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ECCLESIA ORANS
Studi e Ricerche
Redazione/Editorship
Markus Tymister (direttore/editor)
Dominik Jurczak OP (vicedirettore/assistant editor)
Giulia Fioravanti - Jordi-Agustí Piqué i Collado OSB
Redazione/Editorial Office
Piazza Cavalieri di Malta 5, 00153 Roma (Italia)
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“Ad profundiora autem studia provehenda ac fructus sui laboris publici iuris faciendos”
(dal Decreto di istituzione della rivista Ecclesia orans, 2 febbraio 1984)
Curatori / Editors
LITURGIA “VIRTUALE”?
“VIRTUAL” LITURGY?
a cura di / edited by
Dominik Jurczak
Olivier-Marie Sarr
Markus Tymister
Presentazione di / Presentation by
Markus Tymister
6Proprietà letteraria riservata.
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento,
totale o parziale, con qualsiasi mezzo, della presente opera sono riservati alla Editrice
Domenicana Italiana s.r.l., come per legge per tutti i paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore.
ISBN 979-12-80562-19-7
Indice
Summary
Programma ........................................................................................................ 9
Appendix: Communicationes
Prima di dare una risposta alla domanda sullo sviluppo delle forme digi-
tali di preghiera (liturgica) è opportuno sgomberare il terreno da alcuni
vicoli ciechi e impasse concettuali che sono presenti nel dibattito attuale.
Ne segnalo due che ritengo importanti: l’ambiguità della terminologia e il
richiamo all’onnipotenza di Dio.
Il primo chiarimento riguarda l’ambiguità della terminologia. Chi fre-
quenta la letteratura dedicata alle forme di incontro con Dio nei media
avrà costatato l’indeterminatezza di certe nozioni che rendono difficile il
dialogo. L’ambiguità è dovuta in parte alla novità del fenomeno e quindi
avremo bisogno di alcuni anni prima di poter profilare meglio lo strumen-
tario concettuale. Ad esempio, parliamo spesso di liturgie virtuali come
contrapposte a quelle reali senza renderci conto che l’esperienza virtuale
non va confusa con l’esperienza digitale. L’esperienza digitale è un tipo
concreto di esperienza virtuale. La lettura di un romanzo, ad esempio, è
un’esperienza virtuale poiché il mondo del testo (Ricoeur), o Mondo 3
(Popper), o semplicemente il mondo delle esperienze culturali è una realtà
virtuale da noi generata in quanto animali simbolici. Le realtà virtuali han-
no una base organica, tuttavia possono sviluppare tutte le loro potenzialità
solo grazie alla capacità intenzionale della mente umana. In questo senso le
azioni liturgiche sono sempre azioni virtuali1. Quando diciamo di parlare
sul rapporto fra liturgia e virtualità in realtà ci occupiamo di liturgia ed
esperienze digitali. Altri esempi di ambiguità terminologica sono gli stessi
termini «liturgia» e «corporeità» di cui parleremo più avanti.
Un secondo vicolo cieco presente nella letteratura è il richiamo all’on-
nipotenza di Dio e alla gratuità della grazia per giustificare il senso del-
le prassi di preghiera digitale. Pensare che il problema sia se Dio possa o
meno farsi presente attraverso un medio digitale; oppure chiedersi se la
celebrazione digitale di un sacramento possa o meno mediare la donazio-
Sul rapporto fra virtualità, forme simboliche e immaginazione, si vedano tra altri
1
M.-L. Ryan, «Virtuality», in Critical Terms in Futures Studies, ed. P. Heike, Cham 2019,
335-341; J. Braga, «Imagination and Virtuality. On Susanne Langer’s Theory of Artistic
Forms», in Conceiving Virtuality: From Art to Technology, ed. Id., New York 2019, 81-93.
Per il rito come oggetto virtuale, cf. P.W. Collins, More Than Meets the Eye: Ritual and
Parish Liturgy, New York 1983, 100-114.
