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GIOSU BORSI

B)NFESSIONI
A GIULIA
A CURA E CON INTRODUZIONE
DI

PIERO MISCIATTELLI

II

EDIZIONE INTEGRA

PQ
4807
084C
1920
e.

ROBA

JIGI

BUFFETTI

editore in

ROMA

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GIOSU BORSI

CONFESSIONI
A GIULIA
A CURA E CON INTRODUZIONE
DI

PIERO MISCIATTELLI

EDIZIONE INTEGRA

ROMA
LUIGI BUFFETTI

PROPRIET LETTERARIA DELL'EDITORE

5/ riterranno contraffatte tutte

le

copie

non contras-

segnate dalla seguente sigla:

U.

,?^

^^^

\-\,,

\^

GROTTAFERRATA

Scuola

Tipografica

Ilalo-Orienfale

" S. Nilo

,.

1920.

L'AMORE

DI

GIOSU BORSl

L'AMORE
Narra

volume

GIOSU BOKSI

DI

Padre Qiovannozzi nella prefazione

il

dei Colloqui

come Giosu

il

lunga storia di pianto.


visamente,
il

piccolo

che a

il

padre;

nipote

lu stesso

cui

dopo

tuosamente vissuta
fatte

16

dopo

18 luglio 1912,

improv-

al Borsi,

marzo del 13

manc Dino,

gli

faceva da padre.

pochi

mesi

impe-

trascorsi d'una breve esistenza


tra le illusioni

manifeste nella loro

puri-

per morire glorioso dinanzi

di Dio,
i

sua

la

rimanevano a vivere, perdonato e

ficato nel cospetto


agli uomini,

il

il

Nel 1910 mor

ri-

mensa eucari-

giorno anniversario della morte di Laura,

giovane bellissima sorella, spentasi

primo

Borsi finisse di

trovare la vera pace, con l'accostarsi alla


stica,

al

tragica

che

la

Morte

vanit,

gli

avea

Giosu Borsi

volle consacrarli alla salute dell'anima sua, nell' adempi-

mento

di tutti

In fronte al

doveri di

uomo

e d' italiano.

primo quaderno dei

<

Colloqui

queste parole ammonitrici delPevangelista

dunque che

il

lume, che

in te,

non

scrisse

Luca

Vedi

sian tenebre. Se

viit

poi

tuo corpo sar tutto lucido, senza parte alcuna di

il

come

tenebre, tutto sar luminoso, e

illuminer

Un

fulgida lucerna

ti

>.

amore che

desiderio infinito di luce e di amore, di

fosse luce e di luce che fosse amore,

sommuove, a l'ini-

zio della sua vita nova, l'anima del giovine poeta, cui a-

vea un tempo sorriso


bellezza.

Nascono

seducente malia della pagana

la

Colloqui

tanee della fede che unisce, in

mo

a Dio. Essa

come

manifestazioni spon-

modo soprannaturale, l'uo-

presuppone fiducia e fedelt reciproche,

basate su la bont, la veracit e l'immortalit divine, ap-

parse sensibili

al

cuore ed

bio che in questo libro di fede

dell'Amore secondo

la

parola

Noi abbiamo creduto l'Amore


Nella prima pagina dei

solenne promessa

fa la

Ogni mattina,

il

Borsi tocchi la

sublime di

v'ha dub-

S.

realt

Giovanni:

(Epist. IV, 16).

Colloqui

, il

maggio

1915,

nelle ore piti limpide e solerti del gior-

no, all'alba, mentre gli

immersi

Non

all'intelligenza.

nell'orribile

uomini, servi

mondo, sono

del

pantano del loro sonno cieco e

tor-

bido, ancora oppressi dai pesi della crapula e dell'ozio,


io

vorr essere desto col

primo

sole, salutato dal

guettio degli uccelli, e voglio offrirti su

mio Dio,
Il

ra,

cin-

queste pagine,

primi pensieri della mia giornata

desiderio del primo risveglio matutino nella preghie-

fu sentito dai grandi mistici,

nella crisi decisiva della

come da molte

loro conversione.

anime,

IX

poeta francese moderno, Arthur Rimbaud, paga-

Un

namente vissuto
defin

morto da

un mystique

lasci scrtto

la

forts le Christ vient -

venit -

dans

les plus

C'est cette minute

sion de la puret
cette

minute -

Per

mo

le

d'eveil qui

Si j'tais

ci.

hom-

les

villes .

on va

l'esprit

m'a donne

vi-

bien veill partir

de

dalle volutt terrene

raggio del sole nascente dunque

il

visibile

il

sopra

diffondere

ricchezza della sua carit rinnovatrice.

la

lui,

pri-

messag-

sensazione della vita che prodigiosamente

svegliava in

la

gero della Grazia divina che torna a

Tale

anime disingannate

ogni giornata

Le Bonheur

sombres

quand pour

Nous ne sommes pas au monde Par

Dieu

mort, m'avertissait au chant du coq-

ad matutinum, au Christus
mes

che Paul Claudel

sauvage, une source perdue

l'tat

qui ressort d'un sol sature

Sa dent, douce

cristiano,

come

tra

rosei fuochi d'un'alba

si

ri-

di pri-

mavera, Giosu Borsi l'espresse nel primo capitolo delle


sue meditazioni.

Ora l'anima mia verdeggia come un

giardino, smaltata di
vi

susurrano,

profumi

luce vi scherza, le

fiori, la

vi

linfe

ondeggiano. Ecco un'immagine

sciocca, povera e inefficace, per dare un'idea del lavorio del

mio spirito. Che giardino, che


rito era

prima

di ceneri e
1

lo

fiori,

che profumi!

11

mio

spi-

smisurato regno della morte, cosparso

imbevuto

di veleno

oggi un

mondo

vivo.

pensieri ora rigurgitano in me, pensieri di vita e di ve-

rit .

Il

sentimento Suggerito dall'immgine del giardino e

veritiero

ma

il

poeta rifiuta l'immagine, quasi temendo

rendere inefficacemente

di

verirlo

con

Borsi

homo novus

il

lustro d'un

suo stato d'animo, d'impo-

piccolo

redivivo,

ciarpame del suo vecchio

monumento

il

di sincerit

artifizio

spirituale

saldamente

Testamento spirituale

gevole impresa.

Il

costruito

ritrovata.

non

Ma

Colloqui

sempre

il

fu certo un'a-

sentiero della conversione cosparso di

pungentissime spine, insidiato dalle vecchie passioni


nanti

al

un

Colloqui sono

ritorno di quest'anima alla fede, apparito nei

Il

guarda con disgusto

mondo.

su la pietra schietta e ferma della fede

consacrato nel

letterario.

all'assalto, fatto

ritor-

buio e pauroso dai dubbi,

dai crudeli sconforti, dai rimorsi, dal martirio d'una sensibilit raffinata e

punta continuamente dalla coscienza,

minimi moti del cuore, implacabile

scrutatrice vigile dei


giustiziera.

La dolorosa

storia di questa crisi

ci

narrata da Giosu

intiero.

libro

Essa s'annuncia,

s'inizia, fra

che adesso diamo

re e di

amare

in

Dio

nei suoi

Borsi

alle

fanciulla che fu

Nella chiusa dei

veramente
<!^

madre,

per

il

nostro poeta

amore per una vaga genla

Colloqui*,

al fratello, ai

Colloqui^

lampi e tenebre, nel

sua Beatrice.
alla

vigilia

soldato volontario per la guerra, in quel


alla

il

stampe. Prima di ritrova-

intravide la salvezza nel grande


tile

<

bene supremo,

il

interna,

dell'anima non

secreto processo della misteriosa catarsi

di partire

sublime addio

nemici perdonati ed agli ami-

ci

riuniti

diletti,

d'una suprema

nell'invocazione

tutti

preghiera, cosi ricorda la

suo

fanciulla del

finalmente prego per la mia donna. Signore,

cuore

non ho mai

ma sai bene

osato parlartene in queste pagine,

<

che

suo

il

pensiero mi spesso apparso alla mente durante questi

Ma-

dialoghi. In questi ultimi giorni, nel pregare te e la

donna,

bene che

sai

con pi frequenza
rezza.

il

Oh, Signore, tu

fermato su

si

hai benedetto questo

mia nuova

amore

all'alba

ne hai fatto

vita, anzi

misterioso strumento della mia salvezza. Signore, pro-

teggi la mia donna, nella cui bellezza imparai ad


la

tua bont amorosa e sapiente.

Come

penser ?

amore semplice
ti

lei

lungamente, con pi dolce tene-

e pi

incerta e torbida della


il

mio pensiero

chiedo per

lei

vivr ?

Che

Che

sar di lei?

Concedimi sempre d'amarla d'un

e puro, rassegnato e devoto.


e per

amare

me

Di pi non

Della superba ed impetuosa fiamma purificatrice che


arse, per questa
rie delle

donna,

il

suo cuore, bruciandovi

basse cupidigie, non resta ora mai che una luce

tranquilla.
di potersi

L'amor divino, congiunto


immolare per

la patria,

al

fervido desiderio

occupa l'anima

su Borsi. La visione della vagheggiata

felicit

tica riappare nell'ultima lettera scritta dal

campo

dre,
il

ma

sco-

le

gi l'ombra d'un sogno, dalla quale

morituro.

<

fianco della bella e

tu conosci ed apprezzi, che

di

Gio-

domesalla

si

ma-

diparte

buona giovinetta che

ho sempre, sempre

ramente, timidamente e fedelmente amata,

cos tene-

anche

attra-

kit

verso

ai

miei errori e trascorsi coipevoH, potevo sperare

un buono sposo ed un buon padre. Vi sono

di riuscire
al

mondo

tante sante e nobili battaglie

per l'amore, per

per

la giustizia,

e per qualche tempo, lo confesso,

presuntuoso, creduto

arduo e

pito

da combattere,
per

la libert,

la

fede

mi sono anch'io, povero

predestinato

com-

e designato al

vincerne qualcuna. Tutto questo

terribile di

era bello, era lusinghiero, era desiderabile, ne convengo,

ma non
non so

mia sorte

vale la

d'ora, ecco la verit, e

veramente contento

se sarei

questa lettera. Egli abbandona

davvero

di avere scritta

il

senza

passato

pianto e guarda a l'eterno, con piena

invano
rim-

dedizione di

s.

Signore, nella sua infinita bont chiaroveggente, mi

< Il

ha riserbato proprio

che occorreva per

destino

il

rapido

destino facile, dolce, onorevole,


patria in battaglia.

compiendo

il

pii

verso la terra che


tacco, tra

una

il

Con questo

ambito
gli

diede

rimpianto di

vita di cui gi

tra

tutti

buon

cittadino

ecco che io mi dis-

il

fastidio e

peccato, lascio

il

la

coloro che mi amano, da

troppo sentivo

Lascio la caducit, lascio

morire per

bel trapasso encomiabile,

doveri del
natali

me

il

il

disgusto.

triste

ed ac-

corante spettacolo dei piccoli e momentanei trionfi del

male

sul

bene

di tutte le

lascio la

mie catene, e volo

te libero, lass nei cieli


si

fa

mia salma umiliante,

sempre

la

via, libero, libero,

dove

sua volont

il

il

peso grave
finalmen-

Padre nostro, lass dove

Quanto

egli

aveva deside-

kilt

rato di conquistarla cotesta libert dello spirito,

come

l'aveva dantescamente sofferta!

documento psicologico che offriamo

Il

tori di

Giosu Borsi, queste

Confessioni a Giulia

sangue del cuore, quasi

lui scritte col

lucida ebrezza, a

notte

alta,

ammira-

agli

nel

in

quieto

uno

da

stato di

studiolo

della

casa fiorentina vegliato dal simulacro di Dante, piena e


febricitante l'anima di ci che nella

duto, appreso, udito, indovinato,

uomini, in mezzo

gli

nalistica

pensiero
gine,

al faticoso

che forse meglio d'ogni

giornata

aveva ve-

sentito, sui libri e fra

tumulto della vita gioraltra

mette un

uomo

di

contatto delle pi diverse realt; queste pa-

al

non destinate

al

pubblico, disvelano compiutamente

umana

l'intima tragedia

di quel

nobilissimo spirito, lo

sforzo eroico di una volont protesa, con disperato slan-

verso

cio,

le

vette della

pi

gloriosa

esistenza

che

la

morte degnamente coron.

dolore predispose l'anima di Giosu Borsi ad acco-

Il

un grande amore. La prima pagina del

gliere e vivere

nostro
I

Diario reca

la

data: Gioved 5 dicembre 1912.

mesi precedenti furono per

cibili.

Il

sona amica
per

lui

colmi di amarezze indi-

15 gennaio 1912 scriveva da Firenze ad


:

me una

<

sola

una

Questi ultimi tre mesi di vita sono

tempesta

ininterrotta.

perstati

Quanti dolori

Quanti disinganni atroci


estenuanti

Sempre

Quante

fatiche esasperanti ed

sempre incalzato da pen-

in viaggio,

sieri dolorosi e da intrighi urgenti, dove potevo trovare

per

la serenit

Da

iscriverle,

Marmi,

Forte dei

morte della

la

mio

Per
io

me

si

il

mi sento

si

Ho

ma

altro

sciagura

c' pi pace.

solo, stanco e scoraggiato

che disinganni e dolori.


gli sta

agonia ininterrotta, una

to insieme. Si

pu

ci

il

fantasma

della

la

tremenda

Due mesi

malattia crudelissima e com-

polmonare, enteroraggie,

tut-

le ansie, le incertezze,

colpi

ridotti all'esasperazione e la nostra

un inferno. Dopo tanto

Cielo ha avuto piet

portata via. L'ha conosciuta,


cara,

riser-

dire che ce la siamo vista morire d'in-

avevano

vita era diventata

decimata,

L'avvenire per

sempre dinanzi, e

nanzi venti volte. All'ultimo

mente

11

non potr

riavviva anche in questa lettera

si

che

molto tempo.

La mia famiglia

plicata, tifo, nefrite, ipostasi

cuore

sempre sperato

pur troppo se aspettassi

protrarrebbe ancora

povera sorella morta

al

pieno di oscurit e di incertezze, e

barmi

di

ritorno d'una relativa serenit capisco

silenzio

me non

dileguasse un po' e questa oppres-

alleviasse alquanto,

si

a scriverle
il

medesima persona inviava

alla

messaggio

che questa oscurit

dopo

10 settembre 1912,

in data

sorella,

quest'altro lagrimoso

sione

per farle sapere mie notizie ?

soffrire, final-

di lei e di tutti e ce l'ha

lei,

pu sapere quanto era

buona, allegra, intelligente, un cuore d'oro. Vederla

andar via

cos,

nel fiore degli anni,

dopo aver

sofferto

XV
tanto,

dopo

essere stata essa stessa la prima vittima della

Quando

sua bont, mi creda, stato uno schianto.


portata al

mio padre, Dio solo


un dolore
in

Su

di

pianto

ed

gola stretta

la

Giosu Borsi medit

la tragica sorte della sorella

certo profondamente

di

preda a

in

fatto,

Ancora mentre scrivo ho

frenetico.

un nodo

che cosa ho

sa

l'ho

tomba

cimitero e son passato dinnanzi alla

io

credo che l'esempio di tanta

sventura valse, anzi tutto, a fargli comprendere che nella

donna non bisogna

ricercare solo

corporea

bellezza

la

fatta vva dal sorriso del piacere,

fugace e labile

ma una

piena

la

giovent,

degna

luce

intellettual

di riverenza infinita, cio

ed

l'eterna

come

d'amore

poesia

alta

dell'Eterno Femminino.

Mentre
il

la notte

dell'anima era pi buia, incerto e aspro

cammino, ecco, all'improvviso, quasi

per

la salute del

inviata dal Cielo

Poeta, farsi innanzi la

<

Gentile

testa fanciulla egli l'aveva conosciuta qualche


vanti, nel 190Q, e subito

ma non

gli

domin sovrana

rificati

tempo

a-

sua mente;

strumento della propria salute,

averla novellamente mirata con gli occhi pu-

dalla

tempesta dolorosa abbattutasi su di

Quando prima

(1)

Co-

era mai apparsa in tanta chiarit di bellezza

interiore, quasi necessario

come dopo

la

la

conobbe, pens

di

farne l'eroina d'un

brani di queste lettere furono pubblicati nella riyis^

da Vincenzo Bentivegna (FascicolQ 30 settembre

lui.

1919).

Volont^

XVI

romanzo, intorno

quale spese

al

le forze migliori del

ingegno e che doveva avere, per l'appunto, questo


<

La

Gentile

>

(1).

quale

nista, dietro al

Di costui

lifilo.

Finalmente

La donna ha nome

si

nasconde

si

l'autore, si

Il

titolo:

protago-

chiama Po-

legge a pagina venti del manoscritto:

amava, non per

ej^li

Giulia.

suo

s,

ma

per

lei,

non per

un piacere temporale, o per orgoglio o per vanit o per


vizio,

ma

no

Nel terzo quaderno del nostro Diario

>.

di

vero amore, d'un amore disperato e tacitur-

d una larga idea


in

Borsi stesso

che avrebbe voluto significare

di ci

questo romanzo, e

il

dispensa quindi dal parlarne qui

ci

pi diffusamente: stimiamo, tuttavia, che possa interessare

lettore

il

viene offerto

il

seguente

quale

ritratto della Giulia,

ci

pagina undici della narrazione sud-

alla

detta.

La bellezza

tezza,

della Gentile era perfetta, d'una delica-

d'una minuzia, d'una soavit senza pari.

Bastava

osservarla attentamente, per comprendere che nessun'altra

poteva mai agguagliarla. L'osservatore non s'accor-

geva

sul subito di tante meraviglie,

giasse ad ascoltare

il

minasse di proposito

(1) Il

sia

suono della sua voce,


il

mento,

mano,

la

che s'indusia

che esa-

l'orecchio,

un

manoscritto di questo romanzo, rimasto incompiuto, conprende

cento pagine di appunti e richiami. Segue


reca nella prima pagina
gine 483.

ma

Ma

la

data

il

testo della

narrazione,

l'opera semplicemente abbozzata, e l'autore

di rifonderla in

che

Forte dei Marmi, 5 luglio 1910, ed di pa-

una redazione perfetta e

definitiva.

si

proponeva

XVII

moto, un sorriso,

modo

il

camminare quasi indolente,

di

tutto gli appariva perfetto.

Cercava invano

pi piccola

la

capolavoro. Niente aveva di


isfolgorava maestosa

come

menda

vistoso,

di

in

quel minuto

Salmace, non faceva

la

stoso sorriso e la floridezza giovanile di Doris,

un po' languida

vit

una

insieme, per

ed

di

ma

boliche di Alcina,

monna

non

Chiara,

altre figure femminili

ed

incognita

loro natura, qual'era apparsa

Chiara, la dottrina
cina,

vizio

il

Queste

>.

una particolare

la

Salmace,

la lulina,

Dafne, l'alloro

ro-

signi-

intima

realt

della

ad esso manifesta ne

il

il

l'e-

doveva incarnare

sperienza della vita. Doris, ad esempio,


;

grazie dia-

avrebbero avuto ciascu-

dell'autore,

ficazione simbolica rispondente alla

piaceri sensuali

fa-

la soa-

che dovevano muoversi nel

manzo, umiliate dalla Gentile,

le

non

il

tutto era in lei delicato e vittorioso

virt interiore

na, nell'intendimento

pompa

non possedeva

dell'energia irrompente della lulina,

Non

brillante.

culto della forma;

monna

favore dei coetanei

madamigella

Al-

Giletta, le gra-

zie barbare.

Alcune
Borsi

chi

di queste

non ricorda

mace, a Bianca,
leta

Ma

donne furono un tempo amate

alla

le liriche offerte

Ad

di questo libro di versi

inspirato dal

a Doris, alla Sal-

Suavina, nel volume Serata Obso-

ricordare l'ultima poesia,


udito

dal

il

bisogna sopra tutto

congedo

Che non sar bene

primo raggio d'amore

della Gentile.

intonare questo canto, volutamente oscuro,

il

poeta

ri<

XVIII

E intendami

dest l'eco d'un verso del Petrarca:


ch'i'

m' intend'io

Nel

Congedo

l'immagine della

medesime

liricamente, con le

romanzo,

ma

sul

chi pu,

tinte

che ha nel

fondo d'un paesaggio

s'anima

Gentile

ritratto del

che

fantastico,

paradiso terrestre del poeta; ove, nel mezzo, sorge

il

il

trono,

lavorato in modi saldi


e leggieri, ricchi e

fini,

a crisoliti e rubini,

Su questo trono

iacinti

ei

ed a smeraldi.

sogna

di

vedere assisa

la fanciulla,

degna imperatrice.
Tutti gli altri fantasmi di

femmine impure vagheggiate

nella vita e nell'arte di questo libro svaniscono al soprag-

giungere della nova creatura cui

..

non vnce alcuna cosa-in

purezza ed in chiarezza . Ella sola sepravvive di quel

mondo

defunto d'immagini e di suoni, di pensieri e di sensazioni


racchiuso in Scruta Obsoleta
Oggimai

pe' suoi begli occhi

queste perle destiniamo

onde un tempo adornavamo


tutti

Per

lei

nostri idoli sciocchi.

sola e canto e soffro

e gioisco e regno e servo.

XIX

Quando

Borsi licenziava per

il

condo volume
il

stampe questo

se-

ventidue anni, e

gi

le

di versi (1), era sui

suo spirito maturava, insofferente delle catene, un pro-

fondo rivolgimento che doveva renderlo severo anche


verso

la

propria

arte.

Sempre

Borsi

nel

consape-

alla

volezza del proprio ingegno ed alla fiducia nella propria


forza s'accompagna un'autocritica implacabilmente sincera.
11

29 ottobre 1910, scrivendo

ricordate, cos giudica

che

di spirito

tificioso

suo

al

amico

solito

nuovo

libro

delle lettere

Son

troppo arcaico, italiano, lambiccato

S'avverte nella secca frase di

un giudizio

il

rivolto,

Scruta Obsoleta

con sdegno,

ma

liri-

e ar-

condanna non solo

contenuto artistico di

al

l'avversione per lo spirito

artifi-

cioso ond'era stato inspirato nello scrivere queste poesie


e nel dedicarle, quasi tutte, a

passioncelle
il

futili

donne vane,

omaggio a

in

e indegne. Solo nell'ultima lirica passa

soffio dell'Amore vero e

grande

la vita

del

l'arte

Poeta doveano per esso rinnovellarsi e meravigliosamente


fiorire

in luce di verit.

Amore

intollerabile

(1)

una parola

sacra, di cui

abuso nella

vita quotidiana,

La sua prima raccolta

si

di poesie dal titolo

fa

purtroppo un

come

nella

Primas Fons

blicata pei tipi del Zanichelli nel 1907. Alcune liriche di

mag-

fu

pub-

questo' volume

risalgono alla seconda met del 1903. L'autore aveva allora 15 anni.

XX
gior parte dei romanzi. Su la

suono d'una moneta

falsa

ma

bocca dei pi rende


poi che irradia

pre un aureo splendore, perch d'origine divina, siccome


vino
e

di-

sentimento ch'essa dovrebbe esprimere, trae uomini

il

donne

in

gran numero ad ingannarsi vicendevolmente,

a tendersi insidie, complici

camere profumate, finch

mente dai

sensi,

fioriti sentieri in

volti degli attori e la miseria della

nell'ultima scena

d'una

tre quarti degli

ramente

lungo

maschera cade improvvisa-

la

mata, ad occhi aperti o chiusi,

il

pur sem-

di

si

manifesta talvolta

e delle

amare quando sentonsi

come

d'un dramma.

farsa, e tal' altra

uomini

frode consu-

donne credono veinvasi ed attirati

re-

ciprocamente dalla voluttuosa potenza di Cupido, allora


che

si

mente
il

trovano sotto

fisiologica, nella quale

prospera ed ingigantisce

loro egoismo. Cotesto pseudo amore, figlio del Piace-

re,

torbido, cieco,

non

sotto la

forma

rito alla parte

che
il

dominio d'una passione esclusiva-

il

s'

intitola

di

al

non

lo

si

concepisce se

un ignobile asservimento dello Spi-

pi grande poeta

alcune

mente assorta

pura e perfetta, che


pi che

l'istinto

corporea. Vi ha poi una

quale nasce in

glio della

come

la

specie

d'amore

filosofo dell' Eliade,

persone pel misterioso travanella contemplazione d'una Idea

donna o l'uomo, come

incarnare in s stessi

individui,

sembrano indicare

telletto dell'amante, irradiando, a

all'in-

somiglianza dell'antica

Venere Urania, una luce splendida e fredda, lontanissima


dal

mondo

reale.

XXI
L'amore, che, primieramente, fu rivelato dal Cristo con
la

sua nascita,

amore

zione,

ma

Hua

di terra e di cielo, di

camera

cio

sua morte,

vita, la

corpo ed anima gloriosi

di

rito,

ma

la

tempio

la

sua risurre-

corpo e

anima,

di

primo dello

il

di vita eterna, veste corruttibile nel

Spi-

tempo,

destinata a trionfar della morte. Questo amore,

soppesa

sacrificio,

il

cui

intimamente congiunto ad una

forte volont di purificazione e di libert morale.

Quando

uomo

l'anima ricca d'un

ad ospitarlo,

riesce

quest'amore, che solo l'occhio puro di donna gentile pu


accendere, quell'anima diventa

conde

battaglie fra le forze del

no e s'agitano oscuramente

la palestra di

bene

in lei.

11

tacolo di queste lotte interiori

e del

aspre

ma

fe-

male che dormo-

pi nobile e vivace spet-

dall'amore

suscitate

cri-

rtiano eroicamente vissuto, l'abbiamo ne l'opera di Dante:


nella

dia

Vita

Nova

14) ci

d'un

tre atti

reno aspirante

la

nima umana

nel

Canzoniere

nella

Comme-

dramma grandioso dell'Amore

ter-

Convivio

(Ili.

alla divinit. L'Alighieri nel

ragione di questo supremo desiderio dell'a:

Siccome

il

divino

cos conviene che sia eterno

cose sieno quello che Egli

Giosu Borsi,

al

il

Amore

tutto eterno,

suo oggetto, sicch eterne

ama

principio

del

suo

Diario, scrive

Parler sub specie aeternitatis, poich questo divino a-

more m' insegna ad eternarmi ed


che forse

il

cielo

come

un'anticipazione

ha voluto concedermi sulla

ed immortale che sar ris^rbata all'anima


2. Borsi, Confessioni,

vita eterna

mia dopo

il

XXll

L'inspirazione

dantesca del

che

suo trapasso

intitoliamo

Confessioni a Giulia appare evidente,

non

fu cercata

con

libro

artificioso intento di letterato

ma

sorge

invece spontanea, dal profondo del cuore, per consonanza

suo grande mae-

di affetti e di pensieri del discepolo col

medesima esperienza dolorosa e

stro, in virt della

Non invano Giosu

stiana ch'ebbero entrambi dell'amore.

Borsi aveva inciso sotto

busto dell'Alighieri, eretto nel

il

suo studio, l'ammonimento

La

vita di

di

Dante

quando

pito a morte,

della Divina

cino al
la

Servando mio solco

questo giovine italiano, cos piena di

steriosa bellezza, ci

il

appare pervasa dal


egli

mi-

soffio dell'amore

in battaglia, a Zagora, col-

cadde

suo sangue pi puro irror

Commedia

cri-

ch'egli teneva

le

sempre

pagine

stretta vi-

cuore. Veramente strano e singolare evento, che

nostra bibbia nazionale dovesse uscir

sangue d'un poeta eroe, ne


combattuta, contro

il

l'ultima

battezzata

guerra

dal

vittoriosa

secolare nemico, per l'unificazione

della patria! E, fatto ancora oltremodo mirabile, questo

giovine moriva nella fede stessa di


gli italiani

non muore
con

la

un fulgido esempio

la

offrendo

verit

a-

religiosa

per volger di secoli. Giosu Borsi riafferm

sua morte

stra stirpe,

che

Dante,

ed a

le migliori virt tradizionali della

lui sorrise,

no-

nell'ultimo istante, insieme a

l'immagine venerata della madre, quella della donna gentile

nella quale riconobbe

Anche per questo

le

il

principio della sua redenzione.

pagine del

Diario*

acquistano

XXll

un valore inestimabile che non

agli occhi nostri

autobiografico e d'arte,

ma

di mistico

coscienze. Mentre false e

le delle

tano di minare

nizzando

la

dottrine ten-

saldezza dell' istituto domestico, detro-

la

donna da

una

gana

l'alto

seggio ove

Cristianesimo

il

tempo
ci

stesso

l'

commuove,

blemi
dal

intimo

prosti-

un

dramma

poema,

ed

al

di quell'anima, ci stupisce,

riconduce a meditare sui massimi pro-

ci

sociali, la cui risoluzione

modo

si

societ che vorrebbe tornare ad essere pa-

questo libro del Borsi, che

solu

rinnovamento idea-

nefaste

l'aveva collocata; mentre l'amore ogni giorno


tuisce in

dipende

principalmente

di concepire l'amore e di considerare la don-

na, cio la fonte della vita.


Dall' attitudine

donna amata

si

uomo assume

pu giudicare

del suo carattere.


a

che un

Un

congiunge sempre

si

di perfezione morale.

Cos nel Borsi, che, dopo aver

conosciuta

dell'anima, confessava: Perfezionarmi senza

rendermi degno dell'oggetto amato,


adorarlo da lungi, dare tutto

segreti,

a goccia, immolargli
bizioni,

acerbe e

miei

istinti,

il

donna

riposo per

mio sangue goccia

mio amor proprio,

vincere in

la

fargli mille sacrifizi


il

nome suo

tentazioni, consacrargli

irresistibili

alla

infallibilmente la dignit

vero amore

un vivo e sincero desiderio

di fronte

le

mie

tutte

am-

le

un amore

pi
in-

sieme benigno ed umile, frugale e signorile, generoso e


casto, silenzioso
lora.

E non

ed operoso, ecco quello che sognavo

tutto

al-

questo amore che mi proponevo di

XXIV

trapasso qual' la vera grandezza

completa

successo,

bene

il

il

sacrificio, e l'o-

immedesimare

considerai

l'

il

piaceri

premio dei mediocri.

voluto sacrificare

la

il

Finii

idea di te con quella della stirpe

come un simbolo

veracemente,

odiare

trionfi effimeri, le facili indulgenze,

alla cui gloria avrei


ti

facile

natura forte e

Imparai

altrui.

lussuosi e brillanti che sono


cosi per

d'una

macchia

la purezza senza

blio pieno di s per

un

con

indovinare

nutrire per te m'aveva fatto

me

tutto

vivo ed incarnato

luminosa

sostanza

stesso,

Tale,

dell'amore

cri"

stiano.

L'uomo non contempla ne


uno specchio,
sitivo

non riconduce

s stesso;

ogni bene, ma, dimentico

simbolo di perfezione,

il

come

l'oggetto amato,
al

in

proprio io sen-

di s, fa di quell'oggetto,

sole della propria vita,

sole

il

dell'universo. Nel meraviglioso terzo libro dell' Imitazione


di Cristo,

il

quale risale

al

tempo

di S.

Francesco e che

Dante certo medit, inspirando forse ad esso

gli affetti

poema, pu

dirsi rac-

ed

pensieri

chiuso

il

legge

pivi

divini del

codice cavalleresco dell'amore

Amore tende

da veruna cosa bassa


di

me, e

davvero,

suo

me

all'alto,
.

della tua luce

la

te,

Ivi si

n soffre d'esser trattenuto

Ed ancora: Ch'io ami

solamente per

come vuole

cristiano.

e in te quelli

te pii

che t'amano

legge d'amore, ch'

un

raggio

il

maglio

Tutta la poesia del Diario sfavilla sotto


di questa verit vissuta

con ardore

infinito,

sino

l'o-

XXV
blio perfetto di s stesso, sino a l'ultimo

more, come in ogni cosa, sono

sacrificio. In a-

che contano, non

gli atti

le

parole. Orbene, Giosu Borsi tenne fede al suo

le

grandi promesse non furono foglie disperse

davvero ad immedesimare l'idea

egli riusc

con quella della

tile

a Dante fu sacro

mente

della sua

giovinetta

dice che

l'Alighieri
li

non sapeano che

stero,

Dell'eroina

inspiratrice.

ove

va presso

chiamare

si

ricco

di

se ne

o per quella che l'ama.

adorna,

pieno

fess questa religione del

di fatalit

nome

infatti nel terzo

per

Giulia, Giulia, Giulia.

periale.
steriosi,

Come

pi dolce di

che

volta che lo pronunzio

nuovo.

Un

mi-

tutti

abbia

Borsi

11

in

un

il

pi

nomi.

dirti

amata.

Diario

pro-

Il

a fior di labbro,

nome,

cos

il

pi

un nome

im-

sensi

mi-

bello,

infiniti

potere

ha sempre per

giorno avr da

cos vi-

persona che

bello questo

Mi pare che racchiuda


solenni,

di

verso la donna

breve, liquido, scorrevole, soave.


il

qua-

gli Egiziani,

la

quaderno del

nome mi echeggia perpetuamente

armonioso,

incomprensibili agli

virt

ma

tuo

nome

religione del

uomini volgari,

Leggiamo

dense

Parole

popoli antichi e particolarmente

come per un segno

Nova

Vita

della

fu chiamata da molti Beatrice,

adombra quella

si

donna

della gloriosa

Giosu Borsi quello della pura

cos a

Gen-

della

di battaglia.

nome

il

vento:

al

alla gloria della stirpe gli

campo

fu concesso di morire sul

Come

ed

stirpe,

amore

Ogni

magico.

me un

su questo

sapore

nome

tante

XXVI
memorabili che

pensieri

cose, Giulia, narrandoti tutti

mi ha ispirato, perch un

nome che

me

a tante idee, immagini,

e di bellezza

reca la data 28

uno

dei

scriveva

ottobre

gennaio del

nel

1915,

La trascriviamo per

cartolina

la

intiero,

documenti pi preziosi

grandezza

di

campo, dodici giorni prima

fanciulla, dal

battaglia.

Cos

reminiscenze,

per

collega

si

1913.

inviata alla
di

giacch

cadere

in

sembra

ci

quell'anima:

di

28 ottobre 1915

tra

Gentile Amica,

un'ora

muovo

all'attacco alla testa del

tone e soltanto in questo


fare quello che sinora

mio

all'assalto.

dovr ringraziare

voglio
lei

che non sono

vita per la nostra


legri r idea

porta

il

come

il

(1)

suo

meno

adorata

che questa

nome

dirle

(1),

Oitilia,

osato,

il

che,

intrepido

coraggio di
inviarle

mondo, prima

dopo

plo-

d'an-

Signore,

il

soldato.

un

il

mio

voglio

altero e felice di offrire la

mia

quel che non mi

ral-

Italia, di

terra, riscattata dal nostro sangue,

gentile amica,

sacro talismano della mia

La Venezia

il

se avr la forza di fare tutto

dovere da buono, leale e


dirle

trovo

non ho mai

che invio verso

saluto, l'ultimo

dare

momento

mio

nome che

stato

sorte, dal giorno in cui

XXVII

ho avuto
infine,

suprema

la

che se cadr

in battaglia,

sar quello che intreccer,

per

il

come

mente sar

sempre

voglio dirle,

mio ultimo pensiero

il

unico palpito, l'amore

in

nostro Signore, per mia madre, per

miei morti e per

gioia di conoscerla.

l'

Se torner, ebbene, spero che

lei.

felice in terra

in grazia sua.

prima

Mi

per

Italia,

final-

di essere felice in Cielo,

ricordi ai suoi.

Suo

Giosu Borsi.

La bellezza

sublime

del

torna ad irradiare

le

pregustato

pagine di questo suo libro doloroso

e nostalgico, a conferirgli

un pregio

po mostrer sempre pi grande.


libri

mo
che

di nobilt

che

il

l'

oblio.

In

esso l'uo-

riconosce e ritrova la parte migliore dell'uomo


v'ha

in lui

di eterno.

La

tem-

Diario uno di quei

Il

che non possono cadere ne

ne possiede un

oggi

sacrificio

letteratura

italiana

ci

non

che l'assomigli, e possa vincerlo

altro

per sincero fervore. Abbondano, insieme alla nostra,


straniere letterature,

ove trionfa

ma

la

del senso

di liriche e

romanzi ed

le

epistolari

passione per la donna nella divorante fiam;

vi

sono varie opere,

frutti talora di

amare

esperienze personali, veri capolavori d'arte, che analizzano

acutamente
si

drammi

moti pi segreti del cuore umano,

della psiche,

problemi complicati ed

appassionanti dell'amore,

ma

su quelle

misterioi

drammi

non scende mai

XXVIII

da
di

l'alto

il

raggio di tanta fede nella potenza redentrice

questo sentimento appreso

ma

plicemente umana,
la

maniera dantesca,

come una

religiosa,
il

virtti

non sem-

capace di convertire,

peccatore;

riormente, di condurlo attraverso

di

al-

rinnovarlo inteterreno

l'affetto

e la

contemplazione della bellezza femminile ad intendere ed

amare

la

bont e

la bellezza divine.

sta ideale virt d'amore,


salire a

Dante,

tani accenti

sempre,

agli scrittori cattolici

amorosi

Per

medievali

potrebbero

pienamente

moderna

ma

ri-

lon-

non rispondono

di quei grandi antichi

vibrazioni della nostra

ritrovare que-

che salva e redime, bisogna

rispondere

sensibilit

alle

affettiva.

Ed

ecco che un un giovine ritrova, quasi perla

negli abissi

del mare, questa ricchezza

progressivo

affievolirsi del

perduta

sentimento cristiano

con

il

nelle

anime

la

ritrova per virt di fede.

Riconosciamo, tuttavia, che un libro come questo,


to

ad un'altissima temperatura

spirituale, in

cisiva di coscienza e di vita del

a lasciare indifferenti

tutti

una

scrit-

crisi

de-

suo autore, destinato

coloro -che pensano e vivono

abitualmente, senza fremiti interiori, nella povert soddisfatta del

mondo moderno

ze dell'anima.

N potremo

verso

le

disconosciute ricchez-

stupirci, a

meno

di

non essere

ingenui, delle prevenzioni che talune di queste pagine sol-

XXIX
leveranno
Colloqui

in molti spiriti timorati,

unicamente come un

ammirarono

quali

libro di piet, incuriosi

di ricercarne la genesi profonda.

Nel

Diario

esuberanza di

vi tanta

nezza di giovent ed angosciosa ricerca

come

s'avvertono, talvolta,
tici,

vita,

tanta pie-

che

di perfezione,

nelle opere dei

grandi

mis-

alcuni squilibri di forma, audacie di pensiero, intem-

peranze verbali della passione irrompente, per cui rimar-

ranno sconcertati quei


sanno

le

tempeste

critici

dell'amore

che non

e pedanti

gelidi

divino

ed umano.

Ma

coloro che preferiscono alle bene architettate costruzioni

romanzi,

letterarie, agli intrecci artificiosi dei soliti

virtuosit stilistiche,

non mancheranno

alle

gridi sinceri e immediati delle anime,

riconoscere

di

la

bellezza

umana

di

queste confessioni.

Quando l'uomo

parla in prima persona, e narra le pro-

prie vicende intime

tenzioso, futile,

vano

s, nella solitudine,
tali

od

produrranno

esteriori, riesce quasi

sopra tutto allorch, scrivendo di

pensa a

Convivio

torici.

alcuno

parlare.
s,

pi

di s

manifeste

grande

che

suoi gesti men-

o dei posteri.

un vero saltimbanco. Bene avvert


:

Non

si

concede per

li

ret-

medesimo senza necessaria cagione

Ed imprendendo

aggiunse

l'effetto

sul pubblico dei coetanei

In quest'ultimo caso

l'Alighieri nel

sempre pre-

a discorrere pubblicamente di

due sono

intra le altre necessarie cagioni

l'una

quando senza ragionare

infamia e pericolo

non

si

pu cessare

di

s,

e allor^

XXX
si

Io

concede per

meno

sit

ragione che

la

reo, quasi

mosse Boezio

delli

due

sentieri,

prendere un buono.

di s

medesimo a

prendere

questa neces-

parlare, acciocch sotto

pretesto di consolazione scusasse la perpetuale infamia del

suo

mostrando quello essere ingiusto

esilio,

scusatore

non

si

levava. L'altra

di s,

grandissima

trina

e questa ragione

a parlare di s
fu di

malo

in ottimo,

in

che per

buono,

altrui

mosse Agostino
lo

vero testimonio ricevere non


Borsi

la luce.

