Sei sulla pagina 1di 19

Le chiese ortodosse

Le chiese dell'area greca e balcanica


Gli ultimi due secoli hanno segnato un declino pressoch costante del patriarcato di
Costantinopoli in termini di numero di fedeli e di influenza nell'ortodossia. Un'aspirazione a
scalzare il patriarcato dal suo ruolo stata espressa dall'azione del patriarcato di Mosca, negli
anni del potere sovietico in parallelo con l'aspirazione all'egemonia mondiale del Cremlino.
Anche la Chiesa di Grecia si segnalata nel corso di questo secolo come antagonista del
patriarcato ecumenico. A differenza di quando fatto dai russi con la sede di Mosca, l'ortodossia
ellenica non ha contrapposto al patriarcato una propria sede ma ha tentato una sorta di
assorbimento del patriarcato ecumenico e del suo millenario prestigio, vedendo in esso un'
istituzione prettamente greca. La chiesa ortodossa greca tende a riconoscersi come l'erede
della Chiesa e della cultura bizantina intese come Chiesa e cultura greche. Ci sono evidenti
affinit tra gli ortodossi greci e quelli turchi, ma non identit. Il patriarcato di Costantinopoli
poggia su un ambiente greco, linguisticamente ed etnicamente, ma la sua natura profonda
ecumenica e imperiale. Atene per in definitiva non ha avuto miglior successo di Mosca.
Il Fanar conserva nell'ortodossia un primato nel rango. Il patriarca di Costantinopoli un
primus inter pares. Attualmente Costantinopoli governa su un numero di fedeli poco superiore
ai tre milioni ma la cifra ingannevole: le tradizionali anime del patriarcato, ossia i greci del
Bosforo e dell'Anatolia sono quasi scomparse. A giustificare la presenza del patriarcato di
Instanbul restano poche migliaia di fedeli. La maggior parte dei fedeli del patriarcato in
diocesi situati parte in Grecia e parte nella diaspora ellenica (Europa occ., Americhe, Australia).
La repubblica monastica del Monte Athos il gioiello della corona del Patriarcato, seppure la
predominante componente ellenica del monachesimo athonita manifesti da tempo una volont
di autonomia da Costantinopoli. Erroneamente si attribuisce al patriarcato di Costantinopoli un
carattere greco implicitamente nazionale, in realt bizantino imperiale melkita. La cultura
bizantina si fondava sulla lingua greca ma si concepiva come cultura imperiale bizantina, non
ellenica. I patriarchi rifiutano l'appellativo di greco e rivendicano una vocazione universalistica,
laddove l'universo corrisponde all'impero, e preferiscono evitare l'uso della lingua neogreca e
ripropongono l'arcaico e antico greco letterario usato nella cultura bizantina.
Dopo la fine dell'impero ottomano il patriarcato ecumenico assai indebolito. La legge turca
applica il principio della nascita al personale del Fanar e ogni elezione patriarcale si fa pi
difficile col restringersi delle strutture e del personale della Chiesa Ortodossa in Turchia.
Dagli inizi della repubblica di Ataturk il patriarcato soffre di un lento soffocamento. Il suo
successore, al potere dal 1938, era stato un sostenitore della necessit di allontanare il
patriarcato da Instanbul e vieta a questo ogni respiro internazionale, per ridurlo ad
associazione religiosa locale, nella prospettiva che abbandoni il suo ruolo. Costante nel secondo
dopoguerra la minaccia di demolire il complesso patriarcale del Fanar.
Pi che le difficolt giuridiche sono stati i massacri ed i molteplici esodi della popolazione greca
dalla Turchia a indebolire il patriarcato. Nel 1918, mentre l'impero ottomano crolla, i greci di
Turchia credono finalmente realizzabile il sogno del ritorno di Costantinopoli alla sovranit
greca, la restituzione di Santa Sofia quale prima cattedrale dell'Ortodossia, una sorta di
restaurazione dell'impero bizantino in termini contemporanei. Stagione di persecuzioni:
insieme agli armeni, il regime dei giovani turchi aveva massacrato centinaia di migliaia di
cristiani di ogni confessione. Nella pulizia etnica erano periti anche molti greci. I progetti di
libert politica elaborati dalla minoranze cristiane tra il 1918 e il 1922 vanno compresi alla luce
dello choc dei massacri subiti. I Greci oscillano tra la richiesta di garanzie internazionali ed il
sostegno per la Megali Idea di Venizelos riunificazione di tutti i greci in unico grande stato
dall'Anatolia alla Macedonia con capitale Costantinopoli tenta di attuare questo piano
militarmente con l'appoggio del patriarca di Costantinopoli fino alla disfatta del 1922. Nel 1923
vennero gli accordi di Losanna e lo scambio delle popolazioni tra greci e turchi. Circa 400mila
musulmani di Grecia passarono in Turchia, un cammino inverso compirono 1.200.000 greci di
Turchia. La comunit greca ad Instanbul si sarebbe rapidamente assottigliata. 1933 legge
kemalista vieta ai non turchi l'esercizio di una serie di mestieri e provoca il dimezzamento dei
cristiani di Instanbul. 1942 nuova legge attua una spoliazione dei beni delle minoranze e
degli stranieri. 6 settembre 1955 progrom delle chiese a Instanbul manifestanti turchi
devastano chiese, negozi, abitazioni, cimiteri dei greci in Turchia, traendo pretesto da un
attentato contro il consolato turco 74/95 chiese del patriarcato danneggiate/distrutte. Poche

vittime ma l'esodo dei greci riprende 1970 decreti di espulsione: altre migliaia di greci
cacciati da Instanbul. eliminare ogni appiglio che consentisse ai greci di rivendicare
Costantinopoli.
Crisi del patriarcato iniziata prima del 1918 lotta dei greci per l'indipendenza(1821-1833)
segna la rottura di una lunga epoca di predominio e di prosperit.
Alla fine del 1700 il patriarcato di Costantinopoli domina la scena religiosa orientale. Tutto gli
ortodossi dell'impero ottomano gli sono sottoposti. La condizione dell'ortodossia russa invece
assai precaria. Irrompe la stagione romantica delle nazioni malgrado l'opposizione della
sublime porta avviene territorializzazione ossia il trasferimento del concetto di partia dal piano
cultural-religioso sovreaetnico a quello territoriale etnico. Tra i primi a ribellarsi sono i greci
appunto. La loro insurrezione significa anche la separazione ecclesiastica dell'ortodossia
ellenica del patriarcato ecumenico. Quest'ultimo mantiene il suo lealismo all'impero e condanna
i greci. La vicenda greca costa al patriarcato ecumenico la perdita della giurisdizione su un
rilevante nucleo dell'ortodossia bizantina. La ratifica dell'autonomia della Chiesa greca da parte
del patriarcato ecumenico nel 19850 sancisce una situazione irreversibile. Dopo i greci si
muoveranno gli altri popoli ortodossi: rumeni 1865, bulgari 1870, serbi proclamano autocefalia
nel 1878, ultimi ortodossi albanesi nel 1922. La reazione del patriarcato consiste nell'ignorare
questi avvenimenti e condannare il filetismo (1872).Tuttavia alla lunga il patriarcato costretto
a venire a patti con le nuove realt nazional-religiose.
Questo processo delle Chiese ortodosse rispetto al patriarcato assomiglia per certi aspetti alla
riduzione del potere papale in Occidente nel passaggio tra Medioevo ed Et Moderna.
Le vicende dei vescovi di Constantinopoli, patriarchi d'Oriente, sono state pi avventurose, se
non pi tormentate di quelle dei papi, patriarchi d'Occidente. Dal 1454 al 1925 si sono
avvicendati 105 patriarchi. La media di governo stata di 2 anni e 10 mesi. Solo 31 patriarchi
sono morti in carica, gli altri sono stati deposti o dimessi forzatamente, ben diversa la
situazione di Roma, 51 papi nello stesso periodo tutti morti in carica. dati indicativi della
precariet patriarcale ma anche nel 1900 intralci e difficolt la pressione turca non ha
facilitato la vita ai patriarchi dopo la nascita della moderna Turchia. Ataturk promotore di una
chiesa turco-ortodossa che pose sotto la guida di Eftimio, un turco convertitosi al cristianesimo
e divenuto papas. A differenza del patriarcato al quale veniva negata ogni facilitazione
materiale per vivere ad Eftimio era permessa un'attivit organizzativa.
Nomina di Beniamino I attesta la difficile vita del patriarcato nella Turchia contemporanea.
Atenagora periodo di ritrovato ruolo e consenso del patriarcato di Costantinopoli sotto la
guida di Atenagora, dal 1949 al 1972. Atenagora nasce cittadino ottomano nel 1886 a
Tsaraplana, una cittadina in montagna nel cuore dei Balcani. Atenagora si proclama di volta in
volta greco, turco, americano, in senso spirituale albanese e macedone esprime al massimo
la multinazionalit e multiculturalit dell'impero ottomano. L'etnia fatto secondario, la
coabitazione primario. Che la chiesa sia separata dallo Stato accettato da A. come garanzia di
libert. Ne fa lunga esperienza negli Stati Uniti; lontana la concezione delle chiese balcaniche
e slave autocefale che predicano l'unione tra Stato e Chiesa nel senso del riconoscimento forte
ed esclusivo di una religione nazionale.
Senza stato cristiano, senza etnia di riferimento, senza blocco tra religione e nazione: questa
pare la condizione migliore perch il patriarcato assolva il suo ruolo ecumenico, universale. E'
debole perch non sostenuto da un'etnia o da una nazione; ma in questa debolezza A.
intravede una grande chance, data dalla credibilit del patriarcato come entit spirituale pura.
la debolezza la sua forza. Atenagora lavorer per vent'anni al disegno di unit del mondo
ortodosso. Prima iniziativa di rilievo la ripresa di un antico progetto di Sinodo panortodosso.
Nel 1923 Meletios IV era riuscito a convocare a Costantinopoli, sotto l'egida del patriarcato,
una conferenza interortodossa con delegati serbi, ciprioti, greci, romeni e russi.
Meletios nato a Creta nel 1871, cresce ecclesiasticamente a Gerusalemme, ove diviene
segretario del patriarca, successivamente nominato arcivescovo di Atene, di simpatie
venizeliste viene eletto patriarca ecumenico dalla fazione per l'appunto venizelista del Fanar nel
1921, contro la volont della fazione greca monarchica, viene allontanato nel 1923 e in seguito
viene eletto patriarca di Alessandria, forte dell'appoggio degli inglesi di cui gode la fiducia.
Religione e politica si mescolano nella sua biografia. Anche Atenagora viene eletto nel 1949 per
interessamento degli americani, i quali, in tempo di guerra fredda, convincono il governo turco
ad accettarlo come candidato anticomunista. E come A. una volta eletto si occupa di altro che
dell'anticomunismo, Meletios si dedica non tanto alla Megali Idea quanto alla riforma
dell'ortodossia che gli sta a cuore. Vuole conciliare ortodossia e modernit, dare spazio ai laici,

aggiornare la disciplina ecclesiastica. Meletios ha una visione ecumenica, approfondita nel


