Il mos maiorum (dal latino ms mairum, letteralmente 1.1.1 Protostoria: dal X secolo a.C. alla met
costume degli antenati) il nucleo della morale tradidell'VIII secolo a.C.
zionale della civilt romana.[1] Per una societ patriarcale
come quella romana le tradizioni sono il fondamento
dell'etica; esse comprendono innanzitutto il senso civico, la pietas, il valore militare, l'austerit dei comportamenti e il rispetto delle leggi. Il mos maiorum, fondendosi
all'insieme di valori acquisiti in seguito all'ellenizzazione
della cultura latina, dar vita alla humanitas.
Il termine mos (al plurale, pi comune, mores) viene tradotto comunemente, ma in maniera riduttiva, con costumi. In realt il termine latino molto pi ricco
semanticamente e ha valore insieme ideale e pragmatico,
in quanto comprende il sistema di valori di un singolo individuo o di una societ e, contemporaneamente, la prassi che coerentemente ne deriva. Da mos deriva l'italiano
morale.
Secondo le opere storico-giuridiche di Gaio e Sesto Pomponio[3] i mores, sono usi e costumi delle trib che si
[4]
Il termine mores era gi usato nel periodo protostorico unirono e formarono Roma .
dalle trib stanziate nel territorio laziale, in riferimento a In quella prima fase erano solo i mores a identicarsi col
usi di tipo magico-religioso. Ne d una denizione Sesto diritto romano, e costituivano il modello al quale gli apPompeo Festo:[2]
partenenti alla comunit informavano il loro comportaDal periodo regio, all'et imperiale vengono a identicarsi mento: tali modelli derivavano da secoli di usanze prece[5]
come un corpo di princip e di valori esemplari per la denti dei pagi . Gli studiosi ritengono che antecedentemente all'et regia, durante cio la fase pre-civica, i mores
comunit.
si basassero sul comportamento delle familiae e successivamente, a partire dalla met dell'VIII secolo a.C., anche delle gentes, nel rispetto delle forze naturali, secon1 Mores come costumi e usanze
do l'interpretazione dei sacerdoti, che a mano a mano li
raccoglievano, tramandandoli oralmente e custodendoli
I mores sono dei precetti normativi accettati da tutta la in archivi sacerdotali segreti.
comunit poich investiti di un'auctoritas (derivante sia
dal fatto che venivano seguiti e tramandati dai patres, sia
in quanto rivelati dai sacerdoti). Questi mores non solo
sono un'usanza investita di sacralit, bens rappresentano
un abbozzo di 'costituzione' per l'intera comunit romana,
obbligata a seguirli. Si riteneva infatti, soprattutto in epoca regia, che il rispetto di tali precetti (investiti a un tempo
di una valenza sia religiosa, sia magica) proteggesse dalle
forze dell'occulto in quanto espressione del soprannaturali
e della volont divina. I mores, come sistema di credenze
e di valori universalmente riconosciuti e unanimemente
condivisi all'interno della civilt romana, informavano a
s l'agire pubblico e privato dell'individuo. Non si certi,
ma possibile che i mores, una volta emanati, avessero la
funzione di creare un precedente normativo.
1.1
In un primo momento i mores non costituirono leggi effettive ma, soprattutto nella Roma precivica, erano precetti unanimemente condivisi ed attuati dalla comunit.
Intorno al X secolo a.C. i sacerdoti raccoglievano tramite
forma orale (e probabilmente anche per iscritto) tali usi,
mantenendoli segreti. In questo periodo erano gli unici
detentori di conoscenze giuridiche e uno dei loro compiti consisteva nel rivelare (sempre segretamente) questi usi al soggetto che li richiedesse o piuttosto ad interpretarli nel modo che ritenessero pi adatto. Quindi
consigliavano al richiedente una condotta da seguire per
conseguire un proprio legittimo interesse o per difendersi correttamente da un diritto altrui. Ci perch nel diritto dell'epoca era insito una forte componente morale,
che occorreva dunque rispettare, seguendo determinate
ritualit nelle dichiarazioni, nei comportamenti e in generale nell'agire sociale, tanto pubblico quanto privato.
Tali modalit continuarono a vigere sia nel periodo regio che in buona parte del repubblicano. Nell'et regia
Storia
1
Et regia
1.1
Storia
risalgono al II secolo, grazie al giurista Giuliano dal quale sappiamo che i mores dovevano essere seguiti solo se
non vi erano leggi contrarie. Per i periodi successivi non
ci sono informazioni, ma da ritenere che almeno in ambito religioso pagano qualcosa sopravvisse; un esempio
sarebbero i sacrici fatti dal senato sull'altare della vittoria per buon auspicio nelle guerre, poi eliminato nel 382
per volere imperiale, vicino al 380 quando invece l'editto
Il primo giurista (o, sarebbe meglio dire, vero studioso del di Tessalonica dichiarava la religione cristiana religione
diritto) pu essere considerato Sesto Elio, diventato poi di Stato. Oppure ancora i riti ociati dal rex sacrorum
anche console, il quale nel 198 a.C. fa un'opera di analisi che fu eliminato come gura istituzionale solo nel 390.