Gi

una profonda necessit

vita, la

la

quale per pi

certo

che potessero un

dicemmo: esse rispondono ad

del suo spirito. Egli appare dun-

que immune da ogni sospetto

di esibizionismo, dal quale,

ad esempio non saprebbe liberarsi

il

Rousseau. Potremmo,

tuttavia, essere rimproverati noi di aver violato,

gerezza,

il

segreto del suo cuore, se

sarci

Punico fine che

rio

alle

>

avemmo

stampe, e che trova

analogia e fatte

le

le

rivivere

Giosu Borsi non

la

si

una

utilit

con

leg-

valesse a scu-

presente nel dare

il

<

Dia-

sua giustificazione, per

Confessioni di

stimammo che grandissima


anime dal poter

non

debite differenze, in quella

che Dante addusse per

quale

decise a scrivere queste con-

si

lo

poteva

si

fidenze personali, non pensava

giorno veder

nelle Confessioni

in migliore e di migliore

ne diede esemplo e dottrina,

Quando Giosu

per via di dot-

processo della sua

buono

di

poich altro

quando per ragionare

ne segue

utilit

S.

medesima

Agostino. Noi

ne seguirebbe a molte

cos alta esperienza d'amore.

presenta mai in queste pagine

come

XXXI

un esemplare
di

di perfezione

umana, ma, umile,

in veste

amante indegno e peccatore. Ed qui per l'appunto

che manifesta

la

sua grandezza. Per quanto discende e


sue de-

s'indugia nell'analisi spietata dei suoi vizi e delle

tanto sale e rifulge l'anima di lui in bellezza

bolezze,

morale.

chi gli

poco a poco sog-

avvicina, viene a

si

giogato dalla forza persuasiva delle sue parole, e peneaperto dalla sua ro-

tra, insensibilmente, nel solco di vita

busta inflessibile volont.

che l'autore aveva molto

libro,

ghi e

Come

le Lettere di

sente bene, in questo

letto e

meditato

gli scritti,

Dialo-

affettuosa e riverente ammirazione egli parla

sua donna della grande santa senese

alla

santa Caterina da Siena, ed erasi nutrito

della loro sostanza divina

Con quale

si

egli dice, tanta

V' in que-

<

profonda umanit, tanta pro-

digiosa divinazione, che leggendoli mi pareva di ascoltare

messaggi

preda

un

tracciati

alla disperazione,

fallo

imperdonabile.

la seconda virt.
nito della mistica
in

due,

Il

me

solo. Ieri scrivendo ero in

ma anche
Non

quello del disperare

senza cagione

Guai a chi

si

arrende

<

Diario

mio timore
gli

tutt'altro

uomini, n

le cose,

io

Il

che sono

io l'arbitro del

le vittorie

temo

di

me

le ancipiti

destino, perch sento bene che in


vittoria,

speranza

la

fiero

mo-

Soltanto le imprese ar-

cimenti aspri mi attirano. Odio

temo n

popolana del Trecento fortemente risuona

queste parole del

cili.

per

me

mio

il

troppo

stesso.

fa-

Non

vicende del

segreto della

destino. ...

Il

mio

XXXII
avversario pi temibile sono
gurati

istinti,

con

la

io, io

con

tutti

mia incostanza, con

infingarde, con la vanit.

La

le

mie debolezze

una dura

vita

miei scia-

milizia, a

esercitare la quale occorre pertinacia di propositi, purezza

immacolata

d'intenti,

che non concede un attimo d'oblio,

di vilt, d'incertezza, e

petuamente

impone

desti, vigili, in

la necessit d'essere per-

arme. Io temo di non esser

sempre degno dell'amore che nutro, un amore operoso


coraggioso, attivo e benefico, costante e

una specie

di perfezione astratta

sogno, a cui tendo disperatamente,


dall'avere raggiunto

voci lusinghevoli,

Esso

che intravedo, che

ma

che sono lungi

Chi sperasse di trovare nel


le

infallibile.

Diario

molli abbandoni,

sospetti, le gelosie, le

sane dell'amore, s'inganna. Qui spira

il

morbidezze malsoffio d'una pas-

sione tutta virile nell'ansito della sempre rinnovata battaglia


interna.

libro

Il

si

legge, fin dalle prime pagine, con tras-

porto, giacch l'immediatezza delle

uno

stile

commozioni fermate

semplice, colorito, incisivo, tocca le corde

in

pii

segrete della nostra sensibilit.

Nei

tre

quaderni

di

questa singolare autobiografia,

quale va dal 5 dicembre 1912

corrono

le

al

27 gennaio del

'13, si

la

per-

tappe faticose d'un'anima che riconquista Dio,

cio l'assoluto.

Nel terzo quaderno confessa

Ahim, sono solo e

lontano, e mi sento ancora cos indegno e misero, cos

povera

cosa, cos sperduto nel

mio buio dove brancolo

XXXIIi

ansiosamente in cerca della mia luce, della mia

quante colpe mi sono macchiato


quella della mia purificazione

Che impresa

Ma

benedir sempre

pensando a

coraggio mi

di

mia

la

fatica

Che

ed

inaudito dis-

Amore beato

vissuto, per altezza

d'animo, solo da coloro che intendono l'esistenza

una missione

eroica.

Io

gno,

La

o,

diciamo pure il

uomo,

realt nel

riflesso piccolo

sogno

astratta dei romantici,

ma

sia la vita

la

concezione

quali vagheggiano l'ideale fuori

mondo,

sici

che sempre cercano di adeguare e conformare

piuttosto

il

d'un so-

d'una grande realt

non secondo

del

come

ho sempre pensato, scrive

Borsi, che la vita mortale d'ogni

mio affanno. Tutto,

il

pu essere

e doloroso, dunque, quale

eroica sar

mia salvezza

coster la

mi parr agevole e leggero

te,

Di

Quante lacrime, quanti

spasimi, quanti sudori e quanto strazio

pendio d'energe e

vita.

secondo

alla bellezza

suprema d'un'

l'umanesimo

latino, cio cattolico

la

disciplina dei clas-

Questa

idea.
;

ove

la realt

l'essenza del-

movimenti delle

pi accese passioni ubbidiscono ad una legge interiore

per cui l'individuo procede diritto verso

la

propria uni-

ficazione. Le forze disperse dall'istinto, la volont raccoglie, sorretta dalla ragione,

soccorsa dalla Grazia.

Ci che travaglia forse pi duramente


delle

anime moderne, degli

spiriti colti

duta l'antica fede, dopo aver bevuto

la

maggior parte

che hanno per-

alle fonti della filo-

sofia materialista, la coscienza della propria disintegra-

zione, sentimento lucido che ogni cosa vanit, e che al

XXXlV
di l d'ogni miraggio

noscono che
ciano

Ma

il

per

tutto nel

nulla.

il

mondo

credenti,

illusione,

quando

quando

rico-

strac-

velo di Maia, veggono, luminoso, l'occhio di Do.


gli scettici,

quali

fatuo gregge di Epicuro,

si

sdegnano d'imbrancarsi nel


spalanca, in quel punto,

l'os-

cura voragine del nulla, e piombano sovente, disperati,

ne

Giacomo Leopardi

l'abisso.

stesso

nella

famosa

compiutamente questo

rilev

lirica *

stato d'animo, in-

dicando a molte anime disperate, come bene supremo,


suicidio.

chi dispera,

manca

la

il

fede dell'amore. Solo

l'amore, e gi lo disse Platone nel suo dialogo immortale,


ci

rinfranca nell'antica nostra condizione; facendo a pi

potere di due uno, risana la natura dell'uomo.

un graduale progressivo risanamento

di

Borsi,

leggendo

il

suo diario.

nella sincerit di questo grido


Il

secondo

si

chiude fra

le

profetico nell'ultimo

Il

commiato

amor

tuo, in tuo

preghiera

la

affinch
te

si

Notarti

al

nome

Ma

11

primo quaderno termina

T'amo per non morire

alla

sua donna

qua solo

meam.

compiuto, per

nostro Signore, che t'ama e

in

gli sforzi

Addio,

e lontano alla

e a tua gloria sempiterna.

fac mihi vam,

terzo s'arresta nella ferma

tutto sar

degni di favorire

levavi animarti

scorgiamo nel

vera via. Alita un soffio

la

Giulia mia benedetta. Io sono

guerra, ai miei rischi.

processo

vertiginose altezze d'una vi-

sione di perfetta beatitudine.

speranza di poter ritrovare

lo

Il

ti

te,

mia
per

Qui inalzo
predilige,

che io compio per

qua ambulam

qua ad

te

XXXV

Non siamo pi

dinanzi alla

donna

terrestre

suo fantasma immateriale, glorioso. Tutta


l'abbaglia.
tala,

con

vanit.

II

suo sorriso divino.

alto mistero,

Ormai

la vittoria,

la

ecco

non volge pi

meta
la

II

vicina.

Dopo

vediamo

la luce del cielo

poeta, contemplail

capo a riguardar

tanta guerra, ecco

pace.

Piero Misciattelli.

^^i:^i^~4x^.

il

CONFESSIONI A GIULIA

3.

- Sorsi, Confessioni.

FIRENZE,

gioved 5 dicembre 1912.

Non ho voluto dirtelo, non oso quasi dirlo


neppure a me stesso, tanto questa speranza mi
sembra vana e presuntuosa, ma ieri, Giulia, le
mie parole ti hanno scossa, ti hanno turbata. Prego
Iddio che non sia un inganno, il mio, ma da ieri
mi pare finalmente di non esser pi solo. Ho
lasciato Roma col cuore ricolmo di speranze, amor
mio benedetto, rinvigorito da una prode e sicura
baldanza, e mi sembra che da oggi in poi avr
bandito per sempre dal mio spirito tutte quelle
perplessit che hanno turbato sinora la mia solitudine. S, Giulia, mia vita, mia salvezza, amer
sempre te sola, sar sempre tuo. Ormai non un
atto, non un gesto, non un pensiero sar compiuto
da me se non per te, se non per averti, se non
per rendermi degno dell'amor tuo. Ti consacro
tutta la mia vita e soltanto in questa suprema
dedizione di tutto me stesso son certo che ritrover la mia libert.
Da oggi comincio a scriverti in questo mio
quaderno, come ti promisi ieri sera. Ho tante,
Quasi mi sgomenta l'idea di
tante cose da dirti
!

questa immensit lussureggiante di speranze, d'affetti,

di pensieri e di sogni,

che

mi accingo a

svelarti a

uno

a uno, giorno per giorno.

troppo vasta, troppo

troppo

ricca,

troppo,
varia e

complessa. Le sue debolezze codarde e la sua


forza invitta, le sue squallide miserie e la sua
magnificente dovizia, le sue sinistre disperazioni
e

le

sue

speranze

lusinghiere

sue incertezze,

le

suoi errori,

le

gigantesche ambizioni che ha

generato e nutre in me, fanno del mo amore un

poema

infinito e

inesauribile,

perpetuamente

rin-

un vivo universo, ad esprimere il quale


mi sembra che tutta la mia vita intiera non possa
bastare. Ma non importa: tenter egualmente,
novantesi,

senza curarmi del risultato. Tutto il pregio di


questo tentativo nella nobilt delle sue intenzioni.

Et

voluisse satest. Parler sub specie ceter-

nitatis, poich questo divino amore m' insegna ad


eternarmi ed come un'anticipazione che forse

cielo ha voluto concedermi sulla vita eterna e


mmortale che sar riserbata all'anima mia dopo
suo trapasso. Parler soltanto per me stesso,

senza pensare se forse un giorno queste parole

saranno destinate a cadere sotto


questa sar

la

tuoi occhi, e

miglior garanzia della mia libert

un giorno potr mocome una chiara testimonianza del mio fedele e costante amore
per te, ebbene, questo sar un beneficio della
sorte sul quale non avr contato, tanto pi dolce
e della mia sincerit. Se

strarti

questi miei

e soave quanto
vittoria

scritti

pili

che corona

giornalieri

come

la

soldato,

il

sar insperato. Sar


gli

sforzi di

un

quale abbia intrapreso una lotta per una


giusta e santa pur

disperando

di

causa

vincere.

gi scrivendoti ogni giorno, dicendoti

Ma

miei pen-

mie vicende, ispirando a te


la mia vita, improntando ogni mio atto del mio
amore per te, consacrando a questo amore tutti
miei sforzi migliori, tutte le mie energie pi
nobili e sante, mi parr di aver gi in precedenza vissuto con te, al tuo fianco, amor mio. Da
oggi non sono pi solo. Da oggi comincia finalsieri,

narrandoti

le

mente

la

mia vera

vita.

Venerd, 6.

Io t'amavo gi prima di conoscerti. Anche


prima che io ti incontrassi, tu eri gi l'oggetto di
tutte le vaghe e malcerte aspirazioni che ondeggiavano nel mio spirito, sin da quando ha cominciato a palpitare in me il primo timido barlume di
ragione. T'aspettavo, con l'intima certezza che mi
saresti

apparsa un giorno e che

conosciuta, regina del cuor


destino. Tutto

mondo

al

e di questa verit io

ti

mio ed

avrei sbito
arbitra del

ri-

mio

stabilito per legge eterna

debbo a

te la chiara

coscienza.

che gi una specie di


presentimento subitaneo, una divinazione arcana
mi avvert eccola^ dessa. Ti riconobbi, riconobbi

T'avevo appena

intravista

il

tuo volto,

il

tuo incedere,

il

tuo sorriso,

la

tua

voce,

tuoi sguardi,

nome, come
rabili

tuoi gesti, persino

altrettanti ricordi lontani e

il

tuo

immemo-

repentinamente ravvivati. Se da allora qual-

che volta ho dubitato, errato, distolto da te miei


sguardi (un giorno ti parler qui dei rimorsi
i

che mi straziano atrocemente l'anima per questi


falli) la colpa sempre stata della mia miserabile
ragione,
istante.

ma

il

cuore non

ha

mai

dubitato

un

Sentivo di non ingannarmi, con una cer-

tezza assoluta e irremovibile, superiore a qualsiasi

ragionamento. La mente altrettanto fallace quanto


cuore infallibile. Chi sa ascoltare il cuore,

il

Il

cuore m'avvert che tu

mio amore

incorruttibile, indivisi-

ascolta la parola di Dio.


eri

l'oggetto del

ed eterno, eterno nel futuro come nel passato.


momenti sento tutto quello che v' in
questo amore di prestabilito e di fatale, di superiore alla mia piccola e futile volont d'uomo.
Mi pare che potrei perderti di vista, allontanarmi
volontariamente da te, non fare un passo per
cercarti, non compiere un gesto, non pronunziare
una parola per avvincerti a me, fare tutti gli sforzi
possibili per perderti tutto questo sarebbe inutile
di fronte ai decreti del destino. Nel settembre
scorso tu mi sei riapparsa proprio nel momento
in cui credevo d'essere pi lontano da te. Ogni
strada pi tortuosa in cui mi smarrisco, mi riconduce a te sempre. Questa intima certezza non
mi ha mai abbandonato.
Nei primi tempi che ti ho conosciuta sono
bile

In certi

stato agitato

sce tanto
ti

da un singolare timore che mi

difficile

spiegarti,

rie-

perch cos espresso

parr vanitoso e presuntuoso, quasi offensivo

Mi pareva dunque che mi sarebbe riuscito


ispirarti
un affetto passeggero ed
effimero. Fin dal primo momento in cui ti vidi
mi entr nel cuore un desiderio prepotente di
amare
riuscirti accetto, di farmi profondamente
da te ma volevo ispirarti un amore perfetto e
sublime, volevo sopratutto che tu mi conoscessi
per

te.

assai facile

intimamente^ senza fermarti


esteriori.
te,

E poich mi

alle

prime apparenze

sentivo ancora indegno di

poich mi sentivo incapace

vero e profondo e intuivo

di

d'ispirarti

un amore

essermi sconciamente

guastato aspettandoti, mi proposi di rifarmi sano,


di

tendere con tutte

zione ideale.
ebbi allora

te

mie forze ad una perfe-

desiderio impreciso,
dire,

le

Che momenti di impetuoso fervore


Che esaltazione, che sogni Era un

ma

forte e potente oltre ogni

supremamente benefico ed

alto.

Avevo per

impeti di venerazione e di gratitudine,

mavo

ti

chia-

cagione d'ogni mia virt,


cielo t'avesse posta sulla mia via

l'ispiratrice e la

pensavo che il
unicamente per disvelare a me stesso quanto c'era
in me di buono, di prode, di bello e di nobile.
Ma quante volte, guardandoti e standoti a fianco,
sentii vacillare l'austerit dei miei propositi Quante
volte mi sentivo assalire da impazienze frementi
Quante volte mi venne la tentazione di affrettare
il destino, di
piacerti subito cos com'ero, ma!

mentendo

gari dissimulando e

Allora purtroppo

ero un vanesio capace di mascherare


vanit
cello

con

orpelli

avvezzo

alle finzioni,

alle

guastato da mille piccoli

falsit,

mia vuota
un istrionmenzogne, alla
la

e luccicanti, ero

fittizi

trionfi miserevoli

e indegni. Ah, se tu sapessi quanto mi vergogno


a

dirti

queste cose! In quei momenti m'irrigidivo

me

contro

stesso,

come

per un istinto benedetto,

chiamando disperatamente a
cora conservavo in

me

di

raccolta quanto an-

puro e

di onesto,

per

resistere alla vilissima tentazione

di sciupare e
disperdere con un gesto prematuro il meraviglioso tesoro che indovinavo in te. E mi dicevo, in-

vocandoti e parlandoti
No, Giulia, non voglio
che il tuo amore sia dovuto alle mie grazie fatue,
n a lusinghe e importunit sciocche, n a tranelli
:

e malizie calcolate. Tu non puoi giudicarmi se


non da quello che mi sento capace di fare. Eb-

bene voglio essere grande, compiere imprese


sublimi ed opere immortali, dominare il mondo,
conquistare

la potenza e la gloria, e intanto voglio


rassegnarmi a non essere stimato, a non essere
compreso, a non essere ben udito, se non dopo

molti anni di fatiche,

d'ambasce,

di

studio, di

senza ricompensa, senza incoraggiamento, fors'anco dopo la morte E m'i-

lotta, di

sacrifici

nebriavo in quest'idea, e mi pareva

il

germe d'una

erma e sublime grandezza. Talvolta mi pareva


persino troppo vanitosa ed
l'idea,

il

ambiziosa.

Persino

miraggio, la speranza d'una ricompensa

immune

lontana mi pareva non


gnobilt e

non pensavo pi ne

al

d'impurit e

d'i-

premio dell'amor

tuo n a quello della vittoria e della gloria. Allora

mi proponevo

sempre

di amarti

in

di

silenzio,

raccogliermi, in una solitudine ignorata ed oscura,


in

una

puro

vita di

sacrificio per

il

uomini, della mia patria, della mia

bene degli
stirpe.

Che

m'importa d'essere amato ? dicevo allora a me


L'essenziale che l'ami, che le consacri
tutta la mia vita e tutti i miei pensieri. Se ella
non lo sapr mai, tanto meglio. Forse quando
stesso.

sar morto, interrogher con passione e fervore


le

mie

carte,

pianger

miei

tutte le

libri,

sulla

mia memoria

lacrime dolci, spasimose, dispe-

In quel tempo vagavo


Roma, stavo per ore ed
ore sotto le stelle al Colosseo, vagavo per la gran
piazza deserta dinanzi a San Pietro, salivo sull'Aventino e sul Oianicolo, sempre in preda ad una
esaltazione immensa, chiamandoti per nome. Finalmente amavo, non per me, ma per te, non
per un piacere temporale e fugace, o per orgoglio,

rate della sua tenerezza

spesso a notte

alta

o per vanit, o per

amore

taciturno

per

vizio,

ma di

e disperato,

vero amore, d'un

che

m'ispirava

la

che nobilitava ogni mio atto col


incrollabile, di giungere ad una per-

vita e le opere,

pensiero fisso,
fezione ideale.
la

E mi pareva che

gloria dell'Empireo,

Iddio stesso, dal-

sorridesse a questo

amore

e m'inviasse dal Cielo alla terra una moltitudine


d'angeli

con messaggi

di allegrezza e di conforto.

10

Perfezionarmi senza riposo per rendermi degno


dell'oggetto amato, fargli mille sacrifizi

a goccia, immolargli

ambizioni,
le

miei

pi acerbe e

il

istinti,

segreti,

mio sangue goccia


mio amor proprio, le mie

adorarlo da lungi, dare tutto

il

vincere in

nome suo

irresistibili tentazioni,

tutte

consacrargli

un amore insieme benigno ed umile, frugale e


signorile, generoso e casto, silenzioso ed operoso,
ecco quello che sognavo allora. E non tutto:
Questo amore che mi proponevo di nutrire per
te m'aveva fatto indovinare con un facile trapasso
grandezza

qual' la vera

completa:

la

ficio, e l'oblio

pieno di

Imparai a odiare
facili

d'una

natura

forte e

purezza senza macchia e

indulgenze,

per

il

il

sacri-

bene

altrui.

il

successo,

piaceri lussuosi e brillanti

trionfi effimeri, le

che

sono il premio dei mediocri. Finii cos per immedesimare l'idea di te con quella della stirpe
alla cui gloria avrei

stesso,

considerai

ti

incarnato.

Mi parve

naturale. Pensai

voluto sacrificare tutto

me

come un simbolo

ed

di vivere in

d'essere

stato

una

vivo

vita

sopran-

designato

volont del Cielo a compiere chi sa mai

dalla

quale

impresa portentosa e terribile, chiss mai quale


opera gigantesca e penosa. Quante cose avrei da
Giulia, lo scrivere mi fa spadirti su questo
simare di rabbia, perch le troppe immagini mi
!

fanno una ressa tumultuosa allo spirito e sento


che non posso esternarne alcuna. Sono sgomento.

Non

so

come

fare a farti capire tutto.

11

Non

credere che

tutti

questi pensieri ed

centomila che son costretto a

fortemente

nassero cos placidamente e


spirito

come pu

esprimo.
tutto

Non

uno

sfolgorante

mo

mi
mio pensiero fosse

apparire dal

credere che

il

modo con

altri

domi-

tralasciare

il

tripudio

di

cui

grandezza.

Prima di tutto dubitavo di me stesso. Alle volte


mi apparivo ridicolo, mi dileggiavo, mi credevo
un allucinato, un visionario, un pazzo, un imbescoragcille. Poi non mi sentivo da tanto, mi
giavo, ricadevo facilmente negli stravizi e nelle
miserie d'un tempo, pur sentendone ormai sempre

pi

il

senso

la

ripugnanza appunto per quel

di perfezione

morale che ormai m'era ap-

disgusto e

parso una volta. Avevo insieme, con angosciose


alternative^ le mille

zioni
la

che

ritrovano pi o

si

giovent

felicit

talvolta pigliavo

le

meno
il

mille

dispera-

attive in tutta

sentimento vago

della mia forza per una ferma volont e naturalmente m'ingannavo sul calcolo delle mie facolt;
talvolta il pi piccolo inciampo contro cui urtassi
mi faceva rotolare anche pi in basso di quel
che non sarebbe accaduto a chiunque altro;
concepivo piani vastissimi, sognavo la gloria, mi
disponevo al lavoro, ed ogni distrazione pi futile, una
gozzoviglia d'un'ora, una tresca d'un
giorno mi trascinava via con s ogni velleit. E,
quel che peggio, il vago ricordo delle mie
grandi concezioni abortite mi lasciava certi ba.
gliori ingannevoli che mi avvezzavano a confidare

12

in

me

stesso,

pur senza darmi l'energia

di pro-

durre.

Ed anche

a questo proposito, quante cose


da dire! Stasera m'accorgo di non avere
scritto altro
che sciocchezze incomprensibili,
maldestre e monche. Sono sgomento, sgomento
Non sono punto contento di quel che dico
perch mi sembra di parlare un linguaggio
avrei

non famigliare alle abitudini del mio


spirito, mi sembra di balbettare una lingua non
mia. Questo amore mi soverchia, Giulia, o
donna in cui la mia speranza vige . Un sentimento non si pu esprimere bene, intendo nel
senso letterario, se non si domina, se non si
in qualche modo gi superato ed elaborato mentalmente. Ma io non domino questo mio cuore,
ignoto,

anzi desso che mi trascina e mi travolge, che

mi opprime e mi vince. Non mi sento pi padrone di me e, se mi abbandonassi ai miei veri


impulsi, non farei altro che erompere in parole
sconnesse, in lagrime, sospiri, singhiozzi, appelli
appassionati e suJDplichevoli. Giulia, Giulia,
t'amo,

come

come t'amo!

Sabato,

7.

Quanto cammino ho percorso da quando

tu

hai cominciato a regnare sull'anima mia, Giulia!


Il

corso della mia passione pu

avere

avuto

13

suoi gorghi,

sue giravolte tortuose, pu esse-

le

da scogliere contro

re stato precluso

sua poderosa

ma

giand,

corrente

ha sempre ripreso

trionfale e irresistibile.

secondo

le

le

il

suo cammino

mio amore

Il

quali la

schiumeg-

rotta

sia

si

s'

svolto

leggi della natura, per gradi talvolta

insensibili, lenti e inafferrabili, talvolta bruschi e

repentini,

sempre

ed ha

partecipato

mia

della

imperfetta e povera natura d'uomo, debole, mortale,

corruttibile,

pieno d'incertezza e

di perples-

Ma vince, lo sento. Se
mi considero, mi ritrovo
tanto pi maturo, consapevole e forte. Ora sono
gi in grado di giudicarmi con una severit

sit,

oggi

di

dubbi e

d'errori.

m'interrogo

Non

assai pi fiera e risoluta.

coscienza tutte

le

trovo

arrendevoli e

d'un tempo. Ogni pi piccolo

pi

nella

indulgenze

facili

lascia in

fallo

me

sempre pi cocenti e so gi
rimproverarmelo con durezza inesorabile e senza
piet. Ora le vittorie su me stesso si fanno sempre pi frequenti ed agevoli, il mio pensiero si
abbandona meno spesso alle lusinghe dei mi-

un solco

di rimorsi

raggi ingannevoli,

Sento gi in

me

che precedono

si

scoraggia

meno

lunghi

fremiti

quei

di

poco

vittorioso

il

di tanti sforzi angosciosi.

tene gi accorta, dal

Tu

stessa

mio modo

di sovente.

trepidanti

coronamento
devi

esser-

di parlarti, tanto

pi preciso ed incalzante d'un tempo. Prima mi

compiacevo

di

parlarti

per

per figure e per immagini

parabole

bizzarre

indirette,

ed enigma-

14

con un sorriso ambiguo che talvolta ti ha


lasciata incerta persino sulla mia sincerit stessa,
che ti faceva dubitare d'un dileggio o per lo
meno d'una stravaganza del mio spirito. Ora non
pi cosi! Prima il mio amore era come tutto

tiche,

assorbito e raccolto in s stesso, ora


si

sviluppa,

si

occhi su di

ora

stenti.

miei

te e

modi

Prima

d'una

felicit

svolge,
gli

trepidavo all'idea d'interrogarti,


si

fanno quasi petulanti e

insi-

mio
due destini, il pensiero
vicendevole mi pareva un sogno

l'idea di farti mia, di

nome, d'unire

si

apre. Prima non osavo gettar

darti

il

nostri

vago e lontano su cui non ardivo fissarmi, oggi


lo vagheggio amorosamente come un evento
prossimo ed immancabile. Oh, se tu sapessi!
Quest'idea la delizia e l'incanto della mia vita,
un sogno casto e probo nella cui visione l'anima mia si strugge di tenerezza e di dolcezza.
Gi ti chiamo compagna fida della mia vita, gi
vedo tutto il mio avvenire occupato dalla tua
figura soave e ridente, o mia squisita, o mia bella,
o mia perfetta Giulia. La mia solitudine mi pesa
ormai. Un tempo sono stato cos stolto e cos
superbo da credere che il mio destino m'imponesse di essere solo e che in questa solitudine
fosse la libert d'ogni mio pensiero e d'ogni ma
azione, ma oggi comprendo in grazia tua che la
famiglia la salute, la virt, l'ordine della
il

fondamento

della societ.

L'uomo

vita,

solo mo-

15

struoso.
esse

ha detto

Signore

Il

hominem solum

Non

bonum

est

>

Domenica,

Stasera ho

zione per

varie

scritto

me

lettere

uggiosissima,

questa

di

noia mi
Scrivendo a te
puerile, poich in

illusione

te.

non a te. Come sarei


potere chiudere in una busta anche

realt scrivo a
felice di

un'occupa-

delia cui

ricompenso ora scrivendo a


Sorrido

8.

queste parole,
e inviartele

me

stesso,

come

tutte le

or ora,

altre scritte

quanto cerchi

In realt per

dermi, per quanto focoso e

immenso

d'illu-

sia l'amor

mio, per quanto infinite sieno le ragioni e le


maniere che egli trova in s stesso per confortarsi e gioire, pure molto malinconico e triste

questo mio

querulo

monologo amoroso! Non

accorante che un

sentimento
molto gagliardo e veemente, allorch non n
partecipato n inteso e si consuma e si agita

c' niente di pi

isolato in s stesso.

Nulla pu vivere

nutrimento

v'hanno

tano con volutt,


scritti,

doni

certi altri di

mondo

al

certi

senza un qualche

amori che

piaceri, baci,

certi

altri

sacrifici,

che vivono

certi

altri

di s stesso,

la

di

di

Il

rancore,

rabbia o di

mio
sua voracit non pu

dispetto o di gelosia o di altro.

s'alimen-

parole, carezze,

si

pasce

saziarsi

16

che di silenzio e d' incertezza, dappoich tu sei


ancora per me un idolo divino, sfolgorante di
grazia leggiadra, ma un idolo immobile e taciturno.

Mi prostro dinanzi

te,

ma non

so an-

mie preghiere e quale senticora se


mento ti agita vedendo la mia adorazione. Del
mio amore tu sai ben poco, e adesso queste
pochi
cose che ti scrivo le serbo per me. S
giorni or sono a Roma, qualche mese fa a Pracchia, ed anche prima vagamente, m' sempre
parso d'indovinare in te un certo favore per me,
una vaga prevenzione pi benigna che no, ma
prima di tutto non oso abbandonarmi a questa
speranza se non trepidando e col timore che il
mio cieco amore m'inganni e il futuro poi mi
riserbi qualche disinganno atroce
e poi in ogni
modo anche questa certezza ben poco per me.
Questo mo amore non ha qualche volta nulla
di etereo o di soprannaturale
umano
conascolti le

privazioni, il silenzio, la lontananza lo


trasti, le
fanno profondamente soffrire. S, Giulia, gli sforzi
che faccio per imprimere al mio amore un carattere superiore, olimpico, eroico, al disopra di
tutte le

debolezze,

pi delle volte
esserti

sono

sforzi

pietosamente

lontano e nulla^ nulla

che riescono

vani. Io
al

il

soffro di

mondo pu

con-

solarmi di questa lontananza. Io mi struggo dalla

smaniosa bramosia

di

rivederti, di riascoltare la

tua voce, e questa privazione mi avvilisce e mi

costerna orribilmente.

Vorrei

avere

almeno

la

17

consolazione

rammentarmi a

di

esser certo che

il

te

pensiero

tuo

si

ogni giorno,
fissa

qualche

provo a pensare
con una tensione cos

volta su di me. Certe volte mi

a te cos intensamente
frenetica di nervi
la

da

costringerti a volgere a

tua mente attraverso lo spazio,

sapere

se

sono vani o

ma non posso
questi lontani e

efficaci

amorosi.

richiami

silenti

me

Non

so nulla^

nulla.

Tutto questo mi tiene in un vago disagio, in un

continuo

senso

di

malessere.

Anche

in

queste

pagine che traccio si sente benissimo l'imbarazzo e r impaccio sono, in questo vagabondaggio
;

capriccioso del mio spirito,

bendato, smarrito in una

come un viandante

contrada che non co-

nosce: parlo come potrei brancolare, mi sembra


di

andare a

tentoni.

male, appunto perch

Non ho mai scritto cos


non ho coercizioni esteriori,

linee direttive, punti d'appoggio. Scrivo,


trei

anche

tralasciar di scrivere, e questa

godo mi

ma

po-

libert

L'uomo non fatto


per obbedire al proprio arbitrio, non pu essere
abbandonato a s stesso, non nato per esser
di cui

libero.

paralizza.

Ecco perch

egli

tanto

felice

quanto

pi governato da leggi inflessibili, quanto pi

obbedisce
genio,

ai

alle leggi

sociali,

morali, naturali, al

caratteri e agli istinti della propria stir-

pe, alle tradizioni della sua patria. Religione vuol

dire legame, vincolo. L'arte pi

che

si

fisse,

adatta

meglio a forme

grande quella

schematiche pre-

che obbedisce pi fedelmente a leggi di


Bosai, CoHfesstonU

18

equilibrio, di simmetria e d'ordine, a regole precise, a tradizioni elaborate e

longeve. Cos di

questo mio amore, che soffre di essere cos ab-

bandonato a s

ma
il

stesso,

come una

libero.

capace

indisciplinata,

male e

troppo solo

troppo

creatura vigorosa e robusta,


di fare indifferentemente

bene.

il

Ma io mi lamento a torto. Questo amore, anche con tutte le sue pene ed angustie, anche
con le sue perplessit, pur sempre tutto per
me, la mia gioia e la mia salvezza.

Luned,

9.

Oggi mi sono procurato un po' di carta da


musica e vi ho ricopiato la mia piccola Barcarola con proposito di inviartela domani. una
sciocchezza,
Ieri

nulla.

basta a farmi

che

il

felice,

mio amore

un'affermazione perfettamente

ratami da

ma

ma

scrivevo qui

raggiante.
si

nutre di

stolta, ispi-

un momento di tetraggine sconsolata,


mio amore ingegnoso e induil

in realt

strioso oltre ogni dire e sa trovare in ogni piij

piccola cosa

una fonte abbondevole

di consola-

zioni, di gioie e di diletti. Certi ricordi fugaci e

minuziosi sono per


sissimi, ai

me

quali ritorno

mi faranno sempre

altrettanti

mille

fiorire sul

tesori prezio-

volte, sicuro

che

labbro un sorriso.

19

Son parole che


sti,

m'hai detto, circostanze, ge-

tu

nonnulla

infiniti

tutti

squisiti,

tersi,

lucenti,

Ricordo il giorno in cui dinanzi a te


mi strappai dal dito un anellino d'oro e lo scaadorabili.

Reno

gliai nel

dalla

spalletta

d'un

ponte, per

mio

gettar via la traccia sciocca e indiscreta d'un

antico amorazzo. Ricordo

per

la

prima volta

la

il

giorno in cui

mia ode

ti

dissi

Che non sar

che tu non volevi ascoltare, ed io


t' indussi a porgermi orecchio assicurandoti che
nella prima parte non si parlava di te e prometbene udito

tendoti che mi sarei limitato a

proseguii.
l

un

dirti

certo punto la

quella. Invece

memoria mi

fal-

per un attimo e tu l'osservasti con un sorriso

un p schernevole. Tante cose ricordo, e tutte


mi son care pi della mia vita stessa
son felice che abbiano lasciato in me una caccia incancellabile. Di te serbo gelsamente una lettera
scritta alla mia povera sorella morta, un biglietto
scritto a me, un tuo indirizzo scritto di tuo pugno e non so dirti quanto mi sieno cari. Oggi
l'idea che riceverai la mia piccola musica basta
a farmi felice e vado immaginando il momento
in cui la riceverai, ne sorriderai, leggerai scritto
in testa

alla

Gentile

l'aprirai

sul leggio del

tuo pianoforte per leggerla. Troverai in quel do-

no esiguo un senso riposto, esso


mio amore, magari ti compiacerai
zienza di

copista

guizzare per

le

innamorato.

ti

parler del

della

mia pa-

E questo mi

fa

vene un giubilo soave e grato.

20

Vedi dunque di quanto poco so contentarmi, io


che pure ho un animo pieno di desideri avidi,
protervi e insolenti, io che sono per indole un

uomo

perpetuamente incontentabile, capriccioso,

cocciuto,

irrefrenabile,

Tu m'hai

volubilissimo.

modiche
mia benefica
maestra d'ogni virt migliore, tu, mia viva saggezza, tu, largitrice unica d'ogni mio bene pii
insegnato ad appagarmi anche
e discrete, a dar pregio a tutto,

di gioie
tu,

puro e pi santo.

Marted, 10.

Soventi volte ho l'anima straziata dai rimorsi,

punto di lasciarmi sopraffare da una sispaventosa disperazione. Tante volte ho


paura che tutta la mia vita non possa bastare
miei falli
ad espiare degnamente e rimediare
odiosi, le mie vergognose colpe. Mi raccomando alla misericordia di Dio perch m'aiuti a salfino

al

nistra e

varmi. Se vero

un principio

gi

che
di

il

pentimento lacerante
io son

salvezza, oh, allora,

gi sulla via del bene, perch Dio solo sa quanto

il

pensiero delle offese che t'ho arrecato, de-

mi son lasciato cadere, delle inmi son macchiato mi tortura angosciosamente. Dio solo sa con che ferocia implacabile, con che inesorabile giustizia io mi ricopro di contumelie e di rimproveri, mi rendo

gli oblii

in cui

fedelt di cui

21

aspramente conto dei miei torti e delle mie debolezze, senza dissimularmene la gravit e la
turpitudine.

marmi,

lo

soltanto

questa certezza pu cal-

sguardo onniveggente del mio Giudice

che pu leggere la sincerit d'ogni lacrima del


mio cuore e un giorno me ne terr conto lass,
quando tutto sar detto, quando io avr gioiosamente abbandonato, col peso della mia povera
salma, anche
e delle

la

responsabilit terribile della vita

dure prove a cui sono stato sottoposto.

Voglia Iddio che


corrimi,

che

la

la vittoria

mi

assista, e tu soc-

non abbandonarmi mai, fa


immagine mi sia sempre vicina fino

Giulia mia,

tua

Senza di te mi sento come


una festuca in balia delle tempeste, senza di te
sono perduto per sempre, ed a te mi aggrappo disperatamente, col cuore stretto dall'ambascia. Qui mi confesso a te, Giulia, nella speranza
che un giorno tu legga queste parole con un

all'ora della morte.

brivido
la

di piet

tua severit mi

di sollecitudine. L' idea del-

fa tremare,

no sar una grazia che mi


dolce quanto

meno

donami, Giulia,

le

ma

il

riuscir

tuo perdotanto

pi

sentir d'averla meritata. Per-

offese che t'ho arrecato.

Sono

ma

che pregio avrebbe la tua


benignit, la tua indulgenza, se non compiesse
uno sforzo nel perdonarmi ? So che la tua indulgenza non mi dovuta, che non ho diritto
di chiedertela, che sar un tuo dono, ma appuninescusabili, lo so,

to per questo

ti

supplico di darmela. Se tu sa-

22
pessi come sono colpevole, e perci degno di
commiserazione
Se tu sapessi come ho sospirato, come ho pianto, quanti disgusti, quante
amarezze ho sopportato Se tu sapessi con quanmiei torti
ta acrimonia mi rinfaccio
E sono
gi punito, sai ? Ogni ritardo a compiere il bene
!

gi punizione a s
Io

ho

il

rimorso

di

d'essermi troppo

oggi pi lontana
stato

stesso,

espia

si

in s.

essermi fermato troppo spesso,

spesso
la

fuorviato e

gran

un lavoratore pi

meta.

alacre

di

vedere

Forse, se fossi

e sollecito, a que-

terra quel bene che


dovr forse guadagnarmi
soltanto in Cielo, forse ho gi firmato di mia
mano la sentenza della mia eterna condanna.
Ed io, io solo, sono il colpevole mea culpa,
mea maxi/mi culpa, perch ho disprezzato mille
volte
benigni avvertimenti del Cielo. Tu mi
sei stata inviata, angelo mio, come una messaggiera di pace e di salute, di gioia e di felicit
t'ho riconosciuta per quello che eri, eppure un
tanto dono del destino m' riuscito inutile. Anche quando gi ti conoscevo, anche quando gi
sapevo che eri una creatura di questo mondo
e non della mia fantasia trepidante, anche quando per me avevi gi un corpo, un nome, un
volto, un sorriso, una voce, anche allora ho
potuto dimenticarti, inseguendo immagini false e
ingannevoli. No, troppo orribile questa colpa.
st'ora avrei gi

dopo immensi

trovato in

sospiri

23
e

non posso

senza

considerarla

raccapriccio,

senza disperare ancora di me.

Eppure nulla mi mancava ip me sovrabbondava il vigore, la forza, l'ardore, avevo lo spirito alacre, attivo e lucido, una coscienza florida.
Non c'era impresa, per quanto ardua, folle, disperata, che io non mi sentissi capace di compiere. Ero tale virtualmente, che ogni abito de
stro avrebbe fatto in me prova mirabile. Bastava
che volessi e non ho voluto. Ho preferito obbedire ai miei istinti pi pravi, sono stato un ignavo e un lussuoso, un vanitoso e un negligente.
Ma non sai, Giulia, quanto tempo ho perduto
irrimediabilmente, quanto tempo prezioso e quan:

te

energie

preclare,

magnifiche,

eccellenti,

sperperato stoltamente e miserabilmente

gono
sori,

le

vertigini soltanto a pensarci.

che erano

tuoi,

consacrare e serbare

che
a te

Mi ventanti te

avevo promesso
sola, sono andati

ti

ho

di
di-

fogne ripugnanti, cos, per un


debolezza imperdonabile. Andavo

spersi in tante

momento

di

a ciondolare

nell'ozio per la

via nelle ore con-

sacrate al lavoro e allo studio. Le sventure che

mi hanno

colpito,

miei

lutti

micizie, le invidie, le traversie,


di ispirarmi

famigliari, le inii

rovesci, invece

una maggior forza ed un maggior

coraggio erano per

me

tante scuse che tentavo

accampare per giustificare la mia ignavia.


