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de Rome
Riassunto
La parola palatium indicò sino al XIV secolo la sede del potere politico. I palazzi dei comuni padani furono costruiti tra il
1183 ed il 1250; in precedenza nelle medesime città esistevano delle domus consulum, ο delle case Credentiae, in quanto
gli unici palazzi cittadini erano quelli dei vescovi, edificati quando i presuli erano divenuti effettivi signori delle città, tra il
1130 ed il 1150, su precedenti domus episcopali. Molti palazzi comunali, simbolo del potere acquisito dall'istituzione
politica, furono in origine innalzati accanto alle cattedrali e solo in un secondo momento, quando i comuni cercarono di
sottoporre le terre ecclesiastiche alla tassazione, essi furono trasferiti, come nei casi di Novara e di Milano, in aree
separate. Il palazzo comunale del Duecento, nella sua semplicità strutturale, imitava le sedi del potere imperiale, i palacia
regni, ο meglio le laubie, edifici aperti e porticati al piano inferiore, a cui si sovrapponeva un'ampia sala chiusa ed
illuminata da finestre a bifora, ο a trifora, al piano superiore.
Andenna Giancarlo. La simbologia del potere nelle città comunali lombarde : i palazzi pubblici. In: Le forme della
propaganda politica nel Due e nel Trecento. Relazioni tenute al convegno internazionale di Trieste (2-5 marzo 1993)
Rome : École Française de Rome, 1994. pp. 369-393. (Publications de l'École française de Rome, 201);
https://www.persee.fr/doc/efr_0000-0000_1994_act_201_1_4436
2 Per queste valutazioni relative al modo con cui i Visconti nella prima metà
del Trecento attuarono la loro signoria in contrasto con le istituzioni del
precedente mondo comunale rimando per ora alla lucida sintesi di G. Tabacco, La
storia politica e sociale. Dal tramonto dell'impero alle prime formazioni di stati
regionali, in Storia d'Italia, 2/1, Torino, 1974, p. 162-269; e allo studio
programmatico di G. Chittolini, La crisi delle libertà comunali e le origini dello stato
territoriale, in Rivista storica italiana, 82, 1970, p. 105 ss., ora ripubblicato in Id., La
formazione dello Stato regionale e le istituzioni del contado (secoli XIV-XV), Torino,
1979, p. 3-36.
3 Per il significato della parola «broletto» rimando alla scheda di C. Mana-
LA SIMBOLOGIA DEL POTERE NELLE CITTÀ COMUNALI LOMBARDE 371
resi, Sede degli uffici dei consoli del comune e del podestà, in Introduzione, in Gli
atti del Comune di Milano fino all'anno 1216, Milano, 1919, p. L-LIII; ma si veda
anche G. Soldi Rondinini, Evoluzione politico-sociale e forme urbanìstiche nella
Padania dei secoli XII-XIII : i palazzi pubblici, in La pace di Costanza. 1183. Un
diffìcile equilibrio di poteri fra società italiana ed impero. Atti del Convegno Milano-
Piacenza 27-30 aprile 1983, Bologna, 1984, p. 85-98. La prima volta che a Milano
compare la parola broletto è in un documento pubblico del novembre 1021 :
«civitate Mediolanium ad broilum domui sancti Ambrosii in caminata maiore
prope balneum quod dicitur stuva». In quel luogo, posto davanti alla residenza
dell'arcivescovo Ariberto da Intimiano, che diede il proprio assenso, il marchese
Ugo, conte del «comitatus mediolanensi», pronunciò una sentenza, salva
querela, favorevole al monastero di Sant'Ambrogio; cfr. I placiti del «Regnum Ita-
liae», Ü7II, a cura di C. Manaresi, Roma, 1958 (Fonti per la Storia d'Italia, 96**),
p. 624-625. Dunque nel broletto dell'arcivescovo, almeno dai primi anni dopo il
mille, era abitudine celebrare i processi, infatti ancora nel 1125 «in broleto, iuxta
domum archiepiscopatus» fu risolta una causa ecclesiastica per cui si veda
C. Vignati, Codice diplomatico laudense, I, Milano, 1883, n. 85, p. 113. Per le
questioni terminologiche rimando ad una prima, seppur imprecisa analisi,
ordinata da F. Reggiori, Aspetti urbanistici ed architettonici della civiltà comunale, in
/ problemi della civiltà comunale. Atti del Congresso storico intemazionale per
IVIII centenario della prima Lega lombarda (Bergamo 4-8 settembre 1967), a cura
di C. D. Fonseca, Milano, 1971, p. 97-110, in particolare 104.
