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TESI DI LAUREA IN
Relatrice:
Chiar.ma Prof.ssa Laura Carnevale
Correlatrice:
Chiar.ma Prof.ssa Ada Campione
Laureando:
Marialisa Gammarrota
1
2
Indice
Introduzione .......................................................................... 2
2.1. Eusebio.............................................................................. 6
3
3.2. Anonimo Antimontanista e Milziade ................................ 58
Conclusioni .......................................................................... 69
Bibliografia .......................................................................... 77
Edizioni e traduzioni ........................................................................ 77
Studi ................................................................................................. 80
4
INTRODUZIONE
5
Il presente lavoro di tesi ha inteso indagare il montanismo
della ricerca, che non sempre può approdare a dati certi e definitivi. Le
dal momento che i montanisti non hanno lasciato traccia della loro
movimento.
6
Dunque, quella che si evince dalle fonti di questi storici
dalla tradizione.
e di reazione.
insospettirono vano la Chiesa. Perciò più che di eresia, nel caso del
7
Facendo tesoro delle testimonianze trasmesse dalle fonti, il
8
I CAPITOLO
9
1. Il montanismo
1
Cfr. A. MARJANEN, P. LUOMANEN, A Companion to Second-Century
Christian ‘Heretics’, Leuven 2005, pp. 185-187 e passim.
2
Alla domanda cosa “venga prima”, se l’eresia o l’ortodossia, la
tradizionale risposta era che l’ortodossia era precedente. Essa si basava sull’idea
che Gesù insegnò ai suoi apostoli la vera dottrina che essi preservarono pura, poi
trasmisero ai loro discepoli, i quali a loro volta diffusero il Vangelo ovunque.
Dopo la morte degli apostoli il cristianesimo continuò a diffondersi, ma la vera
dottrina che si affermò come ortodossia cominciò a essere messa in discussione da
falsi insegnamenti, che divennero noti come eresie.
10
secolo sarebbe stata caratterizzata in ambito dottrinale da una grande
mano che la Chiesa di Roma, tra la fine del I e la fine del II secolo,
tesi di Bauer, Manlio Simonetti segnala che essa non può essere
altre comunità3.
3
Simonetti (Ortodossia ed eresia tra I e II secolo, Messina 1994, pp. 12-
13))spiega che: «Per definire il concetto di ortodossia lo si deve considerare, nel
suo divenire storico, sotto due aspetti distinti, ancorché strettamente
complementari: da una parte la presa di coscienza che alcune dottrine elaborate in
seno alla chiesa potevano essere accettate mentre altre andavano respinte e
condannate, e dall’altra l’esistenza di un corpo di dottrine non certo completo ma
comunque sufficientemente ampio e articolato, accettato e fruito dalla chiese di
tutta la cristianità. Orbene, sia nella progressiva presa di coscienza del contrasto
tra vera e falsa dottrina sia nell’elaborazione di un corpus dottrinale accolto da
tutte le chiese cattoliche non mi pare che il contributo della chiesa di Roma, che
pure c’è stato, abbia avuto significato e spessore decisivi».
11
Tra le fonti indirette si annovera anche un Anonimo
4
EUSEBIO DI CESAREA, Hist. Eccl. 5,16,1-3 (GCS 2/1, pp. 458-459): Πρὸς μὲν
οὖν τὴν λεγομένην κατὰ Φρύγας αἵρεσιν ὅπλον ἰσχυρὸν καὶ ἀκαταγώνιστον ἐπὶ
τῆς Ἱεραπόλεως τὸν Ἀπολινάριον, οὗ καὶ πρόσθεν μνήμην ὁ λόγος πεποίητο,
ἄλλους τε σὺν αὐτῷ πλείους τῶν τηνικάδε λογίων ἀνδρῶν ἡ τῆς ἀληθείας
ὑπέρμαχος ἀνίστη δύναμις, ἐξ ὧν καὶ μῖν ἱστορίας πλείστη τις ὑπόθεσις
καταλέλειπται. Ἀρχόμενος γοῦν τῆς κατ' αὐτῶν γραφῆς, τῶν εἰρημένων δή τις
πρῶτον ἐπισημαίνεται ὡς καὶ ἀγράφοις τοῖς κατ' αὐτῶν ἐπεξέλθοι ἐλέγχοις·
προοιμιάζεται γοῦν τοῦτον τὸν τρόπον. Ἐκ πλείστου ὅσου καὶ ἱκανωτάτου
χρόνου, ἀγαπητὲ Ἀυίρκιε Μάρκελλε, ἐπιταχθεὶς ὑπὸ σοῦ συγγράψαι τινὰ λόγον
εἰς τὴν τῶν κατὰ Μιλτιάδην λεγομένων αἵρεσιν. «Contro la cosiddetta eresia dei
catafrigi, la potenza protettrice della verità suscitò a Hierapolis un’arma potente e
invincibile, Apollinare e insieme con lui altri personaggi colti del tempo, dai quali
ci è trasmesso ampio materiale storico. Uno degli uomini anzidetti, all’inizio del
trattato che egli scrisse contro gli eretici, chiarisce di aver preso parte anche a
dispute contro di loro. Dà inizio al suo discorso in questo modo: “Da lungo tempo
e assai considerevole tempo, o caro Avircio Marcello, mi è stato da te ordinato di
scrivere un’opera contro la setta di coloro che sono chiamati sostenitori di
Milziade»: tr. it. Migliore, cit., p. 281. Per ulteriori indicazioni di veda infra.
5
EUSEBIO DI CESAREA, Hist. Eccl. 5,18,1 (GCS 2/1, p. 472): Τῆς δὲ κατὰ
Φρύγας καλουμένης αἱρέσεως καὶ Ἀπολλώνιος, ἐκκλησιαστικὸς συγγραφεύς,
ἀκμαζούσης εἰς ἔτι τότε κατὰ τὴν Φρυγίαν ἔλεγχον ἐνστησάμενος, ἴδιον
κατ'αὐτῶν πεποίηται σύγγραμμα, τὰς μὲν φερομένας αὐτῶν προφητείας ψευδεῖς
οὔσας κατὰ λέξιν εὐθύνων, τὸν δὲ βίον τῶν τῆς αἱρέσεως ἀρχηγῶν ὁποῖός τις
γέγονεν, διελέγχον. «Anche Apollonio, scrittore ecclesiastico, si dedicò a una
confutazione dell’eresia chiamata catafrigia, che era ancora diffusa a quel tempo
in Frigia. Contro i Catafrigi egli scrisse un’opera particolare nella quale rettificò,
una dopo l’altra, le false profezie che essi presentavano e rivelò anche che tipo di
vita conducevano i capi dell’eresia»: tr. it. Migliore, cit., p. 289. Di tale
personaggio se ne discuterà più avanti.
6
Non sappiamo chi sia questo sconosciuto scrittore che polemizza contro il
montanismo. Eusebio lo menziona per la prima volta in Hist. Eccl., 5,17,1 (GCS
2/1, p. 470-472): Ἐν τούτῳ δὲ τῷ συγγράμματι καὶ Μιλτιάδου συγγραφέως
μέμνεται, ὡς λόγον τινὰ καὶ αὐτοῦ κατὰ τῆς προειρημένης αἱρέσεως γεγραφότος·
παραθέμενος γοῦν αὐτῶν λέξεις τινάς, ἐπιφέρει λέγων· "Ταῦτα εὑρὼν ἔν τινι
συγγράμματι αὐτῶν ἐνισταμένων τῷ Μιλτιάδου τοῦ ἀδελφοῦ συγγράμματι, ἐν ᾧ
12
Per Eusebio, due sono le opere di riferimento:
nel 380;
Milziade da lui citati, così come Epifanio, sono fonti di parte, non
13
cosiddetta “Grande Chiesa”. Pertanto, nessuno di questi autori si
7
W.C. REISCHL, J. RUPP, Cyrilli Hierosolymarum archiepiscopi opera quae
supersunt omnia, Hildesheim 1967, p. 212-214: Μισείσθωσαν οἱ κατὰ Φρύγας,
καὶ Μοντανὸς ὁ τῶν κακῶν ἔξαρχος, καὶ αἱ δύο δῆθεν αὐτοῦ προφήτιδες,
Μαξιμίλλα καὶ Πρισκίλλα. Ὁ γάρ Μοντανὸς οὗτος ὁ παρεξεστηχὼς καὶ μανιώδης
ἀληθῶς (οὐ γὰρ ἂν εἶπε τοιαῦτα, εἰ μὴ ἐμαίνετο) ἐτόλμησεν εἰπεῖν ἑαυτὸν εἶναι τὸ
ἅγιον πνεῦμα, ὁ ἀθλιώτατος καὶ πάσης ἀκαθαρσίας καὶ ἀσελγείας πεπληρωμένος.
Αὔταρκες γὰρ τοῦτο διὰ συσσήμων εἰπεῖν, τῶν παρουσῶν γυναικῶν σεμνότητος
ἕνεκεν. Καὶ Πέπουζαν μικρότατον κωμύδριον ἐν τῇ Φρυγίᾳ καταλαβὼν καὶ
ψευδῶς Ἱερουσαλὴμι ὀνομάσας τοῦτο, καὶ ἀθλιώτατα παιδία γυναικῶν μικρὰ
σφάττων καὶ κατακόπτων εἰς ἀθέμιτον βρῶσιν προφάσει τῶν καλουμένων
παρ'αὐτοῖς μυστηρίων (διὸ μέχρις πρώην ἐν τῷ διωγμῷ τοῦτο ποιεῖν ἡμεῖς
ὑπωπτευόμεθα διὰ τὸ κἀκείνους τοὺς Μοντανούς, ψευδῶς μέν, ὁμωνύμως δέ,
καλεῖσθαι χριστιανούς) ἐτόλμησεν ἑαυτὸν εἰπεῖν ἅγιον πνεῦμα ὁ πάσης ἀσεβείας
καὶ ἀπανθρωπίας πεπληρωμένος, ὁ ἀναπολόγητον ἔχων τὴν καταδίχην.