Odioso, orribile a dirsi Questa confessione mi
costa una pena spaventosa, Giulia, e arrossisco
di

24
nell'onta. Ecco,

come ho

perseguito, misere, este-

immagini

nuanti, disonorevoli

no compiaciuto di successi
schi, mi sono appagato di
di

rinchiudermi in

dine,' in

nefico.
lesca,

di piacere

Mi

so-

lodi indegne, invece

feconda

un'austera e

un lavoro

effimeri e ciarlatane-

solitu-

nobile, virtuoso, tenace e be-

Ho obbedito alla mia lascivia pi animami sono insozzato nelle volutt pi impu-

ed ho anche osato profanare in esse quanto


ancora mi restava di puro e di degno, mascherando nei modi pi ipocriti, con le parole pi
re,

menzognere

la

loro

esageri per farmi

Non

bassezza.

una specie

di

franchezza: no, no, dico assai

credere che

merito della mia

meno

di quel

dovrei. Potrei raccontarti particolari orrendi,

che

che

basterebbero

a farti perdere quel po' di stima


che puoi avere di me. E non te li narro, non
perch tema di essere disistimato da te, perch
la

tua collera e

merito
la

non

te

disprezzo quel che mi

il

tuo

li

narro

tua immagine, troppo

perch
ti

troppo venero

adoro, troppo ho p

sto in alto la tua figura pura, santa, incorruttibile


e casta, per poterla mescolare ad

mie sozzure e

delle

una sola

delle

mie miserie.

Giulia, ho scritto queste parole in preda ad


un dolore angoscioso sento che questo dolore
mi purifica, un dolore che benedico con tutto
:

il

cuore e vorrei fosse mille volte pi atroce ed

intollerabile di

cos, per

certo della sua

potenza

essere

mille volte pi

espiatrice.

Giulia,

non

25

voglio

promesse vane^ non voglio formu-

farti

lare

proponimenti

ma

voglio trovare

presuntuosi e magniloquenti,
la

forte soltanto nella

garanzia d'un avvenire pi


fermezza che tu hai saputo

nuovamente dare all'animo mio. Sono pi

ma

oggi, pi risoluto e determinato,

per tua so-

lo spero in te sola, io confido in te sola,

la virt,

te solo

invoco^ tutto attendo dalla tua sola grazia.

Mercoled,
Ieri

saldo,

e oggi

ho molto

letto e

loghi di Santa Caterina e

stupore quando ho trovato


role tante risposte
stato d'animo.

in

dirti

Dia-

il

mio

in quelle divine pa-

consolanti

risolute e

V'

meditato

non so

11.

quegli

mio

al

pro-

tanta

scritti

fonda umanit tanta prodigiosa divinazione, che


leggendoli mi pareva di ascoltare messaggi trac;

ciati

alla

un

per

me

fallo

scrivendo

S,

nanzi a

ero

ma anche quello del


imperdonabile. Non senza

speranza

de

solo. Ieri

disperazione,

la

seconda

Giulia, io
te, di

virt.

preda

cagione

Guai a chi

ho bisogno

in

disperare

si

la

arren-

di umiliarmi,

di-

chiederti perdono, pur proclaman-

domi indegno di ottenerlo, ma frattanto questo


mio moto di pentimento e di umiliazione non
deve essere quella vile paura servile che la
Santa riprova con parole cos cocenti. Io debbo
confidare in me stesso. vero
in fondo alia
:

26

via che percorro

ho

e sfolgorante di

tutti

visto la tua figura sorridente


i

segni

della beatitudine,

che mi convitava a un supremo simposio felice,


eppure non ho avuto la forza di correre a te,
anzi, per saziare

fermato qua e

neppure

turpi

l alle piti

l'eternit

ma

ritardo,

pochi

mi sono

appetiti,

lorde bettole.

vero

questa una ragione di pi per

con fede

potr compensarmi di questo


af-

con ansia rinnovata. Coraggio, coraggio Longa via est: propera! Per troppo tempo sono stato un ingrato
e uno sconoscente, ho dispregiato
doni pi
opulenti che il destino mi ha elargito. Ora ti
frettarmi

rinvigorita

voglio regina del

perch

pena

il

tuo

cuor mio,

Giulia

imperiale beneplacito

benedetta,

mi

ordini,

sempre la mia
lunga e abominevole codardia. Come son felice
d'amarti

morte, di

la

Una

letizia

fonte d'ogni bene,

umano, amo

per

vincere

la virt,

serena e fulgida m' inonda.

amando

amo

la

te

mia

amo

il

genere

patria, la

fede

Servendo te, servo il Signore, in


Icetitia, tutto mi si
converte in gioia, anche il
dolore, anche la fatica, anche il sacrificio. Aldei miei avi.

l'infuori di te tutto
sei

il

imperfetto

e perituro,

bene che non sazia mai. Questo gaio

vore mi avverte che sono nel giusto.

Ma

da noi ritorca

il

chi la gioia in cor

viso

non

ha.

Chi quaggi non ha sorriso


certo in ciel

non

sahr.

tu
fer-

27

mia gaiezza incarnata, mia


Oh, se tu sapessi come,
come mi struggo di tenerezza e d'amore per te,
o sorriso, o luce del mondo Che fai in questo
Io sorrido a

te,

Giulia gentile e forte.

momento? Che dici? Che pensi? Dove sei?


Non indovini che questo tuo servo lontano
qua

adora? Nessun
nessun palpito segreto e
misterioso ti fa tremare il core?
If I love you, what is that to you ? We
say so, because we feel that what we love is
not in your will but above it. It is the radiance
of you, and not you. It is that which you know
not in yourself and can never^ know (Emertutto tuo,

presentimento

che t'invoca, che

ti

ti

agita,

son).

(1)

Gioved, 12.

Ieri

t'ho

t'ho spedito

spedito
il

quest'anno

di

la

mia Barcarola.

programma
in

Stasera

delle letture dantesche

Orsammichele.

Domattina

spedir un numero della Rivista di Roma.

appena comparir,

ti

far avere

il

mio

ti

Poi,

articolo

Se io vi amo che cosa ve ne importa? Noi diciamo


perch sentiamo che ci che amiamo al disopra
della volont della persona amata. E' la sua irradiazione,
non la sua persona. E* ci ch'ella non conosce in se
stessa e non pu mai conoscere .

(1)

cos

28

SU santa Caterina.

cos conto di

farti

sovente qualche segno che mi ricordi a


ti

dia prova della

d'aver

terminato

mia

attivit.

Crismiti

Quanto mi tarda

avere.

il

avere di
te

o che

Non vedo

l'ora

per potertili fare

mio lavoro

lento e

laborioso, penosissimo, e richiede soprattutto

grande pazienza,

ma

certe

una
mi afferrano

volte

violenti impeti d'impazienza e vorrei affrettarmi,

me

sforzarmi, abusare di

stesso e delle mie forze,

tanto la fretta mi angustia.

Adesso

mio lavoro intorno

il

ai

Crismiti s'

mi occorre compiere un certo


studio piutosto arduo e raro sulla civilt del
arrestato perch

Califfato

terzo

nel

secolo

dell'Egira.

Domani

andr a trovare un mio dotto amico per ottenere


da lui di potere accedere alla biblioteca delle
discipline
riori.

orientaliste all'istituto di

Studi

supe-

Prevedo che dovr passare anche qualche

giorno

alla

Nazionale e

raccolto tutto

il

alla

Marucellana,

materiale che m'abbisogna,

poi,
ripi-

mio buon lavoro, su cui


sono assai vicino a
qualche vittoria, ma gli ultimi momenti che di
pi febbrili e
poco la precedono sono sempre

glier allegramente

il

ho

Forse

tante speranze.

intollerabili.

poi questo lavoro proprio este-

ed
opprime come un tedioso sgobbo scolaresco.
Eppure non pu essere altrimenti. Anche monumenti pi maestosi sono stati costruiti pietra per
pietra, mattone per mattone, con tanti piccoli
nuante, piccolo, minuzioso, gretto. Esaspera

29
gesti faticosi,

ogni

nare

ed giocoforza rassegnarsi a fregenerosa impazienza. Non c'

pi

uomo

che non preferisca esercitare in un solo


attimo e con un solo sforzo magari immane
tutte le energie che invece gli bisogna spendere
in uno oscuro e paziente lavoro
eppure io credo che in questo sia
ben pi egregio ed ammirabile il merito, che in
questo si misuri la tenacia intrepida e la tempra
invincibile dei pi grandi spiriti. Coraggio, dunque, per te, in nome tuo, mia Giulia! Quante
volte, Giulia, il solo pensiero di te basta ad infondermi forza ed ardire, franchezza e costanza
Rammenti quel giorno in cui a Pracchia mi dicesti sorridendo: - Bisogna esser forti -? Quante
volte mi son ripetuto quelle parole Quante volte

poco a poco

giornaliero,

esse m'hanno

aiutato

stanchezza e di conforto

immondo

di peccati e di

l'accidia quello di cui

Ogni

Io

debolezze,
pi

volta che lo vinco

perch da

con

te

sola

un attimo di
sono un ricettacolo

vincere

attingo

ma

fra questi

il

dominio.

sento

una grazia d'amore,


quell'ardore

risoluto

posso debellare quel pravo

istinto d'in-

fingardaggine e di neghittosit. Mia

benedetta!

cui

Come

sarei

misero e meschino,

e spregevole senza di

te,

rosa, dispensatrice di

bene e

il

mio cuore

quello

che

si

moltiplica per

varr,

come

sarei inetto

regina benefica e genedi virt


la

T'amo ed

gratitudine. Tutto

poco o molto,

sar tuo, lo

30

riconosco e lo proclamo

fin

d'ora tuo

dono

in-

sperato.

Venerd,

Che
per

tata

dolce, che cara abitudine

me

gi

questa di non coricarmi

13.

diven-

ogni

sera

senza prima aver tracciato qualche parola su


questo quaderno! Son parole sconnesse, manchevoli,

vagabondaggi capricciosi

ma

della

tasia inebriata e

innamorata,

un

un pregio che supera

significato e

doppi
l'atto

il

mia
a

loro miserrimo valore intrnseco.

che

vale, la fede

con

fan-

attribuisco loro

cui

si

mille

Non

compie,

l'intenzione intima che v' riposta.

per

te

ad avere
pi

un
i

culto,

suoi

riti

11 mio amore
una religione che comincia

giornalieri

un moto vago ed

costanti.

Non

una

serie

inafferrabile,

di impeti senza consistenza e senza forma. Si


esprime, e nell'atto stesso di esprimersi acquista
una pi chiara coscienza di s. Un pensiero

inespresso

come

se

non

esistesse,

sboccia soltanto nell'attimo stesso in

nasce
cui

si

e
ri-

veste di parole. Nei tentativi che fa per cercare

sua forma definitiva comincia a vivere la sua


vita individuata ed esteriore, una vita propria
la

secondo le sue leggi. Soltanto in questo momento


mi rendo conto dell'importanza della preghiera
nella fede. Che lampo subitaneo m'illumina Oh,
!

31

Giulia,

debbo

Giulia,

a te anche questa grazia.

Dante dice:
Veramente, n forse tu t'arretri
Movendo l'ali tue, credendo oltrarti,
Orando, grazia convien che s'impetri

Soltanto adesso

mi

appare

tutta la

(i).

sublime

santa giustezza di queste parole immortali. Senza

dell'anima sono vani e


La preghiera la guida
dell'anima, che la conduce al suo destino, il sostegno dello spirito. Ora queste parole che scrivo
qui ogni sera sono la mia preghiera a te, valgono
quanto le prime formule rozze ed ingenue a cui
la

parola anche

possono

si

Io

dischiude
ti

voli

fuorviarsi.

e adorabile.

labbro del proselite

il

prego e

ti

catecumeno.

adoro, o mia Giulia deprecabile

Non considerare la mia inettitudine


ma vedimi cos come sono, pro-

ad esprimermi,

tutto fisso in te, tutto palpitante

strato e raccolto,

e fremente d'amore.

medesimo

in te.

Son

tutto

Ah, perch

cosa

tua,

mi im-

non trovo parole

roventi e sfolgoranti e sfavillanti

come

vorrei?

Perch non so dire nulla di questo mio amore


cieco ed impetuoso, insaziabile e ansioso, che
mi strugge e mi consuma, in cui mi smarrisco
ebbro ed attonito ? Fiero e gagliardo signore del
cuor mio, esso mi ha vinto, mi ha fatto suo
schiavo per sempre, ed ora io non

(1)

Paradiso,

XXXII,

145.

concepisco

32

che quella d'obbedire

altra felicit

alla

sua legge.

mia

Giulia, Giulia, Giulia mia, sento tutta l'anima

barcollare e vacillare sotto

il

peso

di

questa tene-

rezza soverchiante. Vorrei scoppiare

balbettando

il

tuo nome,

in

lacrime

tenderti le braccia sup-

plichevoli, chiamarti, chiederti l'elemosina

sguardo benigno.

Come

Non posso

pi,

d'uno

non posso

pi.

mi
mia ragione si smarrisce.
Cara Oh, mia cara Oh, mia diletta, delizia
mia unica! Come sei bella! La tua bellezza
quasi una delicata efflorescenza del tuo spirito
E' troppo.

sento impazzire,

far a

la

squisito

Dio mio,

vivere?

gentile,

l'immagine

sensibile

d'una

bellezza interiore, incorruttibile e immortale. Creatura eletta, benedico

il

destino che

ti

volle

far

nascere nel tempo destinato al mio increscioso


ed importuno esilio mortale, che dispose il nostro
incontro, e mi fece conoscere

il

tuo sorriso

ascoltar la tua voce, dolcezza mia,

mia

ed

beatitu-

mia luce, pensier mio trepidante ed unico, mia sempiterna, gaudiosa e sedine,

cura

mia

gloria,

felicit.

Sabato, 14.

Oggi

per

me una

Uno spasimo

giornata

tempestosa

mi tiene e mi
opprime. Sono scontento di me^ trascorso da
fremiti collerici. Mille incertezze mi ondeggiano
tristissima.

irrequieto

33

nell'animo e

il

pensiero di

non basta a rasserenarmi.


mia

la

vita

te,

In

che me le ispira,
questo momento

come una

avvenire mi appare

petua battaglia, piena d'ansie e di

per-

struggimenti

uno sforzo continuo senza tregua n


riposo. Che pena insostenibile, anelar sempre
ad una pace suprema, ad una felicit senza turincalzanti,

bamenti, sapere che mi aspetta soltanto se sapr

guadagnarmela, che l'otterr soltanto a prezzo


d'angosce Talvolta quest'idea mi par
benefica e provvidenziale, ma oggi ne sento soltanto lo strazio e l'impazienza. Capisco che il
mio patire necessario, che senza di quello non
vi sarebbe altro modo di misurare la tempra del
mio spirito, che il bene che m'attende non sar un
dono gratuito ma un premio, e un premio ottenuto
ogni patimento che mi sar costato mi
il quale
parr ben futile; pure andare incontro a questa lotta
sapendo gi prima quali aspre lotte ininterrotte
mi coster, ebbene, un passo che io non posso
muovere senza sgomento. Non mi fraintendere,
Giulia. Non la lotta materiale che mi spaventa.
pericoli umani, le privazioni,
sacrifici,
disinganni acerbi di questa vita mortale son tutte cose
che considero con un franco sorriso di sprezzo.
di fatica e

Mi sento

fortissimo, invincibile.

gesto mi possa bastare a


la sorte del

Mi pare che un
nel pugno

stringere

mondo. Ho ambizioni immense, che

manifestate sembrerebbero assurde

ma

sulla cui realizzazione


5.

BoBsi, Confessioni.

e pazzesche,

prossima ho una fede

34

cieca e assoluta.

Non

esteriore, anzi

mio

prode

mi

desidera,

li

Soltanto

coli.

il

attirano.

cerca,

li

invoca,

li

imprese ardue,

le

Odio

le

timore

tutl'altro: io

temo

uomini, n

gli

pavento di alcun ostacolo


ardimentoso, altiero

istinto

vittorie

temo
le

troppo
di

me

cose, n

osta-

gli

cimenti

facili.

aspri

mio

Il

Non

stesso.

ancipiti

le

vi-

cende del destino, perch sento bene che in


me il segreto della vittoria, che sono io l'arbitro
del mio destino. Appunto per questo mi sento
sfiduciato ed ansioso. Se dovessi contare soltanto
sull'acume e sulla infallibilit del mio ingegno,
sulla robustezza del mio braccio, sulla mia astuzia,
sul

mio valore

di

combattente,

allora

sarei

fin

da ora intrepido ed impavido e affronterei la


lotta con invitta baldanza; ma devo contare pi
sulla mia virt che sulle mie forze. Il mio avvermiei
sono io, io con tutti
con la mia incostanza, con le
mie debolezze infingarde, con la vanit. La vita
una dura milizia, a esercitare la quale occorre
pertinacia di propositi, purezza immacolata d'intenti, che non concede un attimo d'oblio, di vilt,

sario pi temibile
sciagurati

istinti,

d'incertezza, e

petuamente

impone

la

necessit d'essere

desti, vigili, in

arme.

Io

temo

di

per-

non
un

degno dell'amore
amore operoso e coraggioso, attivo e benefico,
costante e infallibile. Esso una specie di perfeche

esser sempre

zione astratta che intravedo, che

tendo disperatamente,

ma

che

nutro,

sogno,

cui

sono ben lungi

35

raggiunto.

dall'avere

esempio, mi sembra

momento, per

questo

In

star qui

di

perdermi

in

mi

ciarle inconcludenti e in vanesie millanterie,

par d'essere un parolaio querimonioso, a


a volta piagnucoloso e spaccone.
dialmente, nutro contro

di

volta

Mi odio

me una

cor-

invincibile

ripugnanza, mi considero un inetto e un cialtrone.


L'avversione per
l'amore per

namente

te.

me

altrettanto

grande quanto
si pu uma-

Soffro, soffro quanto

soffrire.

Domenica,

Anche oggi ho
di risposta alla

aspettato invano un tuo

musica e

spedito. Niente, niente.

Che

pensi di

dilaniano

il

me?

cuore,

Il

ti

tuo silenzio mi opprime.

mille timori

immaginare
almeno per un senso

cenno

rassegna che t'ho


sospetti

mi

intollerabili.

Se

Mille angosciosi

tu potessi

certo che

alla

15.

quanto

mi fai soffrire,
femminile son
a togliermi da questo

di

affretteresti

inferno con una parola.

piet

Oggi son rimasto

pi

d'un'ora qui in questa stanza stordito ed attonito,

mio

una torbida immobilit.


Se qualche sventura improvvisa
mi piombasse sul capo, sarebbe un rabbioso sollievo per me, l'accoglierei come una provvida
a covare

Non

il

strazio in

resisto pi.

liberazione. Tutto, tutto


sinistro dissolvimento.

preferibile

questo

36

notte alta.

Ho

questo quaderno e
brile e

forsennato

deliberato di chiuder presto


di

pormi

per

domani e sempre, senza

al

lavoro

respiro.

far

Mi sento

affer-

rare dagli impeti ciechi d'una furia

affannosa.

Come

pi febcos

istordirmi.

anelante ed

t'amo, Giulia, mio idolo severo

mia terribile ticon una furia tremante e convulsa, t'invoco con una insistenza
dolente e supplichevole. Vedi la mia vertigine,
contempla la mia miseria^ ascolta il mio terribile
ululato, il pianto del mio cuore,
miei sospiri,
e silenzioso, mia inaccessibile,

ranna! Ti tendo

le

braccia

e soccorrimi, per piet, soccorri questo tuo servo

Ho bisogno della tua cleNon rifiutarmela, se non vuoi

smarrito ed esanime.

menza per

vivere.

miei lache sia perduta per sempre. Ohim^


menti non ti giungono si perdono e si dileguano
i

sordamente dopo avere echeggiato un attimo


nella tetra caverna del mio spirito. Tu non mi
ascolti, ed io debbo ringoiare amaramente tutta
la disperazione che sgorga, che rigurgita da ogni
varco dell'anima mia.
Al lavoro,

al

lavoro, che

non

la

pace

tezza, se

mi

dia

la

spossa-

Luned, 16.

Stanotte ho lavorato fino all'alba intorno alla


sesta novella

dei

Crismiti,

quella

del

Fumo.

37

Stamane sono stato varie ore alla Marucelliana


sono tornato carico di libri e d'appunti.
Oggi ho scritto un piccolo studio su Santa Caterina. Stasera ho lavorato per il giornale. Sono
stanco morto e mi sono cos procurato per
stanotte un sonno pesante e duro. Era il mio
scopo. Un po' d'oblio quello che chiedo, un
e ne

po' d'annientamento sordo e cieco. Stamani tor-

nando

dalla biblioteca

sono entrato nella Chiesa


sono rannicchiato

della Santissima Annunziata, mi


in

un angolo

pregare.

con

Ho

dell'ultima cappella a sinistra

per

pregato con tanto fervore, a lungo,

tutta l'anima astratta.

sarmi e comunicarmi

presso

alla

tomba

Presto voglio
dei miei cari.

Croci,

l,

sogno

di sollievo, di luce, di purezza,

la

di rifarmi l'anima,

confes-

Chiesa del Monte

perch sento

che

Ho

alle

bi-

ho bisogno
sto

male,

che brancolo nel buio, che mille pesi mi opprimono, che soffoco. Cos solo, amarti cos
solo, in mezzo a tante incertezze, quasi senza
speranza, per me una tortura indicibile, che

non posso pi sopportare. Soffro, proprio come


pu soffrire ogni innamorato deluso e incorrisposto, per questo mio amore assurdo e infelice,
contrastato e disperato. Mi considero vittima della

Ho un
mente come un chiodo,
quello di rivederti al pi presto. Oh, s, voglio
rivederti, Giulia. Aspetto di avere una scusa qualunque per venire a Roma, magari un giorno
sorte, di

qualche ingiustizia irrimediabile.

solo pensiero

fitto

nella

38
solo,

magari poche

derti,

parlarti, di

ore

ripeterti

strartelo, di dissipare

Giuro a

me

soltanto,

pur

che t'amo,

di
di

tuoi sospetti, se

stesso che questa

volta

rive-

dimone hai.

non

la-

ti

scier senza prima averti costretto a dire quello

imposto un reciso
dilemma. Voglio, voglio che tu mi ami, Giulia!
Senza questa certezza la vita non ha pregio per
che pensi

di

me, senza

averti

me: voglio conquistarmi

il

tuo

cor

prezioso o recidere per sempre ogni

speranza abbarbicata

in

me.

gentile

radice

e
di

che

Stolto, stolto

sono! Che dico? Che penso? Ohim, sono


di me, ho smarrito ogni senso di equanimit e
di pazienza, mi sento prepotente, bizzoso, avido,
impaziente e febbrile. Ma perdonami, Giulia, t'amo
troppo e questo amore per me una questione di
vita o di morte. Anche questi impeti ciechi son
pur sempre prove palesi della mia sincerit. Oh^
se tu sapessi come t'amo! Se tu potessi averne
un'idea anche pallida, monca, imprecisa, son certo
fuori

mi

che

patire

ameresti

e tribolare.

compenso a tanto
mio sitibondo e
amor
Oh,

subito, per

impetuoso! Umile pi d'ogni


altro

superbo, docile fino

sacrificio e all'oblio
alla

prepotenza,

alla

alla

completo

altro e pi

d'ogni

rassegnazione,
di s,

avido

al

fino

pervicacia e all'indiscrezione,

unica mia gioia, unico mio tormento, mia schia-

mia libert, esso mescola in s ogni dissonanza ed ogni contrasto. E non poterlo esprimere In tutte queste pagine che ho gi tracciato
vit e

39

non ne

potresti

vedere

ne una traccia fugace.

una

ombra

pallida

Non rammento

d'aver mai

mia tentativi pi vani e schernevoli.


laddove dovrei gridare con voce
maschia, possente, risoluta e secura. il mio linguaggio impacciato e manchevole. Io racimolo
qui a stento pochi detriti sbriciolati ed informi,
mi smarrisco ad ogni passo, vorrei dire una
cosa e ne dico un'altra. C' nel mio modo d'esprimermi qualche cosa della inconsapevolezza

fatto in vita

Io

balbetto

inesperta propria dell'infanzia.


ancora fanciullo ed

con ansia

S,

mio amore

il

immaturo ed

indicibile e trepidante

sar forte ed armato. Ricorro

al

il

aspetto

io

giorno

soccorso

in cui

irrisorio

poche frasucce viete, d'indole letteraria, perch


non ho di meglio. La mia vena, lungi dall'esser
vivida, limpida, fresca e corrente, una torbida
fanghiglia, un rivoletto lotulento e carico di detriti estranei. Io sogno ed ambisco
invano una
di

parola calda, spontanea

persuasiva,

folta

sensi fausti e solenni, regolata dal ritmo

rioso d'un'armonia musicale


di

io

di

miste-

spero inutilmente

dare dell'amor mio una figura placida

se-

un nume austero e tranquillo. Ma come posso raggiungere quell'ideale


compiacimento grave ed imperturbato, se tanti
rena,

come

quella di

pensieri strazianti mi

muovon

guerra implacabile?

Soffro, Giulia, soffro. Sospetto che

il

tuo silenzio

prova d'un qualche tuo rancore contro di


me, d'una collera o d'un dispregio che non so

sia la

40

spiegarmi, di cui

non conosco

mio conto.
Perch non mi

narti sul

biti?

me?

detto di

incertezza mi

turba

S,

rassere-

Ma

che hai? Che cosa dupresti fede? Che ti hanno

voglio rivederti, perch questa

mi

uccide,

mia pace, fiacca

la

Vorrei

causa.

la

conoscerla per potermi scagionare, per

ogni

toglie

serenit,

mie forze.

tutte le

Marted,

17.

Oggi mi sento un po' pi calmo. Guai se il


mio amore non mi concedesse qualche momento
di tregua e di serenit: la mia vita sarebbe un
inferno. Stasera mi sento un po' meglio disposto.
Non ne so bene il perch. L'amore non obbedisce alla logica, guidato da impulsi che hanno
tutta

l'apparenza del capriccio,

trovano

la

ma

che certamente
qualcosa di

loro ragione d'essere in

non
mio lavoro, ho passato

superiore, d'arcano e d'inconoscibile. Oggi,

sono soddisfatto
tutta la mia giornata
so,

del

speso proficuamente

il

tutto

il

mio dovere,

al

e tutto questo

d'esserti pii vicino, d'aver

mio

ti

mi d

fedelmente

parlo troppo di

me

d'avere

e d'aver fatto

un tuo espresso comandamento. Ora

basta! Io

stesso.

l'idea

obbedito
io...

Ma

Questo

diario stupidamente egoistico e vanitoso.

Non faccio
di

sento

tavolino,

mio tempo

altro

che parlare

me, che impietosirmi

di

sulle

me, che occuparmi


mie stesse queri-

41

monie, esaltarmi sui miei stessi


io

non son

nulla,

non sono

tripudi.

che

altro

Invece

un tuo

miei giorni
servo inutile e indegno, che passo
a pavoneggiarmi allo specchio, invece di servire
i

con sollecitudine instancabile. Non mi scorder


mai una cosa che tu forse avrai dimenticato,
ma che io ho sempre impressa nel cuore. Tutto
quello che ti riguarda ha per me l'importanza
d'un evento grave e solenne. Fu nei primi giorni
te

di

settembre del 1909, sulla strada di

Tornavamo
io

ti

dicevo per

ispirati

da

te.

con

dai Sette Ponti


la

prima volta

Quando

Ivi

giunsi

io regno, e

ai

altra

miei

versi

Pracchia.

gente

ed

ottonari

che dicono

son tiranno

ostinato e rozzo e scabro.

col

mio sdegnoso labro

senza speme altrui condanno

tu,

che pure facevi mostra

orecchio distrattamente,
dirmi che

insomma

non

di

>,

prestarmi appena

potesti trattenerti dal

parlavo troppo di me. Le

io

fitte in mente fino al


punto che ne ricordo persino il tono preciso e
potrei indicarti esattamente il luogo dove eravamo
e la mossa con cui le accompagnasti. Sovente
mi sono tornate alla memoria come un ammaestramento, a cui purtroppo disobbedisco spesso.

tue parole mi son rimaste

E ancora mi accorgo
lora^ di

stesso

d'essere

il

il

medesimo

d'al-

mia figura e far di me


protagonista delle mie vicende amorose.

dare importanza

alla

42

E invece io sono soltanto l'indegno ricetto d'un


amore che non merito e questa la mia fortuna,
una ventura di cui debbo esser beato pur non
avendo la minima ragione di compiacermene o
vantarmene meco stesso. Io non voglio ormai fare
altro
il

che adorare

mio sguardo

te,

Te voglio lodare, in te
Oh, se potessi a poco

inebriato.

rapirmi, obliarmi in

senza mai distogliere date

te.

poco giungere a dimenticare

tutto

l'esser mio,

a cancellarmi dalla mia memoria, scivolar via dai

mia persona come da un


odioso carcere e sentirmi libero da questo peso
della mia coscienza che mi trascino dietro da ventiquattro anni
Confondermi in te sarebbe allora
come un conquistare la mia libert. Rimarrei astratto e sospeso in un'estasi che mi farebbe obliare
il mio nome, il mio viso,
miei sensi carnali, questa
salma opaca, fragile e pesante. Non vedrei pi
che te, ius'^ensibile e morto a ogni altra cosa. Tutta
la somma della mia energia vitale, ora sparpagliata
limiti

angusti

della

e sminuzzata, affluirebbe e

si

accoglierebbe in un

punto solo, in te. Giulia, mia perfezione, ecco


che io ti vedo dinanzi a me con l'immaginazione,
ecco che io t'ascolto. Come sei bella Come sei
sublime Che dolcezza incantevole nella tua voce,
!

cos soave, cos vellutata!

Quando

parli, tu sorridi

sempre.

Che

Tutte

volte che sollevi e apri dinanzi a

le

vivida armonia in

ma gentile!

me

le

guardandomi con quei tuoi


io trattengo a stento un grido

tue ciglia abbassate,

grandi occhi puri,

te,

43

spasimosa e di giubilo infinito.


La tua bellezza ha qualcosa di magico, che trascende la vaghezza e la venust dei tuoi tratti materiali. Sembra un puro pensiero sbocciato, un
che di imponderabile e sovrannaturale. Non so
neppure come dirlo. Tu hai su di me una specie di
potere magnetico ed io ti vedo sempre attraverso
di

meravglia

un

fluttuare e palpitare di fugaci fremiti luminosi,

come

potrei vedere un'apparizione

gelica. Al tuo

confronto ogni

grossolana e volgare.
reggere

al

Non

paragone con

c'
la

sovrumana, an-

cosa rozza,
musica che possa

altra

tua

fulgore che valga quello del pi

voce, non c'

vago

e fugace
armonia snella che possa
paragonarsi a quella del pi rapido e impensato
dei tuoi gesti. La tua sola vista la pi prelibata
delle consolazioni. L'anima dell'uomo tende invano all'assoluto. Ogni cosa che lo circonda imperfetta, ha la sua macchia, il suo difetto, la sua
tara, la sua magagna. Questa rosa vellutata e ricca
ha un petalo risecchito e una lumaca strisciando
su di lei l'ha insozzata della sua sbavatura. Questo
diamante grosso come un uovo d piccione,
sfaccettato con una simmetria perfetta: attesta nel
modo pi eloquente la grandezza d Dio, il supremo
geometra; ma no, ecco qui una piccola scheggiatura che lo guasta. Che silenzio profondo mi
dei tuoi sorrsi,

non

circonda stanotte!

done

ai

gorgheggi

che quasi

ai

c'

Che

delicato stormire tien bor-

di quest'usignolo!

miei piedi

Ed ecco

molesti ranocchi inco-

44

minciano

il

loro gracidio.

Ma

tu

appaghi quel de-

siderio

sempre inassopito

soluta,

d'armonia perfetta e impeccabile che

di perfezione ideale, asin

fondo all'anima di tutti noi come un bisogno istintivo, come un presentimento della beatitudine immortale alla quale Iddio ci ha destinati. Giulia, tu
sei divina e l'ammirazione che io tributo alla tua
perfezione sconfinata e assoluta, senza restrizioni
e senza tara. Allorch
a

te,

ti

contemplo, allorch penso

non ho nessun bisogno

miei sguardi o

di

circoscrivere

miei pensieri, per evitare l'incontro

menda, della pi piccola imperLa mia gioia piena e immacolata,


senz'ombra e senza sforzo. Il supremo Artefice ha
voluto creare in te un capolavoro squisito, spendendo in te la sua cura pi amorosa, minuziosa,
della pi piccola

fezione.

vigile e sottile.
parli,

parlato,

sfiorare
ti

tu vivi, pensi,

ti

muovi,

gestisci,

Se penso che ti conosco, che t'ho


che le mie labbra hanno potuto una volta
la tua mano, che due settimane or sono

sorridi.

parlavo, che fra qualche giorno forse

ti

rivedr

ancora, m'invade un'infinita tenerezza^ un soave


incanto, un giubilo insostenibile. Benedico la sorte
che mi ha voluto cos avventurato, largirmi un
dono cos cospicuo e darmi la facolt di com-

prenderlo e gustarlo.
la

mia sorte

nistra,

la

e dir di

Qualunque possa essere

futura, la pi sciagurata, la

pi infausta, io benedir sempre

non

pi

si-

la vita

averla trascorsa invano, poich rac-

45

chiudo

in

me

la

tua immagine,

sono gi ricco

di

questo tesoro inestimabile.

Mercoled, 18.

La tua bellezza corporea

ben lungi

dall'es-

sere la sola dote che ammiro, che adoro in

te.

Io

indovino che essa soltanto l'involucro perfetto


d'una perfezione interiore. Oh, non posso ingannarmi. L'amore ha

le sue chiaroveggenze ed io
conosco, Giulia, e t'amo perch ti conosco. In
realt io ho sempre pensato che la bellezza sia

ti

come

l'espressione sensibile dell'anima, cos

come

una parola non che il simbolo del concetto che


designa. Regola assoluta, che non soffre eccezioni.
Tutte

le

sare a

volte che la credi contraddetta, devi pen-

un errore

hai letto male.


fabeti, e la

rata e

del tuo giudizio.

Anche

la

Vuol dire che

bellezza ha

suoi anal-

sua conoscenza una disciplina igno-

mal conosciuta. Cos

io

penso che

la

tua

bellezza sia l'espressione pura e impeccabile d'una

anima

altrettanto

ammirabile e adorabile. La pu-

rezza incomparabile della tua bella e casta fronte

non pu racchiudere
legiata,

il

in s

che una mente

privi-

limpido bagliore dei tuoi occhi profondi

non pu esprimere che

la vita

d'un pensiero eletto

mente s' dischiusa, hai


parlato, hai espresso una tua idea, un'opinione,
un giudizio, e sempre ho trovato in te la medee raro. Pi volte la tua

46

sima penetrazione squisita, una chiarezza perspicua e cristallina di concetti, una visione giusta e
vera. La tua intelligenza rapida, sottile, vivida,
precisa. Non t'ho mai sentito esprimere un pensiero frivolo, non t'ho mai sentito pronunziare una
frase sciocca. Hai una mente seria e pensosa, ir-

una maturit

requieta e riflessiva, sviluppata in

tutta intima e personale. Sei saggia, e

queste son

cose che so, che ho potuto riscontrare.


e

me

Tu

credi,

rimproverato un giorno, che io mi sia

l'hai

sempre poco curato di leggere nell'anima tua, ma


non vero sai ? non vero. Il mio istinto mi ha
sempre avvertito di non fidarmi al mio raziocinio,
fallace per sua natura ed in me sempre molto immaturo ed inesperto. Ho preferito sempre abbandonarmi ciecamente agli impulsi, alle divinazioni,
alle impressioni del mio cuore innamorato, e mi
sono poi accorto d'essere nel giusto, poich fin
ora non ho mai provato a tuo riguardo il minimo
disinganno, anzi tutto ha confermato sempre le
mie intuizioni. Ma non per questo devi credere
che nel considerarti

io sia stato disattento,

pigro

e svogliato. Piuttosto umile e timido, se mai.

ho osato
minare

Non

Mi pare che nell'atto dell'esagi un principio di giudizio e che

guardarti.

ci

cosa sono
dicarti? Io

sia
io,

per potermi arrogare

non

siderarti per

ti

giudico, t'amo.

soppesare

il

il

tuo valore,

diritto di giu-

poi, nel
le

con-

tue virt

mi pare che ci sarebbe stato un moto di diffidenza quasi oltraggioso per te, come nel soppe-

47

sare e sbirciare una

Tu

sei

moneta per vedere se

indiscutibilmente

perfetta, sei

priori, e questa certezza assiomatica

discussioni,

non permette dubbi o

sorta. Per questo

lato,

falsa.

perfetta

non ammette
incertezze di

intorno a questa persuasione,

ho sempre goduto d'una

serenit alta, inaccessibile

e imperturbabile. L'anima un mistero

guardarla

con l'occhio della ragione come un violarla e


profanarla. Queste sono tutte cose di cui soltanto
ora, si pu dire, comincio a rendermi conto come
in un barlume, ma ne ho sempre avuto una vaga
coscienza, che mi ha salvato da molti pericoli e
da molti errori irreparabili. Quante cose vorrei dirti
su questo! Ma non so, non vedo ancora bene,
non leggo ancora chiaro in me stesso. A poco
a poco spero di poter giungere a svolgere questo
viluppo, e allora

ti

che tutto ci non

vie

spiegher,
sia tutto

Coeurs profondes,

comme

Dieu

une prparation

l'a faite;

il

la

la premire

tombeau. Alors

commence

dir meglio, posto


inutile.

esprits sages,

c'est

prenez

la

une longue preuve,

inintelligible la destine incon-

nue. Cette destine,

rhomme

ti

vano ed

il

lui

vraie,

commence pour

marche de

l'intrieur

du

apparait quelque chose, et

distinguer

le dfinitif.

Le

dfinitif,

songez ce mot. Les vivants voient l'infini le dne se laisse voir qu'aux morts. En attendante aimez et souffrez, sperez et contemplez.
Malheur, hlas qui n'aura aim que des corps,
des formes, des apparences! La mort lui tera
;

finitif

48
tout.

Tchez

'^'aimer des

mes, vous

les retrou-

verez (Hugo).

Gioved, 19.

Certe volte mi sento agitato da

certi

dubbi

buon senso, dubbi rache certamente devono essere

suggeritimi dal semplice

gionevoli e logici,
stati

spesso anche l'oggetto delle tue

riflessioni,

Son dubbi che non ho mai avuto il


coraggio d'affrontare deliberatamente. Ogni volta
che hanno cercato d'affacciarsi timidamende al
mio raziocinio,
ho sempre respnti in fretta, li
ho sempre fatti tacere come seccatori importuni.
Vogliamo ascoltarli, una volta, Giulia, questi dubbi ? Bisogna esser benigni con tutti, aver coraggio
e serenit. Vogliamo avventurarci a questa contesa
amebea ? Vogliamo essere una volta buoni loici ?
Ebbene, sia. A dirti la verit, non mi avventuro
a questo certame senza un vago senso di treGiulia.

li

pidazione,
alla fine

ma mi

sorregge

qualche perplessit

pi di pace.

E adesso

Ecco il dubbio
un benedetto cervello
:

cato che di tutte

la

speranza

di

meno

di trovare

un po'

basta coi preamboli.

Giosu, amico mio, tu hai


cos complicato e lambic-

cose non vedi

che il
lato pi astruso e difficile, il pi complesso ed
insolito. Tu ami questa donna, non vero ? Tu
ami questa Gentile ? Ebbene, perch vuoi sule

altro

49

bito cercare in questo

amore

lato

il

soprannaturale

e romanzesco?

Perch

ti

precipiti a testa

mondo ambiguo

chiusi nel

delle figurazioni

ritualiste,

bassa e

ad

occhi

delle astrazioni

simboliche,

spi-

delle

al-

legorie complicate ? Essa una creatura di carne


e d'ossa,

una

ha una casa, una

fanciulla che

fa-

miglia, e tu sei un giovane letterato e pubblicista,


oggi dottore in giurisprudenza, un uomo dunque
positivo e reale. Tu non sei l'Uomo . Essa non

l'Anima della stirpe

Non hai paura che


mondo come un

questa ostinazione a vedere

quadro allegorico

sia

il

una ostinazione

di

natura

qualche cosa di scioccamente leted anche un po' ridicolo ? E perch non


sei capace di amare questa donna nel modo pi
semplice, probo, naturale, senza tante complicazioni esaltate ed assurde ? Perch non hai sbito
cercato di guadagnarti la sua stima, il suo rispetto, il
suo affetto ? Perch non hai sollecitamente pensato,
perch non ti sei premurosamente adoperato a
crearti un solido avvenire, come fanno tutti valentuomini che accarezzano la bella e santa idea
di crearsi una famiglia ? Non pensi d'essere stato
un po' sventato e disonesto, a impegnare la tua

tutta libresca,

terario

modo

cos ambiguo e sconcertante,


minima prova della seriet dei tuoi
propositi ? Anzi, si pu dire che hai fatto tutto
il
possibile per provare il contrario, rimanendo

parola in

senza dar

la

per mesi e mesi senza dare alcuna contezza di


fi.