delle XII Tavole e dell'interpretazione ponticale oltre alle legis actiones chiamata tripartita (lat. tripertita). Anche Le rivelazioni dei ponteci per quanto riguarda i mores
quest'opera non ci pervenuta, ma sicuramente poteva hanno sempre minor rilevanza poich molti settori vengoessere di grande aiuto per capire i collegamenti mores- no sostituiti con l'osservanza di leges, ma dall'altra parte
XII Tavole e mores-legis actiones. I mores dovevano co- per gli altri settori del diritto le rivelazioni dei ponteci
munque essere ancora molto seguiti nel I secolo a.C. Il assumono meno rilevanza anche perch molti di questi
giurista Gaio Svetonio Tranquillo ci racconta di un editto sono gi conosciuti dai cittadini e veicolo sempre magdi censura del 92 a.C. che pone i mores come regolamenti giore diventa la tradizione oltre che magari gi applicati
ai quali tutte le consuetudini (Gaio Svetonio parla di no- all'interno del sistema giudiziario, si pensi alla pignoris
vit forse riferendosi anche alle leggi, in qualche misura) capio di cui Gaio ci informa che una legis actio che
si devono adeguare; in caso contrario verranno ritenute strutturata in alcuni punti secondo i mores . Se poi il iudex
(giudice) e indeciso su una causa controversa perch mainique.
gari quel negozio e regolato da mores o regole conosciute
solo dai ponteci pu chiedere che intervenga il Pontece come arbitro della controversia. Dall'altra parte con
1.1.4 Et imperiale (27 a.C.395 d.C.)
l'avvento del periodo imperiale sono gli stessi imperatori
Con l'avvento degli imperatori romani, possibile che i a restringere gli ambiti di utilizzo di questi con le loro comores siano stati decisi sempre da questi ultimi tramite le stituzioni e ne abbiamo informazioni dai giuristi. Prima
varie costituzioni che ne delineavano i limiti. Le ultime con Gaio Svetonio Tranquillo che racconta di un editto di
informazioni che abbiamo sui mores come regolamenti censura del 92 a.C., che dichiarava:
Inne con Giuliano (II secolo) aerma che i mores si utilizzano solo se non vengono previste leggi in quegli ambiti. Dopo il II secolo d.C. non si trovano pi informazioni
ma sembrerebbe che hanno perso quasi del tutto la loro rilevanza come atto giuridico, validi ancora per qualche rito pagano (riti del Rex sacrorum, Arvali, ecc. almeno no
a Teodosio I, 390), addirittura la festivit del Lupercalia
sopravvisse sino al 495 o forse poco oltre.
1.2
a.C.) che talune opere o Plutarco ma ce ne sono molti altri, perci si viene a delineare un archivio ponticale in
cui vengono a essere raccolti tutti i precetti e le attivit
eettuate dai sacerdoti distinguendo le opere rispettivamente con libri per i primi e commentarii per i secondi.
Inne c' una terza linea di pensiero per di tipo induttivo in cui vedrebbero i sacerdoti come redattori di testi
memoriali dei mores, e questi sarebbero arrivati no a noi
tramite le informazioni indirette di alcuni storici romani
e greci che ci parlano delle leges regiae, le quali fortemente collegati ai mores. Ci sono idee a tal proposito che
ritengono che appunto e da queste redazioni scritte che
sia nata la legge delle dodici tavole. Gli studiosi ritengono che, al di l della rielaborazione degli storici antichi
che sicuramente ripresero le norme nelle loro cos dette citazioni testuali togliendo molti arcaismi, la struttura
delle XII Tavole sia troppo complessa per venir fatta dal
decemvirato legislativo ex novo da leggi non scritte e ricordate a memoria ma in realt le stesse leges regiae e
alcuni memoriali dei sacerdoti funsero da ponte tra i mores e la redazione delle XII Tavole perci sulla base di
ci molti studiosi ritengono che sia esistito qualche documento scritto attinente ai mores (a parte i documenti
attinenti alle leges regiae).
All'inizio, nell'et protostorica, le fonti dei mores non erano altro che il comportamento dei patres, i quali erano i
genus all'interno della loro famiglia e seguivano determinati culti ed i relativi sacerdoti, in questi gruppi parentali stanziati sulle colline dove i pi anziani erano i sacerdoti. probabile che gi questi raccogliessero i culti
seguiti in quell'epoca, successivamente delle gentes poi
non si sa quando probabilmente prima dell'inizio dell'et
regia furono raccolti dai sacerdoti che li memorizzavano
e tramandati oralmente e perci le fonti dei mores erano
gli stessi sacerdoti e la loro interpretazione. In piena et
regia i mores furono redatti in forma scritta o ed emanati anche dai re poi con la ne dell'et regia l'unica fonte
dei mores restarono i sacerdoti con le loro rivelazioni e la
tradizione.
1.4
Categorie di mores
Alcuni di questi costumi prendono vari nomi e non vengono identicati semplicemente col termini di mos, infatti
Questo un aspetto molto dibattuto dagli studiosi roma- esistevano:
nisti, in linea generale si possono individuare tre correnti:
nella prima alcuni studiosi sulla base di alcune fonti risul i mores maiorum che identicavano i costumi pi
ta immancabilmente che i mores erano un regolamento
antichi o caratterizzati da maggior auctoritas dei
non scritto come ci informano all'inizio delle loro opere
maiorum (delle persone pi inuenti, migliori della
Sesto Pomponio col Enchiridion (viene denito ius incerromanit).
tum) e Gaio con le sue istituzioni (parla di usi che all'inizio
ogni popolazione segue). La seconda linea di pensiero in i mores regionis che erano quelli che erano validi solo
vece non d'accordo poich aerma che vero solo in
in una precisa regione.