Celebrare i sacramenti e i sacramentali: tra materialità e virtualità? 61
ne della grazia è fuorviante2. Non occorre molto sforzo per far capire che
lo spazio digitale non è uno spazio chiuso capace di fuggire alla presenza
e all’azione di Dio. È stato notato che lo sconvolgimento causato dal Co-
vid-19 ha fatto emergere modelli teologici latenti sotto l’apparente norma-
lità. In questo senso, la riduzione del problema delle azioni sacramentali
digitali al problema della santificazione sembra un revival dei dibattiti fra i
teologi sacramentari e i teologi liturgisti di quasi settant’anni fa3. La falla-
cia dell’argomentazione si trova nel domandarsi se Dio possa o non possa
donare la sua grazia tramite un medio digitale, dimenticando che una do-
manda più sensata sarebbe chiedersi se tali celebrazioni sono coerenti o
meno con la logica della rivelazione, cioè con quella modalità storica con
cui Dio liberamente ha deciso di salvarci4. In altre parole, il problema non
è un problema di grazia, bensì di forma. Certo che Dio può infondere il
suo Spirito quando e come Egli ritenga opportuno. Tuttavia, la rivelazione
cristiana ci parla di una logica divina che, con l’incarnazione, ci offre la
garanzia necessaria per affermare che la forma rituale cristiana è sempre
rispettosa del modo umano dell’incontro con Dio. In questo senso uno de-
gli interrogativi fondamentali del dibattito versa sulla qualità dell’umano
delle esperienze rituali digitali. A tale quesito si aggiunge la domanda sulla
coerenza di tali esperienze con le modalità di incontro con Dio rivelate in
Gesù Cristo5.
2
Si legga come esempio: «An avatar can receive the bread and wine of the Eucha-
rist within the logic of the virtual world and it will still be a means of grace, since God
is present in a virtual world in a way that is suitable for its inhabitants. We may expect
that the grace received by the avatar will be shared in some way by the person behind the
avatar, because the person in our everyday world has a complex relationship with his or
her persona» (P. Fiddes, «Sacraments in a Virtual World», bit.ly/3xu1FDc [frsimon.uk,
accesso 27/11/2021]).
3
Interessante è il parallelismo con il modo in cui era impostata la discussione sulla
concelebrazione quasi settant’anni fa: «Nous le répétons donc : la question décisive (pour
la concélébration, comme pour la Messe d’un prêtre unique) n’est pas de savoir quel fruit
l’âme en retire, mais quelle est la nature de l’acte qui est posé» (Pius XII, «Discours du
Pape Pie XII aux participants au congrès international de liturgie [22 sept.1956]», AAS 48
[1956] 718).
4
Cf. B. Irlenborn, «Die Liturgie im Zeitalter ihrer medialen Reproduzierbarkeit.
Systematisch-theologische Überlegungen zu Online-Gottesdiensten», in Online zu Gott?!
Liturgische Ausdrucksformen und Erfahrungen im Medienzeitalter, ed. S. Kopp-B. Krys-
mann (Kirche in Zeiten der Veränderung 5), Freiburg i.Br. 2020, 125.
5
Tra quanto la tecnica rende possibile e ciò che è conforme al senso cristiano
esiste una tensione che richiede il discernimento. Esempio di come il confronto critico
sia necessario è stato lo scambio di opinioni sul senso delle celebrazioni eucaristiche ce-
lebrate da un solo ministro senza popolo nelle prime settimane di confinamento in feb-
braio-marzo 2020, cf. A. Gerhards-B. Kranemann-S. Winter, «Privatmessen passen
nicht zum heutigen Verständnis von Eucharistie. Liturgiewissenschaftler kritisieren An-
weisungen von Diözesen in Corona-Krise (18/3/2020)», bit.ly/2Z3l91p [katholisch.de, ac-
cesso 27/11/2021]; W. Haunerland, «Pro: Auftrag des Herrn erfüllen — auch in schwie-
62 Sectio I: Aspectus anthropologici atque philosophici
Materialität bewegter Bilder», Montage AV. Zeitschrift für Theorie und Geschichte audio-
Celebrare i sacramenti e i sacramentali: tra materialità e virtualità? 65
«Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt
18,20). Alla luce di queste parole non pochi autori si sono chiesti quale sia
la modalità di presenza di Cristo quando i cristiani si radunano in moda-
lità digitale. La domanda sulla presenza di Cristo è impostata da alcuni
autori dal punto di vista dell’onnipotenza di Dio e dell’illimitata raggiun-
gibilità della grazia. Abbiamo già visto che quest’impostazione rischia di
farci perdere il punto della questione.
