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te di reparto di fanteria, Propo-
sto per due decorazioni al V.M.
Rientrato in Italia per un bre-
ve periodo di licenza e qui sor'
preso dagli awenimenti del 25 lu-
glio e dell'8 settembre 1943, fu
fra i primi ad adoperarsi per la
creazione di un'organizzazione po-
titica di difesa dei beni e interes-
si italiani, improvvisamente ab-
bandonati alf ira e all'invasione
di molti eserciti stranieri dai
governanti badogliani. II 12 set-
tembre, aperta la Federazione Fa-
scista di Forli, assumeva l.'inizia-
tiva di far riprendere il funziona-
mento della Prefettura e di tutti
gli altri uffici di governo della
zorìa"
Delegato al Congresso di Vero-
na del 15 Novembre 1943, fu suc-
cessivamente chiamato a dirigere
,, La Gazzetta di Parma » e ad as-
sumere la reponsabilità politica
di una vasta zona della pianura
padana.
Nominato da Mussolini Vice Se.
gretario Generale del Partito Fa-
scista Repubblicano, guidò la Di-
rezione Nazionale a Milano.
Catturato sulla strada di Dongo
e successivamente sfuggito alla
polizia partigiana, Romualdi fu
per trenta lunghi mesi, benchè
condannato a morte e braccato,
l'anima e l'organizzatore di ogni
tentativo di ripresa e di lotta
clandestina.
Ideatore e iniziatore a Roma,
Pino Romualdi è nato a Dovia insieme ad alcuni amici, del
di Predappio, in provincia di For- M.S.I., Romualdi ne diresse pra-
lì,quarantanove anni fa. ticamente l'attività e ne determi
Laureato in Scienze Politiche, nò l'indirizzo politico fino al
giornalista professionista, ha par- giorno del suo clamoroso arresto
ticolarmente curato studi di po- in Via Bocca di Leone il 17 mar-
litica, di economia e di diritto zo 1948"
internazionale e coloniale, colla- Assolto e rimesso in libertà do-
borando a pubblicazioni e rivi- po tre anni e mezzo di carcere
ste specializzate e dirigendo vari e quattro processi, Romualdi ri
giornali quotidiani e settimanali. prese, finalmente fuori dalla clan-
destinità, la sua attività nel M.S.I.
Volontario in Africa Orientale Due anni dopo veniva eletto De-
ncl Battaglione Universitario putato al Parlamento per la cir-
u Crrrtnlor-rc e Montanara ", fu poi coscrizione di Roma e rieletto nel
volontario c combattente sul 1958 per lc circoscrizioni di Ro-
I rrrrlc grcco-iìlbanese, comandan-
ma e di Bologna.
Pino Romualdi

L'ORA
DI CATILINA
Rivoluzioni e colpi di Sruto
nelt Europa moderna

Ediiioni T. E. R. - Roma
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Pino Romualdi

L'ORA
DI CATILINA I
Proprietù letteraria riservo,ta,
Rivolwzioni e colpi di Stato
nelt Europa moderna

Edizioni T. E. R. - Roma
Pino Romualdi

L'ORA
DI CATILINA "
Proprietà, letteraria riserva,ta
Rfuolwzioni e colpi di Stato
nelt Europa moderna

Edizioni T. E. R. - Roma
NOTA DELL,AIJT'ORE

ll saggio fondamentale di questo libro, commento al


trltltcrrimo yolume di Curzio Malaparte « La tèchnique du
t'ttttp d'Étatrr, fu scritto in carcere, a Regina Co,eli, fra il
Irtglio e tl novembre del 1948. Ha quattordici artni, quindi,
li tronostante tutto li dimostra!
Malaparte, intanto, dopo molti viaggì e molte nuoye
(trtycnture po'litiche, spirituali e letterarie, è partito per
I'ttltirua volta. E io, dopo il lungo carcere, ho gustato la
libertà democratica. Anzi, ne ho fatto abbondante espe.
rittnza. A Montecitorio, nel mio partito, nel Paese. Non
lut trovato gran che d,i interessante, né qualcosa che mt
abb ia at t o so s t anzialment e ca, nbiare idea sull'ar gomenta
-f

in questione.
Non yi è dubbio però, che per quanto riguarda la tec-
nica del colpo di Stato, gti avvenimenti politici e militari,
le rivoluzioni e le guerr,e di questi ultimi anni abbiano pro"
spettato qualcosa di nuotto che yale la pena di esaminare.
Co,sa che ho fatto con alcuni s.critti d,a me pubblicati
su « l'Italiano», con lo pseudonimo di << Trestelle», e in
parte inediti, che raccolgo ora in uolume insieme ai tecchl
Era un impegno da me preso da tempo con gli amici
c i lettori de ,, l'Italiano ». Mi auguro di averlo assolto
con cult, f,acendo cosa non inutite e non priva di qualche
i.nteresse anche per altra gente, -t'ra la non molta cuì stan-
no, a. cuore queste faccende. Facce,nde sgradevoli, forse, ma
l'importanza delle quali resta fondamentale per vivere in
Ithertà, in una società. c,ivile, ,responsabilmente ardinata
conscia dei compiti che in questa terra so.no propriì del-
l'uomo.
P. R.
llo,ma, ottobre 1962.
PREMESSA

Nel 1933 un caro amico, oggi morto, mi fece


leggere "La téchni,que' du coup d'Etat" d;i Cr.wzi,o
Malaparto.
Il libro ara stato pro,i,bito dal gotserno fasvi-
sta, e Pau.tore trnpri,gi,onato.
Di, Md,apa.rte aoetso già. letto "L'intellì,genza di
Lenì,n" e "Le Bonhomme Lènina", nonchè "L'Mc,i-
tal:iano", dallo stesso mnico chi,a:rnnto - non so bene
perchè - le rim"e ciruiche.
Era il magnifico tempo dei miei aent'anni. Il tem-
po in cui, ì,o, benchè fasci,sta da sempro e gi,à pro-
fondarrtente corwùnto delle màe ide,e, mi, studinuo
di, conoscere il pensiero degli altrl, e oeni.oo batten-
do caparbi,amiente alle porte del sìpario che ùl na-
scente conformitrno e la sciocca pi,aggeria staoano
creando tra no,i, e gh aoaersari. Mi fiori,aa il gwto
del proibito. Cià qualche tempo prima, i,n un molto
giotsmile arti,colo, prendend,o lo spunto da una ma-
nifestazi,one ginnico-niiktare mal riuscita, ma ugual-
mente esaltata d,alla solita stampa, mi, ero scagli,ato
contro l,a ryedominante tendenza a ilìr bene di tut-
to, sostenendo che l.a. ciltica era un concorso di in-
telligenza che era pericoloso da parte del fascismo pri,mere nos$tno, Al contrafi,o, ho creduto di contri,-
rifiutare. bui,re modestamerùe a liberare ì,1 mio popolo da cer-
L'articolo, ingenuamento ,i,nt'itolato "La oerì,tà oa ti oincoli, nazi,onali od internazionali che, a mi,o ats-
nu,da", mi procurò le prime serio noie. oiso, ne im,pedirsano o ne impeiliscono il l;i,bero soi-
"La téchnique du coup d'Etat" r,ni, piacque. pe- loryo. Nè ho oenduto ad alcuno la mì,a coscienza
rò non mi, conrsinse. Farticolarmonte perchè facer:a e la mia digni,tà.
ri,sal,ire alla tecnica problemi che, a mio arsDiso, non Non ho sentito mai il bi,sogno, pur sentendo quel-
sono della tes"ti,ca soltanto. lo di critica.re e criticando, di scegliere la libertà.
Ma mon mi scandalizzi. Ltalgrado i, conformisti, i piaggiatori. gli approfit-
La m,oderna tecnica del col.po di Stato era in tatori che spesso mi hanno mal giudicato per certe
quel hbro ben studiata e definita. Sì, ara Dero, tra mi,e insofferartze e hanno ceraato a aolte di col-
e ri gh e f o rio an o abb o ndant om,ent e m ali gnttà, lirs o r e,
I i,
pirmi,, mi, sono sentito sernpre perfettamente libero:
bugie e troppo antore dd tesi, nonchè il pessimo gusto conla può sentirsi li,bero u.n uormo, cosciento dì, aì,oe-
di apparire originale ad ogni, costo. re in una soci,età, oerso la qua.le sente d,i aoere de-
Ma ciò non nuocarsa all'analisi della moderna toc- terrninaùt-dooe,d: sampre gli stessi, *- ì,n mi,sura mag-
nica del colpo di Stato, così chiaramonte delineata gi,ore o minore in damocrazia e i,n dittatura.
cla appari,re di wna semplicttà sconcertante. -
Come tu,tto nel,la oi;ta, la li,bertà si, paga; sl, paga
Da que:l, tem,po scno passati quindicì amni, duran- i,l proprio diritto alla uitica; si paga il diritto di di-
te i quali ho continuato a difondere con srncera p(B-
fendere la ryoprf,a personalità, specialmante quan-
sione e con accani,rnento, i,n pace a in guema, La do i pi,ù hanno Nrutncì.ato alla loro.
am,ata "tirannide". Ma non amo coloro che "scelgono" la libertA.
Dietro le mi,e spalle sano ormai tanti morti e tante Non ho rispotto alcuno per i l(rarscenko (L), i qu.alì,,
speranza cadute. per ooler essere maestri, di, lì,bertà, fi,ni,scono per es-
Ancha il ti,ranno à morto. Xl tiranno che amai co- sere maestri di oigliaccheria.
nta l'incamazione dal,la oolontà disperata del!.a mia Al tarmine delle Wgna che seguono, ho detto
?atùa e del mio Ttopol,o &i essere grandC, felici, e tì,- ch,e la libertà è un fatto Wramente soggottirso: u.na.
beri, al,fine, dopo socoli di miseria a d;i sensaggio. quosti,ono di di, gnità.
Nel sensire la "tirannide", non ho mai, inteso op- La aera m,inaccia alla libertà non è la tecnica
10 tl
del colpo di Stato, ma la aìgliaccheria ed il sensi,li- rali dello Stato Maggi,ore, ai federal,i,, ai, prafetti e a
*mo degll uomini. tutte le altre gerarchie del Regime, le dirsise, i di-
Non nego che la di,ttatura concili, il sensiksmn; stintioi, le decorazi,oni,, lo sciarp'e non dispiaceDano
rnt se si può carye e gi,usti,fi.cme quello dei pooeri affatto. E chi non ne era entusiasta si guardaoa bene
diaaoli, non si, pud f,are altrettanto per quello dei dal dirlo. Per pi,acere a Mussolini, essi atsrabbero tran-
poùenti: degli uomini, che, assuntendo ,posti di re- quillamente oestito qu,alsi,asi, uniforme.
sponsabiktà i,n regime di dittatura, si studiano sol- Si, racconta ora da molti che, da Grand,i in gtù,
tanto dì, piacere al tiranno, a di,rnenticano le propri,e la maggior parto deì, capi non ooleoa la guerra a
responsabilità. Essi, ed essi, sol.n, sono i oeri responsa- fianco dei tedeschi.
bik del sensilismo e della oigliaccheria degli altri. Se ciò è oero, è gi,usto che la gente si chieda per-
Qu,ando appare nella storia un uonlo della sta- chè non se ne andarono, perchà non protestarono,
twa di Mu.ssolini, è fatale che d,hsenga un tiranno. perchè non ebbero un solo atto dindipendenza. Par-
Ed è inutile e soprattu,tto dannoso opporglisi,. chè allora e non tra anni dopo, allorchè ogni p,ic-
Ciò che è utile inooca, anche al fine di, salome il colo turbamento potersa essere (come fu) fatate al
tiranno dngli ineattabili emoù, e ln particolare dalla Paese, essi non chiesero la conuocazione de'l Crayt
"i,nopportunità contì,ngonte" - poi,ché alla fino ognì, Consi,glioP La oerità è che la loro preoccupazione
tiranno soffre di presbitisrno e di storiomani,a - è ser- era soltmtto quelln. di non cadore in d;i,sgrazia. Anzi-
uirlo con di,gnità, disporsi, a pagme le conseguenze chè la l;ibertà, essi difendeDano il loro posto: il
della ryopria critica e della propri,a indi,pendenza di, propri,o presti,gio di Ministri, dl Sottosegretari e
carattere. Si dice (ad'ameno esempio) cho alla m^ag- non la loro d,i,gnità dì, uomi,ni. E ci6 non significa
gàoranza dei capi fascisti - gli stassi che lo trodiro- che i,n altri settori, essi, non abbi,ano sapu.to fare dal-
no - non piacessero le dfusise, le quak sembraomto Le ottime cose. Furono fallùnentari soLtmtto nel pia-
irwece piacere a Mussolini, specie dop'o tlmpero. no del carattere, cosa purtroryo graDissima.
Perchè non rifiutarono di metteile? In mani,era non molto dioersa, ma senza i lati,
Nessun dubbio che essi lo aorebbero potuto, come positiui, agi,rono coloro che ad un regime di discùpli-
arsrebbero potuto rifiutare d,i fare ì, brillanti, esercizi na in ltalia, preferirono una strani,era seroitù. La lo-
ginnici di staraciana memoria. La oeri,tà è che in ro attirsità. si risolse nal contri,bui,re a denigrare i,l lo-
generale a tutta questa gente, ai, Ministri, ai gene- ro Paese; a in piccola misura - perchè par fortuna

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erano in rnnggi,oranza pì,ccoli, uomini - a rendere pì,ù A oolta mi è sembrato di ragionare i,n fmniglia.
difficile agli stranieri, la com,pransione delle nostre Malapmte era alla 4n, - non una cella felice, quasì,
necessità. cli fronte al buco d.ooa si, rsuotano i buglioli, a', nei,
Ma ri,tomiamo al Libro di Malaparte, che u.n '/ne' giomi di pioggi,a, un po' troppo umi,da e grigi,a. Io
sa fa mi ricapitò tra le mani nella sua traduzione i,ta' sono alla 461, ugualmente al quarto piano di, questo
liana. L'ho riletto e l'ho trotsato conl)e allora intares' ormai, celabre quarto braccio polltlci ch,e, dopo i
sante; ed anche attualissimo, m.algrado la molt'acqua martiri della libertà, ospita quelli dalla "tirannide".
e i,l molto sengue passati sotto i ponti delle gandi Il mondo è di, una esasperanta monotonia. Nep-
capitali, dell'Ewopa. pure la democrazia riesce a cambiarlo!
Per il signor Malapafie - lo ripeterd altre oolte Solo di questo mi,lamanto; non di, essera qwi. Che
i,n quesle pagi,ne - non l'to alcuna simpatia. Quel suo io sCa qui è logico. In mate,ria ho sempre desiderato
atteg$arsi a martire della ll,bartà, mentre tutto som. c desidero non aDer debiti con chCcchessia. Le ra-
n'mto _egli oisse nalla ti,rannica ltali,a nel pi,ù tran- sponsabi,ktà si debbono pagare (le responsabiltùà,
qaillo, nel più comodo e nel più' borghese dai mod;i, non gli onori, perchè quando fu il tampo mio, agli
non a me solo lo rende spregeoole corne uomo. Ciè onori si erano sostituiti i col,pi di mr,'tra).
non escludo che i suoi libri si,ano i,ntelliganti e scritti Quando i topi abbandonarono la naue - i,mbat-
ottirnamente; cha possano essere - ed è il caso di ltttasi dopo una lunga e felice naoigazione nel più
que:sto - degl.i interessanti com,pagni d,i cella, coi sparsentoso degli uragaryi - era logico cha a bordo,
qwall è piacersole conoersare. uccanto al capi,tano, tragicamente in piadi per la
Ma i conoersaù, quasta oolta, sono stati i,noero ultima battagli,a della sua oita drammafica, resta,ssero
un po' lunghi; e - come accade quando l'ozio non è viltanto g/i uomini.
una cattitsa aWtudino, ffia una seDera necassità - si, Ora, tutto ciò che ci rimane è I'orgoglio di aoer-
à anche un po' diaagato. lo fatto. Ma non è paco.
tro, non Malaparta, ho dirsagato. E dal discutere e Che contano queste squailide quattro mwra, le
dal di,rsagare ne è oenuto fuori, qualcosa che potrebbe uru.linconi,che sbarre, e quella piccola porta che si
essete un libro. SemTxechè riasca a salrsare i fogliat' upre solo al mattino all'ora daltaria? L'aria non, bua-
tini sui quali sono aenuto scriaendo daì, ri,gori della nil, rna graditissimn che si oa a prendere dentra i
"ponl,iciata". lriangolari cubicoli, ancor pi,ù malanconici delle rna-

t4 15
lanconi,che colle, dooe, però, ci si incontra con gld d,emocrazi,a doorebbe essare sacro ed irusiolabile, pur
amici e si parla e si respi,ra e si cerca il caldo, conxe se contrario al ragolamanta carcerari'o.
i oecchietti qrnnilo, passato l'i,nrserno, si mettono Ad ogni, modo, mi scusi, signofiirattore che non
accanto ai mu.ri, a godarsi la gtoria del prima sole. conosco. IIo scùtto soltanto per passcre il tempo,
Anche Malaparte sa tutto questo. Egli fu qui per Non è un libro ri,oo!.uzi,onario, i,"1, mio; anzi, il contra-
rio. Poi, in materia, creda, non c'è da insegnar nulla
qualche n'ùese, un tempo. Pù Libero allora, sicura-
a nessuno"
mnnte, di qumto lo fossa allorchè, oestiti, i panni di
un esercito strantiero, si crodette camptone della li-
Gli assaltatori e i, di,fensori, dello Stato, non sol'
tmtto non si, curano di ciò che da sacoli e seaoli si
bertà contro la tirannlde; e fece trionfante il suo in-
uien ragionando sull'argomento da parte di dilet-
gresso in Ro,np insieme ai negri.
|anti corno ma, ma ne-ppure di, Machìaaelli, di Cui,c-
Pouero Malaparte, e pe'tusare che mnaoa i,roniz'
t:i,arclinì, di Trotzki o di Nlataparte si, curano. Catili-
zme sulle d,ioise di, Starace! tru non si, chiama Carnaad.e. Non à l'ignoto che si
L'idea di, Marco Ramperti (a proposito, grazie prepara in silenzf,o, leggendo. E la oi'ta che lo ri-
della "farfallina") (2) di oolerlo punire mettendolo in oela agli altri, e a sè stasso. tr egge soltanto dentro
berlina, nxezzo oestito da fascista e nl,ezzo da Tom'- rli sà e nel kbro i,mmenso e m.eraui,glioso dalla ai,ta.
mA, è oaramante egregia e degna di Malaparte. Catikna è sempre maestro dì, sé stesso.
Di questo li,bro, nato per colpa d;i Malaparte (an' Del resto, i,o lto scritto pi,ù d'altro cha di qu,esto.
che un po' mia, in aerità),|'unico a praoccuparsi, po' Aaerso bisogno di, scrioere, caro ùirettore; di di-
trebbe essere il direttore d;i Regina Coeli. rc, alcuna cose che penso, che pensano in tanti, an-
Con la proibizione d,i tenere in cella carta, m,a- che se oggt è di moda non di,ile, per non urtara la
tita e penna, come ha fatto a scrioere tanto il date- domocrazia che non ouola. Cha, alla manì,era di una
nuto della cetLa 46L? Semplica: con un po' dl pa- permalosetta dittatura, o ti colpisco, o'ti, fa iN, bron-
zienza; e con l'esperienaa, negli ergastolani di,oen- t:io, o tenta di tagliarti i tsi,oori,.
ta auterttica filosofia dell:a aita, che ci insegna a Strana dernocrazi.a di cu,i tutti dabbono d,ire be-
troDare, quando occorre, matita e penna e inchio- na, per tema d'assera accusati quali partigìani della
stro, e a far tesoro dd ogni pezzo di carta. li,ttatura.
In fond,o, ho esercitato un diritto, che almeno'i,n ll ma'le è - e di questo ho il dorsere di preoccu-
16 L7
p,aruni come cittadino (anche se non libero) _,
che,
così facendo, si mìnaccia d,i soegli,arsi. una mattina NOTE
e di trottare che la democrazia ion c,è più; che è
ritornata la tìrannide. E che tirannid,e! i, di oedere (1) Kravcenko, scrittore comunista russo, fuggito dal
paelg 9 rifugiatosi in Arnerica dopo la fine deila-àrer"a suo
i,l popolo felice che l,acclama al gndo di ,,Vioa il;
contò le.sue esperienze comuniste in un ribro dive-nuto iubito
la famoso in tutto il mondo occidentale, pubblicato in liafià òi,i
l,ibertà". Pe,nso che la dernocrazì,a, inzichè bearsi titolo IIo scelto la li.bertà.
d,el_
le lodi, doorebbe cercare dti rinnotsarsi e d,i mutare «farfallina», termine carcerario per indicare un bi-
-. .(2)recapitato
glietto clandestinamente. In iezzo at pacco bian-
sistema. Come? Con quale altro sìstema? Non
sta a cheria,^-ad esempio, corne per l,appunto mi fu recaiitato il s;
me rispondere. Non sono suffi,cientemente d,emocra_ luto affettuoso di Marco nampeiti, scritt,ore, gioÀaUsia,-cri-
tico teatrale e polemista di raia eificacia. arie.tatJ aoilo -iì
tì,co per sapeilo. 1945 per avere aderito aila R"S.L ha scontato molti *eÀi
Ai
Io so solo, corne tuttf,, che il oecchio non tsa be_ carcere e molte persecuzioni.

ne ed è peri,coloso. Agli, uomini saggi e di


governo,
che dicono dc amare la d,emo"roàà, prouuéd,nru.
Se queste pagine saranno pubbhcate e lette da
qualcuno, son certo che rsi sarà chi grid,erA allo
scan_
dalo e mi, denuncerà, xperi*ro ,ilo all,a pubblica
opinione, quale bieco inguaribi,le difensore della
ti_
tannia.
Ma se è oero - conle Malaparte d.ice _ che,,Cl pro_
prio dell'uonto non è di oioere in libertà, ma liLero
in_ una prigi,one" io non dispero che
ci si, conoinca,
alfine, che gli ultimi dtfenso,rt d,ella,'tirmrnid,e,, sono
uomini llberl.
Fra i, pochi uomini liberi che oggi tsirsano in lta_
-
li,a.

Regina Coeli, 8 Novembre 1g4B

18

I9
CAPITOLO I

Il merito principale della "Tecnica del Colpo di


Stato,, di Curzio Malaparte è di avel parlato senza
ipocrisia alcuna intorno ad un argomento che fa pau-
ra, sul quale molti non amano discute e, ma la cui
ignoranza può essere pregiudizievoie alla libertà, alla
indipendenza e alla stessa vita dei popoli; e di aver
espresso in proposito una opinione originale quanto
coraggiosa, che si può non condividere, ma che
vale la pena ed è sirnpatico discutere.
L'originalità consiste nell'avere nettamente di-
stinto il programma rivoluzionario dalla tecnica in-
surrezionale e ritenuto l'una cosa assolutamente
indipendente dall'altra.
Nell'avere in altre parole concluso che il colpo di
Stato, non è problema di ordine politico e nemmeno
di tattica miiitare, ma problema squisitamente tec-
nico.
In che cosa questa tecnica consista, N{alaparte lo
spiega con una analisi brillantissima e acuta dei prin-
cipali colpi di Stato suceedutisi dal 18 Brumaio in poi
in questo nostro agitato continente.
Analisi dalla quale si dovrebbe concludere che

2L
la moderna tecnica del colpo di Stato è la tecnica di
nisteri, ma da questi centri tecnici che dipendono la
Trotzki, e che questa resta a tutt'oggi il più grave pe-
vita ed il funzionamento di uno Stato moderno.
ricolo dal quale gli Stati modemi debbono difen-
La tattica insurrezionale che prende frontalmente
dersi.
d'assalto il govemo e le {orze che Io difendono,
" Bela Kun, dice Malaparte, mostra di ignorare ìr indice di una mentalità superata, destinata quasi
che esiste non solo una tattica insurrezionale mo-
:jempre al fallimento.
dema, ma una tecnica modema del colpo di Stato.
In quanto alle forze armate, il cui intervento nella
Egli è rimasto a Marx, alla tecniica insurrezionale del-
lotta potrebbe rappresentare sempre un formi<Iabile
Ia Comune di Parigi. Crede ancora che per impadro-
pericolo, è owio che esse debbono essere tempesti_
nirsi di uno S'tato basti rovesciare con le armi un go-
vrrmente neutralizzate, includendo tra i primi obbiet_
verno costituzionale ". Il segreto per conquistare uno
livi i comandi principali delle medesime, fatalmen-
Stato è dunque soltanto quello di conoscere la mo-
lc sempre poco protetti. Opere di sabotaggio e veri
derna tecnica di Trotzki, e il segreto per difenderlo,
c propri colpi di mano è necessario siano tempestiva_
di conoscere l'arte di impadronirsene.
rrrente predisposti e contemporaneamente attuati da
A Trotzki, Trotzki.
cìcrnenti da tempo preparati nell,interno delle ca_
All'insurrezione delle masse, contro le quali an-
s(:rnre, nei depositi di munizioni e di armi, per ren_
che I'impiego della polizia, delle forze armate pu6
rkrre pressoché impossibile l,intervento tempestivo
essere efffcace, è succeduto l'assalto simultaneo, non
«krlle forze armate nella lotta.
al governo, ma ai gangli vitali dello Stato da parte
Tutto questo, ripeto, non deve e non può essere
di piccoli e addestratissimi gruppi di specialisti. Dal_
lrrtto da agitate masse, ma da piccole squadre bene
l'occupazione di questi gangli cunseguono fatal-
rrrnrate, estrernamente decise e soprattutto dotate di
mente la caduta del governo e la resa deile sue forze.
slxrcifica preparazione tecnica in relazione al tipo
Gli obbiettivi principali ed immediati dei moderni
rli obiettivo da conquistare.
catilinari non debbono essere, dunque, né la sede del
governo, né quella dei vari uffici ministeriali e nep_
Il colpo di Stato è il capolavoro della tecnica;
irr lllre parole, il capolavoro dei <<rnille meccanici
pure le caserme, ma Ie centrali della luce, del gas,
;rrrrrati >> di Antonow-Ovseienko che, agli ordini di
dell'acqua, dei telefoni, del telegrafo, le stazioni ra- 'l'rrrlzki, occuparono Pietrogrado
dio, i depositi ecc., poiché non è dagli uffici dei mi- il 24 ottobre 1912,
c rlit'«lero inizio al regime bolseevico.
,,
23
ir

Tutto il resto non sen,e. La tecnica dice Trot- r'111irrri rispondrlrebbe quasi certamente che, rispetto
zki è suffrciente a se stessa. Essa può- prescindere rrlLr lr,r,nica <li f'rotzki, tutti i moderni Stati sono
-
dalla situaziane generale del Paese. Il colpo di Stato, prrrrrli lir.i.
conoscendone la tecnica e applicandola. con rigorosa Mir t'iìr i vt:ro sol6 ilt ;litrto. Lo stato di insuf-
decisione, è possibile sempre e dovunque: in Russia l'irirrrzir in r,rri si troviuro i sislorrri difensivi delle
corne in Inghiltewa, a Berlino come a Oslo. rr rnr lt.r'lrr, rrrrziorri l toi colt l'rrrlr li rkrllll 11'a",',1ca modema
E Malaparte sembra lui stesso essere di questo rlrl ,',,1I,, ,li Slrrlo rrorr puil t,sst.ro ritrrrrrrto una para-
parere, dal quale, viceversa, non credo d'essere il liti prt,trt,r';rlr, tlt,ll'or'llrrrrisrrro. I)irrrrlisi clte in alcuni
solo a dissentire. Slirli r,r;lslr,t'irr itllri lro.
Nessun dubbio sulla efficacia di codesta tecnica.
§l lxrlrt'lrl)r'1ri1151,,,,'r'ttlg tlirs che quella dei rno-
Il 18 Brumaio, il2 Dicembre, la marcia sulla Dieta di rlr.rtrl §lirll r l:;pt'llo rrllir lccrrit'a cli Trotzki è una para-
Pilsudski o quella di De Rivera sulla Cortes e forse
llsl " lnr,rrlrn " rh.i ntt"t,'r,i rli clifesa, che nulla o poco
anche il 28 ottobre, sarebbero, oggi, cli difficile attua*
Irrnr clrr, r't'rlr.rl r,orr la r-alclezza generale dell'organi-
zione, mentre il pericolo d,el 24 ottobre di trotzkista
.;rrrrr slirlirlc t', rli r'{)rìs^o$ue[za, cofl le sue possibilità
rnemoria è e rirnarrà ancora a lungo atfualissimo.
r li r l'[icrrcr, rolzir»re.
Nessun dubbio che I'intervento ella massa è inu-
tile, anzi dannoso, costituendo un pericoloso intral- l,;r Jrrnrlisi della Russia, cui allude Trotzki, era
cio al lavoro clei tecnici. Ma questo nel primo tempo, irrvccr urrr vem e propria paralisi generale di tutto
l'.r'1r1111i1;111,1. La quale non ha nulla in comune, e non
ché in quello successivo l'intervento della massa è
indispensabile per completare, anche dal punto di 1rrr,i r;uirrrÌi esservi confusa, con lo stato di insufff-
vista forrnale, la conquista e convalidarla. r,ir,rrzrr irr cui, nello stesso periodo di tempo, si tro-
Occorre del resto non confondere J,'intervento del- vr\/rrìo i mezzi di polizia che garantivano, ad esem-
la massa con la situazione generale. 1rio, lir rlifesa della Stato inglese o di quello francese.
Trotzki defini il suo colpo di Stato " un pugno [ " rrrille meccanici armati " di Trotzki avrebbero
a un paralitico ". Giusto. Ma coine avrebbe risposto lirlsc potuto allora occupare in poche ore futti i
a quel pugno un non paralitico? rlrrrrgìi vitali dello Stato anche in Inghilterra (cosi
Se Malaparte fosse ancora al IV Braccio nella cel- ('onr(ì Io potrebbero oggi) e in qualsiasi altro Paese,
la47l e dornattina, all'aria, potessi fargli la domanda, rrr ir ccrto che non li avrebbero tenuti. E il cotrpo di
24 25

l-
Stato sarebbe fallito. Fallito come quello cli Kapp nel tante buone ragioni per guardarsi dai mediocri ci-
1920 in Germania. ceroniani quanto dai catilinari capaci.
Dopo qualche giorno di smarrimento e di soffe- Troppo spesso gli uomini trovano comodo dimen-
renza,lo Stato inglese avrebbe trovalo in se stesso gli ticare che la libertà, più che dalle istituzioni e dalla
uomini capaci di sfruttare le sue immense forze di polizia, deve essere garantita e difesa dalla loro co-
reazione, e di superare agevolmente il tragico epi- scienza.
sodio. Materia di questo libro sono dunque i moderni
Sela situaziote generale, ci si chiede, avesse un colpi di Stato, e soprattutto il succo che puo derivar-
qualche valore per la riuscita del colpo di Stato, ne ragionandoci su.
perché a Varsavia nel 1920 e in Italia nello stesso Dico subito che la locuzione << colpo di Stato »,
periodo non vi furono colpi di Stato? Quali situa- che spesso incontreremo nelle pagine che seguono,
zioni più favorevoli di quelle'i Cosa mancava? Man- non è usata nel significato storico, politico, giuridico
cava chi conosceva la moderna tecnica del colpo di che normalmente gli si attribuisce, cioè di mutamen-
Stato. to improvviso, spesso violento, sempre straordinario,
Ergo, sembra dire Malaparte, non è l'ambiente, operato da chi già detiene il potere al ffne di eserci-
non la preparazione o il programma politico, ma solo larlo più direttamente, con maggiore autorità e forza,
Ia tecnica che fa il colpo di Stato. fuori dal vecchio ordine costituzionale e secondo il
Non si può negare la logica, ma la loqica non di- libero esercizio della propria volontà, delle proprie
mostra ancora che basti la te,cnica per fare ovunque itlee e ambizioni. Da questo punto di vista sono clas-
e in qualsiasi momento un colpo di Stato. sici colpi di Stato, oltre al 18 Brumaio, il 2 Dicembre
Attraverso le considerazioni che seguono, vorrei rli Luigi Bonaparte, la defenestrazione di Praga, e
poter concludere che Ia tecnica è sf elemento neces- lìrrse il 3 gennaio di Mussolini (1), mentre non lo sa-
r cbbero il colpo dei comunisti contro il governo di
sario, ma non sufficiente alla realizzazione del colpo
di Stato; che il Catiiina che tutto fida sulla tecnica Korenski del 1917, cioè la rivoluzione d'ottobre, nè
è destinato a fallire; che uno Stato moderno non può l;r Marcia su Roma.
essere salvato soltanto dal rinnovamento della sua No, con la locuzione <<colpo di Stato >>, qui si è
tecnica difensiva, dalla " celere ", per intenderci, o irrlcso definire, forse i,rnproprriamefrte, gli aweni-
da altro del genere; e che |a kbertà, infine, ha altret- rrrcnti politici e militari che hanno caratterizzato in

26
1

questo secolo e mezzo l'assalto al potere da parte di e giuridica, affermano che questo genere di avveni-
uomini o i gruppi politici nelle nazioni occidentali. rnenti non risponde mai ad una tecnica particolare e
Fatti straordinari che hanno operato profonde tra- soprafutto unica. Sono fatti che accadono come acca_
sformazioni politiahe e sociali fra i popoli e gli Stati dono, secondo le circostanze e\e differenti condizioni
del continente europeo, di questa vecchia Europa, storiche, politiche, umane di ogni Stato e di ogni
che nel corso di guerre, di crisi gravissirne, di rivolu- Catilina.
zioni e rivolte, ha visto cadere Ia sua potenza e il Il che è vero. Ma solo in parte, perché è difficile
suo predominio, insiem,e ai valori di base della nostra negare, a rnio arrviso, che esista una tecnica per
particolare civiltà; mentre nello stesso tempo ha visto rssatrtare gii Stati, per irnpadronirsi del potere. Trop_
sorgere dal suo seno idee e forze politiche di singo- pi, infatti, sono gli inconfondibiii rspetti cornuni a
lare vigore ed importanza dalle quali dipenderà il Lutti i rivolgimenti di potere improvvisi, violenti,
{uturo ordinarsi del mondo. fn una maniera o in straordinari: troppe le cose che si solnigliano nelle
un'altra. rnolte rivoluzioni succedutesi nelle piccole e grandi
Forze e idee di fronte alle quali libertà, democra- rrazi.oni europee per negare che vi sia una tecnica
zia, $ustizia, e la stessa struttura tradizionale degli rlel colpo di Stato, un certo modo per condurre a buon
Stati moderni, hanno assunto da tempo diverso si- I'ine questo strano genere di imprese. Almeno nel
gnificato ed importanza. Vi è ancora rnolta gente, rnondo moderno, cioè a datare dal 13 Brumaio, che è
anche molto politicamente importante, che sembra il colpo di Stato che sembra aver tlato la forrnula e
non essersi accorta di nulla o quasi; che si rnuove ed il buon awio ai moderni mutamenti di potere la cui
agisce come se pressappoco fosse tutto come prima; s[«rria può permetterci non inutili riflessioni.
che stima mali, errori, pericoli al n"loclo di una volta, e Non curiamcci, quindi, dello sbarco di tsrindisi
ai quaii ci si deve e ci si pu6 opporre con fortuna rli Silla o clel passaggio del Rutricone di Cesare; pur
con gli stessi mezzi e sistemi di quarant'anni fa. Ma rrou essendo per rne del tutto accettabile l,idea da
tutto questo, f impossibilità di capire di pochi o di rrr«rlti espr -
che questi due antichi catilinari
molti, non muta la realtà delle cose, oggi radical- « incominciassero ad obbedire alle regole e alle ec-
mente diversa. cc7i611i della politica dopo la loro entrata in Roma ».
Gli studiosi e i più acuti osservatori dei colpi di Cesare, passando il Rubicone, iniziò la fase con-
Stato considerati nella loro classica accezione storica r'lusiva di un intelligente lavoro politico durato oltre

2B
to
un decennio, che aveva magnificarnente senzito a cisco Franco (2), non è politico più
cli quanto lo sia iI
p;r.s.saggio del Rubicone da parte
rendere impossibile l'affermarsi di una dittatura le di Cesare.
galitaria Pompeo-Cicerone di cui aveva ragione di Ma veniamo a noi, cioè ai modemi colpi
- di Stato,
a screditare le vecchie istifuzioni che ave- lrr cui serie *- secondo quanto è
temere normalmente am_
-;
va da tempo in animo di superare, ritenendole ini- ur(ìsso ha inizio, ripeto, il 1g Brumaio l7gg.
-
Sulla falsariga del lB Brumaio si regoleranno
donee alla sempre crescente potenza del mondo ro- suc_
t:r:s5iy4n"rrte i moderni catilinari di
mano. Lavoro da lui svolto a Roma o diretto da lon- de-stra, i genera_
tano nello stesso ternpo in cui ve,niva svelando a se
li irr vena di dittatura, pilsudski, De Rive ru"(2),
(e,
r;olto un certo aspetto, anche
stesso e al mondo le proprie mirabili doti di politico Vittorio E*anueie
lll e Badoglio), i quali non sono che degii
e di soldato. Indispensabili elementi per il successo
kri più o rneno convinti e improwisati delf_ftr_
della sua azione futura. gio_
vrure Buonaparte. Anch,essi, come
Per'ché, se è vero che i profeti disarmati non te,n- lui, tentano di
irrrporre Ia volontà_con la [orza, preoccupandosi,
gono e quindi non conquistano gli Stati, ugual sorte pe_
r,i, cli non uscire dalla legalità. preoccupazione
avrebbero gli inermi e oscuri Catilina: gli uomini che
to'stituisce l'eremento nuovo che
carattettzza ir rno-
che non abbiano vicino legioni fedeli e il cui nome rh.nro colpo di Stato alla maniera
Ci Buonaparte, la
non accenda sentimento veruno d'onore, d'odio, o crri rnassima cura fu quella di far
apparire lapresen_
di osctrro timore. z.;r tlell'esercito a Saint
Cloud, non una minac_
Nessun Catilina fortunato può chiamarsi Car- ci;r, ma come un valido presidio "o_u
della libertà e della
neade. lr'{llità da altri minacciate. Da chi? Buonaparte
vuo_
Sarebbe ridicolo per Cesare e Silla parlare di Io il potere, rna esige .-h_" il potere
gli venga
colpi di Stato nel moderlo significato del termine, y,rr;rl. nelle mani dal << libero >> voto "orrr"_
àeile A"*"*bÉ
ma è indubbio che nel passaggio del Rubicone vi è lr,gi.slative. Ed è proprio in attesa
di questo voto che
qualcosa che supera le normali e mrodeste regole e rr,rr viene, ma che a causa delle
sueì maldestre sotr_
Ie eccezioni politiche, cui logicamente obbediscono L'«'ilazioni sta anzi tramutandosi
in una condanna,
tutti i grandi condottieri d'eserciti. clrc §2prsleone corre il rischio di
veder ,rurfrugu*
il passaggio dello stretto di Gibilterra nella il, t«.ntativo; e quello ancora più
grave di essere di_
,'lrirrrurto <<Hors Ia loi>>,
notte fra il 4 e il 5 Agosto 1936 de,l Generale Fran- che è lu""oru che più l,im_

30
31
pressiona, perchè Napoleone non vuole apparire un
ribeile, ma il difensore di quella stessa repubblica di
cui vuole impadronirsi. Napoleone, infatti, ha ormai
il senso moderno della legge. Ed è propiio ciò che lo
fa per sempre diverso dai suoi antichi colleghi cati_
linari, che quel senso non conoscono, e simile; invece,
ai moderni che lo seguiranno.
Ma per sua. fortuna, è proprio quel grido di << Hors
*
la loi », con cui viene accolto dai << Cinquecento >> il
suo balkrettante incerto discorso, che, impressionan- '&**ffi
dolo, sveglia il giovane aspirante dittatore dal suo
torpore di ingenuo liberale militarista, e lo spinge ad
usare la violenza per non essere messo fuori lÉgge.
Benedetta violenza, la quale gli permette finalmen-
te di concludere in modo felice quel colpo di Stato
di cui si disse, corle Malaparte ricorda, che << jamais
coup d'Etat plus mal conqu ne fut plus rnal conduit >>.
Si potrebbe anzi dire che fu proprio la cattiva condot-
ta a portarlo al successo. Sle tutto fosse proceduto
secondo i piani di Sièyes, troppo influenzati per la
verità dagli scrupoli del Buonaparte, la conclusione
sarehbe certamente stata negativa.
E Napoleone sarebbe stato costretto a trovare
un'altra strada. Buon per lui che aveva vicino a sè
Luciano, il 'Irotzki di quella giornata di Saint_Cloud
e Murat che ne fu 1'Antonow-Ovseienko. per essi,
infatti, i timori legalitari, che stavano insabbiando il
rnaldestro Buonaparte, {urono superati. L,internpe_

32
,li,

rrrnz,a dei Cinquecento gliene fornì forfunatamente


il destro.
La tattica del 18 Brumaio fu dunque molto sca*
clente. L'imprevisto vi giuoco la parte principale.
Purtuttavia il colpo riusci; e la Francia passò senza
scosse dalla Repubblica al Consolato, dalla libertà
alla dittatura.
Ma doblriamo proprio credere che tutto questo
I'u soltanto perchè l'abilità di Luciano e la sciabola
tli Murat riuscirono a portare a termine felicemente
rluel mal concepito e mal condotto colpo di Saint-
Cloud? Non vi ha proprio nulla a che fare la situazio-
rre generale del Paese? Secondo i {edelissimi della
lccnica, dovremrno dire di no. Ma io son fra i tanti
rli parer contrario. Per me, invece, penso che vi eb-
lrc gran parte; corne la situazione generale del Paese
r, la pers,onalità del catilinari,o avranno gran parte
rroi successivi colp,i di Stato, da
luelio del << piccolo >>
Napoleone, a quello di Pilsudski, di De Rivera, di
Mussolini, di Trotzki, di Vittorio Emanuele, di Rahn,
r,clei catilinari del 13 Maggio.
Gli << awocati >> dei Cinquecento, con una con-
r krtta più << parlarnentare », avrebbero potuto far

rurufragare il tentativo del generale Buonaparte. Con


nrono sacro filrore e con più spiritosa calma, uno so-
Io rli loro, levandosi a parlare, avrebbe pofuto ridi-
Leone Trotzki: owero Ia tecnica del colpo di Stato. siizzare il giovane Napoleone << malamente magni-

33
loquente », e stroncare così il colpo di Stato, buttan- viìno e predavano al fascinoso canto della Marsi_
do all'aria il mediocre piano di Siéyés. Ma nessun er- gliese.
ro,re degli << awocati )), nessun Luciano, nessun Mu- E al popolino piaceva, perchè l,esercito di quel
rat, avrebbero pofuto imporre la dittatura ai fran-
lrallido eroe era l'esercito della rivolta. Non piu lo
cesi, se la Francia del '99 fosse stata la stessa tji die- csercito del re, ma del popolo. Non dei nobili in par_
ci anni prima, di cinque anni prima: quella Francia nlcc?, ma dei sergenti, che subitamente, nel furore
* per intenderci che frantumò la Monarchia dei rli poche battaglie e di splendidi eroismi, diventava_
-
Capeto; che ghigliottinò quell'inutile buon uomo di rro rnagnifici generali. Napoleone piaceva al rnondo
Luigi XVI e, a successive ondate Ci sangue, Marat, nuovo che stava sorgendo. Geniale, fantasioso, asse_
Danton, Robespierre. E nulla di molto importante
tato di fortuna e di potere, spregiudicato e passiona_
sarebbe stato I'episodio di Saint-Cloud, se quel gio-
Io insieme, meraviglioso miscuglio di romanità e di
vane pallido generale, che aveva troppo il gusto del-
romanticismo. Napoleorle era in verità l,anima di quel
la retorica, secondo diceva Talleyrand, non fosse rrrondo.
stato l'eroe del ponte d'Arcole, il geniale conquista-
Era la nuova forza sotto i cui colpi crollava
tore dell'Italia, l'uomo che per dirla col. buon Man-
- l)er sempre l'era del rococ6; che apriva la grande
zoni aveva portato << dall'Alpi alle Piramidi >> gli lrreccia attraverso la quale la bo,rghesia deilà rivo_
-
eserciti delia rivoluziane. Irzione anelava muovere alla conquista dell,Europa.
Quel generale còrso non ancora trentenne non Ecco perchè riuscì il 18 Brumaio, quel pessimo
piaceva forse alla maggioranza degli anziani, e dei
colpo di Stato il cui {ortunoso successo sarebbe al_
Cinquecento, ma piaceva ormai ai francesi: piaceva lrirnenti rnorto a Saint-Cloud.
al nuovo Stato che voleva consolidare le proprie for-
tune, e preferiva di conseguenzaufl poco più di or- (1) It 2 dicembre J.851, Luigi Bonaparte, eletto nel IB4B
dine e d'autorità di quanto i parlamentari non ga- I'residente della Repubblica frànrcese ,con una schiacciante
rnaggioranza di voti ,sul generale Cavaignac e su Ledrir_Rot-
rantissero; piaceva ai rivoluzionari che non avevano lin, si foce ass€gnare i poteri per il riord-inamento aeno Staiò
francese sulla base della Costituzione del 1800. La -òò--
ancora fatto forfuna, ma che speravano di farla, par- sl;ituzione,-promulgata po,co più di un mese Aopo, "uo"aciòa-h-tS
tecipando sempre più intimamente all'awentura rre- llennaio 1852, dava al pre,:idente il potere per drcti-a"ni aà
.ser.citarsi col concorso di tre aonsessi: C-onsiglio Oi §tato,
ravigliosa di quella nuova Francia dilatata lungo le Oorpo Legislativo, Senato, Ia ,cui autorità era ìaturatÀeàté
n.ult1. .{u l'« inizio per il ritorno all,irnpero, cire un nuovò
direttrici di marcia dei suoi reggirnenti che si batte- plebiscito, anoora più imponente, sanzionà nei olcemrlJ-dèriò
sl,esso anno.

34
JJ
Della defenestrazione di Praga, cioè dell'oscuro suiciriio dl sciluente proclamazione d,indipendenza _ tra Spagna arrivò
-Jean Masaryk, ,caduto o gettato dalla finestra del suo stutlio a rlìc elezioni politiche del feibbraio 1986 volute dàl presidente
seguito della piena assunzione dei poteri da par,te di Gottwald Azafla e preparate dagli estremis,ti al governo. Elezioni che
e dei soli comunisti, si parlerà diffusamente al Cap. X. vid,ero un modesto successo delle sinistre, sotto il segno delle
I1 3 gennaio 1925 è la data in ,cui Mussolini, clopo iI tor- pirì criminali violenze. Violenze che continuarono e anzi si
-
mentoso periodo del delitto Mat,beotti, pronurrciò alla Camera inl,cnsificarono dopo le elezioni, nel tentativo di stroncare
un celebre discorso. Un dis,cor§o responsabile e duro, che orlni opposizione nel Paese e di porre decisarnente il proble_
stroncò le opposizioni, annunciand,o le misure legislative e di rrur dell'alternativa comunista. Violenze di ,piazza, violenze le_
governo che, mettendo fuori legge i partiti antinazionali, tron- r1:rli ,che portarono all,arresto di Josè Antònio primo de Rii-
cavano ogni collaborazione democratica s cl.ir,vano l'avvio ai vcra e deqli altri capi del partito d.ella Falange e all,uccisione
regime fascista. rli Calvo Sotelo, un deputato capo della opposizione di de,
r;l,r'a. Nella sua citata « Storia della Spagna i Oe Madariaga
(2) Salvator de Madariaga nella sua « Storia della Spa- r:osì ne parla: « Calao Sotelo si atzò a-sua oolta pranunii,ò
gna », dopo aver precisato che la repubblica spagnola del 1931,
totalmente dorninata da un violento estremismo socialiste, è
"
rrn, oiolento discorso, in cul non oltrepassò it timi.te-d.i quanto
rtli era concesso come membro del parlamento, ma lu' estre_
stato i1 governo peggiore che la Spagna abbia mai conos,eiuto, trnt.rnente irmprudente, in queà giorni d,i grand,e eccitseione.
scrive che «la saggia decisi.one presa dai. ntonarchici e da,L re (,,tuan:do si, sed,ette, Dolore.s lbarruri,
per eoitare una, guerrd, ciuile, aurebbe potuto alleaiat'e la pres- deputatessa camunista,
rrrr,ql.io nota come Ia Pasionaria, gtò gridò: «
sione delle passloni politiche accumulate i.n otto anni di una Irto ultimo discorso ». E così fu. euesto sarà, ii
dittatura che, per quanto sciocca e opprintente, appare sin- « Il 12 luglio, oerso le tre di notte, un certo numero
golarmente mite alla luce dell'ultima esperienza. Ma la repub- tnt.rdids de asalto i,n unilorme entrarono nella sua staneo d,i,e
blica non lu moderata, anche se credette di esserlo.... Così, (tti intimarono di oestirs.i.e d.i darsi prigioniero. tgh
oenne d.istrutta la pace, fattore indi,spensabile perchè la Spa- :;lir. inuocand,o la immunitò, parlamentare,-ma lt capi *"cert,r> §i;ti_
gma potesse spera,re di costruir,e qttello stato forte che la na- t'ttttitono.Moreno, second.o quanto lu identilicato
eione attendeua». rltr irtti'mò di ubbidire. Cahto Sotelo tentò di tetelònare itltr. tard.i __
A conferma di ciò, Miguel de Unamuno, il grande scrit- tti:;t.r, dell'Interno: <tE, i,nu.tile, gti ai mi_
i ltlì ». Caloo Sotelo si Destì. e oénnslugiù
ùore filosofo spagnolo ,che non ha mai nutrito simpatia nè d,etto, abbiamo tigliato
per Ia monarchia, nè per il successivo regirne di Franco, la- coi suol rapitiri, iné
r,r':;liDo,nc tutti I'uniformg pottzia gotsarnatirsa. Lò i;
mentava imitato: Qella
t t'Ì(, (:ntrare in un oeicolo della polizia
Persino l'Inqui,sieitone era limltata dalle garaneie legali.. n. lZ e, compzuta la
<<
I.to ,,rnro, lo condussero at cimitero, d,i. cui iaegh'&ròno ii
Vi è ora qualcosa di peggi.o di essa; questa polieia inqui.stto- t.ttttil(li.uno" « Prendi questo cad,aoere, disse una d,elie guard.ie,
riale basata su un Eenso generale di panico e sull'irusenzione tt tt()tlaremo Ie carte domani», ptù tard,i it guardiano- spiegòi
di pertcolit allo scopo di procedere ai margini, della legge ». ";;^'t.()tne ogni tanto mi portauano dei eadaberi di nottè e"to
Questa era la repubblica democratica che secondo ta- itr,lrtrrrrtni tsenitsano a regolarizzare le cose, e per di più queiti
luni odierni laudatori sarebbe stata una garanzia per la li- , ttttt() i.t't uni,forme, iO nOn leCi ObieztOnit»-.
bertà in Spagna e nel mondo me,diterraneo. Una Repubblica,
.t 2rrcsto il ,clima
politico e la situazione generale nella
che è colpa aver 'cornb,attuto, anche se affioravano in es,sa rrrrrrtr, csplose la rivolta militare e politica in-Spagna
elernernti di disgregazione e di vio.l.enza anarchica e comuni- Àòiià
r"lrrtr, rlel 1936. Preceduta da talune generose mi ingenue
sta, quindi an-ticlericali, corne i laudatori cattolici sono tut- ,rrrrril'r:r;l,azioni di giovani falangisti, la rivolta prese iioÀe_
tavia costretti ad amrrlettere. In realtà, il regime ,spagnolo 'lr,rlirr.r(ìnte .orpo .on Ia sollevazione delle guarnigioni delle
che era suoceduto aJla monar,ohia di Alfonso XIII, aveva get- f ',,rl.rli.rr, de_l della GaTizia, del Leòn, della Nuova
tato la Spagna in mano ai peggiori oapi dell'estr'emismo di r';r'rlirtlirr, della-I{arocco,
Etstrernadura e d.elle Baleari,'dove Aoràra
sinistra, ,conducendola di violazione in violazione, di violenza l,r.rl() correre in aiuto il Conte Rossi, o meglio il GÀ;. Ai_
in violenza, in pieno clima di delitto politico. r ,,rr,,v;rlrÌo.Ilonaccorsi, inviato da Mussolini.
CtUaarl,O, ; B;i_
Malamente fallito iI colpo del generale Sanjurjo del 10 i,ll',r:r r: in altri grandi centri, la rivolta doveva
agosto 1932, e resa p.oi inutile dalle divisioni e dallo gelo,sie I'it,, rcl)r'os:ia; in altri le guarnigioni ribelli dovevan-o, esÉere iu_
dei partifi. la vittoria delle « destre » nelle ,elezioni del dicem- r , I r r. ;r( jccrchiate e suocessivarnente
inveòe,
bre 1933 cui fecero segui'to Ia rivolta anarchico-comunista
r r
massacrate dai goverl
- e ,quella di Madrid e della Catalogna, con con- rr:rtili lossi. Ma d.alle Canarie, iI Generale Ramon Frailis;ò
delle Asturie li r.rr'., rliovane valoro.so ufficiale, noto per le
sug idee;;;i_
36
J/
governative, si trasferì in volo a Tetuan per prendere prima
ilsomando delle truppe 'del Maro,cco, e subito dopo, a se-
guito dell'u.ccisione del generale Sanjurjo, il ,comando supre-
rno dell'esercito degli insorti. Eser,cito che nella notte fra il
quattro ,e il cinque agosto, su cinque navi da trasqrorto, scor-
tate e protette da aerei i,taliani, il Generale Franoo portò sul
,continente, dando iniaio alle grand:i battaglie della più dura
e sanguinosa guerra civile della storia rnoderna. Una guerra
che vide raccol0e intorno alle truppe del Generale Franco, for- CAPITOLO II
ze fasciste in gran numero di uomini e wrezzi e alcuni reparti
,dell'aviazione tedesca. Intorno alle forze governative si riunì
invece il fior fiore del fttoruscitismo internazionale, e i com- Se per colpo di Stato s'intende l'atto con cui si
rnissari del popolo inviati da Stalin, che prima indirettarne r-
te e poi direttamente attraverso il predominio de1 partito co- t:onquista uno Stato e lo si mantiene per un periodo
c-nunista, diresse quello che doveva essere il primo grande
tentativo di affermazione,cornunista nell'Europa occidentale. rron brevissimo di tempo, e se cosf non fosse si
Ma dop'g tre anni, la guerra era finita con la vittoria dei lirlurrebbe ad un gesto di - inutile e condannabile
franchisti. Gli ultimi roios passavano la frontiera, per rifu-
giarsi nella Francia del fronte popolare. 11 grande ,tentativo violenza io penso, ripeto, che coloro che stimano
di Stalin era stato stroncato.
il colpo di - Stato un fatto politico e non soltanto tec-
rrico siano nel vero.
I catilinari che ,confidano totalmente nelle con-
rlizioni generali del paese e neila strategia rivolu-
zionaria (fattori politici) son destinati a fallire; ma
:;orro parimenti destinati all'insuccesso quelli che
,'rrrrfidano totalmente nella tocnica. La strategia di
f ,r'rrin non è concepibile senza la tecnica di Trot-
zl.i, rna Ia tecnica di Trotzki non è concepibile sen-
i.it IlIa strategia di Lenin; così
così corne la tecnica di
,'\r'rlrrarone e dei generali intriganti non è concepi-
lrih, scnza la strategia di Vittorio Emanuele e sen-
.';r lc condizioni generali che la determinarono (in-
',r('('(rssi militari, stanchezza morale del popolo ita-
li;rrro, lttività delle correnti antifasciste all'estero e
irr ll;rliir, ecc.).
l,rr lecnica di Trotzki, la moderna tecnica del
3B 39
colpo di Stato, per avere certezza di successo du- l'rrrsi uccidere e ad uccidere perchè gli obiettivi sia-
raturo, abbisogna es,sa pure di alcune circostanze rro conquistati e tenuti, non può essere costituito che
favorevoli. Le quali, nel 1917, in Russia si erano rla uomini che credono; animati da una {ede, acce-
tutte realizzate, rnentre lo erano solo apparentemen- si da una passione, ciecamente convinti di agire nel
te o in parte negli altri paesi d'Europa. In p,rimo bene e ffduciosi dell'uorno o degli uomini i cui or-
luogo, la tecnica di Trotzki non può essere applica- rlini si accingono ad eseguire.
ta da chicchessia, sia pure abile quanto si voglia. I mille uomini di Antonow-Ovscienko (1) non
Non basta che il catilinario sia un tecnico con- sono gli uomini di Antonow-Ovseienko; non sono
sumato, freddo, decisissimo, coraggioso; nel mo-
neppure gli uomini di Trotzki. Sono gli uomini di
mento in cui sferra iI suo colpo, egli deve essere
l,enin. Gli uomini della rivoluzione bolscevica, il
anche il simbolo o l'interprete di una idea, di una
rivoluzione o di una tradizione. Cioè di una sornma lrrodotto selezionato c'[i una lotta lunga e dolo,rosa,
iniziata in un tempo lontano cla alcuni eroici ideali-
di interessi umani, spirituali e mateliali tali da da-
re al colpo di Stato la realtà, o se volete la parven- sti, per l'affrancamento delle classi derelitte dalla
za (e non potrebbe essere la realtr\ il rnutabile rrriseria e dalla soggezione. Lotta segnata da sangui-
aspetto delle cose? e Ia sostanza delle medesime la rrose indimenticaLrili battaglie, da sacriffci, da de-
loro mutabile parvenza?) di un atto di suprema giu- lxrrtazioni, da migliaia e migliaia di anni di galera,
stizia, non soltanto per coloro che Io compiono, ma rl'osilio, e che Lenin ha saputo riassunlere, sintr:-
anche per molti tra coloro che Io debbono subire. li't,'zare in una formula, in una strategia rivoluzio-
<< I rnille meccanici » del colpo di Stato debbo-
rurria, che, esasperando le passioni e gli istinti del
no essere sorretti da qualcosa che non sia soltanto rluarto stato, hanno mafurato gli eventi.
la coscienza della propria tecnica. La delinquenza If' l'azione diritta di Lenin (la sua interpretazio-
rapina, non fa colpi di ,Stato. Vi cor,corre, forse; rrc critica del marxismo), il corrosivo della sua spie-
non vi è awenimento tragico e grande a cui la ca- l;rlrr dialettica che hanno logorato le f.orze dello za-
naglia non partecipi; e il fango non insudici il san, risrn{r, ricche soltanto ormai di incomprensione, di

