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SANTA POVERTÀ
E BEATA SEMPLICITÀ
FRANCESCO D’ASSISI E LA CHIESA ROMANA
RICERCHE | STORIA
|
VITA E PENSIERO ORDINES
ORDINES
STUDI SU ISTITUZIONI E SOCIETÀ NEL MEDIOEVO EUROPEO
1
Segretario di redazione
Pietro Silanos, Università Cattolica del Sacro Cuore
SANTA POVERTÀ
E BEATA SEMPLICITÀ
FRANCESCO D’ASSISI E LA CHIESA ROMANA
RICERCHE | STORIA
VITA E PENSIERO ORDINES
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Abbreviazioni e sigle 7
Introduzione 9
PARTE PRIMA
Dalle regole dei Padri alla regola dei frati Minori
PARTE SECONDA
La curia romana e i primi passi della ‘fraternitas’
PARTE TERZA
Il potere dei senza potere
Bibliografia 263
1 Guida agli incontri medievistici in Italia (1951-1992). Convegni di Assisi, Mendola, Spoleto, To-
di e Congressi del C.I.S.A.M. Indice degli autori, a cura di G. Tortorelli, Spoleto 1994; Gli studi
francescani e i convegni internazionali di Assisi (1973-2013), Incontro di studio in ricordo
del p. Stanislao da Campagnola ofm cap (Assisi, 11-12 luglio 2014), in corso di stampa;
quanto alle edizioni degli scritti si veda Francisci Assisiensis Scripta, e per le traduzioni
delle fonti il recente volume Francesco e Chiara d’Assisi. Percorsi di ricerca sulle fonti, Atti delle
giornate di studio Edizioni e Traduzioni (Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 28
ottobre 2011 - Roma, Pontificia Università Antonianum, 9 marzo 2012), Padova 2014
(Franciscalia, 2).
dalla sede apostolica nei loro confronti. Forte di questi contributi, nel-
le pagine che seguono mi propongo di accostare Francesco e conside-
rare le sue scelte collocandole entro il complesso quadro delle direttive
perseguite dalla curia romana, in un periodo segnato dai grandi sviluppi
del diritto canonico nei diversi ambiti della vita ecclesiastica. Il quadro
che ne sortisce consente di cogliere i caratteri assolutamente innovativi
dell’esperienza di Francesco (e di Chiara), anche nei confronti delle co-
eve simili esperienze.
Consideriamo per esempio il caso della regola dei frati Minori con-
fermata da Onorio III nel 1223. Non si coglie la portata di questo even-
to nella storia della Chiesa, se non si considera che durante il pontifica-
to di Innocenzo III andò progressivamente maturando la convinzione
che non era più possibile scrivere nuove regole, ma, come nel 1215 sta-
bilì il IV concilio lateranense, era ora necessario assumerne una di quel-
le già ‘approvate’, vale a dire lungamente sperimentate. Entro tale qua-
dro quanto Francesco riuscì a ottenere dalla curia costituisce un sicu-
ro indizio della sua forte determinazione, ma al tempo stesso rivela una
certa disponibilità della curia stessa a venire incontro alle sue richieste2.
È mia convinzione che senza tracciare i precisi contorni della ricostru-
zione di storia istituzionale l’originalità di Francesco come pure l’atten-
zione della sede apostolica nei suoi confronti si sfochi e assuma i tratti di
una generica benevolenza.
D’altra parte anche i testi agiografici pongono in adeguato rilievo le
importanti concessioni da parte della Chiesa romana ottenute da Fran-
cesco. Un sogno a lui attribuito sia nella Vita beati Francisci sia nella Le-
genda trium sociorum e da quest’ultima collocato nel periodo immedia-
tamente precedente al viaggio alla curia nel 1209 esprime con vivacità
quella che era la convinzione dell’agiografo. Una notte «parve a Fran-
cesco di essere in cammino lungo una strada, ai bordi della quale sor-
geva un albero di grandiose dimensioni, bello, forte e vigoroso. Si avvi-
cinò ad esso e, mentre stava sotto per ammirarne l’altitudine e la bellez-
za, d’improvviso si sentì divenuto così alto da toccare la cima dell’albe-
ro, riuscendo con estrema facilità a piegarlo fino a terra. E in verità ac-
cadde proprio così, quando il signor papa Innocenzo, l’albero più eleva-
to e bello e forte che sorgesse al mondo, si inclinò con tanta benevolen-
za alla domanda e alla volontà di Francesco»3.