Una domanda più fondamentale su Mt 18,20 sarebbe chiedersi in quale
misura le prassi rituali digitali possono accadere nel nome di Cristo, giac-
ché il semplice fatto di radunarsi non sembra rendere giustizia alla Scrittu-
ra. Il congregarsi dell’assemblea deve avvenire nel suo nome. Dietro questo
semitismo si trova il problema del rapporto fra l’intenzione dei celebranti
e quella del Signore. Come liberarci dal sospetto che quel raduno digita-
le non è un’autoproiezione delle proprie rappresentazioni su Dio o una
Possiamo ipotizzare adattamenti degli attuali libri liturgici per i nuovi eco-
sistemi digitali? Ancora: è possibile pensare in nuovi programmi rituali
disegnati esplicitamente per ambienti digitali? Cercheremo di rispondere
a questa domanda nell’ultima parte di questo intervento. Tuttavia con-
viene aggiungere un terzo strumento utile al processo di discernimento
e cioè la nozione di “sistema sacramentale”. Chi ha dimestichezza con la
molteplicità di forme rituali cristiane sviluppatesi lungo i secoli non potrà
non sorprendersi del fatto che durante la pandemia questo ricco sistema di
celebrazioni è stato quasi ridotto nella pratica al problema dell’eucaristia.
Questo riduzionismo delle prassi liturgiche è stato avvertito da anni, ma
la pandemia l’ha reso evidente. Pur restando sempre il centro del sistema
Cf. J. Rego, «La forma rituale nella Sacrosanctum Concilium», RivLi 101 (2014)
12
399-400.
68 Sectio I: Aspectus anthropologici atque philosophici
1959, 3-55.
Celebrare i sacramenti e i sacramentali: tra materialità e virtualità? 69
15
F. Berger-L. Flöter, «Eintreten in imaginäre Räume. Der Avatar als Funktion
der Immersion im phantastischen Rollenspiel», in Jahrbuch immersiver Medien, ed. Ins-
titut für immersive Medien, Kiel 2012, 62-63.
16
Cf. J. Hindmarsh-C. Heath-M. Fraser, «(Im)materiality, Virtual Reality and
Interaction: Grounding the “Virtual” in Studies of Technology in Action», The Sociologi-
cal Review 54 (2006) 797.
17
Cf. T. Fuchs, Ecology of the brain, New York 2018, 279-285.
18
Uno dei rischi che comporta la non sufficiente valorizzazione della dimensione
corporea nella cultura digitale è quello di favorire la riduzione dell’evento a un “mes-
saggio” che si può dominare se correttamente decodificato. L’eccedenza che il bios offre
rispetto al digital si trova proprio nell’impossibilità di ridurre la materia a un codice digi-
tale.
