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4 Wu Ming, Il professore, il barone e i bari. Il caso Tolkien e le strategie interpretative della destra,
www.wumingfoundation.com/giap/?p=6365.
5 F. Jesi, Cultura di destra, a cura di Andrea Cavalletti, Nottetempo, Roma 2011, pp. 297. Edizione
arricchita da alcuni inediti come il saggio “Il cattivo selvaggio” sulle logiche implicite del razzismo
6 E. Manera, Religioni della morte. I volti della Cultura di destra in Furio Jesi,
www.doppiozero.com/dossier/cultura-di-destra/religioni-della-morte-i-volti-della-cultura-di-destra-
furio-jesi
“pacificazione” è intesa non già come arresto di polemiche stantie (l'anticomunismo e
l'antifascismo sono tuttora di gran moda per esasperare gli animi e produrre voti) ma
come invito alla fiacchezza e alla duplicità di chi nega la tua stessa identità ma depone
corone per i tuoi morti, allora ben vengano tutte le rivolte a questa manfrina.
L'ideologia e il fine di questo buonismo livellatore sono espressi in pieno in Cuori Neri. I
morti non sono Caduti ma vittime. E di che altro sono vittime se non della pericolosità
di idee forti e di sentimenti forti? I morti, secondo quest'ideologia istituzionale,
vengono pianti come casi umani e non come esempi eroici. La loro fine è un monito
contro le idee che scaldano le teste e gli animi e che non portano a nulla, mentre il
compromesso quotidiano, la scivolosità esistenziale, lo sminuzzamento dei concetti,
l'assenza di sogni e la fuga dei pericoli rappresentano la grande conquista. Quella
stessa che ci ha condotti nell'abisso in cui ci troviamo ora. Uno scossone contro questa
routine avvilente ci voleva»7.
Ma del caso Cuori neri8 parleremo più avanti. Perché il bestseller di Luca Telese
ha segnato, per due diverse ordini di ragioni, un punto di svolta: da una parte
ha portato allo scoperto il nodo politico della questione, il rifiuto cioè da parte
di uno zoccolo duro della “fascisteria” di accettare la distinzione tra vittime
'innocenti' e 'colpevoli', un rifiuto che si è spinto fino a ventilare forme di
boicottaggio nei confronti del giornalista, dall'altra, dimostrando le potenzialità
della nicchia di mercato, ha favorito la produzione di volumi di taglio
giornalistico che, per quanto segnati da consistenti limiti di prospettiva, hanno
offerto comunque una consistente messe di testimonianze, utili a coprire i tanti
buchi lasciati appunti dalla memorialistica diretta.
1. I materiali esistenti
Nonostante i problemi culturali e “giudiziari” esistenti, la massa complessiva
dei materiali disponibili per la costruzione di un archivio della memoria della
destra radicale negli anni di piombo è consistente, pur nella sua eterogeneità:
• narrativa dalla palese ispirazione autobiografica
• saggistica autobiografica (talvolta mediata dalla presenza di una
“spalla”/ghost writer)
• testimonianze offerte a progetti di ricerca
• testimonianze offerte ad autori (in gran parte giornalisti)
7 G. Adinolfi, Rossi e i custodi della memoria, uno scandalo opportuno, 1 ottobre 2011,
www.fascinazione.info/2011/10/adinolfi-rossi-e-i-custodi-della.html
8 L. Telese, Cuori neri, Sperling & Kupfer, Milano 2006, pp.796 ill.
elevarsi è diventarne consapevole, trasformando il nichilismo stesso da passivo ad
attivo»9.
Abbastanza esplicito il calco tra vita e racconto nel suo primo romanzo Una
sera di inverno10, anche se nella forma di un'autobiografia collettiva. Nel suo
caso, piuttosto che da prudenza ispirata dalle vicissitudini giudiziarie, la scelta
di stemperare i riferimenti individuali in un io collettivo, prevale il senso della
misura e del pudore. Nella postfazione Andrea Bedetti parla esplicitamente di
«un manifesto esistenziale e generazionale. Un romanzo, quindi, che investe
direttamente coloro che, oltre ad appartenere ad una precisa fascia d’età (con
l’inevitabile bagaglio di ricordi, errori, speranze, sensazioni e delusioni), hanno
condiviso esperienze politiche o ideologiche. E qui, fatalmente, le rimembranze, le
amarezze, i tuffi gelidi nelle onde del passato si moltiplicano e si amplificano nel
presente. Il romanzo di Cesare Ferri è, di conseguenza, una decodifica, una cartina di
tornasole che cambia appena viene toccata da quanti hanno sperimentato lo stesso
percorso di Arrigo. E leggendo delle sue vicissitudini, viene alla mente il saggio di Ernst
Jünger, Il Trattato del Ribelle. Anche Arrigo, il ribelle di questa storia, si è ritirato nel
bosco abbandonato la città nella quale ha lottato, sognato e rischiato la pelle”. E
infatti Cesare Ferri ha consumato il suo personale “passaggio al bosco” abbandonando
Milano per un paese della Bassa lombarda»11.