parte infatti all'inizio probabilmente erano emanati e raccolti oralmente (anche se da alcuni ricostruzioni archeo i mores sacer (nominati come lex sacra dalle fonti
logiche risultano dei rapporti in questo periodo tra minoio anche come sacra gentiles) erano quelli relativi al
ci, che applicavano gi una loro scrittura, e latini, perci
culto.
un periodo di formazione della scrittura nell'area laziale
derivante da questi inussi) tra il X secolo a.C. e il IX
i mores familiae (o gentes) che erano validi limitatasecolo a.C., comunque almeno dall'VIII secolo a.C. dalle
mente a quel gruppo familiare o a quella gens, oltre
fonti vengono menzionate numerose opere scritte relative
che di tipo religioso come i sacra gentiles potevaai mores (oltre a rilevanti correlazioni e relazioni tra greci
no essere anche di altri ambiti come comandare un
e romani che hanno un periodo di applicazione della scritdato abbigliamento o un dato culto ecc.
tura molto vicino a questo periodo) e alle leges regiae di
cui libri ponticii, libri augurales, libri regii ecc, date da
i mores iudiciorum usi che regolavano lo svolgeautori come Cicerone che era anche un sacerdote augure delle attivit processuali poich anche in quegli
rale perci aveva libero accesso ai libri augurales (anche
ambiti si rispettava un certo schema.
se alcuni storici ritengono, probabilmente sulla base del
i mores militum: usi e costumi militari. Si pensi alla
racconto di Livio che ci parla nell'Ab Urbe Condita della
perdita di molti documenti riscritti successivamente dai
gura del cittadino-soldato che si divide tra le terre
sacerdoti a causa del sacco di Roma del 390 a.C. che quee la guerra e si accontenta da una parte della gloria
ste opere siano di pi recente fattura circa IV-III secolo
dall'altra della semplicit.
1.3
2.1
Storia
2.1
2.1.1
Storia
Dal X secolo a.C. alla fondazione di Roma
periodo non sono altro che gli anziani del gruppo seminomade. Non sappiamo nulla dei riti seguiti tranne di uno
usato anche in et storica ovvero il rito del Septimontium,
il quale una processione fatta da tutte le popolazioni
stanziate nei colli romani o vicini che parte dal Palatino e
attraversa molti colli vicini, questo dimostrerebbe la somiglianza religiosa di tutte queste popolazioni ma questo
rito servirebbe anche ad augurare la pace tra le varie popolazioni e avviene l'11 dicembre. I riti in questo periodo,
almeno la maggior parte utilizzano come donazione alle
forze i legumi particolarmente gli scavi hanno scoperto
e anche secondo quanto dice Plinio l'utilizzo nei riti della fava. Prima dell'et regia risale anche il culto di Vesta
e delle vestali che dovevano custodire il fuoco di Vesta
all'inizio dovevano essere solo due, la prima vestale di
cui si ha notizia la madre di Romolo Rea Silvia vestale
Nei riti religiosi La religione di questo periodo idendi certo prima dell'et regia di Roma.
ticabile mettendo a confronto le culture pi primitive
dei nostri giorni. In particolare, alcuni studiosi fanno rilevare l'analogia tra la popolazione malese, che credeva
nell'intervenire di forze nella vita di tutti i giorni, e il po- Nei rituali funebri Il rituale prevedeva, nel X secolo
polo che abitava sui colli romani nel periodo in esame; a.C., la cremazione del corpo per un periodo prolungato
questo sarebbe provato dal fatto che alcune fonti parla- su un rogo (si capisce dal fatto che sono state rinvenute
no di numen o numena che sarebbero forze secondo le ossa incenerite) dopo di che il fuoco viene spento procredenze dei popoli pi antichi stanziate in questi terri- babilmente col latte poi le ossa vengono raccolte in un
tori che li identicherebber non come divinit ma come vaso chiamato ossuario collocato in un vaso pi grande
forze singole ognuna delle quali ha un proprio compito e chiamato dolio a questo viene aancato il corredo funesarebbero tutte intorno a loro e interverrebero nella vita rario di oggetti in miniatura che servivano nell'aldil da
di tutti. Ogni forza ha un piccolo intervento nella realt ci possiamo anche capire che credevano in un'altra vita.
per esempio quella che fa muovere un ume oppure quel- Fino a circa l'830 a.C., troviamo tre tipologie di rituali
la della pioggia ecc, ecc. Per molte di queste ci sarebbero dierenti quello della cremazione gi esposto quello in
dei riti da osservare dai sacerdoti, i sacerdoti in questo cui il vaso coi resti veniva deposto in una fossa chiamata
pozzo oppure il terzo in cui veniva fatta una fossa rettangolare per metterci il cadavere supino. Il periodo successivo no al 770 a.C., vide il rituale maggiormente in uso
della fossa rettangolare col cadavere supino, alcune volte viene usata la cremazione, e il corredo caratterizzato
non pi da oggetti miniaturizzati ma da oggetti veri per
esempio vengono messe armi vere, collane ecc. Successivamente no al 730 a.C., troviamo il metodo a fossa
con corredo oppure utilizzo di sarcofagi in terracotta tipo
bara. Da 730 al 630 a.C., seppellimento dei morti fuori
dall'abitato tranne per i bambini seppelliti vicini o sotto
le capanne, posti orizzontalmente in una fossa o nel dolio.
