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RANIERO DA PONZA.

Nacque nel XII secolo in data imprecisata e in luogo sconosciuto; ignota è


anche la data del suo ingresso nell’ordine cistercense.

Il cronista inglese Ralph di Coggeshall lo definì «claris ortus natalibus» (Chronicon p. 131), ma la notizia non trova conferme;
essa pare piuttosto ricalcare consolidati topoi agiografici. Se il titolo di magister che egli gli attribuì (ivi) potrebbe avere qualche
fondamento di verità – anche l’agiografo di Gioacchino da Fiore lo disse «liberalibus eruditus» (Vita, p. 187) –, inesatto è
invece il titolo di «abate», presente nel racconto della canonizzazione di Gilberto di Sempringham (The Book, p. 176): Raniero
non ricoprì mai la carica abbaziale.

Una lettera che Raniero indirizzò all’abate di Cîteaux attesta che fu monaco nell’abbazia di
Fossanova (LT): è detto infatti «de Fossa Noua» sia nell’intitolazione sia nelle parole finali che
accompagnano la missiva (Lettera di Raniero, p. 132, 137). Tale appartenenza è adombrata anche nel fatto
che il cardinale Ugo di Ostia (più noto come Ugolino) inviò una lettera in mortem di Raniero a tre abati
cistercensi, il primo dei quali era proprio l’abate di Fossanova (Lettera del cardinale Ugo, p. 139). Il
toponimo che ritroviamo usualmente associato al nome di Raniero tuttavia non è tanto «di Fossanova»,
quanto «da Ponza». L’isola tirrenica fu infatti il luogo in cui, in data imprecisata, egli si ritirò a vita
eremitica.
Non è chiaro se Raniero visse in solitudine a Ponza già prima di incontrare Gioacchino da
Fiore: la Vita anonima sembra indicarlo, quando afferma che il monaco raggiunse Gioacchino «a
finibus regni, de insula Pontiana» (Vita, p. 187). Le prime notizie certe su di lui, in effetti, risalgono solo
al 1188, quando fu a fianco di Gioacchino nel momento in cui questi si stabilì nella località calabra di
Petralata-Petra Olei. L’anonimo agiografo narra che il primo a seguire Gioacchino a Petralata fu proprio
«frater Rainerius» (Vita, p. 187). In seguito, da Petralata i due si spostarono sulla Sila, in località detta
Flos (Fiore Vetere, CS), e qui condussero vita eremitico-comunitaria almeno fino al settembre 1192.
Solo poco più tardi (1194) il luogo si strutturò in abbazia (De Fraja 2006, p. 85-86; 151-155). Danno
testimonianza di questo periodo anche i Miracula di Gioacchino: in due episodi l’agiografo dice di rifarsi
al racconto di Raniero in persona (Adorisio, La «legenda», p. 117-8). Inoltre Raniero e Gioacchino
congiuntamente, ante 23 novembre 1192, scrissero a Luca, monaco nell’abbazia di Casamari (FR),
perché accettasse la nomina ad abate della Sambucina (CS)(«Memorie» dell’Arcivescovo Luca, p. 193). In
quel medesimo periodo (autunno 1192) il Capitolo generale dell’ordine inviò ai due cistercensi un
richiamo disciplinare (Twelfth Century Statutes, p. 250-1). In seguito, le strade dei due paiono dividersi,
anche se Raniero, successivamente, si presentò ancora legato all’insegnamento di Gioacchino.
Negli anni seguenti Raniero si ritirò (nuovamente?) a Ponza. Sia Ralph di Coggeshall sia Ugo di
Ostia dichiarano che il monaco aveva ricevuto un’autorizzazione particolare per vivere in solitudine
(Chronicon, p. 131; Lettera del cardinale Ugo, p. 141). Sull’isola Raniero viveva in compagnia di almeno un
socius, e, secondo la testimonianza di Ugo, era spesso raggiunto da coloro che volevano ascoltarne i
consigli (re, principi e prelati), e teneva numerosi contatti epistolari; il cardinale lamentò peraltro la
perdita di una sancta epistularis collatio dell’eremita (ivi, p.142).
Al 1198 risalgono i primi sicuri contatti con la curia pontificia. In questa fase essa divenne lo
scenario in cui ormai Raniero operava, a scapito di Ponza. Il 16 aprile Innocenzo III scrisse al «dilecto
filio Rainerio», inviandolo in Spagna e affidandogli lo scioglimento del matrimonio tra Alfonso IX, re di
León, e Berengaria, figlia di Alfonso VIII di Castiglia; avrebbe dovuto inoltre ristabilire la pace tra
