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Co

Soliferrum
Organo ufficiale della Comunità Militante
Via del Loreto 2 Pescia (PT)
Tel. 0572-490202
E-mail: soliferrumpescia@gmail.com
Bimensile N°1 26 Novembre 2013
Lungo il muro del cimitero parigino di pere Lachaise
vennero fucilati a decine gli ultimi comunardi. Caddero al
grido 'à demain la liberté!'. Scrivendo la lettera di addio
alla madre prima d'essere fucilato, il giovane sabotatore
Franco Aschieri della R.S.I… chiudeva con l'esortazione
“viva il fascismo! viva l'Europa!”.... due grida lancinanti e
fiere... A voi raccoglierne la forza e il valore, a voi
percorrere il cammino quali combattenti…………………….
Mario M. Merlino

1° Ristampa Ottobre 2014


Chi Siamo:

Soliferrum: asta di ferro nero, puro, piantata nel


fianco della Storia. Non si piega, non si spezza.
Ci consideriamo così, legionari in marcia verso un
futuro non ancora scritto. Nel nostro simbolo la
visualizzazione di un’idea; al centro il “fascio
primigeno” etrusco, bipenne, le verghe fragili che
unite da un laccio di cuoio diventano inflessibili.
Le asce, che rappresentano la forza della
comunità, tese spalla a spalla, guardano in
direzioni solo apparentemente diverse, ma
coscienti che “il mondo va sempre, muovendosi in
cerchio e partendo da sé stesso a sé stesso
ritorna”. La runa di “Odal”; segno di spirituale
protezione verso le nostre radici, teso al divenire
che rimane sempre se stesso. Chi Siamo?: Una
Comunità Militante, un gruppo di persone con
tante, forse troppe Idee diverse, ma amori
comuni, il ns. Popolo, la ns. Cultura la ns, Civiltà,
la ns, Patria.
Nasciamo moderna fenice dalle ceneri di una sede
di partito, sabato 6 marzo 2010 in via del Loreto
2 a Pescia si inaugurava la sede locale del partito
“La Destra” di Francesco Storace, a Portare il
Saluto della Dirigenza l’allora Responsabile del
“Dipartimento Programma” della Destra Adriano
Tilgher, il Sindaco Roberta Marchi, Il Responsabile
del circolo di “Continuità Ideale Giovanni Gentile e
il responsabile di CasaPound Pistoia Lorenzo Berti.
C’era tanta voglia di Comunità, di rivalsa per
un’idea gettata alle ortiche, iniziative, tante, sia
de “La Destra”, di Continuità Ideale, di Casapound
Valdinievole…..nuovi iscritti, tesserati,
simpatizzanti,
libri, Birre, e cene sociali, poi le politiche dei capi
si fanno ancora più ingarbugliate, Casapound
decide di trovarsi altra sede, l’amministrazione
Guidata da Roberta Marchi diviene speculare a
quello che accade a Roma….PseudoDestra e
PseudoSinistra insieme per spartirsi il consenso,
ignari, che il potere è in altre Mani. Anche Storace
annichilito dall’ennesima Sconfitta Elettorale si
arrende al progetto Vodoo di Resuscitare Alleanza
Nazionale. Che Fare?....Mollare e finire nella
massa qualunquista del non voto?...chiudere una
sede che è divenuta ormai centro culturale per
una variegata Umanità di Anime inquiete?
Boia chi molla, motto inciso sulla pelle di molti di
noi, a prescindere l’odierna collocazione. Nasce
l’idea di una Comunità Militante, per continuare a
tener viva una realtà che non merita
l’evaporazione per scelte verticistiche. Soliferrum
è la casa di quello che Resta de “La Destra” verso
AN2.0, del circolo Destra Domani, nato per unire
diverse anime “Filogovernative” in vista del voto
amministrativo, di Continuità Ideale, e soprattutto
della Federazione Provinciale del Fronte
Nazionale, convivenza difficile, ma non
impossibile, che vede queste mura in giorni
diversi ospitare movimenti diversi, ma
nuovamente coesi per eventi di carattere
Culturale.
L’invito d’aggregazione è stato rivolto anche agli
Amici di Forza Nuova, e di “Fratelli D’Italia” al
momento non hanno accettato, ma le ns. porte
sono aperte, come le ns. menti….chi chiude l’une
spesso chiude anche l’altre……a chi aspira alla
solitudine l’augurio di ritrovarsi Solo.
Exemplis vitae

Quello che avete fra le mani è il primo numero di


un bimensile che nelle intenzioni degli autori
dovrebbe divenire un "elettroshock" per le
coscienze di due mondi allo sbando.....il mondo
destro e quello sinistro, nell'accezione "Politica"
del termine. Politica, questa sconosciuta,
etimologicamente (dal greco "politikè", polis, che
significa città), secondo un'antica definizione
scolastica è l'arte di governare la società. In una
società dove il governare non è più un "arte" ma
un mero tener di conti, in questa oscurità, delle
personalità, delle fiammelle, assurgono la
rilevanza di incendiari.
La data scelta non è casuale, questo primo
numero, riporta quella del 26 novembre, in questa
data 93 anni fa (1920), nasceva un bambino
inquieto, che crebbe nel clima umanistico di casa,
grazie al padre, preside di liceo e provveditore

agli studi. Nella


grande
biblioteca
paterna si formò
una coscienza
politica e
divenne
Fascista.
Giuseppe
Niccolai, detto
Beppe (1920-

1989) nacque a Pisa il 26 novembre 1920


laureato in giurisprudenza. Volontario di guerra in
Africa Settentrionale, abbandonò il corso allievi
ufficiali lasciando quella divisione Folgore in
formazione a Tarquinia, nei cui ranghi era corso
primo fra i volontari universitari italiani. Al
momento della disfatta, viene catturato dagli
inglesi e finisce nel "fascists' criminal camp" di
Hereford, nel Texas. Molti anni prima delle
rivelazioni sul genocidio di soldati tedeschi,
Niccolai aveva rievocato le dure condizioni nei
campi di prigionia americani e la non civiltà degli
statunitensi. Deputato del Movimento Sociale
Italiano dal 1968 al 1976. La sua relazione alla
commissione parlamentare d’Inchiesta sul
fenomeno della mafia fu lodata da Leonardo
Sciascia. Consigliere Comunale del MSI a Pisa dal
1951 al 1980. Una vita politica in cui nel lungo
percorso missino arriva il rimettersi in gioco, a
riposizionarsi; subentra la necessità di
cambiamento che lo porta, all’eresia dell’aprirsi
agli "altri", alla volontà di modernizzazione.
Rimangono fermi ed intatti il rigore morale e
l’apertura mentale, la sobrietà, la lotta a tutte le
caste, l’allergia ai privilegi, la passione per un
popolo e per una Nazione. Su "Pagine Libere"
dell'ottobre del 1989 Marcello Veneziani scrive:
Eresia e serietà raramente vanno d'accordo. Se
trovi lo spirito critico non trovi la passione ideale.
Se trovi il gusto della cultura e dell'intelligenza
non trovi la fedeltà…. Se trovi l'esercizio ironico e
pungente dell'eresia non trovi la vocazione alla
militanza.. Uno dei casi, assai rari, in cui le due
facce coabitano…è stato Beppe
Niccolai......rarissimo vedere tanto spirito eretico
e tanta passione ideale, tanto esercizio del dubbio
e della critica al servizio di un vibrante amore per
la verità, e di un alto senso morale, tanta voglia
trasgressiva in un uomo che conservava ben
salda, da quarant'anni e più, la stessa bandiera
conficcata nel cuore." Ma al di la di dati Biografici,
chi era l'Uomo "Beppe". "Ahi Pisa, vituperio delle genti
del bel paese là dove sì suona, poi che i vicini a te punir
son lenti” (Dante Alighieri)" Niccolai era pisano, era
un missino che sognava di ricucire la ferita storica
tra fascisti e comunisti e di combattere insieme
contro la mafia, il potere democristiano,

i potentati
economici e
la servitù
americana.
Uno così chi
può
ricordarlo
oggi?
Nessuno, ma
proprio per
questo Beppe
merita di
essere
raccontato,
come un
limpido
marziano che
visse nell’era
ideologica
integrale, il

