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a cura di
GIORGIO VESPIGNANI
TOMO PRIMO
FONDAZIONE
CENTR O ITALIANO DI STUDI
SULL’ALTO MEDIOE VO
SPOLETO
2013
INDICE
I. TARDOANTICO CRISTIANO
III. LA ROMÀNIA
1. R. GENTILE MESSINA, I rapporti tra Sicilia e Bisanzio (XII sec.) nelle fonti bizantine e
occidentali. Relazione presentata al Convegno Sicilia e Bisanzio (secoli XI-XII), Palermo,
27-28 maggio 2011.
2. Progettata da Manuele Comneno come diretta prosecuzione della riconquista di
Corfù dopo l’attacco normanno del 1147, la spedizione dovette essere rimandata più
volte per varie circostanze (IOANNIS CINNAMUS, epitome rerum ab Ioanne et Alexio Comnenis
gestarum, III, 4; 5-6, ed. A. MEINEKE, Bonnae, 1836 [C.S.H.B.], pp. 96, ll. 1-22; 101, l.
15-102, l. 18; NICETA CONIATA, Narrazione cronologica, III, 8, 2 = NICETA CONIATA, Gran-
dezza e catastrofe di Bisanzio [Narrazione cronologica] [libri I-VIII]. Introduzione di A. P.
KAZHDAN, testo critico e commento a cura di R. MAISANO, traduzione di A. PONTANI,
Milano, 1994, pp. 204, l. 1 - 206, l. 27). Essa si realizzò solo in concomitanza con la di-
scesa del Barbarossa in Italia per l’incoronazione imperiale. Federico, che all’inizio del
regno aveva stipulato con Eugenio III il trattato di Costanza in uno spirito antinorman-
no e antibizantino (M.G.H. Const., I, pp. 201-203; WIBALDUS, epistolae, n. 407, in Ph.
JAFFÉ, Bibliotheca rerum Germanicarum, I. Monumenta Corbeiensia, Berolini, 1864, rist. Aa-
len, 1964, pp. 546-547), era ora legato dallo stesso accordo al nuovo papa Adriano IV, il
quale era apertamente in rotta con Guglielmo I. Ad entrambi si rivolgevano per aiuto i
capi della ribellione che era in atto contro il re in Italia meridionale (OTTO FRISINGENSIS,
gesta Friderici I Imperatoris, II, 7, edd. G. WAITZ, B. DE SIMSON, in M.G.H. SS. R.G. in
usum scholarum, p. 108, ll. 1-6; IOANNIS CINNAMUS, epitome, ed. cit. sopra, IV, 2, pp. 136,
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l. 3 - 137, l. 9). Ma anche Manuele aveva ricevuto dal Barbarossa la proposta di un pat-
to antinormanno; i due sovrani, fra l’altro, in qualche modo si potevano ancora conside-
rare legati dagli analoghi accordi che il Comneno aveva stipulato con Corrado III du-
rante la seconda crociata (cfr. l’epistola di Federico a Manuele in WIBALDUS, epistolae, ed.
cit. sopra, n. 410, in part. p. 549, ll. 8-15). Perciò il basileus aveva sperato di poterlo
coinvolgere in una iniziativa comune. Tuttavia, dopo l’incoronazione a Roma, i princi-
pi tedeschi indussero il loro imperatore a tornare indietro, respingendo l’invito degli in-
viati di Manuele che già si trovavano ad Ancona. Costoro, pur non disponendo di mol-
te forze militari, affrontarono ugualmente la lotta finanziando i ribelli normanni ed av-
valendosi della collaborazione loro e di quella del papa. La Puglia e la Terra di Lavoro
erano quasi totalmente conquistate dai Bizantini e dagli insorti, quando Guglielmo sferrò
una controffensiva che si concluse con la piena vittoria su tutti i fronti, anche per il ve-
nir meno dell’intesa tra i Greci e i ribelli. Gli uomini di Manuele furono uccisi o fatti
prigionieri (IOANNIS CINNAMUS, epitome, ed. cit. sopra, IV, 1-13, pp. 134, l. 13-169, l. 19;
NICETA CONIATA, Narrazione cronologica, ed. cit. sopra, III, 10; 13, 1-2, pp. 208, l. 1 -
210, l. 23; 216, ll. 1-21; ROMUALDUS SALERNITANUS, annales, in M.G.H. SS., XIX, pp.
427, l. 26 - 429, l. 8; OTTO FRISINGENSIS, gesta Friderici, ed. cit. sopra, II, 36-37; 49, pp.
144, l. 30 - 145, l. 22; 156, l. 30 - 158, l.1; BOSO, Adriani IV vita, in Le ‘Liber Pontificalis’,
ed. L. DUCHESNE, II, Paris, 1892, pp. 389, l.30 - 395, l. 2; WILLELMUS TYRENSIS, chronicon,
in C.C.c.m., XVIII, 2; 7-8, pp. 810, l. 1 - 811, l. 58; 818, l. 1 - 822, l. 3. Per altre fonti
occidentali, vd. infra). Adriano IV fu costretto ad accordarsi col re a Benevento, ricono-
scendogli pieni diritti su tutte le terre in suo possesso (JAFFÉ, Regesta, n. 10193 = Regesta
Pontificum Romanorum ab condita ecclesia ad annum post Christum natum MCXCVIII ed. Ph.
JAFFÉ, II, Lipsiae, 1888; BOSO, Adriani IV vita, ed. cit. sopra, p. 395, ll. 3-16; Annales Ca-
sinenses, in M.G.H. SS., XIX, p. 311, ll. 25-31; ROMUALDUS SALERNITANUS, annales, ed.
cit. sopra, p. 429, ll. 8-18. I testi dei patti e del giuramento del re si leggono in
M.G.H., Const. I, pp. 588-592).
