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MEDIOEVO 30

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MEDIOEVO 30

Laboratorio di agiografia.
Filologia, edizione, interpretazione delle fonti

VITA E MIRACOLI
DI ROSA DA VITERBO
(dal Processo di canonizzazione del 1457)

a cura di
Attilio Bartoli Langeli - Eleonora Rava - Filippo Sedda

Testo
I tre curatori con la collaborazione di
Giulia Cò, Romina De Vizio, Juri Leoni, Vincenzo Livia,
Barbara Losciale, Francesco Nocco, Teresa Onori, Luca Polidoro,
Sara Pretto, Massimo Reschiglian, Cristina Trequattrini

Traduzione
Fortunato Frezza

Prefazione
Alessandra Bartolomei Romagnoli

Roma 2019
ANTONIANUM

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Le riproduzioni di manoscritti inseriti in questo volume sono autorizzate da
Paris, Bibliothèque nationale (rdv-1904-001523 del 15 aprile 2019 )
Parma, Biblioteca Palatina (Prot. 1744, class. 281303 del 23 aprile 2019)
Viterbo, Archivio Generale della Federazione delle Clarisse Urbaniste d'Italia

Volume stampato con il contributo di


Ministero dei beni e delle attività culturali - Direzione generale per le biblioteche,
gli istituti culturali e il diritto d’autore
Centro Studi Santa Rosa da Viberbo Onlus (2×1000)

Questo volume è stato sottoposto a double peer review.

© by Pontificio Ateneo Antonianum


Edizioni Antonianum
Via Merulana, 124 – I – 00185 ROMA
Tel. 06/70373461 - Fax 06/70373604
Web: www.antonianum.eu
Email: direzioneeditoriale@antonianum.eu
ISBN 978-88-7257-109-5

Impaginazione Filippo Sedda
Stampa Tipografia Giammarioli – Via Enrico Fermi, 8-10 - Frascati

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Sommario

Alessandra Bartolomei Romagnoli, Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . VII

Nota dei curatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XXIII

INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . XXV
I. I testimoni, p. XXVI
II. I testi, p. XXXVI
III. Questa edizione, p. XLVI
Vincenzo Livia, A proposito dei miracoli: le infermità e le guarigioni, p. LIII
Tavole, p. LIX

EDIZIONE E TRADUZIONE
Vita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
Miracula . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64

Fortunato Frezza, Postfazione. Dalla storia alla carta ai nostri giorni . . . . . . . 277

Indice delle opere citate . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 281


Indice dei nomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 289

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PROSPETTO DELLE SIGLE

A VITERBO, Monastero di Santa Rosa, Archivio storico, Fondo


antico, ms. 172 [Processus canonizationis, mundum]
M Ibid., ms. 152 [Processus canonizationis, minuta]
Vt Ibid., perg. n. n. [«antiquissima et autentica scriptura»]
P1 PARIS, Bibliothèque nationale, ms. Nouvelles acquisitions latines
890 [Liber miraculorum I]
P2 PARMA, Biblioteca palatina, ms. Parm. 71 [Liber miraculorum II]

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Prefazione

Il libro che si leggerà ha una storia particolare, che è forse opportuno


richiamare, anche per comprenderne la struttura e l’impostazione. Esso è
infatti il primo risultato di un progetto sperimentale, un Laboratorio in cui
si insegnano i metodi di edizione e interpretazione delle fonti agiografiche.
Il cantiere ha preso vita nell’autunno del 2016 per iniziativa congiunta di
vari enti e associazioni culturali: la Scuola superiore di studi medievali e
francescani della Pontificia Università Antonianum di Roma, che ha
offerto con generosità spazi, strumenti, e anche la sede editoriale, oltre che
la consulenza e il qualificato appoggio dei suoi Presidi, Pietro Messa, e
adesso Marco Guida; il Centro culturale dell’Aracoeli, con p. Alvaro
Cacciotti; l’AISSCA (Associazione italiana per lo studio della santità, dei
culti e dell’agiografia). Cito per ultimo il Centro studi Santa Rosa da
Viterbo, che in realtà ha fatto un po’ la parte del leone nell’impresa, non
solo per la fonte agiografica prescelta, la Vita rosiana, ma per il
coinvolgimento appassionato di Filippo Sedda e di Eleonora Rava, vero
cuore carismatico della intera operazione, condotta dal magister Attilio
Bartoli Langeli. Lungo l’arco di un anno accademico – inteso nel senso
pieno di due semestri, come si usava una volta – gli allievi del Laboratorio
si sono misurati nella trascrizione delle parti di testo loro assegnate, per
poi riunirsi una volta al mese, a confrontarsi sui risultati del loro lavoro,
sotto lo sguardo vigile di Bartoli Langeli, mentre Rava teneva le fila di
tutta la trama. La traduzione del testo latino infine ricomposto è stata
invece assicurata da mons. Fortunato Frezza, che, fedele alle sue origini
viterbesi, non si è sottratto a questo impegno, nonostante esso sia andato
ad assommarsi alle responsabilità legate alla recente nomina a camerlengo
della Basilica di S. Pietro.
Il processo di costruzione di questo libro è stato, forse, non meno si-
gnificativo e importante del traguardo raggiunto. Si è fatta una scuola in
condizioni e con metodi ormai difficilmente praticabili nelle sedi
accademiche ufficiali. Tutti i proponenti e gli agenti sono tra loro legati da
rapporti di amicizia, da una consuetudine cementata da interessi comuni.
La scuola rilascia alla fine del corso un diploma di partecipazione, che non
ha valore legale: chi si iscrive, lo fa solo per imparare, per il gusto della

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VIII Alessandra Bartolomei Romagnoli

ricerca e con spirito di gratuità. Gli allievi, nominati nel frontespizio,


provenivano da diverse regioni italiane e alcuni di loro si sono sobbarcati
lunghi viaggi per partecipare alle esercitazioni del venerdì all’Antonianum.
L’esperimento iniziato dimostra che esiste una domanda reale, che
l’agiografia – e gli studi storico-religiosi in generale – non sono un orticello
separato per pochi vetusti cultori. A mancare, semmai, sono le occasioni e
gli spazi. Dopo aver dedicato il suo secondo anno a un testo di Mariano
da Firenze, con la guida di Daniele Solvi, il Laboratorio è adesso, 2018-
2019, al suo terzo anno: con il coordinamento di Filippo Sedda si sta
lavorando all’Ufficio liturgico della festa della stimmatizzazione di
Francesco di Assisi.
Il Laboratorio continuerà finché ci saranno gli studenti e si
troveranno maestri disposti a guidare il lavoro comune. È un compito non
facile: chi ha pratica di edizioni, sa bene quanto sia più agevole procedere
in solitaria o in piccoli gruppi, trattenendo tutto per sé il piacere, come
anche il merito della scoperta. Questo libro, invece, è un classico lavoro di
bottega, quasi in senso medievale. Ciascuno ha portato qualcosa: un
mattone o un travicello, un pezzo di legno o un po’ di malta, anche se poi
si avverte, forte, l’imprinting del capocantiere, che si mimetizza a fatica
nell’anonimia della Introduzione.

Si sa che compito del filologo è quello di restituire un testo prossimo,


il più possibile, a quello originale. Ma per il periodo medievale la
situazione si complica, non soltanto per le circostanze della trasmissione,
la carsicità delle testimonianze, sottoposte alle ingiurie della storia, ma per
il concetto stesso di autore, molto diverso da quello che ne abbiamo noi
moderni. Se l’autorialità è sovente incerta, plurima, disseminata, non meno
importante, allora, è ricostruire con esattezza i percorsi accidentati e
contorti, la progressiva sedimentazione del testo, del suo farsi.
La Vita et miracula di Rosa da Viterbo è un caso esemplare di questa
situazione. Cerco di riassumere i principali risultati dell’indagine,
tralasciando le finezze che solo una lettura attenta dell’Introduzione può
far meglio apprezzare. Il testo qui pubblicato è tratto dal verbale del
processo di canonizzazione indetto da papa Callisto III nel 1456, e che si
tenne effettivamente a Viterbo nella primavera dell’anno successivo. Da
prassi, il pontefice aveva convocato tre cardinali, grandi nomi della Curia
romana di quel tempo: Bessarione, Domenico Capranica, Prospero
Colonna. Ma questi illustri personaggi rimasero sullo sfondo, perché la
procedura si arrestò alla inquisitio in partibus, l’inchiesta diocesana, e non

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Prefazione IX

approdò a Roma per la fase cosiddetta apostolica. L’ingente materiale allora


prodotto
approdò arestò Roma dunque
per la nelle mani delleapostolica.
fase cosiddetta suore, custodito
L’ingentenell’archivio
materiale alloradel
Santuario viterbese.
prodotto restò dunque nelle mani delle suore, custodito nell’archivio del
Era nella
Santuario consuetudine, in vista di un processo, predisporre una Vita.
viterbese.
Ma nel Eracasonelladiconsuetudine,
Rosa, una candidata in vista agli
di unonori degli altari
processo, morta una
predisporre ormai da
Vita.
due secoli, questo dossier agiografico assumeva una
Ma nel caso di Rosa, una candidata agli onori degli altari morta ormai da importanza capitale,
dal
due momento
secoli, questo che dossier
la maggioranza
agiografico dei assumeva
testimoni,una evidentemente, poteva
importanza capitale,
esprimersi
dal momento solo che
sullalasua fama di santità
maggioranza (requisito peraltro
dei testimoni, evidentemente, indispensabile,
poteva
allora comesolo
esprimersi oggi,sullapersuail fama
riconoscimento ufficiale).peraltro
di santità (requisito E infatti nei codici
indispensabile,
processuali
allora comequesto oggi, corpus
per il agiografico
riconoscimento vieneufficiale).
messo nelEgiusto infattirisalto: esso
nei codici
costituisce quasi una sezione autonoma, tale da giustificare
processuali questo corpus agiografico viene messo nel giusto risalto: esso un trattamento
editoriale
costituiscespecifico,
quasi unacome sezioneappunto avviene
autonoma, neldanostro
tale caso. un trattamento
giustificare
La Vita
editoriale che il postulatore
specifico, come appunto Cristoforo
avviene nel Malvicini
nostro–caso. l’altro era un frate
francescano
La Vita che il postulatore Cristoforo Malvicini – l’altro di
– presentò ai due commissari inquirenti, i vescovi eraViterbo
un frate e
di Orte, era di un autore anonimo, ma risaliva, almeno
francescano – presentò ai due commissari inquirenti, i vescovi di Viterbo e nel suo nucleo
originario,
di Orte, eraagli di inizi
un autore del Trecento.
anonimo, Era dunque almeno
ma risaliva, piuttosto nelantica, e la
suo nucleo
cronologia
originario, proposta
agli inizi dai del curatori
Trecento. – quale si desume
Era dunque dalla datazione
piuttosto antica, e di la
alcuni miracoli – risulta pienamente attendibile,
cronologia proposta dai curatori – quale si desume dalla datazione di come si vedrà, anche per
una
alcuniserie di indizi
miracoli interni
– risulta presenti nella
pienamente Vita. Tra
attendibile, come le si prove
vedrà, documentali
anche per
esibite
una serie vi era però anche
di indizi presentiLegenda.
interniun’altra Relitto
nella Vita. Tra della
le prove documentazione
documentali
duecentesca
esibite vi eradell’archivio,
però anche laun’altra preziosa pergamena
Legenda. Relittoche dellala tramanda,
documentazionemolto
danneggiata e di difficile lettura, ne conserva
duecentesca dell’archivio, la preziosa pergamena che la tramanda, moltosolo un frammento, ma
quanto è rimasto fa rimpiangere la perdita della
danneggiata e di difficile lettura, ne conserva solo un frammento, ma Vita seriore (Giuseppe
Abate,
quanto nella sua edizione
è rimasto del 1952,laleperdita
fa rimpiangere aveva denominate,
della Vita seriore rispettivamente,
(Giuseppe
Vita
Abate, prima Vitaedizione
nellae sua secunda).del Ed1952,
è anche questo
le aveva un punto rispettivamente,
denominate, su cui meriterà
tornare.
Vita prima e Vita secunda). Ed è anche questo un punto su cui meriterà
Del quinterno prodotto dai postulatori si conservano le trascrizioni
tornare.
dei notai, che avevano
Del quinterno un ruolo
prodotto dai chiave
postulatorinell’intero procedimento,
si conservano perché
le trascrizioni
era
dei anotai,
loro cheche spettava
avevanopreparare
un ruolo i chiave
materiali per l’istruttoria,
nell’intero procedimento, verbalizzare
perché le
testimonianze, predisporre il testo definitivo da inviare
era a loro che spettava preparare i materiali per l’istruttoria, verbalizzare le a Roma per la fase
curiale del processo
testimonianze, (1). Il manoscritto
predisporre 172, base
il testo definitivo di questa
da inviare nuovaper
a Roma edizione,
la fase
ècuriale
il registro ufficiale,(1una
del processo ). Il copia di rappresentanza,
manoscritto 172, base di valida
questaenuova compiuta, che
edizione,
doveva rispondere
è il registro ufficiale,a questa
una copiaultimadibisogna. È opera valida
rappresentanza, del notaio Polidoroche
e compiuta, da
doveva rispondere a questa ultima bisogna. È opera del notaio Polidoro da

(1) Sul rilievo crescente assunto dai notai, parallelo e contestuale alla progres-
siva formalizzazione delle procedure
(1) Sul rilievo crescente per notai,
assunto dai il riconoscimento della santità,
parallelo e contestuale allaaveva già
progres-
richiamato l’attenzione il volume M ICHETTI, Notai, miracoli e culto dei santi.
siva formalizzazione delle procedure per il riconoscimento della santità, aveva già
richiamato l’attenzione il volume MICHETTI, Notai, miracoli e culto dei santi.

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X Alessandra Bartolomei Romagnoli

Montefiascone, che ambisce a una certa sostenutezza formale, ma è un po’


Montefiascone,
pasticcione. che ambisce
Si scorda a una certa
di completare sostenutezza
e rifinire il libroformale,
in ogni ma suaèparte
un po’ –
pasticcione.
mancano ad Siesempio
scorda alcuni
di completare e rifinire
titoli rubricati il libro–, in
in rosso maogni
questosua sarebbe
parte –
mancano
meno ad esempio
grave. alcuni che
È il suo latino titolizoppica,
rubricatie in rosso presenta
il testo –, ma questo«moltisarebbe
errori,
meno grave. È ilincomprensioni».
fraintendimenti, suo latino che zoppica,
Ad emendaree il testo presenta
le sue pecche «molti errori,il
soccorre
fraintendimenti,
lavoro del collegaincomprensioni».
Bartolomeo de’ Ad emendare
Tignosini, le sue
autore di unpecche soccorre il
liber miraculorum
lavoro
che servìdelcome
collegapezzaBartolomeo
d’appoggio de’perTignosini, autore diÈunquesto
gli interrogatori. liber miraculorum
l’antigrafo
che servì come pezza d’appoggio per gli interrogatori.
perduto dei due codici attualmente conservati a Parma e a Parigi, È questo l’antigrafo
codici
perduto
che dei due codici
documentano la faseattualmente conservati a Parma
iniziale dell’istruttoria: mancano e a alcuni
Parigi,episodi
codici
che documentano
della la fase iniziale
Vita e diversi miracoli, dell’istruttoria:
poi recuperati mancano
nel registro alcuni episodi
di Polidoro.
Vita e qui
dellaQuella diversi miracoli,
fornita non èpoi recuperati
dunque nel registro
una edizione di Polidoro.
diplomatica “pura”, ma
Quella
proprio lo qui fornita
studio non è dunque
approfondito deiunarapporti
edizionetra diplomatica “pura”, ma
i testi consente di
proprio lo studio approfondito dei rapporti tra
penetrare dietro le quinte di un processo del Quattrocento, e vedere, in i testi consente di
penetrare come
concreto, dietro lavoravano
le quinte di i un processo
notai nella delloroQuattrocento,
officina, in un e vedere,
intreccioin
concreto, tra
continuo come lavoravano
oralità i notai
e scrittura. Comenella
osserva loroFilippo
officina, in un
Sedda, nelintreccio
tirare le
continuodella
somme tra oralità e scrittura.
ricostruzione, qui Come
non siosserva Filippo
tratta tanto di Sedda,
fissare nelunotirare
stemmale
somme quanto
codicum, della ricostruzione, qui nonosiredactionum,
uno stemma textuum tratta tantoossia di fissare uno stemma
un grafico/albero
codicum,
che quanto
illustri uno stemma
le diverse tappetextuum o redactionum,
redazionali ossia un grafico/albero
che conducono, finalmente, al
che illustri
registro le diverse
ufficiale, tappeultima
la versione redazionali che conducono, finalmente, al
e definitiva.
registro ufficiale, la versione ultima e definitiva.
Attendiamo che il Centro studi S. Rosa appronti finalmente l’edizione
Attendiamo
dell’intero processo, che ilmaCentro studisiS.possa
mi pare Rosa dire,
approntigià finalmente
sulla base di l’edizione
questo
dell’intero
primo processo,
saggio, ma mi pare
che a Viterbo, nella siprimavera
possa dire, del già sulla
1457, base dimolto
si lavorò questoe
primo saggio, che a Viterbo, nella primavera del 1457, si lavorò molto e
bene.
bene.Si era allora in una stagione di fervorosa ripresa della fabbrica dei
santi:Sinel
era1450
alloraerainstato
una canonizzato
stagione di fervorosa
Bernardinoripresa da Sienadella(2),fabbrica
a Romadei in
santi: nel
quegli 1450
stessi erasistato
anni canonizzato
svolsero ben treBernardino
inchieste per da Francesca
Siena (2), aBussa Romadei in
quegli stessi
Ponziani, anni sisanta
la futura svolsero ben treRomana
Francesca inchieste (3).per Francesca
Bisognava Bussa deiil
recuperare
Ponziani,
tempo la futura
perduto doposanta Francesca
la lunga Romana
pausa della ( ). dei
fabbrica3 Bisognava recuperare
santi seguita alla fineil
tempoScisma
dello perduto(4dopo ), ma laillunga pausaalquanto
prestigio della fabbrica
scossodeidella
santiSede
seguita alla fine
apostolica
dello Scisma (4), ma il prestigio alquanto scosso della Sede apostolica
(2) PELLEGRINI, Il processo di canonizzazione di Bernardino da Siena.
((23)) P
LELLEGRINI , Il processo
UGANO, I processi di per
inediti canonizzazione di Bernardino
Francesca Bussa da Siena.
dei Ponziani. Francesca tuttavia
sarebbe
(3) Lstata canonizzata
UGANO , I processi da papa
inediti per Paolo
Francesca V Bussa
soltanto nel 1608:Francesca
dei Ponziani. come pertuttavia
Rosa,
anche la stata
sarebbe sua procedura
canonizzatavenneda insabbiata.
papa Paolo V soltanto nel 1608: come per Rosa,
anche(4la sua procedura
) André Vauchezvenneponeva insabbiata.
come terminus ad quem del suo studio sui processi
di canonizzazione in età poneva
(4) André Vauchez medievale come il pontificato di Martino
terminus ad quem del suoV,studio
quale sui
chiusura di
processi
un ciclo. Tra il 1418ineetà
di canonizzazione il 1445, infatti,il lapontificato
medievale Sede Apostolica non ordinò
di Martino V, qualealcuna nuova
chiusura di
un ciclo. Tra il 1418 e il 1445, infatti, la Sede Apostolica non ordinò alcuna nuova

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Prefazione XI

imponeva anche una rinnovata esigenza di correttezza nelle procedure, un


ripensamento
imponeva anche complessivo,
una rinnovata anche a livello
esigenza di ecclesiologico,
correttezza nelle delle modalitàune
procedure,
della prassi cultuale ( 5).
ripensamento complessivo, anche a livello ecclesiologico, delle modalità e
della Questa preoccupazione
prassi cultuale (5). si coglie, in filigrana, anche nell’inchiesta di
Rosa:Questa
solo un esempio, ma disi un
preoccupazione certoinpeso.
coglie, Vi è anche
filigrana, infatti nell’inchiesta
un tentativo di
classificazione
Rosa: gerarchicama
solo un esempio, deidimiracoli,
un certo secondo
peso. Vi laè infatti
tripliceun distinzione
tentativo di
fenomeni «supra naturam ... praeter naturam ... contra
classificazione gerarchica dei miracoli, secondo la triplice distinzione naturam». Questa
di
tassonomia«supra
fenomeni astratta
naturam– diversa da quella
... praeter naturamtradizionale,
... contra per malattie,
naturam». qui
Questa
comunque rispettata
tassonomia astratta –nell’ordinamento
diversa da quella dei miracoli – riflette
tradizionale, per le indicazioni
malattie, qui
già espresserispettata
comunque da un insigne giureconsulto,
nell’ordinamento Martino –Garati,
dei miracoli rifletteinterpellato da
le indicazioni
Giovanni da Capestrano in occasione del processo di
già espresse da un insigne giureconsulto, Martino Garati, interpellato da canonizzazione di
Bernardino da Siena. In una lettera-trattato indirizzata
Giovanni da Capestrano in occasione del processo di canonizzazione di al frate, il Garati
riprendeva da
Bernardino unSiena.
classicoIn una luogo tomista, indirizzata
lettera-trattato quale criterioal frate,probatorio
il Garati
indispensabile a decidere del carattere effettivamente
riprendeva un classico luogo tomista, quale criterio probatorio sovrannaturale di un
evento miracoloso (6).
indispensabile a decidere del carattere effettivamente sovrannaturale di un
eventoSi miracoloso
apre allora (la 6). domanda: perché il processo di Rosa, che pareva
ormaiSi così
apreben avviato,
allora dopo il timido
la domanda: perchéincipit duecentesco,
il processo di Rosa,si arenò ancora
che pareva
una volta?
ormai così Penso che ladopo
ben avviato, ragione vada cercata
il timido in un orizzonte
incipit duecentesco, più ampio,
si arenò ancora
ove si
una tengaPenso
volta? contoche di quel processo
la ragione di delocalizzazione
vada cercata in un orizzonte della santità che fu
più ampio,
uno sidegli
ove aspetti
tenga contopiù vistosi
di quel del riformismo
processo osservante,della
di delocalizzazione una santità
svolta che
di cui
fu
Giovanni
uno degli da Capestrano
aspetti più vistosi fu ancora una volta osservante,
del riformismo protagonista. unaIl suo ruolo
svolta fu
di cui
Giovanni da Capestrano fu ancora una volta protagonista. Il suo ruolo fu
inquisitio, né procedette ad alcuna canonizzazione, ma a questa sospensione «fece
seguito
inquisitio,danéparte della Chiesa
procedette di Roma
ad alcuna un rinnovatoma
canonizzazione, controllo
a questasul culto dei santi
sospensione «fecee
un progressivo
seguito da parte radicamento
della Chiesa di di Roma
una disciplina
un rinnovatonuova, che teneva
controllo in assai
sul culto minore
dei santi
conto le concezioni
un progressivo popolari» di
radicamento (Vuna
AUCHEZ , La santità
disciplina nuova,nel medioevo,
che teneva 17).in assai minor
conto( le5 ) Nei processipopolari»
concezioni del Quattrocento
(VAUCHEZ si ,può parlareneldimedioevo,
La santità una modernizzazione,
17). nel
senso(5di una razionalizzazione e uniformazione delle procedure,
) Nei processi del Quattrocento si può parlare di una modernizzazione, nel ma soltanto per
la fasedicuriale
senso del processo, dove
una razionalizzazione l’alto livellodelle
e uniformazione di professionalità attestavaper
procedure, ma soltanto la
maturità burocratica raggiunta dal personale della Curia.
la fase curiale del processo, dove l’alto livello di professionalità attestava la Le inchieste in partibus,
invece, non
maturità erano condotte
burocratica raggiunta condalcriteri rigidi edella
personale i commissari
Curia. Leconservavano ancora
inchieste in partibus,
larghi margini di discrezionalità. E comunque il potere
invece, non erano condotte con criteri rigidi e i commissari conservavano ancora decisionale era ormai
saldamente concentrato nelle mani del sommo pontefice.
larghi marginie di discrezionalità. E comunque il potere decisionale era ormai Cf. P ELLEGRINI , La
sainteté au XV
saldamente siècle.
concentrato nelle mani del sommo pontefice. Cf. PELLEGRINI, La
sainteté(6)auIlXV
trattato
e
siècle.risale agli anni 1445-1448 e si ricollega alla presenza a Siena del
giurista: «ut aliquid
( ) Il trattato risale
6 proprie aglimiraculum
anni 1445-1448esse dicatur quatuor
e si ricollega allarequiruntur,
presenza a scilicet ut
Siena del
sit contra naturam, et sit a Deo, et sit evidens, et sit ad
giurista: «ut aliquid proprie miraculum esse dicatur quatuor requiruntur, scilicet ut corroborandum fidei
nostre.
sit contra Si aliquod
naturam,istorumet sit adefuerit,
Deo, etnon est miraculum,
sit evidens, sedcorroborandum
et sit ad potius miraculosumfidei
uel mirum» (M AFFEI , Il trattato di Martino Garati, 593-594).
nostre. Si aliquod istorum defuerit, non est miraculum, sed potius miraculosum
uel mirum» (MAFFEI, Il trattato di Martino Garati, 593-594).

