt. Liv. XXXVII. 3. 1-6.367 Anche Julius Obsequens, tardo compilatore del IV d.C., nel suo Liber prodigiorum, elenco di prodigi per gli anni dal 249 a.C. al 12 a.C., ricorda gli avvenimenti: Iunonis Luciniae templum fulmine ictum, ita ut fastigium, valvaeque deformarentur; in finitimis pleraque de coelo icta; Nursiae sereno nimbi orti, et homines duo hexanimati; Tusculi terra pluit; mula Reate peperit: supplicatio per decem pueros patrimos matrimos, totidemque virgines habita. Obs. 1. 368 I prodigia coinvolgono localit della Campania, del Lazio e del territorio sabino
367

A Roma il tempio di Giunone Lucina era stato colpito da un fulmine in modo che ne rimasero danneggiati il frontone ed i battenti; a Pozzuoli, le mura ed una porta erano stati colpiti dal fulmine in pi punti ed erano rimaste uccise due persone; si dava per certo che a Norcia era scoppiato un uragano a cielo sereno; anche l due uomini, liberi di nascita, erano rimasti uccisi; gli abitanti di Tuscolo davano notizia che nel loro paese cera stata una pioggia di terra, e quelli di Rieti che nel loro contado una mula aveva partorito. Questi prodigi furono procurati, furono rinnovate le Ferie Latine, perch ai Laurenti non era stata assegnata la porzione di carne che spettava a loro. Per gli stessi scopi religiosi si tennero anche supplicazione nei giorni indicati a questo scopo dai decemviri in base ai libri Sibillini. Dieci fanciulli liberi di nascita e dieci vergini, tutti patrimi e tutti matrimi, furono assunti per quel sacrificio; ed i decemviri celebrarono il rito di notte sacrificando animali da latte.

Il tempio di Giunone Lucina fu colpito da un fulmine, cos che ne vennero danneggate le porte ed il frontone; anche nelle zone vicine molti edifici furono colpiti dai fulmini. A Norcia, a cielo sereno scoppio una tempesta e due uomini rimasero uccisi; a Tusculo piovve terra; a Rieti una mula partor; si tennero supplicazioni per dieci giorni con dieci fanciulli patrimi e matrimi e altrettante vergini.
368

139

ed etrusco. Non chiaro se lordine di rifare le Ferie Latine feste annuali curate da Roma a cui erano invitati tutte le comunit latine - venne indicato dai decemviri; tale prescrizione non la risposta ad un prodigio ma sembra derivare da una palese dimenticanza nella distribuzione del pasto sacrificale comune. Tale pasto, offerto alle comunit partecipanti, serviva a rifondare ogni volta lunit culturale latina369. Il particolare prodigium registrato per Roma colpisce la sfera di Iuno Lucina, la dea che presiedeva alle nascite370: la crisi, dunque, pu essere interpretata come riguardante, unaltra volta, la continuit della generazione umana. Difficile da interpretare il monstrum della mula partoriente di Rieti, animale notoriamente sterile, che partorisce a Rieti. Il prodigio sembra segnalare un disturbo nella generazione e richiede una super-garanzia. La cerimonia di espiazione suggerita, coinvolgendo fanciulli e fanciulle, rimanda al rito predisposto per Giunone Regina del 207 a.C., mentre il sacrificio rimanda ai ludi Saeculares, che prevedevano appunto un sacrificio notturno371. Un discorso a parte dovrebbe riguardare luccisione di vittime lactentes che potrebbe rimandare ad un regolamento sacrificale previdente l'utilizzo di vittime con caratteristiche specifiche per ciascun destinatario372.

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BRELICH 1966, pp. 48-50. vedi SABBATUCCI 1998, I, p. 162. SABBATUCCI 1988, p. 92. Le donne invocavano Giunone Lucina affinch le assistesse Vedi i ludi Saeculares del 17 a.C. Cfr. Cic. De leg. II. 29.

nel parto; vedi Ov. Fast. III. 255 ss.


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-189 a.C. Manlio Vulsone ed il divieto di superare il Tauro. Per il 189 a.C. Livio registra una consultazione particolare dei libri Sibillini, i quali anzich proporre una soluzione rituale, offrono un enunciato oracolare che esprime un preciso divieto. Questo responso probabilmente si collegava a profezie orientali liberamente circolanti. Nello specifico, secondo Livio, il console Manlio Vulsone che, dopo la sconfitta di Antioco III, re di Siria, era stato incaricato di prendere possesso del territorio dAsia Minore, al suo ritorno a Roma, nellanno 189 a.c, era stato accusaro di aver tentato lattraversamento del Tauro, rischiando cos la disastrosa sconfitta predetta da un carmen sibillino. Leggiamo dalla nostra fonte: Legatos sese Cn. Manlio datos pacis cum Antiocho faciendae causa foederisque legum, quae cum L. Scipione inchoatae fuisset, perficiendarum. Cn. Manlium summa ope tetendisse, ut eam pacem turbaret et Antiochum, si sui potestatem fecisset, insidiis expiceret; sed illum cognita fraude consulis, cum saepe colloquiis petitis captatus esset, non congressum modo, sed conspectum etiam eius vitasse. Cupientem transire Taurum aegre omnium legatorum precibus, ne carminibus Sibyllae praedictam superantibus terminos fatalis cladem axperiri vellet, retentum admosse tamen exercitum et prope in ipsis iugis ad divortia aquarum castra posuisse. Liv. XXXVIII. 45. 1-4. Nel passo, non vi sono riferimenti alla consueta prassi comparsa di prodigia consultazione dei libri. Il tema del divieto di superare i confini della catena dei monti Tauri rientra nella serie di profezie antiromane circolanti in Anatolia agli inizi del secondo secolo a.C.373; molto probabile che il carmen sibillino non facesse parte della raccolta ufficiale del Campidoglio. Si trattava forse di un annuncio profetico sciolto, da mettere in rapporto all'attivit di produzione profetica che fior nel Mediterraneo di lingua greca fin dal terzo secolo a.C.374 Il problema, tuttavia, non di reale importanza. Qualunque sia stata la provenienza del vaticinio, esso venne utilizzato da magistrati romani in un dibattito pubblico, dunque accolto ufficialmente a Roma e pertanto
373 374

Vedi SORDI 1992. LORETO 1999; PARKE 1992, p.244. SORDI 1982, p. 138.

141

considerato come autentico sibillino. E allora possibile che un enunuciato profetico riguardante il Tauro circolante in oriente sia arrivato a conoscenza dei romani durante le campagne dAsia e opportunamente manipolato a fini politici, attraverso lattribuzione alla raccolta sibillina. Ma quale origine poteva avere loracolo in questione, e quale fu il suo utilizzo nelle vicende politiche ? La richiesta del confine del Tauro era stata fatta prima della battaglia di Magnesia dagli Scipioni ad Antioco (Liv. XXXVII. 53. 25). Il confine coincideva con le propaggini occidentali della catena montuosa dei Tauri, nel punto dincontro con il fiume Halys, a sua volta sfociante nel Ponto Eusino. Questa linea naturale costituiva il confine storico, politico e culturale tra gli antichi imperi anatolici e la Persia; segnava barbaro, inaccessibile e diverso375. Per questa sua importanza, il confine del Tauro era investito di significati sacrali; loracolo stesso presenta il divieto di superare i termini del Tauro, inteso come un limite stabilito dal fato. Ora, nel mondo greco abbiamo notizia di diverse profezie che ci attestano lidea che il Tauro rappresentasse una barriera invalicabile, il cui eventuale superamento avrebbe rappresentato un atto di hbris punibile dagli dei con una catastrofe. La profezia sibillina avrebbe potuto essere analoga a tali profezie greche, generalmente attribuite alla Pizia e comunque avere unorigine varia nella produzione pseudoepigrafa coeva 376. Lepisodio ci attesta, in ogni caso, un utilizzo ravvicinato di profezie non solo
375

il punto dincontro tra oriente ed

occidente e per i greci segnava il limite oltre il quale vi era un mondo

SORDI 1982, loc. cit. Vedi SORDI 1982 p.139-140. In particolare, la studiosa pone lattenzione sulla risposta

376

data nel 336/5 a.C. a Filippo, che aveva chiesto se avrebbe potuto vincere il re di Persia all oracolo di Delfi: , , . (Diod. XVI.91. 2.; Paus. VIII. 7. 6.). La risposta data con un testo volutamente enigmatico caratteristica che ricorre nella oracolarit delfica, cfr. CRAHAY 1982. M. Sordi ritiene che il termine tauros, contenuto nelloracolo, si riferisca appunto alla catena montuosa. In tal caso i monti Tauri sarebbero propriamente visti come un confine invalicabile, come un compimento, finis e tlos, assegnato dal destino e che il il destino vietava di superare.

142

legate alla rielaborazione della dimensione temporale (vedi ludi Saeculares), ma anche ad un ripensamento a livello spaziale. Tema di fondo, in ogni caso, la preoccupazione di una parte politica di fissare adeguatamente lo spostamento dei confini dellimpero romano.

-188 a.C. Pietre dai cieli, fuochi dalla terra. Lanno 188 a.C., anno che doveva segnalare con la pace di Apamea la fine delle ostilit tra Antioco e Roma, segnato da una particolare effervescenza di eventi prodigiosi che riguardano lUrbs. Il segno prodigiale uneclissi, seguito da una piogge di pietre: Priusquam in provincias novi magistratus profiscerentur, supplicatio triduum pro collegio decemvirorum imperata fuit in omnibus compitis, quod luce inter horam tertiam ferme et quartam tenebrae obortae fuerant. Et novemdiale sacrificium indictum est, quod in Aventino lapidibus pluvisset. Liv. XXXVIII. 36. 4. 377 Luce, inter horam tertiam et quartam, tenebrae ortae; in Aventino lapidum pluviae novemdiale expiatae []. Sacrum novemdiale factum, quod in Piceno lapidibus pluit; ignesque coelestes multifariam orti, levi afflatu complurium vestimenta adusserunt; aedes Iovis in Capitolio fulmine icta; in Umbria semimas duodecim ferme annorum natus, aruspicumque iussu necatus. []. Obs. 2. 378 Il piaculum ordinato dai decemviri di nuovo una supplicatio, questa volta per da tenersi presso i crocevia, i compita; cos erano chiamati i punti di incontro dei vici, le strade principali che davano i nomi ai rioni. I compita erano caratterizzati da piccoli santuari dedicati ai Lares viales: attorno a questi sacrari si radunavano una volta allanno gli abitanti dei rioni
377

Prima che i nuovi magistrati partissero per le province, fu ordinata a nome del collegio dei decemviri una supplicazione per tre giorni in tutti i crocevia, perch in pieno giorno, fra la terza ora circa e la quarta, erano spuntate le tenebre. Fu ancora indetto un sacrificio novendiale in seguito ad una pioggia di pietre che sarebbe caduta sull Aventino.
378

Fra lora terza e quarta della giornata, caddero le tenebre; sullAventino le piogge di pietre furono espiate con un novendiale. []. Fu fatto un novendiale sacro, perch nel Piceno si era avuta una pioggia di pietre; in molti luoghi comparvero dei fuochi celesti, dalle cui fiamme, le vesti di molte persone furono leggermente brucciacchiate.

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per celebrare i Compitalia, i festeggiamenti deidicati a questi Lari protettori. Nellesecuzione di queste feste avevano, un grosso ruolo i collegia compitalicia, associazioni cultuali fortemente condizionate dagli elementi pi bassi della popolazione 379. E probabile che la supplicatio dell anno in questione fosse dedicata ai Lares viales; non sappiamo per a cosa fosse dovuta questa decisione. E possibile che vi fosse lintenzione di coinvolgere nella celebrazione della i liberti e gli schiavi. E possibile che le associazioni schiavili abbiano avuto una parte attiva nella celebrazione di questa supplicatio eccezionale. Il ricorso alla supplicatio e gli avvenimenti prodigiosi segnalano comunque una generale inquietudine che la soluzione di Apamea non riusciva a placare e che continua nellanno successivo.

379

Sulla numerosa bibliografia sui Compitalia, vedi almeno SABBATUCCI 1988, p.23 - 25.

144

-187 a.C. Pestilenza e supplicatio. Nel 187 a.C., la situazione si aggrava per lo scoppio di una pestilenza a Roma. Non vi sono molti particolari riguardo i modi dellexpiatio, che viene annottata brevemente da Livio; Supplicatio [] ex decemvirorum decreto pro valetudine populi per triduum fuit, quia gravis pestilentia Urbem atque agros vastabat. Liv. XXXVIII.44. 7.380

-186 a.C. Pioggia di pietre, fulmini, ermafroditi: la destabilizzazione a Roma e in Italia. Il 186 a.C., lanno del famoso senatus consultum bacchannalibus - un provvedimento eccezionale che mirava a disinnescare la diffusione di una religio ritenuta profondamente destabilizzante381. Ma laffare dei baccanali, episodio di massima importanza per la sociologia storica, non sembra comunque essere evidenziato in modo particolare per quanto riguarda i prodigia. Livio segnala per lanno in questione numerosi prodigia di caos atmosferico; la solita pioggia di lapides ma anche ignes celestes non meglio identificabili, che sfiorano e infiammano le vesti di molte persone. Si aggiunge, per il Piceno, la scoperta di un semimas, un ermafrodito dodicenne. Novemdiale []sacrum tenuit, quod in Piceno per triduum lapidibus pluverat ignesque caelestes multifariam orti adussisse comlurium levi adflatu vestimente maxime dicebantur. Addita et unum diem supplicatio est ex decreto pontificum, quod aedis Opis in Capitolio de caelo tacta erat. Hostiis maioribus consules procurarunt urbemque llustraverunt. Sub idem tempus et ex Umbria nuntiatum est semimarem duodecim ferme annos natum inventum. Id prodigium abominantes arceri Romano agro necarique quam primum iusserunt. Liv. XXXVIIII. 22. 1 5. 382
380

[] su decreto dei decemviri fu tenuta una supplicazione di tre giorni per la salute pubblica, poich una violenta epidemia infieriva in citt e nelle campagna.
381

Per la questione della repressione del culto Dionisiaco, vedi il saggio innovativo di Clara

Gallini , Protesta e integrazione nella Roma antica , GALLINI 1970.

145

Nellepisodio un intervento del collegio decemvirale solo ipotizzabile per quanto riguarda lorganizazione della supplicatio, con un riferimento possibile al rituale per Iuno Regina del 207 a.C.

-183 a.C. Piove sangue e nasce unisola nuova. Dobbiamo passare allanno 183 a.C., per unesplosione di prodigia ed interventi di espiazione. Livio riporta il prodigio sconvolgente di una pioggia di sangue, che cade sulla zona del tempio di Vulcanus e nellarea adiacente al tempio di Concordia. Si aggiunge, il fenomeno vulcanico riguardante l emersione di unisola dinnanzi alla Sicilia. [] sanguine per biduum pluisset in area Vulcani; et per decemviros supplicatio indicta eius prodigii expiandii causa. Liv. XXXVIIII. 46. 5.383 Anche Obsequens riporta la notizia: Supplicatio extremo anno fuit, prodigiorum causa, quod sanguine per biduum pluvisse in area Concordiae satis credebant, nuntiamque erat haud procul Siciliam insula, quae non ante fuerat, novam editam e mari esse. Liv. XXXVIIII. 56. 6. 384 In area Vulcani per biduum, in area Concordiae totidem diebus sanguinem pluit; in Sicilia insula nova maritima. Obs. 3. 385
382

Si tenne [] un novendiale, perch nel Piceno si era avuta per tre giorni una pioggia di pietre, e si diceva che fuochi sprigionati dal cielo in pi luoghi diversi avessero bruciato, pi che altro i vestiti, a molte persone, sfiorandole leggermente. Si aggiunse ancora per decreto dei pontefici una supplicazione di un giorno e una notte, perch il tempio di Ops sul Campidoglio era stato colpito dal fulmine. I consoli scongiurarono il prodigio con vittime maggiori e fecero una lustrazione nella citt. Quasi nello stesso tempo anche dallUmbria si rifer che era stato trovato un ermafrodito di circa dodici anni. Per scongiurare il prodigio lo fecero tenere lontano dal territorio romano e uccidere al pi presto.
383

[] per due giorni aveva piovuto sangue nellarea sacra di Vulcano; e cos, ad opera dei decemviri, fu indetta una supplicazione per espiare quel prodigio. Sugli ultimi dellanno vi fu una supplicazione a causa di certi prodigi, perch era diffusa credenza che avesse piovuto sangue due giorni nellarea di Concordia, e avevano riferito che non lungi dalla Sicilia fosse emersa dal mare una nuova isola, mai vista prima dallora.
384

Nellarea di Vulcano piovve sangue per due giorni, e nellarea di Concordia per altrettanti giorni. In Sicilia comparve una nuova isola nel mare.
385

146

Per area di Vulcano area Volcani si deve intendere il Vulcanal, zona situata nel Comizio, antichissimo luogo di culto del dio Vulcano, dio-fuoco, identificato con il greco Efesto.386 L area Concordiae era la zona in cui sorgeva il tempio della dea, importante personificazione del pantheon romano387, a cui erano dedicati due santuari, uno nel Foro e uno sopra il Campidoglio388. La dea Concordia, una divinit civica, garante della pax civilis fra patrizi e plebei, pax conquistata dopo le dure lotte condotte da questi ultimi per avere maggiore partecipazione al governo della res pubblica. Il prodigium pu essere interpretato facilmente in chiave politica. A questo proposito, possiamo ricordare che Vulcanus, anche divinit legata alla dimensione regale, come padre di Caeculus, il mitico primo re di Preneste e di Servio Tullio; inoltre secondo una notizia di Pisone marito di Maiestas personificazione della qualit regale389. Ricordiamo che laccusa di aspirare alla monarchia una costante della storia romana. Anche l emergenza di una nuova isola al largo della Sicilia, potrebbe essere collegata, alla sfera di Vulcano. La Sicilia era infatti la patria del dio, il quale secondo Virgilio aveva la sua dimora nellisoletta chiamata appunto Vulcania390.

386 387

Vedi COARELLI 1997, p. 218 ss. E Concordia una vera dea o non piuttosto unastrazione, un concetto? [] La religione

romana un religione che aveva demitizzato i propri dei: dunque questi sono diventati pi simili a concetti che non alle figure divine elaborate dai Greci. Voglio dire: la religione pubblica di Roma antica poteva porre su uno stesso piano tanto per esempio, una Giunone, che noi non esitiamo a definire una divinit, e Concordia, che per noi pi un concetto che una divinit. SABBATUCCI 1988, p. 247.
388

Il tempio del Foro, secondo una tradizione, si voleva dedicato da Camillo. (Plut. Cam. 42).

Su Camillo vedi supra, nota 190. Camillo leroe cultuale che istituisce la Concordia; vedi Liv. XIX; SABBATUCCI 1988, pp. 248 250.
389

Secondo la notizia di Macrobio (Macr. Sat. 1. 12. 18.) Vedi SABBATUCCI 1988, p. Virg. Aen. VIII. 422-425.

284-286; BRELICH 1976, pp. 34-36.


390

147

181 a.C. Piove sangue , la statua di Iuno piange, la peste uccide. Larea Vulcani et Concordiae nuovamente coinvolta nel 181 a.C., in concomitanza di una pestilenza e della lacrimatio del simulacro della Iuno Sospita a Lanuvio. Leggiamo da Livio; Prodigia multa foeda et Romae eo anno visa et nuntiata peregre. In area Vulcani et Concordiae sanguine pluit; et pontifices hastas motas nuntiavere et Lanuvinii simulacrum Iunonis Sospitae lacrimasse. Pestilentia in agris forisque et conciliabulis et in urbe tanta erat, ut Libitina tunc vix sufficeret. His prodigiis cladibusque anxii patres decreverunt, ut et consules, quibus diis videretur, hostiis maioribus sacrificarent et decemviri libros adirent. Eorum decreto supplicatio circa omnia pulvinaria Romae in diem unum indicta est. Iisdem auctoribus et senatus censuit et consules edixerunt, ut per totam Italiam triduum supplicatio et feriae essent. Liv. XL. 19. 1-5.391 Assistiamo ad una ripetizione identica del prodigio del 183 a.C. ; si tratta di una delle frequenti duplicazioni di notizie presenti nella narrazione liviana, riguardanti in particolare modo le liste prodigiali, forse dovute a sfasamenti nelle fonti utilizzate dallo storico392. Livio descrive lapertio dei libri Sibillini come una delle iniziative prese dal senato, assieme allordine dato ai consoli di procedere al sacrificio di venti vittime maggiori. Si provvede inoltre ad indire una supplicatio di tre giorni, coinvolgente lintera Italia romana. La grandiosit dellespiatio richiesta dalla grave pestilenza, diffusa in agris forisque et conciliabilis. Ci troviamo di fronte ad una innovazione del rituale, in quanto, per la prima volta, lespiazione di un fenomeno occorso in luogo diverso da Roma non viene attuata nellUrbs, ma nel luogo in cui si verifica la crisi. Sicuramente, inoltre, lordine di una supplicatio per totam Italiam serv anche
391

Molti tetri prodigi si ebbero in quellanno a Roma, e molti ne vennero annunciati anche da fuori. Nellarea di Vulcano e Concordia ci fu una pioggia di sangue ed i pontefici annunciarono che le aste si erano mosse da sole; i Lanuvini che la statua di Giunone Sospita aveva lacrimato. Nelle campagne, nei fori, nei mercati e anche a Roma, era scoppiata una pestilenza cos grave, che a stento si poteva provvedere ai funerali. I senatori, preoccupati per questi prodigi e per queste calamit, deliberarono che i consoli dovevano sacrificare con vittime maggiori a quali di credessero opportuno, e che i decemviri dovevano consultare i libri Sibillini. Per decisione dei decemviri, fu indetta a Roma una supplicazione di un giorno in tutti i templi. Sempre sulla loro autorevolezza, il senato decise, ed i consoli pubblicarono unordinanza, che per tutta Italia si celebrasse una supplicazione di tre giorni e delle ferie.
392

Per la questione, vedi RAWSON 1971. Per il passo in esame, cfr. Obs. 4, che - senza

citare i libri Sibillini - data tutti i prodigia registrati da Livio al 182 a.C.

