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LE RELIGIONI NELL’ITALIA CHE CAMBIA

Capitolo 1 – Chiese ortodosse.


Perché non ci sono studi sugli ortodossi?
1. ragione interna all'ortodossia: pluralità di giurisdizioni che fanno riferimento a diversi patriarcati, non
risulta quindi facile orientarsi in questo ambiente complesso, all'interno delle giurisdizioni ci sono
diverse realtà, tipologie.
2. velocità con la quale i flussi migratori, a partire dagli anni 90, hanno ridisegnato il panorama sociale e
religioso della penisola con la caduta del muro di Berlino le porte dell’occidente europeo si sono aperte
a milioni di emigrati ti verso ovest.
3. Notiziabilità. Per coloro che vengono dai paesi dell'est Europa l'appartenenza nazionale cancella
l'identità religiosa. Nei giornali e in televisione non si parla mai di un ortodosso, ma di un romeno,
moldavo.
La distribuzione delle parrocchie ortodosse copri tutto il territorio nazionale ma non in modo omogeneo. Lazio,
Lombardia e Piemonte sono le regioni che hanno il numero più alto di parrocchie ortodosse. Ragioni: flussi
migratori legati alle dinamiche del Merc. del lavoro.
Alla fine del 19º secolo le giurisdizioni che avevano luogo di culto in Italia erano solamente 3: il patriarcato
ecumenico di Costantinopoli, la chiesa ortodossa russa e la chiesa ortodossa serba.
Nel 2012 gli ortodossi presenti in Italia sono 1.482.648 contro 1.645.902 musulmani. Più immigrati ortodossi
che cattolici. Cifra simile a musulmani.
3 parrocchie su 4 sono giovani, il 72% è stato costituito dopo il 2000, solo l'8 per 100 sono sorte prima del 1970.
Le parrocchie sono ospitate per il 73% in una sede concessa dai cattolici, mentre per il 27% hanno chiesa o
immobili, anche semplicemente stanze o garage virgola di proprietà o dati in comodato da comuni o altri enti.
Questo dato evidenzia come il rapporto con la chiesa cattolica sia dunque stretto e in molti casi cordiale.
Le lingue più diffuse nelle celebrazioni sono risultate il romeno, italiano, greco, slavonico, russo. I partecipanti
in media sono 103 fedeli domenicali per parrocchia. Le nazionalità più diffusa tra i fedeli sono quella romena,
ucraini, moldavi, russi, greci. 8 parrocchie su 10 fanno attività di catechesi. 7 su 10 svolgono anche attività
sociali o assistenziali, spesso in collaborazione con associazioni parrocchiali e diocesane cattoliche o enti del
territorio. Chiese e parrocchie non riescono a mantenere completamente il proprio parroco, il quale sostiene sè
stesso e la propria famiglia anche attraverso un lavoro secolare.

Capitolo 2 – I sikh.
i sikh nel nostro paese sono diventati negli ultimi anni la seconda Comunità in ordine di importanza numerica in
Europa dopo la Gran Bretagna. Le stime non ufficiali parlano di 220.000 presenze, considerando anche quelle
irregolari. Di queste presenze, la maggior parte è di religione sikh. Stando a dati ufficiali degli ultimi censimenti
indiani, la percentuale di sikh a livello nazionale è pari a meno del 2%, mentre quella degli induisti è pari all'80%
circa della popolazione.
La grande maggioranza di essi proviene dalla regione indiana del Punjab in cui i sikh sono la comunità religiosa
più numerosa. La migrazione indiana in Italia è un fenomeno recente. I primi arrivi risalgono alla fine degli anni
70, la presenza è cresciuta soprattutto dalla metà degli anni 80, in concomitanza con alcuni fattori come la
guerra civile che dal 1934 ha insanguinato per molti anni il punjab. La loro presenza non sembra destare
allarme e questo aspetto può avere distolto l'attenzione dagli studiosi. Nel senso comune prevale un
atteggiamento diffuso di relativa benevolenza verso i sikh, essendo essi percepiti come una presenza silenziosa
e inoffensiva e laboriosa. Inoltre solo negli ultimi anni i sikh hanno cominciato a manifestare apertamente nello
spazio pubblico la loro carta religione come elemento distintivo e definitorio.
Processo di progressiva istituzionalizzazione della comunità religiosa sikh che si è estrinsecato, a partire dai
primi anni 90, nell'apertura di vari gurdwara. Ma lo Stato italiano ancora non riconosce il sikhismo.
Non è contemplata nel nostro Paese perchè la migrazione indiana è recente, e sono percepiti come una
presenza inoffensiva e laboriosa. Per questo molti hanno sottovaluto l'interno delle comunità che in realtà sono
disomogenee.
I luoghi di culto, i gurdwara, devono avere determinate caratteristiche: la presenza del guru granth sahib,
caratteristiche strutturali specifiche dell’immobile adibito a luogo di culto e la celebrazione di funzioni religiose
aperta alla comunità dei fedeli secondo una liturgia consolidata. Ciò ha significato l'esclusione di luoghi
etnicamente misti.
Risultati della ricerca dimostrano l'esistenza di un nesso fra le caratteristiche del radicamento territoriale e
quelle del radicamento religioso.
La presenza degli indiani in Italia è più che triplicata negli ultimi 8 anni, concentrata principalmente nel centro-
nord. La distribuzione geografica dei gurdwara rispecchia le zone di maggiore concentrazione residenziale in
Italia, in modo non proporzionale.
Tutti i gurdwara sono finanziati dalle comunità locali, talvolta anche con l'aiuto di donazioni da parte di altri
templi in paesi della diaspora sikh. Tutti i gurdwara solo diretti a livello organizzativo e amministrativo da un
comitato gestionale che prevede una serie di ruoli dirigenziali, sottoposti periodicamente a verifica e a
possibilità del cambio sulla base di elezioni.
La liturgia è interamente in punjabi (in alcuni recentemente proiettati testi in inglese).
Il pluralismo interno al mondo dei sikh riferendoci al sistema delle caste: esse assumono un significato nel
sikhismo molto diverso rispetto a quello che hanno nell'induismo. La religione sikh afferma che la salvezza non
dipende dalla casta. Ma esse restano una innocua convenzione sociale, costituiscono dei criteri identificativi
che condizionano le relazioni e le pratiche sociali dei sikh. per quanto ufficialmente rifiutati dalla dottrina, nelle
consuetudini sociali e culturali essi continuano ad essere elementi definitori di una identità collettiva in
rapporto alla quale si costituiscono legami e obbligazioni, si strutturano reti Di relazioni, si effettuano scambi e
si organizzano matrimoni. La questione delle caste potrebbe essere alla base di possibili scontri e discussioni
comunitarie, da cui talvolta potrebbero originare nuovi gurdwara. Ad esempio la questione del rapporto fra
sikh ortodossi e ravidasi. Scatenando scontri violenti, armati.
I sikh sono generalmente considerati una comunità molto unita, coesa e solidale, di bravi lavoratori che
tengono alla propria religione. Ciò porta a sottovalutare le dinamiche interne, più articolate e complicate di
quanto si crede.

Capitolo 3 - i musulmani e i loro luoghi di culto.