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XII Alessandra Bartolomei Romagnoli

infatti determinante nel sancire il declino di quella che era stata l’antica
strategia
infatti mendicante nel
determinante di promozione
sancire il declinocapillare di cultiche
di quella locali
eradistata
personaggi
l’antica
degni di venerazione per la loro santa vita, anche a prescindere
strategia mendicante di promozione capillare di culti locali di personaggi dal
riconoscimento
degni ufficialeperdalaparte
di venerazione loro della
santagerarchia ecclesiastica
vita, anche ( ). Culti
a prescindere
7
dal
minori, che generalmente
riconoscimento ufficiale da nonparte
oltrepassavano il raggio
della gerarchia di attrazione
ecclesiastica delle
(7). Culti
comunitàche
minori, di generalmente
appartenenza,non ma che in qualche modo
oltrepassavano emblematizzavano
il raggio di attrazione delleil
patto di reciprocità tra la civitas e i nuovi Ordini
comunità di appartenenza, ma che in qualche modo emblematizzavano all’atto del loroil
insediamento
patto nel tessuto
di reciprocità tra urbano
la civitas( ).eCosì
8 li aveva
i nuovi descritti
Ordini mezzo
all’atto delsecolo
loro
prima Franco Sacchetti
insediamento nel tessuto(9):urbano (8). Così li aveva descritti mezzo secolo
prima Franco Sacchetti (9):
Ogni cosa consentono, purché tirino a loro. Gli Frati Minori ne la città di
Firenze
Ognihanno
cosail consentono,
corpo di Sanpurché... e quel di San
tirino Gherardo
a loro. da Villamagna,
Gli Frati Minori ne elaquello di
città di
Santa Miliana de’ Cerchi, che dal “beato” son venuti al “Santo”,
Firenze hanno il corpo di San ... e quel di San Gherardo da Villamagna, e quello di e a tutti è apiccata di
molta cera, dove
Santa Miliana de’ al Nostro
Cerchi, cheSignore e a glison
dal “beato” Appostoli
venuti alnon ha punto,
“Santo”, e eziandio
e a tutti a San
è apiccata di
Francesco.
molta cera, E’ Predicatori
dove al Nostro hanno Beata
Signore e aGiovanna con l’orcio
gli Appostoli non hade l’olio edipinta,
punto, eziandiodicendo
a San
che, quandoE’dava
Francesco. de l’oliohanno
Predicatori per Dio,
Beatasempre
Giovannaparea conche crescesse
l’orcio ne dipinta,
de l’olio l’orcio (forse
dicendodi
luglio quando per lo caldo riboliva); hanno Beata Villana, che
che, quando dava de l’olio per Dio, sempre parea che crescesse ne l’orcio (forse di fu mia vicina, e fu
giovane fiorentina;
luglio quando per lopur andava
caldo vestita
riboliva); comeBeata
hanno l’altre, e fannone
Villana, che fu già mia festa,
vicina,e eSan
fu
Domenico si sta da parte. Li Romitani hanno San Barduccio,
giovane fiorentina; pur andava vestita come l’altre, e fannone già festa, e de gli altri; e’ Carmelitti
e San
eDomenico
le altre religioni
si sta daneparte.
sono Li
di Romitani
simili tuttehanno
piene,San
e laBarduccio,
gente corree detutta
gli aaltri;
le cose nuove, e
e’ Carmelitti
Santo Agostino
e le altre religionie San Benedetto
ne sono di similinon [è] piene,
tutte vicitatoe come
la gente quelli quia
corre omnia
tutta a lenova
coseplacent.
nuove, e
Santo Agostino e San Benedetto non [è] vicitato come quelli quia omnia nova placent.
A questa panoplia dei santi novellini contro cui si era rivolta la ferula
del Sacchetti
A questasipanoplia
può ascrivere anche
dei santi Rosa, contro
novellini ma a metàcui Quattrocento
si era rivolta lail ferula
clima
era ormai cambiato. E la messa in discussione non restava confinata
del Sacchetti si può ascrivere anche Rosa, ma a metà Quattrocento il clima alla
satira letteraria,
era ormai ma E
cambiato. diveniva
la messa il in
perno di una non
discussione vera restava
e propria azionealla
confinata di
riforma. Alla disseminazione
satira letteraria, ma diveniva ile perno
parcellizzazione
di una vera deie culti in cui
propria si era
azione di
frammentata
riforma. Allaladisseminazione
memoria, e dunque anche l’identità dei
e parcellizzazione dell’Ordine,
culti in lo
cuizelo del
si era
leader dell’Osservanza
frammentata la memoria,si eponeva
dunque sottoancheill’identità
segno di una ricomposizione
dell’Ordine, lo zelo del
intornodell’Osservanza
leader ai santi nobili sidella tradizione
poneva sotto ilscritturale
segno die unamartiriale, ai padri
ricomposizione
intorno ai santi nobili della tradizione scritturale e martiriale, ai padri
(7) BARTOLOMEI ROMAGNOLI, Osservanza francescana e disciplina del culto dei
santi, (134-135.
7) BARTOLOMEI ROMAGNOLI, Osservanza francescana e disciplina del culto dei

santi, (134-135.
8) Per il concetto di “religione civica”, che supera quello della antica

“religione
(8) Per dellail città”,
concetto punto di riferimento
di “religione essenziale
civica”, sono lequello
che supera ricerche di André
della antica
Vauchez, o in proprio o da lui promosse. Cf. V AUCHEZ , La religion
“religione della città”, punto di riferimento essenziale sono le ricerche diPer civique. una
André
visione di insieme sullo sviluppo dei nuovi culti, con relativa
Vauchez, o in proprio o da lui promosse. Cf. VAUCHEZ, La religion civique. Per una bibliografia, cf.
B ENVENUTI , La civiltà urbana. Per il culto cittadino di Rosa da
visione di insieme sullo sviluppo dei nuovi culti, con relativa bibliografia, cf. Viterbo si veda
AUCHEZ, Rosa
VENVENUTI
B , Ladaciviltà
Viterbo.
urbana. Per il culto cittadino di Rosa da Viterbo si veda
VAUCHEZ(9) SACCHETTI , Opere, 101-102.
, Rosa da Viterbo.
(9) SACCHETTI, Opere, 101-102.

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Prefazione XIII

fondatori del primo secolo mendicante, o comunque alla santità


francescana
fondatori del vestita primodell’abito.
secolo In nome delle esigenze
mendicante, superiori dell’unità,
o comunque alla santitàsi
imponeva anche una ristrutturazione del santorale, rappresentato
francescana vestita dell’abito. In nome delle esigenze superiori dell’unità, si da celesti
intercessori
imponeva anche di significato e portata universale.
una ristrutturazione del santorale, rappresentato da celesti
Nel Quattrocento
intercessori di significato i Viterbesi
e portata avrebbero
universale. assistito alla canonizzazione
di unNel proprio conterraneo,
Quattrocento ma questi
i Viterbesi non assistito
avrebbero sarebbe allastata Rosa, bensì
canonizzazione
Bonaventura ( 10). Personaggio immenso, per pietà e cultura, ma che, in
di un proprio conterraneo, ma questi non sarebbe stata Rosa, bensì
linea con il nuovo
Bonaventura corso dellaimmenso,
(10). Personaggio politica della santità,
per pietà era perfettamente
e cultura, ma che, in
idoneo
linea cona ilmettere
nuovo corso in sordina quel legame
della politica identitario
della santità, forte, quasi
era perfettamente
inscindibile,
idoneo a mettere tra il santo e la communitas
in sordina quel legame civium,identitario
che avevaforte, connotato
quasi
l’esplosione dei culti tardomedievali. Forse, è
inscindibile, tra il santo e la communitas civium, che aveva connotatoproprio per questo che
Bonaventura non sarebbe riuscito a scalfire la devozione
l’esplosione dei culti tardomedievali. Forse, è proprio per questo che dei Viterbesi nei
confronti
Bonaventura dellanonpiccola Rosa,
sarebbe che avrebbe
riuscito continuato
a scalfire a detenere,
la devozione intatto,nei
dei Viterbesi il
carisma della rappresentanza civica.
confronti della piccola Rosa, che avrebbe continuato a detenere, intatto, il
Queste
carisma dellaistanze sono sicuramente
rappresentanza civica. presenti, ma, guardando più da vicino,
credoQueste
che leistanze
difficoltà
sono fossero
sicuramente legate anchema,
presenti, al guardando
particolarepiù modello di
da vicino,
santità,
credo che mistica e profetica,
le difficoltà fossero da legate
lei incarnato,
anche aluna santità trasgressiva
particolare modello di
secondo i parametri
santità, mistica dell’Osservanza,
e profetica, da lei e incarnato,
in specie diuna quella francescana.
santità Nel
trasgressiva
1452 Benozzo Gozzoli venne chiamato a decorare
secondo i parametri dell’Osservanza, e in specie di quella francescana. Nel una cappella della
chiesa di S. Francesco
1452 Benozzo Gozzoli a Montefalco
venne chiamato con unaciclo di affreschi
decorare dedicatodella
una cappella alle
Storie
chiesadidi Girolamo
S. Francesco e altria Montefalco
santi. A fianco con undi ciclo
Chiara, gloria e dedicato
di affreschi vanto della
alle
cittadina umbra, il pittore raffigurò Rosa da Viterbo
Storie di Girolamo e altri santi. A fianco di Chiara, gloria e vanto della ( 11). Erano quelli gli

anni
cittadina revival del
del umbra, culto raffigurò
il pittore rosiano, del Rosarinnovamento
da Viterbo (11della chiesa
). Erano e del
quelli gli
monastero a lei intitolati, della imminente apertura
anni del revival del culto rosiano, del rinnovamento della chiesa e del della sua causa di
canonizzazione,
monastero a lei ma, al di della
intitolati, là di imminente
queste motivazioni
apertura dellacontingenti,
sua causa quale
di
legame poteva esservi tra una suora agostiniana
canonizzazione, ma, al di là di queste motivazioni contingenti, quale che aveva speso tutta la
sua esistenza
legame potevachiusaesservineltra silenzio e nel agostiniana
una suora nascondimento di un speso
che aveva monastero
tutta di
la
sua esistenza chiusa nel silenzio e nel nascondimento di un monastero di

(10) Cf. DI FONZO, Il processo di canonizzazione di s. Bonaventura da Bagnoregio e


STANISLAO
(10) Cf.DADICFAMPAGNOLA , Fonti e cronache francescane.
ONZO, Il processo di canonizzazione di s. Bonaventura da Bagnoregio e
( 11) Dopo aver completato il grande ciclo delle Storie di san Francesco nella
STANISLAO DA CAMPAGNOLA, Fonti e cronache francescane.
tribuna
(11)della
Dopochiesa
aver acompletato
lui intitolata, Benozzo
il grande cicloGozzoli decorò
delle Storie la cappella
di san Francesco di S.
nella
Girolamo. Nella predella di un finto polittico, composta di
tribuna della chiesa a lui intitolata, Benozzo Gozzoli decorò la cappella di S.cinque tavolette
rettangolari,
Girolamo. Nellaeranopredella
raffigurati,
di unin coppia, san Cristoforo
finto polittico, composta e san Giacomo,
di cinque santa
tavolette
Chiara di Assisi e san Fortunato, san Severo e san Bernardino
rettangolari, erano raffigurati, in coppia, san Cristoforo e san Giacomo, santa da Siena, santa
Rosa
ChiaradadiViterbo
Assisi ee santa Chiara da Montefalco.
san Fortunato, san Severo ePer sanuna lettura di quest’opera,
Bernardino cf.
da Siena, santa
UNGHI, Benozzo a Montefalco, 61-69.
LRosa da Viterbo e santa Chiara da Montefalco. Per una lettura di quest’opera, cf.
LUNGHI, Benozzo a Montefalco, 61-69.

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XIV Alessandra Bartolomei Romagnoli

clausura dove era morta nel 1308 (12), e la giovane penitente laica vissuta
mezzo secolo
clausura dove era prima e che
morta nel con
1308la(12sua
), e traiettoria
la giovane luminosa
penitente elaica arrischiata
vissuta
aveva attraversato, quasi come una meteora, le vie
mezzo secolo prima e che con la sua traiettoria luminosa e arrischiata e le piazze di Viterbo?
In realtà,
aveva l’accostamento
attraversato, quasi comesuggerito
una meteora,dall’artista
le vie e coglieva
le piazze di nelViterbo?
segno
nell’indicare, tra le due sante, una parentela spirituale
In realtà, l’accostamento suggerito dall’artista coglieva nel segno profonda: entrambe,
pur nella differenza
nell’indicare, tra le due deisante,
tempiuna e dei contesti,
parentela erano profonda:
spirituale state grandi maestre
entrambe,
della theologia cordis, di quel sapere, fondato sull’esperienza,
pur nella differenza dei tempi e dei contesti, erano state grandi maestre che veniva
allora theologia
della insegnato proprio
cordis, di quelnellasapere,
“scuolafondato
delle donne” ( ). La conoscenza
13
sull’esperienza, che veniva
amorosa di Dio aveva letteralmente scolpito il corpo
allora insegnato proprio nella “scuola delle donne” ( ). La conoscenza di
13 Chiara, divenuto
amorosa di Dio aveva letteralmente scolpito il corpo di Chiara, divenutoe
capace di accogliere dentro di sé, di «incorporare», spiritualmente
fisicamente,
capace la passionedentro
di accogliere del Signore.
di sé, L’esperienza
di «incorporare», di Rosaspiritualmente
era stata delloe
stesso segno: scrive infatti l’agiografo che
fisicamente, la passione del Signore. L’esperienza di Rosa era un giorno le apparve
stata Gesù
dello
crocefisso, e nel vedere quello spettacolo crudele
stesso segno: scrive infatti l’agiografo che un giorno le apparve Gesù le sue viscere si
sconvolsero e il dardo della compassione la trafisse,
crocefisso, e nel vedere quello spettacolo crudele le sue viscere si lasciando in lei una
impronta indelebile
sconvolsero e il dardo (Vita,
della4, compassione
8). Da quel momento
la trafisse, anche
lasciandoRosainavrebbe
lei una
portato sempre,
impronta indelebile nel suo
(Vita, 4, 8).in Da
cuore, pectore,
quell’immagine
momentodianche Gesù RosaCristoavrebbe
e della
Madonna. Solo molto tempo più tardi, quando la
portato sempre, nel suo cuore, in pectore, l’immagine di Gesù Cristo e della scienza mistica si
Madonna. Solo molto tempo più tardi, quando la scienza mistica siil
sarebbe data un linguaggio tecnico, questo fenomeno avrebbe preso
nome di data
sarebbe “transverberazione”:
un linguaggio tecnico, dono supremo, quel dardo,
questo fenomeno arma eponima
avrebbe preso il
di tantedi sante
nome moderne, a cominciare
“transverberazione”: da Teresa
dono supremo, queld’Avila
dardo,( arma
14 ). Maeponima
il tema
veniva da lontano, dalla esperienza delle grandi
di tante sante moderne, a cominciare da Teresa d’Avila ( ). Ma il temaaddolorate 14 medievali, di
Rosa da Viterbo, Lutgarda di Tongres, Chiara da Montefalco,
veniva da lontano, dalla esperienza delle grandi addolorate medievali, di Margherita
Rosa da Viterbo, Lutgarda di Tongres, Chiara da Montefalco, Margherita
(12) La Vita di Chiara da Montefalco fu redatta tra il 1309 e il 1310 da un
magister12 secolare francese, vicario del vescovo di Spoleto, Bérenger de Saint Affrique
( ) La Vita di Chiara da Montefalco fu redatta tra il 1309 e il 1310 da un
(Berengario di Donadieu), che venne incaricato di verificare le circostanze della
magister secolare francese, vicario del vescovo di Spoleto, Bérenger de Saint Affrique
inventio delle reliquie della beata. Infatti l’autopsia delle suore aveva rinvenuto nel suo
(Berengario di Donadieu), che venne incaricato di verificare le circostanze della
cuore i simboli della Passione, e nella cistifellea tre sassi, come le persone della
inventio delle reliquie della beata. Infatti l’autopsia delle suore aveva rinvenuto nel suo
Trinità. Da inquisitore Berengario si trasformò in convinto assertore della santità di
cuore i simboli della Passione, e nella cistifellea tre sassi, come le persone della
Chiara e si adoperò per la sua canonizzazione. Cf. BERENGARIUS, Vita Sanctae
Trinità. Da inquisitore Berengario si trasformò in convinto assertore della santità di
Clarae de Cruce. Di fondamentale importanza è la documentazione prodotta nel
Chiara e si adoperò per la sua canonizzazione. Cf. BERENGARIUS, Vita Sanctae
corso del processo apostolico, iniziato nel settembre 1318 e concluso nel luglio
Clarae de Cruce. Di fondamentale importanza è la documentazione prodotta nel
1319: MENESTÒ, Il processo di canonizzazione di Chiara da Montefalco. Si vedano anche
corso del processo apostolico, iniziato nel settembre 1318 e concluso nel luglio
LEONARDI - MENESTÒ, Chiara da Montefalco e il suo tempo; MENESTÒ, Santa Chiara
1319: MENESTÒ, Il processo di canonizzazione di Chiara da Montefalco. Si vedano anche
da Montefalco monaca agostiniana.
LEONARDI - MENESTÒ, Chiara da Montefalco e il suo tempo; MENESTÒ, Santa Chiara
(13) Cf. monaca
da Montefalco VANNINI , Il «cuore» nella mistica femminile del medioevo. Per uno sguardo
agostiniana.
ampio,13 non esclusivamente focalizzato alla mistica medievale, si veda POZZI,
( ) Cf. VANNINI, Il «cuore» nella mistica femminile del medioevo. Per uno sguardo
Schola cordis: di metafora in metonimia.
ampio, non esclusivamente focalizzato alla mistica medievale, si veda POZZI,
Schola(14cordis:
) Cf. Ddi
IM URO, Teresa
metafora d’Avila, 2118-2119.
in metonimia.
(14) Cf. DI MURO, Teresa d’Avila, 2118-2119.

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Prefazione XV

Ebner (15). Esso aveva anche delle varianti: nel cuore di Margherita da
Città
Ebnerdi(15Castello, ad esempio,
). Esso aveva furono
anche delle ritrovate
varianti: nel lecuore
immagini della Sacra
di Margherita da
Famiglia ( 16). Erano dunque, quelli di queste donne, corpi trasparenti,
Città di Castello, ad esempio, furono ritrovate le immagini della Sacra
quasi dei (tabernacoli,
Famiglia simili alle
16). Erano dunque, Vierges
quelli ouvrantes,
di queste le statuette
donne, lignee che
corpi trasparenti,
inondarono la pietà e l’arte sacra del Trecento (17).
quasi dei tabernacoli, simili alle Vierges ouvrantes, le statuette lignee che
inondarono la pietà e l’arte sacra del Trecento (17).
Ma vi sono altri punti di contatto tra la santa di Montefalco e quella di
Viterbo:
Ma vi la sono
missione
altri di entrambe
punti di contattoera stata
tra laconnotata da una forte
santa di Montefalco compo-
e quella di
nente antiereticale, contro i ghibellini quella di Rosa,
Viterbo: la missione di entrambe era stata connotata da una forte compo- contro la setta del Li-
bero Spirito
nente quella contro
antiereticale, della mistica umbra.
i ghibellini Ebbero
quella a subire,
di Rosa, contro Chiara in morte,
la setta del Li-
Rosa in vita, gli oltraggi e i sospetti delle magistrature
bero Spirito quella della mistica umbra. Ebbero a subire, Chiara in morte, cittadine. Gratificate
entrambe
Rosa dall’apertura
in vita, gli oltraggiquasi immediata
e i sospetti delledimagistrature
un processocittadine.
di canonizzazione,
Gratificate
le loro cause vennero altrettanto rapidamente archiviate,
entrambe dall’apertura quasi immediata di un processo di canonizzazione, senza che per
le loro cause vennero altrettanto rapidamente archiviate, senza checulto
questo ne venisse opacizzata la memoria, né la tenacia di un per
fedelmente
questo coltivatoopacizzata
ne venisse dai loro concittadini.
la memoria, Manéanche la loro di
la tenacia collocazione
un culto
canonica resta
fedelmente controversa.
coltivato dai loroChiara visse con
concittadini. un gruppo
Ma anche la lorodicollocazione
donne una
esperienza comunitaria spontanea, informale,
canonica resta controversa. Chiara visse con un gruppo di donne e solo dopo molti anni, una
nel
1290, il reclusorio di Montefalco venne riconosciuto
esperienza comunitaria spontanea, informale, e solo dopo molti anni, nel dal vescovo con
l’assegnazione
1290, il reclusoriodi una di regola
Montefalco approvata,
vennequella di sant’Agostino.
riconosciuto dal vescovo Questa
con
incertezza istituzionale
l’assegnazione è all’origine
di una regola – sono
approvata, fatti di
quella notissimi – di un Questa
sant’Agostino. vero e
proprio casus
incertezza belli agiografico
istituzionale tra gli–Eremitani
è all’origine sono fattiagostiniani
notissimi –e di i Minori
un veronele
rivendicare l’appartenenza di Chiara al santorale
proprio casus belli agiografico tra gli Eremitani agostiniani e i Minori della propria famiglia
nel
religiosa.
rivendicare l’appartenenza di Chiara al santorale della propria famiglia
Non meno incerta la posizione di Rosa. Si sa che avrebbe voluto
religiosa.
entrare
Nontramenole Damianite
incerta ladiposizione
S. Maria di di Rosa.
Viterbo, Si ma
sa cheil suo desiderio
avrebbe di
voluto
monacarsi venne frustrato dal rifiuto di accoglierla.
entrare tra le Damianite di S. Maria di Viterbo, ma il suo desiderio di Le religiose addussero
come motivo
monacarsi il numerus
venne completus
frustrato e la mancanza
dal rifiuto della Le
di accoglierla. dote necessaria
religiose (Vita,
addussero
come motivo il numerus completus e la mancanza della dote necessaria (Vita,
(15) Per un primo accesso si vedano adesso i due volumi a cura di
BARTOLOMEI ROMAGNOLI - DEGL’INNOCENTI - SANTI, Scrittrici mistiche europee,
(15) Per un primo accesso si vedano adesso i due volumi a cura di
che coprono un arco temporale compreso tra il XII e il XV secolo. Ad essi si
BARTOLOMEI ROMAGNOLI - DEGL’INNOCENTI - SANTI, Scrittrici mistiche europee,
rinvia anche per una informazione bibliografica aggiornata sulle singole figure e i
che coprono un arco temporale compreso tra il XII e il XV secolo. Ad essi si
testi.
rinvia anche per una informazione bibliografica aggiornata sulle singole figure e i
testi. (16) Le due recensioni tardotrecentesche della Vita di Margherita si possono
adesso16leggere, con traduzione italiana e commento, in LICCIARDELLO, Le Vite dei
( ) Le due recensioni tardotrecentesche della Vita di Margherita si possono
santi di Città di Castello, 221-321; 346-355. Si vedano anche MENESTÒ, La Legenda
adesso leggere, con traduzione italiana e commento, in LICCIARDELLO, Le Vite dei
di Margherita di Città di Castello; SOLVI, Riscritture agiografiche.
santi di Città di Castello, 221-321; 346-355. Si vedano anche MENESTÒ, La Legenda
(17) KATZ
di Margherita Behind
di ,Città Closed Doors,
di Castello; 194-221.
SOLVI , Riscritture agiografiche.
(17) KATZ, Behind Closed Doors, 194-221.