novecento, assorbendone le sue passioni ma non i


suoi rancori. Niccolai morì a Pisa il 31 ottobre
1989, nove giorni prima che cambiasse il mondo,
col Muro crollato e la caduta del comunismo
quando morì, lasciò un vuoto, lo stesso vuoto che
lo circondava quando era in vita. Beppe dissentiva
da Almirante, ed era all’opposizione
dell’opposizione, distante pure da Rauti.
L’avevano sistemato in una teca, con l’etichetta di
coscienza critica. A Pisa fu l’antagonista storico
di Adriano Sofri, che mobilitò Lotta continua per
impedire un suo comizio il 5 maggio del ’72. Negli
scontri con la polizia morì un anarchico, per
vendicarlo pochi giorni dopo fu ucciso Calabresi.
Ma Niccolai difese il suo «nemico» Sofri quando fu
accusato dell’omicidio del commissario. Sempre
"Contro", quando denunciò le stragi dei servizi
segreti; o quando con un'interrogazione
Parlamentare riuscì a scucire la verità su Argo16
nome in codice di un aereo Douglas C-47 Dakota
dell'Aeronautica Militare italiana precipitato a
Marghera il 23 novembre 1973, causando la
morte dei quattro membri dell'equipaggio, aereo
abbattuto dagli israeliani, perché aveva portato in
salvo alcuni terroristi arabi ricercati dal Mossad.
Quando arrivò
all'elogio al
Vietnam vittorioso
sull'imperialismo
americano. O
ancora, quando fu
espulso dal Msi ,
primo atto
compiuto da Fini
leader. Beppe

aveva fatto votare nell’88 alla


direzione del Msi un ordine del giorno contro i
potentati economici che aveva ripreso da un
comitato centrale del Pci: Fini aderì convinto. Poi
Niccolai raccontò al Corriere della Sera la beffarda
verità, non voleva prendere in giro il suo partito,
ma dimostrare che i pregiudizi ideologici
impediscono convergenze su temi condivisi, ma
Fini lo cacciò. Sempre Veneziani Scriverà:
"Conobbi Niccolai perché era in possesso di
appunti inediti di Berto Ricci........Ricordo una
sera a Pisa, in una scalcagnata «500» guidata da
un militante di Cecina, tale Altero Matteoli...... Nel
sedile posteriore, in condizioni disumane,
sedevano Niccolai e Tatarella; mi avevano
lasciato, benché ragazzo, il posto davanti, come si
usa per cavalleria alle donne, ai disabili e agli
intellettuali....Negli ultimi anni, quando le sue
graffianti rubriche sul Secolo d’Italia erano state
interrotte......scriveva solo sul suo foglio, L’Eco
della Versilia, voleva aprire il ghetto, dialogare
con il Craxi tricolore e sognava di ricucire con la
sinistra le scissioni del ’14 e del ’21. Beppe
raccontava che l’ultimo Mussolini aveva
raccomandato ai suoi fedelissimi: se crolla il
fascismo, aderite ai socialisti di Pietro Nenni.”
Negli anni '80, durante la presentazione di una
riedizione de "Lo Scrittore italiano" di Berto Ricci,
Pinuccio Tatarella e Beppe Niccolai, furono
costretti a "definirsi", le due risposte risultarono
antitetiche. "Più che "di destra", di "centro-destra"
si definì Tatarella. Sicuramente "non di destra",
anzi "di sinistra", si dichiarò invece Niccolai,
riagganciandosi alla tradizione che affondava le
sue radici nel Mussolini giacobino, nel
sindacalismo rivoluzionario di Sorel, nelle
avanguardie artistiche d'inizio Novecento, nel
fascismo sansepolcrista del 1919,
nell'interpretazione gentiliana del marxismo."
Pietrangelo Buttafuoco Scriverà: «Beppe Niccolai
aveva la capacità di vedere la realtà senza
l'affanno elettorale. Raccoglieva intorno a sé il
"mondo degli umili e degli indifesi" e diede alla
militanza politica un senso ed un imperativo
categorico..costruito con il cemento del progetto.
A lui, infatti, un uomo già monumento per stile e
dirittura morale, si rivolsero gli inquieti e tutti
quelli che dopo avrebbero lasciato la Destra alle
loro spalle. Non c'è oggi in circolazione un fascista
che non abbia avuto da Niccolai un regalo: la
fotocopia di una pagina importante, un libro
sottolineato nei punti giusti, una lettera». Nel
febbraio del 2002 si tenne a Roma, presso
l'affollatissima sala "Marinetti" del Ripa All Suites
Hotel, un Convegno su Beppe Niccolai
organizzato dal Fronte Nazionale al quale
parteciparono Pietrangelo Buttafuoco, Giampiero
Mughini suo caro amico/nemico", e Domenico
Mennitti. L'incontro non volle avere il sapore
lugubre di una commemorazione, ma volle essere
la riproposizione di Niccolai per l'attualizzazione
del suo pensiero. Da quel Pensiero 11 anni dopo
bisogna ripartire.

Funerali di Beppe Niccolai


Destra Domani

NASCITA A PESCIA DEL CIRCOLO


Il momento in cui nasce nella nostra città il Circolo Destra domani si
presenta come uno dei più tragici nella vicenda italiana degli ultimi
decenni, e di quella della destra in particolare. Come se non
bastasse, al colpo di Stato del novembre 2011, che ha portato al
governo una sinistra pur nettamente sconfitta dagli elettori, ne è
seguito un altro lo scorso maggio per mantenervela. Il terzo, infine,
si è consumato nelle ultime settimane, quando una parte minoritaria
ma determinante del Pdl ha stretto un'alleanza di ferro col Pd allo
scopo di blindare ( verbo orribile, entrato di recente nel linguaggio
politico , che evoca scenari sinistri , quali le invasioni di Budapest e
di Praga) il regime consociativo imposto da quei potentati finanziari
che determinano tutte le scelte, fino alle più insignificanti, del nostro
Paese. La sovranità nazionale è scomparsa e con essa si è capovolto
l'intero scenario politico . Sulle lotte che dividono la sinistra, pro o
contro Renzi, non mi esprimo: ognuno risolva i problemi di casa
propria, e quella non è la mia. Mi preoccupa moltissimo, invece, la
situazione della destra, nei cui valori mi sono identificato fin da
bambino, ma che al presente non riconosco più. Non mi convince
infatti il liberismo dogmatico e parolaio di Forza Italia, né il neo-
socialismo, strumentale e opportunistico, di Alfano e compagni.
Quanto agli spezzoni di provenienza aennina , alcuni mi potrebbero
anche persuadere, ma la ragione per la quale , se le elezioni fossero
domani, mi asterrei dalle urne, è che non vale la pena sprecare un
voto per liste intorno all'1 %, che resterebbero tutte fuori dal
Parlamento. La saggezza popolare affermava che per i regni divisi
non c'è futuro, e mai come in questo caso tale proverbio sembra
azzeccato. La verità è che alla destra italiana mancano oggi sia una
cultura adeguata che una leadership credibile. Senza voler
minimamente rinnegare il suo glorioso passato , che a ben guardare
rimonta all'antica Roma, adesso occorre immaginare e proporre
soluzioni creative e geniali ai gravissimi problemi della nostra epoca.
La realtà, che i politici non sono assolutamente disposti a riconoscere
, per la loro pochezza intellettuale o per mala fede, è la definitiva
implosione di quel modello di sviluppo consumistico-assistenziale
sorto mezzo secolo fa come effetto del consociativismo fra
democristiani , socialisti e comunisti, la peggiore iattura che potesse
capitare all'Italia. L'altra mancanza , quella di leader preparati e
credibili, è effetto delle scelte operate dal movimento berlusconiano,
riempito di yes men per non disturbare il manovratore, e di quello
finiano, troppo a lungo succube del potere assoluto di un capo
fasullo, sgonfiatosi miseramente di fronte alle prove della storia . Per
superare la frammentazione e ricompattare una destra seria e unita,
in grado di tornare a vincere le elezioni , occorre prima di tutto
elaborare una nuova cultura che si inserisca nel solco della tradizione
, ma adeguata ai nuovi problemi della società. Bisogna quindi
studiare, confrontarsi e riflettere proprio sui tanto malfamati ( dai
cretini e dai ladri ) massimi sistemi, riscoprendo una politica centrata
sulle grandi idee e non sul piccolo cabotaggio della furbizia e del
compromesso quotidiani, come purtroppo oggi avviene sia a destra
che a sinistra. Inoltre, occorre una nuova classe dirigente , preparata
e qualificata , sia a livello locale che nazionale. Il Circolo Destra
domani si propone di affrontare responsabilmente e seriamente
entrambi gli aspetti.
Esso si muoverà sul territorio, dibattendo i problemi atavici e nuovi di
Pescia , quelli mai risolti che provengono dal passato e quelli attuali ,
ma anche a livello generale, affrontando le grandi questioni
nazionali, come l'elaborazione di una nuova Carta costituzionale e di
un nuovo modello di sviluppo, argomenti a cui sarà dedicato un
impegnativo convegno l'anno prossimo. Il Circolo, che sarà presto
presentato ai cittadini in una apposita conferenza-stampa, è
attualmente composto dai seguenti membri:

Presidente Carlo Vivaldi-Forti

Coordinatore Giovanni Gentile

Direttivo:

Luigi Di Stefano

Roberto Ferrari

Barbara Giusti

Amedeo Lazzereschi

Michela Pagni

Lorenzo Puccinelli Sannini

Alessandro Ricciarelli.

