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Patria Indipendente

Beethoven contro ogni


razzismo
Roberto Cenati
Prima del Fidelio al Teatro alla Scala di Milano nell’ottantesimo anniversario delle
leggi antisemite del 1938, in memoria di Vittore Veneziani e di Erich Kleiber
#Antifascismo #Arte #Cultura #Libertà #Mondo #Società

La locandina della prima del Fidelio dedicata a Veneziani e Klieber

Nell’ottantesimo anniversario delle leggi antisemite del 1938, che colpirono tanti artisti ebrei
in Italia, il Teatro alla Scala, su richiesta dell’Anpi di Milano, dell’Anpi Scala e della Comunità
Ebraica di Milano, ha dedicato la prima di Fidelio, opera di Ludwig van Beethoven, diretta
per la prima volta in versione scenica dal maestro Myung-Whun Chung, alla memoria di
Vittore Veneziani e di Erich Kleiber. È stata un’occasione ulteriore per non dimenticare le
ignobili leggi antisemite emanate dal regime fascista, approvate dal re Vittorio Emanuele III,
anticamera della Shoah in Italia. Nel 1938 i nostri concittadini ebrei furono privati dei loro
diritti per la sola colpa di essere nati, per poi essere privati delle loro vite, dopo l’8 settembre
1943.

Nell’agosto del ’38 l’Ufficio centrale demografico, la famigerata “Demorazza” censì gli ebrei
italiani e stranieri presenti nella penisola. I dati furono continuamente aggiornati negli anni
successivi, cosicché al momento dell’occupazione nazista, tutti gli ebrei erano schedati,
premessa fondamentale per l’individuazione, l’arresto e l’avvio ai campi di sterminio. Nel
1938 il Teatro alla Scala in ottemperanza a quelle infami leggi escluse gli Ebrei ai quali fu
richiesto di restituire le tessere di abbonamento e sospese dal servizio anche il grande
direttore del coro Vittore Veneziani. Sarà poi Toscanini a imporre il reintegro di Veneziani
dopo la Liberazione.

Il direttore del coro Vittore Veneziani

Nel mese di dicembre di quell’anno il direttore Erich Kleiber, inviò un telegramma al Teatro
con il quale annunciava che non avrebbe diretto il Fidelio, poiché non poteva “come
cristiano” accettare quanto quelle leggi infami imponevano. Nel telegramma si legge:
“Apprendo in questo momento che il Teatro alla Scala ha chiuso le sue porte ai vostri
compatrioti israeliti. La musica è fatta per tutti, come il sole e l’aria. Là dove si nega a degli
esseri umani questa fonte di consolazione così necessaria in questi tempi duri e questo
soltanto perché essi appartengono a un’altra stirpe o a un’altra religione, io non posso
collaborare né come cristiano né come artista. Debbo di conseguenza pregarvi di
considerare nullo il mio contratto, malgrado il piacere che avrei avuto di dirigere in questo
magnifico teatro, che rammenta le più nobili tradizioni italiane”.

Non ci furono altri artisti in Italia che appoggiarono la coraggiosa decisione di Erich Kleiber,
che agì nell’indifferenza generale, quella stessa indifferenza che ha accompagnato
l’emanazione delle leggi antiebraiche e che ha permesso la Shoah.
Cinque assi della bacchetta: al centro della foto Erich Kleiber, con Bruno Walter, Arturo Toscanini, Otto
Klemperer, Wilhelm Furtwaengler, nel 1929 (da https://musicofilia.wordpress.com/tag/erich-kleiber/)

Lunedì 18 giugno ho potuto assistere alla riuscitissima prima del Fidelio, un vero e proprio
inno alla libertà. È stata una serata emozionante vissuta insieme a Liliana Segre e ad Ersilia
Lopez, 93 anni, un’artista che faceva parte del coro diretto da Vittore Veneziani. Ersilia Lopez
mi ha raccontato che Vittore Veneziani, dopo essere stato licenziato dal Teatro alla Scala nel
’38, non accettò di firmare contratti all’estero e si rifiutò di abbandonare il Paese. Nell’autunno
del 1941 Veneziani accettò di diventare maestro del coro delle sinagoghe di Milano, Torino e
Firenze e della scuola ebraica milanese di via Eupili, dove tanti professori liceali e universitari
si adattarono a insegnare perché licenziati dalle scuole pubbliche. Proprio nella scuola di via
Eupili Ersilia Lopez conobbe Vittore Veneziani e iniziò a far parte del coro. Fu il contrario di
quello che auspicavano le autorità fasciste: “la scuola per ebrei” come venne
sprezzantemente definita, diventò, grazie a questi eccezionali maestri, un’isola di alta cultura,
di discussione, di educazione libera.

L’iniziativa di dedicare la prima del Fidelio a Vittore Veneziani e ad Erich Kleiber


nell’ottantesimo delle famigerate leggi razziste riveste dunque un grande significato. Esempi e
lezioni di vita, quelli di Vittore Veneziani e di Erich Kleiber, di cui i nostri tempi hanno più che
mai bisogno. Tempi caratterizzati da una sorta di acquiescenza e di anestetizzazione delle
coscienze.

Abbiamo uno strumento importante per risvegliare le coscienze e sconfiggere apatia e


indifferenza: la cultura, la cui importanza è solennemente sancita nell’articolo 9 della nostra
Carta Costituzionale, legata alla memoria storica, antidoto indispensabile per contrastare il
virus del razzismo, della xenofobia, dell’antisemitismo che sta investendo l’Europa e il nostro
Paese. Oggi, più che mai, bussola e faro della nostra democrazia è la Costituzione
repubblicana nata dalla Resistenza, la quale non si propose soltanto di abbattere un regime,
ma ebbe di mira un nuovo Stato, una nuova società, una Repubblica dal volto umano, come
ha sottolineato recentemente il Presidente Sergio Mattarella.
Roberto Cenati, presidente del Comitato provinciale Anpi di Milano

PUBBLICATO GIOVEDÌ 21 GIUGNO 2018

Stampato il 14/06/2021 da Patria indipendente alla url


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