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Appunti di Patrologia I.

Padri anteniceni (6152)

Clemente Romano

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 PER ORIENTARSI

Padri apostolici

a. area giudaica

- Didachè (50-100 dc: Antiochia)

- (Odi di Salomone -125 dc- \ Epistola di Barnaba -140 dc- \ Pastore di Erma -140 dc-)

b. area greco-romana

- Clemente Romano: Epistola ai Corinzi -96-98 dc-

- Ignazio di Antiochia: Epistolario (7) -107 dc-

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 LA CHIESA DI ROMA

Quadriportico Basilica Clementis (XII sec)

Roma - Strada presso il teatro di Marcello (I sec dc)

3
Roma – Portico di Ottavia (I sec dc)

- La letteratura antica (cfr. Tertulliano, Eusebio) è concorde nell’affermare che il


cristianesimo raggiunse la città di Roma con gli imperatori Tiberio (14-37) e
Claudio (41-54). Quest’ultimo espulse nel 50 dc (impulsore Chresto) alcuni
cristiani: causa la tensione con i giudei. Di tale avvenimento parla sia Svetonio:
(Vita Claudii 25,3) e sia il libro degli Atti 18,2 1 (notizia del NT risalente al 50-52
dc -anni della prima lettera ai Corinzi-).

- Ancora, nel 58 dc circa Paolo scrive la nota lettera alla comunità romana,
confermando così che l’espulsione della comunità cristiana dalla capitale 2,
non ebbe gli esiti sperati; egli identifica cinque gruppi di credenti nelle loro
rispettive abitazioni (Rm 16,1-16) 3. L’apostolo, nella lettera ai Filippesi (4, 22) -
57 dc-, aveva citato i saluti di coloro che appartengono alla ‘casa di Cesare’: a
testimonianza di come, forse, ovunque il cristianesimo avesse già raggiunto
anche alcuni membri delle classi più agiate.

1
‘Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. Qui trovò un Giudeo di nome Aquila, nativo del Ponto,
arrivato poco prima dall'Italia, con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i
Giudei. Paolo si recò da loro e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì in casa loro e lavorava’.
2
Ved. nota 4.
3
Elenco: 1. La ‘casa’ di Prisca e Aquila; 2. ‘familiari’ di Aristobulo; 3. la ‘casa’ di Narciso; 4. I ‘fratelli’ con Asincrito; 5. I
‘credenti’ con Filologo e Giulia.
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- Negli anni 60 la distinzione tra ‘giudei’ e ‘cristiani’ è chiara. Tacito (Annales
XIII, 32, risalente al 115 dc circa) ricorda che, intorno al 58 dc, Nerone accusò
la nobile matrona Pomponia Grecina di superstitio (tale era il termine
comunemente usato dagli storici pagani per definire il cristianesimo
primitivo).

- Tra 61 e 63 dc Paolo è in prigione a Roma; nel 64 dc scoppia la persecuzione


neroniana (cfr. Tacito: Annales XV, 44 e Svetonio: Nero XVI) nella quale forse
muore Pietro. Altre fonti sono propense a situare il martirio del primo degli
apostoli nel 67 dc, unitamente a quello di Paolo.

- Nel 96 dc Domiziano condanna a morte suo cugino (il console Tito Flavio
Clemente) ed all’esilio la sposa di costui (Flavia Domitilla: la titolazione delle
catacombe omonime è relativa o a costei o alla nipote del console) con
l’accusa di essere cristiani (ved. Svetonio, Dione Cassio ed Eusebio).

- Ignazio di Antiochia nel 107 dc saluta la comunità romana così (Lett. ai


Romani: prologo): “La chiesa che nel luogo della città dei romani presiede
nella carità”.

- Infine, occorre citare la lista dei vescovi romani (da Pietro ad Eleuterio,
vescovo di Roma dal 174 al 189 dc), risalente ad Ireneo di Lione, trascritta nel
suo viaggio romano del 177-178 (Adv. Haer. III, 3,3); tale lista forse venne
compilata per la prima volta dal pellegrino Egesippo tra 155 e 166 dc (ved.
Eusebio).