Bue; e la speculazione il più nobile gesto. Ma il nu- llrori e d'ero,ismo; e screditato agli occhi delle mas-
cleo centrale, il nucleo base degli uomini che agisco- r,,, «luelle della demouazia borghese, il cui momen-
no, che scattano ad un certo momento disposti a lrrrrrxr soprawento non era che il bisogno di una

40 4l
breve tappa nel tumultuo,so ma cir_rnonostante ra_ ir;lirrti di quei milioni di disoccupati, di disertori,
zionale procedere della rivoluzionr; leninista. rli operai accalcantisi per,le vie di Pietroburgo.
Nel 1927, con la stessa tattica, Trotzki fallì il suo Al potere c'era Stalinl c'erano gli stessi rivolu-
colpg contro lo Stato di Stalin. Ciò che il 24 ottobre ziorrrri di ottobre, gli stessi generali dell'armata ros-
1917 era mirabilmente riuscito contro Kerenski, man_ :;;r, che Trotzki aveva creato e guidato contro il ri-
cò miseramente dieci anni dopo. l,rnro offensivo della reazione sorretta dallo straniero.
Fu veramente soltanto perchè Stalin oppose a lJomini, cioè, che oltre ad avere in testa idee
Trotzki la tattica di Trotzki? Si, secondo Malapar_ rrrollo più chiare di quelle dei loro predecessori sul
te (2), no, secondo me. (E, interessante ci6 che Ma_ rrrrNlo di conservare uno Stato (la lezione di Trotzki
laparte mette in rilie,'zo circa la parte avuta dagli r,ssi l'avevaxo magnificamente appresa), godevano
ebrei in questo secondo tentativo trotzkista. Otti;i ornuri di notorietà indiscussa, di autorità, di presti-
rivoluzionari, egli dice, gli ebrei non possono mai l,io, di tutto ciò che era.necess,ario per apparire gti
essere dei buoni esecutori. Tuttavia si tratta anche irlorrli difensori dello Stato sovietico. Agli occhi del-

questa volta di una massima r6sa dal tempo. Gli


l;r nìassa bolscevi,ca, questi uo,mini erano quanto
'l'rotzki i fedeli discepoli di Lenin e,
odiemi ebrei della lrgun Zuai Le.umi della Stern, forse più di
'l'rotzki, tra veschia guardia del << glorioso partito
dello Stato d'Israele farebbero piuttosto pensare
cor uunista bolscevico >>.
iÌ contrario) (3).
I,l Trotzki? Trotzki era il tattico, l'esecutore ma-
Il dover superare una difesa i,mpostata sugli stes_ tr.riale del colpo di Stato, la mente più fervida e
si cardini della sua tecnica, fu certo un giavissimo
lrirì spregiudicata della rivoluzione, l'animatore e
svantaggio per Trotzki. Ma altre e ben più impor_
l'trgnnizzatore dell'armata, l'uorno più ammirato
tanti ragioni {urono le determinanti del suo insuc_ . tcrrruto di tutta la Russia dopo Lenin; l,idolo de-
cesso disastroso.
l,li rrttivisti e dei soldati; ma non era corne lui
La Russia del 1927 non era p,iù quella dell,otto- :;l,ssr) diceva -
uno dei dodici apostoli. Era piutto-
bre 1917. Ai potere non c'era più Kerenski, non ci 'rl, §111 Paolo,- e non aveva avuto l'umiltà di nascon-
erano più i social democratici, la piccola borghe- ,L'r'lo. Ma in quel tempo, il terreno sotto i suoi pie-
sia liberale, jr rnarlisti mensce,,qichir, anch,essi or- rli ;rvcva nettamente ceduto.
mai insufficienti per placare le aspirazioni e gli Lir tattica con cui Stalin veniva realizzando la
42
strategia di Lenin, lo aveva rovinato. L,eco favoÌosa lrre, gii allenati << equipes >> di Menjinski, ì1 nuovo
della gloria di Trotzki si stava affievolenctro fra ie staliniano capo della G.P.U. (5) risposero all'attacco
m'asse e, soprattutto, fra gli uorrrini inquadrati dalla
rloi trotzkisti. Raccontano che mentre quella pic-
ferrea disciplina del partito. Mirlaparù, .on molta
t ola battaglia si svolgeva, Staiin aspettava tranquil-
acttezza, analizza e descrivo il paziente e positivo
kr, imperturbabile le notizie di Menjinski. Egli sen-
lavoro attraverso il quale St.lirr era riuscito nel dif-
liva che Tnotzki, almeno per la Russia, era un rivo-
ficile intento; come dall'orrrbnr in cui si trovava an-
Itrzionario praticamente scaduto. Un catilinario de-
cora nell'ottobre 1917, tlrrostcl sagace instancabile la_
:;l irrato all'insuccesso.
v_oratore georgiano fossc venuto alla luce più piena,
'I-rotzki disistimava e disprezzava Stalin più di
alla assoluta paclr.r.,za clello stato; corne fosse riu-
scito a buttar ornbra sulla gloria di Trotzki, e, suc_ rlrnrrto questi odiasse Troizki e lo temesse. Trotzki
cessivanrente, a metterlo fuori legge. r,,,u approfittò delia malattia di Lenin, perchè si ri-
[,Ia pare strano che da cio si possa conc]udere ltrrcva sicuro i poter approfittare deila sua morte,
che a Trotzki, Stalin abbia opposto la tecnica di r':;;rltarnente come più vol,te gli aveva rinfacciato
Trotzki. A mio awiso rni perdonino i lettori, io lll;rlirr. Si sentiva il successore i,n pectora, al quale
sono un dilettante che -ragiona per passare il tempo lllrìsirva,che nessuno si potesse opporre con possi-
l,ilitir di successo. Sbagtri6 estraniandosi dalla stret-
- a mio awiso, dicevo, Stalin ha battuto Trotzki
sul terreno della tecnica, quando già lo aveva fiac_ t,r ;rolitica del partito, virrendo troppo lontano da
cato e reso inoffensivo su quello della politica. stalin l,''nin nel periodo in cui, rninato dal male, il dittato-
non ha vinto il suo implacabile e iroso antagonista r{ ('('(lova giomo per giorno ai suoi collaboratori più
il 7 novembre 1e27 (4), bensi in sei lunghi uÀl d,r_ ,,, irri l'cffettivo potere nel partito e nello Stato. Sba-
rante i quali riuscì a disgregare ia gloria di Trotzki, l,li,) ncl sottovaiutare Stalin e nel sopravalutare se
il partito di Trotzki, i nervi di Trotzki; a impadro_ ,.t.r;,;o c la propria {ama. Nella polemica dietro la
nirsi ad una ad una delle leve del cornando e a sca_
'lnirl(' si rnascherò la prima, o meglio ia seconda
gliargliele contro. E questo, applicando una strate- l ,',,' ,llllt lotta tra il clan di Staiin e quello di Trotzki
gia e una tattica politica del cui valore il tecnico r .rrl,it, tlopo la rnorte del dittatore), fu ancora Trot-
Trotzki non volle mai rendersi conto. Il che gli fu
fatale più della fredda tecnica con cui il 7 novem_
'l.i ;r sl»rgliare, credendo di poter interpretare il
1r rli.rrr tli Lenin fuori dal solco di Lenin: fuori dal

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45
solco profondo che il rivoluzionario Lenin aveva lr)\/()r1r gente che crede. Solo in lui, solo in Leninr
aperto nel cuore della << Santa Russia >>. lx)ssorlo trovare un'intima e umana i.agione di essere.
<< Voi siete i conservatori della rnummia di Le-
Quella mummia, quel piccolo uomo di cera è
nin », dice Trotzki ai suoi awersari; << io vorreb, rrrr nrito. E i russi amano i miti, perciò si piegano
be aggiungere - e del
l'interprete delle sue idee :rl rrrrovo grande e crudele piccolo padre.
-
suo spirito rivoluzionario >>. E non s'avvede che per 'l'rotzki è logico; ride di questa
roba e la giudica
la veochia guardia comunista, e per le stesse masse 'r.rrzrr irnportanza. Egli è il tecnico della rivoluzio-
che ormai seguono il cornunismo, non è tanto nella rrr., r,he ha iI suo mito in se stessa; è l,internazionali_
interpretazione del pensiero rivoluzionario di Le- ,,t:r the, nel tempo
in cui Stalin consolida la sua su_
nin che sta la f.orza della rivoluzione, quanto nello l)rorìazia insieme alla strutfura dello stato sovietico,
esse e sempre più vicini a quella mummia; nella lorrlirrua a perdersi a tastare il polso all,Europa, a
conservazione di quella mummia; quasi simbolo vi- I'r'('l)iìrare sulla carta i colpi di Stato per tutti i pae-
vente i un'epoca nuova verso la quale sono pun- r;i. Ma questo tecnicismo e questa sua febbre
insurre_
tate le inutili ma accese speranze dei proletari e i ziornle non gli gioveranno. purtroppo per lui, Trot_
timori di tutto il rnondo. rki rron riuscirà a tenere neppure lo Stato che aveva
Davanti al rnausoleo di Lenin piegano il ginoc- ',;rl)rlo così rnirabilmente conquistare col suo tecnico
chio rnilioni di russi, milioni di povera gente stra- l rrricidiade pugno di ferro. rstaiin, quanto iui e forse
ziata, so{ferente, affarnata, ma nella cui primitiva ;riir rli lui freddo e spregiudicato, clel mito di Lenin
lantasia quel piccolo uo,mo è entrato decisamente. rr,,rr ride. Sa che Ia sua forza e la sua fortuna
nel
Tutto ciò che di terribile e spaventoso è accadu- 1r:rrtito e nel Paese stanno * per nell,appa_
to in quell'infinito Paese: le inenarrabili sof{eren- rirt il custode della m,nmrnia, il conservatore deila
ze, gU, eccidi, le carestie, le sistematiche brutali vio- rivoluzione d'ottobre, il discepolo fedele di Lenin,
Iazioni di tutti i diritti e di tutti gii affetti più radi- ,, ('irl)o e padre del proletariato
e dei contadini po_
cati e più cari; tutto cio che rappresenta forse il li- rr,ri rli tutta la Russia». Stalin ha capito, e Trotzki
mite umano della sopportazione da un lato e della rrrr, 1,119 gli operai russi e i contadini poveri
russi
più fredda violenza dall'altro, non in un sistema ;unirno in Lenin non l,internazionalista, ma il
fon-
astratto di idee, ma solo in quella mummia possono rl;rtrr'«: della Russia del popolo russo.
Colui che ha
forse trovare la ioro giustificazione agli occhi della l;rllo rnra grande promessa, ch,essi continueranno a

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47
credere rcalizzabJ'e soltanto se si continuerà a cam-
minare lungo il sotrco tracciato da lui.
A Stalin non importa se ci6 è ingenuo e falso.
Forse neppure se lo chiede. Importante è sapere che
gli operai e i contadini poveri russi credono a questo,
e tenerne conto; sapere che solo restando il più pos- ii;,#
sibile dentro quel solco egli può avere a disposi-
zione la f.orza ed il prinritivo infinito senso di sop-
portazione di quei poveri contadini e lavoratori rus-
si. Tenerli in schiavitù, perché essi siano lo stru-
mento della sua politica, intesa a fare di iui I'incon-
trastato padrone di una Russia moderna, industria-
lizzata, potente, su cui non sia inrpossibile edifrcare
più tardi la grande società socialista.
Tutto questo ò borghese, pensr Trotzki. Ma è
solido, è realistico. E se ò vero che questo concreto ffi
ii,ill#
ragionare << borghese » urta gli attivisti rivoluzionari,
gli idealisti, i dottrinari, non dispiace a tutti coloro
--- e sono milioni, e tra questi la vecchia guardia non
manca che di rivoluzione permanente non ne pos-
sono più.
-
Non è che Stalin rinunci al sogno del comunisrno
nel rnondo. Lo rimanda. Colora questo sogno di
rosso,, ma di un rosso nazionalista, che è quello
{iammante clella bandiera sovietica. Prima la Russia.
Lenin, tr'ultimo Lenin, non pensava rnolto diver-
samente (6).
Inseritosi nel mito di Lenin, Stalin crea lenta-

4B
nrcnte iI suo rnito; ingigantisce la sua forza, orga-
nir,zandola sempre più rigidamente dentro la buro-
t:ri\zia dello Stato, del Fartito, delJa Ghepeù, che
tliventano suoi strumenti esciusivi. Sì che quando i
rlrre awersari si trovano di fronte, si ha netta la
scnsazione -- come Malaparte osserva (7) che
-
Stalin non sia che il difrnsore dello Stato contro un
rigurgito bonapartista. E il bonapartista è Trotzki,
« traditore di Lenin e della rivoluzione d'ottobre >>.
Sensazione sufficiente per garantire al vecchio
condottiero dell'armata rossa il piu completo rr-
srlccesso: per permettere all'avversario di esiliarlo
rlopo averlo battuto; e moito più tardi, di farlo uc-
cidere in una lontana città del Messico senza che
rrulla di sostanziale nello Stato sovietico venga scon-
volto, o minimamente furbato.
Ci racconta Malaparte di aver incontrato in Rus-
r;ia dei partigiani della << rivoluzione pennanente »,
r quali giungevano ad affermare che Trotzki non ha
lrisogno di Lenin; che ci può essere Trotzki senzaLe-
rrin. II guaio di Trotzki è quello di avervi creduto.
Non fu certo la presenza {isica di Lenin che servì
a Trotzki per il suo colpo di Stato il 24 ottobre 1917;
rìeppure la sua strategia, di cui non ebbe alcun 1:i-
sogno di servirsi. Ma ciò che gli fu indispensabile fu
Lr presenza morale di Lenin; il laborioso complesso
Vlattirniro Jtric Lenin. Il capo della rivoluzione cornunista. rlella politica rivoluzionaria e bolscevica che Lenin
liassumeva: il suo fascino; ii suo nLrrne; l'odio e la

49
venerazione che 1o circondavano; il morso di quella ,' rli scegliere obiettivi tecnici anzichè obiettivi po-
sua spietata dialettica che aveva scavato nelle radici litit:i; gli obiettivi, cioè, che costituiscono i veri gan-
della grande quercia che doveva cadere. Non era
l,li vitali di uno Stato moderno. Differenza di estre-
la rivoluzione di Trotzki che si compiva. ma la rivo- rrur importanza, non ternendo conto della quale si
Iuzione del bolscevismo. E in quella tremenda vigi- royiln, ma differonza non risolutiva, poichè ,alla
lia, il bolscevico era Lenin: quel piccolo uomo in- ;rzione dei guastatori deve sempre seguire l'ur-ter-
certo e impaziente che se ne stava nasco,sto in par- rlrrto materiale e morale della massa rivoluziona-
rucca in una saletta dello Smolny ad aspettare lo rirr. A meno che, come ho più sopra accennato, e
esito dell'attacco di Trotzki, e che sarebbe stato do-
;rlkrra sarebbe inutile parlare di reali pericoli, a me-
mani il dittatore, per diventare sette anni dopo un rr, che, con la formula << Colpo di Stato>> non s,in-
piccolo uomo di cera. Ma era quel piccolo uorno e It'rrt'la la conquista dello Stato, cioè delle stazioni
non altri che aveva sconvolto la Russia. Lui e non r;rrlio, delle centrali elettriche, delle fabbriche, dei
altri la terribile anima, il lucido freddo cervello del rlr,lrositi, ecc. ecc. per la durata di ore ventiquattro.
pauroso mondo che stava per nascere.
Nel qual caso, sarei pronto anch'io a sottoscri-
La Russia era gravida. La tecnica di Trotzki fu r'r,r'c che la strategia di Marx, o di Lenin, o di Na-
soltanto l'arte mirabile dell'ostetrico che assicura la
lrrlcone, o di De Rivera, o che so io, non servono a
rapidità e la felicità dell'evento. Opera, intendiarno- rrulla. Basta solo la tecnica di Trotzki, o il brillare
ci bene, importantissi,ma ed indispensabile, sopra- ,1,'llir sciabola di Murat.
tutto quando, come in questo caso, si tratta di una << L'insurrezione non ha bisogno di nulla, basta
gravidanza un po' contro nafura. ,slcusate il para- ;r :;r' stessa », sarebbe veramente la formula perfetta.
dosso.
Ma non pu6 esservi dubbio che il colpo di Sta-
In deffnitiva, la tecnica di Trotzki non è che lo t, i' cosa molto più seria. Non è tale un tentativo
ammodernarnento spregiudicato, meccanizzato, del- ('ui rìoll segue un mutamento duraturo del potere e
la violenza e della strategia di Marx, appunto da rlrll:r stessa struttura dello Stato. Ecco perchè Trot-
lui deffnita come la levatrice della storia. La di{fe- ,'[i rr«»r può essere Lenin. I partigiani di Trotzki e
renza, consiste nell'impiegare truppe specializzate,
1,rrir c[arsi lui stqsso, ,facendo qudlltafferm,auione,
squadre di guastatori, diremmo oggi in gergo mi- rr,,rr rcndessero omaggio soltanto alla sua tecnica in-
litare, prirna di procedere all'impiego delle masse; ,,rrll.zionale, ma anche al suo formidabile valore di

50
51
pensatore, di dialettico e di organizzatore di uomi- .rurlcltà ogni ribellione sarà prontamente e brutal-
ni. Ma allora il discorso si sposta. Sotto questo nuo- n rlrrltl repressa.

vo aspetto, l'argomento potrebbe essere interessan- Il discepolo non può ammettere di sbagliare o
tissirno. Fatto l'esame dell'attività e della persona- trrrrlire; chi è contro Stalin è contro L,enin, e deve
lità di Trotzki, si potrebbe anche ammettere se r':;:i(,l'c eliminato, sia esso Trotzki o Zinoviev, Tu-
pure arditamente -
che se Lenin non f«:sse rnai l,,rr,cwski o Radek (B). Tutti coloro. nessuno escluso,
-
esistito, o meglio fosse morto prima della rivoluzio- r'lrc sàrarrro contro di lui, saranno <<iqnobili cani
ue d'ottobre, Trotzki ne avrebbe potuto degnamen- r,rlrlriosi, nemici del popolo >>, che secondo le regole
te raccogliere l'eredità, essere il nuovo simbotro del- ,l,'llr civiltà bolscevica debbono essere uccisi.
la rivoluzione, divenirne la molla spirituale e il cer- ll trotzkismo dirà poi con disprezzo Stalin
-
rr,11 il che un aspetto del rnenscevismo; una devia-
-
vello. In questo caso, però, accanto al Trotzki della
tecnica pura, sarebbe stato necessario un altro ,' controrivoluzionaria.
ì,r rr:
'l'rotzki, agli occhi dei più, non apparirà che un
Trotzki.
;urìl)izioso cleluso: un << reazionario >>. Niente più
Ma Lenin allora non era ancora morto. Era, al
contrario, terribilmente vivo. Farticolare non trascu-
,li Kautski, o di Dan o di un qualsiasi Turati ita-
li,rrro (9).
rabile oawero,
raDrle davvero, cne ci permette dI
che non ct di approlondr-
approfondi-
l,l come rivo uzionario, l'ottimo Trotzki è magni-
re l'ipr:tesi, tuttavia logica nel caso di Trotzki. Ipo-
li,';rrrrcnte servito!
tesi che non è invece neppure pensabile per Stalin,
la cui opera e la cui personalità sono quelle classi-
che del continuatore. Stalin non ha la fantasia dei
creatori, ma solo la fedeltà, la tenacia, Ia volontà di
N{t veniamo a Bauer, il piccolo-borghese marxista
un discepolo che ha imparato acl obbedire; che ll,rrrcr, che salvato lo Stato dal colpo di Kapp e di von
avendo a lungo obbedito aI suo capo, non ne tollera l,rrllwitz, si vide successivamente costretto a conse-
altri; che alia morte del maestro avrà perfettamen- ynju'l() nelle mani di Miiller, un comunista che ave-
te irnparato la tecnica e l'arte per farsi obbedire a r.r s;rlruto abilmente, ritorcere contro Bauer le stes-
sua volta. Di fronte alla sua volontà, alla sua pa- ',r';rlnri di cui questi si era servito per stroncare il
zienza, alla sua testardaggine, alla sua incredibile ,',,11r, «li Kapp (10).

52 53
La tattica usata da Kapp e da von Luttwitz, di- ';r'.. Sarà questa la base del suo piccolo capolavoro
ce Malaparte, è un buon esempio; serve a dimostra_ .,rrt'cossivo.
re quanto sia grave per i catilinari l,incapacità di Preso il controllo della città da parte di von Lutt-
capire che il colpo di Stato non è un problema po_ rr ilz., Kapp è di fatto capo del governo. Bauer,
litico, ma tecnico. Non ,si pu6 dire in effetti che .',rnvincendo Noske che voleva battersi ad oltranza
Kapp abbia dato buona prova come moderno ca_ 1r'on quali forze?), abbandona Berlino e si rifugia a
tilinario. l)n'sda con i ministri del suo governo. Non senza
Riassumo i fatti come Malaparte ce li descrive: ;rvt'r prima lanciato un appello ai lavo,ratori e ai
essi, per quanto Ia memoria mi aiuti, sono sostan_ lrrrrzionari e ai cittadini dello Stato, invitandoli allo
zialmente veri.
'r'iopero generale, alla resistenza passiva.
Nella notte dal 12 al 13 marzo 1g20, il generale Ilauer ha capito che solo questo può danneggia-
von Luttwitz, al comando di alcuni reparti det Bal- rl Kapp; mentre le truppe di von Luttwitz avreb'
tico, ,concentrati attorno a Berlino, invia un ulti- lrrro avuto facilmente ragione di qualsiasi scom-
mafum al primo ministro Bauqr, rninacciando di il ì('.ssa,
occupare Berlino, se il governo non avesse im,me_ L'appello viene raccolto; e Kapp, padrone del-
diatamente consegnato il potere a Kapp, già dire,t- l;r situazione a mez.zogiorno del 13, si trova p,rigio-
tore generale dell'Agricotrtura. rricro clell'invisibile insospettato nemico la sera del-
Bauer, nafuralmente, rifiuta e si prepara alla di_ lo slesso giorno.
fesa, mobilitando 7e iorze di polizia a sbarramento [,a paralisi colpÌsce in poche ore Berlino, e ra-
delle strade e delle piazze e a protezione dei p,ub- grirLrrrrente dilaga in tutta la Prussia. I servizi p'ub-
blici uffici. Misura inutile, perchè è risaputo che lrlici sono fulminati. Tutta Ia vita si arresta. Una
contro l'esercito la polizia cede, al p,rimo urto, o pri_ ',lrrvcntosa calma domina la città, priva anche di
ma ancora. I t t,'t'.
Ma a Bauer, a questo punto, non restava altro l'lssa la notte, e l'alba trova Berlino senza pa-
da fare. Dialtra parte, una qualsiasi parven za di nr', sonza acqua, senza giomali. I treni non arriva-
difesa gli era necessaria per dimoshare che Kapp n, t' 11s11 partono più. I tram sono fermi fut mezzo
e il suo generale infrangevano la legalità con la for- ;rll:r slrada, o rifugiati dentro i depositi. Telegrafi e
za; erano cioè nemici dello Stato democratico tede_ l.l.lorri non funzionano; gli infermieri hanno per-
54
bb
sino abbandonato gli ospedali. Continua la calma' lx'r'o e dalle rivolte che ne erallo derivate, ma al
rh'rrrocratico Mùller, che degli errori dl Kapp e di
Kapp tenta allora di far leva sui pochi funzionari e
tecnici che gli sono vicini, allo scopo di rimettere lLrrror aveva saputo approffttare. Alla tattica di
Ilrrrcr, era succeduta quella di Lenin, che fu in quel
in vita i servizi di maggiore importanza' I\{a orrnai
,',rso sufficiente allo scopo senza la tecnica di Trot-
lo sciopero ha reso inerte ogni cellula fin negli stes-
zliy. semplicemente perchè la tattica di Bauer, pa-
si ministeri. E' la fine. E anche la calma si incrina'
trlizzando lo Stato, aveva creato le condizioni ne-
Nei sobbo,rghi incomincia a serpeggiare I'agitazio-
(,(,ssrìrie al colpo comunista. Solo la nessuna efficienza
ne. f soldati reagiscono, si tenta di costringere gli
irrsrrrrezionale del partito non lo consenti; e permise
operai al lavoro con la ftorza. E per le strade rnorte,
rr Miiller, che tuttavia era loro amico, di prendere
i primi morti inutili segnano la definitiva condanna
cli quel catilinario mediocre ed incapace.
il qoverno.

Per Kapp non c'è nulla da fare: ha orrnai per- Dalla storia del mediocre episodio si deduce in
duto, oltre la fiducia, anche il coraggio. lrrirrro luogo che Kapp la cui tattica poggiata
-
'rrrll'intervento armato di von Luttwitz non faceva
Due giomi dopo, abbandona formalmente il po-
tere, che in realtà non aveva mai avuto in mano se rrr;r grinza (nella prima parte il colpo fu perfetto)
ron per poche ore. Se ne va << scusandosi - si po- non soltanto dimostrò d'essere digiuno di tecni-
trebbe dire con l'Aretino scusanc{osi co1 dir non r';r rìi governo; di non conoscere quali sono gli obiet-
-
lo conosco >>. Ma no, dicendo invece che se ne va a tivi da conquistare e da tenere, affinchè lo Stato
causa del pericolo di una rivoluzione cornunista' .rnlinui a funzionare e renda impossibili i ritomi
Pericolo ehe naturalmente impone com'è di ,,llì'rrsivi d'ogni genere, ma di non possedere, inol-
-
<< l'unione compratta di tr(,, iì,lcuna sensibilità di uomo politico moderno.
obbligo in questi. casi
- I'l' chiaro che egli, p,reparando il tentetivo, non
tutti i cittadini ».
Quante sciocchezze si dicono e si fanno con
',i crrr6 della situazione generale. Slecondo Malapar-
la scusa di questo pericolo. feri come oggi' E quan- lr, Icce bene, rna gli costò caro.
ti grossolani errori si colxono e quante false posi- Sc non avesse trascurato questo particolare,
zioni si giustiffcano. Sta di fatto che Kapp, così a- l.rrpp si sarebbe indubbiamente accorto che Ia posi-
gendo, consegnò realme'nte il trrotere, non più. a ;i,,rrc di Bauer al potere era molto più solida di
Èurr"r, nei frattempo superato dal stesso scio- rlrrurto non sembrasse; che occorreva quindi scuo-

57
56
terla prima di far muovere le truppe, o assicurarsi (ir,rrruuda era uno dei paesi più socialnrente evo-
qualche altro appoggio che non fosse la disciplina lrrli rk,l mondo.
dei soldati di von Luttwitz. Corne poteva preten- llauer era qualcuno, insomma, indipendente-
dere di govemare, se futte le simpatie erano pe rrrr,rrlo dalle sue doti di uomo politico, non gran-
Bauer? se egli non aveva nessuna vera forza poli- ,li, rrur non certo mediocri come quelle del suo av-
tica, nessuna catego,ria di cittadini su cui basare la \,,r'srrrio. E qualcuno era pure il non celebre MùIler,
sua azione di gove,rno? ;rlrrrr.no per quella massa di lavoratori tedeschi che
Se l'appello di Bauer fu accolto dalla totalità il rlisordine della sconfitta e l'esempio contagioso
dei lavoratori, da pressochè tutti i funzionari e dal- ,li l'}ictroburgo aveva trascinato dalla socialderno-
la gran massa dei liberi cittadini, è evidente che tra lr;rzir all'estremismo. Ma Kupp chi era? Un grosso
la sifuazione personale dei due vi era una notevole lrrrrocrate e basta. Evidentemente neppure stimato
,l;rllrr severa burocrazia tedesca, la quale. al mo-
differenza a vantaggio di Bauer. Kapp aveva sba-
ur{,nlo optrrcrfuno,, non ritenne di dover obbedire,
gliato. Al contrario di quanto pensava, egli non era
l'uomo adatto per mutare le cose. Ammesso, e non 1,r,,|ì'rendo aderire alla causa degli altri lavoratori
rrr sciopero.
concesso che le cose dovessero essere mutate e ci
l)ietro Kapp (sya è vero von Luttr,vitz
fosse qualcun altro
-
oltre lui che ritenesse op- - -
po,rfuno mutarle. - l,r'lrcrale di una certa fama, che aveva con sè un po'
,li truppe fedeli. Ma Luttwitz non era in fondo
Kupp e von Luttwitz erano dei presuntuosi Car- ,lr. rrno dei tanti generali che dopo le guerre si cre-
neade; dei p[ccoli conservatori senza importanza, ,l,,rn in diritto di nutrire ambizioni politiche: di-
che il Paese ignorava e voleva ignorare; e le cui rrrr,rrtichi che la vita di un Paese non somiglia nè a
idee; i cui propositi, i cui p,rogrammi erano più oscuri ,1rr.lll di una cas€rrrla. nè a quella di un campo di
di loro; estranei alla realtà della Russia del tempo. lr,rll;rglia; incapaci di capire che gli uomini, ritornati
Bauer, invece, era il classico socia]ista piccolo-bor- ;r ('ilsrr loro, non amano, almeno, p,er un po', di ri-
ghese tedesco, sullo stampo di altri mihoni di te- t,rrn:u'o a farsi comandaredai loro generali. Le guer-
deschi. Un uomo di quella socialdemo crazia, molto rr, invccchiano e più invecchiano le sconfitte. E solo
poco marxista ma decisamente tedesca, dalle tra- i l,i,rvlni amano indiscriminatamente il gioco delle
dizioni antiche, alla quale in parte si doveva se Ia ;ll llli.

58 59
Ma un'altra e più importante considerazione na- l)rrir rlirrsi che un giorno vo'i facciate pratica
',.
sce spontanea da questi fatti: e cioè che difenden- r,r)n()..i(,(ìnzlrcon la dernocrazia politica, che non ave-
do la'libertà col sisterna di Bauer si minaccia qua- lr, ;n'rrlo itlcora tempo di conoscere. Avrete altre
si sempre di perderla. uu()\,() tlc]r-rsioni. Credete che sia libertà? No, essa
Ci si salva da Kapp e da von Luttwitz, e si ca- . r;olttnto la libertà di alcuni a danno di altri. I
de tra le bnaccia del democratico praracomunista rlrr;rli. ;terò, hanno il diritto di {are l'opposizione;
Mùller. Oppure di Mussolini, come direbbero co- ,lrrirrrli di agitarsi agli ordini di appositi agitatori
loro che considerano Mussolini un feroce nemico ,lx' lx)rlano ii Paese al più spaventoso disordine a
della libertà, iI che invece non è perfettamente vero. ,l;uur() di tutti i senizi e di tutti i beni nazionali,
Come tutti i dittatori, Mussolini aveva della li- ,', <li consegùenza, della iibertà e del benessere di
bertà un concetto tutto personale. lrrlli >>.
Per Mussolini, la libertà non era un fatto tanto « ltinchè l'opposizione resta nel campo della cri-
individuale, Quanto collettivo. Cioè negava ll'esi* lit':r, nessuno potrebbe negarne i'opportunità, ma
sterrza della libertà inclividuale in una collettività ,l,rrrrdo si fa agitazione le cose cambiano >>.
che, a sua volta, non fo,sse assolutamente libera, << D'altra parte, il nascere deile agitazioni, de-

indipendente, sovrana. 1,li .scioperi, deii'opposizione violenta non è stato


<< Non si può essere liberi dentro uno Stato che ,'lrc la plastica dimostrazione che ii sistema demo-
a sua volta non lo è. Si tratta in questo caso dice- lrrlico parlamentare invecchiando non serviva più
di una libertà apparente, di una -
illusione, ,rll;r soluzione degli angosciosi problemi c,reati dal
alla quale un popolo serio ha il dovere di sottrarsi. l)rogresso sul terreno economico-sociale. Ma le agi-
Lo Stato della assoluta libertà è l'anarchia. Da gio- t.rzioni sono dannosissime e non si possono permet-
vane ero anch'io un po' anarchico e libertario. Lo tlrt:. E' indubbio che Ia democrazia per vivere ha
era un p'o' tutto il giovane socialismo italiano. Ma l,isogno di nuovi sistemi. E che ai nuovi sisterni
alla fine, ci si accorge che è una magnifica illusione rr,rrr si arriva che con atti di forza. Ci6 spiega I'at-
del pensiero. Lo stato naturale dell'umanità è tut- trr:rlo pullulare delle dittature, ie quali di per sè non
t'altro che anarchico: è, al contrario, rigidamente r,()no un sistema. Sono ia fine del vecchio e i'inizio
gerarchico e armonicarnente diseguale. O si capisce ,1,,1 rruovo ».
guesto, o si finisce nella paranoia >>. << A parte ciò, ad un uomo di Stato non può
60 6l
stare a cuore la libertà, di cui milioni e milioni di rrur le stesse nella sostanza e nel suont-r, che mi sem-
uomini non sanno di farsene, quanto il benessere dei l,rrr di risentire fisicarnente in questo momento nel
cittadini, il diritto per tutti di partecipare in sempre rliscreto silenzio della mia cella.
più larga misura al 1rutto del proprio lavoro >>. Thttavia Benedetto Cro,ce,, grande fflosofo cui
<< Cose queste, quasi esclusivamente dipendenti
:;i irrchina la mia infinita ignoranza, non ha dato
dal grado di libertà politica e di indipendenza eco- irr lnlitica altrettanto lodevoli prove. Alla sua fama
pornica in cui uno Stato pu6 vivere >>. ,li rromo non gioverà l'aver sacrificato la Patria alia
<< Dopo di me, gli italiani godranno il rnassimo
lilx'rtà, co,l brillante, ma in verità troppo tragico ri-
della libertà. Ma siatene certi, se mai noi perdessi- ';rrllirto, di aver rnaledettamente comprolnesso e
rno, e,ssi ne farebbero' un pes;simo uso ». l'rrrrir e l'altra.

<< Perchè, vedete, il dittatore somo io, non il fa-


Ora la democrazia parlamentare la conosco an-
, lr'io, e conosco il Regime democratico che ne de-
scismo'. Ma essi non l'intenderebbero e vorrebbero
distrutto un sisterna che, se intelligentemente stru- rirrr. Ho il dovere di dire che la deffnizione che
mentato e valorizzato alle esigenze delle nuove real- l\lrrssolini ne dava, pur viziata di dittatura, era tut-
tà del dopoguerra, potrebbe essere il nuovo valido l',rllro che sbagliata. Alrneno per que che riguarda
sistema per salvare futti dal comunismo ». lllrrlir, essa si awicina al vero più di ogni altra.
Eravamo nel suo ufficio di Villa Orsolina a Gar- Non mi fa velo I'essere oggi in galera, dopo aver
gnano, dove di tanto in tanto, finito il << rapporto », ,r lrrrrgo vissuto, corte si dice, alla macchia sotto fal-
si compiaceva di trattenermi a parlare. Nel pronun- ',r rrorrri. Costretto a cambiare alloggio troppo spes-
ciare queste ultime parole, gli occhi, i suoi celebri '', ;r nìitngiare sovente albicocche nei pubblici giar-
occhi, fattisi ormai più umani in quel suo viso rad- ,lrrri. o un po'di pesce fritto nelle rosticcerie, o nel-
dolcito e scarno, sorridevano maliziosi e, se si po- l,' l,;urcarelle di Campo de' Fiori; l'aver dovuto essere
tesse dire, un poco amari. Ir,pJro sovente ospite importuno di amici carissimi
Benedetto Croce, ascoltando un sirnile discorso, r lruorri; lontano dalla rnia famiglia, raminga an-
avrebbe sicuramente rabbrividito. ,lr'r':;.sr e convenientemente mimetizzata. No, anche
Io, invece) non rabbrividisco neppure ora, men- 1','r,'lri. nel confusionismo democratico di questi an-
ire tento di ricordarmele, una per una, Ie parole di rri ln lrovato ugualmente modo di lavorare un po,;
quei discorso. Forse non tutte le stesse che scrivo, ,la l;rrc politica, di scrivere e persino di commer-

62 63
ciare, di vivere insomma, in sconcertante ma in fon- rir a Roma, con alcune cariche di tritolo, Ia sede delra
r,Ìrrise
Arrrlra.sciata britannica di Via XX S,ettembre. Dall,Irgun Zwai
do anche piacevole alternativa; di starmene nascosto, l,r,rrrni, si era staccato a suo tempo, il gruppo Stern con sirca
Ilr.r:cnto elementi, destinati ad orgarizzare attentati contro
cioè, alla maniera della lettera di Poe, in piena liber- lr lx)rsone. tr\r opera d,el gruppo Stern l,uocisione di Lord
tà, sfacciatarnente, a dispetto di chi mi avrebbe vo- Movne, al Cairo (6 novembre 1944) e quelta det Conte Ber-
rr:rrlol;te nel settembre 1948.
luto solennemente fucilato corne da regolare conclan- (4) Giomo della fallita insurrezione di Trotzki contro
na delia Corte d'Assise. il rtoverno di Stalin, o del Termidoro bolscevioo. Trotzki an-
rlr';r ifl es.ilio e morirà al Messico, ucciso nel suo studio eon
No, ncn per questo riiengo giusta la definizione rrrr colpo d'ascia da un emissario di Stalin, nel 1g89.
(5) G.P.U. ,Sigla della p,otente polizia politica delI,IIRrSS
di Mussolini, ma perchè questa povera democra- r'lrr, sostituì, rinnovandola e potenziandola nei mezzi e nei si-
:;lr,rrri, la Ceka, cre,ata nel 1912 per l,attuazione dei principi
zia itaiiana mi parve fin dal suo sorgere, e mi pare rivoluzionari educativi del botscevisrno, cio,è del leninismo-e
anche oggi, un permanente pericolo per tutti e per rlr,l l;rotzkisrno. Uno dei rnetodi raocomandati o dir,ettamente
rrrrssi in atto dalla G.P.U. era il cosidetto <rterrore di massa».
tutto, e persino, anzi, sopratutto, per la vita della li- l,ì:;srr rispondeva alla lette,ra ai principi della .dittatura del
bertà. Di questa povera e macilenta libertà la lrloÌctariato ,che Bukharin, esp,ulso, poi fisicamente eliminato
rlrrl ,partito nel 1937, diceva essere {( una ascta tagtiente netle
cui tremolante esistenza non è possibile sapere se trrrtrri dell'operaio. L'a oiolenea proletaria, a cominciar,e d,afie
r':ìt'(:uzioni.capitali,, è un metodo della ed,ucazione delt'uomo,
sia più minacciata dall'interno o daItr'estento, da si- rlrl mater'tale u.nxano d,ella epoca capitati,sta». L.enin parlava
lrrvrrce di «potere ettralegale bd,sato sutta lorza», e ciò in
nistra o da destra. rorrl,nasto ,con Ia democrazia, che seoondo il capo 'del oornu_
E i catilinari stanno a guardare. ni:lrro « è una lorma di stato borghese a laaoie d,eila quale
:;i ltronuncieno tutti i traditori del sociatismo ». E in perletta
nlrrrr)nia con quanto sopra Trotzki poteva quindi ,a,ffermare
(1) Antonow Ovseienko, preparatore e comandante delle rli rrvere «resplnto i princi,pi d,emocratici, nèt yine superi,ore
guardie rosse, (( i mille m,eocanici armati », teorizzati da Ra- rI r' I [ 1 1. yi'1261qrione sociale ».
dek e organizzati da Trotzki, che oocuparono i gangli vitali {6) Qualcosa del genere leggo ora nel libro di Gi1as «Coz.
di Pietroburgo e il Palazzo d'Inverno, sede del governo di t't ts(Lzioni, con stalin. Gli interlocutori di stalin si convince.
Kerenski, nel corso delle giornate del 24 e 25 ottohre 1917. r';rno tutti & p'oco a poco che più che il comunisrno per tutto
Come ci racconta Gustave Welter nella sua storia della Rus- il rììondo, Stalin stava edificando Ia Russia. Naturaknente
sia comunista, a7 Palazzo d'Inverno erano di guardia gli al' rr,,rr dimenticava iI comunismo, nè il suo disprezzo pò, ià
tievi della Accademia (Junker) e un battaglione di ;o1' lrrrlr,,hesia e per gli stati capitatisti ancorchè aflèati in
S:uàrr;.
dati-donna: « degli eunuchi politi,ci difesi da donne ». /\rl un tratto Stalin dice a Gilas: « Forss 1si creae cile, pài
(2) Curzio Malaparte: « Tecnica del colpo di Stato », tt :tt')nplice latto di esserci alleati con gli i.ngtest, ,òi oOOiiào
Cap. XII. 'tirttr,ntic&to chi s.ono e chi è C:hurchiU. eey quétti, lnganiarà
(3) Irgun Zwai Leumi -- Organizzazione militare na- '
tt)t'o alleafi è la cosa più diuertente d.et moid.o. i{ettà prima
zionale, formazione terroristica ebnaica oostituita nel 1935 da ttut'tre mondiale non hartno fatto attro che imbrogti,are i russi
alcuni mernbri dissidenti della Haganah (Org. Militare E;brai' ,. i lroncesi. E C:hurchill? Churchilt se non stai-attento è il
ca) e ,comprendente da 2000 a 3000 uomini. Organizzò specie l.l ttrt::he ti licca la mano in td,scq, per rubdrtt un copeco. Ru-
verso la fine della guerra e dopro, attentati terroristici sontro t'rtrti un copeco di tasca, propri.o òosì,! per iiO"i"i\'e
gli inglesi di crri il maggiore fu la distruzione dell'albergo rlt l(tscd. un copeco! E Rooseoelt? Roos,eoeltOlo,-ti
io, è aU;eisi:
King David, Quartier Generale delle forze inglesi di Gerusa- ttt ti mette le mani ùn tascd in cerca d,i monete più, gioiià.
lernme, il 22 lugtio 1946. Nell'ottobre dello stesso anno di' ittrr (llrurchill? Churchill amche per un copeco ».

64 05
(7) Curzio Malaparfe: « Tecnica d.:1 colpo di Stato », A segui,to degli scioperi e dei disordini ctrre ne seguirono,
Cap. XII. l(rrJ)p e von LLrttwitz dovettero fuggire; il governo cadde pei
(B) Radek, una delle vi'ttime illustri insieme a Zinoviev, rlruLlche tempo in mano a Hermann Mueller, già rnembro del
Tukacewski, Bukarin, Yagoda, Kamenev, Piatakov, Rakovski, rr t lomitaùo dei soldati e dei lavoratori » nelia-rivoluzione
det
Smiraov, Murai,ov, ecc. delle grandi purghe e doi processi rrovcmbre 1918, e fi,rmatario, come Ministro degli Esteri, della
promossi da Stalin contro la vecchia guard,ia lenirÉsta e lrrLcr] di Varsavia.
tnotzkista.
(9) I{autski, teorico illustr,e del socialisrno tedeseo, pri-
nora amico poi violentemente attaocatro da Lenin, sul piano
politico, pe,r non avere Kautski consigliatro i deputati socia.
listi ,todeschi di votare contro il prestito di guerra, e sul piano
teorioo, per sostanziali divergenze sulla interpretazione del
rnarxismo. L'attacco di Irenin è do,cumentato in un c,elebre
saggio: « La rlooluzione sociale e iI rìnnegabo Kautski ».
-mo?urati Filippo, socialis,ta italiano nato in provincia di Co-
il 10 luglio 1856. Nel 1892, dopo alcuni scritti di carat-
tere ,sociale e giuridirco considerati sovversivi, partecipò alla
fondazione del p,artito socialista italiano.
Unitosi in un sodalizio sentimentale e politico cour Anna
Mikaylovna Kuli,scioff, una emigrata russa venuta in I,talia
da Farigi ,ool ,carpo dei socialisti itali,ani Andrea Costa, dal
quale aveva avuto u,It figlio, Filippo Ttrrati tras,fo.rmò la vee-
,chia rivista di Ghisl,eri «,C,uore e criti,ca »» im Critica Socta.le,
che doveva diventare il centro ,culturale e organizzativo della
politica socialista di Filippo Turati. Sempre combattuto fra
I'esbremisrno dottrinario e pratirco del maryismo e un rnini-
malismo all'italiana come si diceva
zionista e rroma,ntico, - Filippo - umanitario,
Turati contribuì
evolu-
notevolmente
al perfezionarnento dell'inguaribile sonfusionisrno ctre carat-
terizzò e ancora ca,tatteriz,za il socialismo nostrano. Contrario
alla guerra di Li;bia nel 1911, a quel]a mondiale del 1915, stig-
matizzò, dopo Caporetto, la stessa propaganda disfattista,
ohe aveva in realtà personalmente fornentato, come gli fece
presente in un ,collo,quio a Milano il compagno socialista bel-
ga Vandervelde, divenuto ministro e strenuo difensorc degli
interessi e della indipendenza del suo Paese.
Incapace di assumersi responsabilità di ,guida o di ac-
oettare Ie nuove realtà che pr€meva,no nel corso della grande
crisi del 'dopoguerra, dominata poi dat fascisrno, tr'ilippo T.u-
rati fu regolarmemte travolto dentro e fuori dal suo prartito
e finì s,quallidamente a Parigi, dove nel 1g2B morì, net ùrito
e angus,to mondo del fuoruscitismo, italiano.
(10) ,Col,po di Stato (Kapp-Von Luttwitz) tentato nel rnar-
zo del 1920 da Wolfgang von Kapp, uno dei fondatori del
« partito per la Fatria tedesca » .con I'appoggio delle trup-
pe del generale von Lnrttwitz * - contro la repub,bli,ca demo-
onatica presieduta da Ebert e governata .dal Reicfrkanzler so-
cialista Gustav Bauer.