3. Restano fondamentali, per la ricostruzione della campagna e del contesto politico
in cui si collocava, le pagine di F. CHALANDON, Histoire de la domination normande en Italie
et en Sicile, II, Paris, 1907, pp. 185-235; ID., Les Comnène. Études sur l’empire byzantin au
XIe et au XIIe siècles, II. Jean II Comnène (1118-1143) et Manuel I Comnène, Paris, 1912,
pp. 343-371, nonché la magistrale analisi comparativa delle fonti ad opera di P. LAMMA,
Comneni e Staufer. Ricerche sui rapporti fra Bisanzio e l’Occidente nel secolo XII, I, Roma,
1955, pp. 149-242.
MANUELE COMNENO E L’ITALIA (1157-1158) 463
4. OTTO FRISINGENSIS, gesta Friderici, ed. cit. (nota 2), II, 49, pp. 156, l. 26 - 158, l.
2, su cui vd. infra.
5. Egli, infatti, è fonte unica della notizia che il basileus, nel 1155, avrebbe chiesto
ad Adriano IV il permesso di usare tre città pugliesi come basi per invadere il regno
normanno e gli avrebbe offerto aiuto in denaro ed uomini (BOSO, Adriani IV vita, ed.
cit. [nota 2], p. 394, ll. 6-9). In quell’anno, oltre a collaborare con Manuele contro i
Normanni, il papa intrattenne relazioni con la Chiesa greca in una prospettiva unionista,
come testimonia il suo scambio epistolare con Basilio Achrideno, arcivescovo di Tessa-
lonica (P.G., CXIX, coll. 925-933).
6. UGO FALCANDO, La Historia o Liber de Regno Sicilie, III, ed. G. B. SIRAGUSA, Ro-
ma, 1897, p. 14, ll. 14-16. Il cronista ricorda poi la sconfitta dei Bizantini, abbandonati
dal conte di Loritello (ibid., VII, pp. 20, l. 24-21, l. 3).
7. ROMUALDUS SALERNITANUS, annales, ed. cit. (nota 2), p. 428, ll. 26-29.
8. IOANNIS CINNAMUS, epitome, ed. cit. (nota 2), IV, 15, pp. 173, l. 21 -175, l. 15, su
cui vd. infra.
9. Annales Casinenses, ed. cit. (nota 2), p. 311, ll. 16-32, dove si narrano gli eventi
degli anni 1155-1156.
10. Annales Ceccanenses, in M.G.H. SS., XIX, p. 284, ll. 24-25. Anche se non men-
zionano le lotte interne dei Normanni, registrano la sconfitta bizantina anche alcune
fonti germaniche: segno che la rivalità dell’impero tedesco con quello costantinopolitano
e col regno di Sicilia teneva desto un qualche interesse per i reciproci rapporti di forza
464 RENATA GENTILE MESSINA
(cfr. RUDBERTUS SALISBURGENSIS, annales, in M.G.H. SS., IX, p. 776, ll. 5-6; Annales Rei-
cherspergenses, ibid., XVII, p. 466, ll. 11-12).
11. Annales Pisani, ibid., XIX, p. 243, ll. 1-8, in part. 1-2.
12. Già nel 1149 i Bizantini avevano stipulato un patto con Pisa, in vista della spedi-
zione in Italia programmata con Corrado III per cui vd. infra. (DÖLGER, Regesten, n.
1376 = Regesten der Kaiserurkunden des oströmischen Reiches von 565-1204, bearbeitet von
Fr. DÖLGER, 2. Teil: Regesten von 1025-1204. Zweite erweiterte und verbesserte Auflage
bearbeitet von P. WIRTH, mit Nachträgen zu Regesten Faszikel 3., München, 1995
[Corpus der griechischen Urkunden des Mittelalters und der Neueren Zeit, Reihe A:
Regesten, Abt. I: Regesten der Kaiserurkunden des oströmischen Reiches]). Nel 1155
Costantinopoli trattava e concludeva un patto con Genova (ibid., nn. 1401 e 1402),
mentre Palermo si accordava con Venezia, alla quale invece i Bizantini, in quel periodo,
cercavano di contrapporre Ancona quale loro privilegiato porto italiano sull’Adriatico
(cfr. CHALANDON, Histoire cit. [nota 3], p. 192). L’anno seguente anche Guglielmo stipu-
lava un trattato con Genova, che comunque sostanzialmente assicurava la neutralità ver-
so Bisanzio (CAFARUS, annales, in M.G.H. SS., XVIII, p. 25, ll. 10-26).
13. Annales Pisani, ed. cit. (nota 11), pp. 243, l. 47 - 244, l. 5; ROMUALDUS SALERNI-
TANUS, annales, ed. cit. (nota 2), p. 429, ll. 21-25; NICETA CONIATA, Narrazione cronologica,
ed. cit. (nota 2), III, 13,11-12, pp. 224, l. 124 - 226, l. 153. La spedizione, partita a giu-
gno e tornata in Sicilia in settembre, si concluse con la sconfitta della flotta bizantina e il
saccheggio di Negroponte ed altre città. Secondo Coniata, che probabilmente s’ispira al-
la bravata compiuta da Giorgio d’Antiochia nel 1149 (cfr. CHALANDON, Histoire cit. [nota
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3], p. 248), le navi normanne giunsero dinanzi al palazzo imperiale per provocare Ma-
nuele. Egli, inoltre, colloca l’episodio nel 1158, dopo la stipula della pace tra i due
sovrani.
14. IOANNIS CINNAMUS, epitome, ed. cit. (nota 2), IV, 14, pp. 169, l. 20- 172, l. 6; NI-
CETA CONIATA, Narrazione cronologica, ed. cit. (nota 2), III, 13, 7-9, pp. 220, l. 67-224,
108.
