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H.M.

SCHALLER, Eboli, Tommaso di (Tommaso Da Capua, Thomas Capuanus), in Dizionario


Biografico degli Italiani, 42 (1993), pp. 266-271
EBOLI, Tommaso di (Tommaso da Capua, Thomas Capuanus). - Nel febbraio 1215 ricordato
come arcivescovo eletto di Napoli. Dato che secondo il diritto canonico let minima necessaria per
ricevere un vescovato era di trentanni, lanno di nascita dellE. non pu essere posteriore al 1185.
Come provano il nome, le sue lettere e la testimonianza di Riccardo di San Germano, era originario
di Capua. Suo padre era un dominus Ebolus, mentre nulla si sa della madre.
Nella bibliografia pi antica egli indicato come membro della famiglia romana dei Savelli e
come nipote di papa Onorio III, ovvero come membro della famiglia capuana dei de Episcopo. Ma
la sua esatta origine risulta da una lettera di Innocenzo IV del 14 nov. 1245 (Berger, n. 1684), nella
quale il pontefice concede al magister Iohannes de Obulo (Ebulo) unaltra prebenda per onorare
la memoria del cardinale diacono Tommaso di S. Sabina (cio dellE.), indicato come zio paterno
(patruus) di Giovanni. La nobile famiglia degli Eboli, che traeva il nome o dalla localit di Eboli
o da un antenato di nome Ebulus, possedeva terreni in varie localit della Terra di Lavoro. Specie
a Capua, durante il sec. XIII, risiedevano numerose persone con questo cognome.
Per gli anni anteriori al 1215 sappiamo solamente che lE., dopo aver frequentato la scuola del
duomo di Capua, prese gli ordini minori a Napoli e ricevette un canonicato nella citt natale che
tuttavia lasci ancora giovane. Egli va probabilmente identificato con il dominus Thomasius
canonicus Capuanus menzionato in un documento del 25 luglio 1209 tra i syndici e i
procuratores dello Studium generale di Vicenza (Mittarelli Costadoni, IV, pp. 213 s.). Avrebbe
dunque frequentato luniversit di Vicenza che fu creata nel 1204 da professori e studenti
provenienti da Bologna e che ebbe breve vita. Ai suoi studi di diritto civile e canonico (generalia et
communia iura) lE. accenna in una lettera (Summa, VII, 7), mentre la sua Ars dictandi si apre con
una citazione del Breviarium extravagantium del canonista Bernardo da Pavia redatto verso il 1190.
In una data a noi ignota Innocenzo III lo ordin subdiaconus domini papae, carica alla quale era
allora legato lingresso nella cappella pontificia, e lo promosse a notaio della Cancelleria. Insieme
con questo ufficio lE. dovette anche ottenere il titolo di magister, con il quale ricordato qualche
volta a partire dal 1216 e che sicuramente non indica il possesso di un grado accademico. Non ci
noto per quale via lE. sia approdato alla Curia: se per contatti personali, per raccomandazioni o
grazie alla sua formazione giuridica e retorica. Ebbe comunque un protettore nello spagnolo Pelagio
Galvani (dal 1213 al 1232 cardinale vescovo di Albano): perci lecito ritenere che lE. sia
identificabile con quel Magister Thomas nominato nellaprile 1213 insieme con altri curiali, nel
testamento della regina Maria dAragona come destinatario di un legato (Teulet, pp. 390 s., n.
1044).
Nonostante la sua nomina ad arcivescovo di Napoli, lE. rimase in Curia, forse per desiderio del
pontefice. A partire dal febbraio 1215 dat privilegi papali e nel novembre successivo prese parte al
quarto concilio lateranense. Alla fine di febbraio o inizio marzo 1216 Innocenzo III lo nomin
cardinale diacono di S. Maria in via Lata e in aprile cardinale prete di S. Sabina, e perci
larcivescovato di Napoli fu concesso ad un altro prelato. Anche da cardinale lE. continu a datare i
privilegi pontifici e in pratica diresse la Cancelleria fino alla morte di Innocenzo III (16 luglio
1216).
Sotto il successore di questo, Onorio III, egli amministr temporaneamente il vescovato di
Albano, il cui titolare, il cardinale vescovo Pelagio, dal 1218 al 1222 soggiorn in Egitto e in
Terrasanta. Forse nel 1219 Onorio III lo pose a capo della Penitenzieria: in questo modo lE.
divenne il responsabile delle assoluzioni e delle dispense nelle questioni pastorali riservate al papa.