Di ispirazione biografica, ma della fase post-politica, e a partire da un radicale
cambiamento, l'ultimo romanzo, di recente pubblicazione, Vite di cristallo12,
una storia di incomunicabilità e di solitudine, connesse alla condizione di chi si
sente irrimediabilmente diverso dal conformismo imperante.
1.1.2 Alessandro Preiser/Danieletti
Alessandro Preiser ha costituito un autentico caso letterario a metà dello scorso
decennio. Autore di un romanzo dalla scrittura barocca ma dall'evidente piglio
autobiografico, ha goduto della potente malleveria di un accademico del peso
di Claudio Magris:
9 Www.cesareferri.com
10 C. Ferri, Una sera di inverno, Settimo Sigillo, Roma 2007, pp. 156
11 A. Bedetti, Postfazione in C. Ferri, op. cit, p.156.
12 C. Ferri, Vite di cristallo, Settimo sigillo, Roma 2011, pp. 184
13 C. Magris, Anni neri, vissuti alla sanbabilina, in « Il Corriere della Sera», 8 aprile 2004, p. 33
Un giudizio “forte” se si considera che il suo ultimo arresto (nel giugno 1999)
riguarda un episodio di rapina a una prostituta con violenza. Preiser14 è infatti lo
pseudonimo di Alessandro Danieletti, uno dei sambabilini arrestati dopo la
sparatoria di Pian del Rascino in cui rimase ucciso il capo della Sam e del
braccio armato del Mar, Gianluigi Esposti: dopo un breve dibattito tra forum e
blog sono riuscito a convincere i miei interlocutori sulla sua identità, essendo
stata in alternativa avanzata l'ipotesi che si potesse trattare di altri “milanesi”,
in particolare Maurizio Murelli o Fabrizio Zani. A una prima vita (e detenzione)
da terrorista nero ha fatto seguito per Danieletti una esperienza assai
drammatica da tossicodipendente e spacciatore che l'ha riportato in carcere.
Del che è testimonianza in un secondo romanzo, Tabacco bruciato15, che ha
analoghe caratteristiche del precedente: fortemente ispirato alla sua vicenda
reale ma con una certa compiaciuta attenzione al ghirigoro letterario,
all'affettazione lessicale, alla complessità della struttura.
1. 1. 5 Mario Merlino
L'anarco-fascista coprotagonista della prima inchiesta giudiziaria sulla strage di
piazza Fontana – quella contro il circolo 22 ottobre e il ballerino Pietro Valpreda
- è oggi un insegnante di filosofia in pensione che svolge da oltre un decennio
una cospicua attività letteraria e artistica. La sua modalità espressiva prediletta
è l'assemblaggio di testi poetici, drammatici e musicali per drammatizzazioni
tematiche messe in scena da giovani dei centri sociali di destra. I materiali
prediletti sono quelli degli intellettuali collaborazionisti francesi. Ma in un caso
(E venne Valle Giulia19) Merlino ha scelto il “romanzo di educazione
sentimentale”, dal taglio rigorosamente autobiografico: materiale prezioso per
lo studio della mentalità e dei miti fondatori della prima generazione
neofascista, quella che si è affacciata alla politica nella seconda metà degli
anni Cinquanta senza aver avuto la possibilità neanche di giocare ai “ragazzi
della via Pal”, come era invece toccato a Paolo Signorelli. La scelta però di
tranciare il racconto con il Sessantotto, se risponde perfettamente alla logica
17 A. Buccheri, Schermi di piombo, anni di piombo: "Io non scordo" e gli scontri alla Sapienza, 28 maggio 2008, in
http://angolonero.blogosfere.it/2008/05/schermi-di-piombo-anni-di-piombo.html
18 G. Marconi, Io non scordo, Edizione speciale con scritti inediti, Moimeme corporation, Roma 2011, pp. 160 [1a
edizione, Settimo sigillo, Roma 1999, 2a ed. Fazi, Roma 2004]
19 M.M. Merlino E venne Valle Giulia, Settimo Sigillo, Roma 2008, pp. 143
interna del romanzo, lascia però il lettore con l'amaro in bocca e con tutti i
dubbi irrisolti. A distanza di più di quarant'anni dalla “madre di tutte le stragi”,
infatti, anche se sono fugati i dubbi sulle sue responsabilità giudiziarie (a
queste conclusioni si oppone il recente corposissimo saggio di Paolo
Cucchiarelli20, che rilancia la pista anarchica, sia pure in funzione subalterna,
ipotizzando l'esecuzione di un duplice attentato) resta infatti aperta la
questione dell'“infiltrazione a sinistra”, fenomeno che ha in Merlino, appunto, la
figura più nota. Disegno strategico di provocazione promosso da centrali di
intelligence atlantica (operazione Chaos)? Tentativo autarchico di costruire un
fronte unico rivoluzionario per la “disintegrazione del sistema” (la cosiddetta
“doppia linea” di Freda)? Spinta generazionale in una fase storica
particolarmente convulsa? Numerosi elementi evidenziati lungo tutta la
narrazione – dalla passione per Kerouac e la letteratura beat ai viaggi in
autostop alla conquista del mondo – vanno nella direzione di evidenziare uno
stato mentale condiviso che innerva la rivolta. Non poteva essere altrimenti. I
successivi esiti politici e intellettuali dello stesso Merlino confermano
comunque che la stagione anarchica non si spinta fino allo strappo con
l'identità neofascista, sia pure di un fascismo eretico, colto ed eroico.