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XVI Alessandra Bartolomei Romagnoli

12a, 12c). Non era certo un caso isolato: anche Umiltà da Faenza, respinta
dalle Clarisse,
12a, 12c). Non eradovette
certo ripiegare sulla scelta
un caso isolato: anche della
Umiltàreclusione,
da Faenza,ma visse
respinta
abbastanza a lungo per poter poi diventare lei stessa fondatrice
dalle Clarisse, dovette ripiegare sulla scelta della reclusione, ma visse in proprio
di un monastero,
abbastanza a lungoannettendosi lignum vallombrosano
per poter poialdiventare (18). Esempi
lei stessa fondatrice in proprioche
dimostrano
di un monastero, come,annettendosi
vivente ancora
al lignumChiara d’Assisi, (18il). Esempi
vallombrosano movimento che
francescano femminile
dimostrano come, vivente riproducesse
ancora gli antichid’Assisi,
Chiara meccanismi di rigida
il movimento
selettività monastica e non fosse in grado di assorbire
francescano femminile riproducesse gli antichi meccanismi di rigida completamente la
forte domanda
selettività religiosa
monastica dellefosse
e non donne. È tuttavia
in grado probabile
di assorbire che nel caso di
completamente la
Rosa domanda
forte le motivazioni del delle
religiosa rifiuto avessero
donne. radici più
È tuttavia complesse,
probabile che nel da caso
cercaredi
piuttosto
Rosa nel giustificato
le motivazioni timore,avessero
del rifiuto da parteradicidellepiùreligiose,
complesse, di ospitare
da cercare un
personaggio troppo ingombrante, oggi diremmo sopra le
piuttosto nel giustificato timore, da parte delle religiose, di ospitare unrighe, che poteva
turbare l’andamento
personaggio ordinato dellaoggi
troppo ingombrante, vitadiremmo
comunitaria. sopra le righe, che poteva
Rosa
turbare rimase dunque
l’andamento ordinatounadella
semplice laica penitente: non una terziaria
vita comunitaria.
(francescana
Rosa rimaseo domenicana
dunque una o altra), poiché
semplice laicaa quest’altezza
penitente: non temporale l’eti-
una terziaria
chetta del Terz’Ordine appare inaccettabile. Gli atti
(francescana o domenicana o altra), poiché a quest’altezza temporale l’eti- del processo di
canonizzazione
chetta quattrocentesco
del Terz’Ordine sembrano accreditarne
appare inaccettabile. Gli atti dello processo
statuto di di
cellana, e in unquattrocentesco
canonizzazione importante e sembrano
documentato saggio sulla
accreditarne reclusione
lo statuto di
volontariae ain Viterbo
cellana, tra il Duee edocumentato
un importante Trecento Giovannasaggio sullaCasagrande
reclusione ed
Eleonora Rava hanno dimostrato come questa
volontaria a Viterbo tra il Due e Trecento Giovanna Casagrande edopzione di vita religiosa
sarebbe stata
Eleonora Rava peraltro
hannocompatibile
dimostrato con come la grande diffusionedidel
questa opzione vitafenomeno
religiosa
nella città
sarebbe statatardomedievale (19). Ma
peraltro compatibile coni lalineamenti e i colori
grande diffusione deldella santa
fenomeno
viterbese non sono quelli notturni delle cellane burgensi,
nella città tardomedievale ( ). Ma i lineamenti e i colori della santa
19 le “sepolte vive”
che costellavano
viterbese non sonoinquelli
quel notturni
tempo i delle
centricellane
dell’Umbria
burgensi,e le
della Toscana
“sepolte vive” –
Verdiana da Castelfiorentino, Oringa di Santa Croce,
che costellavano in quel tempo i centri dell’Umbria e della Toscana – Diana Giuntini –,
donne penitenti
Verdiana che nella solitudine
da Castelfiorentino, Oringa sepolcrale
di Santa Croce,della cella,
Diana inabissate
Giuntininel –,
silenzio, si offrivano come vittime sacrificali al servizio delle
donne penitenti che nella solitudine sepolcrale della cella, inabissate nel comunità che
silenzio, si offrivano come vittime sacrificali al servizio delle comunità che

(18) Due sono le Vite di Umiltà che ci sono pervenute, una in latino (cod. 271
della (Biblioteca
18) Due sonoRiccardiana
le Vite di di Firenze),
Umiltà che cie sono
un’altra posteriore,
pervenute, unaininvolgare, edite271
latino (cod. in
IMONETTI, Le Vite di Umiltà da Faenza, 3-23. La Vita latina, già pubblicata dai
Sdella Biblioteca Riccardiana di Firenze), e un’altra posteriore, in volgare, edite in
SBollandisti, era stata attribuita dal Lanzoni al monaco Biagio. L’ambiente in cui
IMONETTI, Le Vite di Umiltà da Faenza, 3-23. La Vita latina, già pubblicata dai
sono state redatte
Bollandisti, era stata è comunque vallombrosano.
attribuita dal L’agiografia
Lanzoni al monaco di Umiltà
Biagio. è unaintesti-
L’ambiente cui
monianza importante sui difficili processi di normalizzazione
sono state redatte è comunque vallombrosano. L’agiografia di Umiltà è una della vita religiosa
testi-
femminile: importante
monianza anche lei, suicome Rosa,
difficili non ebbe
processi la possibilità della
di normalizzazione di entrare in un
vita religiosa
monastero di Clarisse. Cf. B ARTOLOMEI ROMAGNOLI, Vita religiosa femminile nel
femminile: anche lei, come Rosa, non ebbe la possibilità di entrare in un
secolo XIII. di Clarisse. Cf. BARTOLOMEI ROMAGNOLI, Vita religiosa femminile nel
monastero
19) CASAGRANDE - RAVA, Santa Rosa e il fenomeno della reclusione urbana a
secolo (XIII.
Viterbo.
(19) CASAGRANDE - RAVA, Santa Rosa e il fenomeno della reclusione urbana a
Viterbo.

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Prefazione XVII

le ospitavano, e che in contropartita provvedevano ai loro bisogni


leessenziali,
ospitavano, mentre e chein morte le avrebbero provvedevano
in contropartita poi elette comeailoro loropatrone,
bisognia
proseguire in paradiso la loro opera di materna
essenziali, mentre in morte le avrebbero poi elette come loro patrone, a intercessione ( 20). Quella di

Rosa fu, alincontrario,


proseguire paradiso una santità
la loro opera estroversa
di materna e socievole,
intercessione non (aliena da tratti
20). Quella di
spettacolari,
Rosa e soprattutto
fu, al contrario, una santità caratterizzata
estroversada un bruciante
e socievole, impegno
non aliena nella
da tratti
storia. Se non
spettacolari, proprio unacaratterizzata
e soprattutto politica, fu senz’altro una militante,
da un bruciante impegno intornonellaa
cui si mossero altre donne, trascinate dal suo
storia. Se non proprio una politica, fu senz’altro una militante, intorno a fervore religioso.
cui
12a,si Se
12c).posso
mossero Nonaltredire la mia
era donne,
certo su questa
untrascinate
caso dalintricata
isolato: suo questione,
fervore
anche Umiltà religioso. Rosa nella
da Faenza, sua
respinta
breveSe vita
posso restò,
dire molto
la mia semplicemente,
su questa intricata
dalle Clarisse, dovette ripiegare sulla scelta della reclusione, ma visse nella condizione
questione, Rosa di vergine
nella sua
domestica,
breve
abbastanza dilungo
vita arestò, monaca molto
per poterdi semplicemente,
casa,
poi quella
diventare che,nella
leiancora in età tridentina,
condizione
stessa fondatrice diin vergine
proprio si
sarebbe
domestica, chiamata
di un monastero, di monaca una “dimessa”,
di casa, al
annettendosi o
quella più
lignumche, semplicemente
ancora in età
vallombrosano una “zitella”.
( ).tridentina,
18 Esempi che Si
si
trattava
sarebbe
dimostrano di uno
chiamata status
come, religioso
una vivente
“dimessa”, la cui
o più
ancora onorabilità
semplicemente
Chiara era stata
d’Assisi, una ilsancita già dai
“zitella”.
movimento Si
Padri
trattava della
francescano di uno Chiesa,
status che
femminile ne
religioso avevano fatto
la cui onorabilità
riproducesse il centro
gli antichi del loro
erameccanismi
stata sancita apostolato
digiàrigida
dai
muliebre
Padri
selettività ( 21). L’istituzione monastica non lo aveva mai definitivamente
della monastica
Chiesa, che e non ne avevano
fosse in gradofatto ildi centro
assorbire delcompletamente
loro apostolatola
soppiantato,
muliebre
forte domanda (21). dati anche gli
L’istituzione
religiosa accessi
donne.ridotti
monastica
delle Ènon del reclutamento
lo aveva
tuttavia chefemminile,
mai definitivamente
probabile nel caso di e
l’antico
Rosa le regime,
soppiantato, datiancorché
motivazioni anche difficilmente
delglirifiuto
accessi ridotti
avessero documentabile
del reclutamento
radici nelle fonti,
più complesse, dacontinuò
femminile, cercare e
ad essere
l’antico largamente
regime, ancorché praticato nel
difficilmente corso del Medioevo
documentabile
piuttosto nel giustificato timore, da parte delle religiose, di ospitare un da
nelle quelle
fonti, donne
continuò che
adnon volevano,
essere
personaggio largamenteo noningombrante,
troppo potevano,
praticato nelper ragioni
corso
oggi sociali
del Medioevo
diremmo ed da
sopra economiche,
le quelle
righe, donne che entrareche
poteva
in
non un monastero.
volevano,
turbare l’andamento Nel
o non ordinato racconto
potevano,della della
per vita
ragioni Vita fu proprio
sociali ed economiche,
comunitaria. la Vergine
entrarea
inraccomandare
unRosa monastero.
rimase alladunque
giovinetta
Nel racconto unadisemplice
ritornare
della laica nellapenitente:
Vita fucasa paterna
proprio nonla una dopo
Vergine la sua
terziaria a
consacrazione
raccomandare a Dio
alla (Vita,
giovinetta 4, 8).
di Ma Rosa
ritornare trasgredì
nella
(francescana o domenicana o altra), poiché a quest’altezza temporale l’eti- casa un aspetto
paterna importante
dopo la sua
del dettato
consacrazione
chetta del dei aPadri,
Dio (Vita,
Terz’Ordine di quell’Ambrogio
4, 8). Ma
appare Rosadatrasgredì
inaccettabile. Milano, Gliche
unatti fu del
massimo
aspetto teorico
importante
processo di
di
del questa formula
dettato dei Padri,
canonizzazione di vita consacrata:
di quell’Ambrogio
quattrocentesco la
sembrano consegna
da Milano, di restarsene
che fu massimo
accreditarne chiusa
lo statuto teoricoin di
dicasa,
cellana,zittaeformula
questa e buona
in un di (22importante
).vita consacrata: la consegna saggio
e documentato di restarsene chiusa in
sulla reclusione
casa, E del
zitta e resto,
buona anche
( ). le circostanze
volontaria a Viterbo tra il Due e Trecento Giovanna Casagrande
22 della sua consacrazione sono molto ed
particolari.
E del resto,
Eleonora Nel frammento
Rava hannoanche ledimostrato della pergamena
circostanzecome dellaquesta duecentesca
sua consacrazione che
opzione di vita riporta la Le-
sonoreligiosa
molto
genda piùstata
particolari.
sarebbe antica
Nelperaltrosi legge
frammento che,
della dopo
compatibile conlala decisione
pergamena duecentesca
grande di entrare
diffusione che del nello
riporta lastato
fenomeno Le-
penitenziale,
genda
nella piùcittàantica Rosa chiese che,
si legge
tardomedievale alla madre
(19).dopo
Ma la i dilineamenti
far veniredi
decisione e donna coloriZita:
ientrare delladoveva
nello stato
santa
essere
viterbese lei anon
penitenziale, rivestirla
Rosa
sonochiese della notturni
quelli tunica
alla madre e del
delledicordone,
far venire
cellane a tagliarle
donna
burgensi, lei capelli
Zita: doveva
“sepolte comevive”a
un
esserechierico, e siccome
lei a rivestirlain della
che costellavano non
quel tunica si trovava
tempoe idelcentri la corda,
cordone, si prese
a tagliarle
dell’Umbria quella
e idella
capelli di un asino.
come a–
Toscana
unVinte le comprensibili
chierico,
Verdiana dae Castelfiorentino,
siccome non resistenze
si trovava dellaladi
Oringa povera
SantaZita,
corda, siCroce,e portata
prese quella
Dianadi aGiuntini
termine
un asino.–, la
cerimonia,
Vinte
donnele penitenti la fanciulla
comprensibili che nella chiamò
resistenze a raccolta le donne
della sepolcrale
solitudine povera Zita,dele vicinato
della portata ae le
cella, inabissate istruì nel
termine sui
la
cerimonia, la fanciulla chiamò a raccolta le donne
silenzio, si offrivano come vittime sacrificali al servizio delle comunità che del vicinato e le istruì sui
(20) BENVENUTI PAPI, La serva patrona. Più recentemente, cf. NOCENTINI,
Verdiana
(20 daENVENUTI
) ) BDueCastelfiorentino.
API,diLa serva che
patrona.
(21
18 sono le P Vite Umiltà Piùpervenute,
ci sono recentemente,una incf.latino
NOCENTINI ,
(cod. 271
(
Verdiana ) daC , Ascetismo
Castelfiorentino.
ONSOLINO e monachesimo femminile in Italia, 3-41.
della Biblioteca Riccardiana di Firenze), e un’altra posteriore, in volgare, edite in
((2122))CIbid.,
SIMONETTI 9-14.
, Le
ONSOLINOVite , di Umiltà edamonachesimo
Ascetismo Faenza, 3-23. La Vita
femminile in Italia,
latina, già pubblicata dai
3-41.
Bollandisti, era
(22) Ibid., 9-14. stata attribuita dal Lanzoni al monaco Biagio. L’ambiente in cui
sono state redatte è comunque vallombrosano. L’agiografia di Umiltà è una testi-
monianza importante sui difficili processi di normalizzazione della vita religiosa
femminile: anche lei, come Rosa, non ebbe la possibilità di entrare in un
monastero di Clarisse. Cf. BARTOLOMEI ROMAGNOLI, Vita religiosa femminile nel
secolo XIII.
(19) CASAGRANDE - RAVA, Santa Rosa e il fenomeno della reclusione urbana a
Viterbo.
Vita et miracula_FILE NUOVO.indd 17 29/05/19 17:03
XVIII Alessandra Bartolomei Romagnoli

messaggi che aveva ricevuto dalla Vergine. Quindi, il giorno seguente,


festa di san
messaggi cheGiovanni, si recò,dalla
aveva ricevuto insieme alle altre,
Vergine. nelleil chiese
Quindi, giornodiseguente,
Viterbo
portando in processione una “Maestà di Gesù Cristo”,
festa di san Giovanni, si recò, insieme alle altre, nelle chiese di Viterbo una piccola tavola
che rappresentava
portando la passione
in processione di Cristo
una “Maestà (Vita,Cristo”,
di Gesù 12c). Nel suo ardore
una piccola tavolaa
oltranza, la mistica di
che rappresentava la Viterbo,
passioneindirealtà,
Cristopresentava
(Vita, 12c). molti Neltratti
suoin ardore
comunea
con quelleladonne
oltranza, mistica– di chordulariae,
Viterbo, in discalceatae – che si erano
realtà, presentava moltiposte
tratti alla sequela
in comune
di Francesco d’Assisi senza aderire a una regola precisa e
con quelle donne – chordulariae, discalceatae – che si erano poste alla sequela che proprio negli
anni Quaranta
di Francesco del Duecento
d’Assisi senza aderire attirarono
a una regolale attenzioni
precisa e che preoccupate del
proprio negli
papato (23).
anni Quaranta del Duecento attirarono le attenzioni preoccupate del
papatoSi comprende
(23). abbastanza facilmente come dopo la morte di Rosa, nel
1251,Sii comprende
tentativi perabbastanza
la sua canonizzazione
facilmente come fosserodopo destinati
la morte addiesaurirsi
Rosa, nelin
breve tempo. Papa Innocenzo IV, nel novembre del 1252,
1251, i tentativi per la sua canonizzazione fossero destinati ad esaurirsi in aprì l’indagine
per l’accertamento
breve tempo. Papa Innocenzodella sua santità,
IV, nel ma di questa
novembre iniziativa
del 1252, aprì non sono
l’indagine
rimaste testimonianze. Qualche anno più tardi, nel
per l’accertamento della sua santità, ma di questa iniziativa non sono 1258, il suo successore
Alessandro
rimaste IV si interessò
testimonianze. Qualchedel anno caso
più solo
tardi, dopo
nel 1258,molteil suoincertezze
successoree
tentennamenti,
Alessandro IV resi dalle memorie
si interessò del casodell’epoca
solo dopo con ilmolte
classico tòpos dele
incertezze
sogno rivelatore.resi
tentennamenti, Come dallegiàmemorie
era accaduto con Gregorio
dell’epoca IX per letòpos
con il classico stigmate
del
di Francesco, infatti, soltanto un sogno (che tra l’altro
sogno rivelatore. Come già era accaduto con Gregorio IX per le stigmate si ripeté tre volte) lo
convinse a rompere gli indugi e ordinare la traslazione
di Francesco, infatti, soltanto un sogno (che tra l’altro si ripeté tre volte) lo del corpo della
defunta
convinsedalla chiesa di
a rompere gliS.indugi
Mariaeinordinare
Poggio, ladove aveva riposato
traslazione del corpo diciotto
della
mesi,
defuntaal monastero
dalla chiesadidiS.S.Maria Maria(Vita, 12a, 13).
in Poggio, Alessandro
dove era il pontefice
aveva riposato diciotto
che solo
mesi, poco tempo
al monastero di prima,
S. Maria ad (Vita,
Anagni, aveva
12a, 13). elevato
Alessandroall’onore
era ildegli altari
pontefice
Chiara d’Assisi, eponima di un modello di santità che
che solo poco tempo prima, ad Anagni, aveva elevato all’onore degli altari era agli antipodi di
quello di Rosa. La bolla di canonizzazione (1255)
Chiara d’Assisi, eponima di un modello di santità che era agli antipodi didelinea con nettezza
verso quale
quello di Rosa. ideale femminile
La bolla si orientassero
di canonizzazione le preferenze
(1255) delinea con della Sede
nettezza
verso quale ideale femminile si orientassero le preferenze della Sede
(23) Il fenomeno è largamente attestato nella documentazione a partire dai
primi(23) anni Quaranta,
Il fenomeno con attestato
è largamente la diffusione, specialmente a partire
nella documentazione nell’Italia
dai
centrosettentrionale, di donne religiose variamente
primi anni Quaranta, con la diffusione, specialmente nell’Italia denominate: minoretae,
cordulariae, discalceatae. Queste
centrosettentrionale, di donne dissidenti, che non
religiose avevano calzature,
variamente denominate: e indossavano
minoretae,
l’abito e il cingolo delle Damianite, rifiutavano decisamente, in
cordulariae, discalceatae. Queste dissidenti, che non avevano calzature, e indossavano nome della
l’abito e ilintentio
originaria cingolofrancescana, gli orientamenti
delle Damianite, rifiutavanomonasticizzanti
decisamente, indelnome papatodellae
difendevano la povertà assoluta, valore non obliterabile con
originaria intentio francescana, gli orientamenti monasticizzanti del papato e quello della clausura.
Gregorio
difendevano IX aveva stigmatizzato
la povertà assoluta, queste
valore donne, che nulla con
non obliterabile avevano
quelloindella
comune con
clausura.
le “vere” Damianite, come aderenti a una religio simulata. Il
Gregorio IX aveva stigmatizzato queste donne, che nulla avevano in comune con loro comportamento,
agli“vere”
le occhi Damianite,
della dirigenza
comeminoritica,
aderenti agettava discredito
una religio simulata.sull’intera istituzione. Cf.
Il loro comportamento,
G ENNARO, Il francescanesimo femminile nel XIII secolo, 281-284; VAN ASSELDONK,
agli occhi della dirigenza minoritica, gettava discredito sull’intera istituzione. Cf.
“Sorores
G minores’’; SENSI, Clarisse e ‘Minorete’ nei secoli XIII-XV; ALBERZONI, Sorores
ENNARO, Il francescanesimo femminile nel XIII secolo, 281-284; VAN ASSELDONK,
minores e autoritàSecclesiastica,
“Sorores minores’’; 182-183.
ENSI, Clarisse e ‘Minorete’ nei secoli XIII-XV; ALBERZONI, Sorores
minores e autorità ecclesiastica, 182-183.