- La comunità romana aveva almeno alcune caratteristiche evidenti:

a. il suo radicamento nella tradizione di Israele (1. era nata per


differenziazione dai ‘giudei-romani’, 2. era retta da un ‘collegio
presbiterale’ -elemento istituzionale, fortemente ancorato alla matrice
culturale giudaica-; 3. conosceva bene la letteratura giudaica e la
Septuaginta greca),
b. il martirio di Pietro e Paolo

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c. e la consistenza numerica (che consegnava alla comunità un’autentica
autorevolezza4).

 CLEMENTE

- Rimane molto interessante comprendere la sua identità, in relazione ad


uno scritto l’Epistola ai Corinti che, nei primi secoli della Chiesa era a lui
unanimemente attribuito (Ireneo: A.H. 3,3,3 \ Eusebio di C.: H. Ecc. 4,22,2 \
Girolamo: De V. Ill. 15).

- Ireneo di Lione (2° metà II sec.) scrive: “Aveva visto gli Apostoli stessi e si
era incontrato con loro e aveva ancora nelle orecchie la risonanza della loro
predicazione e davanti agli occhi la loro tradizione. E non era il solo perché
al suo tempo restavano ancora molti che erano stati istruiti dagli Apostoli”
(Adv. Haer. III,3,3).

- Origene (inizio III sec.) scrive: “Fu discepolo degli Apostoli” (De Princ. 2,3,6)

- Fu il terzo successore di Pietro, dopo Lino e Anacleto, dal 92 al 101 dc.


Ricordando che egli ‘esercitava il pontificato come primus inter pares di un
collegio di presbiteri’ (J. Hofmann).

- È probabile che egli sia stato un giudeo ellenista (un ebreo non risiedente
in Palestina, ma della Diaspora). Nel suo scrivere si avverte una buona
conoscenza sia della Septuaginta greca sia della tradizione giudaica
apocrifa.

NB. Occorre ricordare


1. Già Origene (In Ioannem VI,36) vedeva nel suo stile letterario una certa
affinità con la ‘Lettera agli Ebrei’ (risalente al 70 dc e citata da
Clemente).
2. Origene afferma che alcuni ritengono Clemente stesso autore degli
Lett. agli Ebrei.

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Si calcola che alla fine del I sec. dc i cristiani in tutto il bacino mediterranneo fossero: 20-50 mila. La città di Roma
contava circa 1 milione di abitanti e la popolazione dell’Impero 50.000.000. Si presuppone pertanto che la comunità
romana fosse all’incirca di 1.000 persone.

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3. Eusebio infine dice che, secondo alcuni, Clemente è traduttore greco
della lettera agli Ebrei, composta da Paolo in aramaico.

Roma - Basilica di S. Clemente: sotto l’altare maggiore romanico, coperto da ciborio,

si trovano resti mortali di Clemente e Ignazio di Antiochia.

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Alcune potesi ‘aggiuntive’ (poco sicure)

Ci si chiede perché citare tali ipotesi?

Esse aiutano non solo a capire la notorietà di uno scritto, e di un autore, dei primi
secoli del cristianesimo, ma anche

… a RICOSTRUIRE L’AMBIENTE ORIGINARIO DI ‘QUESTI INIZI’: ambiente in cui il


kerygma ed il Nuovo Testamento si sono sviluppati.

- ? Collaboratore di Paolo citato nella lettera ai Filippesi (4,3).


“E prego anche te, mio fedele cooperatore, di aiutarle, perché hanno
combattuto per il Vangelo insieme con me, con Clemente e con altri miei
collaboratori, i cui nomi sono nel libro della vita.”

- ? Legame col console Tito Flavio Clemente, cugino di Domiziano, messo a


morte per ‘ateismo’ nel 96 dc (cfr. Svetonio \ Dione Cassio).
Si potrebbe pensare ad un suo precettore (cfr. lingua greca) schiavo, poi
‘liberto’ (era uso che lo schiavo liberato prendesse il nome dal suo
padrone). Sembra che le strutture di domus, rinvenute sotto l’attuale
Basilica Clementis, appartengano al console citato.