148

a rafforzare e a veicolare lidea stessa di Italia nel suo insieme 393.

- 180 a.C. Continua la pestilenza. Lanno 180 a. C. segnato dalla continuzione della pestilenza, che miete molte vittime, fra cui anche un propretore ed un console. La situazione induce il senato ad ordinare al Pontifex Maximus, C. Servilius, di cercare mezzi espiatori, al console di votare doni -dona vovere- e statue dorate ad Apollon, Aesculapius e Salus e ai decemviri di esaminare i libri Sibillini - libros espicere. is ipse exercitus aegre explebatur propter pestilentiam, quae tertium iam annum urbem Romanam atque Italiam vastabat. Praetor Ti. Minucius et haud ita multo post consul C.Calpurnius moritur multique alii omnium ordinum illustres viri. Postremo prodigii loco ea clades haberi coepta est. C. Servilius pontifex maximus piacula irae deum conquirere iussus, decemviri libros inspicere, consul Apollini Aesculapio, Saluti, dona vovere et dare signa inaurata; quae vovit deditque. Decemviri supplicationem in biduum valetudinis causa in urbem et per omnia fora conciliabulaque edixerunt; maiores duodecim annis omnes coronati et laurem i manu tenentes supplicaverunt. Liv. XL. 37, 1 - 3.394 I decemviri dispongono una supplicatio per la salute - valetudo - di Roma, da tenersi in tutti i fori e mercati (supponiamo di Italia).

393

Sullo sviluppo dell'idea di terra Italia, vedi MAZZARINO 1966, p. 212-232.

394

Si faceva fatica a riempire lesercito, per via della pestilenza, che gi da due anni devastava la citt di Roma e lItalia. Ne morirono il pretore Tiberio Minucio e poco dopo il console Caio Calpurnio e molti altri ragguardevoli cittadini di tutte le classi. Alla fine questa calamit venne considerata un prodigio. Si invi Caio Servilio, il pontefice massimo, a cercare mezzi espiatori per lira divina, i decemviri a consultare i libri, il console a votare doni ad Apollo, ad Esculapio, alla Salute ed a porre statue dorate; tutte cose che egli vot e dedic. I decemviri ordinarono una supplicazione di due giorni per la salute di Roma e per tutti i fori ed i mercati; tutti quelli che erano maggiori di dodici anni, incoronati e tenendo una corona dalloro in mano, rivolsero suppliche.

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-179 a.C. Una tempesta e un mulo con tre zampe. Lanno 179 a.C., in concomitanza con un inverno particolarmente rigido, prodigia meterologici avvengono a Roma, a Terracina ed ad Alba, citt del Lazio e a Capua, in Campania; inoltre una tempesta si abbatte sul monte Albano durante la celebrazione delle Ferie Latine. Nellanno si presenta inoltre la comparsa di un prodigio indicatore di caos fisiologico, la nascita di un mulo con tre zampe a Rieti. Per questi prodigia i decemviri consulatano i libri per ottenere le informazioni quibus dii et quot hostis sacrificaretur, per sapere a quali dei e con quali vittime sacrificare. Hiems eo anno nive saeva et omni tempestatum genere fuit [] Itaque Latinas nox subito coorta et intolerabilis tempestas in monte turbavit, instaurataeque sunt ex decreto pontificum. Eadem tempestas et in Capitoliio aliquot signa prostravit fulminibusque complura loca deformavit, aedem Iovis Terracinae, aedem Albam Capuae portamque Romanam; muri pinnae aliquot locis decussae erant. Haec inter prodigia nuntiatum et ab Reate tripedem natum mulum. Ob ea decemviri iussi adire libros edidere quibus diis et quot hostiis sacrificaretur, et ut supplicatio diem unum esset. (Ludi deinde votivi Q. Fulvii consulis per dies decem magno apparatu facti). Liv. XL. 45. 1-6. 395 I prodigia sembrerebbero indicare, con il coinvolgimento del Campidoglio e di Terracina dove sorgeva il santuario di Iuppiter Anxur
396

- e la tempesta che

interrompe le Ferie Latine, dedicate al dio, una crisi nella sfera gioviale. 397 I riti espiatori decisi dai libri riprendono il solito pattern della supplicatio, che forse venne rivolta a Iuppiter.

395

Linverno di quellanno fu rigido per le nevicate e per ogni genere dintemperie []. Ed ecco che le tenebre, che in unattimo si erano addensate, ed una furiosa tempesta sul monte Albano turb le Ferie Latine, che, per decreto dei pontefici, si dovette ricominciare. In pi, lo stesso temporale abbatt sul Campidoglio alcune statue, e con i fulmini dirocc pi di un edificio, il tempio di Giove a Terracina, il tempio a Capua e la porta Romana; in alcuni luoghi erano stati abbattuti i merli delle mura. Oltre a questi prodigi fu ancora annunciata a Rieti la nascita di un mulo a tre zampe. Per questi episodi, i decemviri, invitati a consultare i libri, resero noto a quali di e quante vittime sacrificare, e che si tenesse una supplicazione di un giorno.(Quindi furono celebrati con grande sfarzo i ludi votivi del console Quinto Fulvio per dieci giorni).
396 397

Vedi Philipp, RE, IV. A-2, 1932, s.v. Tarracina, coll. 2395.-2397. Sulle Ferie Latine vedi BRELICH 1966, PP. 48-50.

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-174 a.C. Prodigi, la pestilenza e mostri. Nel 174 a.C., il senato decret una consultazione dei libri Sibillini per allontanare una pestilenza, gi iniziata lanno precedente398. Leggiamo da Livio: Cum pestilentia finis non fieret, senatus decrevit, uti decemviri libros Sibyllinos adirent. Ex decreto eorum diem unum supplicatio fuit, et Q.Marcio Philippo verba praeeunte populus in foro votum concepit, si morbus pestilentiaeque ex agro Romano emota esset, biduum ferias ac supplicationem se habiturum. In Veienti agro biceps natus puer, et Sinuessa unimanus, et Auximi puella cum dentibus, et arcum arcus interdiu sereno caelo super aedem Saturni in foro Romano intentus, et tres simul soles effulserunt, et faces eadem nocte plures per caelum lapsae sunt, et Lanuvini Caeritesque anguem in oppido suo iubatum, aureis maculis sparsum, aparuisse adfirmabant, et in agro Campano bovem locutum esse satis constabat. Liv. XL. 21. 10 - 13 399 Come remedium segnalata la celebrazione di una supplicatio di un giorno, accompaganta dal voto di un'altra supplicatio e di feriae, per la durata di due giorni, una volta ristabilita la normalit. Nello stesso anno inoltre segnalata la presenza di diversi prodigia: la nascita di un bambino con due teste, con una mano sola, una bambina con i denti, un arcobaleno a ciel sereno, tre soli in cielo, un bue parlante, tutti segni di sovvertimento totale del cosmo che abbiamo incontrato pi volte.

Vedi Liv. XL. 21. 5 -10. Cfr. Obs. 12 Poich non si vedeva la fine del morbo, il senato ordin che i decemviri consultassero i libri Sibillini; per loro disposizione fu indetto un giorno di supplicazione e mentre Q.Marcio Filippo pronunciava la formula il popolo nel foro fece voto, se quellepidemia di peste fosse stata allontanata dal territorio di Roma, di celebrare feste e supplicazioni per due giorni. Nel territorio di Veio naque un bambino con due teste, uno a Sinuessa con una mano sola, ad Osimo una bambina con i denti, e sopra il tempio di Saturno nel foro Romano si disegn un arcobaleno in pieno gorno a cielo sereno e rifulsero contemporaneamente tre soli e nella stessa notte trascorsero per il cielo molte stelle cadenti, mentre i Lanuvini e i Ceriti attestarono lapparizione nelle loro citt di un serpente crinito cosparso di macchie gialle e nel territorio campano risultava in modo fededegno che un bue si fosse messo a parlare.
398 399

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-173 a.C. Una flotta in cielo e pesci in terra: prodigia e supplicatio. Il 173 a. C, lanno precedente allinizio della terza guerra Macedonica, (172 a.C.-178 a.C.), condotta contro Perseo, figlio di Filippo IV, che negli anni immediatamente precedenti aveva pericolosamente incrementato il suo potere400. Nellattesa della guerra, i libri Fatales vengono preventivamente interrogati, per espiare alcunii prodigia. I libri in particolare sono esaminati per sapere a quali di rivolgere le precationes. Tra i prodigia, lapparizione in cielo di una classis magnae specis, una grande flotta, mentre nell agrum gallicum, laratro mette alla luce, sotto le zolle, dei pesci. Leggiamo da Livio: Cum bellum Macedonicum in expectatione esset, priusquam id susciperetur, prodigia expiari pacemque deum petiprecationibus, qui editi ex fatalibus libris essent, placuit. Lanuvi classis magnae species in caelo visa dicebatur, et Priverni lana pulla terra enata, et in Veientini apud Rementem lapidatum; Pomptinum omne velut nubibus lucustrarum coopertum esse; in Gallico agro, qua induceretur aratrum, sub existentibus glaebis pisces emersisse. Ob haec prodigia libri fatales inspecti, editumque ab decemviris est, et quibus diis quibusque hostiis sacrificaretur, et ut supplicatio prodigiis expiandis fieret, alteraque, quae priore anno valetudiinis populi causa vota esset, ea uti fieret feriaeque essent. Itaque sacrificatum supplicatumque est, ut decemviri scriptum ediderant. Liv. XLII. 2. 37 401 I provvedimenti presi dai decemviri non presentano elementi eccezionali: le supplicationes sono segnalate con sempre maggior frequenza fra i riti espiatori Sibillini. Il passo per prezioso per laccuratezza con cui Livio descrive lazione dei decemviri, che paiono indicare non solo la tipologia dei
400

Sulla terza guerra Macedonica, vedi GABBA 1990c, pp. 220-221.

Mentre era nellattesa di tutti lo scoppio della guerra in Macedonia, prima che le si desse inizio, fu deciso di rendere innocui i prodigi con cerimonie espiatorie e di invocare con preghiere la benevolenza degli di indicati dai libri Fatali. A Lanuvio si diceva che era stata avvistata nel cielo lapparizione di una grande flotta e a Priverno erano nati dalla terra bioccoli di lana scura e nel territorio di Veio, presso Remente, piovute pietre. Tutta la regione pontina era stata offuscata come da un nugolo di cavalette; nel territorio gallico, dove si affondava laratro, di sotto alle zolle sollevate erano venute alla luce dei pesci. Per tali prodigi furono consultati i libri Fatali e i decemviri notificarono a quali dei e con quali vittime si doveva sacrificare e ordinarono una supplicazione per allontanare linfluenza dei prodigi e una seconda per sciogliere il voto fatto lanno precedente allo scopo di impetrare la buona salute del popolo romano: inoltre questi due giorni dovevano essere considerati festivi. Sacrifici e supplicazioni si svolsero secondo il cerimoniale che i decemviri avevano dichiarato daver trovato scritto nei libri.
401

152

rituali espiatori e le divinit da onorare, ma anche le modalit con cui questi dovevano svolgersi; essi si occupano anche supplicatio dellanno precedente. di ricordare la promessa

- 172 a.C. la colonna fulminata. Nellanno 172 a.C. si verific, secondo Livio, un singolare prodigio. Una collona rostrata, ricordo della vittoria del console Marco Emilio su Cartagine durante la prima guerra Punica, venne abbattuta da un fulmine. Per espiare il prodigio si ricorse sia al collegio decemvirale che agli aruspici. In suspensa civitate ad expectationem novo belli, nocturna tempestate columna rostrata in Capitolio bello Punico priore posita ob victoriam M. Aemili consulis, cui collega Ser. Fulvius fuit, tota ad imum fulmine discussa est. Ea res prodigii loco habita ad senatum relata est; patres et haruspices referre et decemviros adire libros iusserunt. Decemviri lustrandum oppidum, supplicationem obsecrationemque habendam, victimis maioribus sacrificandum et in Capitolio Romae et in Campania ad Minervae promunturium renuntiarunt; ludos per decem dies Iovi Optimo Maximo primo quoque die faciendos. Ea omnia cum cura facta. Haruspices in bonum versurum id prodigium, prolationemque finium et interitum perduellium portendi responderunt, quod ex hostibus spolia fuissent ea rostra, quae tempestas disiecisset. Liv. XLII. 20. 1-6. 402 Lepisodio in esame un buon esempio della doppia azione di aruspici e decemviri nel trattamento dei prodigi, gi presente nelle espiazione degli androgini; questa doppia azione si intensificher nel primo secolo a.C. con un importante aumento dellattivit degli aruspici. Osserviamo comunque che non si tratta di uninferenza di questultimi nei compiti tradizionali del collegio
Nella citt, ansiosa per la nuova guerra, durante una tempesta notturna, la colonna rostrata collocata sul Campidoglio durante la prima guerra punica a ricordo della vittoria del console Marco Emilio, collega di Sergio Fulvio, fu completamente abbattuta dal fulmine sino alla base. Il fatto, considerato singolare prodigio, fu esposto al senato; i padri ordinarono agli aruspici di far conoscere il loro parere e ai decemviri di consultare i libri sacri. I decemviri riferirono che bisognava purificare la citt, celebrare una supplicazione con pubbliche preghiere e offrire sacrifici di vittime maggiori, sia a Roma nel Campidoglio sia in Campania presso il promontorio di Minerva; e inoltre allestire giochi per dieci giorni in onore di Giove Ottimo Massimo, al pi presto. Tutte queste prescrizioni furono eseguite con cura. Gli aruspici risposero che quel prodigio si sarebbe risolto in loro favore preannunciando ampliamento dei confini e sterminio dei nemici, in quanto i rostri distrutti nella tempesta erano spoglie sottrate al nemico.
402

153

decemvirale romano. I due corpi infatti hanno precise e distinte funzioni: i decemviri si occupano, come al solito di proporre rituali espiatori, mentre gli aruspici offrono linterpretazione del prodigio. Potremmo inferire, da questo episodio, non solo una indipendenza dei due ordini ma anche una non collaborazione, una indifferenza degli uni verso gli altri; e interessante notare che il prodigio, interpretato come favorevole a Roma e allespansione del suo dominio dagli aruspici, sia comunque trattato come un dirum prodigium dai decemviri, i quali si occupano appunto di prescrivere rituali che possono essere considerati come straordinari, indetti a sottolineare la gravit del fenomeno occorso. In questottica venne probabilmete visto lordine di indire ludi di dieci giorni in onore di Iuppiter Optimum Maximus, dio supremo, garante dell imperium romano, il cui tempio sul Campidoglio era il simbolo stesso dello stato, della res publica, la cui nascita era stata segnata dallerezione del tempio e dalla sostituzione della triade pre-Capitolina, formata da Iuppiter-Mars-Quirino con la triade Iuppiter-Iuno-Minerva.403 I ludi, dunque, dovevano scongiurare, nella fattispecie, possibili pericoli inerenti alla solidit dello stato e dellegemonia romana. Per quanto riguarda i sacrifici rivolti a Minerva, essi certamente erano indirizzati allo stesso scopo, in quanto Minerva era divinit costituente la triade capitolina.404 Osserviamo che i riti dovevano svolgersi in Capitolio, ma anche in Campania ad Minervae promontorium, cio a Punta Campanella, presso Sorrento, in territorio greco, e dunque rivolti alla Minerva locale; le suppliche erano dunque indirizzate a propiziarsi la divinit del nemico, in un momento cui Roma si preparava alla guerra contro Perseo.405

403

Per la sostituzione della triade Mars-Quirinus Iuppiter con la triade Iuppiter- IunoSu Minerva e la sua funzione nella triade Capitolina , vedi SABBATUCCI 1998, I, pp. 148

Minerva, vedi DUMEZIL 1974, pp.290-313; cfr. anche SABBATUCCI 1998, I, p. 143 ss
404

ss. 405 Cfr. BREGLIA PULCI DORIA 1999, p.290.

154

-189 a.C. Prodigi che coinvolgono Fortuna. Lanno 169 a.C vede Roma ancora impegnata nel settore orientale (la terza guerra Macedonica si concluder lanno dopo, nel 168 a.C., con la battaglia di Pidna). Livio annota molti prodigia, accaduti in diverse localit: In urbe Romana duo aeditui nuntiarunt, alter in aede Fortuna anguem iubatum a conpluribus visum esse, alter in aede Primigeniae Fortunae, quae in colle est, duo diversa prodigia, palmam in aera enatam et sanguine interdiu pluvisse. []. Publicorum prodigiorum causa libri a decemviris aditi: quadraginta maioribus hostiis quibus diis consules sacrificarent ediderunt, et uti supplicatio fieret cunctique magistratus circa omnia pulvinarias victumis maioribus sacrificarent populusque coronatus esset. Omnia, uti decemviri praeierunt, facta. Liv. XLIII. 13. 3-8. 406 I prodigia, coinvolgono tutti la dea Fortuna e due dei suoi tanti templi sparsi nella citt, in particolare quello della Fortuna Primigenia in colle (il Quirinale), detto anche della Fortuna Publica. Il tempio, dedicato nel 194 a.C.407, stabiliva, con una scelta significante, linserimento al centro della citt del culto della Fortuna Primigenia, che, come abbiamo visto, gi aveva un culto a Preneste. Quello della dea era considerato il culto-margine per eccellenza, in quanto Fortuna Primigenia, rappresentativa del caos pre-cosmico, primordiale, si voleva contrapposta a Iuppiter, e alla sua sfera cosmicaattuale408. Dai libri Sibillini ancora una volta proposto un remedium coinvolgente lintera popolazione, in un rituale collettivo. Significativo il fatto che a celebrare i sacrifici venissero chiamati tutti i magistrati, e che per espiare una crisi nella sfera di Fortuna fosse indicato di fare supplicationes in tutti i templi
406

Nella citt di Roma, due guardiani dei templi riferirono, luno che nel tempio della Fortuna da parecchie persone era stato visto un serpente crinito, laltro che nel tempio della Fortuna Primigenia, che si erge sul colle Quirinale, si erano verificati due diversi prodigi, la nascita di una palma nello spiazzo antistante ed una pioggia di sangue in pieno giorno.[]. In vista di questi prodigi avvenuti nel territorio dello stato i decemviri consultarono i libri; resero noto che i consoli dovevano fare sacrifici di quaranta vittime maggiori agli dei e a quali di essi, che si celebrasse una supplicazione e che tutti i magistrati insieme offrissero sacrifici di vittime maggiori in tutti i templi e che il popolo portasse corone di alloro. Tutte queste disposizioni furono eseguite nel modo prescritto dai decemviri.
407 408

Liv. XXIX: 36. 8. Vedi BRELICH 1955, p. 9-48. Cfr. SABBATUCCI 1988, p. 173.

155

delle altre divinit: i prodigi riguardano la dea Fortuna, ma sembrano richiedere un coinvolgimento di tutti gli di.

149 /146 a.C. Celebrazione dei Ludi Saeculares. Nello stesso anno di inizio della terza guerra Punica, il 149 a.C., Livio ricorda la celebrazione dei ludi Saeculares, in onore di Dis Pater. Tertii Punici belli initium altero et sescentesimo ab urbe condita anno, intra quintum annum quam erat coeptum, consummati. []. Ludi Diti patri ad Tarentum ex praecepto librorum facti, qui ante annum centesimum primo Punico bello, quingentesimo et altero anno ab urbe condita facti erant. Liv. Per. 49. 409 Da Censorino, che nella sua lista indica questi come quarti ludi Saeculares, sappiamo che Varone e Valerio Anziate li avevano datati al 149 a.C.; ma anche che gli annalisti, Pisone, Gellio e Cassio Hemina, tutti e tre viventi durante la met del II a.C., li avevano collocati invece nel 146 a.C. Al di l dello scarto fra le due tradizioni possiamo considerare questa celebrazione come pienamente storica, in quanto testimoniata da fonti coeve410. Nel passo di Livio, i ludi Saeculares del 149/46 a.C. non sono legati allinsorgere di prodigia, come i precedenti, ma esplicitamente vengono celebrati per seguire il modello instaurato dai precedenti. Nellimminenza dellultimo scontro con Cartagine, viene dunque riproposto un modello rituale rassicurante, garante del perpetuarsi dellintera citt, nel tempo scandito dai saecula-generazione.

409

All inizio della terza guerra punica, conclusasi entro un quinquennio dal suo principio, nellanno 602 dalla fondazione dell Urbe. []. Furono celebrati i giochi in onore di padre Dite, presso il Tarento secondo le prescrizioni dei libri, giochi celebrati gi cento anni prima, durante la prima guerra punica, nellanno 502 dalla fondazione della citt.
410

Cfr. COARELLI 1997, pp. 103 ss.