quest’ultimo e Sancho VIII, re di Navarra, e occuparsi della lotta contro gli eretici presenti nel Sud della
Francia. Alla lettera del 16 aprile ne fecero seguito altre, di poco successive, relative alla missione: 21 e
24 aprile, 2, 13 e 28 maggio, 6 giugno, e, a incarico concluso, 30 ottobre 1198; il 23 dicembre Raniero
era ancora presente nel Midi (Reg. Inn. 1, alle date). L’anno successivo, il 7 luglio 1199, il papa lo incaricò
nuovamente, ora come legato a latere, di organizzare la lotta agli eretici. Seguì presto un’altra lettera, del
12 luglio (Reg. Inn. 2, alle date). Il capitolo generale cistercense di quell’anno ordinò infine all’abate di
Bonneval di presentarsi a Raniero, perché dirimesse una questione economica (Twelfth Century Statutes, p.
443-4): nel settembre 1199 il monaco era evidentemente ancora nel Sud della Francia. Nel corso di
queste sue missioni, il monaco ebbe modo di parlare di Gioacchino e della sua opera.
Innocenzo III ricorse all’opera di Raniero anche per risolvere il caso degli Umiliati: il monaco
fece parte di una commissione che, nel corso del 1201, vagliò la regola di quest’ordine misto,
normandone la vita religiosa secondo tre gruppi distinti (religiosi chierici e laici, laici coniugati), che
avrebbero seguito distinte regole. In questo ordinamento si è voluto vedere un richiamo all’ordinatus ordo
di Gioacchino da Fiore, come espresso nella Concordia e nel Liber Figurarum (Rainini, p. 37-45). Il ruolo
di consigliere di Innocenzo III svolto da Raniero è confermato dalla notizia che egli ne fosse anche
confessore nonché interprete di sogni (Alberzoni 1997). È quanto testimonia l'anonimo racconto della
canonizzazione di Gilberto di Sempringham, canonico inglese: nel gennaio 1202 il papa, incerto se
riconoscerne la santità, si risolse infine per accogliere le richieste dei postulatori dopo che Raniero
interpretò un suo sogno, confermando così la santità del canonico (The Book, p. 170-178).
Raniero si distinse anche per l’azione mediatrice tra papato e vertici dell’ordine cistercense. In
due occasioni il suo intervento fu dirimente. Tra la fine del 1199 e il luglio del 1201 l’ordine si oppose al
pontefice, rifiutando di pagare una pesante tassa a favore della crociata. La controversia si risolse anche
grazie all’intervento di Raniero, secondo quanto riferiscono sia Ralph di Coggeshall sia Cesario di
Heisterbach (Rainini, p. 45-51; 60-72). Il secondo episodio si colloca nel 1202; è lo stesso Raniero che,
mediante il suo unico scritto conosciuto, ci chiarisce la questione, pur con un linguaggio fortemente
allegorico e il ricorso alle complicate concordie bibliche di Gioacchino. La lettera inviata all’abate di
Cîteaux Arnaldo si sofferma sui contrasti interni relativi alle modalità di elezione dei quattro primi-abati
cistercensi e in particolare al ruolo in essa dell’abate di Cîteaux; tali contrasti avevano ancora una volta
suscitato l'irritazione di Innocenzo III, che aveva ventilato gravi provvedimenti. Lo scritto esortava
l’abate di Cîteaux a superare le tensioni con i primi-abati, per salvaguardare la sopravvivenza dell’ordine
(Lettera di Raniero, p. 132-7). L’antico legame del monaco con Gioacchino, inoltre, potrebbe essere uno
dei canali tramite cui Innocenzo III conobbe le opere dell’abate calabrese, a più riprese citate nei suoi
Registri (Egger 2001). Un ultimo incarico politico conferito a Raniero è databile al 1206: fu inviato in
Terra di Lavoro per accogliere il giuramento di fedeltà di Diupoldo di Schweinspeunt, conte di Acerra
(Gesta Innocentii, col. 68).
Il monaco eremita si spense infine tra il 1207 e il 1209, periodo in cui il cardinale Ugo di Ostia
diresse a tre abati cistercensi la sua lettera in mortem di Raniero. Il cardinale lo ricorda come un pater e ne
evoca le qualità religiose, esegetiche e spirituali, le scelte di vita e le relazioni con la curia papale ( Lettera
del cardinale Ugo, p. 139-142).