rapporto con gli anglicani e coltiva il sogno ottomano dell'unit interetnica ortodossa attorno al
Fanar: il nazionalismo ellenico solo una faccia del suo pensiero poliedrico. Fu lui nel 1922 a
porre sotto la giurisdizione del Fanar la diocesi ortodossa del Nord e Sud America.
La conferenza interortodossa del 1923, oltre a discutere di calendario, matrimonio dei preti e
della situazione russa, prospetta la convocazione di un Concilio ecumenico. 1930 conferenza
ortodossa sul Monte Athos russi assenti vista la loro condizione interna Concilio slitta di anno
in anno fino alla guerra mondiale ripreso nel 1946 dalla risorta ortodossia russa Sinodo
interortodosso nella capitale sovietica nel 1948. Di nuovo il turno di Costantinopoli. Per
vent'anni Atenagora si intreccia con la sua attivit ecumenica e con i suoi contatti
interortodossi. Pensa di volta in volta ad un Concilio sia panortodosso sia di tutta la cristianit.
Negli anni '50 delegazioni del Fanar visitano le varie chiese ortodosse sorelle. Il Fanar entra
nel consiglio ecumenico delle chiese. C' intimit tra A. e i primati anglicani. Migliorano i
rapporti con i patriarcati del mediterraneo e le Chiese autocefale balcaniche e slave.
Inizialmente A. visto come il patriarca voluto dagli americani, ma il suo prestigio cresce. Non
soggiace agli imperativi politici che l'hanno fatto eleggere (anticomunismo). Gli ortodossi dei
paesi socialisti e russi, per quanto operino politicamente al fine di esautorare lo stesso
patriarcato ecumenico, non sono visti da Anategora come nemici, ma come appartenenti alla
comunione ecclesiale ortodossa. Nel 1959 A. si mette in viaggio e visita i patriarcati del
Mediterraneo (dopo 4secoli). Il viaggio inaugura la stagione conciliare ortodossa, che
contestuale a quella cattolica. Il patriarcato ecumenico non vuole essere da meno del papa
romano quanto a mobilitazione e visibilit delle Chiese cristiane attraverso un Concilio. Inoltre
vuole essere protagonista di una nuova stagione del cristianesimo. A. crede che l'unit gi in
un certo senso esista e manchi non di accordi teologici ma di incontri interpersonali. Mentre
parallelamente al Concilio vaticano II si tengono le tre conferenze interortodosse di Rod, A.
incontra Paolo VI a Gerusalemme. L'avvenimento storico fa acquisire ad Atenagora una
popolarit mondiale. In occasione della chiusura del Concilio Vaticano II avviene la
cancellazione contemporanea delle scomuniche con cui nel 1054 si era consumata la divisione
tra le Chiese di Occidente e Oriente.
I primi anni '60 sono forieri di ottimismo e speranza. L'unit delle chiese cristiane sembra
vicina. A. tende la mano ai cattolici. Sogna una chiesa indivisa, non fondata sul primato
romano, ma su una diarchia delle due Rome e sulla collegialit dei cinque patriarcati apostolici.
Giovanni XIII e Paolo VI sembrano aderire a questa visione al contrario della Curia romana. Ma
la Chiesa greca fortemente anticattolica, e insofferente al crescente ruolo internazionale del
Fanar, ad opporsi ad Atenagora. Arcivescovo Makarios si fa presidente-etnarca a sfida i turchi
il nazionalismo di Makarios costa al Fanar la grave crisi del 1955 con il pogrom delle chiese e
pregiudica per molti anni i rapporti. Anche la Chiesa russa si distanzia sovente dal patriarcato
ecumenico. Nei rapporti con i cattolici Mosca pi intransigente di Costantinopoli ma talora la
sopravanza per marcare la propria autonomia. I successori di Atenagora continuano a muoversi
continuano a muoversi nella sua visione di grande respiro.
I patriarcati del mediterraneo L'ortodossia ha mantenuto l'ideale ordine gerarchico della
pentarchia apostolica, per cui dopo le sedi di Roma e di Costantinopoli vengono Alessandria,
Antiochia e Gerusalemme con i rispettivi patriarcati. La formazione di grandi chiese ortodosse
non ha messo in discussione il superiore rango degli antichi patriarcati, sebbene la loro
autorevolezza sia scarsa come il numero di fedeli che li rappresentano.
Il patriarcato di Alessandria ha giurisdizione sugli ortodossi dell'Africa. Non ha potere sulla
massa degli ortodossi africani, rappresentata dalle chiese monofisiste dei copti di Egitto o degli
etiopici. I fedeli del patriarcato di Alessandria sono circa 350.000, in buona parte localizzati
presso la sede stessa. Ha un'attivit missionaria non abituale nell'ortodossia contemporanea di
impronta greca. La gerarchia alessandrina tradizionalmente greca. Durante l'impero
ottomano il patriarcato di Costantinopoli era padrone dei patriarcati di Alessandria, su cui
governava in modo diretto, Antiochia e Gerusalemme. Il patriarca di Alessandria doveva
risiedere a Costantinopoli. Solo nel 1846 riprende possesso della sua sede. Nel corso del 1900
si stabilizzato incrementandole sue strutture e creando nuove diocesi sul vasto continente a
lui ecclesiasticamente soggetto. La politica nazionalista, ostile al pluralismo culturale, di Nazer
l'ha per danneggiato esodo dei fedeli di origine greca.
Il patriarcato di Antiochia ha giurisdizione sugli ortodossi melkiti di Siria, Libano, Iraq, Iran
oltre che su frange dell'emigrazione ortodossa nelle Americhe ed in Australia che si riconoscono
nella sua autorit. Conta circa 700.000 fedeli. La sede dal XIV secolo a Damasco. Gi in tale

epoca la maggior parte dei fedeli era costituita da arabi e non da greci. Tuttavia il ruolo del
patriarcato di Costantinopoli nell'impero bizantino prima ed in quello ottomano poi ha fatto si
che la gerarchia del patriarcato di Antiochia fosse a lungo costituita da elementi greci. In
seguito ad una lotta tra fedeli arabi e greci un patriarca arabo fu eletto al soglio patriarcale nel
1899. Il patriarcato assunse carattere pienamente arabo. Negli anni '40 ha conosciuto un
significativo movimento riformatore interno. Anche attivismo internazionale tradizionalmente
legato alla chiesa ortodossa russa, si segnala nel secondo dopoguerra per essere il pi fedele
alleato del patriarcato di Mosca nella politica che questo conduce per prendere la guida
dell'ortodossia mondiale, in concorrenza con il Fanar. Le vicende belliche degli ultimi decenni
hanno notevolmente indebolito la comunit ortodossa antiochena, accelerandone la disapora.
Il patriarcato di Gerusalemme ha giurisdizione sugli ortodossi melkiti degli odierni stati di
Israele e Giordania, il cui numero si aggira intorno ai 100.000. Ruolo storico e vanto del
patriarcato la gestione dei beni dei Luoghi Santi in possesso degli ortodossi. La gerarchia del
patriarcato integralmente greca provenendo senza eccezioni dai membri della Confraternita
del Santo Sepolcro, una comunit di monaci solo greci, fondata nel XVI secolo, che gestisce i
numerosi monasteri del patriarcato. Il basso clero delle parrocchie invece tutto arabo come la
stragrande maggioranza dei fedeli. Dal patriarcato dipende l'antico monastero di Santa
Caterina del Monte Sinai, con relativo arcivescovado possessore di una collezione di icone.
Fenomeno caratteristico dei tre patriarcati di Alessandria. Antiochia e Gerusalemme , nell'et
contemporanea, il conflitto etnico interno, tra fedeli di orgine greca e fedeli arabi.
La storia dei tre patriarcati profondamente segnata da tale conflitto, al presente risolto solo
per quanto riguarda Antiochia. Il problema etnico dei patriarcati mediterranei minori tipico
dell'et contemporanea. In precedenza il loro assoggettamento al Fanar, decideva senza
possibilit di appello l'orientamento grezo-bizantino di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme.
Le tensioni emergono quando la decadenza e poi il crollo dell'impero ottomano ridimensionano
il ruolo del patriarcato ecumenico e restituiscono autonomia ai patriarcati minori.
Nella crisi della Sublime Porta si inquadrano i tentativi delle varie potenze europee di acquisire
influenza su territori e sudditi sino ad allora soggetti alla mezzaluna. Segnatamente l'impero
russo si attribuisce il ruolo di protettore degli ortodossi. Gli zar finanziano i patriarcati di
Antiochia e Gerusalemme, coprendo fino a 2/3 delle loro necessit finanziarie, tentando di
favorire al loro interno le componenti arabe contro quelle greche. La prima guerra mondiale,
nel 1914, interrompe l'attivismo dello stato zarista e della Chiesa russa tra gli ortodossi del
mondo ottomano, che non riprende con la fine del conflitto poich l'impero dei Romanov era
stato abbattuto. Una ripresa del disegno di influenza russo si ha nel secondo dopoguerra. Anni
espansionismo staliniano e rinascita dell'ortodossia russa.. Mosca attiva sulla scena
mediorientale. Il patriarcato pi vicino a Mosca quello di Antiochia per motivi storici e perch
Mosca filoaraba. La guerra fredda si riflette sulle divisioni dell'ortodossia. Trascorsa la fase
pi buia della guerra fredda, i patriarcati si trovano davanti ai problemi materiali della loro
sopravvivenza in paesi a forte impronta islamica, mentre continua l'emorragia di fedeli che
emigrano in Europa occidentale, in America o in Australia. La debolezza sospinge i patriarcati
alla solidariet e all'intesa comune. E' la linea del Fanar, quella dell'unit. Con gli anni '60 inizia
un'intensa stagione di collaborazione interortodossa ed ecumenica. I patriarcati di Alessandria,
Antiochia e Gerusalemme, colpiti dall'esodo di fedeli, dalle vicende belliche del Medio Oriente,
da un peggioramento dei rapporti con il mondo islamico si avvicinano al patriarcato di
Costantinopoli e si fanno pi ecumenici. Eccezione a ci data in anni recenti dal patriarcato di
Gerusalemme, il quale sullo scorso degli anni '80 ha ritirato i suoi delegati da varie istanze del
movimento ecumenico, accusando altre confessioni cristiane di usare il dialogo ecumenico a fini
di proselitismo riflesso crisi interna tra gerarchia greca e fedeli arabi? Inoltre il profondo
legame storico tra il patriarcato di Gerusalemme e la Chiesa ortodossa greca pu avere
contribuito alla diffidenza verso il movimento ecumenico.
L'ortodossia ellenica La rivoluzione greca inizia nel 1821 e si conclude nel 1833 con il
riconoscimento dello Stato greco. Nello stesso anno dell'indipendenza viene dichiarata
l'autocefalia della chiesa ortodossa greca. motivazione tradizionale da parte greca: difficolt
di restare soggetti a un'istituzione controllata dai nemici turchi. La separazione della millenaria
paternit di Costantinopoli determinante per il carattere della Chiesa ortodossa di Grecia e
per la sua identit. La testi sostenuta generalmente in Grecia vuole la Chiesa ellenica, erede
autentica e unica della tradizione bizantina. Dinanzi al progressivo decadere del fanar, la Chiesa
di Grecia ha sempre pi creduto di essere l'erede della gloriosa Chiesa ortodossa melkita
bizantina. Gli anni '20 determinano la schiacciante prevalenza numerica dei fedeli ortodossi

legati ad Atene sui correligionari rimasti nell'obbedienza al Fanar. Gli ortodossi che riconoscono
l'autorit del Santo Sinodo ellenico passano da due milioni nel 1920 al sei milioni nel 1928. In
realt la tesi ellenica che vuole l'ortodossia di Atene depositaria privilegiata del prestigio
bizantino non pacificamente accettata dagli studiosi, tanto meno nel mondo ortodosso.
Yannis Spiteris: i bizantini non si chiamavano e non si consideravano greci. Greco=pagano.
L'impero si identificava con l'ortodossia in una visione ecumenica, o meglio teocratica
universalistica. L'ideologia bizantina l'universalismo, dell'impero e della Chiesa ortodossa
insieme. Anche i musulmani i bizantini non greci ma rumi, romani. Prima del 1833 n
Costantinopoli n Atene erano greche sotto il profilo religioso, bens bizantine e formavano
un'unica Chiesa ortodossa. Dopo il 1833 Costantinopoli resta bizantina e Atene si fa greca. E' il
nazionalismo ellenico che differenzia la nuova ortodossia greca dal patriarcato ecumenico che
resta bizantino. La Chiesa ortodossa greca potrebbe in modo naturale assumere una parte
considerevole dell'eredit bizantina, ma nella misura in cui si identifica con uno Stato e una
nazione essa si pone fuori dalla tradizione bizantina. Il distacco con il Fanar, nel 1833,
momento decisivo, storicamente e simbolicamente, della rottura con la tradizione bizantina,
che era la tradizione della chiesa ortodossa nei territori costitutivi del nuovo stato greco.
La rivoluzione greca del 1821-33, nel clima del romanticismo, considera la nuova grecia come
la continuazione della Grecia classica e pagana, che la nuova grecia sia anche l'erede
dell'impero bizantino viene sottotaciuto poich bizantino per l'Europa romantica, termine
negativo, oscurantista, asiatico. In realt era rimasto ben poco dell'Ellade classica nel 1833. La
continuit tra Ellade e nuova Grecia viene sostenuta dai padri della rivolta greca contro i turchi.
Il popolo, che chiamiamo greco pur essendo bizantino, insorge nel 1821, guidato sul terreno da
vescovi e monaci ortodossi, pi per odio verso l'oppressore turco infedele che per ideali
intellettuali romantici. La chiesa ortodossa contribuisce in modo determinante alla sollevazione
e alla lunga lotta di liberazione ma ci non le vale una posizione privilegiata nel nuovo Stato
neogreco fondato sul mito classicista. Questo stato retto da un monarca bavarese cattolico,
Ottone I, imposto dalle grandi potenze, che ragiona con il modello di Chiesa di Stato. La grecia
che sorge nel 1833 persegue il mito dell'Ellade, ed intanto governata con spirito laico e
riduce gli spazi del sacro; vengono chiusi molti monasteri e viene avviata la patrica di
confiscare i beni ecclesiastici. Si rileva una grande distanza fra Bisanzio e lo Stato neogreco. Il
cristianesimo ortodosso parte ineliminabile dell'identit del nuovo stato ma questo frutto
soprattutto del mito dell'Ellade. L'attuale pretesa della Chiesa ellenica ad una certa egemonia
nel mondo ortodosso si fonda sia sulle glorie del passato sia su una floridezza materiale.
96% popolazione ortodosso distribuiti in 81 diocesi = tra le chiese ortodosse pi consistenti.
Possiede un clero numeroso, regolarmente reclutato e ben istruito. Oggi una chiesa ricca
appoggiata, mantenuta e difesa dallo stato al contrario di altre chiese ortodosse (romena,
russa, serba, bulgara) nonostante il loro seguito. In termini materiali e non spirituali la forza
della chiesa ellenica ben superiore a quella di qualsiasi altra chiesa ortodossa ma non pu
subentrare al patriarcato ecumenico di Costantinopoli poich nato come Chiesa etnica.
Mentre il Fanar vive in una visione universale, la Chiesa greca vive in una dimensione etnica
che la pinge all'incomunicabilit e al provincialismo. Indicativa la costante diffidenza verso
l'ecumenismo della maggioranza dei suoi esponenti e soprattutto delle gerarchie.
L'antiecumenismo di Atene ha anche origine in un certo complesso di inferiorit/superiorit
della chiesa greca del dopoguerra. Si sente pi libera e pi forte dei grandi patriarcati di
Costantinopoli e di Mosca ma non valorizzata e rispettata nei rapporti tra Chiese cristiane.
Chiesa greca notevole dinamismo interno Confraternita di Zoe=fondato nel 1907, 1940
nucleo di 80persone, soprattutto laiche impegnate nella predicazione e formazione religiosa
da il via ad altri movimenti laicali.
Il rapporto tra la Chiesa ortodossa greca con il potere civile stato sin dal 1833 piuttosto
burrascoso. Il modello di stato desiderato dai vescovi ellenici era una teocrazia. Fino al 1975 il
capo dello stato doveva giurare di proteggere l'ortodossia. Nonostante sia stato abolito
l'ortodossia viene definita costituzionalmente quale religione dominante in grecia. Tuttavia i
governi greci hanno teso a concedere questo appoggio nel quadro di un controllo dello Stato
sulla Chiesa. L'ordinamento del 1833 subordinava nettamente la chiesa allo stato. Il governo
della chiesa era affidato a un Santo Sinodo in cui sedeva un rappresentante del governo.
Questa situazione stata poi modificata; gradatamente la chiesa ha ottenuto maggiore
indipendenza dallo stato potere che si perpetuato nei fatti.
La chiesa ortodossa serba ha una storia tormentata, forte intreccio nazional-religioso.
Nel 1918 si costituisce il Regno dei serbi, croati e sloveni. Il maggiore impulso a questa