In realtà non dovette essere così facile piegare il gigantesco albero,
ma tale racconto, pur accentuando i toni miracolistici delle relazioni tra
2
Vedi infra i capitoli I e II.
3
Thomae de Celano Vita prima sancti Francisci, I, cap. XIII, in Fontes franciscani, p. 307 e
Legenda trium sociorum, cap. XII, in Fontes franciscani, p. 1425; la traduzione italiana è in
FF nn. 376 e 1462.
4
P. Zerbi, San Francesco e la Chiesa romana, in Francesco d’Assisi nell’ottavo centenario della
nascita, Milano 1982, pp. 75-103, ora in Id., «Ecclesia in hoc mundo posita». Studi di storia e
di storiografia medioevale, a cura di M.P. Alberzoni - A. Ambrosioni - A. Lucioni - G. Picasso
- P. Tomea, Milano 1993 (Bibliotheca erudita. Studi e documenti di storia e filologia, 6),
pp. 355-384, qui 379: «Il Miccoli, intrattenendosi proprio sui problemi fin qui esaminati,
dice “abusata” l’espressione “dramma di Francesco”. Lasciamo pure cadere la parola, ma
teniamo ferma la realtà che essa esprime, e che il Miccoli, del resto, riconosce, cioè un
intreccio complesso, talora tormentato, di forze diverse e persino contrastanti, nell’espe-
rienza umana di Francesco: l’originario propositum, i discordi atteggiamenti della fraterni-
tas, le direttive della Chiesa romana. Proprio questa complicata rete di rapporti interessa
allo storico».
5
Basti rinviare a Registri dei cardinali Ugolino d’Ostia e Ottaviano degli Ubaldini, a cura di
G. Levi, Roma 1890 (Fonti per la storia d’Italia, 8), passim; la riproduzione digitale del
manoscritto con il registro del cardinale (Bibliothèque Nationale de France, Ms. 5152 A)
è ora disponibile all’indirizzo: http://gallica.bnf.fr/Search?ArianeWireIndex=index&p=
1&lang=FR&f_typedoc=manuscrits&q=Bibliothèque+nationale+5152a&x=15&y=14, dove
è possibile cogliere in diversi luoghi (per es. ai ff. 16r e 17r) la diversa grafia tra Hugo
regolarmente utilizzata per indicare il cardinale e Hugolinus, in questo caso il giurista bo-
lognese presente a un atto del legato; anche E. Brem, Papst Gregor IX. bis zum Beginn seines
Pontifikats. Ein biographischer Versuch, Heidelberg 1911 (Heidelberger Abhandlungen, 32),
p. 1: notava che «Er selbst nennt sich Hugo».
6 Si veda, per esempio, Thomae de Celano Vita prima sancti Francisci, I, cap. XXVII,
in Fontes franciscani, p. 348: «Sed et cum tempore quodam, causa religionis poscente,
ad urbem Romam venisset [...]. Quod intelligens dominus Hugo, gloriosus episcopus
Ostiensis»; e ibi, II, cap. V, in Fontes franciscani, pp. 375-377, dove abbiamo sia la salutatio
con la quale Francesco si rivolgeva al cardinale: «Reverendissimo patri, sive domino Hu-
goni, totius mundi episcopo» (ora anche in Francisci Assisiensis Scripta, p. 426, dove
«Il beato padre Francesco era ogni giorno ricolmo della consolazione
e della grazia dello Spirito Santo e con grande vigilanza e sollecitudi-
ne educava i nuovi figli con nuovi ammaestramenti, insegnando loro a
camminare con passo deciso sulla via della santa povertà e della beata
semplicità»8.
