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Bullettino

DELL’ISTITUTO
DELL’ISTITUTO STORICO
STORICO ITALIANO
ITALIANO
PER
PER IL MEDIO
MEDIO EVO
EVO

115

ROMA
NELLA SEDE DELL’ISTITUTO
PALAZZO BORROMINI
___
2013
I saggi pubblicati in questo volume sono stati sottoposti alla lettura di
due esperti anonimi

ISSN 1127 6096

Direzione: MASSIMO MIGLIO


Comitato scientifico: FRANÇOIS BOUGARD, FRANCO CARDINI, TOMMASO
DI CARPEGNA, ERRICO CUOZZO, MARIA CONSIGLIA DE MATTEIS,
GIACOMO FERRAÙ, SALVATORE FODALE, JAMES HANKINS, GIORGIO
INGLESE, PAULINO IRADIEL, UMBERTO LONGO, ISA LORI SANFILIPPO,
WERNER MALECZEK, GHERARDO ORTALLI, GIUSEPPE PETRALIA,
GABRIELLA PICCINNI, ANTONIO RIGON, GIUSEPPE SERGI, SALVATORE
SETTIS, MARINO ZABBIA
Segretario: AMEDEO DE VINCENTIIS
A cura di ISA LORI SANFILIPPO e ANNA MARIA OLIVA
Impaginazione: SALVATORE SANSONE
Il fondo manoscritto dell’Istituto storico
italiano per il medio evo1

Si presenta in questa sede, quanto mai appropriata, il piccolo


fondo (in tutto 10 pezzi) di manoscritti posseduti dall’Istituto storico
italiano per il medioevo. La nostra intenzione non è quella di procede-
re ad uno studio analitico dei singoli pezzi, molti dei quali varcano le
soglie convenzionali del periodo storico cui l’Istituto è rivolto; bensì
quello di fare una prima presentazione di un materiale che, si spera,
possa suscitare attenzione e curiosità nel mondo degli studi. In primo
luogo ci sembra importante far conoscere l’esistenza di questo mate-
riale manoscritto, assai eterogeneo, fino ad ora pressoché ignorato
anche da quanti hanno frequentato e frequentano la ricca biblioteca
dell’Istituto2, fondamentale per chi si occupi dello studio della storia
medievale. Inoltre, come ben sa chiunque affronti problemi di conser-
vazione, catalogare significa anche conservare meglio, poiché mette al
riparo dal rischio che un bene possa svanire nel nulla, senza avere
lasciato traccia alcuna e dunque senza possibilità alcuna di essere rin-
tracciato.
Purtroppo si può dire ben poco sull’origine di questo materiale
prima che approdasse fortunosamente nell’Istituto storico italiano e
dobbiamo limitarci a quanto attestato dall’Inventario dei manoscritti di pro-
prietà dell’Istituto storico italiano, che accompagna la raccolta, nulla più,
nonostante la pomposa intestazione, di un foglio protocollo, anch’es-
so manoscritto, databile alla fine del sec. XIX o ai primi anni del sec.
XX. Da esso apprendiamo che i manoscritti segnati 1-4 provengono

1 Le schede dei mss. 1, 3bis e 9 si devono alla prof.ssa Anna Airò; quelle dei mss.
2, 3, 8 e 10 alla dott.ssa Elisabetta Caldelli; quella del ms. 4 al prof. Giampaolo
Francesconi e quelle dei mss. 6 e 7 alla prof.ssa Valeria De Fraja, cui si deve anche l’ap-
profondimento relativo al ms. 5.
2 A tutt’oggi del fondo esistono soltanto ottime schede inventariali redatte dalla
bibliotecaria Anna Maria Velli, che ringraziamo per la disponibilità prodigataci.

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tutti dalla collezione del conte Giacomo Manzoni3. Il Manzoni, nato a


Lugo nel 1816 e morto nel 1889, patriota e uomo politico (fu manda-
to in esilio per aver partecipato alla Repubblica Romana), fu soprattut-
to un appassionato bibliofilo e bibliografo, riuscendo a mettere insie-
me una ricca collezione libraria, sia in manoscritti che in stampati.
Molti dei suoi viaggi, se dapprima imposti dalla necessità della condi-
zione di esule, furono poi, in un secondo momento, motivati dalla
ricerca di volumi rari e dall’attiva partecipazione al mercato antiquario,
sia come acquirente sia come mediatore. Purtroppo il suo ricco patri-
monio librario, per il quale cumulò in vita numerosi debiti, era destina-
to alla dispersione: alla sua morte, il figlio Luigi, dopo aver tentato inu-
tilmente di vendere l’intera biblioteca al Ministero della Pubblica
Istruzione4, dovette rassegnarsi a smembrarla in successive vendite
all’asta negli anni 1892-18935. In una di queste risulta che furono
acquistati i mss. 1 e 2 del nostro fondo. Altri due, invece, i mss. 3 e 4,
furono acquistati direttamente dal conte Luigi Manzoni, il primo per la
cifra di Lire 40, il secondo per la cifra di Lire 156. Purtroppo, ad ecce-
zione del ms. 4 di cui si dirà a breve, si ignora dove Giacomo Manzoni
li avesse acquistati: sebbene tenesse una fitta corrispondenza con intel-
lettuali, librai e tipografi dell’epoca e redigesse giornali e memorie, in
gran parte conservati presso l’Archivio del Comune di Lugo, dai quali

3 Sul conte Giacomo Manzoni v. G. Seganti, Giacomo Manzoni, bibliofilo e uomo poli-
tico, «Studi romagnoli», 4 (1953), pp. 123-130 e F. Zavallone, Manzoni Giacomo, in
Dizionario Biografico degli Italiani, 69, Roma 2007, pp. 328-331.
4 Sulle lunghe trattative intraprese da Luigi Manzoni per la vendita della bibliote-
ca paterna al Ministero v. R. Cervigni Troncone, La biblioteca Manzoni e i suoi cataloghi:
prime ricerche, «Archivio della Società romana di storia patria», 120 (1997), pp. 259-302.
5 Una successiva vendita di libri e manoscritti, non solo del Manzoni, fu fatta nel
1894 presso la libreria antiquaria di Dario G. Rossi a Roma: Catalogo di buoni libri prove-
nienti in gran parte dalle biblioteche del principe don Paolo Borghese e del conte Giacomo Manzoni
ora in vendita… presso la libreria antiquaria Dario G. Rossi, Roma 1893. La consultazione
di questo catalogo, come degli altri relativi alla vendita della biblioteca manzoniana,
non ha dato risultati per quanto riguarda i mss. 3 e 4.
6 Nel resoconto delle adunanze di giunta dell’Istituto storico del 7 febbraio 1898
troviamo scritto quanto segue: «Il segretario espone che il compianto senatore Tabar -
rini s’era proposto di mandare al conte Luigi Manzoni un esemplare dei volumi fino-
ra pubblicati delle FONTI in compenso dei manoscritti da lui ceduti all’Istituto. E la
Giunta approva che i detti volumi pel detto titolo siano spediti al conte Manzoni».
Nella dichiarazione, per la segnalazione della quale ringraziamo Isa Lori Sanfilippo, si
parla di cessione di manoscritti e purtroppo non si specifica di quali manoscritti si parli
esattamente.

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è ricostruibile il percorso di molti dei codici da lui comprati, non risul-


ta che, a tutt’oggi, sia stato ancora avviato uno studio organico al
riguardo, né che sia stata pubblicata questa immensa massa di materia-
le7. Pertanto, in mancanza di dati certi, si può solo provare a formula-
re ipotesi sull’origine dei singoli pezzi, anche sulla base degli sposta-
menti noti compiuti dal Manzoni. Sembra tuttavia interessante notare
come nel Catalogo ragionato dei manoscritti appartenuti al fu conte Giacomo
Manzoni, redatto da Annibale Tenneroni nel 1894, prima della dispersio-
ne della biblioteca, solo due dei quattro manoscritti oggi presso l’Istituto
storico italiano per il medioevo, siano contemplati e chiaramente identi-
ficabili8. Dei mss. 3 e 4, al contrario, non c’è traccia nel Catalogo e questo
spinge a chiedersi se Tenneroni avesse fatto una selezione del materiale
manoscritto posseduto da Manzoni oppure se alcuni pezzi non fossero
stati sottoposti, per volontà o negligenza, all’attenzione del catalogatore.
Le peculiari vicende del ms. 4 possono tuttavia aprire una possibi-
le pista di ricerca. Il “manoscritto” 4 è, come si vedrà nel dettaglio, una
raccolta di 19 lettere datate tra la fine del sec. XIV e gli inizi del sec.
XV, la trascrizione di alcune delle quali, ad opera di Salomone
Morpurgo, comparve nel primo volume del Bullettino dell’Archivio
Paleografico, uscito nel 1908. Dall’introduzione alla prima di esse (oggi
lettera V del ms.), si evince come a quell’epoca Morpurgo ignorasse
ove le lettere fossero finite, dopo averle viste, ed evidentemente tra-
scritte in quell’occasione, presso il conte Luigi Manzoni. Morpurgo,
però, aggiungeva che le lettere facevano parte di una serie ben più
vasta di carteggi relativi alla famiglia Acciaioli e Sacchetti, originaria-
mente conservati presso la Certosa di Firenze9, poi dispersi con la sop-
pressione degli ordini religiosi del 1808, voluta dal governo francese, e
confluiti in gran parte nell’Archivio di Stato di Firenze e nella
Biblioteca Medicea Laurenziana, fondo Ashburnham, mss. 1830 e 1842.

7 Sulla questione v. F. Canepa, La passione dei libri attraverso la corrispondenza di


Giacomo Manzoni, con un’appendice sulla composizione dei carteggi confluiti nell’Archivio Seganti,
in Giacomo Manzoni. Studi, passioni e vita pubblica di un lughese nell’Italia dell’Ottocento, cur.
A. Pirazzini, Faenza 1999, pp. 209-266.
8 A. Tenneroni, Catalogo ragionato dei manoscritti appartenuti al fu conte Giacomo
Manzoni, Città di Castello 1894, p. 25 n. 23 (ms. 1); pp. 45-46 n. 47 (ms. 2).
9 In realtà Morpurgo si confonde parlando della Badia Fiorentina. Sulla dispersio-
ne del materiale documentario della Certosa vedi C. Chiarelli, Documenti per la Certosa di
Firenze negli archivi e nelle biblioteche fiorentini, «Notizie cistercensi», 2-4 (1978), pp. 63-105.

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Infine Morpurgo sosteneva che le lettere oggi presso l’Istituto storico


italiano per il medioevo erano precedentemente appartenute a
Guglielmo Libri, di cui Giacomo Manzoni era stato amico nonché ese-
cutore testamentario, venendo in possesso, per questo tramite, di parte
della collezione libraria rimasta nelle mani del Libri10.
Questi dati creano una serie di combinazioni che difficilmente si
possono ritenere casuali. Infatti, anche i codici Ashburnham proveniva-
no tutti dalla collezione di manoscritti e stampati che Libri aveva ven-
duto al Lord inglese nel 1847, quando cominciarono a circolare voci
sui metodi illegittimi e truffaldini con i quali il bibliofilo italiano si era
procurato molti dei pezzi che componevano la sua raccolta11. A quan-
to sembra, però, non tutta la biblioteca fu venduta e, nel caso specifi-
co, Libri non volle accorpare le nostre lettere alle due raccolte oggi nel
fondo Ashburnham12, che seguirono dunque un differente itinerario
fino a confluire nella biblioteca di Giacomo Manzoni. Sappiamo per
altro che il Manzoni fu tra coloro che sostennero sempre l’innocenza
di Guglielmo Libri, ascrivendo alle sue simpatie rivoluzionarie le vicen-
de giudiziarie da cui era stato travolto, vicende che lo condussero alla
condanna in contumacia del 1850, sebbene fino a quel momento i suoi
accusatori non fossero riusciti a raccogliere prove incontrovertibili
della sua colpevolezza, ma solo motivati sospetti.
Fu solo dopo la morte del Libri, avvenuta nel 1869, che Léopold
Delisle riuscì a trovare le prove dei furti perpetrati dal Libri ai danni
delle collezioni pubbliche, rendendo noto a tutti, attraverso una serie
di articoli usciti tra il 1866 e il 1888, le sottrazioni e le falsificazioni
compiute e riuscendo in questo modo ad ottenere addirittura la resti-
tuzione di alcuni volumi da parte del figlio, nonché erede, di Lord
Ashburnham. Quest’ultimo, deciso a disfarsi della biblioteca paterna,
vendette nel 1884 la parte acquistata da Libri allo Stato Italiano (che la
depositò nella Biblioteca Laurenziana di Firenze), grazie anche alle

10 Cervigni Troncone, La biblioteca Manzoni cit., pp. 264-271.


11 Su Guglielmo Libri e sull’affaire Libri v. P.A. Maccioni Ruju – M. Mostert,
Hilversum, The Life and Times of Guglielmo Libri (1802-1869). Scientist, Patriot, Scholar,
Journalist and Thief: a Nineteenth-Century Story, Verloren 1995.
12 Per quanto riguarda il ms. Ashburnham 1830 si veda Il carteggio Acciaioli della
Biblioteca Medicea di Firenze, cur. I. G. Rao, Roma 1996. Da questo studio si apprende
che piccole parti dell’archivio della famiglia Acciaioli sono altresì conservate presso
l’Archivio privato della famiglia Ricasoli Firidolfi e presso la Van Pelt Library, Lea 28
e Lea 442: v. p. 11 nota 13.

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pressioni e alle sollecitazioni, perché nulla manchi a questo piccolo


giallo, proprio dell’allora giovane Salomone Morpurgo13. Si può dun-
que ipotizzare che Luigi Manzoni, in seguito alle pubbliche dichiara-
zioni di Delisle14, abbia preferito tenere da parte alcuni pezzi la cui
provenienza potesse essere sospetta: si rileva, a questo proposito,
come alcune delle lettere oggi presso l’Istituto storico italiano per il
medioevo appaiano con evidenza staccate da una raccolta in forma di
libro, ove erano state cucite tramite brachette, talora incollate insieme,
se le dimensioni della singola lettera erano inferiori a quelle del libro
che le raccoglieva e numerate. Si potrebbe allora capire perché prefe-
risse veicolare questa vendita tramite trattativa privata.
Chi sia stato poi il promotore dell’acquisto è difficile dirlo: in un
primo momento si era pensato a Ernesto Monaci15, amico del Manzo-
ni e membro dell’Istituto storico italiano. Tuttavia sembra allora incre-
dibile che la nuova collocazione delle lettere non sia stata segnalata nel
Bullettino dell’Archivio Paleografico, a sua volta fondato dallo stesso
Monaci, che per altro fu maestro di quel Salomone Morpurgo che ne
aveva curato la trascrizione. A meno che il Morpurgo, proprio per le
ragioni sopra esposte, sia stato invitato a tacere la presenza delle lette-
re nella nuova sede. Ciò che è certo è che nel 1943, ormai del tutto
sopiti gli echi dello scandalo Libri, la presenza in Istituto delle lettere
viene segnalata nelle Collezioni paleografiche dell’Istituto di Paleografia16. Ad
ogni modo, se le osservazioni da noi avanzate sono valide, il discorso
deve estendersi anche al ms. 3, pur esso acquistato direttamente dal
Manzoni: purtroppo riguardo a questo codice non si sa nulla, se non
che proveniva probabilmente da Bologna. Resta per ora solo la speran-

13 Sulla vicenda v. O. Moroni, Salomone Morpurgo e il fondo Ashburnham con lettere ine-
dite a Ernesto Monaci e Giosuè Carducci, «Bollettino AIB», 49 (2009), pp. 355-374.
14 Si veda in modo particolare L. Delisle, Les vols de Libri à Florence, «Bibliothèque
de l’École des chartes», 59 (1898), p. 232, ove si dice che i furti del Libri erano noti già
prima del 1848 anche in Italia e si aggiunge: «Je sais de bon part qu’un catalogue de
vente de pièces de autographes et manuscrites publié en 1845 par le sieur Charon,
marchand d’autographes de Paris (sans le nom du possesseur de la collection, il est
vrai, mais on sait pertinemment à Paris que ces pièces viennent de chez M. Libri), je
sais, dis-je, que le dit catalogue ayant été mis entre les mains de l’avvocato regio de
Florence, en recourant aux catalogues des bibliothèques et archives, on a reconnu plu-
sieurs pièces volées».
15 D. Proietti, Monaci Ernesto, in Dizionario Biografico degli Italiani, 75, Roma 2011,
pp. 505-509.
16 A cura di Giovanni Muzzioli, Roma 1943, nn. 1493, 1496, 1542, 1577.

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za che quanto finora detto possa rappresentare un piccolo contributo


per una futura ricostruzione complessiva dell’archivio Acciaioli e Sac-
chetti.
Ai mss. 1-4 si aggiunge, come fuori catalogo, un piccolo fascico-
letto pergamenaceo, il ms. 3bis, non contemplato nell’Inventario, della
fine del sec. XIII-inizi sec. XIV che si ignora se sia entrato nell’Istituto
storico italiano al seguito dei manoscritti manzoniani o per altra strada
non ricostruibile.
Ad epoca moderna risalgono invece i mss. 5-10. I mss. 5-7 sono
considerati dall’Inventario, sebbene del ms. 5, che avrebbe dovuto con-
tenere il lavoro preparatorio per l’edizione critica della Cronica di
Giovanni Villani di Vittorio Lami, non vi sia più traccia presso
l’Istituto storico italiano per il medioevo, nonostante dalla descrizione
si arguisca che “il” ms. 5 fosse in realtà composto di 33 pacchi nume-
rati «tra i quali 20 volumetti in ½ pergamena, il 32° contiene la relazio-
ne del 10 dicembre 1891; il 33° il carteggio»17.
Proprio la sua assenza, a seguito della quale non è stato possibile
compilare una scheda descrittiva, ha indotto tuttavia un qualche sup-
plemento d’indagine sulla natura e la tipologia di questo materiale, sul
quale vale la pena ora soffermarsi: si tratta di un piccolo segmento
della storia dell’Istituto stesso, che va ricordato, almeno a grandi linee.