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Prefazione XIX

Apostolica. Il papa vi celebrava in Chiara una vergine e monaca, che stava


chiusa nel chiostro,
Apostolica. Il papa taceva e si nascondeva:
vi celebrava in Chiara una «latebat namque
vergine Clara,che
e monaca, sedstava
eius
vita patebat; silebat Clara, sed sua fama clamabat; celabatur
chiusa nel chiostro, taceva e si nascondeva: «latebat namque Clara, sed eius in cella, et in
urbibus noscebatur»
vita patebat; ( ). sed sua fama clamabat; celabatur in cella, et in
24
silebat Clara,
La Vita
urbibus noscebatur» (24).offre una versione diversa, purificata, dell’episodio
posteriore
della La
consacrazione:
Vita posteriore scompare
offre unaZita, e la tonsura
versione diversa, avviene in chiesa,
purificata, durante
dell’episodio
la celebrazione eucaristica (Vita, 4, 8). Ma l’agiografo non
della consacrazione: scompare Zita, e la tonsura avviene in chiesa, durante minimizza la
forte carica apostolica
la celebrazione missionaria
eucaristica (Vita, profetica
4, 8). Madella testimonianza
l’agiografo cristiana di
non minimizza la
Rosa. Sospinta a rimodellare la storia da quelle energie spirituali
forte carica apostolica missionaria profetica della testimonianza cristiana di di cui il
suo cuore divino aveva sentito l’avvento, Rosa predicava,
Rosa. Sospinta a rimodellare la storia da quelle energie spirituali di cui ilinsegnava, e per
confutare
suo cuore l’errore degli eretici
divino aveva sentitoa l’avvento,
Vitorchiano Rosa si sottopose
predicava,pubblicamente
insegnava, e per al
giudizio di Dio, l’ordalia nel fuoco. Era, il suo, un discorso
confutare l’errore degli eretici a Vitorchiano si sottopose pubblicamente al semplice, in
simplicitate
giudizio dicordis,
Dio,come di chi
l’ordalia nelnon sa niente
fuoco. Era, ildisuo,libri,un
madiscorso
ha ricevuto tutto da
semplice, in
Dio, perché era lo Spirito Santo a parlare in lei.
simplicitate cordis, come di chi non sa niente di libri, ma ha ricevuto tutto da
Dio, perché era lo Spirito Santo a parlare in lei.
Come Maria di Oignies, eroina delle Fiandre, eponima del nuovo
corsoCome della Maria
santitàdi femminile,
Oignies, eroina anchedelle Rosa era stata
Fiandre, una del
eponima veracissima
nuovo
prophetissa. Se Maria aveva messo il suo carisma
corso della santità femminile, anche Rosa era stata una veracissima al servizio della crociata
contro gli albigesi,
prophetissa. Se Mariauna avevagenerazione
messo il più suo tardi
carismaRosa al da Viterbo
servizio si sarebbe
della crociata
impegnata contro l’eresia
contro gli albigesi, politica dell’imperatore
una generazione più tardi RosaFederico II. Non
da Viterbo so se
si sarebbe
l’autore della Vita avesse letto il grande libro di Giacomo
impegnata contro l’eresia politica dell’imperatore Federico II. Non so se da Vitry, almeno
nella mediazione
l’autore avesseSpeculum
della Vita dello di Vincent
letto il grande librode di Beauvais.
Giacomo Si da trattava di un
Vitry, almeno
testo che, a partire dal secondo decennio del Duecento,
nella mediazione dello Speculum di Vincent de Beauvais. Si trattava di un aveva segnato in
profondità gli ideali e i modelli della perfezione
testo che, a partire dal secondo decennio del Duecento, aveva segnato in cristiana, oltre a
modificare
profondità i gli codici letterari
ideali chiamati della
e i modelli a tradurla ( ). Alcune
25
perfezione allusioni
cristiana, oltredela
proemio inducono a pensarlo. Come nel celebre Prologo
modificare i codici letterari chiamati a tradurla ( ). Alcune allusioni del
25 della Vita di
Maria di Oignies la scrittura della santità
proemio inducono a pensarlo. Come nel celebre Prologo della Vita di viene giustificata quale
adempimento
Maria di Oignies del dettato evangelico
la scrittura della del colligere
santità fragmenta
viene (Ioh. 6,12),
giustificata quale
affinché nulla vada perduto; torna il gioco retorico
adempimento del dettato evangelico del colligere fragmenta (Ioh. 6,12), delle assonanze floreali,
rosa e margherita
affinché nulla vada(benché
perduto;molto tornafrequentato
il gioco retoriconella delle
letteratura agiografica);
assonanze floreali,
sirosa
utilizza l’immagine della mulier sancta che si muove
e margherita (benché molto frequentato nella letteratura agiografica); in hortis liliorum,
si utilizza l’immagine della mulier sancta che si muove in hortis liliorum,

(24) Bulla canonizationis sanctae Clarae virginis 4, 21-23, BOCCALI, Santa Chiara di
Assisi, 24242. Per un commento della bolla si veda GUIDA, La lettera Clara claris di
( ) Bulla canonizationis sanctae Clarae virginis 4, 21-23, BOCCALI, Santa Chiara di
Alessandro IV.
Assisi, 242. Per un commento della bolla si veda GUIDA, La lettera Clara claris di
IV.la scrittura di questa Vita anche in funzione della lotta antiereticale si
(25) Per
Alessandro
veda V25AUCHEZ, La santità, un’arma contro l’eresia.
( ) Per la scrittura di questa Vita anche in funzione della lotta antiereticale si
veda VAUCHEZ, La santità, un’arma contro l’eresia.

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XX Alessandra Bartolomei Romagnoli

monito ed esempio per altre donne che ne condividono gli ideali di vita
verginale
monito ede penitente
esempio per (26).altre donne che ne condividono gli ideali di vita
Ma profondamente
verginale e penitente (26). diversa era stata la modalità dell’agire profetico
delleMadueprofondamente
protagoniste. Preoccupato
diversa era di statarisolvere
la modalitàil potenziale
dell’agire conflitto tra
profetico
carisma
delle duee protagoniste.
istituzione, Giacomo
Preoccupato da Vitry aveva ilsottolineato
di risolvere potenziale come conflittoMaria
tra
fosse stata
carisma rispettosissima
e istituzione, delle prerogative
Giacomo da Vitry aveva del clero, e non avesse
sottolineato comemai in-
Maria
franto gli interdetti della Chiesa, affidandosi alla funzione
fosse stata rispettosissima delle prerogative del clero, e non avesse mai in- vicaria di un sa-
cerdotegliquale
franto tramite
interdetti dellaautorizzato della parola
Chiesa, affidandosi allaispirata
funzione (27).vicaria
Il principio
di un sa-di
sussidiarietà
cerdote qualeeratramite
stato loautorizzato
snodo teorico delladella
parolaoperazione
ispirata (agiografica
27). Il principiodi Gia-di
como da Vitry,
sussidiarietà postalosotto
era stato snodo il teorico
segno didella unaoperazione
alleanza fondamentale
agiografica ditra Gia- la
donna e il prete. Rosa, invece, ci appare abbastanza
como da Vitry, posta sotto il segno di una alleanza fondamentale tra la autonoma da
condizionamenti
donna e il prete. ecclesiastici:
Rosa, invece, prese ci
la parola
appareinabbastanza
prima persona, autonomavalicando da
così la frontiera dei
condizionamenti divieti del suo
ecclesiastici: sesso.
prese la parola in prima persona, valicando
Nella
così la agiografia
frontiera italiana
dei divieti delèsuo consesso.
lei che fa la sua apparizione un perso-
naggioNella agiografia italiana è con lei traccia
il cui solco lascerà una che fa laprofonda nella spiritualità
sua apparizione un perso-
occidentale.
naggio il cui La storia
solco dell’Amica
lascerà una di Dio, la povera
traccia profondafanciulla
nellachespiritualità
non ha la
patente del sapere
occidentale. teologico
La storia dell’Amica e della
di funzione
Dio, la povera sacra, fanciulla
ma prende cheil non
postohadella
prete e del predicatore, conoscerà una lunga posterità
patente del sapere teologico e della funzione sacra, ma prende il posto del spirituale, per
risalire,e come
prete una vecchiaconoscerà
del predicatore, leggenda, una sino lunga
alle frontiere
posteritàdella modernità,
spirituale, per
assumendo
risalire, comedi una volta in volta
vecchia anche sino
leggenda, il volto del fanciullo,
alle frontiere della del pazzo,
modernità,
dell’idiota, dell’illetterato
assumendo di volta in illuminato
volta anche cheilcon la suadelsapienza
volto umilia
fanciullo, delil pazzo,
sapere
dei teologi e insegna loro la lezione divina. Lei stessa lo
dell’idiota, dell’illetterato illuminato che con la sua sapienza umilia il sapere aveva detto alle
suore di Viterbo, che non la volevano: «I sapienti del
dei teologi e insegna loro la lezione divina. Lei stessa lo aveva detto alle mondo si facciano
stolti, ché
suore la sapienza
di Viterbo, che del
nonmondo è stoltezza
la volevano: agli occhi
«I sapienti deldimondo
Dio» (ICor. 3, 18-
si facciano
19; Vita,
stolti, ché la12a, 12c). del
sapienza Uno
mondo stesso racconto
è stoltezza agli siocchi
riprodurrà
di Dio» (ICor.in varianti
3, 18-
innumerevoli, da Vanna, l’umile cucitrice di
19; Vita, 12a, 12c). Uno stesso racconto si riprodurrà in varianti Orvieto con il dono della
profezia (28), a Margherita da Cortona, la sventurata ragazza-madre che si
innumerevoli, da Vanna, l’umile cucitrice di Orvieto con il dono della
profezia (28), a Margherita da Cortona, la sventurata ragazza-madre che si
(26) IACOBUS VITRIACENSIS, Vita Mariae Oigniacensis, 43-54.
26) IIbid.,
(27 ACOBUS II, V
4,ITRIACENSIS
120: «Con , molte lacrime
Vita Mariae e sospiri,43-54.
Oigniacensis, con molte preghiere e
digiuni chiese a Dio insistentemente, e lo ottenne, di
( ) Ibid., II, 4, 120: «Con molte lacrime e sospiri, con molte
27 compensare in qualche
preghierealtrae
persona il merito e l’ufficio della predicazione che da sé non poteva
digiuni chiese a Dio insistentemente, e lo ottenne, di compensare in qualche altra attualmente
esercitareil emerito
persona di concederle
e l’ufficiocome grande dono che
della predicazione un dapredicatore. Le fuattualmente
sé non poteva accordato,
benché Dio pronunciasse le parole della predicazione attraverso
esercitare e di concederle come grande dono un predicatore. Le fu accordato, di lui come fosse
uno strumento. Preparava il suo cuore con le preghiere di quella
benché Dio pronunciasse le parole della predicazione attraverso di lui come fosse donna santa,
dava strumento.
uno forza al suoPreparava
corpo nella il fatica, somministrava
suo cuore la parola,
con le preghiere di dirigeva i suoi santa,
quella donna passi,
per i meriti della sua ancella preparava la grazia e il frutto negli ascoltatori».
dava forza al suo corpo nella fatica, somministrava la parola, dirigeva i suoi passi,
28) PAOLI - RICCI, La Legenda di Vanna da Orvieto. Per un profilo, cf.
per i (meriti della sua ancella preparava la grazia e il frutto negli ascoltatori».
(28) PAOLI - RICCI, La Legenda di Vanna da Orvieto. Per un profilo, cf.

Vita et miracula_FILE NUOVO.indd 20 29/05/19 17:03


Prefazione XXI

guadagnava da vivere facendo la levatrice e riportava la pace nelle lotte di


parte che insanguinavano
guadagnava da vivere facendo la cittadina toscana
la levatrice (29), alla lastessa
e riportava paceMargherita
nelle lotte didi
Città di Castello, la piccola veggente cieca. Nel
parte che insanguinavano la cittadina toscana ( ), alla stessa Margherita di
29 Trecento, la
contrapposizione
Città di Castello, avrebbe cambiatoveggente
la piccola di segno. cieca.
Nel deserto Nel spirituale
Trecento,della la
Chiesa avignoneseavrebbe
contrapposizione e poi cambiato
dello Scisma,
di segno.la contestazione non avrebbe
Nel deserto spirituale della
riguardato
Chiesa tanto i nemici
avignonese e poi della
dellofede, ghibellini
Scisma, e gli eretici, non
la contestazione ma “iavrebbe
grandi
prelati” e un sapere libresco che non riusciva a trovare
riguardato tanto i nemici della fede, ghibellini e gli eretici, ma “i grandi una parola nella
crisi cheeattraversava
prelati” la cristianità.
un sapere libresco che Sinon aprìriusciva
allora, con Brigidauna
a trovare e Caterina, una
parola nella
nuova
crisi chestagione del profetismo
attraversava politico
la cristianità. Si aprìfemminile.
allora, conConBrigidaloroe la scienzauna
Caterina, dei
santi fece irruzione dalle periferie al centro della grande
nuova stagione del profetismo politico femminile. Con loro la scienza dei rappresentazione
ecclesiale.
santi Furono donne
fece irruzione dalle eccezionali, e grandidella
periferie al centro scrittrici
grande conrappresentazione
una missione di
ecclesiale. Furono donne eccezionali, e grandi scrittrici con una andava
respiro universale nel servizio e nella difesa della Chiesa, che missioneben di
oltre i confini
respiro dellenelcittà
universale e dei eborghi
servizio di appartenenza,
nella difesa della Chiesa,mache la andava
strada della
ben
loro utopia
oltre era delle
i confini stata città
preparata
e deidall’azione
borghi di generosa di cuori
appartenenza, maardenti,
la stradae ribelli,
della
come quello di Rosa da Viterbo.
loro utopia era stata preparata dall’azione generosa di cuori ardenti, e ribelli,
come quello di Rosa da Viterbo.
Alessandra Bartolomei Romagnoli
Pasqua 2018 Alessandra Bartolomei Romagnoli
Pasqua 2018

MENESTÒ, Vanna da Orvieto; MENESTÒ, La santità tra un fuso, un ago e un rocchetto di


filo,ENESTÒ
M 97-108;, Vanna
202-203.da Orvieto; MENESTÒ, La santità tra un fuso, un ago e un rocchetto di
29
filo, 97-108; 202-203.BEVEGNATIS Legenda de vita et miraculis beatae Margaritae de
( ) IUNCTAE
Cortona.
(29) Ma sulla suaBesperienza
IUNCTAE spirituale si vedano anche MENESTÒ, La mistica di
EVEGNATIS Legenda de vita et miraculis beatae Margaritae de
Margherita da Cortona; R UH, Storia della mistica occidentale, II, 514-521; MCGINN,
Cortona. Ma sulla sua esperienza spirituale si vedano anche MENESTÒ, La mistica di
Storia della mistica
Margherita cristiana
da Cortona; RUHin Occidente, 225-229.
, Storia della mistica occidentale, II, 514-521; MCGINN,
Storia della mistica cristiana in Occidente, 225-229.

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Nota dei curatori

Nel 2016 ha iniziato la sua attività il Laboratorio di agiografia (sottotitolo:


Filologia, edizione, interpretazione delle fonti), aggregato alla Scuola superiore di studi
medievali e francescani della Pontificia Università Antonianum. Il corso del
primo anno ha avuto come tema la Vita e i Miracula di Rosa da Viterbo, testi
occasionati dal processo di canonizzazione del 1457 e trasmessi dal relativo
registro e da altri testimoni. Gli allievi, i cui nomi sono elencati in frontespizio, si
sono impegnati nella trascrizione e collazione dei vari ‘capitoli’ in cui quel testo è
articolato. Ogni partecipante ha avuto assegnato un congruo numero di carte; il
lavoro individuale ha poi trovato nelle riunioni a cadenza mensile i necessari
momenti di discussione collettiva. Il coordinamento è stato assicurato da coloro che
figurano come curatori di questo volume: tutti e tre soci del Centro Studi Santa
Rosa da Viterbo onlus, e perciò per un verso direttamente interessati alla fonte,
per l’altro attivi proponenti del Laboratorio medesimo, insieme con l’Associazione
italiana per lo studio della santità, dei culti e dell’agiografia e con il Centro culturale
Aracœli.
Non c’è dubbio che alcuni abbiano lavorato più, o meglio, o più
velocemente di altri. Questo è nelle cose, in un gruppo. Ma mai, da parte di
nessuno, è mancata la solidale partecipazione all’impresa collettiva. Prova ne sia il
fatto che molti degli allievi, contemporaneamente all’impegno rosiano, hanno
volontariamente contribuito all’edizione del cosiddetto rotolo di Santa Maria della
Quercia, il lungo documento quattrocentesco che segna gli inizi di quel santuario.
Edizione che, richiesta al Centro Studi viterbese dai responsabili del santuario
medesimo, è pronta da tempo e attende solo di essere stampata.
Non è piccola cosa che, insieme, si sia giunti a pubblicare il risultato del
lavoro collettivo sulla Vita et miracula di Rosa da Viterbo: si sa quanto sia arduo
sincronizzare, coordinare, uniformare la pluralità degli apporti, e come ciò sia
possibile solo contando fino all’ultimo sulla disponibilità generosa dei
partecipanti. Di questa edizione – della sua qualità scientifica, della sua
programmatica natura sperimentale, della sua matrice didattica – giudicheranno i
lettori. Siano solo avvertiti del fatto, ben noto agli specialisti ma non sempre alla
portata della cultura comune, che tra la filologia e la storia, tra l’agiografia e i fatti il
passo è molto, molto lungo.

Per la Prefazione Alessandra Bartolomei Romagnoli ha ripreso e completato il


testo della lezione da lei tenuta a Viterbo il 4 marzo 2018. Insieme con lei parlò Jac-
ques Dalarun, il cui testo comparirà in altra sede.
L’Introduzione è stata scritta dai tre curatori. Utili apporti e suggerimenti sono

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XXIV Nota dei curatori

venuti specialmente, tra gli allievi, da Giulia Cò, Juri Leoni e Luca Polidoro; nonché
da Gábor Klaniczay, interpellato per una rapida consulenza. Il contributo sulle
malattie e le guarigioni, stampato al termine dell’Introduzione, è di Vincenzo Livia,
degno rappresentante dell’antica tradizione dei medici umanisti, che ha
partecipato al Laboratorio senza poter contribuire all’edizione.
L’edizione del testo latino è stata approntata in prima battuta dagli allievi del
Laboratorio secondo questa distribuzione, riferita alle carte del ms. A:
Giulia Cò 60 61 82 83 84 85 86 87 88 106 108
Romina De Vizio 75 76 91 92 93 101 102 127 128 129
Juri Leoni 91 92 94 95 96 97 98 99 114 115 116
Barbara Losciale 71 72 78 79 88 105 106 120 121 122
Francesco Nocco 76 77 90 91 99 100 101 125 126 127
Teresa Onori 77 78 80 81 88 89 90 102 103 104
Luca Polidoro 57 58 69 70 71 90 91 92 112 113 114
Sara Pretto 61 62 63 84 85 108 109 129 130 M171
Massimo Reschiglian 59 63 64 75 93 115 116 117 118
Cristina Trequattrini 79 80 81 82 83 110 111 112 122 123 124
ed è stata attentamente rivista dai curatori.
La traduzione italiana si deve a Fortunato Frezza, il quale, forte
dell’esperienza fatta sul libro di Angela da Foligno, ha voluto generosamente
provarsi con l’agiografia di un’altra donna, sua concittadina. Molti suggerimenti egli
ha ricevuto da Alessandra Bartolomei Romagnoli e da Eleonora Rava.
L’edizione è stata composta e impaginata da Filippo Sedda, che ha utilizzato il
programma CTE (Classical Text Editor). Operazione tutt’altro che semplice, doven-
dosi coordinare testo latino, testo italiano e tre apparati di note.
Le parti di corredo sono state allestite dai curatori. Alle note informative su
persone e luoghi che corredano l’Indice dei nomi hanno collaborato Romina De Vizio
e Teresa Onori.
Si ringrazia sentitamente Francesco Imbimbo per l’attenta e utilissima revi-
sione delle bozze e le sorelle Clarisse Urbaniste per averci messo a disposizione i
documenti del loro archivio.

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Introduzione
Introduzione

Questo volume presenta l’edizione della Vita et miracula (titolo nostro)


di Rosa
Questo da volume
Viterbopresenta
così come si legge
l’edizione dellanelVitaverbale del(titolo
et miracula processo di
nostro)
canonizzazione
di Rosa da Viterbo indetto cosìnelcome 1456sidal papanelCallisto
legge verbale III,
del detto
processoperciò
di
“callistiano”, e svoltosi
canonizzazione indettonellanel città
1456tuscana tra il Callisto
dal papa marzo e ilIII,luglio 1457,
detto due
perciò
secoli dopo laemorte
“callistiano”, svoltosi della Vergine
nella viterbese.
città tuscana tra Nella
il marzostesura del manoscritto
e il luglio 1457, due
processuale
secoli Vita sidella
dopo la morte articola in 32viterbese.
Vergine e i Miracula
paragrafi Nella stesuraindel170 paragrafi,
manoscritto
gli uni e gli la
processuale altri
Vita preceduti
si articolada in un32prologo:
paragrafilungo in 170Vita,
quello della
e i Miracula breve
paragrafi,
quello
gli e gliMiracula.
uni dei Gli stessi
altri preceduti damateriali,
un prologo:non lungo
nello stesso
quello numero e ordine,
della Vita, breve
sono contenuti
quello dei Miracula.in due altri manoscritti,
Gli stessi materiali, non quinello
utilizzati
stessocome
numero testimoni
e ordine,di
collazione.
sono Essi offrono
contenuti in due altri un 171° miracolo,quiche
manoscritti, pubblichiamo
utilizzati in fine. Del
come testimoni di
primo e degli
collazione. altri
Essi testimoni
offrono si fornisce
un 171° la descrizione
miracolo, nel primoincapitolo
che pubblichiamo fine. Deldi
questa eintroduzione.
primo degli altri testimoni si fornisce la descrizione nel primo capitolo di
Non
questa tutto è chiaro nella organizzazione delle due parti, e arduo è
introduzione.
stabilire
Nonil tutto
comeèe chiaro
il perchénelladi organizzazione
esse. Specialmente Vitaparti,
delleladue sollecita molteè
e arduo
domande;il più
stabilire comesemplice è la situazione
e il perché dei Miracula. laMaVita
di esse. Specialmente è lasollecita
diversitàmolte
della
distribuzione
domande; piùesemplice
organizzazione del contenuto
è la situazione tra i testimoni
dei Miracula. a formaredella
Ma è la diversità un
garbuglio in cui
distribuzione è difficile districarsi.
e organizzazione Alla discussione
del contenuto di questi
tra i testimoni a formareed altri
un
problemi èindedicato
garbuglio il secondo
cui è difficile capitolo.Alla discussione di questi ed altri
districarsi.
Nel terzo
problemi capitolo
è dedicato di questa
il secondo introduzione si forniscono tutte le infor-
capitolo.
mazioni
Nel del caso
terzo sul nostro
capitolo lavoro.
di questa Anzitutto si chiariscono
introduzione forniscono tuttei rapporti te-
le infor-
stuali tradel
mazioni i testimoni,
caso sul nostro condizione
lavoro.per operaresicon
Anzitutto consapevolezza
chiariscono i rapportinella
te-
costituzione
stuali del testo.condizione
tra i testimoni, Poi si presenta l’edizione,
per operare enunciando i criteri
con consapevolezza nella
ecdotici e i comportamenti
costituzione del testo. Poiredazionali
si presenta chel’edizione,
l’hanno determinata
enunciandonella veste
i criteri
che si leggerà.
ecdotici Un appunto conclusivo
e i comportamenti redazionalièche dedicato
l’hanno alladeterminata
traduzione.nella veste
che si leggerà. Un appunto conclusivo è dedicato alla traduzione.
I due testi non sono inediti. La Vita fu pubblicata (piuttosto
malamente)
I due per testila nonprimasono voltainediti.
nel 1742La dalVitacanonico viterbese (piuttosto
fu pubblicata Feliciano
Bussi nella sua
malamente) per Istoria
la prima dellavolta
Cittàneldi 1742
Viterbo
dal (1canonico
). Migliore, naturalmente,
viterbese Felicianoe
però (altrettanto
Bussi nella sua Istorianaturalmente)
della Cittàperfettibile,
di Viterbo (è1).l’edizione
Migliore, che della Vita e
naturalmente,
però (altrettanto naturalmente) perfettibile, è l’edizione che della Vita e

(1) BUSSI, Istoria della città di Viterbo, Appendice, cap. XIV, 447-457.
(1) BUSSI, Istoria della città di Viterbo, Appendice, cap. XIV, 447-457.