formazione, dal 1929 sar poi Jugoslavia, viene dai serbi i quali costituiscono la nazionalit
egemone. Al sorgere del nuovo stato, la chiesa ortodossa serba si presenta divisa in cinque
componenti. Sull'onda dell'entusiasmo e della volont unitaria espressa con la fondazione del
regno SHS, l'ortodossia serba riesce ad unificarsi e ad ottenere dalla sede di Costantinopoli la
qualifica di patriarcale. Il 12 novembre 1920 viene ricostituito lo storico patriarcato di Pc che
era stato oppresso nel 1776 dal Fanar che all'epoca contrastava l'autocefalia serba.
Le cinque componenti che confluiscono nell'obbedienza al patriarcato di Pec esprimono la
complessa storia civile e religiosa dei serbi, in ordine di importanza:
*1 La Chiesa del Regno di Serbia che vanta la continuit storica con le origini del cristianesimo.
25 anni di ribellione e i serbi ottengono nel 1829 un'indipendenza quasi completa dall'impero
ottomano. 1831 autonomia chiesa ortodossa serba da parte di Costantinopoli. Indipendenza
piena dai sultani Congresso di Berlino 1878, stesso anno concessa autocefalia.
*2 Il patriarcato di Karlovitz, la chiesa dei serbi fuggiti dall'impero ottomano con emigrazioni
verso Nord. Cessa di esistere nel 1920 in seguito alla morte del patriarca.
*3 La Chiesa del Montenegro, considerata serba in forza dei legami storici con la Serbia.
Governata dal 1516 da principi vescovi la Montagna nera riesce a preservare la sua
indipendenza di fatto nell'ambito dell'impero ottomano. Saldi legami con la Russia garanzia di
indipendenza dai sultani. Fa riferimento sino al 1776 al patriarcato di Pec, poi a Karlovitz o San
Pietroburgo. La filiazione spirituale serba o russa. Nel 1851 il Principe vescovo Danilo
secolarizza il potere per trasmetterlo al figlio. Nel 1912 Monarchia, 1915 guerra, 1918 si fonde
nel regno SHS con gli altri territori slavi del Sud. *5 le eparchie di Dalmazia
*4 Le eparchie di Bosnia, diocesi ortodosse serbe della Bosnia-Erzegovina che dopo
l'occupazione austriaca della regione 1878, vengono sottratte al controllo del patriarcato di
Costantinopoli. I titolari delle tre eparchie sono nominati in base ad un'intesa tra il Fanar e
Vienna dominata dagli austriaci ma fino al 1908 soggetta all'impero ottomano.
Nel Regno SHS la Chiesa ortodossa conosce alterne fortune. L'etnia serba guida il Regno fino al
1941 e la Chiesa ortodossa ottiene spazi e risorse. Si rafforza non solo per le facilitazione
politiche. Un movimento popolare di risveglio religioso, avviatosi tra i soldati serbi reduci nel
1918 dalla prigionia, rinnova l'ortodossia serba in modo analogo a quanto compie la
confraternita Zoe in Grecia. I bogomolci promuovono la lettura delle Sacre Scritture.
Gli anni dal 1941 al 1945 sono considerati dai serbi tra i pi tragici della loro storia. Pulizia
etnica ai danni dei serbi nel Kosovo e nello stato ustascia croato. Nei restanti territori dell'ex
Jugoslavia ove i serbi sono la maggioranza vi una dura occupazione germanica. Viene poi la
Jugoslavia di Tito. Questa orientata in senso moderatamente antiserbo sul piano politco e ha
un indirizzo antireligioso in forza della dottrina marxista che informa la dirigenza dello Stato.
La divisione della Jugoslavia in sei repubbliche autonome prefigura una nuova diaspora dei
serbi sparsi tra Serbia, Bosnia, Croazia, Montenegro e Macedonia. La Chiesa ortodossa resta
indivisa con centro nel patriarcato belgradese. Negli anni di Tito non si costruiscono nuove
chiese, i credenti sono sfavoriti. Nei primi anni del dopoguerra acceso anticomunismo tra il
clero mentre Tito non esita a condannare a morte o ai lavori forzati vescovi e preti. Dalla met
degli anni '50 si stabilisce un modus vivendi tra Stato e Chiesa ortodossa. Negli anni sessanta
la Chiesa pu considerarsi libera e la rigorosa separazione con lo stato favorisce la libert
religiosa e di culto. Tito bilanciamento etnico tra i popoli della Jugoslavia che conduce al
rafforzamento dell'identit macedone seppur controversa. La repubblica federata di Macedonia
ottiene bandiera, lingua, universit e chiesa proprie. suscita sentimento nazionale macedone
dichiarano nel 1958 l'autonomia della chiesa macedone 1967 autocefalia della loro chiesa
attirando ire e condanne di tutte le Chiese ortodosse, solidali con la Chiesa serba, atto
considerato scismatico vengono interrotte le relazioni tra le varie Chiese ortodosse e la
gerarchia ortodossa macedone la quale tenter di superare l'isolamento anche attraverso
aperture alla Chiesa cattolica, non sempre percepite per paura di compromettere il dialogo
ecumenico con l'ortodossia. Greci, bulgari e serbi non riconoscono la nazionalit macedone.
La crisi della Jugoslavia, fino alla guerra interentica scoppiata nel 1991 in seguito alla
dissoluzione dello stato federale, vede la Chiesa ortodossa solidale con l'etnia a cui fa
riferimento. La recente vicenda jugoslavia complessa ma oggi come in et medievale,
l'ortodossia elemento fondante della serbitudine spirito del fatale 28 giugno 1389 data
della sconfitta serba nella piana del Kosovo dinnanzi agli invasori turchi idealizzata come
epica lotta per il regno celeste da qui interpretazione apocalittica della loro storia,
considerandosi difensori della cristianit regno SHS nel 1918 ricompensa per le perdite della
grande guerra.

la guerra del 1991 nuovi motivi all'apocalittica dei serbi, dissoluzione della Jugoslavia
=podromo di nuove persecuzioni. si torna allo spirito del 1389 inteso come resistenza serba
all'annientamento.
Il caso romeno Storia chiesa romena analogia con quella serba. Dopo il 1928 si era
unificata a seguito della creazione dello stato slavo del Sud dopo prima guerra mondiale
formazione di una Grande Romania porta alla riunificazione delle differenti chiese nazionali
formatesi in seguito alle complesse vicende storiche del popolo romeno. La Chiesa romena
proclama del 1925 il patriarcato nazionale, riconosciuto dal Fanar, fondendo insieme le Chiese
romene preesistenti in: Moldavia e Valacchia, in Transilvania, in Bucovina, in Bressabia.
Componente principale della Chiesa unificata quella moldavo valacca. I due principati di
Moldavia e Valacchia ottengono nel 1856 l'autonomia dalla Sublime porta. L'aspirazione
all'autocefalia segue il processo di indipendenza nazionale.
Dapprima il sovrano romeno secolarizza gran parte dei beni ecclesiastici appartenenti alla
Chiesa in Moldavia e Valacchia. Questo provvedimento avverso soprattutto ai fanarioti. Il
patriarcato di Costantinopoli infatti esercitava una supremazia ecclesiastica che si traduceva
nell'imposizione di vescovi di cultura greca e nel possesso di vasti beni immobili e fondiari. Nel
1865 i romeni proclamano l'autonomia ecclesiastica dal Fanar. Il riconoscimento dell'autocefalia
sarebbe dal 1885 ma intanto l'ortodossia romena aveva provveduto a rimuovere quanto di
greco era stato introdotto in essa lungo tre secoli di dominazione ottomana.
Seconda componente significativa della Chiesa romena unificata quella transilvana. I romeni
della Transilvania sono nel 1910 circa tre milioni di cui quasi due di fede ortodossa. non ha
vita facile nell'impero asburgico perch sfavorita rispetto al cattolicesimo, sottoposta al
dominio politico ungherese e a lungo dipendente dai metropoliti serbi di Karlovitz. Nel 1864
Francesco Giuseppe concede ai romeni di Transilvania-Ungheria l'indipendenza ecclesiastica da
Karlovitz; il vescovo romeno di Sibiu diventa metropolita.
Infine le comunit ortodosse romene di Bucovina e di Bessarabia. La chiesa romena della
Bucovina ha origine del passaggio di questa regione all'Austria; in precedenza era parte della
Moldavia ed anche la sua chiesa ortodossa era tutt'uno con la Chiesa moldava. Subordinata alla
metropolia serba di Karlovitz la Chiesa ortodossa della Bucovina ottiene il riconoscimento
dell'autonomia religiosa nel 1867. Gli ortodossi romeni di Bessarabia confluiscono nella Chiesa
romena unificata dopo la prima guerra mondiale senza avere mai avuto una chiesa autonoma,
Gli anni tra le due guerre mondiali sono per la Chiesa romena anni di consolidamento. La sua
presenza sociale si rafforza Il movimento della guardia di Ferro, prima di trasformarsi in
senso spiccatamente politico ed imitativo del fascismo, rappresenta un'istanza di rinnovamento
patriottico religioso. La Chiesa non estranea alle vicende politiche. Il patriarca Miron Cristea
membro dal 1927 al 1930 del consiglio di reggenza che decide le sorti dello stato poi dal 1937
al 39 capo del governo. Peraltro gli atti rilevanti dell'organizzazione ecclesiastica per essere
validi, devono essere sanzionati dal parlamento e dal re. Anche l'unificazione delle varie
giurisdizioni ecclesiastiche romene e la conseguente costituzione del patriarcato di Bucarest nel
1925 avvengono tramite atti legislativi del potere civile, cui le gerarchie ecclesiastiche
acconsentono. Esiste in Romania una tradizionale sovrapposizione dell'autorit statale su quella
ecclesiastica: la stessa autocefalia decisa dal principe Cusa nel 1865. Cusa e i seguaci che gli
fanno seguito, per quanto si comportino con naturalezza da padroni della Chiesa ortodossa,
affermano costantemente l'origine divina della loro autorit e governano proclamando il
rispetto della religione non meno della nazione. Non a caso nella Romania comunista la Chiesa
ortodossa riesce a mantenere una presenza pubblica e continua ad essere un interlocutore per
lo stato. Le gerarchie ecclesiastiche non esistano a collaborare con i comunisti in nome
dell'interesse nazionale. Primi anni del dopoguerra provvedimenti repressivi nei confronti dei
credenti ma dal 1948 il nuovo patriarca Giustiano trova un accordo con il governo. Ottiene
l'approvazione di uno statuto della Chiesa che le consente di agire e in certi periodi anche di
prosperare nel paese socialista. Ma non mancano i momenti difficili nel rapporto con il governo.
Anni '50 molti monasteri vengono chiusi, monaci e monache arrestati; nel 1965 verranno pi
che dimezzati. Non mancano propaganda ateistica, azioni diffamatorie e provvedimenti
restrittivi verso la vita religiosa quando il governo teme che la Chiesa diventi troppo vitale e
influente; ma nel complesso la Chiesa romena soffre meno delle Chiese sorelle dell'est
comunista, lo stato addirittura sovvenziona il clero, finanzia alcune istituzioni ecclesiastiche. La
chiesa in cambio pi che leale. A posteriori, dopo il 1989, i vescovi romeni avrebbero
motivato il loro atteggiamento verso il regime come una condotta inevitabile per garantire la
sopravvivenza della Chiesa. In realt, nei decessi del regime socialista, la Chiesa romena vive

