GIULIA CAMATA
a.s. 2021/2022
3/03/2022 ✅
Il Medioevo costituisce il mondo su cui oggi poggiano le basi della nostra società.
Il Medioevo comincia dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476 d.C.); tuttavia il 476 rappresenta una
data convenzionale, cioè gli storici per convenzione hanno stabilito ciò. Non è possibile
scegliere un giorno preciso ma occorre ricordare che nel 476 d.C. viene deposto l’ultimo
imperatore romano d’occidente e questo segna la fine di un’epoca e l'inizio di un’altra.
La stessa definizione di “Medioevo” stata data dai postumi, cioè dagli umanisti del ‘400/’500
che pensavano che l’epoca che gli aveva preceduti fosse l’età di mezzo tra lo splendore
dell’età romana/classica e il nuovo splendore dell’età umanista. Molto più difficile è stabilire la
data di fine del Medioevo perché non si ha un accordo preciso ma una certa convergenza a
farla coincidere con l’anno della scoperta dell’America (1492). Per l’umanità questa
rappresenta una data che cambia la storia ma non per tutti è lo stesso: è vero che Colombo
scoprì l’America nel 1492 ma gli effetti si sentiranno solo dopo molti decenni.
Altre datazioni adottate in Europa
- I tedeschi pensano che la fine del Medioevo sia il 1517, cioè l’anno in cui Lutero affigge alla porta della
Cattedrale di Gutenberg le sue 95 tesi e da qui inizia la riforma potestante che spacca la cristianità in
una maniera determinante.
- In Italia sono importanti gli anni intorno al 1453-1455 quando i vari stati italiani stipulano un accordo di
pace, un'alleanza sotto la guida dei Medici di Firenze. Inoltre, il 1453 rappresenta una data significativa
perché è l’anno della caduta dell'Impero Romano d’Oriente.
Quindi non è del tutto corretto nemmeno affermare che nel 476 d.C. termina l'Impero Romano perché questo
continua ad esistere a Bisanzio sotto il nome di “Impero Romano d'Oriente”. Bisanzio continua ad essere
l’Impero Romano, anche se privo di una parte dell’occidente e sopravvive per quasi altri 1000 anni.
Questi 1000 anni di Medioevo sono anni in cui la religiosità è molto importante.
- Sacra di S.Michele o San Michele della Chiusa, Val di Susa (TO): una delle più importanti che risale a
quest’epoca
Quando parliamo di Chiesa, ci riferiamo sostanzialmente a due cose/due grandi filoni:
1. chiesa secolare: è costituita dai vescovi (o dagli arcivescovi), dai sacerdoti (o presbiteri), e dai diaconi. I
cardinali e il papa? i cardinali sono dei vescovi sostanzialmente che hanno incarichi speciali, mentre il papa
inizialmente è un vescovo. Vescovi, sacerdoti e diaconi hanno la responsabilità della cura
d’anime, cioè a questi “quadri” della chiesa viene dato il compito della pastorale, cioè formare i
fedeli e preoccuparsi della loro salvezza spirituale, attraverso la predicazione ma soprattutto
mediante la somministrazione dei sacramenti, che è una specifica prerogativa prerogativa dei
sacerdoti e dei vescovi. I vescovi sono i quadri dirigenti della chiesa, quegli ecclesiastici che fin
dall'antichità si sono insediati nelle città, guidando la loro vita religiosa dalla chiesa cattedrale,
sede del vescovo. Il vescovo coordina il lavoro dei sacerdoti. I sacerdoti lavorano nelle chiese,
che non sono tutte uguali. Ce ne sono di più importanti, chiamate pieri, (caratterizzate da una
fonte battesimale al loro interno) e le cappelle (chiese minori non dotate di fonte battesimale).
Nel Medioevo solo pochissime chiese avevano una fonte battesimale. Fino al ‘200 nelle città
esisteva solamente una chiesa con la fonte battesimale, ed era la cattedrale. Nelle campagne
alcuni centri avevano dei luoghi con la fonte battesimale e se ne ha ancora testimonianza nei nomi attribuiti a
queste città (Piove di Sacco..) Le altre chiese che non hanno questa facoltà (le cappelle) servono solo per
celebrare le messe ma non i riti. Questo fenomeno non è importante solo dal punto di vista religioso perché su
questo fenomeno se ne innesta un altro cioè quello dell’esazione fiscale legata alle chiese. La prima forma di
esazione fiscale a cui il Medioevo pensa, dopo secoli in cui l'idea di prelevare delle tasse era andata dimenticata
(i romani erano molto attenti a questo aspetto ma con la fine dell’impero si perde questa forma di esazione), è la
forma del prelievo fiscale, esercitata in primis da Carlo Magno, che recupera un modello ecclesiastico basato
sulla decima. La decima è la corresponsione, il pagamento del decimo di tutto quello che viene prodotto. E’ una
tassa religiosa che si paga alla pieve, il cui titolare è anche il sostituto fiscale. La decima era divisa in 4 parti:
- una parte andava al sacerdote titolare della pieve
- una parte andava ai poveri che risiedevano all’interno della pieve
- una parte serviva per la manutenzione delle strutture (chiesa)
- una parte andava alla pieve stessa
Da questo punto di vista, decidere se una chiesa è pieve oppure no è importantissimo perché da questo
dipende il diritto che assumono le esazioni della chiesa.
Questo per il Medioevo è importantissimo perché il motivo religioso che anima l’uomo medievale lo spinge a
considerare la salvezza della propria anima come uno scopo della sua vita.
La chiesa assume dunque un ruolo importantissimo nelle prime fasi della storia del Medioevo. Ci sono
stati dei momenti in cui la Chiesa ha subito delle critiche molto aspre e violente. Una delle questioni che viene
messa in gioco è proprio la sostituzione dei vescovi (ad esempio di quelli che comprano la carica, o dei
concubinari, cioè che hanno delle mogli) con altri che esercitano sacramenti validi.
2. chiesa regolare: costituita da comunità che vivono secondo una regola
● Ordini monastici, sono molti ma richiamano ad un unico modello che è quello benedettino (La regola
di San Benedetto → ora et labora): San Benedetto (fine del V secolo) è il padre del monachesimo
occidentale. Il monachesimo è un grande fenomeno che si sviluppa già in età antica sul modello
orientale → il modello dei monaci occidentali, benedettini si basa su quei famosi eremiti egiziani o
siriaci che avevano espresso il desiderio di ascesi (= aspirazione ad un rapporto diretto con dio)
attraverso un giuramento eremitico. San Benedetto interpreta questa esperienza secondo un modello
in parte eremitico, ossia in forma cenobitica, come comunità che decide di tagliare il proprio rapporto
con il mondo per vivere chiusa all’interno di una casa autosufficiente, dedicando la vita esclusivamente
al lavoro (monaco = uomo solo) I monaci non sono preti, non possono celebrare messe a meno che
non diventino preti. (Benedettini - V secolo; Certosini, Cistercensi, Camaldolesi che rienterpretano la
regola alla fine del X - inizio dell’XI secolo). Risiedono nei monasteri o nelle abbazie, tendenzialmente
ubicati in luoghi isolati, sono guidati da un abate e il loro stile di vita è molto scandito.
La nuova spiritualità: le eresie del XII secolo (Catari, Valdesi) e la loro repressione.
Il IV Concilio Lateranense (1215): niente più chiese private, niente più decime ai laici ma solo al parroco. Dal
1215 il parroco oltre al battesimo, all’estrema unzione, alla comunione e alla confessione somministra anche il
matrimonio. La vita dei fedeli viene rigorosamente inquadrata: confessione e comunione almeno a Pasqua,
matrimonio davanti al parroco. Ma l’ansia di adesione al messaggio evangelico non viene meno: nascono gli
ordini mendicanti
- San Francesco d’Assisi: sul crinale dell’eresia, ma senza superare il limite
- San Domenico di Guzman e i Domenicani
- Gli ordini mendicanti e l’Inquisizione
● Ordini mendicanti: sorgono molto dopo e comprendono Francescani, Domenicani, Eremitani, Serviti;
nascono nel XIII secolo. Vivono in conventi e sono per questo motivo chiamati frati (frate = fratello,
aperti verso la società attraverso gesti spirituali ma anche materiali). I conventi si trovano quasi sempre
in città o in centri medi. Anche questi non sono necessariamente preti; San Francesco stesso non
voleva che i frati diventassero preti ma desiderava che restassero umili. Tuttavia quasi tutti lo
diventano. “Francescani” e “Domenicani” sono due ordini fondati rispettivamente da San Francesco e
da San Domenico.
Il monachesimo è un fenomeno caratterizzato da alcune rinunce agli interessi mondani per dedicarsi nel modo
più completo alla propria spiritualità. Fonda le sue radici in Oriente e in seguito si sviluppa in Occidente. I
monaci non possono celebrare le messe.
Il Cristianesimo si diffonde nella tarda età classica, a partire dalle città dell'Impero Romano dove, soprattutto
dopo che diventa una religione lecita, il Cristianesimo si afferma
dapprima nel 313 con l’editto di Costantino e in seguito, tra il
380 e il 392, con l’imperatore Teodosio che stabilisce che il
Cristianesimo diventa religione di stato. Gli imperatori cambiano
idea perché si rendono conto che il mondo è cambiato e
l'imperatore, se vuole conquistare la base del consenso, deve
andare contro l'elite del mondo romano (aristocrazia). Vengono
arruolati i vescovi.
Il vescovo è il sorvegliante della comunità, la figura-quadro
dell’organizzazione ecclesiastica. Solitamente provengono da
un’ estrazione sociale bassa, risiedono in città e sono a capo della diocesi, ossia un distretto, un territorio
all’interno del quale si trovano le chiese. Il vescovo è eletto a vita e deve essere ‘incensurato’, non deve essere
bigamo (dal IV secolo deve essere celibe), non deve avere incarichi pubblici o militari. I vescovi si coordinavano
su base regionale attraverso i concili o i sinodi.
Si costituisce così una «rete» di episcopati. Alcuni vescovi sono più importanti: arcivescovi (a capo di
un’arcidiocesi) o metropoliti (sono a capo di un insieme di diocesi). In qualche caso sono anche «patriarchi». Le
sedi metropolitiche più importanti sono in Italia Roma, Milano, Ravenna, Aquileia; in Oriente: Alessandria,
Antiochia, Gerusalemme, Costantinopoli
Il ruolo di Roma: il papa (= padre) fino all’XI secolo ha un primato morale, ma non sostanziale. Prima dell’XI
secolo non è ancora il re della Chiesa. Il papa è il vescovo di Roma, ma inizialmente nasce come arcivescovo di
una metropoli. Il ruolo del papa è lo stesso degli altri vescovi, ma fin da subito gli imperatori agevolano
l’importanza del ruolo del vescovo di Roma e gli danno un primato di principio.
Ciò è favorito anche dal fatto che gli imperatori non risiedono più a Roma dal 286 d.C. (prima a Milano e dal 402
a Ravenna). Nell’ XI sec. per una serie di processi il vescovo di Roma diventa il capo indiscusso della Chiesa
Occidentale e diventa una sorta di monarca. Questa cosa non viene accettata dalla Chiesa Orientale, che per
questo si stacca nel 1054 (scisma d’oriente) → nasce la chiesa ortodossa.
Che relazione esiste tra le comunità cristiane e quelle ebraiche? inizialmente non buonissime. I romani hanno
una visione diffidente degli ebrei, li vedono meno inquadrabili. I cristiani stessi guardano agli ebrei con una certa
diffidenza e la cosa è reciproca ma non si traduce in un atteggiamento persecutorio.
4/03/2022 ✅
pauperismo: ricerca della povertà e allontanamento da ogni forma di mondanità che possa distrarre. E’ molto
presente negli ordini mendicanti ma è presente una corrente pauperistica anche all’interno del monachesimo,
oltre che nelle eresie, cioè movimenti religiosi di laici che seguono un modello teologico non approvato dalla
chiesa.
Il termine duomo indica semplicemente una chiesa molto importante di una città, spesso la più importante. A
volte questa chiesa coincide con la cattedrale.
Il monachesimo
Il concetto di Monachesimo, termine che deriva da “monaco” (in greco monachos = solitario, uomo solo) era già
presente nelle civiltà dell'Asia, dove si era diffuso il buddhismo, come espressione del desiderio di realizzare un
più diretto contatto con l'essere supremo, attraverso il distacco dalla società umana e la purificazione dalle cose
del mondo esterno.
Nasce tra il III e il IV sec. nei deserti dell'Egitto, per iniziativa di singoli individui di provenienza sociale, che
scelsero di condurre una vita di ascesi e intensa nella forma eremitica, cioè di isolamento individuale, infatti
eremita deriva dal greco e significa “solitudine”.
- → Il monachesimo, nasce con iniziativa soprattutto di Pacomio (un monaco cristiano egiziano), che
implica l’organizzazione di gruppi di asceti (chi conduce una vita rigida, intransigente): i cenobiti, che
dal greco vuol dire “vita”, questi erano organizzati in comunità sotto la guida di un abate e secondo
norme che disciplinano gli aspetti fondamentali della vita dei monaci: lavoro, preghiera, assistenza a
pellegrini e infermi;
- → Con Cesare Basilio si elaborò una dettagliata precettistica, che conferì carattere di stabilità al
monachesimo orientale difendendo in maniera organica i modelli di vita di comportamento.
Nel IV sec. si cominciò a diffondere in Occidente; le istanze desideravano vivere l'ideale evangelico di perfezione
penitenziale e trovare una risposta nelle nuove forme di Martirio (inerenti alla penitenza), figura rappresentante
della vita ascetica e contemplativa degli Eremiti e delle comunità monastiche.
● I primi monasteri si formarono nella Gallia ad opera di Martino di Tours, un vescovo.
● Dalla Gallia il monachesimo passò alla Britannia sud-occidentale presso le popolazioni celtiche, e dalla
Britannia romanizzata, soprattutto con San Patrizio e i suoi missionari, raggiunse l'Irlanda, dove i
tentativi di inquadrare le popolazioni nelle strutture ecclesiastiche episcopali falliscono, a causa
dell'assenza del dominio romano e di centri, motivo per cui furono i monasteri a costituire l'ossatura
della chiesa.
Il monachesimo irlandese fu caratterizzato da un forte rigore spirituale e incluse i monaci missionari, che
dall'isola si trasferirono sul continente per creare nuovi centri di vita monastica ed evangelizzare le popolazioni,
praticando culti pagani.
I monaci sono dunque i protagonisti dell’espansione del cristianesimo nelle aree meno urbanizzate.
- → Figura di spicco fu quella di Colombano, che completò nel VII sec. l'evangelizzazione della
Britannia, già cominciata nel 597 dal Monaco Agostino inviato da papa Gregorio Magno.
- Altra figura importante fu il nobile Wynfrith, che divenuto Monaco col nome di Bonifacio, indirizzò la
commissione verso i popoli germanici, sassoni e frisoni, stanziati sul Reno al confine del regno dei
Franchi. Pipino con l'olio santo lo consacrò re durante una cerimonia, al posto dei sovrani merovingi →
questo si traduce nell'organizzazione delle nuove regioni conquistate in distretti vescovili.
Con Benedetto da Norcia venne fondato il Monastero di Montecassino, ed egli elaborò per i suoi seguaci,
intorno al 540 d.C., una regola che proponeva un'interpretazione moderata dei principi del monachesimo
orientale. Questa si basava su un modello di vita in cui l’esercizio della pratica ascetica lasciava spazio anche
alla preghiera e al lavoro manuale. La regola benedettina “ora et labora” si impose progressivamente presso le
comunità monastiche della penisola, per poi affermarsi, nel secolo successivo, in larga parte d'Europa, fino al
concilio di Aquisgrana, che la volle come unica regola per i monasteri dell'Impero d'Occidente.
Eremiti e monaci: l’originalità di Cluny
Ci furono due momenti nella storia in cui fu importante l’influenza esercitata dai monaci sulla spiritualità della
gente: il primo fu nell’età di Benedetto e del monaco celtico-Colombano e il secondo fu a cavallo del nuovo
millennio. Tra X e XI sec. crebbe il numero degli eremiti e dei monaci, soprattutto quando il monachesimo
benedettino si rinnovò per effetto di vari processi di riforma. I più importanti fecero capo all’abbazia di Cluny e a
quella di Cîteaux.
- → L’abbazia di Cluny fu fondata nel ‘910 in Borgogna. I monasteri benedettini erano stati autonomi fra
loro, guidati dal proprio abate e sottoposti all’autorità dei vescovi locali.
Cluny ebbe il privilegio dell’esenzione, che gli consentì di liberarsi dall’influenza delle famiglie aristocratiche.
Questa esenzione era dovuta dal desiderio di evitare la decadenza economica e spirituale del monastero, per
opera dei suoi successori. I papi sostennero Cluny.
L’abbazia non fu soltanto un’abbazia, ma fu anche capofila di un sistema di abbazie alle sue dipendenze, una
congregazione religiosa che contava centinaia di monasteri affiliati in tutta Europa. La potenza di questa
congregazione crebbe vistosamente: si trattava di una sorta di “impero monastico”, che faceva capo al suo
abate, che a sua volta rispondeva solo al pontefice.
Cluny fu, dopo San Pietro, il più grande edificio religioso dell’occidente. Il monastero mantenne la regola
benedettina, all’interno della quale aumentarono le ore di preghiera, rispetto a quelle dedicate al lavoro manuale.
I monasteri regi altomedievali furono quasi tutti femminili. Si ricorda il caso del monastero di Nivelles, fondato da
Grimoaldo, figlio di Pipino I, che lo affida alla madre Itte, la quale, rimasta vedova, ne divenne badessa, come
pure la figlia Gertrude e poi la nipote Valdetrude. Intanto per le donazioni il patrimonio aumenta, e con esso le
clientele. I racconti agiografici presentano queste donne come eroine, ribelli alle logiche dinastiche e alle
strategie familiari espresse nei matrimoni. In realtà, esse non fecero che incrementare il prestigio e la ricchezza
delle famiglie.
I cistercensi e il ritorno alle origini
Questa esenzione aveva consolidato il legame tra Cluny e il papa e proprio per questo fu necessario un nuovo
“ritorno alle origini”. Nuove esperienze di vita comune fecero concorrenza a Cluny, soprattutto quella
cistercense.
L’ordine cistercense nacque all’interno della stessa esperienza di Cluny, a partire da una spinta verso il ritorno
alla stretta osservanza della regola benedettina e al lavoro manuale. L’ordine ebbe origine dall'abbazia di
Cîteaux, in Borgogna, fondata da Roberto di Molesme nel 1098.
- I cistercensi si distinsero dai monaci di Cluny per un maggior rispetto ai voti, in particolare a quello
legato alla povertà; le abbazie infatti si ispirarono a canoni estetici di semplicità;
- i monaci non cercavano l’esenzione dal controllo del vescovo
Per fondare un nuovo monastero occorreva che almeno dodici individui si staccassero dalla “casa madre”. I
cistercensi crearono una serie di abbazie federate, legate da legami di fratellanza e non di gerarchia. Si
assicurarono il sostentamento attraverso la gestione del lavoro dei campi.
I monaci organizzarono i loro terreni in fattorie e ne divennero abili amministratori, aumentando la produttività del
lavoro agricolo. Lavorarono la terra anche i conversi, che non erano monaci e nemmeno laici, ma presentavano il
voto di obbedienza ed erano tenuti ad un numero di preghiere quotidiane.
Quali sono i vantaggi per una famiglia di grandi proprietari nel fondare un monastero?
Nella fase longobarda e poi franca in Italia (V-IX secolo) i monasteri sono quasi sempre di fondazione
signorile/aristocratica/regia. I vantaggi per una famiglia nel fondare un monastero sono sostanzialmente:
- Patrimoniali → nell’alto medioevo l’eredità si spartiva tra tutti i figli, nel basso solo al primo
- Di prestigio → aumento del profitto
- Economici (donazioni, elemosine, culto delle reliquie, oggetto di venerazione)
- Spirituali → si fondava anche per salvare l’anima e purificarsi dai peccati
Un caso particolare: i monasteri regi, fondati da sovrani e che pertanto sono soggetti alla sola autorità imperiale
e vengono esentati da ogni altra autorità laica ed ecclesiastica; essi generalmente intrattengono stretti legami
con la monarchia attraverso donazioni dei successori del fondatori.
- centralità del diritto, cioè sono regni in cui, ad un certo punto della - enfasi sul ruolo militare del capo: il barbaro è un capo militare ed è
storia, il diritto diventa un elemento centrale di gestione → vengono tale perché capace di guidare vittoriosamente in guerra il suo popolo.
creati dei codici di legge scritti quasi sempre di ispirazione romana. I Questo elemento fa selezionare il capo. Il re barbaro è primus inter
pares, cioè un primo tra pari.
visigoti scrivono un codice che si chiama lex romana visigothorum,
legge romana dei visigoti. Anche i longobardi, che saranno in Italia
dopo gli Ostrogoti in qualche modo fanno qualcosa di simile con un
documento famoso, l’Editto di Rotari del 643, una raccolta di leggi
longobarde che a differenza di quelle dei visigoti, dei burgundi o dei
franchi non hanno niente di romano ma sono scritte in latino invece
che nella lingua dei longobardi → segno dei longobardi, che erano i
meno latinizzati in Italia, di aderire al modello romano.