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XXVI Introduzione

dei Miracula fecero nel 1868 i padri Bollandisti nei loro Acta Sanctorum di
settembre,
dei Miraculaalfecero
giornonel41868 del mese,
i padri insieme
Bollandisticonneialtri
lorotesti
Acta(2).Sanctorum
Nel 1952 di
pubblicò, con molto altro materiale, la Vita Giuseppe
settembre, al giorno 4 del mese, insieme con altri testi ( ). Nel 1952 Abate,
2 che la
battezzò Vita
pubblicò, conII, molto
poiché altro
il titolomateriale,
di Vita I lola riservò al testo della
Vita Giuseppe pergamena
Abate, che la
duecentesca
battezzò VitadiII,cui oltre il(3titolo
poiché ). di Vita I lo riservò al testo della pergamena
Fonte esclusiva
duecentesca per(3).
di cui oltre i Bollandisti e fonte privilegiata per Abate fu il
libroFonte
col processo
esclusiva per i Bollandistidel
di canonizzazione 1457. privilegiata
e fonte Quanto agliper altriAbate
testimoni,
fu il
i primi
libro colne ignoravano
processo l’esistenza; Abate,
di canonizzazione che Quanto
del 1457. ne conosceva
agli altriuno (4), ne
testimoni,
prese
i primiin ne
considerazione solo le varianti
ignoravano l’esistenza; da lui
Abate, giudicate
che significative.
ne conosceva uno (4), ne
preseLainnostra edizione, solo
considerazione l’ennesima dunque,
le varianti da luisigiudicate
giustificasignificative.
per l’analisi conte-
stualeLadinostra
tutti edizione,
i prodottil’ennesima
documentaridunque, si giustifica perall’iniziativa
e librari connessi del
l’analisi conte-
1456-57.
stuale di Essa
tutti icostituisce un estratto, quanto
prodotti documentari e librarial connessi
testo, e un’anticipazione
all’iniziativa del
sperimentale,
1456-57. Essaquanto alle modalità
costituisce critiche,
un estratto, quanto della
al pubblicazione dell’intero
testo, e un’anticipazione
processo di canonizzazione
sperimentale, quanto alle modalitàcallistiano, che speriamo
critiche, prossima. dell’intero
della pubblicazione
processo di canonizzazione callistiano, che speriamo prossima.

I
I TESTIMONI
I
I TESTIMONI

Del processo di canonizzazione del 1457 resta il verbale della inquisitio


Del processo di canonizzazione del 1457 resta il verbale della inquisitio
(2) AASS. Il capitolo Sancta Rosa Virgine Tertii ordinis sancti Francisci Viterbii in
Italia,(2alla data del
) AASS. 4 settembre,
Il capitolo SanctavaRosada p.Virgine
414 a Tertii
p. 479.ordinis
Il curatore è il p. Constantin
sancti Francisci Viterbii in
Italia, alla data del 4 settembre, va da p. 414 a p. 479. Il curatore è il lap. Vita
Suysken. Si leggono di seguito il Commentarius prævius (414-432); auctore
Constantin
incerto manuscripta Processui canonizationis inserta, più o meno
Suysken. Si leggono di seguito il Commentarius prævius (414-432); la Vita auctore coincidente con i §§ 1-
12c della nostra Vita (433-439); una Vita altera ex Officio ecclesiastico
incerto manuscripta Processui canonizationis inserta, più o meno coincidente con i §§ 1- S. Rosæ (439-
442);
12c dellaalcuni ActaVita
nostra del processo
(433-439);diuna canonizzazione
Vita altera ex(442-445); i Miracula
Officio ecclesiastico ex Processu
S. Rosæ (439-
canonizationis,
442); alcuni Acta ossiadelquasi tutti idinostri
processo Miracula (445-474);
canonizzazione (442-445);i miracoli
i Miraculainserti nella
ex Processu
Vita, ossia i nostri §§ V 13-29 (474-477); i nomi dei testimoni
canonizationis, ossia quasi tutti i nostri Miracula (445-474); i miracoli inserti nella chiamati a deporre
sui
Vita,miracoli
ossia i (477-479).
nostri §§ V 13-29 (474-477); i nomi dei testimoni chiamati a deporre
sui miracoli
(3) ABATE , S. Rosa da Viterbo. Il lungo testo introduttivo (113-223) è seguìto
(477-479).
da una (3)Appendice
ABATE, S.così composta:
Rosa da Viterbo. I. Bolla d’Innocenzo
Il lungo IV e «Forma(113-223)
testo introduttivo interrogatorii» (225-
è seguìto
227); II . S. Rosae Viterbiensis Vita I (227-231); III . S. Rosae
da una Appendice così composta: I. Bolla d’Innocenzo IV e «Forma interrogatorii» (225-Viterbiensis Vita II (232-
253); IV . Estratti del Processo callistiano riguardanti la «Vita» di
227); II. S. Rosae Viterbiensis Vita I (227-231); III. S. Rosae Viterbiensis Vita II (232-S. Rosa (253-268); V-
VIII . Documenti del 1253-55, 1445, 1476, 1952 (268-278).
253); IV. Estratti del Processo callistiano riguardanti la «Vita» di S. Rosa (253-268); V-
(4) Ossia il manoscritto
VIII. Documenti del 1253-55, di Parigi,
1445, il nostro
1476, P1, di cui oltre: Abate lo descrive
1952 (268-278).
alle pp.( ) Ossia il manoscritto di Parigi, il nostro P31,e di
4 167-168, e ne cita qualcosa a p. 140 nota a p.
cui158.
oltre: Abate lo descrive
alle pp. 167-168, e ne cita qualcosa a p. 140 nota 3 e a p. 158.

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i - I testimoni XXVII

in partibus, prima fase che avrebbe dovuto avere un seguito col processo in
curia.
in A condurla
partibus, furono
prima fase cheGiovanni vescovoavere
avrebbe dovuto di Viterbo
un seguitoe Tuscania e Nicolò
col processo in
vescovo di Orte e Civita Castellana, delegati dai tre
curia. A condurla furono Giovanni vescovo di Viterbo e Tuscania e Nicolò cardinali incaricati dal
papa, Bessarione
vescovo di Orte e‘Niceno’, Domenico
Civita Castellana, Capranica
delegati dai tree cardinali
Prosperoincaricati
Colonna.dalI
due vescovi-commissari
papa, Bessarione ‘Niceno’, si insediarono sabato 26emarzo
Domenico Capranica Prospero e conclusero
Colonna. Ii
lavorivescovi-commissari
due lunedì 4 luglio. Al loro serviziosabato
si insediarono furono 26 tre
marzo notai: Bartolomeoi
e conclusero
Tignosini viterbese, collaboratore del vescovo
lavori lunedì 4 luglio. Al loro servizio furono tre notai: Bartolomeo Giovanni; Santoro
canonico diviterbese,
Tignosini Civita Castellana,
collaboratore collaboratore
del vescovo del vescovo
Giovanni;Nicolò;Santoroe
Polidoro dediCampanilis
canonico da Montefiascone,
Civita Castellana, collaboratore subentrato cinque giorni
del vescovo Nicolò; dopoe
l’inizio deldeprocesso.
Polidoro Campanilis da Montefiascone, subentrato cinque giorni dopo
Il compito
l’inizio del processo.di ciascuno di essi era di scrivere tutto quanto si facesse
dai commissari
Il compito di o ciascuno
da altri didi fronte
essi eraa diloro e, al tutto
scrivere termine dei si
quanto lavori, di
facesse
redigere
dai il tutto oindapubblica
commissari altri di forma
fronte ea di loro sigillare i libri risultanti.
e, al termine dei lavori, Così
di
ordinarono
redigere alla in
il tutto finepubblica
dei lavoriformai due
e di vescovi:
sigillare i «mandaverunt
libri risultanti. nobis
Così
infrascriptis notariis quatenus debeamus et
ordinarono alla fine dei lavori i due vescovi: «mandaverunt nobis quilibet nostrum debeat
dictum processum
infrascriptis notariiset quatenus
omnia acta, facta et et
debeamus attitata in publicam
quilibet nostrum formamdebeat
redigere processum
dictum et nostris et propriis
omnia signis solitis etetattitata
acta, facta consuetis signare; nec
in publicam non
formam
mandaverunt
redigere dictumpropriis
et nostris processum signisclaudi et sigillari
solitis et eorum
et consuetis pontificalibus
signare; nec non
sigillis appensione
mandaverunt dictummuniri, prout consuetum
processum est» (ms.
claudi et sigillari A, f. 252r)
et eorum (5).
pontificalibus
Seappensione
sigillis tutto ciò fumuniri,
rispettato
prouta puntino,
consuetum al termine f. 252r) (in
est» (ms.delA,processo 5). partibus

ciascuno dei tre


Se tutto ciò notai dové depositare
fu rispettato a puntino, siaallatermine
minuta del eseguita ‘in diretta’
processo sia
in partibus
soprattutto
ciascuno deiiltre
libro
notaia buono, pubblicato
dové depositare sia con tutti ieseguita
la minuta crismi e‘insigillato
diretta’ coi
sia
sigilli dei due
soprattutto commissari,
il libro a buono, da pubblicato
inviare a chi condituttidovere: sei manoscritti
i crismi e sigillato coi in
tutto.
sigilli Ne
dei restano, nell’archivio
due commissari, del monastero
da inviare a chi diviterbese,
dovere: sede ‘di partenza’,
sei manoscritti in
due: una
tutto. Ne minuta
restano,cartacea e un libro
nell’archivio membranaceo.
del monastero La prima
viterbese, di partenza’,
sede ‘di mano del
notaio
due: unaBartolomeo
minuta cartacea Tignosini
e un libro M), il secondoLadiprima
(ms. membranaceo. manodidel mano notaio
del
Polidoro de Campanilis (ms. A). Che sussistano
notaio Bartolomeo Tignosini (ms. M), il secondo di mano del notaio altri manoscritti altrove,
non risulta.
Polidoro de Campanilis (ms. A). Che sussistano altri manoscritti altrove,
non risulta.

(5) In genere si faceva diversamente: Letizia Pellegrini, introducendo


l’edizione
(5) Indegli atti per
genere si lafaceva
canonizzazione di Bernardino
diversamente: da Siena, osserva
Letizia Pellegrini, che la
introducendo
prassi corrente era questa: «il collegio notarile è in genere formato
l’edizione degli atti per la canonizzazione di Bernardino da Siena, osserva che lada tre membri,
uno deicorrente
prassi quali produce la redazione
era questa: in mundum
«il collegio notarile degli atti, mentre
è in genere gli altri
formato da treduemembri,
hanno
la funzione
uno dei quali di verificarne
produce e convalidarne,
la redazione in mundum con
degli laatti,sottoscrizione,
mentre gli altriledue
scritture»
hanno
funzione ,diIl processo
(PELLEGRINI
la di canonizzazione
verificarne di Bernardino
e convalidarne, con ladasottoscrizione,
Siena, 79*). le scritture»
(PELLEGRINI, Il processo di canonizzazione di Bernardino da Siena, 79*).

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XXVIII Introduzione

1. L’originale autentico del processo di canonizzazione: ms. A

Si tratta di un registro scritto a buono, cioè su pergamena e con grafia


sostenuta (almeno nelle intenzioni): un registro originale e autentico, vòlto
a dare agli atti del processo piena e compiuta validità e destinato, almeno
in via di principio, ad essere inoltrato a Roma per il proseguimento della
causa di canonizzazione; però rimase a Viterbo, nelle mani delle monache.
Scrive, come detto, il notaio Polidoro; gli altri due sottoscrivono dopo di
lui al termine del registro.

A = Viterbo, Archivio del monastero di Santa Rosa, Fondo antico, ms. 172.
Membranaceo, mm 295×220 (misure prese dal f. 4r), ff. I+258+I.
La pergamena è di buona qualità, ma molti fogli a causa dell’umidità presentano
ondulazioni anche considerevoli.
Coperta lignea rivestita in pelle, originale, come le carte di guardia anteriore e
posteriore. La coperta non porta tracce di sigilli. Due titoli di mani moderne: sulla
coperta anteriore «Processo per la canonizzazione di Santa Rosa»; in calce alla f. 1r
«Monasterii S. Rosæ Viterbiensis».
Composizione in 22 fascicoli, 19 senioni e 3 quinioni (ff. 217-246). Richiami al
termine di ogni fascicolo. Non avendosi coincidenze tra inizi di fascicolo e partizioni
del testo, il volume risulta essere stato scritto in unica sequenza. Due cartulazioni, una
settecentesca a penna e una moderna a matita, entrambe in numeri arabi, complete ed
esatte. Il manoscritto risulta dunque integro.
La scrittura occupa i ff. 1r-253v; bianchi i ff. 254-258. Testo a piena pagina, su
rigatura a secco realizzata ogni volta, come pare, a occhio: lo specchio di scrittura è di
dimensioni variabili (mm 195×110 ca.), le righe vanno da un minimo di 27 a un
massimo di 32. Fuoriescono a sinistra i capilettera a colore (alcuni dei quali con
modesta decorazione; s’intravede talvolta la letterina-guida); la giustificazione a destra
è ottenuta alla grossa, ma non mancano segni di riempimento del rigo.
Pochissimi sono gli appunti marginali, dei quali comunque diamo notizia nelle
note all’edizione. Notabile solo la numerazione a margine dei Miracula, da 1 a 170
(perciò coincidente con la nostra), operata probabilmente dallo stesso Polidoro.
Si segnala che presso la Biblioteca degli Ardenti si conserva, manoscritta, una
trascrizione del ms. A fatta dal notaio Bernardino Perone e datata 1702: segnatura
Sala B.5.23.

L’estensore del libro, il notaio Polidoro da Montefiascone, nel


momento in cui deve farsi amanuense ‘inventa’ una sua scrittura testuale
ben lontana dalla corsiva d’uso dei notai come lui. La si può definire una
‘gotica arretrata’, vale a dire una testuale di tipo tradizionale, di forme
largheggianti, piuttosto inelegante. L’inchiostro del testo è grigio scuro; gli
altri colori usati sono il rosso per i capilettera principali e per le rubriche, e
il giallo per evidenziare molte lettere iniziali.

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- I testimoni XXIX

i
Polidoro da Montefiascone è un amanuense mediocre: molti sono i
suoi errori di ortografia, di grammatica, di sintassi. Se ne vedranno abbon-
danti prove nell’edizione: basta far caso ai corsivi, con i quali sono eviden-
ziate le nostre emendazioni al suo testo. Più dell’esattezza testuale (se poi
fosse in grado di ottenerla: spesso pare non capire quello che scrive) a lui
sta a cuore la pulizia e ‘solennità’ della scrittura, che doveva esser degna
sia del contenuto così importante sia dei tanto illustri destinatari del suo
libro.

La Vita e i Miracula sono inclusi nella parte del processo di canonizza-


zione che enuncia le prove portate dai procuratori viterbesi circa la fama,
vita e miracoli di Rosa. Fanno un totale di 148 pagine (ff. 57r-130v). La
Vita ne occupa 36 (ff. 57r-74v), i Miracula 112 (ff. 75r-130v).
La Vita ha un inizio e una fine fortemente distinti: la f. 57r è pagina
nuova (il testo che precede finisce a tre quarti della pagina); nella parola
incipitaria Quoniam il capolettera Q è decorato, sia pur moderatamente, e le
lettere -uoniam sono allungate, unico caso nell’intero manoscritto; a f. 74v la
mezza pagina dopo la fine del testo è lasciata vuota. A pagina nuova (f.
75r) iniziano dunque anche i Miracula, con capolettera O decorato, come il
successivo I di In primis. Essi finiscono invece in maniera indistinta: a f.
130v al testo dell’ultimo miracolo seguono nel resto della pagina gli atti
processuali.
Un altro dato che caratterizza le pagine con la Vita e i Miracula è che
solo esse, nel registro di Polidoro, presentano i titoli rubricati. Nelle
pagine con gli atti processuali d’ufficio (ff. 1r-56v e 130v-253v) la
scansione è data esclusivamente dai capilettera in rosso.
In sostanza la coppia in sequenza Vita e Miracula costituisce una
sezione abbastanza ben delimitata del Processo, con chiara autonomia
d’impaginazione, di titolatura e di contenuto rispetto al resto degli atti. Il
che autorizza a trattarla come corpo a sé, cosa che si fa in questo volume.
Allo stesso modo, la dichiarata ripartizione in due parti (benché prive di
titolo) determina la nostra divisione tra Vita e Miracula del testo di A.
In base ai titoli in rosso o, in mancanza di questi (perché Polidoro li
realizza a intermittenza), agli spazi bianchi d’intervallo abbiamo articolato
la Vita in 33 paragrafi, i Miracula in 170 paragrafi.

Vita et miracula_FILE NUOVO.indd 29 29/05/19 17:03


XXX Introduzione

2. La antiquissima et autentica scriptura con parte di un “rotolo dei miracoli”:


pergamena Vt

Così, «antiquissima et autentica scriptura», la rubrica del § 12c della


Vita (non nel ms. A, ma nei due manoscritti di cui oltre) chiama una
pergamena duecentesca tuttora conservata, senza segnatura, nel
Diplomatico dell’Archivio del monastero: un relitto della documentazione
che fu prodotta nel corso della seconda metà del XIII secolo e che andò in
gran parte perduta, come posero nel 1457 i postulanti viterbesi come
decimo articulus da sottoporre ai testimoni: «Item decimo quod vita dicte
beate Rose in pluribus autenticis scripturis antiquis una cum eius
miraculis, cum descripta essent et annotata, ex negligentia et calamitate
dicte civitatis Viterbii deperdita fuerunt et igne combusta; et quod de hoc
est publica vox et fama» (ms. A, f. 52v).
Il foglio, alto 58 e largo 13 cm, rovinato in più punti, reca 81 linee di
scrittura, condotte su rigatura a secco. La grafia, una corsiva documentaria
rotondeggiante ben tracciata e molto accurata, è attribuibile all’ultimo
quarto del secolo XIII. Nel verso è un disegno con la figura, appena
abbozzata, della Vergine viterbese.
Varie zone del testo furono trattate con una soluzione di noce di galla
(si usava una spugna imbevuta di acido gallico, estratto dalle noci di galla
polverizzate e inumidite), il reagente che a breve faceva emergere le scritte
non leggibili a occhio nudo, specie ma non solo nei palinsesti, ma alla
lunga copriva la superficie con un’impenetrabile scia nerastra e lucida che
rende impossibile la lettura: una tecnica usatissima tra Ottocento e primo
Novecento, artefice di straordinarie trouvailles (a partire da quella di Angelo
Mai) e di altrettanto rovinosi guasti.
Già alla metà del XV secolo il foglio membranaceo era ridotto in uno
stato pessimo: probabilmente per l’umidità, come induce a pensare il
trattamento di cui si è appena detto. Nel ms. A, f. 42r, si dichiara che il 29
marzo 1457 il procuratore viterbese esibì agli inquirenti «quamdam
particulam eius vite descriptam in quamdam antiquissimam scripturam [si
vorrebbe l’ablativo], prout ex aspectu eius clare patet, licet flacmentatam et in
aliquibus eius partibus corrosam ex eorum, quorum interfuit, negligentia».
E nella rubrica da cui abbiamo ripreso il titolo di questo paragrafo si dice
che in essa «propter antiquitatem non poterat aliter legi principium nec
finis».
In verità la fine del foglio si legge benissimo: «... Vitorclano appellatur
et cum beata Rosa stetisset ibidem per tres» (si tornerà più volte su questo

Vita et miracula_FILE NUOVO.indd 30 29/05/19 17:03


i - I testimoni XXXI

brano). L’interruzione non è dovuta a mutilazione del foglio: nella parte


terminaleL’interruzione
brano). della pergamena, non èinfatti,
dovutasegue uno spazio
a mutilazione bianco nella
del foglio: per tre parteo
quattro righe, al centro del quale sono alcuni
terminale della pergamena, infatti, segue uno spazio bianco per tre o fori di cucitura. Ciò significa
che il testo
quattro continuava
righe, al centro in delun altrosono
quale foglio,
alcuni evidentemente
fori di cucitura. cucito
Ciò asignifica
questo
sopravvissuto
che a formareinun
il testo continuava unrotolo; la fascia
altro foglio, bianca inferiore
evidentemente cucito serviva
a questoper
sovrapporre i alembi
sopravvissuto dei un
formare duerotolo;
fogli da la cucire. Dunque
fascia bianca la finis serviva
inferiore che, a direper
dell’estensore della rubrica, non si poteva leggere
sovrapporre i lembi dei due fogli da cucire. Dunque la finis che, a dire era la fine non del foglio
conservato, ma
dell’estensore delladelrubrica,
rotolo non (6). Rotolo
si potevadelleggerequale eraovviamente
la fine nonnon del sifoglio
può
stabilire la lunghezza,
conservato, ma del rotolo ossia (il6).numero
Rotolo dei del fogli
qualeche lo componevano.
ovviamente non si può Al
minimo erano
stabilire due.
la lunghezza, ossia il numero dei fogli che lo componevano. Al
minimo L’inizio
eranoinvece
due. è illeggibile, ancor più oggi di allora. Nel 1457, stando
alla trascrizione
L’inizio invece del ènotaio Polidoro,
illeggibile, ancor ilpiùtesto oggiiniziava
di allora.con Nelqueste
1457, parole:
stando
«Cum
alla predicta virgo
trascrizione graviter
del notaio infirma ilesset,
Polidoro, testo neque
iniziavaaliquod ullus illorum
con queste parole:
verbumpredicta
«Cum ei ulterius diceret,
virgo incepit
graviter videreesset,
infirma animas mortuorum
neque aliquod etullus cognoscere
illorum
illas, quas numquam viderat, que perierant in
verbum ei ulterius diceret, incepit videre animas mortuorum et cognosceremundo antequam ipsa na-
sceretur
illas, quaspernumquam
triginta vel viginti que
viderat, annos...» ( ). Attualmente
perierant 7
in mundo antequamsi può cominciare
ipsa na-
a leggereper
sceretur da -sceretur
solotriginta per triginta
vel viginti vel viginti
annos...» annos, molto meno
(7). Attualmente si puòdicominciare
quanto si
aleggeva
leggerenel solo1457. Nel frattempo
da -sceretur per triginta c’era stata,
vel viginti infatti,
annos, moltola meno
spennellatura
di quanto con
si
noce di galla, così cara agli eruditi ottocenteschi.
leggeva nel 1457. Nel frattempo c’era stata, infatti, la spennellatura con E infatti nel 1889,
«quando
noce ancoracosì
di galla, le macchie
cara agliprodotte dai reagenti chimici
eruditi ottocenteschi. E infattinonnel si erano
1889,
quasi del ancora
«quando tutto scurite» (Abate),
le macchie Cesaredai
prodotte Pinzi potevachimici
reagenti leggerenon l’incipit, e lo
si erano
trascriveva
quasi così: scurite»
del tutto «In nomine PatrisCesare
(Abate), et Filii Pinzi
et Spiritus Sancti.
poteva Amen.
leggere Hec sunt
l’incipit, e lo
miracula que
trascriveva [intervenerunt]
così: «In nomine Patris beateetRose in Spiritus
Filii et vita sua.Sancti.
In primis,
Amen.cum Hecbeata
sunt
Virgo fortiter infirmaretur, ita quod nullus crederet
miracula que [intervenerunt] beate Rose in vita sua. In primis, cum beata quod ipsa evaderet,
tunc incepit
Virgo fortitervidere...» (8). Evidentemente
infirmaretur, ita quod nullus fu lui a usare quod
crederet la noce ipsadi galla,
evaderet,che
gli rivelò
tunc incepitle parole iniziali,
videre...» illeggibili già nelfu1457.
(8). Evidentemente lui a usare la noce di galla, che
Nonlec’è
gli rivelò motivo
parole di dubitare
iniziali, illeggibilidella
già nellettura
1457.Pinzi. Uno studioso serio
comeNon lui c’ènonmotivopuò di essersela
dubitareinventata;
della lettura e quella
Pinzi. Unostessastudioso
restituzione
serio
come lui non può essersela inventata; e quella stessa restituzione
(6) A meno che le parole «propter antiquitatem non poterat aliter legi princi-
pium(6nec finis» non
) A meno che lesi parole
riferiscano
«propter Vita di Rosanon
alla antiquitatem anziché allaaliter
poterat pergamena, al
legi princi-
testo anziché al foglio. Ma sembra induzione troppo sottile.
pium nec finis» non si riferiscano alla Vita di Rosa anziché alla pergamena, al
testo (anziché
7) Così almeno
al foglio.trascrivono ms. A e, con
Ma sembrail induzione minime
troppo varianti, i due manoscritti
sottile.
che saranno presentati tra poco. Tutte trascrizioni che
( ) Così almeno trascrivono il ms. A e, con minime varianti,
7 probabilmente non sono
i due manoscritti
fatte direttamente sulla pergamena Vt ma su un testimone
che saranno presentati tra poco. Tutte trascrizioni che probabilmente nonintermedio, come
sonosi
dimostrerà più avanti.
fatte direttamente sulla pergamena Vt ma su un testimone intermedio, come si
(8) PINZI
dimostrerà Storia della città di Viterbo, II, 26 nota 2. Nel volume, a Rosa sono
più, avanti.
dedicate le pp. 22-36.
( ) PINZI, Storia della città di Viterbo, II, 26 nota 2. Nel volume, a Rosa sono
8

dedicate le pp. 22-36.