«Detestabili sono i catafrigi, il loro perverso iniziatore Montano e le sue due
profetesse Massimilla e Priscilla. Questo Montano uscì veramente di senno, fu un
14
collega al nome del suo fondatore, Montano. Invece, la
appellandoli “eresia dei frigi8” e “eresia dei catafrigi9”, dal greco κατά
spiegazione:
pazzo! Se tale non fosse stato non avrebbe delirato a tal punto da proclamarsi
sfrontatamente Spirito di santità: lui, il più sciagurato fra gli uomini, che giunse al
colmo dell’impurità e dell’empietà. Basti averne fatto un cenno, il dovuto
riguardo all’onestà delle donne presenti mi impedisce di specificare. Scelse come
sede Pepuza, minuscola borgata della Frigia di cui falsò il nome chiamandola
Gerusalemme, e lì prese a celebrare i suoi misteri, empi banchetti dove imbandiva
le carni di bambini davvero disgraziati, strappati nella più tenera età alle madri,
sgozzati e fatti a pezzi, di questo crimine fummo accusati anche noi nelle
persecuzioni fino a ieri, perché i montanisti a torto si dicevano cristiani. Ecco chi
ebbe la sfacciataggine di dirsi Spirito di santità, un uomo a tal punto empio e
crudele, per di più colpevole di un peccato per cui non c’è remissione»: tr. it. C.
Riggi, Cirillo di Gerusalemme, Le Catechesi, Roma 1993, pp. 352-353. Si è
preferito riportare interamente il passo per mostrare come, ancora nel IV secolo,
sopravvivevano le stesse accuse rivolte ai montanisti nel corso del II secolo.
8
EUSEBIO DI CESAREA, Hist. Eccl., 4,27 (GCS 2/1, p. 388): […] τῶν Φρυγῶν
αἱρέσεως: tr. it. Migliore, cit., p. 237.
9
Ivi, 5,16,1 (GCS 2/1, p. 458): […] τὴν λεγουμένην κατά Φρύγας αἵρεσιν: tr.
it. Migliore, cit., p. 281.
10
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 48,1,1 (GCS 2, p. 219): Ἀπὸ τούτων ἑτέρα
πάλιν αἵρεσις ἀνακύπτει τῶν Φρυγῶν καλουμένη […]: tr. it. Mirto, cit., p. 137.
11
Ivi, 48,1,3 (GCS 2, p. 219): Οὗτοι γὰρ οἱ κατὰ Φρύγας καλούμενοι […]: tr.
it. Mirto, cit., p. 138.
15
Questa gente si trova infatti in Cappadocia, in Galazia e in Frigia, donde il
Costantinopoli12.
cui abbiamo trattato, parleremo a sua volta anche del nome ‘tascodrugiti’.
Esso infatti è usato sia in questa stessa eresia sia in quella, a loro successiva,
pregano si poggiano il dito indice sulla narice, per affettare a loro modo
‘chiudinarici’13.
12
Ivi, 48,14,2 (GCS 2, p. 239): […] ἔστι γὰρ καὶ τὸ γένος ἐν τῇ Καππαδοκίᾳ
καὶ Γαλατίᾳ καὶ ἐν τῇ προειρημένῃ Φρυγίᾳ, ὅθεν κατὰ Φρύγας ἡ αἵρεσις
καλεῖται· ἀλλὰ καὶ ἐν Κιλικίᾳ καὶ ἐν Κωνσταντινουπόλει τὸ πλεῖστον: tr. it.
Mirto, cit., p. 154.
13
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 48,14,3-4 (GCS 2, p. 239): Ἵνα δὲ μηδὲν
καταλείψωμεν τῶν πρὸς ὄνομα ἑκάστης αἱρέσεως ὑφ' ἡμῶν προδεδηλωμένης, καὶ
περὶ τοῦ Τασκοδρουγιτῶν ὀνόματος αὖθις ἐροῦμεν· ἔστι γὰρ τὸ ὄνομα τοῦτο ἢ ἐν
αὐτῇ ταύτῃ ἢ ἐν τῇ μετ' αὐτὴν τῶν Κυιντιλλιανῶν καλουμένῃ· ἀπ' αὐτῶν γὰρ
τούτων ὁρμᾶται καὶ τοῦτο τὸ ὄνομα. Καλοῦνται δὲ διὰ τοιαύτην αἰτίαν
Τασκοδρουγῖται· τασκὸς παρ' αὐτοῖς πάσσαλος καλεῖται, δροῦγγος δὲ μυκτὴρ εἴτ'
οὖν ῥύγχος καλεῖται, καὶ ἀπὸ τοῦ τιθέναι ἑαυτῶν τὸν δάκτυλον τὸν λεγόμενον
λιχανὸν ἐπὶ τὸν μυκτῆρα ἐν τῷ εὔχεσθαι, δῆθεν κατηφείας χάριν καὶ
ἐθελοδικαιοσύνης, ἐκλήθησαν ὑπό τινων Τασκοδρουγῖται
τουτέστινπασσαλορυγχῖται: tr. it. Mirto, cit., p. 154. Epifanio spiega la
denominazione “tascodrugiti” usando il termine πασσαλορυνκῖται: “chiudinarici”;
16
Riguardo a questa denominazione non si sa molto: il dito sul/nel
17
durante le loro celebrazioni, per intimare appunto il silenzio, tanto
di Serapione di Antiochia17.
centrale che le donne avevano all’interno della setta. Sono detti anche “artotiriti”
(Haer. 49,2,6) perché nei loro riti si servivano di pane (ἄρτος) e formaggio
(τυρός) nella celebrazione dei misteri, dal momento che bisognava offrire a Dio
non solo i frutti della terra, ma anche le primizie delle loro greggi. Una notizia
sull’utilizzo di pane e formaggio nella consacrazione dell’eucarestia si legge in
FILASTRIO, Delle varie eresie 74 e Atti di Perpetua e Felicita 4.
15
Vale la pena di segnalare che, secondo altre etimologie, il termine
“tascodruguiti” sarebbe ricollegabile alla parola “otre” (taskos): questo
rimanderebbe all’abitudine, propria di questo gruppo, di danzare intorno all’altare
sul quale sarebbe stato posto un otre colmo di vino, simbolo – a loro dire – dello
Spirito Santo di cui essi stessi sarebbero stati ricolmi. Cfr. D. BERNINO, Istoria di
tutte le eresie compendiata ed accresciuta da G. Lancisi, Tomo I, Venezia, 1760,
pp. 40-41; D. BART. AMBROSI, «Tascodrugiti» in Enciclopedia ecclesiastica,
Venezia, 1858, vol. VII, coll. 46-47. Si tratta di una pratica estremamente
interessante, tanto per l’uso del vino quanto per l’elemento coreutico. Ulteriori
indagini su tali aspetti sarebbero auspicabili.
16
EUSEBIO DI CESAREA, Hist. Eccl., 5,16,4 (GCS 2/1, p. 460): […] τὴν κατὰ
τόπον ἐκκλεσίαν ὑπὸ τῆς νέας ταύτης, οὐχ, ὡς αὐτοί φασιν, προφετείας. «[…] la
chiesa locale frastornata da questa nuova, non, come essi la chiamano, profezia»:
tr. it. Migliore, cit., p. 282.
17
EUSEBIO DI CESAREA, Hist. Eccl., 5,19,2 (GCS 2/1, p.478): τῆς ψευδοῦς
ταύτης τάξεως τῆς ἐπικαλουμένης νέας προφητείας. «L’azione di questa
organizzazione truffatrice, chiamata nuova profezia»: tr. it. Migliore, cit., p. 293.
Nello stesso passo apprendiamo che Serapione che fu vescovo di Antiochia e che
in una lettera indirizzata a Carico e Pontio, due personaggi di cui non sappiamo
nulla, confutava l’eresia montanista.
18
2. Le fonti antiche
2.1. Eusebio
18
R. HELM, Eusebius Werke. Siebenter Band: Die Chronik des Hieronymus.
Hieronymi Chronicon, Berlin 1956, p. 206: Apollinaris Asianus Hieropolitanus
episcopus insignis habetur. […] Pseudoprofetia, quae Cata Frygas nominatur,
accepit exordium auctore Montano et Priscilla Maximillaque insanis vatibus.
Tatianus haereticus agnoscitur, a quo Encratitae.
19
EUSEBIO DI CESAREA, Historia Ecclesiastica, 4,27 (GCS 2/1, p. 388): […]
κατὰ τῆς τῶν Φρυγῶν αἱρέσεως, μετ' οὐ πολὺν καινοτομηθείσης χρόνον, τότε γε
μὴν ὥσπερ ἐκφύειν ἀρχομένης, ἔτι τοῦ Μοντανοῦ ἅμα ταῖς αὐτοῦ
ψευδοπροφήτισιν ἀρχὰς τῆς παρεκτροπῆς ποιουμένου. «[…] per combattere
l’eresia dei Frigi, che poco dopo doveva diffondere le sue innovazioni. Essa
incominciò a far capolino al tempo di Apollinare, quando, cioè, Montano e i suoi
pseudo-profeti erano alle prime armi coi loro errori»: tr. it. F. Migliore, Eusebio di
Cesarea, Storia ecclesiastica/1, Roma 2001, p. 236.
