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DUECENTO E TRECENTO

QUADRO STORICO
La nascita delle lingue e delle letterature europee moderne è avvenuta intorno all’anno
mille. Il cristianesimo rimase il tessuto connettivo della cultura e della mentalità.
Dopo l’anno mille nell’ambiente delle corti si sviluppò una nuova letteratura, scritta in
volgare, che esaltò i valori della cavalleria e della cortesia. Nell’Italia i principali centri
culturali furono invece le città comunali, nobiltà feudale si mescolò al ceto mercantile.
Nel corso del ventesimo secolo l’egemonia culturale sull’Europa apparteneva a quella
italiana.
Verso la metà del 300, il continente fu colpito da una crisi sociale, economica, demografica,
accompagnata da carestie, pesti, guerre distruttive. In Italia, determinò la crisi degli
ordinamenti comunali e l’avvento di forme di governo che concentravano il potere nelle
mani di un uomo. Sul finire del secolo ci fu la nascita di una nuova e più laica visione del
mondo.

I LIBRI
I libri erano scritti a mano, oggetti artigianali unici, preziosi e rari. Chi ne voleva possedere
uno da tenere a casa, solitamente doveva copiarselo o pagare un copista.
Fino al dodicesimo secolo l’unico luogo in cui venivano conservati e copiati erano i
monasteri.
Dal duecento nascono le prime botteghe: gli editori-librai, dove i testi sono copiati e venduti
agli studenti. Sul finire del secolo la carta è stata sostituita alla pergamena, ma nonostante
ciò il libro rimane comunque un oggetto di lusso e riservato.

LE IMMAGINI, LA VOCE
La maggior parte della persone non sapeva leggere, quindi imparava attraverso il linguaggio
delle immagini: “leggeva” attraverso gli affreschi e i bassorilievi delle chiese.
A volte capitava che durante i mercati o i pellegrinaggi i giullari intrattenevano un pubblico di
tipo aristocratico o popolare con canti e storie accompagnate da danze e giochi; a volte si
utilizzavano i libri per gli spettacoli (lettura ad alta voce).

LA LINGUA
Dopo la caduta dell’impero romano d’occidente il latino era sopravvissuto come lingua
scritta, tramandata da generazioni, appartenente al clero.
Nell’uso quotidiano invece si utilizzavano nuove lingue definite “volgari”.
Solo più tardi si iniziò a parlare in volgare e scrivere in latino.
Ma intorno all’anno mille alcune trasformazioni sociali obbligano la popolazione ad adottare
completamente il volgare come lingua principale, quindi anche scritta, questo perché c’era
bisogno di una lingua scritta che si conosciuta e padroneggiata da tutti, quindi i primi
documenti in volgare furono proprio legati a finalità pratiche.
LETTERATURE ROMANZE
Le lingue che per prime elaborarono una loro letteratura sono la lingua d’oc e d’oil. I primi
testi poetici in volgare vedono luce solo all’inizio del duecento.

SCRITTORI
I primi scrittori utilizzavano lingue mai utilizzate per scopi personali, lingue appena nate. I
libri non fruttavano alcun guadagno , infatti l’attività letteraria non era un mezzo per
guadagnarsi da vivere. L’attività letteraria non è un mestiere, ma un hobby.
● chierici= mantengono i predomini nel campo della produzione teologica e fisiologica
in latino
● laici= si cimentarono con la scrittura; figura strettamente legata allo sviluppo della
società comunale. Scuole laiche, finanziate dal comune, e le università, il cui scopo
principale è formare i ceti dirigenti e dare alla città un’identità culturale e politica.
Ma anche in questo caso l’attività letteraria non è al primo post, quindi gli insegnanti
sono giudici e notai, che per proprie esigenze hanno elaborato un volgare colto.
Più tardi l’intellettuale comunale si dedica alla vita politica (Dante)
● il frate= la nascita delle scuole, tolse ai monasteri il monopolio dell’elaborazione del
sapere, ci furono nuove interpretazioni del messaggio cristiano.
Gli ordini francescano e domenicano. Francesco d’Assisi avevo l’aspirazione a un
recupero dell’originaria povertà evangelica. Domenico di Guzman crea un ordine
predicatorio. Nasce così la figura di frate, inserito nella vita urbana.
Sono “letterati” coloro che sanno leggere e scrivere. Verso la metà del 300 ci fu la nascita di
una nuova figura : il letterato distaccato dai conflitti politici, e che vede nella letteratura
un’attività privilegiata. Il letterato a tempo pieno ha due possibilità: vivere al servizio di un
signore o abbracciare la vita ecclesiastica. Quindi l’attività letteraria diventa un’occupazione
specialistica. La lingua usata è il latino oppure un volgare elegante e raffinato.