BoRsi, Confessioni.

te,

50

perseverando nella tua

vita scioperata e libertina,

svogliata e fantastica. Adesso,

riempi di

fitta

per

esempio, tu
accumuli

scrittuia queste pagine,

parole vacue, astratte, mediocri,

offri

a te stesso

questa prova di costanza tra sentimentale e


mantica, e di questo
essa

e intanto

quello che
i

fai,

ti

appaghi, credi che

lontana,

ignora

ro-

basti,

perfettamente

quello che tu pensi, quali sieno

tuoi veri propositi sul

conto suo. Di'un

po',

Gio-

un po' francamente poich siamo


soli fra noi
non ti vien mai il dubbio che
in questo momento tu sei momentaneamente
su, parlami

stanco di tresche volgari


saziet

assumendo dinnanzi

ghiera e

plastica

attitudine

ti

consoli di questa

a te stesso
del

la lusin.

giovine

senza

non corrisposto? Di',


Giosu, sei ben certo di non essere ancora
un vanitoso e uno sciocco, un cialtroncello e un
speranze, dell'innamorato

parolaio? Perch, per esempio, dici di amare senza


speranza? E perch? Lo dici tu. Tutto dipende
da te. La donna che ami una giovinetta seria,
proba e ritenuta, come conviene ad ogni donna
schiva, che senta fortemente la propria dignit.
Vuoi forse che essa ti confessi di amarti, che ti
assicuri singhiozzante di

non potere pi

vivere

suo silenzio stato finora pi


eloquente di ogni parola.
Tu, Giosu, sei avvezzo ancora a tutte quelle
donnicciole disoneste e indegne, spudorate e
procaccianti, che t'hanno dato fino ad oggi la
senza

di te?

Il

51

piccola, estenuante, umiliante,


farti

malsana

gioia

di

facilmente trionfare del loro pudore gi tante

volte devastato e violato.

Ma non

osar neppure,

sciagurato e svergognato, di tentare il pi vago


paragone tra codeste miserabili e quella Gentile
Pensa piuttosto che essa ancora non pu stimarti,
che tu sei ancora indegno della sua indulgenza
e della sua benignit, che il suo ammirabile e
delicato istinto di donna vereconda e onesta l'avverte di diffidare ancora di te e di negarti anche
una stretta della sua mano, anche un frettoloso
e compassato ringraziamento. Ebbene, Giosu,
amico mio, smetti di perderti in ciarle.
Bisogna fare , ti ha detto essa con un sor!

riso la sera del cinque

poco dopo

di

E poich

dicembre.

tu continuavi in quelle

stupide

tue

querimonie da mendicante, essa ha avuto ben


ragione di dirti Oh, adesso poi basta Ha forse
:

voglia di

non

ricominciare ? Perch

dirtelo ?

Quella sera io temo che tu abbia in ultimo dissipato anche quel po' di turbamento e

mozione che avevi saputo

ispirarle

prime parole calde e sincere.

Che

requisitoria inesorabile,

non

di

con

com-

le

tue

vero, Giu-

Se non ti amassi cos profondamente, io sarei


veramente imbarazzato a rispondermi. Ma ti amo,
e la risposta mi sgorga facilissima e spontanea:
Il fatto stesso che ora sono
in grado di formularmi questi rimproveri e questi dubbi in modo
lia?

cos preciso, netto e inesorabile^

il

fatto

stesso

52

che ora son capace

con

spalle al

le

di

mettermi

incalzarmi e di

muro con domande

cos risolute

quanto il mio
amore s' fatto grande e forte. Questo amore si
immedesima tanto con la vita e le vicende del
mio spirito, che ne assume fedelmente le mutevoli colorazioni e l'aspetto. Esso una cosa sola
con la mia virt, con la mia forza, con la mia
fede, con la mia vita. Quando mi sbocci nell'animo, fecondato dalla tua presenza, quel germe
d'amore che Iddio vi aveva posto, esso trov
prova

e stringenti, la migliore

tutto

il

terreno

ingombro

di

erbacce, di ortiche,

di

La sua

di vepri, di loglio e di zizzanie.

vita fu

da principio disagiata e angosciosa, ma esso era


un fiore, cos potente e robusto, cos fatalmente
destinato a una rigogliosa immortalit che nulla
valso a soffocarlo.

Oggi

tutto estirpato, tutto

nessun'erba parassita succhia per


vita malefica,

il

succo

vepri, loglio,

ortiche,

morto e

distrutto.

s,

per

destinato

vitale

vittorioso e trionfale dell'amor mio.

che mi movevo or ora sono

in

la

Oggi

propria
al

fiore

rimproveri

gran parte rim-

proveri retrospettivi, sguardi all'indietro. La

co-

scienza del male gi gran parte della guarigione.

mi sento

guarire a

ventiquattro anni, nel fiore della vita,

quando ho

Io

mi sento

guarire,

ancora dinanzi a me tutta una lunga esistenza da


spendere in nobili battaglie, in gloriosi certami.
Io son risoluto a farti mia. Lavoro per questo,

mi adopero per questo, non penso ad

altro.

Se

53

scrivo in questo quaderno,

non

questa per

me

un'occupazione sentimentale e romantica. Scrivo


per pensare meglio, scrivo come potrei abban-

donarmi a riflessioni intime. Solo, di tanti pensieri


che mi aleggiano vertiginosamente nell'animo ne
afferro ogni tanto qualcuno e lo fisso qui in
parole, n ho bisogno di lambiccarmi il cervello
per questo. Basta che appoggi la penna alla carta
perch

il

torrente irrefrenabile dei miei

pensieri

amorosi cominci a sgorgare con


do intorno ad un varco ahim troppo angusto e
ristretto, cosicch di ogni centomila uno solo
posso fissarne ed sempre il pi inetto e grossolano, il pi lontano e sconnesso dal precedente.
Il
mio amore si va facendo sempre pi semplice
e securo. I suoi propositi sono ogni d pi penfragore, ribollen-

sosi e gravi.

presto, presto, Giulia mia, presto

con l'occhio scintillante


ho lavorato, ho vinto,
di offrirti una vita lieta
forte,
sono
in
grado
sono
e felice, sono un valentuomo intemerato, rispettato ed amato. Vuoi essere la mia sposa ? Vuoi
condividere il mio destino?
Soltanto allora sentirai la mia voce suonare
balda e squillante come una fanfara di vittoria.
Non mi vedrai pi perplesso e supplichevole,
non sentirai nella mia voce tremare le tracce
d'una vergognosa esitazione. Perch non ho
mi vedrai giungere da

di gioia per dirti

te

Giulia,

cercato sbito di conquistarmi


tua stima?

Perch me ne

il

tuo affetto e

la

sentivo indegno. Questa

54

esitazione, questo scrupolo,

prova della sincerit e

della

sono anch'essi una


purezza

dell'amor

mio. Avrei potuto ostentare davanti a

da

te fin

principio le facili qualit brillanti e superficiali di


cui disponevo.

Non

mentire fino

punto

al

c' niente di pi facile

ingannarci

di

noi

che

stessi,

lo sono sempre stato un parolaio, un ciancivendolo insigne. Sai che torrente, che profluvio
di soffici e infronzolate

riversare su di

Sai in quanti

lusingare

la

menzogne

avrei

ingenua?

innocente, pura ed

te,

modi

avrei

cercato

tentare

di

tua vanit ? Credi forse

potuto
e

che non mi

accorgessi allora di suscitare intorno a

me

nelle

donne le pi malsane curiosit? Credi forse che


non sapessi che si parlava delle mie tresche e
dei miei romanzetti, che avevo intorno al mio
capo l'aureola seducente e luccicante del piccolo
Don Giovanni? Se tu sapessi quante volte me
ne sono accortamente servito per annodare qua
La cosa
e l a capriccio mille futili amorazzi
1

era diventata per

con

te,

me un

gioco

Ma

no, no, sarebbe stato orribile e indegno.

Che dico? Sarebbe stato


tu non eri come tutte le
riosa,

facilissimo.

non

vanitosa,

non

inutile.
altre,

Indovinavo che

che non

pettegola,

e che mi sarei perduto dinanzi

ai

eri

cu-

non sensuale,
tuoi occhi, se

con tutte le
benedetto
per
un
te,
per
amore
mio
altre. Al
pensiero
nessun
istinto, non ho mai mescolato
avessi tentato di metterti alla pari

profano e irrispettoso.

Ho

accolto

la

tua

mi-

55

magine

nel sacrario pi

geloso

inaccessbile

dell'anima mia, t'ho sempre tenuto lontana dalle

mie miserie e dalle mie sozzure. Il pensiero che


pi sovente m'ha straziato e torturato il cuore
era il timore di non giungere in tempo, a farti
mia. Nei giorni in cui ero pi lontano da te, in
cui ignoravo tutto della tua vita, de' tuoi pensieri,
un'orribile paura mi opprimeva come un incubo
- Che far adesso ? Forse
e dicevo a me stesso
amer gi un altro, forse impegner la sua fede.
Forse in quest'attimo stesso io la perdo per
:

sempre.

questi sospetti

piombavo

nelle pi

mi abbandonavo ai
miei istinti pi perversi con una specie di rabbia amara ed accanita; poi tornavo in me, contemplavo la mia rovina come un demente, corroso

nere e torve

dai rimorsi,

disperazioni,

allibito

dallo

spavento, annientato

dallo scoraggiamento.

Mi ricordo ancora come un sogno miracoloso


il
giorno in cui ti rividi a Pracchia. Fu il tre di
settembre. Avevo lasciato Bologna con l'anima
tutta lorda e infangata. Mi ero trattenuto l alcuni
giorni in compagnia d'una frivola e indegna
creatura e tornavo via pieno di saziet e

di di-

sarebbe passato
il convoglio
da Pracchia mi opprimeva e mi confondeva ed
io mi agitavo come se sentissi posato su di me
il
tuo sguardo collerico e saturo di severi rimsgusto. L'idea che

proveri. Proprio in quel

voce che pronunziava

il

momento

sentii

mio nome. Bont

la

tua

divina.

56
al cuore! Ebbi un momento di vertinon credevo a me stesso. Pensai in un
lampo ad un benigno avvertimento del cielo, mi

che colpo
gine,

annientato dalla bont del destino. Per


cinque minuti non potei connettere nessuna risentii

flessione, tanto era


s'era scatenato in

confuso:

Mia

il

tumulto dei turbamenti che

me. Tu mi parlavi

sorella....

fidanzata....

sentivo in

-e

intanto

un'aspra e violenta beatitudine sopraffaceva anche


il

cocente strazio dei miei rimorsi. Eri

a me, tu, angelo mio, mia salvezza,

tu,

dinanzi

mia

gioia,

Oh,
mi
dava
preCielo
ancora un segno della sua
il
dilezione per me. Tutto non era perduto. Potevo
rifarmi. Potevo riconquistarmi ancora. Una festosa
fanfara di speranze rinnovate mi squillava nel
cuore. Ah, no, non possibile il dubbio t'amo,
Giulia, t'amo pi d'ogni cosa al mondo, d'un
tu libera, sorridente, bella, dolce, squisita!

amore

perfetto e valoroso, fatale ed

surabile, e tanto
il

amo

te

mio passato indegno,

incommen-

quanto odio e disprezzo


i

miei errori,

miei

falli,

mie incertezze. E tu lo saprai, voglio che tu


sappia quanto mi domini, quanto sei la regina
invitta e sempre pi sfolgorante dell'anima mia.
Si, questo amore compir il supremo miracolo
di sopraffare anche te con la sua violenza sfrenata, di avvolgerti con me in questa fiamma
avvampante, di farti mia per sempre. O vita
Come sar bello
intera d'amore e di pace
vivere sotto il tuo limpido sguardo amoroso,

le

57

tue

blandito dalle

facendoti

carezze,

partecipe

Sento che la forza


della mia volont onnipotente, capace di miracoli inauditi. Vedrai, vedrai, mi vedrai alla prova
e rimarrai stupita degli incalcolabili tesori che

di tutte le

mie

lotte vittoriose

ancora serbo per

Voglio far

te.

donna
mondo.
come un semi-

di te la

gloriosa

pi altera, pi felice, pi

del

Son giovane, bene armato, forte


dio, ho mille belle battaglie da combattere

in

pr' della giustizia, della virt, della fede, della bellezza, di tutto

quanto ha

santo. Poi di tutto far

che naturalmente

ti

il

mondo

dono

te,

di nobile e di

come

di

cosa

perviene, Giulia.

Venerd, 20.

Forse

io

canto vittoria troppo presto.

dico forse? Certamente cos:

la

Ma

che

mia baldanza

prematura e soltanto l'avvenire mi dir

se

le

mie speranze sieno legittime o no, ma pure, interrogando me stesso, trovo gi tante ragioni
di sicurezza e di tranquillit, che la mia presunzione fausta e lieta non mi sembra, no, non mi
sembra troppo temeraria. Da qualche tempo a

accorgo d'essermi fatto della


mia coscienza una guardiana vigile, sagace e
pensieri cattivi e maligni
solerte. Prima d'ora
questa parte mi

trovavano pi agevole

il

varco per penetrare in

58

me, trovavano pi
lanza.
si

rilassata e negligente la vigi-

Ora invece so

travestono in

lusinghiero

per deludermi, mi accorgo


di penetrare

strisciando

quando

riconoscerli anche

modo

seducente

quando tentano

di

cautamente per astuzia o per inganno,

come

vore dell'oscurit,

serpenti, approfittando del

fa-

momenti in cui l'anima


sonnecchia. Le cose che ho scritto iersera te
lo provano. Tutto questo una garanzia di vittoria. Non sono senza difesa, ho le mie scolte
e sopratutto ho un coraggio fermo e deliberato,
un'alterezza che non mi consentir di arrendermi
mai. Ah,

Venire
fitto

al

s,

nei

piuttosto la morte

tuo cospetto per

dirti

un'idea di cui soltanto

mi riesce

intollerabile.

S,

il

che la disfatta.
che sono sconvago barlume

in grazia

tua conosco

anch'io, Giulia, quel magnifico e disperato corag-

combattente anche sopraffatto da


forze mille volte pi grandi delle sue, non cede
d'un passo, d tutto il suo sangue, si fa tagliare
gio per cui

il

ma non chiede merc. Cos far io,


Ecco perch voglio che ogni mia prodezza
sia compiuta sotto
tuoi occhi, per togliermi
anche la pi vags idea di piegarmi e di cedere.
Se sapessi d'esser solo il mio egoismo ripiglierebbe il sopravvento con tutto il corteo di miserie e di debolezze che porta con s, vilt,
a pezzi,
sai ?

acquiescenza, interesse personale, rassegnazione,


istinto di

conservazione.

Ma

avendo

te

dice mi parr di sentirmi centuplicate

per giule

forze.

59

Ora capisco perch


battevano sotto

tornei cavallereschi

si

com-

occhi delia propria donna e

gli

del proprio signore. In essi

bisogna vedere

il

segreto di quella rabbia indomita, di quell'accani-

mento mortale,

di

ogni campione.

sguardo

di

quella

Tutto

compassione,

che

furia

preferibile

di

animavano
a un tuo

disprezzo o di scher-

non ammetto una via di mezzo fra


due termini di questo dilemma o vincere o mono, perci

rire.

Ma

vincer, Giulia, son certo che vincer.

Sabato, 21.

Sono appena

al

Eppure mi accorgo

sue pagine.

che scrivo su

diciassette giorni

questo quaderno e son gi quasi

termine delle

non aver

di

detto ancora nulla di quel che volevo. Tutto al

pi posso considerare questo albo cos ricoperto


di

fitta

scrittura

come un

piccolo

preambolo

Non neppure un tentanulla. Non t'ho ancora detto

misero ed incompiuto.

non

tivo infelice,

mi
sodisfazione. Ecco:

nulla d'essenziale e di definitivo,


dia

il

pi piccolo

mio amore
rato, vi sono

senso

di

deserti arroventati, foreste

trabili,

laghi

immensi e profondi

non

vede

la riva opposta,

le

si

cui vette

si

che

un vastissimo continente inesplo-

il

nulla

perdono

nelle

dalla

impenecui

riva

montagne eccelse
nubi. Io stesso non

60

ne conosco l'estensione e

tutto

ho

che

quello

tentato di tracciare sinora sulla carta devi consi-

derarlo

come

tentativi

d'esplorazione.

sono

Io

approdato a capriccio qua e l in una delle coste


frastagliate di questo continente, mi sono internato di qualche passo, ho errato a capriccio
qua e l, poi son tornato indietro smarrito, per
ricominciare da un altro punto il giorno dopo.

ho

Mille volte

intravisto tra le

fonde un sentiero

nel quale avrei desiderato d'inoltrarmi,

ma

capivo

m'avrebbe guidato lontano


lontano, che forse mi sarei smarrito nelle sue
ambagi, e tornavo indietro per disperato. Spesso
mi son trovato alla riva d'un fiume immenso e

che

quel

sentiero

superbo, gonfio
risalirlo,

mi

grandi acque, e avrei voluto

di

fino alla sua scaturigine,

accinto a

sarei

ma

tralasciavo l'impresa troppo ardua.

non

continente

immensa

vastit,

capivo che

un lunghissimo viaggio

per

soltanto

mirabile

ma anche

per

la

poi questo
la

variet

sua
delle

sue contrade lussureggianti, gremite di fiori singolari e bellissimi, di cui ciascuno meriterebbe
d'esser considerato foglia a foglia.
possibile

farti

Come, come

conoscere tutto? Avrei bisogno

d'un' intera eternit.

questo punto intravedo una verit sublime,

la necessit della costanza

in

questo

momento me

stanza una

Soltanto

ne rendo conto. La co-

condizione

L'uomo dispone

nell'amore.

essenziale

dell'amore.

di forze misere, deboli, ristrette.

61

La sua mente e
limitatissimo.

rere

Io

hanno un potere

suoi muscoli

L'uomo

spazio

l'altro della

che

una formica: per cor-

intercede

tra

sua piccola cittaduzza

un punto e
deve met-

egli

tere l'uno dinanzi all'altro centinaia

de' suoi minuti passettini. Per

centinaia

costruire

una

di

quelle piccole scatolette che sono le sue case egli


deve accordarsi con altri cinquanta piccoli compagni suoi e murare uno sull'altro migliaia e migliaia dei suoi piccoli mattoncini. Ogni atto che
vuol compiere gli costa infiniti sforzi inutili e tentativi abortiti. Tutto quello che compie di grande,
lo deve soltanto alla sua perseveranza accanita
e minuziosa. E' la sua costanza che gli ha per-

messo di esplorare la terra, studiare il firmamento,


accumulare cognizioni, produrre capolavori d'arte,
elevare monumenti, tagliare ismi, scrivere libri.
L'unica condizione necessaria ad eccellere la
costanza

Iddio, diceva

ci vende li
Vuoi essere uno

Leonardo,

suoi beni a prezzo di fatica

schermidore invicibile

per dieci anni sulla

? Stai

medesimo esercizio, una cavazione, una battuta, un filo, una


parata di contro. Vuoi essere un perfetto suonapedana a ripetere mille volte

il

tore di pianoforte ? Perdi tutte le ore

giornata a pestare
la
lini

medesima

la tastiera,

scala,

il

medesimo

esercizio del Ber-

e dello Czerny. Vuoi essere

un economista

infallibile,

filosofo illuminato,

della tua

ripetendo mille volte

uno

un dotto

statista

un poeta sublime

insigne,

sagace,
?

un

Consuma

62

pi bei giorni delia tua giovinezza curvo sui

trattati,

rinchiuditi in

una solitudine

e sconsolata, sacrifica tutte


al

tuo ideale. Perfino

le

vizio e

il

ascetica, arida

tue energie migliori


il

delitto

richie-

impongono una dura disciplina, un tirocinio aspro e laborioso, e non ti


concedono le loro acri gioie se non avrai saputo
dono pene

vincere

le

e sacrifici,

prime mosse,

primi disgusti. In questa

et sciagurata tutto

mediocre e

male e

bene,

il

pensieri, perch

e sminuzzati.
e

l'arte
tutti

superficiale,

la dottrina,

gli

sono

sforzi

cos dell'amore

gli affetti

esso

il
i

incostanti
si

consuma

sperpera in tentativi incostanti ed effimeri,

si

giunge

al

disgusto e

dopo una fioriDove sono pi quelle

alla saziet

tura prematura e stentata.

grandi e sublimi passioni che assorbono in s


energie d'una vita intiera ?
Esse son proprie delle anime d'acciaio incor-

tutte le

ruttibile,

rose.
lia.

Ora

instancabili e pertinaci, pazienti e vigoio voglio avere

Io voglio

un'anima

che quest'amore mi

cosiffatta,

faccia

Giu-

sacro,

mi richieda mille spasimi e mille pene, prima di


concedermi una sola delle rade e supreme gioie
a cui tendo. Io sono assetato soltanto di sacrificio e di abnegazione. Tu m'insegni ad eternarmi,
Giulia, poich neppure l'infinito ormai mi sgo-

menta

pi. Io vivo, io vivo nella eternit.

63

Domenica^ 22.

Stasera

ho

le

paturne. Tante piccole contrariet

mi esasperano. Vorrei lavorare


posso.

Ho

scrivere, lettere

improvvisi da levarmi di

tidi

giornate sembrano quelle

Eppoi

avrei forse

libro, se

modo

ad ogni passo

il

Sisifo

di

lavorare

di

all'Inferno.

intorno

al

mio lavoro non mi


consultare

libri,

prendere appunti. Oggi sono stato

Marucelliana a riportare

alla

non

da sbrigare,
da rispondere, fastorno, che le mie

fosse interrotto dal bisogno di


far ricerche e

Crismiti e

faccende

tante piccole

da

articolucci

ai

varii libri

a cer-

C' un bibliotecario che si farebbe


a pezzi per me, ma che oggi non m'ha potuto
carne

altri.

soccorrere in nulla. D'una


trattati

di

lista

interminabile

giurisprudenza araba che

gli

ho

di

chiesto,

non ne aveva neppure uno. Oli ho chiesto gli


Annali deW Islam del Caetani. Nossignore, mi
toccher andare alla Nazionale. Un libro che mi
sarebbe neccessario. La civilisaiion des Arabes,

credo del Sedillot,

che

in

Capisci ?
se

per

le

in prestito.

questo momento,

Non

cose di

L'ha

il

Corradini

Roma.
Roma, dove,
questo basso mondacelo andassero
contento

beato

di

lui,

essere a

loro verso, dovrei essere io in vece sua,


mi tiene anche sequestrati
h'bri che occorrono
al mio lavoro. E poi, perch a Roma, costui ?
Per fare il nazionalista al congresso, per far votare
il

gli

ordini del giorno. Mentre io mi guarderei bene

64
dal perdermi

codeste

in

invece sarei presso di


eterno

te,

Quanto tempo
E ho

pare un secolo

vedrei,

non

che

ti

E invece son qua

in mille piccole miserie quotidiane,

ad un lavoro ingrato e

faticoso,

lento da far di-

sperare. Aspetto di giorno in giorno

gio che mi chiami a

Roma

terreno mi brucia sotto


gi mi trema e mi batte
forse fra tre

Dio
vedo Mi

parlerei.

ti

tanta sete della tua vista,

Giulia mia leggiadra e squisita

ad arrabattarmi

sciocchezze. Io

risibili
ti

il

un messag-

e puoi capire che

piedi.

Non

il

connetto pi,

cuore, all'idea che presto,

o quattro giorni,

ti

rivedr.

Non

so per-

ma un animo mi porge che questo prossimo inNon so n sperare n temere, ma quest'ansia, questa trepida-

ch,

contro sar decisivo e solenne.

zione vaga ed imprecisa mi rode l'anima e mi

mozza

il

respiro.

Luned, 23.
il secondo anniversario della mormio padre. La sera del 22 dicembre, due
anni or sono, tu eri in casa mia, dove ti donavo

Ricorre oggi

te di

quella minuscola antologia poetica del Barbra.

la

mattina di poi partivo disperato per trovare

qua a Firenze la salma esanime di mio padre.


Quante speranze tronc quella sciagura Io mi
trovai solo a combattere, da un giorno all'altro,
solo con la mia inesperienza e con la mia inge!

65
nuit. Tutta la

mia

vita sovvertita,

con

mille pro-

blemi angosciosi ed incalzanti che mi premevano

da ogni parte, oh, fu ben terribile la mia sorte


Oggi son salito con mia madre a S. Miniato^ sotto
una pioggia torrenziale. Nella chiesa di S. Salvatore, deserta, con due vecchi mendicanti, abbiamo ascoltato una messa in suffragio dei nostri morti, poi siamo stati al cimitero delle Porte
Sante a pregare sulla tomba. Per quanti sforzi
possa fare, non saprei ridirti neppure una minima
parte del tumulto di pensieri che mi hanno tur!

binato nell'anima in questa mattinata.


in citt,

ho

sentito

il

bisogno

rarmi a quest'unico conforto.

Tornando

di lavorare, d'affer-

Sono corso

alla Bi-

blioteca Nazionale e mi son trattenuto l per molte

Ho studiato faticosamente grandi volumi deAnnali delV Islam del Caetani. Il VI, che l'ultimo pubblicato, in quasi cinquecentocinquanta
grandi pagine in quarto grande, considera soltanto un anno del califfato di Omar, il 23 dell'Egira. E nota che il grande orientalista, dopo aver
premesso che spera di lavorare ancora vent'anni
alla sua opera gigantesca, aiutato da un esercito
di dotti, calcola di poter giungere appena all'anno
132 dell'Egira, e quando avr compiuto questo
miracolo rimarranno ancora inesplorati ed intatti
ben otto secoli di storia islamica, dal principio
ore.

gli

del Califfatto abbasside in gi.

Aggiunge che

stesso giudica imperfetto o incompleto

dove
7.

egli

riconosce

BoRsi, Confessioni.

di

il

egli

suo lavoro,

avere appena sfiorato

al-

66

cune

giuridiche, amminis-

delle questioni fiscali,

che

trative e religiose

mi dimostra una volta


e trascurabile

il

vi

pertengono. Questo

si

di pi

quanto

lavoro dell'uomo, se

sia

misero

suoi sforzi

pi sovrumani attingono resultati cos pietosi e


malcerti.

Eppure

problemi orientali sono urgen-

tissimi per l'avvenire dell'Italia, e tutta l'azione politica

del Caetani dimostra

veda sotto

modo,

una luce

quanto

egli stesso

falsa e malsicura.

l'avere io pensato di porre tra

smiti anche

un quadretto animato

li

In certo

miei Cri-

della civilt

araba pi matura e complessa, parr col tempo

un sicuro presentimento di tutto un indirizzo spirituale ora appena in germe. Ma queste sono quisquilie letterarie ed io ho ben altro per il capo.
Oggi leggendo la storia di Maometto, di Abu Bekr
e di Omar, l'esempio dell'opera compita da loro
mi esaltava in un modo incredibile e incitava energicamente gli impeti pi risoluti della mia ambizione. Ah, Giulia, se tu sapessi quali intuizioni divinatorie
dirti

mi balenano

allo

Se potessi

spirito!

a che cosa mi sento chiamato!

se tu potessi

comprendere quanto debbo a te delle mie sfolgoranti visioni, che mondo mi hai illuminato! Credo
che ne rimarresti esteref atta e rapita. Ma tu non sai,
non sai, ed io non oso dirti nulla Dio eterno e be!

soccorso della tua infinita


provvidenza. Dammi tu una sicurezza senza iattanza, illumina quanto nella mia mente v' ancora
nedetto, io invoco

d'annebbiato

il

confuso,

conforta

ciba

di

67

speranza buona

la

mia

folle temerit.

Tu

nulla io chiedo per me, che di quanto


tutto sar di

questa Gentile ci che

in gloria e in felicit, e
la fatica

il

per

me

sai

che

compir

convertir

si

serber l'amore,

rischio.

Marted, 24.

Questo mio albo ha ormai per me un'utilit


immensa. Da che l'ho incominciato la
mia vita giornaliera s' grandemente arricchita
pratica

arricchita, perch il corso dei miei


amorosi s' fatto pi abbondante e
regolato ed io penso a te ininterrottamente, senza
sobbalzi capricciosi e con una insistenza instancabile purificata, perch di questo albo ho finito col
fare una specie di vigile tribunale della mia coscienza. Da quando son tornato da Roma, ho ben
poco da rimproverarmi, ho sfuggito saggiamente
molte tentazioni pensando appunto che il giorno in
cui mi macchiassi verso di te o verso di me di
qualche colpa, non so come potrei trovare il corag-

e purificata

pensieri

gio di aprir queste pagine e tracciarvi

le

mie parole

d'amore. Bisognerebbe che mi confessassi qui


del

male

pace,

ma

fatto,

per lo

per

riconquistare

meno un

po'

non

dico

la

di franchezza.

soltanto questo pensiero basta a trattenermi dal

male. La sola cosa che

me

te

sarebbe

una

non

saprei tollerare

dissimulazione

tra

una

68

menzogna. Son certo, e te lo giuro qui solennemente su quanto ho di pi sacro al mondo


sul capo di mia madre, sulla memoria dei miei morti,
se mi rendessi - Dio non voglia - indegno
di te in qualsiasi modo, con qualsiasi colpa o
torto,
il

non

silenzio

saprei

questo amore,

tenertelo nascosto.

l'inganno
di

sarebbe

mo

d'

Dio, cos

per

rovina

di

questo mio bene supremo nel

quale ho riposto ogni mia speranza.

un uomo

Sento che

la

pio

fronte

di

mio animo

di

Come per l'ani-

al

tribunale

fronte

di

te

la

colpa nascosta sarebbe un peso intollerabile.

come l'uomo

il

pio

sente

la

sarsi, cos io la sentirei di

necessit

confessarmi a

essere giudicato e perdonato.

sublime

di

confes-

di

questo ammirabile

questa

te

per

l'essenza

rito cattolico.

Se tacessi o se negassi
ci che confessi,
la

colpa tua: da

Ma

non fora men nota


tal

giudice sassi!

quando scoppia

dalla propria gota

l'accusa del peccato, in nostra corte

rivolge s contro

il

taglio la rota.

Fede e compunzione, amore e leale franchezza sono una cosa sola, e come imperfetta una
fede a cui la compunzione manchi, cos misero, indegno, nullo, un amore menzognero e
dissimulatore. Ed ecco perch questo mio albo
mi giova e in lui trovo una cagione di remora
al mal fare. Giulia mia divina, questo amore

69
la

mia religione,

la

salute del

mio

Certe

spirito.

considerando con ardore insaziabile la


purezza e la perfezione di questo amore, io mi

volte

sento struggere di dolcezza.

sovrumano, non ha niente

Esso veramente

della precariet, della

imperfezione, della effimera temporaneit umana.

immortale perch

eterno,

non avr mai

fine

perch non ha mai avuto principio. Io l'ho gi


trovato nell'anima mia nascendo, insieme coi

mie qualit innate e fondamentali, con quel nucleo di doti divine che l'eterno Creatore mi ha destinato creandomi a sua
simiglianza. Esso unico. Come non aveva in
s alcun germe di corruzione, cos non ne tollera l'intrusione adesso che ha acquistata tanta
coscienza di s. Tutti
falsi amori periscono e
si consumano perch accettano la falsit, l' incostanza, e trovano il loro fondamento in cose perimiei

istinti,

con

le

ture e passeggere,

come

sensi, la vanit, la

menzogna. Non cos questo,

la

carne, le passioni dei

perfetto e insuperabile, giusto e saggio, benedet-

to

da Dio.
L'ora in cui scrivo queste parole un'ora di

pace e di speranza. la notte di Natale, la notte


della redenzione umana. Al di l del silenzio che
mi circonda immagino tutti gli uomini desti, festanti, in

preghiera, lo scalpiccio nelle chiese

luminate. Forse tu
sorta in

nato

il

in

questo

un pensiero sereno

momento
9

pio.

sei

Stasera

Redentore degli uomini, Colui che

il-

as-

riscat-

70

t col suo sangue tutte

mondo. Chiss

le

colpe e

miserie del

le

questo momento, quanti


cuori inconsapevoli sentono un involontario tremito di dolcezza, come il presentimento vago d'una
ora,

in

prossima festa pacifica e possente, d'un evento


grande e solenne. Questa un'et di pre-

lieto,

sagi e di aspettazione,

credo

una

vigilia.

io, io

di avere gi interpretato questi presagi,

sento di avere in

me come

che
che

certezza quello che in

una speranza imprecisa e malferma,


io che vedo gi luce dove tutti vedono un barlume indistinto, io son qua solo ed unito a te col
pensiero, Giulia, solo col mio amore e col mio
tutti

ancora

silenzio, e in

ma mia

si

questo raccoglimento intimo

dilata e

si

l'ani-

eleva in un palpito indicibile

sembra che voglia avvolgere ed assorbire il


legami di solidariet e d'amore
che mi avvincono ai miei fratelli viventi e
aspettanti, e poich non posso ancora innalzare
su loro il mio grido amoroso, ecco, io concentro
in te tutto il mio amore, Giulia, e m' intrattengo
con te, e in te mi oblio, e te adoro. Pace in
terra agli uomini di buona volont! Essi si
scambiano
loro doni,
loro auguri, si raccolgono intorno ai loro deschi, animano le vie
notturne, entrano nelle chiese aperte, al suono
delle campane. Oggi nasce il Salvatore nel
presepe e l'umilt della sua nascita sembra ammonirci di quanto pu essere esiguo il princie

mondo. Sento

pio d'ogni opera pi immensurabile.

71

Che prodigio

questo? In questo

momento

un mondo

irreale,
mi sembra ancora
soprannaturale. Quest'ora solenne, questo grande
ed augusto silenzio appena rotto da un confuso

di vivere in

scampanio lontano, me rinchiuso nella stanza del


mio lavoro e del mio studio e curvo su queste
pagine destinate a

te,

pensieri e

sogni espressi

or ora, tante piccole circostanze di questi ultimi


tempi,

d'ieri,

d'oggi, di stasera, di adesso, tutto

mi sembra che concordi armonicamente a dare


a quest'attimo

un

significato riposto e al disopra

mio potere mentale. Che posso dire? Non so,


mi smarrisco in questo mistero e mi sembra di
annegarvi dolcemente. Adesso ti racconto passata di pochi minuti la mezzanotte ed ecco che
proprio mentre svoltavo la pagina e riprendevo
del

penna per scrivere il primo rigo di questa,


mia madre dalla sua camera e s' accostata
a me. Mi ha detto con voce tremante di commozione:
Giosu, Ges nato da poco. Ho
pregato or ora per noi e per
nostri morti. Dio
la

entrata

ti

benedica, figliuolo

assista.

mio,

speriamo

che

ci

Stava per allontanarsi quando mi sono

Mamma, damsono corso a lei per dirle


mi un bacio.
E cos ci siamo abbracciati a lungo, strettamente, lacrimando, mentre quella martire continuava a dirmi parole semplici, belle, confortanti.

alzato e

cosa
grado

di

un minuto

fa,

di descrivertela, tanto

eppure non sono in


m' parsa indicibile

n
uno

e sublime,
cui

due anime

momenti
compenetrano

di quei
si

rari nella vita in

palpitano

al-

Son tornato a sedermi alla scrivania


mia madre rimasta ancora un momento a

l'unisono.

parlarmi, tutta raggiante e splendente di bont.

Mi diceva:
ci

assiste.

steriosa

Son tranquilla. Capisco che Dio


Mi pare una cosa profonda
mimi devi compatire, perch non mi so

ma

certe volte, coi dolori che ho, coi


mi tormentano, un animo mi dice
tranquilla e di sperare. inutile che provi

spiegare,

pensieri che
di star

Ho

a mettermi in pensiero.

questa certezza mi-

steriosa dentro di me, che mi rida la pace,

contro

la

mia volont. Mi capisci? Vedi,

sta nel fare


sti,

e poi

il

anche
tutto

bene, nel lavorare, nel sentirsi one-

Dio non

ci

sericordioso, perdona

abbandona. buono, minostri

peccati,

ci

legge

nel cuore.

Ho

provato a trascriverti qualcuna

sue parole benedette,

ma non

semplicit convincente e

di

quelle

c' nulla della

indicibile.

andata lasciandomi tutto sereno e sollevato.


ora m'accorgo di

non

poterti

dir

sua

cos se ne

nulla di

Ed
quel

che sento, Giulia. M' parso come se avessi chiamato io mia madre per chiederle il suo parere
sopra una mia idea segreta e che essa mi avesse
letto tutto nel cuore meglio che se glielo avessi
espresso in parole e m'avesse risposto punto per
punto. Di fronte a questo miracolo io rimango
sospeso ed attonito, ma come agitato da una

73

specie di tremolio indistinto di pensieri scintillanti,

come

se avessi un grido represso in gola e

troppa gioia mi impedisse di esalarlo.

anche

come

di

aver sentito

la

la

Mi pare

tua presenza, qui, Giulia,

se tu fossi entrata silenziosa e sorridente.

Ti sento ancora

nanzi a me.

se chiudo

gli

questo, questo

occhi
il

ti

vedo

di-

grido che non

T'amo, Giulia, mia perfezione


posso esalare
incarnata, mia virt viva, mia verit, mio sogno
T'amo e son tuo per sempre. Questo amore mi
trascina nel cerchio vorticoso d'una fatalit superiore, mi fa partecipare direttamente alla vita
:

del creato, fa di

un esecutore

me un

veggente, un combattente,

privilegiato, per

quanto indegno

sonnolento, della volont d'Iddio. In


trovo

la

pace sicura e imperturbabile

te
;

da

sola io
te sola

attingo la forza illimitata ed invincibile; soltanto

servendo, adorando, obbedendo ciecamente

te io

mia verace^ la mia


suprema, la mia consapevole libert.
Un segreto presentimento mi avverte che stasera son giunto alla fine di una faticosa tappa
del mio amore. Qui non mi fermo: la meta
ancora ben lontana. Ma di qui riprendo il mio
cammino con coraggio rinfrancato e con fede rinnovata. Come Dante su per la montagna del Purriconquisto

alfine

tutta

gatorio, su per la va

la

della

redenzione, sentiva

suo corpo farsi sempre pi leggero e spedito


ad ogni girone, cos anch'io di balza in balza acquisto sempre maggior forza e maggior coraggio.

il

74

E questa

gi

una prova che

io

sono

sulla

buona

strada e che, ad ogni passo che far, sempre pi

scongiurer

il

pericolo di smarrimi ancora.

T'amo, t'amo, t'amo, Giulia mia. Non senti?


ascolti ? Non mi comprendi? Ah, se fossi
certo che in questo momento tu pensi a me e

Non mi
sollevi

il

viso quasi per tendere l'orecchio a que-

mio forsennato ed affannoso richiamo, magari che senti soltanto una leggera scossa inespli-

sto

cabile e

rimani cos, sospesa e pensosa,

sapere bene

ne morrei

il

senza

perch, ah, se fossi certo di questo,

di gioia.

Ma

che importa? Nulla de-

sidero, nulla aspetto per me.

Una

sola necessit

incombe

sulla

mia

assoluta e inevitabile
la

vita, quel-

amarti, ed io t'amo, t'amo, t'amo, Giulia

di

divina, Giulia perfetta, Giulia sublime e incantevole,

t'amo per non morire, t'amo perch questo

amore
mia

la sostanza, la ragione, lo

vita,

questo amore

la

mia

scopo

della

vita stessa.

FIRENZE,

Domani
cost

Mercold, 25 dicembre 1912.

notte alle tre parto per

venerd

mattina

ore del pomeriggio

ti

alle

otto

Roma, sar
prime

nelle

rivedr. Giulia mia, tu

non

puoi immaginare con che gioia traccio queste

Sono beato

parole.

e la

mia

felicit

mi stordisce.

Credi, mi par d' impazzire. Stasera nel corridoio

come una mariocantando a squarciagola. 11 mio giubilo mi


guizza e mi serpeggia nelle vene come un'onda
di

casa mia saltavo e ballavo

netta,

calda,

il

palpitare

mio cuore

batte a precipizio e lo sento

come dopo una gran

ro oppresso e

la

gola

stretta.

corsa,

ho

il

respi-

Ti rivedr, Giulia.

Dio mio, non posso pensarci senza sentire un


ancora il suono della tua
voce cos melodiosa e incantevole. Vedrai che
appena sar dinanzi a te, avr bisogno di sor-

tuffo al sangue. Sentir

reggermi

per

non

cadere,

balbetter,

non

sa-

76

pr che

dirti,

la
pi magra e sciagurata
mondo. Non importa. Ho una

far

figura di questo

bramosia cos avida e rabbiosa di rivederti, che mj


fa male al cuore. Figurati se non rimarr sbalordito
nell'attimo in cui potr disbramarla Figurati che
stasera non so che dirti, tanto mi sento scombus1

solato ed ottuso

sto qui a scrivere a casaccio e

ad ogni parola m' interrompo per cinque minuti


per alzare il naso nell'aria e rimanere incantato

ad

assaporarmi

Stasera

di

beatitudine.

comprendo che non posso

vivere senza

Come

di te.

questa

specie

possa fare

esistenza lontano da

te,

in

trascorrere

una

citt

la

diversa,

mia

come

possa stare settimane e settimane senza vederti,

ai

uno

di

quali

il

quei miracoli incomprensibili, di fronte

mio raziocinio

plesso. Sarei assai

meno

si

ribella e

rimane per-

meravigliato se vedessi

un morto passeggiare. Ma ecco la verit io, lontano da te, non vivo. Faccio finta di vivere, fino al
punto di trarre in inganno tutte le persone che
frequento e con cui discorro, ma a me non la
si fa, a me non mi riesce di darmelo ad intendere.
La mia vita un assurdo in termini, un letargo
automatico, un'agitazione senza senso comune.
Ora che son vicino al momento di rivederti, mi
:

sento

come

de

risvegliarsi. Soltanto

tu

il

mi

felice.

lo

sei

in quell'agitata

indispensabile.