19
Hierapolis nel 171) scrisse i trattati contro i profeti. In un altro luogo
20
Ivi, 4, 28-29,1-2 (GCS 2/1, pp. 388-389): Καὶ Μουσανοῦ δέ, ὃν ἐν τοῖς
φθάσασιν χατέξαμεν, φέρεται τις ἐπιστρεπτιχώτατος λόγος, πρός τινας αὐτῷ
γραφεὶς ἀδελφοὺς ἀποκλίναντας ἐπὶ τὴν τῶν λεγομένοων Ἐγκρατιτῶν αἵρεσιν,
ἄρτι τότε φύειν ἀρχομένην ξένην τε καὶ φθοριμαίαν ψευδοδοξίαν εἰσάγουσαν τῷ
βίῳ· Ἧς παρεκτροπῆς ἀρχηγὸν καταστῆναι Τατιανὸν λόγος ἔχει, οὗ μικρῷ
πρόσθεν τὰς περὶ τοῦ θαυμασίου Ἰουστίνου παρατεθείμεθα λέξεις, μαθητὴν αὐτον
ἱστοροῦντες τοῦ μάρτυρος. Δηλοῖ δὲ τοῦτο Εἰρηναῖος ἐν τῷ πρώτῳ τῶν πρὸς τὰς
αἱρέσεις, ὁμοῦ τά τε περὶ αὐτοῦ καὶ τῆς κατ'αὐτὸν αἱρέσεως οὕτω γράφων· «Ἀπὸ
Σατορνίνου καὶ Μαρκίωνος οἱ καλούμενοι Ἐγκρατεῖς ἀγαμίαν ἐκήρυξαν,
ἀθετοῦντες τὴν ἀρχαίαν πλάσιν τοῦ θεοῦ καὶ ἠρέμα κατηγοροῦντες τοῦ ἄππεν καὶ
θῆλυ εἰς γένεσιν ἀνθρώπων πεποιηκότος, καὶ τῶν λεγομένων παρ' αὐτοῖς
ἐμψύχων ἀποχὴν εἰσηγήσαντο, ἀχαριστοῦντες τῷ πάντα ποποιηκότι θεῷ,
ἀντιλέγουσί τε τῇ τοῦ πρωτοπλάστου σωτηρίᾳ». «Di Musano, se ne è già parlato,
rimane un libro acerrimo, scritto contro certi fratelli, che avevano piegato verso
l’eresia detta degli Encratiti. Questa setta era sorta proprio allora, e aveva
disseminato nel mondo una dottrina mendace, perniciosa e strana. Si dice che
capo di questa eresia fosse Taziano. Poco fa, citando sue parole sul mirabile
Giustino, rilevammo che Taziano era stato discepolo del martire. Ce lo riconferma
Ireneo nel suo primo libro Contro le eresie dove di Taziano e della sua eresia ci dà
questi particolari: “Da Saturnino e da Marcione provengono i così detti Encratiti.
Costoro insegnano che non bisogna sposarsi, in quanto disapprovano l’ordine
primordiale stabilito da Dio, e tacitamente biasimano Colui che ha creato il
maschio e la femmina per la propagazione del genere umano. Hanno introdotto
l’astinenza degli alimenti, che dicono animati, dimostrando così ingratitudine
verso il Creatore di tutte le cose; e negano la salvezza del primo uomo”»: tr. it.
Migliore, cit., pp. 237-238.
20
Eusebio afferma inoltre che, in occasione della persecuzione di
177, non per la prima volta i martiri avevano emesso un giudizio sulla
2.2. Epifanio
21
HELM, Eusebius Werke. Siebenter Band, p. 205: Persecutione orta in Asia
Polycarpus et Pionius fecere martyrium.
22
EUSEBIO DI CESAREA, Hist. Eccl. 5, praef. 1. e 5,3,4.
23
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 48,1,1-2 (GCS 2, p. 219): Ἀπὸ τούτων ἑτέρα
πάλιν αἵρεσις ἀνακύπτει τῶν Φρυγῶν καλουμένη, σύγχρονος γενομένη τούτοις
καὶ αὐτοὺς διαδεχομένη. Οὗτοι γὰρ γεγόνασι περὶ τὸ ἐννεακαιδέκατον ἔτος
Ἀντωνίνου τοῦ εὐσεβοῦς τοῦ μετὰ Ἀδριανόν, καὶ ὁ Μαρκίων δὲ καὶ οἱ περὶ
Τατιανὸν καὶ οἱ ἀπ'αὐτοῦ διαδεξάμενοι Ἐγκρατῖται ἐνχρόνοις Ὰδριανοῦ καὶ μετὰ
Ἀδριανόν. «Da questa leva il capo un’altra eresia, detta dei Frigi, ad essa
contemporanea e che le succede. Essi infatti sono apparsi attorno al
diciannovesimo anno di Antonino Pio, che succede ad Adriano; Marcione,
Taziano e gli encratiti suoi discepoli, al tempo di Adriano e dopo di lui»: tr. it. A.
Mirto, Epifanio di Salamina, Panarion, Eresie 42-60, Roma 2017, pp. 137-138.
21
corrispondente al 156. Non è nota la fonte di questa indicazione e
24
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 46,1,6-7 (GCS 2, p. 204): Καὶ ἦ μὲν Σύρος τὸ
γένος, ὡς ἡ εἰς ἡμας ἐλθοῦσα γνῶσις περιέχει· τὸ δὲ αὐτοῦ διδασκαλεῖον
προεστήσατο ἀπ' ἀρχῆς μὲν ἐν τῇ Μέσῃ τῶν ποταμῶν, ὡς περὶ τὸ δωδέκατον ἔτος
Ἀντωνίνου τοῦ εὐσεβοῦς Καῖσαρος ἐπικληθέντος. Ἀπὸ Ῥώμης γὰρ μετὰ τὴν τοῦ
ἁγίου Ἰουστίνου τελείωσιν διελθὼν ἐπὶ τὰ τῆς ἀνατολῆς μέρη καὶ ἐκεῖσε
διατρίβων, κακῇ διανοίᾳ περιπεσὼν αἰῶνας τινας κατὰ τοὺς μύθους Οὐαλεντίνου
καὶ ἀρχάς τινας καὶ προβολὰς καὶ αὐτὸς εἰσηγήσατο: tr. it. Mirto, cit., p. 970.
25
Ma per Eusebio, Chronicon, ad annum 173. Cfr. nota 1.
22
Per quanto riguarda i marcioniti26 da Epifanio deduciamo che
Marcione, da cui i marcioniti, dopo aver preso le mosse dal Cerdone di cui
serpente […]27.
Ebbene, questo Cerdone è vissuto ai tempi del vescovo Igino, che ricopre il
Paolo28.
fu vescovo di Roma dal 138 al 14229: ecco quindi chiarita la data del
26
Dell’eresia di Marcione parla anche Eusebio. Cfr. Hist. Eccl. 4,11,2; 5,8,9 [=
IRENEO, Adv. Haer. I 27,2-4]; Hist. Eccl. 4,11,9 [= GIUSTINO, I Apol, 1,26,5].
27
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 42,1,1 (GCS 2, p. 93): Μαρκίων, ἀφ' οὗπερ οἱ
Μαρκιωνισταί, ἐκ τούτου τοῦ προειρηοίνου Κίρδωνος τὴν πρόφασιν εἰληφὼς καὶ
αὐτὸς μέγας ὄφις προῆλθεν τῷ βίῳ […]: tr. it. Mirto, cit., pp. 5-6.
28
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 41,1,5 (GCS 2, p. 91): Οὗτος τοίνυν ὁ Κέρδων
ἐν χρόνοις Ὑγίου γέγονεν ἐπισκόπου, τοῦ ἔνατον κλῆρον ἄγοντος ἀπὸ τῆς τῶν
περὶ ἸάχωΒον καὶ Πέτρον καὶ Παῦλον ἀποστόλων διαδοχῆς: tr. it. A. Mirto,
Epifanio di Salamina, Panarion, Eresie 30-41, Roma 2017, p. 248.
23
Epifanio, quindi, collegando all’encratismo e a al marcionismo
in Eusebio.
questo il nome con cui viene definito un anonimo autore della cui
sua opera era divisa in tre libri ed era dedicata ad Avircio Marcello.
29
Cfr. IRENEO DI LIONE, Contro le eresie 1,27,1 e 3,4,3.
30
Cfr. supra, nota 4.
31
Secondo Girolamo, De viris inlustribus 39, l’Anonimo sarebbe identificabile
con Rodone: «Milziade, che Rodone menziona nella sua opera composta Contro
Montano, Prisca e Massimilla […]»; cfr. De viris inlustribus 40 per
l’identificazione di Apollonio. [
24
vescovo di Hierapolis in Frigia, ricordato nei menologi greci il 22
32
P. DE LABRIOLLE (La crise montaniste, pp. 581-584), ha sostenuto l’identità
di questo Abercio con quello dell’iscrizione. Tuttavia occorre ammettere che si
tratta di una ipotesi non verificabile ipotesi: né Abercio, nell’iscrizione, afferma di
chiamarsi anche “Marcello”, né l’Anonimo lascia scrittore fa intendere che
Avircio fosse vescovo. Cfr. A. FERRUA, “Nuove osservazioni sull’epitaffio di
Abercio”, «Rivista di Archeologia cristiana» 20 (1943), pp. 279-305, si veda in
particolare pp. 282-283; e A. FERRUA, «Abercio» in Enciclopedia Cattolica, Città
del Vaticano 1948-1954, vol I, coll. 69-72. Altri hanno ritenuto di identificare
Avircio con Asterio Urbano, considerato uno scrittore montanista raccoglitore
delle pseudo-profezie. Egli è menzionato per la prima volta in Hist. Eccl. 5,17
(anche se la menzione potrebbe essere una glossa marginale incorporata nel testo).
Per la datazione dell’iscrizione di Abercio e le varie questioni ad essa legate cfr:
M.M. MITCHELL, Looking for Abercius: Reimagining Contexts of Interpretation
of the “Earliest Christian Inscription”, in Commemorating the Dead. Texts and
Artifacts in Context. Studies of Roman, Jewish and Christian Burials, Berlin-New
York 2008, pp. 303-335.
33
EUSEBIO DI CESAREA, Hist. Eccl. 5,16,7 (GCS 2/1, p. 462): Κώμη τις εἶναι
λέγεται ἐν τῇ κατὰ τὴν Φρυγίαν Μυσίᾳ καλουμένη Ἀρδαβαῦ τοὔνομα· ἔνθα φασί
τινα τῶν νεοπίστων πρώτως, Μοντανὸν τοὔνομα, κατὰ Γράτον Ἀσίας ἀνθύπατον,
ἐν ἐπιθυμίᾳ ψυχῆς ἀμέτρῳ φιλοπρωτείας δόντα πάροδον εἰς ἑαυτὸν τῷ
ἀντικειμένῳ πνευματοφορηθῆναι. «C’è, si dice, in Misia, al confine con la Frigia,
un villaggio chiamato Ardaba: qui, al tempo in cui Grato era proconsole d’Asia,
dicono che per la prima volta uno dei nuovi credenti di nome Montano, a motivo
dello smisurato desiderio della sua anima di primeggiare, fu infiammato dallo
spirito»: tr. it. Migliore, cit., pp. 282-283.