156

-144 a.C. Acqua contestata. La politica degli acquedotti ed i Marcii. Nel 144 a.C. il senato affida al pretore urbano Q. Marcius Rex il compito della costruzione di un nuovo acquedotto che avrebbe dovuto raggiungere il Campidoglio. Lanno dopo, i decemviri, consultati i libri Sibillini, a causa di alcuni prodigia non specificati, riferiscono di aver trovato un oracolo che impediva di fatto la costruzione della nuova opera. [] eo tempore decemviri, dum aliis ex causis libros Sybillinos inspiciunt, invenisse dicuntur, non esse fas quas Aquam Marciam, seu potius Anionem de hoc enim constantius traditur in Capitolium perduci. Front. De aqua, VII. 4 - 5.411 Lepisodio sembra testimoniare una situazione squisitamente politica, con il coinvolgimento del collegio decemvirale in un attacco diretto contro il prestigio dei Marcii. L indicazione sibillina potrebbe essere stata creata ad hoc ai fini dellopposizione alla realizzazione dellacquedotto; il collegio si sarebbe trovato al centro di un intrigo pi politico che religioso, provocato da una parte della nobilitas contraria alla gens Marcia412. Il divieto oracolare espresso dai decemviri deve dunque essere considerato un escamotage, creato ex novo per loccasione, oppure effettivamente si basava su una qualche tradizione riguardante lAnio e lo sfruttamento delle sue acque? A riguardo sono state ipotizzate possibili connessioni con tradizioni riguardanti la propiziazione di entit legate alle fonti; tuttavia non possibile, in mancanza di altre notizie sullepisodio dare maggior corpo a una tale ipotesi413.
411

In quel tempo, i decemviri, avendo consultato I libri Sibillini per altre necessit, dissero di aver trovato che non era lecito portare l'acqua Marcia, o piuttosto l'Anio per tradizione pi regolarmente chiamata cos fino sul Campidoglio. 412 GAGE 1955, p.397.
413

GAGE 1955, p 397. La fonte dellAnio, secondo Frontino, era di tipo sulfureo , e quindi

per le virt terapeutiche e divinatorie dei flussi gassosi, particolarmente adatta ad essere legata ad una entit fontinale, nella fattispecie alla misteriosa figura di Albunea: Albunea, secondo Tibullo (II. V. 67), era anche il nome della Sibilla Tiburtina, la decima della lista varroniana, di cui fra le acque dellAnio era stata trovata la statua portante un libro - da non confondere con i libri Sibillini che doveva contenere le sortes di Roma. Sulle entit acquatiche e fontinali, vedi CHIRASSI COLOMBO 2004b

157

Bisogna anche notare che il divieto dei decemviri non fu rispettato: laqua Marcia venne efetivamente costruita qualche anno pi tardi
414

. Non ci sembra

che ci vada letto come una mancanza di prestigio o di mancanza di forza del collegio. Invece lazione dei decemviri da considerarsi analogamente allepisodio di Vulsone - come uno sconfinamento del collegio dal proprio ambito di competenza: i decemviri erano infatti preposti alla procuratio dei prodigia e non a dare responsi oracolari atti ad influenzare le scelte organizzative-politiche della citt; ma ci sembra ripetersi nellanno successivo.

- 143 a.C. Una sconfitta militare ed una prescrizione sibillina. Secondo Obsequens nel 143 a.C., dai decemviri, probabilmente consultati per espiare alcuni prodigia avvenuti ad Amiterno e a Caure, venne trovato un oracolo Sibillino che prescriveva la celebrazione di un sacrificio sulla frontiera col territotorio gallico, prima di una invasione di questultimo. Amiterni puer tribus pedibus natus; Caurae sanguinis rivi e terra fluxerunt. Quum a Salassis illata clades esset Romanis, decemviri pronuntiaverunt, se invenisse in Sibyllinis, quoties bellum Gallis illaturi essent, sacrificari in eorum finibus oportere. Obs. 19. 415 La prescrizione da ricollegarsi alla sconfitta subita dal console Appio Claudio Pulchro. Questi, spinto dallodio contro il collega Quinto Metello aveva portato guerra contro la popolazione gallica alpina dei Salassi, nellintenzione di ottenere una facile vittoria e poter celebrare da solo il trionfo; fin invece col subire molte perdite. Due decemviri furono inviati a celebrare il sacrificio delloracolo, e la guerra fin favorevolmente per i Romani 416. Come nel 189 a.C. nuovamente i libri Sibillini sono collegati al superamento di
414

Front. De aqua, loc. cit.

415

Ad Amiterno era nato un bambino con tre piedi; a Caure scorsero rivi di sangue dalla terra. Poich i Salassi avevano fatto subire una sconfitta ai romani, i decemviri annunciarono di aver trovato nei Sibillini che, qualora si facesse guerra ai Galli, fosse opportuno sacrificare sui loro confini.
416

Liv. Ep. LIII; Diod. Fr. 74.1; Oros. V. 4. 7.

158

confini; se nel 189 a.C. stabilivano un limite da non oltrepassare, nell'anno in questione forniscono precise indicazioni per superare il confine evitando pesanti conseguenze. Non sappiamo quale natura potesse avere il sacrificio; esso poteva essere forse diretto a qualche divinit nemica con scopo propiziatorio, rimandando cosi al rito dellevocatio.

-142 a.C. fame, peste e un androgino. Per il 142 a.C., Obsequens annota i seguenti accadimenti: Fames et pestilentia quum essent, per decemviros supplicatum ; Lunae androginus natus, praecepto aruspicum in mare deportatus ; tanta fuit Lunensibus pestilentia, ut iacentibus in publicum passim cadaveribus, qui funerarent, defuerint. [] Obs. 22. 417 Per la peste viene indicato il remedium consueto della supplicazione. Non specificato quali riti vennero approntati per espiare landrogino: possiamo supporre che in essi vennero coinvolti come precedentemente i decemviri.

417

Poich si erano verificate una pestilenza e una carestia, i decemviri ordinarono una supplicazione; a Luni naque un androgino che, per ordine degli aruspici, venne buttato in mare. A Luni la peste fu cos grave che i cadaveri giacevano sparsi sul suolo pubblico.

159

-133 a.C. Un assassinio sacrilego e la richiesta di aiuto all antquissima Ceres. I libri Sibillini vennero nuovamente consultati nel 133 a.C. in seguito al verificarsi di molti prodigi: comparsa del sole di notte, un bove parlante, una pioggia di sangue, fuochi che non bruciano, pianti di bambino uditi nel tempio di Giunone Regina e, fra tutti pi grave, la presenza di un androgino. Leggiamo da Obsequens: In Amiterno sol noctu visus, eiusque lux aliquandi fuit visa. Bos loquutus, et nutritus publice. Sanguine pluit. Anagniae servo tunica arsit, et intemotuo igne, nullus flammae apparuit vestigium. In Capitolio nocte avis gemitus simileis hominis dedit. In aede Iunonis Reginae acutum ligusticum fulmine tactum. Fugitivorum bellum in Sicilia exortum. Coniuratione servorum Italia oppressa. Tiberius Gracchus legibus ferendis occisus.[] In lacu Romano lacte rivi manarunt. Lunae terra quatuor iugerum spatio in profundum abiit, et mox de caverna lacum reddidit. Ardae terra pluit. Minturnis lupus vigilem laniavit, et inter tumultum effugit. Romae bubo et alia avis ignota visa. In aede Iunonis Reginae, clausis per biduum valsis, infantis vox audita. Scuta novo sanguine maculata. Puella quadrupes nata. In agro Ferentino androginus natus, et in flumen deiectus. Virgines ter novenae canantes Urbem lustraverunt. []. Obs. 25. 418 Tutti questi fatti portentosi si verificarono in concomitanza ad un assassinio politico di straordinaria rilevanza, quello di Tiberio Gracco, ucciso nello svolgimento delle sue funzioni, mentre ancora ricopriva la carica di tribuno della plebe 419. Con la sua azione politica Tiberio aveva inteso riformare il regime di distribuzione terriera in favore della piccola propriet, il cui decadimento, aveva fortemente compromesso lequilibrio della societ e delleconomia. A
418

Ad Amiterno il sole, di notte fu visto per qualche istante riprendere una viva luce. Un bue, che aveva parlato, venne perci nutriro a spese dello stato. Piovve sangue. Ad Anagni la tunica di uno schiavo prese fuoco e la fiamma si spense da s, senza lasciare la minima traccia. Sul Campidoglio, la notte, un uccello gemette in modo simile a quello di un uomo. Nel tempio di Giunone Regina una lancia presa ai Liguri venne colpita dal fulmine. In Sicilia cominci la guerra degli schiavi fuggitivi. In Italia la congiura degli schiavi venne sedata. Morte di Tiberio Gracco, autore di nuove leggi. [] Nel lago romano si formarono rivi di latte. A Luna nella terra si apr uno spazio profondo quattro iugeri, e labisso divenne un lago. Ad Ardea piovve terra, a Minturno un lupo dilani una sentinella, fugg fra il tumulto. A Roma fu visto un allocco e altri uccelli sconosciuti. Nel tempio di Giunone Regina, con le porte chiuse, venne udito per due volte il pianto di un bambino. Degli scudi furono trovati macchiati di sangue fresco. Naque una bambina con quattro piedi. Nel territorio ferentino naque un androgino che venne gettato nel fiume. Tre cori di vergini purificarono la citt. [].
419

Plut. Ti. Gracch. XVII-XX.

160

partire dalle grandi conquiste seguite alle Guerre Puniche, lallargamento dell'ager publicus, ovvero del terreno di propriet statale, acquisito in occasione delle innumerevoli vittorie su suolo italico, non aveva comportato un conseguente miglioramento per i piccoli proprietari, perch lo stato preferiva vendere o affittare ai pi ricchi, cosa che alla fine aveva eroso la piccola propriet a scapito dei latifondisti. La decadenza dei piccoli contadini minacciava le basi stesse della potenza romana, in quanto rendeva sempre pi difficile il reclutamento, poich solo i proprietari di terra erano soggetti al servizio militare. Tiberio Gracco durante il suo tribunato port avanti delle proposte di riforma con le quali si intendeva recuperare allo stato i terreni dei grandi latifondi, al fine di redistribuirli fra i piccoli contadini depauperati. Queste proposte erano state violentemente contestate e avevano prodotto numerosi episodi di ostruzionismo e disordine pubblico, culminanti con luccisione, nel 133 a..C., del tribuno stesso e di molti suoi sostenitori, in occasione delle votazioni per lelezione del tribuno per l'anno successivo, carica a cui Tiberio si era nuovamente candidato420. La morte di Tiberio Gracco dunque, segna un momento cruciale per Roma. E in connessione con questo avvenimento che si possono leggere i contemporanei prodigia e le correlate espiazioni. Inanzittutto, in un anno segnato dalla discordia interna, nella sua lista, Obsequens ricorda la nascita di un androgino: appare evidente luso politico dellannuncio di un tale monstrum, fra tutti il pi grave. A Tiberio viene riservata lo stesso destino dei semimares421. La sua uccisione, descritta dalle fonti come un atto dalle connotazioni rituali che ne sottolineano la gravit sacrilega; dopo essere stato ucciso, il corpo del tribuno, negato al fratello Caio che lo reclamava per la sepoltura, viene gettato nel Tevere. Attraverso la privazione della sepoltura e labbandono alle acque, viene
420

Enorme la bibliografia sulla politica graccana. Per un inquadramento, vedi ROSSI 1980,

pp. 31-74; CASSOLA-CRACCO RUGGINI 1992, pp. 60-62; GABBA 1990c, pp. 211-213; GABBA 1990e. In particolare sulle dinamiche che portarono al problema agrario, vedi GABBA 1990d. Per la storia dei tribunati dei fratelli Gracchi le fonti fondamentali sono le Vite di Tiberio e Caio Gracco di Plutarco, il primo libro delle Guerre Civili di Appiano e frammenti di Diodoro Siculo, per i quali vedi BOTTERI 1992.
421

Cfr. BREGLIA PULCI DORIA 1983, p.181.

161

segnata lesclusione dalla citt della persona e della azione politica del tribuno, considerato come un monstrum da eliminare
422

. Lequiparazione di

Tiberio Gracco e della sua azione politica ad un monstrum, ad un evento prodigioso, pu essere fatta anche considerando che, allorch si era ricanditato alla carica di tribuno, era stato accusato di aspirare alla monarchia423, ambizione per lappunto mostruosa, che non trova posto nellordinamento statale della civitas, come insegna la vicenda esemplare di Spurio Melio, il cavaliere accusato di tale nefandezza nel 436 a.C.424, e perci ucciso, indicato espressamente come monstrum dal senato. Ora, tra le cerimonie di espiazione indicata una lustratio, che con il coro delle ventisette fanciulle rimanda alla cerimonia approntata per la prima volta nel 207 a. C. e riccorente nellespiazione di androgini. Si pu supporre che le cerimonie fossero indirizzate a Iuno Regina, anche in connessione con le grida di un bambino infante udite nel suo tempio. Tuttavia Iuno Regina non la sola divinit chiamata in causa. Secondo altre fonti425, in seguito ai molti prodigi occorsi dopo la morte di Tiberio i libri Sibillini avevano suggerito di onorare lantichissima Cerere, antiquissimam Cererem placari oportet. Si tratta della Ceres (Demeter) siciliana di Enna, alla quale venne inviata una delegazione costituita dagli stessi decemviri. Leggiamo di seguito, il passo di Cicerone e quello di Valerio Massimo: [] apud patres nostros atroci ac difficili rei publicae tempore, cum Tiberio Graccho occiso magnorum periculorum metus ex ostentis portenderetur, P. Mucio L. Calpurnio consulibus aditum est ad Libros Sybillinos; ex quibus inventum est Cerem antiquissimam placari oportere. Tum ex amplissimo collegio decemvirali sacerdotes populi Romani, cum esset in Urbe nostra Cereris pulcherrimum et magnificentissimum templum, temen usque Hennam profecti sunt. Tanta enim erat auctoritas et vetustas illius religionis ut, cum illuc irent, non ad aedem Cereris sed ad ipsam Cererem proficisci viderentur. Cic. Verr. II. 4. 108.426
422

Leliminazione attraverso le acque del Tevere segnava lallontanamento dal corpo civico di

tutto ci che in qualche modo era passabile di metterne in pericolo lesistenza stessa. Sulla tematica vedi LE GALL 1953, pp. 88-89. Sullepisodio di Tiberio gettato nel Tevere, vedi Plut. Ti. Gracch. XX. 4; App. Bell. civ. I. 16. 70; De vir. ill. 64. 8. La stessa sorte tocc al fratello Caio, vedi Plut. C. Gracch. XXVI. 2. e Velleio Patercolo, II. 6. 423 Plut. Ti.Gracch. IX-XX; App. B.C. I.1.9- I.2.17
424 425

Vedi supra, p. 56 ss. Cic. Verr. II. 4. 108; Diod. Sic. XXXIV; 35. 10.Val. Max. I. 1. 1.

426

[] al tempo dei nostri padri, quando il nostro stato si trovava in una situazione terribilmente difficile e, dopo luccisione di Ti. Gracco, i prodigi preannunciavano

162

[] Gracchano tumultu moniti Sibyllinis libris ut vetustissima Cererem placarent, Hennam, quoniam sacra eius inde orta credebant, Xviros ad eam propitiandam miseruunt.Val. Max. I. 1. 1.427

La necessit di placare Ceres va messa in relazione col fatto che con


luccisione di Tiberio Gracco si era colpito un tribuno della plebe, protetto dalla sacrosanctitas (sfera comprendente tutto ci che rientrava nella sfera del sacrum e del sanctum), che sanciva la inviolabilit della persona dei tribuni della plebe, in base alla lex sacrata del 449 a.C., anno della creazione della maggiore carica plebea. Ai violatori della sacrosanctitas era imposta la vendita dei propri beni in favore di Ceres, Liber e Libera, nonch la sacratio a Iuppiter (eius caput Iovis sacrum esset);
429 428

Ceres, dea titolare della famosa

triade plebea era investita in prima persona della tutela della carica stessa . La scelta di onorare in particolare la Ceres/Demeter di Enna, anzich quella dellAventino, va messo in relazione con la formulazione antiquissima Ceres attribuito da Cicerone alla dea di Enna430, che si pone, dal punto di vista romano come archetipo della propria Ceres, nonch come dea centromeditterranea e sovragreca431. Come riporta Cicerone, secondo una vetus opinio tutta lisola era Cereri et Liberae consecratam, e qui per la prima volta la dea aveva diffuso i suoi insegnamenti432, piattaforma di valori della democrazia fondanti lattualit civica; per cui in un momento nel quale questi stessi valori sono messi in pericolo appare necessario recarsi non ad aedem
minacciosamente gravi pericoli, si consultarono, sotto il consolato di P. Mucio e di L.Calpurnio, i libri Sibillini, dai quali si apprese la necessit di placare la Cerere pi antica. E allora dei sacerdoti del popolo romano, membri del nobilissimo collegio dei decemviri, pur essendovi qui a Roma un tempio di Cerere di straordinaria bellezza e magnificenza, si misero tuttavia in viaggio per recersi fino ad Enna.
427

[] al tempo della sommossa dei Gracchi, i nostri avi, esortati dai libri Sibillini a placare lantichissima Cerere, mandarono a propiziarsela i decemviri ad Enna, credendo che da l ne avessero avuto origine i riti.
428

Liv III. 55. 7. Invece Dionigi (VI. 89-90), pone la legge in rapporto con la fondazione della Cfr. CHIRASSI COLOMBO 1981, p.409.

triade plebea, nel 493 a.c. Vedi anche CORNELL 1995, pp. 259-260.
429 430

Nella spedizione ad Enna si voluto leggere una svalutazione del tempio romano della

dea in favore di quello siciliano; cfr. BREGLIA PULCI DORIA 1983, p. 179-181. Vedi anche RAWSON 1974, p. 193 212
431 432

CHIRASSI COLOMBO 2006, p. 243 Cic. Verr. I. IV. 108.

163

Cereris sed ad ipsam Cererem. Inoltre la preferenza accordata alla Ceres Siciliana va anche messa in connessione con la contemporanea rivolta servile che era scoppiata nellisola e che aveva avuto inizio proprio da Enna. La sollevazione, che Roma riuscir a sedare lanno successivo, nel 132 a.C., era capeggiata dallo schiavo siriano Euno che si era fatto proclamare re con il nome di Antioco433. Appare dunque chiara la neccessit romana di onorare quella antiquissima Ceres, garante della democrazia, anche in rapporto alle pretese di regalit emergenti nellisola.

433

Vedi Diod. 34-35, 2, 5-7; ROSSI 1980, pp. 35 ss.

164

- 125 a.C. Labominio dellandrogino e il carme sibillino di Flegonte da Tralles. Nellopera per thaumsn Flegonte da Tralles, liberto di et adrianea ci ha tramandato, due oracoli Sibillini (F.Gr.Hist. 257. F. 36. x) che fanno riferimento ad un unico evento prodigiale, avvenuto nel 125 a.C.434 I due oracoli sono stati considerati a lungo una sola composizione, finch Hermann Diels in un mirabile studio filologico
435

, ne riconobbe due distinti carmi, con riferimento

allo stesso prodigio, la nascita di un androgino, databili al 125 a.C. 436 Loracolo di Flegonte molto complesso; alla sua disamina Luisa Breglia Pulci Doria ha dedicato un lungo e approfondito studio a cui rimandiamo437. Qui sottolineiamo limportanza che per noi riveste questo testo, essendo lunico oracolo sibillino romano di una certa lunghezza e riguardante prescrizioni rituali a noi pervenuto. I due oracoli prescrivono rituali diversi; il primo infatti indica come divinit da onorare Demetra e Persefone e forse Zeus ed Hera. Vi indicata una specifica partecipazione femminile, sia di anziane che di fanciulle. Il secondo oracolo e rivolto a Demetra, Persefone, Plutone, Febo ed Era. I carmi sono stati identificati come di origine cumana; ne darebbe prova linsistenza, nel secondo carme, sulla provenienza euboica di Hera e i dati precisi circa Cuma e i suoi rapporti con Pythecusa438. Nel pantheon cumano Apollo, Era, Demetra e Persefone avevano un ruolo importante439. Loracolo potrebbe cos costituire una prova atta a confermare quelle fonti antiche che attribuivano i libri Fatales alla Sibilla Cumana. Tuttavia, se si parte col considerare i libri romani come una raccolta di profezie composite di diversa provenienza, gli oracoli flegontei dimostrano soltanto che in essi pot confluire anche materiale sibillino cumano assieme
434 435 436 437

Per il testo, vedi Appendice. DIELS 1890. BREGLIA PULCI DORIA 1983, p.5 -6. BREGLIA PULCI DORIA 1983 Cfr. MAC BAIN 1982, pp. 129-131; GUITTARD 2007, pp. BREGLIA PULCI DORIA 1983, p. 31. BREGLIA PULCI DORIA 1983, p. 36. Su Hera ed Apollo a Cuma, vedi VALENZA MELE

257 pp.
438 439

1992.