66 67
filrl'

CAPITOLO III
Ci6 che accadde, o meglio non accaddg a Var-
Éavia, nella torva estate del 1920 (1) dimostra soltan-
to che la situazione generale non può da sola deter-
Brinare il colpo di Stato, ma non che la possibitità
elol colpo di Stato derivi esclusivamente dalla tecni-
on. Radek che contrariamente a Lenin e allo stes-
Éo Trotzki non credeva al colpo di Stato comunista
e Varsavia, aveva visto giusto, semplicemente per-
ehò aveva capito, contrariamente ai due compagni
ntaggiori, che in quel momento a Varsavia mancava
un capace catilinario. Un uomo in grado di impa-
dronirsi dello Stato. Un trotzkista sufficientemente
proparato a tirar il pugno fatale allo stornaco di
quollo Stato in piena paralisi.
Ed è strano che Trotzki in quel momento
ll più interessato -
fra tutti al colpo, che avrebbe pro-
yrx:uto, con Ia caduta dello Stato, la caduta del fron-
te contro cui cozzavano le sue armate non
- e iabbia
ptrttsato di inviare a Varsavia un tale uomo mil-
le << rneccanici >> della sua tecnica, sufficienti, a suo
par()re, per impadronirsi di qualsiasi governo, fosse
Itrche quello di Londra o di Berlino.
Ci racconta Malaparte che neppure Monsignor ,'lrlxurdonato all'anarchia com'era la Polonia di quel
Achille Ratti il futuro Pio XI Nunzio Aposto- l{'lilll0 ».
- - al colpo di Sta-
lico a Varsavia del tempo, credeva Nessuna meraviglia che alla sua sensibilità di
to comunista. E ciò, contrariamente all'opinione di rrr,,rlcrno politico, non fosse sfuggito il senso della
pressochè tutti i componenti del Corpo Diplomati- l,'zione di Trotzki; e che la lezione Egli l'avesse ap-
co di Varsavia, i quali, valutando il babelico e lrrrsrl 111sglio di Sir Horace Rumbold, meglio di Le-
angoscioso disordine che regnava nel Paese, ritene- rrirr, rneglio di Trotzki medesimo, che in quel pre-
vano certissima e imminente una rivoluzione comu- lirro rnorìlento sembrava averla dimenticata. Ma non
nista. Monsignor Ratti capisce dice Malaparte lr,,ssiAmo far credito a Malaparte per il resto : cioè
-
che non è la situazione generale, ma la tecnica ,'lrr. Monsignor Ratti ritenesse quei fenorneni che si
-
che fa il colpo di Stato. ,'lrirrrnano rivoluzioni, spesso destinati a mutare, insie-
L'acutezza d'ingegno e la modernità di Papa rrr,' alla struttura politica, l'in irizzo morale mede-
Ratti sono ormai acquisite alla Storia; che egli aves- ',i,rro dei popoli, un problema di pura tecnica; fatti
se capito che, malgrado fosse tutto pronto, il colpo rLn'rrti esclusivamente alla capacità di alcuni uomi-
di Stato comunista non si sarebbe verificato, non rri tli impadronirsi con scientifica violenza dei cen-
stentiamo a crederlo. Alla stregua di Radek, egli non lri rrervosi di uno Stato: delle centrali elettriche,
vedeva in quella città rassegnata al saccheggio e in ,1,'llc grandi fabbriche, dei telefoni, della radio, delle
pieno disordine, dove bollivano gli istinti vendica- l, novie, ecc. Don Ratti non mancava d'umorismo.
tivi e si preparavano i saccheggiatori e i giustizieri, l,rrr rlella Patria del Manzoni. Non poteva dunque di-
l'uomo o gli uomini capaci di dare a tutti quegli
;rirrr:crgli qualche paradosso; qualcosa che servisse a
istinti volgari, a quelle feroci aspirazioni una qual- rrr.ll(:r sempre più in trnbarazzo il suo buon amico
siasi forma di tecnica rivoluzionaria. Tutto era pron- l,ir l[orace Rumbold, il quale di tecnica rivoluzio-
to. Mancava soltanto Catilina. E' meno credibile, rr,rlirr non ne capiva proprio nulla. Ma Sir Horace
invece, che Monsignor Ratti si facesse da ciò convin- ,,\('\'a mille giusti motivi per essere scandalizzato
cere che il colpo di Stato è un problema squisita- , li I lonte a quel freddo e scientifico argomentare,

mente tecnico; << che la rivoluzione è altrettanto pos- ,,,1 rluale volevano dimostrargli che Londra poteva
sibile in un paese civile, potentemente organizzato ,,, )r r'cre gli stessi pericoli di Varsavia.
e << policé » come l'Inghilterra, quanto in un paese I ragionamenti di Sir Horace Rurnbold a soste-
70 7t
gno della sua tesi, erano in realtà sbagliati; ma cio- 1rr,r gli inglesi, per gli svizzeri, o per gli americani,
nonostante egli aveva ragione. Trotzki avrebbe vin- lrrrfettamente tranquilli, invece, sulla solidità e l'op-
to a Varsavia come aveva vinto a Pietroburgo, ma lr,rrtunità dei loro governi e parlamenti.
a Londra avrebbe fallito. E ci6 a differenza di quella folla tumultuante
L'errore dell'ambasciatore d'Inghilterra consi- rrt:l ghetto di Varsavia, nelle strade o sui ponti della
steva nel ritenere che I'immunità di Londra dai pe- \/istola, preparata ad accogliere o a subire ogni lin-
ricoù del colpo di Stato consistesse nell'ordine che 1ir raggio rivoluzionario.

vi regnava, nelia perfetta organizzazione dei servi- Non si pu6 dire, almeno dell'obiettivo esame
zi di poltzia, elementi, questi, tutt'altro che insupe- rh'i fatti, che ciò abbia una trascurabile importan-
rabili dalla moderna tecnica del colpo di Stato. zrr. Non ho memoria di colpi di Stato riusciti in Pae-
,,i le cui condizioni economiche e politiche fossero
I motivi per cui aveva ragione erano invece al-
tri: erano quelli che Sir Horace Rumbold non di- r;lrrbili e tranquille.
ceva, ma che da buon inglese sentiva e rendevano II colpo di Stato è l'atto conclusivo di una ri-
incrollabile la sua sicurezza. Essi consistevano nel r',,lrrzione, il mani{estarsi di una volontà di rinno-
fatto che quell'ordine, quell'orEanizzazione statale, r;rrrrento che non può essere a mio parere con-
ecc. rispondevano esattamente o quasi, alle aspira-
- -
rliviso dal solo Catilina e dai suoi intimi. E cos'è una
zioni e al costume civile, morale ed economico de- rir"oluzione se norl il drammatico ristabilimento di
gli inglesi. Le masse popolari inglesi, dal cui seno ,,1rriìibrio
-
rottosi per una ragione o per l'altra
avrebbero dovuto sortir fuori i << mille meccanici lr;r Ie esigenze maleriali e morali dei popoli e i loro-
armati » e il catilinario necessari altra bisogna, non r ispcttivi ordinamenti statali?

erano minimamente preparate a capire il linguag- Ma Catilina e i suoi intimi, queste condizioni non
gio di Lenin, così come la borghesia inglese, o sviz- t){ )ssono crearle da soli. Forse l'esperienza insegna

zera, o americana, non avrebbe capito in quel mo- , lrc ir più vero il contrario.

mento le smanie e la parola di un bonapartista qual- Il giomo in cui la libertà non servisse più al
1,,'rrossere del popolo inglese, è certo che esso pur
siasi.
-
;rlcrrdo fama di essere il popolo più liberale della
I
polacchi, tutti i polacchi da Pilsudski a Haller,
l1'1111 *_ troverebbe i mille uomini e i catilinari per
a Sapieha fino all'ultimo ebreo di Nalewki non ave-
vano fiducia alcuna nel loro govemo. Cosf non era ,rrrrlrrre alla dittatura, o rneglio per uscir luori da

72 /à
una forma invecchiata di democrazia. Chi af{erma rirrlista e \a forza di alcuni reggimenti, che dopo scontri san-
rirrirrosi occuparono la Dieta e conquistarono il potere. po-
il contrario non conosce evidentemente I'Inghilterra, l.r'c che ancora una volta non,tenne direttamente, se non a
Ir:rll,i. Volle essere ancora a,capo di stato maggiore. Ma in
che è la stessa che un tempo seppe trovare Cromwell i,':rll,à, Pilsudski fu, finché visse, I'arbitro energico, te-
e le sue << Costole di ferro >>. Ma prima di quel gior- 'rlrrrrlo della Polonia, duro e sprezzante sopratutto nei con-
l r onti dei partiti e dei gruppi parlamentari.
no, nessun Catilina avrebbe fortuna in Inghilterra.
(1) E' noto che I'Armata rossa di Trotzki, tentò il suo
primo esperimento di guerra rivoluzionaria assed,iando Ia
citta m Varsavia, difesa da trup,pe alleate agli ordini del go
nerale Weigand e dai polacchi agli ordini di mol,ti generali,
rna in. particolare di Jozef Pilsudski. Chi era Jozef Pilsudski?
Un generate rivoluziona,rio battutosi costanternenle p'er Ia li'
bertà dei potacchi. Fu contro il governo zarista nel corso
della faltità rivoluzione del 1905 a fianco dei socialisti bol-
scevichi. Alta testa dell'armaLa polacca, e a fianco delle forze
austro-ungariche, Pilsudski occupò la Polonia russa nell'ago-
sto del 1914. Ma piir tardi, avvenuta I'occ;upazione della Polo-
nia da parte dei tedeschi, Pilsudski si ritirò dal comando e
fu infernato a Magdeburgo. Finit,a la guerra, ottenne il po-
tere da parte de1 Consiglio di reggenza'costituito dagli alleati.
Potere che gonservò corne capo provvisorio dello Stato dal
1919 a tutto il 1922. Non v'olle essere P'residente della Repub'
blica, ma collaloorò co1 governo Sikorski come capo di stato
maggiore. Fu in questo periodo e pre'cisamente nella prima-
vera del 1920, che dopo una brillante avatnata dell'e truppe
potaoche verso Kiev per Ia conquista dei te'rritori polacchi
detl'Ucraina, i russi passarono all'offensiva, e portarono le
loro armate sotto Ie mura di Varsavia. Era, ,si dis§e, iI primo
grande tentativo per portare la rivoluzione russa in tutte le
nazioni d'Europa.
Ma il colpo di Stato, o la rivolta, o comunque il moto
che i 'comunisti, con Radek ed altri grossi esponenti bolsce-
vichi, tentavano di fare esp odere alf interno di Varsavia, allo
scopo di facilitare l'avanzata dei soldati comunisti, non riusci.
Che cosa mancò? Un buon catilinario, si disse allora. Ma la
realtà è che proprio sotto Ie mura di Varsavia, Trotzki do-
vev,a incominciare a rimeditare sulla bontà della sua teoria
circa la tecni,ca del colpo di Stato. In quanto a Pilsudski,
dopo la morte del presidente Naturowizc e la caduta del go-
verno in mano dei suoi nemi,ci di estrema destra alleatisi ai
contadini (gabinetto Witos), il generale si ritirò. Ma tre anni
dopo, naLuralm,ente per ristabilire I'ordine in Polonia, riLornò
sulla scena per marciare su Varsavia, dopo avere intimato
aI presidente Woitciekowski di oedergli il potere. Al rifiuto,
Filsudski marciò sulla Dieta oon la complicità del partito so-

7& /J
C,APITOI"O W

Hitler non fece il colpo di Stato, penlette molte


occasioni, fu un catilinario rnancato, ma conquistò
lo Stato tedesco. (1)
Non ho mai avuto simpatie per Hitler come ta-
le. Nel misticismo degli uomini che agiscono sul ter-
reno della fiorz;a e sul piano della grando politica,
vi è sempre qualco,sa d'isterico; di morboso. E tutto
ciò non mi piace.
Mussolini non era un mistico. Era un uorno. Un
luomo in perfettissirno equilibrio a dispetto del suo
genio,
' - '' j?-lwTm-
, ,:"{ .#lj3

Preferisco, quindi, non parlare di H,itler, che fu


certamente un essere straordinario, della cui vasta
profondissima opera il mondo dovrà a lungo parlare,
o non soltanto per ricordarne la tragica epopea degli
ultimi anni.
Quando Malaparte scridpe ilsuo libro, Hitler
ora alle soglie del potere. ,

Sentì giustamente che non awebbe fatto il col-


l' ;xr di Stato, ma sbagliò nel credere che la borglre-
,li
sin tedesca avreb,be difeso Ia propria libertà.
lil La borghesia tedesca, invece, non seppe difen-
!i
77
,lli

lill

nil
;rru«rricrìni, i quali, a parte certe mirabili virtù di gio-
dere Ia propria libertà e accettò
Hitler' Lo elesse co-
tint','t,zl\, continuano impunemente a peccare, almeno
,r," il *inole dei mali, per seguirlo
più tardi come
irr lrolitica, i grossolanità, di ipocrisia puritana e di
il migliore dei beni' rrriope commercialismo praticistico. A tre anni dalla
sono quelli che
Se i risultati pratici e immediati lirrc della guerra (3), essi sono ancora alla mentalità
è certo u,'u fece male a non opporgli- ,l,,lla politica << affitti e prestiti >>, condita di messia-
"orrauro, "h"
a seguirlo nella sua vertiginosa po-
,i; ud rrr,sinto. E continuano, a muoversi in Europa con la
"iegg"rlo,
litica. ';lcssir eleganza con cui un elefante si muoverebbe
Allo stesso rnodo, la Francia alf inizio del a
XIX
rkrrrlro una vetrina di Murano. Cosa gravissima, se si
secolo fece male ad accettare
e successivamente
successo' di l,(,nsa che I'America si ò assunta responsabilità co-
,"grfu" Napoleone che, di successo in l,,ssuli che ie impongono molti doveri, dall'assoivi-
r.,ittoria in vittoria attraverso Ie
capitali di tutto il
rrrt'rrtrl dei quali dipendono in gran parte la guerra
delle disfatte: al-
mondo, la portò alla più rovinosa ,, lrr pace, la miseria o il benessere, la morte o Ia
da
i]o"orp"ri"r" dello it*"o territorio nazionale r ilrr per quattrocento milioni di europei.
parte ài pir. eserciti stranieri' Ma
chi potrebbe
^oggi Gli i,nglesi, vicwerqa, l'importanza della Ger-
àire Napoleone fu Ia rovina della Francia? rurrrriA in Europa l'hanno sempre capita. Come han-
"he accadu-
Potremmo chiederci che cosa sarebbe rn sorlpre capito l'importanza di una politica italia-
Hitler e
to se Ia borghesia tedesca avesse respinto r,;r rrol Mediterraneo. Hanno avuto solamente il tor-
che tutta-
difesa la pròpria libertà' Quella libertà 1,, rli temerne la concorrenza oltre il ragionevole
a milioni di Ia-
via non serviva a garantire iI pane , ,1 il giusto.
alla Nazione te- Quella degli inglesi in Europa e nel
voratori tedeschi; a far riprendere rr,rr{lo, non è che Ia politica di una grande dittatu-
clesca quel posto che nel centro
dell'Europa indub-
,., rrrondiale al declino dopo secoli di strapotenza.
senza Ia grande
biamente Ie spetta, anche perchè I'rrllxrta quindi da una micidiale egoistica gelosia,
Nazione tedesca I'Europa non è
più un continente; ,lr cui non accenna a guarire.
terra aper-
non è più una unità politica, ma una Noi italiani non siamo, in definitiva, che la vil
ta a tutte le invasioni e ai più qravi e dei plurosi
po- trrrn più illustre di questa britannica gelosia ditta-
gsperimentl ecoflomÌci, politici e militari l,,t i;tlc.
ne stiano
poli extra-europei. E di questo, sembra se I'otremmo ancora chiederci se, senza la lunga
^u""org"r,do
oggi persino i francesi (2); financo gli
"
79
7B
battaglia hitleriana e senza l'awento del Nazional- urrrove e cresce metodico, ordinato, crudele; dila_
socialismo al potere, la libertà della piccola borghe' J,,urclo attraverso le maglie, o meglio i buchi di una
sia tedesca avrebbe saputo difendersi contro il len- rk,rrrocrazia, la quale, corr,è, non può più sicura_
to estendersi della macchia d'olio comunista; con- rrrcnte contenerlo (4).
tro i colpi che presto o tardi le sarebbero stati infer- Ma futto ciò non interessa il nostro discorso, o
ti dall'oriente. rrr.glio non fa parte delle mie considerazioni sul
col-
Potremmo chiederci, infine, se i fatti, i tremen- ;r, r cli Stato, sulla tecnica del medesimo e su ciò
,lrtr ad un governo occorre fare per reagire e difen_
di fatti che oggi pesano sulia vita dei tedeschi, sul-
,lr,r'si. (Ho spesso parlato d,altro. Chùà che non
la vita degli itaiiani, sulla vita di pressochè tutti
r.iruro cose fileno noiose e meno inutili).
i popoii di questa povera Europa, stupidamente
ridotta in schiavitù, per troppo zelo di libertà, so- Ilitler non fece dunque il colpo di,Stato. Ma per
no i fatti definitivi dai quali dovremo tirare Ie som- ,lu;ìle ragione avrebbe dovuto farlo, se era chiaro
me deile turbinose vicende del nostro tempo. Molte ,lrc il potere, e non a lunga scadenza, gli sarebbe
altre co,se potremmo chiederci. Ma già in ltalia, 'it;rlo consegnatoi Che l{itler non abbia usato né
in Francia, in Germania, in Rumenia, in Bulgaria, I;r lr:cnica di Trotzki, né quella di Mussotrini, né
in Polonia se Io chiedono anche i più democrati- ,lrrllla dei bonapartisti, pu6 forse dispiacere alla te_
ci cittaclini, sgradevolmente sorpresi d'essersi visti ri rli chi ritiene indispensabile il colpo di forza per
rnl)ossessarsi clel potere. Ma così fu. L,insurrezione
piombare addosso una più dura schiavitù: quella
del disordine interno e della dipendenza dagli s'tra- .r:r str.ta superata dalla strategia e dalla tattica degli
;rrrrri precedenti.
rrieri, al suono delle {anfare ed al grido fatidico di
Sc Thorez, Togliatti, De Gaulle (5) o chi so io,
<< abbasso la tirannia ».
un giorno sicuri di poter avere Ia maggioran-
l,,v;s1'p1y
E in particolare se tro chiedono gli americani,
..r rrssoluta nei loro paesi, potre,mmo essere certi
cui la vittoria ha portato iI notevole vantaggio -
non del tutto gradito, per6 di dover dormire i ,'1,,. colpi di Stato non ne farebbero" Smetterebbe-
- r, ;1116,[s di agitarsi. Si rnetterebbero calrni ad aspet-
propri sonni << colla testa appoggiata sullo zaino >>,
Lrrr, lc elezioni, curandosi soltarr-to di impedire
per giustificato timore di ancor più sgradite sorpre- gli
, r , ,rr lullli colpi degii altri. I1 colpo
se. Per non correre il pericolo di trovarsi un grorno di Stato Io fa_
r,.l,lrrrro dopo, sfruttando la legalità e Ie facilitazio_
anch'essi minacciati a morte da un nemico che si

80 81
ni che ne conseguono. A seconda del loro costurne ìipani. Preannuncio il tentativo con manifesti e pro-
e della loro educazione politica, il colpo di Stato lo clami, e butto i pochi disgraziati chc gli avevano cre-
farebbero con la carta da bollo, o con Legalizzati cluto all'assalto delle caserme, naturalmente già in
colpi alla nuca. stato di allarme. L'incidente fu liquidato nel giro di
Ciò dimostra che non sempre occorre una in- poche ore. Una imponente manifestazione popolare di
surrezione per conquistare lo Stato; che non sem- affetto e di devozione all'indirizzo della Regina Gu-
pre è Ia tecnica insurrezionale iI pericolo dal quale glielmina, chiuse la giornata rivoluzionaria.
uno Stato moderno deve difendersi. Si trattava, evidentemente, di un pessirno allievo
Non vi è forse in Italia chi parla già di dittatu- di Trotzki.
ra? Di una strana mai catalogata dittatura pseudo- E, se gli scienziati del colpo di Stato lo permet-
clericale? Ma a certe dittature io non credo, né in tono, anche di un pessimo conoscitore del suo Pae-
bene, né in male (6). se. Credo infatti lecito chiedersi, quale diversa fortu-
Non rappresentano nulla, se non un mornento di rra avrebbe potuto avere in Olanda il colpo di un bra-
disgrazia o di rassegnazione, di piccola viltà e di vo trotzkista. La stessa di Troelska, la stessa di qual-
timore, che sarà sicuramente superato. Magari nel siasi altro malinconico catilinario, che avesse tentato
peggio, attraverso una sempre più espressiva pene- irr quello stesso periodo, ad esempio, un colpo di Sta-
ùazione comunista. to in Inghilterra, in Svizzera. o che so io.
Il nostro Paese ha molti difetti. Purtuttavia non Al contrario, anche una pessima tecnica sarebbe
lo ritengo così malamente ridotto da adattarsi a si- sltta forse sufficiente in quello stesso momento a ga-
mili dittature. nrntire il successo alla rivoluzione bolscevica in
Penso, al contrario, che il suo orgoglio e le suo Itirlia.
necessità di benessere, di progresso e di autentica Ma in Italia, negli anni di grazia '19 e '20, i mar."
libertà gli insegneranno prestissirno a riconoscere e risti non avevano né una buona né una cattiva tec-
a realizzare un sistema, che lo salvi da questa e da rrica. Non ne avevano, semplicemente. Come non
altre possibiii servitu (7). ir\/ovano buoni catilinari.
Alla fine dell'altra guerra, uno strano catilina- Il vecchio socialismo italiano, roso dalle continue
rio olandese, certo Troelska, credctte di poter far crisi intestine e superato dalla brutalità degli avve-
un colpo di Stato bolscevico nel felice paese dei tu- nirrronti degli ultimi anni, era ormai strumento ina-

B2 B3
datto a qualsiasi rivoluzione e a qualsiasi costruttivo
rivoluzione fosse un'altra cosa. Però alla bontà della
lavoro.
lotta sociale ho continuato a credere >>. E continuò a
fngrassava ed invecchiava come la democrazia
credervi, il compagno Nicola Bombacci, anche quan-
liberale.
clo il destino lo portò a fianco di Mussolini sul lago
I suoi capi parlavano troppo; e dimostravano di di Garda bellissimo e così triste in quei mesi *
conoscere male Lenin e appena di nome Trotzki. -
dove spesso ci incontravamo e parlavamo. E conti-
Decine di tendenze, molte idee confuse e nes-
nuò a credervi fino al giorno in cui morì fucilato dai
sun coraggio di agire.
cornunisti a Dongo, sulle rive di un altro lago. Era
Turati e Treves e i vari riformisti erano per l'e-
l'uitimo della fila, accanto a Barracu. Prima della sca-
ao!.uziono. Graziadei era un professore; Bordiga un
rica gridò: << Viva il socialismo! >>.
trotzkista, ma anarchico e sentimentale; Serriti un
Il piu modemo, il più preparato e deciso fra tut-
inconcludente. Il più rivoluzionario di tutti era Ni-
ti i socialisti del primo dopoguerra era Gramsci, ma
cola Bombacci, che aveva già invitato il << clttadino
troppo malato e nuovo. Togliatti, Longo, Secchia,
Sarsoi,a >> a fare le valigie. Ma tutto ciò a parole, per-
Scoccimarro, Di Vittorio, gli odierni catilinari rossi,
chè a fatti Bombacci era un rivoluzionario romanti-
orano alle prime armi. Il tempo loro era di là da ve-
co, cui si inumidivano gli azzurrissinri occhi al pen- rrire.
siero che un giorno tutti i proletari del mondo avreb-
L'unico autentico catilinario, il socialismo italia-
bero potuto essere uniti e felici. Un comunista, d'ac- rro l'aveva perduto alcuni anni prirna, espellendo
cordo, ma al quale di bolscevico mancava tutto; e rlal partito Benito Mussolini, che aveva sostituito
di Catilina il cuore, la tempra urnana) l'insofferente (llaudio T?eves alla direzione dell'<< Avanti! » do-
volontà.
po il Congresso di Reggio Emilia. Della perdita di
<< Ci6 che vidi in Russia durante il tempo che vi
rluest'uomo, Lenin ebbe più volte a rimproverare i
restai dopo la mia fuga dall'Italia mi fece pas-
- -
sare per sempre la voglia di essere bolscevico di-
t'ompagni italiani da lui personalmente disprezzati.

ceva l'ottimo Bombacci - è


La rivoluzione sociale
Sccondo Lenin, al socialismo italiano non restavano
onnai più che << i buffoni ». E in quell'dspro rimpro-
bella: ma il bolscevismo-.ti schiaccia, ti sconvolge la
r rrro, vi era forse iI presentimento del tremendo pe-
coscienza, non ti perrnette neppure Ci pensare.
Quan- ricolo che per il cornunismo stava per nascere.
do parlavo cli rivoluzione socialista credevo che la
Uomo di acutissima sensibilità e di molte soffer-
B4
85
te esperienze,Lenin aveva intuito che Mussolini, do- Con un simile partito nessun atto di coraggio,
po la breve burrascosa seduta della sezione rnilane- rìessuna reale emancipazione dei lavoratori sarebbe
se presieduta dal riformista Alessandro Schiavi, e al stata possibile.
termine della quale era stato cacciato, si era incam- Meglio dunque che l'avessero caccrato.
minato verso una sua rivoluzione. E mentre Lenin, freddo, potente, positivo cer-
Prima d'abbandonare la sala, alla famosa frase vello forgiava nuove decisive arrni ail'utopia marxi-
<< Voi mi odiate perchè mi amate ancora >> Mussolini sta, e stava ormai costringendo brutalmente, con
aveva aggiunto: << Mi strappate la tessera, ma non mi ogni mezzo, la realtà quella della grande Rus-
potrete strappare dal cuore Ia mia fede socialista ». sia, per ora
-
dentro una più capace utopia, Musso-
Ma socialista, Mussolini, non lo era già piu" Amrnes-
-
lini usciva invece dall'utopia per andare decisamen-
so che lo fosse mai stato. Il destino era evidentemen- to verso la realtà. Dalle fredde formule de.lla dottri-
te ancora oscuro nella sua mente; ma era tuttavia rur al calore dei sentimenti e delle aspirazioni umane.
chiaro che qualche cosa di nuovo stava rnaturando La guerra, la Patria, la famiglia, i secolari valo-
in quel giovane provinciale, cui erano bastati pochi ri della civiltà dell'occidente: le aspirazioni, i sen-
mesi per mettere a soqquadro il vecchio mondo dei lirnenti, Ie passioni degli uomini erano fatti reali
santoni, per denunciare con inusitata crudezza la ;rlrneno o forse più, della stessa esistenza delle clas-
ragione delle loro debolezze,la vecchiezza e la in- si e ei loro tragici contrasti.
consistenza organica del << loro >> partito, imborghesi- Negarlo era mettersi stupidamente fuori dalla
tosi in un giuoco parlamentare inutile, tra I'altro r ita.
fiacco e incostruttivo. Spirito eminentemente pratico e umano, M'us-
Nqgli anni successivi le cose non erano rnutate. r;olini non capiva come ci si potesse mettere fuori
Pigramente ancorato a vecchi sistemi ideologici e a rl:rlla vita; negare la realtà, quando ormai milioni
vecchissimi uomini, iI socialisrno italiano era rima- rli uonrini per questa realtà stavano battendosi e
sto insensibile alla tremenda realtà della guerra e rrrrrguinando.
al conseguente crollo di tutti i sogni internazionali- Meglio affrontarla, questa nuova realtà. Meglio
sti: cioè ai fatti che mettevano i lavoratori di tutto ,'lrc i lavoratori italiani dall'ignavia e dall'aridità da
il mondo di fronte a nuovi fondamentali problemi lui crano fatti schiavi e servili uscissero finalmen-
da risolvere. l. rrlla lotta; conquistassero col sacriffcio iI diritto
B6 87
ad una vita migliore e più giusta; la capacità di con- che insieme a taluni germi di malattiepolitiche,
correre a rinnovare e a dirigere le aziende e gli stes- estremamente pericolosi per l'indebolito organismo
si istituti pubblici e giuridici dello Stato, nel senso clella civiltà occidentale, aveva tuttavia denuncia-
dei loro interessi e delle loro aspirazioni. to e i mali e gli errori di una società troppo vec-
Il mondo borghese europeo era in sfacelo. La chia ed egoista. Ma per proce..dere oltre, il sociali-
guerra drammatico sintorno ormai della incapaci- smo, o rneglio la battaglia sociale, aveva ormai bi-
-
tà della vecchia classe dirigente di garantirne l'equi- sogno di rinnovare le idee e di rnodertizzare i si-
Iibrio, il benessere e di dare irnpulso al progresso dei stemi.
popoli avrebbe forse definitivamente superato e Sul suo troncone esausto erano già spuntati
-
distrutto questo mondo decrepito. Era tempo di formidabili virgulti: il bolscevismo ed il fascismo.
prepararsi ad accoglierne l'eredità. Ma non sabo- Lenin e Mussolini si preparavano ad essere impla-
tando la guerra, non sognando impossibili intema- cabili nemici, I'uno di {ronte all'altro nella tormen-
zionali, non esasperando la lotta di classe tra citta- tosa storiir del nostro travagliatissimo secolo.
dini di uno stesso Paese. Questo non prepatava. a La << denro crazia », la grande ipocrita e rnal di-
nulla; portava soltanto al risultato di distruggere, o fesa dea della invigliacchita borghesia occidentale,
nel disordine permanente o dentro il rigido schema iìveva ormai di che temere seriamente.
di una utopia brutalmente imposta, Ia stessa sostan-
(1) Le elezioni del 5 novembre 1932 non migliorarono la
za del patrimonio che in quei giorni, forse, i lavo- situazione parlamentare della Germania, nè permisero la for-
ratori avrebbero potuto ereditare. mazione di un governo basato su una maggioranza prestabi-
lila « sicura e lattiua », come ebbe a d:ire il Presidente Hin-
Fino a prova contraria e Mussolini lo aveva denburg. Il partiito nazional socialista aveva in verità per-
capito
-
]a miseria non è socializzabile, o se lo è, so-
duto una tnentina di mandati e ,i comunisti erano in aumen-
l,o, ma era ormai ohiaro che erano i p,rimi a dover ess,ere,
-
cializzarla non giova. llresto o tardi, chiamrati aJ poterc.
Il Mares,ciallo Hindenburg ritenne prima di affidare lo
Sblo i professori ed i sentimentali potevano osti- incarico aI cancelliere Von Papen, ohe tuttavia non potè reg-
gere. L'incarico stava quindi per passare ad Adol,fo Hitler,
narsi a non vedere che il vecchio socialismo aveva ma con un mandato vincolato, che il capo delle camicie bru-
ne rifiutò.
ffnito la sua battaglia: una battaglia di huona fede,
L'incarico fu allora dato all'ex ministro della Reichswehr
forse, almeno nelle intenzioni di molta brava gen- Von S,chleicher, ohe in poco meno di due mesi entrav,a in
'r:risi e cadeva. II vec,ohio maresciallo presidente si docise al-
te, in verità un po' ingenua e politicarnente irnpre- lora a chiamare nuovamente Adolfo Hifler che questa volta,
parata, ma chiusa, finita per sempre. Una battaglia lilrerato da ogni vincolo, aocettò e divenne cancelliere del
lloich. E,ra il 30 gennaio 1933.

88 89
(2) Il recente incontro di B,onn fra De Gaulle e Adenauer
è una ulteriore conferma di questa realtà. Se non si vorrà
ohe- geni sforzo europeistioo naufraghi in un mare di piccole
ambizioni, di anacronistiche rivalità e di confusionisrnò ideo
logico, sarà necessario prendere atto che la Germania, nella
sua piena unità politica e militare, non può non essere àt cen-
tro dell'Eurolpa Unita.
(3) A quindici anni, da allora, sioè oggi, tre oose non sono
cambiate. Avvenimenti su awenimenti, discorsi su disoorsi. CAPITOLO V
guerre fredde e calde, non hanno ,cambiato la mentalità ame-
ricana, Ie loro idee sult'Europa, che resta per gli statunitensi
un gnigma: un rebus insolubile in cui Hitler, ebrei, comuni- Ciò che in Germania salvò Bauer da Kapp, ma
sti, fasoisti si confondono in un allucinante spettacoio Aa còi-
te dei miraooli. non da MùIler, lo sciopero, facilitò in Italia il colpo
G) La politica della nuorsa lrontiera di Kennedy ne è la
ultima prova. E' opinione ormai d.iffusa anche in terti cir. di Stato di Mussolini.
coli più tenacemente democratici. Il dubbio su una dem,ocra_ Lo sciopero è uno dei pilastri fondamentali del-
zia_buona per tutti i paesi e per tutti i p,ericoli, è condiviso da
molti scrittori e uomini ,politici di ogni paese. la strategia di Marx e della tattica di Lenin.
(5) De Gaulle, praticamente ha potuto reatizzarlo. A d.i-
s!$zq $ dieci .anni, senza colpo feriie Sta all'abilità e alla natura dei catilinari socialco-
rità dalla insuuezione di Algèri d.el lB- maggio 195S _in ve,.
determinato
D; munisti di inserirvi, dal sabotaggio al massacro, tut-
§qul-Ie è andato al potere, creando poi una diltatura coi voti
dei francesi. to ciò che serve a piegare la resistenza della mac-
_(9).Infatti, è facile vedere oggi, che non si tratta tanto
di. dittatura,. quanto di non gover-Ào. Ne ap,pro,fittano i diso- china statale borghese.
nesti comuni, e i comunisti, ,che di dittatura, infatti, stanno
,preparando la loro. Si è già detto che in Italia, corle un po' in tut-
ta I'Europa del dopoguerra, si fece largo uso della
_ la
cìe l7) In questi ultimi anni si è avuta, però,'cristiànÀ,
la sensazione
-*;.
mortificante politi,ca della democrdzià
pre. qronta a compiacere alle posizioni politiche e tattica e della strategia marxistico-leninistica, fino
Ooitiinàrià
socialiste,._o_,comunque progressiste, e àd offendere i a dare la netta impressione che le condizioni neces-
caratteristisi de]Ia società occid.entale, ab:bia ridòtio- at-mt.
"Àiòii
nimo queste capacità di reazione. Lo dimostrano I'insensibi sarie al colpo di Stato in ogni Paese si fossero ab-
li,tà con la quale sono stati accolti dattà pubftic; òpil;;
I rondantem ente realizzale.
gravi prowedimenti e clamorosi awenimeìti, oÉ il;itre
condizioni avrebbero provocato sicuramente reàzioni viorànte Ora, in Italia, corne è noto, anzichè a Lenin la
e quindi mutamenti elettorali determinanti.
. La s,tgssa aperturq, a sinistra, grave svolta politica di tattica degli scioperi port6 direttamente a Mussoli-
imprevedibili cattive ,conseguenze, awenuta fra là generalò
indifferenza, o quasi, ne è una riprova. rri, il quale, con una contro aziofie intelligente e ne-
(Ìossariamente violenta, seppe mettere a suo profitto
il disordine, la paralisi statale che le agitazioni so-
r:ialiste avevano creato. Gli fu di valido ausilio Ia
nìediocrità dei capi del socialismo italiano, privi di
90 91
idee chiare sul da farsi e del necessario coraggicr ai lavoratori piu umili rimasti per quattro anni in
ffsico e morale per assumersi la tremenda responsa- trincea di quella vittoria era nonostante tutto
bilità di un coipo di Stato.
-
orgogliosissirno; e mal tollerava denigrazioni in pro-
Il socialismo italiano era in ritardo pure su se posito da parte di chicchessia.
stesso, avviluppato com'era se,mpre più, nelie sue Il tentativo di offendere il generoso contributo
eterne e ormai profondissime crisi. Da un lato Ie di sangue, o di annullarlo nel quadro di un interna-
varie correnti riformiste che non volevano cedere, zionalismo logoro e sfasato, non fu certo buona tat-
rna la cui azione si faceva ogni giorno più trita, tica da parte dei capi socialisti. Fu anzi l'atto che li
confusa e debole; dall'altro, quelle comuniste e ri_ perdette. Come non se ne awidero? Come non si
voluzionarie troppo giovani ancora, o ancora chiuse awidero che proprir: sul terreno della guerra vi po-
dentro una mentalità troppo anarchica e barricadie- tevano essere mille cose da fare e da dire anche a
ra, per essere veramente pericolose sul piano della vantaggio dei iavoratori italiani? Che vi era da ri-
tecnica insurrezionale. vendicare la vittoria della Nazione corne esclusivo
Ciò che in Russia Lenin aveva fatto nel Ig05, merito del popolo, i cui sacrifici avevano supplito
staccandosi da Martov (1), e dando inizio all,era del alla deffcienza della preparazione e delle capacità,
bolscevismo, Gramsci, Bombacci e compagni lo fe- strategiche e tattiche, dei nostri aiti cornandi? Co-
cero solo al congresso di Livorno del 1g21, che fu me non awedersi che iì sacrificio e la vittoria in
l'atto di nascita del Partito Comunista ltaliano. Trop_ guena davano al lavoratore il diritto alla direzione
po tardi per giocare un ruolo d,importanru in tna della economia e della politica italiana, troppo a
battaglia i cui temi erano già stati impostati da Mus- Iturgo rimaste monopolio di limitate categorie di cit-
solini due anni prima. tadini e particolarmente dell'<< odiat"r borghesia >>?
Non va inoltre dirnenticato che a rendere di_ Come non rendersi conto che a nome di questi sa-
versa e quindi più particolarmente difficile Ia si_ crifici e di questa vittoria, il socialismo poteva fare
tuazione dei socialisti in ftalia, vi era un altro im_ rrppello, oltre che ai lavoratori dai calli alle mani,
portantissimo fatto, che essi avevano il torto di igno_ lnche agli altri lavoratori, e agli stessi figli dell'<< o-
rare. rliata borghesia >>, che la guerra e le nuove idee
L'Italia aveva vinto e ben vinto la zuerra. Il po_ ;rvevano posto su di un piano di piu vivo e di più rno-
polo italiano -- dall'aristocrazia alla borghesia ffno «lorno fervore? Ma i capi del socialismo, ormai pri-

92 93
il
gionieri di un marxismo inerte, che poteva rivolu- in questo rnodo considerandole, era possibile supe-
zionarmente vivificars,i solo bolscevizzandosi, non rare da un lato il punto rnorto in cui iI socialisrno era
seppero invece fare e dire che sciocchezze, offen- arrivato, e f insufficienza dei conservatori, dall'al-
dendo gli interessi e il sentimento della maggioran- tro. Poveri vecchi conseryatori italiani, immersi nel
za degli italiani. I capi del socialismo che avevano più babelico disordine, rna ancora illusi ed intenti
voluto ignorare la guerra, ritennero sfupidarnente ad illudere gli altri di rappresentare lo Stato.
consequenziale e intelligente ignorare Ia vittoria: Catilinario autentico e deciso, Mussolini trovò
Ia realtà, cioè: il nuovo mondo, i nuovi problemi che nel quadro morale e politico della situazrone italia-
dalla guerra e dalla vittoria erano nati. na del dopoguerra la sua dottrina; che dottrina ve-
Del resto, essi furono coerenti con quello che ra e propria non fu mai. Ferchè non può essere dot-
da troppo ternpo sembra essere il destino dei socia- trina ciò che è prodotto dell'azione di un uomo po-
listi italiani; il destino di chi non ha il coraggio di litico, finchè quest'uomo viva e trasformi e comple-
staccarsi dal rnarxismo, nò di arrivare alle sue logi- ti giorno per giorno, affrontando i complessi pro-
che estreme conseguenze, che si chiamano Lenin e blemi della società in eui opera, il vastissimo quadro
Leone Trotzki. del suo pensiero, che si sviluppa e diviene nel tem-
Nda quello che i socialisti non dissero e non fe- po corne diviene la vita.
cero lo disse e lo fece Mussolini. La tattica di Mussolini per venire a capo dl ciO
Uscito dalla camicia di Nesso del marxismo, in- che ha in anirno di compiere, non ) né uniforme né
so{{erente alla paranoia delle interminabili discr:s- schematica: è semplicemente il {rutto clella sua vo-
sioni intemaeionalistiche, compreso della volontà lontà e della sua capacità di adattarsi alla mutevole
dei combattenti e del valore di ci6 che rappresenta- reaità delle cose.
vano, Mussolini si era convinto che gli interessi dei Conosce la tattica e la strategia di Marx e di
lavoratori non possono essere disgiunti da quelli Lenin e ne apprezza la solidità ciell'insieme; cono-
deila nazione; che solo nell'ambito della vita di una sce la tecnica di Trotzki, e non conrmette I'errore
nazione piena di prestigio e di lorze i lavoratori di dirnenticarla, corne ia dimenticò Bauer.
possono realizzare i loro diritti. Era ormai chiaro Ma tra una massa che da siuistra, sia pure mal-
che le rivendicazioni sociali valgono in quanto so- destramente, muove all'assalto della diligenza, ed
no rivendicaziami nazionali e viceversa; e che solo una vecchia e libera dernocrazia incapace di regge-

94 95
re, non gli s{ugge l'importanza di apparire il clifen-
sore della legalità, della ltbertà pericolante de,llo
Stato. E qui ricorda la tattica di Buonaparte, la clas-
sica dei catilinari di estra, eui sta a cucre di com-
piere il colpo di Sltato nel rispetto delle correnti
regole del giuoco. Buonaparte vuole il potere col
consenso degli << Anziani » e dei << Cinquecento »:
Mussolini con quello di tutti gli organi e di tutti gli
organismi dello Stato.
Si è detto che in Italia le rivoluzioni si sono sern-
pre fatte per decreto reale. Mussolini cerca di non
climenticare la regola.
E' opinabile se cio gli al:bia giovato; può darsi
che alla distanza gli abbia nociuto. Sta di fatto, pe-
16, che questo aspetto della sua tattica risparmiò
molto sangue al Faese. Da questo punto di vista fu
un incacolabile bene per la nazione.
Aila distanza, è risaputo, i compromessi non giova-
no a Catilina; nra ii sangue intestino giova ancora
rìeno alla naziane. Ora non v'è dubbio che delle
due cose sia sempre pre{eribile la prima. Mussolini
non era del resto che un Catil;inario-nazionale.
Sbaglierebbe tuttavia chi pensasse che Mussoli-
ni, nell'impossibilità di evitare l'urto colle forze ar-
mate dello Stato e del Re, avrebbe desistito; che
non avretrbe risposto col fuoco al fuo<:o. Mussolini
aveva misurato i pericoli che la battaglia conrporta-

96
va fin dai primo giorno in cui l'aveva iniziata; ave-
va assunto impegni con l'Italia, con Ie sue giovani
camicic nere e con se stesso, ai quali non saiehbe
venuto rtlat rneno a qualsiasi
uto rrrai qualsiasi costo.
Non bisogna aver capito niente di Mussolini
per pensare il contrario. << Coloro che pretendono
di negare la o,iolenza fasci,sta e far passare le ca-
micia nare per ,iliscepoli di Rousseau e di, Tolstoi,
sono gli, stassi che m,alati d,i retorica, di eloquenza e
di letteratu,ra, Domebbero far credere che Mussol,i,-
ni sia un ant;ico Rontanto, un condotti,ero de:|, Quot-
trocento o un signore della Rinascenza, dalle mani
biancho e dolci di arstselenatore e di platonico >>.
<< Nlussol:ini, non è un oegatariano ne un christian

scientist né un sociald,emocrati,co. La sua educa-


zione ma.rxista non gli parmette di aaere scrupoli
tolstoinni; egli nan ha i'mparato le buone manCere
politiche ad Oxford., e Niatzscha lo ha disgustato per
$empre del ro'm.anficismo e della filantropia>>.
Cosi Malaparte. Ora non è che lMalaparte deb,
lra essere creduto alla lettera. Ma non poislono es-
scre creduti del pari coloro che, magari credendo
rli giovare alla sua fama e di esaltare la sua umani-
là, in contrapposto a coloro che troppo stupidamente
Jruuro voluto fario credere una specie di belva si-
tilx»rda di sangue, descrivono Mussolini tutto lat-
It: o miele, peggio che un socialista pascoliano. Bi-
Rom& 'featro Augusteo. Il Congresso clel Movimento sogrrorebbe non dirnenticare che l'umanità è de-
fascista tlel 1921.

97
gli uomini e non delle pecorelle tosate. Non è un opera, il suo popolo alia conquista del diritto ad una
servizio che gli si rende, così falsarnente descriven- vita migliore, al lavoro, alla libertà.
dolo.
In quello del 9 maggio, invece, vi è una schietta
Cbrne tutti i grandi catilinari; Mussolini non vena di retorica romana, nobile retorica che esalta
amava la violenza per la violenza,la guerra per la una grande impresa del popolo italiano, rna che for-
guerra; ma non temeva nè i'una nè l'altra. Alla vio- se lo allontana un poco dalla realtà.
lenza non avrebbe mai piegato.
Quando questo discorso fu pronunciato (a molti
Come tutti coloro che operano nella storia, egli italiani piacque più del primo), ero sulle rive del
era un generoso umanissimo chirurgo che sa quan- Faf, un torrentello dell'Ogaden, in quei giorni gon-
to male si debba alla piccola pietà. fto d'acqua color terra di Siena bruciata, sulle cui
Ci6 che in lui, specie negli ultirni tempi, pawe sponde melmose gli autocarri del rnio reparto erano
a moltÌ cattivi osservatori dolcezza evangelica, se rimasti impantanati mentre si stava marciando su
non addirittura debolezza, non era che compatirnen- Giggiga.
to e disgusto. Altrettanto falso è il Mussolini della Del discorso avemmo notizie il giomo dopo dal-
retorica romana. Mussolini era un uomo moderno, la piccola radio da campo di un reparto di carabi-
questo è certo. Ma può un uomo di intelletto, sia nieri, impantanati come noi.
pure modernissirno, nato sulle rive del Mediterra- Avevo lavorato tutta la mattinata sotto una piog-
neo, sottrarsi al magico fascino della classicità e del- gia torrenziale a buttare tronchi e fango su quel dan-
la grandezza romana? nato torrentello. Dormivo abbandonato sulla mota,
Ma questo a Mussolini accadde però molto tar- mal coperto da un telo disteso tra un autocarro ed una
di, e marcatamente non prirna dell'Impero. acacia. Fui svegliato da strane grida di gioia. Il
Due discorsi segnano la fine e i'inizio dei due gruppo dei carabinieri sembrava impazzito: <<Mus-
tempi; 2 ottobre 1935 - I maggio 1936. Nel prirno s.olini ha proclamato la costituzione deìJ,Itrnpero.
non vi è ombra di retorica romana, vi è, al contrario, Er.,viva i'Impero >>. Forse quell'essere stato brutal-
tutto il Mussolini di <<Audacia»: la fermezza, iI co- rnente risvegliato, forse l'eccessivo ruinoroso entu-
raggio, la misurata determinazione che contiene gli siasrno dei carabinieri, sta di fatto che nella magni-
impeti e misura i pericoli, nello stesso tempo in cui fica notizia mi parve di sentire qualcosa che stonàva.
1o spinge a lanciare se stesso, gli strurnenti della sua lru una strana impressione, che rni restò anche dopo.
98
99
Si aggiunga che l'anno seguente, trovandomi in via non stirnava troppo le greche, nè le patacche, se mai
dell'Impero per assistere alla bella parata delle rap- è vero che in vita Ie abbia molto stimate.
presentanze dei reparti nazionali ed indigeni battu- Il Mussolini del dopoguerra era un uomo senza
tisi in Etiopia, vidi per la prima volta Mussolini nel- la minima ombra di inutile retorica; un polemista
la sua brutta divisa di Primo Maresciallo dell'Impe- implacabile> un organizzalore di uomini, un grumo
ro. Era vicino al Re, un po' con{uso tra uno stuolo di idee sorretto da una volontà disperata di azione,
perfettamente padrone dei suoi nervi e della tecnica
di principesse, di principi, di generali, di pennacchi
che una modema insurrezione richiede. Vestiva ma-
di ogni genere. Vicino a me, Renzo Morigi, - << la
lissimo, ma parlava e scriveva magnificamente sem-
mitragliatrice umana » di Los Angeles, vecchio ca-
plice e chiaro, sf da ridurre le cose più astruse allo
po di squadre d'azione del ravennate e, a quell'e-
essenziale, in formule piane e comprensibili a tutti.
poca, vice segretario del P.N.F. fissando Ia tri-
-, Conosceva i di{etti dei suoi awersari ed i loro pun-
buna disse: << E nostar Musòlen l'è strusciè tra tòt
ti di rninor resistenza.
chi re >>. Si, sembrava anche a me che il nostro Mus-
E su quelli concentrava il suo sforzo. Alla vio-
solini fosse un po' << sciupato >> fra tutti quei re. lenza rispondeva con la violenza, allo sciopero con
Ma in Italia, purtroppo, non si so{fre soltanto di il << crumiraggio >> organizzato; nello stesso tempo
retorica classica, che sarebbe il male minore, ma più manovrava abilmente con tutti, affinchè r,a sua crea-
gravemente di barocca magnifrcenza. E' a questo tura, crescendo, non dovesse essere prematuramen-
ultimo male che si debbono le cose magniloquenti, te soffocata, o sottoposta a sforzi superiori alle sue
gli ori, gli argenti, e le più vistose patacche del fa- possibilità. Sapeva ciò che voleva il Paese; e ciò che
scismo, che finirono, in verità, col piacere un po' al Paese occorreva per guarire dai mali che ne mi-
a tutti. nacciavano l'esistenza. E alla fine il Paese fu con
Cosicchè ciò che Mussolini aveva creduto utile lui. Quando sferrò il colpo, le possibilità di succes-
per dare anche esteriormente una linea, un costu- so erano pressochè assolute.
me, a questi disordinati italiani, finì logicamente in La tecnica delle squadre fece il resto. A Mus-
una manifestazione di esibizionismo e di vanità, tal- solini bastò spianare la strada, apparendo sempre
volta addirittura ridicoli. rneglio il difensore della legalità, minacciata dalla
Ma tra il '19 ed il'22 Mussolini non amava e violenza disordinata ed inutile degli awersari.

100 101
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Tanto abile da far ritenere ai più che, debellati voti, che i borghesi hanno interessi ed abitudini che
i rossi, Mussolini si sarebbe ritirato irr buon ordine. vanno oltre le simpatie; che i giovani, magnifica
Ma non tutti bewero fino in {ondo. Giolitti non bev- forza in ptiazza, rappresentano uno scarso apporto
ve mai, anche se non disperd di poterlo alla fine per le elezioni.
incapsulare. Non bewero Sturzo Bonomi Nitti, se è Non partecipare alle elezioni sarebbe stato di-
vero che essi non disdegnarono di adoperare contro chiararsi apertamente contro la legalità, comrnettere,
il pericolo fascista ogni carta possibile, co'mpresa cioè, un imperdonabile errore. Partecipare da soli e
quella degli scioperi e delle agitazioni, spesso da ripetere, sia pure in proporzioni ridotte, l'insuccesso
loro provocati, nella speranza di renclere valida con- del '19, significava dare agli occhi della pubblica
tro Mussolini la tattica usata da Bauer contro Kapp. opinione una dirnostrazione di impotenza politica
Giolitti, fallita a varie riprese la carta degli scio- passibile di gravi riperctrssioni.
peri, tentò invece più volte di parlamentarizzate 7l L'offerta di Giolitti cXunque gli giovava: lo lega-
fascismo; e Nitti, successivamente, di imbrigliarlo trizzava ancora di piu e nello stesso tempo lo preser-
con la costituzione di un governo socialdemocra- vava dai rischi.
tico la cui schiacciante maggiaranza desse al Gover- Tra l'adesione al blocco e la sperata parlarnenta-
no la stabilità e il prestigio ritenuti necessari per rizzdzione del fascismo, c'era la intransigenza di
fermare Mussolini. lr4ussolini, la sua natura di politico e di catilinario di
razza.
Ma Mussolini non era Kapp: non era uomo da
farsi parlamenlarizzare nè da essere atterrito da una Due mesi dopo le elezioni, le illusioni in irateria
forte mag gioranza governativa. Quando queste va- erano già finite. I deputati fascisti erano alla Carnera.
nra nel Paese l'aziane continuava sempre più sistenla-
rie manovre gli si concentrarono contro, Mussolini
aveva con sé la parte più viva d'Italia; ed era già in [ica e precisa.
cammino per conquistarsi I'altra. Nei quattordici mesi che vamo dalle elezioni del
Fu per seguire la logica della <<tattica legalita- rrraggio 1921 allo sciopero generale delì'agosto del
ria » che Mussolini stimò opportuno aderire al Bloc- 1922. si sviluppò quella che potrebbe clefinirsi ia
co Nazionale del 1921.. I'rtse conclusiva della tattica mussoliniana. Fino a
La sconfitla <<schedaiola>> del 1919 gli aveva rluel momento, l'azione fascista si era lirnitata a rea-
insegnato che non tutte le simpatie si traducono in gire ai disordini, alle violenze, alle aggressioni, ai

104 105
delitti degli awersari. Da quel momento in poi, alla Kollontaj amava per i suoi occhi azzurri infantili'e
reazione si aggiunse l'offensiva disiruttrice contro per la sua crudeltà » (2); e neppure con quella dura
i centri deitra resislenza e della organizzazione delle e disciplinata delle truppe di assalto di Adolfo Hitler.
florze rosse e dei loro manovratori. Case del Fopolo, I fascisti dell'epoca non erano certamente gente
Camere del lavoro, cooperative socialiste, redazioni tranquilla, calrna: ma più delle rivoltelle usavano il
di giornali, sedi tii partiti ecc. furono gli obbiettivi bastone, più del pugnale, l'olio di ricino. La loro vio-
prescelti: la loro distruzione o la loro disarticolazio- lenza fu sopratfutto beffarda e coraggiosa, quasi mai
ne violenta erano indispensabili per impedire alle brutale.
masse social comuniste di riaversi dopo gli scontri; Se ciò non fosse vero, e se Mussolini non {osse
di armarsi e di inquadrarsi di nuovo; ed ancora, per stato pur neila violenza genetosissimo e responsabile,
creare fra le rnasse attive Ia sfiducia, il panico, Ia sarebbe difficile spiegare come tutti i capi dei partiti
rassegnazione alla sconfitta. a lui ar,rzersi soprawissero alla lotta ed a]la insurre-
La battaglia fu dura, spesso caratterizzata da zione. E soprawissero non male, credo, se dopo oltre
episodi dolorosi e a volte da atti di autentica ferocia. vent'anni sono ritornati in perfetta salute ai loro po-
Ma rneno sanguinosa di quanto Malaparte ci de- sti, per sbagliare indecorosamente come prirna.
scrive. Altro, occorre ammetterlo, sarebbe stato il loro
Da parte fascista, dal 1919 all'ottobre d,el'22 e destino, se le squadre fasciste fossero state quelle di
{ino al '26, epoca in cui gli scontri politici ebbero Dybenko, o le << equipes >> di Menjinsky, o quelle
definitivamente fine, i morti non superarono i tre- più moderne di Moscatelli e Moranino, o, perché no,
mila; quelli dei ]oro awersari {urono Ineno, com'è le formazioni partigiane del << biancofiore >>. Ma la-
risultato dalla cosidetta revisione dei processi, insce- sciamo iI triste argomento e tomiamo a noi.
nata ventidue anni dopo allo scopo non raggiunto Al termine deil'offensiva, cioè nell'estate del'22,
-
di condannare storicamente una violenza politica <<la cartta dalla penisola, questo stioale pieno di ci,ttà,
-che fu di gran lunga meno cruda di quella degli cl;i borghi, di, uomini i,nquùeti, ardenti, faziosi, era
awersari e senza dubbio piu giustificata. ormai di,sognata nelln palma della nnano ili Musso-
La violenza fascista, per intenderci, non ha nulla lini >>.
in comune con quella squallida e bestiale dei mari- Ora, Mu§solini era in grado di dire agli italiani,
nai di D1,benko, il << gigante bionrlo che Ia signora niente affatto spaventati dalla violenza delle sue

t06 107
sentava; mettersi contro le lacere bandiere dei suoi Mussolini. Al suo paese, una qualsiasi persona risp-et-
reggimenti; contro Ia divisa indossata dal meglio del tabile non poteva che essere repubblicana. II che
popolo italiano in trincea. E ci6, per i {lrscisti, equi- non aveva però impedito ai romagnoli di essersi ma-
valeva mettersi un po' contro se stessi; contro quelle gnificarnente battuti per la Monarchia negli anni in
cui si diceva che la Monarchia univa e la republili-
stesse cose che seppure qualcuno dica che non contar
ca divideva; e parimenti dopo, in ogni guerra, con
no, etrano tuttavia fra le ragioni fondarnentali che ave-
rara bravura e tara fedeltà. Succedeva a volte che
vano trascinato alia lotta Ia massa degli ex combat-
sbagliassero come successe sul Podgora al vecchio
tenti, dei giovani, dei nazionalisti costituenti il nerbo -
garibaldino di Grecia e delle Argonne sergente Tas-
delle squadre fasciste. Non è vero -- coine abbiarno
sinari e andassero all'assalto gridando << Avanti
già visto che i fascisti fossero principalmente uo- -
-
mini venuti {ai partiti di estrema destra. E' vero il
Garibaldi » o <( Viva la Repubblica>> anzichè << Sa-
voia », come d.a regolarnento. Poi si scusavano dicen-
contrario. Provenienti dai partiti di sinistra non era-
do che i loro soldati erano dei birbaccioni che Savoia
no che i dirigenti sindacali, che avevano seguito Cor-
non lo conoscevano o se lo conoscevano facevano
ridoni, e un po' di artigiani, di operai, di conta inir
I'inta di no.
della Valle Fadana. Ma il grosso no. Il grosso era
<< Paris vaut bien une Messe >), aveva detto Enri-
formato di gente giovane praticamente nuova in fatto
co IV.
di esperienza di.partito. Dei quadrumviri, per €s€tlìr
pio, il solo Bianchi era stato socialista, tsalbo era un
Nulla di strano, non dico dal punto di vista ri-
voluzionario, il che è già scontato, rna neppure da
ex giovane repubblicano, De Bono urt soldato, De
,lrrollo deila coerenza politica, che Mussolini, messo
Vecchi un monarchico.
«li fronte al]'alternativa fra la monarchia e uno scon-
Gli << attivisti >> del fascismo, di Carlo Marx igno-
Irrr con l'esercito superabile ma materialmente e
ravano tutto, meno la barba. - *- abbia pensato
rrronalmeute gravissimo che tr'trtalia
Non è neppure vero che tutto il fascismo fosse re-
pubblicano; e sopratutto non lo era alla vigilia della
r:rlcva bene una monarchia, e abbia chiesto a se
r;lr'.sso, aila sua vecchia guardia, ai repubbiicani del-
insurrezione, dopo l'ingresso dei nazionalisti, e iI di-
l:r srra Valle Padana il grande sacrificio.
lagare del fascismo dalla Valle Padana verso il meri-
dione d'Italia, che repubblicano non era, Penso che Da quanto precede, mi par strano si possa con-
,lrrrlt:rc che il colpo di Stato è un problema tecnico
il fascista più repubblicano fra tutti fosse proprio
110 111
terrificanti squadre )>, ma sempre a lui più vicini,
<<
Ilfascismo era orrnai lo S'tato.
che il fascismo era pronto per Ia conquista dello M,a... c'era un ma) che si chiamava programma
Stato. repubblicano, rnentre a capo dello Stato c'era un Re
llgoverno morente, che rifiutava tuttavia di farsi che nicchiava, tutt'altro che disposto ad andar via.
seppellire, tentò di nuovo, e questa voita in grande Destituire ilRe significava doversi battere contro
stile, raccogliendo tutte le energie possibili, la tat- I'esercito, controi carabinieri; contro la grossa casta
tica di Bauer: quello sciopero generale, cioè, passato rnilitare, la quale, sia detto tra parentesi, non ha
alla storia col nome di << legalitario ». Non era, come rnai avuto simpatie per i caporali che manovrano
qualcuno ripete, l'ultima battaglia per la libertà. armati.
No, era soltanto llultima battaglia che Ia gros§a Mussolini, era per6 un caporale d'eccezione che,
borghesia affaristica e industriale, ed il
piccolo mon- al contrario dei grandi generali, conosceva benis-
do dei superati politicanti socialisti dernocratici e simo i suoi uornini e bene i loro.
liberali tentavano in difesa di se stessi. A spese del Ma tutto sommato, pur sapendo che i suoi si sa-
proletariato, logicamente, condotto dai suoi capi a rebbero battuti ardentemente, mentre i soldati si
difenilere gli stessi padroni che dicevano invece di sarebbero battuti solo in parte ainrrresso e non
-
voler combattere. Per i tecnici dello sciopero, per i concesso che al mornento opportuno si fossero tro-
capi di questo povero proletariato preso a nolo, non vati in grado di {ario Mussolini avrebbe logica-
-
era invece che l'ultima illusione, il botto finale della mente preferito che questo tragico scontro non ci
loro vanità di rivoluzionari rabbiosi, ma incapaci. fosse. Cosa fare? La cittadella deilo Stato era or-
I giovani comunisti affiancavano 1o sciopero, ma rnai fiaccata, ma ufficialmente essa era ancora nelle
restando guardinghi sul chi vive. Anche il Re stava mani di uomini alla cui testa era il Re.
sul chi vive; forse anche qualche generale. La tat- Dice Malaparte che Mussolini super6 il lealismo
tica di Bauer è la tattica della porta aperta. Può di Facta, il quale restava al potere solo per coprire
tomare utile o di danno a chicchessia. il Re.
Tuttavia, le speranze, quelle espresse e quelle Non si trattava del lealismo di Facta, sebbene
no, intristirono dall'alba al tramonto. Nel giro di di quello dell'esercito. Battersi contro I'esercito a
parte i pericoli -
ventiquattro ore i fascisti liquidarono lo sciopero e non solo voleva dire uscire dalla
- contro ciò che l'esercito rappre-
Iegalità, ma mettersi
ristabilirono ovunque la normalità.

