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La polvere da sparo rappresentò all'inizio solo una nuova e mal governabile forza
che venne impiegata per lanciare i proiettili già noti: frecce e palle di pietra o di
marmo.
Ben presto vennero impiegate palle di piombo e già nel 1326 viene citato l'uso di
palle di ferro (e quindi fuse) a Firenze. Le palle di metallo erano molto costose e
le palle di marmo per mortaio verranno usate ancora nel 1800.
Nel frattempo però erano entrate in uso le canne rigate che consentivano di usare
proiettili con corpo cilindrico di maggior densità sezionale e maggior precisione.
Gli ultimi ad abbandonare le palle furono i russi che usavano un proiettile
cilindrico con una sottile parete laterale, in cima alla quale vi era una la palla di
ferro (Sharoche).
Cartoccio a mitraglia
Fin dall'inizio si pensò di sparare grappoli di proiettili; i primi cartocci
funzionanti sono della seconda metà del 1500: una corba di salice intrecciato che
contiene un sacco di lino con sfere o rottami di ferro. Oppure erano formate da un
sacco di lino legato da corde come un salame. Erano usate in combattimento
ravvicinato e quindi negli arrembaggi delle navi con il nome di "spazza coperta".
Le prime con contenitore di lamiera risalgono al re Gustavo Adolfo di Svezia.
L'involucro era destinato ad aprirsi già entro la canna o in volo in modo che il
contenuto si spargesse. La dispersione era notevole e si dice fosse di circa 1/10
della distanza. La gittata era di 500-900 passi. Talvolta venivano sparate con un
angolo di tiro di 70-75 gradi in modi che ricadessero sul nemico. Il numero di
palle nel cartoccio variava notevolmente; gli austriaci nelle artiglierie da sei
libbre usavano 28 palle, i danesi arrivavano a 100 palle, i prussiani 123; i
bavaresi 41 palle da 6 lot (= 16 gr) ciascuna. Ma si trovano (1809) palle anche da
due lot (32 gr).
I cartocci vennero sempre meno usati con l'avvento delle canne rigate perché le
palle di ferro le danneggiavano (si studiarono contenitori di zinco) e perché
subentrarono gli schrapnels
Il loro principio non morì del tutto perché trovarono qualche impiego nella prima
guerra mondiale, in montagna e, sotto forma di flechettes, in Vietnam.
Cartucce a mitraglia vennero usate anche in fucili da fanteria. La cartuccia Detner
in Sassonia (1839) formata da otto palle in un sacco di tela e una base di legno,
ottima alla distanza di una cinquantina di passi; analoghe cartucce usarono i
danesi nel 1849 (base di piombo) e i bavaresi nel fucile M 1858.
In forma un po' diversa si possono citare le cartucce mod. 91-3 per il Carcano
(mantello inciso e frammenti di piombo all'interno o il mod. 91-2 a frattura
prestabilita.
Schrapnels
Attorno all'anno 1500 compaiono le prime palle-bomba, cioè palle che
contengono polvere nera ed esplodono. La loro invenzione venne attribuita a
Malatesta da Rimini (1480).
Vario il modo di accensione: o venivano accese direttamente prima di inserirle
nel cannone (!) od erano munite di una miccia (a due fuochi). Verso il 1580 in
Germania, vennero munite di un cannello di accensione di legno che penetrava
all'interno della palla e poteva essere accorciato per ridurre il tempo fino
all'esplosione.
Esse trovarono il loro impiego ufficiale solo nel 1824 da parte del generale
francese Paixhans contro le navi, con effetti devastanti.
I tedeschi copiarono subito l'idea vincendo così nel 1849 la battaglia di
Eckenförde contro la fregata Gefion; egualmente i russi a Sebastopoli (1854)
contro il veliero di linea Queen. Anche gli inglesi tra il 1804 e 1815 svilupparono
uno schrapnel ma con scarsi risultati, pare per l'imprecisione del sistema di
accensione (si ricorda che questo deve consentire lo scoppio prima dell'impatto)
La storia del proiettile di artiglieria avrebbe preso ben presto strade sue proprie
rispetto al proiettile per armi leggere. Per lungo tempo si continuarono ad usare
canne lisce che consentivano di sparare palle o granate di ferro e, quando vennero
introdotte le canne rigate si fece ricorso ad anelli di forzamento od a camme. Il
proiettile diventa sempre di più un contenitore per esplosivo.
Il difetto fondamentale sul campo di battaglia dei fucili dei primi secoli era la
lentezza di caricamento (circa tre minuti con la pezzuola) e la necessità che il
soldato stesse in piedi, esposto a lungo al tiro nemico.