165

ad altro di diversa provenienza440. La volont di ricollegarsi ad un oracolo cumano potrebbe essere spiegato dalla situazione politica del periodo. Inoltre possiamo notare come negli oracoli siano riscontrabili diverse interpolazioni, che ci attestano come uno stesso oracolo Sibillino potesse essere riutilizzato pi volte in diverse occasioni. Il prodigio della nascita dell androgino un fenomeno che si ripeter pi volte, soprattutto negli anni dellultimi decenni del secolo in esame e nel primo di quello successivo441. Per quanto riguarda la storia dellevoluzione dei rituali espiatori dedicati ai agli androgini, loracolo, attesta la presenza di Demetra/Cerere e Persefone / Proserpina, quali divinit atte a stornare tali prodigi : gi nel 133 a.C. la antiquissima Ceres di Enna era stata coinvollta nelle espiazioni di un androgino in rapporto alla violazione della sfera della sacrosanctitas del delitto politico delluccisione di Tiberio Gracco.442 Il 125 a.C. era unanno che si prestava ad essere segnato dalla presenza di un androgino, monstrum passabile di essere interpretato in chiave anti graccana; il console dellanno, Fulvio Flacco, gi filograccano, aveva ripreso la politica delle riforme e in particolare aveva proposto la concessione della cittadinanza agli alleati italici, con lintenzione di coinvolgerli nel programma di redistribuzione terriera. La proposta, che incontr il favore delle masse popolari italiche, venne violentemente osteggiata dalla classe dirigente romana e la proposta di Fulvio Flacco fu per il momento accantonata443.

440

Sulleffettiva esistenza di una tradizione sibillistica cumana, gi da epoca arcaica, vedi, A tale proposito, ad esempio, i versi riguardante il troiano costituirebbero unaggiunta dei

supra, nota 11.


441

primi anni del I secolo a.C. e potrebbero riguardare, forse, Silla. BREGLIA PULCI DORIA 1983, p.265 279.
442 443

BREGLIA PULCI DORIA, 1983 p. 167-185. Vedi ROSSI 1980.pp. 109-116; CASSOLA-CRACCO RUGGINI 1992, pp. 64-65; GABBA

1990e p. 680.

166

- 122 a.C. Loperato di Caio Gracco, la sua uccisione e e un androgino. Anche per il 122 a.C. ci troviamo di fronte al monstrum costituito dalla

presenza di un androgino: Il segno si inserisce in un anno che vede culminare un altro momento tragico della battaglia riformistica dei fratelli Gracchi. Dopo dieci anni Caio Gracco, aveva ripreso la politica agraria redistributiva delle terre incominciata dal fratello; nel 122 a.C., rieletto tribuno della plebe aveva proposto una riforma che consentisse di estendere la cittadinanza romana a tutti i popoli italici alleati e per fronteggiare il problema dellesurimento delle terre da distribuire, una legge che approvasse la costituzione di nuove colonie latine sul suolo italico e anche estero; una colonia, dal nome Iunonia Cartagho, avrebbe dovuto ad esempio sorgere nel territorio di Cartagine. Ma la proposta riguardante la concessione della cittadinanza non venne accolta con favore dalla plebe urbana, cosa che permise all'opposizione di fomentare un diffuso malcontento e organizzare disordini volti a distruggere loperato di Caio. Alla fine del 122 a.C. venne dato lordine ai consoli di smantellare la nascente colonia di Iunonia Carthago e a Roma vi furono scontri che terminarono con la morte di Caio Gracco e di numerosissimi popolari. La testa di Caio venne gettata nel Tevere 444, secondo il modello di eliminazione dalla citt che abbiamo visto. Lanno cos connotato, non poteva mancare di una serie di prodigia in cui compare anche un androgino, segno per eccelenza della confusione, del caos, a livello cosmico quanto politico445. In foro Vessano androgynus natus, in mare delatus est; in Gallia tres soles et tres lunae visae; vitulus biceps natus; bubo in Capitolio visus, et ex incendio catena consumpta. []. Obs. 30. 446

444 445

Vedi Plut. C. Gracch. XXVI. 2. e Velleio Patercolo, II. 6. Per un inquadramento sulle vicende riguardanti Caio Gracco, vedi ROSSI 1980, pp.

117-146; CASSOLA- CRACCO RUGGINI 1992, pp. 65-67; GABBA 1990e pp. 682 ss.
446

Nel foro di Vessa nacque un androgino, che fu gettato in mare. In Gallia furono visti tre soli e tre lune [].

167

Nella scarna notizia di Obsequens non viene specificato lintervento dei decemviri per lespiazione. La presenza per, pu essere considerata come sottointesa, vista la prassi rituale che vedeva coinvolti insieme aruspici e decemviri nella espiazione degli androgini. - 119 a.C Un androgino gettato in mare. Il 119 a.C. segna la fine definitiva delle riforme agrarie con lo smantellamento della commisione che doveva occuparsi degli aspetti tecnici della redistribuzione. Anche per questanno ricordata la presenza di un androgino monstrum che segnala la situazione di caos e la necessit che questa venga riassorbita. Come per il 122 a.C., la fonte non cita lazione decemvirale, che pu essere solo supposta: Androgynus in agro romano annorum octo inventus, et in mare deportatus; virgines ter novenae in Urbe cantarunt. Obs. 32. 447

- 118 a.C. Un fegato incompleto, una pioggia di latte ed altri fenomeni. per il 118 a.C. Obsequens riporta i seguenti prodigia: Catone consule immolante exta tabuerunt; caput iocinoris inventum non est; lacte pluit; terra cum mugitu tremuit ; examen apum in foro consedit. Sacrificium ex Sibyllinis. Obs. 33.448

447

Un androgino di otto anni fu trovato nellagro romano e venne gettato in mare; tre cori di nove vergini cantarono nellUrbe.
448

Mentre veniva fatto un sacrificio dal console Catone, le interiora delle vittime si corruppero subito ; non venne trovata la parte superiore del fegato; piovve del latte ; la terra trem e si udirono dei muggiti; uno sciame di api si pose nel foro. In base ai libri Sibillini venne fatto un sacrificio.

168

E la prima volta che viene compreso fra i prodigia da espiare la particolare formazione del fegato di una vittima sacrificale; ci dovuto forse allimportanza sempre pi grande data agli aruspici. Per questo e per altri prodigia vennero comunque consultati i decemviri.

-117 a.C. Vari prodigi e un androgino a Saturnia. Per il 117 a.C. sono ricordati prodigia sia nel territorio di Roma che in altri municipi, Preneste e Priverno; a Saturnia in particolare venne trovato un androgino; nuovamente predisposta la cerimonia comprendente il coro di ventisette vergini, non sono per specificate le divinit che vennero cos onorate. Leggiamo da Obsequens: Fulmine Romae et circa pleraque tacta; Praeneste lacte pluit; hastae Martis in regia motae ; Priverni terra septem iugerum spatio in caverna desedit ; Saturniae androgynus annorum decem inventus, et mari demersus ; virgines viginti septem Urbem carmine lustraverunt. Reliquum anni in pace fuit. Obs. 34. 449

449

I fulmini colpirono in molti punti Roma e il territorio circostante. A Preneste piovve latte;le aste di Marte nella regia si mossero. A Priverno la terra si apr e si form una caverna di sette iugeri. Venne trovato a Saturnia un androgino di dieci anni, che venne annegato in mare. Ventisette fanciulle fecero una lustrazione nella citt cantando un inno. Il resto dellanno trascorse tranquillamente.

169

-114 a.C. Uno stupro fulmineo. Per il 114 a.C. Obsequens riporta un particolare prodigium. Pompeius Elvius eques romanus, a ludis romanis, quum in Apulia reverteretur, in agro Stellati filia eius virgo, equs insidens, fulmine icta, exanimataque, vestimento deducto, in inguinibus exerta llingua per inferiores locos, ut ignis ad os emicuerit: responsum, infamiam virginibus et equestri ordini portendi, quia equi ornamenta dispersa erant; tres uno tempore virgines Vestales nobilissime cum aliquot equitibus romanis incesti poenas subierunt; aedes Venere Verticordia factam. Obs. 35.450 Anche Plutarco riporta il passo riguardante il prodigio; (Aetia 283f-284c). Lo storico mette in stretta relazione la vicenda riguardante Elvia e la scoperta della colpa delle vestali, che considera un deinon, unazione nefasta. Lincestum delle vestali e il prodigium riguardante Elvia, che si presenta come stuprum celeste di un corpo virginale oscenamente violato richiamano lattenzione sul significato dellobbligo alla castitas, valore fondante il senso stesso della salvezza dellUrbs. Nella citt, lintegrit femminile garantisce lintegrit del centro simbolico, il tempio/casa di Vesta e del suo fuoco che non pu essere mai spento. La verginit femminile, che si rispecchia nellintegrit della dea e delle sue sacerdotesse diviene simbolo della imprendibilit della citt stessa 451. Secondo Plutarco, per stornare entrambi gli eventi, i libri prescrissero il seppellimento di due coppie formate da greci e galli. Il passo plutarcheo ci permette cos di mettere chiaramente in relazione questo rito con lincesto delle vestali per gli anni 228 a.C. e 216 a.C. Gli episodi del 228, 216 e 114 a.C. vengono a configurarsi come tre momenti fondamentali per la costruzione di una virtus femminile.
450

Allorch Pompeio Elvio, cavaliere romano, stava ritornando in Puglia, dopo i ludi romani, e stava attraversando il territorio stellate, sua figlia, una vergine, che procedeva a cavallo, venne colpita dal fulmine e mor. Quando le si tolsero i vestiti si vide che la lingua usciva dallinguine, attraverso le parti inferiori, come se vi fosse uscito il fuoco, entrato per la bocca. Il responso fu che ci significava disonore per le vergini e per lordine equestre, in quanto gli ornamenti del cavallo si erano dispersi. Nello stesso tempo tre vergini vestali di nobilissima famiglia con altrettanti cavalieri romani subirono la pena per aver commesso incesto. Venne fatto un tempio a Venere Verticordia.
451

Per una comparazione, vedi VERNANT 1970, pp. 89 ss. studio dedicato al valore di Hestia

nel mondo greco.

170

La dedica del tempio a Venus Verticordia si inquadra come provvedimento teso a preservare sul piano pubblico la virt delle donne romane; Venus doveva cio cambiare i cuori volgendoli alla castit intesa, come abbiamo visto, come virt femminile civica 452.

- 108 a.C. un caso di cannibalismo. Lultima consultazione del seconco secolo a.C. registrata da Obsequens per il 108 a.C. Leggiamo dalla nostra fonte: Avis incendiaria, et bubo, in Urbe visae; in Laotomiis homo ab homine adesus; ex Sibyllinis in insula Cimolia sacrificatum per triginta ingenuos patrimos et matrimos, totidemque virgines; [] Obs. 38453. Nel passo, particolare interesse suscita il fatto avvenuto nelle Latomie. Le Latomie erano cave a cielo aperto; le pi famose erano quelle di Siracusa che servivano da prigione. Lisola di Cimolo si trova nelle Cicladi ; il Parke, sottolineando la stranezza di una spedizione in un luogo cos lontano, ritiene che la notizia sia frutto di un malinteso454. Purtroppo, data la stringatezza della notizia di Obsequens non ci possiible dire molto sul siginificato dellepisodio.

Su Venus Verticordia, SABBATUCCI 1988, p.120-121 A Roma fu visto un uccello infuocato ed un allocco. Nelle Latomie un uomo venne divorato da un altro uomo; fu dato ordine, dai Sibillini,che trenta fanciulli e altrettante vergini, di condizione libera, patrimi e matrimi, facessero sacrifici sullisola Cimolia.[].
453
454

452

PARKE 1992, p. 248

171

CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL I SECOLO A. C.

I libri Sibillini e le profezie mediterranee. Per il primo secolo a.C., si parlato spesso di una crisi della religio romana. Le fazioni politiche in lotta fra loro ricorrevano volentieri ad una intensa manipolazione del religioso 455. Durante la sua dittatura, che fu costituente, Silla si present come il restauratore della res publica. Nel suo programma di rinnovamento statale procedette ad una serie di importanti riforme, fra cui quelle rivolte ad aumentare i membri delle magistrature e delle cariche sacerdotali del collegio dei decemviri sacris faciundi da dieci a quindici 457. Tuttavia dobbiamo osservare che la raccolta dei libri Fatales non poteva essere consultabile allepoca della dittatura di Silla, dal momento che lanno prima del suo ingresso a Roma, nell 83 a.C, i libri erano andati distrutti. nellincendio che aveva bruciato il tempio di Iuppiter Optimus Maximus sul Campidoglio, dove la raccolta era custodita 458. Solamente sette anni dopo nel 76 a.C. una commissione senatoria venne incaricata di ricostruire la raccolta dei Sibillini. Il console Scribonio Curione propose in quell anno la nomina di una commissione di tre delegati con il compito di recarsi alla ricerca di oracoli Sibillini in Grecia e, soprattutto, ad Eritre anatolica, considerata la patria della Sibilla, nonch a Samo, in Ilio, in Italia, in Sicilia e in Africa 459.
455 456

456

. Sulla

base di un passo di Servio, gli si attribuisce anche laccrescimento dei membri

Cfr. SCHEID 1998, p.130-134. Su Silla, fra la vasta bibliografia, vedi SYME 1939; VALGIGLIO 1956; LAFFI 1967; ROSSI

1980, pp. 321-503; HINARD 1985. Per la politica religiosa di Silla, il suo legame con Venus e Apollon, vedi DUMEZIL 1974, pp. 530 ss.
457

Serv. Ad Aen. VI. 73.Sciendum sane primo duos librorum fuisse custodes, inde decem,

inde quindecim usque ad tempora Sullana. I quindecemviri sacris faciundi sono nominati per la prima volta soltanto nel 51 a.C., citati casualmente da Celio Rufo, in una lettera scritta a Cicerone (Cic. Fam. VIII. 4.1.) 458 Plut. Syll. 27. 459 Varro in Lact. Div. Inst. I.6.6-12; Varro in D. H. IV. 62; Tac. Ann. VI. 12; Fenestella, in Lact. Div. Inst. I. 6. 12.-14. Su Eritre, vedi GAGE 1955, pp 452 ss.

172

E stato supposto, in base alle localit citate, che si tentasse di recuperare le profezie delle varie Sibille nominate nella famosa lista fatta conoscere da Varrone in particolare, le profezie della sibilla Samia, della Marpessia e della Libica
460

. Comunque sia, possibile che nella nuova raccolta andassero a

confluire materiali profetici di varia matrice culturale. Fra i quali anche frammenti di materiale apocalittico, nel quale sicuramente potevano essere presenti dettati profetici di matrice giudaica 461. Non possiamo qui analizzare i temi e i contenuti di questa letteratura di genere, spesso composta da frammenti ed enunciati
462

di

difficile

inquadramento e, di solito, molto discussi nei contenuti

. Ci limitiamo a

sottolineare come uno dei temi ricorrenti di questo materiale profetico di tipo propagandistico fosse quello di pronosticare ascesa e declino di grandi potenze fra le quali Roma - inserite nellambito di un piano gi scritto della storia, piano che il sapere profetico, esteso alla conoscenza del passatopresente-futuro, ovviamente comprendeva. Di questo tipo di produzione potevano anche far parte testi profetici ai quali possiamo attribuire forme e contenuti non dissimili da quelli noti per gli Oracula Sibyllina, non i libri Sibillini romani, ma gli pseudo epigrafi apocalittici diffusi nel Mediterraneo 463. A Roma, politici ed intellettuali e anche i comuni cittadini potevano essere a conoscenza di simili testi, sia pure su piani diversi. In particolare potevano essere conosciuti testi riguardanti direttamente la sorte dellUrbs. Per portare un esempio, alcuni passi del III libro degli Oracula Sibillina presentano il tema del contrasto Asia/Roma con la promessa della vittoria della prima sulla seconda
464

. Tali versi della Sibilla ebraica, da un lato sono stati letti come

parte della propaganda di Mitridate -sappiamo da Posidonio, che nell88 a.C. diversi oracoli avevano profetato al re Asiatico il dominio sul mondo intero,
460 461

Cfr. PARKE 1992, p. 166. Per la lista di Sibille, vedi supra, nota 11. Per il complesso tema della produzione apocalittica, soprattutto di matrice ebraica, vol.I-II

indicazioni in SACCHI 1990. I testi pseudoepigrafi giudaici sono pubblicati in inglese da CHARLESWORTH 1983 (J. Charlesworth The Old Testament Pseudoepigrapha New York).
462 463 464

Rimandiamo ad AMIOTTI 1982; LORETO 1999. Per gli Oracula Sibyllina, supra, nota 12. Or. Sib. 3.350 - 380. Vedi COLLINS 1983, p. 358 359.

173

dopo che questi aveva strappato lAsia Minore al dominio di Roma

465

- e

dunque risalenti allinizio del I secolo; dallaltro altrimenti datati a poco prima della battaglia di Azio, nel qual caso loracolo sarebbe da attribuirsi a fautori di Cleopatra. Si pu daltra parte pensare anche a diversi riutilizzi, per cui i versi gi utilizzati da Mitridate avrebbero potuto ritornare in auge al tempo delle guerre civili466. Essi comunque ci danno un quadro dell'utilizzo politico e della manipolazione a cui erano sottopostio gli enunciati profetici. Forse non probabile, oltre che dimostrabile che scritti di tipo profeticoapocalittico fossero entrati a far parte dei nuovi libri Sibillini. Tuttavia frammenti oracolari Sibillini concorrevano sicuramente a creare quel clima apocalittico che avrebbe caratterizzato il primo secolo imminente per Roma. Ampiamente documentato dagli scrittori latini il tema della decadenza, della visione della potenza romana che declina per vecchiaia, un dato spesso attribuito alla decadenza dei costumi e mancanza di uomini veramente grandi (vedi, ad esempio, Cic. De re publ. V. 1. 2.) 468 In ogni caso questa attesa di fine assumeva dimensioni variabili e tra di loro anche opposte per quanto riguarda la consistenza stessa del concetto di tempo. La fine dellUrbs poteva coincidere col chiudersi dellaetas, il ciclo temporale in corso, come sostiene G. Alfoeldi nella serie di articoli dedicati ai ritorno dei Saturnia regna , per poi in qualche modo ricostituirsi in una nuova dimensione469.
465

467

. Numerosi

sono le fonti che ci attestano di un timore diffuso per una possibile catastrofe

Vedi Posidonius, F.253; 85-92 (Edelstein-Kidd); cfr. FGrF. Hist. 87 s. 36 (= Ath. 5.213).

Vedi PARKE 1992, p. 163-164. Sugli aspetti ideologici e propogandistici delle guerre mitridatiche, vedi DESIDERI 1990, pp. 727 ss.
466

Vedi COLLINS 1983, p. 358 359. Sul terzo Libro degli Oracula vedi in particolare Vedi specialmente ALFOELDY 1971 e 1975. Vedi anche JAL 1963, pp.238-243, sul ruolo Vedi, JAL 1963 251-256; SORDI 1972; MAZZARINO 1988, pp. 22-28; LA PENNA 1978, Vedi specialmente ALFOELDY 1971 e 1975. Vedi anche JAL 1963, pp.238-243, sul ruolo

NIKIPROWETZKY 1970; cfr. CHIRASSI COLOMBO 2004a.


467

dellinterpretazione dei veri prodigia durante le Guerre Civili; LA PENNA 1978, pp.81.
468

p. 82 ss.
469

dellinterpretazione dei veri prodigia durante le Guerre Civili.