IL PUBBLICO
Fino al dodicesimo secolo, i chierici scrivevano di teologia e di filosofia, e venivano letti da
altri chierici: Invece dopo il pubblico era abbastanza ampio; inoltre alcuni libri venivano letti
in pubblico ad alta voce.

IL CRISTIANESIMO
La mentalità di quell’epoca era religiosa e con lei tutto ciò che c’era di soprannaturale come
gli angeli e i diavoli, le profezie, i miracoli, la vita oltre la morte, ... questo accadeva perché
per l’uomo medievale nulla era casuale, ogni fenomeno che si manifestava aveva un suo
posto nei piani di Dio e indicava una rivelazione all’uomo di qualche suo aspetto. Il Mondo
appariva così come un repertorio di immagini da decifrare: si inizieranno a scrivere libri in cui
piante, rocce, animali, ecc...sono identificati come realtà divine o diaboliche. Gli stessi fatti
della storia vengono interpretati diversamente seguendo la religione cristiana. Non esiste
una differenza tra scienza e religione, né tra storia e mito. inoltre si pensava che tutto ciò che
c’era da sapere, sul mondo e sulle cose, era già stato rivelato.
Questo però influenzava gli scritti che risalivano al passato, come i testi filosofici o chiunque
scrivere qualcosa di non cristiano: questi venivano considerati come cibo del diavolo, in
quanto venivano considerate come letture da condannare. Ma giustamente, non si poteva
fare a meno dei testi di intellettuali di una certa importanza, così da un atteggiamento di
condanna si passò a cristianizzare gli autori classici, attribuendogli una sapienza straordinaria
(es. Virgilio, visto poi come un profeta di Cristo).
Ci fu poi un dibattito sulle opere di Aristotele, in quanto le opere esprimevano idee basate
sulla ragione, lo stesso Aristotele veniva definito come la massima espressione del sapere
umano non illuminato dalla vera religione.
Protagonisti del dibattito abbiamo gli ordini francescano e domenicano.
● francescano: i filosofi dell’ordine francescano davano importanza alla religiosa,
presentandola come base per i ragionamenti filosofici, in quanto senza di essi non si
poteva arrivare ad una verità. Ricordiamo Guglielmo di Occam che separa la teologia
dalla scienza, rivelando che tutto ciò che riguarda la religione può essere conosciuto
solo attraverso la fede e la rivelazione; invece l’altro mondo deve essere conosciuto
attraverso un’indagine razionale, basata sull’esperienza. Egli inizia quindi a dare un
primo significato di scienza, come ricerca costante fondata sull’esperienza e
l’osservazione.
● domenicano: esponente Tommaso D’Aquino che afferma che la religione è uno
strumento essenziale per la conoscenza della realtà naturale e soprannaturale e che
non contraddice la fede e la rivelazione cristiana. La filosofia di Aristotele è vista
come la filosofia della chiesa cattolica.

ORGANIZZAZIONE GERARCHICA
Intorno 1025 il re dei Franchi Roberto il Pio scrisse un poema sul pensiero dell'epoca
riguardo al fatto che i cristiani dovevano essere riuniti in una sola comunità gerarchica
organizzata in tre categorie sociali:
1. gli oratores, cioè Chierici specialisti della preghiera, che mettevano in contatto
l'uomo con Dio
2. i bellatores i membri dell'aristocrazia guerriera che proteggevano la fede con le armi
dai nemici della cristianità, combattevano in nome della religione. La cavalleria
possedeva la forza fisica, il coraggio, il senso dell’onore e la fedeltà alle gerarchie
ecclesiastiche e feudali.
3. i laboratores, hanno il compito di mantenere in equilibrio le categorie con il lavoro
manuale.
Questa organizzazione è basata sull'ordine Celeste, fissato per durare per sempre infatti ogni
idea di cambiamento o di passaggio è considerata come un sacrilegio.
LA CAVALLERIA: grazie al fiorire dell'economia, nel dodicesimo secolo si diffuse un modello
di vita elitario che non voleva più vedere un’immagine rude e ascetica del cavaliere di Dio e
inoltre voleva distinguersi dai Ceti Borghesi emergenti.