Chi sono i musulmani? Fatte Salve alcune minoranze note, sono coloro che vivono in paesi nei quali l'islam
appare come la religione predominante o che, come nel caso degli immigrati, ne provengono. In realtà tra i
musulmani possono suddividersi un numero molto elevato di tipologie differenziate.
In alcuni casi ad una credenza vissuta intensamente corrisponde una pratica discontinua e confusa, mentre in
altri casi un rispetto formale dei precetti si Lega ad un sostanziale silenzio sul terreno dottrinale. Anche color
che mantengono un rapporto con la religione come estremo presidio identitario senza necessariamente curare
la pratica.
Si può osservare che nel caso della migrazione mussulmana in Europa l'esito socioculturale di questo processo
sembra presentare in forma particolarmente vistosa un'ampia semplificazione di appartenenza contemporanea
a più contesti, più modelli comportamentali, più stili di vita, più territori vissuti come propri.
La presenza dell’Islam in Italia è per la maggior parte il prodotto di un’immigrazione relativamente recente.
Una prima significativa immigrazione giunge agli inizi degli anni 70, in Sicilia, proveniente dalla Tunisia, poi
misura crescente, durante il decennio successivo quella marocchina e senegalese diffuse in varia misura in tutta
Italia. Dai primi anni 90 il flusso migratorio si fa più intenso e più diversificate saranno le provenienze, e
molteplici i fattori di spinta e di attrazione.
L'immagine dei musulmani viene fatta coincidere con quella di un unico presunto mondo islamico
omogeneamente risentito e aggressivo in cui non ci sono differenze etno-nazionali, culturali, dottrinali,
estranee a questo stereotipo.
Viene imposta una sosta indefinita sulla soglia del mondo in cui sono spesso nati e cresciuti, la componente
mussulmana viene vista, nonostante il radicamento consolidato sul territorio, come un corpo estraneo rispetto
allo spazio reale della cittadinanza.
I musulmani in Italia raggiungono la cifra di 1.645.902. Prima religione italiana dopo quella cattolica.
La presenza islamica è diffusa su tutto il territorio italiano, prevalentemente sulla base della diversa rilevanza
economica delle singole città e regioni. La più presenza è in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte,
Lazio e Toscana.
Sta crescendo la loro presenza nei servizi, dove se ne registra una microimprenditoriale vivace come quello
nell’economia etnica (kebabberie, Phone center, macellerie halal, ecc). l'islam pertanto appare diffuso e visibile
sia in grandi città che in piccoli centri urbani, con la con la tendenza a vivere con una certa intensità il proprio
radicamento, a volte con forme di forte identificazione con il contesto locale, pur mantenendo una larga
disponibilità alla mobilità sul territorio. La presenza islamica in Italia si è costituita in tempi relativamente
rapidi, prevalentemente nel corso dell'ultimo ventennio. si tratta quindi di un Islam migrante, per lo più di
prima generazione, segnato dalla congiuntura politica e culturale dei paesi di provenienza dove in quest'epoca
è notevolmente cresciuta la rilevanza dell’Islam nello spazio pubblico attraverso momenti aggregativi e forme
di associazionismo che inizialmente fanno prevalere la tutela del loro profilo identitario e la rivendicazione del
diritto a mantenere una propria diversità culturale legata all'elemento religioso.
Nel linguaggio comune si tende a definire moschea un qualsiasi luogo di culto mussulmano. In realtà moschee
in senso proprio ve ne sono un numero limitatissimo. Storicamente la moschea è stata ed è sede di una
complessa serie di attività culturalmente rilevanti a partire dall’insegnamento teologico. Esistono in italia solo 3
vere e propre moschee, a milano, roma, catania.
Garage, capannoni industriali, ai bordi delle autostrade, scantinati.
L’islam non figura ancora come “culto ammesso”. Questo fa si che nei piani regolatori dei comuni le moschee
non possano essere concepite come luoghi di culto e accendere ai relativi benefici previsti dalla legge.
Pochi e soprattutto nelle grandi città ci sono i centri islamici. Dove alle preghiere si aggiungono attività di tipo
formativo e culturale.
I centri islamici e moschee in italia sono 665.
Due tendenze:
1. Costruzione di un islam italiano. Sforzi di aggregazioni di musulmani di diversa provenienza uniti dal
riconoscimento della dimensione ormai italiana nella quale si svolge la loro esperienza culturale e
sociale.
2. Ripresa del tema dell’islam etnonazionale.
A queste sue si associano: formarsi di coordinamenti a livello locale e formazione di organizzazioni federali
religioso politiche.
Poligamia e ripudio sono diventate parole di uso comune, di cui è facile immaginare il contrasto con il nostro
ordinamento, improntato ad una eguaglianza di genere e al concetto di famiglia monocellulare. Nei tribunali le
corti sono sempre più spesso chiamate a risolvere questioni in cui la tradizione giuridica islamica assume un
ruolo centrale, faticano nel rincorrere i cambiamenti della società e le mille sfaccettature del mondo
musulmano. In primis perché lo stesso mondo islamico si interroga sulle vie da percorrere. In secondo luogo
perché in tale dibattito non solo il diritto, ma più ancora il tentativo di una sua modernizzazione, giocano una
partita decisiva.
Necessità del mondo musulmano di una giustizia parallela capace di giudicare dal di dietro la vita della
comunità.

Capitolo 4 – Oriente italiano.


Il buddhismo ha origine nella dottrina del principe Siddharta Gautama intorno al 500 a.C. in Nepal. Attraverso la
pratica della meditazione Siddharta raggiunse l’illuminazione. Il buddhismo non ha alcuna divinità, ma
sottolinea come, attraverso la pratica della meditazione e l’assunzione di corretti comportamenti e precetti, il
praticante possa raggiungere l’estinzione del nirvana, che conferirebbe la condizione di illuminato, di libertà
dalla sofferenza dovuta al ciclo di morte e rinascita cui tutte le creature viventi sono sottoposte.
Particolare attenzione è data alla non-violenza e allo sviluppo di sentimenti di amore e compassione e
benevolenza di fondo verso gli altri.
Circa il 6% della popolazione mondiale pratica o aderisce a una qualche forma di buddhismo. In italia 160000
individui. Si stima che in italia siano presenti circa 80000 praticanti buddhisti assidui, di cui circa 20000
immigrati, mentre altri 10000 almeno frequenterebbero saltuariamente i centri buddhisti.
La maggior parte dei centri affiliati all’unione buddhista italiana sono centri di tradizione tibetana o Zen. Il
primo centro buddhista si è stabilito in italia nel 1976.
Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale il governo giapponese promosse una politica fortemente
repressiva nei confronti di diversi gruppi religiosi nel tentativo di imporre il primato dello Shinto, la religione
autoctona del Giappone che riconosce all’imperatore lo status di divinità.
Il tema della nuova religiosità giapponese è molto complesso, e l’esperienza religiosa non permette di
considerare la religione come un campo distinto della vita sociale, quanto piuttosto come una sorta di
condizione naturale dell’esistenza. Non evidenziando alcuna difficoltà ad aderire a più religioni allo stesso
tempo o in momenti distinti della propria esistenza.
Tutti i movimenti giapponesi in italia hanno elementi comuni: il fondatore che viene definito come un
intermediario, un modello di vita per i praticanti; l’impegno di un framework pseudoscientifico estremamente
accattivante nel definire il rapporto tra la realtà terrena e il mondo immateriale come un meccanismo di causa-
effetto-soluzione; il contenuto del messaggio di salvezza che, contrariamente all’esperienza cristiana, include la
promessa di benefici materiali e spirituali immediati legati alla conversione e alla pratica, questi movimenti
offrono tecniche o pratiche rituali mediante le quali il praticante può farsi parte attiva nella soluzione concreta
dei propri problemi fisici, economici o spirituali; costante presenza di una forte struttura organizzativa che
trova il suo vertice nel leader.
Sebbene possa essere considerato come l’espressione di una religione minoritaria, in generale c’è un crescente
interesse per queste nuove forme di religiosità in italia. I praticanti italiani sono per lo più appartenenti alla
classe media e operano nel settore della salute o dell’istruzione. Sono in maggioranza donne, in particolare nel
buddhismo tibetano e nelle nuove religioni giapponesi, sebbene le tradizioni Theravada e Zen annoverino più
uomini tra i praticanti. Chi si avvicina al buddhismo spesso dichiara di aver contattato altre tradizioni buddhiste
prima di convertirsi ad una tradizione particolare.
Centri e templi legati alle religioni orientali si trovano soprattutto nelle regioni economicamente più dinamiche,
nel nord (piemonte, lombarida, emilia), cui si aggiungono toscana e lazio, e nelle grandi città. Più rara la
presenza nel sud e isole.possiamo ipotizzare dunque che la loro diffusione sia favorita dalla modernizzazione e
dalla contemporanea presenza di importanti flussi migratori nella società italiana.