Carlo Vivaldi Forti


Il 9 novembre, anniversario della caduta del Muro di Berlino,
da Roma, viene lanciato il ‘Movimento per Alleanza
Nazionale’. Francesco Storace per La Destra, Luca Romagnoli
per la Fiamma Tricolore, Roberto Menia per Futuro e Libertà,
Adriana Poli Bortone per Io Sud e Domenico Nania vogliono
ripartire tutti uguali andando al di là delle bandiere e delle
ambizioni personali, dando vita ad una iniziativa aperta alle
adesioni di singoli, di sigle e di ogni altra realtà politica sul
territorio che si impegni nel campo della destra.
AN e il suo simbolo appartengono a una intera comunità. Non
vuole essere una "operazione nostalgia" bensì una ripartenza
attraverso cui rivendicare una chiara scelta politica di destra
che sottolinei la differenza rispetto a coloro che si sentono di
centro-destra. Si vuole rivendicare un sentimento comune che
affronti temi inabissati da quando la destra non è più
rappresentata in Parlamento. Questa re-unione delle destra
vuole agire attraverso l’ascolto concreto di un esercito di
giovani con un futuro minato, con la ricerca di dignità e diritto
al lavoro, che si contrappongano alla vacuità di coloro che
governano, con il recupero della Sovranità del nostro Stato
quale strada da percorrere per le libere scelte e libere decisioni
che ci affranchino dalle lobby finanziarie che affondano il
nostro Paese. Essere nelle istituzioni non per sete di potere o
bisogno di scranni, ma per affermare idee, dove trovare casa a
una destra che non vuole essere snaturata, una destra che ha
bene in mente la tradizione di una famiglia naturale, che fonda
le sue origini in una civiltà cattolica. Diradare la nebbia nella
quale si continua a navigare con ferma risoluzione per una
regolamentazione alla cittadinanza, che si basi sul piano di
requisiti che comprendano la condivisione della cultura, delle
tradizioni e delle leggi! I temi della tradizione, a destra, sono e
rimangono il filo di unione, un filo lungo il quale la destra
sociale e popolare, vuole farsi carico delle categorie più deboli,
lottando contro i poteri forti delle banche che sempre più
stritolano cittadini e imprese. Una destra fermamente radicata
in temi etici, dal diritto di un bambino ad avere un padre e una
madre, non “genitore 1 e 2”, alla sacralità della vita e della
famiglia intesa come nucleo centrale della società.
Il Movimento per Alleanza Nazionale, vuole rimettere in
campo molti progetti che si basano sul rispetto e sull’amore per
gli Italiani e per una Europa dei popoli. Non ospiterà strutture
gerarchiche, non avrà federali, tutto nascerà dal basso.
Meritocrazia e coraggio, umiltà e serietà, etica e rispetto.
Saranno queste le linee guida della nuova Alleanza Nazionale,
per AN, per la Destra, per l’Italia.
Alleanza Nazionale, non rinasce dalle ceneri di una sconfitta
elettorale, o da inchieste giudiziarie, ma dalle incapacità della
sua classe dirigente! In ordine sparso non si raggiungono mai
mete importante mentre tutti assieme potremo diventare una
forza travolgente. La destra unita dovrà costituire una grande
aggregazione elettorale, coerente ed onesta -come è sempre
stata la sua fondamentale tradizione- in grado di restituire
all'Italia il suo orgoglio di grande Nazione, il suo doveroso
posto nel concerto politico e democratico europeo e la
consapevolezza delle proprie capacità per riprendere il suo
cammino e la sua rinascita sociale ed economica.

Comitato per una Nuova Alleanza


Dianora Tassinari
Continuità Ideale Valdinievole : 11
anni di documentazione della
nostra Storia.

Il 21 aprile 2002 un gruppo di 24 promotori


costituì a Pescia l'Unione Nazionale Culturale per
la Ricerca Storica Italiana “Continuità Ideale” con
le seguenti finalità :
-Ricordare alle giovani generazioni la verità
storica del Novecento, anche ai fini della
pacificazione fra gli italiani, nel superiore interesse
della Patria.
-Documentare sul piano storico le azioni, il valore
ed il sacrificio dei nostri combattenti.
-Mantenere vivo il ricordo dei Caduti , accogliere e
conservare ogni documentazione relativa ai fatti
bellici che videro impegnati i reparti delle nostre
Forze Armate.
-Programmare incontri culturali, conferenze e
dibattiti per presentare il lavoro di ricerca.
Ideatore e promotore del Circolo fu un valoroso
combattente dell'ultima guerra: Piero Salani, che,
coerentemente ai suoi ideali e alla parola data, nel
1943 scelse la via dell'Onore arruolandosi nella
Repubblica Sociale Italiana. Dopo aver
frequentato la Scuola Allievi Ufficiali di Lucca
trasferitosi successivamente a quella di Oderzo
(TV), dove divenne sottotenente, fu protagonista
di una delle pagine più nere della resistenza.
Infatti a guerra finita, dopo aver conseguito un
lasciapassare dal locale CLN, sopraggiunse una
brigata comunista che uccise tra inenarrabili
torture e sevizie 144 soldati della RSI e per cui i
responsabili furono condannati ad oltre 200 anni
di carcere, in seguito amnistiati dal
provvedimento del guardasigilli Palmiro Togliatti,
capo italiano del PCI. Assieme a Piero Salani
scampò fortunosamente all'eccidio, l'amico di una
vita, il tenente mons. Gino Marchesini, cappellano
della scuola, nativo di Ponte Buggianese,
esemplare figura di patriota e di sacerdote che
successivamente, dopo molti prestigiosi incarichi,
concluderà la sua avventurosa esistenza come
cappellano nazionale dei reduci della Repubblica
Sociale Italiana e parroco della Rettoria di Cristo
Redentore a Monsummano Terme.
Quando Piero mi parlò di questa sua aspirazione
di costituire il Circolo ne fui entusiasta e andai a
trovare casa per casa amici e conoscenti che
sapevo sensibili a questo tipo di iniziativa. Giovani
e anziani aderirono con entusiasmo stanchi di
dover sorbire dalla scuola, dai giornali e dai mezzi
di telecomunicazione le false verità della
storiografia ufficiale del dopoguerra dove la
Storia, che dovrebbe documentare senza censure
o cesure di sorta come effettivamente si sono
svolti i fatti, essendo scritta dai vincitori era ed è
intrisa di mistificazioni e troppi silenzi. Nei primi
decenni del dopoguerra infatti era proibito parlare
del periodo fascista e della RSI se non con con
termini dispregiativi e diffamatori. Va a merito di
scrittori come Pisanò, Pansa, Bianchi, Pennacchi,
Lembo, Pirina, Salvagnini e pochi altri se si è
finalmente iniziato a far luce sulla verità storica
del '900 dove fino a poco tempo fa nelle scuole
non si conoscevano l'olocausto italiano delle
Foibe, gli eccidi di oltre 50.000 italiani uccisi a
guerra finita perché appartenenti alla schiera dei
“vinti”, le vere e proprie angherie e discriminazioni
verso le vedove, le madri e i figli di coloro che
combatterono per riscattare l' onore d'Italia e
ritenuti dai vincitori “dalla parte sbagliata”. Un
monumento della cultura italiana, che aveva
avuto il padre,lo zio ed il cugino in RSI, il prof.
Gigi Salvagnini, cittadino onorario di Pescia,
accettò di essere nostro responsabile culturale e
scrisse per i soci del Circolo una monumentale
opera di 8 volumi documentatissimi che
apportarono una luce nitida sugli avvenimenti
avvenuti nella prima metà del '900 : da “Storie e
miti del fascismo Valdinievolino” a “Firenze spetta
agli inglesi”. Mons. Gino Marchesini aderì con
entusiasmo alla proposta di essere il nostro
cappellano e benedisse dopo una toccante omelia
il nostro labaro. Tra i tanti soci mi piace anche
ricordare la giovane ausiliaria Luigia Orazi
arruolatasi a 16 anni, sempre presente fino alla
sua scomparsa alle nostre iniziative e un giovane
operaio, Licurgo Mucci, che fu tra i primi entusiasti
aderenti e che abbiamo accompagnato
recentemente all'ultima dimora, come abbiamo
fatto per Piero Salani, con il nostro labaro
salutandoli con il nostro Presente ! Uno
struggente saluto che ha accompagnato questi
cari camerati nel Paradiso dei nostri Eroi. In undici
anni abbiamo presentato moltissimi libri di storia,
organizzato cineforum, pellegrinaggi ai luoghi
della Patria come Predappio,Ponte sul Mincio al
sacrario dei giovani volontari di Bir El Gobi, al
Vittoriale degli Italiani, Oderzo, Latina, Trespiano
al sacrario degli eroici caduti fiorentini, e
organizzato in un clima di vero entusiasmo la
tradizionale cena del 28 ottobre.
Forti dalle continue adesioni con grande
determinazione continueremo ad andare avanti
per documentare “controcorrente” la nostra vera
Storia. Lo dobbiamo ai nostri eroici caduti, ai
nostri combattenti, ai nostri numerosi giovani
pieni di fede e di coraggio ai quali lasceremo il
testimone consegnatoci dai nostri Padri per un'
Italia che forte della sua Storia e consapevole dei
Valori della sua Tradizione Nazionale cristiana,
romana e mediterranea possa affrontare le sfide
del futuro riappropriandosi della sua sovranità
nazionale nel solco della sua bimillenaria Civiltà.