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- ? Martire: secondo la Passio Clementis (risalente al IV sec.) fu relegato da
Traiano nel Chersoneso (cfr. Cherso) ai lavori forzati.
Le sue reliquie sarebbero state trovate da S. Cirillo, fratello di Metodio, e
riportate a Roma nella citata basilica costantiniana di San Clemente.
Tuttavia né Ireneo, né Eusebio, né Girolamo ricordano il particolare del
martirio, particolare solitamente mai trascurato dagli storici: considerato il
valore teologico.

- ? Autore di altri scritti (testi chiaramente ‘pseudoepigrafi’; cfr. datazione):


* II Epistola ai Corinzi (omelia del 140 dc),
* due Lettere alle Vergini (230 dc),
* le Pseudo-clementine (350 dc).

Nb 1. Cartina Chersoneso (ipotetico luogo del martirio: Cherson)

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Mappa: ved. Chersoneso \ Crimea

Nb2. Basilica Clementis

- (I fase) Scavi archeologici mostrano (sotto la basilica di IV secolo):

a) una domus civile di metà I sec dc (distrutta dall’incendio neroniano di


64 dc);
b) un mitreo di II - IV sec.;
c) una domus ecclesiae (fine III sec) -poi eretta in Titulus-.

- (II fase) La Basilica ‘costantiniana’: eretta prima del 385 dc.

- (III fase) La Basilica romanica edificata all’inizio del XII sec.; tale edificio fu
quindi restaurato dal C.S. Fontana, in forme tardo barocche, tra 1715 e
1719.

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Basilica Clementis: i tre livelli architettonici e l’abside a mosaico (sec. XII)

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 EPISTOLA AI CORINTI (Epistula ad Corinthios o I Clementis).

Questioni generali

- scritto contemporaneo agli ultimi testi del NT;

- pur non essendo autografo (nella lettera non vi è alcuna menzione di Clemente),
gli autori antichi (testimonianza più arcaica 170-180 dc) sono concordi nell’affidarne
la paternità al terzo pontefice e a notare come fosse un documento letto
pubblicamente nelle comunità cristiane di secondo secolo;

- motivo della lettera: un dissidio nella comunità di Corinto; alcuni presbiteri erano
stati deposti da giovani membri della comunità (Cfr. 1,1 \ 3,3 \ 44,6);

- datazione: dopo la persecuzione di Domiziano (tra 94-96 dc), e nei primi anni di
Nerva, ovvero tra gli anni 96-98 dc.

Ricostruzione della città di Corinto nel I sec. dc (cfr. Foro e Tempio di Apollo)

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Elementi notevoli

- Intervento autoritativo e fraterno della chiesa di Roma; Clemente usa il ‘noi’,


lasciando intravvedere in questa formula il governo collegiale, la sollecitudine
paterna e la mediazione della Chiesa di Roma in relazione alla volontà di Dio.

- L’intervento romano non è né semplicemente fraterno, né un primo indizio del


‘primato romano’. Sottolinea la responsabilità della comunità romana per le chiese,
legata al suo prestigio unico: antichità, numero dei cristiani, presenza dei santi Pietro
e Paolo

- Schema della lettera:

a. PROLOGO (cc. 1-3)

b. PARTE PRIMA - PARENETICA (cc. 4-38)

c. PARTE SECONDA - PRATICA (cc. 39-58)

d. LA GRANDE PREGHIERA (cc. 59-61)

e. CONCLUSIONE (cc. 62-65)

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- Temi preminenti

1. primi schemi di teologia spirituale ed elementi notevoli di teologia delle virtù


(dove emergono chiaramente la carità e la sua declinazione sociale: l’unità);

2. dottrina della successione apostolica (Dio invia Cristo, il quale invia gli Apostoli, i
quali hanno poi designato i primi responsabili delle comunità). L’autorità sulla
comunità non deriva dalla comunità stessa, ma da Dio: nella misura in cui il ministro
esercita la sua autorità su modello di Cristo;

3. centrale per la fede cristiana il tema della risurrezione;

4. importante per la cristologia e lo studio della primitiva liturgia: la preghiera


finale. Evidentemente essa contiene elementi primitivi di cristologia, ma anche uno
stile letterario ricco di reminiscenze bibliche che rimanda al mondo giudeo-
ellenistico: spazio culturale primigenio per la formazione dei testi liturgici delle
origini. Della preghiera si sottolinea sia la forma litanica sia l’universalismo della
intercessione, che sa andare persino al di là dei confini religiosi.