secondo un duplice registro. Da una parte ricerca le migliori relazioni con lo Stato, dall'altra
mantiene una netta riserva anticomunista, sapendo di costruire una anomalia che uno stato
marxista ortodosso deve prima o poi eliminare. Le gerarchie ecclesiastiche dopo il 1989 sono
oggetto di severe critiche per la collaborazione col regime appena caduto. Il patriarca Teoctist
si dimette nel gennaio 1990; nell'aprile per il Santo Sinodo lo richiama al suo posto e
lentamente le polemiche si placano anche per il marcato senso di unit che connota la Chiesa
romena. E' una chiesa dalla forte adesione popolare in un paese a base rurale, poco toccato
dalla secolarizzazione ed provvista di un'organizzazione invidiata dalle altre chiese dell'est.
Inoltre la dissoluzione dell'URSS consente al patriarcato di Bucarest di estendere la sua
influenza sui romeni per quasi mezzo secolo incorporati nelle repubbliche sovietiche di Moldavia
e Ucraina e soggetti alla Chiesa russa.
Esistenza nazione romena dovuta al cristianesimo un fatto che il popolo romeno, al
momento della sua ricomparsa dopo l'eclissi altomedievale, vede la sua omogeneit etnica
fondata sull'appartenenza alla chiesa ortodossa.
La storia della chiesa romena riflette per tanti aspetti le vicissitudini politiche della nazione.
Liturgia= equilibrata sintesi tra spiritualit e teologia presentandosi differente dalla liturigia
russa, troppo spiritualista e dalla greca, troppo speculativa e razionale.
In definitiva la chiesa romena partecipa pienamente del senso di unicit che sorregge e anima
la nazione romena. Come quest'ultima persegue una propria diversit dai paesi contigui sul
piano politico e territoriale cos la Chiesa romena sente di doversi differenziare sul piano
spirituale rispetto alle vicine chiese ortodosse, se non anche competere con esse.
I bulgari considerano nemico storico della loro nazione il turco. Fra 7-800 un altro nemico il
Fanar, appoggiato dal dominatore ottomano provoca i bulgari a una lotta patriottica che si
affianca a quella secolare con il turco. La soppressione dell'arcivescovado di Ocrida, nel 1767,
ottenuta dal patriarcato di Costantinopoli significa l'intensificazione della pressione fanariota
grecizzante sulla chiesa bulgare anche attraverso l'imposizione della lingua greca come lingua
liturgica. I bulgari sentono il Fanar non come il continuatore dell'ideale bizantino ma come una
potenza straniera che mira ad ellenizzarli e sradicare la loro coscienza nazionale.Dall'ortodossia
bulgara viene avviato il movimento culturale che porter alla rinascita della Bulgaria con la
liberazione dal dominio ottomano. Il clero bulgaro protopatriottico (Paisij storia del popolo
bulgaro, punto di riferimento patri e patriarchi). Il fatto che proprio su di esso il Fanar tenti di
influire suscita violente reazioni essendo tale clero persuaso di rappresentare una tradizione
cristaiana e nazionale quanto mai antica e illustre. L'ostilit ai fanarioti si intreccia a quella
verso i turchi.. Nel 1860 alcuni vescovi bulgari, per distaccarsi dal Fanar, dichiarano di volere
l'unione con Roma. Pio IX approva l'atto, nominando anche un vescovo dei bulgari uniti, Iosif
Sokolski. L'intervento dei russi che nel 1861 lo rapiscono e lo rinchiudono fino alla morte nel
monastero delle Grotte di Kiev, provoca il fallimento di questo scisma bulgaro. Il Fanar
riconosce ai bulgari il diritto a una propria chiesa nazionale, ma intende che questa abbia una
delimitata giurisdizione territoriale e mantenga un certo grado di dipendenza gerarchica da
Costantinopoli. Nel 1870 i bulgari ottengono un firmano del sultano che stabilisce la loro
autonomia ecclesiastica dal Fanar. autocefalia con giurisdizione su tutti i bulgari ortodossi
ovunque si trovino nell'impero, l'indipendenza ecclesiastica giunge prima di quella politica che
viene nel 1877-78 con la guerra russo-turca e il congresso di Berlino.
Nei Balcani erano esistiti sino ad allora due millet, l'islami Millet e il Rumi Millet, cio il
musulmano e il cristiano ortodosso: ora vi si affianca il Bulgari Millet che rappresenta una
contraddizione al sistema dei millet poich improntato alla negazione della nazionalit.
Il patriarcato di Costantinopoli reagisce alla vittoria degli autocefalici bulgari con il Concilio
locale del 1872, che definisce scismatica la Chiesa bulgara, ritenuta colpevole di una nuova
eresia, il filetismo. Ci che muove il Fanar alla solenne condanna un aspetto dell'
autonomismo ecclesiastico bulgaro che non si riscontra nella vicenda dell'autocefalia greca,
ovvero il fatto che l'indipendentismo ecclesiastico bulgaro voglia avere giurisdizione su tutti i
bulgari sparsi nell'impero ottomano. I Bulgari avviano l'istituzione di gerarchie ecclesiastiche
proprie ovunque vi siano fedeli bulgari e quindi non solo nei territori dell'odierna Bulgaria.
Intendono l'autocefalia non su base territoriale ma su base etnica, sicch in molte citt si crea
una doppia gerarchia ortodossa. E' troppo per il Fanar il quale vede installarsi sul Bosforo il
nuovo esarca bulgaro. La chiesa bulgara viene dunque scomunicata dal patriarcato ecumenico
quale promotrice dell'eresia filetista nel 1871. Le varie chiese ortodosse obbediscono solo in
parte al divieto di non avere relazioni con l'ortodossia bulgara, tuttavia questa resta una Chiesa
scismatica fino al 1945 quando il Fanar la riabilita. Sono le pressioni russe e delle Chiese

ortodosse oltre cortina che inducono il Patriarcato a sanare la situazione irregolare.


Costantinopoli ribadisce che l'indipendenza di una Chiesa ortodossa pu avvenire entro un
territorio delimitato, sia pure una nazione ma non in riferimento ad un'etnia diffusa . La
formula accettata dai bulgari che nel 1945 sono nell'insieme raccolti nello stato di Sofia e
solo in ridotta parte in condizione di minoranza all'interno di altri Stati.
La storia delle Chiese ortodosse evoluta in senso singolarmente diverso da quanto il Fanar
pare affermare con successo nel 1945. Negli ultimi decenni parecchie Chiese ortodosse si sono
organizzate per la cura pastorale delle loro diaspore nelle americhe, australia, europa occ.
Nel 1945 viene reintrodotto l'esarca bulgaro eliminato dal governo diSofia per esercitare
maggiore potere su di essa. Era divenuta infatti nel 1915 una chiesa di stato dopo il 1945
continua ad essere Chiesa di stato ma viene attuata una rigida separazione fra Stato e Chiesa
secondo la prassi dell'URSS. Negli anni del socialismo reale viene limitata e costretta a
rinunciare alla formazione della giovent, trattamento comunque benevolo rispetto a quello
riservato ai cattolici, ai protestanti e all'islam. Nel 1953 i rapporti Stato-Chiesa migliorano ma
comunque rapporti filosovietici. Dopo il 1989 ed il cambio del regime politico vari contrasti si
sono manifestati all'interno dell'ortodossia bulgara, si avviata un'indagine su buona parte del
clero specie agli alti livelli gerarchici. Nel 1992 il governo non pi comunista ha decretato
l'illegalit dell'ultima elezione del 1971, il Santo Sinodo ha assunto posizioni differenziate
riguardo alla decadenza del patriarca Massimo. In generale la condotta delle gerarchie
ecclesiastiche nel periodo socialista stata oggetto di polemiche.
La chiesa bulgara conta attualmente 8milioni di fedeli, 2mila ecclesiastici e oltre 120 monasteri.
E' retta da un patriarca 1953 esarca Cirillo ha assunto il titolo di patriarca.

L'ortodossia del mondo russo


il 28 ottobre 1917 il Concilio della Chiesa ortodossa russa decide il ripristino del patriarcato.
Nuova era dell'ortodossia russa. Il Concilio, reso possibile dalla rivoluzione liberale del febbraio
1917, pone fine al sistema di governo statale-sinodale della Chiesa, avviato da Pietro il Grande
nel 1721. Il Concilio, riunitosi nell'agosto 1917, poneva fine all'epoca della Chiesa di Stato. Con
la riforma di Pietro il Grande la Chiesa ortodossa era stata riorganizzata nel 1721. Decisiva per
il controllo del potere secolare zarista sull'amministrazione della Chiesa era l'abolizione del
patriarcato sostituito da un consiglio permanente del clero, o Sinodo. Inizialmente il Sinodo era
composto da vescovi, monaci e preti di sola nazionalit ucraina, presto per sopravvenne un
riequilibrio delle componenti del Sinodo. Sarebbe restato fino al 1917 il Sinodo di una Chiesa di
Stato. La figura dell'alto procuratore, rappresentante dello zar, provvisto di autorit assoluta su
ogni atto del Sinodo, rendeva quest'ultimo nulla pi che una delle tante branche
dell'amministrazione imperiale. Non si pu per liquidare cos la sua funzione, il Sinodo
conosce stagioni assai differenti, dipendendo la sua libert dalla minore o maggiore volont dei
monarchi di ingerirsi nelle questioni dibattute al suo interno. Tra nazionalismo russo e fede
ortodossa si crea una connessione inestricabile. In questo senso il Sinodo non pu considerarsi
come mero strumento del controllo dello stato sulla chiesa rappresenta anche il luogo in cui la
chiesa collabora con lo stato ad un progetto politico-religioso da essa gradito e attivamente
perseguito. Nella prassi, la minore o maggiore indipendenza della Chiesa nella sua espressione
Sinodale dipendeva anche dalla personalit dei componenti del Sinodo. I procuratori agivano su
ordine degli zar ma rivelavano anche inclinazioni personali ed i monarchi che reggono la Russia
sono anche loro figure differenziate, talora dipendenti dai ministri o favoriti dotati di maggiore
personalit dello zar in carica. Caterina II avendo scelto di divenire russa e zarina a tutti gli
effetti, non ha riguardi per la Chiesa ortodossa; uno dei suoi primi atti di governo consiste nella
soppressione di 4/5 dei monasteri, si dedica a un vasto sfoltimento del clero, nei seminari
l'ordine degli studi riformato sulla base di teologie occidentali e di grammatiche latine. In
generale si favorisce l'influenza occidentale. I vescovi che osano contestare le riforme imperiali
vengono destituiti e confinati in monastero altrimenti imprigionati e lasciati morire. I successori
di Caterina saranno meno sprezzanti della religione ma ugualmente decisi a muoversi
autocraticamente negli affari ecclesiastici.
Alessandro I inquieta la Chiesa ortodossa per la sua fede aconfessionale, che non antepone
l'ortodossia ad altre Chiese. Pensa in grande e attribuisce alla Russia una divina missione di
tutela della pace eterna fra popoli e regni. Nicola I torna ad una considerazione tradizionale
dell'ortodossia russa. Ortodossia, autocrazia, nazionalit sono i fondamenti dell'impero dei
Romanov lungo i trent'anni di regno di Nicola, dal 1825 e al 1855, fino alla caduta della