U.N.C.R.S.I.-Continuità Ideale Valdinievole


Il coordinatore Giovanni Gentile
FARE FRONTE

La partita è iniziata!
Sabato 1 giugno, a Roma, è iniziato il percorso per la
Costituente di un nuovo soggetto politico, che a me è
sembrato giusto chiamare “Verso un Fronte Nazionale”:
verso, perché è un percorso; Fronte perché è una chiamata
di tutto il popolo italiano, affinché, compatto, si difenda
dalle violenze, dai soprusi e dalle ingiustizie, che il potere
usuraio vuole imporci con la complicità della cupola pd-pdl;
nazionale, perché bisogna ridare un senso identitario
all’Italia, affinché si torni a parlare di valori, di etica, di
territorio, di cultura. Deve essere una Costituente di base,
che dia spazi a tutti e permetta ad ognuno di sentirsi
costruttore di questo nuovo soggetto. Non ci sono né capi,
né capetti; questi, se ci saranno, nasceranno sul campo dal
riconoscimento degli altri, quando, dalla fase di
preparazione e studio, passeremo alla fase di attuazione
della battaglia politica. Quello che serve è una seria classe
dirigente, che sappia diventare riferimento per il movimento
ma, soprattutto, per l’Italia intera. Nessuno vuole creare
formazioni estreme o estremiste dello zero virgola qualcosa,
ne esistono fin troppe sia a destra che a sinistra, e, inoltre,
la vocazione estremista non ci appartiene, né appartiene al
popolo italiano, di cui ci sentiamo parte integrante. Radicati
nei nostri convincimenti, decisi nei nostri propositi di difesa
degli interessi nazionali lo siamo sicuramente. Nemmeno
vogliamo riproporre un’indistinta raccolta di coloro che si
autodefiniscono di destra, perché coloro, cui è stato dato il
compito di rappresentare in sede politica la destra in questi
anni, hanno governato per circa venti anni, dando pessima
prova di sé, al punto da disgustare proprio il popolo
cosiddetto di destra. Inoltre la destra, quella più
significativa, quella che avrebbe dovuto rappresentare la
difesa dalla sinistra, oggi è al governo proprio con quella
sinistra, per tutelare gli interessi dei poteri forti, contro gli
interessi degli Italiani. Meno che mai, e per le stesse
ragioni, vogliamo riproporre antistoriche ammucchiate di
centrodestra, soprattutto oggi che centrodestra e
centrosinistra sono appassionatamente concordi e solidali
nel voler affossare, con il governo Letta/Alfano, le residue
speranze di ripresa dell’Italia. Noi dobbiamo costruire la
casa comune di tutti gli Italiani, che, prescindendo dal loro
passato politico, sappiano mettersi insieme per
riappropriarsi delle chiavi di casa e ricostruire una Nazione:
l’Italia, che dia un futuro alle nuove generazioni, che sappia
capitalizzare in termini politici, economici e sociali lo
straordinario patrimonio culturale che possiede, che
comprenda l’enorme funzione sociale del lavoro contro le
assurde prepotenze della finanza, che ponga l’uomo al
centro delle sue attenzioni e tutele e che percepisca la
necessità di un’Europa politica forte, che sappia difenderci
dalle grandi potenze commerciali e finanziarie attualmente
alla conquista del mondo. Progetto grande, ambizioso, ma è
l’unico che ci può sottrarre alla trappola in cui una classe
politica imbelle e venduta ci ha portato; una grande forza di
popolo, che ridimensioni la voracità del potere finanziario e
neutralizzi i suoi strumenti più subdoli: banche, tasse,
Equitalia, disoccupazione, burocrazia ed inefficienza
pubblica, malasanità, sfascio della scuola, corruzione,
concussione….Non poniamo preclusioni nei confronti di
chicchessia, tutti potranno aiutarci a costruire questo nuovo
soggetto, purché accettino e rispondano ai paletti che ci
stiamo dando: unico vero discrimine tra noi e coloro che
vogliono servilmente continuare a seguire le antisociali
strategie di chi ci vuole servi dei signori delle carte, siano
esse di credito, monetarie o azionarie. Tutte le formazioni,
che si riconoscono nei paletti che rappresentano l’unico
vero discrimine, devono avere il coraggio di adattare la loro
natura ad una nuova concezione movimentista per
contribuire, anche con la loro azione pienamente autonoma,
alla costruzione di un’autentica rappresentanza
istituzionale, che sia al servizio del popolo, ma anche dei
movimenti che ne hanno facilitato l’elezione. Ora è tempo di
scendere in campo e costruire un avvenire per i giovani, un
futuro per l’Italia. Adriano Tilgher
GIANO:
Al di là
della
destra e
della
Sinistra

Oltre la destra e la sinistra, la foschia.


