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A cura di Greta Salvi

L’essere ecclesiale

Ioannis Zizioulas

Il volume raccoglie sei saggi scritti da Ioannis Zizioulas, metropolita ortodosso di Pergamo, e
pubblicati negli anni Settanta su varie riviste, studi e miscellanee. Filo conduttore dei testi è la
riscoperta del valore fondativo dell’eucaristia (minuscolo nel testo) e di come questo sacramento
permei e informi tutta la vita della comunità ecclesiale: tanto al suo interno, quanto nelle sue relazioni
con altre comunità ecclesiali, quanto, infine, nel proprio offrirsi, nella sua totalità, al Signore.

Zizioulas prende le mosse dal recupero dell’importanza dell’eucaristia nelle comunità cristiane dei
primi secoli; le sue considerazioni si basano su uno studio approfondito del pensiero di alcune figure
importanti per la teologia orientale, quali Ignazio di Antiochia, Ireneo e Atanasio. L’autore, tuttavia,
non si limita ad una sterile esposizione dei principi fondativi del cristianesimo ortodosso. Al contrario,
egli si pone come obiettivo il superamento della mentalità “confessionale” con cui spesso la teologia
occidentale si accosta all’ortodossia, arrivando ad ipotizzare una sintesi tra cristianesimo orientale e
occidentale. Per raggiungere tale sintesi, tuttavia, è necessario un incontro in profondità tra questi due
“rami” del cristianesimo, un ritorno alle radici che avvenga – appunto – tramite il recupero
dell’importanza dell’eucaristia nella Chiesa primitiva. Tale recupero è presentato da Zizioulas sotto un
duplice aspetto: da una parte come evento costitutivo della Chiesa (in quanto riunione del popolo di
Dio), dall’altro come sintesi di storia ed escatologia (l’eucaristia, attraverso la memoria di realtà
storiche, esprime considerazioni escatologiche).

Nei saggi di Zizioulas, i presupposti fondamentali dell’ecclesiologia eucaristica si intrecciano con altri
concetti fondamentali: quello di comunione, quello di relazione, quello di persona e quello di libertà. A
partire dall’essere relazionale di Dio (che è Trinità prima di essere Uno), l’autore indaga l’essere-in-
relazione dell’uomo e tenta di dare una definizione del concetto di “persona” e di “persona libera”,
arrivando alla conclusione che un’esistenza personale e libera è possibile solo in virtù dell’amore, a
seguito di una “nascita dall’alto”, di un battesimo.

Persona ed ecclesialità

Proprio di questo tratta il primo saggio del volume (Dalla maschera alla persona: la nozione di
“persona” e l’ipostasi ecclesiale). In esso, Zizioulas prende le mosse dal concetto di “persona” nel
pensiero greco e in quello romano, per poi passare all’idea di “persona” a cui giunge la patristica greca
sintetizzando cristianesimo ed ellenismo. Il pensiero greco antico è fondamentalmente a-personale: tutti
gli esseri sono riconducibili ad un essere unico, ad un kosmos armonico in cui però non c’è spazio per
la libertà individuale. Dal canto loro, gli antichi romani facevano coincidere la persona con il suo ruolo
sociale, dunque la libertà e l’individualità erano definite dallo Stato o dal gruppo sociale di
appartenenza.
Una rivoluzione di questa prospettiva avviene grazie alla patristica greca. Essa da una parte identifica
l’ipostasi con la persona: cioè, non considera più la persona come una “maschera” aggiunta ad un ente
già ontologicamente esistente, ma la identifica con quell’ente. Dall’altra parte (e qui sta il punto
fondamentale) identifica Dio stesso con la persona! In questa visione, Dio non è più visto come una
sostanza in tre Persone (la Trinità): al contrario, Dio Padre è concepito come una persona, che genera il
Figlio e da cui procede lo Spirito. Dio Padre ha con il Figlio e con lo Spirito una relazione libera; e qui
entra in gioco il concetto di “libertà”. L’uomo, in quanto essere creato, non sarà mai totalmente libero;
Dio, al contrario è libero, ma non lo è semplicemente perché è increato, ma perché il suo essere
trinitario deriva da un evento di comunione desiderato liberamente. La salvezza, per l’uomo, deriva
proprio da questo: egli può partecipare dell’essere personale e della libertà di Dio attraverso l’amore.
L’unico esercizio di libertà ontologicamente possibile è l’amore.

