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L’opera di Giustiniano:

tutti i paesi che hanno un diritto codificato seguono il codice di Giustiniano, alla monarchia
succede la Repubblica, la quale decade con le guerre civile, incomincia il principato con
Augusto e infine si passa al dominato con l’imperatore assoluto. Giustiniano è un imperatore
assoluto, capo dello stato e dalla chiesa, si definisce legge che cammina e non è tenuto a
rispettare le leggi che egli stesso ha posto. Ha realizzato una grande codificazione, una
raccolta di tutta l’esperienza giuridica precedente che secondo lui e la sua commissione,
deve sopravvivere. Quello che non sceglie sparisce. Quello diventa il diritto attuale e quello
del futuro, il resto è destinato ad essere dimenticato.
Dobbiamo pensare anche a quello che Giustiniano ha escluso, migliaia di libri sul diritto sono
stati esclusi, dimenticati. È rimasto solo quello che deciso lui, ne ha scelta una piccola parte,
50 libri su migliaia.
Giustiniano proveniva da una famiglia umile della Croazia, è partecipe sia della grande
cultura latina che di quella greca, ha una visione che altri non hanno poiché è al centro di
due culture. Era da parte id madre nipote di un potente, Giustino il quale diventa imperatore
d’oriente nel 518 e adotta il nipote e lo associa al trono nel 527 perché era molto malato,
per preparare il successore lo adotta. In luglio del 527 Giustino muore e Giustiniano diventa
imperatore.
1. Lui ha un’idea universalistica, vuole riportare il centro dell’impero a Roma, vuole
unificare l’impero: realizza un forte esercito che si muove nell’Africa settentrionale
contro i barbari e nell’Europa centrale contro i Goti (in Italia), la guerra gotica e quella
africana ha successo. Tuttavia non riesce a riconquistare l’impero romano
d’occidente, annette a quello d’oriente l’Italia. Poi son scesi i Longobardi che hanno
riconquistato l’Italia.
2. Vuole un diritto universale che regga tutto l’impero: che deve valere nei secoli, non
vuole realizzare un codice solo per la sua epoca ma che rimanga fermo e regga il
mondo futuro (così è stato). L’unico elemento che conta è il giudizio della storia,
quello che la storia mantiene è valido.
3. Deve realizzare la pace tra gli ortodossi (Giustiniano) e i monofisiti (solo natura
umana a Gesù): è stata un fallimento.

Primo codice di Giustiniano:


Stando ad una narrazione tradizionale, la Vita di S. Teodoro Abate, Giustiniano avrebbe
composto una raccolta
di costituzioni imperiali “antiche e recenti” in un unico libro nello stesso anno in cui sposò
Teodora (524 o 525). Il 13 febbraio 528, una costituzione giustinianea nomina una
commissione di dieci membri con l’incarico di compilare in un’unica raccolta le costituzioni
in vigore tratte dai “tre vecchi Codici” (Gregoriano, Ermogeniano e Teodosiano) e tenendo
anche conto della legislazione imperiale successiva. Ai commissari erano attribuiti i poteri di
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operare sui materiali legislativi tramite accorpamenti, frantumazioni, modifiche formali e
sostanziali del testo, salvando, tuttavia, l’aspetto cronologico del testo. Il compito è stato
portato a termine in brevissimo tempo, in quanto la costituzione La suprema difesa dello
Stato pubblica il primo Codice nel 529. Il primo Codice giustinianeo non ci è giunto, in quanto
la successiva pubblicazione del Codice del 534 abrogò tutte le copie tranne quella destinata
agli archivi imperiali. Si sa solamente che era composta da 12 libri, numero che richiama
quello della legge delle XII tavole. L’opera risponde a degli scopi pratici, in quanto è tesa a
snellire il lungo procedere delle cause giudiziarie, da tempo ancorate ad una situazione di
stallo.
non ci è pervenuto perché pochi anni dopo è stato sostituito da un secondo codice. La parola
codice deriva dal tronco dell’albero, indica uno scritto di pergamena, la prima forma di libro
è stata quella di papiro. È raccolta di costituzioni imperiali, Giustiniano nomina una
commissione nel 528, di dieci membri (come i 10 decemviri) tra cui un professore
universitario e Triboniano. L’ordine è redigere una raccolta di costituzioni imperiali da
Adriano a Giustiniano, possono sminuzzare i testi e inserire solo il dato dispositivo, la norma,
questo codice deve servire per scopi pratici visto il problema dell’amministrazione della
giustizia poiché era difficile trovare le norme. Le cause giudiziarie impiegavano anni per
potersi risolvere. L’opera viene condotta in termini brevissimi.
Nell’aprile del 529, il testo inizia con queste parole: la suprema difesa dello stato. È formata
da 12 libri (12 è un numero magico, simbolico: 12 erano le tavole). la commissione di
10membri aveva anche il compito di intercolare il testo, poi passa ad indicare l’alterazione
volontaria del testo (non un errore involontario): la modifica volontaria che fa il legislatore
in relazione a un testo precedente, lo interpreta, lo intercola, lo rende attuale.
Nel 529-30 emana le 50 decisioni per fissare alcuni punti fermi, ma in questo momento il
signor Triboniano adesso è diventato ministro della giustizia: è lui che ha istillato in
Giustiniano l’idea del digesto, era lui che aveva questa straordinaria conoscenza del diritto.
Infatti da allora diventa l’alter ego di Giustiniano, è sempre con lui. Dopo la morte del
ministro la giurisprudenza di Giustiniano ne risente. Le “quinquaginta decisiones”: La
costituzione Cordi pubblica il secondo Codice giustinianeo. Dalla lettura di tale costituzione,
si apprende che Giustiniano aveva emesso un nucleo di costituzioni allo scopo di modificare
il diritto anteriore e di eliminare tutto ciò che pareva superfluo. Si parla di decisiones,
indicate in un numero di cinquanta. Si dispongono scarsi dati di tale complesso normativo,
pertanto si rende complicata l’identificazione dei singoli componenti. La dottrina ha cercato
di muoversi in questa direzione, tuttavia non è riuscita ad ottenere esiti soddisfacenti.

