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Istruzione e educazione nel Medioevo

L'Università

L’università, il fenomeno più grandioso nella storia della scuola medievale, nasce nel XII secolo, nel
contesto dello sviluppo delle città e del bisogno di professionisti (medici, giuristi, notai, teologi) di alto livello,
accertati da un diploma riconosciuto dalle autorità laiche e religiose. L'università è infatti un'entità giuridica
- per il riconoscimento ufficiale degli studi (i diplomi) in essa compiuti; è anche un fenomeno sociale
perché è un’associazione di maestri e di studenti, con un’organizzazione e regole specifiche; è un fatto
culturale, d'importanza tanto più grande quanto più si estese a tutti i paesi d'Europa, esercitando
lungamente per le sue stesse caratteristiche istituzionali, un monopolio pressoché completo sull'istruzione
superiore, fino ai nostri giorni.

 L’università concede titoli di studio riconosciuti:


Intorno all'inizio del secolo XII divenne di uso comune, ad indicare un centro di studi superiori con il
termine di studium generale. Una importanza preminente ha il valore del titolo che lo studio concede. Uno
studium generale sarà anzitutto quello i cui licenziati hanno la possibilità e il diritto di insegnare ovunque. È il
periodo in cui alcune località acquistano una sempre maggior forza di richiamo per gli studenti di paesi anche
molto lontani: Parigi per gli studi di teologia e delle arti liberali, Bologna per il diritto, Salerno per la medicina.
Una caratteristica, e in questo momento la principale, che contraddistingue lo studium generale, è appunto il
fatto che esso estende la sua importanza al di là dell'ambito della città e delle terre sottoposte alla giurisdizione
di questa, attirando studenti da ogni parte. Esso deve inoltre impartire un insegnamento superiore in almeno
una disciplina: la legge, appunto, o la teologia, o la medicina, e avvalersi di una pluralità di maestri.
Questa significativa evoluzione, della quale sono ben coscienti i contemporanei, coincide con l'interesse
sempre maggiore che i due poteri universali, papa e imperatore, manifestano per l'istruzione superiore. È
certo che, già nella prima metà del secolo XIII, papa e imperatore si occupano sempre di più degli studi
superiori. È del 1224 la fondazione dello studio generale di Napoli, un momento fondamentale nel programma
di riorganizzazione politico-amministrativa concepito da Federico II; cinque anni dopo Gregorio IX istituisce lo
studio generale a Tolosa ecc. Molti studi, che non sono sorti per iniziativa del papa o dell'imperatore, ma
spontaneamente, per filiazione o per secessione da altri centri, Padova per esempio, richiedono un
riconoscimento ufficiale.
 L’organizzazione e gli statuti:
Già prima che si diffondesse l'uso del termine studium generale (e talvolta anche in scuole che studi generali
non furono mai), maestri e scolari avevano incominciato ad associarsi in organizzazioni spontanee che
presero il nome di universitates. Questo fenomeno, così tipico dell'università medievale, rispecchia a livello
delle istituzioni scolastiche quello spirito associativo, quella nuova concezione del potere che sono caratteristici
di tutta la società del tempo. Da questi organismi di maestri o di scolari (tutti maschi), che con il tempo si
danno statuti e strumenti di governo sempre più perfezionati, dipende tutta la vita dello studio. L'autorità,
concedendo loro privilegi di varia natura, darà la sanzione ufficiale all'esercizio di un potere che esse hanno
coscienza di esercitare legittimamente per la forza stessa della solidarietà che le ha fatte sorgere. In base a
questa solidarietà le università cercano la propria autonomia, entrando spesso in conflitto o con il potere
costituito (ecclesiastico o laico) o addirittura con i cittadini stessi che lamentavano la turbolenza degli studenti.
Già prima della metà del secolo XIII risulta ben stabilizzato l'istituto del rector e dei procuratores, gli organi
principali ed elettivi del governo dell'università, mentre più o meno nello stesso periodo si fissano i compiti e
le prerogative dei bidelli, funzionari addetti agli studenti. I maestri e pure gli studenti sono ragruppati a seconda
delle nazioni.
L'università di Bologna è, per la sua cultura, la sua origine, la sua organizzazione, la tipica espressione della
vita cittadina italiana. La cultura della scuola bolognese è quella scienza giuridica che in Italia era sempre stata
in special modo coltivata, sia come parte degli studi liberali, sia, per quanto limitatamente, nella tradizione del
notariato. Ora essa, soprattutto per opera di Irnerio, nella prima metà del secolo XII, si alimenta di una
conoscenza molto più ampia e diretta delle fonti giuridiche romane. Una cultura nuova destinata a una nuova
classe di scolari, che dagli studi trarranno non solo prestigio culturale, ma forza politica ed economica. Non
stupisce che proprio da loro si origini quella tendenza associativa che farà di Bologna il prototipo
dell'universitas scholarium.