Nella «Discussione sulle proposte di lavori votate dalla Giunta e


delle altre fatte all’Istituto dalle società confederate», svoltasi nel corso
dell’Adunanza del 4 aprile 1886, venne approvata la proposta, giunta
da parte della Regia Deputazione di storia patria per la Toscana, di
pubblicare una nuova edizione, critica, della Cronica di Giovanni Villani
e dei suoi continuatori18. I passi successivi da parte dell’Istituto si fece-
ro attendere: se nell’anno successivo si fece il punto della situazione,
riconoscendo che si trattava di un lavoro certo importante ma molto
impegnativo19, e di nuovo nel maggio del 1887 si ridiscussero le pro-
poste giunte all’Istituto da parte delle Società confederate20, solo nel
1890 (Adunanza del 3 giugno)21 negli atti ufficiali dell’Istituto compa-
re per la prima volta il nome di Vittorio Lami, cui la Deputazione per

17 Così recita l’Inventario.


18 Cfr. «Bullettino dell’Istituto storico italiano», 1 (1886), pp. 23-25.
19 Ibid., 2 (1887), p. 60.
20 Cfr. Discussione sulle proposte votate dalla Giunta e delle altre fatte all’Istituto dalle Società
confederate. Adunanza plenaria del 31 maggio 1887, ibid., 3 (1887), pp. 25-26.

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la Toscana, in data 21 febbraio 1889, aveva ufficialmente affidato lo


studio e l’edizione22. Questi, nato a Volterra il 19 settembre 1859, si era
laureato all’Università di Pisa nel 188223 con una tesi sulla Cronaca
Malaspiniana e le sue relazioni con la Cronaca del Villani24: aveva dun-
que già maturato una certa esperienza sull’argomento, utile per affron-
tare l’impegnativo lavoro. A quanto si evince dagli atti relativi alla stes-
sa Adunanza del 3 giugno 1890, egli si mise subito all’opera, lavoran-
do inizialmente a un saggio critico su tutti i manoscritti del Villani
conosciuti25, secondo le indicazioni ricevute da parte della Deputazio-
ne per la Toscana.

21 Cfr. Sessione V. Adunanza del 3 giugno 1890, ibid., 10 (1891), p. XII.


22 Come si afferma negli Atti della Regia Deputazione. Anni 1889-1890, «Archivio
storico italiano», V ser., 7 (1891), p. VI: «Avendo la R. Deputazione accettato
dall’Istituto storico italiano l’incarico di fare l’edizione critica dei tre Villani per la
Collezione dell’Istituto medesimo, il Consiglio direttivo nell’adunanza del 21 febbraio
1889, a proposta dei soci Villari e Paoli, diede la commissione di fare gli studi prepa-
ratorî per l’edizione del primo e maggiore dei tre Cronisti al prof. VITTORIO LAMI, e
stabilì le norme di questi studi preparatorî, che debbono consistere nella collazione di
un libro della Cronaca di Giovanni Villani su tutti i codici che se ne conservano; in una
relazione critica sul valore e sui rapporti dei diversi codici; e nella presentazione d’un
disegno della nuova edizione. Di che la Presidenza diede comunicazione all’Istituto
con lettera del 23 marzo; e ottenuta la piena adesione dell’Istituto medesimo, gli studî
furono subito alacremente avviati. Fu scritto a Biblioteche italiane e straniere, per
avere notizie dei codici Villaniani che vi si conservano; e, avute le risposte il sig. Lami
cominciò la collazione dei codici fiorentini e altri ne esaminò in altre biblioteche ita-
liane. Di questo suo lavoro di saggio il prof. Lami presentò una prima relazione scrit-
ta alla Presidenza della R. Deputazione il 15 settembre 1889; altra all’Istituto storico
alla fine del detto anno; e una relazione orale al nostro Consiglio direttivo nell’adunan-
za del 18 settembre 1890; riportandone piena approvazione. Nell’anno 1891 è ferma-
mente sperabile che gli studî preparatorî saranno compiuti e presentato il disegno del-
l’edizione. È doveroso aggiungere che nel 1889-90 l’Istituto storico italiano ha dato
per questi studî un sussidio di lire mille; e, a richiesta della nostra Presidenza, dopo
l’adunanza del 18 settembre 1890, ha assegnato un nuovo largo sussidio per il compi-
mento degli studî nel 1891».
23 Fu alunno della Normale: il suo nome compare infatti nell’Elenco degli alunni,
usciti dalla Regia Scuola Normale Superiore di Pisa, dall’anno 1862 al 1886; Anno 1882: «Lami
dott. Vittorio, prof. 2a classe R. Ginnasio Galileo di Firenze». L’elenco è pubblicato
negli «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di Scienze», I ser., 4
(1887), pp. XII-XXX: XXVII.
24 Da queste sue ricerche egli trasse uno studio, pubblicato nell’Archivio storico
italiano: cfr. V. Lami, Di un compendio inedito della Cronaca di Giovanni Villani nelle sue rela-
zioni colla Storia Fiorentina Malaspiniana, «Archivio storico italiano», V ser., 6 (1890), pp.
369-416.
25 Cfr. Sessione V. Adunanza del 3 giugno 1890 cit., p. XII.

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Le successive notizie riguardo al suo lavoro si collocano due anni


più tardi: nell’Adunanza plenaria del 18 dicembre 1892, Pasquale
Villari presentò una “voluminosa” relazione messa a punto dal Lami
intorno ai risultati delle sue ricerche26. In particolare, il senatore mise
in evidenza il fatto che la seconda parte della relazione consisteva in
«un saggio di ricostruzione dei sedici primi capi del libro IV del Villani,
fondata su numerosi codici»27. Il presidente dell’Istituto, il senatore
Marco Tabarrini, nella stessa occasione chiese se la relazione del Lami
fosse stata inviata all’Istituto per essere inserita nel Bullettino. La
domanda del presidente suscitò un certo dibattito nel corso della riu-
nione, in quanto di fatto la relazione si presentava molto consistente;
pur senza una decisione definitiva, i membri presenti sembravano
orientati a chiedere che ne fosse in qualche modo ridotta l’ampiezza,
in particolare semplificando al massimo l’apparato critico, per render-
la comunque pubblicabile nel Bullettino28. Si tratta senza dubbio della
relazione che l’Inventario registra con la data del 10 dicembre 189129: a
distanza di un anno l’Istituto l’aveva tra le mani, ma non si fece pur-
troppo più nulla riguardo a una sua pubblicazione, nonostante i buoni
propositi più volte espressi30.
Il Villari, sul finire della riunione, volle ricordare che il dott. Lami
desiderava tre cose: «Che gli si faccia mandare a Firenze il codice
ravennate [un manoscritto della Biblioteca Comunale di Ravenna, con-
siderato uno dei quattro codici capitali], che si pubblichi la sua relazio-
ne, e che l’edizione della cronaca venga stampata a Firenze dal Barbè-
ra, il quale ha promesso di far fondere appositamente i caratteri tipo-
grafici necessarî». Diversamente da quanto accade nelle fiabe, tuttavia,
non ci furono né genî della lampada né buone fatine, e il Lami non

26 Sessione VI. Adunanza plenaria del 18 dicembre 1892, «Bullettino dell’Istituto sto-
rico italiano», 13 (1893), pp. XVII-XVIII.
27 Ivi, p. XVII.
28 Ivi, p. XVIII.
29 Cfr. anche Atti della R. Deputazione (1891), «Archivio storico italiano», V ser., 9
(1892), p. IV: «Il prof. VITTORIO LAMI ha compiuto gli studî preparatorii per una edi-
zione critica della Cronaca di Giovanni Villani, affidata dall’Istituto storico italiano a
questa Deputazione. Il prof. Lami ne presentò al Consiglio direttivo nel dicembre del
’91 la relazione; la quale, approvata pienamente da esso Consiglio, fu trasmessa alla
Presidenza dell’Istituto storico, perché venga stampata unitamente al saggio critico
dell’edizione nel Bullettino dell’Istituto stesso».
30 C. Paoli, Necrologia. Vittorio Lami, ibid., V ser., 11 (1893), pp. 238-240: 240.

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vide esaudito nessuno dei suoi tre desideri: tre mesi più tardi infatti, il
14 marzo dell’anno seguente, si spense, a soli 33 anni, «a seguito di una
rapida e violenta malattia»31.
Sia da parte dell’Istituto storico italiano, sia da parte della
Deputazione per la Toscana32, si fecero diversi tentativi perché il lavo-
ro già svolto (in qualche misura anche già parzialmente pagato: così si
affermava anche nel corso dell’adunanza del 3 giugno 189033) non
andasse del tutto perduto.
L’Istituto da parte propria, come primo intervento in questa dire-
zione, provvide ad acquistare dalla vedova Lami il materiale preparato-
rio, che inizialmente, subito dopo la morte, era «in deposito presso la
nostra Deputazione», come affermava Cesare Paoli nella Necrologia
pubblicata per la morte del Lami34. Dagli atti dell’Adunanza del 10
luglio 1897, apprendiamo che tale materiale era costituito da «Tutte le
edizioni Villaniane da lui [Lami] raccolte, nonché tutte le carte, gli

31 Ibid.
32 Cfr. Atti della R. Deputazione (1896), «Archivio storico italiano», V ser., 19
(1897), p. III: «Istituto storico italiano. Con lettera del 20 febbraio 1896 la Presidenza
dell’Istituto si rivolgeva alla nostra Deputazione, chiedendole di far proposte di nuovi
testi da pubblicarsi nella raccolta delle Fonti per la Storia d’Italia, con avvertimento che
nello scegliere si desse la preferenza alle fonti più antiche. A cura del nostro
Vicepresidente, senatore Villari, fu pertanto convocata una riunione di Soci e di altri
cultori degli studi storici; dalla quale fu stimato conveniente di riprendere in esame le
proposte già presentate all’Istituto dalla nostra Deputazione nel 1886, e, a quelle
richiamandosi, formulare le nuove proposte, che furono le seguenti: I. Cronica di
Giovanni Villani. Rimasto interrotto, per la deplorata morte del prof. Vittorio Lami, il
lavoro preparatorio dell’edizione critica del maggior Cronista fiorentino, sarebbe non
meno deplorevole che la nobile impresa fosse abbandonata. Ma prima che possa ad
altri affidarsi l’incarico, e altri possa coscienziosamente assumerlo, la Deputazione
stima opportuno che si riesamini il materiale lasciato dal compianto Lami per render-
si esatto conto dei resultati a cui egli pervenne. […] Queste deliberazioni vennero tra-
smesse dalla nostra Presidenza all’Istituto Storico con lettera del 30 maggio 1896;
aggiuntivi i nomi delle persone, alle quali, secondo il concorde parere degli adunati,
dovrebbe commettersi la cura delle proposte pubblicazioni».
33 Cfr. da un lato supra, nota 22, dall’altra Sessione V. Adunanza del 3 giugno 1890,
«Bullettino dell’Istituto storico italiano», 10 (1891), p. XII.
34 Paoli, Necrologia. Vittorio Lami cit., p. 240: «Ora le numerose carte (volumi, qua-
derni, schede), che contengono il lavoro del Lami, sono in deposito presso la nostra
Deputazione; la quale si darà cura che il frutto di tante fatiche non vada disperso, e
che, almeno, l’Istituto storico sia messo in grado di pubblicare quel Saggio, che dove-
va e dovrà pur sempre portare il nome di Vittorio Lami».

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appunti e le schede costituenti il lungo lavoro preparatorio compiuto


da quel valente e diligentissimo studioso»35. Nello stesso tempo, si
provò a cercare una persona che assumesse l’incarico di riprendere il
lavoro di edizione della Cronica del Villani, probabilmente tra i nomi
indicati in precedenza, con lettera del 30 maggio 1896, dalla Depu-
tazione per la Toscana36. Sempre nel corso dell’adunanza del 10 luglio
1897, il Villari riferì infatti di aver preso contatto con il prof. Salomone
Morpurgo (personaggio che già abbiamo incontrato in relazione al car-
teggio conservato nel ms. 437), perché prendesse in mano il lavoro
lasciato incompiuto da Vittorio Lami. Tuttavia, ancora secondo le
parole del sen. Villari, Morpurgo «non era propenso a porsi ad un lavo-
ro nel quale, finito che fosse, il pubblico non avrebbe potuto distingue-
re l’opera sua da quella del Lami». Di contro, Oreste Tommasini pro-
poneva che «prima di prendere una decisione, il Morpurgo sia invitato
ad esaminare il lavoro del Lami e a darne conto in una memoria da
pubblicare nel Bullettino»38. I candidati a raccogliere l’eredità del Lami
passarono ben presto a tre: oltre al Morpurgo, vennero infatti interpel-
lati anche Cesare Paoli e un certo Parodi39: è quanto risulta dagli atti
dell’adunanza del 28 gennaio 190140. In quell’occasione, Cesare Paoli
fu invitato dal Presidente dell’Istituto ad «esporre la storia dei lavori
preparatorî per la edizione già da tempo deliberata». Di nostro interes-
se sono le parole del Paoli che fanno riferimento agli spostamenti del
materiale: «Mancato ai vivi il prof. Lami, la R. Deputazione toscana
raccolse e mandò all’Istituto questi studi. In seguito, la Deputazione
stessa chiese a me e ai professori Morpurgo e Parodi se volessimo, gio-
vandoci del lavoro del Lami, intraprendere la nuova edizione della cro-
naca, e a questo effetto fece venire da Roma una parte dei manoscrit-
ti Lami. Ma l’esame di tali manoscritti non fu mai fatto, e s’intende
bene che noi non c’inducemmo ad assumere l’incarico, distolti princi-
palmente dalla considerazione che tutto quel cumulo di appunti e di

35 Sessione VII. Adunanza del 10 luglio 1897, «Bullettino dell’Istituto storico italia-
no», 19 (1898), p. XIV.
36 Cfr. supra, nota 32.
37 Cfr. supra, p. 469.
38 Sessione VII. Adunanza del 10 luglio 1897, «Bullettino dell’Istituto storico italia-
no», 19 (1898), p. XIV.
39 Potrebbe trattarsi del prof. Giacomo Parodi, in quel periodo studioso di Dante
(cfr. «Bollettino della Società dantesca», 18 (1911), p. 262.
40 Sessione IX. Adunanza del 28 gennaio 1901, «Bullettino dell’Istituto storico italia-
no», 23 (1902), pp. XII-XIV.

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IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO 477

riscontri, utilissimi per chi li aveva raccolti, poco poteva giovare a chi
venisse nuovo»41.
In realtà, sappiamo che il materiale Lami non era costituito solo da
«un cumulo di appunti e riscontri»: vi erano molti volumi delle prece-
denti edizioni del Villani, presumibilmente in numero di undici42; vi era
la densa Relazione accompagnata dal saggio critico sui primi sedici capi-
toli del IV libro, sostanzialmente pronti per la stampa nel Bullettino
(secondo l’Inventario, il volumetto 32°); vi erano le schede dei numero-
si manoscritti esaminati personalmente dal Lami43. Tutto materiale che
ai possibili continuatori dell’edizione poteva senz’altro tornare utile.
In ogni caso, da quel momento in poi, dopo essere stato cioè rispe-
dito a Firenze perché fosse messo a disposizione dei possibili conti-
nuatori, le tracce del materiale preparatorio del Lami si perdono: la
Deputazione per la Toscana, interpellata in merito, ha compiuto ricer-
che nel proprio archivio, senza alcun risultato44. L’ipotesi è che il mate-
riale sia stato affidato a uno degli studiosi che negli anni seguenti ten-
tarono ancora una volta l’impresa di giungere a un’edizione critica della
Cronaca. Negli anni tra il 1929 e il 1934 l’incarico dell’edizione del
Villani fu affidato a Francesco Paolo Luiso, alunno della Scuola stori-
ca nazionale in quegli anni. Egli non giunse a mettere a punto un’edi-
zione critica della Cronaca; pubblicò tuttavia due lunghi articoli nel
Bullettino dell’Istituto, uno relativo alla biografia di Giovanni Villani e
uno alle edizioni della sua Cronaca45. È stato compiuto un tentativo per
rintracciare il materiale preparatorio del Luiso presso l’Accademia

41 Ivi, p. XIII.
42 Tale numero lo si può dedurre da una semplice sottrazione: secondo
l’Inventario, i pacchi erano 33, venti erano volumetti in ½ pergamena (sono i “quader-
ni” nominati da Paoli nella Necrologia: cfr. supra, nota 34), uno era costituito dalla
Relazione, un ultimo dalla corrispondenza: rimangono 11 volumi non meglio definiti,
che potrebbero pertanto essere le «edizioni Villaniane da lui raccolte» (cfr. supra, nota
33 e testo corrispondente).
43 Paoli, Necrologia. Vittorio Lami cit., p. 240: «Altro ora non rimaneva che dare a
quei materiali il dovuto coordinamento; documentare con essi la relazione del 1891;
aggiungervi la descrizione dei codici, della quale erano già fatte le schede».
44 Giampaolo Francesconi ha contattato la Deputazione per la Toscana, che, nella
persona del suo presidente Giuliano Pinto, lo ha informato del fallimento delle ricer-
che presso il loro archivio.
45 F.P. Luiso, Le edizioni della Cronica di Giovanni Villani, «Bullettino dell’Istituto
storico italiano per il Medio Evo e Archivio Muratoriano», 49 (1933), pp. 279-315;
Luiso, Indagini biografiche su G. Villani, ibid., 51 (1936), pp. 1-64.