IOB 109
soltanto. Quello di Mussolini non lo fu. Ciò che av-
venne fra il 27 e il 28 ottobre '22 è un indubbio
esempio di buona tecnica insurrezionale moderna.
Ma fu forse l'insuruezione la vera determinante del-
Ia conquista del potere? Sicuramente no.
Al via, le squadre fasciste procedettero in ogni
provincia all'occupazione dei vari centri motori del-
lo Stato: poste, telegra{i, telefoni, centrali elettri-
che, circoli rnilitari, Municipi, sedi di Prefettura ) ecc.
furono in buona parte ma non del tutto occu-
- -
pati. Stazioni ferroviarie, centrali di smistamento,
ponti, gallerie, incroci stradali di grande importanza
furono rapidamente posti sotto controllo e presidia-
ti, per facilitare l'affluire nella carnpagna romana
delle colonne in via di concentrarnento per l'attacco
alla capitale, e per impedire, nel contempo, Io spo-
stamento da un centro all'altro dei rinforzi dei go-
vernativi. In piu città, molti comandanti e funzio-
nari di alto rango colti di sorpresa a casa loro, o nei
circoli, vennero sequestrati.
Gli ordini del Quadrumvirato rivoluzionario, in-
stallato al << Brufani >> a Perugia, furono eseguiti dal-
le squadre con suf{iciente precisione e rapidità. Do-
po poche ore i fascisti avevano in mano gran parte
delle più irnportanti leve dello Stato. Ma non tutte.
Errori su errori furono in molte località commessi,
dovuti soprattutto a deficienze tecniche delle squa-
dre, a impreparazione di comandanti, a scarsità di
mezzi e d'armamenti a disposizione.
t

LL2 I
A Roma, restò pressochè tutto tranquillo e in
mano agli altri, i quali, per fortuna, non seppero ap-
profittarne.
N.dalaparte parla di molta resistenza della forza
pubblica stroncata. Sarebbe meglio parlare di qual-
che resistenza. In genere la f.orza pubblica non in-
tervenne: e dove intervenne Io fece a sproposito e
senza alcun calore.
Neppure a Firenze,la città che Malaparte mostra
a Inzvill Zangwill e a noi, Ie cose filarono senza pec-
che. Neppure a Firenze tutto era caduto in mano
lascista: anche li una decisa presa di posizione delle
forze dello Stato, seguita da una insurrezione popo-
lare guidata da uornini spregiudicati e coraggiosi,
tvrebbe creato serie difficoltà ai bravi squadristi fio-
rentini, benchè fossero fra tutti i più organizzati, i
più armati e i più tecnicamente pronti. Moltissimi te-
stirnoni, moltissimi attori di quel dramma sono con-
t:ordi nell'ammettere che un intervento deciso di
lrrtte le forze dello Stato avrebbe costituito ungra-
vissimo pericolo.
Pericolo superabile, forse, soprattutto in virhr de-
gli ormai difficilmente rimontabili vantaggi che i
l';rscisti si erano procurati con la rapida e felice at-
Irrazione della prima parte del piano, ma sempre
l ;rr:cenda gonfia d'incognite.

Una azione squadrista nel ravennate. Balbo parla agli squa- Quando <<innalzò la bandiera nera delfi,nsltrre-
dristiclopo I'ocotlpazione della cittàr, romagnola. .Alla sinistra
di Balbo (destra tlella foto) si riconosce in camicia nera, fez :.irtrre >>, Mussolini aveva altrettanto fiducia nell'in-
e pantaloni alla zuava, Ettore Muti.
t13
telligenza del suo piano, nella capacità e nel corag- scevictri, Martov fu nuovamente costretto ad andare in esi-
lio, dove morì nel 1923.
gio delle sue squadre, guanto era persuaso che il (2) Dibenko, capo dei r-narinai rivoltosi dell'incrociatorc
« Aurora », che aprì il fuoco sulla sede del Parlamento russo.
solo alzarsi di quella bandiera, quel solo <<insorge- Violento e crudele, Dibenho ebbe gran parte negli awenimen-
re ord,inato d;i uom,ini,>>, avrebbe determinato a ce- ti del 24 ottobre. Dopo la rivoluzione, fu commissario del so-
viet di Pietr,oburgo. Alessandra Kollontai, inseparabile com-
dere i depositari ufficiali del potere. I soldati, pensa- pagna del Dibenko, fu una nota rivoluzionaria, che ebbe qual-
va Mussolini, non si sarebbero battuti malgrado gli ctre parte di riliev,o nei primi anni del governo dei soviet.
Successivamente fu ambasciatore dell'Unione Sovietica in al-
eventuali ordini in contrario. E con ogni logica pro- cune capitali euro,pee.
babiiità il Re non avrebbe dato quegli ordini, ma
accettato il nuovo stato di cose.
Le vere resistenze erano state superate in pre-
eedenza. Il successo non lo tenevano in pllgno le
squadre, lo teneva Mussolini <<nel polso sensib[,le
della mano destra>>. Era il frutto dei tre anni di
lotta nutrita dal suo ingegno, dalla sua volontà, dal
sangue dei suoi uomini.
La lotta di un Catilina che sa la tecnica, ma che
sa pure che il colpo di Stato non è un problema di
tecnica soltanto.
Se con la stessa tecnica Mussolini avesse tentato
tre anni prima la stessa insurrezione, l'Italia, anzichè
cedergli, si sarebbe messa a ridere.

(1) Martov July O,sipovic, ,soc'ialista russo, nato il 24


ottobre 1873. Entrato giovanissimo nelle file del movimento
rivo uzionario, fondò insieme a Lenin la rivista « L'Iskra »,
organo di una frazione rivoluzionaria del partito socialista.
Venuto in oontrasto col suo più tamoso compagno, MarLov
divenne il capo della frazione menscevica (minori,taria) in
antitesi con ,quella bolscevica (maggioritaria) di Lenin. Do-
po la fallita rivoluzione del 1905, alla quale partecipò alla te-
sta di squadre operaie, Ma.rtov fu esiliato. Rientrò in lìussia
anch'egli via Germania, come Lenin, dopo la caduta dello
zarismo nel 1917. Nel 1921, perdurando il oontrasto coi bol-

114 115
CAPITOLO VI

Tra le circostanze che facilitano il successo del-


la tecnica trotzkista, come di ogni altra tattica insur-
rezionale, vi è quella relativa alla personalità degli
uomini che reggono il governo da rovesciare. Se i
c'lifensori dello Stato sono uomini di scarso presti-
gio o di prestigio consumato, cioè politici di poco
nome e di poca autorità, le difficoltà e i pericoli che
lo minacciano sono di gran luqga maggiori di quelli
che invece minacciano uno Stato tenuto da uomini
onorati e stimati.
Come Catilina, neppure Cicerone può chiamar-
si Carneade.
Facta, al quale Mussolini in una certa occasione
rrbbe a dire: << il più meravigliato fra noi che siate
primo rniinistro, siete indubbiamente voi stesso >>.
non è infatti uomo che possa difendere uno Stato.
Non dico clall'attacco di Mussolini, non dico dai pe-
ricoli della tenica di Trotzki, cui quella di Mus-
-
s«rlini somiglia, pur essendo un'altra cosa ma nep-
-
prrre da quelli della tecnica di Pilsudski, di De Rive-
rtt, o da quell'incomposto agitarsi che sarebbe po-

117
futa essere la tecnica dei vari Serrati, Bombacci, cordo, ma di fatto lo erano. Lo dimostra la nessuna
Bordiga. autorità che essi esercitavano sul Paese, l'incapacità
Facta, Bonomi, Nitti, non avrebbero potuto di- di garantire l'ordine, di formare un govemo in gra-
fendere lo stato liberale e sarebbero ugualmente ca-
do di farsi ubbidire dai nuovi organi di difesa e di
lavoro; e di superare, sia pur parzialmente, la crisi
duti in mano ai partiti e alle t"orze di estrema sini-
economica, politica e morale del dopoguerra.
stra, sol che gti incerti e incapaci rivoluzionari ros-
si, non avessero trovato sulla loro strada, ormai aper-
Orlando si era bruciato a Versaglia. Giolitti il
solo che avesse autentiche capacità di governo -
ta, un awersario della stafura del loro giovane an- -
era vecchio, ormai, stanco ed eccessivamente usato
tico compagno Mussolini.
per reggere il peso di quel mondo disfatto: di un
Senza Mussolini, l'Italia sarebbe caduta nelle lo-
sistema democratico Ia cui {ormula era anrila e
ro mani; avrebbe ceduto a quei mediocri catilinari
malata, assolutamente insufficiente e debole di fron-
rossi, pur senza il concorso di alcuna tecnica specia-
te alle nuove esigenze e alle nuove aspirazioni.
le. 'sarebbe bastato l'impiego più o rreno tazionale
Tutto ci6, faceva si che codesti signori, il mon-
della vecchia tecnica marxista di comunarda me-
rlo e i sistemi che essi rappresentavano e con essi
moria.
la vecchia darnocrazi,a dei passi perduti, fossero ve-
Ma due Catilina non possono coesistere' Al con-
nrmente Carneade. Un uomo ricco di prestigio e di
trario di quel che registra la legge di Greasarn per
lutorità in seno al proprio partito e capace, era Lui-
la moneta, ii migliore scaccia sempre il peggiore'
Ma sull'argomento, sulla tattica e sulla tecnica gi Sturzo. Ma Sturzo era un prete e, nell'Italia d'al-
Lrra, il prestigio di un prete non poteva superare la
usata da Mussolini per il colpo di Stato fascista, ab-
biamo già a lungo ragionato nel precedente capitolo' orbita del Partito Popolare e delle sacrestie.
Vediamo, invece, di portare in concreto qualche Di D'Annunzio non credo necessario parlare. Il
oltre quelli già indirettamente ,',r,r ascendente era di tutt'altra natura. I poeti non
altro argomento
portati
-
a sostegno dell'afferm aziont circa Ia neces- l)( )s.sono fare colpi di Stato, ma solo eroiche gesta.
-
sità della notorietà dei difensori dello Stato' Norr scrivono per fortuna loro e dei mortali
era in real-
- -
lrrrllirti di politica, ma soltanto odi, canzoni e mira-
Qualcuno potrebbe dirmi: se Facta
tà Carneade, lo erano forse Nitti, Orlando, Bono- l,ili saggi di poesia civile.
mi, Giolitti, ecc.? Sì, lo erano. Non di nome, d'ac- ll solo la cui autorità fosse accettata dalla mag-
119
rI8
gioranza media degli italiani era il Re. La monar- storiche e politiche favorevoli, vale {orse la pena
chia era uscita brillantemente dalla guerra, al pun- fare alcune altre considerazioni. Serviranno a dimo-
to che un suo intervento fuori dalle regole dello strare una volta di più. che queste non sono opera-
Statuto, avrebbe trovato senza dubbio molta gen- zioni che po,ssono farsi a freddo; e che la polizia
te prouta a giustificarlo. Pur considerando la me- non basta a difendere uno Stato quando il presti-
diocrità dei generali, intimamente legati alla mo- gio e le condizioni generali di quello Stato siano
narchia, non si può quindi escludere che l'interven- cambiati.
to di Mussolini non abbia anche impedito un col- Bela Kun non conosceva Trotzky. Era rimasto
po di Stato buonapartista. Non si pensi che la mia a Marx. Ma è per me indubbio che l'insuccesso non
affermazione sia in qualche modo influenzata. La lo deve tanto alla sua ignoranza sulla moderna tec-
sifuazione generale, l'incapacità dei catilinari rossi, nica del colpo di Stato (nella fase insurrezionale
la debolezza dei difensori dello Stato, nonchè la riuscito), quanto al fatto che in Ungheria non tutto
ambizione che agitava alcuni tra i generali al Re era maturo per il bolscevismo (forse neppure ora
devoti, sono elementi che non rendono affatto ar- Io è, ma dietro le spalle degli allievi di Bela Kun
dita una simile ipotesi. Il generale Ba oglio, ad adesso c'è la potenza di Stalin) (1). A quel ternpo
esempio, non nascose intenzioni dei genere. Farlava i patrioti, i conservatori e i militaristi della vecchia
naturalmente della necessità di marciare contro i fa- Ungheria godevano ancora di vasto ascendente sul
scisti e contro i rivoluzionari socialisti in difesa del- popolo magiaro. Un ascendente legal.o a talune par-
l'ordine e della legalità. Ma, come abtriamo visto, ticolari ragioni storiche e politiche, e che fu in quel
questo è proprio il linguaggio classico dei catilinari rrromento sufficiente per prendere rapidamente il so-
buonapartisti. pravvento e scacciare Bela Kun. Allo stesso modo
Certo è, che i Carneade italiani erano destinati s«rltanto alla autorità di Masarik e alla abilità ricono-
a cedere, ad essere vinti, non tanto perchè non co- sciuta di Bénes, si dovette in gran parte quel brutto
noscevano la tecnica per reggersi, quanto perchè (lornpromesso liberale-socialdemocratico che tuttavia
erano ormai inutili o politicamente ignoti all'Itaìia. irrrpedì traiI'18 e iI'20, un serio tentativo di sovie-
Ma sulla necessità che vuoi gli assalitori vuoi i ti'lzazione delle regioni ceke e boeme (2). Della
difensori fortunati dello 'Stato non siano dei Carnea- lgrottesca rivoluzione olandese si è detto. E neppure
de, ma uomini di prestigio operanti in condizioni Miiller poté tenere il potere a Berlino, pur dopo aver

120 12r
dimostrato di saper essere un brillante sfruttatore '40? No, evidentemente, e non creclo possa esservi
di situazioni. qualcuno, non soltanto in grado di dimostrare, ma
Le condizioni generali della Germania di allora, neppure di pensare il contrario.
la validità di certa sua classe politica cfoe, nono- E questo, non perché il regime fascista si di-
stante tutto, aveva tenuto e teneva, non potevano cioè fendesse allora con una tecnica speciale: quella con
consentire lo stabilirnento di una formula politica di cui si difendeva nel 1943 era la stessa del '40, la
tipo comunista, la sovietizzazione dell'apparato :^ta- stessa del '30 e del '37. Le ragioni per cui il colpo
tale, la negazionedei valori nazionali che ilnateriali- sarebbe stato allora impossibiie sono altre e di diver-
smo storico ed economico del marxisnro irnpongono. sissima natura.
I valori politici, cioè, erano decislmente awersi ai La dittatura fascista, a questo riguardo, non
cornunisti e infinitamente più forti della ioro era che uno Stato ottimamente <<pol;icé>>.
<< tecnica >>.
Non aveva << equipes >>. O meglio, le ebbe fino
Ma il più classico esempio clel genere e ne al 1926, epoca in cui le squadre di azione, che ave-
abbiarno a-ccennato -- è ciò che è rccaduto -in Italia vano magnificamente servito per il colpo di Stato del
nell'estate del 1943. '22, cessarono praticamente di esistere. Ufficialmen-
Il
25 luglio, la monarchia liquido il regime {a- te, anzi, erano già sparite il 1' febbraio 1923 con
scista con un colpo di Stato, la cui esecuzione fu, la creazione della M.V.S.N., nata appunto per rac-
dal punto di vista tecnico, scadentissima, come ten- cogliere gli elementi delle squadre.
tero in seguito di dimostrare. Ho scelto Ia data 1926, perchè la sparizione del-
L'interessante, per ora, è constatare che il col- le squadre coincide storicamente con I'inizio, anche
po sortì il suo effetto con estrema rapidità; che nel sul piano formale, del regime fascista vero e pro-
giro di ventiquattro ore il regirne fascista era fini- prio, cioè con la trasformazione dei vecchi ordina-
to (il regime, non fascismo, idea politica di cui il rnenti dello Stato, la cui difesa, da quel momento in
regime non è che una forma contingente). Sarebbe poi, rest6 tuttavia quasi esclusivamente affidata ai
stata possibile questa liquidazione se non si fos- rrormali organi di polizia. Al capo della Polizia, ai
sero realizzate \e favorevoli, o sfavorevoli circostan- Prefetti, ai questori, ai comandi dei carabinieri. Or-
ze alle quali si è già accennato? It 25 lugtio sareb- gani normali, che normali restarono sempre e nella
be stato possibile negli anni che vanno dal '2G aL rnentalità e nei sistemi, malgrado le innovazioni e

122 123
il loro ingrossamento numerico, in verità modestis- avessero potuto lentamente staccare il nostro glorio-
simo. so ma vecchio apparato militare da quella menta-
Più importante e valido strumento di difesa del- lità e da quel costume di piccola armata pedemon-
lo Stato fascista, avrebbe dovuto essere tana che l'awilivano.
è vero
-
appunto la nuova e fedelissima M.V.S.N. a tale sco-
- Lo Stato aveva viceversa bisogno di uno stru-
po creata e che a tale scopo aveva servito egregia- mento armato che lo difendesse da eventuali pericoli
mente nei primi momenti, in virtù appunto del pre- interni. Uno strumento nuovo nella struttura e nel-
valere della sua caratteristica di insieme di squadre la disciplina; lontano dalla vecchia mentalità degli
d'azione. uffici di questura, quanto da quella delle caserme
o degli uffici di stato maggiore. Ottima l'una per ac-
Struttrara militar,merrte criticabile, ma tuttavi.r
ideale per la difesa di uno Stato moderno. Infrtti, chiappar ladri o al rnassimo mormcratori, e l'altra
per far la guerra, o neppure. Ma sicuramente inutili
quarrdo la normalizzaziome impose anchu alle vec-
per difendere lo Stato dall'assalto dei catilinari.
chie squadre del fascismo una semp,re più rigida e
perfetta struttura militare, si ottenne il magrifico La difesa del regime fascista finì cosi ultrabor-
risultato che il Paese acquistò una nuova forza ,rr- ghesemente nelle mani dei funzionari di P.S. Atti-
mata, di cui non aveva bisogno, mentre il modcnro vi, fors'anche bravi e lodevoli, ma logicamente in
Stato fascista perdette il suo unico tecnico strumen- lrrirno luogo fedeli alla propria carriera; e il cui
to di difesa. cncomiabile zelo ottenne l'ottimo risultato di scoc-
Non v'è chi non veda quanto più importante ciare soprattutto i fascisti.
fosse il contrario. Il Paese, ripeto, non aveva alcun L'ultimo intervento della M.V.S.N. in difesa del
bisogno di una nuova forza armata, sia pure valida l'irscismo, risale all',epoca dell'affare Matteotti. In
e eroica come in varie occasioni e su rnolti campi di rlrrella occasione la M.V.S.N. non ancora organi-
-
srrro militare, rna battagliero insieme di squadre di
battaglia la M.V.S.N. avrebbe dimostrato di essere.
A proposito di effr.cienza militare, l'Italia fascista rrzione agli ordini di giovani comandanti, cui face-
aveva semplicemente bisogno di rinnovare e di po- vrr difetto la tecnica di parata, ma non quella dei
tenziarcle f"orze armate che già aveva, immettendovi colpi di mano e la conoscenza dei gangli dello Stato
semmai, per mezzo delle normali scuole, elementi clrc si dovevano difendere fu infatti lo strumen-
-
lo shs determin6 la risoluzione felice della crisi.
nuovi e sicuri, la cui influenza e la cui preparazione

124 t25
Sotto la minaccia che << l'affare >> sarebbe stato alla d6 questi compiti? Alla ferrea disciplina e alla tec-
fine portato sulle piazze, la lotta dei partiti awersari nica organizzativa di squadre specializzate a difesa
dovette, infatti, ridursi ad una modesta opposizio- dello Stato, di tutti i gangli vitali clello Stato, si sosti_
ne parlamentare, e, più tardi, alla sciocca e demo- tuirono la clisciplina e 7a tecnica dei reggimenti, dei
cratica sedizione aventiniana. Ma altro sarebbe stato battaglioni, delle compagnie, cioè dei reparti di guer-
se a tenere a bada la virulenza delle opposizioni stret- ra. I capi della Ntr.V.S.N. furono degli ufficiali come
tamente coalizzale, ci fosse stata soltanto la polizia, gli altri: disciplinati, fedeli, bravi, come lo debbono
e se la minaccia di portare << l'affare >> sulle piazze essere i migliori soldati; ma come la maggior parte
non fosse stata fisicamente convalidata dalla spon- clei soldati poiiticamente incapaci di prendere ini-
tanea calata su Roma di alcune legioni, e dal rapido ziative: di valutare quindi il momento giusto per
mobilitarsi ed agitarsi in ogni provincia delle vec- portare le proprie armi in difesa deila rivoluzione,
chie squadre. cioè delio Stato fascista, dei regime e di Benito Mus_
Fu questo che fece crollare le facili illusioni de- solini, che per statuto dovevano difendere.
gli oppositori e con esse tutte le incertezze. Com- E così accadde per le milizie speciali. Nate in_
prese quelle di Mussolini, che sicuro ormai sul pia-
tlubbiamente cla una concezione tipicamente rivo-
no della fiorza, non ebbe difficoltà a tagliare i ponti luzionaria, che esige la costituzione di imbattibili
e passare rapidamente all'offensiva col discorso del 3
<< equipes » dentro ogni ganglio
vitale dello Stato,
gennaio 1925, che fu la fine di ogni opposizione e lo
csse divennero regolatori e ordinatori di quei gan-
inizio vero del Regime.
gli a vantaggio dei cittadini. euelle milizie furono
La circostanza nor avrebbe dovuto essere di- irr realtà dei solleciti e moderni burocrati dello Sta_
menticata. Viceversa lo fu. Lo fu da tutti i Capi
lo, cui la Nazione non pu6 non essere riconoscente.
di Stato Maggiore della M.V.S.N., via via succedu- 'l'elegrafi, Telefoni, Ferrovie, controlli
tisi, Ia cui massima ambizione parye quella di fare stradali e
«'«rnfinari, servizi portuali, ecc., raggiunsero per vtr*
deila Milizia un magnifico strumento di guerra,
una forza armata ogni giorno di più somigliante tir loro il rlassimo grado di perfezionamento. Ma
rrcll'espletarnento degli irnportantissimi compiti se_
all'esercito, dal quale invece avrebbe dovuto esse-
re il più possibile diversa. Se diversi erano i com- condari, dimenticarono il principale: quello di di_
piti, diversa doveva esserne la struttura. Ma chi ricor- lì'rrdere nei rispettivi settori lo Stato fascista.

L26 t27
E nessuna difesa esercitò il Partito. Ma del Par- La verità è che, non la polizia, rron la tecnica
tito parleremo dopo. controrivoluzionaria difesero 1o Stato {ascista, ma
Da che cosa era dunque determinata la assolu- la mancanza di qualsiasi condizione perchè vi fos-
ta sicurezza dello Stato fascista, se non dall'immen- se un Catilina, bonapartista o trotzkista, in grado
so prestigio di Mussolini e dalla nessuna necessità di tentare un colpo di Stato, senza incontrare la
dei cittadini di mutare sistema? Durante quindici commiserazione e l'ilarità generali.
arrni, ivi compresi tre di questlultima guerra, lo Mussolini non era Can,eade. E gli italiani era-
Stato fascista non ebbe intemamente awersari de- no in perfetto equilibrio con gli istituti che Ii reg-
gni di questo nome. Ebbe soltanto dei mormorato-
sevano. Il bisogno della << piccola iibertà » di cui
ri; e per 1o più contro la sciocca o sgraziata manie-
crano privati, sembrava loro compensato dal rela-
ra d'agire di qualche funzionario o gerarca. I veri
iivo benessere, daila tranquiliità e dail'arnpio senso
awersari erano pochi e dispersi. E non tanto per
rl'indipendenza nazionale di cui avevano imparato
opera dell'O.V.R.A. come si potrebbe credere
-
quanto per l'incomprensione e per ii discredito in
- a sentire e a capire i beneffci spirituali e materiali.
mezzo al quale si agitavano. GIi unici scontenti, oltre ai << seicento >> ostinati
o spesso amrnirevoli difensori della piccola libertà,
Queila che oggi si usa far passare per feroce ti-
rannia, ebbe in carcere, condannati per reati poli- o meglio delle loro idee politiche indipendentemen-
tici, una media di seicento persone. E questo, non lc da ogni valutazione di libertà e di democrazia,
(ìrarro alcuni accaniti fascisti. Uomini che mal s'adat-
per merito della bontà della << tirannide » alla
- llvano al predominare del conformismo, alla piag-
quale si deve soltanto il buon trattamento che co-
desti condannati politici ebbero ma semplicemen- qcria, alla deificaziome degli uomini; e che a questi
-
te per merito degli stessi avversari che non c'erano. rrulli tentavano di reagire. Nel loro a,rnbiente questi
Sarebbe molto grave a questo proposito sia lascisti intransigenti e brontoloni, al pari dei pochi
detto per inciso
-
se si dovessero fare paragoni tra ostinati anti{ascisti, erano incornpresi e mal visti:
-
i detenuti politici di ieri e quelli di oggi (3). Sul uiLrdicati perturbatori dalla stessa onesta, tranquil-
nume o e sul trattamento. Ne salterebbe fuori che lrr e soddisfatta gente che, in una certa mattinata di
Scelba è peggio di Bocchini. lvla questo è un altro lrrglio, disse <<finalmente! >> e maledisse la dittatura
discorso, affatto estraneo a quanto veniarno dicendo. c:rrluta. Incorninciava cosf l'era della democrazia.

t28 129
Logico che siano stati proprio codesti scontenti E nei loro confronti la polizia uon fu certo ms
a difendere fino in fondo I'adorata << tirannide >>. no zelante.
Sulle consegoenze non piangono. Sono felici di
Questi fascisti non amavano, è vero, la democra-
averlo fatto. Li addolora soltanto che proprio al zia parlamentare, che del resto pochi di loro co-
conformismo, al servilismo, o alla pomposa neghit- noscevano. Un tipo di democr'azia che rni sembra
tosità di taluni fascisti fasulli, da essi invano com- tuttavia superatc, e ormai inguaribile matrice di de-
battuti, si debba se I'Italia si trovò debole e aperta magogia e del pullulare egli istinli bassi e volgari,
ai tradimenti, nel momento in cui si tratt6 di deci- licenze ignobili, sempre fatali alla vera libertà e alla
dere deila nostra morte o della nostra vita di po- indipendenza dei popoli. Ma non v'è dubbro che quei
polo. E che i << camerati » di un tempo si trovino fascisti amavano e amarono ffno al sacrificio la pro-
fra i nemici di oggi non Ii meraviglia, dà a loro so- pria indipendenza di carattere, che della libertà è il
Iamente un leggero senso di nausea. più valido presidio.
A certuni sembrerà strano e altri grideranno al- E non è vero che cio contrasti con l'accettaziona
l'impudenza e allo scandalo, se dico ma è vero, cli una disciplina, principalmente quando questa
-
e debbo pur dirlo -- che gli unici autentici difen- disciplina sia ritenuta opportuna al raf{orzamento
sori della libertà che l'Italia conobbe oltre ai << sei- e alla coesione della collettività, irnpegnata nella
cento », furono proprio questi stessi estremi difen-
lotta per il proprio benessere. Vi sono consolati che
so,ri delia tirannide. I frondisti di un tempo, gli rlurano un anrlo, ed altri che durano vent,anni o
incontentabili, coioro che odiarono e combatterono tutta Ia vita di un uomo. Ma essi non uccidono la
Iibertà, se ia nostra debolezza e mediocrità di ca-
con tutti i mezzi possibili il sistema del s) perma-
nrttere non vi concorrono.
nente e del tutto oa bene.
Bisanzio non ha fatto e non farà mai la storia.
fn un momento in cui per viltà e per piccolo
Né, credo che invecchiate forme di demo crazia de-
tornaconto i più sembravano avervi rinunziato, fu-
gcneranti in partitocrazie irresponsab;li possano esse-
rono essi soltanto che, difendendo la propria digni-
rr il sistema migliore per difendere gli interessi di un
tà e il proprio diritto di critica, tennero viva la pian- popolo, quando come nel nostro caso lo afflig-
ticella della libertà, che è fatto morale più che isti-
lt Lrna secolare -miseria e un minaccioso- cerchio di
tuto giuridico. r'lroismi lo stringe. Il bizantinismo dernocratico, come

130
131
(4) La situazione in questi ultirni anni è radicalrrlente
in Europa accade, sembra al contrario la maniera cambiata, ma in peg$o. La crisi del mondo dernocratico, in-
capace di oprporsi all'avanzata del comunismo, è semp.re pitr
migliore per spalancare le porte aile peggiori ditta- profonda e pericolosa. Si tratta evidenternente di una crisi
ture (4). di ,metodo, di mezzi tecnici, che minaocia però di diventare,
o è già diventata, non soltanto una crisi politica, ma addirit-
Mussolini ripeteva spesso che la democrazia li- tura una crisi psicologica e rnorale.
berale, almeno come la intendono i popoli europei,
è un lusso che le nazioni povere e minacciate non
possono permettersi.
Non so se questa sia una verità; è indubbio che
in questa affermazione vi è molta verità.
GIi ingtresi, sui quali lo sforzo bellico pesa anco-
ra enormemente, proprio in materia di libertà stan-
no facendo talune interessanti rinunce. Sono rinunce
garbate, a denti stretti, discretissime, ma di fronte
alle quali sarebbe sciocco chiudere gli occhi.
Si puo sacrificare la vita per la libertà, d'accor-
do. Ma non si può a certe libertà sacrificare la vita
dei popoli.
(1) La rivolta di Budapest del novem;bre 1956 e la rela-
tiva crudele repressione da parte delle armate sovietiche, di'
rnostrano ,che in Ungheria, nonostante tutto, qualcosa di erol
carnente tradizionaHÀta vive ancora. Ma la paura, i timori in'
ginstificati dell'Oocidente, che è stato a guardare, mentre. i
iussi massacravano i cittadini di Budapest, non hanno certo
incoraggiato quella incredibile dirnostrazione di audacia e
di fede.
(2) Vedi ca.Pitolo X
(3) DaI 1945 in poi i governi demooratici hanno rne§so
in carcere oltre cento'mila persone per oollaborazionisrno. Ma
tu,tta qu'esta furia reazionaria della democrazia, non è stata
nrè occasionale, nè eccezionale, corne qualcuno ha voluto dire.
Infatti, la'legge Scelba, con la quale si vorrebibero colpire
di tentata ricostituzione
i sospetti di apotògia di fascismo e quale
del partito fascista, e in base alla vengono arrestate
deciÀe e decine di giovani ogni rnese, non è ctrre una confer-
-antilibertario
ma dello spirito della n:ostra democrazia.
133
132
Ì{r:

CAPITO,LO VII

La seduta del Gran Consiglio che dà inizio al


dramrnatico capitolo della nostra storia noto col
nome di 25 luglio, non fu verbalizzata. Per poter
conoscerne l'andamento è giocofo'rza tentare di ri-
costruirla sulla scorta delle testimonianze dei parte-
cipanti, e in particolare ed è ciò che farerno *
-
«li quanto risulta dagli atti e dalle cleposizioni del
processo di Verona.
Rispetto a quelle precedenti, e in particolare a
quelle dell'ultirno periodo, la riunione del 2b luglio
flu indubbiamente eccezionale, per gli argomenti
lrattati e per iI risultato cui giunse. Non si deve cre-
rlere però che durante le undici ore di seduta siano
tvvenute le scene selvagge di cui si è arnpiamente,
rna,malarnente parlato.
Nessuna offesa fu rivolta al Duce; nessuna mi-
rttccia fu fatta da chicchessia. Non si urlò, non si
slrraitò; si parl6 soltanto in modo manifestamente
rrr:citato; si criticò con severità; vi furono scontri
oratorl drammatici, un poco astiosi. Ma niente di
;riir: assolutamente.
In apertura parlò Mussolini, che espose ampia-

135
mente Ia situazione rnilitare, criticando il comporta- ciò, col tono di chi intende dare una volta per sem-
mento dei capi dell'Esercito nei confronti dei quali pre un colpo decisivo.
si imponevano urgenti misure. Prese quindi la paro- Bottai, che parlò dopo di lui, rincarò Ia dose:
la De Bono, per sostenere, in contrasto, che la re- aspro, astioso, egli fu forse il prirno a buttare la ma-
sponsabilità della grave situazione rron si doveva schera della convenienza e dell'usuale ossequio for-
tanto all'Esercito, quanto allo stato generaie della Na- male. Con voce più calma, ma con le rnedesime ar-
zione, dimostratasi da tempo psicologicarnente inca- gornentazioni di Bottai, anche Luigi Federzoni ap-
pace di reagire all'azione degli organi normali di go- poggiò I'ordine del giorno Grandi.
verno. Secondo De Bono, occorreva {are appello ad S'eguì Galeazzo Ciano, che si mostrò in sostanza
ogni energia, << trorsare i mezzi necessari, aa i,n"tpiagarli favorevole all'ordine del giorno. Aggiunse, tuttavia,
nella più opportuna direzi,ane >>. Dopo il Marescial- che riteneva opportuno continuare la guerra, non
lo, parlò De Vecchi, e dopo questi, Farinacci, iI fosse altro che per ragioni di diqnità nazionale. Ac-
quale attaccò invece con violenza l'Esercito e lo cennò agli obblighi che Ia Germania aveva nei con-
Stato Maggione itrr ispecie, rnassimo responsabile, fronti dell'Italia; alle ragioni per cui il Duce era in
secondo lui, degli insuccessi e dello stato di inferio- diritto di esigere dai tedeschi qualsiasi aiuto. Suc-
rità in cui si era venuta a trovare l'Italia. Accennò cessivamente, parlarono diversi altri, tra cui Big-
all'opportunità di istituire un comando militare uni- gini, che attaccò generosamente e aspramente l'at-
co. Non vedeva nulla di male che fossero i generali teggiamento assunto dai sostenitori dell'ordine del
germanici ad assumere la dtrezione delle operazio- giorno, e De hdarsico che fu estremarnente critico e
ni militari anche sullo scacchiere italiano. A Fari- velenoso. Prim,a di giungere ad una breve interru-
nacci segui il presidente della Camera delle Cor- zione della seduta, Mussolini riprese la parola per
porazioni Dino Grandi, che si alz6 ad illustrare il l)orue il famoso dilem,ma di cui si è iungamente par-
celebre ordine del giorno. Il suo lungo discorso fu lato e scritto come deila chiave di volta per capire
una critica spietata ai regime, alle sue istituzioni, ciò che in realtà accadde quella notte a Palazzo Ye-
ai suoi metodi, alle sue bardature. Glandi sosten- nezia. <( O il Re non accetta e s'impongono dei pro-
ne la necessità di ripristinare ii normale funzio- lrlemi; o il Re accetta, e allora se ne lmpongono
narnento degli organi costituzionali, di invitare il Re ;rltri, compreso iI mio personale >>.
a riassumere il cornando delie torze armate. Tutto Alla ripres a, S,corza difese il Partito da tutte Ie

136 137
accuse, ma presentò un suo ordine del giorno, {or- al che Grandi avrebbe risposto che al postutto il
se animato da altro spirito, ma in sostanza non mol- Gran Consiglio aveva soltanto voto ,consultivo e
to dissimile dall'altro. Galbiati difese la Milizia con non deliberativo; Mussolini avrebbe quindi potuto
un discorso che Mussolini definì da soldato. Dopo considerare l'ordine del giorno come una raccoman-
Galbiati, riparlarono uu:r po' tutti. Poi Scorza ritirò dazione.
il suo ordine del giorno, ad un cenno del Duce, e Evidentemente l'uomo temeva che Mussolini e
rnise finalmente ai voti quello Grandi, che ottenne i colleghi non favorevoli alla sua presa di posizione
diciannove voti favorevoli su ventotto: sette vota- potessero spingere
potessero oltre rl
fino e olue
spmgere flno il sospetto, la mera-
sospetto, la
rono contro; Suardo si astenne; Farinacci vot6 per viglia per l'atteggiamento da lui assunto e agire
un suo personale ordine del giorno (t)" Non appena di conseguenza. La prudenza non avrebbe dovuto
terrninata la votazione, Mussolini abbandonò Ìa sa- abbandonarlo neppure per un attirno. Il minirno so-
la. seguito da tutti gli altri. Ad un vecchio usciere spetto poteva essere fatale al suo piano.
che gli chiedeva notizie di quanto era successo, Secondo Cianetti, la frase pronunciata da Mus-
tsuffarini disse: << Il Duce non è più il Duce. Ilanno solini in quel momento, sarebbe stata invece la se-
consumato un delitto ». Un altro usciere senti Bot- guente: << Quest'ordine del giomo pone due alter-
tai mormorare all'orecchio di Grandi: << AI vecchio rrative: il Re non accetta e s'impongono dei pro-
gliela abbiarno fatta, stavolta >>. lrlemi; iI Re accetta e allora se ne impongono altri,
Farinacci, chiamato a tes,timoniare durante, la ivi compreso il mio personale ». Al che, sempre a
istruttoria del processo di Verona, disse che Musso- rrremoria del miflistro delle Corporazioni, Graindi
lini era apparso molto meravigliato del tono della rrvrebbe risposto: << fu ci fai sempre il solito ricatto
riunione e della vivacità polemica che i finnata"ri sontimentale ».
dell'ordine del giorno avevano dato al dibattito; deX- De Bono, che a Verona confessò di non ricorda-
l'asprezza con cui avevano ritenuto di aderire alla lc le parole precise dell'alternativa, riferì però te-
mozione Grancli. Sempre secondo Farinacci, prima slualmente che il Duce, curvando le spalle, escla-
di sospendere per una ventina di minuti la riunione, rrrir: «del resto ho sessant'anni!».
il Duce fece presente che << se il Re avesse accet- Nepptue Pareschi disse di ricordare le parole
tato il voto della maggioranza dei membri del Gran lrrccise di Mussolini. Ebbe l'impressione che Mus-
Consiglio, sarebbe stata in gioco la sua persona »; solini volesse far presente ai membri del Gran Con-

t38 139
siglio che, in considerazione della gravità della cri- la » del Gran Consiglio: << Il Re rni vuol bene; mi
si, non ci si doveva meravigliare che il Re rifiutas- stima >>.
se l'offerta. E ciò concorderebbe con quanto Cia- Ma a scena ricostruita, e i documenti non man-
no ebbe a dire in un suo successivo intervento: << II cano per poterlo fare minutamente, la riunione del
Re ha ricevuto altre offerte dal Gran Consiglio nei- Gran Consiglio del Fascismo resta pur sempre un
le ore più felici del regime: non le ha respinte. Non grosso pesantissimo mistero.
può, corne allora si era associato alle fortune del Fa- Che vi fu tradimento nei confronti di Mussolini,
scismo, respingere adesso di con ividere le respon- almeno da parte di Grandi, Bottai, Federzoni, Acer-
sabilità del momento >>. Marinelli non sentì invece bo, Albhi, tsignardi, De Marsico e, forse, di Ba-
ciò che il Duce disse. Era lontano e sordo. Notò sol- stianini e di rnolti altri ancora, non vi è il rninimo
tanto, con meraviglia, che i membri dell'alto con- ctrubbio. Che gli stessi Pareschi e Gottardi abbiano
sesso si stavano comportando in uno strano modo. avuto una parte attiva sia pur minima nel complot-
<< Ero convinto che il Duce avesse approvato la mo-
to coscienti o incoscienti che fossero è pure
-
ormai accertato.
-
zione Grandi, ebbe ad affermare a Verona. Se non
avesse voluto accettarla bastava che avesse fatto un
Non è invece chiara, alla base d'alcun clocumen-
to, la ragione per cui Mussolini già a conoscen-
cenno, perctrè almeno io non la votassi. Di solito -
za dell'ordine del giorno Grandi, al quale sapeva
egli riassumeva la discussiorte e si {ìniva per fare
rrderenti gran parte dei << rnaggiori >> abbia ac-
quello che voleva lui. Ero un anziano del Gran Con- -
cettato di riunire iI Gran Consiglio, di discutere 1o
siglio; poche volte ero rimasto assente dalle sedu-
rrrcìine del giorno, serrza aver preso le opportune
te. Quella sera accadevano cose incredibili, mai vi-
rnisure per tutelare se stesso e il Regime da una ma-
ste. Mussolini sedeva a capo del tavolo, ma pochi si
rìovra palesemente orientata verso iI colpo di Stato.
curavano di lui. Ripeto, ero lontano dieci metri, e
Se,mbra or"mai chiaro che nonostante la conoscenza
data Ia mia sordità, non potevo afferrare se non rlell'ordine del giomo, Mussolini si recò al Gran
una piccola parte della discussione. Sentii soltanto (,'onsiglio senza aver minimamente sospettato il tra-
che Mussolini ripeteva che il Re ave n a stima e srn- «limento, pur non essendogli sfuggito che qualcosa
patia per lui >>. La stessa cosa, in termini quasi ana- rli nuovo covava da tempo nell'animo dei suoi col-
loghi, fu ripetuta da Luciano Gottardi, lu ., matrico- lrrboratori. Nei drammatici giorni seguiti allo sbarco

r40 L4t
anglo-americano in Sicilia, S'corza, secondo quanto Quel che in verità awertiva, pesante come un
raccontò al suo processo, celebrato nel maggio 1944 incubo, era che la sua stella declinava.
euesto sf.
a Parma * il Duce stesso ebbe a confermare la circo- N&rssoiini sentiva che la fortuna si era fatta bastar-
stanza ne << I1 bastone e la carota >, gli aveva fatto da. GIi insuccessi si susseguivano agli insuccessi. L,o-
-,
più volte presente il turbamento che regnava in mol- pera sua, il lavoro poderoso e paziente di vent,anni,
te sfere ufficiali del govemo, in molti circoli politici sembrava colpita dal maleffcio: si disfaceva.
e militari italiani, e tra i suoi stessi più vicini colla- L'esercito, malgrado il valore degli uomini, si
boratori. batteva male: non bene armato, pessimamente gui-
I-a riunione del giorno L7 aPalazzo Venezia, nel dato dai suoi grossi capi, male alimentato e mal
corso della quale fu richiesta Ia convocazione del servito cla un pesante co,mplesso logistico lento, con-
Gran Consiglio, era stata in effetti determinata dal fuso, e forse disonesto; il Fartito era orrnai un gros-
rifiuto dei gerarchi di recarsi in provincia a tenere so organismo riclotto allo stato vegetativo, la cui at_
discorsi di propaganda. tività non bastava a galvanizzare g;li italiani, a neu-
Può anche darsi che Scorza non gli abbia detto tralizzare la propaganda del nemico e dei suoi
tutto ciò che sapeva; e che non tutto ciò che Scorza agenti sparsi in tutta la penisola. Mussolini si ren_
sapeva fosse giusto. Tuttavia, ci6 che Mussolini co- deva conto solo vagarnente del perchè tutto que-
nosceva era più che sufficiente per poter parare la sto accadeva, ma lo sentiva; sentiva che il paese gli
<< botta >>. Ma Mussolini, nemico del glallo, come
veniva meno, benchè i sacrifici materjali sopportati
egli stesso aveva più volte ripetuto, non era eviden- r-lal popolo italiano fino a quel momento, fossero di
temente disposto a credere alle maligne intenzioni tlan hmga inferiori a quelli sopportati da altri po-
della << botta »; ed era quindi troppo lontano, per ra-
poli in guerra. Le sue previsioni venivano smentite
con la stessa rapidità con cui una volta i fatti le
gioni di indole personale ed obiettiva, dal ritenere che
irvevano confermate. Le più munite difese cadevano
i suoi << marescialli >> avessero chiesta Ia convocazio-
ne del Gran Consiglio, per metterlo legalrnente nel- rlopo brel,e e incruenta resistenza; la marina non
le mani del Re, col quale si erano precedentemen- cra praticamente intervenuta a contrastar.e lo sbar_
te accordati. Del resto, il Re e di questo Mus- co in Sicilia; l'aviazionq battutasi fino allora con
-
solini restava incredibilmente certo non avrebbe rrrr:r tenacia e un coraggio ammirevoli, era pressoché
mai fatto nulla contro di lui! - Iirrita. La produzione bellica, anzichè potenziarsi e

L42 143
aumentare come avreJ:be dovuto, negli ultimi tempi to nel loro incontro del 22 htglio, e che naturalmen-
era scemata senza plausibile ragione. Nelf ingranag- te si sarebbe potuto modiffcare in sede cli discussio-
gio qualcosa, molte cose evidentemente non anda- ne, o un altro ordine del giomo presso a poco simi-
vano più. Gli anglo-americani erano ormai in Sici- ie (quello Scorza, ad esempio), poteva anche gio-
lia. Solo un miracolo avrebbe potuto ributtarli in vare.
inare. A Feltre, ali'alleato che si rendeva conto del Il Re avrebbe sicuramente respinto l'offerta del
cedimento italiano, aveva chiesto invano i mezzi per Gran Consiglio. Ma per farlo avrebbe dovuto ricon-
conipiere questo miracolo. Ma anche I'alleato aveva fermare la sua ffducia a Mussolini, e quindi la sua
i suoi guai; Ia campagna di Russia aveva consurna- fedeltà alla politica del Fascismo. Vittorio Emanuele
to parecchie delle sue energie. E allora? non poteva, dopo vent'anni di co,muni vicende, stac-
Si poteva veramente ancora vincere questa guer- carsi da Mussolini. Se crollava il Regime, anche la
ra? Adesso, forse, più che di vincerla, si trattava di corona sarebbe crollata. Il Re e i suoi consigiieri
non perderla. Si poteva certamente non perderla, uon potevano farsi illusioni in materia.
ma occorreva fare ogni sforzo per iiberare il suolo Mussolini pensava che l'atto di fiducia del Re
della Patria invaso, e far capire cos{ agli anglo-a- gli avrebbe sicuramente giovato al cospetto del po-
mericani e ai russi e sopratutto agli alleati germani- polo italiano, al cui senso patriottico l'ordine del
ci, che la sola possibile e inteliigente soluzione del giorno Grandi si richiamava con accenti toccanti.
conflitto sarebbe stata una leale pace di compro- Con rinnovata autorità, egli avrebbe potuto parlare
ilresso. La continuazione a tempo indeterininato del- con più fiorza ai tedeschi, convincendoli a buttare
ia guerra, avrebbe frnito per diventare disastrosa per sul fronte mediterraneo> e particolarmente in Sici-
tutti. Si sarebbe però potuto discutere su questa ba- lia, forze sufficienti per ristabilire la situazione; op-
se, soltanto dopo avere annullato o bloccato Io sbar- pure di accettare quella situazione che, senza aiuti
co in Sicilia; dopo aver scosso i'apatia del popolo rrlteriori, si sarebbe presto presentata conrc la sola
italiano, per dare al mondo la sensazione che avrern- lrossibiie per l'Itaiia e non molto più tardi, anche
rno saputo difendere con supremo coraggio la no- per la Germania. Se era vero che i tedeschi aveva-
stra terra metro per metro. rìo come affermavano enormi e intatte forze
'futto somrnato, quell'ordine del giomo Grandi,
- -
rlifensive, ma anche atte ad offendere ancora, bi-
che lo stesso Grancli gli aveva lungamente illustra- sognava in qualche modo costringerli a buttarle su-

T44 145
bito nella lotta, altrimenti sarebbe stato troppo tar-
giudici, nafuralmente tutt'altro che sereni, i quali,
di. Ma tutto ci6 richiedeva negli italiani, in primo mettendo a nudo, esagerando la realtà delle cose
luogo, la dimostrazione di aver ritrovato il senso di
di per se stessa gravissima) non intendevano tro'./are
fiducia e di concordia, che in quel momento sem-
una formula atta a rendere più e{ficace l'opera del
brava perduto.
governo, a ra{forzare il non più saldo castello del
L'idea di costringere il Re come ebbe poi a
-
spiegare Grandi nelia illustrazione del suo ordine
regime. Volevano farlo crollare. Vo evano instaurare
del giorno ad uscire finaimente dal bosco, poteva
un nuovo governo, per affrontare e risolvere in gran
- fretta il problema della pace ad ogni costo {osse
essere ottima.
pur essa una resa
-
che ai loro spiriti infiacchiti si
Non erano forse questi i pensieri che Mussolini -
aveva entrando nella Sala del Gran Consiglio? presentava ormai come Ia più comoda soluzione.