Con queste parole Tommaso da Celano nella Vita beati Francisci intro-
duce il capitolo XI (De spiritu prophetiae et monitis sancti Francisci), nel qua-
le si narra come Francesco, ai primordi della sua conversione e quan-
do attorno a lui erano convenuti solo i primi sette compagni, ritiratosi a
pregare perché «il Signore gli indicasse che cosa sarebbe stato della sua
vita e di quella dei suoi frati», ricevette la rivelazione dell’imminente co-
piosa crescita numerica della piccola fraternitas. Tale prodigiosa espan-
sione, dopo la gioia degli inizi, avrebbe però portato anche frutti di ama-
rezza e sarebbe pertanto stato necessario porre dei filtri e operare delle
scelte, sull’esempio di un pescatore accorto che, non potendo condur-
re a riva tutti i pesci pescati, decide di tenere quelli migliori e più gros-
si e di gettare nuovamente in mare gli altri: si faceva in tal modo risalire
a Francesco stesso la profezia della inevitabile decadenza dell’Ordine le-
gata alla sua forte e incontrollata espansione. Il passo citato consente di
cogliere nel giusto rilievo il significato del binomio santa (o beata) po-
vertà – beata (o santa) semplicità, come utilizzato da Tommaso da Cela-
però Hugoni è tradotto con l’italiano Ugolino) sia la definizione che ne dà l’agiografo:
«sanctus Franciscus accessit ad dominum papam Honorium, qui Romanae tunc praeerat
Ecclesie, supplici prece petens ab eo ut dominum Hugonem, episcopum Ostiensem, sui
fratrumque suorum patrem et dominum ordinaret».
7
Lo stesso Francesco, nel Testamentum, lo definisce dominus Ostiensis: Francisci Assisien-
sis Scripta, p. 402.
8 Thomae de Celano Vita prima sancti Francisci, I, cap. XI, in Fontes franciscani, p. 300:
«Beatus igitur pater Franciscus consolatione ac gratia Spiritus Sancti quotidie replebatur,
omnique vigilantia et sollicitudine novos filios novis institutionibus informabat, sanctae
paupertatis beataeque simplicitatis viam gressu indeclinabili eos edocens ambulare»; una
traduzione italiana è in FF n. 363.
9
G. Miccoli, Francesco d’Assisi. Realtà e memoria di un’esperienza cristiana, Torino 1991
(Einaudi Paperbacks, 217), p. 76: «La “semplicità”, nell’insegnamento di Francesco, si
contrappone alla “sapienza del mondo”: “pura sancta simplicitas confundit omnem sa-
pientiam huius mundi et sapientiam corporis”. È una parola chiave dell’esperienza e
dell’insegnamento francescani. Francesco è “semplice”, intende e scrive “semplicemente”
le parole del Signore, i fratelli devono essere “semplici” appunto perché totalmente estra-
nei, nei criteri di giudizio e nei modi di essere, alla “sapienza” e alla “prudenza” che sono
proprie della vita del secolo e che usano gli strumenti da essa offerti».
10 Colgo tale suggestione da uno studio di Michael W. Blastic, Poverty and Christology at
San Damiano, di prossima pubblicazione sulla rivista «Frate Francesco»: desidero espri-
mere all’Autore la mia gratitudine per avermi concesso di leggere il manoscritto del suo
lavoro; a conferma di tale differente uso del termine – un motivo che purtroppo anche il
CD annesso a D. Solvi, Officina Franciscana. Testi, sinossi e indici delle fonti francescane, con
grafici, mappe e tabelle, Firenze 2005, non consente di cogliere a pieno – mi limito qui ad
accennare che nell’VIII capitolo della Vita beati Francisci, assai probabilmente inserito su
richiesta di Gregorio IX (vedi M. Guida, La pericope clariano-damianita di Vita beati Fran-
cisci VIII, 18-20: un’aggiunta all’opera di Tommaso da Celano?, «Collectanea franciscana»,
77 [2007], pp. 5-26), la povertà è definita altissima, come anche in Regula bullata, VII,
4, in Francisci Assisiensis Scripta, p. 328 (un capitolo nella cui formulazione è pure
evidente l’intervento del cardinale d’Ostia), mentre l’aggettivo più usato da Francesco
(e da Chiara) per definire la paupertas è sancta /sanctissima: vedi ibi (cap. VI, 4); si veda
inoltre almeno il cap. VI della Forma vite di Chiara, ibi, p. 382: «ut in ista sanctissima vita
et paupertate semper vivatis».
