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Imperatore del Sacro Romano Impero (1194 –1250), fu re di Sicilia, duca di Puglia, principe di Capua,
re di Gerusalemme, re d'Italia e re di Germania.
Conosciuto con gli appellativi stupor mundi ("meraviglia o stupore del mondo") o puer Apuliae
("fanciullo di Puglia"), fu uno dei personaggi più formidabili del Medioevo. Federico II era dotato di una
personalità poliedrica e affascinante che, fin dalla sua epoca, ha polarizzato l'attenzione degli storici e del
popolo, producendo anche una lunga serie di miti e leggende popolari (specie in Puglia).
Il suo regno fu principalmente caratterizzato da una forte attività legislativa e di innovazione
tecnologica e culturale, volte ad unificare le terre ed i popoli, attività fortemente contrastata dalla Chiesa. Egli
stesso apprezzabile letterato, fu convinto protettore di artisti e studiosi. La sua corte fu luogo di incontro fra
le culture greca, latina, araba ed ebraica.
Figlio dell’imperatore Enrico VI (a sua volta figlio di Federico Barbarossa I di Svevia), e da Costanza
d'Altavilla, figlia del re Ruggero II il Normanno, Federico nasceva già pretendente di molte corone. Tali
corone davano potere solo se si era forti, altrimenti sarebbe stato impossibile far valere i diritti regi sui
feudatari e sui Comuni italiani.
All’età di 3 anni gli muore il padre, che praticamente non aveva conosciuto. Un anno dopo, la madre,
Costanza, per protteggere lui e i troni, lo mette sotto la tutela del papa, il formidabile politico che era
Innocenzo III, poi muore lei pure. Federico cresce allevato tanto da aristocratici di corte quanto dal contatto
con il popolo siciliano, cosmopolita e plurilingue. Infatti gia da ragazzino parla molte lingue straniere e è
curioso di conoscere e di approfondire tutto.
Con l’aiuto del papa e di vari alleati, Federico ottiene la corona della Germania, nella guerra contro
il rivale Ottone IV. Quando compì il quattordicesimo anno di età, egli uscì dalla tutela papale assumendo il
potere nelle sue mani. Il 12 luglio 1213 con la cosiddetta "Bolla d'Oro", Federico promise di mantenere la
separazione fra Impero e Regno di Sicilia e di intraprendere presto una crociata in Terra santa. Finché
fu in vita il suo protettore Innocenzo III, Federico evitò di condurre una politica personale troppo
pronunziata. Morto Innocenzo III e salito al soglio Onorio III (1216), papa di carattere meno deciso del
predecessore, che, per spingere Federico alla crociata lo incoronò, nel 1220, in San Pietro a Roma,
Imperatore del Sacro Impero Romano.
Federico non diede segno di voler abdicare dal Regno di Sicilia, ma mantenne la ferma intenzione di
tenere separate le due corone. La Germania la lasciava al figlio, ma, in quanto imperatore, ne manteneva la
suprema autorità. Essendo stato allevato in Sicilia è probabile che si sentisse più italo-normanno che
tedesco, ma soprattutto conosceva bene il potenziale del regno siciliano, con una fiorente agricoltura,
città grandi e buoni porti, oltre alla straordinaria posizione strategica al centro del Mediterraneo.
Nel successivo periodo di pace e distensione Federico approfittò per sistemare alcune questioni
giuridiche nei suoi regni, con particolare riguardo a quello siculo. Tuttavia egli non era venuto meno ai suoi
propositi di sottomettere l'Italia all'impero germanico, favorendo l'instaurarsi di signorie ghibelline a lui
amiche, sconfiggendo le città lombarde fedeli al papa e occupando vari territori appartenenti alla Chiesa.
Papa Innocenzo IV decise che l'assoggettamento della Lombardia all'impero non poteva essere accettato:
avrebbe significato l'accerchiamento dei domini pontifici da parte dell'imperatore. Perciò decise di indire un
Concilio per confermare la scomunica a Federico e far nominare un altro imperatore, rivolgendosi ai suoi
nemici che in Germania erano numerosi.
A questi conflitti politici si aggiungevano le iniziative religiose di Federico che avrebbe proiettato una
riforma della Chiesa. Nella generale atmosfera di fervore religioso dei nuovi ordini monastici (soprattutto
francescani) in quel periodo a Federico II si attribuiva un ruolo provvidenziale, una specie di riformatore
mandato da Dio, proprio in quanto persecutore della Chiesa corrotta e in special modo dei cardinali.
Pericò sempre più il conflitto con il papato diventa aperto, fatto di guerre e di scomuniche che
minacciavano il suo prestigio.
Il declino e la fine
Dal 1245 gli eventi iniziarono a precipitare. Gli Elettori tedeschi elessero un altro imperatore, e negli
anni successivi i suoi eserciti sono ripetutamente sconfitti. Suo figlio Enzo, battuto nella battaglia di
Fossalta, fu catturato dai bolognesi che lo tennero prigioniero fino alla morte (1272). Il palazzo in cui fu
imprigionato porta il nome di Palazzo Re Enzo e si trova nel centro di Bologna. Poco dopo Federico subì il
tradimento (o credette di subirlo) di uno dei suoi più fidati consiglieri, Pier delle Vigne (celebre in un passo
dell'Inferno di Dante, canto XIII).
La vittoria militare del figlio Corrado sul nuovo imperatore romano nel 1250, non portò alcun
vantaggio per Federico, il quale nel dicembre dello stesso anno morì a causa di un attacco di dissenteria. Nel
suo testamento nominava suo successore il figlio Corrado, ma il papa non solo non riconobbe il testamento
ma scomunicò pure Corrado (che morì quattro anni dopo di malaria, nel vano tentativo di ricuperare a sé il
regno di Sicilia).