dinastia nel 1917. Questa triade si connette al programma di manifesto imperiale del 1826:
etnia e religione appaiono a Nicola come i tratti distintivi del popolo russo, cos come il
dispotismo ne costituisce tradizionalmente il sistema di governo. Gli zar successivi, fino a
Nicola II, mantengono l'appoggio all'ortodossia in forza della ragion di Stato, utilizzando la fede
maggioritaria dei russi in senso nazionalistico. Si nota nella Russia della seconda met dell'800
e inizio 1900 una crescente intolleranza verso i non ortodossi dell'impero si fa violenta
persecuzione. Le minoranze religiose nell'impero vengono represse, nuovo l'uso della Chiesa
ortodossa russa per snazionalizzare le minoranze etniche che nell'immenso impero zarista
vengono forzati all'ortodossia ufficiale per favorire la russificazione, in genere senza successo,
suscitando anzi avversione per la religione dei dominatori. Allo stesso modo la Chiesa
utilizzata ai fini dell'espansione dell'influenza russa all'esterno dell'impero. E' il caso della
Palestina e del Vicino oriente, ove l'impero Romanov dispiega la sua influenza attraverso le
istituzioni ecclesiastiche russe e anche largheggiando in aiuti economici ad ortodossi non russi
che gli siano leali. O dell'aspirazione russa al possesso di Costantinopoli che rappresentava una
tappa fondamentale sulla via del Sud e dei mari caldi, per raggiungere la quale veniva
enfatizzata la motivazione religiosa. Ed anche il caso dei territori via via acquisiti all'impero
ove le autorit zariste favoriscono le attivit missionarie ortodosse.
Nel corso dell'800 la considerazione degli zar per l'ortodossia si stabilizza. L'ortodossia un
pilastro dell'impero al quale garantisce sia coesione interna sia forza espansiva attraverso il
messianismo della Santa Russia. Gli ecclesiastici sono essenzialmente funzionari governativi.
Le classi colte, l'aristocrazia e la corte si sono laicizzate e occidentalizzate ma sanno che la
Chiesa serve alla politica imperiale, all'identit del popolo russo, alla grandezza dell'impero, al
mantenimento dell'ordine esistente. La chiesa ortodossa si sente sicura: la Russia non pu
essere retta senza il suo apporto. E' infatti la chiesa a regolare la vita dello sterminato mondo
contadino russo. La chiesa presiede poi ai destini della nazione russa attraverso il mito di
Mosca Terza Roma. struttura portante dell'impero russo.
Forte dello spazio concessole nella societ la Chiesa russa vive tra 1800-900, fino al 1917
un'epoca aurea. La rinascita avviene dal basso, dalla radici, dal monachesimo, dagli starcy, da
personaggi carismatici in seguito proclamati santi, dai missionari, dagli intellettuali; non viene
dalla Chiesa istituzionale, quest'ultima fruisce della rinascita e rassicura il potere civile,
sospettoso dell'informalit dell'azione. Le gerarchie ecclesiastiche legittimano il movimento
religioso in atto, convalidandone il carattere non sovversivo ma ortodosso. Non mancano nelle
file del clero elementi appassionati al bene delle anime ma tuttavia nell'insieme il clero secolare
non in grado di proporre una rinascita spirituale. Il pope reclutato in base alla legge
dell'ereditariet familiare. Non esiste il concetto di vocazione e tanto meno quello di libera
scelta. Appartiene a una sorta di casta, inquadrata nei ranghi del servizio di Stato. Le qualit
del pope devono essere saper celebrare la liturgia, organizzare lo spazio ed il sonoro liturgico,
amministrare i sacramenti e solo in secondo luogo, se ne capace, sviluppare la cura delle
anime. La fede del popolo si regge sulla liturgia e non sulle virt del pope.
Le tappe della rinascita ortodossa, dalla fine del Settecento sono anzitutto monastiche e
spirituali. La confisca delle propriet della Chiesa obbliga i pochi monasteri sopravvissuti alla
secolarizzazione a concentrarsi sulla vita contemplativa. Emergono figure di monaci, il pi noto
Serafim di Sarov, considerato tra i maggiori santi dell'ortodossia. Percorre i gradi
dell'ascetismo monastico affrontando prove sempre pi dure. Riformatore consapevole, eppure
non meno dedito a rigorosa ascesi, il monaco ucraino Paisij riscopre per l'ortodossia sia russa
sia bizantino-balcanica la tradizione esicasta in contesto monastico. Traduce in russo una
quantit di testi spirituali patristici, tra cui la Filocalia, guida alla preghiera del cuore. Il
movimento filocalico segna la rinascita religiosa russa dell'1800. Significativa dell'opera
riformatrice di Paisij la connessione tra rinnovamento interiore e vita monastica. Tra le
centinaia di allievi e figli spirituali di Paisij in Moldavia ve ne sono parecchi che poi in Russia
fondano o rinnovano monasteri. Celebre quello di Optina, centro di vita monastica ma anche
intellettuale della tradizione patristica orientale.
I monasteri devono la loro celebrit al fatto di ospitare un venerato starec. Questa figura di
padre spirituale del popolo, resuscitata dal movimento ascetico di Paisij, richiama una specifica
tradizione russa di folli in Cristo uomini e donne che rigettano la vita civile ordinaria per farsi
pellegrini del Regno di Dio. Lo starec la figura del saggio il quale, dopo una vita dedita
all'ascesi, offre consiglio spirituale a quanti gli sono vicino o vogliano consultarlo.
La missionariet altra nota caratteristica della Chiesa russa del 1800. Missionario pionere
Makarij Glucharev che nel 1830 si stabilisce tra gli altaici della Siberia centrale, condividendone

l'esistenza primitiva. Traduce la Bibbia per gli altaici che ricevono il sacro testo nella loro lingua
corrente prima dei russi. Muore nel 1847, quando progettava viaggi in Germania e Palestina,
ove tentare di pubblicare la Bibbia in russo.
Altro missionario Innokentij Veniaminov operate tra Siberia orientale e Alaska, viaggia e
mentre catechizza gli indigeni gli insegna mestieri utili. Ha diffuso il cristianesimo tra decine di
popoli dell'est siberiano e dell'estremo nord America, organizzando anche 4 diocesi.
Il laico Nikolaj Ivanovic ilminskyij, docente di lingue orientali a Kazan si dedica invece alla
cristianizzazione dei musulmani della Russia orientale, fra Volga e Urali.
Nicolaj Kasatkin l'apostolo ortodosso del Giappone. Monaco viene inviato a Tokyo nel 1861
come cappellano dell'ambasciata russa. Apprende la lingua della nazione ospite e la usa nella
liturgia attraendo un numero crescente di giapponesi.
L'ottocento in Russia epoca di grande fioritura intellettuale. Lo stato russo all'apice della
sua potenza e i russi dedicano i loro ardori intellettuali ad interrogarsi sui propri destini e
orientamenti. Questione russa due orientamenti: una occidentalista sostiene l'arretratezza
della nazione, che avrebbe ancora molto da imparare da Berlino, Parigi, Londra. Gli
occidentalisti non costituiscono un gruppo compatto ma gran parte della classe dirigente russa
lo . L'altra corrente slavofila non ha una folta base di seguaci ma conta su un pugno di
pensatori di prim'ordine, che sanno toccare la sensibilit russa e suscitano controversie. Gli
slavofili sostengono che la cultura russa svalutata dalle correnti occidentaliste e credono che
la Russia abbia un suo specifico e fondamentale contributo da offrire all'umanit. Sognano
romanticamente lo slavismo genuino dell'et antica. Il sentimento di comunione in un corpo
sociale o politico considerato dagli slavofili come un peculiare contributo della Russia alla
civilt umana. Questo concetto proviene dalla loro fede ortodossa. L'ortodossia fondamentale
nel loro pensiero, essi pensano che contenga tesori non valorizzati e posa condurre al pi
autentico cristianesimo e ad una superiore visione universalista. Il sogno slavofilo che dalla
rinascita russa tutte le nazioni vengano raggiunte e quindi salvate da quello che l'Occidente
ammalato. La Russia, nazione santa e teofora, portatrice di Dio come salvatrice del mondo.
Nuova classe intellettuale intelligencija = fenomeno culturale tipicamente russo, ne fanno
parte persone provenienti da tutte le classi della societ e della cultura nonch da differenti
opzioni politiche. Consiste nell'amalgama di tutti i russi favorevoli alla riforme, avversaria
della chiesa ortodossa, compromessa con il regime zarista autocratico e paladina dell'ordine
costituito. Tuttavia l'irreligiosit e l'ateismo dell'intelligencija sono solo nominali infatti i membri
agivano con fervore religioso per quanto sprezzassero la fede ortodosse delle masse per le
quali si spendevano. Tuttavia il cristianesimo non scompare affatto dal mondo intellettuale.
Altri intellettuali russi si oppongono all'intelligencija o la sopravanzano con nuove idee
Dostoevskij e Solov ev D. torna al cristianesimo durante l'esilio in Siberia, S. durante i suoi
studi filosofici. D. crede nell'approssimarsi del confronto tra forze del male e del bene, non
entra in collisione con la Chiesa ufficiale, xenofobo e antisemita. Riversa il suo genio nel
messianismo russo, mentre disprezza l'occidente. S., filosofo dalle grandi visioni, ecumenico
sognatore dell'unione dei cristiani. Per lui non si tratta di scegliere fra la cultura europea a la
tradizione russa. La terza Roma non si contrappone alle precedenti ma le riconcilia.
D., S. e Tolstoj esprimono nelle loro opere, libere da convenzioni e obbedienze chiesastiche,
anzi talora considerate eretiche dai membri del Sinodo, una coscienza cristiana ortodossa russa
non dottrinaria e non schematica. In tal modo conducono le elites russe e la stessa
intelligencija a interrogarsi sulla religione.
Agli inizi del novecento l'intelligencija positivista e socialista si confronta con una rinascita
religiosa al suo stesso interno. Mentre l'impero procede verso la dissoluzione si allarga la ampia
breccia che le tematiche cristiane hanno aperto nella grande letteratura russa. Di pregnante
significato la conversione di quattro marxisti, filosofi ed economisti, tra i pi noti ed eminenti
rappresentanti dell'intelligencija. Il valore di questi convertiti alla fede cristiana tale da far
dubitare parecchi atei e non credenti. Intanto la Chiesa sinodale avvia con l'intelligencija un
dialogo con tutti i crismi dell'ufficialit. La Chiesa molto pi forte del secolo scorso, ha
espanso la sua influenza su tutta la societ russa e, con le sue missioni, su tutte le zone
dell'impero e oltre. La teologia si dispiega sicura ed originale come mai nella storia religiosa
russa. Il numero dei fedeli sfiora i 100 milioni. Le diocesi sono nel 1914 73 e il clero
parrocchiale conta 51.105 preti. E' sempre legata al potere imperiale e da questo dipendente.
Le sue pronunce riflettono la dogmatica del potere elaborata nei palazzi governativi. Ci che il
governo chiede, la Chiesa fa. Il procuratore continua ad essere presente nel Sinodo eppure la
Chiesa russa appare vincente. La rivoluzione, il bolscevismo ateo e avverso alla Chiesa

sopravvengono quando i loro padri (intelligencija, positivismo, socialismo) vanno tramontando