AMORE CORTESE
Nato tra le virtù cortesi, può essere sperimentato da pochi uomini che si innamoravano di
una donna bellissima e di animo nobile, irraggiungibile in quanto sposata.
L'amore cortese consiste nel corteggiare e desiderare l'amore verso questa donna che si può
paragonare a quello simile del cavaliere per la fede Cristiana e per il sovrano.
L'amore cortese era di tipo spirituale, ma sensuale e ossessionato dalla bellezza fisica della
donna e dal desiderio di possederla.
La cortesia conferiva un carattere più femminile la cultura cavalleresca che comportava una
nuova posizione delle donne nel ceto aristocratico, in quanto prendevano parte alla vita
intellettuale come ispiratrici degli scrittori, che scrivevano di loro.

IL CETO EMERGENTE
Nei comuni italiani del 13esimo e 14esimo secolo, i mercanti, artigiani e banchieri non
vedevano il proprio benessere come un qualcosa che si ha alla nascita ma come continua
fatica e sforzo. La loro ascesa economica e politica era vista male dai sostenitori dell'idea
gerarchica diffusa nella mentalità di quell'epoca. Ma questi ceti emergenti non avevano
abbastanza forza per contrapporsi a questi poteri dominanti così per farsi perdonare
ricorrevano a riti, preghiere e donazioni che gli consentiva di vivere in pace con la morale
religiosa e con la chiesa.

LAICIZZAZIONE DELLA CULTURA


se prima la cultura era legata alla religione ora invece è legata a cose che riguardavano
l’uomo, in quanto l'uomo mercante che conosce nuove terre incontrano i popoli guarda agli
uomini e alle cose con lo sguardo incuriosito e realistico, quindi c'è una nuova volontà di
esplorare la realtà oltre a ciò che si era già scoperto, inoltre c'è la fermarsi di una visione più
concreta della vita e l’analisi di sentimenti e stati d'animo dell'individuo in cui la singola
esperienza acquisita un valore centrale.
Questi nuovi mutamenti portano anche un cambiamento nelle concezioni della società. Per
esempio San Tommaso aveva riconosciuto che l'autorità politica doveva essere autonoma
dalla autorità ecclesiastica; oppure come Marsilio da Padova che libera la riflessione politica
da ogni applicazione teologica e abbraccia la concezione più moderna e Laica dello Stato.

I VILLANI (carnevalesco)
erano produttori della cultura orale, lavoravano nei campi, quindi incapaci di leggere; visti
come ignoranti e rozzi. Ma nelle loro parole si poteva leggere una propria visione del mondo
che gli studiosi definirono carnevalesca, deriva da carnevale, quindi festa popolare che era
considerata come un'esplosione di vitalità si esaltano il corpo e gli aspetti più materiali
dell'esistenza e ci si prende gioco dei valori considerati sacri dalla cultura dominante.

LA LETTERATURA
Nel medioevo La letteratura non era considerata un'attività intellettuale perché ciò che
contava era l'insegnamento morale e religioso o pratico; quindi anche le opere che
affrontavano argomenti seri e nobili venivano considerati per scopi di intrattenimento.
Lo stile utilizzato si basava sullo studio della retorica che veniva modificato in modo da poter
rispondere ai bisogni della cultura del tempo: per gli argomenti più elevati bisognava usare
uno stile sublime oppure tragico; per quelli intermedi lo stile mediano; per i più bassi invece
lo stile umile o comico. Era importante che non ci fossero mescolante e fino al 12esimo
secolo si utilizzava il latino, il volgare infatti era ancora ritenuto una lingua Inferiore.
Nel 13esimo secolo nelle università e nelle scuole la retorica si lega alle materia giuridiche e
diventa una disciplina importante per gli studi. Più avanti si cominceranno anche a scrivere
manuali di retorica in volgare.
Con la commedia di Dante si avrà una nuova idea di letteratura. La commedia, viene
considerato un poema sacro, il quale andava letto per le verità che conteneva in quanto il
pensiero che si trovava era collegato con il pensiero medievale. Dante si discosta dai precetti
della retorica del suo tempo e dalle stesse tesi che egli stesso espone nel de vulgari
eloquentia mescolando in un’unica opera tanti stili, che in teoria avrebbero dovuto restare
divisi.
Nel corso del Trecento l'idea di letteratura si divide dalla religione. Abbiamo due esempi
come Boccaccio che scrive novelle che hanno lo scopo di divertire lettori, oppure come
Petrarca in cui è presente una poesia con lo scopo della ricerca della bellezza e dell'armonia
divisa dagli interessi filosofici e teologici.
Per entrambi gli autori lo scopo dell'opera consisteva nella qualità e nell'eleganza della sua
scrittura, si apre una nuova strada verso l’umanesimo.

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