Cosa vi era di vero circa i pratici passi che in Si trattava di una defezione in piena regola,
molti ambienti si diceva fossero già stati tentati al preordinata. Erano i topi che lasciavano la nave pe-
fine di uscire daila guerra in onorevole modo? ricoiante, dopo avervi goduto negli anni delle for-
Che Mussolini si sia reso conto del tradimento tunate crociere. Ma su quali zattere, su quali altre
solo molto tempo dopo, è provato dai fatti. navi pensavano di poter riparare per non affogare
Fu il tono aspro e velenoso dei discorsi di Gran- ancor più miseramente? Che fossero d'accordo fra
di, Bottai e di De Marsico, e la adesione dello stes- di loro nel volerlo scalzare e nel volere il crollo del
so Ciano alla loro tesi, che lo misero in condizione vecchio sistema, non era difficile da capirsi dopo 7
di capire ciò che in realtà stava nascosto sotto le sot- ore di discussion€. M,a che {ossero d'accordo con
tili parole dell'ordine del giorno compilato da Grandi. l'altro, con Vittorio Emanuele, Mussolini forse non
Si trattava evidentemente di qualcosa che an- lo intui neppure al termine della seduta stessa; nep-
dava oltre ogni sua peggiore previsione; di una spe- pure il giorno dopo, quando pochi minuti prima di
cie di congiura, cioò, intesa a metterlo con le spalle lasciare Villa Torlonia per recarsi al colloquio con
al muro e a costringerlo ad andarsene, perlomeno il Re, sua moglie gli disse: << Ti vuole in borghese
ad accettare un controllo che avrebbe direttamen-
;rcr farti più facilmente arrestare ».
te portato alla ffne rapida del suo governo persona- Accortosi della congiura, egli tentò dapprima di
le. I vecchi collaboratori erano ormai solamente dei irrrpeclire che si votasse l'ordine del giorno Grandi,
146 147
che non era più l'arma utile, ma una carica di dina- sempre Ia possibilità __ e ciò era estremameute gra-
mite di cui non poteva più controllare la miccia. ve di guidare il Paese in quella che poteva es-
L'astiosa stupidità di quegli uomini lo aveva -
sere la nuova fase della politica di guerra e dei rap
sconcertato. Avrebbe pofuto rimbeccarli, schiac- porti con la Germania. Naturalmente, nel caso che
ciarli con la sua abilità e potenza oratoria; dividere la Germania, riffutando gli aiuti necessati, avesse
almeno il blocco, indubbiamente non ornogeneo, de- dimostrato, senza tema di dubbio, di non avere le
gli aderenti all'ordine del giomo Grandi; oppure ri- forze che diceva ancora di avere; e conseguente-
cordarsi di avere sulle proprie spalle una responsa- mente di ostinarsi, oltre ogni logico e umano limi-
bilità che non gli permetteva di mollare, anzi, che te, a non capire l'urgente necessità di studiare una
lo obbligava ad agire contro quegli uomini, magari nuova soluzione: una soluzione non più affidata al-
facendoli arrestare. Avrebbe avuto bisogro insorn- le armi soltanto.
ma, come Napoleone, di un suo Luciano. Non lo Fotremmo parlare a questo punto dell'aspetto
trov6. morale del 25luglio.
Anzichè arrestarli, si limitò a mettere quegli uo- Alcune recenti dichiarazioni attribuite a Gran-
mini di fronte alle proprie responsabilità, con una di (2) lo giustificherebbero. Ma il fatto morale è
eortettezza << democratica >> veramente strana per un cosa che riguarda personalmente gli esecutori, e non
dittatore. E con la stessa coneltezza, egli si recò dal vale la pena curarsene. Più interessante è esamina-
Re, con un voto di sfiducia in tasca, senza sospettare re, invece, lu << leggerezza» con cui gli esecutori
che l'autentico capo congiura, volente o nolente, era agirono, che è elemento la cui conoscenza è indi-
proprio lui, il sovrano. spensabile per coloro che si studiano di capire il
Pochi giorni prirna non gli aveva forse detto che 25 luglio, la liquidazione del regirne fascista, << il
se tutti lo avessero abbandonato avrebbe sernpre rnio 18 brumaio >>, come lo chiamava Vittorio Ema-
avuto l'amicizia e l'appoggio del Re? nuele III.
E così Mussolini si trovò << dimissionato >> e arre- Forse è fatale che i tradimenti personali, oltreché
stato ancor prima che si fosse reso conto della per_ irnmorali, siano alla distanza sciocchi, e le loro con-
ffdia malefica della manovra, che non soltanto but- seguenze disastrose. Solo così si spiega come nel
tava all'aria il regime e apriva il varco alle più in- tl'adire l'uomo che fu per vent'anni il loro Capo, al
sensate e tragiche avvenfure, ma gli toglieva per rluale dovevano tutto, e al quale avevano giurato
148 L49
fedeltà per Ia vita, i congiurati del Gran Consiglio il giomo dopo, quando nell'appartamento di
non abbiano avuto alcun piano preciso; non abbia- Grandi, alla Camera, dove si erano riuniti con lui,
no preso una misura qualsiasi per tentare di tradur- Alfieri, Ciano, Bastianini, Federzoni e altri, entrò
re il loro atto in qualcuno dei pratici vantaggi che Muti, e tutto afflitto disse: << Lo hanno arrestato >>,
indubbiarnente si erano preffssi. si guardarono l'un l'altro con l'aria degli uomini sor-
Sarebbe ingiusto dire che essi, dal tradimento presi, incapaci di realizzare, di capire ciò che sta-
il quale, sia chiaro, non sta nel voto, ma in ci6 va avvenendo. << Ora arresteranno anche noi >>, disse
-che quel voto nascondeva si preffggevano sol- alfine Ciano, rornpendo il silenzio. Fu il commento
-
tanto vantaggi d'ordine personale. euesto si deve migliore alla loro insipienza, al loro piccolo timo-
addirittura escludere. Alle loro intenzioni, non era re di uomini che troppo tardi s'accorgono di aver
certo estranea l'idea di contribuire alla sahezza del- provocato una catastrofe e peggio di aver im-
la Patria e, quasi quasi _- il che è ingenuo ffno al ridi- - -
prowisamente perduto ogni leva di controllo per
colo alla salvezza del partito fascista. Ma erano in- riparare in qualche modo.
-
tenzioni senza costrutto. Per quanto incredibile, è or-
Che cosa volevano ottenere con quel voto, Dio
mai dimostrato che questi vecchi collaboratori di
solo Io sa. Quali accordi, misure, mezzi avevano pre-
Mussolini agirono senza aver altro piano d,azione se
disposto prima d'agire, resterà senìpre un segreto
non quel più o meno abile gioco delle parti per anche per loro. Una sola cosa chiara avevano in
mettere Mussolini in minoranza. E poi? poi c,era
testa: far fuori Mussolini, affinchè il nuovo governo
il vuoto. II vuoto che le testimonianze non potran- potesse mettersi rapidamente d'accordo con gli << al-
no mai colmare, perchè il vuoto, in quel momento,
Ieati » ormai tali anche per loro e stipulare
era nei loro cervelli. - -
al più presto un armistizio. Ma sul come costrin-
Superata la discussione, varato il famoso ordine
gere il Re a sostituire Mussolini con uno di loro,
del giomo, essi lasciarono Palazza yenezia e anda- sulla forma di govemo che volevano, sulla politica
rono a casa, o a casa di amici, atl aspettare gli even-
interna da farsi, sul modo di convincere i fascisti
ti, di cui non dettero alcun segno d,aver misurato ad accettare il fatto compiuto, sul cornportamento
la portata (Grandi, prima di rincasare, fece una ca- coi vecchi << alleati » e, sopratfutto, sui mezzi con
patina da Acquarone, per raccontargli com,era an
cui evitare il fatale ritorno antifascista e antinazio-
data e dargli degli inutili non richiesti consigli). nalista, non avevano nessuna idea.
r50 151
Grandi aveva indubbiamente preso qualche ac- relazione alla situazione generale, al prestigio di chi
cor6lo col Re. Ma su che cosa non 1o sapeva bene; dirige il colpo di stato, alla struttr-rta otganizzativa
per il semplice fatto che il Re era tutt'altro che dello Stato che si vuole conquistare'
d'accordo con lui. La tecnica di Badoglio - sarebbe meglio dire
Che tristezza questa vecchia guardia di una ri- di Acquarone e di Vittorio Emanuele III - non fu
voluzione, ridotta al mediocre ruolo di una mag- che il prodotto cli questi tre elernenti principali, ai
giorarva parlamentare! Una maggioranza che, pro- quali se ne debbono aggiungere molti altri di secon-
ffttando di una tremenda sventura che travaglia il daria importanza.
Paese, mette in crisi il Governo, serrza aver nulla lo
I Ma fu una tecnica tutt'altro che perfetta, corneele-
predisposto per la successione! dimostra inconfutabilmente iI {atto che a codesti
I nostri uomini avevano tutto posto nelle mani menti politici non si aggiunsero mai quelli propria-
del caso e del Re. mente tecnici e organizzativi, che avrebbero dovuto
Ma questo è peggi,o che tradimento. assicurare il successo, se i primi non avessero piena-
Almeno sul piano politico essi stessi debbono mente funzionato, come era prevedibilissimo acca-
convenirne. desse. Basterà a questo proposito pensare che molte
Dopo Ia sua liberazione dall'albergo di Campo ore dopo l'arresto di Mussolini, Badoglio non
fmperatore, Mussolini ebbe più volte a dichiarare aveva occupato e isolato nè a Roma nè in provincia
che la tecnica del colpo di Stato di Badoglio fu per- gli uffici del Partito, tra loro cornunicanti fino a not-
fetta. Evidentemente, giudicando dal risultato che Ie tarda; nè iI Comando generale della M'V'S'}{',
era stato perfetto, Mussolini non poteva diversa- in perfettissimo collegamento coi propri comandi
mente concludere. In poche ore, tutto ciò che ave- periferici e con Ia Divisione Corazzata << M », la cui
va costruito in venti anni era stato liquidato. Ma calata su Roma sarebbe stata sufficiente a stroncare
sulla bontà della tecnica, a dispetto del risultato, si il tentativo; nè bloccati i centri nevralgici cittadini
possono fare parecchie riserve. (radio, telefoni, telegraff, poste, stazioni ferroviarie,
ll 25 luglio sernbra in primo luogo insegnare centrali elettriche, ecc.); nè impartiti ordini di mas-
che, a differenza di quanto taluni nensano, non esi* sima ai comandanti militari, le cui truppe de1 re-
-
ste una tecnica del colpo di Stato standardizzata: sto imprep arate a tali cornpiti corninciarono a
-
ogni colpo di Stato ha la sua tecnica, e questa è in rnuoversi tardi a Roma, e tardissimo in provincia'

752 153
Ci vuol altro per poter parlare di tecnica per_ tardi; corne vedremo che da parte di Vittorio Ema-
fetta! Sotto tale aspetto, il 25 luglio sembra, al con_ nuele III fu un grandissimo errore non consigliare
trario, un rarissimo esempio di quella incosciente i capi fascisti a rimandare la riunione, utile per la
incapacità che caratterizza certi militari allorché si preventiva legalizzazione del suo piano, ma perico-
adoprano in simili cose. fncapacità che Badoglio ed i losissima per l'esecuzione del medesimo.
suoi generali dovevano cosf disastrosamente ricon_ Sicuro della fedeltà dei capi dell'Esercito i piu
fermare più tardi.
-
fervidi sollecitatori del colpo, - dei ca,rabinieri,
Nell'architettura del piano di Vittorio Emanue_ della polizia, e dell'adesione di molti tra i maggio-
te III e di Acquarone, Ia riunione dei Gran Consi_ pi esponenti del fascismo non a conoscenza delle
glio e il relativo voto di sfiducia a Mussolini, non -
vere intenzioni del Re, come si è visto, ma p'ronti
avevano che un valore del tutto marginale. B, or_ a seguire ogni iniziativa contro Mussolini, il Re
-
rnai noto che senza la riunione ed il voto, il tentativo poteva ormai rendersi conto che l'unico grosso peri-
sarebbe stato ugualrnente effettuato il giorno dopo colo per l'atfuazione del suo piano era costituito
o nei giorni successivi. I gerarchi non furono che dalla possibilità di una resistenza dei fascisti in ar-
dei complici incoscienti, ma neppure del tutto ne_ rni e da un conseguente intervento dei tedesehi.
cessari. Senza il loro intervento, il colpo del Re sa_ L'atteggiamento di Grandi, Bastianini, Bottai, Fe-
rebbe stato soltanto un po, più inco,stituzionale di derzoni, a questo proposito, garantiva poco. Il loro
quanto non sia stato; sarebbe venuta a mancare a ascendente sui fascisti era limitato o nullo. Nulla Ia
Vittorio Emanuele l'occasione di << legali zzare» pre- loro influenza sui tedeschi.
ventivamente il suo atto; di essere, almeno in que_ D'altra parte, Mussolini non era ancora dernoli-
sto, ligio al costume dei catilinari nostrani. Ecco to. II suo prestigio era scosso, ma non trascurabile
tutto. per chi si accingeva ad un colpo di Stato e al suc-
Non vi è nulla che possa far credere che l,ini- cessivo rovesciamento del fronte. I fascisti, pur per-
ziativa di convocare il Gran Consiglio sia stata sug_ plessi per quanto accadeva da tre anni, atnavano an-
gerita dal Re ai capi fascisti. I quali, con ogni pro_ cora Mussolini e credevano in lui.
babilità, così facendo, credettero, anzi, di forzare Molte decine di migliaia di carnicie nere arma-
il Re ad agire; << a uscire dal bosco », come ebbe a tissime e disciplinate erano in servizio in ltaiia' Il
dire Grandi. A cosa mirasse Grandi lo vedrerno più sistematico tentativo di tenerle impiegate sui fron-

154 155
ti lontani oltre mare non era del tutto riuscito. Fa- fino alla noia. Senza quella frase, Galbiati -- sicu-
scisti fedeli e coraggiosi inquadrati in ogni reparto ramente estraneo alla congiura Grandi -.- si sareb-
dell'esercito potevano corne minimo rappresenta- be forse deciso a prendere una sia pure modesta
re, in caso di reazione, un grave pericolo di disordi- iniziativa, sufficiente per mandare a carte quaran-
ne. Nei pressi di Roma era accampata una Divisio- totto iI 18 brumaio di Vittorio Emanuele.
ne corazzata << M >>, la più armata, addestrata, fer- Iniziativa che lui, capo della << guardia armata
vente fra tutte le unità italiane in efficienza. XJn qual- deila rivoluzione )>, aveva il dovere di prenriere; rna
siasi ordine, provocando Ia calata su Roma di questa che neppure prese quando ne fu sollecitato da al-
unità e la sollevaziore delle altre f.orze, avrebbe an* guni camerati che avevano capito di cosa si trattava'
nullato di colpo il formidabile vantaggio che l,arresto Senza quella frase, tre Federazioni non avrebbe-
di Mussolini avrebbe dato agli esecutori del colpo. ro rispettato l'ordine telegrafico di Scorza invitante
tri pericolo doveva essere ad ogni costo evitato. Co- alla calma. Atti di reazione si sarebbero verificati
me fare? dovunque da parte di individui, di gruppi, di reparti
Più che ad un'arma tecnica, il Re credette op- {ino a diventare un grosso moto di rea"zione, contro
portuno ricorrere ad un'arma psicologica, utile per il quale Ie misure di Badoglio sarebbero state vane.
i fascisti quanto per l'alleato germanico: << la guer- E' evidente che oltre a contare suila ingenuità dei 19,
ra continua >>. il Re ed Acquarone fecero largo affidamento sulla
Sembra ridicolo dire che questa frase, inserita stanchezza" sulla insufficienza e sullo scora,mento
nel proclama stilato da Vittorio Emanuele Orlando degli uttimi capi fascisti rimasti almeno formalmen-
per conto del Re (3), fu la chiave di volta dell,ormai te fedeli. Tuttavia neppure questo sarebbe basta-
troppo ceiebre colpo di Stato. Ma lo fu in realtà. to senza quella frase.
Malgrado l'interessato parere di Mussolini, i ca- Come si puo tuttavia parlare di tecnica, quando
tilinari del Quirinale fecero parecchi errori; rna in- la riuscita del colpo di Stato si basa esclusivamen-
dovinarono la frase, l'arma che inchiocl6 tutti a ciò te su un fattore di natura morale, psicologica, e sul-
che parve al cospetto della Patria invasa il do- le deficienze degli avversari? Deficienze, tra il re-
- -
vere degli italiani. E tutti sanno che il più, grave sto, superiori ad ogni previsione. Perché, se alla
<<difetto » dei fascisti è quello di essere nazionali- << guerra conti,nua >> potevano credere, anzi avevano

sti fino all'eroismo, o, come un amico mio diceva, il dovere di credervi, i gregari, i fascisti alle armi, non

156 157
potevano e non dovevano assolutamente credere i cuore d'ogni Re è scolpita la frase di Luigi XIV:
capi responsabili. A contatto con tutto e con << l'Etat c'est moi ».

tutti, in un momento in cui in ogni piazza, in ogni I soldati giurano per il bene indivisibile del Re
strada, in ogni casa di Roma si respirava aria di tra- e della Patria. Ma in realtà, almeno nel tempo mo-
dimento e d'armistizio, essi non potevano non ren- derno, non vi è nulla di più divisibile di questo
dersi conto di quanto stava accadendo. bene.

Come si poteva credere che caduto il fascismo Il guaio è, che ciò appare chiaro soltanto nelle
continuasse Ia guerra? ore tragiche: quando l'egoismo prevale sopra ogni
Come non vedere che il colpo di Stato era lo
altra considerazione. Le monarchie tentano di
salvarsi mentre Ia Nazione rovina. (Non si creda
estremo tentativo della monarchia di sganciarsi dal-
che ci6 voglia essere un elogio alle attuali repubbli-
Ie proprie responsabilità? Di una monarchia da tem_
che, indubbiamente peggiori).
po convinta della sconfftta, preoccupata ormai di Mussolini, che aveva saputo con mirabile tattica
salvare soltanto se stessa.
conquistare lo Stato, non seppe invece difenderlo
Secondo un vecchio costume della sua casa, Vit- di fronte ad una serie di maldestri catilinari, che
torio Emanuele si preparava a cambia.re fionte: apri- l'iniziativa di un suo qualsiasi gregario avrebbe co-
va al nuovo alleato le porte dell,Italia e contrat- stretto alia capitolazione.
tava un appoggio per la dinastia. Ma non seppe, o non volle?
Gli interessi delle monarchie Il 25 luglio non è Ia storia di un brillante colpo
-. e qui sta la più
grave delle ragioni che condannano questo istituto cli Stato" E' piuttosto quella della incapacità della
non coincidono sempre con quelli della Nazione. rlittatura a difendersi, allorchè sia venuta a man-
-
Prima la monarchia poi la Nazione. E non vi è in care la volontà del dittatore; si sia offuscato il suo
questo alcuna p,articolare irnmoralità o bassezza. prestigio; e 1o spirito e la disciplina che l'avevano
La monarchia, più che qualsiasi altro istituto, è por- <lete,rminata e mante,nuta, si siano in gran parte
tata a considerarsi un futt'uno con la patria: sal- trasformati in ossequio e abitudinarietà burocratica.
vare la monarchia è come salvare la patria. L'ipotesi sostenuta da molti che Mussolini ab-
Malgrado gli statuti, le corti costituzionali e cen- lria voluto il 25 luglio non è vera, ma non si può
tocùrquant'anni <Ii libere isti'(uzioni, in fondo al rlire arditissima.

158 159
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'1..,.,h1

In proposito, abbiamo più sopra espresso la no-


stra opinione. Basterà ripetere qui che, entrando
nella Sala del Gran Consiglio, Mussolini aveva si-
curamente un suo piano, il cui fallimento non si
deve soltanto all'infedeltà del Re, ma soprattutto
a quella dei principali membri del Gran Consiglio'
Conoscere il piano di Mussolini non ha in questo
momento molto valore, anche perchè nel corso della
seduta del Gran Consiglio egli vi rinunciò'
Mussolini aveva interpretata la richiesta dei nuo-
vi collaboratori di convocare il Gran Consiglio, e
quindi di discutere la sua politica, come la fatale e
fàrs'anche giustificata reazione di alcuni uomini,
preoccupati della triste piega che prendevano le cose'
Reazione non intesa a farlo fuori, ma a costrin-
gerlo ad assumere un nuovo rigidissimo atteggia-
Àento coi tedeschi; un più severo controllo nei con-
fronti dei comandanti che mal conducevano gli
eserciti e la flotta, e di tutti coloro che alf intemo del
Paese, direttamente o indiretta'mente, sabotavano la
guerra.
Vi era, è vero, nell'ordine del giorno Grandi' il
richiamo all'articolo 5 dello Statuto; cioè una gros-
sa trappola per tutti: praticamente Ia palata di ter-
ra sul Regime. Se ne era reso conto Grandi, si chie-
deva Mussolini? No evidentemente. Ma tutto si sa-
rebbe chiarito nella discussione.
La discussione rivelò invece a Mussolini che si

160 'xaii,!,#4t::W
trattava di un vero e proprio stupidissimo tradimen-
to contro di lui, e contro gli interessi del Fascismo
e della nazione. Fu questo che Io scorò, Io nauseò
al punto di avere cornpromessa ogrìi volontà di rea-
zione.
Éo
.;É Cesare,, allorchè scorse 'Bruto tra i congiurati
:>
lrO
6'fD che stavano per colpirlo, si coprì iI volto con la toga,
cÈF rinunciando a difendersi. Lo stesso fece Mussolini.
Chi erano quegli uomini, se non i suoi figli ri-
Èo belli? Di fronte al loro atteggiamento, ormai ine-
h drr!
èol quivocabile5 sarebbe stato logico chiedersi quale
'!'l - I
Y0 poteva essere il ffne, ammesso che ne avesse o uno;
,spÈ con chi potevano essere legati; con quali ntezzi spera-
-!-io vano di arrivare alla conclusione alla quale sembra-
oòN
vano decisi di arrivare: cioè alla tormazione di un go-
ci^d
';;-E verno senza di lui e alla pace separata. Ma Musso-
cr{ s.b
-*
lini preferi non chiedersi nulla. Si limit6 a prender-
or i>- ne atto con doloroso disgusto.
-A
i=d cs

-c!o .. Pensò che quel che si stava svelando delle pa-


É9 0
-6lk role di Grandi, di Bottai, di Federzoni era il com*
plotto di cui da tempo,sentiva parlare; naturalmen-
'§:
Od
drÉ [e ci saranno stati in mezzo anche dei generali. Giun-
ON
!9 li a quel punto, valeva proprio la pena di continua-
tr dl
3> re? Ma che del complotto facesse parte il Re, Mus-
.ɧ
eÈ solini non lo' sospettò neppure dopo il Gran Consi-
o 0.;
glio.
'Si ffdava della parola di Vittorio Emanuele, e,
s«rprattutto, della di lui intelligenza. Per Mussolini,

161
non era pensabile che il Re potesse illudersi di stac- cgli era nell'impossibilità di sospettare che il Re
care dalla sua la propria responsabilità. Corne in si sarebbe servito dei membri del Gran Consiglio
realtà il 2 giugno 1946 ha dimostrato impossibile. soltanto per legalizzare il suo piano già entrato in
In verità iI Re era stato di una discrezione as- fase esecutiva.
soluta. Del suo piano, direttamente, non ne aveva Preoccupato di far presto, per tema di essere
fatto parola che ad Acquarone, suo confidente e superato dai generali, il cui livore, al contrario
consigliere. GIi stessi Badoglio, Ambrosio, Castella- rlel suo, non si limitava- a Mussolini, Grandi non
no, Cerica ecc., ufficialmente, dalla virra voce del obbe possibilità alcuna di accorgersi - che il vero
Re, non seppero mai nulla. Tutto si stava preparando,
lrcricolo era il Re, iI quale, ben altrimenti da quanto
non come se si trattasse di un complotto del Re, ma
l)ensava, aveva già deciso e conuo Mussolini e
di un complotto dei capi militari, al quale il Re era contro di loro. D'altra parte, a Grandi, che era tra
estraneo. E così in effetti si ritenne da coloro che di l'altro anche Presidente della Camera, non poteva
codesto complotto dei generali erano venuti a cono- rr<,n sembrar logico che il Re potesse servirsi del suo
scenza. Ma, tranne Mussolini, tutti avevano pjr6 la piano quanto mai sernplice ed utile.
cerlezza che al momento decisivo iI Re non avrebibe I1 Gran Consiglio mette in minoranza Mussolini
sconfessato i congiurati; che li avrebbe invece ap- c lo sconfessa; il Re ne prende ufficialmente atto;
poggiati e legalizzati, accettando il fatto compiuto.
l)rega Mussolini di rinunciare al mandato e si con-
Deilo stesso parere era Grandi, la cui azione fu :;rrlta coi membri del Gran Consiglio per la forma-
in definitiva un tentativo di rubare il tempo ai ge- zione del nuovo Governo e sul da farsi. A questo
nerali, di crearsi il rnerito, al cospetto del Re, di
;rrrnto ai generali non rimane che intascare il loro
essere, insieme ai suoi amici del Gran Consiglio, lo
;riarro, mettersi agli ordini, e preparare l'armistizio e
artefice della nuova situazione e di avere quindi il il rovesciamento del fronte.
diritto di costringere il Re ad assumersi di fronte aI
Questi i propositi .- apparentemente chiari, ma
Gran Consiglio che aveva defenestrato Mussoli- irr realtà vaghissimi -- che inquadrarono l'azione
-
ni -- le proprie responsabilità. rli Clrandi e compagni con quella del Quirinale.
Che a Vittorio E,manue[e ]'altrontanamento di Alla mentalità di Vittorio Emanuele, l'intervento
Mussolini non clispiacesse, Dino Grandi lo sapeva. «li Grandi evidentemente non dispiacque. Ne va-
All'oscuro, però, dei veri intendimenti del Sovrano, lrrtir bene i vantaggi e ne dimenticò affatto i peri-
t62 163
sizione per fronteggiare qualsiasi avvenimento
coli, che erano viceversa molto superiori ai primi' -
e
L'idea di essere <<legalizzato >> dal voto del ciò era nell'ordine nafurale delle cose, non solo
-
Gran Consiglio e di poter dire a Mussolini * di le velleità di Grandi sarebbero abortite, ma si sareb-
fronte al quale doveva pur trovarsi a disagio - bero altresi create nuove condizioni di forza che
<( non sono io che ho deciso così, ma i vostri stessi
avrebbero reso praticamente impossibile, almeno
per molto tempo ancora, qualsiasi altro colpo. II Re,
collaboratori >>, lo sedusse al punto che non pensò
a nient'altro. a sua volta, avrebbe dovuto intascare il suo piano.
In ef{etti il Re pensava che Grandi, all'oscuro E' appena necessario dire che una netta presa di
posizione di Mussolini e dei fascisti in ltalia, avrebbe
delle sue reali intenzioni, non poteva essergli d'in-
contribuito a sollevare in pieno la {iducia e Ia volontà
toppo alcuno. Facesse pure, Grandi. Gii si dicesse
pure di fare; al resto avrebbe pensato lui. E Grandi, cooperativa dei tedeschi, da troppo tempo incerti
sulle intenzioni degli italiani.
forte di questa certezza a sua volta, senza null'al-
tro chiedersi, complet6 Ia sua congiura e colpì' Se ci6 non fu, e quindi il << 25 luglio » sortì in
pieno i suoi effetti, non si può dunque dire che ciò
Fu per il Re la << legalizzazione >> del suo atto,
si dovette alla abilità e alla teenica degli autori, che,
si è detto; ma quanto pericolosa! Corne poteva sa-
pere il Re che Mussolini avrebbe agito come agì?
al contrario, commisero errori su errori. Si dovette
a circostanze assolutamente estranee alla loro volontà.
La presa di posizione del Gran Consiglio non avreb-
be forse potuto metterio in sospetto anche sulle in- Sul piano della tattica e della tecnica quei me-
tenzioni del Re? La fedeità che durante vent'anni diocri catilinari avevano fatto di tutto per fallire.
Mussolini aveva mantenuta nei confronti del so-
vrano, faceva certamente parte degli elernenti del Gli uomini penseranno a lungo al dramma di
gioco; ma è ridicolo pensare che ciò {osse sufficiente
Mussolini. Si chiederanno perché non si difese; per-
r,hé non reagf con futte le forze alla congiura; per-
a garantire il successo di un << 18 brumaio >>, la cui
riuscita era strettamente legata al non intervento ,rhé, dopo l'arresto, detto quella lettera in risposta
rr quella di Badoglio, sì che parve a tutti anche Iui
delle forze dell'awersario.
t'«rnvinto ehe Ia guera continuasse.
Se Mussolini avesse diversamente reagito, arre-
stando i congiurati del Gran Consiglio e ordinando
Molti diranno che Mussolini era un uomo finito;
a tutte le camicie nere in armi di mettersi a sua dispo-
;rllri, che fu travolto dalla sua ingenuità; altri ancora,

165
t64
e sono molti, che, futto sommato, Mussolini {u felice La riunione del Gran Consiglio è quasi aI termi-
di questa soluzione da lui stesso predisposta p'er rro, dopo ore e ore di inutili discorsi che debbono
permettere all'Italia di sganciarsi dai tetleschi. sorire a sanzionare col voto il tradimento, e tuttavia
Tuttavia, penso che passeranno molti anni prima l tenerlo ancora mascherato. Grandi si alza e sem-
che la verità si sappia, e si conosca cosa passò attra- lrra voler chiedere di rimandare al giorno dopo la
verso il cervello e il cuore di Mussolini in quei tristis- seduta. Mussolini risponde di no. Tutto è fin troppo
simi e afosi giorni di luglio. chiaro, e vuole che si concluda; che il tradimento
sia consumato in quella stessa notte. Grandi teme
E chissà se lo sapremo mai.
cvidentemente qualcosa: si sta assumendo una re-
Nella sua << Storia di un anno » di questo non ci sponsabilità che lo spaventa. Ma Mussolini non pensa
ha detto molto. Ci ha detto anche poco sui fatti. Si
r questo. Rivede tutta la sua vita e la vita di quegli
è limitato a precisare delle circostanze, dei rapporti;-
ruomini che ora lo pugnalano e vorrebbero essere
a bollare degli uomini; a condannare la piccola viltà
gentili. No, meglio far presto. << Del resto ho sessanta
dei congiurati, la volontà negativa e colpevole di rmni », dirà alla fine, ed è come se dicesse << il mio
tanti comandanti militari che, alla luce degli ultimi tempo è finito ».
awenimenti, gli si erano rivelati senza sottintesi; a Non è più solo, ormai, come nel giorno lontano
sottolineare l'enormità del danno morale e materiale quando s'incamminò con disperato coraggio verso la
che dagli awenimenti era derivato all'Italia e agli sua rivoluzione. Con lui, ora, c'è futto un Paese che
italiani. Ma poco o nulla che possa illuminarci sul suo sanguina, che dolora, che forse lo ama ancora, ma non
pensiero. Più che l'attore principale degli aweni- ò più in grado di capirlo, di seguirlo fino in fondo.
menti, il Duce sembra in quel suo libro un osserva- Troppe sconfitte, troppi nemici, troppa gente che
tore acutissimo, ma distaccato. I1 suo dilemma, il tra- manca. Impossibile. fmpossibile convincere questo
vaglio del suo spirito, non ha voluto mescolarli a povero, stanco, deluso, awelenato Paese che l'unica
nulla e a nessuno. sua possibilità di salvezza è di restare unito, e unito
Meglio così, forse. Meglio che abbia lasciato a con lui, affinehé egli possa reagire contro tutti, non
noi, agli uomini che lo hanno conosciuto e a quelli soltanto contro questi poveri traditorelli per i quali
che verranno, il bisogno di interpretare, di rivivere basterebbe cosi poco, ma contro coloro che lavorano
quel suo umanissimo dramma. per perdere, per impedire che il fronte dei soldati sia

t66 t67
saldo: reagire contro i vili e i mancatori di fede che lini che se ne doveva andare. E Mussolini se ne
servono il nemico e incrinano la resistettza degli andò. Dopo vent'anni, ripassò per l'ultima volta la
italiani. soglia di quella casa.
Forse si pu6 ancora vincere. 'sicuramente si può Fuori della porta i carabinieri tro arre$tarono
perdere senza perdere tutto e con l'onore intatto' e lo caricarono sulla famosa autoambulanza, pro-
Sì, forse altro ancora si potrebbe fare. I tedesehi, dotto della tecnica rivoluzionaria del generale Ca-
o hanno Ie armi o non le hanno; o capiscono ciò che stellano, il futuro eroe di Cassibile (a). Da quel mo-
sta per accadere o debbono rassegnarsi a pagare le mento chi doveva capire non era più Mussolini.
conseguenze della loro ostinazione, della loro pes- Poteva forse urlare? Dimostrare la sua dispera-
sima politica di guerra. I fronti sono troppi... Si, zione o inveire, rispondendo a quelle false attenzioni
vi è molto ancora da fare. Ma prima occorre che gli- di Badoglio? Ormai egli aveva soltanto il dovere di
italiani si scuotano, dimostrino al mondo con quale salvaguardare la sua dignità, di non mescolare al
feroce accanimento sanno difendere Ia loro terra piccolo furore degli altri il suo risentimento, Ia sua
invasa. angoscia. Doveva dimostrare che la zua persona, di
E'vecchio, è stanco, ma lui può scuotersi anco- fronte alla tragedia della Patria, non contava nulla.
ra; può ancora schiacciare i piccoli traditori, fare ap- Non a lui spettava dire che senza di lui tutto sa-
pello alle sue camicie nere fedeli, agli uo'mini che non rebbe rovinato. La dimostrata fiducia nel suo succes-
tradiranno, per dare a tutti un esempio di fermez- sore, era in quel momento, nella situazione di impo-
za, di coraggio nel Paese e sul fronte, per legare tenza in cui si trovava, l'unica possibilità che Musso-
alla sua volòntà l'Italia ancora una volta, perché lini aveva di impegnarlo alle proprie responsabilità;
si salvi; perché non si divida e, unita, si prepari cli rioordargli che, al disopra dell'importanza del
ai giorni gravi che verranno... Molto può ancora' Capo del governo, vi era l'Italia da salvare.
Mu r" sbagliasse? Con quale diritto? No, me-
Ma gli altri no; gli altri avevano il dovere di rea-
glio aspettare ciò che dirà il Re domani..'
gire anche per lui. Contrariamente a lui, essi erano
rrlcora vivi in rnezzo agli awenimenti che si svolge-
Re non disse gran che: balbettò un discor-
Il
setto fra il tragico e il faceto in cui si accennava vano; avevano le mani sulle leve di comando, e gli
ad una certa Italia in tocchi e ad un certo Musso- uomini che aspettavano la loro parola, mentre Bado-

r69
168
glio, rispetto alle notizie che correvano, era terri- Duce, e disse ai suoi militi di essere fedeli agli
bilmente in ritardo. ordini del Re!
Scorza, invece, preferi dimenticare di essere il se- Qualcuno pianse, qualcuno si senù giustificato.
gretario del Partito Nazionale Fascista, improvvisan- Solo un uomo non obbedì. Un piccolo segreta-
dosi uomo d'ordine su consiglio del Comandante ge- rio di fascio. Alla notizia delle dimissioni di Musso-
nerale dell'Arma dei Carabinieri Reali, a casa del lini, rimasto solo nella sua sede, vi si asserragli6 e
quale o sancta simplicitas! dirà ehe si è recato da solo Ia difese coqtro i facinorosi << esultanti >>
-
in cerca di notizie. E questo è -politicamente enorme. che volevano devastarla. Rifiutò di arrendersi il
Galbiati, dal canto suo, dimentic6 di essere il Co- giomo dopo alle nuove autorità cittadine, all'inter-
mandante della << Guardia Armata della Rivoluzio- vento del maresciallo dei carabinieri e dei feroci liberi
ne >>. E cosi facendo, ritenne ingenuamente di fare. cittadini che ora lo minacciavano con le armi; rifiutò
ii suo dovere di soldato. Purtroppo era proprio solo di arrendersi il terzo giorno ad una compagnia di
un bravo soldato. Gli altri, i M;inistri fedeli, i sotto- soldati, che ebbe l'ordine di snidarlo ad ogni costo.
segretari, ecc., dimenticarono di essere uomini re- Attaccato da tutte le parti, resistette fino all'ultima
sponsabili ii cui dovere, in simili circostanze, non cartuccia, e morf sotto le macerie della zua sede in-
è di restare in casa ad aspettare gli eventi. violata, presa a cannonate da un sopraggiunto reparto
Ma tutto questo ci porterebbe lontano. Limitia- d'artiglieria. Si chiamava Dal Monte.
moci a dire che furono vittime di male ette abitu- Se anziché il segretario del fascio di Massalorn-
dini. Non fu una colpa: fu un difetto. per due giorni barda, fosse stato iI Segretario del Partito o il Capo
nelle Federazioni, nelle sedi dei {asci di tutta Ia pe- di Stato Maggiore della Milizia, Badoglio non avreb-
nisola, nei comandi delia M.V.S.N. o presso quelli be avuto il tempo di insediarsi al Viminale; l'Italia
di reparto, gruppi di fascisti, centinaia di migliaia di non avrebbe avuto l'8 settembre e Ie rovine materiali
militi in armi attesero gli ordini. Scorza telegrafò ai e morali dei tragici mesi successivi.
fascisti di non muoversi; di aspettare altri ordini. E neppure le sprezzanti << simpatie >> dei vincitori.
(Cerica, il comandante dell'Arma dei carabinieri di
(1) L'Ordine del Giorno Grandi così recitava: «,Il Gran
cui si è detto, ha recentemente confermato, drr- Consiglio riunendosi in questi giorn:i di sup,remo cimento,
volge innanzi tutto il suo pensiero agli eroici oombattenti di
rante il processo Graziani, che fu proprio Scorza a ogni arma che, a fianco con la fiera gente di Sicilia, in cui
più alta risplende I'univoca fede del popolo italiano, rinno
fare il telegramma). Gatbiati elev6 il pensiero al vano le nobili tradizioni di strenuo valore e d'indomito spi-

170 171
rito di sacrifici,o delle nostre gloriose forze armate. Esami' clude proclamando « pertanto urgente la necessàtà. di attuare
nata la situazione interna e internazionale e la condotta po- quelle rilorme ed i.nnooaeionl nel gouerno, mel comando su-
litica e militare della guerra, proclama il dovere §acro per prenxo, nella 'Dita i.nterna ldel Pa,ese, le quali,
tutti gli italiarri di difendere a ogni oosto l'unità, l'indipen' funzionalità, degli organi'costituzionali del regime- nellapossono
'pti,ena

demza, la libertà della Patria, i frutti dei sacrifici e degli sfor- rendere oittorioso lo sJorzo unitario del popolo- i.taliqno ».
zi di quattro generazioni, dal Risorgimento a oggi, la vita e Il solo ordine del giorno ohe non faceva appeilo allo Sta-
l'awenire del popolo italiano; afferma la necessità dell'unio' tuto, e che può quindi ritenersi estraneo aI colpo di stato,
ne morale e materiale di tutii gli italiani in quest'ora grave era quello Farinacoi.
e decisiva per i destini della Nazione; dichiara che a tale (2) Diuo Grandi ha rotto il silenzio. Ma da buon amba.
scopo è necessario I'immediato ripristino di tutte le funzioni sciatore 1o ha fatto in diploma,tica rnaniera per bocca di un
statali, attribuendo alla Corona, al Gran Consiglio, al Go- portaparola, che ha evidentemente riferito quel che Grandi
verno, al Parlamento, alle Corporazioni i eornpiti ,e Ie respon' gli ha detto di riferire, senza tuttavia imp,egnare il Conte,
sabilità stabilite dalle nostre leggi statuarie e costituzionali, che anzi ha snlentito l'autenticità di talune afferlnazioni, pur
invita il Ca,po del Governo a pregare Ia Maestà del Re, verso riconoscendo quella dell'intervista e il diritto di continuare.
ta quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la Na' Che cosa ha detto di nuovo Dino ,Grandi? Niente. Ha esatta.
zione, affinchè egli voglia per I'onore e per la salvezza della mente confermato quello ohe ormai sapevamo un po, 'tutti,
Patria, assurnere ,son I'effettivo comando delle Forze Armate e cioè ,che egli e i suoi amici hanno tradito Mussolini e il
di terra, di mare e dell'aria, secondo l'articolo 5 dello Statuto fascismo, senza un piano, buttando I'Italia in una crisi senza
del Regno, quale suprema iniziativa di decisione, che le no- avere la piir lontana id,ea di come potesse uscirne. 11 raocon-
stre istituzioni a lui attribuiscono, istituzioni che sono sem- tino, che dopo questi arrni il Conte Grandi ei fa d.elle suo
pr,e state in tutta Ia nostra storia nazionale il retaggio glo- « raccomandaziori »» politi,che ad Acquarone, è un piccolo ca"
r.ioso della nostra augusta dinastia di Savoia ». polavoro di presuntuosa imbecillità.
Risposero sì: Grandi (Presidente della Camera); Feder- (3) Il testo del proclama era il seguente:
zoni (Presidente dell'Accademia), De Bono (quadrumviro), Italiani: Fer ordine di Sua Maestà il Re e imperatore as.
De Vecchi (quadrumviro), Ciano (rnembr,o a titolo perso- sumo il governo militare del Faese con pieni poteri.
nale), De Marsico (Ministro della Giustizia), Acerbo (Ministro La guerra conti.trua. L' talia, duramente colpita nelle
delle Finanze), Pareschi (Ministro dell'Agricoltura), CianeLti sue provincie invase, nelle - sue città diStru,tùe, mantiene fede
(Ministro per le Corporazioni),Balella (Confederazione dei da- alla qrarola data, gelosa custode delle sue millenarie tradizioni.
tori di lavoro de11'Industria), Gottardi (Confederazione dei Ia- iSi serrino le file attorno a Sua Maestà il Re e impera-
voratori dell'Industria), Bignardi (Confederazione degli Agri- tore, immagine vivente della Patria, esempio per tutti.
coltori), De Stefani, Alfieri, Rossoni, Bottai (rnembri a titolo La consegna rioevuta ,è chiara e precisa; sarà scrupolosa-
personale), Marinelli (ex segretario amministrativo del Par- mente eseguita e chiunque si illuda di po'terne intralciare il
tito fascista), Albini (Sottosegretario agli fnterni), e Bastia- normale svolgimento, o tenti turbare I'ordine pubblico, sarà
nini (,Sottosegretario agli Esteri). I due ultimi non facevano inesorabilmente colpito.
parte del Gran Consiglio e furono invitati alla seduta pen- Viva l'Italia! Viva il Re (firmato) Maresciallo d,Italia
sando p,robabilmente Mussolini di poter contare su di essi. Fietro Badoglio.
Risposero no: Soorza (Segretario del Partito fascista), (4) Atdo ,Castellano Generale ili divisione, intrigante
Biggini (Ministro dell'E.ducazione), Polverelli (Ministro della -
personaggio dello stato maggiore del generale Ambrosio. Do-
Cultura Popolare), Tringali Casanova (Presidente del Tribu- po la « pensata » dell'auto-ambulanza per I'arresto di Musso-
nale Speciale), tr'rattari (,Confederazione dei datori di lavoro Iini, brigò p,er convincere i suoi amici e superiori di volerlo
dell'agricoltura), Buffarini (membro a titolo personale), Gal- incaricare di prendere contatto con i comand.i angto-arneri.
biati (Cornandante della Milizia). S'i astenne Suardo (Presi- cani pe1 trattare I'armistizio. Trasportato a tale scopo in
dente del Senato). tr'arinaeci (membro a titolo personale) Sicilia, il ,Castellano iniziò il suo « lavoro » con volon;tà di
votò, solo, per un zuo ordine del giorno. concluderlo ad ogni costo. E vi riuscì dopo confuse e av-
In quanto all'ordine del giorno Scorza, dopo un lungo vilenti vicende *, se è vero c,he subitro-dopo la firma det be-
e retorico preambolo, esso arriva alle stesse conclusioni del- stiale documento di resa incondizionata, awenuta a Cassibile
l'ordine del giorno Grand,i: infatti dopo un vibrante saluto rulle ore 1?,15 del 3 settembre. Eisenhower, ,che avrebbe do-
alla maestà del Re, alla dinastia sabauda, simboli della na- vuto firmarlo personalmente, cosa che non fece, .disse che
zione e delle forze armate, eocetera, l'ordine del giorno oon- sl trattava di un « crooked deal », cioè di uno spòroo affare.
172 r73
CAPITOLO VIII
L'incapacità tecnica e l,insuffi cienza morale di
Iladoglio e dei generali che avevano con lui forma_
lo 1o Stato Maggiore del << lg brumaio >> di Vittorio
Ilmanuele III, ebbero Ia tragica conferma l,otto set_
tembre, esattamente quarantacinque giorni dopo lo
rrrresto di Mussolini.
Sugli awenimenti che precedettero, seguirono e
c'aratterizzarono quello svenfurato giorno _ il più
triste e il più grave di tutta la storia clella Nazione
italiana vi è una vasta letteratura. Ma ciò che ho
-
lctto e Ieggerò non potrà mai più cancellarmi dalla
rrremoria cio che vidi. Cio che videro gli italiani,
ciò
che vide il mondo che sul capolavoro ài Badoglio
ha
(::p.res:o il più negativo, spregevole
giudizio. U1 giu_
rlizio le cui conseguenze pesano e peseranno pur_
lroppo ancora a lungo sul popolo italiano. Non va_
k'dunque la pena parlame. Del resto, non è que_
slo che ci interessa in questa circostanza, ma di_
s-(ìrrtere sull'incapacità tecnica e spirituare
dimostra-
lrr in quell'occasione-da Badoglio e dai suoi
genera_
li r'li saper portare felicemenù a termine ui qual_
silsi disegno, una qualsiasi operazione politica
o rni

t75
{iacchez-
litare. Magnifica riprova della nullità, della
za e defl'incapacità con cui avevano condotto
la guerra e lu prepurazione-delle lorze armate du-
,urri" quindici e più anni di predominio incontra-
stato nello Stato N{aggiore, nei dicasteri
della Difesa'
nell'Istituto delle RÉrche, nell'Alto Commissariato
per la produzione.
E come protestavano, e come rivendicavano la
loro indip"rà"^r*, allorchè qualcuno' non convin-
un po' chia-
to ai qrurrto facevano, cercava di vedere
.o nelia loro dinamica, ampollosa confusione'
si è
L'esito felice del 25 luglio, dovuto - come
visto a ragioni assolula-ente indipendenti da
-
qualsiasi loro iapacità tecnica e politica'
aveva in-
dubbiamente illuso tsadoglio e i suoi ledeli
generali
sulla facilità di giung"'" i""'u darrni gravi
all'armi-
scopo, met-
stizio. sembrava loro sufficiente, a questo
ali'insaputa
tersi d'accordo con gli anglo-americani
dei tedeschi, e predi,pott" le solite << misure di
rnas-

sima >> nel Paese. Tuttavia, awicinandosi


il tragico
momento, essi furono presi da un senso
profondo
di paura, pari soltanto aIlo stato di incoscienza nel
qrrul" pawero costantemente vivere in quel-
t-9*po'
É {, .àrl, che dubitando della elfrcienza e della
va-
lidità delle forze e dei rnezzi che stimavano più
riten-
o meno di avere sapientemente predisposto'
nero allora opportuno richiedere uno sbarco dal
mare o dall'aria di forze << alleate >> nei pressi
di Ro-

176
nìa. Sbarco da iniziarsi al momento dell'annun-
cio dell'armistiaio. Gli Americani accolsero la ri-
chiesta. §{a altro fu coordinare il piano esecutivo
clell'operazione coi generali badogliani, che all'atto
pratico non riuscirono mai a mettersi d'accordo coi
Ioro colleghi americani. A ciò non valse neppure la
venuta a Roma dei Gen. Taylor. appositamente in-
viato dal Comando Americano. Si sa, f,ra l'altro,
che Taylor riuscì a malapena a parlare con Badoglio,
che dormiva. Bruscamente svegliato, egli seppe sol-
lanto balbettare che non era pronto; che se gli ame-
ricani avessero anticipato la comunicaziane dell'ar-
rrristizio i tedeschi gli avrebbero tagliato la golal
Sta di fatto che gii americani, stanchi di queste
irnpossibili trattative e, nafuralmente, non potendo-
si troppo preoccupare della situazione che si sareb-
lre venuta a creare in Italia alla quale, anche a loro
-
lvviso, Badoglio avrebbe dovuto seriamente pensare
lrcr tempo annunciarono un certo anticipo sul
previsto
-almeno cosi dicecon
Castellario la notizia
- -
rlell'avvenuto armistizio. Fu la bomba che determi-
rro il panico generale; che rivelò la più completa im-
preparazione e spinse codesti alti capi dell'esercito
:rgli atti più inconsulti e vili. Mentre al più presto
irrcominciarono le de{.ezioni e gli scarichi di respon-
slbilità, che durano tuttora.
Nelle << memorie », negli articoli, nei libri pub-
Mussolini e l'amtras'ciatore Rahn nello stuclio clel tr)uce a lrlicati, i vari responsabili dell'otto settembre cer-
Gargnano nell'inverno del 1943.
177
cano di giustificarsi di cio che non fecero, in primo
irrsrr;ruta realizzata, tendente a bloccarle ed a met-
luogo addossando ad altri << colleghi >> le proprie re-
It'r'lc << fuori legge >>.
sponsabilità specifiche, e in secondo luogo tutti
- Ma prima che io prosegua, un chiarimento ed
d'accordo in questo tentando di dimostrare che
-,
quanto accadde lo si deve soltanto al non interven-
rrrra confessione si impongono.

to della divisione americana. L'abbandono di un alieato sul campo, dopo tre


;rrrrri di sacrifici e di comuni battaglie, è un fatto di
In altre parole, tendono a dimostrare che se i
tedeschi prevalsero e loro fuggirono (sarebbe più lqlrrvità se\za pari che soio supreme ragioni d,ordine
rrrorale e pratico possono giustificare. E, inutile ag_
giusto dire, se loro fuggirono e i tedeschi prevalse-
ro) non fu colpa Ioro, ma degli << alleati >>, che ten- l,irrngere che ciò impegna a non portare uiteriore
rllnno all'ex-alleato; e a maggior titolo, a non rove_
nero poco conto delle esigenze italiane"
sciare la fronte. Altrimenti, l,abbandono assume lo
I badogliani non si smentiscono mai. ,rspetto odioso e infamante del tradimento.
Ma Ia realtà è un'altra. Quanto accadde, si de-
Leopoldo, l'ultimo Re dei Belgi, nel Ig40 offrì
ve, invece, soltanto ai generali badogliani: alla loro
rrrr esempio classico dell'abbandono, suila cui
incapacità tecnica e, in particolare, aila loro men- oppor_
lunità si potrà forse ancora discutere, rna alla cui
talità, asso]utamente inadatta a rendersi conto di «trrettezza ognuno ha il dovere di inchinarsi. Con_
cosa significa mantenere il controllo di una Nazio-
vintosi della materiale impossib,ilità di proseguire
ne moderna: difendere uno Stato.
lrr lotta contro l'esercito tedesco, ormai padrone di
L'otto settembre, infatti, non fu da parte tede- Iutto il territorio nazionale, Re Leopoldo dette pre_
sca l'occupazione di un territorio secondo Ie tradi-
vcr:livo awiso agli Stati Maggiori ed ai Governi .AI_
zionali regole militzrri, ma un assalto intelligenternen-
Icati della sua volontà di chiedere l,armistizio; e
te condotto e riuscito contro la macchina statale ita-
liana. In altri termini, si trattò di un vero e proprio
r
lrindi s'adoperò per proteggere con le sue supersti_
li truppe lo sganciamento e l,imbarco delle forze
colpo di Stato, operato, anzichè da forze indigene,
irrglesi operanti nel suo territorio, sacrificando a tale
da {orze straniere stazionanti nel Faese per motivi ,rrrorevole scopo uomini, mezzi e città delta sua
di alleanza militare. Colpo determinato dalla neces- Irlrra.
sità di reagire ad una manovra d'armistizio, a loro
Dopo di che, chiese l,armistizio e seguì Ia sorte
L7B
179
dei suoi soldati in prigionia. Poco dopo, Pétain fece rrr clelle loro truppe dalla penisola entro un brevis,
altrettanto in Francia. sirrro termine di tempo. Ternpo abbastanza lungo
Si obbietterà che la situazione di Vittorio Ema- a tutti i reparti tedeschi a contatto
t)()r permettere
nuele III era inffnitamente diversa da quella di Re con il nemico in Calabria di sganciarsi, e abbastan-
Leopoldo dei Belgi e da quella di Pétain; che Bado- z:r breve per impedire l'ammassarsi di altre poten-
glio e i suoi generali non potevano certo preavverti-
li truppe germaniche sui confini e la loro successiva
re gli alleati tedeschi delle loro intenzioni se era
t'alata in Italia. (Operazione non facile, d'altra par-
proprio dal pericolo di una loro occupazione che
l(ì, per troppe ragioni d'ordine tecnico-logistico che
dovevano salvarsi. Preawertirli, signiffcava dar loro
il tempo materiale per agire in tale senso. srrretrbe molto lungo dire, ma che a Badoglio dove-
vrno essere note; e per la critica sifuazione generale
L'argomento è valido, ma nient'affatto definiti-
vo. Se ne avesse avuta la capacità tecnica, e avesse in cui l'esercito tedesco si trovava. Situazione desti-
capito che in realtà si trattava, non tanto di salvarsi rrirta ad aggravarsi improwisamente per l'intervenu-
da una invasione, quanto di difendere lo Stato da ll necessità di coprire con prop,ri uomini gli immensi
un colpo di forza, Badoglio avrebbe potuto agire lcrritori europei già da noi controllati, e che la pro-
molto diversamente da come agi. Egli aveva in{atti c lmazione clell'armistizio avrebbe lasciato scoperti).
I

a sua disposizione più mezzi e uo"nini di quanti in Trascorso il termine, e constatata da parte tede-
realtà non ne occorressero per tenere validamente sca la volontà negativa di aderire all'invito e di con-
in pugno la situazione, pur comportandosi con la vcnire sulle ragioni che rendevano neccssaria la no-
coruetlezza che a qualsiasi alleato che si abbandona stra dolorosa decisione, nessuno avrebbe potuto con-
è dovuta, venendo meno alla quale, non un uomo, Icstare all'esercito e al popolo italiano il diritto di
ma un popolo intero si squalifica. rrrottere in atto le misure indispensabili alla biso-
5e Badoglio fosse stato prep,arato ad un simile gna.
compito, egli avrebbe anche potuto con futta tran- Misure logicamente già predisposte, e già pra-
quillità e termezza preawertire i tedeschi della sua lir:amente in atto; poichè le parole non sostenute dai
volontà di concludere un armistizio; dir loro le ra- rrxlzz,i, in questi casi, non hanno nessunissimo valore.
gioni che 1o inducevano a farlo; e pregarli di dare
Qual'era il rapporto delle forze in campo? Sul
inizio alle operazioni di sganciamento e di sgombe- pirrno generale, tra le forze tedesche e Ie nostre non

IBO
tBl
vi era certo possibilità di con{ronto. Ma la distribu- l,<lt:schi in Italia sarebbero immediatamente dive_
zione delle prime su fronti innumerevoli e lonta- nulo catastrofiche.
ni fra loro; la impossibilità di abbanclonarli; la già Sulla consistenza numerica delle divisioni presen_
detta necessità di rafforzare i presidi in vasti terri- ti irr Italia l'8 settembre si son dette le cose più stram_
tori in relazione al nostro cedimento e all'aumentata prrlute e si son fatte le ipotesi più bizzarre. Sul te_
pericolosità del nernico, faceva si che la situazione, nn rìon è facile pronunciarsi con sicurezza. Se i te-
in ftalia, fosse del tutto favorevole a Badoglio. Du- ,L'schi avevano un segreto da rnantenere, era pre-
rante i << quarantacinque giorni >> Hitler, superan- lisirrnente questo; e Io mantennero, in quel rnomen_
do le difficoltà create da alcuni generali, aveva si lo c dopo, con estrema serietà, cercando cli eliminare
inviato in territorio italiano altre truppe in appoggio olrrri -oairro che potesse permettere qualsiasi seria
alle logorate divisioni che si battevano in Sicilia. Tut- irrr lagine diretta.
tavia la situazione dei tedeschi in Italia era quanto lÌ' però semplicemente ridicolo parlare di milio_
mai precaria, instabile, tatticamente molto pericolo- rri «li uomini come taluni fanno a scopi giustificativi.
sa; sicuramente insostenibile di fronte ad una sia Si trattava in effetti di poche centinaia di mi_
pur modesta presa di posizione da parte di Badoglio llirria di uomini di cui due terzi, ripeto, si trovavano
e delle sue truppe. :;rrllir linea del fuoco in Calabria o dislocati nella
Poche operazioni contro i loro mezzi di collega- z,rrn Napoli-Shlerno. Una divisione era in Sardegna,
mento, i loro depositi e il saldo controllo dei princi- rrrrrr brigata in Corsica, mentre grossi reparti di al_
pali nodi stradali e ferroviari, sarebbero state azioni lrr, rlue o tre divisioni erano dislocati nell,Italia
sufficienti a bloccare Ie forze germaniche operanti .r,rrtnrle tra la Toscana, l'Umbria e la campagna ro_
in casa nostra, di cui due terzi si trovavano duramen- nr;uxr. Nel rimanente della penisola si trovavano
te impegnate in Calabria, quindi nell'impossibilità ',;rrrrrrlissimi reparti, la cui principale occupazione
materiale di agire contro il governo badogliano. , rrr rlrrella di muoversi spesso e celermente per sem_
Ci6 fu successivamente ammesso dagli stessi ca- l,r;rr nrolti. Sulia zona di confine vi era uno scarso
pi militari e politici della Germania. Goebbels eb- r
1rr;rrrlitativo di unità di copertura, nell,impossibilità
be a dire, a tale proposito, che se gli italiani ave,sse- ,li rrrrroversi, come Goebbels disse, solo che gli ita-
ro difeso il Brennero, fatto saltare ponti e gallerie, lr:rri irvessero fatto qualche seria interruzione alle
controllato stazioni e depositi, ecc., le condizioni dei r ir, tli r:omunicazione, o le avessero difese (1).