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della Crusca, cui era legato, senza tuttavia alcun risultato46. A prosegui-
re le ricerche fu Arrigo Castellani, anch’egli alunno della Scuola stori-
ca dal 1952 al 1953, un periodo troppo breve per poter giungere a
risultati di qualche peso. È infine possibile che il materiale Lami, se
ritornato ancora una volta da Firenze in Istituto, sia andato perduto nel
corso dei cambi di sede, in particolare nello spostamento da Palazzo
Chigi all’attuale sede in Piazza dell’Orologio.
In Istituto, tuttavia, sono rimaste alcune “reliquie” di tutto il mate-
riale Lami ormai disperso. Sono infatti conservate in Biblioteca l’edi-
zione della Cronaca del Villani del 1587, che reca l’ex-libris del Lami, e
l’edizione di Trieste del 185747: quest’ultima si presenta come un vero
e proprio testo di lavoro, poiché è fittamente annotata, a penna e a
matita, sia nelle pagine del testo, sia nelle pagine bianche che separano
un foglio stampato dall’altro. Si tratta chiaramente di note filologiche,
che rimandano a singoli manoscritti, segnano i termini o le frasi man-
canti in uno o nell’altro, correggono i titoli dei libri e dei capitoli48.
Sono questi gli unici ricordi di un lavoro preciso e puntiglioso infine
mai concluso, perché interrotto da una morte prematura.
Tornando al piccolo fondo manoscritto i cui componenti sono
sopravvissuti, il ms. 6, una raccolta di lettere, tutte del 1826, scritte da
esponenti della famiglia dei Borbone, risulta depositato dal Ministero
della Pubblica Istruzione presso l’allora Istituto storico italiano, men-
tre il ms. 7, altra raccolta di lettere di esponenti della famiglia Farnese,
comprese in un arco di tempo molto ampio, dal 1585 al 1855, risulta
essere giunto in Istituto per il tramite del Ministero della Pubblica
Istruzione. Come poi quest’ultimo ne fosse venuto in possesso e per-
ché abbia deciso di affidarli proprio all’Istituto storico italiano, lo si

46 Ancora Giampaolo Francesconi ha contattato l’Accademia, che ugualmente ha


risposto che non risulta nel loro archivio alcun materiale collegabile a Francesco Paolo
Luiso.
47 Storia di Giovanni Villani cittadino fiorentino..., In Fiorenza, per Filippo e Iacopo
Giunti e fratelli 1587; Croniche di Giovanni, Matteo e Filippo Villani secondo le migliori stam-
pe e corredate di note filologiche e storiche. Testo di lingua, I, Trieste 1857 (Sezione letterario-
artistica del Lloyd Austriaco).
48 Un solo esempio per tutti: a p. 45, il titolo Libro quarto è annotato: «Quinto nei
codd. P IIII° N; x: Qui comincia il quinto libro etc; Collaz. Sul Riccard. 1532». È inte-
ressante notare come le note siano estremamente fitte, e simili ad un vero e proprio
apparato critico, nelle pagine dei capp. 1-16 del IV libro, proprio quella sezione di testo
che, secondo le parole di Pasquale Villari, costituiva il «saggio di ricostruzione» presen-
tato in Istituto insieme alla relazione del dicembre 1891.

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IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO 479

ignora del tutto. Le due raccolte epistolari dei mss. 6 e 7 risultano in


qualche modo collegate tra di loro, in quanto le lettere X, XI e XII del
ms. 7 hanno come mittenti e come destinatari gli stessi personaggi che
troviamo rispettivamente nelle lettere III, V e II del ms. 6. Riguardo a
quest’ultimo, ci è giunto all’interno del fascicolo che raccoglie le lette-
re un foglietto che riporta una breve Distinta degli autografi; il foglietto
riporta l’intestazione Cesare Augusto Levi – Venezia, forse un preceden-
te possessore della raccolta49.
Fuori dall’inventario, dunque assai probabilmente entrati in epoca
posteriore alla sua redazione, si collocano altri tre manoscritti: il ms. 8,
contenente modifiche allo Statuto della Compagnia dei drappieri (o
stracciaroli), verosimilmente di Bologna, della seconda metà del sec.
XVI; il ms. 9, una Matricola di tutti gli aderenti alla Compagnia degli
Stracciaroli, del 1594, di una città imprecisata e il ms. 10, un volume di
allegationes relative alla città di Lucca, in cui alla parte manoscritta fanno
seguito alcuni opuscoli a stampa50. Certamente non può passare inos-
servato il fatto che sia il ms. 3, sia i mss. 8 e 9, nonché il ms. 3bis, siano
relativi alla Compagnia dei Drappieri o Strazzaroli: viene dunque il
sospetto che chiunque li abbia selezionati per l’Istituto avesse uno spe-
cifico interesse per questa particolare sodalitas o pensasse di fornire
fonti di prima mano sulle corporazioni medievali da destinare alla pub-
blicazione, da sempre primaria vocazione dell’Istituto storico italiano51.

Per quanto riguarda le descrizioni dei singoli pezzi che appaiono


qui di seguito, non è stato possibile seguire un criterio uniforme nel-
l’allestimento della scheda, essendo il materiale, come si è detto, estre-
mamente vario e, per la gran parte, in bilico tra materiale librario e

49 Per il personaggio e i possibili rapporti con Ruggiero Bonghi, ministro della


Pubblica Istruzione, cfr. infra nota 78.
50 All’Archivio di Stato di Lucca esiste un intero fondo di Allegationes: al riguardo
è stato pertanto consultato l’archivista, il dott. Sergio Nelli, che ringraziamo per la
squisita cortesia e per la celerità con cui ha risposto ai nostri quesiti: egli ci ha infor-
mato che il nostro manoscritto corrisponde in tutto e per tutto al materiale conserva-
to presso l’Archivio di Lucca, ma che su di esso non esistono affatto bibliografia o
studi specifici.
51 Si rileva che nel 1896 veniva pubblicato dall’Istituto storico italiano, nella col-
lana Fonti per la storia d’Italia, il secondo volume degli Statuti delle Società del popolo di
Bologna, a cura di Augusto Gaudenzi. Si può allora ipotizzare che gli acquisti del
Ministero fossero funzionali a questa edizione, sebbene in essa non si faccia riferimen-
to ai nostri documenti.
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480 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

materiale d’archivio vero e proprio. Si è scelto dunque di descrivere in


sequenza i mss. 1-3, 3bis, 8-10, aventi forma di codice (seppure, in
molti casi, si tratti di semplici fascicoli), seguendo, a grandi linee, le
norme dettate per la descrizione dei manoscritti medievali. La scheda
è stata pertanto organizzata in tre campi principali: la descrizione fisi-
ca; la descrizione del contenuto; la storia del manoscritto e, se esisten-
te, la bibliografia di riferimento. La descrizione fisica è stata ridotta ai
dati essenziali: materia del supporto (e, nel caso di manoscritto carta-
ceo, identificazione delle filigrane); consistenza (con indicazione della
cartulazione e dei suoi eventuali errori e delle carte bianche); fascico-
lazione; dimensioni; tipo di impaginazione e numero delle linee di
scrittura; legatura (o contenitore, nel caso di fascicoli). La decorazione
non è stata presa in considerazione, poiché nessuno dei sette mano-
scritti presenta alcuna forma, neppure minima, di ornamentazione. La
descrizione interna si limita solitamente a riportare l’intestazione del
manoscritto stesso (una volta verificato che questo corrisponda effet-
tivamente al contenuto), se presente, o a un titolo uniforme elaborato
dal catalogatore, per rendere conto del contenuto del manoscritto.
Incipit ed explicit sono stati forniti non tanto per consentire l’identifica-
zione di testi che, con rarissime eccezioni, non hanno avuto alcuna tra-
dizione manoscritta, quanto piuttosto per un’eventuale futura identifi-
cazione del pezzo stesso. Quanto alla storia del manoscritto non si
poteva far altro che ripetere quanto sopra esposto e noto dall’Inventario;
in questa sezione sono stati anche riportati tutti gli elementi presenti
nel manoscritto che possano dare conto dei passaggi che questo ha
subito prima di arrivare in Istituto: antiche segnature, annotazioni
estemporanee, titoli aggiunti e simili.
I mss. 4 e 6-7, in quanto raccolte di lettere sciolte, hanno avuto una
descrizione di taglio più decisamente documentario. In tutti e tre i casi,
si è preferito dunque offrire all’inizio una descrizione complessiva
della raccolta, rimandando la descrizione vera e propria ai singoli
pezzi, introdotti ciascuno dalla specificazione del numero interno di
catena, dal luogo e dalla data in cui lo specifico documento è stato
redatto. La descrizione fisica si limita all’identificazione della filigrana
(trattandosi di materiale esclusivamente cartaceo); alla consistenza (se
si tratta di una lettera di una sola pagina o di più pagine o di un bigliet-
tino o altro); alle dimensioni, al numero delle linee di scrittura e allo
stato di conservazione. Segue la segnalazione di tutti quegli elementi
che possono contribuire ad illuminare la storia del documento stesso:

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IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO 481

note dorsali, antiche segnature, annotazioni aggiunte, ecc. Per quanto


riguarda il contenuto, ciascun documento è preceduto da un breve
regesto nel quale sono esplicitati i nomi del mittente/destinatario e
l’argomento trattato. Seguono incipit ed explicit, necessari, come si è det-
to, per la sicura individuazione del pezzo.

Ms. 1 sec. XIV (1359-1397) (Fig. 1)


Cart. (filigrana: arc, del tipo Briquet 804, Vicheggiano - Siena
1360); I, 82, I’ (le cc. 34-59 hanno numerazione coeva a penna in
numeri romani nell’angolo superiore destro; numerazione moderna a
matita su tutte le carte nell’angolo superiore destro; sono bianche le cc.
3r, 4-7, 8v-17, 18v-19r, 20r -22r, 23-33, 59, 81; la c. 60 risulta doppia e
chiusa); 133, 226, 322 (il primo fasc. risulta sciolto); mm 300 × 110 (c. 2);
piena pagina (cc. 1-58v), 2 coll. (cc. 61r-80v); sono presenti disegni,
numeri, prove di penna a cc. 60r e 82v. Legatura: piatti in cartone pres-
sato marmorizzato, dorso e angoli in pergamena; titolo sul dorso scrit-
to da mano moderna «Quaderni di cambii, di conti ecc. del 1388» (il
corpo del codice è completamente staccato dalla legatura).

Diario giornaliero di conti eseguiti per Bartolomeo di Bonagio, mercante del


sale a Grosseto dal 1359.
Inc.: M CCC L VIIII di [...]gio / In nome di Dio [...] qui a preso
iscriveremo i maghazini che abiano (sic) in Groseto chol sale i quali
na[...]mo Bartolomeo di Bonagio chomo apreso iscriveremo (c. 1r);
Expl.: Bologna 5 1/3, Vinegia soldi 4 denari 2, Barzalona soldi 15
denari 7, Londra 38 1/2, Caeta 46 3/5 (c. 80v).

Il testo risulta inedito. Il codice, appartenuto al conte Giacomo


Manzoni, fu messo all’asta e acquistato dall’allora Istituto storico ita-
liano. A c. 1r timbro rosso dell’Istituto (che si ripete anche a c. 34r). Sul
verso del piatto anteriore si legge: II D 83.

Bibliografia: A. Tenneroni, Catalogo ragionato dei manoscritti appartenu-


ti al fu conte Giacomo Manzoni, Città di Castello 1894, p. 25, n. 23.

Ms. 2 a. 1449 (Fig. 2)


Cart. (è membranacea la sola carta esterna, che originariamente

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fungeva da coperta); in folio (filigrane: monts surmontés par une croix, vici-
na a Briquet 11689, Firenze 1411-1421; fa eccezione il primo foglio di
carta esterno, aggiunto evidentemente in un secondo momento, la cui
filigrana è un fleur de lis entro un doppio cerchio); cc. 16 (numerate 1-
12, nel margine superiore esterno del recto, a matita da mano moderna,
poiché non sono computate le prime due carte e le ultime due, che
devono essere state considerate come carte di guardia; sono bianche la
prima carta recto, c. [I], e la seconda carta per intero, c. [II], e le cc. 12r-
[14]v); 116; mm 281 × 215 (c. 7); piena pagina (in realtà, trattandosi di
un inventario, il testo è suddiviso per colonne verticali (visibile la riga-
tura verticale) che si rimandano tra di loro; manca una rigatura oriz-
zontale); rr. 43 (c. 6r: il numero delle linee varia da pagina a pagina).
Legatura in pelle a busta, verosimilmente recente, non in perfetto stato
di conservazione (inoltre il corpo del codice è completamente stacca-
to dalla legatura); la coperta antica era verosimilmente quello che
attualmente è il foglio di pergamena esterno.

Inventario delle masseritie che si trovorno per le camere delli figluoli et moglie
di Puccio di Antonio Pucci il quale morì alli tanti di maggio nelli anni di Christo
1449 et di più ci sono inventariati li beni stabili di contado; et li mobili che erono
nella loro villa di uliveto il primo di giugno 1449.
Inc.: (S.C.) M CCCC XL VIIII° a di primo di giugnio. Richordo di
tutte le maxerixie ci troverremo quanto di detto p(ri)ma la chamera di
Piero: zetani vellutato chermisi della donna stima fi. 82 … (c. 1r);
Expl.: … a dì 5 de fatto 1448 roghato ser Agnolo di Piero dattera
a
n a lib. de 99 / 84 – fi. 105 s. (c. 11r).

Una mano posteriore ha indicato a margine le sezioni in cui l’in-


ventario si articola: Piero (cc. 1r-2r); Francesco (cc. 2v-3r); Antonio
(cc. 3v-4v e 7r); donna Mea (c. 5r-v); cucina e armadi (c. 6r-v); masse-
rizie da Uliveto (c. 6v); Bartolomeo (c. 7v); donna Mea (c. 8r); masse-
rizie comuni [di Uliveto] (titolo aggiunto; cc. 8v-10r); seguita quello
che si troveranno de poderi (cc. 10v-11v). Com’è noto, Puccio Pucci
fu uno dei principali fautori del potere di Cosimo de’ Medici il
Vecchio, dal quale la sua famiglia fu grandemente favorita (su di lui
esprime un giudizio decisamente negativo Giovanni Cavalcanti52). Il

52 Giovanni Cavalcanti, Nuova opera. Chronique fiorentine inédite du XVe siècle, ed. A.
Monti, Paris 1989 (Centre interuniversitaire de recherche sur la Renaissance italienne,

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IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO 483

titolo, apposto a c. [Iv], è posteriore, forse del sec. XVI. Il codice,


appartenuto al conte Giacomo Manzoni, fu messo all’asta nel 1894 e
acquistato dall’allora Istituto storico italiano. A c. [Ir] timbro rosso
dell’Istituto (che si ripete anche a c. 1r) e numero 2 nell’angolo supe-
riore interno. Sul verso della coperta si legge in alto: II Cons. 113 bis (sec.
XX).

Bibliografia: A. Tenneroni, Catalogo ragionato dei manoscritti appartenu-


ti al fu conte Giacomo Manzoni, Città di Castello 1894, pp. 45-46, n. 47; C.
Merkel, I beni della famiglia di Puccio Pucci. Inventario del sec. XV illustrato,
in Miscellanea nuziale Rossi-Teiss, Bergamo 1897, pp. 139-205.

Ms. 3 sec. XIV metà (Fig. 3)


Cart.; in folio (filigrane: ange, molto vicino a Briquet 595, Genova
1338; arbalète, del tipo Piccard, Wasserzeichen Werkzeug und Waffen,
Stuttgart 1980, XI, n. 2020, Pisa 1337; peson, molto simile a Briquet
12404, Genova 1351); II, 76 (cartulato a matita nell’angolo superiore
esterno: salto di una carta tra c. 21 e c. 22; bianche le cc. 41v, 42v, 43v-
46v, 47v53, 55r-57v, 72v-75v); 1-68, 710, 812, 96 (i primi 6 fascicoli sono
numerati a numeri romani nell’angolo superiore esterno da mano
coeva); mm 319 × 235 (c. 5); piena pagina, rr. 21(c. 5), rigatura a colo-
re. Legatura in pergamena floscia, staccata dal corpo del codice; anche
i fascicoli sono sciolti tra di loro.

Matricola della Corporazione dei Drappieri (cc. 1r-41r).


Inc. Dominus Anthonius Ioha(nn)is, Dominus Albertus
Gandolfini, D(ominus) Alb(er)tus Rolandi… (c.1r);
Expl. …. Dominus Çuntinus Petri Çu(n)tini de Pe(n)nius <lettura
incerta>54(c. 41r).

17), pp. 39 (c. 22v), 86 (c. 53r), 87-88 (c. 54r-v), 97 (c. 58r), 98 (c. 59r), 100-101 (cc.
60r-61v), 181 (c. 108r), 245 (144r). Su di lui v. L. Martines, The Social World of the
Florentine humanists (1390-1460), London 1960, pp. 73-75.
53 Le cc. 42r, 43r, 47r sono anch’esse bianche, ma sono state predisposte dal
primo estensore della matricola per accogliere i nomi degli appartenenti alla societas:
dunque, sulla sinistra, si trovano i segni di paragrafo seguiti dalla lettera D per Dominus.
54 Accanto ai nomi di coloro che erano deceduti, sulla sinistra, si trova l’abbrevia-
zione mor(tuus).

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Quaderno di entrate (cc. 48r-54v).