15. Vd. sopra, nota 2. Il voltaccia del papa rispetto ai patti di Costanza aveva causato
l’ira del Barbarossa, che accusava Adriano di aver violato l’accordo. Ma a sua volta il pa-
pa, nell’epistola del 20 settembre inviata alla dieta di Besançon, che si aprì alla fine di
ottobre, reclamava la dipendenza della corona imperiale da Roma, provocando la dura
reazione dell’imperatore (RAHEWINUS, gesta Friderici, ed. cit. [nota 2], III, 8-11, pp. 172,
l. 29 - 179, l. 26; JAFFÉ, Regesta, ed. cit. [nota 2], n. 10304).
16. NICETA CONIATA, Narrazione cronologica, ed. cit. (nota 2), III, 13, 10, p. 224, ll.
109-123. Per il trattato vd. DÖLGER, Regesten, cit. (nota 12), n. 1420.
17. Nel descrivere la ripresa della ribellione di Andrea di Rupecanina, il cronista an-
nota: « Mense novembris venit comes Andreas cum Romanis et Graecis et aliis mul-
tis... » (Annales Ceccanenses, ed. cit. [nota 11], p. 284, l. 35).
18. Il vescovo di Salerno, dopo aver narrato la spedizione dell’ammiraglio Stefano,
dà notizia della pace che Manuele aveva ardentemente cercato « cognoscens multos de
suis a rege Sicilie captos, nec posce cum eo de pari contendere » (ROMUALDUS SALERNI-
TANUS, annales, ed. cit. [nota 2], p. 429, ll. 21-27, in particolare 25-26). Falcando, pur
narrando diffusamente i nuovi disordini avvenuti nel regno, parla dei Bizantini solo
quando menziona la pace stipulata « per idem tempus cum imperatore Grecorum » e la
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liberazione dei prigionieri fatti a Brindisi (UGO FALCANDO, La Historia, ed. cit [nota 6],
X, p. 24, ll. 20-22). Il cronista di Cassino, che non parla affatto della presenza dei Greci
al fianco dei ribelli né negli anni 1155-1156 né negli anni 1157-1158, subito dopo la no-
tizia della sconfitta del conte Andrea nel 1158 soggiunge: « Imperator Constantinopolita-
nus fecit pacem cum rege Siciliae usque ad triginta annos » (Annales Casinenses, ed. cit
[nota 2], p. 311, ll. 39-40).
19. La relazione di Rainaldo di Dassel è pubblicata nel Registrum oder merkwürdige Ur-
kunden für die deutsche Geschichte, gesammelt und herausgegeben von H. SUDENDORF, II,
Berlin, 1851, n. 54, pp. 131-133; vd. anche RAHEWINUS, gesta Friderici ed. cit. (nota 2),
III, 20, pp. 192, l. 4 -194, l. 5; Annales Colonienses, in M.G.H. SS., XVII, pp. 767, l. 16-
768, l. 18. Circa l’episodio, vd. infra. L’importanza stategica e commerciale di Ancona si
accrebbe durante il regno di Manuele Comneno, anche a causa del deterioramento dei
rapporti con Venezia (A. CARILE, S. COSENTINO, Storia della marineria bizantina, Bologna,
2004, pp. 150-157; cfr. A. CARILE, Federico Barbarossa, i Veneziani e l’assedio di Ancona del
1173. Contributo alla storia politica e sociale della città nel XII secolo, in Studi Veneziani, XVI
[1974], pp. 3-31).
20. OTTO FRISINGENSIS, gesta Friderici ed. cit. (nota 2), II, 49, p. 157, ll. 27-29. Pur es-
sendo successiva al racconto dell’ira del Barbarossa per il modo fraudolento con cui, se-
condo le sue accuse, i Bizantini avevano ottenuto il sostegno delle città pugliesi, tale af-
fermazione appare chiaramente sganciata da ogni giudizio circa la correttezza del loro
comportamento. Per l’intero episodio vd. infra, nota 52.
MANUELE COMNENO E L’ITALIA (1157-1158) 467
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(h¥n gàr au’tøı perì pleístou gunaikì xunoikäsonti tæn eu’genñ málista e’k pasøn e‘lésqai)
Marían tæn ’Isaakíou toû sebastokrátorov qugatéra génei te kaì periousíaı kállouv
diáforon ou¥san e’n Buzantíwı tréfesqai hºkousen, h√lw au’tíka tñv kórhv kaì présbeiv
e’v basiléa pémyav h’ıteîto pròv gámon au’tøı kategguhqñnai taúthn, pánta poiäsein
e’paggellómenov o‘pósa Korrádov te o‘ qeîov kaì au’tóv, o‘phníka Palaistínhv
a’néstrefon, e’pì tñı ’Italíav kataktäsei ‘Rwmaíoiv u‘phretäsein u‘pésconto. h‘ mèn
Frederíkou presbeía e’n toútoiv h¥n. basileùv dè toùv lógouv a’podexámenov présbeiv
kaì au’tòv e’pì Frederíkon eºpemyen e’mpedoûn tà dedogména keleúsav.
24. Sull’attività di Alessandro III fonte principale è la Vita scritta da Bosone (Le ‘Li-
ber Pontificalis’, ed. cit. [nota 2], pp. 397-446). Vastissima la bibliografia, di cui ci limitia-
mo a ricordare: fra i diversi studi che trattano dei contrasti con Federico, la monografia
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di J. LAUDAGE, Alexander III. und Friedrich Barbarossa, Köln – Weimar - Wien, 1997, con
ricco corredo bibliografico; per i rapporti con Manuele Comneno, i sempre fondamen-
tali lavori di W. OHNSORGE, Die Legaten Alexander III. im ersten Jahrzehnt seines Pontifikats
[1159-1169], Berlin, 1928, rist. Vaduz, 1965, pp. 69-89, di LAMMA, Comneni e Staufer cit.
(nota 3), passim, e di M. PACAUT, Alexander III. Étude sur la conception du pouvoir pontifical
dans sa pensée et dans son oeuvre, Paris, 1956. pp. 233-239.