Capitolo 5 – Le Chiese neopentecostali e carismatiche africane.


Le chiese pentecostali e carismatiche africane (ghanesi e nigeriane) sono una realtà relativamente nuova in
italia. È difficile creare una mappatura esatta e precisa di questa realtà religiosa a causa di 3 caratteristiche:
profilazione, mobilità e vulnerabilità. Risultato di un dinamico movimento di persone che hanno dato vita a una
espressione culturale e religiosa in espansione.
Padova concentrazione immigrati nigeriani. Vicenza concentrazioni immigrati ghanesi.
I pentecostali appartengono a denominazioni protestanti o Chiese indipendenti che fondano il proprio credo
nella conversione e nel battesimo dello Spirito Santo, quest’ultimo fonte di doni spirituali. Origini XIX secolo.
I neopentecostali fanno capo al movimento pentecostale in ultima generazione. Le chiese pentecostali hanno
origine recente e pur aderendo al credo della prima generazione delle chiese pentecostali, si sviluppano in
autonomia e indipendenza da queste.
I carismatici possono essere pentecostali, cattolici, ortodossi e di altre confessioni protestanti. Il loro credo è
vicino a quello pentecostale. La nascita del movimento carismatico intorno alla metà del XX. Ciò che distingue i
carismatici dai pentecostali è più la collocazione storica che la dottrina religiosa. I carismatici tuttavia non sono
una diramazione del primo movimento pentecostale, ma una nuova e rinnovata espressione della cristianità.
I neocarismatici seguono la prima generazione del rinnovamento carismatico e rappresentano l’evoluzione
della prima espressione cristiana carismatica.
Tendenzialmente pentecostali e carismatici possono essere definiti anche evangelici. Questi ultimi infatti
credono nella conversione e nell’esperienza della rinascita nello Spirito (battesimo nello Spirito), riconoscendo
la Bibbia come suprema autorità e rivelazione di Dio e credono fortemente nella evangelizzazione ossia nella
condivisione e diffusione del messaggio cristiano. Il percorso storico delle chiese nigeriane e ghanesi iniziò tra la
fine degli anni 80 e inizi 90, periodo con richiesta di manodopera nel settore dell’agricoltura al sud e
nell’industria al nord.
Diverse difficoltà dovute all’inserimento sociale, allo smarrimento culturale e alla mancanza di riferimenti
comunitari. L’inserimento lavorativo non esauriva i bisogni di una popolazione per la quale il legame
comunitario rappresentava una risorsa sociale vitale.
Per rispondere a questo bisogno si creano gruppi di preghiera alternativi a quelli proposti dalle parrocchie
cattoliche o dalle chiese protestanti che non sono state in grado di accogliere i bisogni dei migranti a causa
della barriera linguistica e la diversa ritualità e liturgia.
L’attuale presenza di sacerdoti provenienti dai principali paesi della popolazione migrante e le celebrazioni
liturgiche in diverse lingue sono una realtà relativamente recente in italia.
Prima i promotori di gruppi di preghiera non avevano esperienza di leadership religiosa, né formazione
teologica, ma avevano un solido capitale religioso accumulato, che rappresentano la memoria sociale e
religiosa del paese di origine, profondamente condivisa da tutta la comunità diasporica.
Stima di una chiesa pentecostale e carismatica ogni 100 nigeriani e una ogni 130 ghanesi. Quindi circa 500
chiese pentecostali e carismatiche nigeriane e 350 ghanesi in tutta italia.
Le difficoltà che tali chiese incontrano oggi nel contesto italiano sono riconducibili, in parte una forte resistenza
all’integrazione. I culti sono condotti in inglese e gli stessi pastori e membri fanno fatica a comunicare in
italiano, pur essendo in italia da diversi anni. L’estraneità alla realtà socioculturale e religiosa italiana è infatti
un ostacolo importante, che esclude il proprio progetto evangelico rivolto anche agli italiani. Le chiese africane
pentecostali e carismatiche in Italia sono ancora chiese di 1° generazione.
Il pentecostalismo africano in italia si presenta come un mosaico di piccole chiese. Il tipo di organizzazione di
queste chiese è facilmente riconducibile all’idealtipo “chiesa-impresa carismatica”. La struttura di queste
Chiese è estremamente fluida e leggera.
La moltiplicazione delle chiese pent e carism in ita è anche risultato di forti tensioni secessioniste attraverso le
quali personalità ambiziose lasciano la propria chiesa per fondarne una nuova.
Queste chiese sono un luogo esclusivo delle popolazioni pentecostali africane in italia. Tuttavia, la loro
presenza nel territorio è parte di un processo di pluralizzazione religiosa nel quale la cristianità si presenta nelle
sue diverse tradizioni culturali.
Radicamento, congregazioni (nascono, uniscono, staccano ecc), contatto con il paese avviene solo quando la
loro comunità è già consolidata.
Impatto nella soc italiana è ancora da valutare. Queste chiese risultano un luogo esclusivo dei pentecostali in
italia.