23 G. Adinolfi-R. Fiore, Noi, Terza posizione, Settimo Sigillo, Roma 2000, pp. 173
24 G. Adinolfi, Nos belles années de plomb, Aencre, Paris 2004, pp. 199.
25 P. Signorelli, Professione imputato, (a cura di G. Compagno), Sonda, Torino, 1996, pp. 143
principali imputazioni (organizzazione della strage di Bologna, omicidio di due
magistrati e di un passante scambiato per il bersaglio effettivo del commando
terroristico). La narrazione è focalizzata sulla dimensione penitenziaria, con
una dettagliata ricostruzione dei dispositivi persecutori dispiegati nel corso di
un lungo arco temporale ai suoi danni (negazione del diritto alla salute,
trasferimenti vessatori, isolamenti arbitrari) ma anche con una significativa
attenzione alla variegata umanità che negli anni ’80 ha popolato l’universo
carcerario e un gusto insistito per la caratterizzazione dei personaggi. Pur
assumendo, quindi, l’estrema parzialità della strategia delle rilevanze che ha
definito l’organizzazione narrativa, è possibile ricavare comunque numerosi
elementi di testimonianza storica: dal rapporto in carcere tra detenuti politici
neri e grande malavita metropolitana (i banditi Turatello e Vallanzasca) alle
dinamiche interne ai prigionieri politici neofascisti. D’altra parte Signorelli è
stato uno dei più importanti (e fluviali) testimoni utilizzati da Rao nella sua
“trilogia della celtica”. Il “professore” non si sottrae alla narrazione sia delle
sue vicende personali (a partire dall’attività di fiancheggiatore dell’Oas alla
fine degli anni Cinquanta) sia dei numerosi episodi di cui è stato testimone
diretto (l’omicidio Mantakas) o protagonista (la ricostruzione di Ordine nuovo in
clandestinità).
26 P.L. Concutelli (con G. Ardica) Io, l'uomo nero: una vita tra politica, violenza e galera. Marsilio, Venezia, 2008,
pp. 223.
possibile sottoporle a confronto e a verifica. Intanto un altro lavoro storico di
Rao27 sostanzialmente avvalora la ricostruzione storica dell'omicidio in carcere
dell'avanguardista Carmelo Palladino offerta da Concutelli: una vendetta
maturata nel clima avvelenato di quell'anno feroce e non, come sostenuto da
Vincenzo Vinciguerra, una rappresaglia per un conto sospeso con Avanguardia
nazionale dai tempi delle comune missioni internazionali nella “guerriglia
anticomunista”.
tascabile.
31 P.A. Corsini, I terroristi della porta accanto. Storia di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro: due vite violente
nella destra eversiva italiana, Newton Compton, Roma 2007, pp. 300. Il volume è l'ampliamento e l'aggiornamento
di un precedente testo, Storia di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, Pironti, Napoli 1999, pp. 272 .
32 A. Colombo, Storia nera. La verità su Bologna di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, Cairo, Milano 2007, pp.
366
33 G. Semprini La strage di Bologna e il terrorista sconosciuto. Il caso Ciavardini, Bietti, Milano 2003, pp. 377.
34 G. Semprini – M. Caprara Destra estrema e criminale:da Stefano delle Chiaie a Paolo Signorelli, da Mario Tuti ai
fratelli Fioravanti: storia, avvenimenti e protagonisti delle destra eversiva italiana. Newton Compton, Roma 2007, pp.