470 RENATA GENTILE MESSINA
25. Al riguardo si vd. le considerazioni sul pericolo che un’espansione tedesca in Ita-
lia meridionale avrebbe rappresentato per i Bizantini, non meno che per il papa e per i
Normanni, espresse in R.-J. LILIE, Handel und Politik zwischen dem byzantinischen Reich
und dem italienischen Kommunen Venedig, Pisa und Genua in der Epoche der Komnenen und
der Angeloi [1081-1204], Amsterdam, 1984, pp. 445-448.
26. Se appaiono ineccepibili le suddette riflessioni di Lilie, meno persuasiva sembra la
sua opinione che Manuele non abbia concepito alcuna politica imperialistica sull’Italia se
non correlata ad una collaborazione con Federico (ibid., p. 447).
27. P. CLASSEN, La politica di Manuele Comneno tra Federico Barbarossa e le città italiane,
in Popolo e Stato in Italia nell’età di Federico Barbarossa: Alessandria e la Lega Lombarda. Re-
lazioni e comunicazioni al XXXIII Congresso storico Subalpino per la celebrazione del-
l’VIII centenario della fondazione di Alessandria, Torino, 1970, pp. 263-279, qui p. 267;
M. GALLINA, Il Mezzogiorno normanno-svevo visto da Bisanzio, in Il Mezzogiorno normanno-
svevo visto dall’Europa e dal mondo mediterraneo. Atti delle tredicesime giornate normanno-
sveve (Bari, 21-24 ottobre 1997), a cura di G. MUSCA, Bari, 1999, pp. 197-223, qui p.
221, ora in ID., Conflitti e coesistenza nel Mediterraneo medievale: mondo bizantino e Occidente
latino, Spoleto, 2003, pp. 89-116, qui pp. 114-115.
28. Vd. sopra, nota 20 e contesto.
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32. RAHEWINUS, gesta Friderici, IV, 84, ed. cit. (nota 2), p. 341, ll. 2-14. La partenza di
quest’ambasceria tedesca sarebbe da porre nel mese di aprile (cfr. H. von KAP-HERR, Die
abendländische Politik Kaiser Manuels mit besonderer Rücksicht auf Deutschland, Strasbourg,
1881, p. 70 nota 3). Invece, la legazione bizantina che aveva formulato la richiesta – e la
cui esistenza si deduce solo da questo passo di Raevino – sarebbe partita nell’autunno
del 1159 (cfr. DÖLGER, Regesten cit. [nota 12], n. 1433a). È stato anche ipotizzato che la
petitio di Manuele sia stata portata da quegli ambasciatori bizantini i quali erano arrivati
in Germania nel gennaio 1159 (RAHEWINUS, gesta Friderici, ed. cit. [nota 2], IV, 24, p.
267, ll. 6-10), e che erano partiti da Costantinopoli intorno all’autunno del 1158 (DÖL-
GER, Regesten cit. [nota 12], n. 1422a): cfr. Kl. P. TODT, Kaiser Friedrich I. Barbarossa und
Byzanz, in Hellenika (Jahrbuch der Vereinigung der Deutsch-Griechischen Gesellschaften
e. V.), 1993, pp. 132-172, qui p. 139. In verità, questa congettura presenta l’inconve-
niente di comportare un intervallo di più di un anno tra la domanda di Manuele e la ri-
sposta di Federico. Inoltre, la situazione politica del 1160 sembra giustificare meglio le
richieste bizantine. Tuttavia a nostro avviso, come si dirà più oltre, non si può del tutto
escludere che Bisanzio abbia avanzato richieste dello stesso tenore in due diverse occa-
sioni, sia pur in forma differente.
33. Cfr. ibid..; F. TINNEFELD, Byzanz und die Herrscher des Hauses Hohenstaufen (1138-
1259), in Archiv für Diplomatik, XVI (1995), pp. 105-127, qui p. 115.
34. Di richiesta di concessione territoriale parla ZEILLINGER, Friedrich I. Barbarossa cit.
(nota 21), pp. 70-71, in relazione sia al 1155 sia a questa ambasceria. Lo stesso orienta-
mento sembra di poter cogliere anche in LILIE, Handel und Politik cit. (nota 25), pp. 446-
447 e nota 159.
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quiste fatte durante le campagne del 1155-1156 e del 1157-1158 35, sia
che fossero state ottenute con le armi, sia con la diplomazia. Questa
ipotesi, a nostro avviso, trova un’ulteriore giustificazione se si consi-
dera il quadro dei rapporti che intercorrevano in quel periodo fra le
potenze interessate all’Italia.
Adriano IV era morto il primo settembre del 1159 ed alla fine
del mese lo scisma romano era già in atto per la presenza di due
pontefici eletti: Alessandro III, appoggiato da Guglielmo I, e Vit-
tore IV, sostenuto dal Barbarossa. Subito dopo la scomparsa di
Adriano, che era stato il fautore dell’alleanza bizantino-normanna,
questa certamente non era più apparsa molto conveniente al
Comneno. Infatti fra Guglielmo e Manuele, dati i reciproci tra-
scorsi, senza la garanzia papale non poteva esserci fiducia circa il
rispetto dei patti 36. Inoltre, gli esiti dello scisma erano ancora in-
certi. Se avesse prevalso Vittore i Bizantini si sarebbero trovati da
un canto vincolati ai Normanni e, dall’altro, in opposizione a un
fronte romano-tedesco, perdendo così ogni possibile spazio di ma-
novra per una rivendicazione territoriale in Italia. Per di più, nel
1158 Federico aveva ottenuto la resa di Milano e celebrato la die-
ta di Roncaglia, in cui aveva ricevuto l’omaggio di molte città
italiane e definito le basi giuridiche dei suoi diritti imperiali 37.