Capitolo 6 – Protestanti, evangelici, testimoni e Santi. Paolo Naso


Sono migliaia le Chiese nate dalla predicazione di Lutero e Calvino. In italia possiamo rappresentare la presenza
protestante in 5 grandi rami principali: calvinismo (chiesa valdese); luterano; metodismo-battismo (Chiese del
“Grande risveglio”); avventisti; pentecostali.
Unico capo gesù, no gerarchie. Prime presenze piemonte e lombardia 1200, ma 1500 prima chiesa calvinista
protestante. Negli anni successivi controriforma cerca di sradicarli. 1848 i savoia determinano svolta nazionali,
promulgando lettere patenti, dando ai valdesi stessi diritti dei cittadini italiani. Così chiesa valdese istituisce un
comitato. Chiesa valdese e metodista si sono fuse. Concentrazioni medio grandi sono al nord, poi sud piccole.
Nel 2012 i pastori delle chiese valdesi e metodiste erano 96, di cui 28% donne. Età media 50 anni.
Gli avventisti italiani sono circa 10000 (adulti battezzati), arrivando a 25000 contando giovani e simpatizzanti.
5000 battisti.
La chiesa valdese mantiene le sue attività attraverso 3 flussi di entrata: entrate dei fedeli; doni dalle Chiese
“sorelle dell’estero”; otto per mille.
La presenza di immigrati nelle Chiese valdesi è stimata intorno al 10%, in quelle metodiste 15%, in quelle
battiste e avventiste 20%, luterani (soprattutto tedeschi) non sembrano intercettare questa realtà.
Poli di massima concentrazione evangelica: torino, genova, roma, palermo, da bologna a piacenza. Con
nazionalità: ghanesi, filippini, africani, coreani, latino-americani.
I modelli di integrazione di queste presenze sono sostanzialmente due: chiese integrate mirano alla piena
inclusione degli immigrati nelle chiese italiane, siano essi nazionali o stranieri, prevale in ambito metodista e
valdese; costituzione almeno temporanea di chiese “di immigrati” costituite su base nazionale o linguistica, nel
quadro però di una strategia di incontro e scambio; questo modello prevale in ambito battista.
Le chiese avventiste hanno una formazione interculturale. Sono orientate all’integrazione, organizzate sia su
base multietnica, sia su base nazionale o linguistica.
I testimoni di Geova. Oltre 3000 congregazioni, 250.000 evangelizzatori di quasi altrettanti simpatizzanti punto
i testimoni di Geova costituiscono una delle comunità di fede più solide nello scenario religioso nazionale. Per
radicamento risale a oltre 100 anni fa. Ha sofferto dure persecuzioni, ed ha subito interpretazioni
approssimative superficiali della sua identità teologica e spirituale.
Il rifiuto delle emotrasfusioni ha costituito la principale criticità dell immagine pubblica dei testimoni di Geova e
una giurisprudenza ondivaga sulla materia ha talvolta riaperto un tema che sembrava chiuso: se da una parte le
norme sul consenso informato sembrano avvalorare le richieste dei membri della congregazione che dichiarano
di respingere il trattamento, dall'altra in caso di urgenza e di necessità il parere del medico sembra talvolta
prevalere sulla volontà espressa in dichiarazione scritta del paziente.
A Roma circa 11.000 testimoni frequentano 85 congregazioni nazionali ma anche 38 congregazioni e 4 gruppi
che per le loro adunanze utilizzano lingue diverse se dall’italiano. Le più numerose sono romene, spagnole,
russe e albanesi, poi cinese, araba, punjabi.
Al fondo i testimoni italiani restano una comunità poco penetrabile e quindi poco conosciuta, perciò più
esposta a pregiudizi e semplificazioni.
Si pongono il problema del loro ruolo nello spazio pubblico interculturale e interreligioso, i testimoni
costituiscono un paradosso: una comunità composta in assoluta prevalenza da italiani, che ha vissuto e subito
la storia di questo paese, che conta un elevato numero di membri e che attende il più alto riconoscimento
istituzionale per una confessione religiosa diversa e dalla cattolica, potrebbe finire per arroccarsi in se stessa e
nel proprio recinto dogmatico.
La chiesa dei mormoni da una parte è largamente sconosciuta e dall'altra presenta peculiarità che hanno
determinato più di qualche pregiudizio. Riconoscono bibbia, più altri scritti venerati.
90 comunità locali, le principali a milano e roma. Primo tempio a roma.
In tempi più recenti l'immagine più comune dei mormoni è quella di missionari americani giunti in Italia
animati da uno spirito osservato con preoccupazione e diffidenza anche quando proponeva occasioni di
conoscenza e dialogo. Il no alla congregazione per la dottrina della fede al riconoscimento del battesimo dei
mormoni, che ha esplicitamente e inequivocabilmente tolto ogni possibile incertezza dottrinale sul fatto che
cattolici e mormoni non condividono neanche il sacramento fondativo dell’identità cristiana, ha rafforzato dei
pregiudizi che sembrano andare al di là del legittima distinzione e differenziazione dottrinale punto i mormoni
non riconoscono la validità del battesimo impartito da altre confessioni, conoscono la Bibbia, ed anche altri
scritti. I mormoni oggi in Italia sono circa 25.000, in prevalenza italiani, ripartiti in circa 90 comunità locali. La
sede amministrativa nazionale è a Milano. l'origine della presenza mormone in Italia risale alla metà dell’800.
Oggi la chiesa mormone dispone di un’intesa al pari di confessioni da molto più tempo presenti in Italia, risulta
evidente che questa comunità di fede avuto una grande capacità di radicarsi in un contesto culturale ostile e
con pregiudizi nei suoi confronti.
Perchè hanno avuto successo rispetto altre chiese: capacità a radicarsi, prima ragione di natura ecclesiologica,
chiesa mormone è centralizzata (come piace ai cattolici, hanno quindi formazione possiblie); connessione con
stati uniti, dove essi accedono anche ad alte cariche istituzionali, quindi dei mormoni ci si può fidare; immagine
di rassicurazione sociale che riescono a trasmettere (matrimonio, no eccitanti, no fumo, alcol, immagine stabile
e positiva).
Il problema è capire se dopo i tempi del pregiudizio ed esclusione, inizieranno quelli del dialogo e della
partecipazione alla vita sociale e culturale del paese.
Capitolo 7 – Ebraismo. Enzo Pace
L'ebraismo vanta una presenza secolare in Italia.
solo una minoranza degli ebrei continua a seguire i precetti religiosi con convinzione. Anche in Italia gli ebrei si
confrontarono con la modernità religiosa, con un articolata dialettica fra posizioni diverse che tuttavia non
giunsero mai a punta di tensioni che in altre parti dell'Europa cambiarono il profilo culturale stesso della
comunità un tempo coese.
L'avvento del fascismo, la promulgazione delle leggi razziali e la persecuzione hanno segnato un punto di svolta
nel processo di auto riflessione che gli ebrei italiani hanno avviato dopo la seconda guerra mondiale.
All'indomani della liberazione gli ebrei erano circa 30.000 (dimezzati), morti, 6000 emigrati, 4000 convertiti.
Progetto ambizioso: ricostruire la memoria e garantirsi i mezzi per farlo. Sforzo per far rinascere la vita
comunitaria, per riaprire le scuole e le istituzioni culturali che il fascismo e la guerra avevano distrutto.
Gli ebrei italiani sono sollecitati dagli eventi politici internazionali a riflettere sulla loro identità: la politica
sovrasta la ricerca di una ritrovata unità religiosa. Quest 'ultimo resta sullo sfondo: ortoprassi di piccole
comunità, memoria religiosa assicurata dai riti domestici senza particolari è chi è impatti sulla società italiana
nel suo complesso.
Gli anni 70 e soprattutto il decennio successivo Segnato dalla firma dell intesa fra il governo italiano e l'unione
delle comunità ebraiche, costituiscono il momento del pieno riconoscimento degli ebrei d'Italia come parte
integrante della storia culturale e religiosa del nostro paese punto da qui comincia un periodo importante che
vede gli ebrei impegnati su più fronti. È la fase forse più intensa e produttiva del dialogo ebraico-cristiano.
Le comunità oggi sono 21. Con circa 24000 unità. Le 21 comunità sono distinguibili in base alla loro consistenza
numerica. Le 2 più grandi si trovano a Roma e Milano, poi Torino, Firenze, Trieste, Livorno, Venezia e Genova.
La storia recente delle comunità ebraiche si confronta con l'arrivo in Italia da più di trent'anni di missionari del
movimento hassidico e messianico Chabad o Lubavitich.