174

La catastrofe che avrebbe segnato la fine, poteva aprirsi all'aspettativa di una rigenerazione, che si poteva intendere come accompagnata - o determinata dalla venuta di una personaggio nuovo, da una figura dai contorni anche sovrumani, possibilmente da individuare in un eccezionale personaggio politico investito di carisma, o pi generalmente in qualcuno in grado di cambiare lo stato delle cose, gli assetti di potere. Il tema della sconfitta poteva essere anche segno di un radicale mutamento epocale, il ritorno della irenica et delloro470. La causa della diffusione di simili idee stata attribuita anche al credito dato alle cosiddette profezie etrusche. Ci riferiamo in particolare a quanto viene raccontato per lanno 88 a.C. In questanno, sotto il consolato di Silla, venne udito il suono di una tromba provenire dal cielo. Il prodigio, secondo Plutarco, fu interpretato dagli aruspici come lannuncio dellinizio del nuovo secolo, della nuova generazione (nel testo di Plutarco genos) e di una nuova et per il mondo metakosmesis 471. In questo quadro si pu inserire la famosa profezia di Vegoia/Vecu, probabilmente scritta in etrusco, pervenutaci attraverso una traduzione in latino popolare, in cui si accenna ad un novissimum octavum saeculum 472 .
470

Cfr. ALFOELDY 1971; ALFOELDY 1975. Let delloro let felice, diversa dallattuale,

identificata con il tempo mitico delle origini. Il tema introdotto nel la cultura occidentale dal famoso mito delle et di Esiodo, riportato ne Le Opere e i giorni (op. 109 ss.); Rimandiamo allanalisi di BIANCHI 1963; cfr. anche LOVEJOY-BOAS 1997, pp. 25- ss. Secondo Eliade, la prospettiva di un possibile ritorno di tale tempo mitico, caratterizza la visione ciclica del tempo. Sul tempo ciclico in opposizione al tempo lineare vedi ELIADE 1949. La distinzione fra questi due tipi di tempi, luno, quello lineare, dotato di un inizio e proiettato verso una fine, -caratterizzante ad esempio la cultura cristiana ( che prevede apocalisse e tempo del giudizio)- e quello ciclico, in cui lo spazio diviso in periodi, cicli, che eternamente si susseguono luno allaltro concezione, ad esempio, caratterizzante la religione hinduista non appare sempre cos definita. Tale , appunto, il caso delle culture del Mediterraneo antico: ad esempio, per gli Etruschi, il tempo era s diviso in saecula rinnovabili, ma comunque per il nomen etrusco era prevista una fine; vedi principalmente, Cens. De die nat. XVII; SORDI 1972). Analogalmente, la concezione temporale espressa in Esiodo nel mito delle cinque razze, presenta alcune ambiguit. Per unanalisi del modello adottato negli Oracula Sibyllina giudaici, vedi NIKIPROWETZKY 1970 p. 88 ss.
471

Plut. Syll. VII. Cfr. GAGE 1955, p.431.; la prima testimonianza attestante lintroduzione Sulla profezia della ninfa Vegoia e i libri Sibillini vedi linteressante articolo di C. Guittard,

della teoria dei secoli etruschi a Roma


472

175

Da Servio sappiamo che profezie vegoiche venivano custodite assieme ai libri Sibillini nel tempio Palatino: [] libri in templo Apollinis servabantur, nec ipsi tantum, sed et Marciorum et Begoes nymphae, quae artem scripserat fulguritarum apud Tuscos. Serv. ad Aen. VI .72 Secondo Censorino, la dottrina etrusca dei saecula prevedeva che ad ogni stirpe, nazione (nomen), fosse concesso una durata limitata ad un determinato numero di anni, periodo diviso in saecula di durata variabile. Ricordiamo, per inciso, che un saeculum, per Romani ed Etruschi indicava la durata di una generazione. La fine di ogni saeculum, inteso come frazione di tempo, era annunciato da prodigi, segni ed eventi calamitosi e poteva essere posticipata tramite opportuni rituali. Esisteva per un limite oltre il quale non era consentito andare. Al nomen etrusco era assegnato, a seconda dei casi un ciclo di otto secoli (secondo la profezia di Vegoia) o dieci (secondo laruspice Vulcacio)473. Con il principato augusteo, sappiamo da Svetonio, che la raccolta sibillina venne trasferita dal tempio di Iuppiter a quello di Apollo sul colle Palatino474. Questa decisione di Augusto va intesa nellambito della sua strategia di politica religiosa che poneva il dio Apollo in primo piano. L' 'apollinismo' di Augusto corrispondeva a precise scelte ideologiche politiche. Abbiamo gi visto che a Roma, il dio era venerato almeno dalla fondazione del tempo di ApolloMedico del 431 a.C. Il culto di questo Apollo precedeva lentrata dellAesculapius di Epidauro. Entrambe le divinit avevano in comune il rapporto con la sfera della valetudo, salute fisica, nonch della salus, cio 'salute' anche nel senso allargato di 'salvezza'475. Con la istituzione dei ludi Apollinaris del 213 a.C., la dimensione soterica del dio si era allargata a comprendere le valenze di salvatore dai mali della guerra476 Ma la trasformazione decisiva di Apollo in grande dio tutelare della salvezzaGUITTARD 2004 (che riporta anche il testo della profezia). Per una analisi della documentazione, vedi VALVO 1988.
473

La fonte principale per la dottrina dei saecula costituita da Cens. De die nat. 17. 6. Cfr. Svet. Aug. 31. Vedi supra, p. 84 ss. Cfr. DUMEZIL 1974, p. 442. Vedi supra, p. 119.

SORDI 1970 p. 781-782. GUITTARD 2007b.


474 475 476

176

salute dellUrbs, avviene con lelezione da parte di Ottaviano Augusto della tutela di Apollo anche nella valenza innovativa di Sol-Helios, divinit, particolarmente in ascesa in et ellenistica, che si fa simbolo, di potere, potenza, centralit477. Tale scelta rimanda alla diffusione in ambito ellenistico-orientale di teologie eliolatriche, che tra le varie divinit politeiste utilizzano Apollo-Helios, come il pi adatto a rappresentare quel reggitore assoluto di un cosmo ordinato attorno ad un unico centro di potere; leliolatria, cio, si avviava gi dallet ellenistica a fornire un icona strutturale per le esigenze di un governo monarchico, di un cosmo globalizzato nella prospettiva dellUno478. Un modello che trovava il suo riflesso didattico nel dibattuto trattato del peri kosmou (de mundo), trattato sullordine cosmico che la critica recente insiste a collocare in et alessandrina, sostenendone lattribuzione ad Aristotele479; il filosofo lo avrebbe destinato al giovane allievo Alessandro, il principe macedone che pens e cerc di attuare una prima globalizzazione del mondo Le strutture politiche ellenistiche, nuove rispetto alle vecchie poleis, esigevano un mutamento delle non pi adeguate teologie politeiste, non pi funzionali a rappresentare sul piano religioso lorganizzazione politica, alla quale, invece, l assunto di un cosmo retto da un Uno, poteva essere di appoggio e presupposto. Questo Uno, condizione e causa di ordine, tendeva ad essere identificato attraverso il sincretismo, lassimilazione e linterpretazione ottentuta anche attraverso laccumulo degli epiteti, ad un grande Dio: un Dio cosmico che poteva essere Zeus, Sarapis, ma anche un Apollo solare, Helios-Sol
480

Queste premesse, qui rapidamente elencate, sono le basi di partenza per la scelta di Apollo quale nume tutelare del nuovo princeps il figlio di Cesare,
477 478

Vedi GAGE 1955, p. 479-523; SCHEID 2005. Significativa la scelta di Aristotele di porre il noto verso dellIlliade (v.204)

(non bene il governo di molti uno solo sia il re) alla fine della dissertazione sulle qualit dellessere nel libro XII libro della Metafisica. Il verso ricorre in opere, che presupponendo una coincidenza tra macro e micro cosmo possono essere definite trattati di teologia politica, fra cui il trattato pseudo-Aristotelico de mundo. Vedi CHIRASSI COLOMBO 1979, pp.649-651.
479
480

In particolare, lattribuzione ad Aristotele sostenuta da Giovanni Reale; (REALE 1974). Per esempi rimandiamo a BOYANCE 1966, p. 166 ss.; cfr anche FESTUGIERE 1981.

177

finalmente divenuto, dopo la morte, divus. Come figlio di Cesare defunto e divinizzato, Augusto poteva, in modo sottinteso, rivendicare per s quellepiteto di figlio di dio che le cancellerie ellenistiche attribuivano senza problemi ai loro principi e re, ma che in Roma non poteva essere accettato. 481 Nello sfondo della politica apollinea di Augusto, la Sibilla anche quella dei segreti libri Fatales- pu divenire nel I secolo a.C. la portavoce del dio Apollo, adeguandosi al modello della Pizia. Tuttavia, la Sibilla a Roma, come abbiamo gi detto, rispetto al modello della Pizia sostituisce alla parola detta lautorit della parola scritta, secondo un capovolgimento di prospettiva che dobbiamo considerare centrale nella cultura del Mediterraneo ellenistico: non dobbiamo perdere di vista quell avvenimento di centrale importanza che fu la pubblicazione in scrittura della Legge ebraica dellAntico Testamento ad Alessandria dEgitto, nel corso del III a.C. Licona sibillina per eccelenza nella Roma di Augusto quella della Sibilla Cumana nellEneide virgiliana, annunciatrice mitica della storia di Roma al suo protofondatore Enea. Linteresse, da parte di Augusto, per la sibillistica ed, in genere, la cura per il controllo dei messaggi mantici-profetici, dimostrata dagli interventi di raccolta sistematica di profezie in mano a privati cio, delle profezie liberamente circolantie dalla distruzione di quelle ritenute non autenticamente sibilline. Augusto, inoltre, avrebbe ridefinito personalmente o, comunque, sotto la sua cura diretta, il contenuto stesso dei libri Sibillini, che vennero posti apertamente sotto il segno di Apollo. Lo dice esplicitamente Svetonio nella Vita Augusti, dove leggiamo: [] quidquid fatidicorum librorum Graeci Latinique generis nullis vel parum idoneis auctoribus vulgo ferebatur, supra duo milia contracta undique cremavit ac solos retinuit sibyllinos, hos quoque dilectos habitos; condiditque

481

Divus non corrisponde a dio. E importante sottolineare limpasse derivata dalla

impossiblit di tradurre in greco divus; vediamo, ad esempio, la traduzione dellepiteto onorifico theou uios = divi filius, presente nella titolature greche degli imperatori romani, dove il latino divus non corrisponde esattamente al greco theos, dio. (PRICE 1984; PRICECANNADINE-PRICE 1987, p.74 e pp. 79-95; CHIRASSI COLOMBO 1993, nota 33) Proprio questo equivoco tuttavia consent di proiettare nel Mediterraneo grecofono, soprattutto in et tardo-repubblicana ed augustea, lidea di un imperator romano degno della titolatura di figlio di dio.

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duobus forulis auratis sub Palatini Apollinis basi (Svet. Aug). 31. 482 Il provvedimento, cos preso, si inquadra nella volont della politica augustea, di aggiudicarsi in esclusiva il controllo della divinazione, cio della programmazione del futuro, in particolare con il ricorso alla forma scritta, che immobilizzava il dato rendendo lannuncio profetico inevitabile come una lex. Attraverso linclusione nei libri, si dichiarava come autentico sibillino un oracolo, perci credibile, dotato di realt, altrimentii era un falso ed il suo contenuto non era credibile, ma rimaneva uninvenzione arbitraria. Il controllo della divinazione, cio della pianificazione guidata del futuro , come abbiamo visto, uno strumento assai importante di organizzazione del potere483. La questione pone inoltre il problema dellesistenza di una diaspora delle profezie sibilline dal Campidoglio, che, dallambito ufficiale e sacerdotale, sarebbero passate in mano ai privati. Linterrogativo che viene a proporsi quello riguardante la possibilit di delineare una ricostruzione storica di tale fuga degli oracoli. Una prima traccia potrebbe essere offerta dalla profezia riguardante la promessa di regnum ai tre Cornelii, forse fatta conoscere da Cinna prima del suo tentativo di marciare su Roma484. Da altra parte si pu anche collegare lintervento augusteo a quella letteratura profetica a cui abbiamo gia accennato. Ipotizziamo che, nel I sec. a.C., periodo particolarmente drammatico della storia romana, a lato della raccolta ufficiale, sia potuta fiorire una parallela produzione privata di profezie sibilline, risultato dellincrocio di enunciati profetici di diversa matrice, etrusca ed orientale, e che questa letteratura, per noi sommersa, abbia potuto trovare un largo bacino di utenza negli abitanti della citt, tanto da spingere Augusto a preoccuparsi del controllo della questione.
482

[Augusto] raccolse da ogni parte e fece bruciare pi di duemila libri profetici greci e latini, che anonimi o scarsamente attendibili, andavano per le mani di tutti; conserv solo quelli ritenuti Sibillini e anche questi dopo averne fatto una scelta. Li ripose, allora in due teche dorate, sotto la base di Apollo Palatino. Cfr.Tac. Ann. VI. 12.
483

In questo senso va interpretato certamente il divieto della pratica divinatorio nei sistemi

monoteisti, a cominciare da quello ebraico, dove lEntit assoluta e trascendente, Dio si assume la guida diretta della storia e proibisce linterrogazione di altre fonti di sapere; vedi Levitico XX. 27.
484

Vedi infra, pp. 186 ss.

179

Possiamo dunque postulare lesistenza di due coesistenti movimenti, centrifugo e centripeto, in virt del quale vi sarebbe stato uno scambio reciproco di notizie, dall interno verso lesterno del tempio di Giove sul Campidoglio e vicecversa; i libri Sibillini troverebbero pertanto ribadita la loro caratteristica di raccolta aperta'. Esponiamo qui di seguito la lista degli interventi di lettura sibilliina registrati per lultimo secolo della res pubblica, periodo segnato da eventi sconvolgere il regime politico, particolarmente drammatici, tali da

determinando il passagio dalla repubblica al principato. Inseriti in questo contesto, letture ed oracoli Sibillini si legano a momenti di grave turbamento civico; in particolare, gli anni precedenti alla guerra Sociale (91-89 a.C.); le lotte civili intraprese da Cinna, Mario e poi Silla; la congiura di Catillina e lo sfondo politico in cui si compie; l accordo triumvirale di Lucca del 56 a.C. (che rinnova lalleanza tra Casare, Pompeo e Crasso); la morte di Cesare nel 44 a.C. Infine, i llbri Sibillini determinarono la celebrazione dei ludi Saeculares del 17 a.C., data di nascita dellimpero di Roma.

180

- 98 a.C. Un fegato anormale. Nel 98 a.C. mentre i decemviri sacrificavano nel tempio di Apollo, il fegato di una delle vittime venne trovato senza la parte superiore. Il fatto, considerato un prodigium, si accompagna al ritrovamento di un serpente nell altare. Cos leggiamo dalla nostra fonte, Obsequens: Bubone in Capitolio supra deorum simulacra viso, quum piaretur, taurus victima exanimis concidit. Fulmine pleraque decussa. Hastae Martis in regia motae. Ludis in theatro creta candida pluit: fruges et tempestas portendit bonas. Sereno tonuit. Apud aedem Apollinis decemviris immolantibus caput iocinoris non fuit: sacrificantibus anguis ad aram inventibus. Item androgynus in mare deportatus. []. Obs. 46. 485 Altri prodigia importanti sono i fulmini e tuoni a ciel sereno, signa propri della meteorologia ominale: si aggiungono la presenza dellallocco bubus, prodigio ricorrente, considerato di malaugurio, la pioggia di gesso, lalterazione del fegato, landrogino. Tutti segni che abbiamo gi visto pi volte. Non esplicitata la espiazione per mezzo del collegio decemvirale, ma come abbiamo gi visto, questo pu essere sottointeso allespiazione dellandrogino. Non sappiamo se i decemviri stessero sacrificando nel tempio di Apollo per espiare dei prodigia o stessero celebrando i ludi Apollinares. Un'anomalia segnalata dallextispicina - la tecnica aruspicale che prevedeva di trarre previsioni dallesame del fegato viene ad assumere valore prodigiale. Si pu forse supporre che il prodigium del fegato venne interpretato e quindi espiato dagli aruspici.

485

Fu visto un allocco sopra le statue degli dei in Campidoglio; mentre si espiava questo prodigio, la vittima sacrificale, un toro, cadde morto. Il fulmine colp molti luoghi. Le aste di Marte nella reggia si mossero. Durante i ludi, in teatro vi fu una pioggia di gesso bianco, che presag tempi favorevoli e fertilit per i campi. Tuon, mentre il cielo era senza nubi. Mentre i decemviri sacrificavano nel tempio di Apollo, non venne trovata la parte superiore del fegato della vittima, e, durante lo stesso sacrificio, venne trovato un serpente sullaltare. Un androgino venne gettato in mare.[].

181

- 97 a.C. Ancora androgini a Roma. Nellanno seguente, nel 97 a.C., registrato nuovamente da Obsequens un altro caso di nascita di un androgino. Supplicatum in Urbe, quod androgynus inventus, et in mare deportatus erat. Pisauri terrae fremitus auditus. Muri pinnae sine terrae motu passim deiectae civiles portendere discordias. Nursiae simulacrum Iovis in partem sinistram conversum. Cupressea simulacra Iunonis Reginae posita per virgines viginti septem, quae Urbem lustraverunt.[] Obs. 47. 486 Il dato, secondo cui ventisette vergini onorarono Iuno Regina senzaltro indirizzato allo scopo di espiare il monstrum: possiamo supporre che nellordinare le espiazioni fossero nuovamente coinvolti i decemviri insieme agli aruspici. - 95 a.C. Un androgino ad Urbino. Nel 95 a.C. , ancora Obsequens registra un altro caso riguardante la nascita di un androgino: [] Androgynus Urbino natus, in mare deportatus. []. Obs. 49. 487 Neanche in questo caso, non c citazione diretta dellazione decemvirale, la quale per pu essere considerata come implicita nella notizia della espiazione dellandrogino.

486

Si tennero delle supplicazioni nellUrbe, poich, era stato trovato un androgino che era stato gettato in mare.[] Statue di cipresso vennero portate a Giunone Regina da ventisette vergini, che fecero una lustrazione nella citt. [].
487

Un androgino, nato ad Urbino, fu gettato in mare

182

- 92 a.C. Due androgini ad Arezzo ed altri mostri. Obsequens prosegue la lunga lista delle anomalie genetiche con la nascita di androgini ed altri mostri . Due androgini nascono nel 92 a.C. ad Arezzo; gli altri prodigia registrati nellanno possono, al pari degli androgini, essere visti come segnalanti una crisi dellordine naturale : la vacca che parla, lacqua che diventa sangue, un bambino senza ano, una donna con doppio sesso. Per espiare tali fenomeni, si onorarono Ceres e Proserpina con un inno cantato da ventisette vergini. Bubo in aede Fortunae equestris comprehensus, inter manus exspiravit. Faesulis fremitus terrae auditus. Puer ex ancilla natus sine foramine naturae, qua humor emittitur. Mulier duplici natura inventa. Fax in coelo visa. Bos locuta. Examen apum in culmine privatae domus consedit. Volaterris sanguinis rivus manavit. Romae lacte pluit. Arretii duo androgyni inventi. Pullus gallinaceus quadripes natus. Fulmine pleraque icta. Supplicatio fuit. Populus Cereri et Proserpinae stipem tulit. Virgines viginti septem carmen canentes. Urbem lustraverunt. [] Obs. 52. 488 Ricompaiono Ceres e Proserpina che abbiamo visto entrare accanto a Iuno Regina nellespiazione degli androgini a partire dallespiazione del sacrilegio del 133 a.C. Con le frequenti espiazioni, soprattutto di androgini, il primo decennio del secolo, lattivit del collegio non si discosta da quella usuale del secolo precedente. Lalta frequenza degli eventi prodigiali, costituiti dalla presenza di androgini e altri mostra e le relative procedure di espiazione, sottintendono la situazione continua di rischio alla quale la res pubblica era sottoposta nei primi anni del secolo soprattutto per pericoli esterni. Dopo il primo decennio del secolo, i libri Sibillini vengono comunque
488

Un allocco, catturato nel tempio di Fortuna Equestre mor nelle mani di chi lo aveva preso [] a Fesoli venne udito un boato sotterraneo. Una schiava partor un bambino in cui mancava lorifizio da cui escono gli umori del corpo. Fu trovata una donna che aveva I genitali doppi.Fu vista una torcia nel cielo. Un bue parl. Uno sciame dapi and a posarsi sul tetto di una casa privata. A Volterra nel fiume scorsero rivi di sangue. A Roma piovve latte. Ad Arezzo furono trovati due androgini. Nacque un pulcino con quattro zampe. Il fulmine colp molti luoghi. Si tenne una supplicazione. Il popolo port a Cerere e Proserpina. Ventisette vergini, cantando un inno, fecero una lustrazione nella citt. [].

183

consultati raramente. Ci dipende da un silenzio da un silenzio delle fonti o da un effettiva situazione storica? Nel secondo caso potremmo constatare un declino dell uso istituzionale dei libri Sibillini, forse corrispondente ad un declino dellautorit del collegio decemvirale quale organo atto a fornire indicazioni efficaci sulla espiazione dei prodigia. Tale decadimento va probabilmente collegato alla sempre crescente importanza che andavano assumendo gli aruspici nel periodo in esame 489. In ogni caso il diradarsi del ricorso ai Sibillini va a combaciare con un aumento della manipolazione di frammenti oracolari da parte di singole personalit, al fine di sfruttare il pubblico immaginario a fini personali. Infatti, le fonti attestano, per il periodo in esame, numerosi casi simili a quelli del 189 e del 144 a.C., cio casi di divulgazione di oracoli Sibillini, di cui risulta arduo stabilire lappartenenza alla raccolta ufficiale romana, oracoli che non appaiono necessariamente legati ad espiazioni rituali di prodigi. La prossima consultazione offre un esempio di questo dato.

489

Sullo sviluppo della attivit degli aruspici nella storia di Roma vedi MAC BAIN 1982, pp. 43

60.

184

- 87 a.C. Il pericolo della monarchia. Nellanno 87 a.C. i libri Sibillini furono usati in modo atipico. Lepisodio va inserito nella situazione politica e partitica delle Guerre Civili; nellanno in questione, il console Ottavio, fautore di Silla, aveva ottenuto lallontanamento del collega Lucio Cornelio Cinna, di parte democratica, accusato di aspirare alla monarchia490. Nella perorazione della sua causa davanti al popolo, aveva tenuto una pubblica lettura di un oracolo che sarebbe stato trovato nei libri. Lepisodio riportato da Granio Liciniano, autore tardo, del IV d.C., di cui ci restano alcunio frammenti dei suoi Annales: Senatui, qui censebat nihil ipsum facere nisi suasissent, placuit, id quod numquam alias pro collegio, quid in libris Fatalibus scriptum esset , palam recitare, constabat notari carmine Cinna sexque tribunis patria pulsis tranquillum otium et securitatem futuram. Gran. Lic. p. 13 (Criniti). La profezia porta riferimenti ben precisi alla situazione dellanno ed alla persona di Cinna, ed molto probabile che sia stata creato ad hoc. Ci va collegato con il largo utilizzo di oracoli e profezie nellambito delle lotte partitiche dellepoca, sia da parte di Silla che di Mario491. In proposito si pu ricordare un passo del Liber prodigiorum di Obsequens, che per lanno 83 a.C. d un elenco di numerosi prodigi e, contestualmente, cita linizio delle coscrizione sillane. I prodigia potrebbero essere stati in seguito facilmente interpretati come annuncianti linizio della dittatura di Silla492. Per Sullana tempora inter Capuam et Vulturnum ingens signorum sonus armorumque horrendo clamore auditus, ita ut viderentur duae acies concurrere per plures dies. Rei miraculo intentius considerantibus vestigia equorum hominumque et recens protritae herbae et virgulta visa molem ingentis belli portendere. In Etruria Clusii mater familiae vivum serpentem peperit, qui iussu aruspicum in profluentem deiectus adversa aqua natavit. Lucius Sylla post quintum annum victor in Italiam reversus magno terrori fuit inimicis. Fraude aeditui Capitolium una nocte conflagravit. Sylla crudelitate foeda proscriptio principum fuit. Centena milia hominum consumpta Italico civilique bello relata sunt493.
490 491 492

Vedi Liv. Per. LXXIX; App. Bell.Civ. I. 64. 5; Vell. Pat. II. 20. 3. GAGE 1955, pp. 421 ss.