 La vita, la carriera e gli studi di uno studente universitario.


Nella nota conclusiva accenneremo alla difficoltà di risolvere un problema peraltro importantissimo: quante
persone accedevano all'insegnamento universitario? Più facile che stabilire una valutazione sul loro numero è
indicare alcune altre caratteristiche degli studenti medievali. Anzitutto: a quale età si frequentavano gli studi
universitari? Dobbiamo subito distinguere i due periodi nei quali si svolgeva la carriera dello studente, ben
caratterizzati fin dall'inizio in quasi tutte le università. Durante il primo periodo, della durata di 4 o 5 anni, lo
studente doveva ascoltare le lezioni dei diversi maestri e al termine otteneva il titolo di baccelliere; nel secondo,
al termine del quale egli diventava maestro, o dottore, continuando a frequentare le lezioni dei maestri, teneva a
sua volta delle lezioni su alcuni punti particolari del programma, commentava cioè, in giorni e momenti fissati,
un libro o parte di libro che costituiva la base delle lezioni.
Il curriculum del baccellierato si iniziava tra i tredici e i sedici anni, quello del dottorato intorno ai venti, e
poteva durare, secondo la facoltà e l'università, dai cinque ai sette anni. Naturalmente gli studenti, specialmente
nelle facoltà di teologia e di diritto, potevano anche essere uomini più avanzati in età.
Allo studente si presenta anzitutto il problema del costo degli studi, che comprende i compensi che egli
deve versare ai maestri per frequentare le loro lezioni, il costo dell'alloggio e del mantenimento, le spese per i
libri e per gli esami. All'organizzazione finanziaria è dedicato un notevole spazio negli statuti universitari, e
appositi funzionari provvedono al buon andamento di questo aspetto della vita dello studio.
Molti degli studenti provengono ovviamente da famiglie in grado di mantenerli agli studi. Tuttavia la
presenza dello studente povero è un dato costante, e spesso anche un fattore di disordine, nell'università
medievale, ben attestato anche dalla letteratura. Costoro potevano essere mantenuti con una borsa di studio
istituita dal governo del paese d'origine; o ricevevano vitto e alloggio gratuiti nelle fondazioni a scopo
istituite; potevano anche ottenere dai maestri una dilazione nel pagamento con l'impegno di saldare il loro
debito non appena avessero raggiunto sufficienti possibilità economiche. Dal canto suo l'amministrazione delle
città che ospitavano gli studi provvedeva a fissare le norme e gli istituti destinati ad assicurare i prestiti agli
studenti.
La giornata dello studente, se trascuriamo i momenti di svago o di «dissipazione», che pure sono parte
integrante della vita delle città universitarie, e dei quali abbiamo già presso i contemporanei tante pittoresche
descrizioni, trascorreva nell'ascolto delle lezioni, nelle esercitazioni, nelle dispute, nelle resumptiones – queste
ultime svolte sotto la guida di un maestro o di un baccelliere, per fissare o ampliare il contenuto delle lezioni.
Norme precise stabiliscono le modalità e il contenuto delle lezioni nelle diverse facoltà e nelle varie fasi del
curriculum degli studi. Ma è fondamentale il fatto che, come indica il termine stesso di lectio (mantenutosi nella
terminologia scolastica fino ai giorni nostri, pur essendo notevolmente mutata la realtà cui si riferisce),
l'insegnamento del maestro avesse sempre per base un testo, sul quale egli svolgeva la sua spiegazione e il suo
commento.
Gli uomini dell'università sentono di essere non dei ripetitori, ma dei creatori di cultura. Poiché il
sorgere e lo svilupparsi dell'università è un fatto nuovo nella storia della scuola medievale: le esigenze da cui
nasce, i suoi contenuti culturali, il modo in cui si svolge l'insegnamento, strutturato con una precisione
sconosciuta alle scuole precedenti, la sua organizzazione interna: tutto questo contribuisce a dare agli uomini
che l'università forma una mentalità nuova: una coscienza di sé e dei propri compiti che potremmo dire
«professionale», sconosciuta agli studiosi dell'età precedente.

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