Inc. Introitus p(ro)ventus ad manus dicti d. Dominici mass(arii)
supradicti d(raperni) au[…] d(i)c(t)e soc(ietatis). In primis etiam <scio-
glimento incerto> dictus massarius XIII l(ibre) II s(oldi)... (c. 48r);
Expl. ...Summa omnium s(ummarum) tocius introytus est et capit
et centum treginta quinque l(ibras) et sex s(oldos) bon(onienses) (c.
54v).

Quaderno di uscite (cc. 58r-59v).


Inc. Expense fate (sic) per d. Dominicum Iacomini Ugucionis mas-
sarium societatis drapernorum pro arte d(rapernorum) pecuniam
ipsius societatis ad cuius manus perventam et infatis et profatis ipsius
societatis ut in […] notatur. In primis expendidit sol(dos) quatuor…
(c. 58r);
Expl. … Summa omnium summarum et expensium factarum
p(er) mass(arium) est et capit centum vigintiseptem l(ibras) non(agint)e
<scioglimento incerto> soldos et decem denarius (c. 59v)55.

Elenco di nomi in ordine alfabetico (cc. 60r-69v).


Inc. Dominus Albertus Bonavire Bestichi, dominus Andriolus
Bitinii… (c. 60r);
Expl. … Çogolus Petri Cogolli (c. 69v).

Elenco di coloro «qui solvunt intraturam soçietatis et habuerunt


pecuniam ut allii» (cc. 70r-72r).
Inc. Dominus Anthonius Çerardi… (c. 70r);
Expl. … Dominus Tomas Simonis de Ristoris (c. 72r).

Sebbene non sia specificato a quale città appartenga la matricola e


il libro di conti, è probabile che esso vada riferito a Bologna, dove la
corporazione dei drappieri (poi divenuti drappieri e stracciaroli dopo il
sec. XIII) fu piuttosto influente: sia i nomi dei personaggi citati sia i
luoghi delle contrade riportano infatti a questa città56. Quanto alla

55 Segue un’annotazione datata all’anno 1350: «M° IIIc L indictione IIIa die
XVIII augusti. Nos Bonaventura de Bargelinis, Iacobinus Ioha(n)nie, Tadeus Francisci
et Beltraminus Francisci de Bancis sind(aci) et officialles ad videndum rationem introy-
tus et expensium d. Dominici Uguzonis olim massarii dicte societatis draperiorum».
56 Si veda al riguardo G. Fasoli, Le compagnie delle arti a Bologna fino al principio del s.
XV, Bologna 1936.

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datazione, sulla base della nota a c. 59v, sembra che il codice possa col-
locarsi intorno alla metà del sec. XIV, sebbene si tratti comunque di un
documento in fieri: le registrazioni dei nomi nella Matricola, ad esempio,
sono state dapprima fatte da una medesima mano che ha però lascia-
to spazi, talora di più pagine, tra una lettera e l’altra, per consentire le
aggiunte rispettando l’ordine alfabetico ed effettivamente si registrano
parecchi nomi apposti da mani diverse tra loro e diverse da quella prin-
cipale. Numerose le annotazioni aggiunte sulla coperta. Sul quadrante
anteriore, si legge: «Legat(i)o Chavagli» (in maiuscole gotiche di tipo
epigrafico, sec. XIV). Una mano del sec. XVII ha invece aggiunto:
«1391. Libro di sindicato di Domenico di Giacomini Ugozoni e
Matricola degli huomini di quel tempo cioè dell’anno 1391» (ma non è
chiaro da dove possa aver tratto questa datazione). La stessa mano ha
scritto in alto: Cas. 2 n. 2 (probabile ex-segnatura). Sono poi presenti
annotazioni varie, probationes pennae, ecc. All’interno del quadrante ante-
riore, in parte poco leggibili, perché coperti dal risvolto della pergame-
na, si leggono elenchi di località (sec. XIV). Annotazioni quasi svanite
sono visibili anche sul quadrante posteriore. A c. Ir: «1380. Matricola
degl’huomini della università de drapieri e strazzaroli del anno 1380
circiter» (sec. XIX). Sulla stessa carta di guardia una mano antica aveva
invece segnato un elenco di nomi con l’indicazione di quelli che non
avevano pagato. In alto a destra, sempre una mano antica ha segnato:
«ff. 78». In basso invece c’è una segnatura moderna, «n° 9», seguita da
una firma in forma di sigla sconosciuta.

Ms. 3bis secc. XIII-XIV (Fig. 4)


Membr.; cc. 9 (le cc. 2-5 numerate XVII-XX da mano coeva;
numerazione 1-9, nel margine superiore del recto, a matita, da mano
moderna; sono bianche la prima carta, c. [I] e le cc. 8v e 9r-v); 19; mm
220 × 300 (c. 1); piena pagina; rr. 18 (c. 1r: il numero delle linee varia
da pagina a pagina); assenza di decorazione; assenza di legatura: i fogli
sono attualmente conservati entro una cartellina cartacea.

Arte dei drappieri, Libro dei condannati e statuti dell’arte dei drappieri di
Bologna.
Inc.: Liber bannitorum societatis artis draperiorum. Raymundus
qui vendit pullos positus fuit in banno societatis de quo exire non pos-

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486 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

sit nisi satisfecerit Iohannae de sancta Maria in Donis et solverit id


quod continetur in statuta societatis ... (c. 1r);
Expl.: ... Ego Petrus quondam Bartolomey de Cistis imperiali auc-
toritate notarius ut inveni et tam fideliter exemplavi et scripsi et hoc de
mandato domini Petri Zagonelli nunc massari societatis draperiorum
pro arte, sub millesimo trecentesimo quarto indictione secunda die
lune decimonono mensis octubris (c. 8r).

Il testo risulta inedito. Nel margine superiore di c. 1r una mano


posteriore moderna ha aggiunto, al centro, a matita, la scritta «1284 a
1304». Al di sopra di 1304 ha poi scritto «1322». Nel margine superio-
re di c. 2r una mano posteriore moderna ha aggiunto, al centro, a mati-
ta la data «1290».
Si ignora come e quando il fascicoletto sia giunto presso l’Istituto
storico italiano.

Ms. 8 sec. XVI (post 1560) (Fig. 5)


Membr.; cc. 4 (non numerate; bianca la c. [4]r-v); 14 (non legati);
mm 335 × 239 = 57 [210] 68 × 44 [110] 85; rr. 26; piena pagina.
Assenza di legatura: i fogli sono attualmente conservati entro una car-
tellina cartacea.

Compagnia dei Drappieri, Della reduttione delli numeri necessarij alli


partiti dalli quaranta alli trenta, et dalli sessanta alli quarantacinque respettiua-
mente.
Inc. Havendo la Compagnia delli strazzaroli esposto et dedutto a
notitia del Mag(nifi)co et ill(lustrissimo) reggimento di Bologna
medianti li honorabili huomini massaro, officiali et assonti di quella
cioè Cristoforo Garzaria, massaro, Tomaso di Nobili, Lodovico
Calcina, Giova(n)batista dalle Rode, Vincenzo da Bello, Giuliano de
Bindi…(c. [1]r);
Expl. … decreverunt et mandarunt. Contrariis non obstantibus
quibuscumque. Annibal Aurius secreatarius (c. [4]v). Segue il timbro a
rilievo.

Nel margine superiore di c. [1r] una mano posteriore ha aggiunto,


al centro, la data 1560 e, sulla sinistra, la seguente nota: «Reforma in
qualche parti dello Statuto de Strazzaroli 1560…». Al di sopra, un’altra

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IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO 487

mano, ha scritto «n° 139» poi depennato. Si ignora come e quando il


fascicoletto sia giunto presso l’Istituto storico italiano.

Bibliografia: Compagnia dei Drappieri, Della reduttione delli numeri


necessarij alli partiti dalli quaranta alli trenta, et dalli sessanta alli quarantacin-
que respettiuamente In Bologna, per Alessandro Benaccio, 1560.

Ms. 9 1594-sec. XVII (Fig. 6)


Cart. (filigrana: croix grecque dans un cercle, non identificata sul
Briquet); cc. 12 (numerate 1-12, nel margine superiore del recto, a mati-
ta da mano moderna; sono bianche le cc. 1v, 2v, 9v, 10, 11 e 12 per inte-
ro); 112; mm 306 × 216 (c. 2); piena pagina (ma c. 1r su due colonne);
rr. 27 (c. 3 ma il numero delle linee varia). Assenza di legatura: i fogli
sono attualmente conservati entro una cartellina.

Conseglio delli 28 della compagnia de Strazzaroli fatto l’anno 1594 e


Matricola generale di tutti gl’homini hora viventi et aggregati nell’honoranda
Compagnia de Strazzaroli.

Inc.: Conseglio. Messer Vincenzo Abello ... (c. 1r);


Expl.: ... Nicolò Mortella forestieri a dì aprile 28 1613 (c. 9).

Su c. 1r e c. 12v è apposto il timbro rosso dell’Istituto storico ita-


liano per il medioevo ma si ignora come e quando il fascicoletto vi sia
giunto. Sebbene non vi siano riferimenti diretti alla città di Bologna,
tutta una serie di elementi (il Consiglio dei 28; la cronologia della
matricola, 1594; il lessico con cui vengono designati i facenti parte
della Compagnia) spinge a ritenere che la matricola in questione possa
essere bolognese. Cfr. L. Gheza Fabbri, Drappieri, strazzaroli, zavagli: una
compagnia bolognese fra il XVI e il XVIII secolo, «Il Carrobbio», 6 (1980),
pp. 163-180.

Ms. 10 1645-1685 (Fig. 7)


Cart.; I, 201, I’ (la cartulazione è doppia: una prima cartulazione
numera 137 carte, sebbene nel computo sia stata saltata una carta tra
c. 22 e c. 23; quindi la cartulazione riparte da 1 e arriva fino a 96, ma
mancano molte carte, non è chiaro se per caduta o per errore nella car-

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488 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

tulazione: cc. 18, 27-28, 36, 39-40, 62-66, 71-72, 85-9457). Al volume
sono legati numerosi fascicoletti a stampa numerati a mano 111-143.
Bianche le cc. 13v-14v, 23v, 27v, 32v, 47r-49v, 53r-v, 63v, 73r-v, 83v,
127r-v, 131r-v, 137v, 17v*, 26v*, 31v*-32v*, 35*v, 38*v, 44*r-v, 70*r-v,
77*v, 80*v, 84*r-v, 96*r-v); 1-24, 3-46, 54, 64+1, 74, 88, 93, 106, 114, 1210,
136, 144, 1510, 16-178, 1810, 1912, 206, 214, 226 // 2318-1, 2410-2, 254, 264+1,
272, 284, 294+2, 304, 313, 32-354, 362; mm 311 × 215, rr. 25 (c. 10r); 266
× 190, rr. 29 (c. 3r); piena pagina; assenza di rigatura. Legatura recen-
te in cartoncino rivestito di carta marmorizzata con dorso e angoli in
pergamena; sul dorso è impresso in oro il titolo: Ms. allegaz(ioni) diverse.

Allegazioni relative alla città di Lucca per gli anni 1645-1685


Inc. Sp. Io. Baptista Lardinus in <lettura incerta> P. iudice ordina-
rio iudicius rei vindicationis… (1r; l’intestazione recita: Lucanae preben-
dae declinationis fieri)… (c. 1r);
Expl. … et eius persona licet forensis fuit a P. Orsucci approbata
[.]att.cons. 285 col. 1 Thesaur. decis. 220 n° 4 Caccialup. de debitor.
suspect. q. 6 n° 7 (c. 96v*).

Il volume consiste in una raccolta di fascicoletti sciolti (ciò che


spiega le differenti dimensioni dei fogli e le numerose carte bianche),
che sono stati legati insieme in un secondo momento. I fascicoli si rag-
gruppano nel seguente modo: cc. 1r-4v (1682); 5r-8v (1684); 9r-13r (17
nov. 1682?); 15r-17r (10 ott. 1685); 17v-20v (28 nov. 1685); 21r-23r (8
ago. 1685); 24r-28v (7 giu. 1684); 29r-32r (5 nov. 1685); 33r-v (4 giu.
1682); 34r-36v (2 mag. 1682); 37r-38r (1662?); 38r-40r (28 giu. 1681);
40r-11v (ott. 1679); 41r-43v (18 ago. 1685); 44r-46v (16 ago. 1685);
50r-52v (28 nov. 1685); 54r-63r (29 apr. 1684); 64r-65v (28 nov. 1685);
65v-67v (19 sett. 1685); 68r-69v (3 ott. 1685); 70r-72v (1674); 74r-76v
(13 mar. 1680); 77r-79v (10 dic. 1670); 80r-83r (1682); 84r-86r (7 giu.
1681); 86v-89r (1681); 89v-92v (24 gen. 1680); 93r-99v (5 mag. 1645);
100r-101v (1661); 102r-105r (15 giu. 1667); 105v-111v (20 nov. 1680);
112r-115v (13 febr. 1675); 116r-121v (9 mag. 1675); 122r (1651); 122v-
123r (1677); 123r-126r (1647); 126r-v (1647); 128r-130v (4 nov. 1685).
Le cc. 132r-137r, 1*-17*, 19r*-26r*, 29r*-31r*, 33r*-35r*, 37r*-38r*,
41r*-43v*, 45r*-54v*, 55r*-58v*, 59r*-66v*, 67r*-69v*, 73r*-74v*,
75r*-77r, 78r*-80r*, 81r*-83v*, 95r*-v, non recano datazione. Si igno-

57 Questa seconda cartulazione verrà per convenzione marcata con un asterisco.

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IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO 489

ra come e quando il volume sia giunto all’Istituto storico Italiano.


All’interno del volume è presente un foglio prestampato dell’Istituto
storico italiano sul cui verso una mano del sec. XX ha scritto appunto:
«Manoscritto del sec. XVII-XVIII. Proprietà di chi?». A c. I’r, in alto,
si legge: «[.]gila Andreoni».
Per quanto riguarda la parte a stampa si susseguono i seguenti
opuscoli: Difesa della sentenza data dalli signori giudici di Rota sotto li 23 set-
tembre dell’anno 1679 fra lo spettabile Agostino Sinibaldi e la veneranda Zabetta
Buzzacarini con la resposta a quanto contro la giustizia di essa è stato scritto, In
Lucca, per li Marescandoli 1680 (cc. 111r-114r); Senza titolo, Inc.
Nobiles domini abbates Puccius & del Nero de iure habent intentionem fundatam
super prosecutione petitionis per ipsos factae in Curia episcopali, contra nobilem
dominum senatorem Philippum de Franciscis…, Lucae, typis Marescandoli
1690 (cc. 115r-118v); Senza titolo, Inc. Licet acutissimae sint dubitationes
excitatae in hac famigerata causa super hoc articulo fideicommissi iusti praetensi
super bonis ad illustrissimum dominum Claudium de Usimbardis…, Lucae,
typis Marescandoli 1690 (cc. 119r-124r); Lucana excommunicationis (sic)
seu consultatio in qua solidissime ostenditur ob asportationem sedilis et capsulae
confraternitatis S. Zitae ab ecclesia S. Frigidiani R.R. Canonicorum Regularium
non incurrisse authorem talis asportationis in praetensam excommunicationem et
respondetur contrariis adductis pro parte dd. rr. Canonicorum Lateranensium,
Lucae, ex typographia Marescandoli 1686 (cc. 125r-126v);
Informatione illustrissimi signori, Si duole e querela di me a torto l’egr.
Bartolomeo Prosperi per la prima querela datami al mio Sindicato…, In Lucca,
Per i Marescandoli 1691 (cc. 127r-128v; le cc. 129r-130v contengono
una seconda copia identica del medesimo testo); Senza titolo, Inc. Cum
officiales d. Commissarii Pistorii tentabant dirictum exigere pro executionibus fac-
tis contra condemnatos…, (cc. 131r-132v, non ha note tipografiche);
Risposta che danno Giustina figlia del già Gio. Martelli da Domazzano & il
capitano Paulino Giambelli di d. luogo suo marito alla scrittura del R. prete Carlo
Triaca rettore di S. Andrea in Caprile, In Lucca, per li Marescandoli 1683
(cc. 133r-137v); Lettera scritta al sig. dottor Silvestro Cini dal dottor Iacopo del
Rosso stato giudice della Montagna di Pistoia e presentemente giudice delegato da
S.A.S. in Pistoia, In Lucca, per i Marescandoli 1689 (cc. 138r-143r).

Ms. 4 secc. XIV-XIV (Fig. 8)


Raccolta di tredici lettere cartacee, di autori diversi datate fra la fine

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490 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

del sec. XIV e la metà del XV, inserite in un catalogatore ad anelli di


colore giallo e conservate singolarmente in buste trasparenti.
All’interno del contenitore due cartelline cartacee su cui è scritto
con grafia ottocentesca: «Lettere storiche con date del sec. XIV» e
«Lettere storiche con date del sec. XIV e XV (fogli staccati 13)».
L’intera raccolta proviene dalla biblioteca del conte Giacomo
Manzoni.

Ia. Firenze, 8 dicembre 1418


Assenza di filigrana; 1 frammento incollato lungo il margine infe-
riore con il framm. Ib; mm 220 × 165; rr. 11; discreto stato di conser-
vazione: i margini sono molto frastagliati e diffuse le macchie di umi-
dità che rendono difficoltosa la lettura, soprattutto nella parte esterna
destra. Si notano le tracce di danni prodotti da fori. Nell’angolo supe-
riore destro si leggono i numeri «15» depennato e di fianco «42». Sul
verso, nel margine destro rispetto allo specchio di scrittura, sigillo in
ceralacca; nell’angolo inferiore a destra si legge il numero «16», di
mano moderna e vergato a inchiostro color seppia. Al centro si legge
il destinatario: «Magno ac nobili viro Forese de Sacchettis honorabili
capitaneo civitatis Aretii, honorabili fratri carissimo»58.