A questi difetti si poté ovviare solo con l'invenzione dei sistemi a retrocarica.
Nel frattempo si era cercato di aumentare la precisione delle armi eliminando per
quanto possibile il gioco della palla (o del proiettile quando venne introdotta la
rigatura) entro la canna. I sistemi adottati o sperimentati furono:
1) La forzatura della palla o proiettile con la pezzuola
2) La deformazione della palla sull'orlo della camera di scoppio (sistema Gustave
Delvigne, 1826; nel 1828 egli userà un proiettile invece della palla).
3) La deformazione del proiettile su di una spina nella camera di scoppio (sistema
Thouvenin del 1840 e palla di Tamisier del 1846)
4) L'espansione del proiettile munito di culot
5) L'espansione del proiettile a base cava senza culot
6) L'espansione della base del proiettile munito di anelli deformabili
Verso il 1850 gli svizzeri, con il maggiore Wurstenberger ottengono l'ultimo e non
più superabile miglioramento nel caricamento con pezzuola; l'adozione del calibro
10,2 mm, un proiettile attorno a cui è legata la pezzuola con un robusto filo che
viene espulso introducendo la palla nelle canna, il fermo sulla bacchetta che
impedisce di battere il proiettile più del necessario, consentono un caricamento
agevole e una buona pulizia della canna (il 50% dei colpi entra in un cerchio di 8
cm a 225 metri).
1 - Merian, 1856; 2 - Buchholzer, 1863; 3 - Podewils, 1857;
4 - Hannoverano 1851/54; 5 - Minié
Nei revolver lo sviluppo del proiettile è del tutto diverso perché non incidono
esigenze di traiettoria, ma esigenze pratiche che richiedono poco rinculo e più
colpi a disposizione e impongono perciò proiettili di piccolo calibro. Per lungo
tempo la velocità iniziale rimane così bassa da rendere indifferente la forma del
proiettile e consentire l'impiego di piombo nudo ed anche nelle armi
semiautomatiche la camiciatura viene adottata più che altro per impedire
inceppamenti in fase di cameratura della cartuccia. Nel 1849 nasce il primo cal 22
Flobert (BB cap) a palla tonda e nel 1858 il primo proiettile a punta appiattita (44
RF Henry Flat). La lunghezza del proiettile per arma corta si attesta su 1,5-2,5
calibri.
Proiettili da caccia
Il cacciatore ha sue proprie esigenze ben diverse da quelle dei militari. Il proiettile
deve arrestare il selvatico nel più breve tempo possibile senza però danneggiare
troppo trofeo, pelliccia e carne; se l'animale rimane ferito, deve lasciare una traccia
di sangue che consenta ai cani di ritrovarlo. Da queste esigenze deriva una infinita
serie di invenzioni più o meno riuscite, volte ad ottenere un proiettile che si
deformi ed allarghi una volta entrato nel corpo dell'animale.
È del 1892 il proiettile Sauer & Sohn con punta e nucleo rastremato di acciaio,
fasciato da un cilindro di rame che si apre a fiore oppure, al contrario con punta di
rame entro cui si incunea una base di acciaio. Nel 1885 si vedono in commercio
proiettili camiciati a punta cava.
Traccianti
Hanno lo scopo di rendere visibile la traiettoria del proiettile e contengono un
composto chimico che brucia in modo visibile per il tempo necessario a
raggiungere circa 1000 metri. Il proiettile deve avere lo stesso comportamento
balistico di quello normale il che si ottiene compensando il minor peso del piombo
con il miglioramento aereodinamico dovuto alla fuoriuscita dei gas del composto
che brucia. In genere esso è contenuto in un apposito scodellino per impedire la
fusione del piombo del nucleo.
La loro introduzione risale alla prima guerra mondiale.
Diversi dai proiettili traccianti sono quelli che segnalano con una fumata od un
lampo il punto di impatto (proiettili da aggiustamento). Essi appartengono alla
categoria dei proiettili incendiari.
In quello di Podewils per il fucile M1858 è inserita una capsula con una astina
annegata nella testa per evitare esplosioni durante il trasporto o caricamento; al
momento dello sparo la capsula viene spinta in avanti e fa sporgere l'astina che
all'impatto sul bersaglio fa esplodere la carica.
Il proiettile americano Gardner, di poco successivo, contiene una carica di
fulminato di mercurio separato dalla base del proiettile da un tubicino contenente
una miscela che viene incendiata dai gas di sparo e comunica l'accensione al
fulminato con un ritardo di 1,5 sec.