Inoltre, come gi era avvenuto sotto Innocenzo III e sarebbe stato in seguito sotto Gregorio IX,
prese parte a numerosi processi in veste di uditore o di giudice delegato.
Con il pontificato di Gregorio IX, eletto nel 1227, ebbe inizio una nuova fase della vita del
cardinale. Il nuovo papa lo incaric infatti di importanti missioni politiche e nel 1227 respinse
perci anche la richiesta dei prelati della Terrasanta di nominare lE. patriarca di Gerusalemme. Il
principale problema del pontefice, in quel momento, erano i rapporti con limperatore Federico II,
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visto che legemonia degli Svevi nel Regno di Sicilia e nel Regno dItalia stringeva il territorio
dello Stato della Chiesa in una morsa pericolosa. Nel suo regno ereditario Federico II aveva ripreso
la politica ecclesiastica dei suoi predecessori normanni e si trovava quasi di continuo in lite con la
Curia per lassegnazione dei vescovati vacanti. Inoltre, limperatore esit a lungo prima di
realizzare il voto fatto nel 1215 di organizzare una crociata, nonostante i luoghi santi della Palestina
fossero stati sottratti alla Cristianit gi dal 1187 e Gregorio IX, dopo la sfortunata spedizione
contro Damietta (1217-1221), premesse per una nuova spedizione.
Lesercito crociato si raccolse a Brindisi nellagosto 1227 ma fu decimato da unepidemia. L8
settembre limperatore prese comunque il mare ma cadde anche lui malato e si rec ai bagni di
Pozzuoli per curarsi. Gregorio IX interpret la malattia come una simulazione e il 29 settembre
scomunic Federico II per non aver osservato il voto. Il 18 novembre la scomunica fu ribadita. In
dicembre il papa invi lE., insieme con Ottone cardinale diacono di S. Nicola in Carcere Tulliano,
alla corte imperiale a Foggia. Federico non era tuttavia disposto a soddisfare le richieste del
pontefice che andavano ben al di l della crociata, sicch in gennaio lE. se ne dovette tornare a
Roma senza aver concluso nulla. Perlomeno in questa occasione dovette allacciare buone relazioni
personali con limperatore, cosicch a partire da quel momento, fu il principale diplomatico
pontificio in tutte le trattative con Federico II.
LE., del resto, era quasi predestinato a questo ruolo di mediatore: come capuano egli era un
filius Regni; dalla Campania provenivano, inoltre, numerosi funzionari imperiali e pontifici che
talvolta erano imparentati tra loro. Anche lE. aveva legami di parentela con ministri di Federico II.
Suo fratello Pietro da Eboli era giustiziere di Terra di Lavoro, il figlio di questo, Marino, nipote
dellE., ricopriva importanti uffici nellamministrazione imperiale in Italia settentrionale e
meridionale. Due altri parenti, Enrico da Eboli e Rainaldo de Guasto, erano pure al servizio
dellimperatore. La famiglia degli Eboli era inoltre imparentata con i conti di Aquino e con i
Filangieri. Infine, come mostrano le sue lettere, lE. proteggeva diverse famiglie nobili in Campania
e in Abruzzo-Molise che si opponevano a Federico II; tra queste in particolar modo i conti di
Celano, con i quali egli era forse entrato in pi stretti rapporti tramite Rainaldo da Celano,
arcivescovo di Capua dal 1204 al 1212. Due nipoti dellE., i cappellani Giovanni e Marino da Eboli,
erano impiegati in Curia. Questultimo, nel 1244, divenne vicecancelliere di Innocenzo IV e in
questa veste diresse la propaganda pontificia contro Federico II. Daltro canto gi nel 1216 lE. era
stato considerato un partigiano di Federico Il e del re di Francia a lui alleato, e anche in seguito
cerc di mantenersi in buone relazioni con limperatore. Intrattenne rapporti amichevoli con i
principali personaggi della cerchia imperiale, quali il gran maestro dellOrdine teutonico Hermann
von Salza, larcivescovo Berardo da Palermo, Giacomo di Capua e probabilmente anche Pietro
Della Vigna, giudice della Magna Curia e capo della Cancelleria imperiale. Questi rapporti
favorirono lE. quando il papa gli confer lincarico pi importante della sua carriera. Alla fine di
giugno 1228 limperatore, colpito da scomunica, si imbarc per la crociata. Per vie pacifiche,
attraverso negoziati con il sultano dEgitto, riottenne Gerusalemme e parte della Terrasanta. Il 10
giugno 1229 era di ritorno a Brindisi, dove si trov dinanzi una situazione densa di rischi. Gregorio
IX aveva sciolto tutti i sudditi dellimperatore dal loro giuramento di fedelt verso il sovrano e
invocato la protezione militare della Lega lombarda. Quando poi il luogotenente di Federico, il
marchese Rainaldo di Spoleto, era entrato nella Marca dAncona che apparteneva al Patrimonio di
S. Pietro, nel gennaio 1229 il papa aveva inviato in Campania un esercito mercenario al comando
del cardinal Pelagio e di Giovanni di Brienne, che occup San Germano e Montecassino.