35. In base alle fonti citate suo loco, durante gli anni 1155-1156 erano state conquistate le
città costiere della Puglia, mentre invece Axouch aveva stipulato un patto con Ancona e ne
aveva appena concluso uno anche col podestà di Ravenna, quando Rainaldo di Dassel e
Ottone di Wittelsbach avevano scoperto e mandato a monte questi accordi. Non è dato di
sapere fino a che punto si fossero spinti i rapporti dei Bizantini con le altre città della Penta-
poli, ma non è da escludere che pure Pesaro, Fermo e Senigallia fossero per lo meno in
trattative coi Greci, se si considera l’enfasi con cui Rainaldo racconta che esse furono inti-
morite dalla sorte toccata ai Ravennati e che i legati di Federico vi affermarono l’honor im-
perii: « Videretis totam terram tremere. Tantus enim terror omnibus a minimo usque ad
maximum invasit, quod etiam illi, qui in munitissimis civitatibus et castris erant, capti et liga-
ti esse videbantur. Tota enim terra clamabat dicens: Ex quo Ravennates, qui domini terrae
dicuntur, capti sunt, quis de caetero poterit evadere de manibus tantorum ligatorum? Tran-
sivimus per omnes illas maritimas civitates, scilicet Pisaurum, Fermum, Senogellum, hono-
rem nostrum promouendo sicut et loci et temporis opportunitas expetebat » (cfr. SUDEN-
DORF, Registrum cit. [nota 19], n. 54, p. 132, ll. 8-16).
36. Sulla fragilità dell’alleanza tra i due sovrani cfr. NICETA CONIATA, Narrazione crono-
logica, ed. cit. (nota 2), III, 13, 10, p. 224, ll. 111-112: ... hª ta’lhqèv ei’peîn, ou’ kaqarøv
o‘monohsántwn, lukofilían dè schmatisaménwn.
37. RAHEWINUS, gesta Friderici, ed. cit. (nota 2), III, 45-49, pp. 218-226; IV, 1-10, pp.
233-245.
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38. Cfr. le considerazioni di LILIE, Handel und Politik cit. (nota 25), pp. 447-448.
39. RAHEWINUS, gesta Friderici, ed. cit. (nota 2), IV, 23, pp. 266, l. 6 - 267, l. 5.
MANUELE COMNENO E L’ITALIA (1157-1158) 475
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40. DÖLGER, Regesten cit. (nota 12), n. 1414. Non sappiamo esattamente quando sia-
no avvenuti la partenza del protostrator da Costantinopoli ed il suo arrivo ad Ancona, ma
possiamo basarci sulle indicazioni cronologiche fornite dagli Annales Ceccanenses, secondo
i quali i mercenari arruolati dai Bizantini sul suolo italiano combattevano al fianco di
Andrea di Rupecanina già in novembre (vd. sopra, nota 17). Pertanto, Alessio dovette
giungere in Italia in estate (cfr. DÖLGER, Regesten cit. [nota 12], n. 1413).
41. RAHEWINUS, gesta Friderici, ed. cit. (nota 2), III, 6, pp. 170, l. 33-171, l. 23. La
presenza dei legati bizantini a Würzburg nel 1157 e l’investitura di Federico, figlio di
Corrado III, sono ricordate anche negli Annales Marbacenses, in M.G.H. SS., XVII, pp.
160-161.
476 RENATA GENTILE MESSINA
42. KAP-HERR, Die abendländische Politik cit. (nota 32), pp. 63-64; CHALANDON, Les
Comnène cit. (nota 3), pp. 374-375.
43. KAP-HERR, Die abendländische Politik cit. (nota 32), p. 63, nota 3.
44. LAMMA, Comneni e Staufer cit. (nota 3), pp. 250-253.
45. O. ENGELS, Beiträge zur Geschichte der Staufer im 12. Jahrhundert (II), in Von sacerdo-
tium und regnum: geistliche und weltliche Gewalt im frühen und hohen Mittelalter. Festschrift
für Egon Boshof zum 65. Geburtstag, hrsg. F. R. ERKENS und H. WOLFF, Köln, 2002
(Passener historische Forschungen, Bd. 12.), pp. 423-460, in part. pp. 430-436.
46. OTTO FRISINGENSIS, gesta Friderici ed. cit. (nota 2), II, 48, p. 155, ll. 8-11. Sulle
trattative per il matrimonio tra Federico e la nipote di Manuele, oltre alle fonti già cit.
MANUELE COMNENO E L’ITALIA (1157-1158) 477
alla nota 23, vd. Ibid., II, 53, p. 159, ll. 28-30 e WIBALDUS, epistolae ed. cit. (nota 2), nn.
411 e 424, pp. 550 e 561.
47. Secondo Engels, a Costantinopoli si sospettava la volontà del Barbarossa di dila-
zionare l’investitura, che avrebbe sancito la maggiore età del ragazzo, per mantenerlo
sotto tutela e impedirgli di assumere il ducato di Svevia. L’emancipazione, per di più,
oltre a garantire i diritti del giovane Federico, l’avrebbe reso idoneo al prospettato ma-
trimonio con la nipote del basileus.
48. Non solo le nozze di Manuele e Berta erano collegate a trattative contro i Nor-
manni, ma anche quelle previste per Barbarossa e la nipote di Manuele, come risulta
dalle fonti citate alla nota 23.
49. Appare certamente accettabile l’idea che la corte bizantina abbia nutrito dubbi
circa le buone intenzioni del Barbarossa riguardo al futuro del cugino e che Manuele
abbia ritenuto opportuno far proprie le preoccupazioni di Irene per il nipote. Però l’in-
terpretazione delle motivazioni del basileus può essere leggermente diversa, e tale da non
comportare necessariamente il rapporto tra l’investitura del giovane Federico e questo
fidanzamento, di cui non si hanno testimonianze dirette. L’interesse bizantino a favore
del figlio di Corrado III può essere spiegato semplicemente con la citata intuizione di
Kap-Herr, cioè che il Comneno cercasse di far pressione sul Barbarossa anche mostran-
dosi attento alle sorti del suo potenziale rivale al trono, pur continuando ad affettare la
tradizionale amicizia secondo il doppio gioco che caratterizzava, come è noto, i rapporti
tra i due imperi in quel periodo.