Capitolo 8 – Studi di caso: Torino e Bologna.


Il mondo religioso pentecostale tende generalmente a sfuggire rappresentazioni e definizioni troppo uniformi.
Centralità dell’esperienza religiosa individuale e forte identificazione collettiva, leadership carismatica e forme
organizzative egualitarie, diasporicità e radicamento sul territorio.
La tipicità del contesto torinese, e italiano in generale, sta nel fatto che tali chiese sono in gran parte un effetto
dell’immigrazione. Con gli individui emigrano i loro usi, costumi, dèi, credenze e riti. A Torino hanno ricevuto
accoglienza dalla chiesa valdese.
Funzioni sociali di tali chiese: risorse di identificazione collettiva mantenimento e riproduzione dei propri quadri
sociali che mantengono immagini mitico simbolica del territorio di provenienza. Figura del pastore:
evangelizzazione è punto centrale dove vengono investire risorse, struttura e composizione interna non c'è
standard organizzativo per tutte le chiese, ma in tutte è centrale il ruolo del pastore. Talvolta affiancati da altre
figure come diaconi, famiglia ecc. approccio militante con i membri, es aiuto economico. In alcune sono molto
presenti.
Maggior parte si trovano in periferia (strategico), locali privati, o ospitati da chiese valdesi.
Diasporiche sono le chiese di immigrati che mantengono legami e rapporti con il luogo di provenienza.
Presenza pentecostale sul territorio italiano fin dal 1927. A fine anni 90 arrivo di migranti, In particolare di
africani e sudamericani, che provengono da paesi storicamente caratterizzati da una forte presenza e
dinamicità pentecostale comporta 2 conseguenze rilevanti: la nascita di numerose chiese e movimenti
pentecostali dell'immigrazione, che influisce anche sulle chiese storicamente presenti sul territorio, che vedono
crescere la presenza di stranieri all'interno della loro comunità di partecipanti.
La quasi totalità delle chiese sono state fondate da pastori nigeriani e vedono una prevalenza di partecipanti di
questa nazionalità, soprattutto di donne.
Si segnalano nel panorama religioso una serie di attività servizi rivolti a certe categorie di persone :
reinserimento sociale, corsi di formazione, sostegno alle famiglie , distribuzioni delle bibbie, apertura di librerie,
produzione e stampa di testi ecc.
Dinamicità delle realtà pentecostali e mobilità, territoriale e tra fedi e chiese diverse, degli individui e delle
comunità che le formano. La realtà pentecostale sembra prestarsi facilmente questo mobilità per la mancanza
di organizzazione verticale e centralizzata, per l'approccio transnazionale che la caratterizza, pero la centralità
della conversione e Del rinnovamento individuale del contatto con lo Spirito Santo; il pentecostalismo in molti
casi si delinea come un processo continuo di rinnovamento dell’esperienza religiosa a cui può con rispondere
anche una ridefinizione del proprio percorso personale di credente.
In quasi tutte queste realtà è presente una certa percentuale di italiani, coniugi di membri della comunità o
fedeli che cercano nuovi stimoli dal contatto con altre forme di religiosità pentecostale.
I media rappresentano un canale importante per comunicare il messaggio religioso, infatti pubblicano riviste,
libri di, cd, dvd, organizzano seminari, conferenze, concerti ed eventi di predicazione, campeggi per i giovani,
molte distribuiscono volantini e opuscoli in luoghi pubblici, inoltre alcune chiese hanno dei siti web.
Quello pentecostale è un approccio militante alla religione: a seguito del percorso di conversione è richiesto il
fedele rinato di farsi testimone attivo della potenza dello Spirito Santo e di adoperarsi per le attività di
evangelizzazione all'interno della comunità di fedeli.
Donne tra i partecipanti sono circa 60-70%. in alcune comunità svolgono anche il ruolo di pastora.
le funzioni di culto che solitamente si tengono la domenica, rappresentano solo una tra le iniziative religiose
svolta all’interno delle chiese, ma sono un momento centrale per l'espressione della forza emozionale
pentecostale data dal rinnovamento del legame con lo Spirito Santo. L'espressione corporea della potenza
spirituale è particolarmente accentuata e libera, e le invocazioni, danze e musica assumono un ruolo di primo
piano.
Solidarietà allargata rappresenta un’evoluzione del pentecostalismo classico che da setta si è andato a
costituire nel corso del tempo come forza sociale attiva, creando l’individuo religioso, a partire dal messaggio
pentecostale potenzialmente universale, da forma anche a quello sociale, economico e politico.
Spinta transnazionale e radicamento sul territorio sembrano unirsi per rispondere sia ai bisogni aggregativi, di
identificazione, di costruzione, soprattutto per i migranti, di un quadro di riferimento personali e sociali sul
territorio, sia alla volontà di apertura di ponti di comunicazione e di azione verso il mondo esterno
potenzialmente coinvolgibile nel messaggio pentecostale. Quest’ultimo crea una nuova forma di identità
pentecostale, capace di ricollocare la persona a livello individuale, locale, transnazionale e trascendente.
Chiese pentecostali si collocano in zone urbane periferiche, soprattutto aree industriali, non solo perché spesso
abitate da migranti, ma anche come strategia per evitare tensioni con il resto della popolazione.
Pluralismo religioso in Emilia Romagna. Dal 1993 al 2008 i residenti stranieri sono passati dall’1,1% al 9,7%. Con
maggiore concentrazione nelle province economicamente più attrattive (Bologna, Modena, Reggio Emilia).
42500 cristiani (24600 ortodossi, 14300 cattolici, 3500 protestanti); 34400 musulmani; 3400 taoisti; 1600
buddhisti; 1400 induisti, in un totale di 86700 stranieri.
Bologna migrazione e pluralismo interconnessi. Oscillazioni migranti tra inclusivismo (desiderio di aprirsi alle
altre comunità) e esclusivismo (abbandonare chi non appartiene alla stessa comunità)
Gli immigrati negoziano la propria presenza, manipolando la tradizione da cui provengono per dare senso alla
nuova collocazione. Si appropriano della città, delineando mappe cognitive e spazi d’appartenenza che in part
ricadono entro i suoi confini e in parte li travalicano.
Islam. Prima area nazionale per numero di moschee, calcolato sulla base della popolazione residente, ovvero
una moschea ogni 36000 abitanti. Islam maggiormente etnico, musallaiad rispetto ad etnia, dall'altra parte
islam inclusivo ad altre etnie
Protestanti e pentecostali. 13 chiese protestanti e pentecostali. A bologna frequentate da immigrati di varie
provenienze, in prevalenza africani, la cui presenza, in alcuni casi maggioritaria, obbliga al confronto fra
sensibilità religiose e produce trasformazioni sul piano liturgico, mettendo alla prova la disponibilità delle
comunità locali ad accogliere la diversità. La maggioranza degli immigrati protestanti appartiene a
congregazioni di matrice neopentecostale. Si tratta di comunità che nascono spontaneamente.
Ortodossia. Delle 16 giurisdizioni presenti in Italia ne abbiamo 4 a Bologna (russa, romena, greca, copta), con 7
congregazioni. Esistenza di luoghi di incontro mobili e saltuari, cappelle cimiteriali, diaconie presso penitenziari
e ospedali. Le parrocchie sono in gran parte ospitate presso cappelle e chiese cattoliche in disuso: dato che
evidenzia stretto rapporto con chiesa cattolica, anche se non privo di tensioni.
La parrocchia è il primo veicolo di integrazione fra il vissuto personale dell’immigrato e la comunità ospitante,
nel rispetto dei percorsi differenziati di avvicinamento culturale.
Le culture più lontane come la filippina o la srilankese tendono a privilegiare l’etnia come criterio di
appartenenza e distanziamento, nel timore di perdere elementi importanti delle proprie radici: altre, come
quelle latino-americane, tendono a privilegiare un percorso che esalta l’appartenenza al cattolicesimo,
mettendo in secondo piano la dimensione etnica e accelerando il processo di assimilazione.
Topografie minimaliste: Comunità tamil dello Sri Lanka. Le cerimonie indu, per l’assenza di luoghi ufficiali
deputati al culto, si svolgono negli stessi locali che ospitano le lezioni di lingua tamil per bambini. Si
riproducono così, su scala miniaturizzata, i riferimenti simbolici della religione. I tamil non includono nei loro
incontri persone di altra provenienza, mentre ai loro riti partecipano speso tamil cattolici. A questo
esclusivismo etnico corrisponde la disponibilità a contaminazioni culturali.
Altre religioni. Comunità ebraica di antichissimo insediamento in città. In espansione sono le religioni di
derivazione cristiana, come i Testimoni di Geova, i mormoni e i seguaci del reverendo Moon con una sede a
testa. Dianetics-Scientology ha due sedi. Esistono 4 luoghi di incontro massonici. Almeno 10 centri spirituali e
religiosi di matrice hindu e 7 di matrice buddhista o taoista. Anche altre nuove forme come: aggregazioni
astrologiche, gnostiche, antropofisiche, rosacrociane, sciamaniche ecc, che si instaurano in luoghi non
specificamente religiosi (palestre, ristoranti, centri benessere ecc.).
Islam in emilia romagna. Mutevole e sommersa e in piena crescita. 122 luoghi di culto totali , distinti tra
moschee, musallayat, confraternite sufi e musallayat etniche.
Chiesa Eben Ezer. In perferia di Bologna è presente un luogo di culto pentecostale gestito da un pastore
italiano, nel quale hanno sede 7 comunità: eritrea, filippina, cinese, srilankese, romena evangelica, romena
battista e comunità italiana interetnica.
Crescita spirituale e numerica. Ogni singolo fedele libero di entrare e uscire e anche di creare un gruppo a
modo suo. La chiesa madre ha come caratteristica quella di ospitare sotto lo stesso tetto una serie di altre
chiese, comunità religiose non troppo numerose, che si distinguono per l’origine dei fedeli e l’uso della lingua di
provenienza nel culto. Ciò crea un vero e proprio senso di comunità e permette soprattutto a chi non parla
italiano di essere coinvolto. Casa d’accoglienza collegata alla chiesa consiste in un dormitorio, mensa e zona per
uffici. Gli abitanti sono famiglie in difficoltà, accoglienza anche a chi non rientra nei canali istituzionali. Comune
assicura copertura finanziaria.
Anche una donna potrebbe diventare pastore (cosa vietata nelle altre comunità).
Nessuna delle comunità incontrate nella ricerca sembra attaccata a quel luogo o a quelle persone. Esse
piuttosto sembrano muoversi e vorrebbero farlo.
La compresenza e la condivisione di spazi comuni non sono necessariamente simbolo di integrazione e che la
condivisione di uno stesso orientamento religioso (pentecostale) non è sufficiente a creare relazioni
interetniche.