A questo punto, l’autore inserisce la distinzione fra ipostasi dell’esistenza biologia e ipostasi
dell’esistenza ecclesiale. Non basta essere uomo (ipostasi biologica) per essere persona, è necessaria
una “rinascita dall’alto”, un battesimo, che permetta all’essere biologico di radicarsi in una realtà non
toccata dalla condizione creaturale. Tutto ciò è possibile grazie a Cristo, che, attraverso la salvezza, ha
permesso all’uomo di avere con Dio una relazione filiale, identica a quella tra il Padre e il Figlio.
Essenza del battesimo è proprio l’identità tra l’ipostasi dell’uomo e quella del Figlio: questa nuova
ipostasi umana si realizza solo nella Chiesa e per mezzo di essa, è legata all’escatologia (mostra l’uomo
non per come è, ma per come sarà) e può essere espressa per mezzo dell’ipostasi sacramentale o
eucaristica.

Verità e comunione

Il secondo saggio della raccolta (intitolato Verità e comunione) passa inizialmente in rassegna vari
approcci mediante i quali il pensiero patristico greco si è accostato al tema di Cristo come verità (cfr.
Gv. 14,6). Viene poi affrontato il rapporto tra verità e salvezza: secondo i padri greci, la caduta
dell'uomo è una conseguenza del peccato di idolatria, dietro il quale traspare il rifiuto umano di riferire
l'essere creato alla comunione con Dio. In altre parole, la caduta consiste in una rottura tra verità e
comunione. Da ciò derivano, come conseguenze, da una parte un'individualizzazione dell'essere, scisso
dalla comunione (prima si è e solo dopo si è in relazione), dall'altra parte la morte (che non è quindi un
castigo, ma la conseguenza dell'individualizzazione).

La salvezza apportata da Cristo consiste proprio nella riunificazione di ciò che, per effetto della caduta,
era scisso e frammentato. Grazie all'azione dello Spirito, Cristo non esiste prima come verità e poi
come comunione: è le due cose simultaneamente. Per questo il mistero della Chiesa si basa sul
paradosso dell'"Uno" che è, al contempo, "molti". Tutto ciò ha una ricaduta molto concreta: l'esistenza
di Cristo non entra nella nostra esistenza storica in astratto o in maniera individualistica, ma all'interno
della comunità e tramite essa. Ancora una volta è la Chiesa, in quanto comunità eucaristica, che incarna
e realizza la comunione degli uomini.

L’azione dello Spirito nella comunità eucaristica

Il terzo saggio del volume (La comunità eucaristica e la cattolicità della Chiesa) prende nuovamente le
mosse dalla coscienza eucaristica della Chiesa primitiva. Nelle comunità eucaristiche dei primi secoli il
paradosso dell'"Uno" che è al contempo "molti" era incarnato dalla presenza del Vescovo: egli era
l'"Uno" che esprimeva in sé la totalità della comunità (al di là di qualunque distinzione di nazionalità,
sesso, livello sociale, ecc.) e la offriva al Signore nell'eucaristia. Ma affinché la comunità eucaristica
riveli in sé la totalità del corpo di Cristo è necessaria la discesa dello Spirito.

La presenza dello Spirito è ciò che permette di superare l'impasse che nasce nel momento in cui,
all'interno della comunità, si creano distinzioni: ad esempio quella tra clero e laicato o quelle
determinate dal conferimento di ministeri ed ordini. Il problema risulta privo di fondamento nel
momento in cui ogni ordinazione avviene nel contesto della liturgia eucaristica: questo fa sì che tutti i
ministeri vengano identificati con il ministero di Cristo e che nessuno di essi sia concepibile al di fuori
del contesto della comunità. Il sigillo dello Spirito fa da garante tra la comunità e colui che è investito
del ministero. Ciò vale anche per l'ordinazione episcopale e questo dimostra come anche la successione
apostolica si perpetui attraverso la comunità concreta.

Tra storia ed escatologia

Il tema della successione apostolica è ripreso nel saggio successivo: La continuità con le origini
apostoliche nella coscienza teologica delle chiese ortodosse. L'intera trattazione si sviluppa a partire
dalle due prospettive dalle quali il cristianesimo ortodosso (e la Chiesa delle origini) guarda alla
continuità della Chiesa con gli apostoli.