Dopo la morte, fino alla metà del XIII secolo, rimase traccia della sua memoria sia negli ordini cistercensi e florensi, sia
presso la curia pontificia (Rainini, p. 102-6); la vita solitaria sperimentata a Ponza ebbe un seguito negli eremi che vi sorsero,
collegati all’abbazia di Fossanova (Grundmann 1997, p. 118-9). Ben presto si delineò, accanto agli scritti falsamente attribuiti
a Gioacchino, anche il profilo di uno pseudo-Raniero autore di testi profetici, collocabili entro il contrasto tra papato e
impero negli anni centrali del XIII secolo. Al monaco eremita infatti furono ascritti due testi, il De decem plagis e l’Expositio
super sibillis et Merlino. La tradizione sembra peraltro adombrare anche un altro scritto, oggi perduto, cui questo filone
pseudoepigrafico si rifarebbe. Ulteriori accenni a Raniero compagno di Gioacchino si ritrovano anche nel tardo De oneribus
prophetarum (Rainini, p. 106-119).

Fonti e bibliografia: H. Grundmann, Zur Biographie Joachims von Fiore und Rainers von Ponza, in Deutsches Archiv für Erforschung
des Mittelalters, XVI (1960), p. 437-546, anche in Id., Ausgewählte Aufsätze, Bd. II, Stuttgart 1977, p. 255-360; trad. it.: Id.,
Gioacchino da Fiore. Vita e opere, a cura di G. L. Potestà, Roma 1997, p. 101-202; lo studio contiene: Vita b. Joachimi abbatis, p.
183-190; «Memorie» dell’Arcivescovo Luca di Cosenza, p. 191-197. A.M. Adorisio, La «legenda» del Santo di Fiore. B. Ioachimi abbatis
miracula, Roma 1989; Cesarii Heisterbacensis, Dialogus miraculorum, ed. J. Strange, I-II, Coloniae-Bonnae-Bruxellis 1851; Gesta
Innocentii III papae, PL 214, coll. 15-228; Radulphi de Coggeshall, Chronicon Anglicanum, ed. J. Stevenson, London 1875; Die
Register Innocenz’ III., I, 1. Pontifikatsjahr, 1198/1199. Texte, berarb. von O. Hageneder, A. Haidacher, Graz-Köln 1964 (Reg.
Inn. 1); Die Register Innocenz’ III., II: 2. Pontifikatsjahr, 1199/1200. Texte, berarb. von O. Hageneder, W. Maleczek, A.A. Strnad,
Rom-Wien 1979 (Reg. Inn. 2); The Book of St. Gilbert, ed. R. Foreville, G. Keir, Oxford 1987; Twelfth Century Statutes from the
Cistercian General Chapter, ed. C. Waddell, Brecht 2002; B. Griesser, Rainer von Fossanova und sein Brief an Abt Arnald von Cîteaux,
in Cistercienser Chronik, LX (1953), p. 151-167; nuova ed.: Lettera di Raniero da Ponza ad Arnaldo abate di Cîteaux, in M. Rainini,
Il profeta del papa, p. 132-137 (vd. infra); Lettera del cardinale Ugo di Ostia: E. Winkelmann, Analecta Heidelbergensia, in
Archivio della Società Romana di Storia Patria, II (1879), 363-367, nuova ed. in Rainini, Il profeta del papa, p. 139-142; Pseudo-
Raniero, De decem plagis, in Rainini, Il profeta del papa, p. 152-158. Studi raccolti in Florensia, XI (1997): M.P. Aberzoni, Raniero
da Ponza e la curia romana, p. 83-112; G. Cariboni, «Huiusmodi verba gladium portant». Raniero da Ponza e l’Ordine cistercense, p. 115-
135; V. De Fraja, Una vocazione d’oltralpe: Iohannes de Baiona, monaco florense, p. 41-66; G.L. Potestà, Raniero da Ponza «socius» di
Gioacchino da Fiore, p. 69-82; F. Robb, Joachimist Exegesis in the Theology of Innocent III and Rainier of Ponza, p. 137-152. C. Egger,
Joachim von Fiore, Rainer von Ponza und die römische Kurie, in Gioacchino da Fiore tra Bernardo di Clairvaux e Innocenzo III, Atti del 5°
Congresso internazionale di studi gioachimiti, a c. di R. Rusconi, Roma 2001, p. 129-162; G.L. Potestà, Il tempo dell’Apocalisse. Vita di
Gioacchino da Fiore, Roma-Bari 2004, pp. 231-233; 248-250; V. De Fraja, Oltre Cîteaux. Gioacchino da Fiore e l’ordine florense, Roma
2006, pp. 63-64; 85-87; 91-92; 103-104; 115-116; M. Rainini, Il profeta del papa. Vita e memoria di Raniero da Ponza, eremita di
curia, Milano 2016.
VALERIA DE FRAJA

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