4 Un primo elenco di città di Lombardia, distinto da quelle della Marca
veronese, della Venezia e del Ferrarese si ritrova nel giuramento di alleanza del
1 dicembre 1167 Manaresi, Gli atti del Comune di Milano, cit., p. 84-85 : esse
sono Cremona, Brescia, Bergamo, Milano, Piacenza, Lodi, Parma, Mantova. Nel
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1168 entrarono a far parte della Lega Novara, Comò, Vercelli, Asti, Alessandria,
Tortona, ibidem, p. 87-96; il 14 dicembre 1168 si fece menzione di una adesione di
Reggio e di Modena, ibidem, p. 97-98; nel 1170 anche Pavia accettò l'alleanza con
i Lombardi, ibidem, p. 114-115; Bologna è indicata tra le città della Lega, ma in
posizione intermedia tra Ferrara e le civitates di Lombardia nel marzo-aprile
1168, tuttavia il 3 maggio 1168 a Lodi essa appare come città lombarda, ibidem,
p. 91-96. La distinzione precisa tra «civitates Lombardie et Marchie et Venetie et
Romanie», appare per la prima volta in un atto rogato a Cremona il 24 ottobre
1169, ibidem, p. 99-100. Per questi problemi rimando all'ancor utile lavoro di
C. Vignati, Storia diplomatica della Lega lombarda, Milano, 1867, p. 98-188.
5 C. Brühl, Fodrum, gistum, servitium regis. Studien zu den wirtsschaftlichen
Grundlagen des Königtums im Frankenreich und in den fränkischen
Nachfolgestaaten Deutschland, Frankreich und Italien vom 6. bis zur Mitte des 14.
Jahrhunderts, Colonia-Graz, 1968.
6 C. Brühl, «Palatium» e «civitas» in Italia dall'epoca tardo-antica fino
all'epoca degli Svevi, in I problemi della civiltà comunale, cit. η. 3, p. 157-165; Brühl,
// «palazzo» nella città italiana, in La coscienza cittadina nei Comuni italiani del
Duecento. Atti dei Convegni del Centro studi sulla spiritualità medievale di Todi,
11-14 ottobre 1970, Todi 1972, p. 263-282; ma anche Brühl, Die Stätten der
Herrschaftsausübung in der frühmittelalterlichen Stadt, in Topografia urbana e vita
cittadina nell'alto Medioevo in Occidente. Atti della XXI Settimana di studio del Centro
italiano di studi sull'alto Medioevo, Spoleto, 26 aprile-I maggio 1973, II, Spoleto,
1974, p. 621-640. Per Milano, Brühl, Die Stätten der Herrschaftsausübung in
Mailand von der Spätantike bis zum hohen Mittelalter, in Atti dell'XI Congresso
internazionale di studi sull'alto Medioevo, Milano, 26-30 ottobre 1987, II, Spoleto, 1989,
p. 855-883.
7 Per questi problemi si veda anche K. M. Swoboda, Römische und
romanische Palaste, Vienna, 1969, 3a edizione; B. Thordemann, Was wissen wir von
den Palästen zu Ravenna?, in Acta archeologica, 37, 1966, p. 1 ss.; M. Cagiano de
LA SIMBOLOGIA DEL POTERE NELLE CITTÀ COMUNALI LOMBARDE 373
20 Per Cremona ibidem, p. 493, n. 215; il testo del precetto 3 giugno 1114 in Le
carte cremonesi dei secoli VIII-XII. IL Documenti dei fondi cremonesi (1073-1162),
ed. E. Falconi, Cremona, 1984, p. 90 (Ministero per i Beni Culturali e Ambientali,
Biblioteca Statale di Cremona, Fonti e sussidi, 1/2), «ut extra muros civitatis
eorum deinceps palatium et hospitium nostrum habeamus»; per Mantova,
Brühl, Fodrum, gistum, servitium régis, cit., p. 493, η. 216; l'edizione ultima del
privilegio del 10 maggio 1116 in Liber prìvilegiorum Comunis Mantue, a cura di
R. Navarrini, Mantova, 1988 (Fonti per la storia di Mantova e del suo territorio,
1), n. 6, p. 105-106, «Insuper palacii cum toto munimine destruendi et extra
civitatem deferendi in burgo Sancii Johannis Evangeliste damus potestatem».