Capitolo 9 – Studi di caso: Roma, Castel Volturno, Palermo, Mazara del Vallo.
Difficile parlare oggi di secolarizzazione; più attendibile semmai l’ipotesi di una diversa richiesta del sacro, che
alcuni vedono come un re-incantamento. Sostenibile con riguardo alle credenze orientali (buddhismo,
induismi), oggi molto presenti, meno sconosciute di una volta. Una tendenza al re-incantamento avvertibile in
certi ambiti cristiani.
Multireligiosità romana: effettiva eterogeneità che la caratterizza sia per i relativi trascorsi storici,
estremamente vari e sfaccettati.
Gli stranieri residenti nel Lazio sono 542.688, di cui l’81,6% vive nella provincia di Roma. Età media 38 anni, con
80.000 minorenni, la metà di loro nata in Italia. Romeni 153000, 30000 filippini, 20000 polacchi, 15000
bengalesi, poi albanesi, ucraini, cinesi e moldavi.
Luoghi di culto: cattolica 153, ortodossa 38, protestante 28, ebraica 7, musulmana 23, orientale 11.
Roma non è soltanto una città, ma anche un ideale, un sogno, un luogo a sé, fuori dal tempo ma talmente
contingente da risultare paradosso: innumerevoli provenienze, credi e prospettive che si trovano innanzi gli
stessi grandiosi monumenti. Nella provincia dinamiche più lineari e concentrate, ciononostante l’aumento
dell’eterogeneità di culture in questo frangente lascia presagire un futuro di parziale allineamento. Possiamo
ritenere che la roma multiculturale sia un autentico laboratorio sociale, cui l’identità, volente o nolente, colpita
o esaltata, pulsa e si ricostruisce, continuamente; un ciclo in cui la religione mantiene quel ruolo ambivalente,
ma sempre centrale, di centro di gravità, di motore e viva energia.
Castel Volturno in provincia di Caserta raccoglie 15000 immigrati, in maggioranza provenienti dall’Africa.
La presenza di immigrati in un territorio fortemente segnato da attività di criminalità organizzata ha posto
interrogativi sulle connessioni fra il fenomeno migratorio e la malavita locale, che sfrutterebbe la manodopera
nera nel mercato della prostituzione e del traffico di droga e avrebbe stabilito un accordo di collaborazione con
le costituite organizzazioni criminali africane. Nascita e crescita repentina di congregazioni e Chiese evangeliche
africane in tutta l’area a partire dagli anni 90.
A castel volturno e territori adiacenti sono presenti 40 chiese evangeliche africane, in maggioranza pentecostali
e indipendenti. I luoghi di culto sono più visibili ed esposti. All’interno del confine delimitato, esistono 15
congregazioni organizzate su base etnica, di cui 13 pentecostali o indipendenti. Dal punto di vista dello status
giuridico, quasi tutte le chiese sono registrate regolarmente come associazioni culturali e dotate di uno statuto
che ne giustifica l’esistenza.
Le chiese africane di castel volturno consiste in 3 tipologie dai confini porosi e non rigidi:
1. Le chiese rigenerate, sono le comunità fondate negli anni 80 dai militari americani presenti sul
territorio, rivitalizzate e trasformate dall’arrivo degli immigrati africani. Il percorso formativo dei pastori
di queste chiese è solitamente chiaro e documentato. All’attività religiosa vengono affiancati
programmi civili.
2. Chiese con una leadership forte, che si caratterizzano per la presenza di un leader riconosciuto e
carismatico. La formazione spirituale e teologica del leader non è sempre documentata e la
legittimazione del ministro avviene attraverso il racconto di una storia di predestinazione al ruolo di
custode di anime. Comunicazione pubblica, anche attraverso i nuovi media per la trasmissione della
parola e il rafforzamento della collettività religiosa.
3. Chiese comunitarie, congregazioni dalle caratteristiche variegate, accumunate dalla presenza di una
comunità forte e coesa, all’interno della quale la distribuzione delle responsabilità è poco concentrata.
Il pastore è il leader spirituale e guida morale per i fedeli, ma non svolge questo ruolo in una posizione
di preminenza, essendo affiancato da altri ministri e membri di chiesa anziani.
In tutte le congregazioni la lingua veicolante è l’inglese. Le chiese sono stabilite in ex capannoni industriali o
appartamenti privati.
Chiese evangeliche africane di Castel Volturno. Promuovono la socializzazione dei fedeli, costituiscono reti
sociali a forte solidarietà interna e permettono di ridurre l’ansia dello spaesamento connessa all’esperienza
della migrazione. Per tali motivi, l’adesione alle chiese non è una scelta di carattere puramente religioso, ma è
determinata dalla prossimità culturale in termini di rito e modalità di svolgimento dei culti, che queste riescono
a ricreare nel contesto italiano.
Le chiese pentecostali sono in forte crescita, oggi uno su 4 cristiani lo è, tra pochi anni lo saranno uno su 3. A
discapito delle altre chiese storiche.
Chiese evangeliche africane rischiano di diventare una forma di esclusione sociale e di ghettizzazione.
La mancata realizzazione di politiche d’integrazione e l’assenza di un riconoscimento istituzionale del fenomeno
nello spazio pubblico hanno plasmato le congregazioni come ambienti chiusi e impermeabili agli stimoli esterni.
Tunisini a Mazara del Vallo. La più araba delle città siciliane, con circa 3000 stranieri residenti, quasi tutti di
religione islamica. Nella sua storia millenaria un lungo contatto arabo-islamico. La comunità stanziale tunisina,
grazie ad una locale società accogliente, passivamente tollerante, vive a tutt’oggi una coabitazione grosso
modo senza pregiudizi razziali. Per la maggior parte gli stranieri sono impegnati nell’agricoltura, o come marinai
e pescatori. Nella Casbah si vive secondo l’uso arabo-islamico, e l’intero quartiere è scenario di un forte
richiamo alla cultura originaria. Nella Casbah vi è la moschea, alloggiata in un garage, è riconosciuta come un
luogo di culto importante. Vi è anche la scuola elementare tunisina, dove si insegna arabo, francese, il corano e
la disciplina, ma non l’italiano.
La chiesa cattolica mazarese sta provando a costruire un opportuno incontro interculturale e interreligioso
tramite due sue strutture: il centro mediterraneo di studi interculturali e la caritas diocesana.
La scuola tunisina non studia l’italiano. E la scuola italiana non studia l’etnia arabo-islamica. Per i seguenti
motivi: da una parte i tunisini hanno paura che l’occidente con i suoi modi lascivi e permissivi possa minare i
valori della tradizione islamica; dalla parte occidentale c’è il timore che una eccessiva apertura possa
islamizzare l’occidente, creando un deficit sui diritti della persona e nella visione democratica della società.
A Palermo tra città e provincia si contano circa 15000 musulmani, per il 90% sunniti. I musulmani per pratiche e
rituali e organizzazione interna adottano un sistema di autogestione. Un’unica moschea ufficiale, più un'altra
decina di luoghi di culto islamici.
Molti musulmani denunciano il fatto che a causa del pacchetto sicurezza varato dal Governo italiano, si
registrano continui controlli nei luoghi di culto.
A palermo il fenomeno pentecostale si è diffuso mediante la predicazione e la missione evangelica di fedeli e
leader provenienti dall’africa occidentale che hanno contribuito alla nascita e alla diffusione delle chiese
pentecostali su base etnica, principalmente di origine nigeriana e ghanese. Questi flussi migratori hanno
prodotto novità importanti sul piano sociale e sul piano religioso, modificando anche la fisionomia del
protestantesimo nel territorio palermitano sia a causa della loro inclusione in chiese locali già esistenti sia per la
costituzione di comunità indipendenti. Il pentecostalismo africano può essere descritto come un mosaico di
piccole chiese che rappresenta le più diverse tradizioni della cristianità. Esse esplicano una funzione
aggregativa, di apprendimento e socializzazione in quanto rappresentano per gli individui una valenza
identitaria molto forte. I fedeli trovano una valida alternativa a una ordinaria vita da migrante.