tB2
183
di fatto che nei pressi di Roma la proporzio-
Sta lo ritiene importante per la comprensione dell'S set-
ne era la seguente: quarantamila soldati italiani e Irrrnbre.
quindicimila tedeschi. Il risultato fu che questi ul- Ma in realtà non si tratta neppure di questo. Non
timi occuparono la nostra capitale in brevissimo t'ra questione di numero e di mezzi, ma di metodo.
tempo; che contro di loro si batterono pochi eroici Si trattava di capire ciò che si doveva difendere;
reparti di granatieri al comando del Gen. Solinas, il rlrrali erano gli obbiettivi che i tedeschi avrebbero
quale, più tardi, schifato dell'abbandono in cui i grreso di mira; la tecnica da loro impiegata per rag-
capi avevano lasciato il Paese e l'esercito, aderì alle gitrngere il successo; e quindi prepararsi in tempo a
forze armate della R.S.I. I)rrrare la botta e a controbattere con reparti già
Contro Ie forze germaniche in Italia, un coman- lllcnati e predisposti a tali compiti Iin dai giorni in
dante preparato e cosciente, in grado di dare ordi- cui si veniva preparando quel tragico arrnistizio, che
ni seri e di discipiinare i suoi uomini, avrebbe potuto rron fu tale, purtroppo, ma la più ignohile resa a di-
viceversa disporre di oltre un milione e mezzo di scrczione che memoria d'uomo ricordi.
uomini armati, affollati nelle casermrs, nei depositi, Un armistizio è l'ordine delle armi al piede; non
nei distretti e nei posti di difesa costiera ed aerea; l;r consegna del territorio, dell'esercito e della flot-
o ben inquadrati nelle disperse unità mobilitate o l;r al nemico. Neppure una resa a discrezione è con-
sul piede di guerra, non tutte efficientissime, è vero, t'r,pibile in questi termini. La consegna della flotta
ma sufficienti per numero e mezzi per far fronte ai :r Multa, ad esempio, avvenuta all'insaputa del no
loro compiti in una simile circostanza. A queste si r';rrrta per cento degli ufficiali e dei marinai, tenu-
debbono aggiungere le forze della Marina, della li :rll'oscuro degli ordini di rotta, dimostra una vo-
Aviazione, dei carabinieri, dalla PAI, i battagloni di l,,rrlà di sottomissione che, non un atto di armistizio,
polizia, la guardia di finanza ecc., nonchè le adde- nr:r neppure la più ignobile resa a discrezione giu-
stratissime unità di guerra della Milizia e le Milizie :;lil'ica.
speciali, le quali, superata ormai Ia crisi del 25 lu- Non occorre la mente di un genio per capire che
glio, avrebbe,ro sicuramente obbedito agli ordini, i tr:rleschi resisi conto che misure di difesa erano
se veri ordini fossero stati impartiti e una diversa
-
:rlltt: predisposte al Brennero, nei punti nevralgici
condotta avesse giustificato il sacrificio. ,L'll:r Penisola e negli ufffci e servizi tecnici dello
Questo il ra{fronto numerico delle forze per chi St;rlo, per impedire ogni sorpresa e ogni pericolosa

184 185
manovra tra l'offerta di uno sganciamento e ;rgito come un uomo nroderno militare o politico
quindi di -,
un tranquillo defluire delle loro truppe, e -
irvrebbe sicuramente agito. Se avesse dato ai co-
quella di una criticissima situazione tra due eserciti, rrrrrndi delle truppe tedesche la precisa sensazione che
non avrebbero esitato a scegliere la prima. I'r'scrcito restava al suo posto; che erano state prese
Troppo spesso si dimentica che i primi obbietti_ Irrtlc le misure per controbattere, non soltanto a pa-
vi conquistati dai tedeschi furono le stazioni ferro- lolc, una ioro eventuale azione offensiva. Non era
viarie, i ponti e i principali nodi stradali lungo la ;rcpi; ,r, discorso inciso su di un disco che poteva
direttrice Bologna - Verona - Brennero. Ma disgra- irr r pressionarli.
ziatamente cio che tecnicamente ;erve per ripiegare Cio chiarito, occorre subito dire che se il Re e
serve anche per avanzare, lLrtloglio, nella loro detenninata volontà di chiedere
La tecnica è una per la difesa e per l,attacco. l'lrmistizio agli anglo-americani, si fossero com-
Fu solo di fronte all'improwiso dissolvirnento lrortati come Leopoldo dei Belgi si comportò nei
deìl'esercito, seguìto alla fuga imposta da Bado- ,',,rrlronti dei suoi alleati; e avessero dimostrato la
glio al Re, non si sa bene in nome di qual fisica le- crr;racità tecnica occorrente in un simile frangente;
gittimità da salvaguardare; fu dopo l,avvcnuta polve- ,', anzichè fuggire, avessero richiamato alla più ri-
rirzazione del governo, che von Rahn e i generali lqirlt disciplina i soldati e il popolo, praticamente di-
tedeschi si resero perfettamente conto della facilità rrrostrando come avevano dichiarato nei lo,ro pro-
dell'impresa; della possibilità di trasformare in of- .lrrrrri il 25 -luglio di essere capaci di assurnere le
fensive le misure già prese e Ie azioni già in atto -
r,'sponsabilità dei loro ordini e di p,agame personal-
allo scopo di prendere tempo in attesa di poter rne- rrrrrrte le possibili conseguenze, eon vi è dubbio
glio valutare il da farsi e per salvaguardare comun- .lrc tutti gli italiani avrebbero obbedito agli ordini.
que la via del ripiegamento alle loro unità. E ciò in l'rirrri fra tutti, sia pure con amaro dolore, vi avreb-
contrasto con lo stesso Hitler, che avrebbe voluto l,,,ro obbedito i fascisti, da Mussolini all'ultirno mi-
diversamente per ragioni di ordine politico. litr..
Ma tutti sanno ormai benissimo che }litler non Avrebbero obbedito all'Italia. Corne obbedirono
avrebbe potuto pronunciare il suo discorso punitivo, ,rll'ltalia tre giorni dopo, nell'unica forrna pratica-
nè vedere mai esaudito il suo desiderio di una in- rrrcnle possibile, ma soprattutto neltr'unica onore-
tegrale occupazione dell'Italia, se Badoglio avesse r',,1r, che restava, allorchè questo nostro sventuratis-

186 187
simo Paese abbandonato dal Re, da Badoglio, dai :;r'i.sta doveva augurarsi e si augura\ra era soltanto
generali, dai funzionari, dai carabinieri, dàlh po_ llrc questi uomini, che il Re, tsadoglio, i generali, e
lizia, dai cosidetti cittadini responsabili e da tutti i << rruoai polCtici », fossero meno sciagurati di quan-
i capipopolo del 25 luglio, si trovò in mezzo al più lo si temeva. E perlomeno, che nell'incapacità mo-
spaventoso disordine; massacrato dal dolore e dalla r;rlc di continuare la guerra sola soluzione che
vergogna; invaso da dieci esetciti strarferi che mar_ -
;rv'nrbbe nel tempo cementato la soiidarietà e la
ciavano per liberarlo della propria indipendenza, o \'('r'ir gtandezza nazionale avessero trovato una
per punirlo. rrurniera non ignobile, non -stupida, non vile di fare
11 25 luglio i fascisti non avevano il dovere di l;r pace.
obbedire. Anzi, avevano quello di non obbedire. Ma sventuratamente fu peggio, rnolto peggio di
Il 25 luglio indeboliva l,Italia; uccideva un,or_ ')l/ni pessirnistica previsione.
ganizzazione statale che, al di sopra di ogni consi_ << La oera di,sfatta coryincia ora, coi tedeschi, nel
derazione di ordine politico, rappresentava una for* N,trrl e gli anglo-americani nal Sud. Gli itakani, co-
za ancora in grado di impedire alla Nazione _ a di_ rtttt lormiche qu,ando si d;istrugge i,l loro nido, cor-
spetto del momento gravissimo pturosi deviamen- lt,no da tutte le pmti, a yted;i, 'in trono, a caoallo,
-
ti che l'avrebbero portata allo sfacelo. irt lrtrca. Ora bisogna sahsare la casa e la p,elle: bi-
Prima del 25 luglio, l,Italia malgrado la ttlqùa difendare questa pouera trtalia ch.e ioscuno
stanchezza, Ia sfiducia e il resto era un paese ,li noi porta addosso>> (2). Ecco come lo scrittore
unito, era uno Stato. -. l,,rrganesi ci descrive il -risultato del capolavoro
L'8 settembre, dopo i quarantacinque giorni ba_ l,.rrlogliano: la situazione derivata dallo sfasciamen-
dogliani, era invece un paese diviso, sbÀdato, in lrr llclls Stato. Situazione di fronte alla quale un al-
cui lo scatenamento degli is,tinti più bassi aveva Iro rlovere urgeva. Almeno per i fascisti. Un dovere
fatto fiorire la mala pianta dell,odio, della rabbia prirlrrio verso quella stessa povera Italia che cia-
di fazione, della vigliaccheria collettiva. ';('uno di noi porta addosso; che in quei giorni si
Il 25 luglio ncn si doveva obbedire. Ma l,B set_ ;,,r'llvano addosso miiioni e rnilioni di piccoli uo-
tembre, giunti ormai a quel punto, accettato per rrrirri, che, da soli, abbandonati a se stessi, non tutti
{orza maggiore o per ingenuità patriottica il 25 lu- ,rr rclrbero potuto difendere. IJn dovere verso una
glio con relative conseguenze, ciò che ogni buon fa_ irl';r per la quale troppe grandi cose erano state
188 189
create (e non tutte la guerra le aveva e le poteva di- Ma la storia non si fa con i se. Accadde ci6 che
struggere) e troppi uomini erano caduti, perchè la si rrccadde.
potesse dalla sera alla rnattina rinnegare. Potevano Venuti a conoscenza dell'armistizio dall'annun-
farlo coloro che il Fascismo avevano soltanto go- t'io che ne fece Eisenhower da Radio Algeri, poco
duto; non quelli che lo avevano soprattutto sofferto. ;rrirna che Badoglio incidesse il suo ormai celebre
<< Signori morti, scusate il disturbo )>, non era r lisco e lo facesse trasmettere, von Rrhn (3) e i coman-

frase per loro. E peccato che tanti Longanesi, in rlirrrti tedeschi si rnossero per mette,re in esecuzione
quel tempo, l'avessero dimenticato. lc già predisposte misure di sicurezza. Con una serie
,li arditissimi colpi di rnano, essi si impadronirono
Non è dunque vero che i mediocri e gretti cati- rL'i principaii 'centri ferroviari compresi tra il Bren-
linari del 25 lugiio decisi a non continuare la n(Ìro e Bologna; dei principali depositi di carburante
-
guerra
-. non fossero in condizioni di fare la pace; rrrilitari e civili delle città in cui avevano truppe;
di realizzare un ben altro B settembre; di ra{for- ,li rrrolte centrali elettriche, dei più importanti nodi
zare l'unità degli italiani, anzichè distruggerla; di :;lrirdali, dei ponti sul Po, sull'Adige, ecc. Nello stes-
presentarsi agli invasori anglo-americani con digni- :,o lempo assunsero il controllo di tutta la zona com-
tà; non come straccioni in cerca di benevoli sorri- lrrrrsa tra Verona e il Brennero e per far argine
si, ma come rappreseptanti di un popolo, piega* ,rr,li slavi che subito si erano rnossi - di quella com-
to da una imrneritata sfortuna, futtavia ancora fiero -
lrtrrdente la Venezia Giulia e I'fstria, denorninata
e saldo nella sua unità spirituale, buon garante del lroi << Litorale Adriatico >>.
proprio ordine interno e delle proprie future possi- Sul fronte, nessun mutamento, ma pronti a ri-
bilità di lavoro e di collaborazione europea. Non l)i('grrre al primissimo cenno.
è che questo ci avrebbe salvati da tutti i danni; A Roma, intanto, sistemata a difesa I'Amba-
forse neppure delle multicolori truppe del gene- ',t'i;rll, i tedeschi si preoccuparono di sguinzagliare
rale Eisenhower. Ma altra sareJ:be stata la nostra rr'prrr'[i di SS in borghese ad osservare più da vicino,
posizione nella stima del rnondo, e altre Ie nostre lfr('.sso u{fici e comandi, quanto accadeva; a cteat
possibilità di rip,resa. lr.rrrico; ad aumentar quello che in poche ore già si
Sugli errori che ci avevano portato alla scon- .rr creato; a studiare come si sarebbero potuti col-
fitta avremmo discusso dopo. lrrrl i centri nevralgici della capitale.
190 191
Fu soltanto dopo aver constatato che l,esercito
si andava sfasciando, che dal piano difensivo i te_ r,.sislcnze individuali, almeno potenzialmente nocive
deschi passarono all'attacco, intensificando i colpi ,rl sistematico procedere de]la loro azione.
di mano contro obiettivi tecnici in tutta ftalia, pno_ I,l non è affatto vero che di ta.li resistenze non
cedendo con piccole squadre di uomini decisissimi" \'(' f ro siano state. Ve ne furono, anzi, di nobilissirne.
ad assaltare comandi militari, mense, depositi, al- Molti ufficiali seppero cadere per non conse-
berghi e persino case private, dove sapevano di po_ l,nrr'() la loro arma; per non lasciare i posti di re-
ter trovare ufficiali, il cui disarmo e la cui cattura .,1,,,nsabilità loro affidati.
stimavano indispensabili. privati in gran parte dei Ma la sorpresa, la intelligente sceita degli obiet-
loro comandanti,. anche i pochi reparti rimasti nello lir i, la rapidità d'esecuzione, la f.errmezza e spesso
interno delle caserme furono cosi rapidamente mes_ l,r lrcddezza con cui i tedeschi agirono, non potero-
si in condizioni di non nuocere. Satvo casi spora_ nr ) noll rendere sterili anche le iniziative coraggiose

dici, e salvo l'attacco diretto su Roma, Ia cui À""r_ ,'lrc irlcuni valorosi tentarono di prendere nella spe-
pazione si rese indispensabile per sanzionare l,av_ r,,rrz;r cli arginare lo sfacelo generale.
venuta esecuzione del piano di << invasione », i sol_ Ncl marasma, eta fatale che la buona e ordinata
dati tedeschi non presero mai l,iniziativa d,assaltare t,rlli«'rr avesse ragione di futto, rapidamente.
reparti rimasti armati dentro ai loro accampamenti, Oinque o dieci uomini al massimo bastarono per
nelle caserrne o al campo, se non dopo averli pri_ irrrnrobilizzare interi comandi e disarrnarli; altret-
vati con stratagemmi o con colpi improwisi dei lo_ l,rrrli ller occupare e tenere un comando di stazione,
ro superstiti capi, e quindi di ogni possibilità di or_ urr rlr'1;osito, un magazzino, un ponte, un ufficio go-
dinata reazione. Messi in difficoltà, i comandanti r.rrr:rlivo, un incrocio stradale, ecc. fn intere regio-
tedeschi non disdegnarono reppure di trattare ogni rri, 1'11 stessi dieci o venti uomini, correndo o,r qua
qualvolta ne furono richiesti da ufficiali nient,affatto ,ir lir rr svolgere ogni sorta d'azione, riuscirono a
disposti a cedere e a buttare le arrni. Salvo a non ,'')rvirìcere gli incerti difensori e la gente che, non
tener del tutto conto, in seguito, di quanto pattuito ,li lrochi uomini si trattava, ma di interi reggimenti
in condizione di necessità. In altre parole, fu evi_ rrr ;rilrrir azione,
dente nei tedeschi la preoccupazione di evitare (lrrrr'ò ormai noto un po' a tutti, alla base del
scontri inutili. Non fecero fuoco che per superare Iriirn() ledesco vi era una precisa volontà punitiva
rr.i lorrfronti dei <<traditori italiani,». Ma questa
192
193
nota terribiie e ingiusta, anche se giustificata dal accademie, e paralizzati i pubblici uffici.
i,,tv,,.r,i.ni,
momentaneo risentimento, non fu tuttavia awertita llisrrltato perfetto, ottenuto senza colpo ferire e sen-
nell'azione tedesca che in sporadici casi. Le esigen- /r irvcr clistolto un solo uorno dal fronte.
ze della tecnica prevalsero sul risentimento. Non Lo Stato italiano era passato in poche ore nelle
una sola azione di rappresaglia fu {atta che potesse rrr:rrri clei cornandanti tedeschi da quelle inesperte e
comunque comp,romettere il raggiungimento degli I rcrrrolanti di Badoglio.

obiettivi necessari, offendere la perfetta Ogni scusa dei generali è puerile. Essa non serve
degli uomini e dei mezzi, di cui il comando""oro*iu
tedesco ,'lrc A rendere pitì amara la realtà che in parole
sepper dare, tecnicarnente parlando, un autentico ,'lrirrrc è questa: Badoglio e i suoi, pur con un in-
spettacolo. llro popolo ai loro ordini; pur con un esercito che,
Il carattere vendicativo dell"aziane si sarebbe ,'lrtcchè si dica, aveva armi che sparavano a palla
sviluppato più tardi. " nìolli rmezzi moderni a disposizione, e l'assoluto fa-
E fortuna per gli italiani che tra i tedeschi e loro \ nr'(' clell'elernento sorpresa, erano stati battuti:
si frappose Mussolini, ritornato, fedele a se stesso I r rurlrrnrati, ridicolizzati, impediti finarrco di opporre

e all'Italia, per compiere l'ultimo e più grave, arnaro, ,


;r
rrrlsiasi resistenza.
doloroso dovere. Purtroppo nel teinpo suc- )ccorre ripetere che ad aggtavarc la loro inca-
(

cessivo a risvegliare di tanto in tanto il sentirnento 1rir,'il;'r concorse la troppo evidente bassezza del di-
punitivo- ci pensarono gJi organizzatori deila guerra ',r'l,rro che inchiodò nella più tragica perplessità) non
partigiana. ',,,1,, ll maggior parte dei cittadini, ma gli stessi co-
ru,rrrllnti militari. I quali, pu,r senza ordini, per ri-
'ilx'llo alla divisa e a se stessi, in altre circostanze
Fu dunque così che i tedeschi ir\ r,l)l)cro molto diversamente agito. Por vi concorse
con somma me-
raviglia degli ignari italiani, iilusi- di vecierli partire I'r lrrrrrra di Badoglio; Ia paura nel suo complesso
in fretta e furia all'indomani dell'arrnistizio, incalza- lil',i,',, c morale, che prese alla gola taluni fra i più
ti dalle truppe di Badoglio e dagii strapotenti eser- i,ltr ('slx)nenti. Don Abbondio diceva che il cotag-
citi arnericani _- dopo cinque giorni avevano in ma- 1rirr. iltì pover'uomo, non è cosa che si possa dare
no l'Italia; sciolto il suo esercito e in gran parte de- rl;r ',,,1o. iSe questa può essere una scusante, essa deve
portati i suoi uomini; svuotate caserme, depositi, ma- ri'.',r.r (, pienamente concessa.

194 195
Si deve infatti a questo triste e rnalinconico fat- ,,lr;uipes» applieata da soldati moderni e intelli-
to, se Badoglio dimentic6 di dare l'ordine esecutivo
1,r'rrli; la tattica dei <<rneccanici annati» contro la
della << memoria op. 44 >>; se Roatta, Carboni o chi ,lurrkr solo una tattica analoga vale. Quella delle
so io, non trovarono il tempo per fare un qualsiasi ,, rrrcrnorie op.44 », non poteva certo essere ciò che
serio disegno per attaccare, con Ie loro, ie forze della o('('()rreva.
Werrnacht che minacciavano Roma. ln altri termini, per arrestare i tedeschi, o più
Non interessa molto conoscere il contenuto di lrrccisamente per nor permettere loro di passare alla
questa << memoria op. 44 » e neppure con quale con_ r':i('(Ìrrzione del piano offensivo, non ci voleva Ba-
cetto tattico si sarebbe dovuto sviluppare il piano ,Lrglio; non ci volevano i suoi generali: ci volevano
Roatta o Carboni per la difesa di Roma. I-e merno- rr,rrrirli generali o soldati sernplici, borghesi o mi-
rie degli interessati hanno soltanto aumentato la lit;rri -che conoscessero la moderna tecnica con cui
confusione. Ma non ha molta importanza, per po- -
i soldati debbono difendere uno Stato; e, in questo
ter ugualmente concludere che Ia << mernoria >> e i r':rso particolare, che conoscessero anche l'orgoglio
piani, anche se applicati, non sarebbero serviti a rli superare da
rli da soli, con le proprie fiorze, senza aspet-
nulla. Avrebbero soltanto creato quella vittima l;rlc la liberazione da nessuno e pegqio dal nernico,
di più. il rlrrrissimo frangente. E che tale orgoglio sapessero
La mentalità di quegli uomini non permetteva irrscgnare o imporre con l'esempio agli italiani, af-
loro cli realizzarc che l'Italia non era una fottezza lirrchè fossero almeno grandi neila sventura, fermi
da difendere coi cannoni fra il resto superati rrcllt volontà di difenclere, insieme al proprio di-
della loro scienza rnilitare,- rna uno Stato da difen- - rillr alla vita (<<la casa e la pelle» di Longanesi),
dere con la tecnica con cui si difende uno St:to ,'iir che ancora restava in piedi di dignità nazionale.
moclerno. Come tutte le svenfure e le grandi vergogne, io
Itedeschi non rnirarono a sconfiggere l,esercito rrri auguro che l'g settembre non sia stato invano
italiano per impadronirsi delle leve di comando, ma lrll gli italiani. GIi italiani, proprio per aver ascol-
a conquistare queste per disperdere, disarnare e l;rkr chi insegnò loro di buttare le proprie armi che
deportare l'esercito, e diventare conseguentemente ,r\'cvano a lungo e con valore portate, potrebbero es-
e subito gli incontrastati padroni del paese. ',r'r't: costretti domani a portare le armi degli altri.
La loro non fu tattica militare, ma tattica di [-'8 settembre, oltre che una terribile ]ezione mo*

796 L97
rale, è una lezione tecnica che gli uomini oggi al gli*, lirlrrr .llbc da lui no'tizia del|avvenuto armistizio,
governo e quelli che vi saranno domani, ,o, dov."b_ lt lir rr ,,r:hi r,inut,i ne salebbe stato dato ufficiale u*i";,oio e che
trr:r ;,,,11,," A l;trle comunicazione, fattagli alla prresenza dell,arr:.-
bero dirnenticare. Irr,,r,trrl,rr.. lìosso che poco prima 1o"À"àìà rassicrrrto oi*u
Nessuno può escludere, è anzi rnolto probabile *llirr rrrl.li«t'e voci-diffuse..da radio Algeri _ nr.frr, -àir:
rirrrr,nl.r: (lucsto è untradim.en.to alta "lrpou"
per troppe ragioni, che l,Italia detrba subire nuovi rll r,iur.iglia, che iI popolo itariano ,ron {arota aofr. ÀffairoieiÉ
potà"a
rll lr rrrlirrr.nto, l,ambasciatore terlesco agèirrrru", essere accusato
« Nan accuso il
assalti; e che il primo atto della futura occupazione lr,rltrttrt lttLliano, ma coloro che hanno ùialto it suo
onoié, é"ai-
nemica, non sia che un ordinato decisissimo colpo ':tt tt t)t)i t:lt.e il tradimento.resterà, come un òarrco pesaité' i"tt,
tt,tttr.r.rl.'llalia, lI Re yi h.a d,etto ancòra oggi cne /itàiià
contro lo Stato. Il terrore delle anni nucleari può ,*' t t. l (, r:.ntinuato la totta, ed,ete afia pa,oti
t t t -ai
tt,'ttrr (lcrtnania. Ora si t:ed,e-che l 6ata,- iiir;;;
cosa r:iià ia parolq d,el Re e
salvarci dalla guerra, non certo dai colpi di Stuto. ,t"l l\1 r rt
t sciallo t»

Sapersi difendere, potrebbe anche servire ad impe-


gnare eventuali forze amiche, già in territorio o in
condizioni di esservi in poche oie, aila cliretta difesa
della penisola.
Diversamente, codeste forze amiche trovereb_
bero più opportuno difendersi altrove. Cioè abban_
donare il nostro territorio, che sarebbe orrnai irrime_
diabilmente scaduto dal piano degli obiettivi di pri_
ma difesa a quello strategico degli obiettivi delle
fu_
ture controffensive.
Per_l'Italia, significherebbe tabula rasa.
(1) Ir,ei diari di Goebbels-, «Tagebùeher», oltre
santi osservazioni rerative aita ouiioiÀ"ie -ariio"e a interes-
Badogiio,_vi si leggono,.scritte ;on ;i;; rniriiarà-ii
parote, te dure in-
tenzioni dei tedesohi nei nostri ,iÉ"ui-ai] »uÀàa-p"ìt
giustificata, non soltanto.aat risàn"tiàinio-per àpi,à
gata, ma da varutazioni circa n gràriii-i*à la parola ne
fronte.orientale, determinato Urii, i*ir"vvisa inaonòriilànio àà
trasferire in ltalia una quindicina Ai Olvisi-oni. necessità di
(2) Leo Longanesi * « parliamo dell,Elefante
».
(3) L,Ambasciatore_ Ra.hn, fu inviato a
Rom4
luglio, in sostituzione dell,ineito fi; Mr&""sen. po,co dopo il 25
le 19 9et_ giorno B settembr", ciri"*àio'i"àiloquio dopo
stro degli esteri del governo naOoglio, -aÀ.basciatore dal mini-
Guari-
198
199
F$t"

CAPITOLO IX

Di colpo di S,tato, in Italia, nel periodo di tem-


;ro che va dalla primavera del '45 al 2 giugno'46,
o, per essere più precisi, al 6 giugno giorno in cui
-
;xrr i monarchici e per la gente dei vari {ronti anti-
lr»nunisti tramontò l'ultima speranza di vedere ro-
vosciate le contrastate sorti del referendum istitu-
zionale
-- ne ebbero a parlare drammaticamente un
poco tutti. Un attento studio di questo periodo ci
prrrmetterebbe di fare interessanti esperienze sulla
lrruntalità di alcuni bonapartisti e catilinari nostrani:
nrlla loro incapacità tecnica e moraie di a{frontare
lì,licemente un simile problema; sui pericoli che una
lrrvocchiata e malferma democrazia ruppresenta per
Irr salute di uno Stato moderno e, infine, sui metodi
rli krtta che gli uomini e i partiti adottarono in quel
It,rrrpo, da me allora deffnito e credo non a tor-
-
lo il tempo della rivoluzione impossibile. Ma non
t\ r'orto il caso d'affrontare un simile problema. Uno
xlrtrli«r del genere richiederebbe non poche pagi-
tle (', soprattutto, una analisi e una documentazione
rlr,llirgliate degli awenimenti, che ci porterebbero
Ittollo lontano.

201
Altri io farà o io stesso in altromomento, sof- ;r('('onllava a finire. Non rni lntoressava neppure
fermandomi su taluni aspetti delia lotta politica ita- ,'lrr, nrorarchici e repubblicani si fossero più chiara_
Iiana di questi ultimi quindici anni. rrr.rrl(: scontrati di quanto non abbiano fatto in real-
Non posso però non riportare, a completamento l;'r. Mi preoccupava soltanto che l,incoscienza e la
di queste mie considerazioni sul colpo di Stato, che prrssi«rne degli uni e degli altri finissero col precipi_
non hanno la pretesa d'essere organiche, taiune mie t;rrr' l'Italia in una guera civile. Una guerra civile
osservazioni e impressioni personali su avvenimenti rrrutilc, senza risultato politico possibilé, che si sa-
di per sé importanti per il futuro del nostro Paese. r,,lrlrc semplicemente risolta in una seconda ondata
Il mio, è un punto di vista abbastanza obiettivo. ,li tcrrore, Ie cui spese sarebbero state pagate in
Obiettivo quanto lo puo essere quello di un uomo rrr;rssirìa misura dai resti delle organizzazioni politi-
che osserva awenimenti a lui quasi del tutto estra- ,'1r. , r,ilitari della Repubblica sociale Italiana. For-
nei, ma ai quali indirettamente, o direttantente, par- ,.r, irr rluel tempo troppo pericolosamente contese da
tecipa, tuttavia senza alcun interesse per gli uomini e ,rrni ,rr,r*", come Ie sole vive e coraggiose di cui ci
le parti in contrasto, studiandosi soltanto di giovare, ',i ,;;rrr,lrbe potuto servire all,occorrenza: centinaia di
nei modestissimi limiti consentiti clalle circostanze, rrulililia di soldati sforfunati sulla eui miseria, do_
alla tragica situazione di centinaia e centinaia di mi- 1,,1,, r, risentimento era comodo speculare.
gliaia di uomini a lui legati da vincoli di affetto, Norrostante fossimo tra i pochi italiani pronti a
di fede e dalla cornune tragedia. Uomini tenuti in lr;rltr,r'r:i ancora, eravamo in realtà il classico vaso
galera o, come lui, alla macchia. ,li ,'rllrr tra vasi di ferro, sicuramente destinati a su-
In altre parole, a rre non interessava che nella l,rr,, Lr conseguenze di un urto affatto inutile. Inu_
prova elettorale del 2 giugno avesse vinto ia monar- tiL. r;r,rrrplicemente perché né per l,una né per l,altra
chia o la repubblica, rna che l'una e l'altra, vincendo, lrir l(. (,.sso poteva essere conclusivo, la situazione in_
avessero compreso Ia necessità di concedere una am- lr,rrr;rziorra]e essendo chiaramente tale da non per_
nistia, la più vasta possibile; di creare nel Paese un rrr.tlr,r'lo. Infatti, i coipi di Stato, per sortire comun_
ambiente di naturale distensione, soprattutto gio- r;rr. il loro effetto, esigono una inclipendenza nazio_
vevole aila ripresa delle famiglie di quegli uomini, rr,rL. r,lrc allora non avevamo. Che non abbiamo
nep_
tormentate dalla disperazTone, dalla miseria e da una lriltt,()t',it.
stupida persecuzione materiale e morale che non lirrllrr parte che alcuni miei amici ed io avernrno in

202 203
quegli avvenirxenti, a proposito e più spesso a spro- .u r\:u1ì ad un conflitto con la parte awersa, o di
posito ne parl6 a lungo la stampa dell'epoca; par- nrlr(,ltnrìre per la difesa della monarchia le molte
ticolarmente, s'intende, quella di sinistra, rappresen- '
lr.,'irrt' tli migliaia di giovani soldati della R.S.I., non
tante delia fazione che più dell'altra aveva ragione , r,r clrc l'incosciente desiderio di alcuni irresponsa-
di ternere le potenziali energie da noi più o meno di- l,rli irrc:apaci di rendersi conto cli ciò che avrebbe
rettamente rappresentate e controllate, il cui inter- ',,rrl)ortato una lotta di questo genere. Il pericolo
vento avrebbe potuto precipitare a suo dannt-r una ,lr rrn t:olpo di mano da parte dei socialcomunisti era
situazione già di per sé instabile e pericolosa. ,l ,rltnr parte inesistente. I partiti di sinistra certi
In realtà, ia nostra linea di condotta era affatto ,lr urn vittoria elettorale - vo-
non avevano alcuna
diversa da quella che gli uni temevano e gli altri -
1,li,r r, soprattutto a]cun interesse di prendere ini-
desideravano. .'i,rlivc del genere. E in particolare non ne aveva il
Dopo aver molto osservato I'attività delle forze l'(:.1., il solo organizzato e che avesse idee chiare
contrapposte e l'evolversi della situazione interna- irr ;r'oposito, ma che tutto desiderava meno che
zionale, di cui ia politica italiana non era che uno l,rr t'olpi di Stato. Togliatti sapeva benissimo che
degli aspetti, ci eravamo convinti di alcune fonda- tili alleati anglo-americani avrebbero immedia-
mentali realtà. E cioè: che una guerra civile avrebbe l;rn('rìte reagito, mentre i russi contrariamen_
precipitato la Nazione in un nuovo bagno di sangue, lr. ;ì rluàr1to erano comandati di credere i com-
col solo edi{icante risultato di vedere aggravata la l'.rl',ni di base non erano in quel momento mili-
dominazione degli stranieri in Italia; che gli anglo-
-
t;rnr(.nte preparati per muoversi contro di loro. Né
arnericani non avevano aleuna voglia di turbare i ir\r.\irllo voglia di farlo. D'altra parte, era tutt,altro
loro rapporti coi russi, e che conseguentemente non ,lr,' 1,s1e che una eventuale vittoria repubblicana
avrebbero appoggiato incondizionatamente Ia mo- rr.l rr'ferendum avrebbe portato ad una repubblica
narchia, ma l'avrebbero rnollata nel caso che il ri- r,',';;1. ps. la sola ed importante ragione che la de-
sultato del referenclum le fosse stato sfavorevole; ut,','r^zia cristiana, le correnti borghesi, liberali,
che pure ammesso per mera ipotesi l'appoggio degli ,lrr,rlrnquiste e quelle monarchiche, avrebbero fatto
americani, i monarchici non avevano in realtà 'l,r corrtrappeso ai deputati socialc,:munisti, ancora
né preparazione né serietà per organizzare alcunchè lrr rr lontani dal potere ottenere
"le maggioranza as-
di buono; e infine, che la volontà dei monarchici di '.,,ltrl;t.

204 2A5
Di fronte a questo quadro a parte le ragioni ,rlrrrt'no agli effetti dei risultati irnmediati. Tuttavia,
-
sentimentali, di cìignità e di risenrimento sarebbe rl l,roblema di questa gente non è oggi politico; € voi
-.
stato per 1o meno puerile che ci fossimo adoperati a l,rlr, rnale, signori monarchici o socialisti o democri-
portar le f.orze che da noi aspettavano un indirizzo, r,li:uri, a considerarlo tale.
ad impegnarsi a favore della rnonarchia o a favore (.)uesti uomini non possono più vivere nelle con-
delle correnti repubblicane, e non invece come in
- linea di 'lrzirrrri in cui li tenete, senza diventare uno spaven-
realtà facemmo ad impegnarsi su una I',:,() llericolo per tutti. State attenti. Monarchia o re-
condotta che fosse - soltanto utile a noi stessi;
a farle l,ulrlrlica, nessuno può governare prescindendo da un
pesare sulla bilancia della situazione, tentando di
l,r,rlrlcma di cosi profondo interesse; ci si deve subito
impostare il problema in termini precisi e concreti. r, rrrlcre conto che è stupido, inumano e pericoloso
Termini del resto contrari agli interessi degli .rrliluare a tenere cinquantamila e più persone in
_non
uni e degli altri, e da noi più volte ripetuti nei lun{hi
lr,rlrnr o nei campi di concentramento; costringerne
e numerosi colioqui che avemmo con rappresentanti ,rltrcllrmte e pi, alla iatitanza; e altre, sotto l,incubo
piccoli e grandi, ufficiosi ed ufficiali di pressoché , l,'ll;r persecuzione, nell'impossibitità
tutti i partiti dell'uno e dell,aitro schieramento. di lavorare, ri-
rL,ttc lella più squallida miseria.
A costoro pressappoco si diceva:
Noi vorremmo quindi soltanto che la monarchia
E' chiaro che i pericoli di una gueffa civile esi_
,,1;, rcpubblica risolvessero questo problema o, come
stono e sono gravissimi. E, altresì chiaro che la mede_
mrrinro, {acessero tutto il possibile per a{frontar.lo
sima non servirebbe a nessuno, ma solo a procurare
r., ri:rrrronte per venirne fuori al più presto. Ritenia-
nuovi danni al Paese. L'irnportanza clte nella attuale
rrr, 1'l1g questo sarà più facile se l'Ita]ia supererà
situazione italiana può avere il peso di diversi mi_
',r nzir .scosse il presente pericolo. Ci6 chiarisce la ra-
lioni di uornini e di donne sul terreno elettorale, e
l'r,,r(, l)rincipale per cui ci battiamo.
di centinaia di migliaia di giovani e vecchi combat-
l,i rr quelli di sinistra aggiungevo: e voi dovete
tenti su quello attivistico, non sfugge ormai a nessu_ ,,rrrr'ltlrla subito di mirar sui monarchici per colpire
no. Un loro intervento pro o contro, considerato che
I l.r'rcisti. I fascisti dovete lasciarli stare in pace a
si tratta di uomini rotti a tutte le lotte e spinti dal , ilr,il(, lr: loro spaventose ferite. Essi non sono mo-
dolore e dalla disperazione a buttarsi allo sLaraglio,
rr;rrrlrit,i, ma potrebbero diventarlo esclusivamente
potrebbe avere addirittura un valore determinÀte,
lr ,,,lio u voi, a causa del continuare delle vostre
206
207
persecuzioni e delle vo,stre offese fatte apposta per ri,'iuri sareste diventati ribelli alla 'rolontà popolare.
spingerli verso il campo dei vostri a,,wersari, i quali, lrr quanto al voto era il tempo in cui da ogni
-
1,,rrtc d'ftalia la gente ci chiedeva <<iumi» (e che
molto più intelligentemente di voi, li blandiscono.
Se vi impegnate, nel caso di vittoria, alla con- '.lr:rna cosa era per noi, incalliti difensori della << ti-
cessione di una ampia amnistia minimo atto ri- rrrrrrrirle>>, dare consigii elettorali!) in quanto al
-
paratore in attesa della abolizione della legisla- \,,1r)... era un altro discorso o meglio - erano altri di-
zione eccezionale e di fare quanto è in vostro ',r',rsi, non precisamente uguali tra loro, a seconda se
-
potene per poile un freno alle persrocuzioni, noi lli irrterlocutori erano repubblicani o monarchici,
possiamo impegnarci a nostra volta a consigliare la ,1,'rrroclistiani o liberali. il voto era un'arma poco
seguente condotta: rispetto della più perfetta lega- ,',,rrllollabile, non pericolosa, pur tuttavia i,mpor-
Iità prima, durante e dopo le elezioni; non fomen- l,rrrlc, che era nostro pieno diritto manovrare come
tare disordini, ma adoprarsi per reprirnerli, {acendo ,rrr'1,1i11 ci conveniva. Fe eli almeno in questo alle

opera di convincimento presso chi si è già schierato 1,ir'r orlodosse regole democratiche.
a favore dei vostri avversari. l,l, tutto sommato, non si pu6 dire che la mano-
Se dal referendum uscisse vincente la repubblica, \ r:rnlrììo male.
e i monarchici tentassero di rovesciare il risultato (.)rreste
non sono ormai più rivelazioni; ma sol-
con una azione di fiorza, noi ci impegneremo a fare l,rrrlo precisazioni, che a distanza di quasi tre anni (1)
tutto ciò che è in nostro potere perché non un uomo rit{'nu:o utile fare onde si possa (lo dico per tanti
si batta al loro fianco contro di voi, che in quel caso ,u,riri rniei) risalire all'origine di molte cose; e fu-
rappresentereste la legalità e l'espressa volontà del r,,rr. lruìte nebbioline sparse dai cacadubbi. Non ha
Faese. Non potete pretendere però che qualcuno si irrrprrliÌnza che io dica con chi, i miei amici ed io,
batta al vostro fianco. Ciò che è accaduto dopo il ,,\('rurlo quei colloqui e tenemmo per lunghi mesi
25 aprile non permette neppure di pensarlo. Tutta-
I i'', [issimi contatti.
lrr( ìn
via, se il re{erendum dovesse essere favorevole alla
I,r, r'ivelazioni scandalistiche non fanno parte del
monarchia e voi doveste tentare un colpo di Stato
o una azione militare, per abbatterla, noi saremmo 'trrrr l)('t'soltale costume. Quella gente, quei perso-
rr,r1,,1,i llsi vari partiti <<democratici>> coi quali mi
a fianco dei monarchici contro di voi, che agli occhi
irrr rrrrllrri, rispettarono con me le regole del giuoco:
della gente che crede alla democrazia e degli ame-

208 209
sarebbe semplicemente ignobile che io, come allora,
non continuassi a rispettarle a mia volta.
I,'u precisamente in occasione di alcuni incidelrti
':r,;rpiati a Napoli il 24 maggio 1946; e da talu,ro
Debbo aggiungere che diverse persone con le
quali parlai non sapevano né chi fossi né come mi lirrrlicati pericoloso preludio ad una più vasta aziùne
irrtlsa a provocare il rinvio del referendum. Io er«t
chiamassi. Spesso, per loro, non ero che il Sig. Ver-
rilr,rrtrto, in quel tempo, anche il capo di una organiz_
sari o il Sig. Casadio, il Sig. Rossi o il Sig. non mi ri-
.,,rzione armata, nucleo attorno al quale avrebbero
cordo: una persona che insieme ad altre cinque o sei
o dieci al massimo, aveva influenza, e autorità, su rl,r'uto, in caso di conflitto, mobilitarsi e armarsi al-
forze la cui sola presenza costituiva una grossa inco_ lr,' lìrrze. (In realtà quell' organizzazione esisteva;
gnita e della cui importanza nessuno pot"ru disin_ rr;r ()ra molto più piccola e soprattutto molto meno
teressarsi. ,rrnrrt:ì di quanto si poteva ritenere. Consisteva pra-
Per consentire al lettore di rendersi conto delle lir':urrente nell'attivismo di alcuni giovani amici e
possibilità che io ebbi di conoscere ciò che in quel- r'.rnr('mti, sopratfutto armati di coraggio, d'iniziativa
l'epoca aweniva in mezzo ai vari partiti, gruppi,ìor- , ,li lruonissima volontà. Le armi vere erano una mi-
renti, ecc., preciserò soltanto che i miei amici ed io tr.r1'1i111yi.", quattro-cinque maschinepistolen, una
conoscemmo, parlammo, trattammo con uomini di rr rrtirrlì o poco più di bornbe a mano, tra italiane
tutte le parti, esclusa quella comunista, colla quale , lr,rlt,sche, e rnolta dinamite, che trasportavamo da
non avemmo contatti diretti. Non perché i comunisti rir:r Jxlrte ail'aitra di Roma in occasione di ogni mio
non cercassero questo incontro o noi lo sfuggissimo, r,r{)\o carnbio di domicilio o di rifugio. Punto di ri-
ritenendo i comunisti unici responsabili delle sangui- lr,rr, 11ss.ti miei rifugi, queste mie stanze d'affit-
nose persecuzioni dell'aprile '45 su questo piano 1,, ,love si concentravano mezzi e attivisti per pre-
tutti i partiti componenti il C.L.N.- sono infatti ugual-
I,,ri.rr('c decidere con rne i <<colpi» giudicati ne-
mente responsabili ma semplicemente perché r r".,,:u i. La << bandiera nera » sulla torre delle Milizie
-,
impegrandoli la loro disciplina di partito a non man- il 'ri oltobre 1945, il colpo alla stazione radio di Mon-
tenere nessurla parola, se ciò giova alla causa, ogni t, l\l;rrio, le prime bombe-carta nacquero cosi,
accordo è perfettamente inutile a priori. i., n t r(, rlalla nostra minuscola tipografia contenuta in
A questo proposito, mi accadde di dover declina- inr rrolriletto in camera mia, uscivano manifesti e
re un invito per un colloquio proprio con uno dei li''r,rrJ(,tt'. Era il ternpo in cui era soprattutto impor-
massimi esponenti comunisti. t.rrrt. l;u-vedere che eravamo vivi e decisi ad agire.
210
211
Diversamente, non avremmo avuto irnportanza, e l.r srrr parola valeva soltanto finché fosse piaciuto
ogni trattativa sarebbe stata impossibile. Altre armi, ,rll;r rlirezione.
per la verità, erano a nostra disposizione in al- ÌVlt sul P.C.I-. avevamo notizie per altre vie che
tre case e depositi. Ma si trattava di modestissime ,1rri i, inutile dire. Ho serie ragioni per credere che
cose, non certo inutili, ma sicuramente lontane da ,r rlrrcìl'epoca, sul conto del P.C.I., sapevamo più di
quel che i nostri awersari ci attribuivano. Mi fu 'lu:uìlo i comunisti sapessero di noi.
fatta richiesta di intervenire per sedare quei tumulti Non sarà inoltre male precisare
e, a riprova elle nostre pacifiche intenzioni, di vo-
- giacché ho
ritlrrrrto utile fare queste modeste indiscrezioni
ler disarmare l'organizzazione. Risposi naturalmente ,'lrr, i rniei amici ed io -
pressoché tutti attivamente
-.
rit'r'r'r,rìli dalia polizia _. non si godeva di alcuna
dicendomi dispostissimo a intervenire per << smobili-
tare » i tumulti napoletani e che a tale proposito lrrrlt,zione. Tutte le chiacchiere di quel tempo non
,,,)ro irì realtà che frutto di ignoranza
avrei anzi inviato subito mia persona di fiducia. Ciò o di malignità,
r.t l;rrrlo pilì colpevoli e sciocche quanto più intese a
che feci, incaricando un caro amico oggi funzionario
di un importante ufficio, che da Napoli mi spedì un ,',,|;rire uomini assolutamente e per troppe ragioni
irr:;ospettabili.
telegramma mezzo cifrato, che rassicurò tutti e det-
te lustro alla nostra importanza. Naturalmente dissi Lrr nostra azione rientrava in un giuoco politico
con altrettanta chiarezza che non poterzo nemmeno rr rroi prima d'allora ignoto, ma non difficiie da
prendere in considerazione la faccenda del disarmo (,rl)ir't: conveniente a tutti i partiti. perché _ cri_
-
r,,irrrli o no, traditori della Patria o no, nazifascisti
delle formazioni La situazione, precisai, m'impedisce
di aderire all'invito. Voi siete armati e noi restiamo l,i,.r,lri noi eravamo in quel tempo, seppure
.,l,.rrrrlati e disordinati, una forza
armati. Potrei creclere alla vostra b.-rons fede, non a considerevole: una
rr,r;sir di energie e di voti, che sarebbe stato perico-
quella dei comunisti, che sono gli unici veramente
L r';, l)cr tutti ignorare. Parimenti sarebbe stato col-
pericolosi. Mi fu risposto che la conferma poteva
1,,'r,,lc da parte nostra disperdere questa forza fra
essermi data direttamente dal Sig. X. Replicai che, l' \iÌlie correnti, e non inVeCe ripetO ContrOl-
ammesso che potessi stimare it Sìg. X (2) come perso- - favore.- A questo
l,r'l;r c manovrarla soltanto a nostro
na corretta, non volevo ugualmente vederlo. Co- r1,r'(). ahneno appz{rentemente, erano estranei gli
rnunista fervente, ligio alla disciplina di partito, rr,111i11i del governo. Ma soprattutto erano estranei i

ot r)
213
comandi di polizia, che continuavano imperterriti ad rnnr(ìr'o tale. Ma se l'indirizzo non c"è o non è fisso,
arrestare ogni giornl 66p'sraloro daoere << bie_
- rll,,rlr la polizia è meno brava.
chi nazifascisti >> o << criminali repubblichini- ». pro- Io, per fortuna, avevo molti rifugi, rna nessuna
prio in quel tempo furono tratte in arresto persone r .r'i;l VOIa e prOpria.
impegnate con me in questo nostro delicato la- 'l'cnevo ufficio più spesso nei caffè che a casa di
voro. Debbo anzi aggiungere che il ritmo degli ,lu;rlcuno; appuntarnenti agli angoli deltre vie; visite
arresti, intensificatosi notevolmente nei grornr pre-
r,,'i << rifugi>> degli altri, raramente degli altri da me.
cedenti il referendum, ci obbligo a sgraditissirni ri-
l',r:r corto un lavoro faticoso: decine di appuntamen-
petuti traslochi che disturbarono non poco la nostra
tr llrilometri di strada a piedi, ogni giorno; ma un
attività. Ma questo era nel conto. E se in quei gioini
l,rr,,r'o più sicuro. Fu soltanto più tardi che ebbi uf-
i poliziotti mi avessero arrestato, non mi sarei affat- lr,'i rrrc,,no mobili. e fu più facile individriarmi e farmi
to meravigJiato; come non mi rneravigliai quando a
l,r ,( lx)sta >>. Ma ormai il lavoro clandestino era finito.
mezzogiomo del 17 marzo 1948 un mese prirna
- sfacciatamen- I prirrri deputati del M.S.I. andavano in Parlamento.
delle elezioni del tr8 aprile, che venivo
1,, l)otevo ormai andare in galera a pagare il mio
te preparando per conto del M.S.I., che allora pra-
,,,rrlo (3).
ticamente dirigevo una diecina di agenti mi piom-
bò gentilmente addosso,- armi alla mano. Stavo trat-
llrr lavoro, il rnio, che portò in effetti a qualche
ri',ull;rto positivo; e in particolare contribuii ad evi-
tenendomi in innocenti conversari con un amico al-
iiur' nrrovi guai a chi già troppi ne aveva e ne stava
l'angolo Via Frattina - Via Bocca di Leone. L,unica
',rrl,,,rrrlo; a non disperdere torze che è bene non
differenza sarebbe stata che sarei in questa cella da
.i ',irrno disperse. Su queste, più tardi, fu possibile
trenta mesi anziché da otto.
ilrl,rrslrìre organicamente il problema politico vero
Se cio non fu, lo si deve alla mia buona sorte, e
r lrro;x'io, la cui soluzione doveva successivarnente
fo,rse un poco a me stesso. Al mio rnodo di vivere,
1rr11l;111' alla nascita di un partito. Se avessimo pun-
alla mia aperta e intensissima attività, che indub- l.rl,r f i1'gn-ente la carta dei monarchici, come molti
biamente mi protesse più di un ottimo rifugio. La ,1,',r,h,r'rvano, e avessimo seguito alcuni di questi
polizia, in genere, arresta più volentieri chi si na- rr, ll. loro << geniali pensate » che solo la nostra
sconde soltanto; e in particolare chi si nasconde a r rrll 1111), impedì divenissero dolorosi inutili incidenti,
casa. Arriva alle sei del mattino o prima. in via tale il'rrr :rvl'orJtmo mai ottenuto, dopo il successo repub-

27&
215
blicano, che uno dei due massimi partiti di sinistra, r\ rr«ri giovò praticamente molto. Questo è per lo
e quindi indirettamente tutti e due, si sentisse im- lu'u() ccrto, e conlorta i miei amici e me per iI
pegnato ad appoggiare un prowedimento di amni- nr,,ll,, lavoro che face,mmo.
stia. Gli altri partiti erano già più o meno d,accordo. l)o1xr tante chiacchiere sull'argomento, ho rite-
Impegno mantenuto, malgrado l,ostilità di alcuni rrulo si sapesse qualcosa di più vero e come tutto
<< puri », che alzarono presso le dirr:zioni dei loro ri,r.'lrr: ò vero
-
di più semplice. Certo, sono cose
partiti aspre proteste che parvero addirittura pro- -
alrnrrr. Ma sono le stranezze della dernocrazia; delle
dromi di scissione. arrr lrrrttaglie, in cui ognuno, al di sopra di cio che
Ma i più intelligenti e i più onesti non deflette- lrr,nsr o scrive sui giornali, o delle leggi che etrnana,
rono, e l'amnistia ci fu. E fu ampia, anche se al- r',,rlrr <li procurarsi le armi, tutte le arrni, cornprese
cune maledette clausole, dovute in particolare alle ,1rrr,lkr proibite, per prevalere.
preoccupazioni politiche dei democristiani e dei co- Slnrnezze che ci furono utili; e che in certi mo-
munisti e al moralismo di taluni << puri >> socialisti, rrrrrrli lrovammo persino divertenti. Come, ad esem-
impodirono l'bstendersi del prowedimento a fa- pir,, rlrrando Pettinato ed io andammo a colloquio da
vore di tanti giovani, i quali continuavano a scontare lur {'x presidente del Consiglio a casa sua in Piazza
il grave crimine di aver fatto il loro dovere di sol- rl,,llr Libertà. {Jn personaggio che areva avuto gran
dati (a). lrirrlr, irr quelle stesse leggi che ci perseguitavano (5),
Qualcuno, Ieggendo, dubiterà sicuramente che fra t' r'lrc obbligavano in quel momento Fettinato ad
I'amnistia e ci6 che noi facemmo ci sia una cosf f ,,,,,r,r'c il cavalier Biraghi, ed io il r-lottor Rossi.