21 Brühl, Fodrum, gistum, servitium regis, p. 605, 776-777; il testo della legge
in V. Colorni, Le tre leggi perdute di Roncaglia (1158) ritrovate in un manoscritto
parigino (Bibl. Nat. Cod. tat. 4677), in Scritti in memoria di Antonino Giuffré,
Milano, 1966, p. 3-60, in particolare p. 33.
22 Brühl, Fodrum, gistum, servitium regis, p. 606; vedi il testo in Fredericì I
Constitutiones , in Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, ed.
L. Weiland, I, Hannover, 1893, η. 175, p. 245 (MGH, Legum, sectio IV).
23 Brühl, Fodrum, gistum, servitium regis, p. 589-591; per Garda, Prato e
Chieri si veda ibidem, p. 613-614; inoltre A. Settia, Castelli e villaggi nell'Italia
padana. Popolamento, potere e sicurezza fra IX e XIII secolo, Napoli, 1984,
p. 384-390, in particolare p. 385.
24 Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, I, Hannover, 1893,
η. 203, p. 279 (MGH, Leges, sectio IV); A. Haverkamp, Herrschaftsformen der
Frühstaufer in Reichsitalien, I, Stuttgart, 1970, p. 106; Brühl, Die Stätten der
Herrschaftsausübung in Mailand, cit., p. 879.
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periodo ottoniano egli era titolare dello ius distringendi sul territo-
rium civitatis, esteso per circa tre miglia fuori le mura32.
A Milano nel 1140 una sentenza dei consoli fu pronunciata «in
via publica ante portam domus archiepiscopi», ma nel documento
giugno 1143, contenente la sentenza dei consoli nella causa tra
canonici e monaci di Sant'Ambrogio, l'atto originale parla di una «domo
iamdicti archiepiscopi», mentre la copia, di qualche tempo
posteriore, presenta l'espressione «venerunt cum ambabus partibus in
palacio domini Robaldi Mediolanensis archiepiscopi»33. Inoltre nel
caso di Cremona si parla di un palatium episcopi almeno dal 1138,
mentre in precedenza la residenza del presule era indicata come
domus. 34 Anche a Verona la sede vescovile era espressa con la parola
palatium, almeno a partire dal 1168, ed è celebre la riunione dei
rettori di Milano, Brescia, Mantova, Vercelli, Novara, Verona e Treviso
tenutasi «in palacio episcopi Veronensis» il 27 aprile 119835.
Sembra dunque di poter affermare che durante il periodo di
carenza imperiale in Italia, tra gli anni trenta e gli anni cinquanta
del XII secolo, alcuni vescovi della Padania rafforzarono la propria
immagine di signori delle città, sia accettando la nascita del
Comune, sia sovraintendendo allo sviluppo della medesima
istituzione comunale, sia ponendosi al di sopra di essa con l'edificazione
presso la cattedrale di un loro palatium, ο con la ricostruzione, se la
risposta imperiale del 1159 ha un senso, di un antico edificio del
regno.
In questi cinquant'anni di profonde trasformazioni, che vanno
dal 1133 al 1183, erano pure attive, negli stessi spazi, le magistrature
consolari, le quali assumevano le più importanti decisioni politiche,
pronunciavano le sentenze e amministravano i beni comuni;
tuttavia questi rappresentanti del potere cittadino, cresciuti e
rafforzatisi all'ombra dell'episcopio, ebbero anch'essi, accanto alla catte-
drale e alla dimora del vescovo la loro prima sede, spesso designata
con i termini di casella, ο di domus.
L.sl prima domus consulatus è attestata a Milano avanti il 1138
all'interno del broiletum dell'arcivescovo, presso la chiesa che da
sola personificava la tradizione apostolica della diocesi milanese,
quella dedicata a San Barnaba36. La domus dei consoli milanesi
consisteva in una costruzione probabilmente porticata e certamente
solariata, al cui piano superiore si accedeva per mezzo di una scala
esterna37. Tuttavia l'edifìcio non era in grado di ospitare molte
persone, né tantomeno la concio, ο assemblea di tutti i cittadini, che
veniva regolarmente convocata nel broilum dell'arcivescovo, presso
la domus consularie, cioè, per esprimersi con il linguaggio dei notai,
«iuxta ecclesiam Sancii Barnabe apostoli, intus broiletum», oppure
in caso di maltempo nella vicina chiesa cattedrale di Santa Teda38.