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XXXII Introduzione

intervenerunt, per quanto migliorabile, fa fede di una onesta prudenza. Ne


risulta un incipit
intervenerunt, con tutti
per quanto i crismi, aperto
migliorabile, fa fededalla
di invocazione e dalle parole
una onesta prudenza. Ne
In primis: seguiva dunque una serie di Item. Ne consegue che
risulta un incipit con tutti i crismi, aperto dalla invocazione e dalle parole il foglio
superstite era il primo
In primis: seguiva di ununa
dunque rotolo vertente
serie di Item.suiNemiracoli compiuti
consegue che ildafoglio
Rosa
in vita (9). era il primo di un rotolo vertente sui miracoli compiuti da Rosa
superstite
in vita (9).
Nel testo della Vita qui pubblicato la pergamena Vt figura come testi-
moneNel soltanto del §Vita
testo della 12c,qui
anche se le trascrizioni
pubblicato la pergamenadi essa
Vtinserite nei mano-
figura come testi-
scritti da noi consultati non ne discendono direttamente. Nella
mone soltanto del § 12c, anche se le trascrizioni di essa inserite nei mano- nostra edi-
zione del § 12c riportiamo le differenze tra Vt e i manoscritti
scritti da noi consultati non ne discendono direttamente. Nella nostra edi- con la Vita,
nonchédelle §emendazioni
zione 12c riportiamo proposte da Abate.
le differenze tra Vt e i manoscritti con la Vita,
3. La minuta
nonché del processo
le emendazioni da Abate. ms. M
di canonizzazione:
proposte
3. La minuta del processo di canonizzazione: ms. M
Il manoscritto è scritto corsivissimamente dal notaio Bartolomeo Ti-
gnosini, che si sottoscrive
Il manoscritto in corsivissimamente
è scritto fine. dal notaio Bartolomeo Ti-
gnosini, che Archivio
M = Viterbo, si sottoscrive in fine. di Santa Rosa, Fondo antico, ms. 152.
del monastero
Cartaceo,Archivio
M = Viterbo, mm 300×220; ff. 164; di
del monastero scritto
Santafino a f.Fondo
Rosa, 154r. antico,
Otto fascicoli
ms. 152.di 24 carte
menoCartaceo,
il terzo, che è di 20 carte. Testo in unica colonna (mm 220×110),
mm 300×220; ff. 164; scritto fino a f. 154r. Otto fascicoli senzadi rigatura.
24 carte
meno il terzo, che è di 20 carte. Testo in unica colonna (mm 220×110), senza di
Sulla coperta membranacea, oltre a una prova di scrittura coeva, note mano
rigatura.
seicentesca «Questamembranacea,
Sulla coperta la canonizzazioneoltredia santa Rosa»;didiscrittura
una prova mano recente, a matita
coeva, note «Atti
di mano
di canonizzazione di santa Rosa copia dell’altro in pergamena (...)».
seicentesca «Questa la canonizzazione di santa Rosa»; di mano recente, a matita «Atti Sul contropiatto
anteriore
di un appunto
canonizzazione di di p. Cristofani:
santa Rosa copia«Questo volume
dell’altro in carta bombacina
in pergamena è l’originale
(...)». Sul contropiatto
dell’altro un
anteriore in pergamena.
appunto di p. ViCristofani:
è però quivi qualche
«Questo particolare
volume in cartaomesso
bombacinanell’altro». I due
è l’originale
annotatori, come si vede, hanno idee diverse sul rapporto tra M
dell’altro in pergamena. Vi è però quivi qualche particolare omesso nell’altro». I due e A; sbagliate
entrambe, perché
annotatori, come siil confronto
vede, hanno tra idee
i duediverse
manoscritti, allargato
sul rapporto tra alla
M loro
e A; interezza,
sbagliate
dimostra l’indipendenza
entrambe, reciproca.tra i due manoscritti, allargato alla loro interezza,
perché il confronto
dimostra l’indipendenza reciproca.
Per molta parte M va di pari passo con A. Una sola volta se ne
distacca: ed è parte
Per molta proprio
M nella
va di parte Vita
con lacon
pari passo i Miracula.
A. eUna sola voltaOmessi
se ne
completamente
distacca: questi secondi,
ed è proprio nella parte Vita
dellacon la ilVita
manoscritto presenta
e i Miracula. di
Omessi
seguito, tra i ff. 45v e 48v (ultimo di fascicolo), solo
completamente questi secondi, della Vita il manoscritto presenta di cinque dei 33
seguito, di A,i con
paragrafi tra questi
ff. 45v e titoli:
48v (ultimo di fascicolo), solo cinque dei 33
paragrafi di A, con questi titoli:

(9) Abate, invece, riteneva che il foglio superstite fosse accompagnato non
solo (da (almeno)
9) Abate, un riteneva
invece, foglio successivo,
che il foglioma anche fosse
superstite da (almeno) un foglio
accompagnato non
solo da (almeno) un foglio successivo, ma anche da (almeno) un vita
precedente, e che il testo in esso contenuto narrasse solo una parte della di
foglio
Rosa, quando
precedente, invece
e che nel in
il testo rotolo, secondo lui,
esso contenuto dovevano
narrasse solo essere narrate
una parte dellavicende
vita di
precedenti
Rosa, e vicende
quando invecesuccessive
nel rotolo,a quelle scritte
secondo lui, nel frammento.
dovevano Cf.narrate
essere S. Rosa
ABATE,vicende
da Viterbo, 227, 239-240.
precedenti e vicende successive a quelle scritte nel frammento. Cf. ABATE, S. Rosa
da Viterbo, 227, 239-240.

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i - I testimoni XXXIII

45v-46v Prologus
47r
45v-46v Capitolum
Prologus tertium...
47r-v
47r Capitolum
Capitolum quintum...
tertium...
47v-48v
47r-v Capitolum
Capitolum septimum...
quintum...
48v
47v-48v Capitolum
Capitolum octavum...
septimum...
48v Capitolum octavum...

4. I codici parigino e parmense: mss. P1 e P2


4. I codici parigino e parmense: mss. P1 e P2
Arrivati in tempi recenti a Parigi e a Parma, due piccoli codici
viterbesi del in
Arrivati secolo
tempiXVrecenti
presentano parte
a Parigi e adella Vitadue
Parma, e tutti o quasi
piccoli codicii
Miracula.
viterbesi del secolo XV presentano parte della Vita e tutti o quasi i
Miracula.
P1 = Parigi, Bibliothèque nationale, ms. NAL [Nouvelles acquisitions latines] 890 ( ).
10

Membranaceo,
P1 = Parigi, mm nationale,
Bibliothèque 215×135, ms. ff. 63.
NAL Copertina
[Nouvellesin cartone marmorato
acquisitions latines] 890 (10e ).fogli di
guardiaMembranaceo, mm 215×135, ff. 63. Copertina in cartone marmoratol’unico
moderni (10 in testa e 10 in coda). Tra i vari appunti avventizi, e foglichedi
mostra
guardia interesse
moderni per (10 ilincontenuto
testa e 10è ainf.coda).
1r, dove Trauna mano
i vari cinquecentesca
appunti avventizi, riporta
l’unico su che3
linee
mostra i nomi dei per
interesse cardinali: «Bessarione|Domenico|Prospero»
il contenuto è a f. 1r, dove una mano cinquecentesca e un’altra mano
riporta coeva,
su 3
più
lineesotto,
i nomi segna
dei«1457».
cardinali: «Bessarione|Domenico|Prospero» e un’altra mano coeva,
Cartaceo,
più sotto, segnamm 300×220; ff. 164; scritto fino a f. 154r. Otto fascicoli di 24 carte
«1457».
menoCartaceo,
il terzo, mmche 300×220;
è di 20 carte.ff. 164;Testo
scrittoin fino
unicaa f.colonna,
154r. Otto piuttosto
fascicolistretta (mm
di 24 carte
220×110),
meno il terzo, senzache
rigatura.
è di 20 carte. Testo in unica colonna, piuttosto stretta (mm
Testosenza
220×110), da f. rigatura.
1r a f. 62v. Mano unica: scrittura testuale di tipo gotico, di buona
impostazione, abbastanza
Testo da f. 1r a f. 62v. disinvolta,
Mano unica: di modulo
scritturamolto variabile.
testuale di tipoSegni di paragrafo
gotico, di buona
(tipo pied-de-mouche),
impostazione, titoli disinvolta,
abbastanza e ritocchi alle maiuscole
di modulo molto in inchiostro rosso.diRigatura
variabile. Segni paragrafoa
piombo per 26 linee titoli
(tipo pied-de-mouche), di scrittura (27 aalle
e ritocchi f. 5r). Specchioina inchiostro
maiuscole piena pagina di mm
rosso. 160×95a
Rigatura
(preso a f. 2r).
piombo per 26 linee di scrittura (27 a f. 5r). Specchio a piena pagina di mm 160×95
(presoComposizione:
a f. 2r). 5 fascicoli di sei o sette fogli. Nel primo fascicolo, un settenione,
il rovesciamento in legatura
Composizione: 5 fascicoli dei di
dueseifogli centrali
o sette fogli.provoca
Nel primo unafascicolo,
sfasaturaun nelsettenione,
testo, che
va letto in quest’ordine: §§. 1-2-3-4-5 / 7-6-9-8 / 10-11-12-13-14.
il rovesciamento in legatura dei due fogli centrali provoca una sfasatura nel testo, Richiami sempre
che
presenti.
va letto in quest’ordine: §§. 1-2-3-4-5 / 7-6-9-8 / 10-11-12-13-14. Richiami sempre
presenti.
P2 = Parma, Biblioteca palatina, ms. Parm. 71 (11).
P2 = Parma, Biblioteca palatina, ms. Parm. 71 (11).
(10) Faceva parte della collezione Phillipps, acquisita dalla Nationale nel
1908:(10 O)MONT , Catalogue
Faceva des manuscrits
parte della latinsPhillipps,
collezione et français acquisita
de la Collection
dallaPhillipps,
Nationale 222.nel
Si
ringrazia Sarah Tiboni per le preziose informazioni sui mss. P 1 e P 2 .
1908: OMONT, Catalogue des manuscrits latins et français de la Collection Phillipps, 222. Si
(11) Scheda
ringrazia descrittiva:
Sarah Tiboni per leCpreziose
ALZOLARI - CORRERI sui
informazioni mss. P1, eCodici
- SCAROLA P2. della Bibliote-
ca Palatina,
11 232-233. Qualche citazione in F OSSIER , Disparitions
( ) Scheda descrittiva: CALZOLARI - CORRERI - SCAROLA, Codici et lacunes dans
della la bi-
Bibliote-
bliothèque Farnèse,
ca Palatina, 232-233. Qualche citazione in FOSSIER, Disparitions et lacunes dans la bi-a
963, 971, 978. Da Silvana Gorreri si apprende che il ms. giunse
Parma
bliothèque nelFarnèse,
XVIII963,secolo
971,per mano
978. di PaoloGorreri
Da Silvana Maria siPaciaudi
apprende(1710-1785,
che il ms. torinese,
giunse a
padre teatino), che era il bibliotecario dei Borbone.
Parma nel XVIII secolo per mano di Paolo Maria Paciaudi (1710-1785,Cf. G ORRERI , Il fondo torinese,
dei mano-
scritti parmensi,
padre teatino),216.
che era il bibliotecario dei Borbone. Cf. GORRERI, Il fondo dei mano-
scritti parmensi, 216.

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XXXIV Introduzione

Cartaceo, mm 205×145, ff. II+74+II. Copertina e fogli di guardia (3 anteriori e 3


posteriori) di restauro, datato 1998. Ma è conservata la copertina originale, in
pergamena rinforzata con fogli e bordi cartacei, con incisi in oro sui due piatti lo
stemma e i gigli farnesiani; sulla costola (che sembra posteriore) MIR. S. ROSÆ ed
etichetta moderna con la segnatura.
Cartulazione moderna (nell’angolo inf. destro di f. 2r, nota: «paginato il set.
1862») da 1 a 75, essendo 1 assegnato alla seconda carta di guardia.
Nei fogli di guardia anteriori originali si hanno: un fregio, due etichette (segna-
ture antiche CG XL 39, depennata, e HH X 70), lo stemma circolare della Biblioteca
Palatina e, a f. IIr, titolo di mano seicentesca: Miracula S. Rosæ de Viterbio con, in corpo
minore, «a Bartholomeo [notario digesta depennato] de Tincolinis (!) de Viterbio
imperiali auctoritate notario scripta et pubblicata (!) adprobantibus Iohanne
Viterbiensi et Tuscanensi et Nicolao Ortanensi (!) et Civitatis Castellane episcopis». Il
cognome del notaio, de Tincolinis anziché de Tineosinis, resta in tutti gli inventari
manoscritti della Palatina.
Composizione: sei senioni più un binione finale con 2 ff. tagliati. Due soli
richiami sopravvissuti alla raffilatura inferiore: uno a f. 25v (ultima del 2° fascicolo):
«ipse dixit», corretto; e uno a f. 49v (ultima del 4° fascicolo): «mater Lucretie», parole
omesse all’inizio della carta seguente.
Rigatura a lapis, realizzata pagina per pagina e perciò variabile, per un minimo di
24 e un massimo di 27 linee di scrittura. Specchio a piena pagina di mm 143×85
(preso a f. 27r).
Testo da f. 2r a f. 75r. I Miracula finiscono a f. 73r; nelle seguenti, 73v-75r, sono
scritte parti di un ufficio liturgico proprio: Impnus [‘inno’] beate Rose virginis.
Mano unica: scrittura testuale di tipo gotico, più piatta e rotonda di quella di P1
ma similmente variabile. Titoli e segni di paragrafo in rosso.
I due codici sono probabilmente della stessa mano, benché la
scrittura sia poco disciplinata e presenti forti oscillazioni di modulo, tanto
che alle volte si stenta a riconoscere l’identità di mano non solo tra i due
manufatti, ma pure all’interno del medesimo manoscritto.
L’intestazione (P1, f. 1r; P2, f. 2r-v) dichiara la derivazione dei due li-
bretti dalla procedura di canonizzazione e la qualifica pubblica e istituzio-
nale dello scrivente:

In nomine Domini, amen. Infrascripta sunt miracula facta per altissimum creato-
rem precibus et meritis beate virginis Rose de Viterbio tertii ordinis Minorum sancti
Francisci, examinata per reverendos in Christo patres et dominos dominum
Iohannem Viterbiensem et Tuscanensem et dominum Nicolaum Ortanum et Civitate
Castellane Dei et apostolice sedis gratia episcopos, commissarios et subdelegatos
reverendissimorum in Christo patrum et dominorum [domini] B. Tuscolani Niceni,
domini D. tituli Sancte Crucis in Ierusalem Firmani et domini P. tituli Sancti Giorgii
[così] ad Velum Aureum de Columna [Columpna P2] episcopi, presbiteri ac diaconi
miseratione divina Sancte Romane Ecclesie cardinalium, commissariorum
deputatorum et iudicum per sanctissimum in Christo patrem et dominum nostrum
dominum Calistum divina providentia papam tertium in causa canoniçationis prefate

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- I testimoni XXXV

i
virginis Rose; et scripta et publicata per me Bartholomeum ser Fredi de Tineosinis de
Viterbio, publicum imperiali auctoritate notarium et iudicem ordinarium et nunc
notarium et scribam prefatorum dominorum episcoporum commissariorum et
subdelegatorum, sub anno Domini millesimo quadrigentesimo quinquagesimo
septimo, indictione quinta, pontificatus sanctissimi in Christo patris et domini nostri
domini Calisti divina providentia pape tertii.

Questa dichiarazione protocollare assicura che l’autore del testo


riportato nei due manoscritti è il notaio Bartolomeo nell’esercizio delle sue
funzioni. Lavorando al processo e maneggiando i dossier che stavano sul
suo tavolo, Bartolomeo mise mano a un liber miraculorum, a un ‘dossier dei
miracoli’, verosimilmente perché i commissari se ne servissero al momento
di interrogare i testimoni. Lo sottoscrisse, come annunciato dalle parole
«scripta et publicata per me etc.». Si riservava di inserirlo, a tempo debito,
in quello che sarebbe stato il suo codice definitivo, il suo mundum del
processo; ecco il perché dell’assenza dei miracoli nella sua minuta M,
argomento che riprenderemo.
Dunque un liber miraculorum scritto da uno dei notai addetti al
processo. Da esso, perduto l’originale, discendono i due codici P1 e P2,
due manoscritti ‘da mano’ realizzati da un amanuense semiprofessionale,
di modesto livello. Appaiono come libretti paraliturgici e devozionali,
tutt’altra cosa che un registro documentario (come doveva essere
l’originale); forse per questo manca in entrambi la sottoscrizione di
Bartolomeo, intesa dall’amanuense come fuori luogo. Come formula
conclusiva i due codici hanno semplicemente «Finiunt miracula
infrascripta», errore tanto più increscioso in quanto comune (P1, f. 62v;
P2, f. 73r).
Diremo più avanti delle differenze che sussistono tra questo liber
miraculorum e i miracula riportati nel ms. A. Diciamo ora la più significativa:
è la presenza, alla fine, di un miracolo che non entrò tra le carte del
processo, e infatti non si trova in A. Un miracolo aggiunto da Bartolomeo,
perché lui stesso ne è il soggetto. Egli dichiara di essere guarito dalla
presbiopia che lo affliggeva proprio iniziando a scrivere i miracoli di Rosa.
Il fatto singolare è che in P1 Bartolomeo è presentato in terza persona, in
P2 racconta il miracolo in prima persona. Si è certi che l’antigrafo da cui
entrambi i manoscritti derivano avesse la costruzione in prima persona,
com’è giusto. Infatti una delle differenze è questa: in P1 si
ha «lumen fuit sibi restitutum», in P2 «lumen fuit michi re-
stitutum». Ebbene, quel sibi di P1 è corretto dal-
l’amanuense, piuttosto platealmente, da un precedente michi. Dunque il

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XXXVI Introduzione

cambio dalla forma soggettiva a quella oggettiva avviene in P1, mentre in


P2 resta intatta l’originaria forma soggettiva.

La Vita e i Miracula occupano in P1 i ff. 1v-62v, in P2 i ff. 2v-63r, per


un totale di 123 e, rispettivamente, 122 facciate. Il passaggio dalla Vita ai
Miracula è, senza cambio di pagina, a f. 14r in P1 (con la I di In primis alta e
ornata) e a f. 17r in P2 (nessun elemento di stacco). I due manoscritti, che
procedono in quasi perfetta concordia, trasmettono buona parte sia della
Vita sia dei Miracula, come li fa conoscere A: 26 paragrafi contro 33 per la
Vita, 163 paragrafi contro 170 per i Miracoli. E aggiungono l’ultimo
miracolo, quello del notaio Bartolomeo guarito dalla presbiopia.