- principio della territorialità del potere: per i romani il potere e la legame del re con il populus, popolo: i re barbari sono circondati di
legge si esercitano su un territorio, non sulle persone. Nella prima solito da un gruppo di collaboratori che sono altri grandi guerrieri.
fase dei regni romano-barbarici non è questo il principio prevalente, è Prima di diventare re, il re apparteneva a questo gruppo. Nel caso dei
un principio che ha acquisito nel tempo. In principio per i barbari Longobardi, essi si danno un re stabile ma prima avevano dei re
esisteva il principio della personalità del diritto → all’interno di uno occasionali, scelti in momenti specifici (guerra o migrazioni) all’interno
stesso territorio si applica il diritto dell’appartenenza etnica di dei guerrieri importanti → il re è vicino al suo popolo, è parte egli
ciascuno degli abitati di questo territorio. stesso del popolo.
Si dice quindi che la regalità medievale fu una cultura innovatrice rispetto al passato tardo-romano.
La sacralizzazione della figura del sovrano a partire da Pipino il Breve
Ad un certo punto anche la regalità barbara subisce delle trasformazioni e anche, con l’VIII secolo, il re di
tradizione germanica, tende a regalizzarsi (accade con il padre di Carlo Magno). Con i franchi le cose cambiano:
un re franco (Pipino III o “Il breve”) è il primo a introdurre l’elemento della sacralizzazione della figura del
sovrano. Egli nel 751 non era re ma depone il re legittimo della dinastia dei merovingi e si autoproclama re,
dichiarando il popolo dei franchi “la nuova Israele”. Sotto la guida di Pipino, il popolo otterrà grandi vittorie. Per
consolidare questo cambiamento Pipino il Breve introduce la sacra unzione del re, cioè invita il principale
vescovo dei franchi a consacrarsi come re. Non solo, fa ungere anche la sua famiglia (moglie e figli) come a
segnare che tutta la sua famiglia e i successori hanno a che fare con la scelta divina di regalità. Questa idea non
è originaria dei popoli barbarici ma è stata messa in campo dai franchi alla metà dell’VIII secolo nel momento in
cui essi stanno compiendo un grande salto di qualità che li porterà poi a far risorgere l'impero in Occidente
(incoronazione di Carlo Magno) → cerimonia nuova che ha un precedente importante nella Bibbia.
PROBLEMI
1. Il problema della successione
La successione regia in età medievale è quasi sempre elettiva, non per discendenza, non per diritto ereditario (i
re barbari sono scelti come coloro che si rivelano in grado di guidare il popolo alla vittoria). Un tradizione elettiva
rimane anche più avanti: dall’unione dell’antica tradizione elettiva e l’innovazione portata dalla sacralizzazione
della famiglia in ambito sacro fa sì che il risultato sia un misto → i re, a partire dall’età di Carlo Magno (768-814),
cercano di tramandare il loro ruolo ai figli, ma perché questo avvenga occorre che ci sia un pronunciamento
favorevole da parte dei grandi del regno.
→ criterio ereditario ed elettivo si mescolano attraverso questo sistema “misto”: a volte si trovano
successioni definite, altre volte sono realizzate attraverso il sistema dell’associazione al trono del figlio prima
della morte del padre. Questo spiega anche il motivo per cui le dinastie a volte cambiano. es: il regno dei
carolingi non dura moltissimo, a differenza di quello dei franchi (fine ‘400- 888 d.C., morte dell’ultimo imperatore
franco. Segue poi una fase di disordine finché nel 961 si torna a fondare un impero in occidente, tedesco, che
dura molto, però le dinastie cambiano (Sassonia) ma rimane il concetto dell'elettività del sovrano tramite un
accordo tra le grandi famiglie.
2. Il re è sempre un aristocratico: vi è solo un unico caso contrario in cui il re norvegese Sverre I
(1145-1202), di umili origini, che però cerca di nobilitare inventandosi la storia di una nascita illegittima
Cosa significa “aristocratico”?
Un aristocratico non è semplicemente un ricco, anzi ci sono anche aristocratici non ricchi. Un aristocratico è una
figura che vive della proprietà della terra, su cui però non lavora lui. In tutto l’alto medioevo e nel basso
medioevo il lavoro è visto come una cosa da disprezzare, come il marchio di chi non è aristocratico, di chi
appartiene ad una classe sociale inferiore. Il concetto di “condanna” del lavoro è espresso nella stessa Bibbia,
ha una derivazione quindi religiosa. Solo nel Basso Medioevo il lavoro verrà rivalutato. Non lavorano solo i
contadini, ma anche i mercanti, gli artigiani, gli intellettuali, i medici, i maestri.. Questi nel Medioevo non
vengono definiti “aristocratici” ma “popolo”.
Il re deve essere sempre un nobile/aristocratico, non può appartenere al “popolo”. eccezione: Venezia ha il
doge che, assieme a tutta la nobiltà veneziana, era un mercante. Venezia è una città nata e cresciuta sui
mercati, che non ha una terraferma fino al XV secolo e l’elite veneziana è formata da mercanti. Le stesse famiglie
nobili veneziane sono famiglie di mercanti.
Riassunto elementi sperimentali
● Nella prima fase prevale l’idea che il re eserciti la sua sovranità su un popolo e non su un territorio (si
parla di «re dei Franchi» o di «re dei Burgundi», non di «re di Francia» o «re di Borgogna»).
● L’idea della territorialità del potere si afferma molto lentamente, senza che scomparisse peraltro il
legame tra rex e populus.
● Ma chi è il populus? È solo un gruppo selezionato della popolazione, quella che aveva il diritto-dovere
di far parte dell’esercito. Questi sono gli interlocutori del sovrano.
LA DIFFERENZA TRA IMPERO E REGNO
L’idea del re come figura sacra non è duratura (nell’XI-XII secolo i re sono definiti anche da poteri taumaturgici (=
potere di guarire dalle malattie attraverso il tocco. Credenza che si sviluppa in ambito francese e inglese e che
serve a sancire ulteriormente la sacralità del re). L’idea che un re potesse guarire da una malattia viene diffusa
dall’entourage francese. Tuttavia, il re non guariva da tutte le malattie, ma solo da una, chiamata “malattia delle
scrofole” (adenite tubercolare: rigonfiamenti sul corpo). Si credeva che il re potesse guarire da questa malattia
perché in realtà questa regredisce spontaneamente. E’ una credenza che continua per molti secoli perché la
convinzione della sacralità del ruolo degli imperatori era fortissima; l’ultimo a credere a questa cosa pare che sia
stato Carlo X (1830).
Imperatore: figura che dopo l’età romana viene riesumata da Carlo Magno, incoronato nella notte di Natale dell’
‘800. Lui è d’accordo ma l’idea che viene elaborata dagli illustri ecclesiastici di Carlo riguarda il ruolo che deve
avere “il re dei franchi” (che aveva conquistato l’Italia settentrionale, quasi i Sassoni, si era allargato molto in
Spagna, nell’area tedesca e in parte anche sui Balcani). Non può continuare ad essere un semplice “re” di tutti
questi popoli → gli deve essere assegnata una nuova dignità imperiale → nella notte di Natale dell’ ‘800 il papa
lo “unge” imperatore. Questo fa sì che:
1. governa su molti popoli e il suo ruolo è riconosciuto da tutti in quanto sovrano superpartes
2. è il papa a decidere chi è l’imperatore → funzioni specifiche di protezione da parte della chiesa.
L’imperatore è tale perché il suo ruolo è quello di difendere e proteggere i cristiani. Con Carlo Magno
l’imperatore è il sovrano di tutti i cristiani. Non ci possono essere vari imperatori, ce n'è solo uno.
L'impero non può essere diviso tra i figli maschi di un imperatore e questo crea molti problemi perché il
figlio di Carlo Magno, Ludovico il Pio, fa 3 figli con una moglie e poi un altro con un’altra. Uno dei primi
3 muore e i restanti non vogliono sottostare al maggiore → guerre e conflitti che fanno capire la
necessità che il titolo imperiale sia elettivo e non dinastico e il bisogno di un controllo da parte
dell’aristocrazia e del papa perché il papa è il referente religioso dell’imperatore. Questo serve per
accelerare il processo per cui il papa diventa il capo unico della cristianità dal punto di vista religioso.
L’imperatore è superiore a tutti gli altri re ma non si intromette negli affari degli altri paesi (Francia,
Spagna, Italia meridionale, Inghilterra).
L’imperatore è unico. Non possono esserci due imperatori in Occidente. Esiste però l’imperatore
d’oriente, il basileus, imperatore ‘fratello’ di quello d’Occidente
I legami tra impero e papato si tradussero in un aspro conflitto nella seconda metà dell’XI secolo (lotta
per le investiture). Da questa lotta il papato uscì rafforzato nel suo ruolo di potenza legittimante delle
dignità regie in tutta Europa (Portogallo, Sicilia)
Inoltre, a partire dall’XI secolo si formano anche in Europa nuovi regni (come l’Ungheria, e poi i regni
ispanici). Questi re ‘nuovi’ per legittimarsi guardano al papa, non all’imperatore.
Le basi materiali del potere regio
● Il re deve essere ricco/aristocratico. Deve redistribuire la ricchezza e autocelebrarsi con cerimoniali
fastosi.
● Nell’alto medioevo la ricchezza regia è costituita dal suo patrimonio fondiario, il fisco regio. La gestione
del fisco regio è cruciale per capire le dinamiche del potere centrale. → il re ha accesso ad un suo
personale patrimonio
● Dal secolo XI cambiamento: il re non è più semplicemente un redistributore di ricchezza, ma è
soprattutto garante dell’esercizio della giustizia (riscoperta del diritto romano) e indispensabile
autorità che legittima i poteri dei titolari di giurisdizione. I barbari scelgono come re il miglior guerriero
perché vincere la guerra significa redistribuire ricchezza. Il modo principale per acquisire ricchezza è
toglierla agli altri attraverso la guerra.
10/03/2022 ✅
L’età tardo-antica: dalle grandi riforme alla crisi
Le grandi riforme: I SEVERI (193-235)
● 193: Settimio Severo, originario di Leptis Magna, predilesse la Siria come area di residenza, trasformò
l’esercito di confine in militia stabile, stanziando sul limes le famiglie dei combattenti → si distaccò da
Roma come capitale
● ridusse i poteri del Senato, abolì l’appalto delle imposte (sistema utilizzato fino a non troppi anni fa) e
soppresse i privilegi di Roma e d’Italia
● Favorì l’ingresso dei barbari nell’esercito → rapporto tra paura e ammirazione
● 212: Caracalla promulga la Constitutio Antoniana, con la quale si estendeva la piena cittadinanza
romana a tutti i provinciali liberi
Le grandi riforme di DIOCLEZIANO (284-305)
● Grande riforma costituzionale di decentramento
dell’amministrazione statale: instaurazione della Tetrarchia
(Diocleziano e Massimiano = Augusti; Galerio e Costanzo Cloro=
Cesari) → era necessario ripartire l’impero in quattro grandi aree,
perché questo era troppo grande per essere governato da una
sola persona
● A Diocleziano tocca l’Oriente con capitale Nicomedia;
a Massimiano l’Occidente (Italia e Africa), con capitale Milano;
a Costanzo, la Spagna, la Gallia e la Britannia (Treviri e York);
a Galerio l’Illirico, la Macedonia e la Grecia (Sirmio).
● Passati vent’anni gli Augusti dovevano cedere il potere ai Cesari, i quali dovevano scegliere altri due
coadiutori e successori → cambia il modello di regalità: l’imperatore inizia ad essere divinizzato
● L’impero viene diviso in 12 circoscrizioni amministrative, dette diocesi, a loro volta suddivise in 101
ripartizioni minori, le province
● L'imperatore viene divinizzato con fasto orientale. I cittadini divengono subiecti (sudditi); i contadini
vengono vincolati alla terra e gli artigiani alle loro corporazioni
● nascono moltissimi problemi economici, dati principalmente dalla forte inflazione → viene imposto un
calmiere dei prezzi
● Vengono irrigiditi i ruoli della società → i membri di ogni famiglia devono continuare a fare ciò per cui
sono nati → se si nasce contadino, si rimane contadino, non si potrà diventare borghese. Chi nasce in
una famiglia con un determinato ruolo, deve riprodurre quel ruolo. Non è possibile tentare scalate
sociali. Diocleziano irrigidisce la società per garantire che certi lavori rimangano
● organizzazione in collegia = corporazioni → imposte dallo stato → in verità questo esperimento fallisce
Le grandi riforme di COSTANTINO (312-337)
● Nel 305 i due Augusti abdicano. Si apre una fase di conflitti tra i successori
● Nel 312 Costantino, figlio di Costanzo, Augusto d’occidente, sconfigge al Ponte Milvio il rivale
Massenzio, figlio di Massimiano e diviene unico sovrano in Occidente. Nel 324 diverrà unico
imperatore, sconfiggendo Licinio (che era diventato augusto in successione di Galerio) in Oriente.
● Nel 313 EDITTO DI MILANO: da Milano emana l’editto che consente la pratica del Cristianesimo →
cristianesimo come una delle religioni lecite (prima di ciò i cristiani erano perseguitati)
● nel 325 indice il Concilio di Nicea, nel corso del quale viene formulato il principio dell’omusia (identità
di sostanza): il Figlio è identico al Padre (principio in contrasto con l’Arianesimo, secondo il quale Cristo
è creato dal Padre e dunque non eterno)
● Arianesimo come eresia (prete Ario)
● → si voleva garantire al popolo una corretta pratica religiosa; imperatore come garante legittimo =
voluto da Dio
● → necessità del consenso dell’aristocrazia, l’elite dell’impero → motivi politici e religiosi
COSTANTINO e l’assolutismo statale
Nel 330 Costantino muta il nome di Bisanzio in Costantinopoli e la promuove a capitale cristiana dell’impero
● Instaura un rigido cerimoniale di corte. Dal Cristianesimo deriva una nuova fonte di legittimazione e
sacralizzazione del proprio ruolo; è coadiuvato dal Sacrum consistorium (Consiglio della Corona).
● Rafforza l’esercito, che giunge a contare 900.000 uomini.
● Divide l’impero in 4 prefetture: Oriente (Costantinopoli), Illirico (Sirmio), Italia (Milano), Gallia (Treviri). Le
diocesi sono 14 e le province 117 → assolutismo statale
LE CAUSE DELLA CRISI DELL’IMPERO ROMANO D’OCCIDENTE
- Ipertrofia dell’Impero: non vi è più la possibilità dell’espansione. Non è più possibile recuperare
risorse tramite la guerra → iper nutrimento = eccessivo nutrimento dell’impero → no conquista nuove
terre = no nuove ricchezze → si blocca il meccanismo di espansione
- Aumento vertiginoso dei costi di gestione dell’apparato statale per il sostentamento della burocrazia e
dell’esercito (es.: annona militaris, angareia) → → esattori di tasse, governatori, personale della
giustizia
- Sperequazioni economiche tra regioni che consumano più di quanto producono e regioni costrette a
pagare i costi altrui → grandi differenze all’interno delle diverse aree dell'impero; ad esempio, l’Italia era
grandissima consumatrice di spezie, tessuti (soprattutto seta), e cibi particolari → in Italia le
importazioni superavano le esportazioni: gli investitori erano spesso fuori Italia
- Risposta ai problemi cercata in una sempre più accentuata centralizzazione, a fronte della
tradizionale elasticità e tolleranza che aveva caratterizzato il dominio romano fino all’età dei Severi.
- La ‘normalizzazione’ delle diversità si tradusse in una loro compressione: rivolte sociali (contadini Celti
in Gallia, minoranze etnico-religiose berbere in Africa)
- La difficoltà di controllare i contingenti militari barbari sempre più presenti nelle fila dell’esercito romano
→ “barbarizzazione” dell’esercito
L’EMERGENZA MILITARE
● 168 d.C.: i Marcomanni minacciano il confine danubiano (l’imperatore è Marco Aurelio)
● 213-270 d. C.: incursioni entro i confini dell’Impero di Alamanni, Goti e Franchi
→ popolazioni barbare
● Tra il 235 e il 284 quasi tutti gli imperatori sono fatti eleggere dai militari
● 271 d. C.: l’imperatore Aureliano fa costruire una nuova cinta muraria a Roma,
le mura aureliane → diverso dal periodo post epoca repubblicana, in cui non
era necessario avere mura
● 375: gli Unni, popolo delle steppe asiatiche, annientano il regno degli Ostrogoti
nella Russia meridionale → gli Unni si stavano spostando verso occidente, per
uno spostamento di rimbalzo
→ nei decenni successivi si inseriscono diverse popolazioni; si accettano soprattutto attraverso negoziazioni,
oppure attraverso dei patti (= hospitalitas) = richieste di difesa militare
● I Goti si spingono ad Occidente: nel 378 ad Adrianopoli, in Tracia, sbaragliano l’imperatore Valente.
● 410: bande del goto Alarico espugnano e mettono a sacco Roma: non succedeva da 800 anni!
● Nei decenni successivi Vandali, Svevi, Alani, Burgundi, Alamanni, si spostano e si insediano all’interno
dei confini romani, grazie anche all’instaurazione di speciali relazioni giuridico-politiche tra barbari e
romani.
● 452: Attila devasta Aquileia e Milano
● 455: i Vandali, insediati nell’Africa settentrionale (attuale Tunisia), attaccano e saccheggiano
nuovamente Roma → secondo saccheggio di Roma
LA FINE DELL’IMPERO D’OCCIDENTE
● 475: il patrizio Oreste caccia l’imperatore Nepote e lo sostituisce con il proprio figlio Romolo, detto poi
Augustolo.
● 476: i contingenti di barbari che ormai sono parte integrante dell’esercito romano eleggono loro re
Odoacre, che depone Romolo Augustolo e invia le insegne imperiali a Costantinopoli
→ i barbari depongono Augustolo e lo sostituiscono con Odoacre, capo degli sciri
→ Odoacre si scontra prima con Zenone e poi con Teodorico (capo degli Ostrogoti, barbaro) → Odoacre
sconfigge Teodorico
11/03/2022 ✅
527: GIUSTINIANO e un IMPERO ROMANO lontano da
ROMA
L’impero bizantino è semplicemente la continuazione della parte
orientale dell’impero romano. Dal 330 la capitale era stata trasferita da
Bisanzio a Costantinopoli. Nei secoli a partire da Costantino in poi,
l’Oriente si sente un po’ al centro del mondo. Costantinopoli è una
grandissima città, che arriva ad avere 400.000 abitanti.
L'Impero Romano d’Oriente ha 3 caratteristiche. Si definisce:
1. impero «romano» nella forma istituzionale;
2. impero «cristiano», di religione;
3. impero «greco», di lingua (la lingua parlata era il greco). Infatti
si autodefinivano “romaioi” (in greco “romani”)
La struttura era quella tradizionale, simile a quella che era stata impostata da Diocleziano nell’impero romano
d’Occidente: l'impero era diviso in prefetture, diocesi e province.
→ Subisce varie pressioni: a nord dagli Slavi e dai Bulgari, a sud dai Persiani (il grande Impero Persiano della
dinastia dei sassanidi)
Tuttavia è un impero che ha delle preoccupazioni: è vero che si risolve il problema delle pressioni dei popoli
barbarici dirottandoli verso l’Occidente, però alcuni rimangono e premono anche ai confini dell'Impero Romano
d’Oriente.
A nord premono gli Slavi e i Bulgari, con cui ci sarà una tensione continua (durante e soprattutto dopo l’età di
Giustiniano).
A sud dell’impero di Bisanzio, invece, c’è un altro grande impero, ossia quello Persiano, della dinastia dei
Sassanidi. Anche questo è un impero molto potente, con una forte spinta espansiva, con cui l’impero di bisanzio
deve continuamente relazionarsi. L’impero di Bisanzio si relaziona con quello persiano, a volte combattendo,
altre negoziando; la negoziazione prepassa attraverso il pagamento di quote. Molto spesso l’impero di Bisanzio
paga gli slavi e i bulgari per non essere attaccato.