Leggenda vuole che a Federico fosse stata predetta dall'astrologo di corte, Michele Scoto, la morte “sub
flore”, ragione per la quale pare egli abbia sempre evitato di recarsi a Firenze. Allorché fu informato del
nome del borgo in cui infermo era stato condotto per le cure necessarie, Castel Fiorentino per l'appunto,
Federico, comprese ed accettò la prossimità della fine.
Federico fu seppellito in grande pompa nel duomo di Palermo, dentro un sarcofago di porfido
rosso, come voleva la tradizione normanno-sveva, accanto alla madre Costanza d'Altavilla, al padre Enrico
VI e al nonno Ruggero II, con le insegne reali e vestito di una dalmatica ricamata con iscrizioni arabe.
L'eredità culturale
Si dice che Federico conoscesse ben nove lingue e che fosse un governante molto moderno per i suoi
tempi, visto che favorì la scienza e professò punti di vista piuttosto avanzati in economia. Oltre alle
importanti iniziative economiche, legislative e giuridiche nominate, è stato un incomparabile promotore
culturale.
L'Università : Il 5 giugno 1224, all'età di trent'anni, Federico istituì con editto formale, a Napoli, la
prima universitas studiorum statale e laica della storia d'Occidente, in contrapposizione
all'ateneo di Bologna, nato come aggregazione privata di studenti e docenti e poi finito sotto il
controllo papale. L'università, polarizzata intorno allo studium di diritto e retorica, contribuì
all'affermazione di Napoli quale capitale della scienza giuridica. Napoli non era ancora la
capitale del Regno, ma Federico la scelse per la sua posizione strategica ed il suo già forte ruolo
di polo culturale ed intellettuale di quei tempi.
Puer Apuliae : Federico fu chiamato ai suoi tempi Puer Apuliae (Fanciullo della Puglia), per la particolare
predilezione che ebbe per questa regione (Apulia da intendersi come la Puglia e la Basilicata attuali o
piuttosto l'intera Italia Meridionale, quindi il Regno di Sicilia). La sua attenzione per questo suo regno
si manifestò anche con un grande progetto di fortificazione delle coste pugliesi, i cui castelli
esistono ancora.
Fra tutti il più interessante e Castel del Monte, dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO.
Lo Stupor Mundi : Federico fu chiamato ai suoi tempi Stupor Mundi (Stupore del Mondo), appellativo che
deriva dalla sua inestinguibile curiosità intellettuale, che lo portò ad approfondire la filosofia, l'astrologia,
la matematica (ebbe corrispondenza e fu in amicizia con il matematico pisano Leonardo Fibonacci,
scopritore della famosa successione numerica che porta il suo nome che gli dedicò il suo Liber
quadratorum), l'algebra, la medicina e le scienze naturali (impiantò a Palermo persino uno zoo, famoso ai
suoi tempi, per il numero di animali esotici che conteneva); scrisse anche un libro, un manuale sull'arte della
falconeria, il De arte venandi cum avibus ("L'arte della caccia con gli uccelli"), di cui molte copie illustrate
nel XIII e XIV secolo ancora sopravvivono. Il De arte venandi è un trattato nato innanzitutto
dall'osservazione, che non ha nulla delle enciclopedie zoologiche fino ad allora redatte (i bestiari intrisi di
mitologia, teologia e superstizione). In esso i problemi di ornitologia, di allevamento, di addestramento e di
caccia sono trattati con attenzione al principio dell'osservazione diretta e dell'esperienza, con assoluto spirito
di indipendenza rispetto alla trattatistica precedente, per questo rappresenta un fondamentale passo verso la
scienza "moderna".
Alla sua corte soggiornarono uomini di gran cultura di quei tempi quali Michele Scoto, che
tradusse alcune opere di Aristotele, Maestro Teodoro da Antiochia, un arabo cristiano, e Juda ben Salomon
Cohen, grande enciclopedista ebreo.
Contribuì alla nascita della letteratura italiana, fondando il primo movimento letterario in
“volgare”, la Scuola siciliana, che introdusse anche la poesia d’amore cortese di fattura provenzale in
Italia che sarà perfezionata dalla lirica della Scuola toscana. Gli sono inoltre attribuite quattro canzoni.
Appassionato della cultura araba, fece tradurre molte opere da quella lingua e fu quasi sempre in ottimi
rapporti con gli esponenti di quella cultura.
Nelle arti fu un generoso mecenate: ospitò alla sua corte numerosi artisti. Dal punto di vista
architettonico promosse una sintesi tra le tendenze europee romanico-gotiche e quelle arabo-
musulmane. I suoi castelli evidenziarono soluzioni innovative, quali torri sporgenti e feritoie. Tra gli esempi
più significativi ci sono l'ottagonale Castel del Monte, impreziosito da elementi anticipatori del gotico.
I frequenti movimenti di Federico, seguito dalla corte e dagli artisti, permisero la diffusione di
uno stile sovraregionale, con opere di sorprendente similarità stilistica anche in aree molto distanti, come
testimoniano, per esempio, gli ingressi di alcuni castelli fredericiani: i leoni scolpiti nel settentrionale castello
dell'Imperatore di Prato sono identici a quelli di Castel del Monte in Puglia. Fu probabilmente con Federico
II che arrivò in Toscana Nicola Pisano, citato nei documenti più antichi come Nicola de Apulia, alla cui corte
avrebbe potuto trovare la sintesi tra gli stimoli classici e gotici che caratterizzarono la sua rivoluzione
figurativa.