Nel rapporto patronato-clientela Un altro importante aspetto della tradizione romana il rapporto tra
Patronus e Cliens (patrono e cliente). Questo il rapporto
che comunemente si vericato tra Patrizi e Plebei, doIn ambito militare All'inizio emblematica la gura ve in cambio per la tutela del Patronus (patrizio), il cliens
in et arcaica del cittadino soldato che no ai 40 anni si (plebeo) oriva servizi no a quando il debito non era sta-
2.3
Mores e ius
to restituito. Pi tardi nella storia romana, dopo la nomina come i Lupercalia o gli auguri con i loro Auspici.
a princeps di Augusto, la maggior parte della popolazione
divent clientela dell'imperatore, nch, alla ne, non lo
fecero tutti.
2.3 Mores e ius
Ius Quiritium
2.2
Mores come regolatori delle legis actioI mores pi antichi sono strettamente correlati col ius quines
ritium ovvero il primo diritto romano. Di questo diritto abbiamo informazioni da Gaio, da Cicerone e da altri poich viene nominato in alcuni negozi che hanno le
loro radici nel periodo pi antico come nella mancipatio. Questo diritto si incentra soprattutto nel potere familiare e dominicale e va dal VII secolo a.C. al VI secolo
a.C. perci non riguarda la branca delle obbligazioni con
l'oportere che invece si sviluppato dopo questo periodo
perci il ius quiritium e caratterizzato fondamentalmente
da mores, leges regiae e foedera.
XII Tavole
Come sappiamo le XII Tavole sono fondamentalmente massime di mores e infatti, come dicono vari autori
antichi, i relativi collegamenti sono molti, per esempio
l'usucapio deriva da mores prima di diventare una regola
delle tavole, oppure la traditio molto antico anche questo e poi trasformato in legge tabulara, oppure ancora la
mancipatio e molti altri.
Ius civile
Il ius civile essendo la risultante del lavoro ragionato dei
giuristi sulle dodici tavole e solo un'evoluzione ulteriore
delle dodici tavole ma anche qua troviamo delle analogie
con i mores per esempio il rapporto tra patronus (o gens) e
cliens e il l'obsequum del cliens nei confronti del patronus,
ma oltre che nel diritto positivo molti collegamenti vi sono
anche nel diritto processuale derivante sempre dalle XII
Tavole e trasformate con lo ius civile in formule: l'actio
sacramentum in rem, l'agere per sponsionem o la manus
iniectio, ecc.
Ius gentium
Per il ius gentium invece bisogna fare un discorso pi
complesso poich riprende oltre a istituti di varie popolazioni anche istituti romani assimilandoli insieme. La risultante che vengono per esempio ripresi sempre la traditio e la sponseo stipulatio tutte due derivanti da mores.
In questo tipo di ius viene ripreso anche la des valore
romano sin ad antico derivante da mores con cui si basano nel ius gentium soprattutto i commerci tra diverse
popolazioni.
Ius honorarium
Per il ius honorarium non abbiamo invece nessun collegamento diretto poich nasce dalla iurisditio e dall imperium
del pretore ma man mano quando si stabilizza riprende
istituti dal ius civile modicandoli dall'altra per riprende anche principi del mos maiorum e della consuetudine
internazionale nel commercio un esempio nel caso attore e convenuto abbiano stretto un negozio secondo la
des del mos maiorum e della consuetudine internazionale e il pretore per far rispettare tale des concede al
convenuto un exceptio doli. Un altro ancora la concessione di exceptio per non aver rispettato una promessa
con sponseo tipico istituto antico risalente ai mores perci vediamo che in certi ambiti sono correlati e che il ius
honorarium cerca dei rimedi ecaci a osservare alcuni
istituti derivanti dai mores.
La non osservanza dei mores da parte di un soggetto prevedeva diverse conseguenze. Vi da aggiungere che qualsiasi decisione sottoposta ai valori contenuti nei mores generava un precedente giudiziario. Nel periodo pre-civico
e regio, era la stessa comunit che garantiva l'osservanza
di riti: cos se un soggetto (pater familias) doveva chiedere il tributo a un altro soggetto da cui avesse ricevuto
un danno, egli era messo in grado di ottenerlo dalla stessa comunit (per es. il colpevole di un delitto non poteva porre resistenza ed opporsi all'eventuale pena, poich
la stessa comunit gli impediva di agire). Poich i mores
venivano deniti come espressione corretta di vedere la
vita secondo gli antichi, si deve ritenere possibile che per
i mores, soprattutto quelli investiti di una maggior auc-
3.1
Storia
mava che il fondamento dei mores maiorum fosse basato la prima opera a noi pervenuta che ci parla dei valori
su cinque virt fondamentali appunto:
della romanit; qui si soerma sul guerriero romano. Non
sappiamo se prima venivano messi in rilevanza i valori ro1. Fides: la fedelt, la lealt, la fede, la ducia e mani ma da qui partir l'evoluzione di questi in relazione
al mos maiorum.
reciprocit tra i cittadini
Successivamente compare nella scena Ennio che negli
2. Pietas: la piet, la devozione, il patriottismo, il dazio Annales come nella sua opera epica oltre che di gesta di
3. Maiestas: sensazione di superiorit di appartenenza eroi si parla anche di valori verso l'ideologia aristocratica e celebrano la storia di Roma che stata possibile
a un popolo civile
ed tuttora grazie alla virtus di singoli individui: grandi
4. Virtus: qualit peculiari dei cittadini romani, il n mores come uso e costume e il nobili e magistrati che
hanno portato prosperit a Roma come Quinto Massimo.