11
Thomae de Celano Vita prima sancti Francisci, I, cap. XXVII, in Fontes franciscani, p. 350:
«Quem dominus episcopus videns, humili devotione suscepit, sicut et semper omnibus
sacram religionem praetendentibus faciebat, et illis praecipue, qui beatae paupertatis et
sanctae simplicitatis insigne nobile deferebant»; su tali episodi rinvio all’attenta lettura
proposta da Miccoli, Francesco d’Assisi. Realtà e memoria, pp. 198-224, soprattutto 200-204.
12
Thomae de Celano Vita prima sancti Francisci, II, cap. V, in Fontes franciscani, p. 376:
«Hinc [Hugonem] vero beatus Franciscus patrem et dominum elegerat super universam
religionem et ordinem fratrum suorum, ex assensu et voluntate domini Honorii papae,
eo quod illi beata paupertas multum placebat, et sancta simplicitas in maxima reverentia
exsistebat»; anche in questo caso una traduzione in FF nn. 492-493. I due episodi qui
accennati sono ripresi infra, al capitolo V.
13
J. Dalarun, Plaidoyer pour l’histoire des textes. À propos de quelques sources franciscaines,
«Journal des Savants», 2007, pp. 329-358, soprattutto 336-345; Id., Cruces fontium hagio-
graphicorum de sancto Francisco, in Francesco e Chiara d’Assisi. Percorsi di ricerca sulle fonti, pp.
87-100.
14
Compilatio Assisiensis, 97, in Fontes franciscani, pp. 1626-1631: «Cur, frater mi simplizone,
fecisti michi verecundiam, in domo mea, que est domus fratrum tuorum, ires pro hele-
mosinis?»; si veda la lettura dell’episodio proposta da Zerbi, «Ecclesia in hoc mundo posita»,
pp. 355-384, qui 383.
15
Thomas de Celano, Memoriale, n. 65.2, pp. 140-141 (Fontes franciscani, p. 511): «“Mi
frater” – inquid – “cur fecisti mihi uerecundiam in domo, que tua est et fratrum tuorum
[ma nella redactio definitiva si trova: in domo que tua est et fratrum minorum], ut pro elee-
mosynis ires?”».
16
Zerbi, «Ecclesia in hoc mundo posita», p. 383; Miccoli, Francesco d’Assisi. Realtà e memoria,
pp. 75-78, la citazione è a p. 77: l’osservazione del Miccoli è relativa a un altro famoso
Vale la pena notare come in questo caso simplizone sulla bocca del car-
dinale non abbia il valore positivo che si può attribuire alla beata simpli-
citas perseguita da Francesco, un motivo che consente di cogliere una
divergenza di giudizio circa uno dei capisaldi della minoritas. Lo stesso
Francesco, in un altro celebre passo riportato nella Compilatio Assisien-
sis, indica la coincidenza della simplicitas con la via direttamente rivela-
tagli dall’Altissimo. Infatti, allorché il cardinale Ugo d’Ostia, forse in ac-
cordo con alcuni settori della fraternitas, cercò di indurre Francesco ad
accogliere una delle regole ‘approvate’ (quella di Benedetto o quella di
Agostino), egli espresse con fermezza la volontà di seguire unicamente
la via mostratagli dal Signore stesso, indicata qui come la via simplicitatis:
«Fratres mei, fratres mei, Deus vocavit me per viam humilitatis et osten-
dit michi viam simplicitatis»17.
Sembra dunque di poter concludere che, assieme alla paupertas, la
simplicitas rappresenti l’ideale vivamente perseguito da Francesco, per-
ché direttamente additatogli da Dio, e che pertanto costituisca un tratto
decisivo della sua identità.