Celebrare i sacramenti e i sacramentali: tra materialità e virtualità? 71
del cristianesimo trova nelle azioni liturgiche una sua espressione para-
digmatica poiché la mediazione dell’esperienza corporea è insostituibile. Il
caso serio della struttura simbolico-corporea della liturgia richiede la to-
talità del corpo della persona in continuità con la struttura simbolico-cor-
porea della rivelazione in Cristo. Ancora una volta, il problema non è di
natura tecnica (se si può o non si può disegnare un rito per un ambiente
digitale). La questione è quale tipo di atto religioso viene attuato e che senso
avrebbe una riduzione così drastica della mediazione biologico-corporale
all’interno della logica della rivelazione.
c) Più articolato è il terzo scenario poiché lo spettro di possibilità è più
variegato. Si pensi, ad esempio, alla statio orbis del 27 marzo 2021 celebrata
da papa Francesco in Vaticano e pensata per essere “celebrata” attraverso
i mezzi di comunicazione nel mondo intero19. Si pensi pure alle ricorrenti
benedizioni Urbi et Orbi in cui l’invito a prenderne parte si estende a tutti
coloro che sono collegati in quel momento con la piazza di san Pietro. Si
pensi anche a tutti coloro che forse durante la pandemia hanno proclama-
to, ascoltato e risposto con la preghiera comune alla Parola di Dio tramite
le diverse piattaforme di comunicazione. Tutti questi esempi rilevano una
prima caratteristica di questo scenario e cioè che in questo caso non esi-
stono soggetti B. Il motivo fondamentale è che in questi programmi rituali
tutti i soggetti sono previsti dal programma rituale come soggetti dell’azio-
ne liturgica, cioè come celebranti.
Il fatto che il programma rituale includa soggetti in ambienti distopici
mette in dubbio la possibilità di una vera con-celebrazione. Il rischio è
quello di assimilare queste celebrazioni al modello della ritrasmissione sin-
cronica senza interazione di cui abbiamo parlato prima. Tuttavia è oppor-
tuno far notare che la situazione distopica dei corpi celebranti è un limite
per certe azioni liturgiche, anzitutto per i sacramenti, ma non preclude di
fatto che ci siano altre azioni liturgiche in cui la sincronia temporale e la
continuità materiale degli impulsi digitali possano essere sufficienti per la
creazione di spazi liturgici ibridi.
L’impossibilità di stabilire un unico ambiente biologico tramite il con-
tatto fisico spiega perché nel 2002 il Pontificio Consiglio per la comuni-
cazione affermasse che «non ci sono sacramenti in internet»20. Allo stesso
tempo, pochi mesi dopo Giovanni Paolo II invitava tutti coloro che erano
in collegamento tramite i diversi mezzi di comunicazione a celebrare il
rito della benedizione Urbi et Orbi da lui presieduta. Più che un’ipotesi, la
19
Cf. A. Bieringer, «„Gebet und stiller Dienst“. Der Urbi et orbi-Segen in der
Corona-Krise», in Gottesdienst auf eigene Gefahr? Die Feier der Liturgie in der Zeit von
Covid-19, ed. H.-J. Feulner-E. Haslwanter, Münster 2020, 143-147.
20
Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, «La Chiesa e internet
(22 feb. 2002) 11», in EV 21, n. 86, Bologna 2005, 69.
72 Sectio I: Aspectus anthropologici atque philosophici
immaginazione», VP 104 (2021) 73. Sulla funzione critica della scienza liturgica nei con-
fronti delle prassi rituali sociali, si veda A. Odenthal, Rituelle Erfahrung. Praktisch-theo-
logische Konturen des christlichen Gottesdienstes, Stuttgart 2019, 203-204.
256 ECCLESIA ORANS. Studi e Ricerche
FONTI E STUDI PER LA SCIENZA LITURGICA
1. Wilfred Sumani
On fire with praise. The Canticle of the Three Servants in the Fiery Furna-
ce (Dan 3, 56-88) as an Easter Hymn
2018, ISBN 978-88-94876-34-5, formato 17 x 24 cm, 480 pagine, 46,00 euro
3. Alain-Pierre Yao
Les ‘‘apologies’’ de l’Ordo Missae de la Liturgie Romaine. Sources - His-
toire - Théologie
2019, ISBN 978-88-94876-68-0, formato 17 x 24 cm, 400 pagine, 45,00 euro