Mio bene

mi struggo per

dormiveglia che prece

con

te

posso vivere,

Soltanto venerd

sar

unico, cara creatura inimitabile,


te e

sento tremare in cuore una

77

tenerezza indicibile.

Ma come

fai

ad esser cos

bella? Per quale miracolo sei cos adorabile, tesoro

mio, mia diletta? Chi t'ha infuso codesta grazia

infinita?

chi devi

il

dono

di

codesta leggiadria

armoniosa? Che mi dirai quando ti vedr?


Se tu sapessi come sono trepidante e commosso! Mi par d'essere un accusato in procinto
d'ascoltare la sua sentenza di vita o di morte.
Vengo a Roma con l'anima ricolma di pensieri
tumultuosi e confusi. Vorrei trovare per te poche
parole semplici, austere, nobilissime, per farti ben
cos

capire

vigore dei

il

miei

propositi,

la

salda

proba profondit del mio bello e diritto amore;


ma sento che non mi riuscir, che sar confuso,
che balbetter, che ti parr insistente e noioso,
supplichevole e querimonioso. Ma che importa?
Ti vedr, e questo tutto per me. Come mi sembra bello

il

mondo! Come amo

mi sento buono, generoso,


tu sia benedetta! Vorrei

Grazie del bene che mi

vita!

la

Come

affabile! Giulia,

adorarti

in

che

ginocchio.

fai.

Gioved, 26.

Io

non vivo

gi stata per

che mi

devo

si

certe

l'equilibrio

letteralmente pi. La giornata d'og-

me un

diceva,
arie

delle

sogno.

Non

capivo quel

sorridevo a sproposito, pren-

melense da far dubitare delmie facolt mentali. Mi sar

78

mormorato a fior di labbra la parola


domani per lo meno cento mila volte. Fra quattro ore sar in treno, domani a quest'ora t'avr
gi parlato. Dio mio, certe volte mi pare imposripetuto e

sibile.

Ho

gi pensato a tutto quello che

far

domani appena arrivato. Andr alla biblioteca


Vittorio Emanuele a studiare la civilt araba e ci
star dalle nove al tocco, poi andr a ravviarmi
un po', poi alle due e mezzo salir a casa tua.

questo punto le idee mi si confondono, perch non posso prevedere quel che sar di me. Ho

me
ma non

chiesto a

stesso se

albi,

mi sono ancora dato una risposta

parler di questi miei

ti

soddisfacente. Risolver ogni cosa


Senti

ho

non posso

detto a mia

vivere senza di

caso che mi riesca

di

a venire ella stessa a

per

l.

madre che t'amo e che


te.

L'ho persuasa, nel

conquistarmi

Roma

il

tuo affetto,

a chiederti in isposa

per me. Scrivo queste cose in preda ad uno stato

d'animo

indicibile,

come

soffocato dalla

commo-

Non so come dirti, mi pare d'essere in un


mondo diverso. Come vero che l'amore inezione.

sprimibile! Figurati che


mestiere.

chiacchierare

il

mente fredda dammi

pi futile degli argomenti e

pra dodici tomi in folio

Sono come quel poeta

il

il

mio

pi tenue e

il

sapr ricamare sodi mille pagine l'uno.


ci

del Seicento,

non rammento

pi quale, che scrisse un bellissimo capitolo in

ter-

una mosca che gli era caduta nel calamaio. Ebbene, ecco qua due temi magnifici Primo

zine sopra

79
la donna che
amate. Secondo: Voi avete confessato a vostra madre il vostro amore ed essa vi ha risposto
lodandovene, con esortazioni e consigli amorevoli,
e vi ha promesso di benedirlo col suo santo
consenso . Argomenti magnifici che si preste

Voi

siete in

procinto di rivedere

rebbero a mille graziose dissertazioni psicologiche,


a mille riflessioni garbate, galanti ed eleganti, a
mille agili digressioni, a mille

particolari descrit-

non
sforzami e lambiccarmi un
po' il cervello e forse riuscirei a racimolare qua
e l tra le vecchie ciarpe retoriche ammucchiate
nelle soffitte della mia cultura cartacea, tanto da
mettere insieme una cicalata passabile, ma una
cosa a cui non posso pensare senza sdegno. Ah,

tivi,

a mille fioriture fantastiche. Ebbene, io

so dir niente. Potrei

come mi riE come sono addo-

miserabile mestiere di scribacchino,

pugni

in

questo momento!

non

mai dismettere del tutto!


Da te ho imparato
che per diventare cittadini del regno dell'amore
non occorre neppure la licenza elementare. Ecco
qua: io son qui beato, placido, con l'anima cullata da tanti vaporosi e rosei sogni senza forma
e senza nome.
lorato

di

saperti

Vorrei essere analfabeta, Giulia.

Questo mondo non ha nomenclatura, non ha


vocabolario, non ha morfologia, non sintassi, non
regole di ortoepia e ortofonia. In paradiso

non

bisogno di parlare. Tutte le anime beate e festanti indovinano direttamente


loro amorosi penc'

80

sieri,

non

offuscati,

non

resi

grossolani,

non

al-

da quel misero e maldestro intermediario


che la parola, ma accogliendoli intatti ed interi
per la via pi diretta. Che m'importa dunque di
parlare ? Se mi risolvo a scrivere queste miserie
in queste povere paginucce, egli perch intuisco che il mio amore ancora per tanti versi
imperfetto ed umano e che mi giocoforza rivestirlo di questa povera e stracciatella vesticciuola
verbale ma una necessit momentanea, a cui
del resto non mi adatto senza rammarico ed avversione grandissima. Ma non sar sempre cos, lo
sento. Verr giorno in cui questo amore sar tutto
terati

libero e sciolto dal


si
il

dorr pi

di tanti

suo mortai pondo e non


impacci che gli impediscono

volo.

Ho

detto

che voglio
pazienza

dunque

mia. Vedi in
perch la fretta comincia ad angu-

farti
si,

madre che t'amo e


questo una prova d'im-

a mia

si fanno ogni giorno pi


Voglio che questo amore sia presto
palese a tutti, che sia benedetto e consacrato. Voglio dar prova al pi presto di quel che valgo

stiarmi e gli indugi mi


intollerabili.

e di quel che sono, operare, combattere, vincere,

esser forte. Possibile che tanti tesori di


lere,

che

buon vo-

d'ingegno, d'operosit, di saggezza pratica,


io sento in

gano ancora

me

pronti a manifestarsi, riman-

rinchiusi in un'agitazione spossante

ed infeconda? Nessuno sa quanto valgo,

di

che

energie disciplinate e docili io dispongo. Nessuno

al

sa quanto mi sono logorato a prepararmi. Gi da

troppo tempo ho lasciato

che sono

tocca a me.
telo,

vaneggiare, cin-

questo branco di egregi

cisciiiare e arrabbattarsi
citrulli

ciarlare,

miei contemporanei.

E adesso vengo

Adesso

a vederti per

e per attingere coraggio

dir-

dal tuo sguardo.

domani, a domani, mia regina

ROMA,

Venerd, 27.

T'ho riveduta, ho stretto or ora la tua mano.


Oh, vivaddio, questo si chiama vivere Giulia, sei
meravigliosa. Oggi eri incantevole. Non t'ho mai
!

veduta cos viva, cos spigliata, cos sfolgorante


di

grazia e d'arguzia.

Ho

abbarbagliati di te e negli

ancora

gli

orecchi

occhi

mi

tutti

perdura

l'eco delle tue parole garrule, volubili.

Nell'ultima mezz'ora che son rimasto

con

te,

mi sono un po' rianimato e sollemia vita s'era raccolta nelle


pupille e m' parso che anche tu ti rendessi conto
dell'incanto che producevi in me e che te ne com-

l'avrai osservato,

vato.

Mio Dio,

piacessi

un poco.

amo, e ne
vedevo dai
dal

tutta la

modo

sei

Si,

lieta,

si,
il

tuoi gesti, dal

di parlare, dai

bene quanto ti
mio amore t' caro. Lo
lo senti

modo

d'inclinare

il

viso,

moti repentini con cui

al-

capo dal tuo merletto e ti abbandonavi un


poco con la persona. Due volte m'hai sfiorato le

zavi

8.

il

Bossi, Confessioni.

a^

mani per togliermi di mano quel tuo merletto, e


mi hai comunicato per tutta la persona un brivido magnetico. Quante cose belle hai detto Mi
si affollano tutte in confuso alla memoria. Parlavi
della tua puerzia irrequieta, di quel lembo di cielo
azzurro che guardavi con desiderio mentre sedevi
compunta e con le braccia conserte sui banchi
!

Hai espresso tante idee giudime, mi hai dileggiato con garbo,


per qualche volta mi hai anche ascoltato con
un'aria riflessiva, approvandomi in cuor tuo. Non
ho potuto dirti nulla di quel che volevo, ma mi

della tua

scuola.

ziose, hai riso di

rimasta l'impressione che fra noi s'

comunione

al

di

istituita

una

sopra delle parole tronche pro-

come un pensiero appena intravisto


ed accennato, ma forse pi che se avessi potuto
parlarti a lungo da sola a solo. Sono contento,
insomma. Come ti adoro Oggi ti covavo con l'occhio, provando una gioia intensa ed ingorda nel
rimirarti cos presso a me. Non mi pareva neppure vero. Come sei bella! Mi pare che potrei
stare cent'anni ai tuoi piedi, muto ed estatico, ed
appagarmi cos di quel mio vagheggiarti amorosamente. Tu sei una fonte perpetua di grazie semnunziate, cos,

pre rinnovantisi, uno scrigno inesauribile di perle


e

gemme

preziose d'ogni sorta.

Oggi ho

gi avuto

dinanzi agli occhi l'immagine reale di quella vita

che sogno per noi due

una gaiezza intima e do-

mestica, un'intimit pura e serena, tu curva sopra

un lavoro

delicato e imponderabile,

degno

delle

83

tue

manine

fatate,

seduto presso a

io

te

per

posare del mio aspro lavoro, rasserenandomi

ri-

alla

soave sorUscendo dalla tua casa, per assaporarmi me-

vista della tua fronte candida, del tuo


riso.

il
mio intimo giubilo, sono andato sull'Avenpassando dal Campidoglio, rasentando il Foro
e il Palatino. Lass tutto era deserto e silenzio.
Mi sono fermato alla piazzetta di fronte al Priorato di Malta e mi sono seduto in una di quelle
panchine a ridosso del muro del convento di
Sant'Anselmo. Quivi son rimasto un'ora, immemore, senza pensieri, con gli occhi fissi alle stelle,
come immerso nella corrente placida d'una gioia
fluida e agevole. Ero beato, Giulia, ed ero solo
a godermi quella erma gioia senza turbamenti,
gioia solenne e consapevole a cui partecipavano
in festa tutte le forze del mio spirito: istinto, ragione, sentimento, intuito. E domani ti vedr ancora, ti vedr ancora Come mi sembrer lungo
questo tempo!

glio
tino

Sabato, 28.

Oggi sono stato assai meno contento d'ieri.


T'ho veduta appena, sempre fugacemente, sempre
con altri intorno, senza poterti dir nulla, e infine
ho dovuto salutarti subito. Prima che tu entrassi nel
salotto passato molto tempo, ed io stavo sulle
spine.

Quando

poi tua

madre ha

detto che dor-

84
mivi, mi son sentito morire per il timore di
dovere andarmene senza averti riveduta. Adesso ti
racconto una cosa. Sul principio sono rimasto
un poco solo con tua madre: abbiamo parlato
un po' di matrimonio, di famiglia, di amor materno. A un certo punto io ho detto:
Ah, Signora, ella pu essere felice d'avere due figlie,

cos adorabili, cos

cos

serie,

giudiziose, cos

buone!
Dopo questa frase venuto tra noi
un silenzio alquanto prolungato, non d'imbarazzo
o perch fossimo a corto d'argomenti, una pausa
di natura tutta speciale. Non so come mi son
trattenuto dal balzare in piedi e mettermi a gri-

come un ossesso

dare
la

sua Giulia

Ed

L'amo, e voglio

renderla felice

Non

io l'amo, signora,
farla mia, e

l'ho fatto, cos,

voglio

perch mi

pareva intempestivo ed anche un po' curioso;

ma

certamente tua madre deve averlo ben capito che


quelle parole mi

labbra.

sono venute proprio

fin

sulle

proposito: io ho sempre pensato che

meno quanto
quanto te del mio amore, prima di tutto
perch credo se ne avvedrebbe anche un cieco
sordo, e poi perch tu avrai fatto certamente il
tuo dovere di informare tua madre a puntino
di quanto te ne ho detto. Per esempio, come mi

tuoi di casa sieno istrutti per lo

me

dicesti la volta scorsa

con

lesse

te la lettera

il

che

ti

scrissi a

Roma, essa

Viadana. Eb-

per questo riguardo non mi do


minimo pensiero. Non mi preme n che

bene, curiosa

mai

quando venni

85

Io
di

sappiano n che Io ignorino, non sono curioso


sapere quel che possono pensare di me, che

conto mio.
si possono essere fatti sul
Immagino su per gi che mi tengano in conto
d'un buon figliolo, un po' sventato, un po' stravagante, d'un certo ingegno, ma supremamente ingenuo e perfettamente alieno dalla vita pratica e
positiva; tutto sommato, il peggior partito cheti
possa capitare, almeno per adesso; eppure n
opinione

m'importa

disincerarmi su questa vaga indu-

di

un gesto o una parola per cercare


mutare codesta opinione.
Il
mio amore ha certe sue segrete certezze

zione, n farei
di

impavide, che considerate a lume di ragione pos-

sono parere assurde. Mentre a certe cose d una


importanza enorme, specialmente a cose intime,
di sentimento, a certe altre, di indole piti pratica

ed

esteriore,

come

che pure

tutti

sogliono considerare

non concede

la bench minima parte del suo interesse e della sua attenzione.


Su questo argomento ho tante cose da dirti, ma
mi contento d'averlo enunciato e mi riserbo di

rilevantissime,

svolgerlo e analizzarlo in seguito,


tutti gli

in

altri

del resto

questi quaderni.

Stasera partir di
di

come

che ho sfiorato ed accennato finora

non aver

fatto

qua

assai soddisfatto, sicuro

un viaggio

infruttuoso!

Ho

l'i-

dea d'essere entrato un po' pi nell'intimit dei


tuoi pensieri. Ed ancora una volta ho ben capito
quanto io sia l'arbitro e il padrone del mio de-

86
stino. Tutto

dipende da

me

e dai miei sforzi

Firenze mi attende un periodo di lavoro


febbrile ed affannoso.
di

Dante, finire

Devo preparare

Crismiti,

commedie

citazione delle

la

prepararmi

assai
lettura

alla

re-

e tragedie greche, lavo-

rare alla nostra rivista bibliografica, scrivere sui


giornali, iniziare la

la compoema, scrivere l'ode

causa per riacquistarne

propriet, avacciarmi nel

nuziale, concludere varie faccende tutte d'un certo


rilievo.

Penser a

l'orologio

te,

ti

settecentesco,

mander Shakespeare,
il

Diadest,

qualche

mio conto. Ah, come


son contento! Forse tra pochi mesi, prima che
sopraggiunga l'estate, vedr qualche frutto solido
e positivo della mia operosit, quanto basti per
considerare con tranquillit il mio avvenire. E poi,
e poi! Io non son uomo da fermarmi ai' primi
passi. Ho tutti
miei immensi disegni da maturare.
Mi sento il bernoccolo dell'agitatore, dell'apostolo,
articolo e ragguaglio sul

dell'organizzatore, del condottiero di genti. Basta

che

io sappia essere risoluto e costante,

per

me

il

resto

sar un giuoco da fanciulli. Arrivederci,

Giulia mia.

Torno

al

lavoro.

FIRENZE, Domenica,

29.

Ancora lontano, ancora qui solo, a tu per tu


con me stesso Ecco, si chiusa anche quest'ai!

87
tra parentesi

non mi

quanto

luminosa, e per

riesce vincere questo senso di

mi sforzi
vuoto e di

smarrimento.

triste

sauribile.

vivere lontano da

te,

mio tesoro
ma,

Sar un pensiero codardo,

non posso difendermene

presso a

per vivere

ine-

credi,

magari soltanto per vederti di lontano, io accetterei anche la vita pi oscura e mediocre,

te,

rinunzierei a cuor leggero

pi lusinghieri e
felicit

occhi.

che valga quella


Ieri,

quando mi

l'angolo del Corso,

sguardo mentre

ti

salivi

tutti

Non

ambiziosi.

averti

di

c'

sogni

miei

mondo

al

dinnanzi

agli

fu giocoforza salutarti, al-

alquanto con

seguii

verso

il

lo

avendo

Tritone,

a fianco quella tua paffuta e rubiconda barbarella.

Non

senso

puoi figurarti n

di gioia

io

sapr mai

acuta con cui seguivo

il

dirti

il

tuo snel-

che un latino chiamerebbe pernix.


te spontaneo e agevole
Tutti
nel portamento e nei gesti abbiamo sempre allo incedere,

Come

cunch

tutto

in

di studiato.

essere sgradevoli, e

Bisogna osservarci per non


non sempre la nostra pi

minuziosa vigilanza pu bastare.

Ma

tu puoi es-

impunemente negletta, trascurarti, non porre


il
minimo studio in quel che fai, nelle tue pose,
nelle inflessioni della voce, e sempre sei perfetsere

ta,

inimitabile e sovrammirabile, regina di belt, ar-

monia suprema e indicibile. Quello che in te pi


piace la mancanza assoluta dello sforzo: quella sapienza innata, dalla quale non si pu fare

88

meno

di indovinare

interiore inpeccabile

un

si

equilibrio e un'armona

capisce che in

te pensieri

e sorrisi, immaginazioni e gesti, parole e porta-

mento, tutto sboccia e fiorisce da una medesima


ed unica virti misteriosa. Che miracolo celeste
Che incanto Che dolcezza Dio mio, l'idea che
non ti vedo mi d un senso di struggimento tre!

pidante,

e vero che

ti

ho ben

fissa

viva nel

ma

prima di tutto la mia immaginazione


mai
darmi la millesima parte della gioia
potr
non
che mi darebbe la realt e poi essa pu riprodurre in s il gi visto, mentre tu sei un tesoro
cuore,

sempre nuovo di attimo in attimo.


perdono per me, mi sfugche di quel cornon
dispongo
gono, mentre io
redo limitato di ricordi che la mia memoria serba

inesauribile e

Infinite bellezze tue si

gelosamente.

Ma

ors, bisogna che mi rassegni. Stasera mi

consoler
nuziale.

un po'

Sar

prima poesia

la

la mia ode
che scriver

vagheggiare
lirica

Che non sar bene udito . Ho


pochissima fiducia in me stesso ed ho una gran
paura d'essermi un po' arrugginito. Vedr. Gi mi
ondeggiano pel capo molte idee vaghe. Domat-

dopo

tina

ti

il

congedo

spedisco

il

Dladest.

Ho

gi trovato sette

degli otto volumi dello Shakespeare


sesto,

ma l'ho

la

mi manca

il

tardi. Domani lavorer


buona lena, anche ai Crismlti. Finita la noveldel Fumo, potr dire d'aver tolto di mezzo il pi.

chissimo del viaggio ed


di

ordinato a Parigi. Stanotte sono stan-

89

Luned, 30.

Non
le

so se potr giungere in tempo a com-

carmi che avrei divisato di scrivere per


nozze della tua sorellina. Il disegno mi sembra

pire

tre

buono

tre

forme classiche tiper nozze, di cui il primo sarebdi andatura molto snella, in set-

carmi nuziali

piche di canti

tre

be uno scolio
tenari o in ottonari, di intonazione anacreontica;
il secondo un epitalamio condotto come un coro

amebeo

di fanciulle

giovani,

di

terzo

il

un

imeneo d'andatura grave e solenne. Sei tu che


me li ispiri, Giulia, e spero che quando li leggerai
comprenderai con quanto ardore io abbia cercato
di infondervi

del

il

migliore,

mio amore per

dir che

il

giuste

mondo

pi

nobile

palpito

In quei canti voglio esal-

te.

tare la bellezza delle

il

nozze;

rinnova

si

nel
si

primo

perpetua

per sola virt d'amore; nel secondo adombrer


e accenner a qualcosa dei forti doveri e

delle

austere cure coniugali e domestiche in contrap-

poste

ai

sogni e

al

nel terzo esalter

folleggiare dell'et pi verde;

il

valore civile

coniugio, e dalla virt

nodo

umano

matrimoniale,

dal

del

sacro

indissolubile trarr gli auspici d'una patria

pi gloriosa e pi forte. L'ispirazione

sar

per

ma

sar

cri-

le

forme

stilistiche

paganeggiante,

stiana la filosofia su cui

sar antico nello

schema

teocritea e catulliana;

si

fonder. L'epitalamio

e apparir d'ispirazione

ma, moderno e semplice

90
nei

sar umanissimo e appropriato

tratti,

nostro

al

tempo

resto, ho idea di
componimenti quando
saranno compiuti; per adesso sono appena ab-

nella

un po' qui

analizzare

Del

sostanza.
i

tre

bozzati nelle loro linee principalissime. Stasera

il

lavoro della verseggiatura mi riusciva un po' sten-

ma

tato,

m' sempre accaduto cos sul principio.

Son

felice di lavorare a questi carmi,

tutti

tuoi, Giulia,

zati

mia

vita

te,

ispirati

che non

quali son
sono scritti per te sola, indirizda te. Ma gi, che cosa v' nella

sia tutto

tuo? Io respiro per

te,

sono assorto in te, tutte le mie


facolt in te convergono. Mi desto e tu sei il mio
primo pensiero. Mi addormento e l'ultimo pensiero
che il sonno annebbia e cancella nella mia mente
sempre un pensiero in cui fluttua la tua immagine
adorata. E fra questi due termini d'ogni mia giornata
vige sempre ininterrotto, unico, immobile, predominante, il pensiero di te. Non una espressione
iperbolica, la pura e semplice verit. Ogni momento mi chiedo: - Che fa ella? Dove ? Che
pensa? A volte dico: - Come sarei contento che mi
vedesse in quest'attimo Ho sempre l'illusione di
vivere sotto tuoi occhi, sempre vigilato, seguito,
protetto da te. Passo da una strada e dico a me
stesso: Chiss che un giorno non passi di qui,
altero e felice, al suo fianco Vedo una cosa brutta e il mio pensiero si rifugia in te per isfuggire
l'urto spiacevole o per consolarsene. Vedo una
cosa bella ed essa mi richiama a te, come se in
io

vvo per

te, io

91

non vedessi che un

essa

pur sempre

riflesso

imperfetto della tua grazia vittoriosa.

riconduce a

te

T'invoco,

sogno,

te,

ti

per contrasto,

il

che

lo

pervade,

vita
il

male mi

bene per

affinit.

ricordo, tutto mi parla di

ti

direttamente o indirettamente, in

diversi, tu sei la

Il

senso

riposto

modi

mille

mio mondo,

del

che

la

lo

luce

anima.

Marted, 31.

Sempre pi precise, sempre pi frequenti ed


sempre pi grate e dolci, mi allietano

insistenti,

l'anima mille visioni ed immagini di


tura.

Il

fu-

felicit

mio avido cuore palpita perpetuamente

in

un sogno che considera prossimo ad avverarsi.


Gi mi fingo le parole ed i gesti con cui un giorno tu mi dirai di amarmi. Gi mi raffiguro l'avvicendarsi dei giorni della nostra

cendevole. Gi sento

il

felicit

comune

e vi-

tuo capo piegarsi dolcemen-

mio omero, gi sento le tue braccia rinchiuamorosamente intorno al mio collo, gi


sento la tua guancia premere la mia. Tu mi dirai
Amico mio dolce, consolati e rallegrati, poich
da oggi finito per sempre il tuo lungo soffrire. T'amo, son tua, non ti lascer pi per tutto
jl
tempo che ti resta della tua vita mortale n
te sul

dersi

per l'eternit che


lia,

la

tua

ci

compagna

aspetta.
diletta,

Sono
la

io, la

tua Giu-

tua amica fida e

92

Vengo

sicura.

per rallegrare

marla di me. Confidami

la

tua casa, per ani-

tuoi sogni, narrami le

mio fedele, mio prode, mio caro compagno, mio sposo. Ti ascolto, ti comprendo.
Nulla al mondo mi pi caro di te. 11 tuo amore
mi ha vinta.
Ah, Giulia^ non posso pi oltre smarrirmi in
questa immaginazione troppo inebriante. Sento
che tutta l'anima mia vi si consuma e vi si dis-

tue pene,

solve ed io indietreggio

come

spaventato, tutto

pallido e tremante, incapace di sostenere la vio-

lenza palpitante e furibonda della mia passione.

Ma

ma

pensa, mio unico

Se io
volessi qui indugiarmi e rintracciare e seguire ad
una ad una le infinite dolcezze, le gioie interminabili e sempre nuove che la vita coniugale
riserba a due nature ricche e complesse come
sono le nostre, avrei trovato per la mia immaginazione un pascolo veramente inesauribile. Dai
primi giorni all'estrema vecchiezza, attraverso una
piena e consapevole maturit, pensa quanti quadri
pensa,

bene!

luminosi e coloriti potrei tracciare e


Tutte

le

dipingere!

gioie idilliache, vivide, intense, fresche dei

primi tempi, quelle sacre e sublimi della maternit e della paternit, e poi tutte quelle

con s

la

diuturna dimestichezza,

la

che porta

placida fidu-

cia reciproca, la perfetta alleanza dei nostri

muni

co-

ognuna di queste gioie


mia analisi un poema intero

intenti e propositi,

potrebbe

offrire alla

da spigolare. Eppure, sento, ad avventurarmi

in

93

codesto campo, un senso

istintivo

ripulsa

di

Forse perch anche nel

di timore.

mondo

del

sentimento vige un rigoroso codice di onest


e di probit,

il

disporre d'un tesoro affidatogli con

di

ritto

quale inibisce a chicchessia

il

di-

l'es-

pressa proibizione di spenderlo e di servirsene.


io custodisco

un tesoro che non ancora mio,

ossia che mi appartiene soltanto per met. Della

non mi ancora lecito servirmi.


non debbo, io non posso fare

parte che tua

Per adesso io
altro

che amarti;

ma

desiderare l'amor

pi ancora, considerarlo

come

tuo,

una consolazione che ancora non

per me.

fa

Solus ac sine spe, ecco l'impresa che reca

sone a cui debbo dar

o,

gi vivo e vegeto,

gloria

lustro e

bla-

il

miei

nei

tornei.

Da

pochi

istanti spirato

Tanno, che io vedo


Un solo augurio

morire con ben poco rimpianto.

formulo

in

core per

me

stesso

sempre pi e sempre meglio.


porta, o, per dire pi giusto,

bordinato, lo

sento,

Il

quello di amarti
resto

non m'im-

resto tutto su-

il

all'esaudimento

di

questa

grazia suprema.

Mercold,

gennaio 1913.

ed oggi ho molto lavorato intorno ai


ai Carmi nuziali. Per
Crisolito, ho dovuto fermarmi al primo in-

lersera

Crismiti e intorno
smiti, al

C4

un punto

sui libri.

avrei voluto andare in biblioteca,

ma ho

toppo:

Oggi

la

necessit di studiare

preferito rimanere a casa tutto

vorare

ai

Carmi.

11

il

giorno per

la-

primo, che lo Scolio, gi

compiuto; a terminare il secondo, che V Epitalamio, mi manca poco pi d'una ventina di versi,
che completer prima di coricarmi. Entro domani
spero d'aver finito anche il terzo, che Vlmeneo,
e cos son certo di giungere in lempo a darli
alle stampe per il giorno stabilito. Non avrei mai
sperato di ritrovare in me tanta spontanea facilit

al

comporre

e, tutto

sommato, non son punto


questa, mia benedetta,

scontento dell'opera mia.

una gioia che debbo a te. Non ti so dire fino a


che punto m'esalti e m'inciti il pensiero che tu
dovrai giudicarmi, che questi miei carmi son detuoi occhi,'che sono anzi
stinati a cadere sotto
un messaggio per te sola. Questo pensiero m'infonde un non so che di febbrile e d'infiammato,
desso che mi suggerisce e mi detta ogni pensiero. Tale dovrebbe essere sempre il fine e l'ufficio d'ogni amore valoroso e giusto, infondere
i

ogni

ogni energia, condurre


suo massimo rendimento.

virt, moltiplicare

l'anima a dare

il

Gioved, 2.

lersera m'ingannavo. Stasera

ho

riletto

due

carmi ormai compiuti e mi son parsi ben miseri

95

non posso

e meschini, tanto che


bia potuto per

un

capire

come

ab-

compiacermene. Adesso

istante

ho una voglia pazza e feroce di distruggere ogni


cosa, tanto l'opera mia mi sembra al tutto indegna di te e del fantasma interiore che ne vagheggiavo. Questi versi hanno un valore vagamente approssimativo dove essi dovrebbero apparire sobrii sono soltanto scarni e flebili, dove
dovrebbero apparire caldi son tiepidi e riscalducciati, dove dovrebbero apparire gagliardi son
:

Ho

burbanzosi e pretenziosi.
i

dinanzi agli occhi

modelli: Anacreonte, cos snello e spigliato, e

Catullo,

colorito

cos

onesto e squisito,

il

vario,

il

cos

Parini,

Leopardi, cos severo e pro-

fondo, e persino quel grazioso e agevole epitala-

mio d'Elena

sono appunto questi

Teocrito, e

di

esemplari perfetti che mi fanno disperare e ver-

gognare

di

me

stesso.

Non

che

vevole e difforme quel che ho

sia tutto

scritto.

ripro-

Son pur

sempre un mestierante abbastanza scaltro e, per


esempio, lo Scolio ha qualche mossa felice
:

Tutto

mondo

al

or languisce or
brilla

pon

il

ciel

moto

in

dopo

la

l'Aprile in fuga

piova,
il

verno.

Ecco un movimento molto


cipio dello Scolio

alterno

rinnova,

si

Tidea

famigliare all'orecchio. C'

agile. Tutto

il

prin-

d'una melodia gi

una

certa compattezza

%
verbale, c' semplicit e sobriet.

ben

tina

Ecco una quar-

costruita:

Ogni

nido, ogni corolla,


ogni speco, ogni boscaglia,
pie pispiglia, agili scrolla,

cupe rugge, immense scaglia


lodi a voi.

li

pispigliare

tamente

cupo

il

conviene

gentile scrollarsi

alle grotte e

L'abitudine
chiusa, per

delle

come

nido,

al

fiori,

ai

il

ordina-

ruggire

l'immenso fragore

alle foreste.

rime

invece

una specie

alternata

di

che

piacevole sbadataggine e

noncuranza popolaresca; ci sono allitterazioni


onomatopeiche; la chiusa della frase gettata al
seguente

principio della stanza

Ma

slancio del tratto.

vanno bene

al

son

questi

verseggiatore

e,

conferisce
tutti

rilievi

allo

che

del resto, lo Scolio

indubbiamente il meno peggio.


Pi inadeguato il secondo, specialmente se ripenso alle intenzioni. Io volevo fare un canto
amebeo molto leggiadro nella classicit del movi-

dei tre carmi

mento, come Consurglte, juvenes, e nello stesso


tempo ammodernare il tipo. Cos ho messo le
chicchere fumanti,

Invece

come un

m' venuto

particolare veristico.

tutto

in

un componimento

quasi prosastico, incoloro e soprattutto senza

minima
fiori

energia.

a cui

II

la

particolare delle ghirlande di

alludono

reminiscenza teocritea,

le

fanciulle

una buona

arrotondata e rinfrescata

97

dal riscontro delle illusioni e dei sogni,

ma anche

mi pare che ben poco traspaiano

intenzioni.

Figurati, Giulia

dere in

s, chiuso, intenso,

le

doveva racchiu-

quell'epitalamio

sobrio e simmetrico,

un profondo pensiero filosofico. Ecco, per


adombrarlo qui alla meglio: il matrimonio il
primo passo nella vita, la sua estate, come la
tutto

giovent libera e scapola ne


la vita

triste, sacrificio,

abnegazione.

plina,

la

primavera.

Ora

battaglia, disci-

matrimonio ha la sua
esso il dovere da

Il

austera bellezza, perch in

compiere,

sono

finiti

ma con

esso

giovanili

dolci incanti

per sempre. Per ci nelle parole

dei

giovani agli sposi c' una esortazione a considerare

il

coniugio

come una pena

Da

quelle parole

del

legame nuziale come

nobilissima e santa.

dovrebbe dunque balzare

l'idea

vera ed unica base


Concetto antichissimo
modi. Appunto per quela

della patria e della societ.

ed espresso gi
sto,

in tutti

appunto perch

pi nulla di

la

nuovo da

questi tre carmi offrire


definitive,

che

complete

la civilt

di lari

dei

figli

l'ultimo

dove

verecondi.

Il

dire, io

come
alle
si

tre

avrei

voluto in

forme
Il

tipiche,

concetto

nozze, accennato

parla di spelonche e poi

concetto che

l'educazione

ufficio della madre, accennato

semicoro delle

donna non potr


non sia quello della
la

y.

poesia nuziale non offre

poesia nuziale.

di

dovuta

gi nello scolio,

BoBsi^ Confessioni.

fanciulle,

come

l'altro

nel-

che

aspirare ad altro regno che


casa, e quivi soltanto, arbitra

98

e regina, sar

com' stentata

degna di venerazione. Ma vedi


e poco espressiva quella strofa,

specialmente se pensi all'altezza sublime dell'argomento. Se l'avessi voluto svolgere a lungo,


forse avrei potuto cavarne
la

una

lirica

necessit di raccogliere tutto in

robusto,

sintetico e

pido,

in sei

manchevole.

un'espressione

dato

uno

buona,
scorcio

mi

versi,

ma
ra-

ha

La virt che
sono un diva-

ancora mi manca la sobriet. Io


gatore, un ciarlone, mi piace di fiorettare, ricamare,
sovrabbondando. Certo l'Epitalamio troppo
scarno e manca quasi

al tutto di

quei

tratti

energici

ed essenziali in cui maestro inimitabile Dante,


ed ha esempi sublimi il Foscolo nei Sepolcri e
Leopardi nelle Ricordanze, nella Sera del d di
il
festa, neW Infinito, nella canzone Alla sua donna.
concetti dell'Epitalamio avrei voluto svolgerli

in

un

ma

terzo carme,

male che forse non


domani non sapr

lo

questo m' venuto cos


stamper neppure, se entro

far di meglio.

Son proprio

pensando a te, mia donindegno e povero amatore.

costernato, specialmente
na, di cui

son cos

Dove sono
che

le

soffro.

tutti

miei disegni smisurati ? Sento

mie forze non rispondono


Che Dio m'aiuti!

al

desio, e ne

Venerd, 3.

Leopardi
il

Ah, tu non

sai,

Giulia mia, quanto

Leopardi m'abbia insegnato ad amarti

Dimmi^,

99
hai tu presente la

Ebbene,

ti

canzone

dir adesso

Alla

come

io

sua donna ?
l'ho intesa,

saprai, saprai di quali spasimi, di


tu sei stata

il

segno e

la

sospiri

quali

meta, o Giulia divina, o

Giulia immortale e miracolosa, o creatura predestinata del Cielo per consiglio eterno.

Leopardi

t'ha

amata. Sei tu

amore da

la

Giacomo

cara belt che

gli

nascondendogli il viso.
Quando egli disper d'incontrarti viva, indovin
pure che la sorte ti preparava agli avvenire. E
ispirasti

diceva

lungi,

Fra cotanto dolore


quanto all'umana et propose il fato,
se vera e quale il mio pensier ti pinge
alcun t'amasse in terra, a lui pur fora

questo viver beato

Ah,

S,

beato, beato, o

sciagurato maestro
viva, io

mio

Giulia,

tristissimo, o mio
da che t'ho incontrata

non ho mai potuto rileggere questo cansenza che un impetuoso torrente

to divinatore,
di gioia

mio, se

m'inondasse
ttt

sei

tutto

l'essere.

maestro,

veramente com'io credo, xax' a-

cpoSeXv Xet{i()va, tu

non

hai pi ragione

d'invi-

diarmi, e puoi contemplare sorridendo tutta questa

mia beatitudine. Da codesta peregrina stanza


ignudo e solo per novo calle giunto
ormai il tuo spirito, tu vedi questa Gentile e forse

dove

t'accorgi di

quanto essa supera quella medesima


che le dava la tua immaginazione.

alta specie

100

Eccola, ben dessa,

riconosci,

e tu la

questa

perduta speme dei tuoi giorni, quella a cui pen-

sando ti svegliavi palpitante. questa, questa,


ed io l'amo, ed essa la mia gioia. Sono felice,
felice, e la mia vita mortale veramente come
tu la pensavi:
simile a quella che nel cielo india.

In
tutti

ho

lei

ritrovato

eterna,

l'idea

poeti, rivestita di

forma

sospiro di

sensibile.

Essa

perfezione di cui tu portavi in te l'immagine,

la

e che hai cercato disperatamente invano nel

do

viva, per

tutti

brevi e

tristi

trambasciato esilio terreno. Se

mon-

del tuo

anni

tua et fu cos

la

nefanda e incresciosa, fu appunto perch questa


donna non era ancor discesa tra la gente. Oggi essa vive, perch il mondo gi si prepara a
conoscerla e adorarla. Sento intorno a me questa irrequietezza, questa impazienza vaga e tor-

mentosa che agita

le

anime

arcano presentimento. Ed

io,

io avventurato, io beato, l'ho

in attesa,

io felicissimo,

io,

riconosciuta per

primo e ardo nel desiderio impaziente


al

mondo

Eccola,

come un

riconoscetela

tutti,

il

di gridare

adoratela,

questa mia donna, questa nostra donna. Vedete


in essa

la

vostra

perfezione

palese. Adoratela, tendete a


forza,

gloria
(1)

ed essa
(1).

vi

lei

incarnata

con

fatta

tutta la vostra

dar qualche riflesso della sua

Cercate assiduamente

V Anima della Stirpe.

in voi tutto

quel

lO

poco
la

vostro che pi

di

ricorda,

quello

cercate di sviluppare e

Regolate

il

far

ritmo

vostro

della sua vita perfetta.

benedetto dal Cielo e

rassomiglia e che pi

le

soltanto amate

ritmo

inimitabile

Ogni vostro sforzo sar


sar poi compensato ad

usura, con lauta magnificenza. Amatela,


la

vostra signora,

la

suprema e inappellabile

essa

Stamani mi son
compiuti.

Anche

senza gusto,

vostra regina, l'arbitra


della vostra sorte!

Sabato,

cuore, a portare

con amore.

fiorire

sul

voi

in

4.

ma

molto a malindue dei tre carmi


loro stampa sar affrettata e
risolto,

alla tipografia
la

come

la

composizione. Per l'appunto

sono anche andato a capitare alla vigilia di due


feste e con un tempo ristretto per giunta. Tanto
meglio, del resto: roba scritta da cani, gi
per ragioni d'armonia,

sto,

condo

che

sia

suoi meriti, cio male. Sar

stampata

se-

un opuscoletto

stampato in rosso e
nero e su carta ruvida, una cosuccia insomma
col nastrino color crema,

pretenziosa e volgaruccia,

come

componimenti

che racchiude.

Riaprendo poco fa questo giornale mi son


sott' occhio le parole che scrivevo iersera
e mi accorgo che esse avrebbero bisogno d'un
-

cadute

102

lungo e laborioso commento per esser comprese


al loro giusto valore, anzi chiarite nel loro senso
verace. Sono insomma dinanzi ad una di quelle
misteriose ed inesplorate regioni dell' amor mio,
nelle quali debbo intraprendere un lungo viaggio
e per adesso ho appena vagamente e confusamente intravisto in capo a qualche sentiero. Io
non posso avventurarmi in quelle ignote plaghe
senza un gran senso

di trepidazione e

di

sgo-

mento. Mi prover; e valga il buon volere.


La donna che il Leopardi invoca come l'

in-

carnazione fantastica d' una idea perfetta, un' idea

agognata e

presentita, della cui realt egli stesso

era incerto e perplesso:

Se dell'eterne idee

l'una sei tu, cui di sensibil forma

sdegni l'eterno senno esser


e fra

provar

s'

fra'

vestita,

caduche spoglie
gli

affanni di funerea vita:

altra terra ne' superni giri

mondi innumerabili

t'accoglie,

vaga del Sol prossima stella


t'irraggia, e piti benigno etere spiri:
di qua dove son gli anni infausti e brevi
questo d'ignoto amante inno ricevi .
e pili

Ebbene, perch io non sono agitato da queste


perplessit? Perch il mio cuore non ondeggia nel
dubbio? Perch da quando ti conosco, o mia Giulia, mi anima questa intima e incrollabile certezza,
che tu sei veramente quella, che tu sei finalmente

103

discesa in terra e
sibii

ti

mostri a noi rivestita di sen-

forma? Perch son certo che un'idea eterna

e imperitura, perfetta, immacolata,

intangibile

ha potuto assumere un corpo umano,


venire qui dove gli anni sono infausti e brevi ?
inviolabile,

La tua, Giulia, pure una spoglia caduca. Tu


pur destinata a provare gli affanni d' una vita

una creatura umana

sei
fu-

dunque,
non dico degli orrori e delle manchevolezze, ma
certo delle pene e degli affanni che la vita destina ad ogni creatura umana. Talvolta la mia ragione m'ha susurrato che io m'illudo, che sogno, che vaneggio. Uno spirito malvagio, armato
di tutti gli artifici della logica, ha tentato di innerea. Sei

e partecipi

sinuarmi, questo gelido, questo squallido, questo

orrido sospetto,

ma sempre

l'amor mio invinci-

bile l'ha sopraffatto, debellato e respinto da s


con una forza inperturbabile. Io son certo che
tu sei un' idea incarnata, che in te assommi tutte le
qualit e tutte le virt d'un concetto astratto e

universale.