coraggio, l'attivit politica e militare
La descrizione di questi valori descritti da Ennio viene
5. Gravitas: tutte le regole di condotta del romano tra- alla luce grazie a ritratti di condottieri e uomini di potere
dizionale rispetto per la tradizione, la seriet, la di- in un verso aerma persino:
gnit, l'autorit, anche se ci furono plurimi valori
In questo pezzo possiamo notare la coesione e il collegascaturiti dai mores.
mento tra gli antichi costumi, ovvero i mores come usi
e costumi e i mores come valori della pristina romanit,
secondo Ennio elementi fondanti della civilt romana.
3.1 Storia
3.1.1
Et regia
Gi dall'et regia si ritenevano importanti alcuni valori, non ne abbiamo informazioni scritte che indicano in
che maniera ma sappiamo che gi Numa Pompilio fece
un piccolo tempio in onore della des divinizzata sicuramente anche altri ebbero la stessa sorte soprattutto quelli
ritenuti fondamentali.
3.1.2
Et repubblicana
In questo periodo per qualcosa cambia, il successivo autore di cui abbiamo notizia ci parla per di valori ellenici
Tito Maccio Plauto il quale per importante poich
una sorta di maestro di Terenzio a cui fa da mediatore di
Plauto Cecilio Stazio. Infatti Terenzio come il maestro si
ispira nelle sue opere teatrali a valori ellenici sulla riga
del maestro per in questo caso lui aggiunge anche delle
morali (oltre al fatto di inserirci istituti tipicamente romani e valori tipicamente romani come l 'Urbanitas) cosa che invece Plauto non faceva, grazie appunto a questi
tre autori oltre al Circolo degli Scipioni la cultura greca
con la sua etica e i suoi modelli faranno da mediatori per
la penetrazione della cultura ellenica in quella romana e
anche grazie a Pacuvio, Accio i poetae novi e la satira
di Lucilio no a Lucrezio nel I secolo a.C. che fa conoscere la dottrina epicurea alla plebe. Di non meno scarsa
importanza Catullo e i suoi carmen caratterizzati dalla
ricerca dell'amore e della voluptas sottraendosi ai doveri
e agli interessi propri del civis romano e dove assumono importanza i sentimenti personali e non l'interesse e
il benessere della collettivit. Un'altra gura sulla scia di
Catullo anche Properzio insieme ad altri riuta il mos
maiorum e i valori della civitas preferendo un'esistenza
dedicata all'amore utilizzando l'elegia.
Il punto di svolta ha inizio quando i romani vennero a
maggior contatto e conquistarono i territori della penisola ellenica. Roma fu sempre inuenzata, anche se limitatamente, dalla cultura greca durante il suo sviluppo, ma
quando vennero a contatto con la loro cultura, gli studiosi
romani impararono nuove materie di conoscenza come la
dialettica, la losoa, la logica e queste furono applicate
al diritto, un diritto che ormai, grazie all'inuenza greca,
si stava man mano trasformando da tradizionalista, con
i riti e costumi romani, a ragionato e pratico: la nascita
dei vari ius civile, ius gentium, ius honorarium nati dallo
studio dei giuristi e dai loro pareri sui casi concreti da
cui scaturisce del diritto pi pratico e lontano dai tradi-
10
3.1
Storia
11
Tramite le opere di Stazio, gli imperatori dell'et Flavia vogliono esercitare un controllo sulla cultura come in
realt cerco di fare anche Nerone e tentare un programma di restaurazione civile e morale. Stazio con le Silvae
e la sua retorica fatta con celeritas analizza i valori tipici
di quel periodo imperiale. Tra i valori menziona la sim3.1.3 Et alto-imperiale
plicitas gi menzionata da Ovidio nelle Epistulae ancor
prima da Seneca poi riprende alcune idee di Cicerone ma
Nel passaggio dalla Repubblica al principato, centrali fusar utilizzata anche da autori successivi quali Plinio il
rono le gure di Augusto e Mecenate e la loro attivit
Giovane e Marziale.
propagandistica dei valori romani come unione della comunit e l'osservanza dei quali era utile per il benessere Una gura un po' a parte Quintiliano, il quale vedella collettivit. Viene instaurandosi un tentativo di ri- de una Roma completamente allo sbando e la crisi
pristino degli antichi valori dopo la continua crisi e la dell'eloquenza. Le sue opere si soermano sulle virt e
loro inosservanza nel periodo precedente dovuta al di- i valori che devono avere un buon insegnante e un buon
lagare della crisi in tutti gli ambiti e in tutto l'impero. I Oratore analizzando in modo preciso l'arte retorica e i
pi grandi poeti anche se legati a Mecenate non si sento- rimedi per uscire dalla crisi e corruzione dell'oratoria e
no veramente obbligati a far risplendere i valori romani dell'eloquenza.
nelle loro opere poich li sentono importanti anche loro Pi tardi anche con Tacito conosciamo i valori un eseme le loro idee coincidono con quelle propagandistiche di pio l'opera De vita et moribus Iulii Agricolae dove esalta
Augusto. Ma vediamo come rispondono a questa richiesta il suocero Giulio Agricola per la conquista della Britandi propaganda i vari autori:
nia e in quest'oper ci parla proprio della virt guerriera:
Orazio a dierenza degli altri autori decide di analizzare tramite la satira i vizi invece dei valori. Vizi come gli
eccessi, la stoltezza, l'ambizione, l'avidit, l'incostanza il
tutto volto non a cambiare il mondo ma soltanto di trovare una soluzione alla crisi che pochi possono percorrere.