Si ricorre per cui, a questo tipo di sistema, talvolta molto dispendioso. Giustiniano, ad esempio, che progetta
questo grande impegno in occidente, verso il mediterraneo, ha bisogno di non avere minacce e quindi prima di
avviare queste guerre, cerca di tenersi buoni gli slavi e i bulgari, pagandoli ma questo diminuisce le casse dello
stato
Altro problema: questione religiosa → all’interno dell’impero di bisanzio esistono dei centri di elaborazione
teologica molto importanti: Alessandria d’Egitto e Antiochia, che sono i luoghi in cui operano degli studiosi (sono
delle vere e proprie scuole) che elaborano continuamente i dogmi cristiani e a volte la rielaborazione porta a
delle vere e proprie eresie (es. eresia nestoriana, che si sviluppa soprattutto ad Antiochia e che si contrappone
alla scuola di Alessandria in Egitto. La questione su cui discutono è se considerare la madonna madre di dio o
solo madre di cristo. I nestoriani dicevano che poteva essere solo madre di cristo, mentre gli alessandrini
affermavano che era anche madre di dio.
La soluzione nel concilio di Calcedonia del 451, durante il quale si conferma il dogma di Nicea, quindi due
nature in un’unica persona.
Alcuni seguaci della scuola alessandrina sviluppano l’idea del Monofisismo (= “unica natura”) → gesù cristo ha
un’unica natura ed è divina. E’ un po’ il contrario dell’arianesimo, che faceva prevalere in cristo la natura umana.
Queste dispute teologiche sono importanti e temute dagli imperatori perché spaccano la compattezza della
cristianità. Non sono dispute solo di teologi che elaborano queste teorie, ma sono teorie a cui aderiscono
vescovi, diocesi, parrocchie e quindi fedeli. Questo è un elemento con cui Giustiniano si imbatterà sempre,
soprattutto contro il monofisismo.
Quando una di queste interpretazioni viene condannata, coloro che non accettano la teoria vincente, vengono
esiliati o si autoesiliano per poter continuare a praticare liberamente la loro fede. In genere, i nestoriani,
all’interno del mondo bizantino si rifugiano nelle aree periferiche dell’impero e queste, all’epoca, erano la Siria e
l’Egitto. Questi territori saranno poi i primi a diventare musulmani perché i perseguitati per motivi religiosi
dell'impero bizantino ad un certo punto considerano l’islam come un areligione più tollerante nei loro confronti e
più vicina al loro modo di guardare la divinità, di quanto non lo fosse il cristianesimo ortodosso dei bizantini.
Quando arrivano gli islamici, li accettano quindi con una certa facilità → passano quindi al dominio islamico che
li tollera a patto che questi paghino la tassa.
Quindi il dissenso religioso diventa un elemento di debolezza dell'impero bizantino che, sebben non si colga sul
momento, verifica tutte le sue potenzialità nel momento in cui si crea l’emergenza con l’espansione islamica.
ASCESA AL POTERE E PRIMI PROVVEDIMENTI
527: sale al trono Giustiniano, succedendo a suo zio Giustino I. Sotto Giustiniano viene messo in campo un
progetto che gli storici normalmente definiscono “renovatio imperii” (= rinnovamento dell’impero). Molti storici
non sono d’accordo nel definire ciò con il termine “progetto” perché molto spesso si è trattato di adattamenti a
cui Giustiniano è ricorso di volta in volta, non di veri e propri progetti. Si può parlare quindi di un progetto NON
unitario.
Sicuramente Giustiniano realizza quella che si può definire, con un termine greco, “symphonia” (sin = con; fonia
= suono → consonanza di Chiesa e Impero). → cerca di realizzare questo intreccio molto stretto tra l’operato dei
funzionari dell’impero e l’operato dei vescovi e della chiesa.
L’impero viene messo al servizio della realizzazione della societas christiana → Giustiniano si impegna
moltissimo nel far rispettare il dogma religioso. Addirittura, ad un certo punto si accorge di aver perseguitato
troppo i monofisiti e quindi cerca un po’ di mitigare questi provvedimenti che erano stati molto severi e
perseguivano l’idea di mantenere la compattezza ideologica e teologica dei fedeli.
Un imperatore ortodosso: imperatore per volontà di Dio, non divinizzato!
Giustiniano si presenta come imperatore voluto da dio ma cerca di allontanarsi dall’immagine sacrale che gli
imperatori d'Oriente avevano ereditato dalla stagione classica dell’impero.
GIUSTINIANO (integrazione con il libro pag 38-40)
Contribuì a portare l'impero bizantino a uno dei punti più alti del suo sviluppo, attraverso una serie di interventi
volti a garantire la pace, la stabilità e la tranquillità dell’impero. (es. 532: pace con la Persia e fine della rivolta di
Nika, scoppiata per protesta contro l’inasprimento fiscale).
- 534: sottrae l’Africa ai Vandali
- 553: sottrae l’Italia agli ostrogoti
- 554: sottrae le coste meridionali spagnole a visigoti
Sulle aree conquistate reimposta l’amministrazione, organizzando le province secondo il modello romano. Per
fare ciò si servì di alcuni collaboratori fidati (moglie Teodora, giuristi, esperti, grandi generali..).
LE INIZIATIVE DI GIUSTINIANO
1. IL CORPUS IURIS CIVILIS
Per quanto riguarda le iniziative, quella che più è rimasta tra tutte quelle promosse da Giustiniano, è il Corpus
iuris civilis (corpo del diritto civile) o Codex iustinianeo: si tratta di una gigantesca iniziativa di riordino del diritto,
delle leggi, disposto da Giustiniano e realizzato da un team di esperti, che hanno ripreso in mano tutta la
produzione delle epoche precedenti e l’hanno riordinata, dividendola in 4 libri:
- Codex: tutte le leggi promulgate fino ad allora
- Digesta o Pandectae: i pareri dei giuristi
- Institutiones: testo base per lo studio del diritto
- Novellae (Constitutiones): le leggi di Giustiniano emanate dopo il 534
Qualche tentativo di riordino era stato fatto anche in precedenza, ad esempio da Teodosio II che negli anni ‘20
del V secolo aveva promulgato un suo codice, il Codice Teodosiano, ma da allora non era stato fatto più niente.
L’azione di riordino promossa da Giustiniano è fondamentale perché consente di eliminare le contraddizioni e
non si tratta di un’azione importante solo per l’epoca di Giustiniano. Infatti il Corpus iuris civilis viene riscoperto
alla fine dell’XI secolo nelle città italiane, in particolare a Bologna, dove si comincia ad insegnare il diritto in
scuole destinate a questo, gestite da ecclesiastici → nascono le prime scuole laiche a Bologna.
Il Corpus iuris civilis diventa uno strumento importantissimo per il governo delle città comunali italiane
dell’epoca e che poi si diffonde in tutta l’Europa.
E’ evidente il legame con la tradizione giuridica romana: il fatto di codificare le leggi in un testo scritto deriva
dalla cultura romana. Il Corpus Iuris Civilis è considerato la base di tutto il diritto giuridico posteriore e viene
reintrodotto in Italia dopo l’allontanamento dei goti.
Tuttavia, già nel VII secolo in Italia mancava ormai ogni traccia d’insegnamento di diritto.
2. INIZIATIVE IN ECONOMIA - Le riforme economiche di Giustiniano (527-565)
Agricoltura, manifattura, commercio: Giustiniano interviene in questi settori realizzando un controllo statale
molto forte → l’economia subisce un forte controllo da parte dello stato.
Lo stato ammette l’attività privata ma stabilisce i prezzi, le modalità di acquisizione della materia prima, i giorni e
i luoghi di mercato.
Rilevante è il nòmos georgikòs (la legge contadina): garantisce l’esistenza di liberi contadini e riduce il lavoro
schiavile
- La manifattura: è il modo con cui ci si riferisce alle industrie del medioevo. si può parlare nel medioevo
di attività industriale, artigianale ma ancora meglio di MANIFATTURA. E’ una manifattura che si rivolge
soprattutto alla produzione di prodotti di lusso molto commerciabili, in particolare tessuti come la seta
che inizialmente viene importata per ragioni geografiche e poi viene prodotta in loco. Altri prodotti sono
oro, argento, profumi
- Il commercio: soprattutto dei prodotti manifatturieri. E’ controllato dallo Stato, che esercita un
controllo sulle imprese private. Fondamentale è l’impiego della moneta aurea, il bisante, moneta d’oro
che sarà usata in tutto il Mediterraneo fino alla fine dell’impero. Mentre al giorno d’oggi alla banconota
corrisponde una determinata quantità d’oro, nel Medioevo il denaro ha già in sé direttamente il metallo
prezioso. La carta moneta non esiste nel Medioevo. L’oro circola molto a Bisanzio, mentre in Europa,
fino alla metà del Trecento, circolano monete d’argento.
Le guerre di Giustiniano
Il progetto di riunificazione dell’antico impero romano d’Occidente prende avvio con Giustiniano, il quale,
favorito anche dalla situazione economica a suo vantaggio, decide di restaurare gli antichi confini nella parte
occidentale dell’impero.
535-553: guerra di riconquista dell’Occidente (o guerra greco-gotica narrata da Procopio di Cesarea). →
campagna militare molto vasta che porta alla conquista dell’Africa Settentrionale (vandali), della Spagna
Meridionale (visigoti) e dell’Italia (goti).
Quella in Occidente era una guerra di riconquista, non di conquista perché le terre appartenenti all'impero
romano e passate successivamente al dominio dei barbari venivano considerate ancora dipendenti
dall’imperatore d’Oriente che le aveva solo affidate ai loro re. Inoltre, veniva ancora battuta moneta a nome
dell’imperatore d’Oriente.
L’esarcato di Ravenna
Nel 584 Belisario, generale di Giustiniano, entra a Ravenna, sede della prefettura d’Italia dove verrà istituito
l’esarcato. L’Italia uscì dalla guerra depressa sul piano demografico ed economico poiché c’era stato un
progressivo abbandono delle terre coltivabili durante la guerra.
Finita la guerra, nell’abside della basilica di San Vitale a Ravenna venne rappresentato il cosmo
cristiano-bizantini, simbolo del rapporto ancora esistente tra Oriente e Occidente, tra Impero e Cristianesimo.
I franchi
Il mondo dei franchi è uno dei più importanti nella storia dei regni
romano-barbarici perchè sarà quello che realizzerà all’interno dei propri
territori e delle proprie istituzioni quella fusione tra mondo barbarico e
mondo romanico da cui, secondo gli storici è sorto il medioevo
europeo.
E’ in questo mondo che è evidente l’integrazione tra la vecchia
tradizione portata dai romani e la nuova portata dai barbari e che poi
troverà il suo completamento nel regno/impero di Carlo Magno (con i
franchi si arriva al IX secolo).
Il regno dei franchi finisce nell’888 però, a partire da Pipino III che
diventa re dei franchi nel 751, fino a Carlo il Grosso, i franchi dominano
l’Europa.
Da dove provengono?
Originariamente erano delle tribù, salii e ripuarii, stanziate lungo il
corso del basso Reno.
Tra il 482 e il 511 i franchi passano dall’essere delle semplici tribù barbariche, seminomadi a fondare un regno
stabile che copre tutto il territorio dell’antica Gallia Romana (Francia) e lo fanno combattendo molte guerre
guidate dal capostipite di una dinastia che regnerà fino al 751, quando verrà spodestata da Pipino il Breve. La
dinastia di Clodoveo è quella detta dei merovingi (dal fondatore Meroveo).
Si considera però l’esperienza dei franchi a partire da Clodoveo perché è lui ad imporre un passaggio chiave
nella storia di questo popolo → il battesimo di Clodoveo e la conversione al cristianesimo
- 496: conversione di Clodoveo (dal paganesimo, non dall’arianesimo) → Clodoveo si battezza passando
direttamente al cristianesimo, senza attraversare la fase ariana, come invece avevano fatto tutti gli altri
regni barbarici. Clodoveo si fa battezzare dal vescovo Remigio, che è diventato una sorta di padre
fondatore per la Francia moderna. La conversione di Clodoveo è importante perché consente ai franchi
(relativamente pochi) di avere l’appoggio della rete dei vescovi: i franchi, attraverso questa conversione,
trovano la possibilità di appoggiarsi ai vescovi durante questo progetto espansionistico. I vescovi sono
importanti perché appartengono alla categoria dell’aristocrazia senatoria gallo-romana, costituita
dall'élite che sotto l’impero romano in Gallia sono diventate potenti e si sono distinti per le loro
competenze amministrative (l’impero romano si è sciolto da 20 anni però i vescovi e le loro diocesi
sono rimasti e vengono affidate loro anche responsabilità civili).
I vescovi hanno sede nelle città e queste mantengono il loro ruolo di perno nell’amministrazione del
territorio. Lo schema città capoluogo-territorio indipendente risulta vincente anche in epoca
longobarda, dove i territori verranno chiamati diocesi religiose e nell’impero carolingio, che organizza il
territorio in comitati/circoscrizioni.
La conversione di Clodoveo
Non è una cosa improvvisa; in realtà, il fatto che la moglie stessa di Clodoveo fosse già cattolica, significa che il
cattolicesimo aveva già raggiunto un livello alto nella società dei franchi. Sono rimaste delle lettere scritte da
Clodoveo e ricevute da Clodoveo mandate da altri vescovi (Vescovo di Wien) dove questi si complimentano con
Clodoveo. → conversione come evento che matura in un contesto già preparato
Fonte - la conversione di Clodoveo
Viene raccontata dal vescovo Gregorio di Tours, un cronista (538-594) che ha fornito molte informazioni riguardo
alla storia dell’origine dei franchi.
“Clotilde, moglie di Clodoveo e figlia del re dei Burgundi, è una regina cattolica che desiderava molto la
conversione di Clodoveo ma egli non voleva. Tuttavia, durante la guerra contro gli alemanni egli fu costretto a
credere a quanto prima aveva negato. Nel combattimento infatti si prevedeva un massacro e l’esercito di
Clodoveo comincia a subire una grave strage”. Successivamente Clodoveo pronuncia delle frasi dove invoca
l’aiuto divino per riuscire a sconfiggere gli alemanni che alla fine si mettono in fuga.
→ Il modo con cui il vescovo presenta questa conversione ricorda molto il sogno di Costantino
Il re non può convertirsi da solo; bisogna che assieme a lui si converta anche il popolo, che accetta e diventa
cattolico.
Quando Clodoveo muore il regno viene spartito tra i suoi 4 figli e si formano 4 grosse eredità.
La Francia nord-orientale → AUSTRASIA con capitale Metz
La Francia nord-occidentale → NEUSTRIA con capitale Parigi
Un regno sud orientale → BURGUNDIA
Un regno sud occidentale → AQUITANIA
I due regni meridionali non hanno una vera capitale ma nemmeno gli altri: si tratta solo di città di riferimento. I 4
regni non sono distinti ma solo affidati a 4 discendenti. Le città importanti restano tutte quelle a Nord della Loira,
come Parigi, Metz, Reims e sulla Loira come Orleans.
La dinastia dei franchi durerà fino al 751, quando verrà scalzata dai Pipinidi che erano la dinastia dei Primi
Ministri (maestri di palazzo/maggiordomi) d’Austrasia che saranno capaci di superare il frazionamento del regno
dei franchi e poi scalzeranno l’ultimo re dei merovingi, Childerico III).
Tra il 537 e il 537 arrivano in Provenza → si affacciano sul Mediterraneo
Gli Unni e Attila: impero vastissimo che arriva fino alla pianura padana ma con la sua morte l’impero crolla
perché legato alla sua persona.
Suddivisione dei regni franchi
L’Austrasia occupa buona parte dell’attuale Germania; la Neustria è l’attuale Francia settentrionale, la Borgogna
era una parte dell’attuale Svizzera e una parte della Francia e l’Aquitania era il regno nord-sud occidentale
dell’impero. La Sassonia diventerà fondamentale con gli Ottoni.
Alla fine i carolingi verranno ad occupare tutto questo territorio che quindi comprende la Francia, l'Italia
centro-settentrionale, i Pirenei, una buona parte della Germania, dell’Austria, anche dell’attuale Ungheria e tutti i
Paesi Bassi.
Il ruolo dei vescovi in età romana e in età barbarica
I vescovi sono delle autorità religiose, a capo della diocesi, cioè sono i capi delle circoscrizioni religiose che si
vengono a creare già in età classica. I vescovi risiedono nelle città, dove ancora oggi ci sono le chiese
cattedrali/duomo che li ospitano. Governano nelle diocesi dal punto di vista religioso: dirigono e guidano
l’operato dei sacerdoti, impartiscono dei sacramenti particolari e si occupano del patrimonio della chiesa.
Tuttavia sono arruolati all’interno di famiglie aristocratiche che forniscono anche un personale di
amministrazione civile (es. nelle città romane sono le famiglie che fanno parte delle curie cittadine, i senati che
tutte le città avevano e che si occupavano della gestione pubblica delle città).
Le stesse famiglie forniscono sia le guide spirituali sia quelle civili in età romana.
I vescovi però hanno la stessa formazione degli amministratori laici. Nel momento in cui l’impero romano cade e
tutta la struttura amministrativa dell’impero si disarticola, quello che accade è che i vescovi si caricano anche di
responsabilità di governo civile: alcuni si occupano di organizzare le difese della città, altri sono chiamati a
giudicare nei tribunali, si preoccupano di gestire i rifornimenti alle città.
→ Con la caduta dell’Impero romano d’Occidente ai vescovi toccano delle responsabilità che vanno oltre
quelle del potere religioso. Continuano comunque a svolgere le attività che svolgono normalmente i vescovi
ma in più hanno anche altre responsabilità. Questo accade in particolar modo nelle regioni dell’impero nelle
quali era più organizzata la struttura dei vescovi e nelle quali c’erano più città. Queste regioni sono l’Italia e la
Gallia.
I franchi, che sono un piccolo popolo stanziato in una piccola area, pensano di poter allargare i propri confini ed
estenderli all’intera Gallia. Attraverso la conversione al cattolicesimo riescono a guadagnarsi il favore di questi
vescovi che diventano uno strumento di governo del territorio stesso e di legittimazione del re. → Il vescovo
deve infatti imporsi anche ai gallo-romani, cioè alla popolazione che abita la Gallia e che è in parte d’origine
romana e in parte di origine celtica. Sul governo non si sa molto, se non che era molto simile alla tradizione
romana. Questo si sa grazie alle vicende di Childerico I (successore di Clodoveo) che cerca di imitare i romani
realizzando un’imposizione fiscale sistematica, censendo i beni e mandando i referendari (suoi rappresentanti) a
trasmettere le sue volontà in tutto il regno. Durante il tempo libero (otium) scrive anche delle poesie molto
disprezzate da Gregorio di Tours perché non rispettavano la metrica classica. A Childerico però il progetto non
riesce perché il fatto di imporre l’imposizione fiscale comporta una rivolta interna negli aristocratici. Nel
momento in cui i franchi si convertono, pensano di poter fare una carriera vescovile quindi molti entrano a far
parte dei ranghi dei vescovi. Essi, che fino a quel momento erano stati di provenienza gallo-romana (sobri
intellettuali), portano dentro al rango dell’episcopato le tradizioni dei franchi, che sono tradizioni di uomini di
guerra. Le fonti dicono che sono vescovi che si dedicavano alla caccia, che accettavano che i preti avessero più
donne.
La riconquista dell’Italia da parte di GIUSTINIANO e l’arrivo dei LONGOBARDI
La riconquista si completa nel 553 ma dura poco perché un nuovo popolo di origine barbarica entra in Italia e la
occupa quasi tutta secondo una distribuzione bizzarra. Questo popolo è quello dei Longobardi, che proveniva
dalla Pannonia (Ungheria) o secondo la storia delle loro origini, addirittura dalla Scandinavia.
Questo popolo si differenzia dagli altri perché è poco romanizzato. Mentre tutti gli altri popoli barbarici avevano
avuto contatti molto stretti con il mondo romano, i longobardi ne avevano avuti in misura molto minore.
Arrivano in Italia guidati dal re Alboino, che verrà ammazzato dalla moglie Rosmunda a Verona perché Alboino
l’avrebbe costretta a bere dal teschio del padre di lei perché era ubriaco.
I longobardi avevano questa pratica in battaglia che però va interpretata come una sorta di pratica rituale: il
taglio della testa del nemico è un modo per rendergli omaggio ed incamerare il suo valore militare.
La conquista dell’Italia
I Longobardi sono suddivisi in tribù, dei clan chiamati fare, (= si spostano continuamente) con a capo un re.
Spesso raccolgono anche gruppi che vengono da altri popoli (pavari, turingi).
I longobardi quando arrivano in italia non incontrano una grande resistenza da parte dei
bizantini, che non fanno altro che ritirarsi lungo le coste. Entrano dal Friuli, in particolare da
Cividale, uno dei maggiori centri longobardi che conserva ancora oggi delle testimonianze
molto illustri.
Per quel che riguarda l’Italia Nord-Orientale, rimane bizantina una striscia di terra della costa adriatica
(Monselice, Oderzo-bizantina fino al 668, Cittanova e Eraclea). Si dice che i profughi che dalla terraferma si
rifugiano nelle lagune, avrebbero fondato Torcello, Oquo, primi nuclei dell’insediamento veneziano.