JAL 1963, p. 239. Ai tempi di Silla venne udito tra Capua e Volturno un gran rumore di armi ed insegne, accompagnato da un orribile clamore, come se due esercirti si stessero combattendo; questo dur per molti giorni. Alcuni vollero interpretatre il senso del prodigio, considerando le tracce di uomini e
493

185

In tal caso si volle colpire un rappresentante della parte democratica, il quale aveva promosso, durante il suo consolato la distribuzione dei nuovi cittadini italici nelle trentotto trib
494

. Ricorrendo ad un intervento sibillino si voleva

forse indicare Cinna come monstrum, foriero di conseguenze deleterie, se non espiato, per la citt. Rimandiamo, per un paragone, alla vicenda delluccisione di Tiberio Gracco e agli accadimenti del 133 a.C.

- 63 a.C La profezia dei tre Cornelii. Nell 63 a.C. di nuovo unesponente della gens Cornelia ad essere coinvolto nella storia degli oracoli Sibillini. Si tratta del catilinario Publio Lentulo Sura, condotto in senato con laccusa di aver cospirato contro la repubblica. Sallustio che riporta lepisodio, ci informa che, secondo i Galli Allobrogi, con cui Lentulo si era alleato, questi si era vantato di essere destinato a regnare su Roma, sulla base di una profezia sibillina. La profezia diceva che regnum Romae tribus Corneliis portendi, a tre Cornelii era destinato il regnum di Roma; la profezia si era avverata per Cinna e Silla, e lo stesso Lentulo si vedeva come il terzo destinatario della profezia. Leggiamo da Sallustio: Eadem Galli fatentur ac Lentulum dissimulantem coargunt praeter litteras sermonibus quos ille habere solitus erat; ex libris Sibyllinis regnum Romae tribus Corneliis portendi; Cinnam atque Sullam antea, se tertium esse cui fatum foret Urbis potiri; praeterea ab incenso Capitolio illum esse vicesimum annum, quem saepe ex prodigiis haruspices respondisset bello civili cruentum fore. Sall. Cat. XLVII. 2. 495
cavalli nell'erba recentemente schiacciata, come presagi di una grande guerra. In Etruria, nella citt di Chiusi una madre di famiglia partor un serpente vivo, che fu gettato nel fiume per ordine degli aruspici e anneg contro la corrente. Una notte prese fuoco il tempio Capitolino, per colpa del custode.A causa della crudelt di Silla, ci fu una feroce proscrizione dei pi importanti cittadini di Roma. Centomila uomini, si dice, morirono nella guerra Italica e nella guerra Civile.
494

Su Cinna, vedi BULST 1964. Lepisodio della sua cacciata riportato da diversi autori,

senza allusione ai Sibillini; vedi: Liv. Per. LXXIX; App. Bell.Civ. I. 64. 5; Vell. Pat. II. 20. 3.
495

I Galli confermarono e e dimostrarono che Lentulo era un mentitore, facendo presenti le lettere ed i discorsi che era solito tenere: diceva che era scritto nei libri Sibillini che a tre Cornelii sarebbe passato il regno di Roma; e che egli era il terzo, dopo Cinna e Silla, destinato ad impadronirsi della citt; che erano passati esattamente venti anni dallincendio del Campidoglio, quindi secondo le previsioni degli aruspici in quellanno si sarebbe sparso sangue in una guerra civile.

186

In proposito, stata ipotizzata lesistenza una tradizione sibillina propria della gens Cornelia. Sappiamo che il grammatico latino e liberto di Silla, Cornelio Epicado, faceva derivare il cognomen del suo patrono, Sylla, dalla contrazione di Sibylla, soprannome attribuito al pretore che, nel 212 a.C., aveva tenuto i primi ludi Apollinares
496

. Questa volont sillana di legarsi alla

Sibilla e ai ludi Apollinares va certamente messa in connessione con la devozione di Silla per Apollo497. Se esistita una circolazione di profezie Sibilline riguardanti Silla, questa forse ebbe origine probabilmente durante le campagne in Asia; in tale prospettiva andrebbe vista la profezia di questanno, che con la sua promessa di regno ci rimanda, alla sibillistica di matrice giudaica ellenistica
498

. E difficile dire in base al passo in questione

se la profezia dei tre Cornelii facesse parte dei libri Sibillini (e sia poi venuta a conoscenza di Lentulo grazie ad una fuga di notizie dal Campidoglio, come ipotizzato da H.W.Parke499) o se si trattasse di una profezia non compresa nella raccolta ufficiale romana. Si pu anche ipotizzare che la profezia fosse stata inserita nei libri Sibillini dopo la ricostruzione del 76 a.C., tenendo conto che la commissione incaricata della ricomposizione della raccolta era stata istituita immediatamente dopo la dittatura sillana, periodo in cui il controllo di profezie riguardanti la gens Cornelia poteva essere di particolare interesse. Plutarco asserisce che loracolo dei tre Cornelii era in realt una falsificazone di indovini ciarlatani al servizio di Lentulo500; a tal proposito osserviamo che questi personaggi avrebbero potuto avere dei modelli a cui ispirarsi ben precisi. Anche Cicerone riporta lepisodio nella terza orazione contro Catilina. Egli
496 497

Cfr. Svet. De gramm. c. 12. Secondo Plutarco, aveva sempre con s una statuetta del dio; Plut. Syll. XXIX; Cfr. Staz.

V. 239; Val. Max. I. 2. 3. Sulluso politico dei prodigia nelle vicende syllane, vedi Plut. Syll. V. 7; Vell. II. 24; Liv. Per. LXX; JAL 1963, loc. cit. cfr. BREGLIA PULCI DORIA 1983, p. 290.
498

Nel libro terzo degli Oracula Sibyllina, i vv. 464-469 potrebbero contenere un riferimento

alle guerre civili romane: nei versi 470-471 si parla di un uomo portatore di distruzione venuto in Asia dallItalia, personaggio che potrebbe essere identificato con lo stesso Sylla, vedi COLLINS 1983, p. 359. BUITENWERF 2003, p. 234.
499 500

PARKE 1992, p.249; vedi anche p. 168 ss. Plut. Cic. XVII. 1. 4.

187

scrive che la profezia proveniva ex fatis Sibyllinis. Ed inoltre, che quello in corso era l'anno 'fatale' di Roma: Lentulum autem sibi confirmasse ex fatis Sibyllinis haruspicumque responsis se esse tertium illum Cornelium ad quem regnum huius Urbis atque imperium pervenire esset necesse: Cinnam ante se et Sullam fuisse. Eundemque dixisse fatalem hunc annum esse ad interitum huius Urbis atque imperi qui esset annus decimus post virginum absolutionem, post Capitoli autem incesionem vicesimus. Cic. Cat. III. 4. 9 501 Come abbiamo visto la preoccupazione attorno alla durata della citt di Roma non era nuova. Gli stessi ludi Saeculares rispondevano ad una esigenza di rinnovo del tempo. Comunque sia, particolarmente interessante che nel racconto siano implicati sia i libri Sibillini che gli aruspici; questi ultimi appaiono pi volte coinvolti in procedimenti di consultazione dei Sibillini. Forse a loro potrebbe essere ascritta la preoccupazione di stabilire un tempo per il verificarsi della profezia, considerando i calcoli etruschi per determinare la precisa durata dei saecula. Lepisodio ci testimonia come computi relativi al tempo presenti nella cultura etrusca si contaminassero con le profezie Sibilline circolanti a Roma. La profezia del 63 a.C., va comunque valutata nellambito di quel clima apocalittico, di attesa di rigenerazione del mondo che non a caso caratteriza il I a.C., periodo di gravi cambiamenti politici, segnato da sanguinose lotte civili. Il timore e insieme lattesa di una fine o di un cambamento radicale poteva essere coadiuvato dai calcoli etruschi riguardanti i saecula e forse dalle profezie sibilline di origine ellenistico-giudaica. In particolare agli oracoli giudaici potrebbe rimandare lidea di un basileus, rex e di regnum. La futura venuta di un re, di un messia in grado non solo di riscattare Israele dai suoi oppressori, ma di inaugurare una nuova epoca per il mondo tutto infatti un motivo ricorrente negli Oracula Sibyllina, di matrice giudaica
502

. Pi in

particolare, laccenno ai tre Cornelii rimanda ad una profezia presente nel III
501

Lentulo, poi aveva dato loro l'assicurazione che, sulla base degli oracoli Sibillini, e dei responsi degli aruspici, egli era quel famoso membro della gente Cornelia al quale doveva inevitabilmente toccare, in questa nostra citt, quel potere assoluto, proprio di un re, che un tempo avevano tenuto Cinna e Silla. Aveva pure aggiunto che questo l'anno predestinato per la distruzione di Roma e del suo impero, in quanto il decimo dopo l'assoluzione delle vergini Vestali e il ventesimo dopo l'incendio del Campidoglio. 502 Vedi in particolare il libro III degli Oracula Sibyllina, nella presentazione di Valentin Nikiprowetzky (NIKIPROWETZKY 1970); sul terzo libro degli oracula vedi anche CHIRASSI COLOMBO 2004a.

188

libro degli Oracula Sibillina (52 ss.) riguardante tre disastri incombenti su Roma e variamente interpretati503.

- 56 a.C. Il re dEgitto. Nel 56 a.C. la statua di Giove sul monte Albano venne colpita da un fulmine, e si ricorse ancora una volta ai libri Sibillini. Non sappiamo quali rituali vennero approntati; tuttavia, lepisodio forn loccasione per rendere pubblico, ancora una volta, un oracolo della Sibilla da utilizzare nelle vicende politiche del periodo. Lepisodio riportato da molte fonti504,fra cui quella pi esauriente, costituita da un passo di Cassio Dione, che riportiamo: [ ] . , , , . , . , ( , , ) . , , , , , , , [] . , []. Dio. XXXIX. 15. 505
503
504

Per un commento, vedi NIKIPROWETZKI 1970 p.151. Cic. Fam. 1. 7. 4; Cic. Pis. 48-49; Luc. Bell. Civ. VIII. Vv. 823-826; App. Bell. Civ. II. 24. e

Dio. XXXIX. 15-16.


505

[] Allinizio del nuovo anno la divinit dal cielo colp la statua di Giove eretta sul monte Albano, fatto che rinvi per qualche tempo il ritorno di Tolomeo Aulete in Egitto. (i Romani), infatti, avendo consultato i versi Sibillini, vi avevano trovato scritto questo passaggio: Se il re dEgitto verr ad implorare aiuto, non rifiutategli lamicizia, ma neanche soccorretelo per mezzo di una moltitudine; o altrimenti avrete lotte e pericoli. Al riguardo, colpiti dalla

189

Il prodigium per cui vengono consultati i Sibillini un fulmine che colpisce il tempio di Giove Albano, lo Iuppiter Latiaris, simbolo per eccellenza di potere regale; potere che in quanto tale non poteva trovare posto nello stato romano, ma che invece distingueva lEgitto, in quel momento al centro degli interessi romani. Cerchiamo di chiarire la situazione politica romana di quei anni: il re dEgitto Tolomeo Aulete, nel 56 a.C. era stato esautorato dai cittadini di Alessandria, durante una rivolta contro il rincaro delle tasse e si era quindi rifugiato a Roma, chiedendo di essere reinsediato506. Poich si temeva che Pompeo aumentasse il proprio potere personale grazie alla missione, il senato decise alla fine di affidare a Lentulo Spintere, governatore della Cilicia, lincarico, nonostante lo stesso Tolomeo Aulete avesse chiesto di essere scortato da Pompeo507. Il divieto sibillino venne comunque disatteso dallo stesso Pompeo, il quale nel 55 a.C. scrisse al suo vecchio compagno, Gabinio, proconsole della Siria, incitandolo a rimettere sul trono Tolomeo, cosa che egli fece con la forza delle armi. Gabinio, a causa di questa azione venne messo in accusa nello stesso anno. In quell'occasione, Cicerone chiese al senato una lettura completa delloracolo, confidando nel fatto che contenesse la punizioni per i trasgressori; pare invece che ci non fosse contemplato nell oracolo. Inoltre i fautori di Gabinio risposero sostenendo che loracolo del 56 a.C. era stato male interpretato, e si doveva in realt riferire ad unaltra occasione 508. Come stato osservato, loracolo fu sicuramente confezionato ad hoc, per impedire a Pompeo di ottenere di essere posto a capo di unarmata.
coincidenza dei versi con gli avvenimenti contemporanei, annullarono tutte le decisioni prese nei confronti di Tolomeo, seguendo il consiglio del tribuno Gaio Catone; loracolo fu da lui fatto divulgare. nonostante non fosse lecito rendere noto al popolo nessun oracolo dei libri Sibillini senza decreto del senato. Ma poich il popolo aveva avuto gi sentore della profezia, come suole accadere, e Catone temeva potesse venire nascosta, portati i quindecemviri davanti al popolo li costrinse a pronunciare loracolo, prima che il senato avesse preso iniziative al riguardo. I pi scrupolosi di loro erano contrari ad agire, [pi insistente] era la moltitudine. La profezia, dunque suonava cos, e venne divulgata trascritta in latino.
506 507 508

Dio. XXXIX. 12-14. Dio. XXXIX. 55-56. Cfr. PARKE 1992, p.250. Sugli avvenimenti riguardanti Gabinio abbiamo numerose fonti;

le lettere di Cicerone, ( Ad Fam. I. 1. 3.; I. 4. 2.; I. 7. 4.), e i racconti degli storici, Dio. XXIX. 55. 3.; App. Bel. Civ. II. 24.

190

Similmente al caso del 189 a.C., riguardante Manlio Vulsone, si intendeva utilizzare una profezia sibillina per impedire un azione politica. Tuttavia lo spunto potrebbe essere stato dato da effettivi oracoli Sibillini. Loracolo in questione, con il suo riferimento ad un re dEgitto, potrebbe rimandare direttamente alle profezie del gi citato terzo Libro degli Oracula Sibyllina, di cui la parte pi antica venne redatta in Egitto dalla comunit giudaico ellenistica di Alessandria, secondo J.J. Collins nel corso del II a.C.509 A tale riguardo si pu osservare che i sostenitori di Gabinio potrebbero aver avuto effettivamente ragione nel sostenere che loracolo non riguardasse Tolomeo Aulete, ma un altro monarca 510. Rimane il fatto che non vi una chiara somiglianza delloracolo in questione con precisi versi degli Oracula. 511.

509

COLLINS 1987; COLLINS 1999. PARKE 1992, p. 251 Tuttavia in un verso del III libro (III. 47) - verso che precede loracolo dei tre distruttori di

510 511

Roma - annunciata la venuta di un re messianico, prevista al momento in cui Roma avr sottomesso lEgitto.

191

- 44 a.C. Il re di Roma. Secondo una breve notizia di Svetonio, poco prima della morte di Cesare, nel 44 a.C., il quindecemviro Lucio Cotta, avrebbe presentato al senato la proposta di dare a Cesare il titolo di rex, in quanto si era trovata nei Fatales libri una profezia secondo cui soltanto un re avrebbe potuto vincere i Parti: L.Cottam, quindecemvirum, sententiam dicturum, ut quoniam fatalibus libris contineretur Parthos nisi a rege non posse vinci, Caesar lex appellaretur. Svet. Iul. 79 512. Svetonio indica tale proposta come determinante nella preparazione della congiura contro Cesare e sostiene che i congiurati avevano stretto i tempi proprio perch temevano una approvazione della proposta513. Secondo

Plutarco loracolo () era stato, per l'appunto, fatto circolare da coloro che desideravano conferire il titolo regio al dittatore: , , [...] Plut. Caes. LX 1-2 514. Lepisodio va collegato al tentativo di costruire un carisma regale attorno alla figura di Cesare515. Per realizzare tale scopo, il dittatore puntava soprattutto su lidentificazione con Quirinus e, attraverso questo, con Romolo; significativamente aveva fatto collocare la propria statua nel tempio del dio516. In oriente, a Cesare era stato riconosciuto il titolo di theos epiphanes e soter, dio manifesto e salvatore;
512

Si diceva che il quindececemviro Lucio Cotta avrebbe proposto di conferire a Cesare il titolo di re, perch era scritto nei lbri Fatali che i Parti potevano essere vinti solo da un re.
513

Svet. Iul. LXXX

514

Coloro che volevano concedere questo onore a Cesare, diffusero tra la gente questa voce, e cio che secondo i libri Sibillini, i Parti potevano essere vinti da Romani che li avessero attaccati sotto il comando di un re, altrimenti erano invincibili.
515

Sulla tematica della divinizzazione in vita di Cesare, vedi DOBESCH 1966; WEINSTOCK

1971 e ALFOELDY 1985. Vedi anche CHIRASSI COLOMBO 1993. Su Cesare e la sua politica, ricordiamo, nell immane bibliografia dedicata, il recente libro Cesare. Il dittatore democratico, CANFORA 1999.
516

Vedi Dio. XLIII. 45. 3.; Cic. Ad Att. XII. 45. 3

192

Cesare era stato quindi non solo perci consacrato a dio vivente, ma specificatamente assimilato a dio soteriologico, sulla tipologia di molte divinit proprie della koin ellenistica
517

. A proposito ricordiamo che anche il pensiero

giudaico diffuso in et ellenistica, con la sua proposta di Dio monarca, garante cosmico di un unico ordine mondiale, si apriva a implicazioni politiche, in una prospettiva di costruzione di un grande impero globale. Nel terzo libro degli Oracula Sibyllina, ritorna il tema di un nuovo inizio, di un rinnovamento legato alla figura che richiama a quella del messia - del monarca instauratore del regno di dio o anche, dell et delloro 518. Si pu ritenere probabile che influssi di assunti oracolari orientali fossero presenti nella scelta di proporre lassegnazione del titolo regale a Cesare attraverso lautorit dei libri Sibillini519; lepisodio sarebbe allora significativo, come esempio del progetto di costruire attorno alla persona di Cesare una figura di dio-monarca quale instauratore e garante di un nuovo tempo qualitativamente diverso da quello precedente520. Proprio tale progetto sar destinato ad essere ripreso, in ottica diversa, da Augusto, che, senza proporsi come monarca, fondando il suo potere sulla sua auctoritas cio sul suo carisma personale, in quanto pacificatore delle guerre Civili.521 Augusto inoltre si presenter esplicitamente, con la celebrazione dei giochi Saeculares, come garante del nuovo ordine, laurea aetas annunciata dalla Sibilla522.
517

Vedi liscrizione di Efeso risalente al 48 a.C., SIG (3) 760. Vedi CHIRASSI COLOMBO Vedi NIKIPROWETZKY 1970. PARKE 1992, pp. 209 Vedi GAGE 1955, pp. 445 ss. Cfr. Res ges. Div. Aug. 34. 1-3. Sul valore dellauctoritas, come prestigio carismatico, vedi

1993.
518 519 520 521

HEINZE 1925; PUGLIESE-CARATELLI 1949; SERRAO 1991, pp. 38; CANALI 2002. Vedi anche, sulle dinamiche del consenso durante il principato di Augusto, CANALI 1975; GUIZZI 1999. In generale, fra la copiosissima bibliografia su Augusto, vedi FRASCHETTI 1990; FRASCHETTI 1998; ECK 2000.
522

La morte di Cesare offr lo spunto per nuove speculazioni profetiche. Lavvennimento era

stato accompagnato da numerosi prodigia, i quali secondo Obsequens avrebbero preannunciato le successive guerre civili (vedi Obs. 68). Fra questi soprattutto a destare scalpore fu la stella cometa, stella crinita, vista durante i giochi indetti da Ottaviano per lapoteosi di Cesare nel luglio del 44 a.C.; tale accadimento venne interpretato come segno

193

- 17 a.C. limperium sine fine. Nel 17 a.C. vennero celebrati i ludi Saeculares. Nelle Res Gestae Divi Augusti, il testo fondamentale per la propaganda dell auctoritas del Princeps
523

, Augusto stesso proclama la sua partecipazione ai giochi, come magister

del collegio dei quindecemviri sacris faciundis: Pro conlegio XV virorum magister conlegii collega M. Agrippa ludos saeclares C. Furio C.Silano cos. feci. Res. Gest. Div. Aug. 22. 2.524 Su questi giochi vi ampia documentazione: abbiamo le fonti storico letterarie di Svetonio (Aug. 31), Tacito (XI. 1.1), Censorino (Cens. XVII. 10, infra, in Appendice), la fonte epigrafica degli Acta Saeculares
525

, nonch lo stesso

oracolo sibillino, riportato da Zosimo e da Flegonte (vedi infra)526. La prescrizione dei ludi, infatti, era contenuta nei libri Sibillini: la Sibilla stessa veniva cosi ad essere lannunciatrice e la garante di queste cerimonie, altamente funzionali alla ideologia augustea. Ci ben riscontrabile nei versi
che Cesare era stato assurto in cielo. (Svet. Div. Iul. 88; Plin. N. H. II. 93 94; Sen. Q. N. VII. 17. 2; Plut. Caes. 69). Per laruspice Vulcacio essa indicava la fine del nono secolo e linizio del decimo. (Serv. Ad buc. IX. 46. Cfr. GUITTARD 2007b, p. 3, MAZZARINO 1988, p. 28.). Il sidus Iulium venne altres utilizzato nella propaganda di Ottaviano; il simbolo di una stella a sei punte venne posto sul capo della statua di Cesare. Vedi ZANKER 1987, p.38 ss Cfr. GAGE 1955, pp. 585 ss. Secondo J. Gag, il tema dei prodigia occorsi dopo la morte di Cesare, fra cui soprattutto proprio il sidus iulium dovette dare lo spunto a speculazioni astrologiche riguardanti il Grande Anno Cosmico. La dottrina del Magnus Annus descritta nel Somnium Scipionis. Esso si voleva iniziato con la morte e la apoteosi di Romolo; questo avvenimento aveva combaciato con un'eclissi, segno dell'assunzione in cielo dellanima di Romolo. L'eclissi avrebbe dovuto ripetersi un giorno a venire, con il ritorno di tutte le costellazioni nel punto degli inizi. Somn. Scip. 7; GAGE 1955, p. 588.
523

Per un inquadramento delle Res gestae, vedi lintroduzione alla traduzione italiana,

CANALI 2002. Cfr. Anche introduzione alla edizione francese delle Belles Lettres, SCHEID 2007.
524

Per il collegio dei quindecemviri, in qualit di loro presidente, avendo come collega M. Agrippa, sotto il consolato di Gaio Furio, furono celebrati i ludi Secolari.
525 526

CIL VI, 32323 = ILS 5050. Tutte le fonti sono raccolte in PIGHI 1941; vedi anche SHNEGG-KHLER 2002.