II
I TESTI

1. Atti processuali e scritti agiografici

La genesi, il senso, la natura di questi testi vanno cercati


nell’occasione per la quale essi furono prodotti e utilizzati, ossia
nell’indagine in partibus sulla fama, vita e miracoli di Rosa da Viterbo. La
triade fama-vita-miracoli è sempre invocata nei processi di canonizzazione
e in effetti ripetuta nel processo viterbese a ogni piè sospinto: s’intenda che
i “miracoli” sono quelli intervenuti dopo la morte del personaggio,
facendo quelli compiuti in vita parte, appunto, della vita. Un’indagine di
questa fatta poteva basarsi solo su testimonianze orali e testimonianze
scritte. In quest’ordine, perché si ricorreva alle testimonianze scritte
nell’impossibilità di ottenere informazioni dalla voce dei viventi, oppure per
aiutare la memoria dei testimoni. D’altronde era prassi che
all’approssimarsi di un processo di canonizzazione i postulanti
producessero una biografia del personaggio, una vita come si doveva,
valida sotto tutti i punti di vista: documentario, agiografico, letterario.
Scritta per l’occasione o preesistente.
Elenchiamo in breve gli atti relativi a questa specifica procedura,
come sono registrati nel ms. A. Protagonista è uno dei due procuratori
viterbesi postulanti della causa, Cristoforo di Giovanni Malvicini legum
doctor et comes palatinus; l’altro è frate Luca di Benedetto dell’ordine dei

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- I testi XXXVII

ii
Minori.
Minori.
ff. 41v-43r Malvicini produce prove scritte e chiede che su di esse siano
ff. 41v-43r ascoltati testimoni
Malvicini produce prove scritte e chiede che su di esse siano
ff. 43v-48r ascoltati
elenco dei testimoni
264 testimoni chiamati a deporre
48r-54v
ff. 43v-48r i due dei
elenco postulanti propongono
264 testimoni chiamati a15 articuli
deporre sive capitula per
ff. 48r-54v i due postulanti
l’interrogazione propongono 15 articuli
dei testimoni sive capitula per
ff. 54v-56v l’interrogazione 5 articuli,
lo stesso fa, con dei il procuratore fiscale
testimoni
ff. 54v-56v
57r-74v lo stesso
testo con 5 articuli, il procuratore fiscale
dellafa,Vita
75r-130v
ff. 57r-74v dei Miracula
testo della Vita
ff.
... 75r-130v testo dei Miracula
ff. 154v-251v
... escussione dei 264 testimoni
ff. 154v-251v escussione dei 264 testimoni
Il primo di questi atti è il seguente. Ai ff. 41v-42r è registrata, sotto la
data Il29primo
marzodi 1457,
questi unaatti èproduzione
il seguente.diAiproveff. 41v-42r
da parteè registrata, sotto la
del procuratore
data 29 marzo
Cristoforo 1457, una
Malvicini, «ad produzione
eius intentionem di prove da parte ac
fundandam delprobandam».
procuratore
Cristoforo Malvicini, «ad eius intentionem fundandam
Egli esibisce e produce due scritti: 1) «eius gloriose virginis Rose in ac probandam».
Egli esibisce
quodam e produce
quinterno vitam etdue scritti:cum
miracula 1) dicta
«eius vita
gloriose
annexa»; virginis Rose in
2) «quamdam
quodam quinterno vitam et miracula cum dicta vita
particulam eius vite descriptam in quamdam antiquissimam scripturam [si annexa»; 2) «quamdam
particulam
vorrebbe eius vite
l’ablativo], proutdescriptam
ex aspectu in eius
quamdam antiquissimam
clare patet, scripturam
licet flacmentatam et [si
in
vorrebbe l’ablativo], prout ex aspectu eius clare patet,
aliquibus eius partibus corrosam ex eorum, quorum interfuit, negligentia»licet flacmentatam et in
aliquibus eius partibus corrosam ex eorum, quorum
(una parte del brano è stata già riferita). Il secondo documento è senza interfuit, negligentia»
(una parte
dubbio del brano èduecentesca
la pergamena stata già riferita). Il secondo
Vt. Invece documento
il quinternus con la èvitasenzadi
dubbioe la
Rosa gli pergamena
annessi miracoliduecentescanon siVt. Invece il quinternus
è conservato, ma il testocon la chevita di
esso
Rosa e gli
portava annessi da
è tràdito miracoli non si èAbate
A: Giuseppe conservato,
lo chiamò ma il VitatestoII,chequiessolo
portava è tràdito da A: Giuseppe
chiamiamo, d’ora in poi, Vita cum miraculis antiquis. Abate lo chiamò Vita II, qui lo
chiamiamo,
Su questi d’ora in poi, Vita
documenti cum miraculis
il Malvicini chiedeantiquis.
di ascoltare testimoni: «testes
Su questiinterogari
infrascriptos documenti il Malvicini
petiit et examinarichiede di ascoltare
super continuata testimoni:
fama et«testes
mira-
infrascriptos interogari petiit et examinari super continuata
culorum antiquorum, cum ex tot dierum longitudine et etate aliter probari fama et mira-
culorum antiquorum, cum ex tot dierum longitudine
non possint» (così sia in A che in M): brano zoppicante, rimediabile con et etate aliter probari
non possint» (così
l’integrazione vite, chesia in
ancheA che in M): brano
restituisce zoppicante,
la triade rimediabile
sopra richiamata: con
«super
l’integrazione
continuata famavite,[vite]
cheetanche restituisce
miraculorum la triade sopra
antiquorum». richiamata:
S’intende dunque«super
che i
commissari, basandosi su quei testi, dovranno interrogare i testimoni che
continuata fama [vite] et miraculorum antiquorum». S’intende dunque circai
commissari, basandosi su quei testi, dovranno interrogare
la persistenza della fama circa la vita di Rosa e circa i miracula antiqua, ossia i testimoni circa
la persistenza della fama circa la vita di Rosa e circa
i miracoli intervenuti subito dopo la morte di lei o comunque in tempi i miracula antiqua, ossia
i miracoli
remoti intervenuti
rispetto al 1457subito
(12). dopo la morte di lei o comunque in tempi
remoti rispetto al 1457 (12).

(12) Si potrà in altra occasione considerare gli articuli interrogationum proposti


(12) Si potrà
dai postulanti in procuratore
e dal altra occasione considerare
fiscale. Vedili già articuli
gli in ABATE interrogationum
, S. Rosa daproposti
Viterbo,
dai postulanti e dal procuratore fiscale. Vedili già in ABATE, S. Rosa da Viterbo,

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XXXVIII Introduzione

Espletate e registrate le successive procedure, nei ff. 57r-74v del ms.


A il Espletate
notaio Polidoro
e registrate trascrisse i due documenti
le successive procedure, esibiti
nei ff. dal procuratore
57r-74v del ms.
viterbese, ossia la Vita cum miraculis antiquis
A il notaio Polidoro trascrisse i due documenti esibiti dal procuratore e l’antiquissima scriptura
contenente ossia
viterbese, una particula
la Vitadella cum vita. Lo stesso
miraculis aveva
antiquis e fatto, qualchescriptura
l’antiquissima tempo
prima, il notaio
contenente una Bartolomeo
particula della all’inizio
vita. Lodelstesso
suo ‘libro
avevadeifatto,
miracoli’ (P1, tempo
qualche ff. 1v-
14r;
prima,P2il, ff. 2v-17r).
notaio Ma le due
Bartolomeo stesuredelnon
all’inizio suosono
‘librouguali: in A il (P
dei miracoli’ testo
,1 ff.così
1v-
assemblato conta 33 paragrafi,
14r; P2, ff. 2v-17r). Ma le due stesure in P -P ne conta 26, disposti in successione
1 2 non sono uguali: in A il testo così
differente.
assemblatoAncora, A quasi tutti
conta 33inparagrafi, in Pi1-P
paragrafi portano
2 ne conta un titolo
26, disposti in rubricato
successione in
cui li si designa
differente. Ancora, e liinsiAnumera
quasi tutticome capitola portano
i paragrafi (così sempre la parola
un titolo rubricatoin A);
in
nulla
cui li disi simile
designain Pe 1li-Psi2. numera come capitola (così sempre la parola in A);
nulla di simile in P1-P2.
Tutto ciò che precede riguarda la produzione probatoria del
postulante
Tutto viterbese,
ciò che che serviva
precede a superare
riguarda la difficoltà «ex
la produzione tot dierum
probatoria del
longitudine et etate». che
postulante viterbese, I testimoni
serviva saranno
a superare chiamati a deporre
la difficoltà «ex anche,
tot dierum anzi
soprattutto
longitudine su etfatti più Irecenti:
etate». testimonii miracoli
saranno ‘moderni’.
chiamati a deporre anche, anzi
Questi,suesposti
soprattutto fatti più partitamente negli atti
recenti: i miracoli del processo, sono 170. Gli atti
‘moderni’.
registrati
Questi, nonesposti
dicono nulla circa negli
partitamente questeatti170 ‘memorie’sono
del processo, (13): 170.
né daGlidove atti
siano statenon
registrati trascritte,
dicononénulla chi le abbia
circa prodotte
queste di fronte agli
170 ‘memorie’ (13):inquirenti,
né da dove né
quale fosse l’aspetto materiale dell’elenco: un libro,
siano state trascritte, né chi le abbia prodotte di fronte agli inquirenti, né dei piccoli fascicoli,
una o fosse
quale più filze di carte
l’aspetto sciolte?dell’elenco:
materiale Si constataunsoltanto che piccoli
libro, dei i miracoli sono
fascicoli,
contemplati
una o più filzeneglidiarticuli
carte interrogationum
sciolte? Si constatae che soltanto
in effetti,chesi èi miracoli
appena detto, sono
molti testimoni
contemplati neglifurono
articuliascoltati su quelli
interrogationum ai quali
e che avevano
in effetti, si è assistito
appena detto,o dei
quali avevano sentito. Doveva esistere un dossier,
molti testimoni furono ascoltati su quelli ai quali avevano assistito o deicomunque assemblato,
raccolto
quali con l’andar
avevano sentito. delDoveva
tempo dalle monache
esistere e probabilmente
un dossier, comunqueconservato
assemblato, in
monastero.
raccolto conQuesto
l’andarriportarono
del tempo dallei notai Bartolomeo
monache nel suo liber
e probabilmente miraculorum
conservato in
(P1, ff. 14r-62v;
monastero. Questo P2riportarono
, ff. 17r-62v)i notaie Polidoro nel suo
Bartolomeo nelregistro
suo libera miraculorum
buono (ff.
75r-130v).
(P1, ff. 14r-62v; P2, ff. 17r-62v) e Polidoro nel suo registro a buono (ff.
75r-130v).
255-259. A una prima lettura, essi non sembrano portare chiarimenti sulla genesi
degli scritti
255-259. A diunanostro
primainteresse.
lettura, essi non sembrano portare chiarimenti sulla genesi
degli (scritti
13 di nostroè interesse.
) Il termine volutamente generico: in altri processi di canonizzazione si
utilizzarono dossierè propriamente
(13) Il termine documentari,
volutamente generico: in altriredatti e autenticati
processi da notai.
di canonizzazione si
Valga l’esempio delle tre indagini sulla santità di Bernardino da
utilizzarono dossier propriamente documentari, redatti e autenticati da notai.Siena (1445, 1447
e 1449).
Valga Nei relativi
l’esempio delle treregistri
indaginii sulla
notaisantità
riportano, senza intervenirvi,
di Bernardino i dossier
da Siena (1445, 1447
documentari inviati a Giovanni da Capestrano da diverse città,
e 1449). Nei relativi registri i notai riportano, senza intervenirvi, i dossier sottoscritti da
notai del luogo;
documentari né i miracoli
inviati a Giovanni contenuti in questi dossier
da Capestrano eranocittà,
da diverse organizzati, né era
sottoscritti da
possibile
notai organizzarli
del luogo; ‘ex post’.
né i miracoli Cf. PELLEGRINI
contenuti , Il processo
in questi dossier erano diorganizzati,
canonizzazione di
né era
Bernardino da Siena, 155-163, 285-318, 552-578.
possibile organizzarli ‘ex post’. Cf. PELLEGRINI, Il processo di canonizzazione di
Bernardino da Siena, 155-163, 285-318, 552-578.

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- I testi XXXIX

ii
Ma, di nuovo, con differenze notevoli. Abbiamo detto 170 miracoli
in A, e tanti sono nella nostra edizione. In P1-P2 invece i miracoli sono
163: mancano i nn. 2, 73, 119, 133 e gli ultimi tre della serie, nn. 168-170. Si
aggiungano il leggero spostamento di due miracoli (nn. 136 e 137) e un
miracolo, il n. 70, che in P1-P2 presenta rispetto ad A sia una marcata
differenza di posizione sia un testo diverso. Ci si è appena chiesti quale
fosse l’assetto materiale del dossier-miracoli: queste discordanze fanno
pensare a un insieme, ordinato ma mobile, di carte sciolte piuttosto che a
un registro ‘chiuso’.
E fanno pensare, insieme con le varianti testuali (che si troveranno
compendiosamente illustrate più avanti), che i notai-amanuensi Polidoro e
Bartolomeo abbiano trascritto da antigrafi diversi. Le differenze che si son
dette non possono discendere da un libero comportamento dell’uno o del-
l’altro, ma dall’avere essi trascritto, più o meno fedelmente, due differenti
testi di riferimento. Grosso modo, poi, la versione di Bartolomeo si
caratterizza per diminuzione rispetto a quella di Polidoro: quattordici
paragrafi in meno, sette nella Vita cum miraculis antiquis e sette tra i
miracoli. Dicevamo che il liber miraculorum di Bartolomeo fu realizzato dal
notaio durante i lavori della commissione, probabilmente all’inizio di essi.
Invece il libro di Polidoro è un ‘prodotto finito’, approntato dopo la
chiusura del processo. Evidentemente il materiale a disposizione di
Bartolomeo, raccolto nella prima fase del processo, era provvisorio.
Procedendo l’iter processuale si aggiunse altra documentazione e si attuò
una risistemazione complessiva, della quale si giovò Polidoro.
Prova ne sia quanto fece Bartolomeo nella sua minuta (ms. M: si
ritorni alla descrizione di esso, par. 1.3). Qui, come si è detto, si hanno,
scritti di seguito, cinque dei 33 paragrafi della Vita cum miraculis antiquis.
Questi cinque paragrafi mancano in P1-P2. Null’altro Bartolomeo
trascrisse nella sua minuta, né della Vita né dei Miracula. Il perché è chiaro.
Egli aveva già approntato il liber miraculorum. Ma a un certo punto del
processo si rese conto che da esso mancavano cinque capitoli; e solo
quelli copiò nella minuta, per riprodurli insieme con gli altri nel suo
futuribile libro autentico e definitivo. Da quale testo trasse i cinque
capitoli? Sicuramente dal quinternus esibito al processo e non ‒ come si
potrebbe sospettare ‒ dal mundum del collega Polidoro. Bartolomeo, si
ricordi, inserisce questi spezzoni della Vita nel mezzo della registrazione
processuale, in corso d’opera dunque. Il libro a buono di Polidoro era di là
da venire.

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XL Introduzione

2. La Vita cum miraculis antiquis

Il dato caratterizzante della Vita cum miraculis antiquis com’è trasmessa


da A sono i titoli rubricati, presenti con una certa regolarità (a differenza
che nei Miracula). Sul totale di 33 paragrafi, solo tre mancano di titolo:
sono il prologo e i §§ 12b e 12c. Sui restanti trenta, 29 hanno un titolo
che, oltre a riassumerne il contenuto, definiscono il paragrafo come
capitolum e lo numerano progressivamente, dal primum al vigesimum nonum.
Avanza il paragrafo 12a, che non riceve questa classificazione e ha una
rubrica discorsiva: «Qualiter beate virginis Rose corpus ad monasterium in
quo stat extitit deportatum». Questa la sintesi dei 33 paragrafi e dei
rispettivi titoli in A:
par. titolo
prologo -
1-12 Capitolum primum ... Capitolum duodecimum
12a rubrica (senza Capitolum)
12b-12c -
13-29 Capitolum tertium decimum ... Capitolum vigesimum nonum

Nell’edizione i tre paragrafi aggiunti dopo il capitolum duodecimum rice-


vono una numerazione specifica (§§ 12a, 12b e 12c) proprio per
mantenere la corrispondenza con l’ordinamento e la titolatura dei capitola.
Riteniamo che la partizione e numerazione dei 29 capitola non sia
opera di Polidoro, ma fosse già nel quinternus. Perché, altrimenti, il nostro
avrebbe lasciato quelle discontinuità? Inoltre, se è vero che Bartolomeo
trascrisse dal quinternus i cinque capitoli mancanti dal suo liber miraculorum,
ad essi appose la numerazione ordinale: capitulum tertium, quintum, septimum,
octavum. Il che significa che la partizione in 29 capitola era appunto nel
quinternus.
Ne consegue che i 29 capitola dovevano costituire un testo continuo,
nel quale il passaggio dalla vita ai miracula antiqua era diretto: il capitolo XII
era l’ultimo su Rosa vivente; il capitolo XIII era il primo dei miracula
antiqua. Era questo il primo strato, chiamiamolo così, della Vita cum
miraculis antiquis.

La Vita cum miraculis antiquis è opera d’autore. Un autore che, almeno


nelle parti parenetiche, dà fondo alle sue risorse retoriche, è avvezzo a
citare ‘auctoritates’ sia della letteratura religiosa che della letteratura
classica, ha qualche confidenza con la teologia. Anche nella narrazione

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ii - I testi XLI

della vita e dei miracoli dimostra una certa ricercata sostenutezza.


L’«ignoto
della vita Compilatore»,
e dei miracoli come lo chiama
dimostra unaAbate
certa(14ricercata
), è moltosostenutezza.
consapevole
del proprio ruolo, e più volte parla in prima persona.
L’«ignoto Compilatore», come lo chiama Abate ( ), è molto consapevole 14 Nel § 2, per esempio,
si
del leggono voci ecome
proprio ruolo, enarrabo,
più volte parla in inveni,
prima fateor ( ). Ma
persona.
15
Nel §sono
2, persoprattutto
esempio,
significative
si leggono un’impegnativa
voci come enarrabo, dichiarazione
inveni, al § 14(15(un
fateor ). Ma miracolo): «Hec ego,
sono soprattutto
qui superioraun’impegnativa
significative descripsi, oculata fide recoloal me
dichiarazione § 14vidisse»; e una perorazione
(un miracolo): «Hec ego,
solenne al § 23: «Adiuro insuper enim vos, qui perlegitis
qui superiora descripsi, oculata fide recolo me vidisse»; e una perorazione devote, virginis
Rose ne al
solenne relinquantur
§ 23: «Adiuro que referenda
insuper enim putavi».
vos, qui perlegitis devote, virginis
Rose ne relinquantur que referenda putavi».
Tempo dopo quella Vita cum miraculis antiquis, composta prima di
ventotto
Tempo capitola
doponumerati
quella eVitachiusa,
cum col ventinovesimo,
miraculis nel 1406, prima
antiquis, composta ricevettedi
tre incrementi,
ventotto capitolache si riconoscono
numerati e chiusa, come tali in quanto nel
col ventinovesimo, non1406,
rubricati con
ricevette
Capitolum
tre e l’ordinale:
incrementi, il preambolo come
che si riconoscono della vita
tali con l’esaltazione
in quanto delle puellae
non rubricati con
sanctae (Prologo); il paragrafo sulle ultime vicende
Capitolum e l’ordinale: il preambolo della vita con l’esaltazione delle biografiche e sulla morte
puellae
di Rosa,
sanctae sulla sepoltura
(Prologo); il paragrafo e sulla traslazione
sulle ultime vicende delbiografiche
suo corpoe sulla
(§ 12a);
morteil
preambolo dei miracula antiqua (§ 12b). Queste
di Rosa, sulla sepoltura e sulla traslazione del suo corpo (§ 12a); il aggiunte probabilmente
furono apportate
preambolo in prossimità
dei miracula antiqua (§ dell’avvio del processo
12b). Queste aggiuntedi probabilmente
canonizzazio-
ne ( ), ed
16
furono ebbero income
apportate risultato
prossimità il quinternus
dell’avvio esibito indiprocesso
del processo il 29
canonizzazio-
marzo
ne (16), 1457
ed ebbero(tre giorni dopo l’inizio
come risultato ufficialeesibito
il quinternus di esso), articolato
in processo in
il 29
trentadue
marzo 1457 paragrafi: i ventotto
(tre giorni dopodella Vita primo-trecentesca,
l’inizio ufficiale di esso), il articolato
29° capitolo in
aggiunto
trentaduenel 1406, i itre
paragrafi: paragrafi
ventotto aggiunti
della di recente. La trascrizione
Vita primo-trecentesca, che ne
il 29° capitolo
fece il notaio
aggiunto Polidoro
nel 1406, sta in 30 aggiunti
i tre paragrafi facciate di(esattamente: ff. 57r-65v che
recente. La trascrizione e 68v-
ne
74v), che, nella scrittura largheggiante dell’estensore,
fece il notaio Polidoro sta in 30 facciate (esattamente: ff. 57r-65v e 68v- possono ben
corrispondere
74v), che, nella alle 20 pagine largheggiante
scrittura di un quinterno scritto fittamente
dell’estensore, possono‒ poichében
riteniamo che si debba intendere ‘ad unguem’
corrispondere alle 20 pagine di un quinterno scritto fittamente ‒ poiché la parola quinternus: in
riferimenti di questo tipo compare di solito la
riteniamo che si debba intendere ‘ad unguem’ la parola quinternus: in parola quaternus, che può
riferimenti di questo tipo compare di solito la parola quaternus, che può
(14) ABATE, S. Rosa da Viterbo, 266. A suo parere si tratta di un ecclesiastico
viterbese che ,scrisse
(14) ABATE S. Rosa in vista, e266.
da Viterbo, quindi
A suosubito
parere siprima, delun processo
tratta di di
ecclesiastico
canonizzazione
viterbese che del 1456.in vista, e quindi subito prima, del processo di
scrisse
(15) Ma nello
canonizzazione stesso § 2 la prima persona singolare convive con la prima
del 1456.
( ) Ma nello stessoagredimur,
persona15 plurale: conamur, descripximus.
§ 2 la prima personaPura variazione
singolare retorica
convive con ola indizio
prima
dell’apporto,
persona coevo
plurale: o successivo,
conamur, di descripximus.
agredimur, un ‘autore collettivo’?
Pura variazione retorica o indizio
dell’apporto,
(16) Prova coevo
dellao successivo, di un
lunga distanza ‘autore collettivo’?
intercorsa dagli eventi, due secoli, è l’errore
circa (il16)pontefice regnante al tempo della morte
Prova della lunga distanza intercorsa dagli di eventi,
Rosa: «tempore
due secoli,sanctissimi
è l’errore
domini nostri Alexandri pape quarti suum diem clausit
circa il pontefice regnante al tempo della morte di Rosa: «tempore extremum» (Prol.). Errore
sanctissimi
che indica
domini come
nostri abbastanza
Alexandri papepresto
quarti si fosse
suum persa
diem la memoria
clausit extremum» dell’intervento di
(Prol.). Errore
Innocenzo
che indica come IV nel 1252 perpresto
abbastanza l’apertura della
si fosse inquisitio
persa in partibus,
la memoria di cui pur
dell’intervento di
restavano (e IV
Innocenzo restano) tracceper
nel 1252 documentarie.
l’apertura della inquisitio in partibus, di cui pur
restavano (e restano) tracce documentarie.