34
Ivi, 5,16,19 (GCS, 2/1, p. 469): Καὶ πῶς οὐ καταφανὲς ἤδη γέγονεν καὶ
τοῦτο τὸ ψεῦδος; πλείω γὰρ ἢ τρισκαίδεκα ἒτη εἰς ταύτην τὴν ἡμέραν ἐξ οὗ
τετελεύτηκεν ἡ γυνή, καὶ οὔτε μερικὸς οὔτε καθολικὸς κόσμῳ γέγονεν πόλεμος,
ἀλλὰ καὶ Χριστιανοῖς μᾶλλον εἰρήνη διάμονος ἐξ ἐλέου θεοῦ. «Non è forse ormai
chiaro che anche questa è una menzogna? Fino ad oggi, infatti, sono trascorsi più
di tredici anni da quando è morta la donna, e nel mondo non c’è stata alcuna
25
momento in cui egli scrive, sono trascorsi tredici anni dalla morte
guerra né parziale né generale, ma anzi, grazie alla misericordia di Dio, c’è stata
una pace duratura anche per i cristiani»: tr. it. Migliore, cit., p. 286.
35
E. NORELLI, “Presenza e persistenza dei ruoli carismatici: il caso delle
assemblee sul Montanismo nel II secolo”, «Ricerche storico-bibliche» 25 (2013),
pp. 167-169.
36
Martyrium Polycarpi 21,1-5, in A.A.R. BASTIAENSEN (a cura di), Atti e
passioni dei martiri, testo crit. e comm., Milano 1987, p. 28: Μαρτυρεῖ δὲ ὁ
μακάριος Πολύκαρπος μηνὸς Ξαντικοῦ δευτέρᾳ ἱσταμένου, πρὸ ἑπτὰ καλανδῶν
Μαρτὶων, σαββάτω μεγάλῳ, ῴρα ὀγδόῃ. Συνελήφθῃ δὲ ὑπὸ Ἡρώδου ἑπὶ
ἀρχιερέως Φιλίππου Τραλλιανοῦ, ὰνθυπατεύοντος Στατίου Κοδράτου. «Fu
martirizzato nel secondo giorno del mese di Santico, sette giorni prima delle
calende di marzo. Era il grande sabato e l’ora ottava. Era stato arrestato sotto
l’autorità di Erode, mentre era sommo sacerdote Filippo di Tralle e proconsole
Stazio Quadrato»: tr. it. BASTIAENSEN, cit. p. 29.
26
di Epifanio. Vi è inoltre, nel Martirio di Policarpo, un altro aspetto da
2.4. Apollonio
37
Martyrium Polycarpi 4,1-5 ivi, p. 10: Εἷς δέ, ὀνόματι Κόιντος, Φρύξ,
προσφάτως ἐζληλυθὼς ἀπὸ τῆς Φρυγίας, ἱδὼν τὰ θηρία ἐδειλίασεν. Οὗτος δὲ ἧν ὁ
παραβιασάμενος ἑαυτόν τε καί τινας προσελθεῖν ἑχόντας. Τοῦτον ὁ ἀνθύπατος
πολλὰ ἐκλιπαρήσας ἔπεισεν ὀμόσαι καὶ ἐπιθῦσαι. «Uno di nome Quinto, frigio e
dalla Frigia venuto di recente, alla vista delle belve si intimorì. Era stato lui stesso
a trascinare sé ed altri all’autodenuncia spontanea. Eppure il proconsole,
incalzandolo molto, lo persuase a giurare e a sacrificare»: tr. it. BASTIAENSEN, cit.
p. 11.
38
Cfr. supra, nota 5.
27
Commodo e Severo, l’unica testimonianza giunge a noi dallo storico
ritroso di 40 anni, si arriva alla data del 170, che è appunto quella
28
***
sarebbe iniziato nel 170/171 mentre, tenendo conto dei dati proposti
3. Delimitazioni cronologiche
43
Difende la data del 170, in particolare, T.D. BARNES, “The Chronology” cit.
(cfr. supra). Per la data più alta, il 156, cfr. G.S. FREEMAN FRENVILLE “The date
of the outbreak of the Montanism” «Journal of Ecclesiastical History» 5 (1954),
pp. 7-15. e, più recentemente P. MARAVAL “La diversité de l’Orient chrétien”, in
L. PIETRI (a cura di) Histoire du christianisme. I. Le nouveau peuple (des origines
à 250), Paris 2000, p. 523.
44
C. TREVETT, Montanism: Gender, Authority and the New Prophecy,
Cambridge 1996, pp. 26-45.
29
stesse prese in considerazione qui – dimostrando che la Nuova
Pastorali.
45
J. MASSYNGEBERDE FORD, “A note on Proto Montanism in the pastoral
epistles”, «New Testament Studies» 17 (1971), pp. 338-346.
30
Profezia”. La cifra della “pericolosità disciplinare” (piuttosto che
natura estatica.
recente lavoro47 situa gli inizi del montanismo verso il 165, ma senza
46
Si dovrebbe parlare, pertanto, più che di eresia, di scisma, secondo appunto
la definizione data da Girolamo in Epist. Ad Titum (PL 26, 598): Inter haeresim et
schisma hoc arbitror interesse, quod haeresis perversum dogma habeat, schisma
autem quod ab Ecclesia separet.
47
W. TABBERNEE, Fake prophecy and polluted sacraments: ecclesiastical and
imperial reactions to Montanism, Leiden 2007.
31
«è importante ricercare il contesto ambientale nel quale la Nuova Profezia
48
E. NORELLI, “Presenza e persistenza dei ruoli carismatici: il caso delle
assemblee sul Montanismo nel II secolo”, «Ricerche storico-bibliche» 25 (2013),
p. 173.
32
II CAPITOLO
33
Mappa dell’Asia Minore
34
1. La geografia della nuova profezia
Ardabau: qui, al tempo in cui Grato era proconsole d’Asia, dicono che per la
prima volta uno dei nuovi credenti di nome Montano, a motivo dello
49
Hist. Eccl. 5,16,7: cfr. supra 33.
35
In un locus di poco successivo, Eusebio riporta le parole di
50
EUSEBIO DI CESAREA, Hist. Eccl. 5,18,2 (GCS 2/1, p. 472): Ἀλλὰ τίς ἐστιν
οὗτος ὁ πρόσφατος διδάσκαλος, τὰ ἔργα αὐτοῦ καὶ ἡ διδασκαλία δείκνυσιν.
Οὗτός ἐστιν ὁ διδάξας λύσεις γάμων, ὁ νηστείας νομοθετήσας, ὁ Πέπουζαν καὶ
Τύμιον Ἱερουσαλὴμι ὀνομάσας (πόλεις δ' εἰσὶν αὗται μικραὶ τῆς Φρυγίας) τοὺς
πανταχόθεν ἐκεῖ συναγαγεῖν ἐθέλων. «Ma chi sia questo nuovo maestro, lo
mostrano le sue opere e il suo insegnamento. È costui che ha insegnato a
sciogliere i matrimoni, che ha dettato norme sui digiuni, che ha chiamato
Gerusalemme Pepuza e Timio (che sono piccoli centri della Frigia), volendo
riunire lì persone provenienti da ogni parte»: tr. it. Migliore, cit., p. 289. La
notizia di Eusebio concorda con quella di Filastrio di Brescia, che compose, alla
fine del IV secolo, un Diversarum haereseon Liber: FILASTRIO, Delle varie eresie
49,4: Pepuzam villam suam, quae sic dicitur in Frigia, Hierusalem appellant. SAN
FILASTRIO DI BRESCIA, Delle varie eresie, SAN GAUDENZIO DI BRESCIA, Dei
trattati, introd., trad., note e indici di G. Banterle, Milano-Roma 1991.
51
EUSEBIO DI CESAREA, Hist. Eccl. 5,18,13 (GCS 2/1, p. 478): Καὶ πάλιν φησὶν
ὡς ἄρα Ζωτικός, οὗ καὶ ὁ πρότερος συγγραφεὺς ἐμνημόνευσεν, ἑν Πεπούζοις
προφητεύειν δὴ προσποιουμένης τῆς Μαξιμίλλης ἐπιστὰς διελέγξαι τὸ ἐνεργοῦν
ἐν αὐτῇ πνεῦμα πεπείραται, ἐκωλύθη γε μὴν πρὸς τῶν τὰ ἐκείνης φρονούντων.
36
Costoro venerano anche un luogo abbandonato in Frigia, una città un tempo
Gerusalemme celeste. Ragion per cui vanno in quel luogo a celebrarvi certi
Costantinopoli53.
cielo a Pepuza:
addormentata a Pepuza, ripeto, e che Cristo andò da lei e dormì con lei,
52
I luoghi sono ricordati nel Sommario del Libro II Tomo I. Ivi, nella notizia
49, si cita «Pepuza, una città abbandonata tra Galazia, Cappadocia e Frigia».
53
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 48,14,1-2 (GCS 2, pp. 238-239): Τιμῶσι δὲ οἱ
τοιοῦτοι καὶ τόπον τινὰ ἔρεμον ἐν τῇ Φρυγίᾳ, Πέπουζάν ποτε καλουμένην πόλιν,
νῦν δὲ ἡδαφισμένην, καί φασιν ἐκεῖσε κατιέναι τὴν ἄνωθεν Ἱερουσαλήμ. ὅθεν
ἐκεῖ ἀπερχόμενοι μυστήριά τινα ἐπιτελοῦσιν ἐν τῷ τόπῳ καὶ ἁγιάζουσιν, ὡς
ὑπολαμβάνουσιν. Ἔστι γὰρ καὶ τὸ γένος ἐν τῇ Καππαδοκίᾳ καὶ Γαλατίᾳ και ἐν τῇ
προειρημένῃ Φρυγίᾳ, ὅθεν κατὰ Φρύγας ἡ αἵρεσις καλεῖται· ἀλλὰ καὶ ἐν Κιλικίᾳ
καὶ ἐν Κωνσταντινουπόλει τὸ πλειστον: tr. it. Mirto, cit., p. 154.