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I “Digesta seu Pandectae”:
Il Digesto rappresenta l’opera giuridica più importante della storia occidentale, che ha
consegnato alle epoche successive il frutto dell’elaborazione dei giuristi classici. L’opera di
compilazione è iniziata con la costituzione
Con l’aiuto di Dio del 530, indirizzata al già citato Triboniano, già ministro della giustizia. Al
fine di condensare in una raccolta tutta l’esperienza giuridica romana, si dà incarico al
ministro stesso di formare a propria discrezionalità la commissione idonea secondo i suoi
canoni. Il mandato, tuttavia, non è poi così elastico, in quanto vengono indicate due
componenti del collegio: da un lato i docenti universitari, dall’altro gli avvocati del foro di
Costantinopoli. Oltre al presidente, facevano parte della commissione sedici uomini. L’opera
viene portata a termine con estrema rapidità e pubblicata nel 533 con una costituzione
bilingue latino-greca indirizzata al senato e a tutti i popoli. La legge di promulgazione dispone
che il Digesto entri in vigore avente forza di legge il 30 di-cembre dello stesso anno. I Digesta
si compongono di 50 libri (cinquanta è un numero magico); ciascun libro è diviso in titoli, di
numero variabile; ogni titolo porta una rubrica che indica l’argomento a cui il contenuto del
titolo stesso è dedicato.
15 dicembre del 530 emana la costituzione de autorem, indirizzata a Triboniano, gli dice di
nominare una commissione (affida tutto a lui), non gli impone nessuno, gli riferisce che la
stesura sarà un lavoro immane. Giustiniano prevede che il lavoro della commissione durerà
10 anni, gli ricorda di mettere vicino a ogni frammento il nome dell’autore e il libro da cui è
stato tratto perché non voleva che i nomi dei giuristi classici andassero perduti. Voleva che
il digesto avesse 50 libri e le intercolazioni. Costantino, un membro della commissione era il
ministro delle finanze.
L’opera viene realizzata in tre anni, in due lingue latino e greco, pubblicato il 16 dicembre
del 533. Nel 532 scoppia a Costantinopoli una rivolta, scoppiata nell’ippodromo tra due
fazioni di tifosi, le due tifoserie avevano però un carattere politico. La rivolta arriva bruciare
il palazzo imperiale nel quale stavano redigendo il digesto; ciò tuttavia non ha rallentato la
stesura dell’opera. Il digesto è stato realizzato in tempi brevissimi anche meno di tre anni,
secondo Giustiniano sono stati utilizzati 2000 libri. I libri sono divisi in titoli i quali
racchiudono un argomento, all’interno del titolo sono inseriti i frammenti giuridici di
riferimento e i libri e l’autore di riferimento. Nei frammenti dei titoli non abbiamo un ordine
cronologico. Abbiamo delle tessere di mosaico costituite dai frammenti delle opere dei
giuristi classici. I frammenti viene intercolato ma non viene detto quando questo avviene,
dobbiamo intuirlo noi. I commissari sono due professori universitari di diritto di
Costantinopoli (Teofilo) e due di Berito (Doroteo e Cratino), un ministro del tesoro, 11
avvocati e Triboniano. Mentre stavo lavorando a due dei professori viene chiesto di redigere
su ordine di Tribuliano un testo didattico, le istituzioni, che nell’insegnamento dovevano
sostituire le istituzioni di Gaio.