Contemporaneamente numerose citt nelle regioni confinanti con lo Stato della Chiesa e in Puglia
defezionarono. Ma Federico II riusc a riconquistare rapidamente Puglia e Campania (ad eccezione
di Gaeta e di SantAgata de Goti). Al confine con lo Stato pontificio si arrest e tramite Hermann
von Salza propose negoziati.
Questi ebbero inizio nel novembre 1229 ad Aquino e terminarono solo nellagosto dellanno
dopo con il trattato di pace di San Germano. Da parte pontificia le trattative furono condotte in
primo luogo dallE. e dal cardinale vescovo di Sabina, Giovanni. Come si pu ricavare dalle lettere
e dai registri della legazione redatti dallE. (ed. Hampe, Acta), che - caso raro nel Medio Evo 2

offrono uno sguardo sui retroscena del negoziato, esse furono lunghe e difficili. Entrambe le parti
diffidavano luna dellaltra; Gregorio IX in particolare esit a lungo tra la pace e la guerra,
soprattutto perch nel Collegio cardinalizio vi era un gruppo accesamente ostile allimperatore, dal
quale lE. dovette difendersi: si deve solo a lui e alla stima di cui egli godeva presso Federico II se
alla fine un accordo fu raggiunto. AllE. e al suo collega di legazione, il vescovo di Sabina
Giovanni, tocc anche lincarico di sciogliere Federico dalla scomunica, il che avvenne a Ceprano il
28 ag. 1230.
Anche in seguito lE. si adoper a favore della pace. Dallottobre 1232, insieme con il cardinale
vescovo Rainaldo di Ostia, tent di comporre il contenzioso tra Roma e Viterbo, ma vi riusci
soltanto nellaprile 1233. Nel febbraio 1235 era a Viterbo, allorch i cardinali tentavano di porre
termine al conflitto tra Bologna e le altre citt settentrionali guidate da Modena. Negli anni
successivi i rapporti tra Gregorio IX e Federico II si guastarono di nuovo a causa delle citt
lombarde; limperatore pretendeva lo scioglimento della Lega lombarda e il ripristino degli antichi
diritti imperiali sulle citt italiane; il papa difendeva invece lautonomia della Lega per
controbilanciare il potere dellimperatore nel Regno dItalia. Inoltre, Federico II tent di legare a s
una parte della nobilt romana e di influenzare in tal modo la politica della Curia. Questa manovra
dovette irritare particolarmente Gregorio IX che riusciva a controllare la situazione a Roma solo a
tratti e con fatica. Ad inasprire tale situazione si era aggiunto il fatto che il papa aveva incaricato
delle trattative, che si protraevano ormai da molto tempo, il cardinale vescovo Giacomo di
Palestrina, acerrimo nemico di Federico II, il quale si rifiut sempre di riceverlo.
LE. si adoper per evitare il conflitto aperto che minacciava di scoppiare. Possediamo una sua
lettera dellestate 1236 indirizzata a Hermann von Salza a proposito della questione romana e
lombarda: lE. assicura che il papa pronto ad una benevola composizione, gi in considerazione
della questione della Terrasanta e dellImpero dOriente, e invita Hermann a intervenire in tal senso
presso limperatore (Reg. Imp., V, n. 11.188). Al contempo il cardinale esortava Federico a prendere
misure contro gli agitatori a Roma e ad operare per una pacifica convivenza tra Chiesa e Impero
(ibid., n. 11.199). In questo clima fu perci un successo del partito curiale favorevole alla pace il
fatto che lE. e Rainaldo di Ostia, alla fine di novembre 1236, fossero inviati dal papa in Italia
settentrionale.