Conservatorismo, rivoluzione e assalto alla storia.
Il palazzo dei soviet, nel 93’ non crollava
diversamente dal Reichstag nel 45’. In mezzo
moltitudini di uomini in lotta contro la decadenza
e lo svilimento di un mondo che ci ha divisi. Ci
resta da abbattere il muro del dogma, quello che
ancora oggi permette ai soliti noti di guardarci
dall’alto verso il basso, mentre “pisciano” su di
noi, facendoci intendere che stia piovendo.
I marxisti con il materialismo dialettico, puro e
commovente, i Mussolini; figli di un Nietzche che
ha visto la luce e che l’ha comunicata mediante
voce stentorea, sono due facce di una medaglia
troppo luminosa da spegnere. Dopo la fine dei
blocchi le parole tornano ad assumere una nuova
forza, rinvigoriscono all’ombra della repressione.
Ed è con le parole, nitide ed irrevocabili che noi
frontisti ricomporremo la frattura creatasi negli
anni tra il popolo, voluta e calata dall’alto dal
sistema. Annegheremo le differenze, che pur ci
sono, in un obbiettivo comune: la marcia della
classe/nazione verso la storia. Il nostro
interlocutore è e deve essere imprescindibilmente
la classe/nazione: popolo unito e coeso nelle sue
prospettive economiche, sociali, spirituali e
nazionali. L’uomo di riferimento, del quale noi
auspichiamo la creazione (il Frontista), deve avere
le stesse aspirazioni che furono di tutti i popoli in
lotta, le stesse aspirazioni quindi, dell’italiano,
dell’Europeo, del Bolscevico, del Fascista,
insomma del rivoluzionario. Il grande sogno
dell’Europa Nazione deve diventare patrimonio
comune di tutti i popoli del mondo, uniti e in
guerra contro i poteri forti liberal liberisti. Le
divisioni pretestuose degli opposti estremismi, che
potevano avere un senso nel passato,
adesso
impallidiscono
di fronte
all’assalto bieco
e vile del
“turbo-
capitalismo”
sbavoso, che
tenta con la
forza, di
annientare non
già i popoli,
non già le
classi, ma
l’essere umano
inteso come
forza motrice
del Tempo,
come
ruota della storia, e ripensa il mondo in chiave
mercatistica; l’uomo è uno strumento di
produzione che segue le materialistiche e
inumane leggi del dio denaro. In questo contesto
storico e geopolitico, dove la libertà è divenuta
un’arma in mano a pochi, dobbiamo
necessariamente avere coraggio e rivendicarne il
possesso. Se questa è la libertà, noi siamo
tirannici.
La vera libertà da noi concepita è quella
dell’individuo libero all’interno di una stato
sovrano. Le altre definizioni di quest’alto valore,
sono soltanto strumento ostentato dal perbenismo
del marcio sistema democratico. “Se la libertà
dev'essere l'attributo dell'uomo reale, e non di
quell'astratto fantoccio a cui pensava il liberalismo
individualistico, il nostro movimento è per la
libertà. È per la sola libertà che possa essere una
cosa seria, la libertà dello Stato e dell'individuo
nello Stato”-cit. Diritti, definiti umani, feticci nelle
mani degli sfruttatori di ogni tempo, che
nascondono con protervia i propri interessi dietro
a sottesi dogmi blateranti: “nessuno dei cosiddetti
diritti dell'uomo oltrepassa dunque l'uomo
egoista, l'uomo in quanto è membro della società
civile, cioè l'individuo ripiegato su se stesso, sul
suo interesse privato e sul suo arbitrio privato, e
isolato dalla comunità. Ben lungi dall'essere
l'uomo inteso in essi come ente generico, la
stessa vita del genere, la società, appare piuttosto
come una cornice esterna agli individui, come
limitazione della loro indipendenza originaria.
L'unico legame che li tiene insieme è la necessità
naturale, il bisogno e l'interesse privato, la
conservazione della loro proprietà e della loro
persona egoistica.” Altra sporca spada da sempre
nelle mani dei soliti diritto umanisti, figli
dell’impero, è certamente il razzismo.
Con coraggio rivendicando, sia la nostra civiltà
europea e mediterranea, sia il nostro posto nel
mondo accanto ai poveri, ai combattenti, ai
rivoluzionari, al popolo tutto di ogni remoto
angolo del mondo. Sempre però, equidistanti sia
dal becero razzismo suprematista di certi
sedicenti nazi fascisti (che evidentemente poco
sanno di tali ideologie), sia dallo sciocco
multiculturalismo, fatale per le nazioni, che non
rispetta le biodiversità create con il sangue e il
sudore della storia. Tendiamo quindi la mano al
guerriero arabo che combatte contro l’impero, al
compagno indocinese che ha resistito alle lusinghe
di una modernità liquida, al fratello africano che
lotta contro il nuovo colonialismo, al contadino
indios che continua a coltivare le profonde radici
della sua storia. Se la democrazia dev’essere
l’astratto giogo con cui quantificare un gregge, se
dev’essere agone vacuo di frange dello stesso
oppressore, noi siamo antidemocratici. Ma
consapevoli che la democrazia non è questa: ci
poniamo a favore di una democrazia che qualifica
e che non quantifica, che considera l’uomo nella
sua accezione primigena del termine, uomo
avente passioni, gioie, dolori, emozioni e
sentimenti, e non uno sporco strumento di
produzione. Espressioni come “Capitale umano” o
“Azienda Italia” sono sottigliezze che non ci
appartengono. L’economia è solo lo slancio
virtuoso di un popolo che produce il suo futuro. La
società civile, per essere considerata tale, deve
essere fortemente meritocratica, e non
avvelenarsi con il meschino assistenzialismo che
nuoce gravemente al tessuto sano del paese. « A
ognuno secondo i suoi bisogni; da ognuno
secondo le sue capacità» Non ci venga affibbiata
l’etichetta di Darwinisti: in quanto socialisti
rivendichiamo senza compromessi il diritto
dell’uomo a poter costruire se stesso, il proprio
benessere e la propria identità in uno Stato
sovrano il cui compito primario è aiutarlo: non in
una stolida ricerca della felicità ma nella sua
legittima aspirazione di immenso. Alla base del
rinnovamento che ci impegniamo a portare c’è il
superamento dell’individualismo, come
preminenza dell’individuo rispetto alla società.
L’individuo è parte biologica di un essere
comunitario, deve avvertire costantemente
l’appartenenza ad una più alta missione morale,
che deve condividere con gli altri fratelli,
connazionali. Per far ciò è necessario estirpare
dalla mente di ognuno l’intero ciarpame culturale
che proviene da una cultura non nostra, atlantica
e profondamente egoista. Il sogno, tutto
ameriNano, di far collimare, con un colpo da
prestigiatore interessi privati e pubblici si è
trasformato in un incubo infernale, di cui tutti noi
auspichiamo la fine, dunque da questo il risveglio.
Ci rifacciamo, in questa opera, alle conquiste del
Venezuela Chavista, della Bielorussia di
Lukashenko, della nuova indipendenza della
Ungheria di Orban, delle strutture sociali Iraniane,
delle misure patriottiche di Putin, Kirchner,
Correa, Morales. Siamo consapevoli che il nostro è
un sogno, che deve combattere contro i mulini a
vento della repressione, della incomprensione,
degli egoismi (vestiti da sofismi) e del pregiudizio
dell’uomo medio. Come Frontisti non pretendiamo
nulla di meno che della Rivoluzione, socialista,
nazionale, sociale e popolare. L’Iperrealismo è
roba vostra. Il materialismo, il vostro modo di
adorare il futile, è un zavorra che non deve più
appesantire l’Italia, L’Europa, il Mondo. Nel
tentativo estremo e irripetibile di coniugare la
purezza teoretica del materialismo storico, la
tensione al sacrificio dello spiritualismo, la
fortezza e la sfrontatezza del nazionalismo
rivoluzionario, l’Utopia che vi fa tanto paura del
socialismo sempre più reale. Armati di
presuntuosa speranza, non ci fermeremo mai. Lo
sguardo fiero, l’animo puro e il corpo tutto proteso
verso una nuova alba. “Il potere è l’immondizia
nella storia degli umani/e anche se siamo soltanto
due romantici rottami/sputeremo ancora in faccia
all’ingiustizia giorno e notte/ siamo i grandi della
Mancia… Sancho Panza e Don Chisciotte!”
Lorenzo Centini
Andrea Brizzi
Globalia

LA NUOVA ITALIA PASSA PER IL MEDITERRANEO


Dopo la fine delle onde lunghe dell'atlantismo, l'Italia
si riscopre mediterranea. L'operazione Mare Nostrum.
Per un rinascimento mediterraneo serve un Europa
Diversa.