Capitolo 10 – I tamil in Emilia-Romagna e Sicilia: identità e meticciamenti. C. Natali, G. Burgio


Le pratiche religiose comunitarie dei tamil srilankesi induisti residenti in Emilia-Romagna sono considerate
pratiche sommerse. Sia per le caratteristiche dei suoi luoghi di culto. Sia per l’assenza di qualsiasi forma di
comunicazione esterna, assenza di partecipanti che non siano tamil. Larga partecipazione alle cerimonie tamil
induiste di tamil cattolici, per i quali la componente etnica sembra prevalere completamente sulla componente
religiosa, anche in virtù delle ben note potenzialità inclusiviste dell’induismo. In assenza di specialisti rituali, li
sostituiscono con altri membri della comunità, questa legittimazione è connessa all’invisibilità delle pratiche
religiose.
La partecipazione alle cerimonie hindu non è percepita come una dichiarazione di appartenenza religiosa,
quanto piuttosto come un’adesione a pratiche culturali condivise.
La pratica cattolica tamil non esclude affatto la devozione nei confronti delle divinità hindu, divinità accanto a
figure religiose della tradizione cattolica. Analogamente, i tamil induisti sono spesso i protagonisti di
pellegrinaggi presso santuari cattolici come San Luca a Bologna, Sant’Antonio a Padova, e il santuario di Santa
Rosalia a Palermo. Tali pratiche rispecchiano la permeabilità rituale esperita nel paese d’origine, nel quale non
viene avvertita alcuna contraddizione nel frequentare e rispettare luoghi di culto differenti.
L’assenza di edifici espressamente dedicati all’attività culturale, e la mancanza di specialisti rituali, ha prodotto
un fenomeno peculiare: la realizzazione di un tempio di Parvati, collocato all’interno di un negozio di alimentari
gestito da tamil a Reggio Emilia.
La comunità tamil dello Sri Lanka presente a Palermo è la più grande d’Italia, la terza al mondo.
Per un cattolico italiano accostare la spiritualità cattolica a quella hindu è irreligioso, mentre per un induista
questo appare possibile. A Palermo i tamil si mostrano come cattolici e hindu contemporaneamente.
Il culto di Santa Rosalia non è comune solo ai cristiani ortodossi, ma anche a tutti i Cergashi e Khorakhanè
Shiptari, rom macedoni e rom musulmani. I rom tradizionalmente adottano la religione maggioritaria presente
nel paese dove si stabiliscono. Tale flessibilità comporta inevitabilmente la conservazione di elementi
preesistenti. Da loro vissuta come una simbiosi tra una preesistente attitudine etico-religiosa e i
comportamenti rituali mutati dalla nuova religione.
Alcuni immigrati portano con sé una sensibilità religiosa che incontrano una condizione di marginalità sociale e
di scarsa integrazione, fa da lievito a nuovi fenomeni sincretici. Sincretismo è un processo poliedrico di
trasformazioni che coinvolge soprattutto alcuni tipi di marginalità sociale, e tra questi i migranti. Il sincretismo
corre così il rischio di riprodurre un rapporto di tipo postcoloniale.
La migrazione, implicando anche il contatto tra diverse religioni, correrebbe inevitabilmente dei rischi culturali
a tutti, e specialmente ai bambini, i quali ricevono una educazione religiosa e culturale profondamente
confliggente con gli standard della mentalità pubblica.