Anche sulla costa occidentale la parte di Genova rimane sotto il controllo bizantino (643). I longobardi occupano
quindi una parte della Pianura Padana, dell’Emilia (in Romagna rimangono i bizantini, cioè i romani con capitale
Ravenna). I longobardi occupano anche la Toscana, una parte dell’Umbria ma si crea un sottilissimo corridoio
tra l’adriatico e il terreno che rimane sotto il controllo bizantino, che comprende anche Roma e il Lazio, le isole,
la Calabria, la Puglia e alcuni tratti di costa tirrenica (Napoli) e parte bassa della Campania.
Parte settentrionale: Langobardia Maior
Parte meridionale: Langobardia Minor
- Forse erano riusciti ad attraversare questo spazio intermedio radicandosi poi nel territorio circostante
sulle coste
Divisione rimarrà fino alla fine del regno longobardo (774), quando verrà sconfitto da Carlo Magno
Fonti: Paolo Diacono, ecclesiastico che è alla corte di Carlo Magno. Scrive alcuni secoli dopo la fine dell’impero.
Dall’arrivo dei longobardi si è vista una vera frattura nella storia italiana. Machiavelli riteneva che quella con i
longobardi fosse una partita persa perché erano in grado di conquistare l’intera Italia e fare del paese un popolo
come quello dei Franchi. Machiavelli dà la colpa al papato.
21.02
18/03/2022 SISTEMARE
I Longobardi e la frammentazione politica dell’Italia
La fonte principale: l’Historia Langobardorum di Paolo Diacono (scritta due secoli dopo l’arrivo dei Longobardi
in Italia).
Quando Paolo Diacono scrive, i Longobardi erano tutti gli abitanti liberi della penisola italiana: partecipavano
delle decisioni del regno, erano proprietari fondiari, cattolici, indistinguibili sostanzialmente dal ‘sostrato romano’
(vedi onomastica).
Nel 568 invece erano un gruppo di guerrieri che venivano dalla Pannonia sotto la guida di un re, Alboino, che
coordinava anche bulgari, sarmati, gepidi, svevi, sassoni, «romani».
La conquista dell’Italia
Un piano non preordinato (sfondano dove non trovano resistenza bizantina) culminante nella conquista di Pavia.
Diverse direzioni di espansione: la creazione dei ducati di Spoleto e Benevento (anche i Longobardi hanno i
duces, come i bizantini, ma non inseriti in strutture gerarchiche).
Un’Italia longobarda e un’Italia bizantina
Le strutture del regno longobardo
● La monarchia si stabilizza dal 584 (Autari, re incoronato nel 584).
● La conversione dei longobardi dall’arianesimo al cattolicesimo ➙ è un lungo processo, che copre
quasi un secolo. Avviene con teodolinda (seconda metà del VII secolo (prima i longobardi erano ariani).
● Le istituzioni longobarde sono codificate nell’Editto di Rotari del 643 (scritto in latino, che non era la
lingua ufficiale dei longobardi, ma della chiesa), cui è anteposta una narrazione, l’“Origo gentis
Langobardorum” (che significa “l'origine del popolo longobardo”) ➙ un’operazione culturale di
rifondazione dell'identità etnica del popolo.
L’Editto di Rotari è un elemento centrale nella storia dei longobardi perché rappresenta la prima forma
scritta di legislazione di questo popolo. Se si legge l’editto, si nota che è composto da una specie di
versi (643 anno) che denotano il fatto che venissero tramandati a voce. Prima della partenza per la
Liguria, il re Rotari, decide di mettere le leggi per iscritto per rassicurare i capi militari → elemento di
rassicurazione perché significa che il regno è una realtà solida con leggi scritte che diventano un punto
di riferimento da cui non ci si può svincolare.
L’Editto di Rotari introduce anche il diritto di limitazione della faida (vendetta) attraverso un sistema di
risarcimento minuzioso, in base al tipo di offesa ricevuta → si mette uno strumento nelle mani del
popolo longobardo per cercare di gestire meglio questi fatti (si parla del valore delle donne = mundio:
prezzo della donna, che ha diritto ad una somma di denaro chiamata meta e dopo la prima notte di
nozze veniva stabilito un prezzo per la sua verginità. A questo punto la donna sposata veniva messa
sotto la protezione della nuova famiglia
L’editto parla anche del paesaggio, non solo della struttura sociale, in riferimento alle risorse dell’alto
medioevo (paludi..)
● Le leggi vennero messe per iscritto: promulgazione di un codice di leggi.
● Il guidrigildo è il risarcimento.
Una capitale stabile: Pavia.
Non c'è un sistema di tassazione diretta, ma solo indiretta. Differenza:
→ Quella diretta viene commisurata/è proporzionata al reddito.
→ Quella indiretta è basata sui consumi e sull’uso delle strutture (oggi corrisponde all’iva)
● Vasto patrimonio pubblico (= fisco regio). Esiste una rete di dipendenti regi gastaldi, sculdasci, decani.
I beni sono direttamenti controllati dalla corona, dal re. Esisteva una quota in ogni ducato appartenente
al re che poteva rilevare
→ Gastaldo: colui che cura gli interessi del re nei ducati longobardi nella curtis regia.
→ Gasindi: sono una sorta di vassalli regi (corrispondono a quelli carolingi) non dotati di funzioni
amministrative.
Società ed economia
La tripartizione della società longobarda: liberi, aldi, servi
Esistevano due tradizioni giuridiche nel mondo longobardo? Probabilmente le transazioni private erano regolate
secondo il diritto romano.
Gli ultimi re: da Liutprando a Desiderio.
LIUTPRANDO (712-774 quando finisce il regno longobardo, ma muore nel 730 circa). È Il re della maturità del
regno.
● Sembra avviare un processo di regolazione con la chiesa, dopo un attacco ad essa ➙ regala delle
proprietà alla chiesa, tra cui il castello di Sutri, che diviene proprietà/perno dello stato pontificio/dei
domini pontifici.
● Fitta attività legislativa e giudiziaria: le tasse servono a mantenere un …
● Documentazione scritta delle decisioni del re, dei patti, della contrattualistica
● Allargamento della base fiscale del regno attraverso l'imposizione di dazi sui transiti commerciali sul Po
● Collaborazione col papato (è un re cattolico, non più ariano): adatta le leggi laiche ai canoni religiosi.
● Azioni militari contro i bizantini: la conquista e la donazione del castello di Sutri (728).
● L'obiettivo resta l'unificazione della Langobardia maior con la Langobardia minor, cioè con i ducati
meridionali. → Pensa di ottenere l'unificazione del regno grazie all'aiuto del Papa
ASTOLFO
Astolfo succede a Liutprando.
Il papato cambia atteggiamento verso i Longobardi e si appoggia ai Franchi di Pipino III.
● cambia i domini bizantini nell'esarcato. Attaccare i territori bizantini significava attaccare la chiesa,
minacciare indirettamente il papato. il papa chiede ufficialmente un appoggio ai franchi
DESIDERIO
E’ un uomo nuovo (duca di Brescia, funzionario regio, gradito inizialmente ai Franchi).
● Una accorta politica matrimoniale (le figlie vengono date in sposa ai principali sovrani confinanti: Carlo,
duca di Baviera, duca di Benevento)
● Un monastero per i Longobardi: S. Salvatore (poi S. Giulia) di Brescia (badessa: Anselperga, figlia di
Desiderio)
● La chiesa teme i longobardi perché si trovava al centro dei loro domini e rappresentava un “corridoio”
per raggiungere il sud
La fine del regno longobardo
Desiderio era riuscito ad imporsi anche come protettore del papa (771, papa Stefano lIl).
Evento inatteso: morte di Carlomanno, fratello di Carlo (poi diventato Carlo Magno).
Carlo Magno resta re unico del Franchi e pensa di poter modificare le relazioni con i Longobardi in vista di una
loro subordinazione.
Il progetto riesce nel 774.
L’Egira.
L’affermazione dell’Islam e il mondo mediterraneo.
24/03/2022 ✅
I franchi e l’impero carolingio
Carlo Magno è considerato un po’ il padre della storia dell’Europa perché ha attuato, almeno per il periodo del
suo regno e quello degli anni successivi, un progetto di unificazione dell’Europa.
Carlo Magno è il re dei Franchi, che:
● sono divisi originariamente in 2 tribù: i Salii e i Ripuarii, tribù che
estendono il loro territorio dal confine del Reno verso sud-ovest
● tra il 482 e il 511, sotto la guida di Clodoveo, eliminano i resti della
dominazione gallo-romana (regno di Siagrio) → realizzazione di una parte
importante del progetto dei franchi
● nel 496 Clodoveo sconfigge gli Alamanni e si converte al cattolicesimo
(dal paganesimo, non dall'arianesimo!!)
● 507: battaglia di Vouillé → Clodoveo con l’aiuto dei Burgundi conquista il regno dei Visigoti fino ai
Pirenei. Teodorico gli impedisce di giungere fino al Mediterraneo
● Alla sua morte il regno viene spartito tra i figli → quadripartizione del regno dei franchi che resterà
fino all’epoca dei Pipinidi
I Pipinidi (dal padre di Carlo Magno, Pipino il breve) o Carolingi
Ciascuno dei 4 regni, oltre al re, presenta come figura imminente, quella del maestro del palazzo o
maggiordomo (= sono dei grandi capi militari, capi dell’esercito regio che si chiamano maestri di palazzo
perchè vivono a stretto contatto con il re).
I re carolingi non avevano una capitale precisa ma diverse capitali. Erano re itineranti: non risiedevano in una
sede unica ma si spostavano continuamente nelle città importanti o nei luoghi del regno dove possedevano i
beni (beni del fisco regio = delle terre che venivano assegnate ai re, qualunque egli fossero).
Tra i maestri di palazzo si distingue la dinastia dei Pipinidi, in cui si ricorda Pipino II, detto anche Pipino di
Heristal, che nasce dal matrimonio tra il figlio del vescovo di Metz (morto nel 640) e la figlia di Pipino di Landen
(Pipino il Vecchio), maggiordomo di Austrasia (parte nord-orientale della Francia).
I Pipinidi, oltre ad essere a capo dell’esercito, dispongono anche di un grande patrimonio fondiario
(personaggi molto ricchi) attraverso cui sono in grado di creare delle clientele vassallatiche, cioè di farsi un
seguito di vassalli. Nonostante ci fosse il re, crearsi delle clientele vassallatiche era possibile: il vassallaggio
infatti è un tipo di relazione tra i membri dell’aristocrazia diffuso a tutti i livelli della società. La capacità di crearsi
dei vassalli, cioè dei fedeli armati, dipende dal patrimonio, cioè dalla capacità di pagare queste clientele
vassallatiche con dei beni (terre).
687: tappa fondamentale → Pipino II vince la battaglia di Tertry in Neustria, che aveva come capitale Parigi, e
diventa l’unico maestro di palazzo dei Franchi.
Il vassallaggio
E’ un rapporto di fedeltà che ha una tradizione abbastanza antica (anche per i romani esisteva un rapporto tra il
signore e i fedeli, chiamato commendatio = “affidamento”) → una persona si mette nelle mani di un suo
superiore e in cambio questo le offre dei servizi di vario genere.
In età posteriore alla fine dell’impero romano, questo servizio continua e tra tutti i servizi che vengono offerti,
uno deve essere un servizio particolarmente qualificante, il servizio armato.
Il servizio armato nei confronti di un signore (senior) fa del vassallo (vassus) una persona particolarmente
rispettabile.
Il vassallaggio è però un rapporto tra pari. Ci sono un senior e un vassus ma sono uomini che appartengono
allo stesso gruppo sociale solo che sono, all’interno di questo, in condizioni diverse di potenza e di ricchezza.
Sono entrambi uomini liberi. Per questo si dice che il rapporto è tra pari = relazione sinallagmatica. Sono sempre
uomini di condizione agiata. Il senior di solito è un grande proprietario fondiario però anche i vassi sono di
condizione economica elevata per la semplice ragione che il servizio armato che devono compiere deve essere
un servizio di livello elevato (spesso è un servizio a cavallo e questo animale è molto costoso).
Il sistema vassallatico non riguarda i contadini o i piccoli proprietari perché questi sono troppo poveri per
essere vassalli. Per essere vassalli bisogna già essere proprietari di un certo livello perché per pagare le spese è
necessario avere una fonte di reddito (es. terra).
Gli elementi del vassallaggio:
- la fedeltà armata: il vassallo giura di essere fedele in armi al suo senior e il senior a sua volta promette
di proteggere il vassallo. Inizialmente rientra solo questo elemento nel rapporto vassallatico. In età
carolingia se ne aggiungono altri:
- il mantenimento: il vassus in cambio del suo servizio ottiene il mantenimento. Può ottenere anche il
fatto che il senior gli dia delle armi
- beneficium (la terra): l'elemento concreto del rapporto. Il vassus ottiene una terra che però non gli
viene concessa in proprietà, cioè il vassallo non è il proprietario della terra ma il possessore: ha il diritto
di usarla ma non essendone proprietario, non può lasciarla in proprietà. Il suo possesso è un possesso
precario (da “precor” = pregare) → di fatto il vassallo prega il suo signore che gli conceda la terra (terra
concessa in precaria). Non lavorano la terra ma la fanno lavorare a qualche contadino. Il fatto che la
terra non sia ereditaria, il signore, alla morte del vassus, può decidere se dare o meno la terra al suo
figlio. Il processo per cui la terra vassallatica diventa ereditaria si compie nel 1037, quando un
imperatore tedesco concede con la Constitutio de Feudis l’ereditarietà di tutti i benefici e da questo
momento entra in uso la parola “feudo” che si riferisce al beneficio ereditario.
- il sistema vassallatico ereditario non è un sistema piramidale: un vassallo può avere dei suoi vassalli
senza che questi siano inseriti in una struttura che fa capo al re → sistema molto più frammentato, rete
di vassallaggio a nodi. I vassalli del re sono quelli in grado di garantirgli il servizio armato più efficace
ma sotto di loro non ci sono i valvassori che a loro volta devono la fedeltà al re perché il vassallo è
responsabile solo nei confronti del suo diretto superiore → rapporti frammentati e non ordinati
Solo nel corso dell’XI-XII secolo, quando si assiste alla nascita delle monarchie feudali in Francia e Inghilterra si
può osservare una costruzione dei rapporti feudali più di tipo piramidale ma per tutta l’età carolingia non è così.
I Pipinidi utilizzano questo sistema: dispongono di terre e in queste pagano i loro vassalli e grazie alla possibilità
di utilizzare clientele armate molto forti, ottengono degli importanti successi militari (battaglia di Tertry e la
battaglia di Poitiers, combattuta da Carlo Martello, maestro di palazzo, contro i saraceni, che venivano dalla
Spagna).
La battaglia di Poitiers in realtà è stata un’azione di polizia con cui i franchi fermano una delle frequenti
incursioni da parte dei saraceni. Successivamente però i franchi fanno della battaglia di Poitiers una battaglia
epocale della storia della lotta tra cristiani e musulmani perché, attraverso la celebrazione di questo episodio
bellico, possono definirsi come difensori della cristianità.
Questa idea tornerà utile nel 751, quando depongono l’ultimo re merovingio, prendono il potere e Pipino III
diventa re.
CARLO MAGNO e il ritorno dell’impero in Occidente - keywords
- aristocrazia militare/monarchia
- colpo di stato
- il ruolo dell’ episcopato
- le guerre di espansione e anche di conversione
- Il passaggio di Carlo Magno da re di popoli a re dei cristiani (imperatore)
- la fondazione della capitale Aquisgrana, il parallelo di Roma
- le iniziative amministrative di omologazione, cioè di unificazione all’interno dell’impero
- l’ integrazione (tra sfera civile e sfera religiosa)
I precedenti: l’INCORONAZIONE DI PIPINO III, detto Pipino il Breve
L’ascesa dei Pipinidi corrisponde ad un declassamento progressivo dei merovingi. Sulle fonti storiche che si
possiedono, i re merovingi vengono descritti come incapaci di guidare il popolo dei franchi alla vittoria.
La loro incapacità si sarebbe manifestata in due ambiti: uno è quello militare e l’altro è quello nel campo di
protettori della chiesa. Le fonti di età posteriore dicono che questi re sono molto deboli nell’azione di protezione
della chiesa, sia dal punto di vista della sicurezza ma anche riguardo agli ordinamenti interni della chiesa.
La vera debolezza dei re merovingi è nei confronti delle loro stesse aristocrazie e in particolare nei confronti dei
maestri di palazzo e dei Pipinidi.
→ I Pipinidi emergono perché riescono a creare una compattezza, tramandando di padre in figlio il ruolo di
maestri di palazzo. Ci sono molte altre famiglie di aristocratici sotto i re merovingi ma sono famiglie in difficoltà
nel creare una compattezza anche patrimoniale (i patrimoni tendono ad essere frantumabili per questioni legate
alla successione e al fatto che non c'è un'identificazione della discendenza in maniera precisa). I romani ad
esempio avevano la discendenza di padre in figlio, che eredita i beni (famiglie magnatizie). Le famiglie dei franchi
sono invece famiglie cognatizie, cioè la linea di discendenza materna è importante come quella paterna →
frantumazione dal punto di vista della successione.
→ I Pipinidi emergono in questo quadro frantumato perché coagulano gli interessi della famiglia attorno al
ruolo di maestri di palazzo, tramandando questo ruolo di padre in figlio.
Il colpo di stato di Pipino
Avviene nel 751, quando Childerico III, l’ultimo dei merovingi viene deposto e il suo posto viene preso da Pipino
III. Questo è stato definito un colpo di stato perché deporre un re era una cosa illegale.
Per avvalorare questa operazione i Pipinidi prendono diverse iniziative:
1. scrivono al papa, il quale dice che è giusto che un re sia re per merito
2. quando avviene l’incoronazione introducono la sacra unzione del re, una specie di sacramento → il
nuovo re viene unto con l’olio santo dal vescovo Bonifacio, monaco vescovo di origine sassone. La
cerimonia è ripresa direttamente dalla Bibbia: l’unzione era il modo con cui gli inviati del signore
sceglievano il re d’Israele.
Cerimonia pressoché sacra che viene svolta perché i Pipinidi sono più importanti dei re merovingi → i
Pipinidi sono re veramente voluti da dio perché sono sacralizzati. La cerimonia contempla anche i
grandi del regno.
Nel 754 c’è una seconda unzione di Pipino questa volta da parte di Papa Stefano II, che unge non solo Pipino
ma anche sua moglie e i figli → viene unto re e patricius romanorum (patrizio dei romani) → da questa iniziativa
si comincia a delineare alleanza tra papato di Roma e i franchi
CARLO MAGNO
Carlo diventa re unico nel 772. Nel 768 era già diventato re con suo fratello Carlo Manno. Nel 774 abbatte il
regno dei longobardi, dopo aver assediato la capitale Pavia ed assume il titolo di RE DEI FRANCHI E DEI
LONGOBARDI.
Carlo Magno viene in Italia perché, come il padre Pipino, viene chiamato dal Papa a combattere contro i
longobardi. Carlo interviene e riesce a risolvere definitivamente il problema dei longobardi al papato,
conquistando tutto il regno della langobardia major.
Altre guerre importanti:
- contro i babari: nel 794 viene deposto il duca Tassilone e quindi si allarga nella zona della Baviera.
- 796: la sconfitta degli àvari
- Dal 772 all’803: guerra contro i sassoni → guerra santa perché i sassoni non sono battezzati → guerra
di conversione di questo popolo germanico non cristiano
Attraverso la conquista dei sassoni viene posta sotto il controllo dei franchi la Germania settentrionale e viene
ordinata secondo i criteri dei franchi. La Sassonia è una terra da ristrutturare: bisogna fondare città, chiese ecc
ma dopo un lungo periodo, 2 secoli dopo, diventa il centro dell’Europa → dopo l’888, dopo la fine dei carolingi,
il Sacro Romano Impero rinasce in Sassonia. Carlo cerca di allargare l’impero anche verso sud-ovest e in
particolare verso gli arabi ma le cose non vanno bene: riesce a conquistare l’area dei pirenei.
L’ amministrazione dell’Impero
I franchi si trovano ad avere il controllo di quasi tutta l’Europa e devono quindi pensare ad un modo per
amministrarlo bene. Alcune istituzioni della dinastia dei merovingi vengono perfezionate e ordinate in un modo
più sistematico.
Le istituzioni principali sono i COMITATI, le MARCHE e i DUCATI, che però esistono da sempre. I comitati e le
marche sono delle circoscrizioni guidate da dei pubblici ufficiali, conti e marchesi.
Differenza tra comitato e marca: le marche sono più grandi e collocate nelle aree di confine; possono avere al
loro interno dei comitati
I conti e i marchesi hanno due tipi di competenze:
1. competenza giudiziaria: conti, marchesi e duchi hanno il compito di amministrare la giustizia, compito
solitamente del re. Amministrano la giustizia all’interno di assemblee periodiche, i placidi, durante le
quali vengono discussi tutti i conflitti all’interno della circoscrizione
2. competenza militare: guidano l’esercito durante le operazioni militari
3. la terza competenza pubblica tradizionale sarebbe quella fiscale, cioè il diritto e il dovere di procedere
all’esazione fiscale ma in età carolingia questa attribuzione rimane inattiva perché non c’è un sistema di
esazione fiscale efficiente.