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* TESTI

Cap. 1-2.

L’autore scende immediatamente dentro la questione: affermando la ‘pazzia della


odierna divisione’ e l’antica educazione alla fede. Dopo tale ‘memoria’ si delinea un
testo che potremmo definire un antico prospetto di ‘teologia della vita spirituale’.

a. Le virtù dell’umiltà, della sottomissione e della generosità (I),


unite alla custodia della Parola e dei misteri della Passione (II),
sono la garanzia della pace e del desiderio di costruire il bene.
b. Tali sono le premesse per la vita nello Spirito.
c. La vita spirituale si manifesta poi come: misericordia,
concordia, sincerità, semplicità, assenza di rancori ed unità.

(Cap. 3. - Le passioni: gelosia, invidia, …; - allontanano la giustizia e la pace; -


ciascuno abbandona il timore di Dio e la fede…)

Cap. 5-6.

La testimonianza dei martiri: Pietro, Paolo e una moltitudine di eletti… Il testo


rimane dunque un testimone eccezionale della verità storica sia del martirio delle
due ‘colonne apostoliche’, sia della testimonianza fino al sangue delle prime
generazioni di cristiani.

Cap. 38.

Le esigenze della fede battesimale (la virtù cristiana non è finalizzata ad una
perfezione morale del singolo, ma si giustifica all’interno di un orizzonte ecclesiale:
la salvaguardia dell’unità della Chiesa, corpo del Cristo, Sua presenza ed efficacia
salvifica, viene garantita dal ‘nostro’ impegno virtuoso. Si noti come questo tema
dell’impegno ascetico, per un fine comunitario, ponga in guardia da un orizzonte
ascetico individuale, di matrice più filosofica -ved. stoicismo- che evangelica):

- La custodia dell’integrità del corpo ecclesiale (corpo di Cristo) grazie alla


fraterna sottomissione;
- L’esercizio concreto della carità (il forte, il ricco…);
- La sapienza si dimostra non con il discorso ma con le opere;
- L’umiltà e la castità non sono virtù da esibirsi, come risultati dell’ascesi, ma
frutti della Grazia;
- Tutto si riceve da Dio.
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Cap. 44.

La gerarchia nella Chiesa: essa è orizzonte divino e non frutto della logica umana. Vi
è un legame intrinseco di dipendenza tra Cristo, gli apostoli e i loro successori.
Rimane, pertanto, ingiusto l’allontanamento dal ministero per motivi di opportunità
umana, nella misura in cui i presbiteri abbiano esercitato bene il ministero stesso.

Cap. 59.

La preghiera conclusiva:

a. L’identità di Dio emerge secondo stilemi giudaici coevi: una onnipotenza che si
apre alla misericordia e che privilegia nell’amore l’uomo più debole: ‘Umili
l’insolenza dei superbi, …annienti i progetti dei popoli, …esalti gli umili e umili i
superbi’ (cfr. Lc 1,46-55 \ si può ipotizzare una fonte comune legata alla liturgia
cristiana palestinese).

b. Cristologia ‘embrionale’: Gesù viene definito

- mediatore (per mezzo: διά),


- ‘il tuo servo’ (παῖς: categoria espressiva di una cristologia dal basso. Gesù
viene interpretato secondo la duplice categoria di Figlio e di Servo -cioè di
Messia, che per la sua fedeltà subisce la violenza-; cfr. la stessa terminologia
nella Didachè: 9,2-3; 10,2-3; cfr. nota 48, p.47),
- ‘gran sacerdote’ (ἀρχιερέως -Cfr. Eb.2,17; 3,1; 4,14-15; 5,1 e 5-. Il completo
accesso a Dio viene inaugurato dal sacrificio cruento sulla croce, che stabilisce
una nuova alleanza e senza fine, e viene a sostituire il regime rituale antico ed
intra-mondano),
- ‘patrono-difensore’ (προστάτης, letteralmente ‘che sta davanti’).