Di questa legazione sappiamo solamente che i due cardinali si sforzarono soprattutto di comporre
conflitti locali. A Bologna intervennero perch fosse riservato ai prigionieri di guerra un trattamento
umano; a Vercelli tentarono di appianare le tensioni tra il Comune e il vescovo (Summa, I, 2-4). Nel
maggio 1237 si recarono di nuovo al Nord per porre fine ai conflitti riaccesisi tra le citt nemiche e
per discutere con i rappresentanti della Lega un compromesso da proporre allimperatore. I colloqui
ebbero luogo a Mantova e a Brescia, ma, nonostante lintervento favorevole di Hermann von Salza
e di Pietro Della Vigna, le trattative riprese in luglio a Fiorenzuola dArda fallirono definitivamente
a causa dellirriducibilit dellimperatore e della Lega. Una rassegnata lettera del cardinale
Giovanni di S. Prassede del 18 ott. 1237 lamenta linsuccesso dei legati e annuncia il loro prossimo
rientro in Curia (Reg. Imp., V, n. 7181).
Nei suoi ultimi anni lE. appare solo raramente nei documenti in qualit di uditore o di giudice
delegato, ma non svolse incarichi politici. Doveva essere ancora in vita quando Gregorio IX nel
marzo 1239 scomunic di nuovo limperatore, eliminando lultima speranza di un
riappacificamento tra Chiesa e Impero, per il quale lE. aveva costantemente operato. Tuttavia
Federico II gli conserv la sua benevolenza fino alla fine: quando, dopo la scomunica, ordin a tutti
i chierici originari del Regno di abbandonare la Curia, fece uneccezione per lui.
Mor ad Anagni (prov. Frosinone), dove si trovava la Curia, nellagosto 1239. Un necrologio di
Montecassino indica come giorno della sua scomparsa il 22; Riccardo di San Germano indica
invece il 18 o il 19 agosto.
LE. non fu solo un importante cancelliere, giurista e diplomatico pontificio, ma fu anche
sollecito nei compiti pastorali. Numerose lettere mostrano una profonda devozione e gli fu
particolarmente a cuore il destino della Terrasanta. La sua attivit di mediatore va vista anche sotto
questo aspetto, dato che la discordia tra Chiesa e Impero influiva negativamente sulle crociate e i
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cristiani in Oriente. Come capo della Penitenzieria lE. era responsabile anche della propaganda per
le crociate e probabilmente lui lautore di alcuni appelli pronunciati da Onorio III su questo tema.
Nellinteresse dellattivit pastorale, lE. favori anche gli Ordini religiosi. In particolare fu vicino ai
domenicani. Lo stesso s. Domenico di Guzmn, nei suoi ultimi anni, abit sovente sullAventino
nella chiesa titolare dellE., S. Sabina, e fu certamente in rapporti personali con lui. Dopo la morte
del santo, nel giugno 1222 Onorio III, col consenso dellE., trasferi la chiesa al generale dellOrdine
Giordano di Sassonia e ai suoi confratelli, sicch lE. fu in continuo rapporto con lOrdine dal quale
provennero infatti molti penitenzieri. In una lettera preg il generale dellOrdine di inviare alla
chiesa di S. Sabina un doctor che istruisse i funzionari della Curia e con altre missive intervenne a
favore di domenicani a Capua, Trani e in tutto il Regno di Sicilia. Lo stesso fece per i francescani,
con il cui generale Elia da Cortona ebbe contatti. Particolarmente significativo fu un intervento
dellE. a favore del nuovo Ordine della penitenza di Ges Cristo. Ma anche gli Ordini pi antichi
dei benedettini e dei cistercensi, nonch i giovanniti e i templari nel Regno godettero dellappoggio
del cardinale. Sembra aver intrattenuto rapporti particolarmente stretti con labbazia di
Montecassino; labate del monastero benedettino di S. Trinit in Monte Sacro nel Gargano,
Gregorio, gli dedic il suo lungo poema De hominum deificatione.
Gregorio poteva contare sullattenzione dellE., dato che egli stesso era autore di versi sacri. Di
lui conosciamo inni, antifone e sequenze su s. Francesco e la Vergine, e gli stato attribuito anche
un distico satirico su Roma. Tuttavia lE. deve la sua fama non tanto a questi componimenti
religiosi o allattivit di diplomatico, giurista e pastore, bens alla sua profonda conoscenza della
lingua latina e dello stile latino.
Testimoni di questa sua maestria sono tre opere: lArs dictandi, iniziata probabilmente sotto
Innocenzo III e portata a termine solo dopo il 1220, doveva servire a rendere familiari ai funzionari
della Curia, specie della Cancelleria, le regole dello stile curiale. Il trattato si colloca nella
tradizione della retorica antica e medievale, si distingue tuttavia per una certa autonomia e per
lesposizione elegante commisurata alle particolari esigenze della Curia. Come fonti lE. utilizz le
Rationes dictandi di Ugo di Bologna (cc. 1119-1130) e in particolare la Summa dictaminis del
bolognese Guido Faba, suo contemporaneo.