54
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 49,1,2 (GCS 2, pp. 241-242): φασὶ γὰρ οὗτοι
οἱ Κυιντιλλιανοὶ εἲτ' οὖν Πρισκιλλιανοὶ ἐν τῇ Πεπούζῃ, ἢ Κυίντιλλαν ἢ
Πρὶσκιλλαν (οὐκ ἔχω γὰρ ἀκριβῶς λέγειν), μίαν δὲ ἐξ αὐτῶν ὡς προεῖπον ἐν τῇ
Πεπούζῃ κεκαθευδηκέναι καὶ τὸν Χριστὸν πρὸς αὐτὴν ἐληλυθέναι συνυπνωκέναι
τε αὐτῇ τούτω τῷ τρόπῳ, ὡς ἐκείνη ἀπατωμένη ἔλεγεν: tr. it. Mirto, cit., p. 157.
37
Dunque, attraverso il filtro di Eusebio, evinciamo due dati
importanti:
Frigia.
profetizzato.
della Misia, che confina con la Frigia, in Asia Minore. I centri citati,
38
nessun’altra notizia se non nei loci di Eusebio ed Epifanio, e Pepuza,
55
Cfr. W.C. REISCHL, J. RUPP, Cyrilli Hierosolymarum archiepiscopi opera
quae supersunt omnia, Hildesheim 1967, p. 212: […] καὶ Πέπουζαν μικρότατον
κωμύδριον ἐν τῇ Φρυγίᾳ καταλαβὼν καὶ ψευδῶς Ἱερουσαλὴμ ὀ νομάσας τοῦτο.
«[…] scelse come sede Pepuza, minuscola borgata della Frigia di cui falsò il nome
chiamandola Gerusalemme»: tr. it. C. Riggi, Cirillo di Gerusalemme, Le
Catechesi, Roma 1993, pp. 352-353.
56
SAN FILASTRIO DI BRESCIA, Delle varie eresie, SAN GAUDENZIO DI BRESCIA,
Dei trattati, introd., trad., note e indici di G. Banterle, Milano-Roma 1991, pp. 66-
67): Hi mortuos baptizant, publice mysteria celebrant, Pepuzam villam suam,
quae sic dicitur in Frigia, Hierusalem appellant ubi Maximilla et Priscilla et ipse
Montanus vitae tempus vanum et infructuosum habuisse dinoscuntur. «Questi
battezzano i morti, celebrano pubblicamente i misteri, chiamano Gerusalemme la
loro città Pepuza, così chiamata in Frigia, dive si sa che Massimilla e Priscilla e lo
stesso Montano trascorsero l’inutile e infecondo tempo della loro vita».
57
E. EVANS, Tertullian, Adversus Marcionem, Oxford, 1962, pp. 244-246:
Nam et confitemur in terra nobis regnum repromissum, sed ante caelum, sed alio
statu, utpote post resurrectionem, in mille annos in civitate divini operis
Hierusalem caelo delata. «Infatti, noi riconosciamo che ci è stato promesso un
regno anche in terra, ma prima del cielo, ma in un altro stato, e precisamente un
regno fatto discendere dal cielo dopo la risurrezione, per mille anni in una città di
opera divina, Gerusalemme»: tr. it. C. Moreschini, Torino 1974, p. 453.
39
Pepuza e Timio, due località frigie. Qui essi cominciarono a fare
proseliti (Hist. Eccl. 5,18,12: cfr. supra) e ritennero che queste città
sarebbero presto state protagoniste degli eventi legati alla discesa della
58
Cfr. Dictionary of Greek and Roman Geography 2, London 1872, p. 345.
59
TREVETT, Montanism cit., p. 20.
40
studiosa è ben lontana dal definire con chiarezza e sicurezza
Montano sia connesso in qualche modo con i contenuti del libro dell’
geografia dei viaggi dei primi avversari della profezia. Questi, mossi
60
Cfr. Apocalisse, 20,1-5: «E vidi un angelo che scendeva dal cielo, avendo la
chiave dell’abisso e una grande catena nella sua mano. E si impadronì del
dragone, il serpente antico, che è il diavolo, Satana, e lo legò per mille anni, e lo
gettò nell’abisso, che chiuse e suggellò sopra di lui, affinché non inganni più le
genti, finché finiscano i mille anni; dopo questi egli dovrà essere sciolto per poco
tempo. E vidi dei troni, e le anime dei decapitati per la testimonianza di Gesù e
per la parola di Dio, i quali non adorano la fiera né la sua immagine e non
ricevettero il marchio sulla fronte e sulla loro mano; e sedettero sui troni, e il
giudizio fu dato loro; e vissero e regnarono con il Cristo per mille anni. Gli altri
morti non vissero fino alla fine dei mille anni. Questa è la prima resurrezione»;
Apocalisse 21,1-4: «E vidi un cielo nuovo e una terra nuova. Infatti il primo cielo
e la prima terra passarono, e il mare non è più. E vidi la città santa, Gerusalemme
nuova, che scende dal cielo, da presso Dio, preparata come sposa che è stata
ornata per il marito. E udii una voce grande proveniente dal trono che diceva:
«Ecco la dimora di Dio con gli uomini; e dimorerà con essi, ed essi saranno i suoi
popoli, e Dio stesso sarà con essi e tergerà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte
non sarà più, né lutto né grido né dolore saranno più; ché le cose di prima
passarono».
61
Eusebio dissemina nella sua opera una serie di informazioni a riguardo.
L’Anonimo Antimontanista racconta in Hist. Eccl. 5 16, 3-4 di essere stato ad
Ancira, l’odierna Ankara, in Galazia, dove la Chiesa locale era turbata a causa
41
a Pepuza, che doveva essere situata, pertanto, in una posizione
momento che Karahalli, Bekilli, Suller, tutte città proposte per una
della Nuova Profezia: qui in molti ragionarono e discussero sul da farsi e tra
questi vi era il presbitero Zotico di Otris: cfr. Hist. Eccl. 5,16,5 (GCS 2/1, pp. 460-
462): Παρόντος καὶ τοῦ συμπρεσβυτέπου ἡμῶν Ζωτικοῦ τοῦ Ὀτρηνοῦ. τοῦτο μὲν
οὐκ ἐπράξαμεν, ἐπηγγειλάμεθα δέ ἐνθάδε γράψαντες, τοῦ κυριοῦ διδόντοσ, διὰ
σπουδῆς πέμψειν αυτοῖς. «Allorquando alla presenza del nostro compagno
presbitero Zotico di Otris, i presbiteri del luogo ci chiesero di lasciare un
memoriale di ciò che era stato detto contro coloro che si contrapponevano alla
verità»: tr. it. Migliore, cit., p. 282. Più avanti sono menzionati anche altri
vescovi, Zotico di Comana e Giuliano di Apamea, tutti mossi dal desiderio di
screditare la “falsa profezia”. Cfr. Hist. Eccl. 5,16,17 (GCS 2/1, p. 466): […]
ἄνδρας δοκίσμους καὶ ἐπισκόπους, Ζωτικὸν ἀπὸ Κουμάνης κώμης καὶ Ἰουλιανὸν
ἀπὸ Ἀπαμείας. ὧν οἱ περὶ Θεμίσωνα τὰ στόματα φιμώσαντες οὐκ εἴασν τὸ ψευδὲς
καὶ λαοπλάνον πνεῦμα ὑπ'αὐτῶν ἐλεγχθῆναι. «[…] uomini rispettati e vescovi,
Zotico di Comana e Giuliano di Apamea, ai quali i compagni di Temisone non
permisero, proprio perché tapparono loro la bocca, di confutare lo spirito fallace e
ingannatore»: tr. it. Migliore, cit., p. 285. Città della Frigia erano Otris e Apamea,
quest’ultima sul fiume Meandro, uno dei principali centri commerciali d’Asia;
invece, quanto a Comana, non si sa di che città si tratti: forse è da localizzare in
Panfilia. A questi avversari si aggiunge anche Apollinare di Hierapolis (cfr. supra:
nota 1) e Avircio Marcello, identificato con Abercio, vescovo di Hierapolis di
Frigia (cfr. supra: nota 12).
42
citati dalle fonti dovessero essere facilmente raggiungibili, e, pertanto,
1.2. Ardaba
invece, aveva collocato il sito ancora più a est; Strobel64, dopo aver
62
W.M. RAMSAY, The Cities and Bishoprisc of Phrigya, Oxford 1987, p. 573.
63
W.M. CALDER, “Philadelphia and Montanism”, «Bullettin of the John
Ryland Library» 7 (1923) pp. 309-353, p. 324.
64
A. STROBEL, Das heilige Land der Montanisten: eine religionsgeographische
Untersuchung, «Religionsgeschichtliche Versuche und Vorarbeiten» 37 (1980), p.
I-34.
43
Atyochorion, inoltre, era non solo il centro di un’intensa attività
villaggio di Ardaba (cfr. supra: Hist. Eccl. 5,16,7) come luogo in cui
analogia, l’idea che Pepuza e/o Timio siano non toponimi effettivi, ma
65
Ibidem, p. 25.
44
La studiosa sostiene infatti che l’appellativo “Gerusalemme”
Cristo e i patriarchi66.
66
Cfr. sul tema E. LUPIERI (a cura di), L’Apocalisse di Giovanni Milano 1999.
45
alcune ipotesi. In particolare, ella suggerisce che il toponimo del
nuova Gerusalemme:
Io partii, come mi aveva detto, per quel campo chiamato Ardat, mi sedetti là
67
P. SACCHI, Apocrifi dell’antico Testamento, Vol. II, Torino 1989, 4 Ezra, IX,
26, p. 348. Il Quarto libro di Ezra, ascrivibile al genere apocalittico, è attribuito
all’omonimo personaggio, scritto da un ebreo verso il 100 d.C. in ebraico o in
aramaico. Da questo originale venne subito tradotta una versione greca; altre
derivarono da essa, e cioè una versione latina, una siriaca, una etiopica, due arabe,
una armena e una georgiana. Essendo perduti sia l’originale semitico che la
versione, o le versioni, greche, la traduzione latina del Quarto Libro di Ezra
rappresenta il testimone più importante di quest’opera. Il libro è stato ripartito in
sette episodi, o visioni.