Man mano per la sua voce satirica viene meno a causa
Traspaiono qui gli antichi ideali romani della virtus, della
delle dure critiche che gli vengono abbiate.
gravitas e della iustitia. Marco Aurelio sentiva il dovere
Al tempo di Nerone, fu Seneca ad illustrarci nelle sue di mettere tutte le sue energie al servizio del tutto, di suopere valori come la benecentia e la clementia nelle ope- bordinare ogni suo sentimento ed azione allinteresse del
re del de beneciis e il de clementia: Nel primo ci illustra tutto.
il rapporto tra benefattore e beneciato, nel secondo illu-
12
3.1.4
Crisi del III secolo ed et tardo-imperiale, no Con i vari editti prima il cristianesimo viene permesso
a Giustiniano
(Editto di Milano) poi diventa unica religione di Stato
e qualicata cattolica (Editto di Tessalonica), perci la
stessa concezione della vita cambia rispetto ai valori della tradizione. Questi per vengono comunque ricordati
negli scritti come parte di una cultura.
Come detto i valori della romanit sono soppiantati
da quelli del cristianesimo comunque sia al tempo di
Giustiniano I esso stabilisce uno studio dei Giuristi classici e una raccolt delle loro idee e di conseguenza anche
dei valori in cui credevano e il caso dell'opera del Digesto.
Aulo Gellio con le sue Noctes Atticae un osservatore attento e scrupoloso dei periodi precedenti e soprattutto del
loro pensiero anche in quest'opera troviamo valori tipici romani ripresi da altri autori pi antichi Aulo Gellio
li riprende e li fa propri esaltando alcune personalit del
passato e le loro idee. Un altro, uno degli ultimi, lo storico Eutropio questo uno degli ultimi innovatori della
cultura dei valori e della morale romana col suo compendio il Breviarium ab Urbe condita sotto la scia di storici
precedenti traspare nostalgia per il passato e per la vita
pastorale e il grande periodo monarchico.
Dal I secolo viene a diondersi lentamente la religione cristiana che viene combattuta dagli imperatori assiduamente poich i cristiani non riconoscono come dio la
gura dell'imperatore e vengono perseguiti sino alla ne del III secolo. Ma all'inizio del IV secolo ecco che il
Cristianesimo si fa largo nella cultura romana, con la crisi religiosa il cristianesimo molto lentamente ma inesorabilmente sostituisce il paganesimo nonostante le continue lotte da parte dei rappresentanti di quest'ultimo.
L'inuenza del cristianesimo nella cultura romana e anche
pi forte rispetto alla cultura ellenica lentamente cambiano i modi di pensare gli antichi valori romani vengono
sostituiti lentamente dai valori cristiani di libert e uguaglianza di soggetti considerati fratelli gli uni con gli altri.
La parola latina des ha molti signicati; comunque, questi signicati sono tutti basati su principi simili: verit,
fede, onest ed adabilit. Esso pu essere visto in uso
con altre parole per creare termini come bonae dei ( in
buona fede) o dem habere ( per essere credibili, o pi
letteralmente avere ducia). Nel diritto romano, il concetto di des rivest un ruolo importante. Come in tutte
le culture antiche, i contratti verbali erano molto comuni
nella vita quotidiana romana, e cos la buona fede permetteva transazioni commerciali fatte con maggior ducia. La des si riscontra anche nel rapporto tra patronus e
cliens, tra coniugi, ecc. Se questa buona fede viene tradita, la persona oesa potrebbe intentare una causa contro
l'altra che non ha rispettato la buona fede.
Come dea romana, Fides ha rappresentato un culto molto
antico. Il primo tempio in suo onore risalirebbe a Numa
Pompilio[23] , nella citt di Roma. Era la dea della buona
fede e presiedeva ai contratti verbali. stata descritta come una vecchia donna, ed stata ritenuta di et superiore
a Giove. Il suo tempio datato intorno al 254 a.C. e si trova sul colle Capitolino di Roma, vicino al Tempio di Giove. Livio va nei dettagli del culto di Fides nella sua storia
di Roma. I suoi rituali sono stati eettuati dalla amines
maiores, che erano i sacerdoti pi importanti, dopo il Pontece, degli antenati. Questi sacerdoti hanno proposto il
santuario di Fides in un carro trainato coperti da una coppia di cavalli nel luogo di celebrazione. Dal momento che
3.2
13
Pietas
Enea che porta sulle spalle il padre Anchise e tiene per mano
il glio Iulo diviene un'icona della pietas. Terracotta, Museo
archeologico di Napoli
3.2.3 Maiestas
La Maiestas sta ad indicare nella Roma antica la dignit dello Stato come rappresentante del popolo. Proprio
questa rappresentanza da parte prima delle istituzioni repubblicane poi con la trasformazione del governo repubblicano in uno imperiale ha fatto s che l'imperatore stesso fosse investito di questa majestas e rappresentante del
popolo. Da qui viene a crearsi il principio del laesa maiestatis ovvero crimine verso lo Stato per quegli individui che deturpavano le opere pubbliche, o nei confronti
dell'imperatore o del senato romano rappresentanti della
majestas e che venivano puniti gravemente poich il crimine veniva visto come lesione all'intera comunit che
l'imperatore e il senato o gli organi del governo romano rappresentavano. Maiestas per ha un altro signicato
quello inerente alla grandezza in riferimento al popolo,
cio l'essere eri di essere un appartenente al popolo romano come miglior popolo che superiore e migliore rispetto agli altri popoli conquistarsi, avere la coscienza di
essere quasi un popolo eletto.