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XLII Introduzione

essere usata in maniera generica, per indicare un qualsiasi fascicolo; l’altra no.
Ma in mezzo, interrompendo quella che doveva essere la sequenza del
quinternus, Polidoro improvvidamente infilò il testo dell’antiquissima
scriptura, che doveva riportare per dovere d’ufficio (§ 12c). Quel testo
parlava di Rosa in vita: e Polidoro lo dispone dopo il paragrafo 12a sulla
morte e sepoltura di Rosa (la quale così torna in vita: «Cum predicta virgo
graviter infirma esset...»). Non basta: lo fa precedere anche dal paragrafo
12b, che doveva semmai seguirlo, avendo la funzione di anteporta ai
miracoli post mortem. Si consideri, ancora, che nella antiquissima scriptura
sono ripetuti molti degli episodi narrati nei capitola precedenti, e che il
notaio Polidoro non la presenta in alcun modo, e non avverte né
dell’inserzione di un pezzo estraneo né della priorità cronologica di esso
rispetto al contesto: quel lungo testo non porta alcun titolo. Insomma: se
non si fosse conservata la pergamena Vt, nella stesura di Polidoro non si
capirebbe nulla.
Di un’incongruenza si accorse lui stesso. Il testo Vt, com’è oggi e co-
m’era allora, finisce con le parole per tres. Polidoro ‘divina’ dies, e, poiché vi si
parla di Vitorchiano e di Vitorchiano si era parlato all’inizio del § 9 («... venit
Vitorchianum et ibidem diebus aliquibus commorata est. Mares autem et
mulieres castri illius...»), rinvia a quello, aggiungendo alla fine di 12c le
parole «mares autem et mulieres etc.». Un rimedio imbarazzato e
inidoneo. Ben più chiara era la situazione della copia del medesimo testo
riportata da Bartolomeo nel suo liber miraculorum.

3. Nei mss. P1 e P2:


la Vita cum miraculis antiquis nella versione di Bartolomeo

Prima di Polidoro, Bartolomeo aveva riportato la Vita cum miraculis


antiquis all’inizio del suo liber miraculorum: una versione però, ripetiamo,
diversa da quella che si legge in A. Egli doveva disporre di una redazione
precedente della Vita, che sarebbe stata, di lì a poco, ampliata e
rimaneggiata nel quinternus da cui trascrisse Polidoro. I dati che
convincono di ciò sono: il numero minore dei capitoli; il diverso
ordinamento di essi; l’assenza dei titoli per ‘capitoli’ numerati; alcune
rilevanti differenze testuali.
I due manoscritti apografi del ‘libro’ di Bartolomeo (P1 e P2)
presentano ventisei dei 33 paragrafi della corrispondente sezione del ms. A
di Polidoro. Dei sette mancanti, uno è il ‘miracolo antico’ § 15; gli altri sei

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ii - I testi XLIII

sono tutti nella prima parte, quella ‘biografica’: si tratta del prologo e dei
§§ 3, 5, 7, 8, 12b. Dato poi che il quarto paragrafo di P1 e P2 risulta dalla
giunzione di due paragrafi di A (12c più 9), in essi i paragrafi ‘biografici’
sono nove, a fronte dei sedici della versione di Polidoro.
Cinque paragrafi omessi in prima battuta, come si è detto,
Bartolomeo li recuperò in un secondo momento, salvandoli nella minuta
M. Sono il Prologus e i §§ 3, 5, 7 e 8. Li riprese dallo stesso antigrafo di
Polidoro, cioè dal quinternus: ne fanno sicuri sia l’identità delle rubriche sia
la concordia testuale. Degli altri due paragrafi omessi Bartolomeo o non si
cura (com’è probabile per il § 12b) o non si accorge (com’è probabile per
il § 15, un miracolo).
Anche in P1-P2 l’ordine in cui i brani della Vita sono disposti non
brilla per coerenza: il paragrafo sulla morte e sepoltura di Rosa, che in A
sta al posto giusto (§ 12a), in P1 e P2 viene a trovarsi nel mezzo della vita,
tra due miracoli di Rosa. Ma il dato più rilevante è il trattamento riservato
alla antiquissima scriptura V, molto più accorto e solido che in A. Anzitutto
il testo di Vt è inserito all’inizio del percorso biografico: paragrafo IV,
dopo i testi introduttivi e il capitolo sull’infanzia di Rosa. Di più, c’è un
titolo che dichiara di che cosa si tratta. Lo si è riportato più volte:
«Capitulum quod sequitur compertum est in quadam antiquissima et
autentica scriptura, ubi propter antiquitatem non poterat aliter legi
principium nec finis, prout scriptum est hic de verbo ad verbum».
Arrivato alla fine di Vt, cioè alle parole «et cum beata Rosa stetisset
ibidem per tres», Bartolomeo aggiunge, come avviene in A, dies; ma, al
contrario di A, lega con perfetta cucitura «mares autem et mulieres castri
illius» con quel che segue, in quello che in A è il lontano § 9. Si rammenti il
comportamento di Polidoro, che quella giuntura è costretta a farla («mares
autem et mulieres etc.») rinviando all’indietro.

4. I Miracula (moderna)

La situazione testuale dei Miracula è molto più pacifica che per la


Vita. Si è detto sopra della disparità di numero (163 in P1-P2, 170 in A) e
di un paio di spostamenti. Si aggiungano due errori per distrazione in P2:
l’estensore per due volte trascrive una rubrica ma salta il testo che segue e
l’ulteriore rubrica, e va al testo successivo. Ciò avviene ai miracoli 43-44
(rubrica: un bambino guarito da un ascesso, testo: una donna guarita dalla
peste) e 124-125 (rubrica: una donna guarita dalla febbre, testo: un uomo

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XLIV Introduzione

guarito dalla febbre). L’amanuense non se ne accorge affatto.


In tutti e tre i testimoni (A, P1 e P2) i miracoli sono aperti da una
solenne invocazione e da questa dichiarazione: «Infrascripta sunt miracula
facta per altissimum Creatorem precibus et meritis ipsius beate Rose
hominibus et personis infrascriptis». Che senso hanno queste parole,
quando le pagine che precedono contengono il resoconto di diciassette
miracoli? (Vita, §§ 13-29; capitola XIII-XXVIII). Fortunatamente soccorrono
P1 e P2, che in quella dichiarazione rivelano una parola rimasta nella penna
di Polidoro: «Infrascripta sunt miracula moderna facta...». Si capisce allora la
ragione dell’incipit: quelli di prima erano i miracula antiqua, ora iniziano i
miracula moderna.
La distinzione tra le due specie di miracoli non è così netta. L’ultimo
degli ‘antichi’, si ricorderà, è datato 1406, ma abbiamo detto essere un’ag-
giunta tardiva (§ 34). Tra i ‘moderni’ figurano due miracoli antecedenti: il
primo del 1357 («tempore ... Innocentii pape sexti»: mir. 61), il secondo
del 1370 («stante bello Viterbiensi cum Brictonibus»: mir. 95). Ancora
anteriore, in quanto risalente a prima del 1358, era il miracolo del
carcerato Iuvenalis de Narnea: esso figura sia tra gli ‘antichi’ (Vita, § 17) che
tra i ‘moderni’ (mir. 35), ma in dettati diversi.
I miracoli ‘moderni’, dunque. Buona parte di essi (134 su 170, i
quattro quinti) sono datati. La datazione è, di solito, assoluta: si dà il
millesimo, talvolta il mese, più raramente il giorno. Ma il primo miracolo
ha una datazione relativa, che dovrebbe riportare al 1439: «In primis. Iam
sunt anni XVIII vel circa...», quasi che l’intenzione iniziale fosse quella di
datare così, retroattivamente; ma la si abbandona subito. Simile la
datazione del mir. 77: «de anno proxime preterito», evidentemente il 1456.
Un altro vel circa, come al mir. 1, si riscontra nel mir. 156: «millesimo
quatricenteximo quinquageximo vel circa». Si segnalano, in due miracoli
datati 1450, le espressioni «qui fuit annus iubilei» (mir. 4) e «anno iubilei»
(mir. 167).
Trentasei miracoli non sono datati. I centotrentadue datati tra il 1419
e il 1456, avendo citato sopra i due-trecenteschi, presentano questo anda-
mento nel tempo:

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iii - Questa edizione XLV

20
20
15
15
10
10
5
5
0
14191419
14211421
14231423
14251425
14271427
14291429
14311431
14331433
14351435
14371437
14391439
14411441
14431443
14451445
14471447
14491449
14511451
14531453
14551455
0

Cronotassi dei 132 miracoli datati tra il 1419 e il 1456


Cronotassi dei 132 miracoli datati tra il 1419 e il 1456

La cronotassi fornisce dati così evidenti che è inutile spendervi


parole.
La Basti dire chefornisce
cronotassi essi ribadiscono
dati cosìla evidenti
centralità,che
quanto al culto
è inutile di Rosa
spendervi
da Viterbo, del Giubileo del 1450 ( 17).
parole. Basti dire che essi ribadiscono la centralità, quanto al culto di Rosa
La maggioranza
da Viterbo, del Giubileo deidel
miracoli
1450 (17consistono
). in guarigioni. Tant’è vero
che, La
com’è noto, i processi di canonizzazione sono
maggioranza dei miracoli consistono in guarigioni. fonti importanti
Tant’èper la
vero
storia delle malattie e della medicina ( 18). Il processo rosiano non sfugge alla
che, com’è noto, i processi di canonizzazione sono fonti importanti per la
regola.delle
storia Sull’argomento si veda
malattie e della la nota
medicina (18).che figura dopo
Il processo nonIntroduzione,
questa
rosiano sfugge alla
scritta da
regola. un allievo del siLaboratorio
Sull’argomento veda la nota e medico.
che figura dopo questa Introduzione,
scritta da un allievo del Laboratorio e medico.

(17) Si vedano gli atti della giornata di studi 1450: il Giubileo di santa Rosa
(Viterbo, AVA - TIBONI, Una
(17) Si10vedano
settembre 2016),
gli atti delladi giornata
prossimadipubblicazione
studi 1450: il(R Giubileo di santa Rosa
nuova santa Rosa).
(Viterbo, 10 settembre 2016), di prossima pubblicazione (RAVA - TIBONI, Una
nuova (santa
18) Un precedente, fra l’altro relativo a un’altra città della Tuscia, Orvieto, è
Rosa).
GALLETTI , “Infirmitas”
(18) Un precedente, e terapia sacrarelativo
fra l’altro in una città medievale,
a un’altra saggio
città dellafondato
Tuscia, sul proces-è
Orvieto,
so di canonizzazione di Ambrogio da Massa. Si ricorda inoltre l’Indice nosologico
GALLETTI, “Infirmitas” e terapia sacra in una città medievale, saggio fondato sul proces- in
B ARTOLI LANGELI - GALLO - DORIN - RIGON, Per André Vauchez. I miracoli di
so di canonizzazione di Ambrogio da Massa. Si ricorda inoltre l’Indice nosologico in
Antonio
BARTOLIil Pellegrino,
LANGELI199-204.
- GALLO - DORIN - RIGON, Per André Vauchez. I miracoli di
Antonio il Pellegrino, 199-204.

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XLVI Introduzione

III
Questa edizione

1. I rapporti tra i testimoni

Finora si sono confrontati i testimoni principali, A e P1-P2, sotto il


profilo dell’organizzazione complessiva. Bisogna ora considerarli nella
loro qualità testuale, anche per determinare con relativa sicurezza le
rispettive tradizioni, abbozzate nelle pagine precedenti per via di
congetture. Sia ben chiaro che lo scopo di questo confronto non è la
restituzione di un archetipo in senso lachmanniano, in quanto si è scelto –
come si preciserà nel paragrafo seguente – di editare criticamente il
testimone A, che presenta la fattispecie del testo canonicamente autentico
predisposto per la fase romana del processo.
L’analisi delle varianti e soprattutto degli errori significativi consente
di formulare un’ipotesi di stemma codicum, o piuttosto di stemma textuum o
redactionum. Infatti in questo caso ai criteri filologici si aggiunge la
conoscenza precisa delle circostanze di fatto e delle diverse fasi di
costruzione dei testi, mediante la quale si può ottenere un grafico/albero
che illustri le (inter)dipendenze diacroniche, per così dire, tra i testimoni
manoscritti ad oggi noti.
Un archetipo comune. Vi sono alcuni errori congiuntivi che
mostrano come A, P1 e P2 discendano da un manoscritto comune, che
filologicamente prende appunto il nome di archetipo: convenzionalmente
lo indichiamo con la lettera O. Alcuni degli errori congiuntivi sono i
seguenti:

V2 electione per lectione


V4 dilubria per ludibria;
V6 frusta per frustra
V 18 ducentibus per ducentes
V 21 delinquere per derelinquere
M 31 quidam … Gianna per cuidam … Gianne
M 63 derelictis per derelictus
M 65 quidam per cuidam
M 69 infirmitatibus per infirmitatis
M 156 sanitatis per sanitati

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iii - Questa edizione XLVII

Ciò vale anche per il brano della Vita per il quale conosciamo ‘de
visu’ l’antigrafo dichiarato, la pergamena antiquissima et autentica: ossia il
paragrafo 12c della nostra edizione. Numerose, infatti, sono le varianti
congiuntive di A-P1-P2 e disgiuntive rispetto a Vt. Oltre al dies, mares autem
et mulieres di cui alle pp. XXIX e XL, bastino queste:

20 relinquo ac continuo rogavit in luogo di relinquo ac renuntio, et rogavit


26 quam ad caput lecti sui habebat in luogo di quam habes ad capud lecti tui
50 capilli in luogo di capillos
107 aggiunta cum eius parentibus simul

È evidente che l’antigrafo dei tre non è l’instrumentum originale


presentato al processo. Piuttosto, come si è detto sopra, il contenuto della
pergamena Vt doveva essere già confluito all’interno della Vita cum
miraculis antiquis contenuta nel quinterno presentato anch’esso al processo,
testo che più si avvicina al nostro archetipo O.
Ritorniamo al nostro stemma. P1 e P2 presentano entrambi errori
propri, per cui non possono discendere l’uno dall’altro; piuttosto essi
appartengono ad una stessa famiglia, come dimostrano le molte varianti
comuni e i vistosi errori congiuntivi:

V2 septe per septus; infantia per pueritia


V4 ad per a
V 10 omissione per salto dallo stesso allo stesso: per virtutem fidei sibi infusam
videlicet per ieiunia; lesione per ustione
V 12c revertam per revertar; aggiungono ed espungono post hec vero dopo Nicolai
per salto dallo stesso allo stesso
V 14 deforme facto per de forefacto
V 18 in confessione sua dixit statim quod antiquus serpens per in confessione sua peccata
detexit statimque antiquus serpens
V 19 in vinculis per iuvenculis
V 20 ad yma aggiunto rispetto ad A
V 25 reclusi per reclusa
V 28 ignem per igne

La somma delle varianti comuni e questi errori congiuntivi fanno sup-


porre l’esistenza di un sub-archetipo, una fase redazionale che chiamiamo
R1.
Ancora, nella parte dei miracula moderna P1 e P2 presentano una serie di
omissioni (di dettagli, di nomi di testimoni); e vi mancano sette miracoli.
Tali elementi da una parte accomunano nuovamente P1 e P2, dall’altra
fanno ritenere che il loro antigrafo R1 sia distinto da A e dunque si tratti di

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XLVIII Introduzione

un secondo sub-archetipo. In verità, piuttosto che di sub-archetipo


sarebbe qui più proficuo parlare di una distinta fase redazionale, che
merita la sigla R2. Se, infatti, immaginiamo la stesura di questi materiali
come un’officina in cui oltre che testi scritti si avvicendano materiali orali,
derivanti dalla escussione dei testimoni, è necessario ipotizzare varie fasi
redazionali che mutano per accrescimento. Pertanto gli elementi testuali
aggiunti in A rispetto alla prima fase redazionale R1 individuano un
secondo momento, appunto R2.
Non resta ora che posizionare M, la minuta del notaio Bartolomeo,
nel nostro stemma. La mancanza di errori congiuntivi tra A e M (anche a
causa della limitata estensione della minuta: cinque soli paragrafi) non
consente di procedere per via strettamente ecdotica. Ben più probanti sono
due elementi: il fatto che Bartolomeo aggiunge esattamente i capitoli della
Vita non presenti nella prima fase redazionale R1; e l’uniformità dei titoli
dei paragrafi tra M e A. Questi due elementi dimostrano con sicurezza che
Bartolomeo per completare la sua minuta attinge alla medesima fase
redazionale di A, ossia a R2.
Nell’officina del processo rosiano R1 rappresenta una prima
redazione ad uso procedurale, funzionale all’escussione dei testimoni. Da
questa prima redazione viene il liber miraculorum composto dal notaio
Bartolomeo (come dimostra il ‘suo’ miracolo inserito alla fine della
raccolta), dal quale a loro volta scaturiscono due libretti per uso liturgico-
devozionale, P1 e P2. Il mundum A e, per piccolissima parte, la minuta M
rappresentano la redazione seriore R2, con la quale si tenta di
riorganizzare il materiale accumulatosi nel corso del processo (pergamena
Vt, quinternus, attestazioni dei miracoli...).
Graficamente il nostro stemma textuum et redactionum è questo:

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iii - Questa edizione XLIX

2. La costituzione del testo

Il manoscritto A è il registro originale e autentico conservato tra


quelli che sortirono dal processo del 1457. Quel manoscritto è
‘documento’ nel senso pieno del termine; avrebbe contribuito, se tutto
fosse andato liscio, a una canonizzazione, che davvero non è dir poco. La
storicità del manoscritto A ne fa il testimone-principe di quella procedura,
compresi i testi che vi furono inseriti: la Vita cum miraculis antiquis, la
antiquissima scriptura V, la raccolta dei Miracula moderna.
Del tutto naturale e conseguente è stata la scelta di privilegiare il
manoscritto A. In termini filologici, ciò avrebbe significato un’edizione
diplomatica, strettamente imitativa, del testo redatto dal notaio Polidoro.
Questa è una procedura che secondo norma si riserva al cosiddetto ‘codex
optimus’. Il problema, qui, è che il libro di Polidoro è ‘codex pessimus’: si
è detto dei suoi molti errori, travisamenti, incomprensioni, che soprattutto
si riveleranno appieno leggendo il testo latino. L’edizione diplomatica
‘pura’ avrebbe cozzato con l’esigenza di fornire un testo almeno
comprensibile, se non in forbito latino classico. Perciò siamo intervenuti
ovunque fosse necessario. Vale a dire che abbiamo emendato o integrato
o espunto le lezioni di A quando siano lesive del senso testuale; le
abbiamo invece mantenute, anche se ortograficamente fallaci (iusta per
iuxta, sonnum per somnum, milleximo per millesimo, rey per rei...), quando non
incidano sulla comprensione del testo. Si precisano i tre tipi d’intervento:
(a) emendazione, cioè lettere o parole espresse e sbagliate: i nostri
interventi sono in corsivo;
(b) integrazione, cioè inserzione di una parola mancante in A e da noi
ritenuta necessaria od opportuna: l’intervento è in corsivo tra parentesi qua-
dre, essendo il tondo tra quadre riservato alle restituzione di elementi
espressi ma illeggibili per danno materiale (molto pochi peraltro in questa
edizione);
(c) espunzione, cioè eliminazione di lettere o parole superflue e
dannose: si segnala in nota.
Tali interventi sono operati, come insegna la dottrina, ‘ope codicum’
oppure ‘ope ingenii’. Lo si capisce dall’apparato. Gli interventi ‘ope
ingenii’, quanto alla Vita, devono molto a Giuseppe Abate, che però in
qualche caso ne abusa e comunque quasi mai li segnala come tali, come
lezioni cioè di sua responsabilità; e a Fortunato Frezza, che traducendo ha
incontrato varie difficoltà superabili solo correggendo mende di A.
Ultima fattispecie, la ‘desperatio’: quando il testo sia irredimibile, si

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L Introduzione

mettono le croci † †. Soluzione che abbiamo adottato in un solo caso (M


123).

Il testo così costituito (in diritto la trascrizione di A, in corsivo le


emendazioni ad esso) è reso alla maniera interpretativa, ossia seguendo la
consuetudine moderna nell’apposizione delle maiuscole, nell’interpunzio-
ne, nella distinzione tra u e v. Circa l’interpunzione: si usa tutta la gamma
dei segni, comprese le parentesi e i trattini d’inciso, i punti esclamativi e
interrogativi, le virgolette. Queste ultime sono le angolari « » per il
discorso diretto e le inglesi “ ” per le citazioni alla lettera da fonti (per
queste di solito si usa il corsivo, che però qui è impiegato per le
emendazioni), le alte ‘ ’ per le espressioni idiomatiche e in volgare.
Il testo è articolato in paragrafi numerati, 32 per la Vita (con
l’aggiunta del Prologo), 170 per i Miracula (con l’aggiunta del Prologo e del
§ 171). Ogni paragrafo è preceduto da una stringa in corpo minore che
dichiara i testimoni di esso e i relativi luoghi.
I titoli rubricati sono in grassetto. Poiché la situazione di essi nei vari
testimoni è assai irregolare, prima di ogni titolo si specificano sempre, in
positivo, i testimoni che lo portano. Messe in conto tutte le diverse
combinazioni, alla fine risultano privi di titolo solo sette paragrafi, tràditi
solo da A (§§ V 12b e M 73 119 133 168-170); e il miracolo di Bartolomeo,
nr. 171.

Gli ordini delle note sono tre.


1) Dalla scelta di trascrivere in prima battuta il ms. A discende il
primo apparato (note a b c), in cui sono registrati gli accidenti grafici e
materiali del testimone A, e solo di esso.
2) Nel secondo apparato (numero di riga + parola o parole di riferi-
mento chiuse da parentesi quadra) sono annotate le lezioni divergenti dei
testimoni di volta in volta considerati. Questo apparato, redatto in italiano
giusta la prassi delle edizioni documentarie, è negativo quando a testo sia
recepita la lezione di A; in caso contrario l’apparato è positivo, vale a dire
che si danno le lezioni di tutti i testimoni (e, quanto alla Vita, anche quelle
di Giuseppe Abate). Nemmeno si segnala la differenza che si riscontra
regolarmente nell’indicazione dei millesimi: A li scrive a tutte lettere, P1 e
P2 li scrivono in cifre romane.
3) Il terzo apparato (note 1 2 3) è riservato all’identificazione delle
fonti, in specie scritturali, e alle note di commento: spiegazione di brani
oscuri, identificazione delle persone e dei luoghi e simili. Vi si dà anche

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iii - Questa edizione LI

conto delle particolarità strutturali, attinenti cioè all’organizzazione dei


singoli paragrafi, e delle annotazioni che si leggono nei margini del ms. A.
Quest’apparato è allocato in calce alle pagine con la traduzione.

3. La traduzione

Una traduzione, per un testo latino, al giorno d’oggi è necessaria,


come tutti sanno. Ma, per un testo stabilito criticamente su testimoni non
sempre affidabili, è anche opportuna e funzionale, perché traducendo si
migliora l’edizione: si capiscono meglio certi giri di frase, si identificano
lezioni fallaci sfuggite in prima battuta, si procede a emendazioni più
sicure.
Anche a questo, non solo a interpretare la Vita et miracula di Rosa da
Viterbo ad uso dei lettori ignari di latino, è servita la traduzione italiana di
Fortunato Frezza. Che si è rivelata molto impegnativa. A tradurre in una
lingua moderna un testo scritto in buon latino occorre solo una buona
competenza linguistica; nel caso presente occorre qualcosa di più: capire,
interpretare, divinare, insomma attingere al bagaglio del filologo. Come ad
ogni degno lavoro di filologia occorre perciò attribuirne tutto il merito e
tutta la responsabilità all’autore.
Il quale ci ha consegnato alcune pagine di riflessione sul suo lavoro e
sul significato complessivo e attuale della Vita et miracula. Le stampiamo
alla fine del volume, a mo’ di postfazione.

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