Per la Penitenzieria pontificia lE. compil dopo il 1219 un formulario, organizzato
sistematicamente, intitolato Forme Romane Curie super casibus penitentie, nel quale sono raccolte
numerose delibere del pontefice e del penitenziere, spesso di notevole importanza dal punto di vista
della storia culturale, in materia di assoluzioni, penitenze e dispense.
Lopera pi cospicua che lE. ha lasciato sono le sue circa 700 lettere e mandati. La maggior
parte di questi testi non sono solamente capolavori di stile ma anche preziose fonti storiche, specie
per i pontificati di Innocenzo III, Onorio III e Gregorio IX, nonch per i rapporti del Papato con
limperatore Federico II e gli altri regnanti europei. Vi si leggono altres numerosi particolari sulla
gestione della Curia, sulle richieste presentate, soprattutto a proposito di benefici, sui procuratori, i
processi e anche sulla corruzione dei funzionari. Molte lettere, di carattere privato, offrono uno
scorcio dietro le quinte della politica dei papi e dei cardinali e danno anche unidea della personalit
dellEboli. La maggior parte delle epistole, 623 pezzi, sono tramandate insieme con lArs dictandi
in un unico corpus, la cosiddetta Summa dictaminis Thome Capuani.
Le lettere, in dieci libri, sono divise sistematicamente per argomento, in modo che un funzionario
della Cancelleria pontificia potesse trovare agilmente, attraverso gli indici, i modelli cui ispirarsi.
Data la destinazione a uso interno della Cancelleria, i riferimenti storici e i nomi di persona e di
luogo sono spesso cancellati. La Summa, di cui si conoscono oggi 65 manoscritti, non fu composta
dallE. stesso. Essa contiene infatti anche lettere di Alessandro IV, di Urbano IV e di Clemente IV,
nonch una serie di lettere di Giordano Pironti da Terracina, che fu notaio pontificio nel 1246,
vicecancelliere nel 1257, cardinale diacono dei Ss. Cosma e Damiano nel 1262 e mori nellestate
1269. Molto probabilmente a Giordano che va attribuita la redazione della Summa: fu lui a
operare una cernita delle schede e delle copie lasciate dallE., a riordinare i testi per tema,
rielaborandoli nel contenuto e forse anche nella forma, e a riunirli in un solo codice. Dato che la pi
recente lettera databile risale al 1268, la Summa, cos come altre grosse raccolte di lettere pontificie,
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fu composta verosimilmente durante la lunga vacanza della Sede apostolica che segui la morte di
Clemente IV, dunque tra il novembre 1268 e il settembre 1271, quando lattivit della Cancelleria
languiva.
Accanto alla Summa altre 32 raccolte trasmettono senza alcun ordinamento gruppi pi o meno
cospicui di lettere dellE. e tra questi diverse missive che non figurano nella Summa. Si tratta
certamente di materiale epistolare che durante la compilazione del corpus fu scartato e disperso.
Queste raccolte sono di grande valore perch conservano i testi non ancora rimaneggiati, completi
dei destinatari e dei nomi dei personaggi citati che nella Summa sono omessi. Purtroppo non esiste
ancora unedizione moderna n della Summa n delle altre lettere. Ledizione di Hahn si basa su un
manoscritto frammentario e si limita ai soli libri I e II; alcune lettere sono state pubblicate altrove,
singolarmente o a gruppi.
Opere: le Forme Romane Curie super casibus penitentie, sono state pubblicate da H. Ch. Lea con il titolo A
formulary of the papal Penitentiary in the Thirteenth Century, Philadelphia 1892; lArs dictandi da E. Heller, Die Ars
dictandi des Thomas von Capua, in Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie der Wissenschaften, XIX (1928/29); la
Summa dictaminis in S.F. Hahn, Collectio monumentorum veterum etrecentium ineditorum, I, Brunsvigae 1724, pp.
279-385 (solo I, 1-III, 1). Altre lettere sono pubblicate in J.-L-A. Huillard Brholles, Historia diplomatica Friderici
secundi, I-VI, Paris 1852-1861; Acta Imperii inedita saeculi XIII, a cura di E. Winkelmann, I-II, Innsbruck 1880-1885;
Monum. Germ. Hist., Epistolae saeculi XIII e regestis Pontificum Romanorum selectae, a cura di C. Rodenberg, I,
Berolini 1883; Regesta Honorii Papae III, a cura di P. Pressutti, I-II, Roma 1888-1895; Les registres de Grgoire IX, a
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Heller, Der kuriale Geschfisgang in den Briefen des Thomas von Capua, in Archiv fr Urkundenforschung, XIII
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