Dopo una sbronza, quando ci si riprende,


nell'ordine: ci si alza, ci si guarda intorno, si fa la
conta di quel che si ha e di quel che si è perso e si
barcolla in modo scomposto. L'Italia, non
diversamente s'è svegliata, di cattivo umore, dalla
ventennale sbronza atlantista. Saranno stati i
Migranti a Lampedusa, saranno state le difficoltà
nel portare avanti i trattati di Libero scambio con i
cugini americani, sarà stata la intermittente
guerra mondiale in Siria, ma L'Italia pare aver
capito, o essere disposta a capire, che il suo posto
è nel Mediterraneo.
I plenipotenziari italici, alla ricerca spasmodica di
una linea di condotta dopo aver constatato che
l'Ultramericanismo non paga più come prima, si
sono finalmente resi conto che la Geopolitica è
una scienza inesatta ma razionale, e che di
necessità è necessario fare virtù. Le parole
d'ordine sono cambiate. Dopo la tragedia di
Lampedusa L'Ammiraglio Luigi Bini Mantelli ha
strigliato i quadri dirigenti italiani, soprattutto non
militari, ammonendoli di come per un paese
proteso sul mare come l'Italia sarebbe stato
importante rafforzare la propria presenza, quasi
dovuta, e dare maggiore importanza ad uno
scenario che troppo spesso negli ultimi anni era
stato tralasciato in favore di ben più esotici luoghi
dove servire sottesi interessi soltanto
lateralmente nostri. Lo Tsunami da Sud che ha
caricato le coste del Mediterraneo ha dimostrato
quanto la comune cultura e politica intorno al
bacino Europeo sia qualitativamente diversa dal
resto del mondo. Con argomenti non troppo
diversi da chi, nei libri di Storia, imputa la fine
della potenza Veneziana allo spostamento delle
rotte commerciali nell'Atlantico, i fautori
dell'allineamento forzoso ai trascorsi Occidentali e
NATO (quindi atlantici) hanno negli anni reso la
parola Mediterraneo un lemma angusto, sporco,
privo di sbocchi.
Vent'anni dopo le
guerre Jugoslave,
che furono, nel
bene e nel male, le
ultime avvisaglie
apprezzabili della
presenza militare
Italiana nel
Mediterraneo, le
cose sono cambiate.
La crisi economica
ha risospinto il Nord
Europa, che vagheggia di unione intradoganali e
N’EURO, nel suo alveo storico, che è l'atlantico del
Nord. Il legame, artificioso e instabile che aveva
tenuto insieme per vent'anni le (s)fortune Nord e
Sud Europee, si è spezzato sotto il peso specifico
di un modello di sviluppo, economico e culturale,
che non poteva rimanere simile. Il rigore pseudo
industriale AngloTedesco ha deviato il percorso
del mondo Mediterraneo, qualitativamente
opposto, che negli anni ha sofferto l'appiattimento
su posizioni non proprie delle proprie punte di
diamante prospettiche: Posizione Geografica,
capacità economiche inclusive e elasticità
culturale. Delle tre, la più importante è
sicuramente la prima. La posizione Italiana, la più
protesa e la più dinamica delle tre Penisole
Sorelle,
è una porta sul Maghreb e strutturalmente portata
al dialogo geopolitico con il mondo Arabo. I casi si
enumerano, ma sono superflui: il filoarabismo di
Andreotti, il ruolo italiano nei (pochi) dialoghi
americano/iraniani, la solidale amicizia Libia-
Italia, lo sventurato protagonismo della
diplomazia italiana nella Non-gestione delle
Primavere Arabe. La capacità tutta Italiana, che è
segno tangibile pure della terza prospettica, di
saper parlare col mondo mediterraneo, sapendo
apprezzare le varie direttive cultural/politiche che
la grande varietà di Civiltà che affollano il
Mediterraneo offre, è un capitale diplomatico da
spendere in modo molto più oculato e redditizio.
Non secondariamente, tra le economie sud
Mediteranee quella Italiana è la più ricettiva verso
i capitali mediorientali e Turchi, testimoniata
peraltro dai progetti, per ora solo ipotizzabili, di
far passare proprio per lo Stivale due linee di
Forza del sistema petrolifero e gasifero mondiale
(Uno dal Levante uno dall'Iraq). Aiutati, che Dio
t'aiuta. L'ondata di stravolgimenti
politico/economici ha lasciato il Sud Europa in
mano a se stessa, se solo lo volesse. Anche
tentando, le classi dirigenti greche, spagnole e
Italiane non possono più chiudesi in un solipsismo
filotedesco. La crisi generica, declinata in senso
economico in Europa, e politico nell'arco
mediorientale, è un volano per un
riaccentramento in se stessi e verso i propri
bisogni più immediati, sia in senso temporale,
culturale, e propriamente geografico. Il caso dei
Migranti e l'egoismo di Malta hanno permesso una
prima fondamentale presa di coscienza geopolitica
in questo senso. L'attivismo con cui la diplomazia
italiana ha preso in mano al situazione, sbattendo
in faccia all'Europa il suo bisogno di non essere
lasciata sola nel ruolo di Frontiera demografica, è
stato un campanello distintamente avvertito a
Bruxelles. L'operazione Mare Nostrum costituisce
un precedente importante nella storia
comunitaria, visto che un paese sovrano si
riappropria della propria capacità assertiva. Per il
Rinascimento Europeo e Mediterraneo però serve
un Europa diversa, più cosciente del proprio
pachidermismo decisionale, e finalmente decisa,
se non a definire una linea politica comune,
almeno a lasciare i paesi sovrani a risolversi i
problemi come meglio credono.
Lorenzo Centini
DEMOS

Sintesi di un tradimento

Italia… Il “Bel Paese”, il nostro paese, l’unico.


Nazione, patria, tricolore. Queste sono le parole che più
sovvengono alla mente di un “vecchio giovane” quando pensa
a casa sua, ma subito le emozioni vengono offuscate dalla
fredda realtà materialistica di oggi. Altri concetti, altri pensieri,
non certo felici; i sacri colori sbiaditi, le vesti strappate, il
pianto della “Madre”. Forse sì, è tempo di rindossare l’elmo di
Scipio, di riprenderci quel domani che ci appartenne, di
vendicare la Dea Roma. All’interno dei nostri confini sempre
più invisibili, troppo forte si avverte la presenza di un giogo
straniero, come fu nei tempi orsono, quando il nemico lo si
poteva affrontare, lo si poteva combattere con le armi, perfetto
sfogo alle volte, di un popolo allo sbando. Già, proprio così,
un popolo allo sbando, una nazione disperata, che è distante
anni luce dal quel concetto ideale che fu la salvezza dei popoli.
Siamo vittime di un oppressore invisibile, che aspira alla
disgregazione, non solo delle nazioni, non solo dei popoli, ma
dell’uomo concepito e inteso come essere pensante, che vive e
non sopravvive. Le prove tangibili di questo vero e proprio
attacco frontale, da parte del liberismo imperante, sono agli
occhi di tutti. Al nemico non servono piani astrusi e misteriosi,
ma basta la semplice diffusione del concetto di libertà senza
vincoli. Basti pensare agli ormai due anni di dittatura palese
dell’alta finanza: governo Monti, governo Letta-Alfano,
fantocci di un’Europa che non esiste, poiché concepita in
chiave economicistica e non sociale e rispettosa delle
differenza dei vari stati membri, come dovrebbe essere. Anni
nei quali siamo stati schiavizzati da poteri atlantici, sionisti e
liberisti. Parlando di disgregazione del concetto di nazione, è
sufficiente pensare a come siano in questo momento inculcate
nella mente della gente, idee riferibili alla tolleranza estrema,
all’assistenzialismo annichilitore, al multiculturalismo che
tenta di mischiare le etnie, annientando così l’identità dei
popoli tutti. La colonizzazione mentale dell’uomo parte
dall’assenza di pluralismo dell’informazione, cavallo di troia
spacciato per civiltà, prosegue con la mediazione di un
ciarpame culturale americano, che identifica l’uomo come un
oggetto, un consumatore, fedele solo alla legge del dio denaro.
Infine, annebbiati gli occhi della mente umana, basta dialogare
con il popolo tramite concetti chiave che richiamano in realtà,
alle catene ideologiche sopracitate. La conseguenza di tutto
questo, è la chiusura delle sacche di resistenza che pur ci sono,
in un ghetto di pregiudizi; parole come nazionalismo, patria,
socialismo, anticapitalismo, vengono tacciate e stigmatizzate
come assurde e anacronistiche utopie del secolo scorso,
indegne di un uomo che beve al calice del progresso e della
modernità semplicistica. Coraggio è la parole d’ordine per
risollevare la testa dalla polvere, dobbiamo esprimere concetti
chiari e decisi; la classe politica (almeno la maggior parte di
essa) viziata da anni di corruzione, logiche romano centriche e
da comode poltrone, è complice e come tale deve essere
processata dal popolo. La famiglia, deve essere uno degli
elementi fondanti la società, e proprio la famiglia è l’ultimo
bersaglio dei poteri forti, dopo aver distrutto grazie alla crisi
economica illusoria, il lavoro, l’imprenditoria, il futuro dei
giovani; dopo aver ucciso la mente umana usando le sporche
armi sopracitate, dopo aver cancellato la vera politica, per
mano dei burattini della BCE e dei corrotti di ogni genere, non
resta che annientare proprio la famiglia.
L’apertura delle frontiere, la libera circolazione di persone, le
leggi sulle adozioni omosessuali, le dichiarazioni di personaggi
come Boldrini e compagnia cantanti, sono tutti strumenti il cui
uso è proteso alla realizzazione di questo vile obbiettivo,
ovvero la creazione di una società multietnica, nella quale si
parli una lingua mondiale, dove non esistano più tradizioni e
identità, dove l’unica legge possibile sia quella del mercato.
Dal nostro punto di vista, in quanto parte di quella falange
nazionalsocial popolare che ha il coraggio di dire no, che si
schiera semplicemente “contro”, non si può che cercare un
superamento delle sorpassate contrapposizioni identificabili
una volta come destra e sinistra, ma inutili in un contesto
politico nel quale, tali contrapposizione virtuali, collaborano
insieme e fanno da “camerieri” alla dittatura dell’alta finanza.
E’ tempo di lottare, è tempo di ricominciare a sognare un
futuro che è nostro, che ci appartiene e che ci hanno tolto con
la forza. Non solo l’elmo, non solo l’armatura, ma anche la
spada dell’offesa va dissotterrata, l’alba del nostro divenire non
potrà che sorgere al più presto. Riprendiamoci il futuro, perché
il domani appartiene a noi, e a nessun altro.