46
Il testo considerato rientra nella sezione della quarta visione, il cui
del discorso che qui si conduce. Qui Ezra, recatosi appunto nel campo
che non hanno custodito la Legge, tuttavia essa non perirebbe. Questo
è stato distrutto assieme al suo Tempio ma, mentre le dice tali cose, il
volto della donna risplende, e lei stessa, dopo aver emesso un grido
Allora Ezra chiede l’aiuto di un angelo che gli spiega come la donna
città e dei suoi abitanti; della «città costruita» non è fornita alcuna
Ardat.
47
Perciò, la scelta del nome Ardaba da parte dei montanisti si
opzione che, però, la Trevett, pur non condividendola, cita: cioè che
ritiene che non sia impossibile che ciò che è stato chiamato in
precedentemente, Gerusalemme.
che i cristiani di questa città avrebbero portato il nome della città santa
68
Apocalisse 3,12: «Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio
Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, dal mio Dio, insieme al
mio nome nuovo».
48
dimora della profetessa Ammia (Hist. Eccl. 5,17,3-469), che figurava
numero di fedeli. Questi ultimi che non dovevano essere molto diversi
69
EUSEBIO DI CESAREA, Hist. Eccl. 5,17,3-4 (GCS 2/1, p. 470-472): Τοῦτον δὲ
τὸν τρόπον οὔτε τινὰ τῶν κατὰ τὴν παλαιὰν οὔτε τῶν κατὰ τὴν καινὴν
πνευματοφορηθέντα προφήτην δεῖξαι δυνήσονται, οὔτε Ἄγαβον οὔτε Ἰούδαν οὔτε
Σίλαν οὔτε τὰς Φιλίππου θυγατέρας, οὔτε τὴν ἐν Φιλαδελφίᾳ Ἀμμίαν οὔτε
Κοδρᾶτον, οὔτε εἰ δή τινας ἄλλους μηδὲν αυτοῖς προσήκοντας καυχήσονται. Καὶ
αὖθις δὲ μετὰ βραχέα ταῦτά φησιν. Εἰ γὰρ μετὰ Κοδρᾶτον καὶ τὴν ἐν Φιλαδελφίᾳ
Ἀμμίαν, ὥς φασιν, αἱ περὶ Μοντανὸν διεδέξαντο γυναῖκες τὸ προφητικὸν
χάρισμα, τοὺς ἀπὸ Μοντανοῦ καὶ τῶν γυναιχῶν τίνες παρ'αὐτοῖς διεδέξαντο,
δειξάτωσαν. «Ma essi non saranno in grado di segnalare alcun profeta, né
dell’Antico né del Nuovo Testamento, che sia stato ripieno dello Spirito in questo
modo; non potranno vantare né Agabo, né Giuda, né Sila, né le figlie di Filippo,
né Ammia di Filadelfia, né Quadrato, né altri, perché non hanno assolutamente
alcun rapporto con loro. Dopo un po’ aggiunge di nuovo: “Se, infatti, a quanto
essi sostengono, dopo Quadrato e Ammia di Filadelfia, le seguaci di Montano
hanno ereditato il carisma profetico, mostrino chi tra i discepoli di Montano e
delle sue donne, lo ha ereditato da loro. […]»: tr. it. Migliore, cit., p. 288.
49
III CAPITOLO
50
1. Vera e falsa profezia
che rivela, una volta di più, la prospettiva delle fonti stesse e il loro
51
Eusebio introduce l’argomento bollando il montanismo da subito
1.1. Eusebio
[…] Qui, al tempo in cui Grato era proconsole d’Asia, dicono che per la
prima volta uno dei nuovi credenti di nome Montano, a motivo dello
70
EUSEBIO DI CESAREA, Hist. Eccl., 5,16,4 (GCS 2/1, p. 460): οὐχ ὡς αὐτοί
φασιν, προφητείας, πολὺ δὲ μᾶλλον, ψευδοπροφητείας: tr. it. Migliore, cit., p.
282.
71
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 48,1,1 (GCS 2, p. 219): αἵρεσις τῶν Φρυγῶν
καλουμένη: tr. it. Mirto, cit., p. 137.
52
divenuto all’improvviso un ossesso e preso da una falsa estasi, cominciò a
72
EUSEBIO DI CESAREA, Hist. Eccl., 5,16,7 (GCS 2/1, p. 462): […] ἔνθα φασί
τινα τῶν νεοπίστων πρώτως, Μοντανὸν τοὔνομα, κατὰ Γρᾶτον Ἀσίας ἀνθύπατον.
Ἐν ἐπιθυμίᾳ ψυχῆς ἀμέτρῳ φιλοπρωτείας δόντα πάροδον εἰς ἑαυτὸν τῷ
ἀντικειμένω πνευματοφορηθῆναι τε καὶ αἰφνιδίως ἐν κατοχῇ τινι καὶ παρεκστάσει
γενόμενον ἐνθουσιᾶν ἄρξασθαί τε λαλεῖν καὶ ξενοφωνεῖν, παρὰ τὸ κατὰ
παράδοσιν καὶ κατὰ διαδοχὴν ἄνοθεν τῆς ἐκκλησίας ἔθος δῆθεν προφητεύοντα:
tr. it. Migliore, cit., pp. 282-283. Cfr. anche supra, cap. I, par. 2.3.
53
Montano alcuni reagivano a lui come a uno che è “in uno spirito di
eresiologi, non prevede la negazione che uno spirito agisca nei profeti
confronti della fede, al punto che istigò altre due donne e le riempì dello
73
EUSEBIO DI CESAREA, 5,16,8 (GCS 2/1, p. 462): […] οἳ δὲ ὡς ἁγίῳ πνεύματι
καὶ προφητικῷ χαρίσματι ἐπαιρόμενοι [...] τὸ βλαψίφρον καὶ ὑποκοριστικὸν καὶ
λαοπλάνον πνεῦμα προυκαλοῦντο: tr. it. Migliore, cit., pp. 282-283.
54
dissennata, sconveniente e strana, come il Montano di cui stiamo
parlando […]74.
2.2. Epifanio
74
EUSEBIO DI CESAREA, Hist. Eccl., 5,16,9 (GCS 2/1, pp. 462-464): […] ὁ
διάβολος [...] ὑπερξήγειρέν τε καὶ προσεξέκαυσεν αὐτῶν τὴν ἀποκεκοιμηνένην
ἀπὸ τῆς κατ' ἀλήθειαν πίστεως διάνοιαν, ὡς καὶ ἑτέρας τινὰς δύο γυναῖκας
ἐπεγεῖραι καὶ τοῦ νόθου πνεύματος πληρῶσι, ὡς καὶ λαλεῖν ἐκφρόνως καὶ
ἀκαίρως καὶ ἀλλοτριοτρόπως, ὁμοίως τῷ προειρημένῳ: tr. it. Migliore, cit., p.
283.
55
la propria struttura e il proprio sistema di credenze. “Scisma” invece,
su Padre, Figlio e Spirito Santo la pensano allo stesso modo della santa
già sanciti nella santa Chiesa di Dio mediante lo Spirito Santo, da profeti,
apostoli e dal Signore stesso. […] Dunque veramente costoro non sono nel
56
novero dei santi. Se ne distaccarono, infatti, per la loro litigiosità,
75
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 48,1,3-7 (GCS 2, pp. 219-221): Οὗτοι γὰρ οἱ
κατὰ Φρύγας καλούμενοι δέχονται καὶ αὐτοὶ πᾶσαν γραφὴν παλαιᾶς καὶ νέας
διαθήκης καὶ νεκρῶν ἀνάστασιν ὁμοίως λέγουσι, Μοντανὸν δέ τινα προφήτην
αὐχοῦσιν ἔχειν καὶ Πρίσκιλλαν καὶ Μαξίμιλλαν προφήτιδας· οἷς προσέχοντες τὸν
νοῦν ἐξετράπησαν. Περὶ δὲ πατρὸς καὶ υἱοῦ καὶ ἁγίου πνεύματος ὁμοίως
φρονοῦσι τῇ ἁγίᾳ καθολικῇ ἐκκλησίᾳ, ἀπέσχισαν δὲ ἐαυτούς, προσέχοντες
πνεύμασι πλάνης καὶ διδασκαλίαις δαιμονίων, λέγοντες ὅτι, δεῖ ἡμᾶς, φησί, καὶ τὰ
χαρίσματα δέχεται, ἀλλὰ τὰ ὄντως χαρίσματα καὶ ἤδη ἐν ἁγίᾳ θεοῦ ἐκκλησίᾳ διὰ
πνεύματος ἁγίου δεδοκιμασμένα παρά προφητῶν καὶ ἀποστόλων καὶ αὐτοῦ τοῦ
κυρίου. [...] Ἀληθῶς οὖν οὗτοι οὐχ εἰσὶν ἐξ αὐτῶν τῶν ἁγίων. Ἐξέβησαν γὰρ τῇ
αὐτῶν φιλονεικίᾳ, προσανέχοντες καὶ πνεύμασι πλάνης καὶ μυθολογίαις: tr. it.
Mirto, cit., pp. 138-139.
76
Cfr. anche supra: Hist. Eccl., 5,16,7.
77
Paolo si occupa della profezia cristiana in diversi punti delle sue lettere: 1
Tess 5,19-22: Τὸ πνεῦμα μὴ σβέννυτε, προφητείας μὴ ἐξουθενεῖτε. Πάντα δὲ
δοκιμάζετε, τὸ καλὸν κατέχετε. Ἀπὸ παντὸς εἴδους πονηροῦ ἀπέχεσθε. «Non
spegnete lo Spirito, non disprezzate la profezia. Vagliate ogni cosa e tenete ciò
che è buono. Astenetevi da ogni specie di male»; 1 Cor 12,10: ἄλλῳ δὲ
ἐνεργήματα δυνάμεων, ἄλλῳ δὲ προφητεία, ἄλλῳ δὲ διακρίσεις πνευμάτων, ἑτέρῳ
57
14) è la fonte più importante a nostra disposizione per la conoscenza
presenta un elenco dei nove doni dello Spirito, di cui gli ultimi quattro
58
Le indicazioni paoline furono in seguito considerate dirimenti per
tutto attorno alla contrapposizione fra verità (idea) e chiesa (oggetto) da una
79
Dunque, già all’epoca di Paolo, per screditare i profeti ritenuti pericolosi si
usavano due tipi di accuse, spesso combinate: che essi fossero degli impostori o
che fossero posseduti da uno spirito maligno. L’illegittimità di un profeta veniva
dimostrata in base al suo comportamento, insegnamento e alla procedura da lui
seguita per profetizzare.