14
3.2.4
Virtus
Ambitiosa morte
Sarebbe il valore del suicidio poich i romani lo consideravano una forma di morte nobile piuttosto che una vita
vissuta senza dignit. un gesto considerato molto rilevante sia politicamente che pubblicamente che trova molta approvazione nella cultura romana. Nel periodo imperiale poi questo atteggiamento diventa molto rilevante e quasi di moda per protesta contro i tiranni imperiali
l'archetipo del suicida Catone Uticense in protesta allo
strapotere di Cesare, oppure il suicidio di Petronio che
muore discutendo con gli amici quasi si fosse addormentato oppure ancora il suicidio di Seneca, ma ce ne sono
molti altri.
Abstinentia
Disinteresse, onest, integrit morale. Designa latteggiamento disinteressato, specialmente dellamministratore
nei confronti della cosa pubblica.
Aequitas
il sentimento che ispira l'eguaglianza e lagiustizia
soprattutto in ambito giuridico esempi ne fa Ulpiano
descrivendo la vera giustizia.
Auctoritas
L'Auctoritas il valore del prestigio e della ducia che un
uomo in possesso di questo valore d, all'inizio collegato alla religione signicava far accrescere, aiutare altri.
in un secondo periodo quando diventato un valore tipicamente laico individua l'adabilit, l'ascendente cio la
sua capacit di inuenzare gli altri (soprattutto in ambito
3.2
15
dell'inferiore e ha piet. correlata alla benevolentia o alla Magnitudo animi. il comportamento di un uomo che
detiene il potere in una determinata situazione ma non si
fa dominare dall'ira e dalla crudelt ma dalla benevolenza vincendo gli impulsi negativi: rapporto per esempio del
buon paterfamilias nei confronti dei gli alieni iuris o del
buon romano verso i vinti. Bisogna fare una precisazione per poich secondo Cicerone bisogna essere clementi
contro chi si arrende e si sottomette ma spietati con chi
invece si ribella: gli hostes. Questa una caratteristica che
si denota da parte dei Romani nei confronti delle popolazioni vinte soprattutto quando l'impero si estender in
maggior misura concedendo anche agli stranieri posizioni
di rilievo nella politica romana.
Concordia
Decorum
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Dignitas
Riesumatio
La dignitas il valore della dignit e prestigio della situazione di cittadino romano e alla considerazione di ci da
parte degli altri. Questo per riguarda la parte esterna del
prestigio ci il rispetto degli altri in senso esterno e non
interno come l'auctoritas.Dignitas uno dei risultati nali
volti a visualizzare i valori dell'ideale romano e il servizio dello Stato nelle forme di primato, posizione militare
e magistrature. Dignitas stato il valore della reputazione, onore e di stima. Cos, un romano che mostrasse loro
Gravitas, Constantia, Fides, Pietas e altri valori, sarebbe diventato un romano in possesso di dignitas tra i loro
coetanei. Allo stesso modo, attraverso questo percorso,
un romano potrebbe guadagnare auctoritas (il prestigio
e il rispetto).
Libertas
Libert. atteggiamento libero fuori dagli artici che fronteggia con fermezza qualsiasi situazione esterna. Tipico
dell'aristocrazia
Magnitudo animi
Grandezza
d'animo,
magnanimit
designa
l'atteggiamento distaccato e grandioso con cui il
cittadino (soprattutto il nobile) che invece di comporLa Gloria la fama che si ottiene dopo aver fatto azioni tandosi pavoneggiandosi e disinteressato e tranquillo nei
valorose, perci strettamente collegata alla virtus, per non rapporti con gli altri.
essere inferiore agli antenati. Elemento ce caratterizza la
societ aristocratica all'inizio ma poi anche il civis novum. Nobilitas
Si pu anche esprimere come riconoscimento e lode da
parte della comunit. Anche la Gloria in un primo mo- Rappresenta in senso astratto laspirazione ad essere degni
mento viene ritenuta trasmittibile di padre in glio e solo delle virt degli antenati.
successivamente ritenuta da conquistarsi con le proprie
gesta.
Otium
Gloria
Honor
17
con la mancanza di attivit. Con l'inuenza greca per che
vede invece l'otium come riposo dalle attivit quotidiane
nei confronti dello Stato volto a studio intellettuale, da
questo nasce in un secondo momento lo sforzo di Cicerone di vedere l'otium come attivit positiva (poich i romani ricordiamo hanno una tradizione di popolo industrioso) con delle dierenze da quello greco. Infatti nel caso
romano viene visto come tranquillit dell'esistenza privata dedicata ad attivit intellettuali tipo letteratura e losoa. Cicerone vede l'otium come attivit anche politica
volta a migliorare la citt. Nella tarda repubblica si individuano due otium: otium luxuriosum dedito a occupazioni
di nessuna utilit o vergognose e otium tranquillum sereno
e imperturbato del saggio che lavora intellettualmente.