CONTI E MARCHESI
● vengono ricompensati con un beneficio, corrispondente alle terre di cui godono all’interno della
circoscrizione. Ciò permette loro di mantenersi e di essere le figure più importanti del territorio che
amministra.
● sono funzioni non ereditarie: la famiglia che riceve questo incarico non può contare sull’ereditarietà.
La non ereditarietà è uno strumento nelle mani del re per tenere sotto controllo i suoi pubblici funzionari
e impedire che questi diventino dei “piccoli principi” nell’area che governano. Solo nell’ 877 i pubblici
funzionari ottengono il riconoscimento dell’ereditarietà con una legge che si chiama “Capitolare di
Quierzy".
I VESCOVI
In età carolingia anche i vescovi vengono coinvolti nell'amministrazione dell’impero assieme ai conti.
Progressivamente guadagnano sempre più spazio rispetto ai conti.
Privilegi riconosciuti ai vescovi:
● “privilegio di immunità” , attraverso cui i re carolingi conferiscono al vescovo il diritto di non dover
tener conto al pubblico ufficiale ma di rapportarsi direttamente con l’imperatore senza mediazioni. I
possessi dei vescovi si definiscono “territori immuni”
● “missatico” → i vescovi vengono nominati “missi dominici” (inviati del re). I missi dominici sono di
solito un vescovo e un laico e il loro compito è quello di recarsi presso conti e marchesi e controllarli.
Carlo si rivolge ai vescovi per questa funzione perché l’aspetto giuridico è molto importante perché si
torna a produrre leggi dopo molti secoli. Queste si chiamano capitolari perché sono divise in capitoli e
per capirle è necessario sapere leggere e scrivere, abilità propria dei vescovi, che hanno il compito di
spiegare ed elaborare le leggi. Ad esempio ad Aquisgrana, capitale dell’impero, Carlo fa costruire un
palazzo dove operano i migliori intellettuali di corte che sono tutti ecclesiastici. E’ proprio questo
gruppo di intellettuali che pensa alla promozione di Carlo da re ad imperatore. C’è anche l’idea che
Carlo si assuma la responsabilità di essere protettore di tutti i cristiani → dall’800 in poi la concezione
dell’impero è legata a quella della cristianità.
L’investitura imperiale di Carlo viene fatta a Roma dal Papa → ciò segna una procedura che diverrà costante:
l’imperatore è sempre nominato dal Papa (legame tra franchi e papato).
Ai franchi non andava molto bene questa cosa e già nell’824 il figlio e il nipote di Carlo Magno promulgano un
capitolare, La Constitutio Romana, con cui si stabilisce che anche il Papa debba giurare fedeltà all'imperatore.
Riforme di Carlo
Intervento di tipo culturale: per comunicare meglio le leggi e le disposizioni dell’impero è necessario inventare
una nuova scrittura facile e comprensibile: la SCRITTURA CAROLINA, che riprende un modello classico. Le
scuole dove vengono formati gli ecclesiastici sorgono presso alcune cattedrali.
25/03/2022 ✅
Rapporti tra Carlo e il califfato islamico
Carlo e gli arabi cercano un rapporto abbastanza amichevole → scambio di doni e regali. Non cercano scontri
ma un rapporto amichevole perché hanno dei nemici in comune, l’impero di Bisanzio. Carlo ci tiene ad avere un
buon rapporto con il califfo perché questo controlla i luoghi sacri della cristianità del Santo Sepolcro di
Gerusalemme. Avere un buon rapporto facilità anche la possibilità di svolgere dei pellegrinaggi in questi luoghi.
Nel momento in cui una famiglia fonda un monastero prende una parte del patrimonio della famiglia e la dà al
monastero. non perdono la terra perché fanno in modo che la famiglia controlli il territorio stesso.
Il fenomeno della chiesa privata
- simonia e concubinato del clero
- le prime avvisaglie: le novità nel mondo monastico
- il caso di cluny: quali le effettive novità del fenomeno?
Abbazia di Cluny fondata dal duca di Aquitania nel 910. Monasteri che adottano le maniere
monacensi fanno base al monastero di Cluny. Il monastero di Cluny è un’autorità influente nella rete
di abbazie e diventa quasi più potente del papa. Viene messo sotto protezione del Papa.
Miniatura che rappresenta l’incontro di Canossa →
- Matilde in trono
- Enrico IV inginocchiato che chiede perdono
- Abate di Cluny
Non c’è il Papa: importanza del monastero di Cluny
Il concordato di Worms
“io Papa Callisto concedo a te Enrico imperatore che le elezioni dei vescovi e degli abati del regno germnico
vengano fatte anche in tua presenza senza nessuna simonia e nessun'altra violenza in modo che se dovesse
emergere una qualche discordia tra le parti tu possa offrire aiuto e la tua approvazione alla parte migliore come il
consiglio e con il giudizio del metropolita e degli altri commerciali. l’eletto riceva da te i diritti regi da tutte le altre
parti dell’impero […]”
«Il papa prometteva di prestare aiuto al sovrano secondo i doveri del suo ufficio e garantiva la «vera» pace a tutti
coloro che appartenevano o avevano appartenuto al partito imperiale durante il conflitto.Temperando
l’intransigenza gregoriana, si realizzava ora un compromesso secondo la dottrina di Ivo di Chartres, in quanto si
stabiliva una distinzione fra temporale e spirituale nell’episcopato: i vescovi riconoscevano come signore feudale
il re per i benefici ricevuti; ma non derivavano dal re il loro potere spirituale. A questa distinzione corrispondeva la
duplice investitura: con lo scettro, quella per il beneficio temporale; con l’anello e il pastorale, quella per l’ufficio
spirituale. La prima investitura era data da mani laiche, la seconda da sacerdotali.
Ma, se nei Regni di Borgogna e d’Italia non era riconosciuta nessuna ingerenza al sovrano prima della
consacrazione, in Germania l’imperatore poteva sfruttare il diritto di presenziare alle elezioni per influire su di
esse e poteva, negando l’investitura, rendere impossibile la consacrazione di un eletto che non gli fosse gradito.»
da C. Violante, L’età della riforma della Chiesa in Italia, in Storia d’Italia (dir. N. Valeri), Vol. I, Il Medioevo, Torino
1967.
La crescita dell’Occidente
I Secoli dall’VIII al XIII (età d’oro, di crescita)
pag 126-166
Si dice che i primi segni della ripresa si possano individuare in questa fase qui, dopo una lunga fase di
decrescita.
Testimonianze:
- Palazzo della ragione fondato nel 1218
Una volta si diceva che era l’anno 1000 il momento in cui l’europa cresce → carattere simbolico di questo anno
L'anno mille: realtà e leggenda
- il mito della fine del mondo
- grande paura o grande speranza?
SEGNI EVIDENTI DELLA RICRESCITA:
1. Crescita demografica
- L’occidente torna a muoversi: pellegrinaggi, spostamenti commerciali, guerre contro i nemici esterni
(dominio islamico in Spagna, territori oltre l’Elba in Germania)
- La popolazione comincia ad aumentare ben prima del Mille
- Il trend demografico. Qualche dato sull’Europa occidentale:
➔ Nel III secolo: 40-55 mln di abitanti
➔ Nel VII secolo: 20-35 mln di abitanti
➔ Intorno al Mille: 42 mln di abitanti
➔ Nel XIII secolo: 61 mln di abitanti
➔ Fine XIII secolo: 70 mln di abitanti
La ripresa demografica: aumento della superficie coltivata e fattori climatici
● Una fonte privilegiata: il domesday book (Inghilterra, 1086): unico censimento affidabile per l’epoca.
Senza Scozia e Galles, vivevano in Inghilterra circa 1 mln e centomila abitanti.
● L’inizio della ripresa demografica può essere collocato già nella seconda metà dell’VIII secolo.
L’importanza dell’archeologia per definire il fenomeno (caratteristiche degli scheletri, individuazione di
nuovi villaggi, necropoli, quanti insediamenti ci fossero e quanto grandi erano). → popolazione cresce e
bisogna mantenerla (richiesto aumento di risorse ma più persone significa anche creazione di più
risorse)
● Rivoluzione agricola medievale → la crescita è sostenuta soprattutto dall’aumento delle superfici
messe a coltura. Maniera estensiva: si aumentano le superfici coltivate
● Anche il clima aiuta: il periodo caldo medievale (950-1200) → optimum climatico medievale,
testimoniato da fonti cronistiche e archeologiche
21/04/2022 ✅
Signoria rurale e feudalesimo
Signoria rurale: signoria nelle campagne, fenomeno del X, XI e XII secolo
Il fenomeno della signoria rurale va distinto da un’altra forma di signoria che è molto più tarda (fenomeno
Due-Trecentesco) e che si chiama Signoria cittadina: sono le signorie più note della Signoria (ad esempio
quelle di Verona, Milano)
Il feudalesimo e il sistema vassallatico
vassallaggio: istituto che nasce e si definisce in età pipinide-carolingia e che diventa un elemento importante
dei secoli centrali del Medioevo.
● Marx considerava il sistema feudale non come un sistema di tipo militare e sociale ma come un
sistema economico. Distingueva in 3 fasi la storia dell’economia:
1. economia antica e di tipo schiavile dell'età romana
2. economia feudale in cui la forza lavoro è prestata dai servi
3. economia capitalistico-borghese, che si ha a partire dalla Rivoluzione Industriale
→ Quindi Marx dà al feudalesimo un’accezione di tipo economico che oggi gli storici non accettano più
perché il sistema feudale non riguarda tanto l’economia.
● Il sistema è stato inquadrato meglio da Bloch che ha scritto un libro, La società feudale, dove dà al
feudalesimo un’interpretazione complessiva, cioè dice che i rapporti feudali innervano tutte le
relazioni sociali del mondo medievale. Dà anche un'interpretazione di tipo politico (frazionamento del
potere), affermando che il feudalesimo è un modo per gestire il potere politico, attraverso dei rapporti
uomo-uomo (senior e bassus) e afferma che è basato sulla terra come forma di ricompensa.
● Ganshof che si concentra molto sul piano politico dei rapporti feudo-vassallatici e la loro incidenza sul
piano politico.
I rapporti vassallatici non sono la stessa cosa dei rapporti di tipo signorile.
Il SISTEMA VASSALLATICO NON RIGUARDA I CONTADINI, per questo non è possibile dare un’interpretazione
economica del sistema vassallatico. Riguarda soltanto chi può fornire un SERVIZIO ARMATO QUALIFICATO,
cioè i NOBILI perché il servizio armato è al centro del sistema vassallatico.
Inoltre NON è un SISTEMA DI GESTIONE POLITICA: il vassallo non amministra la giustizia sulla terra che ha in
beneficio. Il beneficio è soltanto una forma di salario, un modo per pagarlo perchè lui può sfruttare questa terra
per ricavarne un reddito ma i contadini, che lavorano questa terra, non gli devono obbedienza, non sono
sottoposti alla sua corte di giustizia perché le corti di giustizia, così come sono state identificate in età
carolingia, sono di pertinenza dei pubblici ufficiali, cioè di conti e marchesi, che sono funzionari regi e hanno il
diritto di espletare le funzioni del re, come amministrare la giustizia.
La confusione poi è sorta perché i carolingi hanno cominciato a nominare conti e marchesi persone che erano
anche loro vassalli → nella stessa figura si sommavano quindi caratteristiche del pubblico ufficiale (conte e
marchese) al ruolo di vassallo, cioè di fedele armato del re.
Il re e l’imperatore hanno il diritto di amministrare la giustizia perché in loro si condensa l’idea della Res Publica
(lo stato)
Perché non è corretto parlare di «piramide feudale»
● Non esiste la piramide feudale perché l’immagine più giusta è piuttosto quella della rete, peraltro molto
irregolare. I legami feudali infatti si addensano attorno ad alcune figure più importanti (re e imperatore
ma anche vescovi, principi, gli stessi conti e marchesi), che, attraverso il sistema feudale,
catalizzano/aggregano l’aristocrazia della regione in cui vivono e operano. I vescovi stanno nelle città e
sono circondati dai milites (cavalieri) che sono legati al vescovo attraverso il rapporto vassallatico, cioè
gli devono una fedeltà armata.
● La piramide fa pensare che tutto converga attorno al re, che certo dispone di vassalli, ma non controlla
l’insieme dell’aristocrazia, perché non controlla i vassalli dei propri vassalli → non c’è un vero legame
tra livello più basso e livello più alto perché ciascuno deve la fedeltà soltanto al suo diretto superiore.
● La condizione di vassallo non assorbe completamente lo stato giuridico della persona. Si può essere
contemporaneamente vassallo, in relazione a determinati benefici, ma anche liberi proprietari rispetto
ad altre terre possedute.
● Infine: la titolarità di un feudo non dà accesso di per sé a funzioni di governo. Indica soltanto una
relazione di fedeltà armata e di protezione.
● non si può parlare di primarie feudale nei secoli dell’età carolingia ma nemmeno nel X-XI secolo
Sfatare il mito della piramide feudale: dalla signoria al feudalesimo (sec. XII-XIII)
● La piramide feudale è un concetto che si può forse applicare a partire dai secoli XII-XIII, quando i
rapporti feudali vengono utilizzati dai comuni cittadini e dalle monarchie nascenti per cercare di
ordinare il variegato mondo delle signorie rurali.
● Allora la piramide feudale si impose come «progetto», più che come realtà. I signori, prima autonomi,
chiamati domini loci vengono costretti a riconoscere poteri superiori (comuni urbani, principi, sovrani) ai
quali si rapportano in forma feudale. In questo caso il senior (signore del dominus loci) è il comune →
senior collettivo, ente nell’ambito di una relazione di tipo vassallatico. Da questo momento in poi le
relazioni vassallatiche hanno un grande successo e si mantengono fino alla Rivoluzione Francese.
Perché questo accadesse occorreva che nel 1037 Corrado II promulgasse la Constitutio de
beneficiis, un documento legislativo in cui si stabilisce che tutti i feudi erano ereditari e quindi non
serve più l’autorizzazione del senior. La condizione di vassallo e il beneficio ad essa connesso
diventano ereditari. La terra (il beneficio) non può essere sottratta più dal senior perché diventa
ereditaria ed è assimilabile ad una piena proprietà (allodio).
Vantaggi del rapporto vassallatico: far parte di un gruppo sociale che garantisce la protezione e no
privazione della terra.
SIGNORIA RURALE: modo di esercitare il potere che non ha bisogno di un riconoscimento dall’alto. Questo
fenomeno si sviluppa nella seconda metà carolingia, dopo l’843 come conseguenza della debolezza dei poteri
pubblici, sovrani che perdono sempre più la capacità di garantire ai loro sudditi la giustizia e la protezione
militare, in una fase in cui l’emergenza militare diventa un problema serio (invasioni di ungari, saraceni e
normanni). Chi può si organizza la difesa da solo, senza ricorrere all’aiuto di conti, marchesi e re.
I proprietari terrieri tendono a sopperire alla carenza del sistema pubblico in termini di protezione, organizzando
la protezione autonomamente. Questo fenomeno avviene soprattutto attraverso la costruzione dei castelli. Il
fenomeno della signoria va di pari passo con il fenomeno dell’incastellamento. Durante questi secoli (tarda età
carolingia - XII secolo) l’Europa si ricopre di castelli, fulcro per l’esercizio di poteri di governo.
● I castelli che sorgono sono molto spesso castelli privati, fondati da un proprietario di un’azienda
agraria. In realtà la costruzione di un castello avrebbe richiesto un’autorizzazione pubblica: costruire un
castello era una prerogativa pubblica. Quindi i castelli erano costruiti un po' abusivamente ma nessuno
sa fermare questo fenomeno perché i poteri pubblici sono diminuiti.
● Vengono costruiti soprattutto per ragioni di tipo militare ma è stato evidenziato che la costruzione dei
castelli corrisponde anche alla fase del rilancio dell’economia e della conquista dei suoli.
● I castelli sono anche uno strumento di penetrazione fondiaria, di colonizzazione agraria.
● L’edificazione del castello promuove il soggetto che ha provveduto alla costruzione al rango di un
piccolo principe, un signore locale perché il castello conferisce a chi lo costruisce dei poteri speciali
(potere militare). Il castello è una struttura militare dove la popolazione si rifugia ma è anche il luogo
della pratica militare (ci si difende). Spesso viene costruito in punti strategici del territorio, ad esempio
negli snodi stradali, nelle vie di comunicazione più frequentate, punti di passaggio obbligati.
Il signore del castello, in cambio della funzione di protezione che offre alle comunità che fanno capo alla
struttura fortificata, chiede l’obbedienza, cioè pretende di essere il giudice dei signori, colui che interviene e
discute nei conflitti ed emette delle sentenze perché ha il potere per farlo. Questo potere gli viene dato dalle
persone che vivono con lui e che lo aiutano. Investirsi del ruolo di giudici significa investirsi di un ruolo
fondamentale per il mantenimento dell’ordine e perché ci sia ordine ci deve essere giustizia.
Poteri signorili e rapporti vassallatici sono due realtà che in alcuni casi si incrociano: ci può essere un
signore di castello che è un vassus e ha ottenuto il castello per beneficio → può essere contemporaneamente
vassus e signore di castello ed esercitare gli obblighi vassallatici al signore superiore ed essere signore del
castello in caso di guerra (esercita lui giustizia sulla popolazione che afferisce a questo castello.
→ sono realtà compresenti ma non possono essere la stessa cosa
La maggior parte dei castelli che vediamo risalgono ad una fase posteriore
- 1° fase (X secolo): costruzioni semplici, castelli terra e legno con recinzione e fossato davanti la
recinzione
- 2° fase (XI secolo): legno sostituito dalla pietra e dal mattone
Molti tipi di castelli:
- Le ville tardo-romane: vengono riutilizzate in fortificazioni da goti e longobardi.
- I castelli contro i pirati Saraceni, gli ungari, i vichinghi
- I castelli signorili
- Castelli per la protezione del mercato
- Castelli per l’espansione demografica
Le caratteristiche della signoria locale rurale
Che cosa distingue il signore dal padrone?
Il signore esercita funzioni di governo. Il titolare di una curtis non è un signore di per
sè perchè i contadini che lavorano per lui non gli devono obbedienza. Può diventare
signore nel momento in cui su questa curtis si costruisce un castello e lui ottiene una
promozione.
Gli storici distinguono almeno tre livelli di signoria:
1. Signoria domestica: esercitata solo in ambito familiare su membri del casato o servi (risale all’età
romana)
2. Signoria fondiaria: esercitata dal castello sui propri dipendenti fondiari e sulle terre da loro lavorate.
Solo le persone che lavorano le terre del signore di castello non sono solo dipendenti ma anche sudditi.
3. Signoria territoriale: esercitata su tutti coloro che risiedono entro un determinato territorio, attorno al
castello del signore. Costoro possono essere come non essere dipendenti fondiari del signore.
Possono infatti essere liberi proprietari oppure anche dipendenti fondiari (coloni, affittuari, ecc.) di altri
signori residenti in altri castelli, ai quali debbono degli obblighi di tipo economico-contrattuale: in ogni
caso devono obbedienza al signore di castello più vicino.
I signori locali di solito non dispongono di delega regia: sono diventati signori autonomamente e dispongono
patrimonialmente dei propri diritti, cedendoli, vendendoli, acquistandoli, lasciandoli in eredità: di conseguenza
grande dispersione e frammentazione dei poteri.
→ modelli di signoria rurale. Un signore può avere dislocati in aree diverse diritti feudali e diritti allodiali (in piena
proprietà)
Il signore è dotato di un diritto (districtus): la capacità di stringere, obbligare. Da qui deriva il termine distretto
I comuni italiani
“Il Buon Governo” di Ambrogio Lorenzetti, Palazzo pubblico di Siena (1300):
mostra immagine di città ordinata
LA CITTA’ PRE-COMUNALE
I comuni sono un fenomeno che si sviluppa a partire dalla fine dell’XI
secolo e che non ha una fine precisa. Si dice che la stagione dei comuni impegna il XII (dal 1080) e il XIII
secolo (fine) ma anche quando i comuni perdono l’autonomia e passano al dominio signorile, continuano
comunque ad esistere e si potrebbe dire che i comuni attuali sono un’eredità dei comuni medievali.
I comuni sono un fenomeno urbano ma non solo; sorgono anche nei centri rurali e intermedi.