Anche a Novara la domus Credentie, ο casa consulum, era posta
avanti il 1208 lungo il fianco settentrionale della cattedrale, a pochi
metri dalla parete della chiesa : era probabilmente porticata ed era
dotata di una ampia sala al piano superiore, tuttavia la concio si
teneva anche in questo caso nella chiesa matrice della diocesi39. Tale
costume durò sin dopo la pace di Costanza, quando l'imperatore
riconobbe ai Comuni il diritto di eleggersi i consoli, di amministrare
la giustizia nelle cause di primo appello, di godere dei proventi degli
iura regalia.
36 Tra il 1119 ed il 1130 le riunioni politiche della città si tenevano «in theatro
publico ipsius civitatis», Gli atti del Comune di Milano, cit., η. Ill, p. 7,
continuando in ciò una tradizione di incontri civili e religiosi dell'XI secolo,
testimoniati da Arnolfo e da Landolfo Seniore, per cui si veda il bel saggio di H. Keller,
Gli imi del Comune in Lombardia : limiti della documentazione e metodi di ricerca,
in L'evoluzione delle città italiane nell'XI secolo, Atti della Settimana di Studio
dell'Istituto storico italo-germanico di Trento, 8-12 settembre 1986, a cura di R.
Bordone, J. Jarnut, Bologna, 1988 (Annali dell'Istituto Storico italo-germanico,
quaderno 25), p. 45-70. Prima del 10 novembre 1138 nel broiletum dell'arcivescovo i
consoli avevano edificato una «domus consulatus», Gli atti del Comune di
Milano, cit., η. IV, p. 9; cfr. anche Brühl, Die Stätten der Herrschaftsausübung in
Mailand, cit., p. 882. Tale domus non era lontana dalla chiesa di San Barnaba,
davanti alla quale furono pronunciate due sentenze nel 1141 e nel 1142, ibidem,
nn. VII-VIII, p. 12-15; ma si veda Tomea, Tradizione apostolica e coscienza
cittadina, cit. p. 62-63.
37 Si veda la sentenza pronunciata dal console Azo Cicerano il 17 gennaio
1150 «in broileto consularie iuxta scala solarii» e la dichiarazione del console
Arialdo da Baggio del 4 maggio 1151 «in solario consulatus Mediolani», Gli atti
del Comune di Milano, cit., η. XX, p. 31, e η. XXIV, p. 36. L'espressione casella
consularie, compare solo nell'atto 29 maggio 1173, ibidem, n. LXXXVIII, p. 124.
38 Si veda l'importante atto politico del 20 settembre 1170 con i patti tra i
proprietari e i coloni, rogato «in civitate Mediolani, in ecclesia Sancte Tegle in
publica contione», ibidem, n. LXXV, p. 111.
"Andenna, Honor et ornamentum civitatis, cit., p. 52.
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40 Gli atti del Comune di Milano, cit., η. CXCIV, p. 272, 279. Una descrizione
di questo palazzo e del Broletto vecchio, fatta da Galvano della Fiamma, ci è stata
conservata da G. Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla
descrizione della città e della campagna di Milano ne secoli bassi, IV, Milano, 1855, II
ed., p. 465 : «In alia parte civitatis est alia curia communis quae dicitur Broletum
vetus; et ista curia tempore Turrianorum (...) fuit tribus palatiis communita per
talem modum, quod cum Ecclesia maiori faciebat claustrum quadratum. Ab
oriente erat porta versus verzarium, in quo scilicet verzario erat forum victua-
lium. Et versus occidens erat alia porta versus arengum, ubi erat forum vesti-
mentorum. In Broleti palatio maiori habitabat potestas civitatis cum sua familia.
In latere Ecclesie maioris erat Collegium iudicum et sedes tabellionum».
41 Soldi Rondinini, Evoluzione politico-sociale, cit. η. 3, p. 91.
42 Le carte cremonesi, IV, cit. η. 29, η. 672, p. 104; che il palatium episcopi si
identifichi col palatium civitatis appare dal documento 10 giugno 1189 redatto «in
palatio civitatis Crémone et in credentia que tune erat in ipso palatio», ibidem,
n. 684, p. 131.