50. ENGELS, Beiträge cit. (nota 45), p. 430.
478 RENATA GENTILE MESSINA
51. WIBALDUS, epistolae, n. 465, ed. cit. (nota 2), p. 598. Vibaldo aveva mediato le re-
lazioni coi Bizantini sin dai tempi di Corrado III.
52. Sui fatti in questione vd. OTTO FRISINGENSIS, gesta Friderici, ed. cit. (nota 2), II,
49, pp. 156, l. 26-158, l. 1. In quell’occasione il Barbarossa s’era rifiutato di ricevere i
Greci a Würzburg, accusandoli di aver conquistato il favore delle città italiane con la
frode. Inoltre, impensierito anche dai loro successi militari, aveva progettato una spedi-
zione per cacciarli dalla penisola. Alla fine l’incontro con i messi di Manuele era avve-
nuto, anche se certamente non cordiale, a Norimberga, ed il cappellano palatino Stefano
era stato inviato a Costantinopoli con la legazione bizantina che vi ritornava (ibid,, II,
52-53, pp. 159, l. 20-160, l. 8); sicché, di fatto, i rapporti diplomatici non si potevano
considerare interrotti, pur se la tensione tra le due corti era forte. Contribuiva ad ina-
sprire la situazione il matrimonio di Federico, celebrato proprio mentre l’ambasceria
giungeva in Germania. Infatti, esso rappresentava il tradimento dei negoziati per le noz-
ze dell’imperatore con la nipote di Manuele, i quali, stando alla notizia di Ottone, erano
ancora in corso, poiché i legati erano venuti anche « ob firmandum conubium » (ibid.,
II, 53, p. 159, l. 29). Dunque, non c’è da stupirsi se i contatti intercorsi nell’estate del
1156 erano stati così difficili per il Barbarossa che egli, nell’estate del 1157, scriveva a
Vibaldo per assicurarsene la presenza ai prossimi colloqui con i Greci (WIBALDUS, episto-
lae, n. 465, ed. cit. [nota 2], pp. 598-599). Come è stato osservato, è molto probabile
che la sua difficoltà ad incontrare la legazione a Würzburg nel 1156 fosse stata dovuta
proprio all’imbarazzo causato dal recente matrimonio, e non è da escludere che egli
avesse enfatizzato ad arte il risentimento per gli avvenimenti italiani, onde affrontare più
facilmente i Bizantini mettendoli dalla parte del torto.
MANUELE COMNENO E L’ITALIA (1157-1158) 479
53. Si trattava della discesa in Italia già progettata nel 1156 per combattere i Bizantini
nel Sud. Ovviamente Federico abbandonò il progetto dopo la vittoria di Guglielmo I e
decise, invece, di dirigersi contro Milano nel 1158. (OTTO FRISINGENSIS, gesta Friderici ed.
cit. [nota 2], II, 49-50, pp. 157, l 24-158, l. 27; WIBALDUS, epistolae, n. 465, ed. cit. [nota
2], pp. 588-589).
54. LILIE, Handel und Politik cit. (nota 25), p. 445.
55. Come s’è accennato sopra è probabile che Federico, agli inizi del regno, avesse
lasciato intendere di essere disponibile ad una spartizione dell’Italia normanna.
56. La decisione era stata presa in marzo, alla dieta di Fulda. Le epistole inviate al ri-
guardo ai principi tedeschi risalgono alla primavera del 1157 (cfr. WIBALDUS, epistolae, n.
456, ed. cit. [nota 2], pp. 588-589 e, per la datazione, la nota di Jaffé a p. 588). Circa la
diffusione della notizia appare significativo, ad esempio, che i Genovesi, i quali nel 1156
avevano concluso un trattato con Guglielmo I, durante il 1157 si affrettassero a rafforza-
re le fortificazioni e ad inviare ambascerie a Roma, in Sicilia e in Oriente e che appro-
fittassero anche per insistere con Costantinopoli « pro exigendis scalis et embolo promis-
sis », vale a dire quelli previsti nell’accordo del 1155 e non ancora ottenuti (CAFARUS, an-
nales, in M.G.H. SS., XVIII, pp. 23, ll. 27-31 e 25, ll. 10-26 e 37-41).
57. Lilie, invece, pensa che il rifiuto opposto dai Tedeschi a Würzburg abbia indotto
subito Manuele a seguire in pieno il suggerimento del papa, cercando la pace coi Nor-
manni e rinunciando, almeno per il momento, alla conquista. Axouch avrebbe cercato
di stabilire alcune basi d’appoggio, ma solo per la futura eventualità di una nuova intesa
col Barbarossa (LILIE, Handel und Politik cit. [nota 25], pp. 445-447).
480 RENATA GENTILE MESSINA
tà tøn qhsaurøn katà bracù tamieîa nemómenon (e’ggùv gár pou triakosíwn
kenthnaríwn crusíon a’nálwke) déon ei¥nai dienoäqh speísasqai tøı r‘hgí. toínun
dexámenov ou’k a’hdøv tæn toûto e’piskäptousan presbeían toû tñv presbutérav
‘Råmhv proédrou kaì w ‘ v aºggelon eu’xúmbolon a’spasámenov stéllei katà tòn
’Agkøna tòn prwtostrátora ’Aléxion, o¡ v presbúterov h¥n tøn ui‘éwn toû
megálou domestíkou, pròv a’mfótera merísav tò skémma te kaì tò boúleuma,
dhladæ kaì pròv e‘toimasían o√ plwn kaì xenikoû strateúmatov xullogæn a’pò tøn
’Italiwtídwn cwrøn, ei’ toútou deäseie, kaì pròv tæn toû h‘hgòv filían, ei’
procwroûn o‘råıh tò tñv xumbásewv 58.
58. NICETA CONIATA, Narrazione cronologica, ed. cit. (nota 2), III, 13, 7, pp. 220, l. 68-
222, l. 81.
59. È ben nota la consueta disinvoltura con cui il Comneno s’impegnava in trattative
parallele su fronti diversi, al fine di poter scegliere il partito migliore.