Gerarchia degli insediamenti:
1. città (grandi o piccole), comuni urbani
2. centri intermedi (città non considerate tali dal Medioevo perché senza vescovi)
3. centri rurali
I comuni si sviluppano dappertutto, anche se con caratteristiche diverse
● Prima che si costituiscano i comuni si parla di città vescovile come entità «pubblica» → nello stesso
periodo in cui si sviluppano le signorie rurali, di castello (nelle campagne), nelle città a governare è il
vescovo. Questa è una conseguenza della disarticolazione del potere regio carolingio (ci sarebbero
dovuti essere il conte o il marchese che però hanno abbandonato le città). A governare rimane il
vescovo che è un’autorità ecclesiastica ma anche politica. Dispone cioè di un potere temporale (≠
potere spirituale). Questi poteri temporali sono in genere riconosciuti dal re attraverso la concessione di
un diploma di immunità. In qualche caso viene riconosciuto anche il titolo di conte ma i vescovi conti in
Italia sono pochi (area nord orientale, patriarca di Aquileia o vescovo di Trento). Il vescovo si fa aiutare
nel governare la città da dei collaboratori, i milites (cavalieri) che gli sono legati da un rapporto
vassallatico. Questi sono i milites cittadini. Ci sono anche i milites rurali che sono i signori di castello,
dediti alla vita militare. Le guerre sono fonte di reddito sia per i milites cittadini che per i milites rurali.
● Questo sistema tende a entrare in crisi nel corso dell’XI secolo, soprattutto a Milano, dove si assiste ad
un conflitto tra i primi milites (primi vassalli del vescovo) e i secundi milites (vassalli dei vassalli). Come
conseguenza di questo Corrado II concede la Constitutio de beneficiis, per portare la calma
Il comune cavalleresco
Nel corso dell’XI secolo la crisi del sistema vescovile diventa sempre più significativa. Anche per colpa della
lotta alle investiture, che si sviluppa tutta nel corso dell’XI secolo, le città vedono aprirsi delle fratture sempre più
grandi all’interno del ceto diligente.
● Dalla lotta per le investiture i vescovi tendono ad uscire un po’ depotenziati nei confronti della città che
governano. Una delle conseguenze della lotta per le investiture è l’affermazione della monarchia papale
→ dalla lotta per le investiture la Chiesa esce organizzata in maniera sempre più gerarchica, sempre più
monarchica, con il Papa che diventa l’unica autorità di una realtà pluri cittadina. Il fatto che i vescovi
dipendono dal Papa, tende a sottrarli dalle responsabilità nei confronti della città.
● Dalla lotta per le investiture l'imperatore esce piuttosto indebolito → si crea un vuoto di potere
all’interno delle città. il vecchio ceto cittadino, dei milites pretende chiede e ottiene di assumere in
proprio il governo delle città. Questo accade alla fine dell’XI secolo in molte città italiane e si manifesta
con l’assunzione di nuove figure, i consoli. Il comune nasce quando in una città vi è la presenza dei
CONSOLI (magistratura collettiva, minimo 2 massimo 20).
→ Pisa, 1080-85; Asti, 1095; Arezzo, 1098; Genova, Piacenza, Bologna, 1099; Arles, 1131; Verona, 1136;
Padova, 1138; Vicenza, 1147; Treviso, 1164.
I consoli sono eletti/scelti normalmente all’interno del ceto della milizia, dei milites e sono quindi cavalieri,
esponenti del ceto aristocratico.
- La prima fase del comune: consolare, comune governato dai milites cittadini, aperto all’integrazione
di chi avesse i mezzi per poter diventare miles. Gli aristocratici più potenti restano nelle campagne. I
consoli restano in carica un anno e poi si rieleggono
Il comune nasce e si sviluppa quindi sulla partecipazione dei cives alla politica e al governo della città. Non tutti
gli abitanti della città hanno il diritto di entrare a far parte della vita politica a pieno titolo. Le caratteristiche che
consentono ciò sono:
- essere maschi
- essere abbienti; i nullatenenti non hanno alcun diritto politico perché non hanno nulla da difendere
Sono esclusi coloro che praticano un’altra religione e gli indegni
L’organismo che riunisce i cittadini a pieno titolo si chiama arengo (assemblea) → precede la nascita del
comune. Le assemblee prima della nascita del comune si chiamano Conventum ante ecclesiam
L’organismo dei maschi aventi diritto si rivela troppo numeroso e quindi dell'arengo si passa al Consiglio o
Parlamento. Elegge i consoli e solo chi fa parte del Consiglio può essere eletto console.
Console: parola desunta dal lessico romano → ufficiali pubblici dell’antica Roma
I comuni sorgono in tutte le città della Pianura Padana, della Toscana, in parte dell’Emilia, dell'Umbria. Ognuno
di questi controlla un territorio → Italia settentrionale diventa una specie di mosaico → CITTA’ STATO (realtà
politiche costituite da una città capitale e da un territorio pertinente)
Nell’Italia meridionale si affermano invece dei regni.
22/04/2022✅
Milites cittadini: vivono in città, hanno una casa o un palazzo, spesso una casa torre. Svolgono delle funzioni
militari ma non sono domini loci (signori di castello)
Milites del contado: sono più potenti. Quando sono signori del castello sono una sorta di piccoli principi che
esercitano la sovranità sul territorio che è di loro competenza.
Federico II di Svevia
● E’ il figlio di Enrico VI (imperatore) e di Costanza d’Altavilla (discendente dei re normanni) → coesistono
2 corone: quella dell’impero e quella di Sicilia. Rimane orfano da piccolo (ha 3 anni quando muore il
padre) e la tutela passa al Papa per un antico patto che esisteva tra i re normanni e il papato stipulato
nel 1059.
● Il papa Innocenzo III assume la tutela di Federico II → al Papa tocca la decisione di scegliere chi sarà il
futuro imperatore. Non si può diventare imperatori senza consacrazione del Papa. Il Papa punta sul
fratello del padre di Federico, Filippo di Svevia però muore presto e allora il Papa sceglie Ottone IV di
Brunswick, duca di Baviera, che promette al papa di non unificare mai sotto il suo impero Italia
meridionale e Impero, paura del papa perché il papato è in mezzo. Il Papa non vuole che Federico
diventi imperatore e re di Sicilia. Non c’erano dubbi che diventasse re di Sicilia perché l'incarico era
ereditario. Ottone IV tradisce le promesse al Papa e si dimostra interessato all'Italia meridionale. Il Papa
ci ripensa e decide di scegliere Federico II. Ottone IV non è d’accordo e ciò porta ad un conflitto, la
battaglia di Bouvines (1214) detta anche Battaglia delle Nazioni. 2 fronti:
- Ottone IV alleato con Giovanni senza terra, re d’Inghilterra
- Federico II ha l’appoggio del Papa e del re di Francia, Filippo II Augusto
La partecipazione di questi alleati si spiega con il fatto che gli inglesi hanno molti domini nel territorio francese e
i francesi vogliono liberarsi degli inglesi.
Federico II vince e ha la strada spianata per accedere al titolo imperiale, cosa che il Papa Onorio III gli concede
(1220).
I rapporti tra Impero e Papato vanno progressivamente deteriorandosi perchè in un primo momento Federico si
dimostra abbastanza disciplinato nell’aiuto al Papa (lotta contro le eresie, recupero di terre e castelli sottratti,
recupero di terre usurpate dai comuni) ma poi ci sono elementi che giocano a suo sfavore:
- atteggiamento autoritario nei confronti dei comuni
- 1226: dieta a Cremona indetta da Federico II che doveva ridefinire i rapporti tra i comuni. Nel frattempo
l’imperatore aveva avuto poca presa sui comuni. Dalla morte di Enrico VI fino all’incoronazione di
Federico II (1220) di fatto l’imperatore non c’è → situazione in cui la crisi dell’impero lascia i comuni
liberi di agire e di sviluppare la loro autonomia
- I comuni agiscono militarmente: bloccano la discesa di Federico II, resuscitano la Lega Lombarda e si
mettono in opposizione all’imperatore, il quale li condanna e li incolpa del reato di lesa maestà e toglie
loro tutte le autonomie concesse dalla Pace di Costanza. Il Papa cerca di fare da mediatore inizialmente
ma è irritato con Federico II perché egli aveva promesso che sarebbe partito per la crociata ma non
parte.
- Federico II viene scomunicato dal Papa
- Federico stipula un accordo con il sultano d’Egitto, Al Camì, che prevedeva che Gerusalemme
diventasse una città libera, dove sia cristiani che musulmani potessero svolgere i pellegrinaggi. Il papa
nuovo, Gregorio IX si arrabbia molto e costringe Federico a tornare.
- Momentaneamente viene trovato un accordo, gli accordi di San Germano ma non è risolto nulla. La
diffidenza del Papa è molto forte.
Federico II
Chiamato stupor mundi, colto, preferisce vivere in Sicilia piuttosto che in Germania. Conosce un po’ di arabo,
promuove la cultura e scrive alcuni trattati. Nel 1224 fonda l’università di Napoli per formare pubblici funzionari
da inserire nel proprio governo. Alcuni storici hanno visto in lui un anticipatore dell'umanesimo
→ Dal 1232 si riapre lo scontro con i comuni che sfocia in una guerra (1237, battaglia di Cortenuova) che vede
vincere l’imperatore contro i comuni e Federico pensa di riorganizzare completamente il sistema dei poteri
imperiali dell’Italia comunale.
Nomina dei vicari, divide il territorio in 8 grandi circoscrizioni guidate da vicari imperiali. Questo fino alla fine
degli anni ‘40, quando le città si ribellano di nuovo e lo sconfiggono in 2 battaglie (1248, contro Parma e 1249 a
Fossalta).
Nel 1250 muore e con la sua morte tramonta l’idea universale dell’impero. I suoi figli cercheranno di ripristinare il
potere svevo, in particolare Manfredi, il quale viene sconfitto nel 1266 (battaglia di Benevento) da un’alleanza
anti sveva promossa dal papa e guidata da Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia.
1268: sconfitta del nipote di Federico II, Corradino di Svevia, battaglia di tagliacozzo a Napoli.
I comuni vincono però le guerre federiciane hanno prodotto delle trasformazioni all’interno del mondo politico
comunale. Federico II era nemico dei comuni ma all’interno di questi erano presenti delle fazioni pro Federico
(GHIBELLINI) e delle fazioni contro (GUELFI).
Anche dopo la morte di Federico queste fazioni continuano ad esistere. I guelfi sono appoggiati dal Papato e dai
nuovi dominatori dell’Italia meridionale, gli angioini, cioè i francesi.
Guelfismo e ghibellinismo sono delle coordinazioni sovra cittadine. Sono le partes, definibili come partiti,
accanto a cui c’è sempre una famiglia che coordina il movimento.
Mondo diviso in due livelli:
- verticale, delle partes (guelfi e ghibellini). All’interno di ciascuna partes troviamo un capo parte e una
serie di seguaci distribuiti nei vari ceti sociali.
- orizzontale: divisione nobili contro popolari
Queste due divisioni coesistono e qualche volta si mescolano.
Le persone sempre più ricche chiedono sempre di più di partecipare alla vita politica
Tutto questo determinerà in alcune città italiane, soprattutto a Firenze, una crescita del ruolo politico del Popolo,
fino ad arrivare alle forme di governo di Popolo → terza fase della storia del comune
1. fase consolare
2. fase podestarile
3. fase del comune di popolo, cioè la fase in cui esponenti delle arti e delle corporazioni assumono il
governo della città. Accade soprattutto a Firenze, con la creazione del priorato delle arti
Le forme di organizzazione del popolo
- Organizzazioni corporative e organizzazioni di quartiere
- Il Popolo si organizza politicamente: vessillo, stemma, ma soprattutto consigli e un capo politico, il
Capitano del Popolo. Nascono i Comuni di Popolo.
- Ma non dappertutto: non a Ferrara, fu in ritardo in altre città; a Padova fu una breve parentesi prima
della signoria dei da Carrara (1318). Trionfò a Bologna (1256) e Firenze (1282).
- Comune di Popolo e comune podestarile: una difficile convivenza, ma sempre convivenza!
29/04/2022 ✅
Il consolidamento delle monarchie XIV-XV secolo
La storia del consolidamento delle monarchie degli stati è importante perché molta fisionomia del continente
europeo ha diverse radici in questo periodo, in cui si situano dei processi secondo i quali quella che era la
conformazione politica del continente in cui era forte la presenza dell’impero, diffuse le pratiche feudali di
gestione del territorio e di amministrazione politica, convivono lasciando progressivamente spazio ad altre forme
di potere che si basano su una maggiore presenza di quello che è considerato lo stato.
La guerra dei 100 anni
● Nei secoli precedenti alla Guerra dei Cent’anni, nel Trecento, nello stato francese c’è stato un forte
sviluppo della monarchia, soprattutto con 2 grandi sovrani, Filippo Augusto e Filippo il Bello che hanno
progressivamente tolto il potere agli elementi ecclesiastici all’interno del territorio francese. Filippo
Augusto è contemporaneo a Federico II di Svevia, mentre Filippo il Bello si situa all’inizio del Trecento
ed è famoso per il processo contro l’ordine templare
● Nel Trecento i diversi re europei si trovano a fronteggiare un’aristocrazia che è riluttante ad
abbandonare i propri privilegi, principalmente di natura feudale. I processi di unificazione statale sono
complicati da spinte disgregatrici di tipo feudale.
● La Guerra dei Cent’anni è un esempio della frizione tra modelli di potere, configurandosi come un
conflitto d’autorità e sviluppo di rivalità dinastiche.
→ conflitto d'autorità: la monarchia inglese aveva mantenuto delle terre nella Francia occdientale e per
poterle tenere doveva prestare omaggio feudale alla Francia. La monarchia inglese e quella francese
erano imparentate
In realtà non sono 100 anni di guerra continua: fasi spezzettate e pause ma sottolinea costante fase di conflitto
in quest’epoca senza che una delle due forze, inglese o francese, potesse prevalere.
Date di inizio e fine sono date canoniche
Come si arriva alla guerra?
- 1324: il re inglese si rifiuta di prestare l'omaggio feudale al re di francia
- 1328: ultimo re capetingio, Carlo IV di Francia muore senza figli ma il re d’inghilterra Edoardo III viene
escluso dalla possibile successione poiché imparentato per via materna. Il sovrano non ci sta e
rivendica per sé la successione al trono
- in realtà viene scelto Filippo VI di Valois, suo cugino, perchè nato in terra francese
- panorama complicato dai legami francesi con gli scozzesi e da quelli inglesi con i fiamminghi. In
entrambi sono legami legati al commercio della lana, di cui gli inglesi sono produttori. Le Fiandre
diventano il luogo dove si cerca di ricavare i propri alleati.
- 1337: Filippo confisca le terre sul continente di Edoardo che gli dichiara guerra → casus belli
La prima fase: favorevole all’inghilterra
● 1340: vittoria navale di Sluys/Écluse con cui gli inglesi ottengono di poter trasportare le truppe sul
continente
● Cavalleria pesante francese, tipica della nobiltà, sconfitta da un esercito rinforzato con bande di
professione e dotato di capaci arcieri gallesi:
● 1346: battaglia di Crécy
● 1356: battaglia di Poitiers – Giovanni II il Buono fatto prigioniero dagli inglesi
→ entrambe vinte dagli inglesi
● Grandi cavalcate: scorribande di truppe inglesi che saccheggiano e terrorizzano le regioni francesi
● Instabilità economica e politica che porta al fallimento di due banche fiorentine tra le principali
finanziatrici della guerra: i Peruzzi e i Bardi
Un periodo di pace (1360-1369)
● 1360: pace di Brétigny
● Il figlio del re francese, Carlo, paga agli inglesi 4 milioni di scudi e cede loro quasi un terzo del suo
paese in cambio della liberazione del padre e della rinuncia inglese al trono di Francia e sulla Fiandre
● 1364-1369: Carlo V succede al padre Giovanni II, stabilizza la situazione interna, ricostruisce il prestigio
della sua casata e prepara la riconquista dei territori persi
https://en.wikipedia.org/wiki/Hundred_Years%27_War#/media/File:Hundred_years_war.gif.
La seconda fase:
- nuova tecnica francese: azioni di guerriglia con imboscate e brevi assalti, evitando sempre la battaglia
in campo aperto
- la strategia funziona: alla fine di questo periodo agli inglesi restano solo poche piazzeforti sul
continente.
- Tuttavia, combattendo sempre sul suolo francese, la campagna ne risulta devastata
- 1380: trattato di Troyes – nuova tregua
Guerre civili e rivolte popolari in entrambe le nazioni
30 anni in cui non c’è guerra diretta
- Nel 1381 l’Inghilterra è in preda alle rivolte popolari con i contadini influenzati anche dalle idee di John
Wyclif (1330-1384) attraverso la spinta dei suoi discepoli più radicali, i lollardi: ribellione contro la
pressione fiscale finalizzata al comunismo dei beni e all’eguaglianza sociale. Secondo loro la Chiesa
doveva rinunciare a tutte le ricchezze terrene.
- Nel 1380 in Francia sale al trono Carlo VI il Folle. Durante il suo regno il paese è dilaniato da una guerra
civile in cui si fronteggiano due partiti nobiliari a base regionale, gli Armagnacchi e i Borgognoni
La terza fase (1413
● Nel 1413 Enrico V d’Inghilterra riprende la guerra nel 1413 e nel 1415 sbaraglia l’armata francese ad
Azincourt. Muore gran parte dei principi di sangue. I Borgognoni si avvicinano agli inglesi.
● 1417-1419: gli inglesi conquistano tutta la Normandia
● 1420: trattato di Troyes, Carlo VI il folle dichiara che il suo successore sarà Enrico V. I due regni si
troverebbero quindi riuniti sotto la casa reale inglese dei Lancaster.
● 1422: la morte dei due sovrani porta a una spaccatura della Francia in due
● Un regno franco-inglese governato da Enrico VI a nord fino alla Loira, con capitale Rouen e con al suo
interno Parigi. Appoggio della borghesia che vuole mantenere i rapporti con le Fiandre e dei
Borgognoni che non si sentivano legati alla Francia
● A sud un regno francese sotto l’egida di Carlo VII, centrato sulla Linguadoca e sostenuto dagli
Armagnacchi
Giovanna d’Arco
Figlio di un piccolo proprietario terriero che viveva nella Orléans, zona francese isolata in territorio nemico.
Analfabeta, sente voci del cielo che le assegnano la missione di aiutare il suo re.
Nel 1429, a 17 anni, convince Carlo VII a sostenere la difesa di Orléans, sotto assedio inglese. La manovra
riesce.
Carlo si galvanizza e riprende l’iniziativa fino a giungere a farsi incoronare a Reims come legittimo re di Francia.
Nel 1431 i Borgognoni, alleati da borgognoni, catturano Giovanna e la vendono agli inglesi. Viene processata
come strega (vestiva da uomo, sentiva le voci, usava le arti magiche per convincere gli uomini a combattere) e
condannata al rogo. Fu un processo politico camuffato da processo di fede in cui si scontravano due tipi di
Francia: quella nazionalistica rappresentata da Giovanna e quella filo-inglese che non si riconosceva
propriamente come francese, gravitando maggiormente sul ducato di Borgogna.
Un periodo di pace
● La liberazione di Orléans viene dipinta dai francesi come un segno di favore divino. Da allora in poi la
Francia vince diverse battaglie.
● 1453: Bordeaux viene prese dalla Francia; agli inglesi resta solo il porto settentrionale di Calais
● La Francia esce unita e vincitrice
Gli stati dopo la guerra
● Allargamento delle competenze pubbliche; crescente influenza politica dei burocrati; perfezionamento
della contabilità e di altre tecniche economiche; definizione più precisa di frontiere politiche; rilevanza
maggiore della nozione di «mare territoriale» (20 chilometri dalla costa).
● Progressivo stress del sistema di reclutamento militare feudale che lascia sempre più spazio a un
esercito di soldati dipendenti direttamente dal re.
● Re sempre più padrone di esercito, diplomazia, apparato fiscale, sistema amministrativo e giustizia.
La Francia
● La guerra ha colpito duramente tutti gli strati sociali:
- Contadini affamati dalle razzie delle bande di mercenari
- Nobili uccisi o umiliati in battaglia
- Borghesi privati della loro forza economica
Il re, invece, si erge come il grande trionfatore in grado di appropriarsi del potere che le altre forze andavano
perdendo
Il ruolo di liberatore assunto nella fase finale della guerra gli conferisce grande prestigio e solidità
La guerra lo ha costretto a formulare un più raffinato sistema fiscale e a organizzare un esercito stabile e pagato,
senza ricorrere all’intermediazione dei nobili
La Borgogna e la nuova Francia
● I duchi di Borgogna sono sempre in contrapposizione alla Francia, di cui ritenevano di non far parte,
per il controllo dei territori occidentali e nord-occidentali dell’area.
● Apice durante il regno di Carlo il Temerario (1467-1477) che eredita una serie di territori tra la Francia e
la Germania a ovest del fiume Reno, sposa la sorella del re d’Inghilterra e cerca di unificare i territori
borgognoni e fiamminghi
● La Borgogna controllava quella che era effettivamente la Borgogna e la zona delle Fiandre e cercò di
riunire i territori conquistando le terre in mezzo.