43 Per questa evoluzione rimando al lavoro di Soldi Rondinini, Evoluzione
politico-sociale, cit., p. 91-92.
LA SIMBOLOGIA DEL POTERE NELLE CITTÀ COMUNALI LOMBARDE 381
del Comune sino al 1188; a partire dal 1203 fu costruita una nuova sede solo per
questa magistratura, cfr. Annales Mediolanenses Minores (MGH, Scriptores,
XVIII), p. 398, «inceptum fuit palatium novum de broleto veteri». A partire dal
1213 i consoli di giustizia agirono sempre nel palacium novum Comunis
Mediolani, detto anche palatium consulum iustitie; cfr. Gli atti del Comune di Milano,
cit. η. CCCLXVI, 10 febbraio 1213; e n. CDI, 16 dicembre 1216, p. 533.
64 L'ultima notizia di atti podestarili realizzati in pallatio veterì comunis
Mediolani, è del 20 maggio 1228, Gli atti del Comune di Milano nel secolo XIII,
n. CCXII, p. 317-318. Gli ordini relativi alla costruzione in B. Corio, Historìa di
Milano, ed. 1503, ad annum; ma ora in Gli atti del Comune di Milano nel secolo
XIII, n. CCXrX, p. 324-327.
65 Ibidem, n. CCXL, p. 348-350.
66 Ibidem, n. CCLXXX, 6 settembre 1232, p. 398.
67 Ibidem, n. CCLXXXIII, p. 407, «Actum in camera notariorum comunis
Mediolani supra palacium comunis».
68 Ibidem, n. CCXCVII, p. 424.
69 La descrizione di Galvano è la seguente : «In medio per traversum est
Palatium magnum valde. In parte orientali est palatium longum quantum se
extendit quadratura muri. Ibi sunt sale, camere, atria pro persona potestatis et
familie. Ibi est capella Sancti Ambrosii. A septentrione est aliud palatium longum
secundum longitudinem quadrature muri Broleti. Ab occidente est aliud
palatium eiusdem longitudinis. A meridie est aliud atrium. Ibi est lobia marmorea,
quae attingit usque ad portam Santi Michaelis ad gallum. Ibi subtus sunt camp-
LA SIMBOLOGIA DEL POTERE NELLE CITTÀ COMUNALI LOMBARDE 387
sorum tabernacula plurima. In Broleto est turris alta ubi sunt quatuor
campane»; cfr. G. Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo e alla descrizione
della città e campagna di Milano ne' secoli bassi, IV, Milano, 1855, II ed., p. 466.
70 Andenna, Honor et ornamentum civitatis, p. 51-55.
71 Ibidem, n. CCLXXXV-CCXC, p. 409-415. Per la loggia degli Osii si veda
G. Biscaro, La loggia degli Osi e la 'Curia Comunis ' nel Broletto nuovo di Milano,
in Archivio storico lombardo, XXXI, 1904, p. 352-358.
72 Giulini, Memorie spettanti alla storia, cit., p. 470 sostiene che il podestà
Zanenrico da Riva, detto Giroldello da Mantova, «fecit destruere domos
existentes circa Broletum Comunis Mediolani et fecit fieri palatia, quae sunt circa
Broletum a tribus partibus, super quibus causantur causae comunis Mediolani».
73 Soldi Rondinini, Evoluzione politico-sociale, cit., p. 90. Secondo l'inedita
Cronica dei podestà di Milano, ripresa da G. Giulini, Memorie spettanti alla storia,
cit., IV, p. 312, nel 1228 il podestà Aliprando Faba da Brescia, mentre acquisiva il
terreno per il nuovo palazzo del Comune, acquistò dalla famiglia dei Faroldi la
loro altissima torre.
74 Liber Potheris Communis Brixie (Historiae patriae monumenta, XIX),
Torino, 1899, 1 febbraio 1227, col. 118; Soldi Rondinini, Evoluzione politico-
sociale, p. 93; per i Poncarale si veda F. Menant, Le monastère de S. Giulia et le
monde féodal. Premiers éléments d'information et perspectives de recherche, in
Santa Giulia di Brescia, cit., η. 14, p. 119-129.