Con il presente volume intendo dare conto di alcune mie indagini con-
dotte negli ultimi dieci anni sulle relazioni tra Francesco e la Chiesa ro-
mana e apparse in sedi disparate e talvolta di non facile reperimento: sa-
rà così possibile conferire maggiore organicità ai risultati conseguiti e
inquadrarli adeguatamente entro la recente storiografia. Con la scelta
del titolo Francesco d’Assisi e la Chiesa romana desidero inoltre riallacciar-
mi ad alcune acute riflessioni formulate da Pietro Zerbi in un saggio dal
medesimo titolo, pubblicato nel volume celebrativo dell’ottavo centena-
rio della nascita del santo e poi ripreso nella raccolta dei suoi studi of-
fertagli in occasione del suo settantesimo compleanno. La rielaborazio-
ne dei contributi raccolti nel presente volume è stata per me l’occasione
per riscoprire quanto le mie ricerche da vent’anni a questa parte dedi-
cate a Francesco e, soprattutto, a Chiara d’Assisi abbiano nella sostanza
sviluppato talune proposte di lettura formulate dallo Zerbi in quell’oc-
casione.
episodio riportato nella Compilatio Assisiensis, 18, in Fontes franciscani, pp. 1497-1498, ma
ritengo che sia valida anche in questo caso.
17
Ibidem; merita di essere almeno accennata un’espressione presente nell’opusculum ter-
tium della Vita beati Francisci, dove si narra della canonizzazione di Francesco: Thomae
de Celano Vita prima sancti Francisci, III, 120, in Fontes franciscani, p. 400: «Franciscum
virum idiota et vere simplicitatis totiusque sinceritatis amicum, humiliter et devotissime
[sapientes orbis et litteratissimi viri] venerantur et colunt».
18
Zerbi, «Ecclesia in hoc mundo posita», p. 384: «Sembra proprio di dover concludere che
la collaborazione fra due modi di pensare così diversi, pur in una profonda identità di ob-
biettivi, fu aspro travaglio; e che l’armonia tra le due perfette obbedienze, alla rivelazione
dell’Altissimo e alla Chiesa Romana, fu per Francesco una faticosa conquista, animata e
sostenuta dalla convinzione, propria dei veri obbedienti, che l’unità, nella vita ecclesiale,
è sorgente insostituibile di ricchezze inestimabili. La storia dei suoi rapporti con la Chiesa
Romana è tutta qui».
19
Zerbi, «Ecclesia in hoc mundo posita», p. 379: «Autorevoli studiosi, nel delineare il proces-
so della costituzione dell’ordine e della redazione delle regulae, hanno dato importanza a
iniziative provenienti dall’ordine stesso; le tensioni con la curia romana sono invece state
attenuate, poste in minor rilievo o addirittura negate».
Alla base dei capitoli di questo volume stanno alcuni miei studi, apparsi
in sedi diverse tra il 2002 e il 2012, precisamente:
20
Anche la Vita di Gregorio IX, la biografia ufficiale del pontefice scritta attorno al 1240,
sottolinea con enfasi la capillare diffusione dei frati Minori: Vie de Grégoire IX, in Le ‘Liber
censuum’ de l’Église romaine, éd. par L. Duchesne - P. Fabre, Paris 1905-1952 (Bibilothèque
des Écoles françaises d’Athène et de Rome; 2e série, 6), p. 18: «quorum eodem rigante ad
eos limites incrementa venerunt ut prebente divina potentia per singulos orbis terminos
eorum venerando consortio vix viculus repperiatur inmunis».
Nel riunire e organizzare tra loro questi saggi, ho apportato alcune in-
dispensabili integrazioni, significativi ampliamenti e, d’altra parte, qual-
che alleggerimento per non appesantire il testo con eccessive ripetizio-
ni. Ho proceduto anche con i necessari aggiornamenti bibliografici,
preoccupandomi soprattutto di far emergere la novitas di Francesco en-
tro il quadro della storia istituzionale della vita regolare tra la fine del
XII secolo e gli anni Venti del XIII.
Desidero infine ringraziare tutti coloro che hanno sollecitato e segui-
to il mio lavoro, in primo luogo Gert Melville, che in occasione di conve-
gni e miscellanee da lui promosse mi ha suggerito di affrontare temi re-
lativi alla storia di Francesco e dell’Ordine. Non meno importante è sta-
to il sostegno di amici e colleghi, tra i quali desidero almeno ricordare
Luigi Pellegrini, per le sue preziose osservazioni e per i frequenti scambi
di idee, Gian Luca Potestà, Marco Rainini, Niklaus Kuster OFM Capp.,
Michael W. Blastic OFM e soprattutto Guido Cariboni, che hanno anche
accettato di discutere con me i risultati di questo volume.