380. Il volume è costruito prevalentemente su interviste a protagonisti, da Pierluigi Concutelli a Massimiliano Taddeini.
35 U.M. Tassinari, Fascisteria. Storia, mitografia e personaggi della destra radicale in Italia, Sperling & Kupfer,
Milano 2008, pp. 704 [1a edizione Castelvecchi, Roma 2001, pp. 575, con diverso sottotitolo: I protagonisti, i
movimenti e i misteri dell'eversione nera in Italia]
36 Nella sezione “I testi in Pdf” del mio blog “Fascinazione”: www.fascinazione.info.
37 L. Telese, Cuori Neri, Sperling & Kupfer, Milano 2006, pp. 800
21 neofascisti uccisi negli anni di piombo, Telese, ma anche
evidenziando le falsifi cazioni incrostatesi negli anni (molti di questi
omicidi erano stati liquidati come eff etto del “fuoco amico”: dal rogo di
Primavalle a Mantakas, da Zicchieri a Pistolesi) costruisce un nuovo
senso comune che parte dal riconoscimento del fatto che a fianco della
violenza fascista e brigatista, a insanguinare il Paese c'era stata anche
la violenza antifascista. Anche se la sua ipotesi interpretativa (gli
omicidi dei “neri” erano una tappa iniziatica lungo il percorso verso la
“guerriglia rossa”) è controversa, Telese ha notevoli meriti: da una parte
ha promosso una fi orente produzione editoriale, con una collana
dedicata, e da lui diretta, “Le radici del presente” di Sperling & Kupfer,
dall'altra ha off erto al “popolo postmissino” il senso di una storia che si
andava disperdendo con la dissoluzione dell'identità neofascista in
Alleanza nazionale.
1.4.2 La trilogia della celtica
Un contributo decisivo all'accumulo di un consistente deposito della
memoria è off erto dalla trilogia di Nicola Rao 38 , che da più di vent'anni è
impegnato in un'accanita e appassionata ricerca sul neofascismo. Per la
sua trilogia “della celtica” ha intervistato praticamente tutti i
protagonisti degli anni di piombo disponibili al confronto, con qualche
signifi cativa eccezione (come Freda e Pedretti) ma ha integrato il tutto
utilizzando importanti materiali investigativi, come l'intera serie dei
colloqui tenuti da una cinquantina di detenuti politici “neri”, interrogati
dal capitano dei Ros Giraudo nella fase preliminare dell'inchiesta che ha
messo capo all'ultima serie di processi per le stragi di Milano e di
Brescia.
Il primo volume, La fiamma e la celtica (30mila copie vendute, più di
cento presentazioni), che è l'edizione riveduta e ampliata di
Neofascisti 39 , rappresenta un altro clamoroso caso di successo: perché
nel ricostruire la storia missina (con qualche incursione
nell'extraparlamentarismo: da San Babila a Terza posizione) si innesta
sulla domanda di identità politica del popolo postmissino già suscitata
dal libro di Telese, dandole respiro e profondità. Il secondo, invece, Il
sangue e la celtica, focalizzato sulla stagione delle stragi, innesta un
vespaio di polemiche perché Rao, giornalista dichiaratamente di destra,
incrociando testimonianze inedite e atti giudiziari, si prende la
responsabilità di sostenere la colpevolezza dei neofascisti per le stragi
di Milano e di Brescia. Il suo endorsement colpevolista scatena la
durissima reazione dei leader della destra radicale, come Gabriele
Adinolfi e Maurizio Murelli, che già avevano contestato il paradigma
vittimistico di Telese e stavolta si spingono oltre, su un terreno di
assoluto negazionismo, in nome dell'assioma parallelo a quello della
campagna innocentista per Valpreda e Pinelli: un fascista non può averlo
fatto.
A mio giudizio occorre però prescindere dalle polemiche suscitate. Nella
sua opera, infatti, Rao, che ha una lunga esperienza di giornalista di
agenzia, si sforza spesso di restituire la quantità impressionante di
38 N. Rao, La fiamma e la celtica (2006. 408 pp.) Il sangue e la celtica (2008, 475 pp.) Il piombo e la celtica (2009,
482 pp.), Sperling & Kupfer, Milano.
39 id., Neofascisti, Settimo sigillo, Roma 1999, 256 pp..
testimonianze dirette dei leader ma anche di quadri intermedi
protagonisti degli anni di piombo, da lui raccolte, a un grado zero di
elaborazione, per una scelta volutamente minimalista, e quindi off re
materiali preziosi per la ricostruzione storica di quegli anni.