194

del Carmen Saeculare, linno composto da Orazio, che doveva essere cantato dai due cori di fanciulle e fanciulli nella chiusura dei Giochi Secolari, nel terzo giorno delle cerimonie: Phoebe silvarumque potens Diana, lucidum caeli decus, o colendi semper et culti, date quae precamur tempore sacro quo Sibyllini monuere versus virgines lectas puerosque castos dis, quibus septem placuere colles, dicere carmen. Or. Carmen saeculare, vv.1-8 527. Lattenzione posta da Augusto sulla celebrazione dei ludi Saeculares riscontrabile nella risistemazione della cronologia relativa, che prevedeva saecula di 110 anni, in modo che il Princeps avesse modo di celebrarli nel corso della sua vita528. La descrizione dello svolgersi dei giochi ci data da Zosimo fonte tarda (V a.C.) ma attendibile, in quanto trova riscontro nel resoconto contenuto nel testo epigrafico degli Acta Saeculares529. Flegonte e Zosimo riportano loracolo attribuito ai libri Sybillini contente la prescrizione dei ludi 530: , , , , , , , , , . ,
527

Febo e tu Diana, regina dei boschi,/ o sempre venerati e venerandi/ lumi del cielo, ascoltateci in questo/ sacro momento/ in cui, conformi ai Sibillni versi,/ vergini elette e candidi fanciulli/ agli di che hanno a cuore i sette colli/ sciolgono un canto.
528 529 530

COARELLI 1997, pp. 101-102 e pp. 104-105. ; vedi anche GUITTARD 2007b, p.3. CIL VI, 32323 = ILS 5050. Per unanalisi di queste fonti, vedi GUITTARD 2007, pp. 270 ss.

195

, / . / . ,/ , / . < > / / . ,/ , / , ./ / / . / , ./ / ,/ / . ,/ / . / / . ./ ,/ / . Phleg. 257 FGrH 37.5; Zos. hist. nova, II. 5. 6. 531 Loracolo contiene una lunga descrizione dei ludi, che si articolavano in tre
531

.Ma quando giunga il tempo ultimo della vita umana ed esso avr raggiunto il ciclo dei 110 anni, ricordati, o romano ( e non scordare queste cose ), ricorda bene queste moniti: agli dei immortali versa nel Campo Marzio presso la tomba della Timbride acqua lustrale, nella stagione pi secca, quando la notte scender sulla terra ed il sole avr nascosto la sua luce. Ed alle Moire che tutto sanno, sacrifica agnelle e capre nere, e sugli altari di Ilizia che protegge i parti, sacrifica. E a Gea simmoli una scrofa nera con i suoi tre porcellini. E siano condotti, di giorno e non di notte, tori tutti bianchi presso lara di Zeus, che agli dei Urani del sacrificio, il rito avvenga di giorno; in tal modo si compia il sacrificio. Nel tempio di Era da te sia poi condotta una giovenca bella nel corpo; e Febo Apollo, chiamato anche Helios, il figlio di Latona, uguali sacrifici riceva. E i Latini, cantando peani con fanciulli e fanciulle vadano al tempio degli Immortali. A parte abbiano le fanciulle un coro, ed a parte si scelga il fiore dei fanciulli, e tutti nati da genitori viventi, ai quali chiara la stirpe. Le matrone fedeli al legame del matrimonio, in quel giorno, preghino le divinit in ginocchio protese presso lara di Era, perch diano assenso lieto agli uomini ed alle donne ed alle altre creature. Tutti da casa rechino in offerta rituale le vivande necessarie alla vita mortale dellessere umano, e vittime agli dei benevoli ed ai beati Urani. Siano ben conservate tutte quante le offerte; ed alle matrone ed agli uomini che stanno seduti l ricordalo attento. E sia di giorno, sia di notte, stia la gente affollata con compostezza ed esultanza, accalcandosi fitta, su splendidi scanni seduta. Questoracolo sia sempre fisso nella tua mente, cos tutta la terra italica e tutta la terra latina, a te staranno strette e salde sotto lo scettro.

196

giornate e comprendevano sacrifici notturni a Gh, alle Moirae e alle Ilithyiae ; sacrifici diurni a Zeus/Iuppiter, Hera/Iuno e Apollon; la presenza di un coro di fanciulle e uno di fanciulli e la partecipazione delle matrone. E stato notato come la presenza di Iuppiter, Hera e Apollon siano probabili innovazioni augustee: soprattutto linclusione di Apollo, stata considerata in questo senso; tuttavia F.Coarelli puntualizza come la presenza del dio possa essere considerata la ripresa di una possibile caratteristica delle celebrazioni pi antiche532. In tal caso, Augusto avrebbe reintegrato gli onori ad Apollon nellambito della sua politica di esaltazione del dio, in linea con il suo programma di ripresa di alcuni culti di et arcaica e monarchica. 533 I riti notturni, momento centrale delle celebrazione, distribuiti in tre notti successivi, comprendevano sacrifici rivolti a Tellus, alle Ilithyiae - le divinit protettrici dei parti - e alle Moirae, responsabili dei destini individuali. Soprattutto il sacrificio alle Ilithyiae, quali divinit legata alla riproduzione, illuminante in quanto ci permette di riconoscere i ludi Saeculares, anche nello svolgersi della loro prassi, come un rituale volto a propiziare la continuit della generazione, nel momento critico del passaggio da un saeculum allaltro: ricordiamo che il racconto della prima celebrazione dei ludi Taurii del 504 a.C. li collegava a nascite abnormi534. Nellambito della propaganda di Augusto, i ludi dovevano celebrare il periodo di pace e prosperit iniziato dopo la vittoria di Azio535: ma soprattutto riprendevano il messaggio di rinnovamento gi auspicato nel 40-41 a.C. dalla famosa quarta Ecloga virgiliana536, in cui la Sibilla Cumana annunciava il rinnovo dell'ordo saeclorum e la reintegrazone dellet dell'oro, dei Saturnia Regna, vale a dire il ritorno ai meravigliosi tempi degli inizi, caratterizzati da mancanza di conflitti e prosperit. Scrive Virgilio in Ecl. IV. 4-6: Ultima Cumaei venit iam carminis aetas; magnus ab integro saeclorum nascitur ordo.
532 533 534 535

COARELLI 1997, p.117. Per la quale, vedi SCHEID 1998, p. 90 91. Cfr. COARELLI 1997, p. 115 ss. Per il 504 a.C., vedi supra, p. 41. Per lutilizzo di motivi inerenti all aurea aetas nellapparato iconologico della propaganda Enorme bibliografia sulla quarta Ecloga, uno dei testi pi discussi di tutta la letteratura

augustea, vedi ZANKER 1987, p. 179-205.


536

occidentale; un prospetto riassuntivo della storia degli studi in NICASTRI 1989; cfr. anche NISBET 1978 e COLLINS 1999.

197

Iam redit et virgo, redeunt Saturnia regna 537 Nella prospettiva storiografica dellEneide, Saturno il fondatore del regno dellantichissimo Lazio, da cui prende inizio la storia nazionaledi Roma (Verg. Aen. VIII, 314-327). Nei versi 791-795 del libro VI dellEneide possibile scorgere una identificazione fra Saturno e Augusto, questultimo come colui in grado di riattualizzare gli aurea saecula delle origini538. Hic vir, hic est, tibi quem promitti saepius audis, Augustus Caesar, Divi genus, aurea condet saecula qui rursus Latio regnata per arva Saturno quondam []. 539 Sono le parole con cui la Sibilla, mostra Augusto ad Enea, nella heroscopia, la rassegna dei suoi discendenti. Augusto dunque si presenta come colui che riconduce nel Lazio, nellItalia pacificata, la mitica e prospera et delloro. 540 Nell annuncio di un nuovo secolo aureo evidente lintento di richiamarsi anche alle profezie di una possibile fine di Roma che avevano iniziato a circolare nellambiente romano a partire, al pi tardi, dallinizio del primo secolo. Gi nella prima met del secolo, come abbiamo visto erano stati numerosi gli annunci che dichiaravano la fine del secolo in corso, soprattutto da parte degli auspici; ricordiamo l episodio dell 88 a.C. a cui possiamo aggiungere la notizia di Servio, secondo cui nel 44 a.C., laruspice Vulcacio, immediatamente dopo la morte di Cesare e ai prodigia che erano seguiti, aveva annunciato la fine del nono secolo e linizio del decimo e utlimo secolo
541

; una fine, dunque, che significava un nuovo inizio.

Tali speculazioni trovavano il loro riscontro, come abbiamo visto, nella sibillistica greco-giudaica, in cui la Sibilla, nella prospettiva di una storia universale, lannunciatrice, fra laltro, di una nuova et, caratterizzata dalla situazione di un pieno irenismo sotto la tutela del dio unico, da un nuovo
537

E giunta lultima et delloracolo cumano/ nasce di nuovo il grande ordine dei secoli./ Gi Cfr. SINI 2002, par. 3.

torna la vergine e torna il regno di Saturno.


538 539

Questo luomo che ti senti spesso promettere,/ lAugusto Cesare, figlio del Divo, che fonder/ di nuovo il secolo doro nel Lazio per i campi/ regnati un tempo da Saturno; []
540

Per la heroscopia, uno dei brani pi discussi dellEneide, vedi la nota 724 al libro VI nel

commento di L. Canali allEneide. (CANALI 2003) 541 Serv. Ad Buc. IX. 46.

198

ordine legato allavvento di un inviato carismatico, un messia, un re 542. In proposito, purtroppo, non ci possibile affrontare qui il complesso dibattito esegetico sulle possibili influenze di vario materiale profetico rintracciabili nel contesto della quarta Ecloga di Virgilio
543

; ci limitiamo a puntualizzare come

sia possibile rinvenire nella descrizione virgiliana della et delloro un pattern che rimanda con precisione ad annunci messianici presenti negli Oracula Sibyllina, ma non solo 544. E altres importante sottolineare come lideologia augustea presenti accanto allidea rinnovamento del secolo aureo anche lintoduzione del concetto rivoluzionario di un tempo eterno concesso dal fato a Roma. Il rimando nel primo libro dell Eneide alla profezia sul destino di Roma, la profezia di Iuppiter, espressa a beneficio di Venus, che si duole per la fine di Troia. Iuppiter promette alla figlia un imperium sine fine per la citt futura che avr suo figlio Enea come antenato fondatore. Inde lupae fulvo nitricis tegmine laetus/ Romulus excipiet gentem et Mavortia condet/ moenia Romanosque suo de nomine dicit./ His ego nec metas rerum nec tempora pono, imperium sine fine dedi.[] Verg. Aen. I. 275-279 545. L espressione imperium sine fine pu anche essere letta nel senso spaziale di un impero senza confini546, ma non vi dubbio che sia da intendersi prevalentemente in senso temporale. E altres possibile intendere una chiara connessione tra il concetto di avanzamento infinito dei confini in senso spaziale e laeternitas di Roma
542 543

547

. Laeternitas un tempo nuovo diverso dal

NIKIPROWETZKY 1970. Vedi COLLINS 1999. Vedi per i possibili influssi giudaici sulla quarta Ecloga, NICASTRI Vedi NIKIPROWETZKY 1970; E possibile che Virgilio potesse essere a conoscenza di Allora, lieto del fulvo manto della lupa nutrice/ Romolo accoglier la gente e fonder

1989. Cfr. anche JEANMAIRE 1939


544

testi ebraici messianici? La questione molto dibattuta.Vedi NICASTRI 1989.


545

marziali/ mura, e dal suo nome li chiamer Romani. /Ad essi non pongo limiti n di durata n di potenza; / ho assegnato dominio infinito. []
546

PICCALUGA 1974b, p.209; SINI 2002, par. 3. Lespressione imperium sine fine rimanda

anche all imperium maius et infinitum, il potere sommo conferito ad Augusto nel 23 a.C, infinitum nel duplice senso spaziale e temporale, in quanto era perpetuo e valido in tutte le province e allinterno della citt; Cfr. SERRAO 1991, pp. 39-41.
547

Ser. Ad Aen. I. 278. Nec metas rerum nec tempora pono: metas ad terras rettulit,

tempora ad annos; Lavinio enim et Albae finem statuit, Romanis tribuit aeternitatem, quia

199

saeculum chiuso, e travalica la prospettiva introdotta dalla et delloro annunciata da Virgilio. Con la celebrazione dei ludi Saeculares si intendeva garantire ufficialmente linizio del nuovo secolo, che poteva essere inteso diversamente da quello tradizionale, in quanto dilatato nella dimensione del sine fine. In tal modo si rispondeva sia ai timori etruschi che alle suggestioni provenienti da Oriente, e in particolare a quelle profezie che prospettavano per Roma un tempo finito548. Roma cos sottrata dalla inevitabilit dei ritorni del tempo ciclico, alla segmentazione degli annunci della Sibilla e affidata allaeternitas concessa da Iuppiter 549. Ora, lidea delleternit di Roma, probabilmente formatasi allinizio del II secolo a.C.550, ben presente in Cicerone
551

, proprio a partire dal principato di

Augusto assume particolare importanza 552. E importante mettere in luce come la costruzione di un ideologia, attorno al concetto di un tempo eterno avesse trovato un utilizzo a livello politico in particolare nel sincretismo religioso mediterraneo in epoca ellenistica. A proposito assume particolare rilevanza lutilizzo del concetto espresso dal termine aion, significante dalle complesse valenza, comunque inerente
subiunxit imperium sine fine dedi.
548

Sempre nel III Libro degli O. S. Roma inserita in una teoria di successione dei regni

sul modello della successione degli imperi contenuta nel libro biblico di Daniele. Vedi LORETO 1999, p. 449.
549 550

Cfr. SORDI 1972. Su tempo ciclico e lineare, ELIADE 1949. Secondo S.Mazzarino, si tratta di una idea gi sviluppata nella seconda met del terzo

secolo; MAZZARINO 1966, II, 2, p.386, nota 495. Lo studioso pone lidea delleternit di Roma gi nel III secolo a.C. in virt della testimonianza della poetessa Mellino di Locri, autrice di una Ode a Roma (Locri appare legata all'Urbs gi nel 282 a.C., vedi MAZZARINO 1966, II, 1, p. 506, nota 370), in cui al cangiare delle vicende contrapposta la stabilit della sola Roma. Il problema costituito dal fatto che lode di Mellino risulta di difficile datazione, essendo fatta risalire variamente al III a.C., al II a.C. e addirittura al I d.C. Ma la tesi di Mazzarino della esistenza di un concetto riguardante leternit di Roma gi nel III secolo pu essere suffragata dal fatto che Fabio Pittore (F.gr. Hist 809 F. 10. 5) accenni al famoso racconto del caput Oli, la testa di Aulo (Olus) Vibenna che venne sepolta in Campidoglio la garanzia di perpetuitas. Cfr. MAZZARINO 1966, II, 1, p. 85.
551

De re publ. III. 34. Da notare che lidea ciceroniana di eternit non esclude quella di

decadenza; De re Publ. V. 2. Cfr. MAZZARINO 1966, II, 2, p. 387, nota 495. 552 MAZZARINO 1966, II, 2, p.386, nota 495

200

allidea di eternit553. Numerose testimonianza iconografiche, soprattutte ellenistiche, mostrano un Aion personificato 554. Nel romanzo di Alessandro dello Pseudo-Callistene (I.30)555, si ricorda lapparizione del dio Ammone ad Alessandro stesso. Si tratta di una variante dei miti di fondazione della citt di Alessandria. Ammon si presenta in sogno ad Alessandro, confermando quella divina paternit che fa del giovane principe macedone un figlio di dio. Ed Ammon stesso ad indicare il luogo dove fondare la citt, che potr garantire il mantenimento del nome di Alessandro aiosin acheiatosin, per eoni senza termine, per leternit. Nella profezia di Ammon la citt si pone sotto legida di Aion Plutonios, identificabile con Sarapis, il famoso nuovo dio della Alessandria Tolemaica. Il culto di Aion altres attestato ad Alessandria in rapporto al famoso Eleusinion, sede replica del complesso misterico di Eleusis. La notizia sul culto di Aion bambino, la cui nascita si celebrava ad Alessandria nella notte del 5/6 gennaio, ci viene dallautore della patristica Epifanio, Adversus Haereses
553

556

Per le valenze polisemiche di Aion, vedi DEGANI 2001.

554

Aion compare nella aprima et ellenistica identificato con il dio iranico. La critica tende a

spiegare il modello dellAion ellenistico attraverso il concetto persiano dello zrvan akarana, il tempo senza confini contrapposto al tempo limitato dallinizio alla fine, lo zrvan- daregho -chvadata entrambi presenti nella speculazione pi tarda dell Avesta, il testo sacro della religione persiana. Il tempo eterno come situazione eterna, infinita (sine fine), risolve il conflitto Ahuramazda Ahriman, secondo Eudemo di Rodi III a.C. (in Damascio, De principiis, I.322), che attribuisce questa soluzione ai Magoi, il famoso clan di sapienti - teologi. Da qui lidea di unentita che superi la dualit; il dio persiano Zurvan il Dio da cui vengono tutti gli altri dei. E la personificazione del tutto, ed anche il tempo personificato, identico alla eternit. Puntualizziamo che in un sistema in cui dio e mondo sono pensati in un tutto panteistico, non c divisione tra la vita divina e la durata del mondo, di cui risulta dunque confermata la durata eterna. Vedi Lackeit RE, Suppl.III, 1917, s.v. Aion, coll. 64-68; DEGANI 2001, p. 49-51. Sul dualismo iranico e le sue influenze in ambito ellenistico ci limitiamo a segnalare CERUTTI 1990, p. 9 22. Su Zurvan, in particolare, vedi p. 21. Per un approfondimento sulle funzioni di Zurvan in ambito iranico, vedi ZAEHENER 1955.
555

Nelledizione curata da S.Centanni (CENTANNI 1991). Lopera, frutto di diverse

rielaborazioni, risulta comunque di difficile datazione nelle sue parti.