80
M. DELL’ISOLA, “Il dibattito esegetico su vera e falsa profezia in Epiph. Pan.
48: la costruzione retorica del fenomeno profetico montanista”, «Adamantius» 21
(2015), p. 196.
59
tradizione cristiana, e il gruppo ‘eretico’, la cui identità è connotata
48,2,5), tali carismi non sono “veri”. Il punto nodale, quindi, è questo:
Ma costoro che cosa hanno detto di utile, o in quale proporzione alla fede?
Come non sono piuttosto loro quelli dei quali il Signore disse: “Guardatevi
dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi
del Nuovo Testamento, che sono nella verità e che nella verità si sono
81
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 48,3,2-4 (GCS 2, p. 223): Τί οὖν συμφέρον
οὗτοι εἰρήκασιν ἢ ποῖον ἀνάλογον τῆς πίστεως; πῶς δὲ οὐχὶ μᾶλλον οὗτοι εἰσιν
περὶ ὧν εἶπεν ὁ κύριος ὅτι «προσέχετε ἀπὸ τῶν ψευδοπροφητῶν, οἵτινες ἔρχονται
60
E prosegue:
profetizzato.
πρὸς ὑμᾶς ἐν ἐνδύμασι προβάτων, ἔσω δέ εἰσι λύχοι ἅρπαγες». Συγκρίνοντες γὰρ
τὰ παρ' αὐτῶν εἰρημένα καὶ κατὰ τὴν παλαιὰν διαθήκην καὶ καινὴν ἐν ἀληθείᾳ
ὄντα καὶ ἐν ἀληθείᾳ γενόμενα καὶ πεπροφητευμένα δοκιμάσωμεν, ποία προφητεία
τυγχάνει, ποία δὲ ψευδοπροφητεία, ὁ προφήτης πάντα μετὰ καταστάσεως
λογισμῶν καὶ παρακολουθήσεως ἐλάλει καὶ ἐφθέγγετο ἐκ πνεύματος ἁγίου: tr. it.
Mirto, cit., pp. 140-141.
82
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 48,3,11 (GCS 2, p. 224): Ἂ δὲ οὗτοι
ἐπαγγέλλονται προφητεύειν, οὐδὲ εὐσταθοῦντες φανοῦνται οὔτε παρακολουθίαν
λόγου ἔχοντες. Λοξὰ γὰρ τὰ παρ'αὐτῶν ῥήματα καὶ σκαληνὰ καὶ οὐδεμιᾶς
ὀρθότητος ἐχόμενα: tr. it. Mirto, cit., p. 142.
61
La profezia montanista è in definitiva etichettata come una falsa
profezia non conforme alla tradizione della Chiesa, proprio sulla base
di una valutazione che tiene conto della pratica stessa della profezia:
ciò che viene individuato, fra le due, «è una diversità non di parola,
83
M. DELL’ISOLA, “Il dibattito esegetico su vera e falsa profezia in Epiph. Pan.
48: la costruzione retorica del fenomeno profetico montanista”, «Adamantius» 21
(2015), p. 200.
84
Se ne discuterà più largamente infra.
85
Cfr. Haer. 48,4,4.
62
[…] ma questo caso non è simile al precedente. […] Tant’è che infuse in
mettendosi a riposo […]. Invece l’anima di per sé non viene mai meno alle
sue facoltà direttrici e spirituali. Tanto è vero che spesso immagina e vede
se stessa come se fosse sveglia, e va in giro, agisce, viaggia per mare e parla
sua ekstasis è fuori di sé: egli, pur essendo desto nel corpo e nell’anima,
gli sta accanto, in quanto non sa quello che dice e quello che fa, poiché è
86
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 48,4,4-8 (GCS 2, pp. 225-227): [...]ἀλλὰ
οὐκέτι ὅμοιον τοῦτο εἴη ἐκείνω. [...] Τῷ γὰρ Ἀδαμ ἐπήνεγκε τὴν ἔκστασιν τοῦ
ὕπνου, οὐκ ἔκστασιν φρενῶν. Ἔκστασις δὲ κατὰ διαφορὰς πολλὰς ἔχει τὸν
τρόπον. Ἔκστασις δι' ὑπερβολὴν θαύματος λέγεται καὶ ἔκστασις λέγεται ἡ μανία
διὰ τὸ ἐστῆναι τοῦ προκειμένου. Ἐκείνη δὲ ἡ τοῦ ὕπνου ἔκστασις κατ' ἄλλον
τρόπον ἐρρέθη, κατὰ τὴν φυσικὴν ἐνέργειαν, μάλιστα διὰ τὸ βαθυτάτως αὐτὴν
ἐπενηνέχθαι τῷ ἁγίῳ Ὰδὰμ καὶ ἐν χειρὶ θεοῦ πεπλασμένω. Καὶ γὰρ ἀληθῶς ἔστιν
ἰδεῖν ὡς δικαίως ἔκστασιν ταύτην ἡ θεία γραφὴ κέκληκεν. Ἐν τῷ γὰρ ὑπνοῦν τὸν
ἄνθρωπον μεθίστανται πᾶσαι αἱ αἰσθήσεις. [...] Αὐτὴ δὲ ἡ ψυχὴ οὐκ ἐξέστη τοῦ
63
L’estasi del protoplasta non è uguale a quella che Montano
(Haer. 48,4,6: cfr. supra)87. Adamo dorme così come dorme Montano:
ἡγεμονικοῦ οὐδὲ τοῦ φρονήματος. Πολλάκις γὰρ φαντάζεται καὶ ὁρᾷ ἑαυτὴν ὡς
ἐν ἐγρηγόρσει καὶ περιπατεῖ καὶ ἐργάζεται καὶ ποντοπορεῖ καὶ δημηγορεῖ, καὶ ἐν
πλείοσι καὶ ἐν μείζοσι τούτων δι' ὀνειράτων ἑαυτὴν θεωμένη· οὐ μὴν κατὰ τὸν
ἀφραίνοντα καὶ ἐν ἐκστάσει γινόμενον ἐκστατικὸν ἂνθρωπον, τὸν τῷ σώματι καὶ
τῇ ψυχῇ ἐγρεγορότα τὰ δεινὰ μεταχειριζόμενον καὶ πολλάκις ἑαυτῷ δεινῶς
χρώμενον καὶ τοῖς πέλας· ἀγνοεῖ γὰρ ἅ φθέγγεται καὶ πράττει, ἐπειδήπερ ἐν
ἐκστάσει γέγονεν ἀφροσύνης ὁ τοιοῦτος: tr. it. Mirto, cit., pp. 143-144.
87
Più ricca di sfumature è la traduzione della Dell’Isola: «Dio gettò su Adamo
l’estasi del sonno, non l’estasi della ragione»: cfr. M. DELL’ISOLA, “Il dibattito
esegetico”, cit., p. 204.
88
L.S. NASRALLAH, An Ecstasy of Folly: Prophecy and Authority in Early
Christianity, Cambridge, MA, 2003, p. 48.
64
riposo dei sensi che non comporta l’offuscamento delle capacità
situazione89.
essi si troverebbero.
89
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 48,6,5-6 (GCS 2, pp. 227-228): Καὶ ἐπίσταται
γάρ, ὡς ὁρᾷς, καὶ τὰ παρόντα καὶ προφητεύει περὶ τῶν μελλόντων. Ἰδοὺ γὰρ
ἐπέγνω τὰ πρῶτα ὅτε ἦν ἐν ὕπνω, λέγων ὅτι ὀστοῦν ἐκ τῶν ὀστῶν μου· καὶ
ἐπέγνω τὰ παρόντα, μετὰ τὸ πλασθῆναι τὴν γυναῖκα ὲπιγνοὺς αὺτὴν ἀπὸ τοῦ
σώματος ἠρμένην· και ἐπροφήτευσε περὶ τῶν ἐσομένων [...]. Ταῦτα δὲ οὐκ
ἐκστατικοῦ ἀνδρὸς οὐδὲ ἀπαρακολουθήτου, ἀλλὰ ἐρρωμένην ἔχοντος τὴν
διάνοιαν. «E in effetti egli conosce, come vedi, il passato, quando era nel sonno,
dicendo è osso delle mie ossa; riconobbe il presente perché, dopo che la donna fu
plasmata, capì che ella gli era stata tolta dal corpo; e profetizzò sul futuro […].
Sono parole non di una persona fuori di sé o stupida, ma di uno dotato di mente
salda»: tr. it. Mirto, cit., pp. 144-145.
65
profeta e il falso, in questo passo (Haer. 48,4,4-5,8: cfr. supra)
ben precise, in cui osserva che l’estasi del sonno come ben diversa
una sua analisi che mette in luce una perdita di razionalità e del
90
DELL’ISOLA, “Il dibattito esegetico” cit., p. 205.
66
3. La vera tradizione profetica
abbozza una lista di profeti della nuova alleanza, per lo più citati negli
91
Per l’identità di questo scrittore cfr. supra, nota 6 e passim.
92
EUSEBIO DI CESAREA, Hist. Eccl., 5,17,1: cfr. supra, nota 6.
93
Cfr. At 11, 27-30; 21, 10-11.
94
Cfr. At 15, 22,27,32.
95
Cfr. At 15, 22,27,32; 18,5 (cfr. 2 Cor 1,19; 1 Tess 1,1).
96
Cfr. At 8,5;21,8-9.
97
Questo personaggio nativo di Filadelfia, città situata in Lidia, non ci è noto
da altre fonti.
98
Potrebbe essere identificato con l’omonimo apologista menzionato da
Eusebio (Hist. Eccl. 4,3,1-2): se così fosse, deve essere stato attivo negli anni 120,
tutt’al più al 130, e quindi diversi decenni lo separano non solo dall’Anonimo, ma
anche dagli inizi della nuova profezia.