Generalmente possiamo affermare che l’accesso a Dio viene sempre più qualificato
attraverso la necessità della mediazione cristologica. Tale consapevolezza
influenzerà la maturazione della cristologia: che (anche per tale motivo),
gradualmente, prenderà le distanze dalle primitive posizioni ‘dal basso’.

c. Coscienza ecclesiale: la Chiesa (‘tuo popolo e gregge’) sa di essere in minoranza


(‘conoscano tutte le genti’) e segnata dalla fatica dell’infedeltà (‘perdonaci’). Essa
non rifiuta il contesto sociale nella quale vive. Neppure l’autorità politica è
estromessa dal suo interesse: si chiede così a Dio la custodia dei governanti, affinché
collaborino ad istaurare tutto in Dio secondo un progetto di ‘concordia’.

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Clemente Romano: icona (Russia XVII sec.)

Nb.1. Pontefici sepolti nella catacomba romana di san Callisto

È il luogo ‘importante’ delle catacombe callistiane (scoperto dall’archeologo


Giovanni Battista de Rossi nel 1854) e definito dal suo scopritore ‘il piccolo
Vaticano’. Ebbe origine verso la fine del II secolo come cubicolo privato. Dopo la
donazione dell'area alla Chiesa di Roma, il cubicolo venne ristrutturato e
trasformato in cripta e divenne il sepolcreto dei Papi del 3º secolo. La cripta, di
forma rettangolare, conteneva 4 nicchie per sarcofagi e sei loculi per lato; in tutto 16
sepolture, più una tomba monumentale sulla parete di fondo. In questa cripta
furono sepolti 9 Papi e 8 Vescovi del III secolo. Alle pareti sono fissate le lapidi
originali, spezzate e incomplete, di 5 papi. I loro nomi sono scritti in greco, secondo
l'uso ufficiale della Chiesa del tempo. Su 4 lapidi, accanto al nome del pontefice, c'è
la qualifica di epì(-scopos), perché era il capo della Chiesa di Roma.

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- Ponziano (230-235)

- Antérote (235-236)

- Fabiano (236-250) era romano morì decapitato durante la persecuzione


dell'imperatore Decio.

- Lucio I (253-254)

- Stefano I (254-257)

- Sisto II (257-258), È il martire per eccellenza delle catacombe. Infatti stava


presiedendo una liturgia proprio in questo cimitero, quando venne sorpreso
dai soldati dell'imperatore Valeriano il 6 agosto 258 e decapitato sul posto, lo
stesso giorno, assieme a quattro diaconi.

- Dionisio (259-268)

- Felice I (269-274)

- Eutichiano (275-283), di Luni in Liguria, fu l'ultimo dei nove papi ad essere


sepolto in questa cripta.

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Nb.2. Roma San Paolo alla Regola

Scavi dell’insula Pauli con magazzini di epoca severiana -III dc- (presso la chiesa di ‘San Paolo alla Regola’ -
Roma)

Negli scavi effettuati dal 1978 al 1982 sono emerse murature stratificate che
attestano quattro piani di edificazione, con destinazioni d'uso che variarono nel
tempo, su un tracciato stradale che è quello conservatosi fino ai nostri giorni.
L'utilizzo originario di questo territorio, fin dall'epoca di Augusto, fu a magazzini ed
attività connesse alla vita del Tevere, come la fabbricazione di tende e vele,
mestiere che era tra quelli esercitati dagli Ebrei stabiliti in questo luogo, e nel quale
pare che Paolo fosse esperto.
La memoria della presenza in questo luogo di Paolo, giunto a Roma per appellarsi al
giudizio di Cesare - in quanto cittadino romano - dopo la prigionia a Gerusalemme,
fu conservata: trasformando in oratorio e poi in chiesa nel IV secolo, con
papa Silvestro, il luogo in cui egli aveva abitato e forse scritto alcune delle
sue lettere: ai Colossesi, a Filemone, agli Efesini e ai Filippesi. All'interno della chiesa
si indica ancora oggi la stanza dell'apostolo trasformata in cappella.

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Hospitium et Schola Pauli (Chiesa di ‘San paolo alla Regola’ - Roma)

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