556

Vedi Epifanio, haer. 51. 22. 9f. Cfr. LACKEIT 1917. Aion veniva onorato nel tempio di

Kore; si estraeva dall adyton sotterraneo limmagine di Aion come un bambino in legno con segni di croce segnati sul mento, le mani e i ginocchi. Il valore del rito si rispecchia nel grido

201

A noi interessa sottolineare soprattutto il rapporto di Aion-Kronos-Chronos con il tempo inteso nella sua qualit duplice di tempo misurabile e incommensurabile, ma diverso dal tempo eterno in s, che rimane un dilemma del pensiero greco-romano557. In ogni caso leternit di Aion pare essere stata importante per definire il tempo eterno di alcune citt ellenistiche. Secondo il Lackeit, esempi di questa utilizzazione si possono ritrovare in rapporto alle citt di Byblos e Berytos. Zurvan starebbe dietro Kronos, onorato come loro fondatore; ci faceva di queste citt delle prime citt destinate ad essere eterne, in base alleternit attribuita al dio in questione 558. Per tornare allambito romano, dove il tema dellaeternitas si rivela centrale nella organizzazione ideologica dellidea stessa di Roma nel corso del I secolo a. C, particolarmente rilevante uniscrizione eleusina (SIG 1125), fatta incidere da un certo Pompeo che dedica ad un Aion, nel santuario di Eleusi, una significativa epigrafe dove il dio esplicitamente associato alla continuit del dominio di Roma: [] . , , , , 559.
liturgico oggi, in questa ora, Kore ha partorito Aion .
557 558

In proposito vedi laccurato testo di E.Degani, Aion, (DEGANI 2001) Vedi Filone di Byblos in FHG. III.568. 23. (Muller); Nonno di Panopli per Berytos

(Dionisyaka 41.68.) Vedi LACKEIT 1917 Quinto Pompeo, figlio di Aulo, ha fatto erigere coi fratelli Aulo e Sestio, uneffige in onore di Aion, la perpetuazione del dominio di Roma e la perpetuit dei misteri: Aion che per natura divina sempre rimane identico nelle identiche circostanze, ed nello stesso tempo, mondo unico, quale , era e sar, privo di inizio, di stato intermedio,
559

202

Nella iscrizione interessante, oltre il complesso legame con la dimensione sottesa ai mysteria di Eleusis ,anche il rimando alla concezione anche a livello politico, nel progetto di unegemonia universale. Da Augusto in poi ogni imperatore pu proporsi come linauguratore di una nuova et delloro e collegarsi alle idee di renovatio, felicitas e aeternitas560. In questa nuova prospettiva la Sibilla diviene appunto garante di tale tempo infinito di quel mondo unico, kosmos heis , concetto filosofico religioso, ben spendibile

di fine; non partecipe di mutamento, creatore di divina natura, in tutto eterna. (Trad. in DEGANI 2001, p. 47.)
560

La aeternitas, associata o meno alla figura dellimperatore, diviene motivo ricorrente nella

ideologia imperiale, propagandata in particolar modo a livello iconografico, ad esempio nella monetazione. Vedi INSTINSKY 1946; BELLONI 1976.

203

Un epilogo inevitabile. Con la celebrazione dei ludi Saeculares augustei si chiude la storia delle consultazioni sibilline per il primo secolo a.C. Durante lepoca imperiale i libri SIbillini continuarono ad essere consultati tramite il collegio dei quindecemviri, anche se abbiamo scarse notizie di tale attivit. E possibile che ci rifletta uneffettiva decadenza del collegio causata probabilmente della concentrazione di autorit nella figura del princeps, inaugurata da Augusto. Emblematico in questo senso appare latteggiamento di Tiberio nel 15 d.c. Nell'anno, secondo Tacito, limperatore si oppose alla proposta di Asinio Gallo, che a seguito di uninondazione del Tevere aveva chiesto di consultare i Sibillini
561

, presumibilmente alla ricerca di un rituale

espiatorio. Tacito riporta nel suo passo che Tiberio si oppose, Renuit Tiberius, perinde divina humanaquae obtegens. 562 L atteggiamento dellimperatore poteva rispondere alla volont di evitare manipolazioni politiche della materia religiosa da parte di gruppi avversi. In ogni caso Tiberio si assunse con questa decisione la responsabilit di interpretare il segno straordinario, riservandosi di risolvere la situazione con il sottrarre allavvenimento il carattere di prodigium; infatti si preoccupa di affidare ad una commissione tecnica la cura idrografica del Tevere563. Come abbiamo detto, dopo lepoca repubblicana luso dei libri Sibillini divenne sporadico; la storia delle profezie attribuite alla Sibilla sempre meno si lega alla raccolta conservata nel tempio di Apollo e sempre pi riguarda oracoli di diversa provenienza spesso concernenti la persona stessa dellimperatore 564. Gli oracoli rimasero comunque al loro posto, sino a quando Il generale Stilicone, in una Roma ormai completamente cristianizzata (in seguito all Editto di Teodosio, del 381 d.c.) intorno al 400 d.C., ordin che la raccolta venisse distrutta, quale vestigia delle antiche superstizioni pagane 565.

561 562 563 564 565

Tac. Ann. I. 76. 1. Tac. loc. cit. Tac. loc.cit. Cfr. MONACA 2005, p. 251. Rutilio Namaziano II. 52

204

CONCLUSIONI

Lanalisi delle fonti mostra chiaramente limportanza, che possiamo definire strutturale, della consultazione sibillina per il controllo politico e culturale della storia della res pubblica. E facile rilevare, scorrendo i dati a disposizione, come durante i primi due secoli della storia repubblicana le letture sibilline intervengano in momenti decisivi della lotta tra patrizi plebei, offrendo soluzioni a crisi politiche che ricevono, di volta in volta, visualizzazione attraverso segnali incontrovertibili di rottura dellordine cosmico, rottura che pu intersecarsi col piano politicocivico della civitas. Questultima va intesa come assetto statale-pubblico che, in quanto prodotto della volont del populus, pone tutto ci che rimane al di fuori della sua diretta responsabilit nel campo del religiosus, come ha puntualizzato D.Sabbatucci nel suo interessante testo Lo stato come conquista culturale 566. I disturbi nel corretto rapporto tra i due piano civico e piano 'cosmico' si evidenziano nella rete dei prodigia, dei monstra, degli ostenta etc., che puntualmente richiedono una espiazione. Lesegesi dei signa comporta un intervento specialistico, che pu anche proporre un assetto nuovo sul piano simbolico. Ricordiamo a proposito la rilevanza che assume il binomio segno consultazione sibillina nella introduzione di nuovi modelli cultuali. Un filone preciso di interventi Sibillini in rapporto al confronto patriziato-plebe, pu essere seguito abbastanza agevolmente e segnala un costante coinvolgimento proprio della dea Ceres. Basti ricordare le circostanze per la
566

In questa prospettiva il religiosus rientra nella sfera del privatus; a Roma si stabilisce cos

quel rapporto dialettico tra publicus e privatus, dove il publicus rappresenta ci che dipende dalla voluntas del popolo e del senato, mentre il privatus coinvolge ci che appartiene alla sfera delle credenze negli esseri extraumani, negli di o dio. SABBATUCCI 1975, pp. 207 ss

205

famosa introduzione nel 496 a.C. del culto per la triade plebea Ceres-LiberLibera, momento chiave per la soluzione dialettica del rapporto patriziplebei567. Citiamo anche la consultazione dell anno 191 a. C., quando in seguito ad una serie di prodigi, venne fissata la celebrazione dello Ieiunium Cereri introduzione dei ludi Florales nel 238 a.C.
569 568

. Un

analogo interesse verso le divinit plebee-agrarie riscontrabile nella . Anche le modalit per lintroduzione del culto per Asklepios di Epidauro, nella panoramica della religio romana evidenzia la sofisticata abilit dei lettori dei libri di ridisegnare il pantheon dell'Urbs, in particolare inserendo la divinit guaritrice che dal suo centro panellenico teneva sotto controllo il delicato campo della salus; salute intesa in senso ampio, banco di prova per la manifestazione di poteri illimitati, pericolosi per la definizione di una divinit politeista. Manovrare la salus significa poter oltrepassare i confini tra vita e morte e giocare con lonnipotenza, qualit negata nell ottica politeistica. Appunto i Sibillini consigliano Asklepios in chiave Vediovis, come anti-Iuppiter, suggeriscono cio lintroduzione di una divinit con possibilit di diventare grande, una divinit post-politeistica 570. Analogo prospettiva si pu ricostruire per la famosa introduzione del culto di una divinit che porta gi nella titolature il segno della grandezza. Si tratta di Cybele, la Magna Mater introdotta nel 207 a. C., in piena crisi annibalica, quando Roma ha bisogno di allacciarsi allo scacchiere asiatico571. Potremmo continuare agevolmente a segnalare la opportunit delle soluzioni sibilline, sempre attente alle necessit del fatto politicio. Importante, in questo proposito, lintervento Sibillino del 461 a. C. che viet ai tribuni, sulla base di unenunciato oracolare accompagnato dalla minaccia di una invasione esterna, di sobillare la plebe 572.

567 568 569 570 571 572

Vedi supra, pp. 45 ss. Vedi supra, pp. 137 ss. Vedi supra, pp. 94 ss. Vedi supra, pp. 84 ss. Vedi supra, pp. 128 ss. Vedi supra, pp. 51 ss.

206

Lanalisi delle fonti dunque ci permette di avvalorare lipotesi che propone di considerare i libri Sibillini essenzialmente come repertorio di remedia. Lelemento profetico nella consultazione dei libri come ricerca di rivelazioni su eventi futuri segnalata particolarmente nel I secolo a. C. e segna un reale cambiamento di prospettiva. Non si ricorre ai libri per trovare una spiegazione ad una serie di signa, ma si consultano i testi per trovarvi lanticipazione di cose future. Ricordiamo, a proposito, lepisodio, riferito principalmente da Svetonio, che riguarda direttamente laccusa a Giulio Cesare di aspirare alla regalit, causa come ben sappiamo dell assassinio politico delle Idi di marzo del 44 a.C. Nella fattispecie, la consultazione (immotivata nelle fonti) dei libri Sibillini rivel al quindecemviro Cotta che i Parti averebbero potuto essere vinti solo da un re. 573 Lo scarso utilizzo dellassunto profetico, prima dellultimo secolo a.C. il risultato di quello che possiamo definire una precisa scelta di stile politico: di fronte al fatto prodigiale, lo stato romano, attraverso il collegio preposto alla lettura dei libri Sibillini, metteva in atto una strategia di gestione del disordine altamente positiva, volta ad indicare essenzialmente il remedium adeguato, anzich porre laccento sul momento interpretativo del prodigium. E il modo in cui Roma attua un contenimento del divinatorio, elemento passabile di divenire potentemente eversivo, in quanto altamente manipolabile. Lo dimostra ad esempio, al di fuori del contesto dei Sibillini di cui ci occupiamo, la produzione di profezie antiromane di provenienza mediterraneaorientale, ma non solo. La percezione del pericolo sottointeso a tale tipo di produzione evidenziato da una serie di provvedimenti presi tra la fine del secondo ed il corso del primo secolo a. C., come difesa organizzata dalla civitas rispetto ad enunciati esterni ritenuti pericolosi. Ne un esempio la conquisitio dei libri profetici ordinata dal senato e che port alla individuazione dei Carmina Marciana mano di privati 575. Si inserisce sullo sfondo, molto opportunamente, anche la ricerca delle
574

ma anche lordine, dato da Augusto, di sequestrare e bruciare le profezie in

Vedi supra, pp. 192 ss. Vedi supra, p. 119 ss. 575 Vedi supra, p. 178 ss.
574

573

207

profezie sibilline mediterranee attuata dalla commissione incaricata di ricostruire i libri Sibyllini andati persi nellincendio del 83 a.C.576. In questo caso sembrerebbe apertamente riconosciuta alla raccolta Sibillina il valore di collazione di profezie, non solo di remedia. A partire dal primo secolo, dunque, dal momento del recupero della nuova raccolta sibillina, si pu registrare una strategia di attenzione posta verso annunci pienamente profetici. Possiamo azzardare la presenza di una circolazione in Roma di enunciati analoghi a quelli che compaiono nei testi pseudo-epigrafi di matrice ebraica, come i pi antichi libri della famosa collazione degli Oracula Sibillina. La presenza a Roma di un personaggio come Alexander Polyhistor, liberto di Silla, autore di un Per Iudaion che, secondo alcuni rari frammenti pervenuti attraverso il IX libro della Preparatio evangelica di Eusebio, conosceva una Sibilla ebraica in rapporto alla torre di Babele, accredita la possibilit della circolazione nellUrbs di materiale sibillino pseudo-epigrafo
577

. Si configura cos con buone probabilit lipotesi

secondo cui Virgilio era a conoscenza di alcuni celebri passi pseudoepigrafi giudaici, in particolare la profezia isaica del bambino in culla fra gli animali feroci divenuti inoffensivi, modello ripreso nella famosa quarta Ecloga. In questo caso, Virgilio avrebbe potuto avere davanti agli occhi passi del terzo Libro degli Oracula dove la voce parlante quella della Sibilla, nuora di No
578

In questa prospetiva, il concetto di tempo riservato a Roma diviene cruciale nella formazione della propaganda augustea; a proposito, proponiamo una riflessione, certamente impossibile da esaurire in questo contesto, sul valore attribuito al saeculum nella celebrazione dei ludi Saeculares del 17 a.C.,579 intesi come momento inaugurale della nuova Roma, voluti da Augusto su suggerimento dei libri Sibillini, che egli stesso aveva voluto mettere sotto la protezione del suo dio Apollo, nel tempio del Palatino. Nell ideologia augustea il saeculum si apre nella prospettiva dell imperium sine fine, ripreso nellideologia dellaeternitas, forse determinata dal complesso concetto
576 577 578

Vedi supra, p. 172 ss. Per i frammenti, vedi FGrH 273 e III (Jacoby). Cfr. NICASTRI 1989, 270-271. Sul tema, molto contrastato, oltre quanto detto in precedenza, vedi anche CHIRASSI

579

COLOMBO 2004; anche NICASTRI 1989. Vedi supra, p. 194 ss.

208

dellAion che Roma avrebbe importato da Alessandria580. Con il nuovo saeculum veniva superata lidea di saeculum chiuso, bench rinnovabile, che sembra aver caratterizzato i ludi Saeculares anteriori, nonch il tempo chiuso, ampio ma delimitato, di mille anni della Sibilla, gi presente nel frammento eracliteo.

580

Vedi supra, p. 199 ss. Vedi larticolo in corso, CHIRASSI COLOMBO, Alessandria, un

sogno progettato .

209

APPENDICE. Cens. De die nat. XVII. 10-11. Quae dissensio, temporum si veterum revolverunt annales, longe magis in incerto invenietur. Primos enim ludos Saeculares exactis regibus post Romam condita annis CCXLV a Valerio Publicola institutos esse <>, ad XV virorum commentarios, anno CCXVIIII M. Valerio Spurio Verginio conss. <> anno post Urbem conditam octavo et quadringentensimo, ut vero in commentariis XV virorum scriptum est, anno CCCC et decimo M. Valerio Corvino II C. Poetilio cons. Tertii ludi fuerunt Antiate Livioque auctoribus P.Claudio Pulchro L. Iunio Pullo cons. <> anno quingentensimo duodevicensimo P. Cornelio Lentulo C. Licinio Varo cons. De quartorum ludorum anno triplex opinio est. Antias enim et Varro et Livius relatos esse prodiderunt L. Marcio Censorino M. Manilio cons. post Romam conditam anno DCV. At Piso Censorius et Cn. Gellius, sed et Cassio Hemina, qui illo tempore vivebat, post annum factos tertium adfirmant Cn. Cornelio Lentulo Lucio Mummio Achaico cons., id est anno DCVIII; in XV virorum autem commentariis notantur sub anno DCXXVIII <M.> Aemilio Lepido L. Aurelio Oreste cons. Quintos ludos <C.> Furnio C. Iunio Silano conss. Anno DCCXXXVII Caesar Augustus et Agrippa fecerunt E questa discordanza, se si consulterrano gli annali dei tempi antichi, la si trover di gran lunga pi varia. Infatti i primi giochi Secolari furono istituiti da Valerio Publicola dopo la cacciata dei re, nellanno 245 dalla fondazione di Roma, ma, secondo i commentarii dei quindecemviri, nel 298 sotto il consolato di Marco Valerio e Spurio Verginio. I secondo giochi, secondo la testimonianza di, furono celebrati sotto il consolato di nellanno 408 della fondazione di Roma, ma in verit, come sta scritto nei commentarii dei quindecenviri, nellanno 410 mentre erano consoli Marco Valerio Corvino per la seconda volta e Gaio Petilio. I terzi giochi ebbero luogo, secondo lAnziate e Livio, sotto il consolato di Publio Claudio Pulcro e Lucio Giunio Pullo nellanno 505 dalla fondazione di Roma, ma secondo i commentarii dei quindecenviri, nellanno 518 sotto il consolato di Publio Cornelio Lentulo e Gaio Licinio Varo. Circa lanno in cui furono tenuti i quarti giochi vi sono tre opinioni differenti. In effetti lAnziate, Varrone e Livio hanno tramandato che i giochi furono ripetuti sotto il consolato di Lucio Marco Censorino e Manlio Manilio nellanno 605 della fondazione di Roma; ma Pisone lex-censore e Gneo Gellio, nonch Cassio Emina, che viveva in quellepoca, affermano che furono celebrati tre anni dopo, sotto il consolato di Gneo Cornelio Lentulo e Lucio Mummio Acaico, cio nellanno 608; per nei commentarii dei quindecenviri sono registrati sotto lanno 628 durante il consolato di Marco Emilio Lepido e Lucio Aurelio Oreste. I quinti giochi li celebrarono Cesare Augusto e Agrippa sotto il consolato di Gaio Furnio e Gaio Giunio Silano nellanno 737

210

Gli Oracoli Flegontei dell androgino. (testo delledizione di H.Diels, traduzione di L.Breglia Pulci Doria, 1988). , ,/ <> / , ,/ . / / ./ , / / , / / ,/ ,/ ./ / <.> , / ./ , , / / / , / / . / ,/ ./ ,/ ,/ , / ,/ <> / / <.> , / , ./ / , / ./ , / 211

,/ / , / ,/ / ,/ , , / . ,/ ,/ ,/ ,/ , ,/ / ,/ / / < >, / <.> , / , / , / ./ , / / , / , ./ , / ./ / <>/ - / / - / , / ./ . <.> Conoscendo allindietro la Moira, a quale luogo ciascuno ha per destino di andare, quanti prodigi e quante infelicit nella divina Aisa la mia tela scioglier se mediterai in te queste cose, fiducioso nella sua forza. E dico che allora una donna generer un androgino, con tutti gli attributi maschili 212

e femminili che si mostrano nelle giovani donne. Ma non oltre terr nascosto, ma dir i sacrifici di rito per Demetra e la casta Persefone. La stessa dea ti sveler attraverso la spola i sacrifici, se tu sei disposto ad ubbidirle, per la veneranda Demetra e la pura Persefone. Per prima cosa un tesoro in denaro, avendo raccolto insieme, quanto tu voglia, dalle citt, dalle molte trib e da voi stessi, a Demetra madre di Kore, ordina di fare un sacrificio. E inoltre a spese publiche ti ordino ventisette tori <. > sacrificare, splendenti dalle belle corna e dal pelo bianco, che a vostro giudizio superino gli altri in bellezza. Fanciulle, quante dissi sopra, ordino che con rito greco, compiano queste cose, invocando la regina immortale con sacrfici castamente e puramente: e allora poi accetti doni sacri dalle vostre mogli, e poi oltre a questo, credenti nella mia tela una splendente luce queste cose portino alla veneranda Demetra. E come seconda cosa, di nuovo avendo preso tre volte tante libagioni prive di vino, le pongano su una tenue fiamma, quante anziane conoscano bene il sacrificio. Ed altre mandino altrettanti doni alla Plutonide, quante nella fanciulezza hanno animo privo di cure. Preghiamo la veneranda Plutonide, esperta in tutto, che con lavanzare della guerra rimanga in patria, e loblio della citt e di lei scenda sui Greci. Gli altri e le fanciulle portino il tesoro <.> la trama divina, la veneranda Plutonide sia adornata di vesti variamente tessute, affinch ci sia la fine dei mali. E benevolmente quanto di bello e desiderabile sulla terra per i mortali ci sia a vedersi, anche questo portino, insieme alla tela, in dono alla fanciulla regina. E quando grazie a Demetra e alla santa Persefone avrete allontanato per sempre il giogo dalla vostra terra, a Plutone Adoneo sia sacrificato il sangue di un bue dal vello scuro, adorno di vesti dal pastore, che egli appunto in obbedienza alla sua parola uccider, di persona, il toro; e quanti altri fedeli ci sono in patria (sacrifichino). Nessun incredulo si avvicini ai sacrifici. Fuori rimangano i profani, dove lecito per un uomo non iniziato compiere queste cose, e avere un sacrificio senza banchetto. (Dopo questo sacrificio) chiunque esperto dei vostri oracoli venga, il divo venerando Febo unisca ai sacrifici, benevolmente bruciando sullaltare grasse cosce, una nata di capra bianca e poi, sappiatelo tutti, implori Febo Peana con il capo coronato, supplice, affinch venga la fine del male che si abbatte su di voi. E tornando qui, sacrificando alla regina potnia Hera una vacca bianca secondo le leggi patrie, secondo il rito; e cantino un inno quelle che pi si distinguono per stirpe tra il popolo <.> e gli abitanti delle isole di fronte, quando , non con linganno, ma con la forza, occupino a loro volta la terra di Cuma, questi benevoli, innalzino una statua ed un tempio alla divina Hera. Giunger, se ubbidirai in tutte queste cose alle mie parole, facendo partecipare la veneranda regina ai sacrifici, e compiendo bene le libagioni senza vino quanti sono i giorni dellanno, nel lungo corso del tempo, questo evento (giunger) di nuovo in seguito, ma non sugli stessi. Chi compie tali cose, il suo dominio sar eterno. Compi offerte agli dei inferi, tagliando pezzi di agnelli non aspersi di vino. Quando tu abbia innalzato ovunque le grandi case di Hera, e quando i templi siano levigati e tutto come dissi, riconosci nelle mie foglie (sotto la volont del fato, copri i desiati occhi, avendo colto le nobili foglie dal glauco olivo) la soluzione dei mali: quando verr per voi quel tempo, in cui saranno generati nuovi prodigi, allora un troiano ti liberer dai tuoi mali e dalla Grecia. Ma dove passata mi spingi a parlare 213

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