Gli svizzeri risolsero il problema in modo del tutto semplice, con un foro profondo
sulla punta del proiettile, riempito di polvere nera e chiuso da una capsula per
innesco.
Vietati nel 1868 per uso contro la persona, i proiettili esplosivi vennero
scarsamente usati nella prima guerra mondiale. Rifecero la loro comparsa all'inizio
della seconda guerra mondiale per essere impiegati contro veicoli terrestri ed aerei;
ricordiamo quelli HE (High-Explosive) e HEI (High-Explosive-Incendiary), con
circa un grammo di tritolo oltre, se del caso alla sostanza incendiaria.
Proiettili multipli
Rientrano tra di essi anche le munizioni a pallini o pallettoni, che però non
costituiscono una novità! Interessanti sono invece le munizioni a più proiettili.
Sperimentate per il calibro 7,92 Mauser già nel 1944 contengono due proiettili più
corti di quello previsto originariamente, in modo che corrisponda più o meno il
loro peso complessivo. Il secondo proiettile riceve necessariamente una spinta
leggermente minore così che sul bersaglio a 300 metri cadeva di 15 cm rispetto al
primo.
Negli USA, dopo la guerra, venne prodotto per il cal. 7,62 Nato il proiettile Duplex
Ball M 198 simile al precedente salvo che il secondo proiettile aveva la base
leggermente inclinata così da essere deviato casualmente rispetto al primo dal
flusso d'aria di coda e che la sua punta si inseriva in un incavo alla base del primo
proiettile.
Proiettili decalibrati
Son quelli muniti di un sabot che si stacca dal proiettile dopo qualche metro di
volo, per effetto della resistenza dell'aria. Esso consente di imprimere al proiettile
una velocità molto maggiore (oltre 1100 ms) e quindi una maggiore energia alla
bocca. Sono di costruzione complicata. Una versione prodotta dalla Remington
arrivò sul mercato civile negli anni 70 con il nome di Accelerator. Era un proiettile
cal. .224 (5,7 mm) che, mediante il sabot, veniva sparato da un'arma cal. 30-06
(7,62x63)
Proiettili sperimentali
Tra questi merita di essere ricordato il proiettile "a tubo" studiato per avere una
normale velocità iniziale, ma una gittata ridotta. In effetti un foro lungo tutto l'asse
longitudinale del proiettile, adeguatamente dimensionato, fa sì che alle alte
velocità l'aria passi nel foro con benefici effetti aerodinamici; ad una data minore
velocità l'aria non riesce più a passare e il fattore aerodinamico aumenta di 4 o 5
volte con ulteriore rallentamento. Già Hebler-Krnka alla fine del 1800 avevano
avuto l'idea di migliorare il Cx dei proiettili con un foro, ma non si erano resi conto
che alle basse velocità il foro era come se non ci fosse.
I proiettili a sezione deformabile o a "densità sezionale variabile", ideati negli anni
40 da Russel Robinson (Nuova Zelanda) sono stati sperimentati dopo il 1962; la
cartuccia contiene tre proiettili conici e cavi all'interno che si inseriscono l'uno
sull'altro. Sparati da una canna con foratura conica, vengono schiacciati alla forma
di un normale proiettile a punta conica con riduzione ad un quarto della sezione.
Essi consentono di raggiungere velocità di 3000 ms, che però non viene sopportata
dall'acciaio a delle canne.
Si è preferito quindi dirigere gli studi verso i proiettili a flechette. Megli anni 60
(Vietnam) si usavano cartucce di grosso calibro contenenti un fascio di freccette.
Poi gli studi si sono orientati su cartucce di piccolo calibro (5,6 mm) che sparano
una sola freccetta contenuta in un sabot. Con essa si ottengono velocità iniziali di
circa 1400 m/s che consentono di aver una velocità di 1030 ms a 400 metri di
distanza. Anch'esse sono però finite tra le munizioni vietate per uso militare.
I proiettili-razzo, con il propellente contenuto entro lo stesso proiettile,
sperimentati con il nome di Gyro-Jet o Gyrojet negli USA, non hanno dimostrato
di fornire alcun vantaggio, salvo il ridottissimo rinculo, e non hanno avuto
successo; eccessivi i difetti: lentezza, scarsa precisione, difficile costruzione,
tendenza a continuare a bruciare anche dopo aver colpito il nemico. Essi vennero
sviluppati dalla ditta MBA San Ramon della California in calibri dal 7,62 al 20
mm e venivano sparati da una canna liscia perché la rotazione era data dai gas di
scarico.