Andrea Brizzi
LA LUCE DELLA SPADA

A che cosa mi riferisco con questo termine?


La Spada è, da sempre ed in tutte le Civiltà,
simbolo di potere militare e di suprema Giustizia.
Con una Spada si creavano Re, si dirimevano
questioni e quesiti, si fondavano Città e si
distruggevano imperi. Per il Samurai la Spada era
qualcosa di più di un'arma. Essa era la
materializzazione stessa del suo Onore e della sua
Anima. Essa gli ricordava costantemente quali
erano i suoi Doveri, quale era la sua Via e come
perseguirla, il Bushido gli donava i canoni della
Disciplina, ed egli sublimava la propria esistenza
nello scopo del servire il proprio Signore .
Ugualmente, per il suo omologo d'Occidente, il
Chavaliere, la Spada era orgoglioso simbolo del
proprio rango, ed insieme al fodero, al cingolo,
agli speroni, al mantello ed ad ogni parte
dell'armatura, ricordavano l'intero Codice a cui
egli era legato, fino ed oltre la morte. La Spada
accompagnava il Chavaliere quale sua unica e
vera compagnia, nella preghiera, nella gloria della
battaglia, unico conforto nella sofferenza, fedele
compagna anche nella sepoltura.
La Spada era il simbolo di un mondo che cercava
la Luce, identificandola nel Santo Graal, ed alla cui
Cerca si sono dedicati, nei Secoli, i più illuminati
Spiriti.
Le Armi e le Crociate.

Questo articolo è il primo di una serie, dedicati


alle Armi nell’Età di Mezzo. Osserveremo il loro
sviluppo, il loro impiego, ma soprattutto sarà
ponderato il peso che le armi hanno avuto, più o
meno direttamente, negli eventi e nelle vicende
storiche. Per fare ciò, è necessario tenere sempre
presente alcuni fattori, che, da sempre,
condizionano le umane vicende. Puntando la
nostra attenzione alla seconda metà del XI°
Secolo, noteremo che, dopo i secoli della
decadenza dell’Impero Romano, dopo le varie
ondate di devastazione portata dai Popoli
Germanici ed Orientali, e dopo la rischiata
sottomissione da parte dell’Islam, non avvenuta
per varie cause, soprattutto interne all’Impero del
Corano, in Europa è in corso un boom
demografico, favorito da un periodo di pace e,
anche, da condizioni climatiche particolarmente
miti, che permettevano perfino la coltura della
vite in Inghilterra. Intanto, negli anni a cavallo
dell’Anno Mille, sulla spinta delle tensioni e delle
paure di Fine Millennio, si era accresciuto
enormemente l’uso del Pellegrinaggio ai Luoghi
Santi, in particolare Santiago di Compostela,
Roma, ma anche Gerusalemme, che, pur sotto il
dominio Fatimita, era sempre rimasta aperta ai
pellegrini ed ai credenti di tutte le Religioni. Certo,
oggi è difficile immaginare le reali condizioni di un
pellegrinaggio medievale: Il cammino era
interminabile, le strade, spesso ancora quelle
costruite dai Romani, o solo dei tratturi attraverso
boschi e montagne, erano insicure, come lo erano
le taverne e le locande, ove raggiri, rapine ed
aggressioni erano sempre in agguato, anche per
nobili, ecclesiastici, suore e badesse. Proprio lo
stupro e l’uccisione di una Badessa in
pellegrinaggio sarà , venti anni dopo il fatto,
chiamato a sostegno della necessità di una Guerra
Santa. Ma procediamo per gradi. L’aumento
demografico, conseguente alla rifioritura
economica e culturale di tutta Europa, cominciava
a provocare anche qualche problema, non
soltanto di sovrappopolazione, ma anche di ordine
pubblico: in sostanza, c’erano troppi cavalieri
erranti, figli cadetti di nobili casate, che, alla corte
dei fratelli primogeniti o al convento, avevano
preferito muovere verso l’avanture, in cerca di
fortuna e di affermazione. Questi giovani animosi,
aggressivi, orgogliosi ed arroganti, abili con le
armi, da soli o riuniti in vere bande, quando si
trovavano in ristrettezze non si facevano scrupoli
di rapinare i mercanti, i piccoli villaggi, i conventi,
costituendo un vero pericolo sociale, di difficile
controllo e gestione. La soluzione parve venire da
Oriente. L’Imperatore Alessio II Comneno, dopo la
disfatta del suo esercito nella grande battaglia di
Manzikerta, contro gli eserciti Turco-Arabi, si
trovava praticamente assediato a Costantinopoli,
ed ebbe l’idea di chiedere aiuto al Papa, Urbano
II, al quale, in sostanza, in cambio di aiuto
militare, si prospettava vagamente la possibilità di
una ricomposizione dello scisma tra la chiesa
Ortodossa e quella Latina. Il Soglio di Pietro non
poteva perdere l’occasione di riportare nell’orbita
di Roma metà della Cristianità, si attivò quindi
una delle più martellanti campagne di propaganda
mai viste, pulpito per pulpito, chiesa per chiesa,
cattedrale per cattedrale, al grido di “Dieu le
Volt”, “Deus Volt”,” Dio lo Vuole!” . Ci vollero anni
e Concili, ma quando il primo Iter Jerosolimitanus
si mosse, fu subito chiaro che il mondo non
sarebbe stato più lo stesso. Ma ritorniamo sulla
richiesta di aiuto di Alessio II: sappiamo che il
valore dei guerrieri d’Occidente era apprezzato a
Costantinopoli, tanto che dal X° Secolo, la guardia
personale dell’Imperatore era costituita da
guerrieri Variaghi, ovvero Vichinghi; ma perché
una potenza che aveva fatto tesoro delle tecniche
belliche sia dell’antichità sia dell’Oriente, che
conosceva ogni segreto della Poliorcetica e
dell’impiego del Fuoco Greco, in terra ed in mare,
era così colpita, quasi affascinata, come si evince
dalle descrizioni della Principessa Anna Comnena,
dai massicci, rudi, poco profumati guerrieri
franchi? I Bizantini erano legati a tattiche che
venivano sia dall’antichità Romana sia da influssi
Orientali, come nel caso dei Cavalieri Catafratti,
figure originarie della Persia preislamica, cavalieri
sì pesantemente corazzati, ma che non erano
tatticamente in grado di controbattere, in numero
e velocità, i rapidi, micidiali e sfuggenti arcieri a
cavallo Musulmani.
I guerrieri ed, in particolare, i Cavalieri occidentali
si distinguevano per forza e vigore fisico,
ardimento ed aggressività, fanatismo e cupidigia,
ed il caratteristico armamento pesante, in maglia
di ferro, permetteva loro delle “performances”
belliche altrimenti impossibili. La loro spada, dritta
e a due fili, avrebbe “colpito” così tanto gli
avversari Musulmani, che essi avrebbero
continuato a produrla ed usarla fino al XIX°
secolo.
La tradizione cavalleresca Europea aveva
determinato, inoltre, una selezione di cavalli da
guerra unici per stazza, resistenza e carattere,
animali che, una volta bardati e corazzati,
divenivano un tutt’uno con il loro cavaliere, una
macchina bellica perfetta e quasi invulnerabile,
che, lanciata alla carica in file compatte, non
trovava niente che, in campo aperto, potesse
opporre resistenza. Ecco dunque le ragioni della
chiamata da parte dell’Imperatore, che
necessitava, però, solo di sostegno militare, il
quale mai avrebbe immaginato quali
conseguenze, anche per la stessa Costantinopoli,
avrebbero avuto le sue parole. Va detto che anche
lo stesso Papa Urbano II, chiamando dal Concilio
di Clermont al pellegrinaggio armato la Cristianità,
non pensava certo che moltitudini eterogenee
prive di organizzazione, di rifornimenti, di
comando, riuscissero ad arrivare davvero in
Terrasanta, guidate, come erano, solo dal
fanatismo di eremiti visionari, che non sapevano
neppure in che direzione fosse Gerusalemme,
Senza avere la pretesa di spiegare in poche righe
un fenomeno come quello delle Crociate, che
risponde a complessi fenomeni ciclici di incontro-
scontro, tra Occidente e Oriente, spero di aver
aperto una finestra, con un punto di vista un po’
originale, sui grandi perche del Medioevo.