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Giustiniano voleva sostituire le istituzioni di Gaio con le Istituzioni di Giustiniano, chiamate
le Istituzioni Imperiali, pubblicate il 21 novembre del 533, dedica l’opera agli studenti di
giurisprudenza. Le istituzioni sono una compilazione ma non ne anno la veste poiché sono
racchiuse in un discorso, non si vedono i frammenti, si basa sui testi classici ma li fonde, a
parlare è Giustiniano. Sono come quelle di Gaio in 4 libri, la struttura è la stessa. È destinato
all’insegnamento ma voluto dall’imperatore e diventa una legge, il testo delle istituzioni
imperiali è stato voluto dall’imperatore. Queste costituzioni non possono essere
commentate poiché così si falsifica, Giustiniano ammette delle traduzioni letterali in greco,
il testo era in latino e la lingua parlata era il greco. Queste opere hanno valore di legge in
un’epoca mentre si parla in greco e sono tutte in latini, per questo ne ammette la traduzione.
Uno dei commissari del digesto e delle istituzioni ha redatto una parafrasi e un commento
in greco delle istituzioni. In cui si spiega con esempi, particolari l’opera, tuttavia è un’opera
illegale. Quando Giustiniano nomina la nuova commissione per le seconde istituzioni il
professore non c’è, non si sa se sia morto o è caduto in disgrazia (esiliato) per il suo
commento.
LA PROBLEMATICA DEL DIGESTO
Ogni singolo frammento contiene il titolo in cui è indicato il nome del giurista, il nome
dell’opera e il libro da cui è stato tratto. Il problema sta nel fatto che l’opera è stata realizzata
in meno di tre anni, come hanno fatto 17 uomini a leggere 2000 libri e prenderne i
frammenti? Molti risolvono la cosa dicendo che hanno lavorato molto. Tutto questo fino al
1820, il tedesco Bluhme redige un articolo che viene pubblicato su una rivista tedesca
chiamato “opera dei frammenti nei titoli del digesto”. Capisce he non bisogna leggere il
contenuto dei frammenti ma bisogna soffermarsi nella parte in cui c’è il nome dell’autore, il
titolo del libro e dell’opera, ha scoperto che gli autori e le pere si susseguono secondo un
ordine costante, la tal opera di Caio viene sempre dopo quella di Tizio ecc.. ha riconosciute
tre grandi blocchi, masse, le opere si susseguono in ordine costante per tre blocchi. Allora
Bluhme ha dedotto che il lavoro è stato suddiviso così: le opere sono state divise in tre
gruppi, la commissione è stata suddivisa a sua volta in tre sottocommissioni che hanno
analizzato un blocco di libri poi in seduta plenaria hanno riunito i frammenti nei singoli titoli.
È ipotetico che si siano divise le tre commissioni, le tre masse sono oggettivamente presenti
(unico dato certo)
Prima massa: sabiniana, legata al diritto civile
Seconda massa: edittale, legata al diritto pretorio
Terza massa: papinianea, legata alla problematica casistica
Appendice: 13 opere che all’inizio non erano a disposizione della commissione ma solo di
Triboniano e poi sono state portate da lui alla commissione.

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IL SECONDO CODICE
si è sentita l’esigenza di redigere un altro codice perché dopo la prima Giustiniano ha
realizzato molte altre costituzioni, voleva includere la sua legislazione successiva alla prima.
Il primo codice aveva solo delle finalità pratiche, il secondo ha degli scopi universali. Il primo
codice non ci pervenuto non perché è stato perduto perché Giustiniano lo ha abrogato, ha
vietato a tutti di servirsene, sono state bruciate tutte le copie come era solito succedere
quando un testo veniva abrogato. L’ordine è informale non è contenuta in nessuna
costituzione, è un ordine assegnato a Triboniano e non sappiamo se abbia scelto lui i membri
della commissione.
Contiene le costituzioni imperiali, leggi emanate dagli imperatori (editti, decreti, mandati,
lettere), materiali legislativi a partire da Adriano fino a Giustiniano. Sappiamo che i
commissari sono Triboniano, Anatonio, Doroteo, Teofilo non c’è a causa del suo commento
al primo codice.
Giustiniano professa una grande stima per i giuristi classici ma non vuole un’attività dei
giuristi, la produzione del diritto spetta solo a lui, non vuole discussioni nell’abito del diritto
e non vuole che i giuristi siano capaci di fare diritto. Ad esempio a Giustiniano non piaceva
che si discutesse ad esempio tra Sabiniani e i Procuniani. I giuristi creavano regole perché
venivano seguiti, è un modo indiretto di fare diritto, per Giustiniano è diretto, per questi
motivi non vuole commenti alle sue costituzioni e opere, non devono esserci discussioni sul
diritto. Giustiniano nelle Istituzioni parla in prima persona agli studenti.
Capisce la valenza del potere assoluta, è una sorta di Dio in terra, lui on è vincolato alla legge
anche quella che ha posto lui.

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