99
L’espressione προφητικὸν χάρισμα compare nell’Anonimo tre volte, una in
rapporto all’esaltazione dei montanisti (5,16,8) e due a proposito della pretesa che
le profetesse abbiano ereditato, appunto, il carisma profetico (5,17,4). Tale nesso
espressivo è assente nel Nuovo Testamento, ma è presente in Giustino (Dial.
82T), Origene (fr. 116) e in Epifanio (Haer. 48,1,2 e 48,3) ed è impiegata per
67
«[…] Ma il falso profeta in una falsa estasi, che è accompagnata da
Nuovo Testamento, che sia stato ripieno dello Spirito in questo modo; non
alcun rapporto con loro». Dopo un po’ aggiunge di nuovo: «Se, infatti, a
ritiene che il carisma profetico debba perdurare in tutta la Chiesa fino alla
venuta finale. Tuttavia, pur essendo trascorsi quattordici anni dalla morte di
68
Milziade contesta con fermezza la loro pretesa, evidenziando che
quelli del passato sono i veri profeti e, in quanto tali, unici ad aver
69
Questo significa che, Milziade, sebbene confuti i montanisti con
non contrappone a loro una nuova profezia, se non per il passato. «Nel
il concetto:
scritti, già intoccabili, della nuova alleanza, e nella parola dei vescovi, cui
3.2. Epifanio
Anche Epifanio, in Panarion 48, dopo aver asserito che quella dei
montanisti era una falsa profezia, dal momento che «il profeta non
103
Ivi, p. 128.
104
Ivi, p. 130.
105
Ibidem.
70
parlava sempre in stato di ragione e di coscienza e si esprimeva per
opera dello Spirito Santo106», porta prove a sostegno della sua tesi
non vedi che sono parole di un uomo assennato e non di uno fuori di senno e
fatto che quella dei montanisti deve essere necessariamente una falsa
106
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 48,3,3, cfr. supra, nota 74.
107
EPIFANIO DI SALAMINA, Haer. 48,3,6 GCS 2, p. 224): […] Οὐχ ὁρᾷς ὅτι
παρακολουθοῦντος ὁ λόγος καὶ οὐκ ἐξισταμένου, οὔτε ὡς ἐξισταμένης διανοίας ἡ
φθογγὴ ἀπεδίδοτο;: tr. it. Migliore, cit., p. 141.
71
delle condizioni fisiche e mentali utilizzate come parametro di
questo più come manifestazione fisica del pensiero stesso che come
falsi profeti.
108
M. DELL’ISOLA, “Il dibattito esegetico” cit., p. 201.
72
denigrazione dell’altro infatti, tipicamente e topicamente, consente di
autorità:
prophecy in order to shore up his or her viewpoint as that of the true, holy
church. The source tries to corner the market on Christian identity. Much of
true and real? Are they like the first, or do they claim to be the last?
these are ecstasies of folly, that they are unreal and false. The Anti-Phrygian
is in a struggle over identity with the proximate other. Thus, the debate
consists of modifiers and attempts to control the meaning of key words like
ekstasis and ekklesia and even charismata, which the author implies are no
109
NASRALLAH, An Ecstasy of Folly cit., pp. 194-195.
73
della conoscenza possibile, e di legittimare alcuni campi di
no.110
gruppi di appartenenza).
110
Cfr. NASRALLAH, An Ecstasy of Folly cit., p. 26: «In our texts, the
terminology of madness and rationality, and the rhetoric of history as well,
function not descriptively but prescriptively to construct an author’s or a
community’s identity over and against others. Arguments over prophecy and
ecstasy are always also arguments over group boundaries. Moreover, debate over
prophecy manufactures boundaries to knowledge. It sets limits – based on such
elements as gender, status, ontology, and their interpretation of history – on what
can be known and what must remain unknown, and by doing so stakes out certain
fields of knowledge as legitimate. In the context of setting limits and constructing
identity, the author asserts his own authority, and the authority of his, or his
community’s viewpoint, in order to manufacture the truth both of his
community’s identity and of the epistemic boundaries that seeks to create».
74
4. Profetismo e rivelazione “aperta”
111
Il termine è estremamente interessante, rivelatore del contesto carismatico
in cui viene utilizzato: in Giovanni 14,16-17, è definito “paraclito” lo “Spirito di
verità”, cioè lo “Spirito Santo” (ivi, 26; cfr. XV, 26; XVI, 7-11), terza persona
della Trinità divina. Tuttavia, nella Prima Epistola di Giovanni 2,1, è denominato
“paraclito” Gesù Cristo stesso, nel senso etimologico del vocabolo (“colui che è
chiamato al fianco, avvocato, difensore”).
75
[…] Tra gli eretici, alcuni come serpenti velenosi strisciavano attraverso
112
EUSEBIO DI CESAREA, Hist. Eccl., 5,14,1 (GCS 2/1, p. 458): [...] ὧν οἵ μὲν
ἰοβόλων δίκην ἑρπετῶν ἐπὶ τῆς Ἀσίας καὶ Φρυγίας εἷρπον, τὸν μὲν δὴ
παράκλητον Μοντανόν, τὰς δ'ἐξ αὐτοῦ γυναῖκας, Πρίσκιλλαν καὶ Μαξίμιλλαν, ὡς
ἂν τοῦ Μοντανοῦ προφήτιδας γεγονυίας αὐχοῦντες: tr. it. Migliore, cit., p. 280.
113
G. VISONÀ, Il fenomeno profetico del montanismo, in R. PENNA (a cura
di), Il profetismo da Gesù di Nazareth al montanismo. Atti del IV Convegno di
76
E prosegue:
«il montanismo […] è una Nuova Profezia, che tiene aperta la rivelazione e
una rivelazione ancora aperta che non collima affatto con l’urgenza di
«il suo [scil. del montanismo] tratto peculiare e distintivo è quello di voler
77
Tuttavia non nasce ex professo come movimento di resistenza di una
imperiale117».
116
A. FILIPPINI, “Guerre, tasse, contadini ed eresia. Note preliminari per
un’analisi socio-economica dell’insorgenza del montanismo in Frigia”,
«Mediterraneo antico» 15, 1-2, 2012, p. 437-450. Lo studioso individua una
coloritura sociale in due elementi tipici del montanismo: la chiamata di tutte le
genti a Pepuza, che potrebbe ricordare i fenomeni coevi di abbandono della terra
da parte dei contadini egiziani, oppressi dalle eccessive contribuzioni fiscali
dell’epoca di Marco Aurelio; e, più grave, il rifiuto del servizio militare da parte
degli aderenti al movimento.
78
CONCLUSIONI
79
Sebbene le fonti antiche, in particolare Eusebio ed Epifanio, ma
sviluppato già negli anni ’60 del II secolo, come suggerisce Epifanio.
Gli autori considerati non sono concordi non solo rispetto alle
80
moderni, ci si è chiesti se Ardaba sia un toponimo o non, piuttosto,
riprende, per analogia, l’idea che Pepuza e/o Timio siano non
nuovi tempi.
81
distinzione, operata dagli eresiologi, tra l’estasi della tradizione
82
come tale, non pone più in discussione la normatività canonica. Alla
83
APPENDICE
84
Per quanto ne sappiamo né Montano né i suoi più fedeli seguaci
dell’attività dei montanisti, la cui vera natura forse non si potrà mai
contenuto di oracoli.
118
Cfr. P. DE LABRIOLLE, La Crise Montaniste, Paris, 1913, pp. 34-105; K.
ALAND, “Bemerkungen zum Montanismus und zur frühchristlichen Eschatologie”
in Kirchengeschichtliche Entwürfe. Alte Kirche, Reformation und Luthertum,
Pietismus und Erweckungbewegung, 105-148, Berlin 1960; R.E HEINE, The
Montanist Oracles and Testimonia, Macon, GA 1989.
85
Qui saranno presentati in un elenco solo i sedici oracoli ritenuti
da Aland.
ORACOLO 1
Paraclito»;
oppure, ibidem:
“Ἐγώ εἰμι καὶ ὁ πατὴρ καὶ ὁ υἱὸς καὶ τὸ πνεῦμα”: «Io sono il
oppure, ibidem:
ORACOLO 2
86
Μοντανός γάρ, φησίν, εἶπεν· “Ἐγώ εἰμι ὁ πατὴρ καὶ ὁ υἱὸς καὶ
ORACOLO 3
ORACOLO 4
ORACOLO 5
119
Tr. it. Aune, cit., p. 575.
120
Tr. it. Mirto, cit., p. 149.
121
Tr. it. Mirto, cit., p. 150.
87
Epiphanius, Haer. 48,4,1 (GCS 2, pp. 224-225)
uomini”»122.
ORACOLO 6
122
Tr. it. Mirto, cit., p. 142.
88
cento volte più del sole, mentre i piccoli tra voi che si
ORACOLO 7
ORACOLO 8
è buona cosa per te. Chi non è messo in pubblico tra gli uomini
123
Tr. it. Mirto, cit., p. 149
124
Tr. it. Aune, cit., p. 575
89
mezzo. Perché sei incerto nel meritarti la lode? La possibilità è
ORACOLO 9
exire, sed in martyriis, uti glorificetur qui est passus pro vobis:
«Non desiderate di morire nel letto nel dare alla luce bambini o
ORACOLO 10
la carne»127.
ORACOLO 11
125
Tr. it. Aune, cit., p. 575.
126
Tr. it. Aune, cit., p. 575.
127
Tr. it. Aune, cit., p. 575.
90
Tertulliano, De exhortatione castitatis 10,5 (CSEL 70, pp. 145-
146)
ORACOLO 12
τουτονὶ τὸν τόπον εἶναι ἅγιον καὶ ὧδε τὴν Ἱερουσαλὴμ ἐκ τοῦ
128
Tr. it. Aune, cit., p. 576.
91
rivelò che questo luogo è santo e qui deve scendere la
Gerusalemme celeste»129.
ORACOLO 13
ORACOLO 14
ORACOLO 15
92
ἀπέστειλέ με κύριοσ τούτου τοῦ πόνου καὶ τῆς συνθήκης καὶ
ORACOLO 16
potenza»133.
132
Tr. it. Mirto, cit., pp. 152-153.
133
Tr. it. Migliore, cit., p. 285.
93
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Roma 1993.
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Milano-Roma 1991.
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EUSEBIO DI CESAREA
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SACRA SCRITTURA
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