David Valori
ELEGIA
Estratto da:
Saluto e Augurio
..Voglio parlare a un fascista
prima che io, o lui, siamo
troppo lontani.
E' un fascista giovane,
…è nato in un paese
ed è andato a scuola in città..
Ascolta. Voglio farti un discorso
che sembra un testamento.
……Difendi i paletti di gelso, di ontano,
in nome degli Dei, greci o cinesi.
Muori di amore per le vigne.
Per i fichi negli orti. I ceppi, gli stecchi.
Per il capo tosato dei tuoi compagni.
Difendi i campi tra il paese
e la campagna, con le loro pannocchie
abbandonate. Difendi il prato
tra l'ultima casa del paese e la roggia.
I casali assomigliano a Chiese;
godi di questa idea, tienila nel cuore.
La confidenza col sole e con la pioggia,
lo sai, è sapienza santa.
Difendi, conserva, prega! La Repubblica
è dentro nel corpo della madre.
I padri hanno cercato e tornato a cercare
di qua e di là, nascendo, morendo,
cambiando: ma son tutte cose del passato.
Oggi difendere, conservare, pregare. Taci!..
.. Dunque, ragazzo dai calzetti di morto,
ti ho detto ciò che vogliono gli Dei dei campi.
Là dove sei nato.
Là dove da bambino hai imparato
i loro Comandamenti…….
Tu difendi, conserva, prega: ma ama i poveri:
ama la loro diversità. Dentro il nostro mondo, di’
di non essere borghese, ma un santo
un soldato: un santo senza ignoranza,
un soldato senza violenza.
Porta con mani di santo o soldato
l'intimità col Re, Destra divina
che è dentro di noi, nel sonno.
Credi nel borghese cieco di onestà.
anche se è un'illusione, perché
anche i padroni hanno
i loro padroni, e sono figli di padri
che stanno da qualche parte nel mondo.
E' sufficiente che solo il sentimento
della vita sia per tutti uguale:
il resto non importa, giovane con in mano
il Libro senza la Parola.
Hic desinit cantus. Prenditi
tu, sulle spalle, questo fardello.
Io non posso: nessuno ne capirebbe
lo scandalo. Un vecchio ha rispetto
del giudizio del mondo: anche
se non gliene importa niente……Deve
difendere i suoi nervi, indeboliti,
e stare al gioco a cui non è mai stato. ...
Pier Paolo Pasolini
Diranno che sono matto Manichini

Diranno che sono matto, Sguardi spenti,


ma davvero ve lo giuro! negli occhi
Ho visto un gregge di pecore della gente,
Attaccare i suoi simili, occhi abbagliati,
spacciati per lupi, accecati dalla luce
travestiti da lupi. tremolante,
Ho visto la vita effimera e bugiarda
Tramutarsi in morte, di un Dio sporco,
di fronte alle scatole buie che toglie colore ai sogni,
nei divani la sera. che togli il sogno
Ho udito le risate alla vita.
Sorde, disperate Manichini freddi,
E convinte avvolti da sintetiche nebbie,
della gente, mossi da fili tristi.
dopo che la “Coca cola” Freneticamente avanzano
ci ha chiamati per nome. Nei deserti,
Ho visto muri pieni di dove trovano
speranza, altri manichini,
folle rumorose altri cadaveri,
nel silenzio della notte. E lì sopravvivono
Lo faranno, Affamati di oggetti,
diranno che sono matto, tra l’odio e il disprezzo
sordo e cieco, che c’è tra di loro.
ma le mie lacrime E con le tasche piene
quelle le vedo.. Di luce tremolante,
Seduto in vetta ad un la mente vuota,
monte, la vita satura
o ad un tavolo di “roba”,
con una penna e un foglio di stringono tra le mani
fronte. il nulla.

Andrea Brizzi 26/08/13 Andrea Brizzi 23/09/13


SEGNI: FOLLE NARCISO
Al segno degli accadimenti passati,
Mi amo:
folle di servi, stringono Regine
Mi piaccio interiormente,
nell’alcova dei miei cromosomi. In Me, conscio e subconscio,
L'Eresia di Demos Marciano uniti
ciba schiavi per debiti con sconfitte Verso la Divinizzazione del Mio Io.
guerriere. Mi obbedisco internamente:
Partorendo automi a saturarne gli Il Mio corpo risponde, (umile
spazi. schiavo)
Spirale d'Europa Ad ogni Mio celebrale comando.
Etereo continente bramante Amo la Mia capacità di farmi del
Medioevo. male,
Un’implosione scinde le cellule in Di martirirzarmi su di un terreno
esseri propri. di certa sconfitta.
Un Re crudele ed austero Sublime!
Alleva poeti a pagamento e streghe (Non in una facile vittoria, ma in
sensuali. una dignitosa sconfitta, sta la
Rilucenti specchi di un’epoca grandiosità).
morente. Mi amo:
Ogni parte di me cerca il suo Graal Amo la Mia allergicità ad una vita
dov'è quello dell'altra: normale,
Nessuna lo trova nel segno del noi. Le Mie menomazioni nel compiere
Segni dell'umana sventura l'Uomo: cose banali,
Muore al futuro nonostante il suo (incapacità di banalità?).
credo. Mi amo cosi tanto,
Vano al futuro nonostante il suo Da desiderare la Mia distruzione,
Segno. Per impedirmi di farmi del Male.

Marco Braccini 1986 Marco Braccini 1983


PASSATI

Ore, sono ore, o giorni forse,


Che mi agito in preda ad un'Angoscia senza nome,
Come se attendessi qualcosa, qualcuno.
Ma' chi? Che cosa?
Un istinto mi porta a guardarmi continuamente alle
spalle,
Sapendo che non c'è nessuno.
Eppure è come se attendessi di vedere qualcuno,
Mentre il mio Io ha bisogno di calma, di silenzio, di
pace.
Per pensare, per cercare di capire, che cosa?
E' proprio questo che non riesco ad afferrare,
E' tanto il caos in me che non riesco a vedere nessun
futuro,
Mentre vegeto il Presente
E mi rifugio sempre più spesso in un Passato Recente
quanto Lontano.
Il vento del tempo scorre senza pietà,
Eppure lentissimo nello stillicidio di giorni fatti per
essere dimenticati,
Anni che scorrono in silenzio
Portandosi via tutto ciò che un tempo valeva la pena di
essere vissuto,
Ciò che ti ha allietato, ciò per cui hai riso, pianto, lottato
Mentre il vento già riporta una nota,
Un profumo, un riflesso mai dimenticato di un passato
che,
Chissà perché, è sempre più felice del presente.

Davide Valori 1987

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