Lettera di Rinaldo degli Albizzi59 a Forese Sacchetti, capitano della città di


Arezzo60, con la quale Rinaldo raccomanda che si possa giungere a
ricomporre le questioni fra maestro Tommaso di Baccio e i suoi fratelli.

58 Cfr. «Bullettino dell’Archivio paleografico italiano», 1 (1908), tav. 26.


59 Figlio di Maso di Luca e di Bartolomea Baldesi, nacque a Firenze nel 1370, sol-
tanto due anni prima del lungo esilio di Maso (1372-1381). Svolse molte missioni come
ambasciatore della repubblica fiorentina. Nel 1399 fu inviato in Casentino, nel 1402
trattò con Carlo Malatesta la cessione di un porto. Tenne numerosi incarichi anche
come ufficiale territoriale. Dopo, la morte del padre (2 ottobre 1417) gli aprì le porte
all’affermazione personale, con una decisa accentuazione del suo potere personale, in
una sorta di signoria dissimulata da forme repubblicane. La crisi politica del suo gover-
no ebbe inizio con la morte prima di Gino Capponi (1421) e poi di Niccolò da Uzzano
(1432). Rinaldo fu confinato a Trani il 13 novembre 1434 e, dopo la disfatta viscontea
di Anghiari del 1440, depose ogni velleità di vendetta, morendo poco dopo (2 febbra-
io 1442). Ai numerosi figli, nati dal matrimonio con Alessandra di Guicciozzo de’ Ricci,
aveva dato come precettore l’umanista Tommaso Parentucelli (A. D’Addario, Albizzi
Rinaldo, in Dizionario Biografico degli Italiani, 2, Roma 1960, pp. 29-32).
60 Esponente di una delle famiglie dell’élite politica e sociale fiorentina, ricoprì
incarichi di prestigio durante il periodo albizzesco (tra cui alcuni ad Arezzo, a Pisa, a
Cortona) e di lui si conserva una corrispondenza autografa nel carteggio Acciaioli

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IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO 491

Inc.: Honorabile fratello carissimo. Io non v’ò scripto di poi voi


fosti costà per non essere occorso caso agli amici nostri...;
Expl.: Infine ve lo raccomando, io me non vi proffero, quia vester
sum, paratus etc. Datum Florentie, die VIII decembris 1418.
Ib. Firenze, 4 gennaio 1419 (stile fiorentino)
Assenza di filigrana; 1 frammento incollato nella parte superiore
con Ia; mm 220 × 65; rr. 7; mediocre lo stato di conservazione: mar-
gini molto frastagliati nella parte inferiore, qualche lacerazione; tracce
di umidità. Sul margine destro del verso sigillo con ceralacca; al centro
il destinatario: «Rispectabili viro Forese de Sacchettis honorabili capi-
taneo Aretii...».

Lettera di Rinaldo degli Albizzi a Forese Sacchetti, capitano della città di


Arezzo, con la quale si ribadisce la richiesta di comporre le questioni di
Tommaso di Baccio.
Inc.: Honorabilis et predilecte frater etc. Ier sera vi scripsi sopra la
faccenda di che avisasti ser Martino...;
Expl.: ... ideoque sit vobis recomissus ut amicus noster, quia com-
munes sunt. Vale meique memor quoniam sum vestri. Florentie IIII
januari 1418.

II. Firenze, 15 maggio 1399


Resta parte di una filigrana, probabilmente basilisque; metà di una
carta; mm 225 × 145, rr. 11. Margini integri; tracce di umidità nella
parte centrale dello specchio di scrittura. Sul margine sinistro del recto,
in alto, si legge il numero «237», vergato a inchiostro con andamento
verticale rispetto al testo. Sul verso, al centro: «Piero di Bernardo
Chiarini in [...]». In senso verticale: «1399 da Firenze a dì XX maggio
per Filipo di Simone Chaponi»61.

Lettera di Antonio di Andrea Peruzzi62 a Piero di Bernardo Chiarini, con


la quale si chiedevano notizie sulle condizioni della famiglia, in segui-
to all’annuncio del mancato viaggio di Bartolomeo a Firenze.

della Biblioteca Medicea Laurenziana (cfr. anche P. Viti, Leonardo Bruni e Firenze. Studi
sulle lettere pubbliche e private, Roma 1992, pp. 280 ss.; L. Miglio, Governare l’alfabeto. Donne,
scrittura e libro nel Medioevo, Roma 2008, p. 52).
61 Per la lettera, cfr. «Bullettino dell’Archivio paleografico italiano», 1 (1908), tav. 21.
62 Difficile circoscrivere la personalità di Antonio di Andrea: quel che si può dire
è che era membro di una delle famiglie più importanti della Firenze tardomedievale e

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492 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

Inc.: Al nome di Dio, a dì XV di maggio 1399. Charissimo fratello


e fa già più tenpo noi non n’avemo lettere di costà penso che istiate
tutti bene...;
Expl.: ... di qua fare cosa niuna avisaciene, Christo sia tua guardia.
Per lo tuo Antonio d’Andrea Peruzzi in Firenza.

III. Sebenico63, 13 gennaio 1396


Assenza di filigrana; 1 carta; mm 220 × 145; rr. 10; buono stato di
conservazione; margini integri. Sul recto, nell’angolo superiore sinistro
si legge il numero «238», vergato a inchiostro e con andamento verti-
cale rispetto allo specchio di scrittura. Sul verso, nel margine alto, sigil-
lo a piombo; nell’angolo superiore sinistro, timbro dell’Istituto storico
italiano per il medio evo; nell’angolo inferiore destro si legge, di mano
moderna e con inchiostro seppia, il numero «3». Al centro tre note
dorsali, in ordine discendente: «Pero de ser Bernardo Chiarini amico
carissimo»; «1396. Risposto dì X di marzo per Antonio damurano»;
«1396. Da Sibenicho a dì VIII de febraro per ser Andrea de
Rhurino»64.

Lettera di Martino ciruico salariato in Sebenico a Piero di Bernardo


Chiarini65, con cui si inviano i saluti e si riferisce della vendita di un
«vasello de ollio».
Inc.: Amico carissimo per l’amistà la quale yo ò con vostro patre ser
Bernardo, yo ve scrivo con grande fidanza...;
Expl.: ... si poczo fare cosa che vi sia in piaceri scrivitime che lo
farò voluntieri. Martino ciruico salariato in Sibenico io vostro in tucto,
scripta in Sibenico die XIII de jenaro.

membro di una delle grandi compagnie mercantili cittadine, insieme ai Bardi, ai Datini,
ai Medici e agli Strozzi (A. Sapori, Studi di storia economica, 3 voll., Firenze 1955).
63 Città sulla costa adriatica nella regione della Dalmazia. La città è stata dominio
ungherese fino al 1322 e quindi fece parte dei domini della repubblica di Venezia fino
al 1797, tranne una parentesi ancora ungherese dal 1357 al 1412. Fu nel tardo
Medioevo un porto e un centro mercantile molto frequentato dagli uomini d’affari ita-
liani.
64 Per la lettera, cfr. «Bullettino dell’Archivio paleografico italiano», 1 (1908), tav. 20.
65 Fu genero di Baldassarre di Simone degli Ubriachi, mercante fiorentino a
Venezia, come si evince dal testamento di quest’ultimo del 6 ottobre 1395 (R.C.
Trexler, Church and Community, 1200-1600. Studies in the history of Florence and New Spain,
Roma 1987, pp. 149-150).

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IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO 493

IV.
Due frammenti cartacei incollati lungo il profilo più esteso, con leg-
gera sovrapposizione del margine superiore di b su quello inferiore di a
per complessivi mm 295 × 220, con margini integri e lievi tracce di
umidità. Sul recto, nell’angolo superiore destro, si legge il numero «167»
depennato e di fianco il numero «64»; presenza di una brachetta latera-
le che ne conferma la derivazione da una raccolta in forma di libro. Si
tratta di due lettere indirizzate a Niccolò di Giovanni Baldovini.

IVa. Nicosia di Pisa, 9 agosto 1465


Filigrana: monts del tipo Briquet 11656, Genova 1438; mm 210 ×
160; rr. 21. Sul verso, nel margine superiore, tracce di sigillo in ceralac-
ca. Al centro il destinatario: «Niccolò di Giovanni Baldovini in Fi-
renze»; più in basso, sul margine della carta: «Data al bancho da
Merigho Freschobaldi cum eo <lettura incerta> in castello».

Lettera di frate Silvestro priore del convento di Nicosia a Niccolò di Giovanni


Baldovini, con la quale si riferisce dei viaggi, delle galee e della situazio-
ne del Porto Pisano.
Inc.: Reverendissimo nostro etc. Questo dì 9 del presente abbiamo
la tua del 21 del passato et per quella veggiamo...;
Expl.: ... et a tucti li altri non altro per questa se none che siamo
a’tuoi piaceri. In Nichoçia di Pisa, a dì 9 d’aghosto 1465.

IVb. Milano, 21 agosto 1465


Assenza di filigrana; mm 150 × 150; rr. 24; discreto stato di con-
servazione: margini integri; qualche traccia di umidità. Sul verso, nel
margine in alto rispetto al destinatario sigillo in ceralacca; al centro,
della stessa mano del mittente: «Niccholò [...]ni Baldovini in Firenze
proprio».

Lettera di Filippo Giugni66 da Milano a Niccolò di Giovanni Baldovini, con


la quale riferisce notizie di carattere commerciale e familiare.
Inc.: Al nome di Dio a dì XXI d’aghosto 1465. Caro quanto...;
Expl.: ... Cristo vi guardi da ogni male. Per vostro Filippo Giugni
in Milano.

66 Filippo Giugni era membro di una delle famiglie più importanti di Firenze, già
appartenente al novero delle sedici più antiche casate residenti nella prima cerchia

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494 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

V. Faenza, 16 ottobre 1394


Resta parte di una filigrana, probabilmente basilisque; metà di una
carta; mm 195 × 60; rr. 8; buono stato di conservazione: margini inte-
gri. Sul verso, al centro tracce di sigillo di piombo; di fianco il destina-
tario, della stessa mano del mittente: «Egregio padre carissimo di
Donato de Açiaiolis de Florentia». In alto a destra, si legge il numero
«5» vergato a inchiostro seppia con grafia moderna67.

Lettera di Astorre Manfredi68 a Donato Acciaioli69, con cui si chiedeva-


no aiuto e protezione per risolvere le brighe intercorse con Giovanni
d’Alberghettino. Astorre faceva, quindi, riferimento all’interessamento
di Cristofano di Cristofano, dottore in legge, per difendere la sua inno-
cenza.
Inc.: Egregio padre carissimo. Sentito ò e da mio compare
Nicollò...;
Expl.: ... como a me proprio apparecchiato etc. In Faenza die XVI
ottobris MCCCLXXXXIIII.

muraria; il gruppo familiare aveva costruito le sue fortune e la sua posizione economi-
ca con la lavorazione e il commercio della lana. Filippo era figlio di Antonio e nipote
dell’omonimo Filippo che, fra la fine del Trecento e l’inizio del secolo successivo,
aveva ricoperto numerosi incarichi di carattere politico e amministrativo per conto
della sua città. Secondo la portata catastale rilasciata dal nonno nel 1427, i Giugni ave-
vano le loro proprietà nel popolo fiorentino di S. Martino. L’attività laniera della fami-
glia doveva essere estesa, come è documentato dalla presenza a Bruges e a Napoli degli
zii di Filippo, Giovanni e Francesco, nel corso degli anni ’Trenta del Quattrocento.
67 Per la lettera, cfr. «Bullettino dell’Archivio paleografico italiano», 1 (1908), tav. 19.
68 Astorre Manfredi era il figlio secondogenito del condottiero e signore di
Faenza, Giovanni Manfredi. Ebbe una vita movimentata e difficile: visse da rifugiato
a Pistoia, dopo la perdita dei possedimenti in Emilia-Romagna. Nel 1377 riconquistò
la città di Faenza: divenuto signore della sua città, nel 1379 creò una compagnia di ven-
tura, la Compagnia della Stella. Fu stipendiato da Bernabò Visconti e dal 1390 da
Firenze e Bologna contro i Visconti e gli Estensi. Successivamente fu nominato capi-
tano generale dal marchese Niccolò d’Este. Nel 1405 organizzò la resistenza contro il
legato pontificio Baldassarre Cossa, il quale, conosciute le intenzioni del Manfredi, lo
convocò, lo fece arrestare e decapitare nella piazza principale di Faenza.
69 Donato Acciaiuoli, figlio di Iacopo di Donato e di Bartolomea di Bindaccio da
Ricasoli, era stato governatore di Corinto (1365) e al rientro in patria svolse numero-
si incarichi per conto del governo fiorentino. Fu ambasciatore a Pistoia (1373), fu
impegnato nella caduta dei Ciompi (1381), fu ambasciatore a Napoli (1383), vicario di
Pescia (1384) e ambasciatore a Perugia. Fu eletto gonfaloniere nel 1391. Nell’ottobre
del 1392 impedì la sollevazione del popolo contro gli Albizzi. Fu ritenuto uno degli
uomini più influenti nella Firenze di fine secolo XIV: impedì vari tentativi di signoria,
fra cui quello di Maso degli Albizzi. Fu un ricco mercante, edificò un palazzo a Monte
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VI. Faenza, 27 settembre 1394


Assenza di filigrana; metà di una carta; mm 205 × 85; rr. 10; buono
stato di conservazione: margini integri. Sul verso, al centro, sigillo in
piombo; di fianco, della stessa mano del mittente, il destinatario:
«Egregio padre carissimo domino Donato de Açaiolis de Florentia».
Sul margine destro, in alto, si legge il numero «6» con inchiostro color
seppia70.

Lettera di Astorre Manfredi a Donato Acciaioli, con la quale si chiede-


vano aiuto e consigli per risolvere la delicata questione con Giovanni
d’Alberghettino.
Inc.: Egregio padre carissimo. So che auridi sentido…;
Expl.: ... ne per questo ve so ubligato più che me fosse apparechia-
to etc. In Firenze, die XXVII septembre 1394.

VII. Firenze, 21 gennaio 1395


Resta la parte superiore di una filigrana, probabilmente cloche; metà
di una carta; mm 208 × 70; rr. 5; buono stato di conservazione: mar-
gini integri. Sul verso, al centro, sigillo in piombo; di fianco, della stessa
mano del mittente, il destinatario: «Egregio padre carissimo domino
Donato de Açaiolis de Florentia». La datatio è mancante del riferimen-
to all’anno, desumibile dall’indizione III.

Lettera di Astorre Manfredi a Donato Acciaioli71, con la quale Astorre


informa delle notizie ricevute dai Peruzzi e vi acclude copia della mis-
siva.
Inc.: Egregio padre carissimo. Scrivo una lettera a quigli mei padri
e signori Peruzzi...;
Expl.: ... ve mando qui inchiuxa la coppia apparecchiato etc. In
Faenza, die XXI jannuarii, III ind.

VIII.
Due frammenti cartacei incollati lungo il profilo più esteso, con
leggera sovrapposizione del margine inferiore di a su quello superiore

Gufoni ed ebbe molti figli da Onesta Strozzi e dalla seconda moglie Tecca di Gaggio
Giacomini Tebalducci (A. D’Addario, Acciaiuoli, Donato, in Dizionario Biografico degli
Italiani, 1, Roma 1960, pp. 79-80).
70 Per la lettera v. nota precedente.
71 Cfr. supra lettere V e VI.

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496 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

di b, per complessivi mm 277 × 202, in discreto stato di conservazio-


ne, con margini integri, ma con alcune lacerazioni nella parte inferiore
sinistra di a e nella parte centrale di b. Sul recto, nell’angolo superiore
destro, si legge il numero «161» depennato e di fianco il numero «61»;
presenza di una brachetta laterale che ne conferma la derivazione da
una raccolta in forma di libro. Si tratta di due lettere indirizzate a
Niccolò di Giovanni Baldovini.

VIIIa. Firenze, 4 febbraio 1465


Frammento di filigrana non identificata; mm 145 × 202; rr. 25. Sul
verso, della stessa mano del mittente, si legge il destinatario: «Nicholò
di Giovani Balduini. In Firenze».

Lettera di Agnolo della Luna a Niccolò di Giovanni Baldovini, con la


quale si riferisce l’andamento di alcune questioni commerciali, con par-
ticolare riferimento alle ultime fiere.
Inc.: Per lo nome di Dio a dì IIII di febraio 1465. A la pasata fiera
d’ognisanti ti schrisi il bisognio...;
Expl.: ... da a Filipo Giugni che soporti non te ne churi et chon lui
ne mangiarai causa <incerta lettura> e non manchar. Agnolo della
Luna.

VIIIb. Firenze, 10 aprile 1465


Assenza di filigrana; mm 145 × 202; rr. 19. Sul verso, per mano del
mittente, si legge il destinatario: «Niccholò di Giovanni Baldovini in
Firençe». Poco più sotto, della stessa mano: «Data al bancho de’
Salviati».

Lettera di frate Salvestro, priore in Nicosia, a Niccolò di Giovanni Baldovini,


in cui si riferiscono alcune situazioni relative a donazioni e transazioni
di Bartolomeo di Giunta dal Colle di Calci e relative alla morte e suc-
cessione di un certo messer Stefano.
Inc.: Reverendissimo nostro etc. Prieghoti che tu truovi ser
Maringho di Giovanni Maringhi...;
Expl.: ... Non altro per questa, racchomandaci a messer l’abate et
a tucti quanti. In Nichoçia, a dì 10 d’aprile 1465. Frate Salvestro, prio-
re in Nicoçia.