e perdendo influenza nella societ russa.
La politica dei bolscevichi verso la religione nota nelle linee generali. I due scritti di Lenin,
Socialismo e Religione e l'atteggiamento del Partito Operaio verso la religione ne sono il
principale riferimento nella lotta religiosa. La separazione tra Stato e Chiesa, formalizzata con il
decreto del 23 gennaio 1918, proclamata con particolare solennit dai bolscevichi. In realt i
governi provvisori di L'vov e Kerenskij avevano deciso tale separazione. La novit bolscevica
piuttosto nella ferma volont di eliminare l'influenza nella societ russa della Chiesa ortodossa.
Sequestri, nazionalizzazioni di beni, scuole, istituti ecclesiastici, divieti dell'insegnamento
religioso e altri atti ostili all'ortodossia non attendono il decreto del 23 gennaio 1918 per essere
attuati. Nell'abbattimento della vecchia societ, non certo la Chiesa, suo pilastro centrale, ad
essere risparmiata. Lenin considerava il primo periodo della rivoluzione come una inevitabile
fase distruttrice, solo in un secondo momento sarebbe venuta una fase creatrice. Nel 1917-19
le masse di contadini poterono saccheggiare e devastare a loro piacimento. Le istituzioni
religiose ortodosse furono travolte da questa ondata di vandalismo dei contadini. La Russia in
preda all'anarchia in certa misura gradita ai bolscevichi, che ne profittano per prendere il
potere e per favorire poi il tramonto del vecchio ordine politico sociale. Milioni di vecchi
credenti e di settari eterodossi, i quali aspettano da secoli la rivincita sulla Chiesa ufficiale,
sono i primi a colpire preti e fedeli ortodossi. Nel 1919 lo stato Bolscevico si delinea.
Dall'anarchia si passa alla forza della legge. La separazione Chiesa-Stato si rivela come
l'ennesima sottomissione della Chiesa allo Stato, questa volta ai fini di una progressiva
eliminazione della Chiesa dalla scena russa. Tutto vietato all'ortodossia russa, solo la libert
di culto ammessa. Persecuzioni sistematiche del clero e dei fedeli ortodossi iniziano attorno al
1922. La carestia che colpisce la Russia in quell'anno colta da Lenin come un'occasione per
confiscare gli arredi sacri preziosi delle Chiese e per mettere sotto accusa esponenti della
Chiesa che vi si oppongono. Oltre un migliaio di incidenti sanguinosi e oltre 8000 sarebbero i
preti, i monaci e le monache uccise nel corso del 1922. Parecchi sono deportati, altri costretti
all'esilio, vengono fucilati i metropoliti di Pietrogrado e di Kiev. Si tratta di suscitare uno scisma
interno alla Chiesa, con il movimento della Chiesa viva che tuttavia non ottiene un consistente
seguito popolare. Probabilmente decisiva per l'insuccesso dello scisma l'inaspettata
sottomissione al regime patriarcale di Tichon. Nel 1918 lancia un anatema sui bolscevichi. Nel
1923 Tichon rilascia dichiarazioni di altro tenore. Compie un'autocritica di tutte le sue iniziative
antisovietiche ed afferma la volont di separarsi dalla controrivoluzione.
Malgrado ripetute dichiarazioni di lealt allo Stato sovietico, le condizioni della Chiesa ortodossa
peggiorano. Fino alla seconda guerra mondiale non consentito nominare un patriarca. Il
sostituto patriarcale, il metropolita Sergij riprende la politica lealista verso il regime perseguita
da Tichon prima di morire. Tuttavia Stalin non concede nulla alla Chiesa. Sergij vedr premiata
la sua linea nel 1943, con il ritorno alla normalit patriarcale e ad una certa sinfonia ChiesaStato. Fino alla seconda guerra mondiale, 1914, il regime resta nemico della Chiesa. Intense
fasi di lotta all'ortodossia si hanno nel 1929-32 e nel 37-39. Nel 1929 severamente proibito
non solo il propagare la fede ortodossa ma anche il contrastare l'attivit ateistica. Vengono
soppresse migliaia di parrocchie ed eliminati numerosi fedeli. Nel 1939, quattro vescovi sono in
libert mentre 272 sono morti per condanna o in detenzione nel periodo 1917-39; qualche
centinaio di preti sopravvissuto dei 51.105 del 1914 e nessun monastero pi aperto,
nessun seminario pi in funzione.
Molto cambia in seguito all'attacco tedesco del 1941. Il clima di unit nazionale e di resistenza
collettiva all'invasore riabilita l'ortodossia. Il regime ne ha bisogno per mobilitare un
popolazione rimasta fortemente legata alla religione nonostante l'ateismo ufficiale.
La Chiesa a suo agio a richiamare i russi alla difesa della patria, come da tradizione. Le
truppe tedesche invadono l'unione sovietica il 21 giugno 1941. Sergij redige una lettera
pastorale che esorta tutti gli ortodossi a combattere l'aggressore. Con grande tempestivit
Sergij intravede possibilit di successo per la sua linea di intesa con lo Stato. Dal 1941 vescovi
e preti sopravvissuti emergono dai gulag. Nel 1943 Stalin concede di nominare un nuovo
patriarca nella persona del metropolita Sergij. Nel 1944 alla sua morte viene rapidamente
nominato un successore nel metropolita Aleksij, animatore dell'eroica resistenza russa durante
l'assedio di Leningrado. I territori in cui la riorganizzazione ecclesiastica pi rapida e
consistente sono quelli occupati dalle truppe tedesche. La ripresa impetuosa. Nell'immediato
dopoguerra l'ortodossia russa pu considerarsi resuscitata di nuovo 73diocesi, 30mila preti.
Ad infoltire i ranghi della Chiesa ortodossa contribuisce non poco l'annessione della Chiesa

ucraina cattolica di rito orientale della Galizia che era scampata alla repressione bolscevica.
Col ritorno alla pace, l'ortodossia russa vive relativamente indisturbata nel regime sovietico. Le
attivit di culto sono effettivamente consentite. Dal 1945 riprende la propaganda ateistica. Lo
spazio della Chiesa nella societ limitato, tuttavia il clero non violentemente perseguitato e
un certo suo reclutamento permesso. In cambio la Chiesa rinnova di continuo la sua lealt al
regime e lo appoggia internazionalmente.
Nel maggio 1945 Aleksij intraprende un viaggio a Teheran, Bagdad, Damasco, Beirut, Il Cairo,
Gerusalemme, Alessandria, incontrandovi patriarchi e capi religiosi: obiettivo porre le
premesse per una preminenza del patriarcato di Mosca sull'ortodossia mondiale. Il Fanar e la
Chiesa ellenica si oppongono al disegno del patriarca di Mosca, invece le chiese ortodosse
balcaniche tendono a consentirvi anche perch vivono in paesi sotto l'influenza politica dell'urss
Il patriarcato russo intende convocare, nel 1947, una sorta di Concilio ortodosso in cui Mosca
avrebbe avuto un ruolo preponderante, il Fanar e le Chiese ortodosse greche si oppongono. Il
Concilio viene rinviato poi derubricato a semplici festeggiamenti nel 1948 per quinto centenario
autocefalia russa.
Periodicamente negli anni della guerra fredda, il patriarcato di Mosca entra in conflitto con il
Fanar per una serie di questioni inerenti Chiese ortodosse poste in paesi satellite dell'URSS, ma
anche per la giurisdizione sulla Chiesa ortodossa russa in Francia e dell'emigrazione. Aleksij
tenta di assumere un patronato sulle Chiese con le quali il Fanar ha rapporti non facili. Va
notato che il disegno egemonico del patriarcato di Mosca viene perseguito da Aleksij in quanto
rappresenta un'aspirazione tradizionale della Chiesa russa. Ma viene anche perseguito anche in
quanto la Chiesa russa stessa ne viene accreditata dinanzi al Cremlino quale strumento utile
alla politica sovietica. La figura di Aleksij centrale nell'ortodossia russa del dopoguerra. Si
tratta di un personaggio estremamente realista. Simbolo del patriottismo ortodosso durante
l'assedio tedesco a Leningrado. Fa sua la linea del predecessore Sergij: professa la legittimit
del regime comunista onde ottenere libert religiosa ma non si illude, cosciente della natura
totalitaria del regime e delle sua irriducibilit ideologica. Periodicamente infatti si accentua in
URSS la campagna antireligiosa 1958 Chruscev non coniuga la distensione internazionale
con un orientamento altrettanto morbido sul piano interno. Dal 1958 al 1963 migliaia di Chiese
vengono chiuse, il clero viene dimezzato di numero, il monachesimo deve ancora una volta
lottare per sopravvivere. Insistente e capillare la propaganda ateistica ed anche anticlericale.
Dinnanzi al mutato atteggiamento dello Stato emerge tra i credenti russi un certo dissenso
dalla linea della Chiesa ufficiale. Quest'ultima smarrita. Aleksij ribadisce pi volte la centralit
della Chiesa ortodossa nella storia del popolo russo. Inoltre le gravi difficolt interne spingono
la Chiesa russa a cambiare atteggiamento in ambito internazionale. Agli inizi degli anni '70 le
attivit internazionali del patriarcato costituiscono ancora uno strumento per difendersi dinanzi
al regime ma in un altro senso rispetto a dieci anni prima. Il patriarcato accetta un nuovo
rapporto, paritario non propagandistico, con altre chiese ortodosse e al tempo stesso si apre
all'ecumenismo, anche con la Chiesa cattolica. Si avvicina al consiglio ecumenico delle Chiese,
aderendovi nel 1961. Dallo stesso anno rappresentanti del patriarcato di Mosca prendono parte
attiva alle conferenze panortodosse. Dal 1962 osseravatori russi presenziano alle assise
cattoliche del Vaticano II. Sfuma la prospettiva di Mosca Terza Roma ma si costruisce una
prospettiva di solidariet interecclesiale ed in senso lato politica entro un dialogo multilaterale.
La notoriet all'esterno e la qualit dei rapporti internazionale aiutano la sopravvivenza interna.
Caduto Chruscev, la tempesta si placa, ma l'ortodossia russa non ritorna alle condizioni
precedenti la campagna antireligiosa. Gli edifici di culto aperti restano gli stessi o meno.
Dalla met degli anni '70 il controllo statale sulla Chiesa affidato al consiglio per gli affari
religiosi gestito da funzionari non di rado ignoranti le dinamiche ecclesiali e le tematiche
religiose. Quadro giuridico e politico della Chiesa russa: formale libert di culto, minimali
concessioni in ordine all'organizzazione, ferreo controllo amministrativo e burocratico sugli atti
del clero, discriminazione sociale dei credenti, arbitrari interventi repressivi della polizia di
Stato (KGB), stretto dovere di appoggiare lo Stato sul piano politco interno e internazionale.
Il rapporto Stato/Chiesa non conosce evoluzioni significative tra la brusca rimozione nel 1964
di Chruscev e l'avvento di Gorbacev nel 1985.
Nel 1971 si spegne Aleksij. Il nuovo patriarca Pimen personalit meno marcata. Il conclio
russo nello stesso anno conferma l'emarginazione dei pochi vescovi che vorrebbero un
atteggiamento pi fermo verso lo Stato. Muta invece gradualmente il rapporto tra la Chiesa e
la societ civile. Si assiste a un certo fermento tra i credenti, cresce il dissenso religioso. Da
segnalare una parziale riconciliazione tra il patriarcato di Mosca e i vecchi credenti.

Salito Gorbacev al potere inizia un rapido mutamento politico nella societ sovietica. Per
quanto riguarda la Chiesa nel 1987 che si avvertono i primi segni sicuri di un'evoluzione dello
Stato verso di essa. Le gerarchie ecclesiastiche, inizialmente ostili rispetto alla perestrojka, si
ravvedono ed abbracciano la causa di Gorbacev nuovo zar liberatore. I festeggiamenti per il
millenario del battesimo delle terre russe, nel 1988, sono colti come occasione per sancire la
rilegittimazione della Chiesa nella societ russa. Pi libera di gestirsi, l'ortodossia russa si
autoriforma. La vita della Chiesa russa conosce un mutamento radicale. Il clero riprende il
sopravvento sui laici per quanto riguarda la gestione delle parrocchie. Le attivit prima
esclusivamente culturali vengono affiancate dalla catechesi. Il clero partecipa alla vita politica
che va democratizzandosi. Nei medie ed in generale nella societ si aprono spazi per i credenti.
Ma lo scatenamento dei nazionalismi a lungo compressi nell'epoca sovietica, la dissoluzione
dell'URSS e l'improvvisa nascita di una serie di Stati successori sono fenomeni che si
infrangono drammaticamente nella Chiesa russa. La giurisdizione di quest'ultima incontra
ostacoli nelle nuove compagini statuali.
Il patriarcato di Mosca ricalcava i confini dell'impero sovietico. La scomparsa di quest'ultimo
significa anche la decisione per l'indipendenza ecclesiastica da parte di fedeli ortodossi non
russi che reclamano Chiese autocefale o autonome, volgendosi al patriarcato di Costantinopoli
oppure a Chiese affini etnicamente. Nelle varie ex repubbliche sovietiche asiatiche ora divenute
indipendenti, Mosca deve occuparsi di milioni di fedeli russi che si trovano nella dispora.
Problemi analoghi anche nei paesi baltici. Intanto la rinascita della chiesa greco-cattolica
sottrae al patriarcato di Mosca ed all'ortodossia in generale un personale ecclesiastico
numeroso e non pochi edifici di culto. Problemi non sono giurisdizionali. La transizione russa al
capitalismo comporta uno sbandamento morale della societ che pone interrogativi cruciali alla
Chiesa. Le persecuzioni avevano unito i credenti, ora invece tra ortodossi e cattolici sorgono
vivi contrasti, e anche polemiche con i protestanti. Essere credenti in Russia dopo il crollo del
comunismo altro che prima del 1989. Il cristianesimo ha sofferto del comunismo ma anche
tratto forza dal costituire l'unica alternativa al sistema ideologico e politico dominante. Ma dopo
Gorbacev molto cambia. L'opulenza occidentale, lo spirito capitalistico, il consumismo
costituiscono ora una nuova alternativa rispetto alla religione. La pratica religiosa in
decremento, l'ortodossia dopo aver sconfitto il nemico del secolo entra in crisi. Altre difficolt
derivano dalle condizioni economiche. Il clero russo non ha mezzi di sostentamento.
La nuova libert favorisce processi di unificazione per affinit etnica diaspora russa nel
corso del 1900 conosce varie differenziazioni sotto il profilo delle appartenenze ecclesiali. Una
parte forma una Chiesa russa nostalgica dell'ancien regime e polemica verso il patriarcato di
Mosca. Una parte pi consistente si riconosce invece in una Chiesa Russa guidata da un esarca
russo per canonicamente legata al patriarcato di Costantinopoli. Una terza parte sceglie di
restare fedele al patriarcato di Mosca in senso quasi soltanto spirituale. Esponenti disapora
primi contati con il movimento ecumenico.
La fine dell'URSS provoca un terremoto politico che non risparmia l'unit ortodossa dell'ormai
scomparso mondo sovietico. In Ucraina gli ortodossi si dividono tra fedeli al patriarcato di
Mosca e fedeli alla Chiesa autocefala ucraina, essa pure divisa in due comunit contrapposte.
Nell'Ucraina che nel 1990 si avvia a separarsi dall'URSS, un Concilio ortodosso locale proclama
il ritorno ad un patriarcato ucraino. Il patriarcato di Mosca non accetta un'autocefalia ucraina,
anche perch molti cittadini del nuovo stato ucraino sono etnicamente russi. Rimane dunque in
Ucraina una Chiesa ortodossa sotto la giurisdizione di Mosca. Tra i sostenitori dell'autocefalia
scoppiano volenti contrasti e si formano due Chiese autocefale distinte, facenti capo una a
Filaret metropolita di Kiev e l'altra al patriarca Mstyslav a capo della Chiesa ucrainoortodossa
all'estero. In Bielorussia, Moldavia, Estonia, Lettonia si organizzano negli anni '90 chiese
ortodosse autonome. Gli anni della perestrojka e della dissoluzione dell'URSS sono significativi
anche per la Chiesa georgiana l'unica Chiesa ortodossa entro lo Stato sovietico formalmente
indipendente, retta sin dal V secolo da un catholicos e conserva la sua indipendenza fino agli
inizi dell'800. Nel 1801 la Georgia annessa all'impero russo e nel 1811 il catholicos
costretto a dimettersi. Nel 1918, approfittando della rivoluzione russa, la Georgia si costituisce
in Stato indipendente. I bolscevichi occupano la Georgia nel 1922 e la incorporano nella
nascente Unione Sovietica ma consentono alla Chiesa georgiana di non tornare ad essere
vassalla della Chiesa russa ma viene comunque sottoposta alle persecuzioni. Nel 1943
l'autocefalia della Chiesa georgiana viene riconosciuta dal patriarcato di Mosca.
Altre Chiese ortodosse possono essere considerate in correlazione con la Chiesa russa.
Finlandia contesa sin dal Medioevo tra svedesi e russi nel 1800 possesso degli zar, nel