Non dalla
Non dall' einconciliabili. Non

Di dove mi deriva questa certezza?


scienza, fonte di tutte le incertezze.

sperienza, accozzo di contrasti


dalla logica e dalla ragione,
insanabili.

una

queste

due

cecit

certezza che intuisco per forza

d'amore, una fede:


Fede sostanza di cose sperate
ed argomento delle non parventi >.

io4

Dio mio, come mi soffermerei su questo conQuante cose vorrei dire su queMa non voglio divagare e procedo innanzi
sto
senza indugio. Io credo, dunque. Io credo che
cetto volentieri

non

tu Giulia,

assumere

tale, perfetta,

me

senza

assoluta, sarebbe riuscita incompren-

mia misera,

sibile alla

uomo

avresti potuto svelarti a

miei caratteri. La tua purezza immor-

ristretta e relativa

mente

di

caduco, debole e mortale.

sono in questo momento dinanzi


ad un mistero, quello della Incarnazione. Anche
Dio, per essere verbo fu carne Verbum caro
Giulia, io

factum

est . Cristo fu

uomo,

fu mortale, fu ten-

redimere

tato, soffr, pianse,

mor, per poter

mondo, n poteva

evitare la passione

per

il

rag-

suo scopo. Questa luce mi abbaglia,


Dante, per
Giulia, e mi pare d'impazzire. Vedi
spogliarsi
istante
per
un
vedere Iddio, dovette
Ti prego . dice Berdelle sue qualit umane
nardo alla Vergine, che tu ogni nube gli digiungere

il

laghi di sua mortalit,


perch

il

sommo

Valor

gli si

dispieghi

Dunque un uomo non pu vedere Iddio se


non trasumanandosi, come Dio non pu svelarsi
uomini se non si carca della nostra salma.
Che sia di questo mistero io non so e non domando. So anzi che il mio domandare sarebbe
agli

vano.

Veder voleva come

l'imago

Ma

al

cerchio, e

non cran da

si

convenne
vi s' indova
proprie penne .

come

ci le

105

Quello che io non posso negare, e sento, e


conosco, la nostra doppia natura, e la mia fede
mi insegna che per l'una e per l'altra parte di
in terra sua
noi destinata la gioia eterna
:

duplicia possidebunt, laetltia sempiterna erit eis

come
rabile,

dice Isaia. Giulia, questo

tuo corpo

ado-

umano

dell'anima

tua,

questo involucro

con te dopo il bando novissimo.


r amo sono dunque nel giusto. Quanto vor-

salir in cielo

Se

io

rei

ancora dire su questo

Ma

ormai sento

di es-

sermi un po' smarrito in questa immensit. Le pa-

ho scritto son cenni vaghi ed enunciano


appena un barlume delle idee che racchiudono.
Ogni frase, si pu dire, avrebbe bisogno d'essere
lungamente svolta. Si, scrivendo qui sento molto
la fatica del cammino, e mi stanco, e mi scoraggio, e mi dispero ogni momento. Ah, che tormento quello di non sapersi esprimere! Ma
spero, spero, e ti dir tutto un giorno, quando
role che

anch'io tutto sapr.

Curiosa idea, del resto, quella che mi

salta in

mente alle volte Mi pare che il giorno in cui sar


in grado di conoscere ed esprimere tutto l'amor
mio, sar anche il giorno in cui sar perfettamente
inutile che te lo esprima a parole. Quel giorno
ci indovineremo. Prender allora questi albi, quanti
!

saranno, trenta, quaranta, cinqwanta volumi, e


dir
Essi
ti

Anima mia, inutile che tu ne legga un


non potrebbero dirti nulla di nuovo,

direbbero peggio quello che

sai

ti

rigo.

anzi

perfettamente

106
di gi. Essi

cammino che ho perte. Che


t'importa di
sia giunto? Tu vedresti una
e piena di giravolte. Son

rappresentano

il

corso per giungere fino a


conoscerlo, purch io
via faticosa, tortuosa

giunto. Basta.

Domenica,
lersera nel coricarmi ebbi

non so bene,
confuso,

ma

5.

un momento o un'ora,
Ne ho un ricordo

di estasi divina.

dolcissimo.

Non

saprei

dirti.

timo indescrivibile. Avevo pregato allora

Un
il

at-

buon

il
piccolo Crocifisso che appeso
mio capezzale e m'ero disteso aspettando il sonno e pensando, come sempre faccio,
intensamente e fissamente a te. Ogni sera il torpore mi conquista a poco a poco ed io vi annego dolcemente, disperdendo insieme in me l' a-

Dio, baciato

presso

il

la tua immagine. lersera,


dicendo stamattina, perch
da vario tempo io non mi corico mai prima
delle cinque, non ho potuto addormentarmi prima
d'un certo periodo ben vigile e lucido, ma di

gitazione della veglia e

ma

sarei pi proprio

l' anima in pace,


un momento di stupore e di
poi una dolcezza acutissima,

natura tutta speciale. Figurati tutta


sorridente, contenta,

esaltazione estatica,

non mai provata, poi


il

il

ritorno alla coscienza, poi

il mio primo penmomento, poi tutto il giorno

sonno. Stamani ridestandomi,

siero stato per quel

107

ne sono stato come inebriato, in preda per altro


ad un'attivit mentale stranamente alacre ed inquieta. Mi pareva di essere sull'orlo di quella ver-

come una

tigine e sentivo,

specie di certezza in-

termittente e balenante, che sarebbe bastato per

me

chiuder

gli

occhi, isolarmi, allontanarmi dagli

uomini e dalle cose per ripiombarvi d'un colpo,


perci sentivo come un fastidio della mia vita
usuale ed incresciosa, sciocca e volgare. Non ricordo nulla della mia estasi, come, a male aggua-

d'un bellissimo

gliare,

cordi pi n

la

libro letto di

materia n

cui

l'argomento,

non

ri-

ma

di

il
godimento che ne ho
che in quel momento non ho
pi sentito alcun legame col mio corpo, che tutto
il
mondo materiale dal cui peso compatto e irremovibile sempre oppressa l' anima mia, in quel
momento si dissolse, sprofond, scomparve: ma

cui ricordi la bellezza e

Posso

ritratto.

dire

della vera delizia

non desidero

provata nulla potrei

altro

ora spero soltanto che quei momenti


in

me sempre

pisco che

ridire!

si

desiderarli, e

Ma

ca-

che occorre gua-

dagnarli, e guadagnarli a forza d'amore.

Ed

io

t'amo, Giulia, t'amo sempre pi, sempre pi m'

nabisso

Sento

in

la

i-

questo amore esemplare e sovrumano.

tua voce dirmi

me

facciano

pi intensi e pi frequenti.

non basta

Ora

che tornare a quella altezza

Modicum,

et

vos

vi-

ed io corro, anelando, col respiro


mozzo dall' affanno, per vederti, Giulia, per vederti.

debltis

FIRENZE,

Ho un

soltanto,

ho saputo, grazie
la

un pecuna tentazione che

peccato da confessarti: oh,

cato d'intenzione

questo

luned, 6 gennaio 1913.

al

cielo,

Non

vincere.

per

scuso, sai ? Anzi mi rendo conto della

sua gravit imperdonabile, e

me

considero con ripugnanza e con

ne dolgo, e
ira,

come

il

nero degli abominii. Per questo appunto

la

pi

sento

bisogno di confessarla. Io conosco dunque


una donnicciuola di nessun conto, presso la
quale mi sono accorto di godere un certo fail

vore, caso del

resto

assai

comune

dico,

e lo

con

credimi, senza alcuna vanagloria e piuttosto

un senso di fastidio. Ieri sapevo d'essere


tato da costei e sapevo anche che sarei
accolto nel

modo

stato chiaramente
io

so

purtroppo,

pi

lusinghiero,

promesso.
e

Non

ti

aspetstato

come mi

era

meravigliare

disgraziatamente

per

mia

no
nefanda esperienza personale, quanto il pudore
sa virt rara in una donna. Or dunque io rimasi lungamente
di

in forse se fosse

o no

cedere a questa tentazione. Questo

il

caso

il

mio

pure per un tratto


brevissimo di tempo, ammettere come possibile

peccato

un

l'aver potuto,

cos stolto,

sia

indegno e

tua immagine. Dir di pi


siderato

come

possibile

libertino oltraggio alla


:

l'ho tanto

che a un

bene conpunto

certo

mi sono alzato, preparato, mosso, avviato per


cedere. Ci che m'ha arrestato stato un qualsiasi ostacolo materiale, una circostanza da nulla
e puramente casuale, un piccolo inciampo, come
potrebbe essere l'incontro fortuito d'un conoscente, una piccola faccenda da sbrigare, un
tranvai che non veniva, d bastato quello a farmi
indietreggiare e a ridarmi la coscienza del male
che stavo per commettere. Dopo poco ero nella
mia camera tutto confuso, tremante, pieno di
sdegno e d'ira e di disprezzo contro me stesso,
e quivi cadevo in ginocchio presso il mio capezzale per ringraziare Iddio d'avermi protetto ed
aiutato. Poi mi sono addormentato chiamandoti
per nome, chiedendoti mille volte perdono di
averti cos stupidamente e bestialmente offesa.
Tutta questa vicenda

qualche
stesso

non

stata per

me

senza

perch ho potuto vedere in me


procede lo spirito del male per

profitto,

come

sopraffare, conquistare e pervertire

pi imperterrito e meglio disposto.

anche l'animo

Ad

onta

di

Ili

tutti

no

rabbiosi che

risoluti e

mi

io

andavo

ripetendo, sentivo benissimo che quella mia

in-

menzodeliberato
perfettamente
a non
che
ero
gnera, e
dare ascolto ai miei buoni proponimenti. Mi
dignazione era

formale,

tutta

dissimulavo accuratamente
austeri,

chiudevo

gli

fittizia

argomenti pi

tutti gli

occhi alle ragioni migliori.

Che congegno complicato,

e malfido

traditore

l'anima umana, che insidie ingegnose dissimula


in s! In quelle

poche ore

che infine

pur rimasto scrupolosamente

t'ero

dele per tanto

di

mi

lotta

tempo e che una

dicevo
fe-

infedelt

futile

senza importanza era gi stata quasi compensata

da tanta

in anticipo

virt.

Mi dicevo persino

scellerato cialtrone, ipocrita furfante! - che

ero

tempo a pentirmene sinceramente dopo


e a chiedertene perdono. Mi dicevo che infine
poi in

certi

piccoli

trascorsi

giovanili

specialmente se l'anima non

pu

se ne
ai

cos

vi

comodamente addossare

nostri poveri istinti carnali, a

buon

sono, scusabili,
partecipa

diavolaccio

di

corpo,

questo

questa

la

se

colpa

povero

specie

di

nostro servitore fedele pronto ad assumersi tutte


le

colpe e

le

responsabilit delle

nostre

monel-

E dimenticavo, e volevo
che appunto perch il corpo
un servo, siamo noi
responsabili delle sue azioni e bisogna avere la forza e l'energia di
comandarlo, dominarlo, costringerlo all'obbe-

lerie

discolaggini.

anzi dimenticare,

dienza, e alla disciplina. In

diritto

romano

era

112

il

padrone che rispondeva

delie

colpe e dei de-

come

dei suoi schiavi, precisamente

litti

stava a

danni causati

dalle sue bestie.


Cos e non altrimenti noi risponderemo presso
il
tribunale di Dio di tutti
misfatti compiuti dal
lui a risarcire

nostro corpo,

giover dire che

ci

ne avevamo colpa e che


ai

suoi

istinti

il

non

noi

corpo aveva obbedito

irrefrenabili e ai suoi impulsi irresi-

Che colpa ne ho io - diceva l'agricol.


romano al giudice - se la mia capra ana brucare l'erba del mio vicino? - Tu do-

stibili. -

tore

data

vevi sorvegliarla, guardarla

La

vista, legarla.

tua negligenza inescusabile, perch tu


le

capre non hanno discernimento

non sono

nate a s stesse

in

sai che
abbando-

grado

di

rico-

noscere l'erba che possono mangiare da quella

che non
- dice

lecito toccare. -

peccatore - se

il

Che colpa ne ho
miei

m'hanno

istinti

condotto presso questa femminetta sfrontata? -

come non

sai - gli

si

io

risponde - che

il

Ma

corpo

abbandonato ai suoi istinti non discerne tra il


bene e il male? Perci, come di tutto il bene
che far sar tuo
di tutto

Ma
iersera,

il

merito, cos sar tua la colpa

male che commetter.


questi argomenti non
anzi quel senso di vago
il

tutti

me

li

ripetevo

rimorso

che

sentivo, lungi dal trattenermi^ - vedi la perfidia

umano

mi dava anzi un certo senso


perch mi
dicevo: - Dal momento che nel commettere il
dell'animo

di

baldanza

d'incoraggiamento,

113

maJe sento

in

me

questo rimorso e questo scon


ne di molto diminuita

tento, vuol dire ciie gi

E non mi accorgevo che

gravit.

la

un

anzi

peccato tanto pi inescusabile, quanto pi


si

ci

rende conto della sua natura e della sua gra-

vit.

Mi sono

salvato, e stasera

umiliazione e
fallo e la

la

mia

vergogna

completa,

vilt

basta a ridarmi

la

non ho

l'estrema

di narrarti qui

ma

mio
non

il

questo

pace, perch nelle intenzioni

ho peccato e questo pensiero mi rode e mi


strazia l'anima. Che importa se mi son trattenuto
dal compiere il gesto, se ho avuto tutte le pi
deliberate intenzioni di compierlo, se l'ho

desi-

derato? Talvolta ho pensato

desi-

derio

della

colpa

che

il

solo

non pu essere imputabile

all'uomo e che anzi rende pi meritorio


sacrificio:

non

inutile

Oggi capisco quanto


concetto. Tutto
io qui stasera

cato,

il

desiderium

il

suo

oblatione

sia falso e sofistico

codesto

peccato nell'intenzione, perci

mi confesso a

non meno

in

te

d'un vero

scellerato e odioso di

tutti

pecgli

sono colpevole contro di


te, ti ho offesa, mia Giulia, e ne soffro con tutta
l'anima, e ancora una volta ti chiedo perdono.
E poich da questa mia colpa posso trarre qualche
insegnamento, uno mi sforzer di trarne, e sar
quello d'esser sempre pi vigile con me stesso,
sempre pi austero nel compiere il mio dovere^

altri

10.

gi compiuti. S,

Borsl, Confessioni.

114

sempre pi inesorabile nel rimproverarmi fall,


miei miserabili
sempre meno indulgente con
i

istinti.

Marted,

Ah,

voluto

peccato forse pi grave di cui

opposto

la

quello

che

vagheggiava

dignitosa coscienza e netta

come

Se

sia

troppa indulgenza
propri errori. Si direbbe che essa abbia
imporsi precisamente un esemplare di

coscienza

Dante

11

giovent d'oggi

infetta la

verso

7.

t'

voialtre

picciol fallo

amaro morso!

donne poteste conoscere per un

istante la vera natura, la vera indole,

veri gest,

che noi vi dissimuliamo con


tanta cura, oh, quanto sareste pi severe e guardinghe con noi! Dinanzi a voi noialtri maschi
atti,

ci

portamenti

sforziamo a parere dignitosi,

corretti, garbati,

amabili; ma appena siamo fra noi, che


cambiamento! 11 nostro linguaggio ripieno di
nosconce bestemmie e di oscenit sguaiate,
o
stri modi farebbero vergognare un facchino
raffinati,

uno

sguattero.

Copriamo

di

dileggi

spietati

vostra pudicizia, offendiamo e dispregiamo

modo

pi atroce

la

vostra arrendevolezza

prendiamo giuoco e spasso

delle

medesime

la

nel

ci

pas-

115

sion che

abbiamo potuto

dendo

vostra innocenza e

la

suscitare in voi, deri-

per qesto

vi

credula

vostra

la

ingenuit. Se voi siete sfrontate e

non

franche

perch allora parliamo

salvate,

voi col pi oltraggioso disprezzo.

facciamo altro che spifferarci a vicenda


nostre buone fortune,

ci

di

non

Fra noi

tutte le

mostriamo ridendo

le

vostre lettere con una spavalderia sacripantesca,


ci

indugiamo a descrivervi,

le

vostre pi intime e gelose debolezze, sghignaz-

zando. Usciamo allora dalle

abbiamo

profferito in quel

vostre

momento

braccia,

mente

frattanto

ci

mani con una smorfia


la prima fantesca che
Mentre voi ci immaginate

le

piedi.

stima,

di

freghiamo

acciuffiamo

vi

mille giura-

menti di fedelt, di purezza, d'amore,


di rispetto,

tutte

spiattellarci

calorosa-

di

fastidio

ci

capita

e
tra

pensosi,

soli,

rinchiusi nella stanza nostra a ripensare

di voi,

siamo forse in un luogo


femminacce di malaffare, a cantare

e sognarvi, intanto noi

equivoco,

tra

canzonacce sconce, a piantare

le

scarpe sull'orlo

dei tavolini, a sbuffare in un'aria mefitica e sof-

focante

il

fumo

nostre pipe.

delle

Eppure

nostre

tutte

sigarette

queste

cose

delle

non

le

facciamo per cattiveria, per perversit. Le facciamo senza annettere loro la minima importanza,
per leggerezza, per un certo atteggio di disinvoltura e di spavalderia.

In

fondo siamo

bravissimi figliuoli^ pieni di cuore, di

coraggio, spesso

vi

tutti

lealt,

amiamo sinceramente

di

con

116

l'anima

tutta

tutto

il

saremmo

pronti

nostro sangue e tutta

sacrificarvi

nostra

la

vita.

Ecco

ci
manca: una coscienza rigida e
Siamo troppo indulgenti con noi stessi.
Ci diciamo - E perch non dovremmo far cos,

quello che

austera.

momento che

dal

paura

cos fanno

parere troppo ridicoli facendo

di

tani, gli scandalizzati,

rispetto di noi stessi.

cos pi degli

altri.

ciato di

io,

vedi, io

sfrontato

pi

il

ho sempre bestemmiato
mi sono millantato pi degli

malinconia,

di

puriil

stato

Nelle combriccole schiamaz-

sempre calpestato e profanato pi


senso

sono

tutti,

gni altro,

manca

ingenui. Ci

gli

Ed

son sempre stato

zanti

Abbiamo

tutti? -

sfac-

d'o-

altri,

ho

di tutti quel

ribrezzo e

di

pi

di indigna-

zione che spesso mi saliva su dall'anima invincibile, di fronte a tanto

scempio. Tanto che oggi

un pensiero no-

se esprimo dinanzi a qualcuno

vedermi
Generalmente si crede che io
voglia scherzare e la mia seriet suscita un'ilarit
bile,

virtuoso e severo,

ho

lo strazio di

frainteso e deriso.

vivissima,

come

scherzi. -

Ah,

Proprio

Che
rai

lui!

pi faceto e sollazzevole degli

il

che

Ah,

faccia tosta

sei
!

Ma

burlone,

di'

un po'

un po' il capo a partito?


Se talvolta passo due o

chkiso in casa, a lavorare


nella pi severa solitudine,
fuori di casa

che capo ameno!

impagabile!

un coro

tre

Che sfacciato!
Quando mettesettimane

come un

rin-

certosino,

appena metto il naso


risate: - Ebbene,

di

117
tutto questo tempo? Com' che
vede pi? Chiss che ripeschi! Chiss
che imbrogli! Guarda come sei smunto, furfante! Amico, riguardati. Non ti sprecare tanto.
A proposito vieni con noi dal Paoli stanotte ?
Sai, c' la tale. Si fa un po' di baccano. Se
manchi tu manca il meglio. Che dici? Hai studiato? Non ti sei mosso di casa? Poverino!
Mettetegli un ditino in bocca, povero innocente
E della biondina che ne hai fatto? O quella

che hai

non

ti

fatto

si

brunetta?

la

signora tale?

Perch, vedi, Giulia,

gli

simi di riscontrare negli


esagerati.

La purezza,

festate dinanzi a loro

altri

di

signora

loro

la virt,

il

sgomento che

tal'altra?

tutti

felicis-

difetti,

magari

l'austerit

sono come

rimproveri di cui sentono

senso pi

O la

uomini son

mani-

altrettanti taciti

disagio e un vago
di

buoni
costringono a

fastidio.

esempi fanno loro noia, perch li


ai casi loro con un po' di seriet, e tutte
le volte che vedono in altrui qualit e pregi di
pensare

non

sentono capaci, ne provano un ranmentre per contrario sentono il pi


vivo e sincero sollievo ogni volta che siffatti pregi
e qualit risultano fittizi e fallaci.
Meno male
Respiro - dicono tra s - Costui mi rassomiglia.
Per questo, vedi, mi addolora e mi costerna
il
non vedermi considerato abbastanza sincero,
per questo io sento
miei trascorsi pesare su di
me come un gastigo. Perch il mio sogno, Giucui

core

si

istintivo,

lia,

il

mio gran sogno

d'oro, quel

sogno santo e

su-

118

blime che m' ispira


d'essere

modello

il

di fortezza,

uomo

come

quello

della

spiriti forti

cos nel

un numero

di tutto

vili

far dimenticare a tutti

noscono

che ora

esempio dei primi, ora

dall'

dei secondi. L'opera a cui mi accingo


:

virt

genere

vizio.

sterminato di mediocri, di deboli e di

questa

un

Il

del

composto di pochi
bene e cos nel male, e poi

fanno sopraffare

sarebbe

costanza, di probit, di

di

umano

si

te,

esemplare,

Anche l'esempio

castit, di severit.

contagioso

mio amore per

parere un

di

dunque

coloro che mi co-

caratteri che ora mi attribuiscono e


mia condotta aveva sino ad oggi giustificato, e poi essere il primo a dar l'esempio della

che

la

virt per essere seguito e imitato. Perch, lo sento,

ormai

assetata di virt:

l'Italia

lezza, la vilt,

il

l'egoismo, hanno stancato


e

scontenti

il

desiderio dei bassi e

ed

esausti.

vizio, la

futili

tutti, tutti

debo-

godimenti,

ne sono

Dappertutto

sazi

vedono

segni di questo scontento e di questa ripugnanza.

Solo non ancor


forte,

sorto

un uomo abbastanza

eloquente, persuasivo,

che scagli

sulle moltitudini

denzione, che dia


indugi e che sia

il

il

risoluto

grande

grido santo della

re-

primo esempio, che vinca gli


di persona

pronto a pagare

l'esperimento col pieno sacrificio di s. Voglio


esser io

voglio io trovare quel magico

quello,

grido che echeggi nell'anima di


sacrificarmi per

Prima sar

tutti,

solo,

pagare

poi mi

tutti,

io col

voglio io

mio sangue.

seguiranno

dieci,

poi

119

cento, poi mille, poi

tutti,

Giulia, quel giorno sar

mio

animati dal

raggio e dalla mia abnegazione.

degno

di te.

Mercold,

Forse, se tu potessi leggere

le

tracciato su questi miei quaderni,

se tu

che

potessi conoscere

me

le

hanno

co-

quel giorno,

8.

parole che ho
e pi

sentimenti

ancora

impetuosi

dettate e di cui esse sono, ahim,

un ben pallido e misero riflesso, forse, Giulia,


anche non dubitando della mia sincerit, mi
crederesti ancora un visionario. Ma non cos,
sai? Queste cose vivono in me con una chiarezza,
una sicurezza precisa e infallibile. E non sono
neppure tanto lontano dalla vittoria. Intorno a
me, nelle persone che mi accostano, che mi
conoscono, che vivono meco in qualche intimit,
scorgo talvolta un sentimento ancora perplesso
e mal sicuro

ma

che

in

gran parte

di

speranza

e di aspettazione. Tutti mi aspettano alla prova per


convincersi,
e

li

ma

fa pensosi,

mia parola li scuote


perch una parola calda, ar-

certe volte la

dente, travolgente, persuasiva.

Son

molti

quelli

mia bont; che


pure scuotendo benignamente il capo come increduli, fissano su me gli occhi attenti ed ansiosi,
come aspettando quella parola, quel gesto che
che mi amano, che credono

alla

120

li

faccia ricredere, che

specialmente

uno

convinca, che

li

giovani,

seguo

che hanno gi
ed entusiasta ed impa-

quelli

spirito fresco, ardente

ziente. Alle volte

di

lontano

le

politiche, le discussioni filosofiche

tono

sui giornali, nelle

sui libri, e

ciascuno sfiora
sta per colpire

una
le

controversie

che

radunanze,

nd

si

tutti

quei

confusi e rabbiosi, vedo che

la verit,
il

combat-

congressi,

mentre osservo attentamente

dibattiti complicati,

trascini,

li

punto

frase approssimativa.

che

vi si

accosta,

che

giusto, che pronunzia

allora

mi scuotono

pi generose e frenetiche impazienze, e vorentrare nel dibattito, interloquire, levare la

rei io

voce, dire io questa verit che sfugge ad ogni


altro.

Ma

sento, intuisco che l'occasione

non

o che sarei inascoltato, che io stesso


non sono ancora abbastanza agguerrito e maturo
per la battaglia, e aspetto in silenzio, e mi preparo, e mi ammaestro, e mi studio, e osservo, e
noto, e rammento, e faccio mille raffronti laboriosi. Certe volte mi accorgo che una mia parola
gettata l a caso suscita intorno a me qualche
eco inaspettata, c' sempre qua e l qualcuno
che volge il capo per iscrutare colui che l'ha
pronunziata, che ne aspetta una seconda pi preancora

cisa

sorta,

pi vigorosa. Intorno a

me

si

gi

fati-

cosamente e lentamente formato un piccolo moto


di curiosit; mi si cerca, mi si ascolta, mi si chiede
la mia opinione, si discute, si ribatte. Ho gi qualche amico, qualche discepolo, qualche fido, qual-

121

che avversario, ho gi molti a cui comincio a dar


noia. Vedo qua e l taluni che son certo di conquistare un giorno alla mia causa, altri con cui

dovr misurarmi in campo


aperto e che gi mi misurano e mi squadrano
con diffidenza subodorando in me un futuro
nemico inesorabile ed implacabile, uno di quei
nemici che non perdonano e che bisogna abbattere o esserne abbattuti. Sono tanti piccoli segni vaghi ed incerti, ma indizi preziosi per me,
per
quali le mie certezze si fanno ogni giorno
pi precise e sicure. Ed io mi scaltrisco sempre
pi, acuisco in mille modi la mia chiaroveggenza.
Ma perch ti scrivo queste cose, Giulia mia?
Ah, tu sei veramente la mia adorata confidente

un giorno o

l'altro

inconsapevole.
nulla,

senza saperlo
il

Tu non

sai,

non

sai,

non indovini

o mia ignara e divina creatura,

mio scopo,

il

la

consigliera della

mio segnacolo,

il

luce e l'anima,

l'

mio

tu

che

sei

vessillo,

ispiratrice e la

mia impresa Divina Giulia Mia


o tu, la pi amata delle donne,
!

mia vita,
ma perch ancora non sai nulla? Io t'ho gi
detto d'amarti, io, con queste mie labbra, eppure
diletta,

tu

non

sai

niente

di

mondo

quel

sconfinato che nascondevano


role balbettate. Ti

mento

mie povere pa-

rivedo ancora ascoltarmi col

reclinato sul petto,

biguo errante

le

indicibile

sulle

con quel sorriso amIo mi protendevo

labbra.

con un moto avido, appassionato e fremente, pi che amoroso, supplichevole, e tu, mia

verso di

te

122

donna,

in tutta la tua grazia

sembravi ascoltarmi

candida

divina,

in un'attitudine indicibilmente

ambigua. Eri attenta? Eri assorta in un pensiero


tuo? Quel sorriso che ti sfiorava era d'incredulit
o di compiacenza? In quel rilassarsi delle tue membra, in

quel

volto

reclinato

sul

petto

dovevo

vedere l'abbandono o l'indifferenza? Eri tu impas-

come un idolo o fremente come una creaumana ? Certo eri bellissima. Certo compendiavi in te tutta la bellezza del mondo e si sasibile

tura

rebbe detto che su

te sola si

fosse raccolta tutta

luce del creato innamorata di

te.

Tutto

il

la

resto

mi pareva tenebroso e sinistro al confronto, come


perduto in un barlume livido, confuso, crepusco-

me

lare, e in

sentivo agitarsi e rombare tutto

il

tormento irrequieto dell'uomo dinanzi alla bellezza


pura e suprema, prossima e irraggiungibile, nostra

ed estranea. T'amo,

Giulia, t'amo, e vorrei alfine

mondo, con

tutta la gran possa della


mia voce tonante e vittoriosa. Ahim, sono solo
e lontano, e mi sento ancora cos indegno e misero, cos povera cosa, cos sperduto nel mio
buio dove brancolo ansiosamente in cerca della
mia luce, della mia via. Di quante colpe mi sono
macchiato Che impresa eroica sar quella della
mia purificazione Quante lacrime, quanti spasimi
quanti sudori e quanto strazio, e che inaudito
dispendio d'energie e di coraggio mi coster la
mia salvezza! Ma benedir sempre la mia fatica

gridarlo

al

123

ed

mio affanno.

il

pensando a

Tutto,

te,

mi parr

agevole e leggero.

Gioved, 9.

mio unico pensiero. Non


vivo che per te, la tua imagine non mi abbandona mai un momento. Tu mi sei sempre viva
T'amo. Tu

sei

il

e presente. Ti parlo,

ti

chiamo, t'invoco.

nome mi echeggia perpetuamente


non

faccio altro

Il

tuo

animo. Io
che sussurrarmelo continuamente

a fior di labbra,

Giulia,

Giulia,

bello questo

nome, cos breve,

vole, soave!

pi dolce di

tutti

il

pi bello,
i

nomi.

Mi pare che racchiuda

il

nell'

pi armonioso,

un nome

in s

Com'

Giulia.

liquido, scorre-

infiniti

il

imperiale.

sensi miste-

che abbia un potere magico. Ogni


volta che lo pronunzio ha sempre per me un sapore nuovo. Un giorno avr da dirti su questo

riosi e solenni,

nome

tante cose, Giulia, narrandoti

che mi ha ispirato, perch un


lega per

me

tutti

pensieri

nome che

si

col-

a tante e tante idee, immagini, remini-

scenze di grandezza e di bellezza. Poich tutto io

amo

in te, tutto ci

mente, tutto di

te

che tuo ti si addice armonicami piace. Ma quando mai sa-

pr darti un' idea di questo mio amore assoluto

ed

invitto,

sono

tutt'

poderoso e smisurato,
ora attonito e sbigottito

di cui

come

io

stesso

d'

un pro-

digio ? La cosa che pi sento la sproporzione

124

enorme tra me e l' amore che ospito. Mi par d' esnon so, come un povero lazzaro che accogh'e
un re di corona nella sua catapecchia. Sono come
un mendicante con istinti da gran signore. Sono
altero d'amarti e nello stesso tempo mi sento sgosere,

mento, umiliato e confuso per la mia indegnit


che non mi consente slanci generosi. Io son pieno
di difetti, di debolezze e di colpe. Ho un animo,

come dire? un animo maleducato, a cui non ho mai


imposto alcuna disciplina, che ho lasciato svilupparsi nella massima libert, senza inibizioni. Ora eccolo qui

come un monello

trasandato, scarmigliato,

sudicio, graffiato, irrequieto, incapace di fermezza,


di gentilezza, di garbatezza, di finezza.

Esso

cre-

sciuto senza arte ne parte, fannullone, bighellone,

prepotente,

soverchiatore,

vorrei donartelo, darti su


in verit

m' accorgo

da

spronato

scomposte e malvage. Vorrei farne

il

voglie

tuo servo,

ogni dominio,

lui

ma

un dono bene inpregi di un'anima

di offrirti

degno di te. Tutti


migliori
sono quelli di sapersi rattenere, frenare, dominare. La virtij non che una serie di remore e
di astensioni. Ed io sono costernato di vedere
cos poco disciplinata l'anima mia e mi vergoi

gno

di porla

dinnanzi a

te in

questo stato inde-

cente.

Tutta

la

mia

vita giornaliera

serie di battibecchi e

non

di

non

altro che una

contese fra

me

e me,

fo che redarguirmi, riprendermi, farmi gli oc-

chiacci, tenermi

il

broncio, strapazzarmi, e a que-

125

sta rissa

perpetua assiste

come

testimone

la

tua

immagine. Questa tua presenza fa s che il pi


delle volte finisco con l'avere ragione di me
stesso, perch questo mio animo rabbuffato, scontroso e selvatico soltanto alla tua vista
e

si

ammansa,

si

addolcisce e

si

si

acqueta

umilia. Nei suoi

sguardi torbidi passano lampi di dolcezza


sueta,
al

come

nelle pupille fosforescenti delle tigri

passaggio

senza di

te

man-

di

Orfeo.

Tu

sola puoi vincerlo e

sento che gi da gran tempo avrei

abbandonato impresa per disperato. Rammento


un piccolo episodio eravamo nella tua casa, il
giorno 27 dicembre scorso. Io t' avevo detto che
per te avevo gremito di scritti un grosso albo
e l'avevo portato con me. Mi esibii subito di
mostrartelo, e aspettavo da te un moto di curiosit. Invece tu sorridevi e mi guardavi senza dir
nulla. Allora io dissi:
Vado - e mi mossi per andare a prendere l'albo nella tasca della mia pelliccia. Non avevo fatto tre passi che tu gi mi
avevi arrestato con poche parole di dileggio:
Ma non vede, mi dicesti a un dipresso, che
muore dalla voglia di farmelo vedere ? - Era vero.
Mi vergognai moltissimo che tu avessi sorpreso
in me quel moto di debolezza e difat^i, se ben
ricordi, tornai indietro e mi sedetti borbottando
che avevi ragione. Spesse volte ritorno con la
mente a quel piccolo episodio il quale, come
l'

tutte le

per

me

cose che

ti

riguardano, ha poi assunto

un'importanza enorme e fondamentale.

126

Con

l'immaginazione

io

ti

rivedo sempre vicina

a me, scrutandomi, leggendomi in fondo all'anima


tutti

miei pensieri pi reconditi, di cui io stesso

non mi rendo conto,

e mi par di sentire la tua


voce placida, dolce, serena, armoniosa, divenuta
la voce stessa della mia coscienza, svelarmi a me
stesso, rendere inescusabile ogni mio fallo. Mi accorgo che su questo argomento avrei ancora
troppe cose da dirti. Vi ritorner su un' altra volta
di proposito.

Per ora sono appena

al

principio di questa lun-

ghissima e laboriosissima dissertazione ed esplorazione amorosa, e per forza debbo essere un


po' confuso e affollato.

Sono sgomento. Come

far ad assuefarmi, a mettere

questa confusione caotica ?

un po' d'ordine

Sono sgomento,

in

sgo-

mento.

Venerd, 10.

Sono sgomento. Non posso nasconderti che


lo scrivere ogni giorno in questo diario per

me un

gravissimo disagio, quasi insopportabile.

Sul principio credevo che fosse solamente un


diletto,

ma

che dico ? una consolazione imparegcon te, confimiei pensieri, ogni sera, in questo

giabile. Scrivere a te, intrattenermi


darti

qui

grato e intimo silenzio che mi circonda

Che

so-

127

gno, che beatitudine, che deh'zia! l'amore senza le sue amarezze, suoi disgusti, le sue nausee,
i

sue

le

piccole debolezze.

l'amore

spogliato

d'ogni elemento formale, esteriore, grossolano,

un amore

fatto tutto di sacrificio, di solitudine, di

sempre trovato nel mio cuore


il mio
mestiere,
scribacchino
uno
per
nulla
sono
Non
diamine
tanto considerevole: Scrivere un epistolario a forma
esaltazione. Io avrei

argomenti

inesauribili. Intendi,

di soliloquio

che magnifico sforzo

me E

letterario, ve-

un giornon getti l'occhio su questa pagine, e


chiss che non abbia a compiacersene, ad amarle
(Intendi queste pagine io non le scrivo per
ramente degno

no

poi chiss che

e,

ella

me,
le

di

ma

in vista del

giorno in cui essa

le

vedr,

commossa, turbata
perch no? anche ammirata). Insomma a poco

legger, ne rimarr stupita,

a poco,
di scritto

man mano che procedevo

nel coprire

queste paginette, un formicolio di pen-

mi ha cominciato
mi son chiesto se in
questi scritti sono sempre e scrupolosamente e
compiutamente sincero con me stesso e con te.
Ho dovuto rispondermi apertamente di no. Talvolta scrivo, cos, perch so scrivere, perch bene
o male posso cavarmela. Parlare d'amore la
cosa pi facile di questo mondo, per chi ha la
sieri,

di scrupoli, di

ad invadere. Prima

sospetti,

di

tutto

pazienza di pigliarci un po' d'esercizio. Sull'amore


io

ho Ietto non libri, ma biblioteche intere e su quetema semplicissimo: io t'amo , ho stu-

sto

128

diato e
zioni,

conosco un numero sterminato

cami ed arzigogoli,
Io so
gli

tutte

in

le

in tutte le civilt, in tutti

l'et,

d varia-

fioriture, svolgimenti, smerlettature,

trilli,

come

si

esprimono

paesi del

in fatto

esquimesi della Groenlandia,

ri-

lingue, in tutte

mondo.

d'amore cos

come

selvaggi

Pomot, gli indiani pelli rosse del Farbeduini nomadi dell'Arabia Petrea. Ho let-

delle sole

West,

to in proposito poesie cinesi, giapponesi, persiane.

Greci, come LaSo come parlavano d'amore


poeti del dolce
come Provenzali, come
Stil Nuovo
so a mente mezzo Petrarca, conoi

tini,

Cinquecento, il Seicento,
Romantici, tutta la produzione odierl'Arcadia,
nissima e poi ho una discreta cultura anche
sco

il

Quattrocento,

il

nei

campi

delle letterature

inglese,

francese,

desca, spagnuola di vari secoli. Aggiungi che


io stesso

una

raccogliere

pratica

sta parte potrei

Se potessi
amorosi che ho dis-

strabiliare.

gli epistolari

tutti

seminato qua e

da

te-

ho

da una diecina d'anni a queradunare tanto materiale da farne


volumi in ottavo grande, corpo
l

una ventina di
nove elzeviro, d'un duecento cinquanta o trecento pagine l'uno a un bel circa. E figurati che
son tutte bugie, le quali per aver dunque almeno
l'aspetto vago e approssimativo del vero, mi son
costate un'abilit letteraria dieci volte maggiore
che se avessi avuto

in

cuore

la

pi

bile favilluzza di sincerit. Figurati

razza d'esercizio

ho dovuto

impercetti-

dunque che

fare per addestrarmi

129

e che sforzo possa essere ormai per

me

scrivere

a volo venti o trenta pagine di concettini erotici.

Una cosa da
tutto

perch

sincero

nulla. Ti

prima

dicevo questo

di

queste pagine non sono mai tanto

in

come quando

me

inferocisco contro

stes-

poi per darti una


quanto sia
menzognera l'anima mia, e quanto sia da gran
tempo assuefatta ed incallita nella falsit, nella
leggerezza infine per farti comprendere vagamente l'enorme, lo smisurato cumulo di energie
che tra l'adolescenza e la giovinezza ho misera-

so

pallida idea di

bilmente e pazzamente sperperato.

Or dunque,
mi

nasce

il

talvolta scrivendo in questi

fierissimo

sospetto che

non

albi

faccio

con te nelle mie pessime


consuetudini. Non sempre la parola risponde esattamente al mio pensiero. Per quanto cerchi in

altro

che continuare

queste pagine di far parlare solamente


talvolta, quasi

per necessit,

suo antico sopravvento,

la

mente

allora

il

cuore,

ripiglia

scrivo

il

come

scriverei un romanzo o un articolo, con piacere,


con un piacere di natura pi frivola e pi tepida. E poi, appunto perch t'amo, appunto perch
tu sei veramente il primo, l'unico, il supremo,
l'immortale amore della mia vita, sento una specie
d'invincibile ripugnanza ad adoperare per parlarti

proprio quelle medesime parole di cui ho tante


volte e in tanti

modi sconciamente abusato. Ogni

volta che porto nel

puro e

inviolabile, nel sacro

e sublime regno dell'amor mio, qualche


U. Borni, Confessioni,

traccia

130

delle grazie fittizie e sciocche d'un

corgo d'avere ancora un po'

un po'

parrucchino,

di cipria sul

aggraziati

al

giab,

tempo, e m'ac-

di belletto sul viso,


i

miei fiocchettini

le fibbie agli scarpini,

la

ma-

dreperla sull'elsa del mio spadino, io mi vergogno e

mi sdegno con me stesso e mi sento ridicolo come


un esploratore che pretendesse di attraversare
un'immensa e fragorosa foresta vergine in abito
di

complimenti

gala e facendo

sdilinquiti a destra e a sinistra a

a tutte

le

Ogni
di

tutti

volta che in queste pagine mi

aver poi pi nulla da

me

accade

righe e di

non

dire in proposito, la

mia

m'imporrebbe

allora dico tra

tronchi,

belve in cui s'imbatte.

liane, a tutte le

esprimere un concetto in

sincerit

salamelecchi

di

tre

non

Tre righi

sera scrissi dodici pagine?