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IX. Faenza, 3 aprile 1392


Assenza di filigrana; porzione di una carta; mm 211 × 205; rr. 16;
buono stato di conservazione: margini integri. Sul verso, al centro, sigil-
lo in piombo; di fianco, a sinistra, si legge il destinatario, della stessa
mano del mittente: «Egregio padre carissimo dominus Donato de
Açaiolis de Florentia».

Lettera di Astorre Manfredi a Donato Acciaioli di Firenze72, con la quale


Astorre informa di alcune notizie ricevute dagli amici fiorentini e chie-
de protezione per le brighe che lo riguardano, ribadendo la sua fedel-
tà.
Inc.: Egregio padre carissimo. Da gl’egregii homini Nicollò de
Nicollò Gherardini et Andrea de’ Neri Vectori ò sentito...;
Expl.: ... rechedere perché in ogne cosa me troverete presto come
per padre. In Faenza, die III aprilis, XV ind.

X. Pistoia, 11 gennaio [s.a.]


Assenza di filigrana; porzione di una carta; mm 218 × 120; rr. 9;
buono stato di conservazione, seppur con qualche piccola lacerazione
al di fuori dello specchio di scrittura; margini integri. Sul verso, nel mar-
gine superiore, sigillo in ceralacca; poco più sotto, al centro si legge,
della stessa mano del mittente, il destinatario: «Magnifico militi domi-
ni Donato de Acciaiuolis de Florentia patri suo». Sul margine inferio-
re, con inchiostro color seppia, di mano moderna, si legge il numero
«10».

Lettera di Riccardo Cancellieri73 di Pistoia a Donato Acciaioli di Firenze,


con la quale raccomanda alcuni uomini di Carmignano, «amici singu-
larissimi», guelfi e fedeli servitori di Firenze.

72 Cfr. supra lettere V, VI, VII.


73 Ricciardo Cancellieri, da distinguersi dall’omonimo condottiero morto nel
marzo del 1378 e che aveva servito anche gli Estensi, fu uno dei leaders politici della
Pistoia tardotrecentesca e promotore nel 1401 di una ribellione nei confronti del
governo fiorentino per ristabilire un quadro di equilibri che sembrava nettamente
favorire l’avversa fazione dei Panciatichi. Aveva svolto incarichi di prestigio all’interno
della sua città e come ufficiale forestiero ad Ancona, a Gubbio e a Bologna (S.J. Milner,
Capitoli e clienti a Pistoia nel secolo XV: dalle strutture repubblicane all’egemonia medicea, in Lo
stato territoriale fiorentino (secoli XIV-XV). Ricerche, linguaggi, confronti, cur. A. Zorzi - W.J.
Connell, Pisa 2001, pp. 405-429: 413-416).

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498 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

Inc.: Egregie milex atque domine mi. Questi miei amici singularis-
simi da Carmignano e vostri servidori...;
Expl.: ... facciate per la mia persona propria paratus ad quecumque
viam beneplacita. Pistorii, die XI januarii per Ricciardum de
Cancelleriis militem rogatus rogatus.

XI. Firenze, 2 luglio 1412


Assenza di filigrana; porzione di carta; mm 297 × 220; rr. 51, di cui
12 sul verso; mediocre lo stato di conservazione: margini frastagliati,
con evidenti perdite di testo nella parte mediana di sinistra e lacerazio-
ni in corrispondenza del bordo inferiore dello specchio di scrittura;
evidenti macchie di umidità; si notano tracce di interventi di restauro
sul bordo superiore del lato sinistro: una parte del testo è andata per-
duta. Sul margine sinistro, si legge il numero «243», mentre sul margi-
ne destro del recto è annotato il numero «244». Brachetta laterale che ne
indica l’estrazione da una raccolta. Nel margine inferiore, con anda-
mento verticale, si legge, di mano del mittente, il nome del destinata-
rio: «Nobile huomo Forese Sacchetti prior de Ripafratta». Si riassume
la sentenza data nel giugno contro gli Alberti di Firenze74.

Lettera di Niccolò di Franco Sacchetti75 a Forese Sacchetti priore di


Ripafratta, con la quale Niccolò riferiva di beni e di rendite familiari e
delle difficili relazioni con gli Alberti.
Inc.: In nome di Dio amen. A dì II di luglo 1412 [...tu]a lettera è de
pesci t’ò per scusato che fu tempo contrario come...;
Expl.: ... né io per questa t’ò altro a dire. Saluta monna Ginevra et
gl’altri per mia parte. Iddio ti guardi. Niccolò di Franco Sacchetti de
Firenze.

XII.
Tre frammenti cartacei incollati sui margini a formare un unico
riquadro di scrittura: il margine destro di a è sovrapposto sul margine
sinistro di b; i margini inferiori di a e b sono sovrapposti sul margine
superiore di c. Due polizzini di Antonio Salvetti e una lettera di Tom-

74 Cfr. «Bullettino dell’Archivio paleografico italiano», 1 (1908), tavv. 24-25.


75 Niccolò era figlio del noto novelliere Franco Sacchetti, autore del Trecentonovelle.
La famiglia era dedita alla mercatura, in particolare dopo che il padre di Niccolò aveva
fondato una compagnia insieme ad Antonio Sacchetti e Antonio Corradi.

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maso Sacchetti indirizzati a Forese Sacchetti: i primi due in latino; sol-


tanto la terza è datata76.

XIIa.
Assenza di filigrana; mm 66 × 110; rr. 8; buono stato di conserva-
zione: margini leggermente frastagliati a sinistra. Sul verso traccia di
sigillo; a destra, di mano del mittente, si legge il destinatario in parte
coperto dal lato sovrapposto: «Foresio de Sac(chetti)».

Polizzino di Antonio Salvetti a Forese Sacchetti, con cui Antonio riferi-


va di aver scritto e agito per sistemare tutto quel che fosse utile per la
pace.
Inc.: Ego dixi domino Francisco ut preponeret solum in litteram...;
Expl.: ... et hic est dominus Cione qui nuper venit orator. Vester
Antonius Salvetti.

XIIb.
Assenza di filigrana; mm 65 × 125; buono stato di conservazione:
margini integri; piena pagina; rr. 6. Sul verso, a destra, di mano del mit-
tente, si legge il destinatario in parte ricoperto dal lato sovrapposto:
«Viro insigni [...] de Sacchettis».

Polizzino di Antonio Salvetti a Forese Sacchetti, con cui Antonio chie-


deva fosse data licenza a messer Bartolomeo Bracciolini e al notaio
Bonaguida di sistemare la gabella delle donazioni.
Inc.: Deprecor vos ut preponi faciatis licentiam domini
Bartholomei...;
Expl.: ... est bene informatus Manucius servitor vester. Antonius
Salvettus, in orto sancti Michaelis.

XIIc. Napoli, 27 novembre 1399


Assenza di filigrana; mm 236 × 220; rr. 43; margine molto frasta-
gliato a destra, con consistente perdita di testo per buona parte del
bordo. Dalla stessa parte è evidente un intervento di restauro. Sul mar-
gine destro si legge la numerazione della carta «237». Sul verso: nel mar-
gine sinistro il numero «237»; sul margine destro tracce di sigillo. Poco

76 Cfr. «Bullettino dell’Archivio paleografico italiano», 1 (1908), tavv. 22-23.

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500 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

sotto, di mano del mittente, si legge il destinatario: «Forese d’Antonio


Sacchetti in Firençe».

Lettera di Tommaso Sacchetti77 a Forese Sacchetti, con cui Tommaso rife-


riva di molte questioni relative alle vicende del comune di Pistoia, di
Castelfranco.
Inc.: Noi giugnemo in Napoli oggi di 27 di questo e qui ebi tua let-
tera de dì 15 con altre insieme et è inteso quanto...;
Expl.: … ma di’ che io sto bene et così cerchino di fare eglino a
chello ricorda facci quello gli lasciai. Per Tommaso Sacchetti chen in
Napoli di 27 de novembre 1399.

XIII.
Due frammenti cartacei incollati a formare un unico foglio di
complessivi mm 300 × 205, con il margine inferiore di a sovrapposto
a quello superiore di b. Margini integri, con modeste tracce di umidità.
Sul margine destro del recto, in alto, si legge il numero «169» depenna-
to; mentre si legge sul margine sinistro del verso «170»: segno della deri-
vazione da una raccolta in forma di libro. Si tratta di due lettere a
Niccolò di Giovanni Baldovini.

XIIIa. Nicosia di Pisa, 22 aprile 1465


Assenza di filigrana; mm 105 × 205; rr. 12; buono stato di conser-
vazione: margini integri. Sul verso tracce di sigillo cartaceo; poco sotto,
della stessa mano del mittente, si leggono due note dorsali: «Niccholò
di Giovanni Baldovini in Firenze» e «Data al bancho de’ Salviati ovve-
ro a Cestello».

Lettera di frate Mariano del monastero di Nicosia a Niccolò di Giovanni


Baldovini, in merito alla situazione e all’andamento di alcuni contratti e
alla situazione relativa alla pestilenza.
Inc.: Reverendissimo nostro etc. Più dì fa ti scrivemmo d’uno certo
contratto che avea ser Maringho...;
Expl.: ... che preghino Idio per noi nelle loro orationi. Siamo tucti
sani gratia d’Idio non altro per questa. In Nicosia a dì 22 aprile 1465
al corso di Pisa. Frate Mariano.

77 Tommaso Sacchetti era nel 1399 ambasciatore a Napoli, presso re Ladislao, per
conto del comune di Firenze.

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XIIIb. Milano, 30 agosto 1465


Assenza di filigrana; mm 111 × 205; rr. 30, di cui 10 sul verso, in
due parti distinte all’estremo dei bordi superiore e inferiore; margini
integri e solo parzialmente frastagliati lungo il bordo destro. Sul verso,
nella parte superiore del margine sinistro: tracce di sigillo in ceralacca;
di fianco, con inchiostro seppia e di mano moderna, è vergato il nume-
ro «12»; al centro, di mano del mittente, si legge il destinatario: «Nic-
cholò di Giovanni Baldovini in Firenze».

Lettera di Filippo Giugni a Niccolò di Giovanni Baldovini, con la quale


Filippo riferiva una serie di notizie commerciali e familiari.
Inc.: Al nome di Dio, a dì XXX d’aghosto 1465. Io vi scrissi a que-
sti dì quanto achadeva...;
Expl.: ... et domandi di buono di noi gratia di Dio siamo tucti sani
e così spero di voi che Iddio di male vi guardi mille volte a miseria.
Vostro Filippo di Antonio Giugni da Milano.

Bibliografia: A. Tenneroni, Catalogo ragionato dei manoscritti appartenu-


ti al fu conte Giacomo Manzoni, Città di Castello 1894; Descrizioni e trascri-
zioni facsimilari, «Bullettino dell’Archivio paleografico italiano», 1
(1908), pp. 30-39.

Ms. 6 1826 (Fig. 9)


Raccolta di cinque lettere inserite in una cartellina di cartoncino
chiaro recante l’intestazione a stampa: Regio Istituto storico italiano.
Sull’esterno della cartellina, per mano ottocentesca: «Ms. n. 6: Lettere
cinque autografe di Principi di casa d’Austria e di Borbone»; etichetta
azzurra: Istituto storico italiano – Biblioteca. A matita una mano moderna
ha aggiunto: «Elenco n. 6».
All’interno della cartellina, foglietto di carta intestata Cesare Augusto
Levi – Venezia78, recante la Distinta degli autografi, di mano ottocentesca
con aggiunte moderne a matita. Se ne riporta di seguito il testo:
«Distinta degli autografi:

78 Nato a Venezia nel 1856, apparteneva ad una famiglia di banchieri della ricca
borghesia veneziana. Il padre, Angelo Levi, consigliere comunale di Venezia per undi-

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502 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

I. Carlo infante di Parma (Carlo Luigi di Lucca, poi Carlo II) alla
Regina di Napoli, moglie di Francesco I.
II. Maria Luisa reggente del Ducato di Parma, già imperatrice dei
Francesi79, a mons. Daulo Augusto Foscolo.
III. e IV. Maria Isabella di Napoli alla moglie di Carlo II di Parma,
e a Carlo e moglie.
V. (il più importante fra i documenti di Francesco I di Napoli a
Carlo II)». Di seguito, altra mano a matita ha aggiunto: «Luigi d. di
Lucca (1825-30) [(1825-30) in interlinea] dal 1814-47 e di Parma dal
1847 al 1849 anno in cui abdicò».
La raccolta di lettere, secondo l’indicazione dell’Inventario dei mano-
scritti di proprietà dell’Istituto storico italiano80, è stata depositata presso
l’Istituto storico italiano dal Ministero della Pubblica Istruzione. Non
se ne conoscono le vicende precedenti.

I. Castel Gandolfo, 7 novembre 1826


Cart.; 1 bifolio; la c. 2v è bianca; mm 185 × 227; buono stato di
conservazione. A matita rossa, una mano non identificabile ha segna-
to la prima carta con il numero romano “I”. La lettera ha un timbro
rotondo impresso a secco recante la scritta «... Comp. - London» e
l’immagine di una corona.

ci anni, appartenente ad un partito moderato patriottico, fu reggente della Banca


d’Italia e consigliere della Camera di Commercio. Cesare Augusto fu poeta (con lo
pseudonimo di Rustico da Torcello) e scrittore di argomenti marinareschi, archeologo
e appassionato di antichità, direttore dal 1887 del Museo di Torcello (ora Museo pro-
vinciale). Fu in corrispondenza con Ruggiero Bonghi: forse da questo dipende la pre-
senza, nel fascicolo del ms. 6, del biglietto Distinta degli autografi di Levi, che identifica
mittenti e destinatari della piccola raccolta di lettere, fino ad un certo momento depo-
sitate presso il Ministero dell’Istruzione Pubblica, di cui Bonghi fu ministro dal 1874
al 1876 (cfr. il volume Per Gianni Milner, Venezia 2008, p. 68; Archivio di Stato di Napoli.
Archivio privato Ruggiero Bonghi. Inventario, cur. S. d’Aquino di Caramanico - R. De
Simine - F. Turino Carnevale, Napoli 1998 (Fridericiana. Historia. Scriptores Regni, 6),
p. 123, nn. 138 e 139 [busta 9, lettera L]).
79 Come si vedrà nella descrizione in dettaglio, si tratta di una identificazione
erronea: non è Maria Luigia già imperatrice dei Francesi, ma Maria Luisa Carlotta,
sorella di Carlo Ludovico (Luigi), poi Carlo II di Parma.
80 Riguardo ad esso, v. supra, p. 467 ss.

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IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO 503

Lettera di Carlo Ludovico di Borbone-Parma (poi Carlo II di Parma81) alla


zia, (Maria Isabella di Borbone-Spagna, regina di Napoli, moglie di Francesco
I82), nella quale Carlo Ludovico le confida le proprie preoccupazioni
relative ai suoi rapporti con il re (Francesco I) e riguardo a un ventila-
to incontro in programma per il giorno 19 (novembre 1826?), cui egli
sarebbe molto contento di partecipare, ma si dice insicuro del fatto che
il re desideri effettivamente che egli sia presente. La lettera non è né
conclusa né firmata.
Inc.: Carissima zia, benché mi veda sempre avanti gli occhi la dolce
lusinga di poterti abbracciare ai 19 e che il Re …;
Expl.: … Gratissimo da vero, e di cuore, ma che li altri abbiano
sempre da (la lettera non è conclusa).

II. Pillnitz (Dresda), 10 luglio 1826


Cart.; 1 bifolio; c. 2r bianca; mm 127 × 186; leggermente strappa-
to nella piegatura, in discreto stato di conservazione. A matita rossa,
una mano non identificabile ha segnato la prima carta con il numero
romano “II”. A c. 2v sigillo in ceralacca rossa e indicazione del desti-
natario della lettera.

Lettera di Maria Luisa Carlotta di Borbone-Parma83 a mons. Daulo

81 Madrid, 22 dicembre 1799 – Nizza, 16 aprile 1883. Figlio di Ludovico I di


Borbone e di Maria Luisa di Borbone-Spagna, fu re d’Etruria come Carlo Lodovico
(1803-1807), duca di Lucca come Carlo Lodovico (1815-1847), duca di Parma come
Carlo II (1847-1849). Sposò Maria Teresa di Savoia (v. M.L. Trebiliani, Carlo II di
Borbone, duca di Parma, in Dizionario Biografico degli Italiani, 20, Roma 1977, pp. 251-258).
82 Madrid, 6 luglio 1789 – Portici, 13 settembre 1848; fu la seconda moglie e la
sola regina consorte di Francesco I, re delle Due Sicilie. Era sorella di Maria Luisa di
Borbone-Spagna, madre di Carlo Ludovico (v. S. de Majo, Isabella (Maria Isabella) di
Borbone, in Dizionario Biografico degli Italiani, 62, Roma 2004, pp. 615-617).
83 Barcelona, 2 ottobre 1802 – Roma, 18 marzo 1857. Figlia di Ludovico I di
Borbone e di Maria Luisa di Borbone-Spagna, sorella di Carlo Ludovico di Borbone-
Parma (cfr. nota 81), seguì il destino della madre nelle varie e complicate vicende dei
primi due decenni dell’800 (cfr. E. Ciferri, Maria Luisa di Borbone, regina d’Etruria, in
Dizionario Biografico degli Italiani, 70, Roma 2007, pp. 257-258). Nel 1825, a Dresda,
divenne la seconda moglie del Principe Massimiliano di Sassonia. Rimasta vedova nel
1838, si risposò lo stesso anno con il conte Ferdinando Rossi; di nuovo vedova nel
1854, l’anno successivo sposò il conte Giovanni Vimercati, con il quale passò a Roma
gli ultimi anni. Ringrazio vivamente la dott.ssa Francesca Sandrini, della Direzione del
Museo Glauco Lombardi di Pavia, per la cortesia e la sollecitudine dimostrata nel for-
nirmi utili chiarimenti riguardo alla corrispondenza di Maria Luigia di Parma, grazie ai

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504 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

Augusto Foscolo, arcivescovo di Corfù84, nella quale Maria Luisa esprime


alcuni giudizi sui libri che egli le ha consigliato di leggere (Petrarca), il
suo desiderio di vederlo presto e il suo bisogno di confessarsi da lui.
Riferisce anche le chiacchiere che girano sul suo conto, ricevute da
parte di un certo Mannucci, assicurandogli che lo giudica una brava
persona e degna di essere stato nominato precettore del nipote
(Carlo85). Fa poi il nome del veneziano, conte Mocenigo, come presen-
te a Pillnitz.
Inc.: Caro monsignore, ho ricevuto il Petrarca, che ho trovato
superbo, e già l’ho segnalato a Giovanni …;
Expl.: … mi rivolgo alla vostra coscienza, regolatemi voi. Mi dica
con tutta l’amicizia. Vostra affettuosa amica Luisa.