● Dopo la morte di Carlo, la Borgogna va in declino e scompare. Nel 1493, il re di Francia, con l’aiuto
della Svizzera e della Lorena, occupa ufficialmente il territorio del ducato, l’Artois, e la Piccardia. La
Franca Contea resta francese per 9 anni, dal 1482 al 1491, prima di passare agli Asburgo.
● Negli ultimi decenni del secolo la Francia completa la costruzione di un’unità nazionale fondata sulla
monarchia, occupando l’Angiò, la Provenza e la Bretagna.
L’Inghilterra
● Costretta ad abbandonare il continente, la monarchia inglese concentra tutte le energie al suo interno
uscendone rafforzata. Prima, però, dovette fronteggiare trent’anni di lotte dinastiche riassunti nella
Guerra delle due rose (1455-1485), nome successivo che deriva dalla credenza errata che le due
famiglie in lotta, i Lancaster e gli York, avessero come emblema rispettivamente una rosa rossa e una
bianca.
● Successione dei re: Enrico IV (L), Enrico V (L), Enrico VI (L), Edoardo IV (Y). Ne escono vincitori i
Lancaster che incoronano Enrico VII, un loro parente della famiglia dei Tudor. Costui sposa Isabella di
York, figlia del suo predecessore, e ne assorbe i beni di famiglia.
● Le guerre distruggono la forza della nobiltà, lasciando alla fine la monarchia rafforzata. Il re e la regina si
ritrovano con vasti territori, confiscati ai perdenti, forti dell’appoggio:
- Dei piccoli nobili che abbandonano le armi per diventare imprenditori agricoli (gentry)
- Dei borghesi che necessitano della pace per i loro affari
I regni iberici e l’espansione ultramarina
● Le posizioni commerciali ottenute dai mercanti europei nel
Mediterraneo Orientale non eliminano la necessaria
intermediazione di arabi e turchi che li mettono in collegamento
con l’Oriente profondo.
● Dopo il 1350, con la fine dell’Impero mongolo che aveva
assicurato un periodo di pace e facilitato gli scambi con l’Asia e
con il Medio Oriente, le vie verso la Cina erano state chiuse.
Servivano percorsi alternativi per raggiungere le Indie.
● L’Aragona, da una parte, e il Portogallo e la Castiglia,
dall’altra, sfruttano strategie differenti.
Portogallo e Castiglia
● Il Portogallo e la Castiglia guardavano con interesse a Gibilterra e
al Marocco, terra ricchissima di grano.
● In Castiglia, il prevalere degli interessi degli allevatori su quelli degli agricoltori, al fine di favorire la
fruttuosa esportazione della lana spagnola verso le manifatture tessili italiane e fiamminghe, lascia lo
stato in costante necessità di grano.
● Entrambi i paesi, che possono contare su una marina mercantile sviluppata e dotata di navi di medio
tonnellaggio, possono contare sul bisogno dei mercanti europei di passare dai loro territori per usare la
via dell’Atlantico.
● 1391: spedizione da Siviglia verso le Canarie.
● XV secolo: francesi, castigliani e portoghesi circumnavigano l’Africa.
● 1430: Castiglia e Portogallo sconfiggono in battaglia Marocco e Granada ottenendo un cospicuo
bottino di lingotti d’oro del Sudan.
● 1471: i Portoghesi conquistarono Tangeri e poi vari covi corsari in Marocco.
L’Aragona
● Federazione di regni, definita come «Corona»: Aragona, Valencia e la Catalogna → non ha entità statale
centrata, è più una federazione di regni
● 1229-1332: conquista delle Baleari; 1302: conquista della Sicilia; 1323-1330: conquista della Sardegna
– creazione di una «diagonale insulare», ossia un filo
politico che parte da Barcellona e lega a sé l’Africa del Nord
e il Mediterraneo orientale.
- Grande beneficio di mercanti e armatori catalani
che sono incentivo per l’attività commerciale di
tutto il regno
- Mario Del Treppo: le isole mediterranee sono basi
strategiche, centri di arruolamento e di
vettovagliamento che costituiscono una nuova
rotta definibile come una via delle isole utile per
arrivare all’asiatica «via delle spezie».
● Tuttavia, alcune debolezze interne dell’economia di Barcellona tolgono ai mercanti la capacità di
affrontare la concorrenza esterna. Il porto va quindi incontro a una fortissima contrazione di affari e
a un progressivo declino.
I Trastàmara
● 1412: si estingue la dinastia aragonese che viene sostituita dai Trastàmara, già seduti sul trono di
Castiglia dal 1369.
● Con Ferdinando I (1412-1416) la Sicilia perde il suo stato di regno autonomo e viene unita ai domini
della Corona di Aragona come un viceregno.
● Alfonso V il Magnanimo, sovrano principale della dinastia aragonese (1416-1458) tenta la conquista
della Corsica, saccheggia e Marsiglia e conquista Napoli dove fissa la sua residenza (1442).
● Alla sua morte il regno di Napoli torna a essere amministrato in maniera autonoma da Ferrante
(1458-1494), mentre il resto, compresa la Sicilia, rimane a Giovanni d’Aragona.
L’unione delle corone e la fine della reconquista
● 1469: unione di Castiglia e Aragona in seguito al matrimonio di Ferdinando d’Aragona e Isabella di
Castiglia. Non avviene, però un’unificazione del sentimento nazionale come in Francia e Inghilterra: la
popolazione continua a sentirsi castigliana o catalana, non spagnola.
● 1492: le due corone conquistano Granada, capitale dell’ultimo regno musulmano della penisola.
● Attraverso i capitoli di resa vengono garantiti il rispetto delle abitudini di vita, religione, lingua e
proprietà dei musulmani che volevano restare, dando invece tre anni di tempo a chi volesse vendere i
suoi beni ed emigrare. Tuttavia, i re nella pratica violarono gli accordi incoraggiando l’immigrazione
cristiana in città e le conversioni, scatenando reazioni violente nei musulmani che vivevano nel
quartiere dell’Albaicin.
● Questa svolta cattolica coinvolge anche gli ebrei che devono scegliere tra conversione ed esilio. Lo
stesso accade anche in molte città tedesche. Numerosi ebrei trovano rifugio in Italia, nel Nordafrica e
nell’Impero ottomano.
La Germania e i suoi principati (1378-1519)
● 1356: Bolla d’Oro dell’imperatore Carlo IV di Lussemburgo, re di Boemia: un documento che afferma
che l’imperatore viene eletto dai più importanti principi tedeschi
(Boemia, Brandeburgo, Palatinato, Sassonia - laici; Magonza,
Treviri e Colonia - ecclesiastici). Il sovrano è senza potere, con la
successione nelle mani di principi spinti da interessi particolari, ma
controlla la cancelleria e la tesoreria del regno. L’Impero è ormai
germanizzato, ha abbandonato i suoi propositi di universalità.
Nei secoli precedenti il Sacro Romano Impero aveva ambizioni di
universalità
● La frammentazione del potere centrale favorisce anche i signori
territoriali più piccoli. La Germania diventa una serie di territori autonomi di diverse dimensioni. Le
città si sentono minacciate dalla situazione e si riuniscono in leghe, nonostante fossero proibite dalla
Bolla d’Oro.
● Dopo la morte di Carlo IV (1378) l’Impero è travagliato da un continuo stato di guerra tra principi,
piccoli nobili e città.
● La corona è contesa tra i casati di Wittelsbach, Asburgo e Lussemburgo.
Sigismondo e Massimiliano
● Sigismondo di Lussemburgo (1411-1437) riunisce nella sua persona anche le corone di Boemia e
d'Ungheria. Cerca di risolvere lo scisma cristiano presiedendo il Concilio di Costanza (1414-1418) che
segna la fine dell’autorità conciliarista nella Chiesa. Nonostante la condanna di Jan Hus, non riesce a
risolvere il problema della sollevazione hussita ed è costretto a riconoscere i Quattro articoli di Praga
(1434) che fornirono alla corrente moderata del movimento la possibilità di gestire la riforma della
Chiesa boema.
● Massimiliano d’Asburgo (1486-1519) acquisisce per la sua famiglia il Tirolo, la Boemia e l’Ungheria a
cui aggiunge i beni di sua moglie Maria di Borgogna, figlia di Carlo il Temerario, ossia le Fiandre e la
Franca Contea. Durante il suo regno proclama la pace generale, costituisce un tribunale imperiale così
da recuperare parte dell’amministrazione della giustizia e ripristina una seppur simbolica imposta
imperiale.
La confederazione elvetica
● 1291: tre cantoni di montagna parte dei domini degli Asburgo si separano e tra il 1309 e il 1316
ottengono una loro autonomia riconosciuta.
● Tra il 1332 e il 1368 ai tre cantoni se ne aggiungono cinque che si erano sollevati sempre contro gli
Asburgo. Dopo alcuni scontri contro questa casata, nel 1394 si firma la pace.
● Nel Quattrocento la confederazione si espande con ulteriori quattro cantoni.
● 1499: una nuova pace con l’imperatore Massimiliano pone fine a un nuovo periodo di guerre e sancisce
l’indipendenza politica della Svizzera.
L’unione di Kalmar
● Svezia, Danimarca e Norvegia si uniscono sotto un unico sovrano, Erik di Pomerania, per difendersi
dall’espansionismo economico e politico dei tedeschi.
● La confederazione prese il nome di Unione di Kalmar. La capitale era
Copenaghen.
● Nel secolo successivo i nobili norvegesi e svedesi si sentirono oppressi
dal predominio dei danesi. Nel 1523 la Svezia si separa e nel 1537
Norvegia e Danimarca si uniscono in unico regno.
L’Europa orientale-i Balcani
● Nel Trecento e nel Quattrocento si è esaurita la spinta espansionistica dei
mongoli verso ovest e dei tedeschi verso est. Nello spazio dell’Est Europa
si sviluppano nuovi centri politici. Nei Balcani cresce l’influenza dei
turchi ottomani che arrivano a sottomettere aree di cultura greca, slava
e bulgara: i sultani preferirono non apportare mutamenti radicali,
lasciando la proprietà nelle mani di chi già l’aveva e non imponendo
conversioni forzate.
● L’Ungheria, stato cristiano di rito romano, raggiunge il massimo
splendore sotto Luigi il Grande (1342-1382) che diventa poi anche re di
Polonia. Nel Quattrocento si erge come barriera di difesa della
cristianità contro gli ottomani. Assorbe il Regno di Croazia e resta
indipendente fino al 1526, quando comincia una crisi che porta alla
spartizione dei suoi territori tra gli Asburgo d’Austria e l’Impero
ottomano.
● A fine Trecento l’Impero ottomano aveva già sottomesso l’ortodossa
Serbia. La Bosnia, invece, durante il Quattrocento è alternativamente
vassalla dell’Ungheria e degli stessi ottomani che nel 1463 la inglobano definitivamente.
L’Europa centro-orientale
● La Boemia, altro stato cristiano di rito romano e membro dell’Impero (dal 1212), vive nel
Trecento un periodo di grande splendore quando Carlo IV diviene imperatore e usa Praga
come sua sede. A cavallo tra XIV e XV secolo con il movimento nazionalista hussita (con
idee religiose influenzate dalla predicazione di Wyclif) cerca di liberarsi dall’influenza
tedesca.
● Il regno di Polonia e il granducato di Lituania sono sempre paesi di rito romano. Nel 1386
si uniscono mettendo pressione all’Ordine dei cavalieri teutonici che fino ad allora era la
principale potenza del Baltico, con cui nel 1410 giungono a confronti militari.
05/05/2022
Il pellegrinaggio e il bisogno di ricerca del sacro - nelle terre degli infedeli
● Gerusalemme: la città simbolo, sogno di tutta la cristianità medievale
● Il pellegrinaggio: un fenomeno non solo cristiano, manifestazione del bisogno del
sacro
● Gerusalemme: città santa per tutte e tre le religioni monoteiste
Gerusalemme, nel momento in cui si sviluppa il fenomeno delle crociate è una città
musulmana dal 638, ma aperta ai pellegrinaggi (i musulmani considerano ebrei e cristiani
con il termine dhimmi, cioè fedeli al «Libro»; per i pagani invece la scelta era tra conversione o
morte). E’ una città sacra alle 3 religioni monoteiste (cristianesimo, ebraismo e islam)
● Il pellegrinaggio: un fenomeno che si avvia fin dal 313. Carlo Magno ottiene dal
califfo di Baghdad (grande capo dell’Islam all’epoca, quando la capitale si è
spostata a Baghdad) la protezione dei pellegrini «latini» che si recano a
Gerusalemme.
Le crociate sono un fenomeno che si sviluppa alla fine dell'XI secolo. Fino alle crociate non
c’erano stati grandi problemi tra islamici e cristiani in relazione al pellegrinaggio a
Gerusalemme.
Le mete e le rotte del pellegrinaggio
Non solo Gerusalemme: in Europa altre mete agognate sono Roma e San Giacomo di Compostela, in Galizia,
Costantinopoli stessa per le reliquie della passione di Cristo.
L’ «indotto» delle vie del pellegrinaggio: ospizi, taverne, villaggi (ripopolamento).
Le rotte del pellegrinaggio: la via Francigena
La via Francigena: da Canterbury a Roma.
Le diramazioni: per Santiago; da Roma a Brindisi-Costantinopoli-Gerusalemme
Le mete minori – la figura del pellegrino
Tappe intermedie e riproduzioni di edifici che imitano il Santo Sepolcro.
Il viaggio poteva durare mesi, o anche anni. Il pellegrino è bisognoso e povero
Il pellegrino è sempre rappresentato con le stesse caratteristiche: grande
mantello, cappello a tesa larga, bisaccia, bastone.
Il pellegrino porta con sé i simboli del viaggio: la conchiglia per chi va a San
Giacomo, la croce per chi va a Gerusalemme. Sono i simboli della penitenza
La crociata: nascita di un’idea
La parola «crociata»: il significato attuale (battaglia
ideologica radicale). Il termine deriva dal fatto che
quelli che andavano a combattere recavano come
simbolo la croce. La lotta armata contro gli
«infedeli» era un pensiero fisso nella mentalità
cristiana (battaglia di Poitiers, 732; reconquista in
Spagna)
Il mondo islamico nell’XI secolo è piuttosto diviso dal punto di vista
politico-militare (sciiti, il Cairo; sunniti, Baghdad) ed è anche
travagliato da incursioni interne (Turchi Selgiuchidi). prima
mercenari, poi padroni: 1071, annessione dell’Armenia e della
Cappadocia
Essi entrano in maniera importante all’interno del mondo islamico
dall’Asia centrale, occupando anche Gerusalemme ma consentendo la libertà d’accesso ai luoghi sacri.
Attaccano gli arabi e l’impero isliamico
Termine 1° crociata → non esisteva impossibilità per i fedeli di recarsi a Gerusalemme.
I Selgiuchidi e Gerusalemme
I Selgiuchidi concedono la libertà di accesso ai luoghi santi
Nel 1054 alcune chiese latine di Gerusalemme vengono chiuse. Non sono state chiuse dai turchi ma dal
patriarca cristiano di Costantinopoli, all’indomani dello scisma tra chiesa orientale e occidentale. Gli arabi
vengono colti di sorpresa dalla crociata, un po’ perchè divisi all’interno e impegnati a farsi le guerre
Gerusalemme: nel vortice dei conflitti tra cristiani dell’XI secolo (scontro tra chiesa orientale e chiesa
occidentale).
I Turchi rimangono fuori da queste contese
La propaganda della crociata
● 1088: elezione a pontefice del cluniacense Urbano II, un papa ‘itinerante’, che si spostava molto
● Nel 1095 indice un concilio in Francia, a Clermont Ferrand. Alla fine del concilio pronuncia il celebre
discorso che avrebbe invitato alla crociata (p. 227):
→ i Cristiani devono smetterla di farsi la guerra tra di loro e devono piuttosto indirizzare le loro energie in un
pellegrinaggio di penitenza, durante il quale erano anche autorizzati a soccorrere la chiesa orientale
minacciata dagli «infedeli». Potevano portare sulle vesti il segno della croce: diventavano crucesignati. Ma il
Papa non è d’accordo perché non è questo l’obiettivo dei milites.
→ È il tema della «guerra giusta», contrapposta a quelle «sbagliate» che i cristiani avevano combattuto tra loro.
E’ una guerra combattuta contro i nemici della cristianità. Questa predicazione del papa suscita un’ondata
mistico-emotiva in tutto l’occidente → varie figure di interpretatori:
- La predicazione di Pietro l’Eremita, il salvatore delle mulierculae (prostitute)
- La predicazione di Colonia, l’incontro con Gualtieri Senza Averi.
https://webtv.loescher.it/home/zoomPublic?contentId=4608
La predicazione di Pietro l’Eremita scatena un’ondata irrazionale, per cui parte la terribile «crociata dei poveri
di Cristo» (1097): si muovono gruppi di straccioni convinti di poter compiere questo pellegrinaggio di liberazione
del santo sepolcro e finiscono per essere massacrati prima dai bizantini e poi dai turchi.
La vera crociata: GERUSALEMME 1099
● La crociata dei principi: Ugo di Vermandois (fratello del re di Francia), Goffredo di Buglione (duca della
Bassa Lorena), Boemondo d’Altavilla, figlio di Roberto il Guiscardo (normanni dell’Italia meridionale) e
dei conti: il conte di Tolosa, il conte di Fiandra.
● Muovono da Costantinopoli e in due anni arrivano a Gerusalemme, dopo aver conquistato Nicea,
Edessa e Antiochia. Gerusalemme è presa il 15 luglio 1099. Alla conquista fece seguito una
carneficina. → gli stessi bizantini chiedono aiuto all'Occidente e creano una strategia: forniscono
inizialmente il loro appoggio all’Occidente ma poi saranno gli stessi a mettere fine all’impero di Bisanzio
● L’organizzazione dei territori conquistati: nasce il Regno latino di Gerusalemme, sotto la guida di
Goffredo di Buglione (Avvocato, non re).
● Dal Regno latino di Gerusalemme germinano altri regni feudali/crociati: il principato di Antiochia, il
principato di Edessa, la contea di Tripoli. Regno feudale perché gestito secondo i criteri feudali
● I principati feudali in Terra Santa consentono a molti nobili europei senza prospettive di darsi una
sistemazione. L’ etica del cavaliere si sviluppa contemporaneamente alle crociate, anzi si può affermare
che passi anche attraverso le crociate. I cavalieri fino al X/XI secolo sono facilmente distinguibili da dei
predoni. La chiesa e gli ordini monastici collaborano per dare ai milites un’etica che gli consenta di
esercitare l’esercizio delle armi e al contempo avere dei comportamenti che fossero conformi.
● I vantaggi per le «repubbliche marinare» → avevano già impostato la loro fortuna sui commerci del
mediterraneo. A questo punto possono avvalersi di vere e proprie basi che garantiscono un appoggio
di terre. Gli affari per queste città diventano molto vantaggiosi
● Creazione dell’ordine dei decurioni monastici cavallereschi: il più importante è quello del Santo
Sepolcro; gli altri sono i Templari e l’ordine dell’Ospedale Questi ordini si danno un codice di tipo
religioso (vita comunitaria, voto di castità, fedeltà al papa. Giurano di assistere i pellegrini e combattere
gli infedeli). Gli ordini possono essere chiamati con due denominazioni: monastico-militari o
monastico-cavallereschi, che sono tra di loro sinonimi.
ordine teutonico: cavalieri teutonici combattono nelle zone tra la Germania e la Teutonia, dove
fondano dei regni
CAPITOLO V: L’ETA’ DELL’ORO, IL DUECENTO E IL PRIMO TRECENTO
Dalla lotta per le investiture la Chiesa ne esce più forte dell’impero. Questo lo si vede nel corso del Duecento
con il papa Innocenzo III (1198-1216):
● Diventa papa nel 1198 e muore nel 1216. È membro di una grande famiglia dell’aristocrazia romana (si
chiamava Lotario dei conti di Segni). Aveva una formazione di tipo giuridico
● La sua visione è quella teocratica: «La Chiesa è il sole e l’Impero è la luna» → l’impero vive di luce
riflessa rispetto al sole che è la Chiesa = la Chiesa deve dare direttive all’impero. La chiesa teocratica
pretende di governare anche sui poteri civili, laici.
● Cerca di rafforzare la chiesa dal punto di vista politico-militare e rimporre la sua autorità negli spazi
dove questa era venuta meno → la politica dei «recuperi» si focalizza in alcune zone: l’Esarcato (marca
di Ancona, ducato di Spoleto).
● Il dominio della Chiesa nell’Italia centrale si fa compatto.
● Reggente del regno di Sicilia dal 1198 al 1208 e si assume la tutela di Federico II di Svevia secondo
un antico patto (Concordato di Melfi) tra il Papa Niccolò II, Roberto d’Altavilla (il Guiscardo) e Riccardo I
di Anversa. Però si oppone al fatto che Federico diventi imperatore perché se fosse
contemporaneamente re di Sicilia e imperatore, i domini del Papa sarebbero costretti al centro.