Non

dire altro.

Ma

mentre

ieri-

soli,

Bisogner

va.

E allora
che aggiunga qualche altra cosellina.
panna
far
la
a
divagare,
mi metto a fiorettare, a
montata, giuoco,
i

cui risultati

siasi

tore.

come

son capaci

ti

ho

detto, facilissimo e

di trarre in

inganno qual-

occhio pi esperto, persino quello dell'auPoi sento indistintamente lo scontento e

l'artificio

di

quel che sto facendo e

mi

arresto

d'un colpo con l'animo in tempesta e agitato da

dubbi atrocissimi.
ho un argomento vastissimo sotto
che richiederebbe volumi di
argomento
mano, un

mille

Altre volte

scritto, ordine, cautela,

sciplinato

un fervore misurato

come potrebbe

richiederne

e di

un'opera

131

lunga lena. Invece son costretto a tagliar


rimandare a un'altra
Quella sera avr fatto tardi al teatro, avr

d'arte di

corto, accennare appena,


volta.

un lavoro urgente, una


stanco, sar

triste,

lettera

da

scrivere, sar

sar confuso, dovr interrom-

permi. Insomma, una vera disperazione.

Aggiungi poi che


siderare,

non

ti

in

queste pagine a ben con-

dico mai nulla. Ciarlo, ciarlo,

vago, spesse volte

infilo

significano nulla di solido e


ti

ripeto,

siero di

di preciso.

non sono sincero come


arrotondare

la

di-

pagine intere che non

frase

vorrei.

d sempre

poi,

Il

pen-

al

mio

pensiero qualcosa di azzimato e agghindato. Invece

bisognerebbe, non so, che cominciassi una frase e


mi interrompessi, che riempissi queste pagine di
soprassalti bislacchi, di

salti, di

pianti, d'esclamazioni, di

trapassi, di grida, di

nenie monotone ed esa-

speranti, di suppliche, di sentenze contraddittorie

legame
una tempesta
dipinta piuttosto male
e senza alcun

fra loro. In queste

non

vera,

c'

in

pagine

una tempestina
una piccola tela, che
c'

puzza di ragia e di vernice. E poi, vedi, Giulia,


mia santa, per essere sincero come vorrei, dovrei
essere libero e sciolto da ogni cura di parere
o mostrarmi migliore di quel che sono. I rime le rampogne di cui mi opprimo son
sempre troppo retorici e magniloquenti. Nel momento in cui li esprimo ho sempre l'aria di ammirarmi e di pavoneggiarmi. Se tu sapessi in-

proveri

vece che misero omuncolo odioso e antipatico,

132

tronfio e ridicolo che

pessi quante umilianti

sono in realt'J Se tu sae vergognose miserie ti

nascondo, quante circostanze che farebbero aruna statua, che costerebbero a me tanti

rossire

vanit,

sacrifici di

ti

dentro! Per

dissimulo qui

esempio, della sciocca avventura a cui accennavo


prime pagine di questo scartafaccio, non t'ho

nelle

narrato

la

parte e

le

circostanze che porrebbero

mia indegna miseria, unicamente perch penso che un giorno tu potresti


veramente leggere queste pagine e ti parrei veramente il pi volgare, il pi spregevole di tutti
gli uomini. Ancora una volta, non credere che
esageri o che ecceda in questa collera contro me
in

evidenza

tutta la

stesso, e che voglia eccedere di

farmi

un merito

avvilito.

cisa

In

mia severit. Sono molto


momento ho l'impressione prevano. Mi pare di perdermi in

sia

chiacchiere.

Temo

lunga serie

di pallidi e grigi disinganni.

d'illudermi su

per

della

questo

che tutto

proposito

me

che l'avvenire mi

riserbi

una

Ho

paura
stesso, sulla misura delle mie

forze e d'essere lo zimbello e

la

vittima di tutte

mie esaltazioni vanitose e vacue, della mia fantasia presuntuosa e puerile. Ma che faccio? Ma
perch sto qui a scribacchiare queste melensagle

gini? Basta, basta, basta!


Sabato,

11.

Eppure eccomi ancora qui a tormentarmi e stilil cervello.


una tortura che mi piace trop-

larmi

p perch io possa rinunziare!. E poi, senti,


Giulia, ho tante cose da dirti Non ne posso pi
Ne ho tutta l'anima riboccante. Credimi, sono pazzo d'amore per te, vita del cor mio. Mi sento strugmiei palpiti mi soffocano In certi momenti
gere,
I

quest'amore per

me come

un'ossessione

fre-

mia diletta, mia idolatrata, mia ambita Giulia! Ah, che vocativi teneri ed appassionati vorrei
trovare in fondo al mio cuore per te, idolo mio,
mio tesoro, mio bell'angelo tutelare Senti ieri
l'altro sera ed anche ieri sera ho avuto dal cielo
la grazia di due estasi come quelle di cui ti
scrivevo alla fine del quaderno precedente. Ierisera meno, appena un barlume incipiente, perch
l'aspettavo con ansia e quando me ne sentii conquistare ebbi una specie di soprassalto che bast
a distrarmi. Comincio a credere alla verit di quello che insegna un certo filosofo spiritualista americano, Prentice Mulford, in un suo libro che
ho letto, intitolato Le forze che dormono in noi .
L'abitudine salutare della preghiera prima di coricarmi d al mio spirito una tranquillit e una
placidezza molto propizia agli slanci dell'anima.
Anche se sono stanco e crucciato o inquieto, nell'atto d'inginocchiarmi, di farmi il
segno della
Croce e di pronunziare le parole semplici e sublimi del Pater noster, dtWA ve Maria e del Gloria
Patri,
miei nervi si distendono, la mia irrequietezza si placa. Cos, quando mi rialzo per baciare
il Crocifisso, una calma sorridente e soave mi donetica,

134

mina e mi sento sgombro da tutti gli impacci, le


scorie e le impurit che la mia vita giornaliera ha
lasciato in me. Allora mi caro pensare a te e
fissare nella tua immagine tutta la potenza del
mio spirito. Ancora, mentre scrivo queste cose,
il

cuore mi batte a precipizio e son tutto turbato


palpitante. Cos mi accade ogni sera mentre

l'anima mia

scienza di

impetuosamente verso di
perdo la come, mi sento come sospeso e cullato.

Ma come

descrivere questa indicibile vertigine?

te.

un

slancia

si

tratto tutto si trascolora,

impossibile, impossibile. Dico tutto si

ma non

lora,

cos,

pu dire chi non ha di


minima idea e che vuol
Dico che perdo
vero

affatto.

ste parole

la

una

trasco-

frase falsissima, che

quelle estasi neppure la


descriverle di

coscienza

Parlo di estasi, di

maniera.

ma non
vertigine, ma que-

di

me,

non dicono

nulla, sono simboli convenDel resto, che importa descrison mica qui per fare un'esercitazione

zionali e inesatti.

vere ?

Non

letteraria!

Quel che mi preme

tre estasi a

di rilevare

distanza di quattro o

cinque

che

giorn'

sono per me una prova preziosa di quanto io


sia nel vero e di quanto m'assista, contro ogni
mio merito, la grazia di Dio. Ospitando la tua immagine nel mio cuore appassionato, o mia pura,
o mia impassibile, o mia angelica Giulia, io sento
di ospitare in

Dio

me come

sulla terra^

via del

il

sorriso della bont di

e questa esaltazione

mio bene. E dev'essere

d'amore

la

cos, necessario.

135

Io

t'amo perch ho questa certezza e

guenza

di

questa certezza

conse-

in

altrimenti a che pr'

non fossi la perfezione incarnata^


una donna come tutte le altre, se tu

amarti ? Se tu

se tu fossi

non

fossi per

me

tutta la virt, tutto l'amore, tutta

che

la bellezza, tutto ci

una

mondo ha

il

d'impec-

d'incontaminato, se tu fossi infine soltanto

cabile,

qualsiasi creatura

umana, che ragione

avrei

d'amarti, di desiderarti, di tendere a te, di con-

mia vita? Se io
una creatura impastata di male

sacrarti tutta la

ma

circoscritta, peritura,

per

me n

n meno

pi

ti

concepissi

come

e di bene, limitata,

allora

tu

non

varresti

d'ogni altra donna che

ho conosciuto, che ho anche avuto. Tutte le donne che ho conosciuto, avevano loro difetti, ma
loro pregi questa era vanitosa, ma era
anche
bellissima; quella era sciocca, ma era buona;
quest'altra era perfida, ma era uno spirito adorno
e incantevole. Tutte le donne su per gi si valgono, cio tanto vale averle o non averle, ceri

carle o fuggirle
ti

l'una solletica la tua vanit, l'altra

diverte, la terza

ti

fa deliziosamente soffrire, la

quarta pu soddisfare

tutte le

sensi, e tutte tutte saziano,

immancabilmente col
voli,

stancano,

riuscirti

insopportabili, tutte

disinganno. Per

ti

me sono

bramosie dei tuoi


finiscono

uggiose, stucche-

preparano un diverso
state tutte

come

altret-

mondani, e tutti beni


mondani stancano presto o tardi, stanca il vizio,

tante incarnazioni di beni

stanca

la

fama, stanca

il

benessere, stanca

la

glo-

l36

ria,
il

stanca

la ricchezza,

stanca

la bellezza,

piacere, stanca la potenza, stanca

la

stanca

scienza.

Tutto vano o irraggiungibile, e perci io non


ho pi voglia di cercare il mio bene per le vie

mondo. Ora

mi aggrappo a te come alla


mia ultima speranza, ma se un giorno acquistassi
la certezza che tu sei soltanto una creatura umana,
del

io

una creatura di questo mondo, una donna solamente bella, graziosa, gentile, saggia, intelligente,
arguta, allora mi allontanerei da te scoraggiato
e sfinito, per me la vita non avrebbe pi ragion
d'essere, morrei, mi pianterei un pugnale nel cuore con le mie mani, perch sarei certo che ogni
sforzo per averti

quanto

gli

conquistare

sforzi
altri

sarebbe

sprecato

che ho gi

varrebbe

fatto altre volte

beni imperfetti e indegni,

per

fallaci

No, no, perch io t'ami devi esnon devi essere una creatura di questo
mondo, devi unire e compendiare in te tutte le
virt supreme e perfette. Anche su questo, inutile dirlo, avrei troppe cose da
aggiungere. Fa
e manchevoli.

sere tutto,

conto, Giulia, che tutte queste

parole

tracciate,

cos povere, capricciose e sconnesse, racchiudano

un mondo, un vasto e palpitante universo.


Dio, Dio, quando potr dir tutto? A domani, a
domani. Il mio istinto mi dice che tutti questi
in s

sforzi per esprimermi, lutti questi

disperati

non sono

dei tutto vani.

sforzi atroci e

137

Domenica,

72.

Non so se tu ranimenti, Giulia, che fin dai primi tempi del nostro incontro io concepii e cominciai una vasta opera intitolata La Gentile. Vi ho
lavorato intorno per quasi due anni e conservo

ancora
sa,

mie carte parecchi scartafacci

tra le

primi venti capitoli e

di

un'enorme quantit

esdi

note, appunti, studi, schemi e disegni. L'ho tralasciata

perch mi sono accorto

d'

essere ancora

troppo immaturo per un cos ampio sforzo. Adesso te ne dir qualche cosa, perch spero che
questo mi aiuti ad esprimerti qualche barlume

mio infinito e sfolgorante amore per te. Essa


dunque una specie di narrazione autobiogra-

del

era
fica,

in parte

prosastica e in parte poetica, nella

quale con un procedimento tropologico avrei vo^luto

significare

uelle della

umano. Con
azione di

tutte

mia

te,

le

vicende del mio

larghi

tratti,

della tua figura.

narrata, talvolta

vi

talvolta in tutti

Icolari, talvolta
renti

una esalUn uomo ne il

tutto ci essa era, e sar,

)rotagonista e la sua vita


\

spirito,

stirpe e quelle di tutto lo spirito

ordinatamente

pi minuziosi parin

una

serie di e-

simultanei e consecutivi, talvolta in

pido e compendioso sguardo

all'

indietro.

un raQue-

st'uomo s'imbatte in varie figure di persone,


uomini, donne, vecchi, fanciulli e passa attraverso
gli

eventi, le

avventure,

le

peripezie,

le

gioie,

136

dolori, pi

svariati,

sempre incontentabile, irreabbandonandosi al male,

quieto, fantastico, ora

bene, lasciandosi sedurre volta


a volta da cento speranze diverse, ingannandosi,
pentendosi, ravvedendosi, ricadendo. Infine, do-

ora ricercando

il

molti amori tutti fallaci e indegni per una ragione o per un'altra, s' imbatte in una donna che
ama. Da allora incomincia la dolorosa e difficile
resurrezione del suo spirito, resurrezione che av-

po

viene attraverso infinite vicende di speranza e di


sconforto. Per farti ben capire ogni cosa biso-

trama dell' opera, e


tanto varrebbe scriverla tutta, perch ogni particolare pi minuto e insignificante ha la sua im-

gnerebbe che

ti

esponessi

la

portanza fondamentale. La ragione per cui pensai


di intraprenderla era appunto il desiderio di dar
forma, vita e colore a tutto un

immenso

com-

plesso concetto che palpitava oscuramente in me


e di cui volevo persuadere gli uomini tutti. Volevo insomma creare un'opera d'arte che avesse
battaglia o, che
il valore pratico e civile d'una

so io? d'un' azione

sarebbe stata! Immagina


svariata, la pi ricca

Per

la densit del

E che opera

politica.
la

pi

e fastosa opera del

un

rebbe

significato proprio e

stata vera e fantastica,

Avrebbe contenuto esempi e


generi

d'arte
la

pi

mondo.

pensiero che racchiudeva basti

dire che essa avrebbe avuto


cato,

diversa,

letterarii prosastici

un triplice signifidue smboli. Samoderna ed antica.


prototipi di

tutti

e poetici. In essa avreb-

139

bero vissuto centinaia

di

personaggi

gran

diversissimi e tutti di

rilievo,

di caratteri

si

agitate avventure complicatissime, ora

sarebbero

comiche

burlesche, ora tragiche e solenni. Sarebbe stata

l'immensa epopea della razza

Vi avrei

italiana.

sperperato uno sfoggio di dottrina inaudito, ve-

ramente enciclopedico, curiosit storiche, fantasie


fantastiche, bisticci, giuochi,

novelle, fiabe, apologhi,

rigide leggi

bizzarrie, aneddoti,

tutto

governato dalle

d'un' armonia superiore e d'un

e-

Pensavo con tripudio

di

quilibrio impeccabile.

gioia e di palpiti
di

il

ai

dieci, ai venti,

lavoro che mi sarebbe costata.

to abbastanza di questo gran

ai

Ma ho

gi det-

sogno. Domani

parler di alcuni particolari che mi


in rilievo

trent'anni

ti

preme porre

all' amor mio. Stanotte tardi,


debbo interrompermi. Credimi,

riguardo

sono stanco

Giulia, questa

impresa

di dirti tutto un'

impresa

formidabile.

Luned, 13.

meglio, no. Lasciamo da parte

miei ipotetici capolavori

tempo

di tornare a

l'ozio pi ignobile

quello che egli

sui

letterarii,

per ora
quali

ho

comodo, senza contare che


e

d'un

artista

indugiandosi

sui suoi

disastroso

trascorre

vaghi disegni, prova quasi sempre di una vera

e propria

sterilit

ed impotenza.

Il

vero grande

140

non

dice

mai far

ma

vorrei parlare d' altro. Stamani

un

biglietto di

visita dei tuoi

ho fatto . Oggi
dunque m' giunto
genitori accompa-

gnato da un cartoncino pi piccolo di tua sorella, dov'erano tracciate queste quattro parole:

Col pi vivi HngraziamentL Poco, non vero?


Anche come ringraziamento formale e di disimpegno veramente poco. Non che dia molto
pregio alla mia cortesia e che stimi il mio miserrimo dono degno d'un ricambio molto pi entusiastico e caloroso di cos. Perci non mi sogno neppure di lamentarmene, tanto pi che in
fatto di liberalit ho certe mie idee particolari e
penso che un dono non si fa per essere ringraziati o per avere in
cambio
bench minimo
segno di gradimento o di riconoscenza. Il dono
un piacere per chi lo fa ed scopo a s stesso.
L'obbligato sono io e son io che debbo ringraziare d' averlo accettato con buona grazia. Ma mi
nata in testa un'idea, un sospetto: io comincio
a credere che un ringraziamento cos asciutto sia
il

stato fatto di
tuoi

proposito.

hanno stimato

Molto probabilmente
che inopportuno di
i

tutt' altro

darmi prova della loro freddezza. Non cos?


molto facile che sia cos: e in tal caso sarei
curioso di sapere che ne pensi tu. Io ho avuto
il torto
in quest'ultimi tempi di mostrarmi un
po' troppo assiduo presso di voi, d'un' assiduit
per ora ingiustificata.

tuoi

positive e rigide, del che

li

sono persone molto


lodo

altamente. Io

141

non d,

parer

Sono

seriet.

nesssun affidamento di
un tipo alquanto fantastico

loro,

inoltre

poco adatto

e stravagante,

cui l'avvenire malcerto,

malsicuro. Sar bene

dunque tenermi ancora lontano


prova dei

fatti.

mio avvenire

io

dinanzi a

vita,

alla

e aspettarmi alla

Che diamine! Quando

parlo del

dico di voler conquistare

la

Fran-

cia e l'Inghilterra, oppure proclamo che il mio


sogno di rinchiudermi frate in un cenobio, e
discorsi pi asi capisce che non son questi
i

datti a rassicurare la

gente

miei propositi e persino

sull'

sul

assennatezza de'
equilibrio

perfetto

mie facolt mentali. N osservo queste cose


col minimo senso di amarezza. Per quanto non
sembri e per quanto nessuno lo immagini neppur
vagamente, io sono un uomo equilibratissimo,
pieno di sagacia, di senno pratico, e provvisto
d'una buona dose di buon senso, perch non
solo mi rendo conto dell'opinione disastrosa che
delle

fo concepire di

me

ai

miei simili,

ma

anzi l'ap-

approvo
tuoi, mi piace la loro
prudenza, ammetto le loro giuste apprensioni, e
provo.

cos

nei loro piedi farei lo stesso anch' io tale e quale.


Io,

verbi-grazia, son

uno
dire,

certo purtroppo d'essere


uomini destinati, come oggi si suol
a fare molta strada. Sono ambizioso, cal-

di quegli

colatore,

pertinace,

lavoratore

instancabile,

ho

un'aria candida, un aspetto piacevole, sono gentile,

affabile,

socievole, untuoso;

hanno un po'

l'aria di

tutti

proteggermi,

amandomi
il

che

lusin-

142

ga assaissimo la vanit loro; tutti quelli che mi


fanno del male son poi rosi dai rimorsi, tanto
ho l'aria d'un innocente veramente innocuo, coloml)ino, un angelo di candore. Sul mio conto
sono arrivato a ingannare persino miei amici pi
intimi, persino mia madre. Non c', credo, al
mondo un uomo pi idolatrato di me. Tutte le
mie antiche amanti continuano ad avere per me
una tenerezza commoventissima e credono ani

cora

d'

avere avuto a che fare col pi adorabile,

col pi dolce, col

di

me

prima

cherubino

affettuoso

Domanda

questo mondo.

ne pensi

pi

d'

di

a chicchessia che cosa

ogni

altra

cosa

ti

sar

sono un buon ragazzo. Far strada


per forza, ti ripeto. La far anche se non vorr,
e mi dispiace. Si mi dispiace, perch t' amo. Da
che ti amo, in realt sento che odio gli onori,
risposto che

le ricchezze,

benessere,

il

la

fortuna, la potenza,

postuma. Per amarti non


m' importa di niente, non mi occorre niente. Vivo
bene, e ti amo in mezzo agli agi. Vivo male, e
la

fama, anche

la gloria

amo cento volte di pi in mezzo alle angustie.


Muoio? E che m'importa, se muoio in grazia

ti

Dio? Di

di

me

ti

amer infinitamente meglio. Per

tutto indifferente.

Domani

l'imperatore d'Europa, e questo

rebbe

di amarti.

mo bambino,
(1)

Dino,

il

(1)

Se non

potrei diventare

non m'impedimadre e il

avessi mia

probabilmente a quest' ora sarei

piccolo nipote cui teneva

e che gli premor.

le veci di

padre

143

frate

per amarti meglio, lontano dal

mondo,

pi

prossimo a Dio. Purtroppo, non sar cos. Purtroppo, e lo dico con supremo fastidio, purtroppo verr presto il giorno in cui si parler
di me, mi si vedr sempre pi potente e temuto,
purtroppo avr ricchezze ed onori anche troppi,
ed allora, se tu non sarai gi perduta per me,
allora

tuoi

dersi sul

saranno

mio conto,

felici

di

rimanere

me,

di ricre-

stupefatti di fronte

forse

Come

io

miracolo.

all'inaudito

di darti a

chiss?

Forse

sono un uomo,
cio una creatura impastata d' anima e di corpo,
cos la mia vita non deve essere soltanto un sogno,
ma anche una realt. Io ho sempre pensato che
d'ogni uomo sia la vita d'un
la vita mortale
sogno, o, diciamo pure, il riflesso piccolo d'una
grande realt. Forse, anzi certamente, come la
mia anima deve tendere all'idea di cui tu sei
un'incarnazione, cos il mio corpo deve tendere
bene che sia cos.

te,

sia

alla tua

conquista,

al

tuo possesso. Ebbene,

pure cos. Sta bene. Siamo

suali,

viviamo un po'

perch tu non

sei

soltanto un'idea

su

sola,

pratici,

siamo u-

questa terra, appunto

appunto perch non sei


persona, che hai un

ma una

nome, una casa, una famiglia. Vedrai dunque di


che cosa saremo capaci, noi, Giosu Borsi, dottore in giurisprudenza, pubblicista, letterato,

logo, drammaturgo, e via


In

ogni

pensi tu di

modo

filo-

discorrendo.

sarei curioso di sapere

che cosa

me, dell'opinione che hanno

di

me

144

ti
addolora, che so?
un enigma per me, Giulia Io di te non
so niente, pur sapendo quel che tu stessa non
immagini neppure vagamente di te.
Stasera son contento di quel che ho scritto
in quest'albo. Son discorsi sconnessi e incomprensibili, quasi citrulli nell'apparenza. Io solo posso

tuoi, se la credi giusta, se

Ah, tu

sei

capirli,

e ne son felice, perch vuol dire che su

quest'albo comincio a scrivere per

me

solo.

Marted,

Torniamo

alla Oentle. In

essa

dunque

14.

io de-

scrivevo molti amori del mio protagonista, con


varie donne, varie d'indole, di caratteri, di condizioni,

sima,

tempo

d'aspetto.

f rescoccia,

stesso,

di carattere,

Ve

Ve

n'era una bella, giovanis-

rubiconda, timida e sfrontata

un po'

al

sempliciotta, rozza e incolta

per quanto vaguccia e piacevolona.

n'era un'altra, che, mentre la prima era ple-

bea d'origine e d'educazione, era invece borghese.


Bellissima nel viso, ma nell'insieme d'una bellezza
un po' troppo appariscente, molto vanitosa e volubile, d'ingegno facile e irrequieto, ambiziosa. Ve
n'era una terza, pure bellissima, ma d'una bellezza
prossima allo sfiorire, capace d'ogni abnegazione
e d'ogni sacrificio, ma irruente ed eccessiva negli slanci della passione. Ve n'era una quarta,

145

una

giovinetta, frivola

L'amore con

bella.

ed etereo, tutto

ma

pura, pi graziosa che

costei era squisitamente ideale

sacrificio, tutto

Ve

candore.

n'era

sangue patrizio,
letterata, coltissima, un po' matura; pretensiosa, smorfiosa, uggiosa, per quanto
buona di cuore e ancora piacevole di persona.
Ve n'era una sesta bella, e pi che bella eccitante,

una quinta nobile


una saccente, una

spiritosa,

di nascita, di

capace d'ispirare

vivace,

versit e tutte le bassezze.

tutte

le

per-

cos molte altre, ora

figure fugaci e rapide, ora figure di laborioso

che

lievo. Inutile dire

contro a tutte queste

di

ri-

fi-

gure una sola campeggia trionfale, sublime, perquella ispiratami da te. Allorch

fetta, vittoriosa,
il

protagonista

di rivolgere

do ormai

ama

a tutta

fatto

la

questa Gentile,

sua

vien fatto

uno sguar-

acuto e chiaroveggente dall'amore.

allora s'avvede cos in

di quelle

gli

vita trascorsa

confuso come ognuna

donne pu apparire come

l'incarnazione

d'un' idea, d'una virt, d'un male. Osserva certi


riscontri, certe circostanze,

nomi,

le

date,

come una
ammaestramenti, come

ghi e s'accorge d'aver vissuto


gorica, densa di
le

luo-

vita alle-

se tutte

sue vicende non fossero che l'esatto e rigoroso

mondo astratto, monpensieri. E allora tutta la sua

riscontro mitologico d'un

do

delle idee e dei

vita

assume per

come
abbandona

il

un che di sopranun ammonimento del Cielo. Non

lui l'aspetto di

naturale,

di

si

subito a questa certezza,

cauto e
12.

vigile, si

osserva, osserva

Borsi, Confessioni.

ma

si

fa

tutto, tutto co-

i46

assumere per lui un senso nuovo,


un significato pi profondo. I dubbi lo assediano,
ma talvolta la certezza lo abbaglia col suo fulgore.
S'accorge che le vicende della sua vita sono misteriosamente e strettamente connesse a quelle del
suo popolo, della sua stirpe. Oli errori, le svenmincia

ad

grandezze,

ture, le vittorie, le

della sua gente,

sue colpe,

alle

vizio, quest'altra

za,

quest'altra

tutte

sue
il

alle

vittorie.

miserie, le colpe

sue miserie,

alle

Questa donna

piacere, quest'altra la scien-

gloria.

la

le

simili ai suoi errori, alle

sue sventure,

alle

sue grandezze,
il

sono

E pensa,

Giulia,

che

queste cose, che sembrano immaginate, anzi

lambiccate dalla fantasia d'un poeta e d'un ro-

manziere che
del sogno,
trighi,

si

sia sbrigliato a piacere nei

campi

della leggenda, della fantasia, degli in-

delle favole, delle

sottigliezze scolastiche,

scrupolosamente vere. Questo romanzo dell'anima mia io l'ho vissuto trepidante


giorno per giorno, ora per ora. Talvolta mi acca-

sono

tutte vere,

deva di non comprendere il significato d'un fatto


o d'una circostanza se non dopo molto tempo,
all'improvviso, dopo una laboriosa e spesso inconsapevole quantit di lavoro mentale e d'intuizio-

giungevo a

ne, talvolta invece

vinazione e di preveggenza.

seggo una doppia

me

amo

io pos-

stesso a certi miracoli in-

credibili di cui io stesso

se tu sapessi,

ti

mi sento indovino ed au-

vista,

spice, assisto entro

veri prodigi di di-

Da che

rimango

stupefatto.

Giulia! Ah, se potessi

Ah,

dirti tutto

147

Ah, se potessi dare anche a

te la certezza asso-

mia fede. Ah, se


che misteriosa e sublime fatalit ha dinostro incontro Perch del resto, non

luta di quel

che

io credo, della

tu sapessi

sposto

il

dovresti crederlo?

dunque che

Tu

tutto al

sei pia,

mondo

non

vero?

Tu

sai

stabilito per legge

da una
mente imperscrutabile di
Dio ci governa tutti secondo suoi fini incogniti.
Nulla al mondo casuale e fortuito tutto, anche

eterna, che ogni nostro gesto determinato

volont

infinita,

che

la

la

caduta ondeggiante,

sa d'una foglia, anche


il

lenta,

il

lavoro d'un insetto,

errabonda, capriccio-

precipitare d'una meteora,


il

passaggio d'una nuvola

nel cielo, tutto prefisso sin dall'eternit; obbe-

disce ad una legge, regolato dall'armonia e dal

ritmo d'una mente creatrice. E noi stessi, Giulia,


siamo ben piccoli di fronte a una cos vertiginosa e inesplorabile immensit, ma ci facciamo

grandi per

il

sentimento e per l'intelligenza.

o comincia la conoscenza
he noi sappiamo del mondo

delle cose e

il

Da

poco

visibile basta a farci

mondi superiori dove l'adove mi sento trascinato dal

presentire l'immensit dei

more non

perisce,

torrente delle mie speranze. Niente stabile quaggi.


miei errori mi hanno ammaestrato e so ormai che le passeggere felicit degli amori terrestri
sono come altrettanti barlumi che svelano a certe
I

anime

l'aurora di felicit imperiture,

spiriti privilegiati la

come

per

certi

scoperta d'una legge di natura

basta a farne intravedere

il

sistema del

mondo

148

Attraverso tanti amori fallaci io ho sempre amato,


ho sempre cercato te sola, in tutti, ci che mi attirava e

seduceva era soltanto quel poco che mi


te, ed ora tutti li ritrovo in te uniti e
e vedo che in te hanno perduto quanto

parlava di
perfetti,

avevano

di effimero e di

manchevole.

Ma

dimmi,

non vero questo che io dico. Ma dimnon vero che il nostro fragile bene di

Giulia, se

mi se
quaggi certamente l'accettazione d'un altro bene completo, cos come la terra, impercettibile
frammento del mondo, attesta l'universo. Noi non
possiamo misurare Torbita immensa del pensiero
divino, di cui

non siamo che una

trettanto esigua

particella, al-

ma

quanto Iddio grande,

noi

possiamo sempre presentirne l'estensione, noi possiamo inginocchiarci, adorare, aspettare.

Merco Idi,

15.

Giulia mia amata, lasciami

regioni del mistero, dove

il

abbandonare queste
mio spirito miserrimo

ed immaturo respira a stento, soffre e


Questi

assalti

per conquistare

la verit

si

tribola.

mi spos-

sano e mi straziano perch mi sento piccolo,


perch non so se sono sulla strada, perch
dubbi mi soffocano e mi schiacciano. Lasciami
riposare. Ecco, io ritorno nel mio mondo usuale,
i

ridiscendo a respirare quest' aria grossa e impura

149
ai miei polmoni. Amica mia, voglio dirti
che lavoro, che ho tante cose da fare. Tra pochi
giorni comincer a pubblicarsi una rassegna bibh'o-

adatta

sono compilatore. Cominmia lettura dantesca in Orsammichele. Il lavoro mi opprime veramente, ma


lo sopporto con grandissima serenit, anzi con
piacere. Tra pochi giorni inizier una lotta contro
un avversario odioso, alle cui grinfie debbo strappare le condizioni della mia fortuna e le garanzie
del mio avvenire. Sar una bella lotta, una lotta

grafica mensile, di cui

cio a lavorare alla

onesta e coraggiosa, contro

e la diso-

la perfidia

nest. Vedrai che vincer, perch tutto

dipende

mia fermezza e dalla mia risolutezza. Purtroppo una lotta a cui sono mescolati volgadalla

rissimi interessi, questioni di danaro,


gali, tutte

cose contro

disprezzo e

la

le quali

pi invincibile

nutro

intrighi leil

pi vivo

Sono

avversione.

pi contento di pensare che nel febbraio aiuter


il

mio grande Ettore

(^)

nella sua bella opera di

ravvivatore della antica bellezza classica.

primi

mese venturo andr a Padova per le prove


commedia. Gli ultimi del
mese sar a Milano per le tre rappresentazioni,
poi torner per esser qua il 6 di marzo, per la

del

delle tragedie e della

lettura dantesca.
di
sta

Gennaio

sarei potuto venire a

speranza mi

(1)

Speravo che prima


si fa,

Ettore Romagnoli.

con mio

della

fine

Roma, ma que-

infinito

rammarico,

15J

sempre pi malsicura e improbabile. Che sete di


Vorrei portarti io stesso le
rivederti, Giulia mia
opere dei Shakespeare, perch ho quasi la certezza che spedendotele mi sarebbero respinte e
non so come potrei fare a sopportare questo
dolore e questo smacco. Invece a voce sarei sicuro di indurti ad accettarle. Eppoi ho bisogno
di rivederti e di aggiungere nuova forza dalla
vista di te, mia bellissima, mia squisita e incantevole creatura. Se tu sapessi come mi avvilisce
!

questo senso di abbandono


cui

mi par

d' essere

Ah

di

solitudine in

veramente il mio
forza della mia vita.

tu sei

mio sostegno, la
Questo amore che mi consuma e si divora in s
stesso, che io debbo alimentare sempre a mie
spese, senza mai un attimo di contraccambio, con
le sole risorse del
mio spirito, sempre solo, e
sempre incerto, sempre pauroso di disperdere
sole,

il

invano

tutto

il

dispendio di energie che richiede,

a cui poche tempre umane


potrebbero resistere impunemente. Sono senza
soccorso, Giulia, e t' invoco, e vorrei vederti,

un amore

credimi,

ascoltarti,

rianimarmi cos della tristezza opprimen-

m' immerge la mia desolazione. Quanto


poco basterebbe! Stringerti la mano, incontrare
il
tuo sguardo, scambiare con te poche parole
indifferenti e cerimoniose, sembra nulla, eppure
per me sarebbe tutto. Qui sono in balia di tutte
le tentazioni possibili e non sempre, non sempre so vincerle con tutta la sicurezza e la bai-

te in cui

151

danza che

vorrei.

Da

certi piccoli

combattimenti

esco talvolta amareggiato e malconcio. Sono giovine, ho ventiquattro anni e disgraziatamente non

mi son mai curato di temprare il mio corpo a


lotte, di avvezzarmi alla rinunzia e al sapeccati di incontinenza sono quelcrificio. Certo
pi perdonabili,
che meno offendono Iddio,
li
presto
pi
agevolmente
pi
e
si vinquelli che
cono. La lonza non fece tremare il pellegrino
queste

smarrito nella selva,

come

il

leone e

come

la lupa.

Ma vedi,

anche questo pensiero mi spaventa. Quasi mi pare di prepararmi le mie scuse e, parlando cos, di cercare una giustificazione e un' indulgenza colpevoli. Ma come sarei pi forte presso di te! Giulia, Giulia mia, come saprei amarti!
Ah, tu non sai che immensi tesori di affetto, di
tenerezza d'ardore ho qui racchiusi nel mio petto

Questo tesoro mi pesa, mi soffoca e non ho altro


desiderio che dilapidarlo, sperperarlo con prodigalit inesausta.

Gioved, 16.

Si,

mi sento come una pianta che

Giulia, io

racchiuda

in s

succhi

pi opulenti e fecondi

e a cui sia proibito di fiorire.

Nessuno sa quanto

valgo, quanta forza d'amore racchiudo in me.


(p'

uomo

al

mondo che possa

Non

valermi, lo sento,

152

Sento che se un giorno potessi aprire tutti vardell'amor mio, potrei riversarne ed espanderne tanto da imbeverne l'universo intero.
Giulia, io mi sento capace di soffocarti di
i

chi

di

felicit,

beata del

fare di te la donna pi
mondo. Se un giorno mi

altera,

pi

sar con-

cesso di amarti da

presso, son certo che ti infiammer d'un ardore divorante e insostenibile

sento che

oltrepasserei

umano, sento che


instancabile,

il

ti

tutti

darei

pi

il

del

limiti

pi inesauribile,

il

tenero,

potere
il

pi

pi squisito,

il

amore che anima umana abbia mai


coltivare,
potuto
ospitare ed espandere. una

pi gagliardo

me sopportare tutto questo gran


peso e non potermene alleviare mai. Dev'essere
simile questo tormento a quello d'una nutrice che
abbia il seno pieno di latte e non abbia una bocca infantile che possa alleviarla, ma in me questo
tormento infinitamente pi grande. S, questo
amore mio vita, come un nutrimento vitale,
potrebbe saziare la fame pi vorace e rinnovarsi
ancora. Se il tuo sogno, Giulia, di essere divinamente amata, ah, tu puoi subito, ora, anche in

vera tortura per

questo
tra le

istante, fuggire dalla tua casa, precipitarti

mie braccia,

rifugiarti

qui sul

mio

petto,

certa d'essere esaudita al di l d'ogni tuo pi


folle e

temerario desiderio.

luta del

Tu

cuor mio. Qui posso


lavorato in

sarai la regina assooffrirti

modi

e leggeri, ricchi e

saldi
fini.^

il

mio soglio

153

crisliti

o rubini,

a jacinti ed a smeraldi,

e tu puoi assiderti in questo magnifico trionfo certa

non essere mai pi spodestata per tutta l'eterMia regina! Mia gioia unica! Mia diietta! Mio
sogno! Mia vita! Come saprei amarti! orribile
che io sia qua solo ed inutile, a consumarmi nello
di

nit.

spasimo e

nella pena. Soccorrimi, soccorrimi.

Il

troppo amore mi spossa, mi fa languire.

Verterd^ 17

Che

orrore

Io

non so come trovo

il

coraggio

impugnare la penna e tracciare queste parole


Perdonami, Giulia, sono io che te lo chiedo, io
che te ne supplico piangendo, io il tuo fedele, il

di

tuo Giosu, cos indegno, cos sciagurato. Perdo-

nami

d'averti offesa. S, lo sapevo, lo sentivo in

questi giorni che sarebbe venuto

il

momento

della

codardia e della debolezza. Giulia, oh, sono

degno

di scrivere

il

tuo

nome Ma
ma come ho

essere cosi debole e inetto,

in-

perch debbo
potuto

obliarmi e lasciarmi vincere cos facilmente? Qualti esprimevo qui, il mio rimorso per
una semplice intenzione. Mi accorgo ora che il
rimorso non basta a salvare. Si pu essere corrosi dai rimorsi e ricadere. Invece bisogna pentirsi e questo io non ho saputo. Ed ora la sconto.

che giorno fa

154

Mi

sta bene.

Lo

merito. S,

sono ferocemente con-

tento di gettare l'anima mia


getta

rimorso come

al

si

un brandello di carne. Che soffra,


altro non chiedo. Ma questa volta mi

cani

ai

che soffra,
pento e sento gi che questo pentimento salutare. Giulia, t'ho offesa. Ecco, te lo dico: ho passato parte della notte fra le braccia d'una donna.

Ma

giuro che anche in quegli attimi, per can-

ti

memoria dei quali darei con tripudio


mio sangue migliore, anche in quegli atti-

cellare la
tutto

il

mi soffrivo ed avevo orrore di me stesso. E l' ho


detto anche a costei, povera creatura che del mio
male non aveva nessuna colpa. S, sono stato ingeneroso, non ho saputo neanche fingere come
un tempo sapevo, non ho voluto nascondere il

mio disgusto e la mia rabbia. Quando l'ho lasciata,


non avevo mosso dieci passi che mi son fermato
come impietrito, mi son coperto il viso colle palme
e un fulmine che m'avesse incenerito sarebbe stato il ben venuto in quel momento. E che orrore
quando mi son ti ovato nella mia camera! Come
mi sentivo sozzo e macchiato Che indignazione,
che collera mi ribolliva nel seno Son caduto prono sul mio origliere, incapace di pregare, misero
!

non ho potuto stendermi sotto


le coltri se non r'opo un penoso sforzo. Ed oggi,
che giornata sinistra, spaventevole Avevo mille
cose da fare e non ho fatto niente. Sono uscito

come un

cencio, e

per disperato, sono andato

nato indietro con molti

alla

libri,

Nazionale, son
e poi,

appena

torrin-

155

casato,

non ho

divano

all'altro,

che trascinarmi da un
senza forza, e mi assopivo pesanfatto altro

in un torpore brutale, bestiale, miserabile.


Ecco a che son ridotto. Adesso basta, non voglio
pi scrivere niente. A domani. Il male troppo
recente e non posso neppure fissarci il pensiero.

temente

Sabato, 18.

Privo di

te,

privo del tuo soccorso, io sono mol-

ecco la verit. Senza di te non


posso vivere, anzi mi meraviglio che pur lontano
da te posso resistere cos strenuamente al male e
condurre una vita abbastanza dignitosa ed austera.
Ma se basta l'amore che ti porto a salvarmi cos
spesso e, le poche volte che cado o mi fuorvio,
a ispirarmi un cos vivo e profondo disgusto del
male commesso, non solo dopo, ma anche nell'atto
tesso del compierlo, figurati che cosa sarebbe
er me la vita presso di te, amato da te, sotto
tuoi occhi
Ma son solo, Giulia, sono solo a combattere e a difendermi, ed terribile, credimi, il
cimento e il repentaglio a cui mi metto. Ho tanto
desiderio d'amore, tanta tenerezza in me da prodigare, ho tanto bisogno di espandermi, di vivere,
di attrarre e stringere a me la vita, che talvolta
il pensiero
di dover rimanere sempre cos solo,
to debole, Giulia,

jiisperato, rinchiuso in

me

stesso, e forse senza

156

un giorno mai

probabilit di potermi sfogare

un pensiero che mi

sfogo qualsiasi, anche

fa

nascere

il

pi,

desiderio d'uno

all'infuori di te. Talvolta

pen-

so che cos amandoti trascorre la miglior parte


dei miei anni pi verdi, che presto sopraggiunger
la maturit, la

questo mi esorta a godere in

tura, e

quelle gioie

vent.

vecchiezza, forse una morte imma-

Si,

nabili e

lo

un po'
so,

fretta tutte

materiali e carnose della gio-

questi

non bastano

pensieri

sono imperdo-

a giustificarmi, se pure

non

mia colpa. Ma io te lo confesso non


gi per cercare una scusa, ma per ispiegarmi.
una ragione, per quanto cattiva, pure umana, com-

aggravano

la

prensibile.