III. Quisisana, 17 agosto 1826


Cart.; 1 bifolio; mm 123 × 200; buono stato di conservazione. A
matita rossa, una mano non identificabile ha segnato la prima carta
con il numero romano “III”.

Lettera di Maria Isabella di Napoli86 al nipote Carlo Ludovico87 e a sua


moglie Teresa88, nella quale Maria Isabella ringrazia in particolare il nipo-
te per la lettera ricevuta, in cui quest’ultimo le riferiva dello stato di
salute della moglie e dei pareri dei medici che l’avevano visitata. Chiede
poi di essere aggiornata sulla situazione, con l’augurio che Teresa possa
rimettersi al più presto e completamente. Annuncia infine un prossi-
mo viaggio al mare, presso Napoli.

quali si è potuto escludere che la mittente fosse appunto Maria Luigia «già imperatrice
dei Francesi», e per l’identificazione della località di provenienza della lettera (Pillnitz).
84 Venezia, 6 ottobre 1785 – Venezia, 7 giugno 1860. Appartenente alla nobile
famiglia veneta dei Foscolo (era parente di Ugo), fu arcivescovo di Corfù dal 1816,
patriarca di Gerusalemme dal 1830 fino al 1847, quando fu nominato patriarca di
Alessandria d’Egitto (titoli unicamente onorifici) (cfr. Annuario Pontificio, Roma 1835,
p. 69).
85 Si tratta del figlio di suo fratello, Carlo Ludovico di Borbone-Parma (cfr. nota
81), e di Maria Teresa di Savoia. Nacque il 14 gennaio del 1823 a Lucca e venne bat-
tezzato col nome di Ferdinando Carlo, in seguito duca di Parma come Carlo III. Suo
precettore in realtà fu l’ungherese mons. Deaki (cfr. M.L. Trebiliani, Carlo III di Borbone,
duca di Parma, in Dizionario Biografico degli Italiani, 20, Roma 1977, pp. 258-260).
86 Cfr. nota 82.
87 Cfr. nota 81.
88 Roma, 19 settembre 1803 – Viareggio, 16 luglio 1879, figlia di Vittorio
Emanuele I di Savoia, re di Sardegna e di Maria Teresa d’Asburgo-Este. Nel 1820
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IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO 505

Inc.: Carlo amato, mia buona nipote, che piacere ha provato il mio
cuore nel rivedere i vostri caratteri, sì la vostra lettera degli 11 …;
Expl.: … sapete che amo sempre più il mare? Ma non per questo
abbandono la Zena.

IV. Napoli, 28 ottobre 1826


Cart.; 1 bifolio; le cc. 1v-2v sono bianche; mm 114 × 179; buono
stato di conservazione. A matita rossa, una mano non identificabile ha
segnato la prima carta con il numero romano “IV”.

Lettera di Maria Isabella di Napoli89 alla nipote Teresa90, moglie di Carlo


Ludovico, nella quale si rallegra per il suo migliorato stato di salute, di
cui l’ha informata il marito, e si augura di poterla vedere presto.
Inc.: Mia cara nipote Teresa, avendo una lettera di mia figlia
Cristina …;
Expl.: … noi qui stiamo benone lode a Dio, ma sempre cattivo
tempo, è una seccatura. Addio cara Teresa, un abbraccio e serva per la
vita la vostra affettuosissima zia Maria Isabella.

V. Portici, 22 maggio 1826


Cart.; 4 bifolii, cartulati a matita da mano moderna 1-4; la c. 2 del
bifolio numerato 4 è bianca; mm 185 × 227; buono stato di conserva-
zione. La lettera ha un timbro rotondo impresso a secco: pare il mede-
simo timbro della lettera I, recante la scritta «... Comp. - London» e
l’immagine di una corona, ma qui è meno nitido e non leggibile. A
matita rossa, una mano non identificabile ha segnato la prima carta
con il numero romano “V”, ripetuto due volte.

Lettera di Francesco I di Napoli91 al nipote Carlo Ludovico92, nella quale


Francesco gli riferisce i giudizi che circolano riguardo al suo modo di

sposò Carlo Lodovico sovrano di Lucca (cfr. la voce di E. Ciferri, Maria Teresa di
Savoia, in Dizionario Biografico degli Italiani, 70, Roma 2007, pp. 345-347).
89 Cfr. nota 82.
90 Cfr. nota 88.
91 Napoli, 19 agosto 1777 – Napoli, 8 novembre 1830, secondo figlio maschio di
Ferdinando IV, re di Napoli e di Sicilia, e di Maria Carolina d’Asburgo Lorena, fu trat-
tato ed educato subito quale erede al trono del regno delle Due Sicilie, che governò
dal 1825 fino alla morte (v. S. de Majo, Francesco I di Borbone, in Dizionario Biografico degli
Italiani, 49, Roma 1997, pp. 697-702).
92 Cfr. nota 81.

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comportarsi e invitandolo pertanto a comportarsi secondo lo stile che


si addice a un principe, sconsigliandolo tra l’altro di intraprendere un
progettato viaggio in Germania e invitandolo piuttosto ad occuparsi
degli obblighi dello Stato.
Inc.: Mio carissimo nipote, io non posso lasciarvi partire … che per
l’affetto che sinceramente vi porto …
Expl.: … anche degli altri, perciò suole rendervi contenti, vi
abbraccio di cuore e per la vita si ripete. Vostro affezionatissimo zio
Francesco.

Ms. 7 1560-1855 (Fig. 10)


Raccolta di tredici lettere inserite in una cartellina di cartoncino
chiaro recante l’intestazione a stampa: Regio Istituto storico italiano.
Sull’esterno della cartellina, di mano ottocentesca: «Ms. n. 6 [ma «7»
secondo l’Inventario]. 13 lettere dei Farnese dall’a. 1585-1855»; la mede-
sima mano ha scritto: «Proveniente dal Ministero della Pubblica
Istruzione». Sulla cartellina è apposta l’etichetta azzurra: Istituto storico
italiano – Biblioteca. A sua volta, la cartellina chiara con il suo contenu-
to è inserita in una cartelletta color arancio con la dicitura a stampa R.
Istituto storico italiano; a penna: «Elenco n. 7. Tre fascicoli contenenti 31
autografi». Non si conosce la storia della raccolta epistolare prima che,
dal Ministero della Pubblica Istruzione, giungesse presso l’allora
Istituto storico italiano. La presenza di un timbro blu con la sigla «C.
A. C.» seguito da numeri a matita (in alcuni casi successivi tra di loro,
dal n. 727 al n. 731) nella maggior parte delle lettere della raccolta (ad
esclusione delle lettere X-XII) lascia pensare a una precedente classifi-
cazione archivistica, di cui tuttavia non si conoscono ulteriori dettagli.

I. Parma, 19 luglio 15[82]


Cart.; 1 carta; mm 292 × 392; supporto molto rovinato da fori, che
in qualche punto rendono il documento illeggibile. A tale proposito
della data in fondo alla lettera si legge ormai solo M D L e la data com-
pleta si deduce dalla nota apposta sul verso della lettera. Nel margine
inferiore è apposto un sigillo cartaceo. Alcune mani moderne sono
intervenute con annotazioni nel margine superiore e in quello inferio-
re. Sul verso della lettera: «Patente del colonnello Andrea del Sale di G.
… di A. … e il Serm. Ottavio Farnese Duca di Parma. Parma il 1° luglio
1582». La lettera è inserita in un foglio di carta bianca, che funge da

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carta di guardia, recante diverse indicazioni (mano del sec. XIX): «dat.
1585 Farnese Ottavio Duca di Parma. 1547-1585»; timbro di colore
blu, con le iniziali «C. A. C.»; a matita blu «727»; a penna rossa «ms. 1».

Lettera patente di Ottavio Farnese, duca di Parma e di Piacenza93 al colon-


nello Andrea del Sale94, con cui gli vengono concessi vasti poteri sulle
terre di Borgo San Donnino, di proprietà del duca, in merito al coman-
do sugli uomini e sui soldati del presidio di detta terra.
Inc.: Ottavio Farnese Duca di Parma e Piacenza. Conoscendo noi
qual sia la fede e divotione del Mago Collonello Andrea del Sale
Gentiluomo di Ravenna …;
Expl.: … e di tanto non manchino, per quanto stimano, et hanno
cara la gratia nostra et in fede, Ottavio Farnese.

II. Bruxelles, 12 febbraio 1581


Cart.; 1 carta; mm 302 × 409; discreto stato di conservazione. Nel
margine inferiore è apposto un sigillo cartaceo. Sul verso della lettera:
«Patente di Alessandro Duca di Parma a il Colonello Andrea del Sale
eligendolo Governatore Generale del Armi di Castro e Ronciglione e
suoi stati e luoghi soggetti. Data in Brusselles li 12 febraio 1581». La
lettera è inserita in un foglio di carta bianca, che funge da carta di guar-
dia, recante diverse indicazioni: «Farnese Alessandro Duca di Parma e
Piacenza 1585-92. Parma 1586-87» (mano del sec. XIX); timbro di
colore blu, con le iniziali «C. A. C.»; a matita blu «731»; a penna rossa
«ms. 2.».

Lettera patente di Alessandro Farnese, duca di Parma e di Piacenza95 al

93 Valentano, 9 ottobre 1524 – Piacenza, 18 settembre 1586. Secondogenito di


Pier Luigi Farnese e di Gerolama Orsini, nipote di papa Paolo III e fratello dei cardi-
nali Ranuccio e Alessandro Farnese, fu secondo duca di Parma e Piacenza, terzo duca
di Castro, (sul personaggio, cfr. E. Nasalli Rocca, I Farnese, Milano 1969; G. Drei, I
Farnese. Grandezza e decadenza di una dinastia italiana, cur. M. Galli, Parma 20092).
94 La famiglia del Sale era una nobile famiglia ravennate; tra fine sec. XV e inizio
XVI, Benedetta del Sale fu moglie di Guidarello Guidarelli, condottiero al servizio di
Cesare Borgia.
95 Roma, 27 agosto 1545 – 2 dicembre 1592. Figlio di Ottavio Farnese e di
Margherita d’Austria, figlia naturale dell’imperatore Carlo V d’Asburgo, sagace politi-
co ed abilissimo condottiero, fu al servizio di Filippo II, partecipò alla battaglia di
Lepanto; Filippo lo nominò in seguito governatore generale delle Fiandre. Fu artefice
della pacificazione di Arras nel 1579 (v. L. van der Essen, Alessandro Farnese, duca di
Parma, Piacenza e Castro, in Dizionario Biografico degli Italiani, 2, Roma 1960, pp. 219-230).

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508 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

colonnello Andrea del Sale96 con cui gli viene notificata l’elezione a gover-
natore dello stato e delle terre di Castro e di Ronciglione – con delega
degli affari relativi alle guerre e ai commerci – e a generale di tutte le
bande ed eserciti presenti in detti territori.
Inc.: Alessandro Duca di Parma et Piacenza III, di Castro Vo, di
Civita di Penne secondo, principe di Altamura, marchese di Novara,
conte di San Valentino, barone di Roccaguglielma secondo, signore di
Castel a Mare, cavaliere dell’Ordine del Toson d’oro e gonfaloniere
perpetuo di Santa Chiesa. Tenendo noi particolare reverentia et sati-
sfattione del zelo diligentia integrità et valore …;
Expl.: … avremo fatto fare la patente, che sarà firmata de nostra
propria mano, sigillata col nostro solito sigillo et referendata dall’infra-
scritto nostro segretario. Alessandro Farnese.

III. Parma, 27 gennaio 1587


Cart.; 1 carta; mm 282 × 393; discreto stato di conservazione, ma
con diversi fori. Nel margine inferiore è apposto un sigillo cartaceo.
Sul verso della lettera: «Lettera patentale del cap. Bartolomeo del Sale,
fattali dal pre […] Ranuccio Farnese di Parma, come Gentilomo di S.
A. e tutta sua casa. Parma, li 27 genaio 1587». La lettera è inserita in un
foglio di carta bianca, che funge da carta di guardia, recante l’indica-
zione (mano del sec. XIX): «Farnese Ranuccio Duca di Parma 1587»;
timbro di colore blu, con le iniziali «C. A. C.».

Lettera patente di Ranuccio Farnese, duca di Parma e Piacenza97 al capita-


no Bartolomeo del Sale98, con la quale, a ricordo e memoria del servizio
fedele prestato dal padre a favore di sua Altezza, si richiede ai legati,
vice-legati e governatori di qualsivoglia città di concedere ogni aiuto e
sostegno al detto Bartolomeo nel caso egli si trovasse di passaggio
nelle dette città, in modo da favorirlo nel migliore dei modi.

96 Cfr. nota 94.


97 Parma, 28 marzo 1569 – 5 marzo 1622, quarto duca di Parma e Piacenza, reg-
gente dal 1586 al 1592, duca dal 1592 alla morte e quinto duca di Castro, figlio di
Alessandro Farnese e di Maria d’Aviz, ultima discendente della famiglia d’Aviz, erede
al trono del regno di Portogallo (sul personaggio, cfr. Nasalli Rocca, I Farnese cit.; Drei,
I Farnese. Grandezza e decadenza cit.).
98 Cfr. nota 94.

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Inc.: Ranuccio Farnese, principe di Parma e Piacenza. Trovandosi


già alcuni anni sono al servizio della gloria memoria del signor Duca
nostro avo …;
Expl.: …et prestargli anco ogni agiuto e favore nelle occorrenze
sue, et questo per quanto stimano la gratia nostra, et in fede. Ranuccio
Farnese.

IV. Macerata, 23 ottobre 1594


Cart.; 1 carta; mm 204 × 275; buono stato di conservazione. Nel
margine inferiore è apposto un sigillo cartaceo. Sul verso della lettera:
«Ordine di Monsignor Farnese Governatore Generale della Marca a
favore del colonnello Andrea del Sale. Macerata, li 23 ottobre 1594».
La lettera è inserita in un foglio di carta bianca, che funge da carta di
guardia, recante diverse indicazioni (di mano del sec. XIX): «Farnese
Ferrante, vescovo di Parma, Gov(ernatore) Gen(erale) della Marca
Parm(ense). Macerata 13 ottobre 1594»; timbro di colore blu, con le
iniziali «C. A. C.»; a matita blu «730»; a penna rossa «Ms. 4».

Lettera di Ferrante Farnese, vescovo di Parma99 con un ordine a favore del


colonnello Andrea del Sale100, con cui si stabilisce che le città soggette al
colonnello debbano pagargli quanto dovuto perché egli possa riscatta-
re la propria parte dei beni immobili che gli spettano.
Inc.: Ferrante Farnese, vescovo di Parma, della provincia della
Marca Governatore Generale. Dovendo il signor Colonello Andrea del
Sale come capo delle battaglie di questa provincia a lui soggette, ricu-
perare …;
Expl.: … et l’indignation nostra, per il castigo che se si potesse
dare fu[..…] la disubidienza. In fede.

V. Parma, 31 dicembre 1666


Cart.; 1 carta; mm 199 × 270; buono stato di conservazione. Sul
verso della lettera è apposto un sigillo cartaceo e sono riportati mitten-
te e destinatario della lettera: «Margherita Duchessa di Parma. 31

99 Latera (Viterbo), 3 dicembre 1543 – Latera, novembre/dicembre 1606, figlio


primogenito di Bertoldo, duca di Latera e Farnese, del ramo farnesiano di Latera, e di
Giulia Acquaviva, fu vescovo di Parma dal 30 marzo 1573 (cfr. S. Andretta, Farnese,
Ferrante (Ferdinando), in Dizionario Biografico degli Italiani, 45, Roma 1995, pp. 84-87).
100 Cfr. nota 94.

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510 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

dicembre 66»; «Al molto illustre signor Marchese Guido Lepoli.


Bologna». La lettera è inserita in un foglio di carta bianca, che funge
da carta di guardia, recante diverse indicazioni (mano del sec. XIX):
«Margherita Duchessa di Parma, moglie di Ranuccio II. 31 dicembre
1666»; timbro di colore blu, con le iniziali «C. A. C.»; a matita violacea
«608»; a penna rossa «Ms. 5».