stretta relazione; e non sia invece più logico credere Non credo che iI vecchio riuscisse esattamente
che l'amnistia ci fu perché conveniva a chi la con- tt r'iiizz;are con chi parlava. Sta di {atto, che si la-
cesse: a Togliatti, in particolare, che si cre6 cosi rrr.rrlir delle stesse leggi che aveva e,manate, e si
nn gratuito titolo di benemerenza nazionale. iurl,rui) che avessero presto a scomparire. Se il suo
Ogni atto pubblico o privato, perché avvenga, ,' lrlocco )> avesse vinto, le leggi sarebbero sicuramen-
deve convenire a tutte le parti che concorrono a de- lr' :;r'orrrparse. Ne assumeva impegno. Perché i nostri
terminarlo; non v'è contratto, non v'è combin azione irrrrir'i rron avrebbero pofuto votare per quel << bloc-
o accordo qualsiasi in cui l'una parte e l'altra non r,,, »'l I,l ce Io chiese. << Certo rispondemmo il
siano convinte del loro interesse. -
prr;rio ò che Lei si batte in un dif{icile collegio ». E,
-,
216 217
scendendo le scale, si rideva come ragazzi. rllrr«rvano, infatti, che la scomparsa della monarchia
euel
colloquio ci aveva dato altre garanzie, sia pur di scar- 'ir'rrilicasse il caos.
so conto, per l'amnistia; alcune cognizioni di più; una 'l'uttavia,
i comunisti, convinti della volontà
nuova penneliata che veniva ad arricchire il nostro lr,rurpartista dei monarchici, rna altresì della loro
quadro; e aveva buttato una nota allegra nella no- irr,'rr;;acità a realizzare qualunque seria cosa sul
stra non allegrissima vita. l(r()no della tattica e della tecnica insurrezionale,
Altre volte non era così, come quando nel corso ir()n [erìevano in sè e per sè il colpu di Stato mo-
di un faticoso colloquio con due autorevoli espo- rr;ut'lrico, ma le cornplicazioni internazionali che da
nenti democristiani, una imprudente uscita di uno rnir ttzione dei monarchici sarebbeiro fhtalmente
di questi su Mussolini, non suscit6 la mia violenta ,l.riv'ate; e in particolare l'intervento dei soldati an-
reazione che mand6 tutto il lavoro all,aria. E ci 1,1, r rr rnericani.
vollero alcune settimane per ricucirlo; o come quan- Srrl terreno della forza, rispetto agli altri partiti
rt;rlirrr.ri, i comunisti si sentivano sicuri. Credevano
do ad un socialista troppo ostinato e sicuro non feci
(' non a torto nella superiorltà dei loro uomini
notare che le cose, in politica, sono spesso destinate -
.rll'rurti dal gappismo e dal ribellismo ai più crudi
a cambiare...
,,,rrrpiti; ben inquadrati nelle formazioni paramili.-
I comunisti non volevano dunque il colpo di Sta- l.rri. che il successivo passaggio alla libertà demo-
to. Erano fra tutti i più decisi a non volerlo, pur ,'r;rti(ÌA non aveva affatto smobilitate, rna irrobusti-
essendo gli unici ad avere uomini e capi tecnica- lt. t' perfezionate.
mente in grado cli farlo. Si preoccupavano soltanto I
capi comunisti sapevano, però, che la rivolu-
di non dover subire una manovra bonapartista ad .'r()rìc rlon si poteva fare. La rendevano impossibile,
opera dei monarchici, tra i quali vi era in quel tempo ,'ltrr, agli anglo-arnericani, gli stessi ordini di Mo-
varia gente disposta a giurare sull'utilità di ricorrere ',,;r, rìiente affatto disposta, in quel rnomento, a fur-
a questa straordinaria misura, pur essendo i monar- l,,rrr, i già tesissimi rapporti internazionali. L,ftalia,
chici, in pratica, i meno preparati a metterla in atto. ,rlrrrr,rìo allora, era un obiettivo seconciario per i Rus-
Non si può dire che nel fanatico desiderio di sal- ,r, I)rooccupati, invece, di portare a termine -- senza
vare la monarchia, non vi fosse anche quello di sal- .l,t'/'/lrte l'elastico già molto teso dell'<< alleanza>>
vare l'Italia. Esattamente al contrario di Nenni, essi I rrrlr,grale occupazione dei Paesi euiopei situati ad -
218 219
oriente di quella linea, successivamente detta << sipa- lrr altre parole, i russi ritenevano Uinberto II
rio di ferro >>. rrr,rlto più utile Kerenski di De Gasperi.
Anche a voler ammettere che gli alleati avesse- (ixne sernpre, il punto di vista russo era tutto
ro lasciato fare, non vi era dunque in sostanza al- ,rllro che stupido.
cuna ragione di temere un colpo di Stato comu- l\'{rr non tutti potevano rendersi conto, e non solo
nista. ur ('iìr)ìpo anticomunista, di questa chr: potrebbe sem-
ilgoverno russo non gradiva, almeno in quel lrr.rrl' uilà paradossale verità.
momento, il totale inserimento dell'Italia neila sua I sovietici, non potendo scoprire il loro piano
'., r/ir scandalosamente contraddirsi, agivano in-
sfera di influenza. Cio avrebbe sbilalciato i piani di
Stalin, spostando troppo ad ovest la linea di de- l,rtti, corne si dice, per linee interne, orclinando in-
marcaziome stabilita. Aggiungete che non essendo t.rrrlr al P.C.I. il piu deinocratico e il più collabora-
.'rrrrristico dei contegni, ma tentando nel contempo
l'Italia una qualsiasi repubblica caucasica, in cui i
cittadini possono regolarmente morirt di fame sefiza
,lr rrgire su Nenni il vero paladino della bat-
t,rl,li;r per la repuhblica-
timore che qualcuno protesti, una sovietizzazione -- affinchò l'intransigenza
'.,,,'i;rlis[a sul teina repubblicano, non creasse insupe-
dell'Italia avrebbe richiesto sforzi ect-,nomici assolu-
r.rlrili pregiudizi alla larga partecipazione dei ilue
tamente assurdi per la Russia del tempo. Stalin e i
suoi collaboratori di governo, forse un po' in con- lr,rrtili cli sinistra al governo in caso di vittoria mo-
t,,'r, lrica.
trasto con i collaboratori del Partito, erano del pa-
Ilrra vittoria monarchica avrebbe infattr accan-
rere che fosse preferibile una monarchia con un go-
1,,r1,,1,, iutte le preoccupazioni. Nella ristabiiita tran-
verno socialdemocratico a una repubblica borghese. ,1,,rllilà borghese, un evenfuaie governo socialista
Tale, in{atti, sarebbe stata la futura repubblica ita- rr.rr irVrcbbe afflatto impressionato. Perchò Nenni
liana, la cui nascita, insieme ad una serie di gravi i,,1, \ ir clunque comproffìettere tale favorevole pos-
preoccupazioni, avrebbe determinato per gli arneri- ,il,rlitìi <<Che possimo rnarxi,sta, questo Nenni>>.
cani la necessità di esercitare un p:iù diretto con- l,:r tatlica apparentemente piccolo-borghese che
trollo sul governo italiano; e di appoggiare più de- I .,rrrlrrrsciata russa consigliava non era tuttavia gra-
cisamente, a tale scopo, il blocco dei partiti antirussi ,lrt,r rrc;.rpure a tutti i capi comunisti italiani. Si di-
o anticomunisti. , , ,., r'lre lo stesso Zdanov fosse in disaccordo
cir-
220 22t
ca la tattica e l'atteggiamento suggeriti dai compa- 1,,,r;:;ilrile repubblica dei lavoratori. LTn politico mon_
gni del governo. rl;rrro rlirebbe che i socialisti non seppero sfruttare
Di diverso awiso era Togliatti, sicuro, osservan- il l;rtto che la regina dava il suo voto a Saragat. E
do quella politica. di far cosa gradita al vecchio Sta- ,',,:;i rrndò a vuoto il colloquio che a tale proposito
lin, che per un comunista era ed ò ancora quanto llrrrlrcrto II ebbe con l'on. Nenni.
basta per avere ragione, per chiuclere ogni discus- l,l vecchia guardia socialista non era Saragat.
sione favorevolmente e per risolvere felicemente ogni l'r'r i veri socialisti la bandiera della repubblica non
dubbio. .r;r rurrmainabile. E non l'ammainarono. Vinsero ]a
Ma non sempre Nenni e i socialisti possono es- '. lr:rttaglia)) per la repubblica, ed ebbero l,attuale
sere d'accordo con Togliatti. Fossono sexnpre subir- r, grrrlrblica borghese che si meritano, contro la quale

lo, ma concordare è diverso. ,1,1ri 111;n si stancano di scagliare i {uhnini del loro

Numericamente il secondo partito italiano, a bre- irrutilo furore.


ve distanza dai democristiani, i socialisti speravano l'l i democristiani?
,d'essere i designati a presioderq corn l?appoggio l'iir che deila vittoria della monarchia o della re-
dei eputati comunisti, il primo governo della re- g,,rlrlrlica, De Gpsperi si preoccupava tlella vittoria
pubblica. Sognavano ad occhi aperti la realizzazia- ,1, ll;r I).C.. Benissimo la monarchia e bene
la repub_
ne di quella loro cinquantennale aspirazione: la re- lrlir':r. ma quel che contava era la maggioranza in
pubblica italiana dei lavoratori. l',rrl;rrrrento, organo in cui De Gasperi crede, perchè
I socialisti sono in politica ciò che sono in arte l',uti(.olarmente in quel campo, le sue doti di furbo
i futuristi. A lorza di stare all'avanguardia, dinami- r, i',r;rrrbio montanaro hanno la possibilità di valere.

carnente proiettati verso l'avvenire, hanno finito per Non italiano, la Nazione italiana non lo ha mai
invecchiare, senza accorgersi che gli anni sono an- 1rr,lorrclament€ interessato. De Gasperi crede nel
cor più velocemente trascorsi, trasformando ldee, rr'1,ionalisfito, nella mediocre dittatura democratica
metodi e propositi loro in un dolce, r'omantico muc- ,l.r ;ru'roci di campagna, dei sindaci, dei cornmissa-
chio di cose passate. rl ,li polizia, dei marescialli dei carabinieri, che ten_
Era vano sperare che i dirigenti del P.S.I.{J.P. !,, tn, ) ('onsiglio la domenica mattina dopo la Messa
,,rrl :;;rgrato della
potessero accedere all'idea di una pcssibilistica mo- Chiesa.
narchia socialista al posto di una intransigente im- ,'\rl una rnonarchia socialista era logico che De

,,, ot,
Gasperi preferisse una repubblica democristiana. r,,lo ulla monarchia, ma assicur6 la preminenza per-
Personahnente, {orse, avrebbe preferito esser il pri- ',{,n:rlo di De Gasperi e quella del suo partito nella
mo ministro di una monarchia confessionale; ma si u;rlrr repubblica. Di limitati orizzonti e gretto quan-
rendeva conto che cio non era facile. Avrebbe sba- t. si vuole, ma tutt'altro che privo d'abilità, il lea-
gliato, insistendo. rL'r rlemocristiano non credette opportuno giocare
I democristiani sapevano perfettamente che agli trrllo su una carta sola. Si attenne alla tradizionale
americani interessava una cosa soltanto: che in l;rllit'ir del ni. Ma a referenclum chiuso, non dimenti-
Italia restasse in piedi una torza sulla quale far le- ,',, rli fare contro il Re ancora indeciso di partire
--
il suo bravo gesto da giacobino.
va, per opporsi al dilagare dei comunismo, cioè del-
la politica rnssa. Se restava la monarchia, il loro in- (losa facevano intanto i monarchici? Cosa face-
teressamento si sarebbe logicamente polarizzato su \;uìo quei generali e colonnelli in borghese, e quelle
di essa, trascurando i partiti. ',irrrpatiche signore, e quei grossi affaristi <(conser-
Se la monarchia viceversa se ne andava, f inte- r;rlrri», e gli altri magnifici campioni di un mondo
resse per i partiti si sarebbe da parte loro accentua- Ir;rrrrontato che si agitavano per il trionfo della mo-
to; e le loro sperafize e i loro aiuti avrebbero fatto rrrrn'lria?
perno intorno alla politica democrisliana, ultirno ap- l,lssi volevano vincere. Rifiutavano l'idea di per-
parente J:aluardo democratico al prepotere co- rL'l'. Se era vero che tra il popolo italiano il senti-
munista. nrcrrlo repubblicano aveva fatto strada, nello stesso
,4.d onor del vero, De Gasperi non ha avtlto tor- l.rrrpo che quello monarchico ne aveva perduta, essi
to. Quel non irnpegnarsi; quello star sopra la mi- ,'r,ulirÌuavano a credere di poter provocare nel po-
schia tra monarchici e repubblicani; quel iasciar 1,,,1o italiano un fiammante ritorno monarchico. Ba-
libere le varie correnti in agitato movimento al- ',lrrvrr a loro avviso far perno sui motivi del senti-
f intemo del suo partito gli ha giovato, ed ha gio- rrr.rrlo e su quelli della paura che la parola repub-
vato al suo partito. La Curia, il clero, l'Azione Cat- lrlicrr, unita all'aggettivo rossa, faceva nascere in mi-
tolica avrebbero forse voluto una più decisa presa lr,rri tli borghesi bempensanti. Contro l'evidenza dei
di posizione monarchica anche clal punto di vista l,rlli. si ostinavano a credere altlesì che gli << allea-
ufficiale, ma De Gasperi preferi essere rimproverato, tr,,, alla ffne, avrebbero deciso di difendere ffno
che correre I'alea di sbagliare. Ciò tolse qualche irr lorrdo, ad ogni costo, la monarchia. A chi altro

224 225
dovevano, gli anglo-americani, lo spalancarnento del-
irrvi<lie, che tarpavano le ali anche alle poche buone
le porte della penisola all'atto dell'invasione?
lrrr le mille iniziative.
I fatti dicevano invece che gli << alleati >> consi- l,'<<Italia Nuova», il <(XX Secolo>>, <(Il Giorna-
deravano la monarchia un limone già molto spremu- lr,rlolla Sera» erano i tre principali giornali sui qua-
to; forse ancora di qualche utilità, rna a patto che il li I'iclea monarchica trionfava. Attorno ad ognuno
popolo l'approvasse. Ma non importante fino al pun- rli rluesti vi erano correnti, gruppi, partiti, intrighi,
to di impegnarli a sostenerla contrc lr volontà del lrro;rcsiti, interessi, opinioni, passioni diverse. S'el-
popolo italiano, o più precisamente poichè il pa- r';rggi, Lucifero, Consiglio (Babeuf), Trombetti, Lon-
rere del popolo italiano non poteva-troppo interes- y1t,'lincone, Pannunzio, Cimmino, Lupinacci, insie-
sarli * contro le leggi della democrazia in cui cre- nrc ul vecchio Bergamini, erano gli uo,mini di punta
dono, che è il motivo di cui si sono rnagnificamente rli t:odesto mondo monarchico in fermento. Uomini
serviti per mascherare le buone o le sporche ragioni rl'irrrlubbia preparazione cui non maneavano nè afff-
,delle troro guerre. Lrl, arrni per la polemica e la propaganda, nè la
Meglio la monarchial ma, se vinceva la repubbli- lrrrrpra, nè la passione dei buoni lottatori. Ma disgra-
ca, pazienza. Per impedire la bolscevizzazione della ri;rl;uuente, per loro, non avevano une visione orga-
Italia, in caso di sconfitta monarchica, essi non ave- rricrr rlel problema da affrontare e da risolvere; un

vano che da stringere più solidamente nelle loro pr,rrsicro coordinatore; una decisa vt-rlontà pratica-
rr rr,r r ln funzionante.
mani le leve economiche e frnanziarie più importan-
ti, e quelle politiche, da loro facilmente rnanovrabili l)oi c'era I'U.M.I., una specie di associazione di
( ttnt(lots du roi, in cui, se non erro,
attraverso i partiti di destra, di centro e di parte del- accanto ad una
slrit' di militari datisi alla politica, a molte generoso
l'allora maggiore partito di sinistra. Per le eventua-
ell,rrore e a qualche venditore di fumo, stavano bril-
li ribellioni c'erano Ie truppe.
lirrrkrrrente facendo le ossa Benedettini, Covelli ed
Ai monarchici, che ansiosi si rivolgevano loro: nltri.
<<fate dicevano fate. Poi vedrerno. Avete co-
- -
munque tutte le nostre simpatie >>.
Urra sciocca etichetta, un superatissimo forma-
li',rrro. un senso di staccata diffidenza, impedivano
E i monarchici {acevano, in mezzo ad una con- ni rrrigliori di fare qualche cosa di utile e di buono.
fusione d'idee paurosa, a intrighi, a piccoli odii, a
Arrche la Massoneria lavorava. In particolare
226
,rn
quella detta di piazza del Gesù, in cui, per l'occa- Al di sopra o a lato di tutto questo (chi può sa-
sione, si erano risvegliati una infinità di generali a pcrkr bene?), un grosso stato maggiore preparava
riposo e un considerevole nurnero di ex-fascisti, i piani per fare o per reprimere i colpi di Stato.
adoratori della perduta tranquillità, dell'ordinato pro- I{ra <I'accordo la monarchia? Non è facile dire
(lulnto il Re seguisse o dirigesse l'attività dei mo-
.gresso e di tanti altri bei vantaggi, che le << avven-
ture » degli ultimi dieci anni avevano purtroppo rrrrrchici. Come sempre, la monarchia aveva alcune
compromesso. t';u'le riseryate. E come sempre, essa si serviva dei
Eran per lo più ex-fascisti, già attivi rnassoni fino t,ircoli e dell'attività dei monarchici per quel che
aila famosa dichiarazione di incompatibilità fatta rilcneva opportuno servirsene, secondo i consigli di
dal Direttorio del P.N.F. nel 1925. Ma anche i mas- rrorrrini e di organismi completamerite estranei alle
soni erano divisi. Si diceva esistessero, solo di co- lrrccende accennate.
desto rito, sette tronconi con relativi sette gran In quel tempo, ad esempio, la monarchia era
Maestri! .-< s«rcialista », i monarchici, invece, liberali e con-

In aggiunta a tutto questo, era sorto I'A.I.L., as- sr,rvatori. fn quanto al colpo di Stato, le idee erano,
lor'.se., più vicine, ma incerte per tutti e soprattutto
sociazione diretta da monarchici, un po' militari e
trn po' borghesi, i cui dirigenti tentarono Ia non fa- rrr;rl sostenute tecnicamente.
cile conciliazione fra il reducismo partigiano e la Eravamo alle solite. Coloro che paventavano il
politica di paciffcazione nazionale a fronte antico- grr,ricolo comunista, e si preparavano a prevenirlo o
munista. Fra qualche idea eccellente e moltissime ;r rrprimerlo con atti di f"orza, parlavano un linguag-
confuse, nasceva a nome loro, sotto varie forme, un l,io tipicamente militare. Come Malaparte dice dei
po' di militarismo clandestino. rrrililari, essi vedevano lo Stato come una fortezza
,l;r conquistare o, da difendere.
Ma i risultati non {urono mai degni di rilievo.
Carlotta Orlando, intanto, combatteva con ele- Il loro principale pensiero si è detto era di
gante fervore Ia sua battaglia monarchica fra le don-
ru'lrrtar gente; di assicurarsi-sulla carta l'alleanza
-
ne elettrici, Bencinvenga e Patrissi tnonarchizzava- rli rluesti o di quei Suppi; in particolare degli <<ex-
no l'U. Q., dove Giannini, il piu intelligente e il l,rscisti>>, che tentavano di allettare coi più svariati
,,i:;lr,rni, promettendo cose impossibili, assurde e
più furbo di tutti, faceva magnificamente il monar-
chico in barile. ',lx'sse volte ridicole. Naturalmente eccitandosi con-

228 229
tro chi impediva loro di turlupinare la gente, o di rr('r() un colpo di Stato in Italia in questo momento
impiegarla a sproposito in atti inutili a tutti, ma so- r('('orra pochissima gente. Non alla rinfusa, s'inten-
lo pericolosi e gravidi delle peggiori conseguenze. rlr,, rrra selezionata, preparata, allenata, armata a se-
Non potete pretendere che si sia d'accordo con lorrrliì degli obiettivi da attaccare o difendere. I
voi, dicevo un gi,omo ad una influente persona del lonrrrnisti hanno questa gente; hanno i loro << équi-
mondo monarchico *. Non abbiamo autorità su tut- grr,s >>. Presso ogni federazione vi è un preciso pia-

ti, ma se l'avessimo l'impiegheremmo per raccoman- n{r irìsurrezionale o di difesa, col numero esatto degli
dare ad ognuno di starvi lontano. Siete più perieo- rrrrrrrini, delle armi, degli strumenti e dei mezzi ne-
Iosi di quanto non crediate. Tutto ci6 che fate sem- lr,ssrrri alla sua piena esecuzione. Uomini che quo-
bra tendere alla ricer,ca di un pretesto. il pretesto, lLlirrnamente si prodigano in quelle ch'essi chiama-
nafuralmente, dovrebbero crearlo i fascisti, per of- rro kr manovre silenziose. Ogni squadra, futti i gior-
frire il destro ai vostri generali di inquadrarli ai loro rri, \,rì a darsi un'occhiata al proprio obiettivo; si
ordini e di scendere in battaglia. Cose ridicole. Oc- ldniliarizza con esso. I tecnici prendono visione di
corre vi rendiate alfine conto che il vcstro stato mag- ri,l cìre occorre riattivare o distruggere perchè, ad
giore non sa di che cosa si tratta. Arnmettete che in .!r;r,rìl)io, i telefoni non funzionino, o siano riatti-
un mornento di pazzia oi si metta sul serio tutti a rirli nel casoi contrario; e così fanno alle poste, alla
vostra disposizione, e che i cornunisti decidano sul §lirzione radio, alle stazioni ferroviarie, nelle centra-
serio di fare un colpo di Stato; oppure siate voi a It ll«rttriche, ecc. Squadre di elementi selezionati
decidervi di farlo. Potete sul serio pensare che scoc- [r('n(lono conoscenza dei più importanti uffici citta-
cata l'ora X oi sia, ad esempio, come i vostri generali rlirri: rnentre altre preparano quanto occorre pe
sostengono, il tempo di andare alle caserme X, Y, lirrr r:utrare in azione, in un secondo tempo, le squa-
Z, ad armarsi, ad inquadrarsi, a ricevere ordini, e rlrr. rli rincalzo e le masse combattenti, anch'esse
così via? E quali ordini? *rllr,rrrte per intervenire tempestivamente e a propo-
E' semplicemente infantile. f vostri generali vi cilo rr seconda degli sviluppi della situazione. Nelle
dicono di avere dei piani precisi. Ma di questi piani r',1,;(,r'nre, dentro le <<vostre caserme >>, oltre alle cel-
non mi fiderei. Vi dicono che occorrono altri uomi- lrrl,. r'lre lavorano, vi son già pronti gli << fouipes >>
ni: centinaia di migliaia di uomini, milioni di uo- r,lrrrrrrristi che, un minuto dopo l'ora X, avranno già
mini. Noi pensiamo invece che per fare o per repri- rr':,:,o in atto tutte le predisposte misure di sabo-

230 231
taggio; fatti i necessari colpi di mano per impedirqi lro possono armare e buttare nella lotta, che debbo-
l'armarsi, il muoversi, l'agire dei soldati. Avete vi- rr) preoccuparvi Ma il loro modo di impiego, la lo-
sto cosa è recentemente accaduto a Firenze? Un tre- lo lccnica, la loro preparazione minuziosa, alla qua-
no di reduci dalla Russia sosta i regolari minuti alla h, i vostri generali non hanno assolutamente nulla
stazione di S. Maria Novella, dove commissari assi- rlrr contrapporre. Nel te,mpo in cui, da comando
stenziali li attendono per dar loro un saluto e un po' rr r,ornando, da reparto a rep,arto, i vostri ordini <( cor-
di viveri di conforto. Vi è pure una piccola rappre- rono >> con quella celebre lentezza burocratica, ri-
sentanza di comunisti, che viene regolarmente in- rrrlsta intatta anche in codesto frangente, gli « é-
sultata e presa a botte da reduci esasperati. In quel- rlrri;:es >> comunisti avranno già assaltato o muni-
la, il treno riparte. f comunisti lasciano la stazione I r a difesa tutto ciò che interessa per controllare il
e si precipitano alla loro Federazione in via dei Ser- l'lcse, o per piegarlo nel tempo stabilito.
vi. In pochi minuti vengono mobilitate alcune squa- Al comando dei vostri generali, si fa la fine un
dre tra quelle in permanente servizio p,resso la fàde. 1xr' tragica e un po' ridicola dei junker e delle donne-
raziome fiorentina, e app,rontati diversi autocarri. r;ol«lato rimasti a difendere <<i politici eunuchi>> (4)
All'arrivo del treno ad Arezzo, quelle squadre con- rh,l governo di Alessandro Kerenski. Non so bene chi
venientemente attrezzate alla reazione, son già da ,;i;uro codesti generali, concludevo,, posso anche cre-
alcuni minuti ad attenderlo sul marciapiede. Il taf- ,I,'rc che si tratti di gente in buona fede; ma non
feruglio ricomincia e questa volta la peggio è per lirlrrlcvi, soprattutto non fi atevi delle loro capacità.
i reduci. A mio awiso, avete sbagliato l'indirizzo della vo-
Sciocchezze, dite voi; no, un piccolo esempio di ',lr;r azione.
organizzazione sul quale occorrerebbe meditare. l,asciate perdere i colpi di Stato. La battaglia
Non sono le f"orze che mancano, ma la capacità ,1,,r'rrbbe essere un'altra, e di natura squisitamente
di impiegarle. prnlilica.
Non sono i sessantamila uomini armati che i co- ln realtà l'errore dei monarchici fu di credere
munisti in questi giorni tengono permanentemen lr,l)l)o nei generali; di ritenere militare un problema
in servizio presso le federazioni; o i centocineuarlr squisitamente pellitico.
,'l r,, rrra

ta già armati prontissimi al primo cenno a presen l)irnenticarono che si trattava di elezioni e non
si; o gli altri duecento e più mila che in poco tem. rli t,«rlpo di Stato. Era inoltre chiarissimo che mal-

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grado l'apparente spregiudicatezza, nessuno di co- r,r,sione, per divenire nella nuova rea]tà del pae-
loro che parlava ogni giorno di colpo di Stato avreb- ir, ,una forza. Non per- buttarci cori gli uni contro
be avuto il coraggio di assumerne f iniziativa. Aspet- F,li lltri, ma per convincere gli uni e gli altri della
tavano l'occasione e l'ordine del Re, che mai l'avreb- rrr,r,r:ssità di risolvere un problema che avrebbe po_
be dato; che non poteva darlo, essendo fra tutti il Irrlo rendere insostenibile e pericolosa per tutti Ia
solo che si rendeva conto dell'incapacità dei suoi, yi,'r gravissima situazione. Essere, se si può dire, un
della pericolosità, della difficoltà e della disonestà rrr,livo d'equilibrio; non un rnotivo di rnaggiore di_
della cosa. s,,rrlirre e di p,iù angosciosa incertezza per l,intero
Se a Salerno la monarchia aveva accettata quella l'irt,s-e.
situazione forse Ia sola che le restava dopo la St: invece di perdere il proprio tempo ad aspet_
-
fuga disastrosa e 1o sfasciamento di tutte le forze che lirn, pretesti che situazione generale a parte
la sostenevano, essa era ormai impegnata ad an- -
r,,rr tvrebbero tecnicamente -
saputo sfruttare, i mo-
-
dare ffno in fondo: ad accettare il responso del po- trirrr,hici avessero decisamente puntato i loro sforzi
polo, o meglio dei partiti. Per essere in condizione qrrl lr:rreno politico, come, in verità, molti
fra i più
di agire, avrebbe avuto bisogno a sua volta di un lrrk,lligenti di loro volevano e tentavano di fare, essi
pretesto. Ma i comunisti si guardarono bene dal for- qru(,1)l)ero arrivati alla vigilia del2
giugno in ben altre
nirglielo; come) per fortuna, non glielo fornirono quei l,rrlizioni. Non solo con maggiori possibilità di riu_
<< disperati » a me carissimi. La disonesta specula- qr'ir vittoriosi nel referendum, fia addirittura più
zione sulla nostra disperazione, sul nostro bruciante lrrr,;rrrrati anche sul terreno della forza. Accanto ad
spirito di vendetta e sulla nostra generosità patriot- inr lorte organismo politico (come i comunisti aveva_
tica non riusci. r, l',irpparato), Ia creazione di potenti formazioni sa-
Nessuna awentura avrebbe poh:to aiutarci. t,'l,lrc stata più facile e sicura. Ma l,arte di creare,
Qualsiasi cosa che avesse aumentato il disordine rll 1,rr1;arare e di manovrare simili reparti non è che
e gli odii e i dolori della Nazione, sarebbe stata a trrriuuonte arte per generali. Essi normalmente, sono
nostro completo svantaggio. Ir,ppo poco << moderni >>.
A noi, anche ai più << disperati >> tli noi, una cosa l,rr pericolosità dei comunisti sta, in effetti, nel_
sola serviva: saper riprendere coscienza delle no- l;r lor«r « modernità >>. Contro gli eserciti possono
stre possibilità, r'innovare e rinsaldare i vincoli di ;r,rrk,r'c le guerre, come è accaduto in Spagna tra

234
235
la fine del '36 e l'estate del '38, ma non rll ,grri colore; sul selciato Ie scritte ftammanti dei
mai una insurrezione. glr,lrri dei comizi andavano scolorendosi. Dai muri
Molti, in quel periodo, ricordavano Franco; e I rryytzini e i vecchietti stavano già strappando qual-
cercavo di far capire che lo sbarco di Franco r,lrr. rrranifesto. Eran le avanguardie dei raccoglitori
stato utile e tempestivo, perchè altri avevano rll lrrrta da macero. Miliardi di parole, costate miliar-
pedito agli awersari, con azioni di carattere ins rlt,li lire.
rezionale, di prendere decisivi e incolmabili Nr:[a notte del lune ì la situazione incominciò
taggi. :r r['linearsi. Gli amici miei che curavano i contatti
E' il pi,mo pugno il pericolo dal quale occo lnrr i rnlitari, ebbero ad awertire i primi ratées.
guardarsi, non la prima cannonata. l*lrrrrk'uno non si fece più trovare. Peggio ftl il gior-
Per evitarlo non basta l'arte militare di tutto tur successivo. I collegamenti subirono scosse pau-
mondo, non gli uomini a masse, non le armi; r,,1.,,,; poi si seppe di qualche partenza precipitosa.
una guardia tecnica e la necessaria freddezza F'rrr,,rr«r chiamati altri generali; rnutamenti di co-
rispondere istantaneamente prima che l'a ftrlrrtli in piena crisi. Molta gente incominciava ad
sario possa ripetere il colpo - con un colpo mi ep,llrrrsi: << Non è possibile!! ». Non ci si voleva ras-
diale quanto inaspettato, che-,sconvolga i suoi rÈ,Hnirrc alla sconfftta. << Il Re non deve partire >>.
e Io deb,iliti. A Trotzki, Trotzki. . ( iorrrt: fermarlo? ». << Dove sono le forze dei gene-
Cosa potevano opporre i monarchici in quel lrrlir'» Il gio,rno 5 dopo un breve incontro al <<Fa-
po ai Longo, ai Secchia, ai Di Vittorio, ai Toglia glirrrr,2 di Porta Pia col generale Dall'Ora, disperato
ai Negarville, agli Scoccimaruo e ai loro attrezzati e rlirlrrciato per quel che stava accadendo, si preci-
crudelissimi << équipes »?
lrllr'r r Lr rne un giovane industriale ferocemente mo-
Ma questi, per fortuna, temevano d'altro. Irrrrllrico. Da mesi prodigava se stesso e i suoi soldi
Meglio per tutti, dunque, che il 2 giugno Éllrr ,( ('ausa ». << Bisogna f.are qualcosa... disse *,
accadesse nulla. -
brnpili. lrrogli... Bisogna reagire; creare rlegli inciden-
E non accadde nulla. ll (.)rrrrlcosa accadrà. Il Re non deve partire... Fate
Il 2 giugno fu una giornata tranquilla, piena Irri ,lrr;rlcosa. Siamo alla rovina... noi, voi...».
sole e calda. Interminabili code davanti ai poco Norr volli essere cattivo e ricordargli tante cose.
merosi seggi. Le strade erano piene di manifes f ili rli:;si soltanto che stava dicendo un sacco di scioc-

236 237
chezze. Pochi minuti dopo ne convenne. E ffnì per (ìlianglo-americani, i generali cli Badoglio, tut-
convenire che forse non era nemmeno vero che la li coloro che ogni giomo giuravano di voler morire
repubblica sarebbe stata la fine di tutto. 1rr,r'il Re, lo avevano più o meno pagato con la stes-
Di Iì a pochi mesi era già diventatr: caro amico rir rrroneta con cui suo padre aveva pagato Mussolini.
di fierissim importanti repubblicani. ( l;rrrlucci avrebbe parlato di Nemesi.

Quello stesso giorno, ebbi un utilissimo colloquicl tl) Trascorsi molti altri anni, crodo d.i potel precisare,
per l'amnistia. I paladini della repubblica erano lie. rr ryrrcsto punto, .che ai collo,qui più importanti, tre o quattro,
lrurl,triparono, per Ia parte .democristiana, due dep'utati, uno
tissimi, anche se il numero dei seggi democristiani rli rltrcsti ora morto, che dissero di laippresentare Ia direzione
rlrr c di potere imipegnare in eventuali acco.rdi anc,he Ia parola
incominciava a impensierirli. rk,ll'on. De Gasperi. I colloqui ooi demoeristiani si svolsero
lrlrnalmen;te ln un palazzo di via della Paglia nei pressi di
Non era successo e non sarebbe suecesso più rrrr zona extraterritoriale di Trasteveie, dove era tra gli altri
nulla. De Gasperi usci di fra le quinte e fece il suo rm;ril,ato Augusto Turati, già Segretario del P.N.F. I collo,qui,
rol socialisti .ebbero luogo nella sede di un ufficio d,igi,ene,
<< 18 brumaio ». Un piccolo 18 brumaio; molto più rrrrpil,i di un .giovane rnedico socialista, in corso Vittorio Ema.
ilililIc. Vi parùecipavano per conto det PSI, l,allora vice se-
piccolo di quello di Vittorio Emanuele; ma forse più gr'r'l,irrio Foscolo ,Lornbardi, il dott. Spinelli, che credo fosse
rrtr-Trr:tario amministrativo o qualcosa del genere, il sig. Cra-
legale, anche se un po' maramaldesco. r nvrr, ,ca{po delle formazioni militari so,cialiste, e spesso Carlo

Shpeva che gli anglo-americani volevano ormai Àrrrlreoni che ho incontrato ,anche in altre molte occasioni
p,lrìra e dopo il suo rientro nel partito socialista.
chiusa al più presto codesta storia. La monarchia l'()r i monarchici mi incontrai più volte con Enzo Selvag-
gi, col Conte Fe,rretti di Castel Ferre'tto, con Emilio patrissi
aveva perduto: il Re doveva partirc. Non c,era al- rlr,ll'ILQ. e col genera,le DaIl"Ora.
tro da fare. l)a parte nostra parteci.parono p,iÌr fre,quente'mente
fre,quente,mente con,
con
ilrr.
rrrr. :r_ guei co,tloqui
:r guer
grrei Arturo Michelini, ,I'Aw. puccio pucci, si_
co,lloqui Arturo Si-
Vicino ad Umberto trf non eran rimasti che i co- rlrr l,'avre, Olo Nunzi, il giornalista rConcetto pettinato e iI
!ulr) caro amico Carlo prematuramente soomparso,
razzieri, gli ultimi monarchici sentimentaii, e qual. r, r'lrc fu piir tardi, fra ilaratto,
primi finanziatori del M.S.I. -
t2) L'attuale senatore Urnberto Terracini allora indi-
che bella signora che si disperava o Iacrimava in si- .ir'usso n. 2 del partito comunista.
(3) « Un ,conto ohe mi tre anni e mazzo di carcere
lenzio. Il grosso dello stato maggiore si era più o me- l rluque laboriosi processi;costò ,tre a ,Roma, uno a Milano e in_
no elegantemente dileguato. f ittr, l'ultimo a Maoerata ».
(4) Il provvedimento portò alla scarcerazione immedia,ta
Selvaggi sparò le sue ultime cartucce. Fu l,ulti. rll lrresso,chè trentam:ila de,tenuti, e fra questi taluni grossi
rrrlni, gerarchi, giornalisti, funzionari, che non avendo alcuse
mo a cedere le armi. E quella fu la sua pagina più apt,r:lfiche erano stati arrestati e condannati soltanto perchè
nobile e bella. lpprrrtenenti aI partito fascista.
Iticordo che riacquistarono Ia libertà, il governatore della
Il Re partì, lasciando ai suoi fedeli in lacrimo lrilfciÌ d'Italia Azzolirri, Acerbo, polverelli, Rotandi Ricci,
Arrrir:ucci, Gray, Spampanato, Vittorio Curti, Lauro, Frigna.
il ricordo del suo più smagliante sorriso. q1i, Albini, De Ve,ochi, Tarchi, Pini, tutti uniti nel giudizio
e

238 239
filiffi ilìiÌiiii
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nella pena anohe se ormai su posizioni di acerbo contrasto.


Ma I'antifascismo non aveva tempo di fare distinzioni. Lan-
do Ferretti, che oorne decine di migliaia di latitanti riaoqui-
stava con quella amnistia il pieno diritto di circolazione, in-
contrandomi a Piazza Barberini mi abbracciò ringraziandomi
- mi disse per qr.lello che avevo fatto per tutti
- di amnistia,
,Il progetto da noi portato ai rappresentanti
dei ,partiti, sul quale discussero poi i resp,onsabili del governo,
era stato preparato da Mario Jannelli, un ex sotùosegretario
di Mussolini, che se ne ,stava rifugiato a San Giovanni in La-
terano. Restarono in caroere, inveoe, i condannati e i proces
sandi pe1 fatti specifici. Le pene furono tuttavia ridotte di
un terzo. La condarma a morte si tramutò nell'ergastolo, e
questa in trent'anni. Era f inizio anche per questi cari amicl
di una soluzione definitiva della loro dolorosa vicenda. Era
anche Ia mia. #'i
:ii r'l
(5) LtOn. [vanoe Bonomi, ex ministro della guerra ed ex lll.,:
presidente del consiglio prima dell'awento del fascismo. Ca. -w à$.l

po del governo dopo Badoglio fino alla fine della guerra. F u


so ituito dal governo del «oento d,el nord», cioè dal governo
Parri nell'estate del 1945.

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Huorra, tra il 1945 e il 1948, non è corne taluno dice
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.aì b i É llrc non abbia apportato nulla di nriovo alla tecni-
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r,rr rnodema del colpo di Stato. Qualcosa ha appor-
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lttlo, anche se non è facile interpretare gli aweni-
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irrcnti cecoslovacchi, e quelli analoghi accaduti in
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lhrlgaria, Polonia e Rornania nello stesso periodo di
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o a.s
!-6'd.=
.lv^at Irrn;ro, in chiave esclusivamente tecnica. Ma il mo-
'9BEeR§
aÀ d 04 rLr tcnuto dai comunisti per impadronirsi dello Sta-
o- ! QU(
s.IÉ E.E ,c r lo rrei Paesi dell'Europa orientale, appare ,da quei
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tr,rE lllti con caratteristiche così ,chiare e precise che
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; rnrr,bbe invero difficile a{fermare che in esso non
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ti sono elementi di una tecnica nuova, che pur non
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Es€oe rrrultndo taluni fondamentali termini delia tradizio-
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lrrrlt: [ssnisa moderna del colpo di Stato, rende que-
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dF.sÈrI rlrr più congeniale ai tempi e alle situazioni della


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t5EtsÈÈ rxlilrna realtà giuridica, politica e organizzaliva
r lt'lll società occidentale.

Un modo che pur rispettando le esigenze della


lr,r,rrica trotzkista, poco ha a che fare col modo te-
riukr per conquistare lo Stato in Russsia o per ten-

2'4L
tare la scalata al potere da parte dei conlunisti e rrrrrri. Esattamente come nello ste,sso teanpo {ece
degli spartachisti in Ungheria, in Germania e in al- l)inritrof i1) in Bulgaria, che impiccò Petkov non ap-
tri Paesi dopo il primo conflitto mondiale. ;rr,na ritenne chiuso il periodo di necessaria colla-
Dunque un modo importante, che vale la pena lrorazione (il tratto di strada fatto insieme, come
di studiare. Tanto più se si pone mente al fatto che ,,r'rr si dice) con la socialdemocrazia, di cui il pove-
nonostante si tratti di un metoclo ormai noto, clas- r,r Petkov era un illustre esponente, illuso di poter
sico, almeno per quel che riguarda i catilinari co- lrrrc da ponte tra la libertà e il comunismo. Esatta-
nrunisti delle nuove generazioni, nessun governante rrrr:nte corne fecero in Romania Petre Groza e la
cui spetti difendere gli attuali Stati sembra preoc- signora Ana Pauker, che trasformarono ben presto
cuparsene, fidando o con{idando, invece, non si sa il vanitoso e ingenuo colpo di Stato di Re Michele
bene su che cosa che riguarderebbe la << imbattibi- r rlei generali Sanatescu e Radescu in un regime di
lità, alla lunga, delle democrazie», ma niente sulle rliltatura (2). Un gioco semplice, che confermò Ie sue
Iorue reali che dovrebbero difendere subito la Ii_ rr,gole in Polonia, dove dal partito contadino di Mi-
bertà e lo Sltato dal pericolo di un assalto comunista. t'olaiczyk si arriv6 in fr"etta a quello socialista de-
Il solo pericolo che ora minacci la libertà, per il sem- rrrocratico di sinistra di Cyrankiewicz e poi, di se-
plice fatto che quello comunista è il solo partito orga- ,luilo, senza opposizione neppure da parte della
nizzato per la conquista del potere. ( llriesa evidentemente e forse giustamente preoc-
Per piegare la resistenza di Kerenski e colpire -
cupata d'altro ai comunisti di Gomulka. In tutti
a morte Io Stato borghese, Leone Trotzki dovette -
rlrrcsti casi i capi comunisti non ebbero altro da fare
occupare con le sue équipes i punti vitali, i gangli ric rìon di mettere a profitto della loro penetrazione e
della vecchia macchina statale in crisi e sofiooaie ,lr,l loro colpo gli strumenti politici e tecnici e le po-
colla f.orza Ie donne e i giovani soldati schierati a r;izioni di p,restigio regalate loro o {acilmente da loro
difesa del Parlamento. Tòtzki, cioè, dovette assal-
lluirdagnate nel corso della guerra di lil:erazione. Cioè
tare lo Stato dal di fuori. Come Bela Kun. Come rlr,lla resistenza armata delle democrazi,e al fascismo,
Mussolini. rrrr:r specie di fronte popolare di guerra, cioè, dimo-
Per Gottwald, invece, la cosa fu più facile. GIi r;lrttosi largarnente lo stmmento più e{ficace per la
basto servirsi degli strumenti del potere che la de- lrtrretrazione del co,munisrno nei gangli e dentro la
moqazia gli aveva messo Spontaneamente fra Ie :;r,1rie[] politica.

242 243
Quelli che Gottwald usò, non erano infatti che t'tnza, forte del 38% dei voti che decretavano intan-
i poteri legittimi della democratica repubblica ce- kr il suo democratico e legale diritto al governo.
coslovacca costituitasi sulle rovine della guerra a
Per ora, un govemo di coalizione, naturalmen-
conclusione di una lunga lotta per la libertà e la de-
k'. ma destinato a durare poco. La riforma agraria
mocrazia, Una lotta tenace, ammirevole, anche se r, Ia rapida nazionalizzazione di numerosi e impor-
decisamente degna di miglior causa, organizzata e l;rrrti settori della economia, che furono i soli atti
sostenuta da Edoardo Benés ffn dal momento del suo lorrcreti di quella coalizione governativa, non po_
involontario esilio, dopo Monaco (1); e quindi conti- Ir,vano che accelerare, in queste condizioni, la de_
nuata con la costituzione del govemo fuoruscito di lorrrposizione di ogni superstite formuia democra_
Parigi e di Londra del 1940, fino alla liberazione del lir,rr. Il
partito popolare cattolico e i socialisti nazio_
territorio, awenuta da parte delle truppe sovietiche rrrrli ispirati direttamente a Benés esaurirono ben
e americane nella primavera del 1945.
;rrr,sto, così, il loro cornpito di collaboratori borghesi
Fedele alla tradizione di larga demouazia po- rL,l comunismo. Le incalzanti iniziative di Gottwald
polare della precedente repubblica del vecchio Pre- trorr lasciarono infatti respiro ai partiti awersari e
sidente Masaryk, il
Presidente Benés, dopo aver an- ,',,llrboratori, i quali awertirono ormai chiaramente,
corata la sua politica estera al principio di non nur con la lucidità di chi è ormai distaccato ed impo_
dispiacere mai alla Russia, aveva infatti lavorito ir,rrlc, che i comunisti volevano tutto il potere, e che
fin dall'inizio la più ampia attività ai partiti di q,lo a tale scopo essi accenfuavano la loro
soffocante
estrema sinistra. In primo luogo, quindi, al partito lu(,)-sione su ogni settore della vita e della attività
comunista, che la lotta clandestina, irrobustendo la rlrl Paese.
sua organizr.azione' e rendendo più aggressiva la All'inizio del 1948 la crisi era già in atto. Il ri_
sua azione, aveva messo in condizione di vantag- lhrto della adesione della Cecoslovacchia al piano
gio, rendendolo subito conscio e sicuro della im- Àl;rrshall, voluto dai comunisti su ispirazione di Mo_
portanza e della gradualità degli obiettivi da perse- à,'ir, rìveva ormai delineato Ia posizione delle fsrue
guire. Il crrnrpo. f comunisti, accusati dagli awersari di
Le elezioni del 1956 potevano vedere cosf il par- e;rirr;1rrre eccessivamente la loro peneirazione in tut_
tito comunista già in netta sia pure relativa maggio. ll lili organi dello Stato, rispondevano denuneiando
244
i loro awershri corne spovchd reazionari >>. It{el
<< rro di lì a poco ad opera della vecchia Assemblea Co-
febbraio, l'ultimo governo di coalizione era ormai slituente del 1946, che approvò Ia costituzione di
finito. (lottwald all'unanimità dei presenti: 24L voti su
Alle sempre più pressanti richieste di Gottwald, iÌ00 componenti. Ai voti si aggiunsero le adesioni
i partiti della ooalizione risposero dirnettendosi, nella tlci corpi morali, e perrsino delle due Clriese, Ia
ingenua illusione di mettere Gottwakl e i comunisti, t'cko-ortodossa e la cattolica, che si limitarono, più
che da soli non avevano la m'aggiotafiza, con le lrrrdi, a proibire l'attiva partecipazione del clero alla
spalle al rnuro. Ma con le spalle al muro si trovarono Iotta elettorale. Proibizione in parte disattesa come
ben presto gli altri. Forti delle posizioni che ormai t loveva essere provato dall'elezione di padre
]osef
tenevano nel Paese, e del loro prestigio di resistenti, f'loyha, che fu Ministro (seppure sospeso a di,uinis)
i comunisti affrontarono da sotri la formazione di un rrr,l 5sggs55ivo Gabinetto co,munista.
govemo, imbarcando alcuni utili idioti soeialisti come Ormai era quindi maturo il tempo per le elezio-
Zdenek Fierlinger ed altri. Come se ne trovano sem-
rri a lista unica, la cui formazione fu l'ultimo faci-
pre in ogni partito e in particolare nei partiti sociali-
L' rrriracolo di Gottwald. Una lista dove il leader
sti. Un nuovo governo, che nonostante il parere dei
lorrrunista inserf 211 comunisti, formanti una schiac-
dir,igenti clei partiti usciti dalla coalizione, Bénés con-
li;rrrte maggioranza, che non poteva essere certo di-
valido con la sua autorità di capo deilo Stato, sempre
rilrrrbata per l'avvenire dai 25 socialdernocratici di
più illuso e sempre più malato di frontismo demo-
l,'icrlinger fusisi poi coi comunisti « per salvare la
cratico. Varato il governo, incominciarono le epu- -
rrrrità della classe operaia >> dai 26 socialisti nazio-
razioni,le fughe,,i processi: tutta la serie classica de- -
rrrrli cechi, dai 23 deputati del partito popolare cat-
gli atti determinati da ogni buon governo cornunista,
lrrlico, dai12 clelia rinascita cecoslovacca e dai 3 del
e culminati fra lo stupore e I'orrore del mondo bem-
pensante, col suicidio o ia << defenestrazione >> fisica ;r;u'lito slovacco della libertà. I quali, tuttavia, pie-
del Ministro degli Esteri Jean Masaryk, nipote clel 1';rrrrlo, per paura, per ormai inevital:ile fisico timo-
vecchio padre della libertà boema. r,', ;rll'invito di Gottwald, avevano ccrrcorso a de-
I1 gioco era fatto. Ora si trattava soltanto di i'rclrrre <<democraticamente>> la ffne delle libertà
preparare una nuova costifuzione ail hoc e di farla rllrrrocratiche, che dicevano di storicarnente e isti-
votare possibilmente alla unanimiià. trl che avven- Irrz,ionalmente rappresentare; nonchè di convalidare

246 247
Ia conquista legale di tutto il potere cla parte del (2) Grcza Petre. Uomo politico rufiIeno fondatore del
partito comunista. |'rontul Plugarior (fronte -degli oratori). Dopo l'oocupazione
|rrssa, partecipò ai governi Sanatescu e Radesku che tuttavia
Edoardo Benés, la cui lotta per la libertà aveva rurntrastò fino a metterli in crisi, aiutando c,osì una manovra
rlrrll'esterno dei comunisti, addirittura diretta dal ministro
trovato il suo culmine nella consegna del paese nel_ sovietico Wicinski, entnaùo in Romania .con le truppe russe.
(lroza formò il nuovo governo, che tenne poi per tutto ii pe-
le mani dei comunisti, non volle sanzionare con la liodo che comprende Ia firma del trattato di pace, i1 canabio
rkrlla moneta, la fusione del partito comunista con quello
sua firma il triste capolavoro della sua politica sba- r;ocialista .e la forzata abdicazione di re Michele.
gliata e si dimise. Ma il gesto non era che il risulta- La sua stella incorninciò a declinare oon l'apparire sulla
r;r:cna di governo di Ana Pauker, segretaria generele del par-
to di un tardivo ritorno di coscienza, perfettamen- lil,o comunista rum,eno. La Pauker, figlia della Haham, ma-
lr:llaio rituale della comunità ebrai,ca, aveva studiato medi-
te inutile. llrra a Zurtgo dove aveva sposato un giornalista ebreo. Mar-
Ormai i comunisti non avevano neppure più bi- xlsta fin dalla prima giovinezza, varie volte condannata, si
lll'ugiò in Russia dove il marito, accusato di trotzkisrno
sogno di pregarlo o forzarlo a rimanere per salvare trlualcuno dice anche per conaplicità d,ella moglie), fu giusti-
T,lrrl,o. Tornò in Romania nel'31. Arrestata ne1'36 e condan-
la faccia, corne altre volte avevano fatto. Sette gior- rrrrl.a a dieci anni, fu liberata nel '40, per scambio di prigio-
nicri e riconsegnata alla Russia. Membro esecutivo del Ko-
ni dopo, Gottwald era già al suo posto alla presidànza rrrintern, Ia Pauker or.ganizzò la divisione Tudor Wladimxre-
della repubblica cecoslovacca, mentre Antonin Za- .rr:u, formata di profughi e prigionieri rumeni, aon la quale
lrrtrò in Romania. Fece 'rrocessare Maniù e gli altri nazional
potocki era il nuovo capo del governo, che nelle r ontadini. Defenestrò Tatares,cu e s'insediò aI suo posto come
rrrinistro degli esteri. Negli anni suocessivi, morto Stalin, cad-
dichiarazioni programmatiche trionfalmente poté rlrr in disgrazia presso i nuovi signori del Cremlino.
annunciare << l'abolizione di ogni traccia di capitali- (3) Convegno di Monaco del 1938, con Ia partecipazione
rli Mussolini, Daladier, Chamberlain e Hitler, per la defini
smo e di legge capitalista >>. zlone del problema cecoslovaoco. L'incontro dei rquattro gran-
rll di allo'ra, sollecitato e realizzato in estremis da Musso.
(1) Dimitrov Georgi, cornunista bulgaro. Nel 1928 guidò lirri, saJvò il mondo dalla guerra. La risoluzione finale dello
I'insurrezione ,comunista in Butgaria durimente stroncatà dat- irrr:ontro, prima applaudito da tutti i parlamenti e da tutti
le forze nazionali. Riparò a B,elgrado, poi a Vienn, t S"6dt I yropoli interessati, fu successivarnente giudicata un irnper-
a Mosca, dove fu nominato com,mi§sàrio per rlonabile cedimento, ctre non doveva ripetersi. E così, scop.
ttmigr;rio;à 1rl:Ll,a l'anno dopo la crisi di Danzica, ogni altro collo,quio fu
9 lneqbro dell'Ispolkorn, organo direttivo Aet moirimento
bols,cevi,co per i Balcani. Nella sua qualità di commissariò irrrpossibile. E fu Ia guerra.
grer_l'emigrazione cornunis,ta, fu in m,oiti paèsi d'Europ". ÉiÀ
in Germania nel 19BB quando fu inc,endiatb U neicfisidg.'p-rol
cessato come ,colpevole fu assolto. Rientrato a Mosca lu no
*irr-tg capo del Komintern, curtca che conserva tinol aJio
s-cloglimento dell,organisrno. Tornato in Au[aiia ai-r.Suito
delle truppe d'o,ccupazione, si mise a capo Ael tròntÀ dil;i.
tico, al quale aderivano, naturalmente, iutti i partiU^ àemo.
cratici, ,ohe avevano ass*nto il potere d6po il S settemtre ig4i.
Negli anni ,successivi, eliminò violente-mente Ie ,correnti mo_
narchi,che e quelle so,cialdemocratiche, ,comprese quelle del
partito agrario, e fece impiocare tretkov il 16 àgosto iSqZ. -'--

248 249
CAPITOLO XI

Sulla rivoluzione del 13 Maggio, o colpo di Sta-


l«r dei paras, coloro che credono esista una sola mo*
rlema tecnica del colpo di Stato avranno sicuramen-
tc molto da riflettere.
Per concludere che cosa? Una sola cosa, a mio
l)arere, cioè che quando i valori fondamentali
rli una società politica sono irnputriditi, come era
rrol caso della IV Repubblica alla vigilia del 13 Mug-
gio 1958, ogni tecnica per conquistare il potere è
lruona.
Ciò spiega perchè sia stata sufficiente l'a-
zione confusa, incerta, e forse addirittura occasio-
ruile dl alcuni cornandi militari ad Algeri per
I'tr crollare il govemo di Parigi: per passare dalla
lV alla V Repubblica, cioè da uno Stato democrati-
co parlamentare ad una repubblica presidenziale
rli tipo autoritario. E buon per la Francia che in
tluel momento di crisi delle sue vecchie istituzioni
rlomocratiche, essa avesse alle armi, impegnati in una
lotta generosa e senza quartiere, cirea mezzo milio-
rrc di uornini. E tra questi, alcuni <<uffi,ciali-politican-
/r >>, corne spesso lo sono i comandanti di reparti co-

251
loniali, che da una maggiore autonomia
e da un più Ci fu a guidare la giomata del 18 Maggio un
pratico e libero senso delle proprie responsabilitt
o rlisegno qualsiasi? Una volontà preordinata con at-
dei propri compiti, sono falalminte portati tlibuzioni di obiettivi, di compiti e di responsabili-
a con-
siderare i loro doveri eon maggiore lì precise? Se stiarno ai fatti, dobbiamo dire di no,
severità moralo
ma con più spregiudicatezza: ad essere, iurche se non può essere senza preordinata e intel-
non sol-
tanto dei soldati valorosi, ma dei capi, ligcnte ragione che i fatti siano accaduti nel modo
fedelissimi
alla bandiera, ma nient,affatto disposti llro accaddero e che abbiano portato al fine al qua-
a piegare Ia
loro volontà alle direttive mutevji, incerte, I: rrecessariamente dovevano portare.
rinun-
ciatarie di politici, magari senza prestigio, Che i Francesi d'Algeria e i comandi dei repar-
poco di-
g*"r-"i:"te Iitigiosi e irresponsabilmente operanti li clella Legione e dei pmos fossero intenzionati e
nella N{adre Patria. olrrrai decisi a non seguire il governo di Parigi in
Senza questi << generali politicanti
>> _ destinati rlrrr:lla che ormai sembrava una strada deliberata-
tuttavia a mal valutare, quando nuovamente rrrr,nte presa per abbandonare l'Algeria, era cosa che
chia-
mati alla ribalta dagli ìwenimenti, crederanno irrtli sapevano e molti dicevano da tempo. Corne
ingenuamente di potèr dare da
soli l,indisp"rrru- ,l;r vecchia data era noto che su questi propositi ostili
bile significato politico ad un altro atto rivoluzio- ll governo e ai partiti di sinistra, si allineavano pa-
lario - senza questi generali, dicevo, è certo che dal_ rr,r'chi uornini politici, gollisti e no, comunque av-
Ia crisi si sarebbe usciti in maniera
diversa e non per vlrsari di una politica di cedimenti che avrebbe a
iniziativa delle forze e delre idee nazionari
francesi l,,ro uuu'ro affossato per sempre l'autorità, il pre-
o dell'estrema destra, corne si dice. Nonostante .,ligio e Ia potenza politica della Francia.
una
vecchia crisi organizzativa e morale
del partito co- Così si diceva la pensassero Soustelle, il suo ami-
munista francese, I,imputridimento deJie
istituzionl lo Delbeque, Debrè, Chaban-Delmas, Ministro del-
clemocratiche aveva condotto Ia Francia
alla vigilia l,r rlifesa del Governo Gaillard, ma sempre pronto
di un completo asservimento alle peggiori forze lll'opposizione, Pinay e gran parte dei pétenisti,
di
sinistra. Un asservimento aI qualeiiìarebbe
fatal_ l
rrrt,rrtre non era chiaro quale sarebbe potuto essere
*"11" e in qualche modo arrivati attraverso ,il l'irtloggiamento di De Gaulle nel caso che gli awe-
pon-
te di un nuovo e ultimo esperimento di
frontismo irirrrcnti lo avessero richiamato alla ribalta del go-
popolare ignavo e bancarottiero.
1'r'nto.