388 GIANCARLO ANDENNA
75 Gli atti del Comune di Milano nel secolo XIII, 20 agosto 1233, n. CCCVl,
p. 447, «Brixie in comuni palacio»; Liber Potherìs, 14 giugno 1238, col. 298.
76 Liber Potherìs, 9 settembre 1253, col. 825.
77 Ibidem, 1 giugno 1285, col. 1123, «pallatium populi comunis Brixie».
78Andenna, Honor et omamentum civitatis, cit., p. 57.
79 Ibidem, p. 65.
LA SIMBOLOGIA DEL POTERE NELLE CITTÀ COMUNALI LOMBARDE 389
85 Ibidem, p. 143.
86 Per la questione di Oldrado da Tresseno si veda A. Grimoldi, / luoghi
dell'autorità cittadina nel centro di Milano. Il Palazzo della Ragione, con saggio intro-
duttivo di M. Dezzi Bardeschi, Milano, 1983; R. S. Lopez, Dal mecenatismo del
Medioevo a quello del Rinascimento , in Quaderni medievali, 34, 1992/2, p. 123-130;
R. Grandi, Oldrado da Tresseno, in Millennio ambrosiano. La città del vescovo dai
Carolingi al Barbarossa, Milano, 1988, p. 240-249; e Romanini, Arte comunale,
p. 47-49.
87 Salimbene de Adam, Cronica, cit., p. 95 : «dominus Nazarus habet yma-
ginem lapideam super portam Bernonis, quam fecit fieri, et sedet ibi super
equum lapideum in civitate Regii». Per il sentimento cittadino in Salimbene
L. Gatto, // sentimento cittadino nella «Cronaca» di fra Salimbene, in La
coscienza cittadina nei Comuni Italiani del Duecento, cit. η. 6, p. 367-394.
88 Per il cosiddetto cavaliere di Bamberga si veda J. Traeger, Der Bamberger
Reiter in neuer Sicht, in Zeitschrift für Kunstgeschichte, 33, 1970, p. 1-20;
Romanini, Arte comunale, cit. p. 45-46.
89 Su questo punto si veda A. Bosisio, Milano e la sua coscienza cittadina del
Duecento, in La coscienza cittadina nei Comuni italiani del Duecento, cit., n. 6,
p. 47-93, in particolare per Oldrado da Tresseno ed il nuovo Broletto, ο palazzo
del Comune p. 68-70.
90 M . L. Gavazzoli Tomea, Villard de Honnecourt e Novara. I «topoi»
iconografici delle pitture profane del Broletto, in Arte lombarda, 52, 1979, p. 31-52;
Gavazzoli Tomea, Le pitture duecentesche ritrovate nel Broletto di Milano,
documento di un nuovo volgare pittorico nell'Italia padana, in Arte medievale, IV, 1990,
p. 55-70.
LA SIMBOLOGIA DEL POTERE NELLE CITTÀ COMUNALI LOMBARDE 391
entro il palazzo del Comune, in quanto esaltanti la parte popolare contro i milites
e contro il mondo aderente al partito imperiale, durante la signoria di Ezzelino
da Romano e di Oberto Pelavicino, che ebbe termine a Brescia dopo la battaglia
di Benevento e quindi tra il 1266 ed il 1267.
93 G. Andenna, Un palazzo, una cappella, un affresco, cit., p. 74-93.
94 La medesima scena è riprodotta sull'arca funebre del Maggi nella
cattedrale rotonda di Santa Maria di Brescia, per cui si veda J. F. Sonnay, Paix et bon
gouvernement : à propos d'un monument funéraire du Trecento, in Arte medievale,
IV, 1990, fase. 2, p. 179-191. Sull'affresco del Broletto di Brescia, relativo al
giuramento della pace, si veda l'intervento di contenuto tecnico di B. Passamani, Le
arti figurative, in Brescia nell'età delle Signorie, a cura di V. Frati, Brescia, 1980,
p. 197-199.
95 Risulta importante sottolineare che a Brescia compare una delle prime
attestazioni del passaggio da palacium comunis a broletum : si veda il documento
27 luglio 1286, che reca una datazione topica ambigua, «pallatium sive broletum
comunis»; cfr. Liber Potherìs, n. CCXVII (XXII), col. 920.
LA SIMBOLOGIA DEL POTERE NELLE CITTÀ COMUNALI LOMBARDE 393
Giancarlo Andenna