● Innocenzo diventa ago della bilancia nella successione imperiale.
● Il Papa sceglie i candidati perché qualsiasi imperatore doveva avere la sua approvazione. Prima Ottone
IV di Brunswick viene incoronato imperatore con la promessa che non si sarebbe mai interessato
all’Italia meridionale. In realtà poi si candida per i domini dell’Italia meridionale contro Filippo di Svevia.
Viene scomunicato Ottone IV. Federico II, nel frattempo era diventato maggiorenne (1208) e quindi la
scelta ricade su di lui.
● Ottone IV però non si rassegna e da questo deriva un grande scontro: la battaglia di Bouvines (1214):
Federico II è alleato del Papa, assieme anche a Filippo II Augusto (re di Francia) e dall’altra parte c’è
Ottone IV con Giovanni Senza Terra (re inglese). Vince il papato
● Il papa, signore feudale dei re della terra: riceve il giuramento feudale dai re di Castiglia, Aragona,
Portogallo, Sicilia, Polonia, Inghilterra. Era il sogno di Gregorio VII che si realizzava.
Innocenzo III: l’apogeo del potere monarchico pontificio
La conquista di Gerusalemme è effimera: viene persa nel 1188 perché conquistata da il saladino, un grande
capo militare musulmano
● La IV crociata (1202-1204): rilanciata da Innocenzo nel 1202, per tornare a liberare Gerusalemme
passata di nuovo in mano araba nel 1188. Il movimento per la crociata si sviluppò in tre momenti:
- Sacco di Costantinopoli (1204); crociata contro i Catari (1209); battaglia di Las Navas de
Tolosa (1212)
- Il sacco di Costantinopoli: epilogo della frattura tra Oriente e Occidente e operazione politica
coloniale.
- Il ruolo dei Veneziani nella IV crociata
Inizialmente i veneziani mettono a disposizione i mezzi per andare in crociata. C’erano già stati diversi episodi di
intolleranza dei bizantini nei confronti dei mercanti occidentali:
- 1171-1172: banditi i veneziani da Costantinopoli → necessità di raggiungere Bisanzio via mare → i
veneziani si candidano per portare i crociati perché hanno l’arsenale (industria navale). Stringono un
patto con i capi crociati per costruire le navi e chiedono di partecipare alla crociata (il doge Enrico
Dandolo partecipa). Quando arriva il momento di partire, le navi costruite risultano di più rispetto ai
crociati però devono essere comunque pagate. I veneziani per farsi ripagare chiedono di fare tappa a
Zara e conquistarla (ex città veneziana).
● Zara viene conquistata e dopo si punta all’Egitto ma i crociati qui non arrivano mai perché i veneziani
dirottano la crociata verso Costantinopoli con l'obiettivo di il reinsidiare Isacco Angelo e di Alessio IV
sul trono a Costantinopoli. I veneziani chiedono a Isacco e ad Alessio dei favori in cambio ma loro non
sono in grado di darli.
● Iniziano una serie di ribellioni a causa delle intromissioni continue dei crociati e dei veneziani nel
governare la città. Ciò induce i crociati ad un attacco militare
→ L’attacco definitivo a Costantinopoli: un saccheggio spietato. Il
bottino, un «premio di Dio».
L’impero bizantino viene spartito tra i vincitori: nasce l’Impero
Latino d’Oriente, che dura cinquant’anni. I Veneziani traggono i
benefici più importanti.
Quello che resta del dominio di Bisanzio durante le crociate è
l’impero di Nicea
La repressione del dissenso
Che cos’è l’eresia? Un fenomeno presente nel mondo cristiano
fin dalle origini
Il XII secolo vede un fiorire di movimenti giudicati dalla Chiesa
come eterodossi. Il problema di fondo per la Chiesa è controllare
l’iniziativa spirituale dei laici. Dall’XI secolo era infatti stata
ereditata l’idea che i laici non dovessero assumere competenze che spettavano agli ecclesiastici.
12/05/2022 ✅
La teocrazia innocenziana - la repressione del dissenso
A partire dalla seconda metà del XII secolo si sviluppano le eresie. Non a caso si sviluppano nel periodo in cui si
afferma la crescita economica molto forte dell’Occidente (aumenta la produzione, la ricchezza dei mercanti,
rivoluzione commerciale) → trasformazione della società medievale mette in crisi alcuni pilastri:
- mette in luce le speculazioni economiche nella società e le differenze tra ricchi e poveri
C’è poi il problema del pauperismo, cioè della condanna della ricchezza manifestata da molti movimenti di laici
devoti. La ricchezza e la sua manifestazione da parte della chiesa appare contraddittoria con quello che è il
messaggio evangelico, che spinge ad allontanarsi dai beni materiali.
Rispetto a questo problema che attraversa la società medievale, molti laici cercano di organizzarsi in proprio →
controllo della vita spirituale dei laici. Dall’XI secolo era infatti stata ereditata l’idea che i laici non dovessero
assumere competenze che spettavano agli ecclesiastici.
Le principali eresie dell’età di Innocenzo III
● I Valdesi, o «poveri di Lione» (nati dalla predicazione di Pietro Valdo): povertà, imitazione evangelica
(«seguire nudi il Cristo nudo»), predicazione.
● La prima condanna: la bolla pontificia Ad abolendam del papa Lucio III (1184) → i baldesi non si
fermano e subiscono la condanna dell’eresia anche se in realtà quello che proponevano era in linea con
il messaggio evangelico
● Gli Umiliati (Lombardia): la scelta di una spiritualità ‘privata’ (dopo il 1201): unire l’attività manifatturiera
ad un’esperienza di tipo religioso → si ritrovano per lavorare e pregare assieme
● I più diffusi e i più perseguitati: I Catari (o Albigesi): cataros (=puro)
- Un dualismo estremo: il Male è ciò che ha creato il mondo. Tutto ciò che è materia è stato
creato dal diavolo che ha imprigionato lo spirito all’interno della materia. Il bene è solo lo
spirito: il rifiuto della ricchezza, del soddisfacimento del corpo; il suicidio («endura») come
possibile via di fuga dalla schiavitù della carne → perchè l’anima sia libera bisogna liberarsi
della carne. Credono nella figura di Cristo ma rifiutano i sacramenti, cosa che li mette in
cattiva luce con la Chiesa. Credono nell’inutilità delle istituzioni religiose cristiane. Il catarismo
è molto diffuso (Viterbo, Vicenza). Istituiscono un loro clero cataro, fatto di vescovi (puri,
coloro che sono riusciti a realizzare davvero l’ideale di separazione dal dominio della carne)
Pacifismo: elemento che accomuna valdesi e catari → rifiuto di andare in guerra
La crociata contro i Catari (1208-1209) → eretici vengono sterminati
● L’assassinio dell’inviato pontificio Pietro di Castelnau: il papa chiama a raccolta i principi cristiani per
estirpare con la forza l’eresia catara.
● L’eretico può essere ucciso, e il compito spetta alle potestà laiche al servizio della Chiesa. Le podestà
laiche adesso possono mandare ad esecuzione una sentenza condannata dal tribunale ecclesiastico
● La nascita del tribunale dell’Inquisizione: i poteri laici (principi, comuni cittadini, ecc.) devono
costituire il «braccio secolare» della giustizia ecclesiastica. Dal 1252 è lecita anche la tortura.
● Il dissenso religioso è equiparato all’eversione politica, cioè al reato di «lesa maestà».
● Il tribunale della coscienza: l’obbligo della confessione annuale (IV Concilio Lateranense)
Il IV Concilio lateranense
● Un evento «mondiale»: partecipano tutte le principali autorità ecclesiastiche, e anche rappresentanti di
re e città.
● Gli obblighi:
- Confessione e comunione annuale
- Gli Ebrei devono portare un segno di riconoscimento (peggioramento della condizione degli
Ebrei in tutta Europa: la crociata è un elemento di rafforzamento dell’identità religiosa degli
europei cristiani → atteggiamento più duro nei confronti di chi non è cristiano. Erano stati
accusati di praticare il suicidio dei bambini rituale (infanticidio rituale). Gli ebrei vengono
messi sotto la protezione del papa ma il clima delle eresie aveva cambiato le cose.
- Gli ordini religiosi devono riunire un Capitolo generale annuale come i Cistercensi → si cerca
di fare in modo che gli ordini religiosi siano sottoposti ad una disciplina più rigida
- Non possono essere approvate nuove regole religiose (cioè non si possono fondare nuovi
ordini religiosi)
- I consanguinei fino al quarto grado non possono sposarsi tra loro → ragioni legate all’incesto
e evitare che si creino fam,iglie chiuse e troppo forti
- I chierici non possono assistere a spettacoli mondani perché c’è l’idea che la teatralità sia una
forma di travestimento, di finzione, tipica del demonio.
Il matrimonio è un contratto economico perché è un accordo tra famiglie che può preludere all’acquisizione di
potere. Tuttavia il problema è quello della corrispondenza dei beni, in particolare con le donne (dote). Nel
momento in cui una donna si sposa, esce dalla famiglia e si perde una dote che va a finire nel patrimonio di
un’altra famiglia. Si cercava quindi di far sposare famiglie dello stesso rango. Spesso venivano fatti i matrimoni
tra famiglie che si erano fatte la guerra per ristabilire la pace.
Il IV concilio lateranense introduce l’obbligo del consenso della sposa al matrimonio
Gli ordini mendicanti e il cristianesimo evangelico: Domenico e Francesco
La nascita degli ordini mendicanti è importante anche dal punto di vista artistico
● Tutto nasce dal problema di rispondere alle spinte religiose dei laici e venire incontro ai loro bisogni
spirituali e alle loro contestazioni in maniera non violenta, non solo attraverso la repressione ,a
attraverso una risposta che sia fondata per un lato sulla predicazione (domenicani) e per un altro
sull’esempio (francescani). In entrambi i casi danno delle risposte ai bisogni spirituali che in alcune
aree hanno prodotto le eresie.
● L’ideale di povertà: condiviso da domenicani e francescani → non solo povertà del singolo, ma anche
povertà dell’ordine religioso. La ricchezza del monastero appartiene all’ente ma il singolo monaco è
povero e vive in maniera povera. Povertà e ascesi (cioè «Atteggiamento spirituale e dottrinale mirante
al raggiungimento di una purificazione rituale e spirituale e alla conquista della perfezione religiosa»)
sono due condizioni che si completano a vicenda: se si vuole raggiungere la purificazione religiosa
bisogna anche perseguire un ideale di povertà
● Il pauperismo francescano e domenicano ha le stesse radici del pauperismo eretico (Valdesi,
«beghine», Umiliati)
I mendicanti, la scelta della carità
ordini mendicanti-frati ordini monastici-monaci
sono fratelli tra di loro vivono di rendite, derivanti dal monastero
non devono vivere di rendite vivono in chiostri isolati
vivono di elemosine o piccoli lavori
sono fortemente radicati tra il popolo
sono obbedienti alla Chiesa (diversamente dagli eretici)
ambiente cittadino in cui si diffondono le loro case (conventi)
esempi viventi e visibili, testimoni di aderenza letterale al
messaggio evangelico
13/05/2022 ✅
Il tramonto del Sacro Romano Impero
Gli Svevi nell’Italia Meridionale per via matrimoniale: Enrico VI e Costanza d’Altavilla
● 1185: matrimonio tra Costanza d’Altavilla, ultima regina normanna (figlia di Ruggero I) e Enrico VI (figlio
del Barbarossa). Nasce una nuova realtà politica: Impero tedesco + regno di Sicilia, che comprendeva
anche l’italia meridionale continentale → coniuga due civiltà diverse, anche dal punto di vista culturale
e artistico.
Costanza ha già 30 anni quando si sposa, età avanzata per l’epoca. In più sposa un imperatore
tedesco e gli scontenti sono molti per questa scelta
● L’elenco degli scontenti: il papa, non voleva un’unione con l’impero germanico. I baroni del regno
vedevano l’impero germanico come un estraneo potente. Vedono un anti-Enrico: Tancredi di Lecce
● 1194: nasce Federico II, cosa inusuale all’epoca perché Costanza ha 40 anni. Con la nascita del figlio il
problema della successione torna al papa perché egli aveva il diritto di decidere chi doveva salire al
trono di Sicilia, attraverso un accordo precedentemente stipulato con i normanni. Federico rimane
orfano presto perché nel 1198 muore Costanza e nel 1197 muore Enrico VI. La persona che si sarebbe
dovuta occupare di Federico era il papa.
Regno e Impero fino all’avvento di Federico II: un connubio complicato
● Dopo Enrico VI:
- Federico II viene affidato al papa, Innocenzo III: ottenne, anche se minorenne, il titolo di re di
sicilia
- il titolo imperiale finisce nelle mani di Ottone di Brunswick, duca di Baviera, appoggiato da
Innocenzo III
- Ottone però tradisce le aspettative papali manifestando interesse per l’Italia meridionale; viene
distrutto. Al suo posto Innocenzo sceglie:
- Federico II
La politica di Federico II nel regno di Sicilia
● Federico diventa imperatore nel 1220 e regna in una corte splendida. Attorno a lui
gravitava la Scuola Siciliana, raccontata nella letteratura dell’epoca.
1. la riconquista dell’autorità regia: tra azione di forza e ricerca del consenso. Nell’italia centro
meridionale i comuni avevano continuato la loro lotta per l’autonomia. Federico agisce
introducendo:
● una legislazione unificata per tutto il regno: il Liber augustalis (1231) che prevede:
- la riaffermazione del diritto romano
- la proposta di una figura imperiale forte: quella di Federico è una figura
provvidenziale, voluta da Dio. Lo Stato ruota attorno all’imperatore, sole del
mondo.
● una forte centralizzazione: compressione di ogni spinta autonomistica di baroni, città,
gruppi di saraceni (verranno deportati a Lucera).
● la costruzione di castelli: Trani, Bari, Foggia, Lucera, Gravina, Brindisi, Castel del Monte
(1240). Sistema castellare.
● la fondazione dell’università di Napoli (1224).
● la politica fiscale (imposte permanenti) e ‘mercantile’: le masserie regie e l’esportazione
di grano
La politica dei vicariati:
Federico decide di dividere l’italia centro meridionale in vicariati, che contengono al loro interno molti
comuni. Le autorità comunali rimangono ma sono obbligate a giurare la fedeltà all’imperatore tramite il
vicario.
Conflitti nell’età di FEDERICO II: l’imperatore, il Papa, i comuni
● L’imperatore affronta il “dossier" dei comuni italiani:
● La dieta di Cremona (1226) e la politica dei vicariati
● La reazione dei comuni: si ricostruisce la Lega Lombarda
● 1227: diventa papa l’intransigente Gregorio IX. Il papa ingiunge all’imperatore di partire per la
crociata. Federico parte da Brindisi ma si ammala e quindi va a Pozzuoli a curarsi. Il papa non
accetta questa scusa e lo scomunica
● Così Federico parte crociato nel 1228. La strana “crociata” (la sesta) dell’imperatore, durante la
quale stipula un accordo col sultano d’Egitto e questo fa arrabbiare molto il Papa.
● Federico viene definito l’anticristo perché fa la pace con gli infedeli e non la guerra
● La politica federiciana rafforza il partito filo-imperiali all’interno di ciascuna città comunale: la divisione
guelfi (filo papali, contrari al potere imperiale) ghibellini (filo imperiali) → poca ideologia, tanta
competizione intercittadina
● 1237: Federico sconfigge i comuni alleati nella Lega nella battaglia di Cortenuova (Bergamo). Il papa lo
scomunica di nuovo nel 1239.
● Per tutta risposta Federico occupa i territori sotto il controllo pontificio Spoleto e Ancona, e ottiene la
dedizione di molte città dell'Umbria e del Lazio. Poi blocca Roma, ferma i cardinali che stanno andando
a un concilio a Lione.
● Questa volta il Papa organizza un nuovo concilio a Lione (1245), dove l’imperatore è dichiarato
deposto, i suoi vassalli vengono sciolti dall’obbligo di fedeltà.
● Da questo momento comincia il declino dell’imperatore: viene sconfitto dalla città di Parma (1248) e di
Fossalta (1249). Il figlio di Federico, Enzo, viene preso prigioniero dai bolognesi. Federico muore nel
1250 e la sua morte è un elemento decisivo per la cessione dell’impero.
Il successori e il grande interregno (1254-1273)
● Per promuovere la sua politica «italiana» Federico aveva allentato la sua presa sul regno di Germania.
Nel 1232 aveva concesso la Constitutio in favorem principum, che concedeva ampio margine di
manovra ai principi territoriali tedeschi, a scapito delle città.
● Il successore legittimo di Federico era il figlio Corrado IV, ma il papa e alcuni principi nordici sostennero
Guglielmo d’Olanda. Poi Corrado morì (1254), e anche Guglielmo e il papa scomparvero. Il successore
Corradino morì in battaglia nel 1268, ma di fatto già dal 1254 la Germania era diventata un sistema di
staterelli federati.
● Due contendenti non tedeschi: Alfonso X di Castiglia e Riccardo di Cornovaglia. Ma nel 1273 la spunta
un outsider, Rodolfo d’Asburgo, personaggio di secondo piano.
● Di fatto con la morte di Federico II l’idea universalistica dell’impero tramonta definitivamente.
Quello che succede è che l’impero diventa una potenza esclusivamente germanica. La germania rimarrà
un sistema di principati e viene meno l’idea universalistica dell’impero.
Enrico VII, imperatore tanto desiderato da Dante, muore in Italia e il progetto svanisce.
LO STATO PONTIFICIO:
1309-1377: sede ad Avignone
tentativo di instaurazione della repubblica con Cola di Rienzo
VENEZIA:
“stato te tera” → Venezia non possiede terra ferma fino al 1335, quando conquista Padova e combatte la guerra
di Chioggia
⤷1378-1381: Venezia (con Milano e Cipro) contro Genova (con Padova, Austria, Ungheria e Aquitania)
struttura organizzativa di Venezia:
1. DOGE
2. Consiglio Ducale
3. Quarantia e Senato
4. Maggior Consiglio
5. Assemblea Popolare
1297: serrata del Maggior Consiglio: facevano parte del Maggior Consiglio solo i membri maschi delle famiglie
che avevano avuto qualcuno nello stesso Maggior Consiglio negli ultimi 4 anni
1323: si stabilisce l’ereditarietà del ruolo di membro del Maggior Consiglio
I REGNI MERIDIONALI
Sicilia
- 1266-1268: Sicilia conquistata dagli Angiò
- fino al 1412: regno aragonese autonomo → prodotti specifici: canna da zucchero
nuovi nobili: settori della società contadina cui viene consentito di investire in proprietà fondiarie e sostengono il
dominio aragonese
Napoli
Grande splendore sotto il dominio di Roberto il Saggio (1309-1343), capo del partito guelfo in Italia, alleato del
papa (che sta ad Avignone).
Roberto promuove tra le altre iniziative il conio di una moneta d’argento di successo; cercò di riconquistare la
Sicilia; aprì le porte del Regno ai mercanti e ai banchieri fiorentini.
Gli successe la figlia, Giovanna I, regina a diciassette anni, ma il suo regno fu travagliato dalle lotte dinastiche tra
i diversi rami del casato d’Angiò (Durazzo, Ungheria, Taranto, Valois). Nel 1378 si schierò con l’antipapa
avignonese Clemente VII, contro Urbano VI. Le succede Ladislaso d’Angiò Durazzo (1386-1414 e Giovanna II,
detta la Pazza (1414-1435).
Nel 1442 gli Aragonesi (Alfonso il Magnanimo), alleati di Filippo Maria Visconti, conquistano il Regno di Napoli e
lo inseriscono nel grande circuito politico economico aragonese
LA PACE DI LODI
- 1454: a Lodi si stipula una pace tra le diverse potenze italiche.
- 1455: il papato propone una «lega italica», con Milano, Venezia, Firenze, il regno di Napoli: gli alleati si
impegnano a difendersi reciprocamente da estranei o da collegati che intendano modificare la nuova
geografia politica.
- Ne derivò un quarantennio di pace relativa, turbata solo da pochi conflitti locali.
- 1478: a Firenze Giuliano de’ Medici e il fratello Lorenzo, che avevano ereditato il potere signorile di
Cosimo e Pietro, sono oggetto di un agguato ordito dai Pazzi, collegati al papa e agli Aragonesi.
Giuliano muore, Lorenzo si salva e riesce con la diplomazia a risolvere il problema. Diventa «l’ago
politico» della penisola
- 1482: Venezia occupa i domini degli Estensi. La guerra travolge tutta l’Italia.
- Rimasta sola, invoca l’aiuto di Carlo VIII di Francia. Per il momento la situazione si risolve, ma nel 1494
Carlo VIII organizza una spedizione con l’aiuto del signore di Milano, Ludovico il Moro, contro il regno
di Napoli. Cominciano le guerre d’Italia.