Da un lato vi è la prospettiva storica, che concepisce gli apostoli come uomini incaricati di una
missione; dall'altro la prospettiva escatologica, che vede gli apostoli come persone aventi, appunto,
una funzione escatologica. Dal punto di vista della prospettiva storica, gli apostoli seguono Cristo, la
continuità della chiesa di oggi con quella delle origini è data dalla sopravvivenza nel tempo di
un'apostolicità che viene dal passato e lo Spirito vivifica eventi pre-esistenti e li riferisce a tempi
diversi. Dal punto di vista della prospettiva escatologica, invece, gli apostoli attorniano Cristo, la
continuità è espressa (secondo Ignazio di Antiochia) dal collegio dei presbiteri che attorniano il
Vescovo e l'apostolicità viene dal futuro.

Secondo Zizioulas la Chiesa, per mantenersi fedele alle sue origini apostoliche, deve tentare una sintesi
teologica tra le due prospettive. Tale sintesi si realizza pienamente nell'eucaristia, anzi, nel paradosso
eucaristico della "memoria del futuro": l'eucaristia è infatti memoriale di un evento storico e, al
contempo, momento escatologico per eccellenza.

Ministri e comunità: la concretezza della missione

Il quinto saggio del volume (Ordinazione e comunione) riprende e sviluppa un tema già toccato in
precedenza: quello del conferimento dei ministeri e dell'apparente divisione che ciò crea all'interno di
una comunità eucaristica. All'interno della Chiesa, tutti i ministeri coincidono col ministero di Cristo;
ma non possono essere così concepiti al di fuori di una prospettiva pneumatologica, cioè che coinvolga
lo Spirito e quindi la comunione della Trinità

Lo Spirito Santo, perciò, crea comunione, ma, nel conferimento dei carismi, sembra creare ripartizione.
È possibile uscire da questo paradosso considerando l'ordinazione alla luce della carità: il ministero non
colloca chi ne è investito al di fuori o al di sopra della comunità; al contrario, lo lega maggiormente ad
essa, agli individui che le compongono, ai suoi problemi concreti. Per questo - come si diceva -
l'ordinazione avviene nel contesto della liturgia eucaristica, momento nel quale si realizza in pienezza
la comunione in dimensione sia umana sia divina. L'ordinazione non dà luogo, perciò, ad una
condizione di staticità, ma ad un maggiore coinvolgimento del ministro ordinato nel mondo, inteso
nella sua più concreta realtà. Attraverso l'ordinazione la chiesa diviene tramite tra Dio e il mondo: è
questo il senso della missione.

Chiesa locale e Chiesa universale

L'ultimo saggio della raccolta (La Chiesa locale in una prospettiva eucaristica) analizza ed esplica il
concetto di "Chiesa locale" come lo concepisce il cristianesimo ortodosso, con particolare riguardo al
suo rapporto con la Chiesa universale. Al di là delle considerazioni storiche e geografiche ed al
richiamo ad una prospettiva ecumenica, ciò che emerge con maggior forza dalle parole dell'autore è che
l'eucaristia, per essere veramente tale, deve trascendere le divisioni, le particolarità, la disintegrazione
della realtà e del mondo, tanto in prospettiva locale quanto sovralocale.

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Cenni biografici e bibliografici

Ioannis Zizioulas (1931), che Yves Congar ha definito «uno dei teologi più originali e profondi della
nostra epoca», è Metropolita Ortodosso di Pergamo e rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli
in varie assise ecumeniche. Formatosi sotto la guida del teologo ortodosso Georges Florovsky,
Zizioulas è stato docente di teologia presso l’Università di Tessalonica e in diversi atenei inglesi, tra i
quali il King’s College di Londra. Il pensiero teologico di Zizioulas ha il suo fondamento nello studio
della patristica greca, mentre l’ecclesiologia da lui maturata si basa sulla fedeltà alle origini apostoliche
della Chiesa. Centrale e costante, nella sua riflessione, è il riferimento al sacramento dell’eucaristia. Tra
le sue opere tradotte in italiano, pubblicate dalle edizioni Qiqajon della Comunità di Bose (Magnano),
ricordiamo Il creato come eucaristia, Eucaristia e regno di Dio e Silvano dell’Athos, di cui è coautore
insieme a Enzo Bianchi e Clément Olivier.

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