Pax
Esistevano all'epoca romana due valori inerenti alla Pax:
la Pax animi ovvero la serenit e tranquillit del singolo individuo e la Pax dello Stato. Questo secondo valore
inerente allo Stato pi complesso, infatti viene messo in
rilevanza solo a partire dall'et augustea poich si denota
che con la pax avviene anche il benessere e il buon sviluppo dello Stato che con le guerre non c'era stato. Da qui
viene a congurarsi come valore poich dalla pax deriva
l'impero e la situazione di sicurezza del singolo cittadino che non si vede pi minacciato da guerre e pu vivere
serenamente. Gi Cesare aveva dedicato templi alla dea
Pace nel 49 a.C. poich si era reso conto dell'importanza
per un popolo essere in pace, questa via fu poi proseguita da Augusto che ne introdusse il culto a Roma con
l'Ara Pacis un altare dedicato alla dea Pace alla ne delle campagne militari in Spagna e lo stesso imperatore
Vespasiano far costruire il Tempio della Pace. In realt
anche precedentemente nell'et regia assumeva una certa rilevanza, lo stesso Numa Pompilio voleva che il tempio di Giano fosse aperto in periodo di guerra e chiuso in
quello di pace. Molti poeti insistono sulla pace come portatrice di fertilit e benessere e portatrice di valori sempre
positivi.
questi legami e per onorare la divinit attraverso le osservanze religiose, nel tentativo di mantenere una pax deorum (la pace degli di). In conformit con il sostantivo,
l'aggettivo religiosus un'esaltazione della pratica religiosa, no al punto di superstizione. Secondo i Romani la
religio considerata come una parte necessaria della vita, in modo da mantenere l'ordine e la normalit nella comunit o in misura maggiore, nel mondo. La motivazione
alla base di queste osservanze non moralmente fondata sui valori moderni giudaico-cristiani, ma invece sono
basati su appagamento degli dei e l'aspettativa di premi.
Per garantire una vittoria si fa la promessa di un tempio
a una divinit, o nella speranza di alleviare le dicolt,
i membri della comunit di fanno sacrici. Livio implica
questa necessit nella sua descrizione della cattura della
dea Giunone (sotto forma di statua) da Veio. Livio rileva
che si contro la religio degli Etruschi se si tocca la statua a meno che non si sia un membro del sacerdozio o lo
si diventi per eredit. I soldati romani a loro volta, sono
puliti, se non onorano la dea e chiedono quando vengono
a Roma. Questo non legato alla pietas e la sua moralit intrinseca, ma invece stato correlato al concetto di
cultus.
Simplicitas
il concetto di vivere secondo le origini in maniera semplice tipico dell'et arcaica, nell'et repubblicana assumer un notevole valore poich questo stesso valore verr
visto anche come espone cos a grossi rischi poich pone il soggetto a non stare attento ai pericoli soprattutto
nell'et imperiale piena di giochi di potere e di personaggi ipocriti come aerma Seneca. Cos nell'et imperiale
il valore della simplicitas assume un nuovo valore di atteggiamento spontaneo, rilassato esercitandola per con
misura cio adattandosi alla nuova epoca dove la simplicitas non basta pi se non si vuole incorrere nel biasimo
e nel disprezzo. Lo stesso Marziale parla di prudens simplicitas poich non pi adatto ai tempi imperiali pieni
di doppi giochi.
Urbanitas e rusticitas
Pudor
Urbanitas indica il buon gusto e lo spirito naturali priPudore, moralit delinea la riservatezza del cittadino ro- vi di eccessi dell'uomo elegante una sorta di bon ton romano che preferisce parlare di certe cose in privato piut- mano. Successivamente va in contrapposizione ai valori
tosto che in pubblico oltre a designare la castit e la romani per inuenza greca poich viene invece a delineare la ranatezza in cerca di lusso e a chi voleva apdignit, in correlazione anche con la modestia.
parire per forza alla moda in contrapposizione alla Rusticitas e all'Industria, ovvero chi si accontentava della vita
Religio
semplice rustica della campagna dedita al lavoro.
Non era religione nel senso moderno della parola. Religio legato al verbo latino religare (legare). Nella mente religio romana ha rappresentato un legame tra la divinit e i mortali. Questo legame pi il rispetto e l'obbligo
di soggezione (di superstizione), ed collegata alla pratiche religiose e le usanze dei Romani. i Romani sia gli
uomini che le donne dovrebbero essere consapevoli di
4 Note
[1] Mos Maiorum, Brill Online.
[2] (LA) Festo 157, traduzione in Istituzioni di diritto romano,
p. 29.
18
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maggio 1979. - Milano: Giur, 1980. - VIII,
6 Collegamenti esterni
Informazioni sul mos e mos maiorum e sulle sue
caratteristiche
particolarit mos maiorum
20
7.1
Testo
Mos maiorum Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Mos_maiorum?oldid=74837330 Contributori: Marcok, Carlomorino, DanGarb, Sentruper, Ariel, Luisa, Ab1, *Raphael*, Massimiliano Lincetto, FlaBot, CruccoBot, Fra dimo, Tizianok, Tursiops, Eumolpo, Superchilum,
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Ripeus, Euparkeria, Canalfeders, Bologai, Morgengaard e Anonimo: 67
7.2
Immagini
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7.3
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