1917 diviene indipendente e anche la Chiesa ortodossa finlandese proclama la propria


autonomia. Nel 1923 si pongono sotto la protezione di Costantinopoli. Oggi sono circa 50mila,
forse per la loro esiguit Costantinopoli non si espresso sulla richiesta di autocefalia del 1980.
Polonia oggi ortodossi polacchi mezzo milione, polonia indipendente dopo la prima guerra
mondiale 4milioni. La differenza fatta dai mutamenti territoriali del 1939, con l'annessione di
vasti territori polacchi all'URSS e del 1945, con il globale spostamento delle frontiere polacche
verso Ovest. Tra le due guerre si registra l'autocefalia promossa dal governo polacco e
concessa senza esitazioni da Costantinopoli nel 1924. Il patriarcato di Mosca nega la validit.
Gerachia russa. Nel 1948 divenuta la Polonia satellite sovietico, il metropolita di Varsavia viene
deposto ed un assemblea episcopale chiede al patriarcato di Mosca di decretare la nullit
dell'autocefalia. La richiesta esaudita: la chiesa ortodossa russa assume il patrocinio.
Cecoslovacchia 1918 vi sono pochi ortodossi e divisi tra patriarcato di Costantinopoli e
serbo. Il loro numero aumenta dopo il 1950. La distinzione nel 1993 tra Cechia e Slovacchia
comporta la distinzione dell'ortodossia cecoslovacca in due separate metropolie ma resta un
Santo Sinodo unitario per i due stati separati.
Albania oggi circa il 20% della popolazione ortodossa. Fino al crollo dell'impero ottomano
gli ortodossi d'Albania erano compresi nell'organizzazione amministrativa del millet di
Costantinopoli. Nel 1912 l'Albania diventa indipendente. Ne consegue una divisione interna fra
sostenitori dell'autocefalia e partigiani dell'antico legame con il Fanar. Prevalgono i primi.
Nessuna chiesa ortodossa appoggia per la rivendicazione ecclesiastica albanese. La crisi
superata nel 1937 quando il patriarcato di Costantinopoli concede il tomos di autocefalia e la
Chiesa ortodossa albanese acquista piena cittadinanza nel mondo ortodosso. Sotto il regime
subisce la violenta repressione riservata a tutte le religioni del paese. La gerarchia ecclesiastica
del periodo prebellico viene sostituita d'imperio dal regime. Il patriarca di Costantinopoli non
riconosce la sostituzione. Nel 1967 qualsiasi attivit religiosa viene vietata. Le strutture sono
annientata. La ricostruzione della Chiesa avviene successivamente al cambio di regime del
1990. Non ci sono vescovi ed uno ne viene inviato dal Fanar. Gli ortodossi popolano
essenzialmente le regioni meridionali dell'Albania che la Grecia vuole annettere. A Tirana gli
ortodossi sono sospettati di non essere cittadini albanesi a parte intera ma la maggior parte si
considera albanese a tutti gli effetti. rifiuto influenze greche

Le antiche chiese orientali ortodosse


Siro Ortodossi si considera l'erede del cristianesimo apostolico accolto da genti aramaiche
agli inizi del III secolo. Tracce di questa origine sono nella liturgia siriaca celebrata in lingua
siriaca cio aramaica. Il cristianesimo siro ortodosso proviene dalle regioni occidentali Siria
dell'impero romano. La Siria costituiva la marca asiatica che dal mediterraneo si protendeva
verso est fino a sconfinare nel mondo persiano. Il cristianesimo antico vi si svilupp in forme
diverse. Mentre nella Siria orientale si organizzavano i seguaci di Nestorio, nella Siria
occidentale prendeva corpo dopo calcedonia la Chiesa siro ortodossa che riceveva poi un forte
impulso dall'azione di Giacomo Barday, da cui il nome giacobiti. Infine nella Siria costiera
ellenizzata predominavano i cristiani melkiti, fedeli al patriarca di Costantinopoli. Inizialmente
la Siria cristiana sottostava al patriarca di Antiochia. Gi nel V secolo esistevano due patriarchi
di Antiochia, uno melkita e quello siro ortodosso. Oggi entrambi rivendicano il titolo patriarcale,
ma anche altre tre chiese: la sirocattolica, la greco-cattolica e la maronita cattolica. Queste
cinque chiese celebrano tutte secondo i riti derivati dal rito antiocheno.
La qualifica di ortodossi deve intendersi come affermazione dell'essere nella giusta dottrina
teologica. Tradizionalmente sono considerate ortodosse le Chiese di obbedienze calcedonese,
che riconoscono le decisioni dei primi sette concili ecumenici.
La chiesa siro ortodossa vanta una grande tradizione missionaria medioevale, esplicatesi
nell'Asia profonda. Oltre un centinaio di diocesi bene organizzate mettevano i siriaci in
concorrenza con gli assiri nella cristianizzazione dell'asia, almeno sino al XIV quando
l'irrompere sulla scena di Tamerlano annienta quasi completamente sia la Chiesa siriaca che
quella assira. Dopo Tamerlano una malinconica decadenza attende la Chiesa ortodossa fatta
salva la vicenda dei cristiani di San Tommaso, le consistenti comunit cristiane dell'india del
sud. Queste comunit rimaste in comunione con la Chiesa assira fino alla conquista portoghese
del XVI secolo nel 1665 passano in buona parte alla Chies siro ortodossa per sfuggire all'unione
con Roma. Collocata nei confini dell'impero ottomano la chiesa siro ortodossa inserita per
secoli nel millet armeno. Dispersi in remote province dell'impero i siro ortodossi costituiscono

una popolazione marginale e considerata esposta alla pressione dell'islam e al proselitismo dei
cattolici. Gli ultimi anni del 1800 segnano l'avvio di sanguinose persecuzioni dei cristiani nei
territori corrispondenti alla Turchia attuale. I primi massacri toccano parzialmente i siriaci
poich gli armeni sono il principale obiettivo del Sultano. I sistematici massacri del 1915
coinvolgono invece tutti i cristiani dello spazio turco-anatolico, indipendentemente dalla loro
confessione. Nel 1924 la sede patriarcale viene occupata da soldati turchi e poi abbandonata. Il
patriarca si trasferisce nella siria protettorato francese, ad Homs. Dal 1959 la sede del
patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente stabilita a Damasco.
Gli ultimi decenni sono segnati dall'emigrazione verso i paesi occidentali dei siriaci e dal
costituirsi di una complessa diaspora. I siriaci, prevalentemente provinciali e rurali, risentono
dell'attitudine non sempre benevola delle popolazioni islamiche con cui convivono. I fedeli del
patriarcato siro ortodosso di Antiochia sono circa 350mila sparsi fra una variet di paesi
orientali ed occidentali. La principale questione che si pone ai responsabili della Chiesa siro
ortodossa quella dell'equilibrio tra i fedeli, circa la met, avviati all'integrazione nei paesi
occidentali, ed i fedeli rimasti nei luoghi di origine.
Siro ortodossi indiani autonomi per motivi storici e geografici, 1912 richiedono autocefalia
non accettata dal patriarcato.
Chiesa-nazione armena storia travagliata. Una decina di dominazioni da parte di grandi
potenze storiche. Tentativi di genocidio fin dal cuore del 1900. Una nazione sopravvissuta.
La chiesa apostolica armena era divisa agli inizi del 1900 in cinque differenti catholicosati e
patriarcati. 1. Il Catholicosato di Cilicia, il cui primo patriarca stato intronizzato nel 1065.
Si stabilizzer nella citt di Sis, sorge dopo l'esodo di parecchi armeni dai loro territori originali
conquistati dai bizantini. Lungo l'et moderna segnato dalla rivalit con il catholicosato di
Etchmiadzin ed il patriarcato armeno di Costantinopoli. Nel 1908 sotto la pressione turca deve
lasciare Sis; nel 1915 i massacri ordinati da Talaat Pasha eliminerannp la comunit in Cilicia.
2. Il patriarcato di Aghtamar fondato nel 1113 in dissenso con il catholicosato di Cilicia. I
massacri del 1915 dettano la fine del patriarcato. 3. Il patriarcato di Gerusalemme esistente
dal 1311 nato per il distacco degli armeni gerosolimitani dal catholicosato di Sis. Aveva ed ha
giurisdizione sugli armeni della Palestina e custodisce i beni armeni nei Luoghi Santi. Durante
l'epoca ottomana la nomina del patriarca doveva essere confermata dal patriarca armeno di
Costantinopoli. 4. il catholicosato di Etchmiadzin sede primaria del cristianesimo armeno delle
origini viene ripristinato nel 1441. Dal 1828 l'Armenia settentrionale di Etchmiadzin parte
dell'impero russo e dal 1836 il suo catholicosato deve obbedire alla chiesa ortodossa russa.
Incidenti e massacri avvengono nel 1896 allorch gli armeni si ribellano contro la confisca dei
beni ecclesiastici. 5. il patriarcato armeno di Costantinopoli nasce all'indomani della conquista
turca della capitale bizantina nel 1461. Il patriarca armeno di Costantinopoli avr notevole
potere in seno all'impero ottomano, governando non solo sugli armeni ma anche sugli altri
cristiani di fede precalcedonese uniti in un unico millet. Nel 1914 aveva autorit su 39 diocesi.
Molto cambia con la prima guerra mondiale che costituisce occasione per il regime dei giovani
turchi di una radicale pulizia etnica dell'elemento cristiano dall'attuale Turchia. Cristiani dal
30% al 2% della popolazione, la comunit cristiana che subisce le maggiori perdite quella
armena essendo la pi numerosa. Nel 1915 si procede al genocidio fino al 1922 2M morti.
Gli armeni sono vittime del nazionalismo di ispirazione germanica, della nuova classe dirigente
dei giovani turchi decisi a rimediare la debolezza ottomana anche con una omogeneizzazione
etnico-religiosa dei territori.
Dopo la prima guerra mondiale il numero degli armeni ridotto alla met. Una vasta diaspora
ormai presente nei maggiori paesi occidentali, specie in Francia e nel Medio oriente.
La vicenda della chiesa ortodossa armena nell'URSS simile a quella della Chiesa ortodossa
russa. Duramente ostacolata fino alla seconda guerra mondiale essa riprende fiato nella
seconda guerra, sostenendo incondizionatamente la grande guerra patriottica dell'URSS. Il
patriarcato di Mosca appoggia dinanzi alle autorit sovietiche la ricostruzione delle strutture del
catholicosato di Etchmiadzin. Nel secondo dopoguerra gli ortodossi armeni godono in URSS di
una libert religiosa notevole rispetto all'anteguerra ma la religione resta discriminata come in
tutto l'universo sovietico. Mentre internamente la chiesa armena soffre limitazioni, all'esterno
attiva all'opera di riunificazione della diaspora armena sotto la sua giurisdizione. Seppure la
riunificazione ecclesiastica non raggiunta, il catholicosato di Etchmiadzin consegue una serie
di successi. patriarcato di instanbul, gerusalemme, varie comunit armene.
Attualmente a Etchmiadzin fanno direttamente riferimento, oltre agli armeni ortodossi
dell'Armenia ex sovietica , i correligionari della diaspora nell'ex URSS, in Iraq, India, egitto,

sudan, etiopia, francia ed europa occidentale, australia ed america latina. Al catholicosato di