Lettera di Margherita duchessa di Parma101 al marchese Guido Lepoli102,


con la quale Margherita lo ringrazia per l’affetto dimostrato e gli con-
ferma di provare il medesimo affetto nei suoi confronti.
Inc.: Molto illustre signore, non mi giungono nuove l’espressioni
de’ sentimenti particolari che v. s. ha per le mie felicità …;
Expl.: … la corrispondenza del mio animo, resto con riargurar a v.
s. vere prosperità. Affezionata di s. v. Margherita duchessa di Parma.

VI.
Piccolo fascicolo costituito da due lettere inserite in un foglio di
carta bianca, che funge da cartellina, recante diverse indicazioni (mano
del sec. XIX): «Farnese duca Francesco, dignitario. Colorno 3 settem-
bre 1697»; timbro di colore blu, con le iniziali «C. A. C.»; a matita blu
«729»; a penna rossa «Ms. 6»; a matita «270».

VIa. Colorno, 3 settembre 1697


Cart.; 1 bifolio; le cc. 1v e 2r sono bianche; mm 186 × 271; buono
stato di conservazione. Sul verso della lettera è apposto un sigillo car-
taceo, ripiegato su c. 1r; è poi riportato il destinatario della lettera «Al
molto illustre signore il marchese Manzoli, gentilomo della mia
Camera e Gon(falonier)e del mio Collegio Ancarano. Bologna» e, di
altra mano, un breve regesto.

101 Firenze, 31 maggio 1612 – Parma, 6 febbraio 1679. Appartenente alla fami-
glia de’ Medici, in quanto figlia del granduca di Toscana Cosimo II, fu data in sposa
(1628) a Odoardo Farnese, duca di Parma. Morto il marito (1646), resse lo stato, dap-
prima col cardinale Francesco Maria Farnese, per il figlio Ranuccio II fino al 1649 (v.
G. Benzoni, Margherita de Medici duchessa di Parma e Piacenza in Dizionario Biografico degli
Italiani, 70, Roma 2007, pp. 144-146).
102 Si tratta probabilmente di un appartenente alla famiglia patrizia bolognese dei
Lepoli.

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Lettera di Francesco Farnese, VII duca di Parma e Piacenza103 al marchese


Manzoli104, in cui Francesco apprezza il parere del dott. Guglielmini,
circa una non specificata questione relativa al Po, e dichiara di volerlo
risentire e di ritenere utile la sua presenza a Piacenza.
Inc.: Molto illustre signore, è stato riconosciuto assai ben fondato
il parere del dott. Guglielmini sopra il consaputo affare del Po …;
Expl.: …e prego in fine a quello di v. s. con vero affetto da Dio
perfetta salute perfetta contentezza. D. V. S. molto illustre, al servizio,
Francesco Farnese.

VIb. Parma, 24 luglio 1696


Cart. (ma incollata su supporto membr.); 1 carta (inserita nella
piega della lettera VIa); mm 299 × 213. Vi è impresso un sigillo a
secco. Nel margine inferiore: «Patente di famigliarità per Giovanni
Conti di Sessa». Sul verso della lettera (membr.), testo quasi completa-
mente cancellato; nell’angolo superiore sinistro, «293/d Farnese
Francesco».

Lettera patente di Francesco Farnese, duca di Parma, di Piacenza e di


Castro105, per la concessione di famigliarità a Giovanni Conti106, con la quale,
a ricordo e memoria dei servizi resi dal padre e dal nonno del suddet-
to Conti, gli viene concesso lo stato di «Servidore Famigliare», abilitan-
dolo a godere di tutti i privilegi e le prerogative connesse a tale carica;
invita poi Principi e Ministri a riconoscere al Conti tale suo nuovo
stato.
Inc.: Francesco Farnese, per grazia di Dio duca di Parma, di
Piacenza, di Castro et cetera, confaloniere perpetuo di Santa Chiesa.
Restando viva in questa casa la memoria de’ buoni servigi che alla
medesima han resi il padre e il nonno di Giovanni Conti in cariche
militari …;
Expl.: … d’essergli cortesi alle giuste sue occorrenze de’ loro favo-
ri sicuri d’essere da noi ancora opportunamente corrisposti.

103 Parma, 19 maggio 1678 – Piacenza, 26 febbraio 1727. Duca di Parma e


Piacenza dal 12 dicembre 1694 alla morte (v. M. Romanello, Francesco Farnese, in
Dizionario Biografico degli Italiani, 49, Roma 1997, pp. 743-747).
104 Si tratta probabilmente di un appartenente alla famiglia patrizia bolognese dei
Manzoli.
105 Cfr. nota 103.
106 Destinatario non identificato.

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512 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

VII. Reggio Emilia, 1 gennaio 1724


Cart.; 1 bifolio; le cc. 1v e 2r sono bianche; mm 211 × 305; buono
stato di conservazione. Sul recto di c. 1 una scrittura minuta ha aggiun-
to sul margine superiore sinistro: «Este (d’) Francesco Maria». Sul verso
della lettera è apposto un sigillo cartaceo; è poi riportato il destinatario
della lettera, tagliato in due parti a causa dell’apertura della lettera stes-
sa: «All’illustrissimo signore Mig. Marchese Gio(vanni) Paolo Pepoli».
Una mano ottocentesca ha apposto la nota: «Egregio Marchese
Giampaolo Pepoli di Bologna». La lettera è inserita in un foglio di carta
bianca, che funge da carta di guardia recante diverse indicazioni (mano
del sec. XIX): «Este (d’) Francesco Maria, Principe di Modena e
Reggio. Reggio 1 gennaio 1724»; timbro di colore blu, con le iniziali
«C. A. C.»; a penna rossa «Ms. 7»; a matita «1724».

Lettera di Francesco (III) Maria d’Este, principe di Modena e Reggio107 al


marchese Giampaolo Pepoli108, con la quale lo ringrazia per gli auguri di
Natale e ricambia gli auguri, anche per il nuovo anno.
Inc.: Gentilissimo signore, io vedo bene dagl’auguri di felicità e
dalle altre affettuose espressioni …;
Expl.: … le auguro pieno di contenti delle congiunture, dimostran-
do la stima, con cui era pure resto per fine.

VIII. Parma, 30 dicembre 1729


Cart.; 1 bifolio; le cc. 1v e 2r sono bianche; mm 212 × 312; discre-
to stato di conservazione, sebbene il margine superiore sia in parte
rovinato, cosa che impedisce la lettura dell’intestatario. Sul recto di c. 1
una scrittura minuta ha aggiunto sul margine superiore sinistro «1224.
Rasponi Murat. Farnese Antonio». Sul verso della lettera è apposto un
sigillo cartaceo; è poi riportato il destinatario della lettera: «All’il-

107 Modena, 2 luglio 1698 – Varese, 27 aprile 1780. Figlio del duca Rinaldo d’Este
e di Carlotta Felicita Brunswick-Lüneburg, sposò Carlotta Aglae di Borbone-Orléans;
rimasto vedovo, sposò dapprima Teresa di Castelbarco, vedova Simonetta, poi Renata
Teresa d’Harrach, vedova Melzi (v. M. Romanello, Francesco III Maria d’Este, duca di
Modena e di Reggio, in Dizionario Biografico degli Italiani, 49, Roma 1997, pp. 739-743).
108 Conte di Castiglione, esponente dell’aristocrazia bolognese, aveva sposato la
nobildonna Costanza Gonzaga dei conti di Novellara, patrizia veneta (†24 aprile 1658;
cfr. M. Cavazza, “Dottrici” e lettrici dell’Università di Bologna nel Settecento, «Annali di storia
delle università italiane», 1 (1997), all’indirizzo web http://www.cisui.unibo.it/anna-
li/01/testi/studi_cavazza_frameset.htm).

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lustrissimo signor Marchese Giovanni Paolo Pepoli. Bologna». La let-


tera è inserita in un foglio di carta bianca, che funge da carta di guar-
dia, recante diverse indicazioni (di mano del sec. XIX): «Farnese
Antonio. Ultimo Duca della famiglia»; timbro di colore blu, con le ini-
ziali «C. A. C.»; a matita blu «728»; a penna rossa «Ms. 8»; a matita
«1729».

Lettera di Antonio Farnese109 al marchese Giampaolo Pepoli110, con cui lo


ringrazia per gli auguri di Natale ed esprime il desiderio di poterlo
vedere presto e servire al meglio.
Inc.: Con sentimenti di piena stima ricevo il felice annunzio, che
vostra signoria si è compiaciuta farmi per il Santo Natale …;
Expl.: … al merito singolare di vostra signoria in ogni tempo da
Dio le più perfette contentezze. Per servirla. Antonio Farnese.

IX. Modena, 5 novembre 1729


Cart.; 1 carta; mm 216 × 285; buono stato di conservazione. La
carta ha subito un tentativo di restauro al lato sinistro, dove, sul verso,
è stata incollata una striscia di carta gommata da francobolli. La lette-
ra è inserita in un foglietto di carta bianca, che funge da carta di guar-
dia, recante diverse indicazioni (di mano del sec. XIX): «(d’) Este
Rinaldo, duca di Modena. Modena 5 novembre 1729»; timbro di colo-
re blu, con le iniziali «C. A. C.»; a penna rossa «Ms. 9».

Lettera di Rinaldo d’Este, duca di Modena111 ad un destinatario sconosciu-


112
to , in cui Rinaldo esprime il proprio assenso riguardo alla scelta di

109 Parma, 29 novembre 1679 – Parma, 20 gennaio 1731. Ottavo duca di Parma
e Piacenza dal 27 febbraio 1727 alla morte, sposò (1728) Enrichetta d’Este, da cui non
ebbe figli, onde con lui si estinse la casa Farnese, e il ducato, secondo l’ordine di suc-
cessione da lui stabilito, passò (allorché fu accertata l’inesistenza di una supposta gra-
vidanza di Enrichetta) al nipote Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese e di
Filippo V di Spagna (cfr. E. Nasalli Rocca, I Farnese cit.; Drei, I Farnese. Grandezza e deca-
denza cit.).
110 Cfr. nota 108.
111 Modena, 25 aprile 1655 – Modena, 26 ottobre 1737, cardinale. Divenuto nel
1695 duca di Modena e Reggio, rinunciò al cardinalato e sposò Carlotta Felicita di
Brunswick e Lüneburg, figlia di Giovanni Federico di Brunswick-Lüneburg e di
Benedetta Enrichetta del Palatinato, cugina di re Giorgio I d’Inghilterra, imparentan-
dosi così con gran parte dei principi di Germania.
112 Il destinatario della lettera è sconosciuto; dal contenuto si apprende che aveva
un figlio di nome Giambattista.

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514 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

mandare il figlio Giambattista in collegio, assicurandogli il proprio


sostegno nel caso in cui ce ne sarà bisogno.
Inc.: Molto illustre signore, ben volentieri concorro con tutto il mio
assenso perché vostra signoria mandi in educazione …;
Expl.: … che sono anche della mia riconoscenza verso quelli del
cortese animo suo resto per fine. Come fratello. Rinaldo d’Este.

X. Napoli, 17 gennaio 1827


Cart.; 1 bifolio; la c. 2r è bianca; mm 115 × 179; buono stato di
conservazione. Una mano posteriore ha scritto, a c. 2v, un breve rege-
sto del testo: «Maria Isabella figlia di Carlo IV re di Spagna moglie
Francesco I Re di Napoli m. 13 settembre 1844». Si tratta della mede-
sima mittente e del medesimo destinatario della lettera III del ms. 6
(cfr. supra, p. 504).

Lettera di Maria Isabella di Napoli113 al nipote Carlo Ludovico114, con la


quale lo informa dello stato di salute suo e dei familiari e chiede noti-
zie riguardo a quello della nipote Teresa.
Inc.: Mio amato nipote Carlo! Siamo tutti chi più chi meno raffred-
dati, con un tempo orribile…;
Expl.: … e che non abbiate tanto cattivo tempo: salutatemi Teresa,
credete che vi ama e pensa sempre a voi. La vostra tenera zia ed amica
Maria Isabella.

XI. Napoli, 6 marzo 1827


Cart.; 1 bifolio; le cc. 1v e 2r-v sono bianche; mm 180 × 227;
buono stato di conservazione. A c. 1r, nel margine superiore sinistro,
una mano posteriore ha scritto a matita «1827»; a penna rossa «Ms. 11».
Si tratta della medesima mittente e del medesimo destinatario della let-
tera V del ms. 6 (cfr. supra, p. 505).

Lettera di Francesco (I, re di Napoli) al nipote (Carlo Ludovico), con la


quale Francesco invia venti fagiani cacciati insieme e saluta affettuosa-
mente il nipote e la moglie.
Inc.: Mio carissimo nipote, colla presente occasione vi mando venti
faggiani di quelli che abbiamo ammazzati questa mattina a Capodi-
monte insieme…;
113 Cfr. nota 82.
114 Cfr. nota 81.

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Expl.: … e credetemi per la vita sempre lo stesso, qual mi confer-


mo, nell’abbracciarvi di vero cuore. Vostro affezionato zio Francesco.

XII. Pillnitz (Dresda), 3 luglio 1826


Cart.; 1 bifolio; le cc. 1v e 2r sono bianche; mm 126 × 185; buono
stato di conservazione. A c. 2v sigillo in ceralacca rossa; indicazione del
destinatario della lettera: «A sua eccellenza reverendissimo monsignor
Daulo Augusto Foscolo, arcivescovo di Corfù, presso la corte di
Lucca»; note posteriori a matita «1826»; «Luisa di Borbone, sorella di
Carlo Ludovico, principessa di Sassonia»; a penna rossa «Ms. 12». Si
tratta della medesima mittente e del medesimo destinatario della lette-
ra II del ms. 6, che inoltre risulta inviata dalla stessa località (cfr. supra,
p. 503-504).

Lettera di Maria Luisa Carlotta di Borbone-Parma115 a mons. Daulo


Augusto Foscolo, arcivescovo di Corfù116, con la quale lo prega di chiedere a
Carlo (Carlo Ludovico, suo fratello) di inviarle l’itinerario del suo viag-
gio117.
Inc.: Caro amico, solo due righe, avendo molta fretta …;
Expl.: … mi mandi l’itinerario del suo viaggio. Sono con tutta
l’amicizia, vostra affettuosa amica Luisa.

XIII. Sala, 3 ottobre (1855?)


Cart.; 1 bifolio listato a lutto; la c. 2r è bianca; mm 189 × 242;
buono stato di conservazione, ma con macchie di umidità. A c. 2v
sigillo in ceralacca nera; indicazione del destinatario della lettera: «Al
Illustrissimo Conte Cesare Canini, <incerta lettura>». Un’annotazione
posteriore a c. 1v dichiara: «Donato dal prof. Borgognini». La lettera è
inserita in un foglietto di carta bianca, che funge da carta di guardia,
recante diverse indicazioni (di mano del sec. XIX): «Luisa di Borbone
(Duchessa di Parma). Parma, 3 ottobre 1855» ; «N. 17» depennato con
tratti di matita; timbro di colore blu, con le iniziali «C. A. C.»; a mati-
ta, nel margine superiore, «1855»; a penna rossa nell’angolo in alto a
sinistra: «Ms. 13» e più sopra, a matita, «411».

115 Cfr. nota 83.


116 Cfr. nota 84.
117 Si tratta probabilmente del progettato viaggio in Germania di Carlo Ludovico,
di cui si parla nella lettera V. del ms. 6 (cfr. supra, p. 505-506).

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516 AIRÒ - CALDELLI - DE FRAJA - FRANCESCONI

Lettera di Luisa (di Borbone, duchessa di Parma)118 al conte Cesare


<Canini>119, con la quale Luisa gli chiede di recarsi a Stradella in soc-
corso di una certa signora Vaucher, prestando attenzione a non con-
trarre la peste o il colera120 avvicinando gli abitanti di Piacenza.
Inc.: Fatemi il piacere di andare con questo lasciapassare sino alla
Stradella a prendere questa infelice Mademoiselle Vacher che ci sta pri-
gioniera …;
Expl.: … dove 56 persone hanno il cholera e che hanno paura di
quelli di Stradella o di … Il Signore vi accompagni. Luisa.

(Scuola naz. di Studi medievali) ANNA AIRÒ - ELISABETTA CALDELLI


VALERIA DE FRAJA - GIAMPAOLO FRANCESCONI

118 Luisa Maria Teresa di Berry Borbone-Francia (Parigi, 21 settembre 1819 –


Venezia, 1 febbraio 1864) fu duchessa di Parma, in quanto moglie di Carlo III di
Borbone, duca di Parma, e, in seguito all’uccisione del marito, reggente per il figlio
Roberto I.
119 Destinatario non identificato.
120 Nel 1855 in effetti un’epidemia di colera si diffuse anche nel Ducato di Parma
e Piacenza, come nel resto della Penisola.

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IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO 517

Fig. 1 - Roma, Istituto storico italiano per il medio evo, ms. 1

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518 IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO

Fig. 2 - Roma, Istituto storico italiano per il medio evo, ms. 2

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IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO 519

Fig. 3 - Roma, Istituto storico italiano per il medio evo, ms. 3

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520 IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO

Fig. 4 - Roma, Istituto storico italiano per il medio evo, ms. 3bis

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IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO 521

Fig. 5 - Roma, Istituto storico italiano per il medio evo, ms. 8

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522 IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO

Fig. 6 - Roma, Istituto storico italiano per il medio evo, ms. 9

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IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO 523

Fig. 7 - Roma, Istituto storico italiano per il medio evo, ms. 10

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524 IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO

Fig. 8 - Roma, Istituto storico italiano per il medio evo, ms. 4, lettera IV a-b

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IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO 525

Fig. 9 - Roma, Istituto storico italiano per il medio evo, ms. 6, lettera V

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526 IL FONDO MANOSCRITTO DELL’ISTITUTO

Fig. 10 - Roma, Istituto storico italiano per il medio evo, ms. 7, lettera II

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