Del resto, se ieri sono caduto nel peccato,


posso dirti con coscienza che ho fatto soffrendo
l'

e a malincuore. Sentivo che

il

capriccio dei sensi

mi dominava e non potevo pi padroneggiarlo,


ma ho ceduto con rabbia, certo che l' esperimento
solo poteva ormai guarirmi e rendermi la padronanza di me. Dissi a questa, come la chiameremo ?
a questa Astenia d' aspettarmi la sera, ma m'ero
appena allontanato da lei che gi m'ero pentito.
Soltanto la promessa gi fatta e il timore di umiliare quella poveraccia costringendola alla pic-

cola vergogna d'aspettarmi invano,

non mancare. Quando


Astenia (che

la

la

raggiunsi, questa povera

stessa dell'altra volta) mi aspet-

tava gi da oltre un'ora. In tutto


cjetto

m'indusse a

il

tempo avr

forse venti parole, io che pure in quel g-

15?

nere di dialoghi son sempre stato loquacissimo,

sono state altrettante durezze.


Ho detto che facevamo male, che non mi avrebbe
pi veduto, che non vedevo l'ora d'andarmene
e queste venti parole

infatti

stizza,

me

n'andai dispettosamente e pieno di

licenziandomi in piena regola, mentre po-

tevo benissimo trattenermi assai di pi.

Ieri, sta-

domani potrei tornare. Basterebbe da parte


mia una parola o un cenno, eppure mi guarder
bene dal farlo, e per conto mio codesta Astenia
sera,

come se non esistesse. S, lo so, Giulia, tutto quenon basta a diminuire la gravit del mio fallo.
Ma^ credimi, non dico queste cose per iscusarmi.
Credimi, da due giorni non vivo pi dalla pena,
sto

sono oppresso dal rimorso, agitato dal pi sincero


e salutare dei pentimenti. Lungi dal dissimularmi
la gravit del male fatto, io credo di essermelo
rimproverato persino troppo acerbamente, lernotte
nella

mia camera ero disfatto e disperato, e nello


mi trovavo avrei fatto compassione

stato in cui

anche alle pietre.


Ancora una volta, questo breve e deplorevole
trascorso (tanto
tri

meno

grave, del resto, di tanti

al-

gi deplorati altra volta su queste pagine)

mi

prova soltanto come tu mi sia indispensabile, come tu sola puoi essere la mia salvezza e il mio
angelo tutelare. Ma quando verr quel giorno,
quando, quando? Io interrogo ansiosamente il destino ignoto e
netrabile.

m'impauro del suo

Forse tutto

si

silenzio impe-

risolver tra breve e

mi

15S

pare che siano prossimi eventi gravi e decisivi


per
sti

la

mia

ma pu

vita;

essere anche che da que-

eventi nasca la mia rovina e che

come pu

ricominciare da capo,

accada e che

tempo

io

Quando questo

tutto

rimanga ancora per chiss quanto

questa mediocrit,

in

debba

darsi che nulla

questa incertezza.

in

timore mi assedia, io non desidero

che uno scoppio pur che sia, un combattimento accanito, sanguinoso, funesto, ma insomma,
altro

qualcosa, respirare

la

polvere e

il

sangue, procom-

bere, finire, dare e ricevere qualche colpo mortale,

per saziare questa sete di agitazione e di battaglia.

Domenica,

Oggi
stione,

vorrei discutere qui

che

tutt'altro

facile

mondo

combattenti del

si

19.

una importante quea risolversi.

dividono

in

grandi

pi cate-

sono
precursori, vi sono gli apostoli,
sono gli uomini d'azione.
primi son quelli
che prevedono da lungi un moto, un indirizzo
d'idee, uno stato d'animo delle moltitudini. Gegorie. Vi

vi

neralmente

la

dolorosa. Essi

loro vita disgraziata, oscura e

muoiono prima

cipio del loro trionfo, spesso


tutto,
il

o almeno misconosciuti.

nome

di

alle idee, alle scuole, alle

cipia Anch'essi

sono

vedere

sono poi

il

prin-

obliati del

secondi danno
imprese,

ai prin-

vittime della loro purezza e

150

moto che

un

del loro disinteresse. Iniziano

poi

Sono gli uomini di genio,


uomini pi del pensiero che
dell'azione e spesso non si rendono conto pre svolto dagli epigoni.
i

sono

profeti,

gli

non per

ciso, se

via

d'intuizioni e di divinazioni,

n dell'importanza n dei
zione.

terzi

maggior dose
adattamento.
preti,

a-

sono quelli invece che hanno una


di senno pratico e di facolt di

Sono

seguaci,

organizzatori,

gli

della loro

resultati

lottatori, gli inter-

condottieri.

11

loro

in-

gegno pi ristretto e meno puro, ma quello


che manca loro in vastit, in altezza, in purezza,
lo guadagnano in forza comunicativa, pratica, positiva,

contingente. Per

la

fede cristiana fu pre-

cursore san Giovanni, fu profeta Ges, fu operatore san Paolo. Per la civilt islamitica lo stesso

rapporto

il

Maometto e Omar. Per l'infurono precursori nel pensiero


Leopardi nell'azione primi martiri,

il

Mazzini, furono uomini d'azione Ga-

si

dipendenza
e

l'Alfieri

fu profeta

ebbe

tra

italiana

Cavour, Vittorio Emanuele. E cos dap-

ribaldi,

pertutto ed in tutto. Si direbbe che ogni idea astratta,

per trionfare tra

gli

uomini, abbia bisogno di parte-

cipare alquanto delle sue imperfezioni mortali.


asceta

La fama
grinaggi,

a far penitenza in un eremitaggio.

di

muove

le

le trascina.
le genti.
tito

Un

ritrae
lui

le

turbe, le spinge

ai pelle-

conforta all'azione, l'esempio che

Intorno

alla

sua capanna

Ed ecco che un uomo

da questo entusiasmo,

lo

si

raccolgono

pratico trae parregola, lo

aumen-

160

ta,

ne ricava proventi,

mercanteggia, lo

lo

ga ad arte. Si incomincia il traffico delle


genze e delle grazie, la religione diviene
perde

la

sitiva,

utile,

sua purezza originaria,

umana, accoglie

corruzione e

non

accresce,

si

si

indulculto,

fa pratica, po-

primi germi della

fa potente

pi rigida e assoluta,

e pieghevole, percorre tutte


tale,

si

fa

si

le fasi

e ricca,

accomodante

d'una vita mor-

tanto pi florida e durevole quanto pi po-

tente e faticoso stato

il

suo primo

inizio.

queste parole, Giulia, racchiusa tutta

mondo. Anche oggi, come altre volte,


vedo qui, pur sentendomi ancora inetto a
garla chiaramente, una grande verit, questo
corpo all'anima, della materia allo
mi domando quale dovr essere
compito nel mondo, se quello dell'uomo
siero o quello dell'uomo d'azione. La

tarsi del

io

pale virt

del primo, oltre quel

vinazione, che

come

il

dono

presupposto

In

storia

la

del

Ora

isti-

intra-

spie-

adat-

spirito.
il

mio

di

pen-

princi-

della didi

tutto

il

suo sistema, specialmente la rigidezza dogmatica dei principii. Egli deve essere assoluto, reciso, intransigente, con s e con gli altri. Egli
non deve mai recedere d'un sol passo, non deve
mai adattarsi alle circostanze, non accettare transazioni o vie di mezzo. Egli deve accettare la
morte,

il

martirio^

il

sacrificio.

Egli l'incarna-

zione perfetta della sua idea. Invece l'uomo d'azione pi scaltro, ha virt politiche. Egli non
vola,

cammina

sulla terra.

Se

la

via tortuosa.

161

non per questo egli si arresta. Sa fuorviarsi a


tempo, sa accettare poco alla volta, ottiene tutto
passo a passo, poco per volta, gira e supera gli
alle circostanze, cede in un
si adatta
punto per guadagnare qualcosa altrove. Tra la
morte e la sconfitta preferisce la sconfitta, perch
pi pratica e lascia la speranza d'una rivincita.
moti
un uomo di buon senso, asseconda
altrui e non si oppone mai direttamente ad essi,
specialmente quando s'accorge che sono pi forti

ostacoli,

L'uomo

di lui.

di

pensiero pi nobile, pi bello,

pi puro; l'uomo d'azione pi


pi forte.

ce,

come

il

secondo

ne l'uomo

di

mondo

nel

primo

11

al

utile,

necessario

pi effica-

secondo,

al

primo. Senza l'uomo d'azio-

pensiero rimarrebbe

delle astrazioni e

eternamente

non discenderebbe

mai verso terra senza l'uomo di pensiero quello


d'azione sarebbe un corpo senz'anima, una forza
indisciplinata e senza direzione.
Non solo ma come vero chegli estremi si
toccano, cos chi rimane perpetuamente nel mondo
;

dell'assoluto e delle astrazioni

ogni sua forza pratica.

lare

do,

la

noncuranza

l'amore e

tano

-dei

del

suoi problemi,

umana a
come

Paradiso,

il

finisce coH'annul-

disprezzo del monla

mondo,

il

trionfare, la cura degli

trasumanarsi a cond'altra parte

desiderio
interessi

di

BoRsi

Confessioni.

il

troppo

vincere,

di

mondani sono

quel fondo che tiene l'anima incatenata


13.

visione,

desiderio di Dio, dell'assoluto, por-

creatura

la

quistare

amore

il

Il

alla terra

162

e all'argilla vilissima di cui

rivestita.

Eterno

dubbio! Orribile perplessit! Qual' la mia via,


Giulia? Che cosa mi deve ispirare il mio amore
per te?
Dunque, Amor, che mi comandi

(').

Ahim, a questa domanda oggi non so rispondere pi con quella risolutezza e quella chiarezza d'un terripo. Oggi non so pi quel che mi
giover fare. Oggi non so pi bene accarnare
i

consigli d'amore. Giulia, Giulia mia, sappilo

non

ah,

un'anima pi tormentata, un'anima pi malsicura e dubbiosa di questa


mia- Io soffro, soffro, mi sento rodere dal dubbio,
no,

vive sotto

non so che cosa

il

cielo

non

deliberare,

so,

non

so,

non

so nulla.

Luned, 20.

Ho
Son

l'anima

nell'amore che

tanta fede

certo che

mio

istinto

la

donna

conoscere

(1)

del Borsi.

te.

cha apre il miEpimeteo non poteva

dolori e la speranza senza accettare

E' questo

Congedo

nutro per

fa balenare nel-

la chiave

stero dell'essere. Vedi che

mi

luce d'una misteriosa verit metafisica,

la

cio che

il

il

primo verso della terzultima strofe del


il
volume Scruta obsoleta

che chiude

163

dagli Del

il

dono

periglioso di

Pandora

col suo

Illa percussit, ista sanavit *


cofano misterioso.
dice Sant'Agostino e parla delle due donne, Eva
^

e Maria.

La piaga che Maria richiuse ed unse,

quella che tanto bella da' suoi piedi


colei

che l'aperse e che

la

punse

(').

Vedi come San Luca chiama Maria nella


lutazione angelica: Benedicta Inter mulieres.

sa-

Non

il concetto fondamentale dell'eterno femminino? Come chiude le sue estreme parole il


Chorus mysticus del poema goethiano ? Fu compiuto l'inesplicabile e Veterno femminino ci trae
lass . La Donna il nostro intercessore, perch

questo

fu la nostra rovina.

fra tutt'i terreni altri soggiorni

tu sola fosti eletta,

Vergine benedetta,
che il pianto d'Eva

Cos parla

il

in allegrezza torni.

Petrarca hel suo inno alla Ver-

gine e sembra anch' egli parafrasare


verit.
lavit,

Vedi TAnticlaudiano

la

mistica

crimina matris Ista

matremque facit sua nata renasci

an-

cora Sant'Agostino nel diciottesimo sermone, dice:

(1)

Dante - Farad. XXXII,

4.

164
Heva enlm luxit, Maria exultavit , e poi:
Hevae plantiim Mariae cantus cxclusit . E

Chiesa nell'inno

Quod Heva

more incarnano
Se

ti

narrassi

tutte le tue

tristis

l'

qui su questa terra

avverte che

ci

la

Donna

la

A-

l'

infinito. Giulia, io ricorro a te,

in te sola.
tutti

abstulit

almo germine.

uomo ha

sua Beatrice. Tutto

perch confido

la

tu redds

Forse ogni

et

Sono

tanto Infelice, sai?

miei dolori,

ti

farei

piangere

lacrime pi disperate. Vedi, poco

fa,

prima d'aprire questo quaderno, ho avuto un momento di disperazione, perch ero colpito da un
dolore che mi pareva ingiusto e immeritato ed
era tanto pi insostenibile e orrendo, in quanto-

che mi veniva dalla creatura che pi mi ama al


mondo, da mia madre. Io vivo nel bel mezzo d' una
tragedia raccapricciante, sempre sospeso nel dubbio, incerto persino sul valore della bont. Certe

volte mi assalgono impeti furiosi di ribellione^ vorrei

gettar tutto all'aria, fuggire, andare a morire

un cantuccio ignorato. Certe

volte mi stringo
procedano senza
muovere un passo, senza fare un gesto. Dico
inutile, vada come vuole andare, che m'importa?
Sono momenti pi orribili per me. Ma ecco che
adesso son con te, sono felice, sereno, fiducioso.
Ti amo, spero, attraverso una plaga fiorita e prin

nelle spalle e lascio

che

gli

eventi

165

un tripudio di fiori e di luci. Giulia,


me. Io non sapevo prima d' ora
come fosse vera questa frase, che ho sempre stimato una graziosa amplificazione retorica, da usarsi con parsimonia e buon gusto nelle letterine
fumata

in

tu sei tutto per

erotiche o nei duettini sentimentali.

per me,

la verit.

Tu

Tu

sei tutto. Sei

sei tutto

indispensa

Ho

mia vita. Amarti vuol dire vivere, vuol


compiutamente, perfettamente felice.
fede in te e nell'amor mio. Sento che que-

sto

amore

bile alla

dire essere

giusto e santo, voluto e disposto

mia Giulia, mia cara bella adosono tuo, t' amo e nulla al
mondo perfetto se non il mio amore e te.
dal cielo. Giulia,

rabile squisita diletta,

Marted, 21.

Vorrei tracciare queste parole

gue per

darti un' idea

strazio inenarrato.

uno
ravamo
stre

col

mio san-

inadeguata, del mio

Oh, pover' uomo incurabile e

disperato che son io


di

meno

lersera rincasavo a fianco

dei miei amici migliori,

Massimo, e

ci

nar-

a vicenda tutte le nostre sventure, le no-

angosce.

Stretti

l'uno

al

braccio dell'altro,

diguazzando nella mota delle strade deserte, parlavamo con voce equanime e serena, da quei filosofi coraggiosi che siamo entrambi, senza lagnarci^ senza querimonie imbelli, con l'impassi-

166

due giudici al disopra delle passioni umane. Oh, se il mondo ci avesse ascoltati, quel

bilit di

mondo

che

dera due
sa

come

ci

ignora, che tutt'al

letterati

all'intrepida

spaventosi problemi
il

sobborgo

ci

consi-

ci

nostre anime siano gi da gran

le

assuefatte

pi

non
tempo

notevoli e fortunati, e che

siamo

contemplazione dei pi

dell'

essere

lasciati

Ma

cos

che

in

Presso

mezzo

al

parcamente e stringendoci
mani. Eppure ognuno di noi sapeva

fango, sorridendoci

con forza

le

uno sventurato mal vivo e sofferente.


Va, va, Massimo, e anche tu, mio gagliardo Fiore,
che fosti ieri vittima d' una femminetta e che sforzi
il tuo genio ad un lavoro indegno,
e anche tu,
mio grande Ettore, pozzo di scienza, cervello
di salutare

vulcanico, cos odiato e maltrattato dai tuoi coetanei, e

anche

Fernando mio, amico senza

tu,

pari, cos elegante e florido

contemplatore,

co-

grama vita a Ferrara, e


anche tu Francesco, genio comprensivo e delicato, rinchiuso a Lugano e ignorato dall'ingrastretto a pitoccare la tua

titudine del tuo paese, e tu, Gius, bel lottatore ro-

busto e sprezzante, curvo sul tuo tavolino burocratico, e tu, Emilio, filosofo

Pericle,

degno

del

tempo

gentiluomo dell'arte e della dottrina,

vorate, soffrite, rinchiudetevi

nel

di
la-

vostro disde-

gno. Io ho sognato invano di unirvi un giorno


intorno

per essere

mia

gloria.

me, falange
tutti

gli

Anch'

splendida e vittoriosa,

istrumenti e

partecipi

io soffro, anch' io

della

sono legato

167

da mille impacci che mi impediscono


no, no, no, giuro

Ho

sca cos.

che

vi far

la

al

mia

Cielo

Non

Giulia, io,

il

Ma

volo.

voglio che

fini-

ho questa donna

conoscere, che sar

la

regina di noi

amo, e per lei sola voglio compiere tali


miracoli che non furono mai compiuti in terra da
alcun altro uomo. Dovesse costarmi la vita, tutto
Io r

tutti.

sar compiuto, e presto, e senz' altro indugio.

S,

mentre scrivo sono come insensato, come fuori


di me, come invaso dal furore. Che m'importa
di soffrire? Che m'importa di vivere in angustie?
in

miserie? Ben venga

fatica, lo strazio,

prestabilito per la

per

te,

il
dolore, ben venga la
spasimo Tutto disposto e
mia vittoria suprema. Giulia,

lo

per te!

Mercoled, 22.

Stamani m' giunta una

lettera del

mio

che mi chiama a Padova per lavorare


fianco. Star l pi

braio

ai

d'

un mese,

Ettore,
al

suo

dai primi di feb-

mese fecondo di
Adesso lavoro a corpo morto

primi di marzo. Sar un

eventi e bellissimo.

per liberarmi da molte occupazioni e

fastidi.

Ho

mandare la fiaba di Fiorrancino alla


Rassegna Contemporanea soltanto per avere la
pensato

di

gioia di fartela avere stampata.


giorni voglio scrivere tutta

la

mia

Frattanto in otto
lettura dantesca,

158

per il Nuovo Giornale, di cui uno in lode


mio grande Francesco, e poi oltre venti recensioni per Le opere e i giorni. Anche a Padova,
a Milano, a Venezia voglio lavorare come un pazzo.
Ho furia, ho furia. Troppo mi sono indugiato sinora, Giulia mia, mi sento una forza irresistibile,
tale da sollevare il mondo. Mi sono giurato di
non concedermi pi d' un anno di tempo. Tra un
anno voglio che il mio nome suoni con istupore
sulle bocche di tutti, voglio essere in piena battaglia
al cospetto del mondo. Vedrai, vedrai
Quasi mi
dispiace persino V intrattenermi qui con te, perch
so bene che queste mie parole o sono inutili o
sono superflue e mi sembra di sperperare qui qualche minuto prezioso e decisivo. T'amo, Giulia,
ho bisogno di ripeterlo a te ed a me stesso, con
tutto lo slancio del mio gran cuore, con tutta la
furia del mio magnanimo spirito, ed questa neire articoli

cel

cessit che

mi tiene qui curvo su queste pagine


una parte del mio tempo e delle mie
energie. Anche le preghiere che innalzo al Signore o sono indarno, se io son destinato a perdermi, o sono di soverchio se scritto in cielo
che debba salvarmi. Non per questo io tralascio
a spendervi

pure per ispendere quel tempo a comuna buona azione. Chi lavora prega, ma

di dirle, sia

piere
il

pregare certo pi accetto

Anche

il

al

lavorare e Y operare

cere a Dio e di adorarlo,

ma

Cielo del lavoro.

modo

vai

di

compia-

meglio pregare

e contemplare, Lia lippis ocalis,

ma non

cos

169

Rachele, che

mai non

glio e siede tutto

smaga

si

giorno

Ma

da suo mira-

chiss? mentre

scrivevo queste parole, ho sentito

il
bisogno di
Genesi e la Commedia, e
mi sono immerso per oltre un'ora nello studio.
Ora torno a queste pagine dopo aver navigato
miei dubbi: Dovr anin pieno mistero. Ecco
ch'io servire Laban per sette anni, come Giacobbe?

alzarmi per aprire

la

E posso esser certo di ottenere Lia in luogo di


Rachele? Quale oscuro destino mi si prepara?
Penso ora che quando t'incontrai avevo compiuto
per tre volte un settennio della mia vita. Che significa questo?

M'

d'avere indovinato.

nato un pensiero e

Ma

lo

role chiare? Guai, Giosu, guai!

che

la sentenza delia Sibilla

si

Pensa che an-

disperdeva

nello scrosciare delle foglie risecchite.


tare

il

dora.

penso

esprimer qui con paal

vento,

Non

ten-

destino. Aspetta, Giosu, taci, aspetta e a-

Non

tentare

il

mistero.

Gioved, 23.

Stamani m' giunta la scatoletta di confetti


nozze di tua sorella. Essa era chiusa in una

delle

seconda scatoletta di cartone e questa era avun foglio che portava il bollo della posta,
recava un indirizzo scritto da una mano estranea,
ma questo indirizzo era ripetuto sul coperchio

volta in

170

son certo che era scritto di tuo


pugno. Perch non fosse scritto da te bisognerebbe
ammettere una vera identit di scrittura perch
della scatoletta e

l'ho confrontato

un tuo biglietto
di visita, che m'inviasti da Sestola il 24 agosto di
due anni or sono per ringraziarmi d'averti inviato
un numero eW Acropoli, ed identico, ha le stesse caratteristiche grafiche. In quello il mio nome
era scritto cos: Giosu , ed in questo
scritto
Giosu e la differenza dell'elevazione
del O dipende dallo spazio. E cos il mio casato nel primo era scritto Borsi e nel secondo
Borsi . Anche la parola
Firenze
nell'uno
all'indirizzo di

era scritta

Firenze

e nell'altro

Firenze

en-

trambe sottolineate nel medesimo modo. C'qualche diversit, come per esempio nei due F
di Dottor , che erano scritti diversamente nella
parola

vo

teristico

re,

Direttore

che era
il

nell'enne della parola

Nuovo

scritto

ricciolo del

Nuo-

ma vedi com' carat-

D maiuscolo,

il

vu, rer-

renne, ru minuscoli. Insomma son certo

che quest'indirizzo
tresti dire,

di stamani scritto da te. Tu poamor mio, che non capisci come mi possa

occupare

di

questa naturalissima

futilit. Futilit,

Ma

tu non sai, amica mia, che imporenorme abbia per me questo evento. Sai tu
che cosa significa per me? Che tu per un istante
hai pensato a me. Ecco qui la prova evidente,

osi dire?

tanza

irrefutabile.

Borsi,

Mentre

Nuovo

tu

Giornale

scrivevi
,

dottor

Giosu

Firenze, tu hai pensato

171

a me. Eppoi, che so?

Immagino che

sunta l'incarico di scrivere


scatolette

una

fila,

da spedire, che

tu

tu

ti

ne avessi davanti

ti

rivedo nell'atto di

posso lusingarmi nel pensiero che

vere,

nome

sia as-

gli indirizzi sulle

forse sulla scrivania del vostro salottino

a sinistra dell' ingresso, e

sia stato scritto

uno

pare di vivere un po' con

che particolare,

Da

tutti

di

te,

dei primi,

ricostruisco

il

mio

cos mi

con

lontano, un'ora della tua

stamani non faccio che ricoprire

scri-

di baci

qualvita.

que-

beneaugurata scatoletta, che terr rinchiusa tra


mie cose pi preziose. Pensa! Questo cartone

sta
le

stato sfiorato dalle tue dita.

con

le

labbra

le

Io vi

ho

ricercato

tracce della tua carezza. Insom-

ma

mi ha fatto beato per un giorno.


Qualche volta vorr fare l'esame grafologico
della tua scrittura. Ho qui un trattato del Rochetal

e qualche altro scritto di grafologia e poi io stes-

so mi vanto d'essere un grafologo coi fiocchi e


con le gale, perspicace in modo da non si dire.
Di

te

ho cinque esemplari: una lettera


sorella, del 20 marzo 1911, un

povera

me

e una busta a

alla

mia

biglietto

del 24 agosto dello stesso an-

una lettera a mia madre del IQ Luglio


un indirizzo scritto a matita del settembre

no, poi

1912,

scorso e in fine questa scatoletta.


ficente al
di

due

mio

pi che suf-

studio. C' poi lo stranissimo caso

scritture

totalmente diverse, dal marzo

al-

quanto abbiano molte caratteristiche


comuni. Bisogner studiare questa importantissima
l'agosto, per

172

faccenda, perch io credo molto alla grafologa

Tunica scienza veramente infallibile che abbia

mai avuto

il

genere umano,

tra

le

scienze spe-

Vedremo,

ve-

ed oggi ho molto studiato e lavorato

as-

culative e sperimentali. Bene, bene.

dremo.
Ieri

sai

Ne sono contentissimo. Ed ho
troppo da fare, ma ne sono arciconten-

proficuamente.

molto,
tone.

Venerd, 24.

Oggi, dopo molto aspettare, finalmente

l'av-

vocato mi ha telegrafato per dirmi che la citazione legale contro il mio antico socio stata
distesa in buoni termini. Ancora una diecina di
giorni o
decisiva.

fortuna,

poco

pi, e poi si

impegner

Pu darsi che sia


come anche la mia

capire che

non me ne do

L'importante

la

il

la battaglia

principio della mia

rovina, ma puoi ben


minima cura o pensiero.

muoversi, combattere, vincere.

Il

peggio l'inazione. Frattanto penso a mille altre


cose e sono veramente sopraffatto dal lavoro,
tanto che qualche volta pianto ogni cosa per disperato, per immergermi nello studio d'un classico o per andare in cerca del mio Massimo, con
cui scambiare quattro parole. Ma il mio pi caro
riposo sei

tu,

il

mio pensiero gratissimo,

refrigerio

1i73

dell'anima mia.

Non

sapr mai

dirti

quanto mi

mia mente innamorata.


conforti,
tu mi consoli, tu mi
mi
Tu mi inebri, tu
rallegri. E ne ho tanto bisogno! Ah, se tu sapessi
quante amarezze mi angustiano, quante apprensioni mi fanno trepidare, quanto disgusto della
Ma tu, tu basti a
vita e del mondo mi opprime
popolare
di melodie
a
squallore,
mio
ravvivare il
caro e dolce fissare in

te la

ineffabili
le tinte

Or

questo sinistro silenzio, a colorire

festose questo

grigio

di mil-

e morto orizzonte.

ora rileggevo un'opera stupenda del mio glo-

rioso Francesco Chiesa

Istorie e favole , e

mi

assaliva un senso d'invidia per quel mio meraviglioso e lodabile amico, che ha gi potuto dare
il
suo nome a un'opera cos bella e stupenda.
Anch'io vorrei affrettarmi a terminare miei Cristniti e il mio poema satirico, e mi addolora
i

il

pensiero che tra sei giorni sar partito e

sta-

r lontano pi di un mese. Cos dovr tralasciare il mio lavoro per chiss quanto tempo,
e non avr modo di dedicarvi neppure un po'
di studio, perch questi sei giorni non mi baste-

ranno neppurre a condurre a termine tante altre


cosucce di maggior premura. E intanto mille piccoli pensieri ed occupazioni uggiose mi assediano,
e me ne dolgo, e ne sento tutto il fastidio. L'amarezza m'invade, mi sento cader le braccia, la
vita m'appare come alcunch d'ingrato e d'angusto. Non so come possa considerarla con fervore generoso e poderoso, mi sembra al tutto

174

indegna d'esser vissuta, ogni mio sforzo mi par


magrissimo e senza costrutto, mi chiedo il perch
di tante sciocche fatiche, tutto mi par vano e ridicolo. E allora tu sola mi puoi consolare e l'amore
mi diventa come un rifugio provvido e lieto e
festevole. Mi soave ripetermi che t'amo, m'
dolce porgere l'orecchio a questo mormorio indistinto dei miei precordi, m' grato abbandonarmi
a questo brivido incessante dell'anima, o Giulia
mia, o mio amore lontano e misterioso. E son
contento persino di pensare che tu stessa sei ignara di questo miracolo divino. Tu non sai quanto ti amo, nulla te ne avverte, non possibile
che tu lo indovini neppur lontanamente. Tu non
sai quante fantasie albergano in me, quanti bei
romanzi costruisce la mia mente vagabonda, dei
quali tu sei l'eroina graziosa.

Non

sai,

non

sai

questo pensiero mi d uno struggimento

nulla, e

mi culla

in

compiacenza e

rammarico, e
una perplessit squisita. Vorrei che

singolare, tra di

di

che tu non sappia.


te dormiente e di
due desiderii egualmente forper dirti che son qui. pres-

tu sapessi e frattanto preferisco

Mi par

presso

di vegliare

esser combattuto tra


ti,

quello di destarti

so a

te,

di

e quello di contemplarti ancora nel son-

E gioisco e mi tormento,
mi raffreno con un piacere che ha qualcosa di
convulso e di aspro.

no, placida e sorridente.


e

Torno
sempre in

al

lavoro.

fretta e

In

me

questi

ne duole.

giorni

ti

scrivo

175

Sabato, 25.

Sebbene
sero

come

giornali di

due sere or sono des-

certa la notizia

della

pace conclusa,

non potevo adattarmi a crederla. Ero certo, certo, che non poteva finire cos. Infatti, con molto
io

stupore degli

altri

e senza nessuna meraviglia

da

sommossa

parte mia, giunta la notizia della

Costantinopoli. Certamente ne nasceranno nuove

complicazioni. Forse siamo alla vigilia d'una guerra europea. Ti

dicevo

l'altro

ieri

che

il

febbraio

un mese fecondo di eventi. Ed ora vorrei


dirti
Ma no, non oso. un mistero troppo
grande. Sento di vivere una vita soprannaturale.
sar

Certe coincidenze, certe rassomiglianze,


contri

bano
oltre
ire

sono veramente

modo

stranissimi

Ma

mi

certi ris-

contur-

non posso pi
dilungarmi su questo. Troppe cose avrei da
in

e forse

indicibile.

no,

miei pensieri vaghi, manifestati qui

ton quella incompiutezza e inefficacia che comporta la parola umana, parrebbero ridicoli, sogni
da ragazzo. Guarda, per non cedere alla tentazione di parlare, preferisco chiudere questo quaderno. In questi giorni, del resto, mi pi volte
di non scriverti pi, prima che non
sopraggiunto qualche evento solenne e inatteso. Ma no, preferisco scrivere ancora ogni giorno, sia pure poche frasi monche e incomprensibili.

venuta l'idea
sia

176

Forse un giorno mi sar caro tornare a rivederle.


Intanto ti parler di cose indifferenti, ti ripeter
in altri modi quello che gi ti ho scritto altre
volte, e aspetter, aspetter.

Che accadr? Quale

oscuro presentimento mi opprime? Quale forza


misteriosa guida la mia mano nello scrivere queste
parole? Giulia, Giulia, io credo d'essere sull'orlo
della pazzia

Domenica, 26.

Stanotte

tenuto tutto

gno empio

ho
il

fatto

un sogno

orribile,

giorno immerso nella

e maligno e

che mi ha

tristezza, so-

profanatore, certamente

un demonio succubo. Mi pareva


di
essere
in un luogo incerto, ma assai
dunque
vicino a te, tanto da rendermi agevole l'avvicinarmi a te in tutta libert. Mi pareva d'aspettarti
e che tu m'avessi dato promessa di venirmi incontro, e mi pareva anche di liberarmi da non
ispi'atomi da

so pi quali impedimenti e

fastidi

che

si

frap-

ponessero al nostro incontro. Mi rammento che


tu dovevi per tuo conto deludere lo sguardo viquali ero consigile dei tuoi famigliari, presso
derato con avversione e sospetto, e questo m'ini

che tu non avresti mai


tuoi per me. Invece tu

dispettiva, perch ero certo

accettato d'ingannare

giungevi e ridevi quietamente della tua

malizia.

177

Questo mi sconcertava

e sentivo

che tu non avevi

agito dirittamente, sebbene ci fosse a


fitto.

Pure m'industriavo

nostra intimit, in un

di

modo

trarre

mio pro-

partito

dalia

ipocrita e libertino.

Ti dicevo, nel cercare di stringerti a me, che

ti

supplicavo di perdonarmi se non avevo cercato

giungere a

un modo pi

leale ed onesto,
mi avrebbero respinto
per le mie condizioni dolorose e malsicure, che
pure non erano mia colpa. E stavo per sopraggiungere qualche acconcia protesta d'amore, quando tu mi rassicurasti con un sorriso malizioso e
di

te in

e soggiungevo che

tuoi

Taci, amor mio, poich


m'importa della tua condizione. Non
questa che mi piace; sei tu che mi piaci, ed io
cerco e voglio te . Cos dicendo, ti facevi molto

lusinghiero, dicendomi

nulla

gaia, tenera e sfrontata, e cos

con molti

sospiri vicendevoli e

ritrovarci presto.

Appena

solo,

sogno ha du-

il

rato a lungo. Poi mi pareva che

ci

separassimo

con promesse di
io mi sentivo su-

bitamente assalito da una sinistra amarezza, e

me

cevo a

di-

anche lei, come


- e occupato da questa amarezza e dele altre
solazione, mi sono destato.
Se un sogno simile, anche pochi mesi or sono,
mi fosse venuto e ne fosse stata l'eroina un'altra
donna diversa da te, io non ne sarei rimasto minimamente addolorato, anzi lo avrei subito narstesso: - anche

lei,

rato lietamente a costei e ne avrei

accortamente
14.

Bobbi

il

saputo trarre

miglior partito possibile.

Confessioni,

Ma

non

178

COS avrei voluto sognar

Se ho potuto

inviolato.

trovare

altre

le

donne

te,

amor mio sacro

altre volte

desiderare di

maliziose, indocili,

lusin-

invereconde, sia pure non senza qual-

gatrici e

che grazia, non tollero oggi di attribuire a te, neppure in sogno, alcuna di queste piacevoli e tristi
disposizioni

al

male. Mi mille volte pi caro

raffigurarti severa,

dura, insensibile, inflessibile,

che disposta all'inganno, al piacere, alla libert,


alla disobbedienza, alla sfrontatezza. Certo un maligno spirito mi ha tratto nel

sa a coteste

me

tristi

e miserevoli

sogno senza
immagini

dife-

umilianti,

immagine incolpabile verso il


Ora che son ben desto mi
considero con angoscia e rancore, e un solo conforto trova il mio animo inconsolabile nel pensiero che il maligno mi combatte, e dunque mi
considera un nemico terribile su cui sarebbe bene
prevalere. Ma non prevarr, finch avr una stilla di sangue nelle vene e finch soprattutto sar

e con

tua

la

lordo, verso

il

turpe.

cos malaccorto nella scelta delle sue armi. Costui

ha bisogno
cermi,

ma

di

sorprendermi nel sonno per vin-

basta che apra

tornare invincibile.

uno

gli

occhi alla luce per

spirito

tenebroso,

in-

vidioso, frodolento, traditore, che mi assale quan-

do sono
dura,

il

pien di

a svelarmi

(1)

sonno

(')

ma

il

sonno non

sole torna a splendere e la sua luce basta


la

via verace.

Dante. Inferno,

I.

11,

17Q

Luned, 27.

Sono giunto ormai

alla fine di

quaderno e qui ho deliberato


quotidiane scritture.

Non

questo terzo
queste

di tralasciare

senza lunghi pensieri

mi sono indotto a questo, e ben ponderate sono


in me quelle riflessioni che mi fecero proporre di
non dir pia di questa benedetta, infino a tanto che
io non potessi pili degnamente trattare di lei (i).
Non saranno scorsi quattro giorni che io lascer
Firenze per un tempo non breve. Torner qua
soltanto il sei d marzo e da oggi a quel giorno
molte cose saranno mutate per voler mio o d'altrui,
come scritto in Cielo con sentenza irrevocabile.
Io vado incontro a pi d'una battaglia, e mi muovo con deliberata fermezza. Per pi segni credo
di aver letto nel libro del futuro che vincer, pur
non sapendo quanto potr costarmi la mia vittoria. Or dunque all'opera, perch la tregua finita. Lascio queste vane scritture, nelle quali sento
d'avere appena adombrato con piccoli segni mal
certi

te

l'immagine esigua d'un

cose ho tralasciato

di trattare

come un

ri)

mondo

Quan-

infinito.

Quante mi ero proposto

che ancora ho serbato

in

me

tesoro di cui io stesso ignoro

Dante, Vita Nuova, Gap. XLIII.

stesso,
il

valo-

180
re e l'ingenza! Quante purtroppo ho qui sconciamente tradito e stravolto, immiserito e mascherato, cos da renderle pressoch irriconoscibili
non pure ad altri che le potesse leggere, ma an-

che a

me

che per

stesso,

un attimo

me

altro le

ho

sentite pal-

Ma non me

ne dolgo e
con dolore e con rimpianto,
come un cavaliere molto prode che lascia una
lizza dove non ha potuto dar tutta la prova del
pitare

in

lascio queste pagine

proprio valore, per ragioni estranee a

lu.

Non

che ho detto stato poi vano per me.


Oggi mi conosco assai meglio e perci t'amo

tutto quel

assai pi fortemente,

mia

Giulia,

perfetta

e su-

mio unico pensiero, luce e forza della mia


vita. Ora io ti lascio qui per avvicinarmi a te con
l'opera e con l'ingegno. Ti trover? Ti raggiunger? Sarai mia? Che m'importa saperlo? Solblime,

tanto

ch

si

Non si combatte perma perch combattere


per te sarebbe gi per me una
E poi ho dinnanzi a me tutta l'e-

muoversi importa.

il

spera di vincere,

bene. Morire
vittoria ambita.

ternit e

non

il

breve tempo che misurato dal

girare delle sfere.

Dunque

Tu non
amo, ma lo saprai. Tu non immagini di quali miracoli sono capace, ma lo vedrai e
bentosto. Quanto, quanto ti amo Non c' amore
sai

quanto

addio, Giulia, ed a rivederci.

ti

al

mondo che

io

mi son

valga questo mio. Regina

invitta,

fatto tuo

servo e nel mio servire ho tro-

vato e trover tutta

la gioia. Giulia, Giulia, Giulia,

181

o mia donna invocata e adorata,

mio
mondo, o

io m'inebrio nel

frenetico palpito di questo

instancabile richia-

mo, o bellezza

gloria del creato, o

del

mediatrice ed arbitra della mia salvezza. Io per te

benedico il Signore, poich tu sei la viva e luminosa prova di quanto egli sappia maravigliosamente operare, o tu, dotata d'ogni miglior grazia,
otu, improntata della eccellenza divina, o tu, chiaro
vestigio della potest di Dio, mi ragioni di Lui,
tu mi richiami a Lui e servendo te servo Lui, in
tutta armonia e con pace di tutto il mio spirito.
Addio, Giulia mia benedetta. Io sono qua solo e
lontano alla mia guerra, ai miei rischi. Ma tutto
sar compiuto, per te, per amor tuo, in tuo nome
e a tua gloria sempiterna. Qui innalzo la preghiera
al nostro Signore, che t'ama e ti predilige, affinch
si degni di favorire gli sforzi che io compio per
Notam fac mihi vlam, in qua ambulem: quia ad

animam meam

te levavi

(1)

Fa che conosca

perch a

te inalzai

la

(*).

via,

l'anima mia

FINE

nella quale
.

io

cammini

AVVERTENZA.
Crediamo doveroso di far osservare al lettore
cattolico che in alcuni passi, come alle pagine
98-104, 156, 158-164, l'autore trascorso in
alcune frasi e proposizioni che la sua coscienza
di cristiano, ossequente alle verit insegnate dalla
pi, tardi, senza dubbio, rifiuo modificate. Non bisogna dimenticare che
Giosu Boj'si quando scriveva, giovanissimo, que-

Chiesa, avrebbe,
tate

sto

Diario

era proprio

all'inizio della

sua

conversione religiosa, e la sua mente non peranco


nutrita e fortificata

nelle

dottrine

teologiche

morali della nostra Fede.


P.

M.

LUIGI BUFFETTI
EDITORE IN ROMA

VllOVCntU

Discorsi ai giovani di

dolfo Betj^azzi. L.

Ro-

6.

iVlOrd.llL, Conferenze e scritti vari, di


Rodolfo Bettazzi (terza edizione) L. io.

Un

Italiano in

Adolfo Rossi

Italiani in
avventure

di

(terza edizione). L.

Spagna.

di

3,50.

Tipi, scene,

Bernardo Chiara. L.

IjISCU* Romanzo
Pazzi. L.

America

4.

umoristico di Giovanni

2.

Ghermita

al

Pietro Casu. L.

Maddalenna.

cuore

Romanzo

di

5.

Romanzo

Salvi (seconda edizione). L.

di
2.

Edvige

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