60. Forse anche sostenuto da una nuova proposta matrimoniale tra rappresentanti
delle due casate imperiali, come suppone Engels.
61. L’invio di Axouch dovette essere pressocché contemporaneo all’azione dell’ammira-
glio Stefano, che sappiamo esser partito dalla Sicilia in giugno (vd. sopra alla nota 13).
MANUELE COMNENO E L’ITALIA (1157-1158) 481
***
62. Cfr. CHALANDON, Les Comnène cit. (nota 3), p. 375; ENGELS, Beiträge cit. (nota 45),
p. 432.
63. Non sappiamo con quali messaggi Vibaldo fosse partito e con quali stesse tornan-
do in Germania, ma in ogni caso sarebbe stato naturale che il basileus non rinunciasse a
proseguire i negoziati. Pertanto, non è da escludere del tutto l’ipotesi (cfr. sopra alla no-
ta 32) che già la legazione bizantina giunta in Germania nel gennaio 1159 - la quale, se-
condo Raevino, si premurò di discolpare Manuele da ogni responsabilità circa la morte
dell’abate e della quale pure ignoriamo gli ulteriori scopi - abbia effettivamente avanzato
una rivendicazione della Pentapoli e delle città costiere pugliesi. Per la data della parten-
za di questa ambasceria vd. DÖLGER, Regesten, cit. (nota 12), n. 1422a. Vibaldo era morto
in Macedonia il 19 luglio 1158 (cfr. JAFFÉ, Bibliotheca rerum Germanicarum cit. [nota 2],
pp. 607-608).
64. Così, verosimilmente, si può desumere da Cinnamo (IOANNIS CINNAMUS, epitome, ed.
cit. [nota 2], IV, 13, p. 170, ll. 7-11; cfr. D. ABULAFIA, Ancona, Byzantium and the Adriatic,
1155-1173, in Paper of the British School at Rome, LII [1984], pp. 195-216, qui p. 200).
482 RENATA GENTILE MESSINA
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65. « ... quo adversus Wilhelmum Siculum largitione pecuniae milites qui solidarii
vocantur colligerent, re autem vera, [sicut tunc fama fuit], ut civitates maritimas, quod
sepius antehac attemptatum novimus, seu vi seu dolo sub Grecorum redigerent ditio-
nem » (RAHEWINUS, gesta Friderici ed. cit. [nota 2], III, 20, p. 192, ll. 10-15).
66. Annales Ceccanenses, ed. cit. (nota 11), p. 284, ll. 39-44.
67. NICETA CONIATA, Narrazione cronologica, ed. cit. (nota 2), III, 13, 9, pp. 222, l. 92-
224, l. 108.
MANUELE COMNENO E L’ITALIA (1157-1158) 483
68. pólin te ou¥n h¡ a’pò Germanoû toû e’n a‘gíoiv tæn proshgorían eºcei, polémwı
parestäsanto, kaì aºllav a’mfì tàv triakosíav u‘pò basileî eºqento, [...]. ou√ tw kaì pálin
o’lígou deîn h‘ cåra ’Italøn a√ pasa u‘pò ‘Rwmaíouv e’géneto aº n (IOANNIS CINNAMUS, epito-
me, ed. cit. [nota 2], IV, 14-15, pp. 171, l. 19-172, l., 8). Cinnamo ripete il dato della
conquista di circa trecento città anche nel testo dell’epistola che attribuisce a Guglielmo
(ibid., IV, 15, p. 174, ll. 2-3).
69. I personaggi a noi noti sono i due capi superstiti della spedizione del 1155-1156,
Giovanni Duca e Alessio Comneno (cugino di Manuele), nonché Costantino Angelo,
catturato per essersi incautamente scontrato con navi normanne mentre attendeva l’ordi-
ne di partire per la Sicilia (NICETA CONIATA, Narrazione cronologica, ed. cit. [nota 2], III,
13, 5-6, pp. 218, l. 46 – 220, l. 66).
70. Secondo lo storico, la prima reazione di Manuele rispetto alle condizioni di pace
negoziate dai prigionieri bizantini a Palermo era stata di profondo sdegno. Egli aveva
rimproverato aspramente i suoi per le concessioni fatte ed aveva orgogliosamente rispo-
sto a Guglielmo che non si sarebbe fermato finché non avesse conquistato l’intero suo
regno. Ma la posizione del re era stata così inflessibile che il Comneno, alla fine, aveva
dovuto accettarne le condizioni, cioè cedere tutti i territori occupati, accontentandosi
soltanto della restituzione dei prigionieri fatti dai Normanni. Cinnamo riferisce anche
che Guglielmo promise di appoggiarlo in un’eventuale, e non meglio specificata, spedi-
zione in Occidente (IOANNIS CINNAMUS, epitome, ed. cit. [nota 2], IV, 15, pp. 172, l.17-
175, l.19). È assai probabile che lo storico cerchi di far passare per un successo del basi-
leus un’altra imposizione del Normanno, funzionale alla difesa dell’Italia meridionale ri-
spetto all’impero tedesco, le cui mire di conquista impensierivano certamente entrambi i
sovrani (cfr. sopra, nota 25). Niceta, dal canto suo, sottolinea che non furono restituiti a
Bisanzio i tessitori di seta, catturati al tempo di Ruggero II (NICETA CONIATA, Narrazione
cronologica, ed. cit. [nota 2], III, 13, 10, p. 224, ll. 115-123).
484 RENATA GENTILE MESSINA
***
76. Dinanzi alla pervicacia dei senatori romani amici di Bisanzio, il papa sarebbe
giunto a scomunicare i cittadini, mhdèn metòn ei¥nai légwn ‘Råmhı tñı newtéraı pròv tæn
presbutéran, pálai a’porrageisøn. “cræ dè mâllon tøı Sikeløn a’múnein dunásthı. mélei gàr
au’tøn oºnti, ei¥ta kakøv peponqóti tñı pròv polløı au’toû kreíttona diagwnísei mæ
bebohqhkénai a’nósion”. I gravi disordini che seguirono costrinsero Adriano a ritirare la
scomunica e i Bizantini continuarono ad agire indisturbati (IOANNIS CINNAMUS, epitome,
ed. cit. [nota 2], IV, 14, pp. 170, l. 20 -171, l. 19, in particolare p. 171, ll. 6-10).
