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Il tribuno della plebe Gaio Terenzilio Arsa, propose nel 462 a.C. la nomina di una commissione composta da appositi magistrati con l'incarico di redigere un codice di leggi scritte per sopperire all'oralit delle consuetudini (mores) allora in vigore. Il Senato, dopo un'iniziale opposizione (la proposta fu riformulata l'anno seguente dai cinque tribuni della plebe), vot nel 454 a.C. l'invio di una commissione di tre membri nominati daiconcilia plebis in Grecia, per studiare le leggi di Atene e delle altre citt. Tito Livio ci fornisce i nomi dei tre componenti la commissione Spurio Postumio Albo, Aulo Manlio e Publio Sulpicio Camerino. (Tito Livio, Ab urbe condita libri, III, 31). Nel 451 a.C. fu istituita una commissione di decemviri legibus scribundis che rimpiazz le magistrature ordinarie, sia patrizie che plebee, sospese in quell'anno. I componenti della commissione furono scelti tra gli ex-magistrati patrizi; sempre T. Livio ce ne fornisce i nomi: Appio Claudio, Tito Genucio, Publio Sestio, Lucio Veturio, Gaio Giulio,Aulo Manlio, Publio Sulpicio, Publio Curiazio, Tito Romilio e Spurio Postumio. Seguendo il testo liviano, furono nominati decemviri i tre della commissione inviata ad Atene, in qualit di "esperti" e "Gli altri furono eletti per far numero"; Supplevere ceteri numerum(T.Livio, cit. III,33). Le Dodici Tavole (non sappiamo se di legno di quercia, d'avorio o di bronzo) vennero affisse nel foro, dove rimasero fino al sacco ed all'incendio di Roma del 390 a.C. Cicerone narra che ancora ai suoi tempi (I secolo a.C.) il testo delle Tavole veniva imparato a memoria dai bambini come una sorta di poema d'obbligo (ut carmen necessarium), e Livio le definisce come fonte di tutto il diritto pubblico e privato [fons omnis publici privatique iuris]. Il linguaggio delle tavole ancora un linguaggio arcaico ed ellittico. Alcuni studiosi suppongono che le norme siano state scritte in metrica, per facilitare la memorizzazione. Nel primo anno furono scritte le leggi delle prime dieci tavole, di volta in volta discusse in assemblea, e la commissione, non essendo stato completato il lavoro, fu prorogata anche all'anno seguente. Fu cambiata la composizione della commissione, che fu nuovamente eletta dai comizi centuriati. Secondo Dionigi di Alicarnasso entrarono a farne parte anche tre plebei, mentre Livio tramanda che fossero nuovamente tutti patrizi. La seconda commissione dei decemviri fu dominata dal patrizio Appio Claudio ed ebbe un comportamento dispotico. Le due tavole restanti furono scritte senza consultazione nell'assemblea. Il diffuso malcontento e un episodio legato a Virginia, una fanciulla plebea che il padre prefer uccidere piuttosto che consegnare alle voglie dell'arrogante decemviro Appio Claudio, scatenarono una rivolta popolare e la deposizione della commissione, con il ripristino delle magistrature ordinarie. I consoli dell'anno 449 a.C., fecero incidere le leggi su tavole che vennero esposte in pubblico, nel Foro cittadino. Queste dodici tavole furono a lungo considerate diritto dei plebei.