Capitolo 11 – Cattolici dal mondo in Italia. M. Chilese, G. Russo.


Il cattolicesimo dagli anni 90 mostra una rinnovata vitalità, una diversificata partecipazione degli italiani ai
rituali liturgici, cui si affianca anche una ripresa di attenzioni nei confronti del sacro. Però non si escludono
profonde differenziazioni all’interno della popolazione dei credenti cattolici: flussi migratori crescenti rendono
il panorama di credenze, pratiche e atteggiamenti sempre più composito, conferendo al cattolicesimo un
aspetto diversificato. I movimenti delle popolazioni mutano i riti e le pratiche culturali: le popolazioni si
pluralizzano anche dal punto di vista religioso, per effetto di una globalizzazione che inevitabilmente produce
culture ibride e relativizza la nozione di identità di un intero paese.
Circa 650 centri pastorali nel 2011. I centri pastorali sono organizzati seguendo il criterio della nazionalità o
riferendosi all’etnia o lingua. A nord prevalgono i centri pastorali per cattolici ucraini, al centro per i cattolici
filippini e al sud ucraini, e isole per i cattolici srilankesi.
La ripartizione dei gruppi nazionali per maggiori comunità religiose risulta caratterizzata per quanto riguarda i
cattolici: filippine (120.000), polonia (115.000), perù (105.000), ecuador (92.000), albania (84.000), romania
(78.000).
Può capitare che la stessa chiesa/parrocchia sia luogo di culto e incontro per comunità diverse, o si trovino a
celebrare insieme.
Il centro pastorale offre un sostegno alla cultura religiosa del paese d’origine, è luogo d’incontro per la
preghiera, ascolto della parola e la catechesi. Promuove la collaborazione e solidarietà aiutando ad esempio le
persone nella ricerca del lavoro e della casa, nell’affrontare problemi di salute, nella conoscenza dell’italiano.
Il forte ancoraggio con il paese di provenienza di cui tali gruppi mantengono prevalentemente riti, tradizioni e
lingua. Le comunità indagate oltre alla liturgia ufficiale celebrano feste specifiche relative al paese di origine di
cui utilizzano la lingua o i vari dialetti, ricorrendo all’uso dell’italiano solo nei casi in cui si condivida una sede
frequentata per il 50% da italiani.
La partecipazione ai riti è variabile e solitamente raddoppia durante le festività ufficiali. Emerge partecipazione
femminile, mentre minore partecipazione delle seconde generazioni e degli italiani.
Fondamentale ruolo della parrocchia come veicolo di integrazione fra il vissuto personale dell’immigrato e la
comunità ospitante, nel rispetto dei percorsi di maggiore o minore avvicinamento culturale. l’avvicinamento
alla religione cattolica non li allontana alla loro tradizione e abitudini culturali. Le comunità latino-americane
privilegiano un percorso che esalta la comune appartenenza al cattolicesimo, mettendo in secondo piano
l’appartenenza etnica, no resistenza culturale, ma evidenziano la comunanza della fede cattolica e le sue
pratiche, seguendo ad esempio la messa in italiano, e questo può essere un tratto facilitante per rinnovare la
propria identità d’origine.
Le comunità ucraine, per quanto ben integrate nel territorio italiano, percepiscono il ruolo della chiesa cattolica
talora come impositivo nella pretesa di cambiamento di alcune tradizioni o rituali del popolo ucraino.

Capitolo 12 – Le nuove generazioni. Annalisa Frisina.


È dubbio che i cambiamenti debbano essere laceranti e necessariamente provochino delle fratture familiari: più
spesso i conflitti danno spazio a negoziazioni tra genitori e figli, che si riappropriano in modo più o meno
creativo del patrimonio di simboli (religiosi e non) messo a loro disposizione. Il potenziale innovativo della
gioventù necessita di particolari contesti storico-politici per passare all’azione e della riflessività degli attori
sociali. Questa presa di coscienza non riguarda tutti i giovani allo stesso modo ed esistono significative
differenziazioni interne.
Giovani musulmani. Eventi traumatici come le guerre hanno l’effetto di unire una particolare coorte di
individui, rendendoli una generazione attiva, oggi è plausibile parlare di una generazione “dopo 11 settembre
2001”. La loro appartenenza religiosa all’islam è legata alla loro concezione della cittadinanza. Emergono
diversi modi di viverla e praticarla:
flexible citizenship -> legami transnazionali come delle risorse materiali o politiche.
Muticultural citizenship -> chi enfatizza la propria capacità di superare confini quotidianamente.
Dissenting citizenship -> chi rifiuta di sentirsi un capro espiatorio e l’alieno di turno.
Giovani pentecostali italo-ghanesi. Tra loro c’è un gruppo di giovani che si sentono anche italiani e vivono
questa invisibilità come una discriminazione. In Italia non tutti i cristiani sono uguali. I cattolici credono di avere
il copyright del cristianesimo.
Giovani sikh italo-indiani. La rappresentazione pubblica dei sikh in Italia è caratterizzata dallo stereotipo
positivo dei pacifisti e bravi lavoratori. A volte questa immagine diventa caricaturale, con l’effetto di
ridicolizzarli. La rappresentazione benevola dei sikh però non è onnipresente ed eterna. Riconoscere un sikh
non è solo una questione di cultura materiale, di simboli da indossare, ma anche una questione etica, di cuore,
che non può essere reso visibile. I giovani sikh nati o cresciuti in Italia hanno dato voce alle aspirazioni di
cambiamento diffuse tra le nuove generazioni.
La religione diventa una risorsa comunicativa per negoziare le tradizioni familiari, che vengono messe in
discussione in modo più o meno radicale. I matrimoni combinati possono venire rifiutati o presi in
considerazione solo a certe condizioni, in primo luogo che le caste restino fuori.

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