252
2.53
I1 solo atteggiamento estremamente chiaro, sen- raggio di ben altri obiettivi; infinitamente meno ri-
za possibilità di equivoci era quello der pia'ds noirs voluzionari e pericolosi.
con alla testa Robert M,artel e il capo degli studenti Quando Lagaillarde, Martel e i loro amici, su-
algerini ex tenente paracadutista e deputato Pierre lrorata la resistenza delle forze di polizia, penetra-
Lagaillarde, i quali volevano subito, senza ulteriori rono nel palazzo del Governatorato, e dalla finestra
attese e discussioni, la caduta dello << s?zorco goDer- t'dal balcone dell'ufficio di Maissoneuve (1) si affac-
rzo >>. Quel che dovrà accadere dopo, chi dovrà es- r:iarono a dare I'annuncio dell'occupazione a una
sere il Capo, il Presidente, non ii preoccupa troppo gran folla di pleds noirs, di maomettani e di soldati
e sopratutto non incide sulla ioro volontà di agire che penetrati a loro volta nell'edificio buttarono al-
con estrema decisione. Bisogna anzi dire che forse I'rrria futto, mobili e carte -, il generaie MEssu stava
fu proprio l'atteggiamento di questi uornini che alla già ritornando a casa sua per andare a cena con al-
fine determrò - bon gré, rnal gré - la volontà di t'rrni amici.
tutti: dei militari come dei politici. Per lui, corne per tutti i suoi colleghi, la giornata
r:ra finita con I'omaggio floreale ai caduti davanti a
Senza l'occupazione del Falazzo del Governato-
rrna moltitudine acclamante l'esercito e l'Algeria
rato da parte di Lagaillarde e dei suoi amici, non
l'r'ancese. Chiara dimostrazione di tma volontà e di
si sarebbe mai costituito il Comitato di Salute Pub-
rrn sentimento che dovevano necessariamente essere
blica, e conseguentemente non si sarebbero pofuti
irrterpretati, a loro awiso, come impegna.tivo monito
impegnare fino in fondo quegli stessi generali, po.
:rl governo ed ai politicanti parigini contro ogni ui-
liticanti e no, da Massu a Allard a Johaud a Abbo-
Ic1i61"s cedimento. Ritornato di mala vogiia, infuria-
yuenne a Petit ffno al comandante in capo Salan, to, sui suoi passi facendosi largo fra h folla, e rug-
che a quella occupazione non avevarlo neppure pen-
lrirrnto il governatorato, Massu piombò nella stanza
sato e che - se informati - mai avrebbero permesso. rli Maisonneuve dove si trovava Laqaillarde e lo
Uomini che alla man'ifestazione << insurrezionale >> irrvestì, dicendogli che quella << doveva essere una
clel 13 maggio deliberata dal comitato di vigilanza -
l,nlnde giornata patriottica, non una giornata di sac-
e che quella occupazione concludeva in modo cosi clreggio ».
diverso da quel che essi avevano disposto - erano Ma in verità è soltanto quel << saccheg$o », che
stati portati ad aderire da ben altre ragioni e dal mi- irrchioda anehe Massu alle sue responsab,ilità e Io

254 255
costringe a decisioni supreme. Decisioni che non pen-
sava certo di prendere, ma che erano ormai imposte
dalla situazione e dalla folla tunrrrltuante fuori e
dentro gli stessi uffici del governatcrato. E la pre-
senza di Massu chiama fatalmente quella di Salan,
che è il comandante in capo delle f"orze aimate d'Al-
geria; e prima o dopo quella di tutti gii altri gene-
rali e alti gradi che la folla per questo, e non pex 'j'i*i:
altro, aveva acclamati poco prima in viale Pasteur e 4ffi
davanti al monumento dei Caduti.
Tutto ci6 impone delle decisioni. Salan e Mai-
sonneuve telefonano a Parigi per informare il gover-
no di quanto sta accadendo. Il signor Gaillard, an-
cora in carica per l'ordinaria ammfuristrazione, in
attesa che Pflimlin abbia formato il suo govemo,
autotizza Maisonneuve a passare a Salan i poteri
civili. Poteri che Salan chiede, sempre a Parigi, di
poter sub.delegare al generale Massu, ormai alla te'
sta di un rComitato di Salute Pubblica, che nel frat-
tempo i manifestanti di Laga,illarde gli hanno prati-
camente imposto di costituire (2).
Uno strano comitato in cui accanto a Massu, a
due suoi ufficiali, a Lagaillarde, a Martel, e al mus-
sulmano Madani, and6 a finire anche Léon Delbe-
que piombato da Parigi a rappresentare Soustelle
rimasto ad aspettare l'investitura di Pflimlin a Pa-
lazzo Borbone.
E' tutto qui. Quel che è accaduto prima e quel
256
,'he accadrà dopo non avrebbe mai avuto importan-
zir decisiva senza ciò che decisero di fare e fecero
Lagaillarde, Robert Martel e i loro amici nel corso
tlt:lla manifestazione insurrezionale del 13 Maggio.
Tutto ciò che aveva concorso alla preparaziorle
rli questa giornata, a partire dalla sera del giorno
,'i, cioè dal momento in cui si seppe dell'incarico da-
lo dal signor Coty a Pflimlin di formare il nuovo
governo, fino alla decisione del Cornitato di vigi-
lrrrrza della notte del 12 di organizzare pet l'indo-
rrrani una manifestazione di monito per i deputati
clre stavano per votare la fiducia al nuovo go\ier-
no, non avrebbe portato a nessun risultato, senza la
occupazione del palazzo deI Governatorato. Né rni-
gliore sorte avrebbe avuto iL <<deferente u,ltimatum>>
rltl generale Salan al Presidente della repubblica
tlrrnrite il Capo di Stato Maggiore generale E.ly: <Ni
,lomando di ri,chiamnre l'attenzi,one dal Presidente
,lrl,La Repubblica sulla nostra angosci,a, che può es-
st re dissipata solo da un gouerno fo"rmalmente de'
t'iso a mantenere la nostra band,iara in Al,geri,a>>;
rr,i a nulla sarebbe valsa la lettera aperta a De Gaul-
lc di Alain de Sérigny compaxsa s;,tl'Echo d'Alger
r che aveva tuttavia il merito di portare a De Gaul-
Il Consiglio tlel Comitato di Salufe pubblica formato nella L' le mai godute sirnpatie degli aigerini e in parte
notte del 13 maggio al suo tavolo di lavoro nel pa,lazzo del
governatore. Da sinistra a destra si no.tano Delbe[ue, il gen, l'rrppoggio dei pétenisti (3).
Massu, Alain de Serigny, Thomazo.
E altrettanto sarebbe stato di quel che accadde
257
dopo. Cose importanti, coraggiose, come appare dal-
ir\'cvn ricavato il suo rnotivo donr'.nante dall'occu-
la stessa nuda cronaca dei fatti, ma tutte inutili
;r;rzione del palazzo del Govematorato.
senza il fatto compiuto dell'invasione del palazzo del
Per questo motivo e non per aitro sarebbe rima:
Governatorato. Nella sua semplicità lo aveva ben ca- rl;r rrella storia come la giornata del colpo di Stato,
pito il generale Massu : << Ora che ci siamo non cl llrc spoglia tutti dei propri poteri e costringe tutti
resta che conti,nuare >>. ,r tlccidersi, per non mancare all'appuntamento del-
Quel colpo era stato come La fiermezza di Lu. L, proprie responsabilità.
ciano e il trrillare della sciabola di Murat a Saint I tentativi di Pflimlin di dar vita al suo governo,
Cloud il 18 Brumaio 1799. lx,r non cedere o almeno per non cedere subito e
L'appello del comitato a De Gaulle, che Massu :;,'rrza co,nclizioni; I'affannarsi e l'intrigare del vec-
firma aulorizzato da Salan; la decisione di Salan llri«r mondo politico francese su questi tentativi;
di mantenere in vita il cornitato contro la volonta Lr I'uga di Soustelle e il suo arrivo in Algeria, la de-
del governo che tenta di limitare alla sola Algeri I lisione cli portare la rivolta in Coroica, sono i fatti
poteri concessi poco prima; le manifestazioni di sim- rirrr:cessivi che impegnano tutti i più illustri e i più
patia e di adesione organizzate a Paligi dal CANAC, rrlrurllidi personaggi della politica francese, da Co§
dal deputato Biaggi, dagli ex combattenti d'Indoci. rr I)e Gaulle, dall'addolcito Guy Mollet a Méndés-
na; la nuova manifestazione di folla delle tre di not- l,'r'rnce, da Soustelle a Debré, da Pinay a Chaban
te suggerita da Thomazo - naso di cuoio - e ancora l)r'lrnas, da De Chevigné, che vorrebbe arrestare i
organizzata dagli inesauribili Lagaillarde e Martel, 1,,'rtcrali, al livido Moch. Fatti e tentativi destinati a
contro il nuovo governo Pflimlin, che proprio in quel rilrtrdare o ad accelerare di qualche giorno la con-
momento ha ottenuto l'investitura con una maggio. llrrsione formale della drammatica vicenda, che non
.,,,rro per6 se non gli aspetti minori d,i una realtà
ranza schiacciante, altrettanto polernica quanto
scioccamente provocatoria - destinata a costar cara lrolitica nuova, irreversibile, determinata dal 13 Mag-
all'Assemblea - sono i successivi atti che concludono [,io. Una realtà che aveva in sé una sua logica e una
:;rur conclusione: la fine della IV e la nascita della
la lunga ed esplosiva giornata del 13 Maggio. Una'
\/ lìepubblica francese.
giornata determinata dal coraggio e dai patriottismo
Gli altri non potevano ormai che cedere. De
di tutti i suoi grossi o piccoli protagonisti, rna che (lrrrlle non poteva ormai che accettare.
258
(1) Maisonneuve, funzionario del Ministero per l'Algeria,
che sostituiva mornentanearnente il ministro Rober Lacoste
partito per Parigi e deciso a non rientrare. Nel suo ufficio,
,o,ccupato dai riv,oltosi, si decisero le sorti della giornata del
13 Maggic ,con la costituzione del Comitato di Salute Pub'
iblica e con la decisione di ottenere da Parigi rper telefono,
,tramite lo stesso Maisonneuve, i pieni poteri civili p'er il ge- CAPITOLO XII
rrerale Salan.
(2) Il Comitato di Salute Pubblica, ,che eome prima ini-
ziativa inviò un rnessaggio al Presidenle della Repubblica per
scongiurarlo di i,rnpedire ohe f incarico del governo passasse
L'errore dei generali della rivolta di Algeri, o per
nelle mani di Fflimlin, fi.l in un primo ternpo costituiio dal lo meno I'errore principale, è stato quello di aver
generale Massu, dal signor Deibeque di Jaoques
Suostelle - delegatomernbri
Mohand Said Madani e l-agaillarde, del dimenticato, o di aver ignorato, che il colpo di Sta-
Consiglio; -,e successivamente c,ompletato con una serie di uo- to, la rivoluzione, la conquista del potere, insornma,
rnini rappresentativi militari e civili di tutta I'Algeria, tra i
quali il generale Jouhaud, il colonnello Trinquier, il signor Fa- e Ia stessa guerra sono fatti politici.
rachini, il signor Coulondre, Ben Arnghar, il generale Miram-
beau per iI Sahara, il colonnello Thomazeau, il signor Mer- L'odio e il disprezzo pet la cattiva politica, pe'r
kani Mohamed, e Sid Cara che fu insieme aI generale Massu
uno dei due presidenti del Direttivo. i << politicanti », e tutti i luoghi comuni con cui i mi-
(3) Alain de Sérigny. Autore di un appello aI generale litari, i << tecnici )>, gli uomini d'affari, i managel in-
De Gaulle pubblicato la mattina dell'1l maggio su « Ddman
che Mati.ne », setti,manale di Algeri. L'iniziativa ebbe una fiorano ,i loro discorsi aspri e spregiativi sulla politi-
grande importanz,a, perohè Alain de Sérigny .era considerato
«un uomo da annientare, Io. spaventoso uomo di Vichy » ca, hanno tradito Challe, Salan e i loro amiei, de-
quindi il rappresentante dei pétenisti nemici del generale De
Gaulle, e di tutto il mondo resist,enzialista, che de Gaulle cisamente perdendoli. Ma il guaio è che nello
ancora rappresentava. stesso tempo è stata scioccamente perduta una gros-
sa carta per l'awenire dell'Europa, che poteve esse're
molto più accortamente e generosamente giocata'
Chiusa la questione algerina e quella africana in
generale (< nel modo anche peggiore, ma presto )>,
-
prest'issimo, come la viltà e Ia stupidità delle demo-
crazie socialistoidi europee vogliono, e come pur-
troppo vogliono con loro i baggiani della cosiddetta
destra nazionalista, prudente e legalitaria fino aI-
l'imbecillità e alla nausea per l'Europa sarà
finita.
-
261
260
Constatata e comprovata la non completa indi_
volta privati del coraggio, delle passioni, della vo-
pendenza delle sue nazioni come più tardi dire_
- Iontà, del desiderio di lotta degli uomini sono meno
mo proprio sulla scorta dell,intervento americano a che niente. Morire in pace. Ecco il succo dell'at-
favore del gen. De Gaulle in questa occasione *; fi_
tuale filosofia dell'Occidente, la sua morale. Una
nita la NATO, ormai priva di soldati, cioè di uomi_
morale che in poche ore, non appena l'errore di
ni europei convinti che valga la pena di battersi e di
aver concepito la rivolta come un fatto esclusiva-
morire per qualcosa; e completato cosi l,accerchia_
mente militare è apparso in tutta Ia sua gravità, ha
mento dell'Occidente da parte del comunismo, abil-
liquidato le forze di Challe, di Salan, di Zeller, di
mente camuffato da nazionalismo arabo (il solo na_
]ouhaud. I 500 mila ultimi soldati della Francia
e
zionalismo che conti, e che secondo le dernocrazie
forse dell'Europa ancora indipendcnti.
suicide abbia il diritto di essere rispettato e difeso
De Gaulle ha vinto, hanno gridato con quanto
anche se le sue armi sono puntate contro di noi), av_
fiato avevano in gola e stupidità in testa i cattivi de
venuto tutto questo, dicevo, che l,Europa si uni_
mocratici << destrorsi >> europei, mentre i radicali, i
sca o meno, che abbia o non abbia nel futuro
una socialdemocratici, i socialisti applaudivarro freneti-
sua politica, è infatti cosa di scarsissima o nessuna
camente. E i comunisti ridevano, soddisfatti delle
importanza. La civiltà dei bianchi, quella occiden_
arrni loro distribuite da De Gaulle e da Malraux,
tale, per intenderci, che ha insegnato Jl"ge". a s,cri_
nonchè del buon lavoro distruttivo svolto a loro fa-
vere a p,ensare a costruire al mondo intero, è eviden-
vore dal largo e forse insperato stuolo di utili idioti
temente alla fine. Essa è ormai rassegnata a morire
di nuova leva.
senza difendersi, senza più lottare, aÈbandonata
ad La verità è chr> non ha vinto De Gaulle, come
una dolce follia suicida, che non consente rivolte,
taluno ha superficialmente scritto. Ha vinto la vi-
ma vuole e chiede so,ltanto pace e trenessere. Vivere
gliaccheria. La vigliaccheria dell'Occidente che non
in pace. Costi que,l che costi e non importa come.
crede pitì in se stesso, che non è più disposto a bat-
Nella democrazia, nella libertà, nel rispetto della ie.
tersi per i suoi valori, e forse neppur più per i suoi
galità dello Stato, aggiungono ulteriormente gli im_
pratici interessi, che ci si accontenta di tutelare, in-
becilli, che ormai gonfi soltanto di parole, di reto_
sieme alla vita fisica, con un giuoco abile di ritirate
rica e di paura, non sanno più cosa siano, nè demo-
più o meno intelligenti ed elastiche. Un Occidente
crazia, nè libertà, nè Stato. Valori vivi, ma
che una ormai consumato, con nessuna o scarsissima possi-
262
263
bilità di ripresa, tarato dalla ormai secotrare
sifilide sa, ma tutta ugualmente sciocca, incapace di com-
socialista. Il male terribile e divoratore
le cui at_ prendere che ciò che Salan ha detto è proprio vero.
tuali più irnponenti manifestazioni sembrano
essere 'l'anto più vero quanto più sembra urtare contro la
il neutralismo, I,umanitarisrno, il pacifismo,
te quelle cose cioè che sembruro, _u
cioè tut_ sensibilità e l'intelligenza progtessista di certa gen-
non sono nè tr:. Vero non nel senso che a quella frase intendeva
l'indipendenza, nè l,amore, nè la solidarietà
nè il progresso, nè tra pace, ma una degenerazione "_;;, lorse attribuire Saian, troppo semplicistico e prati-
patologica di tutto questo; un deviamento r:o. N[a vero come esernpio del frantumamento del-
di senti_ I'equilibrio politico e militare e del senso di comune
menti anche nobili, mal serviti tutta,;,ia
dall,ignoran_
za dei troppi analfabeti irnprowisatisi uomiii responsabilità che avrebbero dovuto continuare a
poli_
tici e dalla p,resunzione di squallit{i messia k:gare tra loro gli europei in Africe e nel resto del
e awo_
caticchi usciti dalle universitf popolan. rnondo, venuti a mancare i quali eru logico che tut-
E la vigliaccheria, i popoli e tÀ civiltà sono lo dovesse cliventare fa.tale. Fatale persino che i ca-
sern-
pre costretti Al contrario rrrerieri neri o i ladruncoli di assicurate postali come
lnaqarta. di quel che acca_
de per gli individui, ai quali in un mòndo co,me Io Lurnumba, diventino uornini di Stato, e siano presi
a-ttuale, la vigliaccheria, a volte,
giova e fa fare per_ sul serio dalle cancellerie degli stati occidentali, che,
sino fortuna. sompre fatalm'ente. hanno perduto il coraggio delle
Ma oome si può fermare il tempo, ci si
chiede? ;rroprie azioni e si sentono direttamente ed inco-
Come si può pensare di restare al scientemente colpevoli proprio di colonialismo.
lolonialismo?
<< Salan * ha scritto qualcuno allo scopo di
dimo_ Di quel colonialismo che è una delle glorie mag-
strare con un esempio macroscopico giori del lavoro, del sacri{icio, elella fede, delle
Ia sùpidità po-
litica del povero generale _ Sàlan mi
d,isse che il Iotte che hanno caraLletizzato la vita e la civiltà
guaio era incomi,nci,ato quand.o si, mise
l,Italia fuori rlal tempo delle grandi scoperte ad oggi: lavoro,
dalla Libia>>.
Iotte, progresso, sefiza di che il mondo civile sarebbe
AI contrario, io penso che il guaio vero per ;ìncora chiuso fra i deserti dell'Asia e dell'Africa e le
noi
occidentali sia di farci convirrcele
sernpre più {a- colonne d'Ercole. Il colonialismo in virtù del quale
cilmente da mille scrittori e giomalisti
Da piccola gente in buona Jin cattiva
come questo.
-non i lropoli africani possono ora aspirare a libertà e di-
fede, si 11rità, che prima del colonialismo i più di essi pote-
264
265
vano tutt'al più concepire allo stato di natura, pres- Uniti d'America. Tutte Ie altre sono le indipendenze
so a poco allo stesso livello delle bestie. Libertà e di_ clel campanile.
gnità umane, verso Ie quali questi popoli sono stati Nessuno vuol fermare il te'mpo, anche perchè il
condotti gradualmente, passo a passo con l,evolversi tempo purtroppo è veramente la sola cosa che non si
ed il mutare delle società europee alle quali erano le_ può fermare. Al contrario delle idee sbagliate, che
gati; libertà e dignità, oggi compromesse proprio invece possono fermarsi capricciosamente dove e
dalle dottrine politiche degli stessi agitatori uor- come vogliono. Ad esempio, nella testa di chi trova
rebbero, invece, far credere di battersi per"À" il pro- banale il pensiero del gen. Salan, ma non si accorge
gresso dei popoli africani. Non Nazionalismo, non di quanto sia più banale e ridicola l'idea di chi crede
patriottismo sono alla base dei vari movimenti afri- al famle procedera del patriottismo e del nazionali-
cani. Fra questi popoli il nazionalismo non esiste. smo degli arabi, che gli europei dovrebbero ricono-
Non pu6 esistere, perchè la nazione in senso poli_ scere sacri, proprio neilo stesso momento in cui sono
tico è prodotto di una civiltà originaria, autono,ma, invitati a coprire di sputi e di ironiche sentenze il
patriottismo dei popoli bianchi. Esattamente come
che essi non hanno mai avuto e non possono avere.
vuole il comunismo, che della falsa bandiera del na:
valori che la civiltà tribale se questa storia della zionalismo arabo e negro, cioè del comunismo afri-
civiltà tribale è da prendersi- sul serio ignora. cano, magistralmente si giova contro I'Europa. Ahi-
tanto meno si può parlare di indipendenza. - Al rno_E
noi con l'aiuto di tanti euroPei.
mento della loro conquista, nessuno di questi po- Ma di questo direrno anoora, dopo avere esarni-
poli era politicamente e socialmente inàipenden- nato i tempi e i fatti della mancata rivoluziome alge-
te. Taluni e ano dominati da Sultanati e da Stati rina, che nel loro succedersi drammatico e singolare
stranieri e posti sotto paurose soggezioni; altri, in_ possono offrirci la possibilità di capire meglio quan-
vece, erano sì liberi, ma allo stato di nafura, non to sia accaduto e perchè.
allo stato di civiltà. Che esistesse una presa di posizione dei generali
E di che indipendenza per gli africani andiamo franoesi per una diversa soluzione del problema al-
cianciando, se non abbiamo neppure più la nostra gerino che non fosse l'mtto'determinazione, verso Ia
di indipendenza. Oggi, nel mondo, vi sono due soli quale il gen. De Gaulle sembrava ormai deciso a rnar-
stati veramente indipendenti: la Russia e gli Stati ciare rapidamente ffno in fondo, è cosa che in Fran-

266 267
cia si sapeva ormai da lungo ternpo. Lo sapevano Do
Gaulle e i suoi amici del govemo, i responsabili delle ri, numerosi ed importanti, che alrneno in un primo
f.orze armate, i partiti e i gruppi politici grandi e pic_ momento si schierarono dalla loro parte e obbediro-
coli, legali e clandestini; e lo sapeva l,opinione pub_ no, sostanzialmente ai loro ordini in Algeria ed an-
blica, molto divisa, per Ia verità, sul da farsi. Il pro_ che in Francia.
sapere, è che nel-
cesso delle barricate (1) che avr'lrta visto la scarcera- Quel che per ora si sa e conta
ziome dei principali imputati e il manifestarsi di at_ la notte di cui abbiamo parlato, Zel\er, Challe, ]ou.
teqgiamenti e di sentimenti non precisamente rasss. haucl, tutti provenienti dalla Francia, si incontrarono
gnati nei confr-onti della politica del gen. De Gaulle ad Algeri in una casa del quartiere Tagarin, vicino
per l'Algeria, e gli stessi risultati tutt,altro che trion_ all'ufficio delia Delegazione Generale, con un grup-
fali dell'ultimo referendum, avevano chiaramente po di colonnelli, e precisarnente Godard, Gardes, Ar-
detto che l'affare algerino, nonostante il generale goud, Broizat, anch'essi provenienti dalla madre pa-
De Gaulle e i suoi nuovi e vecchi amici socialisti e t-ria. e tutti insieme deciserd di agire. Vi era con loro
radicali, che direttarnente o indirettarnente ne ispi_ anche il gen. Paul GardI, che nel giugno lg58 il ge-
rano da temp,o l'azione, era futt,altro che risolto e nerale Dà Gaulle aveva norninato ispettore'della Le-
pacifico. gione Straniera. Prima di procedere oltre' sarà bene
Ciò che nessuno sapeva, forse neppure gli stessi àire che i quattro colonnelli, sui quali sembra rica-
generali che nella notte fra il 2l e it 22 apnle pre- dere la parte più importal-te del lavoro organizzativo,
sero l'iniziativa, era come questa presa di posizione erano, colonnelli in servizio, alla testa di comandi e
contro il gen. De Gaulle si sarebbe rnanifestata e uffici tra i più importarr-ti delllesercito francese, e da
quando. tempo in stretto contatto cotr colonnello Lacheroy'
Può darsi che nei mesi e negli anni successivi Anzi, con Lacheroy che dirigeva il servizio infor-
sarà dato conoicere qualcosa di più; sapere quale fu mazioni ad Ngeri prima del colpo di Stato del 13
ii disegno che.nacque nell,animo del g"r. Cho[" u Maggio 1958, i nostri colonnelli si erano incontrati
in quello dei suoi amici, semprechè un disegno co- poc.he sere prima a Parigi nel suo ufffcio dell'Ecole
rnune vi sia stato; e come i quattro generali che as- Militaire. Uomini importanti, quindi, che a suo tem-
sunsero formalmente il comando della rivolta si sia- po avevano in gran parte composto quel che era sta-
no accordati fra loro e con gli altri generali e rnilita- to il gruppo tecnico, lo stato maggiore deltra inizia-
tiva del 13 Maggio.
268
269
Del colonnello Argoud si è detto addirittura
che dopo. Nello stesso pre'ciso momento, a Parigi, il go-
in occasione dera successiva rivolta di Argeri nerale De Gaulle rientra all'Eliseo dopo aver assisti-
der 2à
gennaio, cioè dell,affare delle banicate che vide to al teatro della Co'rnédie Frangaise al << Brittanni-
ilyegnato- il giovane Lagaillarde, egli cus », rappresentato in onore del presidente della re-
ebbe a di_
chiarare al primo ministro Debré la necessità pubblica senegalese.
di ri_
tornare sul proposito dell, autodeterminazione.
.Llla Nle 2, cioè praticamene un'ora dopo i prirni mo-
obiezione di Mthel Debré che il gen. vimenti, iL palazzo della Dele gazione Generale di N-
De Gaulle
si sarebbe rifiutato di farlo, Argoud ÉUU" geri è già nelle mani dei generali sediziosi, mentre nel
l,ardire di
aggiungere che allora o..on che il gen. Challe Palazzo d'Estate, residenza del delegato governativo,
"rr-=u
si prendesse lui la responsabilità di questà facce,nda; il signor ]ean Morin è già impedito di muoversi. Ma
e che se Challe avesse anch,egli rihutato, non ancora di telefonare. Il primo ministro Debré,
pryo Ministro pensava, allora-sarebbe spettato ii
"o_", ai informato dal ministro dell'interno di quanto sta ac'
colonnelli risotrvere Ia questione. cadendo ad Algeri, può infatti chiarnare immediata-
Questi, i personaggi che verso rnezzanorte tra il mente sulla linea diretta e apprendere dallo stesso
21 e il 22 Aprile si mettorro in moto. signor Morin, libero di parlare se'obene circondato
Come prima cosa, Challe. e Zeller registrano
al dai paracadutisti, che il palazzo del governo è or-
magnetofono il Ioro appello all,insurrezione mai controllato dalle forze ammutinate'
da dif_
fondersi l'indomani mattina da radio Algeri. Ma si può dire che proprio da questo mo'mento,
Nello
stesso mofirento incominciano a correre
i piimi ordini mentre ad Ngeri si procede rapidamente da parte dei
per il movimento delle unità destinate soldati agli o,rdur-i di Zeller e di Challe all'occupa-
ud o..rp.*
Ia -città e quasi contemporaneamente zione dei centri di governo e delle attività pubbliche
si sentono cir_
colare le prime voci, fatarmente destinate più importanti, a Parigi, all'Hotel Matignon, abbia
a met-
tere in stato d,allanne le autorità della
polizia, che di controf{ensiva, il cui primo atto
tnizio l'azione di
in fretta e furia si preoccupano di pr"rderu coincide con una telefonata del ninistro Debré al-
qualche
misura supptrementare per Ia tutela dell,ordirie
pub I'Eliseo. Una telefonata nell'appartarrlento privato
blico. Ma ciò non impedisce ai paracadutisti del gen. De Gaulle, per informarlo del colpo di fiorza
di Ze.
ralda, 1' reggimento legione straniera, di lasciare che i generali suoi vecchi amici stanno mettendo in
i
loro accantonamenti e marciare veruo atto ad Algeri.
Algeri un.,ora
270 27L
Resosi imrnediatamente conto della gravità della una inpreparazione o in atto nel territorio metropo-
situazione, De Gaulle, chieste notizie dettagliate cir_ litano ed in particolare a Parigi. Poche ore dopo,
ca l'estensione già presa dal movimento insurrezio- il signor Frey crede di poter assicurare Debré e De
nale nell'intero territorio algerino, e convintosi ctrre Gaulle che nè a Parigi, nè in nessun'altra parte del
non è piu consentita alcuna illusione sulla sorte di territorio metropolitano sta accadendo qualcosa' In-
Algeri, ecide di operare un intervento su Orano e credibile, ma verissimo.
Costantina, dove la situazione sembra ancora con_ Intanto Joxe e Olié, completato iI gruppo di cui si
trollata dal govemo regolare. serviranno per la loro rnissione, salgono su1 Cu
La rapidità con cui Debrè e quindi De Gaulle rarselle ministeriale e salpano verso l'Algeria, seflza
sono informati della iniziativa di Chaltre in Algeria, sapere però se e dove potranno mai atterrare. Le no-
perrnette al Presidente e ai suoi arnici di archiietta- tizie sulla situazione dei campi d'aviazione algerini
re in quella notte stessa un piano tattico la cui effica_ sono infatti incertissime e in via di rapidi mutamen-
cia dovrà più tardi diventare decisiva. De Gaulle co- ti. Al momento, Ia sola possibilità sembra quella di
munica a Debrè Iasua decisione di inviare il Mini_ un atterraggio all'aeroporto di Tlemcen-Zenata, a cir-
stro ]oxe in Algeria per afferrnare l,autorità del go_ ca 40 chilornetri da Orano. Ed è infatti in quel cam'
i/erno centrale, e quindi per contrastare sul posto po che il, Caraoelle prende terra. Il generale OIié
l'autorità del gen. Challe, non ancora in graJo di si mette subito in contatto col cornandante delle for-
controllare tutto il territorio algerino. Secondo De ze delLa zona generale Pouill/, che da Orano assicu-
Gaulle, oc,corre che vi sia sul posto un,altra autorità, ra di essere agli ordini del governo. Ma il tono di
frsicamente oltrechè legalmente rappresentata. Una Pouilly non convince Olié che tale fedeltà saprebbe
autorità che dimostri la volontà di organizzare una resistere ad r;n co)po di mano dei berretti oerdi,, i
difesa sul posto e non soltanto di lonùno, da pari_ quali, intanto, hanno quasi completata l'occupazio-
gi. E rnentre si studia chi debba accompagnare ne della stessa capitale dell'Oranese, dove Ia popo-
]oxe
e si pensa che nessuno pu6 andare megliò del gen. lazione europea sta scendendo sulle strade a fami-
Olié, capo di stato maggiore della difei a, da pàrte liarizzare con gli insorti. Al Ministro ]oxe e ad Olié
del signor Frey, Ministro deil,trnterno, si prowede non resta che dare in tutta fretta l'ordine di abban-
a mobilitare tutti i centri di informazione, per sa_ donare la città e di tentare di otganizzate altrove
pere se all'iniziativa in atto in Algeri se ne aggiunga uno schieramento da opporre almeno formalmente
,no 273
alle forze del generale Challe. E partono
da TIem_ deste, comunque non tali da rendere semplice un
cen diretti al campo d,aviazione
ài Costanti.ru, du tentativo di portare subito la rivolta sul territorio me-
dove il
_generale Gourand, infatti, continua ad assi_
curare la sua fedeltà a parigi. Si tropolitano e a Parigi. D'altra parte, era chiaro che
tratta di vedere,
però, se al momento dell,arrivo uno sbarco aereo a Parigi aveva possibilità di riu-
del Cmor:elln, l,u"_
roporto sarà in mano alle forze fedeli scita se fatto zubito; e che se.nza qtresto sbarco Ia
o a quelle rivolta avrebbe perduto buona parte del suo slancio
insorte.
Si atterra, ma per rendersi conto che neppure iniziale e sarebbe rap'idamente impùridi,ta. De Gaul-
nel territorio di Costantina vi è più nulla le, intanto, sempre convinto della importanza di
da iare. esercitare personalmente la sua autorità in Alge-
Ora non resta che Bona, che sarà i^,ultima
tappa dei_
la missione, e da rlove l,aeroplano di ria, prima ancora del rientro di Joxe e Olié, ave-
Joxe hrrafuà
poi i, fretta per Parigi senza aver materialmente va chiamato l'ammiraglio Cabanier, capo di sta-
nulla concluso. to maggiore della Marina, per chiedergli notizie
Ma qualcosa di utile per i successivi sull'umore dei suoi dipendenti, e per ordinargli
sviluppi del_
Ia situazione la missione di poi di far approntare e salpare la flotta di To-
e
Joxe Olié dru"lru pu lone. Obiettivo: un qualsiasi porto dell'Algeria, da
portare a Parigi, e precisamente la
convinzione che
gli stessi generali e ammiragli che ancora si occuparsi coi fucilieri di Marina, contro i quali, cer-
ravano fedeli al governo, non
dichia_ tamente, le truppe in rivolta non avrebbero osato
erano assolutamente sP'arare.
disposti a far fuoco sulle forze del pronunciamento.
M.a ci6 almeno significava che De Gaulle Nello stesso tempo, però, l'ammiraglio Quervil-
poteva le, comandante della F-lotta d'Algeria, Ianciava alle
contare suila loro astensione, come poteva
contare sue forze un ordine del giorno sibillino, o di fedeltà
sulla neutratità di tutte le f.orze, ovunque
stanziate, condizionata, se si p,uò dire, che ben rappresentava
che pur non essendosi ammutinate,
si erano tutta_ 1o spirito di tutte le altre forze francesi in quel mo-
via già dichiarate vicine ai generali ribelli,
ui qruli, mento, comp,rese quelle di Tolone. Una fedeltà rea-
nel frattempo, si era aggiu-nto il gen. Salan,'fug_
gito dalla Spagna.
le per il momento, ma che non comprendeva la de-
significava, in effetti, che sul piano operativo cisione di aprire eventualmente il fuoco per domare
^. _C_rò
Challe e i suoi amici potevano conta.e I'insurrezione.
su forze mo_
Tutto ciò, evidentemente, non poteva non co-
,274
275
stringere De Gaulle a segnare il passo, permettendo
credere agli osservatori stranieri e r:rrassimamente ai
ai rivoltosi, nella giornata di domenica, di realizzare
comandanti delle Forze Armate in Francia e in Ger-
vantagei considerevolissimi, che opportunamente mania il cui concorso era indispensabile per im-
sfruttati avrebbero potuto dare risùtati rapidi e -
pedire l'awentura su Parigi dei paracadutisti che
definitivi. -
il popolo francese non era con De Gaulle. S'uperato
_ _l'allita sul piano pratico la missiorre Joxe_Olié, questo cioè passata la notte senza sbarchi da1
l'Algeria era ormai completamente in *urro a Challe cielo
- era più che chiaro che la rivoluzione, co-
e ai suoi colleghi, ai quali spettava soltanto la
deci_
-
stretta a stagnare in Algeria, avrebbe perduto gran
sione di portare o di non portare a fonclo l,operazio_
parte della sua capacità di presa sui militari e sui
ne su I'intera Francia.
funzionari dello Stato. Brava gente, ma alla cui fe-
_ Il governo di parigi sapeva tutto questo; si ren_ deltà attiva De Gaulle infatti non credeva, e molto
deva conto del pericolo che correva e che per giustamente. De Gaulle sapeva di poter contare su
il
momento non poteva che limitarsi a contenere,
ten_ se stesso, su Debré, su Malraux e tutt'al più sugli
tando di isolare l,Algeria, col blocco della
Flotta amici di sinistra, che la riuscita di un colpo di Stato
(misura in verità un po, ridicola); agendo
e facendo militare avrebbe spazzato per sempre dalla scena.
agire intanto di lontano sui generali incerti, anche Tutto il resto era infido. All'apparire dei primi pa-
se formalmente fedeli, in Algeiia e in Germania
(re_ racadutisti, ai primi concreti atti rivoluzionari a Pa-
parti francesi della Nato); e preparando inffne con rigi, la lealtà formale sarebbe andata in frantumi e
l'amrniraglio Cabanier ed altri un eventuale terzo i generali e gli ufffciali superiori delle forze di stan-
tempo, per riportare fisicamente la resistenza lega_ za in Francia ed in Germania sarebbero sicuramente
litaria in Algeria. calati coi loro soldati sulla capitale. E allora sareb-
De Gaulle e Debré sentivano che il momento cul* be stata proprio finita, come De Gaulle andava di-
minante era vicino, e che ora occorreva giocare
tutte cendo ai suoi collaboratori vicini per saggiarne lo
le carte. Primo, perchè la rivolta non uscisse clalia
stato d'animo: (< i,o credo che questa oolta si,a pro-
Algeria, cioè che i paracadutisti non calassero su prio finita. E ooi? >>.
Parigi; secondo, perché Ia mobilita zione delle forze Ma la notte passò e non successe niente.
popolari, unitamente al patetico appello ai francesi
Nel cortile del Ministero degh Interni Malraux
del generale De Gaulle << aidez-moi r, ,o, Iasciasse
aveva distribuito un po' di armi ai pochi volontari,
276 277
che sotto la spinta dei partiti di sinistra si erano pre_
cava che, superato il primo momento'di attesa e vi-
sto che non era accaduto nulla, i responsabili della
sentati. Forse non più di mille e cinquecento in tutta
Parigi. Ma ciò, sul piano pratico, era perfettamente politica americana avevano ancora una volta valu-
inutile. Non serviva a nulla, come non serviva a tato il pericolo di complicazioni, e quindi ritenuto
nulla che le piste degli aeroporti fossero libere o di non poter attendere oltre ad assumere la loro po-
sbarrate a seconda degli ordini un po, confusi che sizione di tutori, sia pure rnalde§tti, dell'ordine in-
arrivavano e delle iniziative che si accavallavano ternazionale di cui la Francia del generale De Gaul-
dopo l'appello di Debré ai cittadini francesi: alle le è parte.
donne, alle mamme perchè si fossero recate agli ae_
Non è facile stabilire con precisione come e quan-
roporti a pregare i paracadutisti eventualmente do questo inten ento si è verificato, ma è certo
sbarcati, di non sparare sul gove,rno, di tornarsene
a che vi è stato e che esso ha radicalmente mutato
casa.
i piani e sopratutto la decisione del generale Challe,
1'utto era inutile, sernplicemente perché i paraca_
il quale di certo nort aveva agito senza dare agli
dutisti non erano partiti dall,Algeria, e o mai non arnericani preventive garanzie. Sta .li fatto che nella
sarebbero partiti più. Il
-o*"rt favorevole stava mattina di lunedi 25, una volta cessato l'allarme per
ormai passando. Difficilmente domani sarebbe stato
il temuto arrivo dei paracadutisti, la sola preoccupa-
possibile ancora quel che la sera sarebbe stato
zione degii americani fu di smentire formalmente
facile.
questi passi del consolato degli Stati Uniti ad Algeri.
*** Una preoccupazione che dimostra e conferrna I'in-
teressarnento del govemo amerÌcano. E' d'altra par-
Nei circoli ufficiali e in certi ambienti diploma- te noto che già la domenica sera, proprio nel mo-
tici si era diffusa intanto ra voce che gri amàricani mento del maggiore pericolo, il generale Jean Ga-
si fossero mossi, che il console degri stati uniti avesse
vin, ambasciatore degli Stati Uniti in Francia, si era
fatto un passo presso il generalà ChalJe, per infor_ recato all'Eliseo. Ricevuto dal segretario generale
marlo che gli Stati Uniti, ormai preoccupati di quan_ della presidenza della repubblica aveva fatto giun-
to stava accadendo, avrebbero potuto considàrarsi gere a De Gaulle un messaggio di simpatia e di so-
costretti ad intervenire nel caso di un tentativo di Iidarietà del Presidente Kennedy. La qual cosa era
aerosbarco in Francia. Il che, praticamente, signifi_ già mo tissimo. In verità, pare addirittura certo che
278 279
il generale Gavin avesse fatto seguire il messaggio terono così portare sulle piazze e sulle strade di Pa-
da una assicurazione che il suo gorr"rro era prorrto, rigi molte decine di migliaia di uomini, che altri-
in caso di necessità, ad opporsi ad un tentativo dei menti nessuno avrebbe mai visto prendere posizione.
paracadutisti contro la Francia. II generale De Gaul- E da questo momento, Ia situazione doveva pre-
le non ricevette l'ambasciatore, è ve o, e non ri_ cipitare anche in .A.lgeria
spose quindi alla proposta americana, che tuttavia Challe, Salan, Zel\er, Jouhaud e i colonneili si
non perdeva, per questo, nulla del suo valore de_ scontravano già fra di loro. Privi di qualsiasi idea e
terminante. Si sa inoltre che la terza flotta ameri_ iniziativa politiche a sostegno del tentativo, ora non
cana concentrata a Napoli, e di cui alcune navi già restava loro che sparare per saivare la faccia o
incrociavano nel Mediterraneo occidentale, era stita andarsene.
messa prontamente in allarme. Sparare contro chi?
Nella- giomata di lunedì, la situazione, purtrop, Per ora, nessuno certo Ii minacciava, nè poteva
po, era del tutto mutata. Ormai l,azione dei rivolu_ minacciare la troro sovranità in Algeria.
zionafi algerini stava dawero imputridendo, provo_ Ma fino a quando?
cando, fua I'altro, I,allineamento con De Gaulle La rivoluzione aveva ormai le ore contate. Challe
delle nazioni occidentali, che uno sviluppo rapidis- era pronto a consegnarsi; Zeller come lui. In quanto
simo dell'azione avrebbe sicuramente impedito; a Salan e ]ouhaud si rendevano perfettamente con-
nonchè I'allineamento nettamente favorevole di tut_ to dell'errore di aver creduto solo in se stessi. SoIo
ti i comandanti militari in posizione di attesa, ai nei generali, solo nei colonnelli.
quali non si poteva certo più chiedere di rompere Ma cosa sarebbe accaduto se i generali errori
una legalità che, seppure soltanto formale, Ii salva_ -
avessero tenuto conto della
e indecisioni a parte
va dalle conseguenze di quella che orrnai sembrava -
importanza determinante àhe su op,erazioni di que'
una rivolu zione sconfitta. sto genere ha il fattore poiitico? Che la tecnì,ca non
Fu in questo clima, che i partiti politici francesi, basta afar:e da sola nè rivoluzioni, nè colpi di Stato,
forti dell'appello al popolo di De Gaulle e Debré, e nè alcuna altra cosa del genere? Nel caso in que'
della atmosfera di giacobinismo che ormai caratte_ stione, la prima cosa da'farsi era impegnare nella
rizzav a l' azione del governo francese, ot ganizzarono Iotta tutte le iorze politiche della destra francese,
Ie loro manifestazioni. I comunisti e i sàdacati po_ utili ancorchè disunite: tutti i grunfi attivisti, i gio-
.280 281
vani di << Jeune Nation >>, i poujadisti, gli illustri dis- giomi, di considerare I'affare conìe un affare pri-
sidenti del M.R.P., Lagaillarde e i suoi amici, e i iato fra De Gaulle e i suoi amici da un lato, e Chal-
francesi d'Algeria, d'ogni colore e religione, che le e'Salan e i loro amici dall'altro. Un affare in fa-
avrebbero caratterizzato in modo meno incerto e rn-_iglia {ra gli uomini del 13 Maggio, ora in disac-
meno freddo un colpo di mano, cui è mancato, tra mortale. Tuttavia 1'appe119 snrontò certa gen-
l'altro, il necessario pathos, l,esplosione ingenua ma "oào
te, personaggi militari e civili, che avrebbero po-
viva delle più elementari passioni. tuto anche Écendersi e muoversi, rituffando tutto
I generali hanno creduto di fare una specio di in una attesa seflza trepidazione. In precla al deli-
operazione chirurgica, dimenticando che le sole ope- rio erano soltanto Malraux e gli amici di Malraux,
razioni che riescono bene sono quelle che, si prepa_ Méndes France e qualche agitatore del Partito
rano, quelle che giungono ad incidere su di un cor_ comunista francese. Squallida, sconfortante con-
po fisicamente e moralmente in ordine e largamente statazione che ci dice quale sia il pietoso stato in
capace di reazione. cui sono ridotti i paesi e i popoli della vecchia
De Gaulle ha vinto anche perchè a differenza Europ'a, incapaci di awertire i mali di cui minaccia-
dei suoi più giovani colleghi algerini, egli conosce no di morire. E incapaci, quindi, di reagire, di ac-
bene il valore di certi appelli, l,e{fetto di certe frasi,
cettare una lotta qualsiasi. Ma una constatazione che
l'importanza psicologica di certe mobilitazioni. Do-
dice anche quanto fosse facile per gli uomini di
menica mattina, De Gaulle non aveva p,iù un solo
Algeri prendere alla gola De Gaulle, il suo gov91no,
partigiano veramente fedele, saivo Debré e gli uomi_ "sua
la repubblica ormai soltanto gonfia di viltà e
ni direttamente o indirettarnente legati al suo go_ di retorica.
verno. Ma dopo il suo appello, dopo quella sua re_ Non sappiamo, nè vale qui la pena di esaminarle,
torica mobilitazione dei francesi, Ia situazione era quali difficoltà tecniche si sarebbero dovute af{ron-
almeno in parte migliorata. Non che il popolo fran_ tare e superare per trasportare da Ngeri a Parigi le
cese sentisse quell'appello e fosse sul serio disposto migliaia di paracadutisti necessari alla bis gna' So-
a farlo suo. Come giustarnente ha rilevato ,roàifficoltà che i signori generali che dettero inizio
]ulius
Evola (2), i francesi non ascoltarono in effetti << l,ai_ alla rivolta dovevano pur conoscere. Basta sapere che
dez-moi >> di De Gaulle, come un imperativo na- se l'aviosbarco fosse stato effettuato, esso sarebbe
zionale, ma dettero piuttosto l,impressione, in quei pienamente riuscito. Anche perchè, nonostante l'osti-

282
---T-
nato negativo atteggiamento dei generali nei con_ tonamenti della NATO in Germania. Quegli stessi
fronti degli uomini, dei gruppi e dei partiti di de- soldati che avevano già fatto intendere che mai
stra francesi, questi avrebbero automaticamente pre_ avrebbero sparato sulle forze di Challe e di Salan
so posizione e assunto iniziative indubbiamente di eventualmente sbarcate in territorio metropolitano'
estremo interesse tattico, ilr campo pratico come in Cosa avrebbero potuto rappresentare i mille o
campo morale. Ciò avrebbe fatalmcnte determinato millecinquecento male armai di Malraux, e le rnasse
una rnaggiore prudenza o almeno qualche altra ri_ comuniste indubbiamente co te di sorpresa e neila
flessione tra le fita dei governo e della diplomazia impossibilità di organizzatsie di rnuoversi? Tutto ciò,
arnericana e conseguentemente della NATO, con ri_ nafuralmente, senza contare sulf intervento di altre
sultati dete,rminanti. La rapidita dell,azione, e il forze, di altri gruppi di civili armati e della orga-
suo immediato allargarsi sul piano politico e della nizzazione di grandi manifestazioni politiche. Tutte
opinione pubblica
-
in senso opposto a quel poco cose che si sarebbero fatalmente determinate, se i
che in effetti si allargò qualche ora più tardi generali avessero agito di concerto, o per Io meno,
avrebbe forse suggerito ai diplomatici americani non alf insaputa dei partiti, dei gruppi e degli uo-
maggiore prudenza o lentezza d'intervento; e al si- rnini politici della destra francese.
gnor Kennedy qualche altra incertezza prima di ma- Ogni rivel azione, in proposito, ogni ulteriore ten-
nifestare le proprie simpatie e la propria solidarie- tativo di sapere, di capire, potrebbe essere pericolo-
tà con De Gaulle, cioè proprio con chi altrettanta so per tutti gli uomini che si sono battuti ieri, e con-
fedeltà e simpatia non ha mai dimostrato nè per la tinuano a battersi, contro i partiti, i gruppi politici,
NATO, nè per la politica americana. gli uomini che staruro iargamente favorendo I'avan-
Questo avrebbe almeno impedito l,immediato al- iata de| comunismo in Algeria e in Europa. Meglio
Iineamento con De Gaulle dei governi europei, sern- tacere.
pre supini e stolti quando si tratta di assumere corag_ Ma non v'è dubbio che la partecipazione diretta
giosamente posizioni non conformiste; mentre avreb* alla rivolta di uomini politici e di giovani militanti
be determinato ad esprimere più concretamente le << nazì,onal;isti >>, avrebbe radicalmente rnodificato
la
proprie simpatie gli uomini dei reparti dell,eserci_ situazione, e sicuramente impedito che un colpo così
to, dell'aviazione, della marina, formalmente rima- bene iniziato. un colpo che aveva messo sul serio
sti disciplinati ai loro posti in Patria e negli accan- il terrore nelle ossa di tutti i cornunisti e di tutti i
284 285
e l'esilio di Ortiz, dette luogo al famoso p'rooesso delle bnr'
radicali e aperturisti del mondo occidentale, finisse iicut", c,Ire dimostrò la solidarietà dell'esercito coi rivoll'ost
contro la politica del G'enerale De Gaulle. Cosa che dovcvtt
in cosi squallido modo. usrère coniermalo un anno dopo dal putch dei generali'
(2) Julius Evola « La scelta della Francia » -- « L'I-
Forse Challe ha avuto paura; tra l'altro, di essere -
taliano » Anno III - n. 4-5, maggio 1961'
accusato di fascismo. Ahch'egH è caduto vittima
della paura collettiva. Il terrore di essere chiamati
fascisti dai cornunisti e dai radicali paralizza da an-
ni gli europei, gli americani, il mondo intero. E an-
zichè reagire, la gente si arrende, ripiega, si rasse-
gna.
Anche per questo è evidente che accanto a Challe
aZeller, a Salan non ci volevano soltanto i colonnelli,
ma gli uornini, i gruppi, i militanti della << de'stra>>
nazionale di Francia. GIi uo'rnini che dopo il colpo
fallito hanno continuato e continuano la loro lotta.
Ora per I'Algeria francese. Domani per qualche altro
brandello de,lla loro patria e della loro e no'stra ci*
viltà, che sta morendo di socialisrno e di vigliac-
cheria. Una lotta per l'Occidente: per questa gran-
de civiltà della razza bianca tradita dalla stolta bor-
ghesia e combattuta dal comunismo, che è riuscito
ad asservire la nobile tecnica rivoluzionaria alla
brutalità di una moderna barbarie.

(1) Insurrezione dei francesi d'Algeria guidata da Pierre


Lagaillarde, Jose,ph Ortiz, e sostenuta nella rnadrepatria da
Soustelle e dalla maggioranza degli uomini del 13 Maggio,
contro le decisioni di rinunciare per sempre, attraverso
manifestazioni di plebisciti perfettamente scortati, all'Al'
geria e alla difesa degli interessi francesi ed europei sulle
rive africane del Mediterraneo e nel 'Sahara. La rivolta che
si chiuse ,con l'arresto di LagaiUarde e di molti suoi amici
àt,
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29t
290
ll-
['
t,

:,].

INDICE

Nota delllauto,r,e Fag. 7

P,remerssa

Capitol,o I
Capirtolo ,II

Capitolo ,III

Oapirtolo iIV. 77

Capi,to,lo V 9l

Capito{o VI » lll
Oapitolo V,IrI » 135

Capitolo VIII » 175

Capito,lo IX " 201

Capitolo X ,> 24t

Oa.pitolo XI » 251

Oapitolo XII » 26I

Lilbri di rnaggorre ,oons'r.rltazi,one . ,, 289


Finito di stompore il 15 No'
vembre 1962 per I tipi dello
Iipogroficc Edilrice Romono

Piozzo di Pietro, 34 Romo

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