77. Secondo CHALANDON, Histoire cit. (nota 3), p. 250, l’assenza del pontefice da Ro-
ma, documentata per i mesi di agosto e settembre 1158 (cfr. JAFFÉ, Regesta cit. [nota 2],
nn. 1031-1036), sarebbe compatibile con le suddette agitazioni.
78. Cfr. sopra alla nota 19 e contesto.
MANUELE COMNENO E L’ITALIA (1157-1158) 487
79. Si riferisce sicuramente, fra l’altro, a quanto ha detto prima riguardo ai Ravenna-
ti: « ... Wylhelmus Trauersarius, eiusdem potestas siue prefectus, totaque eiusdem ciuita-
tis nobilitas et militia Anconam profecti sunt, pecuniam a Greco recepturi et iuramen-
tum, quod ab eis expostulabatur, prestaturi. Iuratum est enim ab eis eidem Greco, qui
Ancone moratur, quod ipsi personam eius et res contra omnem hominem tueri debeant
ac manutenere » (SUDENDORF, Registrum cit. [nota 19], n. 54, p. 131, ll. 12-17 del testo).
80. Ibid., p. 132, ll. 27-35.
81. « ...adorsi sunt, qua temeritate sine principis conscientia talia presumpsissent...
Cumque manifestis indiciis hostes Romani imperii convincantur, non aliud superesse,
quam ut pro crimine lesae maiestatis de ipsis omnibus supplicium sumatur » (RAHEWINUS,
gesta Friderici, ed. cit. [nota 2], III, 20, p. 193, ll. 10-17).
82. « Talibus invectionibus perterriti Greci... multa supplicatione verba excusationis
depromunt... Nequaquam se ignorare legem Iuliam maiestatis, quae in eos, qui contra
imperatorem vel rem publicam aliquid moliti sunt, suum vigorem extendit. Verum ab
hoc suam ipsorum conscientiam sese beatos facere, ficta pro veris non recipienda. Magis
488 RENATA GENTILE MESSINA
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88. Riguardo alla definizione delle aree ambite dai Bizantini negli anni ’50 del XII
secolo, appaiono significative le considerazioni di David Abulafia, che individua nella fa-
scia costiera adriatica le zone in cui gli emissari di Manuele cercarono di ripristinare l’in-
fluenza bizantina (ABULAFIA, Ancona cit. [nota 64], passim, in part. pp. 199-202).
89. R. GENTILE MESSINA, Introduzione, in BASILIO ACHRIDENO, Epitafio per l’imperatrice
alamanna, ed. R. GENTILE MESSINA, Catania, 2008 (Pubblicazioni del Centro Studi sul-
l’Antico Cristianesimo, 3), pp. 17-20.
90. Circa l’importanza della dote di Berta/Irene per le pretese bizantine sull’Italia vd.
sopra, nota 30 e contesto. Più di recente l’argomento è stato ripreso da E. TOUNTA,
Westliche politische Kanzleipropaganda und die byzantinische höfische Literatur im Dienst der
Weltherrschaftsideologie: die feierliche Ankunft Berthas von Sulzbach (1142) und ihr Ableben in
Konstantinopel (1160), in Byzantina, XXVIII (2008), pp. 137-158. Osserviamo incidental-
mente che non ci sembra di poter condividere l’opinione della studiosa quando ritiene
che Basilio di Achrida, nel suo discorso funebre per l’imperatrice, faccia mostra di lodare
MANUELE COMNENO E L’ITALIA (1157-1158) 491
il popolo tedesco e quasi di accettarne il dominio sull’Italia soltanto per rispetto verso la
basilissa (ibid., pp. 155 e 157). Infatti, come abbiamo rilevato in altra sede in base all’esa-
me dell’intera orazione, in quel formale riconoscimento della potenza tedesca in Occi-
dente prevale, in realtà, un atteggiamento polemico contro le pretese di Barbarossa, il
quale non si mostrava amico di Bisanzio quanto lo era stato Corrado III, sicché infine il
retore propone a Manuele di abbandonare la politica amichevole verso l’altro impero e
di passare all’ostilità (GENTILE MESSINA, Introduzione e Commento, in BASILIO ACHRIDENO,
Epitafio per l’imperatrice alamanna cit. [nota 89], in part. pp. 58-63; 160-161; 165-166).
91. Non può sfuggire la contiguità cronologica, nel 1160, tra la dipartita dell’impera-
trice e i colloqui che il basileus ebbe con gli ambasciatori tedeschi e pontifici, giunti a
Costantinopoli a poca distanza di tempo gli uni dagli altri (cfr. ibid., pp. 50-51). Federi-
co, come s’è visto sopra, rispondeva a Manuele sulla questione delle città costiere italia-
ne e sull’alleanza antinormanna e, nello stesso tempo, scriveva « ad reges Hyspaniae, An-
gliae, Franciae, Datiae, Boemiae et Ungariae ». Alessandro III, a sua volta, dopo il con-
cilio di Pavia cercava appoggio in tutta la cristianità e si rivolgeva direttamente anche al
basileus (per quest’ambasceria vd. OHNSORGE, Die Legaten Alexander III. cit. [nota 24], pp.
69-71). Ciascuno di loro era alla ricerca di una composizione a sé favorevole dello sci-
sma romano, ma era chiaro per tutti che fosse in gioco anche un nuovo assetto degli
schieramenti. Ed infatti non tardò a verificarsi, a Beauvais, la decisa presa di posizione
492 RENATA GENTILE MESSINA
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