Cilicia fanno capo invece gli armeni ortodossi di Libano, Siria, Cipro, Iran, Grecia. In America
del nord esiste una doppia giurisdizione.
Cristiani copti egiziani costituiscono nel mondo arabo l'unica cristianit provvista di una
base di popolo che consenta di non soccombere nel confronto con l'Islam. La chiesa copta
ortodossa conta oggi tra 7 e 9 milioni di fedeli, 20% della popolazione egiziana. E' retta da un
patriarca col titolo di Papa di Alessandria e Patriarca della Sede di San Marco con residenza al
Cairo. L'identit del cristiano copto quella del pi autentico egiziano. La lingua copta
mantenuta nella liturgia discende dalla lingua egiziana dei faraoni. Lo stesso nome copto
significa egiziano, l'origine del nome quindi etnica, non religiosa. I copti moderni sono fieri di
essere i discendenti diretti dei faraoni. Questo orgoglio etnico uno dei motivi della scarsa
emigrazione copta in occidente. L'altro principale motivo dato dal successo dei copti nel
creare nell'Egitto contemporaneo un loro spazio sociale non angusto, che lascia sperare
nell'avvenire. Altro motivo di fierezza dei copti egiziani risiede nelle origini apostoliche del loro
cristianesimo che risale alla predicazione dell'evangelista Marco verso il 43-48 d.C. Inoltre nel
popolo copto tuttora radicata come autentica la leggenda secondo cui il Bambin Ges fuggito
in Egitto per sfuggire a Erode abbia qui operato le prime conversioni.
La forza della comunit copta non va per sovradimensionata, l'avvenire dei copti incognito.
Attraverso le varie epoche della dominazione islamica i copti diminuiscono gradatamente di
numero, divenendo una minoranza di scarso significato. La spedizione di Napoleone (17981801) scuote gli egiziani. Successivamente Mehmet Al, ufficiale ottomano, coinvolge i copti
nella costruzione di un nuovo Egitto ispirato a modelli europei, a cominciare dall'ideologia
patriottica. I copti sono quindi chiamati a inserirsi nella vita civile ed economica dell'Egitto. La
chiesa copta approfitta di una certa libert religiosa per riorganizzarsi. I successori continuano
la politica di Mehmet Al. I valori egualitari della Rivoluzione francese approdano in Egitto, copti
ammessi al servizio militare= cittadini a pieno titolo. Col riscatto civile dei copti l'Egitto si
qualifica come il pi avanzato stato di diritto del mondo arabo, almeno sotto il profilo
legislativo. La risalita sociale dei copti nel 1800 avviene anche perch le autorit della Chiesa
copta intuiscono l'importanza dell'istruzione e della formazione culturale. I copti aprono scuole,
stamperie. L'emergere di una classe intellettuale copta laica provoca per tensioni. Nel 1874 si
forma una sorta di consiglio amministrativo della comunit copta. I suoi membri laici aspirano
a dirigere la vita della Chiesa, le cui autorit sono accusate di conservatorismo. Il conflitto
talora aspro. Les elites copte sono attirate dalla politica. I partiti nazionalisti e antinglesi,
specie il Wafd, sono il luogo dell'impegno pubblico copto. Raggiunta nel 18936 l'indipendenza
effettiva, il wafd, al potere fino al 1952, si identifica con il governo del paese. Oggetto di
critiche per i privilegi concessi ai dirigenti copti, gradualmente limita la rappresentanza copta
nel comitato centrale. La presenza copta nella politica si riduce e diventa un pallido ricordo
negli anni di Nasser, Sadat e Mubarak che seguono una politica sfavorevole ai copti. Nasser
colpisce gli interessi economici, Sadat inquietudine islamica persecuzioni.
Le violenze non diminuiscono negli ultimi anni. La comunit copta per quanto numericamente
consistente si confronta con una societ egiziana dagli equilibri precari. I governi egiziani per
meglio resistere alle pressioni dei musulmani radicali, scelgono di concedere spazio alla
tendenza complessiva del paese che vuole l'islamizzazione ai vari livelli della societ. D'altra
parte la chiesa copta dal 1945 in poi, ha costantemente rafforzato la sua organizzazione
interna. formazione del laicato attraverso le scuole della domenica giovani copti disillusi
dalla politica movimento giovent militare riforma chiesa copta da effettuare dall'interno
delle gerarchie ( tra cui il futuro patriarca Shenuda III). Il monachesimo copto rappresenta un
elemento centrale nella riorganizzazione della Chiesa e nella definizione di una pi robusta
identit della comunit copta.
Oggi i copti sono marginali nel gioco politico ma non rinunciano ad affermare pubblicamente la
loro presenza e a influenzare in qualche modo la societ egiziana, costituendosi in sorta di
lobby. Vi lotta per impedire il passaggio all'islam, i matrimoni misti. Il giudizio sull'islam
severo e molto lontano dalla disponibilit al dialogo interreligioso. una minoranza che segue
Matta Al Meskin ortodossia copta=triplice rapporto: con la spiritualit egiziana, con la propria
storia e con la terra egiziana. Storia concepita come momento passeggero.
La chiesa copta conta su una 30 di eparchie in Egitto + 2 in Sudan, 1 Kenya e 1 Gerusalemme
Per l'emigrazione copta un esarcato stato costituito in America del Nord. Dalla chiesa copta
egiziana dipesa la Chiesa ortodossa etiopica fino al 1959.
Chiesa ortodossa etiopica notevole prestigio. Nubia ed Etiopia prime terre dell'africa nera

a farsi cristiane. L'Etiopia paese simbolico per il cristianesimo nero; non frutto del lavoro di
missionari europei, n reca l'impronta della cultura ellenistica o bizantina e non mai stata
sottomessa all'islam. Povera di mezzi, ristretta nelle strutture, la Chiesa etiopica ricca di
popolo. Gli etiopici cristiani sono assidui frequentatori delle chiese e molto devoti. Religione
popolare liturgie affollate, partecipazione corale e affettiva, piet espressiva nei gesti e nei
canti. La forza della Chiesa etiopica non nella cultura teologica. La formazione del clero
sommaria, incentrata soprattutto sulle arti liturgiche. Preti si diventa per via ereditaria (solo tre
mestieri prete, contadino, soldato). Sapere di teologia non necessario per essere prete,
neppure lo stadio di alfabetizzazione, a parte la conoscenza del ge'ez (antico etiopico).
Anche il monachesimo vive minori determinazioni che altrove. I monasteri, assai numerosi,
consistono per lo pi in gruppi di capanne o baracche. Le scelte monastiche obbediscono a
provvisoriet e flessibilit. Si passa frequentemente alla vita comune monastica alla vita della
societ civile. E' diffusa la pratica di ritirarsi fra i monaci se in condizione di vedovanza.
Nell'etiopia contemporanea i cristiani sono tra i 25 e 30miloni ( stragrande maggioranza
ortodossi). I cristiani ortodossi rappresentano il nucleo costitutivo del millenario impero
etiopico nonch dell'Etiopia moderna, appartenendo essi soprattutto alle etnie dell'altopiano del
a nord del Nilo blu, culla della civilt etiopica. Queste etnie storiche sentono la fede cristiana
come identit primaria. Le etnie cristiane tigrina e amhara sono le dominanti.
La chiesa ortodossa etiopica vissuta storicamente in condizione di isolamento dal mondo
cristiano, ed eccezione del legame con i copti. La sua origine in parte siriaca in parte
alessandrina. Il suo primo vescovo, Frumenzio, era un siriaco, recatosi ad Alessandria, per
ricevere la consacrazione episcopale nel IV secolo. Da allora tutti i metropoliti della chiesa
etiopica sarebbero stati consacrati dal patriarca di Alessandria. Dopo un breve periodo iniziale,
durante il quale questi vescovi erano autoctoni, invalse la regola di nominare a capo della
Chiesa etiopica dei vescovi egiziani. La sottomissione ad Alessandria dopo il concilio di
Calcedonia si orient non verso il patriarcato melkita ma verso i sostenitori della tesi
monofisista, rappresentativi della maggioranza dei cristiani egiziani
La sottomissione al patriarcato copto di Alessandria sarebbe durata fino al XX secolo inoltrato.
Il metropolita, nominato da Alessandria, era l'unico vescovo presente nella Chiesa etiopica.
La dipendenza dall'ortodossia copta ha fatto si che la qualifica copta fosse attribuita in passato
anche alla chiesa etiopica. L'equivoco stato definitivamente cancellato quando la Chiesa
ortodossa etiopica ha ottenuto l'autocefalia nel 1959. processo articolato Dagli inizi del
1900 gli etiopici aspirano all'autocefalia, disponendo in un rinnovato impero, consolidatosi con
le vittorie sul colonialismo italiano. E' Ras Tafari ad aprire negoziati con Alessandria nel 1926
per ottenere una gerarchia ecclesiastica etiopica. Nel 1929-30 cinque monaci etiopici vengono
nominati vescovi dall'abuna egiziano che finora era stato l'unico vescovo della Chiesa etiopica.
Durante l'occupazione italiana l'autocefalia etiopica viene proclamata di forza dai conquistatori.
Dopo la sconfitta degli italiani, gli etiopici stessi considerano nulla tale autocefalia, imposta dai
loro nemici. Haile Selassi, tornato sul trono richiama lealmente in Etiopia il metropolita
egiziano esautorato dagli italiani. Il negus comunque un deciso fautore dell'emancipazione
della Chiesa etiopica. Nel 1948 un nuovo accordo fra Adis Abeba e Alessandria consente nuove
nomine di vescovi etiopici e si stabilisce che alla morte dell'abuna egiziano venga consacrato
un metropolita autoctono. Nel 1959 un nuovo accordo ha luogo al Cairo tra le chiese, il
metropolita etiopico elevato alla dignit di patriarca catholicos, divenendo la Chiesa etiopica
di fatto autocefala mantenendo tuttavia una relazione particolare col patriarcato copto di
Alessandria. Il fatto di non dipendere pi da istanze esterne al paese ha legato maggiormente
la Chiesa etiopica al potere politico locale.
La rivoluzione del 1974 e il successivo regime marxista leninista del colonnello Menghistu
hanno modificato in Etiopia i secolari equilibri tra stato e chiesa. La chiesa ortodossa ha reagito
alle difficolt in maniera analoga alle altre cristianit in paesi comunisti: ha offerto la lealt al
governo, lo ha sostenuto all'estero, ha sopportato in silenzio violenze e restrizioni. Preti e
monaci sono sopravvissuti tornando contadini. Regime molto duro con le gerarchie
ecclesiastiche. Il cristianesimo etiopico non ha visto per diminuita la propria vitalit.
Disapora assira Definita sovente chiesa nestoriana essa definisce se stessa Chiesa
apostolica d'Oriente. I fedeli attuali della chiesa assira, sparsi tra Iraq, Iran, Siria, India e Stati
Uniti sono circa 200mila. Poco rimane della vasta Chiesa che aveva evangelizzato India, Siberia
e Cina. La storia di questa chiesa, dai tempi di Tamerlano che ne avvia la distruzione, storia
di continue persecuzioni.
Agli inizi del 1800 i resti della Chiesa assira vivono sulle montagne del Kurdistan. Da questa

zona rifugio vengono cacciati dai curdi nel 1843. Il catholicos patriarca assiro ripara a Mossul,
sotto la protezione inglese. Durante la prima guerra mondiale gli assiri non sfuggono ai
massacri di cristiani organizzati dai turchi. Circa 1/3 della popolazione assira trova la morte. I
sopravvissuti cercano rifugio in Persia, nel Caucaso russo, nell'raq controllato dagli inglesi.
Invano rivendicano il loro stato nazionale. Nel 1933, non appena terminato il mandato
britannico sull'Iraq, le truppe irachene massacrano gli assiri fino al 1937. Il patriarca Mar
Simon XXIII, espulso dall'Iraq, si rifugia a Cipro, poi in Inghilterra e infine negli Stati Uniti. Qui
tuttora stabilita la sede del catholicosato-patriarcato-assiro.
La lontananza del catholicos dal suo popolo genera la disaffezione nei suoi confronti, fino a
dividere la Chiesa assira tra i suoi sostenitori e avversari. La decisione di Mar Simon di adottare
il calendario gregoriano nel 1964 funge da occasione di crisi. Il metropolita assiro dell'India
assume la guida dell'opposizione. Nel 1968 si reca a Bagdad dove nomina tre vescovi con i
quali forma un sinodo che lo consacra catholicos. La lotta interna degli anni '60 scardina
l'istituto del catholicosato ereditario. Mar Simon si dimette nel 1973 e prende moglie. Viene poi
assassinato. Nel 1976 il nuovo catholicos, nella persona del vescovo assiro di Teheran
nominato tramite elezione, che suggella la fine del sistema patriarcale ereditario.
Dal XVI secolo esiste una Chiesa cattolica unita, corrispondente a quella assira, con la
denominazione Chiesa caldea. Questi assiri cattolici sono oggi pi numerosi degli assiri
ortodossi. Chiesa si un popolo senza patria fondato sulla fede religiosa.

Potrebbero piacerti anche