Sei sulla pagina 1di 38

letteratura

italiana
MEDIOEVO. STORIA E CULTURA
MEDIEVALE.
Si definisce medioevo quell’arco di tempo che va dal 476 d.C. al 1492
d.C. (indicativamente). Viene considerato come periodo di decadenza fino
all’ottocento, periodo in cui si comincia a considerarlo come periodo di
transizione: fu un’età feconda per le basi di una nuova società, nonostante
abbia attraversato una serie di crisi.

Si costituisce di 3 fasi:
 V-vII secolo: barbari; dominio politico-militare
 Ix-XI secolo: società feudale (carlo magno), formata da ORATORES,
BELLATORES E LABORATORES, società rigida.
 XI-XIII secolo: rinascita delle città, nascita della borghesia e dei comuni
Le prime due fasi costituiscono l’ALTO MEDIOEVO, mentre l’ultima
costituisce il BASSO MEDIOEVO.
Quest’ultima fase vede infatti un periodo di relativo benessere, di ripresa
economica e trasformazioni di tipo politico-sociali.
Vi è appunto la nascita della borghesia (si incrina la rigidità della società
feudale; artigiani, commercianti, imprenditori=> sono più liberi di
svilupparsi e progredire) grazie alle città (italia centro-settentrionale,
borgogna, provenza, fiandre, germania renana, valle del tamigi), le quali
sono sinonimo di aumento demografico e le quali cercano di darsi degli
statuti autonomi per sottrarsi al potere dell’aristocrazia feudale e
dall’imperatore come anche di svincolarsi dalla rigidità della società
feudale. Le città si trasformeranno in comuni (particolarismo feudale=>
maggiore autonomia dall’imperatore da parte degli aristocratici feudali e
dei comuni), che diventeranno in seguito signorie.
Questo particolarismo porta alla nascita delle nazioni e quindi delle
monarchie di Francia, Spagna, Inghilterra e le Signorie in Italia.
Ciò comporta ad una crisi dell’autorità imperiale e si assiste ad una
progressiva frammentazione in tutto l’impero, che gli imperatori cercano
di contrastare con la forza (ultimo di questi fu Federico II).

1
Esigenza di riformare la chiesa: i papi cercano di distaccarsi dall’autorità
imperiale e di contrapporlo a quest’ultima=> lunga fase di guerre tra i due
poteri fino al basso medioevo; oltretutto cerca anche di ritornare
all’originale verginità evangelica: potere politco e amministrativo
acquisito nei secoli=>l’unica struttura amministrativa che è riuscita a
sopravvivere alle invasioni fu proprio la chiesa, unico organo che potesse
stabilire un rdine. Ma questa è una distrazione dal suo vero scopo, ovvero
quello religioso: da Gregorio VII si cerca di riportarla alle sue origini,
riportando al centro il suo compito religioso (chiesa sempre meno corrotta
nelle questioni di denaro-economiche, ma deve anche affermarsi nei
confronti dell’impero, sicchè l’impero non può imporsi su di essa=>
doppio percorso.)
Nel frattempo anche il popolo si accorge che gli elementi morali sono
sempre meno importanti, perciò richiede egli stesso di ritornare alla loro
funzione originale => si unisce anche alla richiesta di libertà e
uguaglianza sociale, economica e giuridica, che dà origine alle eresie in
contrasto alla corruzione della chiesa (rimoralizzazione della chiesa)=>
reagisce violentemente perché comporta dispendio economico e sociale,
quindi le eresie si consolidano nonostante prima non fossero tali =>
catari/albigesi, patarini.
La reazione contro questi movimenti è violenta=> santa inquisizione o
crociate o tentativo di conversione (elemento nuovo) attraverso gli ordini
Dominicani e Francescani.

Componenti fondamentali del medioevo


La mentalità medievale è dominata da Dio, dal trascendente, dalla
religione, dal senso del divino. Per il cristiano la verità rivelata è misura
di tutte le cose (la realtà non ha senso se non la si misura con la verità
rivelata) ed è da qui che viene la tendenza all’interpretazione simbolico-
allegorica del mondo (ogni aspetto del reale come espressione di una
verità sovrannaturale).
Possiamo vedere le tracce di tale impostazione ne:
 scienza: considerata mezzo di conoscenza parziale della verità rivelata;
uomo è creatura limitata. Non è soggetto a verifiche, ma si fonda su una
speculazione astratta (quello che scopro con essa, è solo la conferma di
una verità che io conosco già, cioè quella legata alla bibbia); spoegazione
di fatti naturali attraverso osservazioni filosofiche o religiose (la
sperimentazione arriverà tra il 500 e il 600)

2
 Storia: concepita come realizzazione di un disegno provvidenziale; non è
una scienza autonoma. L’approccio storico è riconoscere il disegno
provvidenziale. Non è una storia particolare delle realtà singole, ma
interpretata come un limitato spazio temporale che intercorre tra la
creazione e la fine del mondo.
 Letteratura: strumento didattico-morale (ha un senso solo se insegna);
bisognerà attendere fino al XII-XIII perché nasca una letteratura più laica
che abbia come scopo l’intrattenimento.
Altro elemento che leghi letteratura e religione è l’interpretazione
simbolico-allegorica =>fornisce un metodo di lettura dei testi che
travalica il senso letterale.
Vi è la tendenza di forzare l’interpretazione simbolico-allegorica a testi
pre-cristiani (visti come anticipatori del cristianesimo e portatori di
morale che può coincidere con quella cristiana).
Quella dell’intellettuale cristiano era diffidenza nei confronti di ciò che
venisse prima della nascita del cristianesimo, ed è perciò che ci si riferisce
al suo rapporto con i classici “contradditorio”; ne riconosce però il valore
linguistico-tematico ed è così che subentra la concezione dei classici
come “un insieme di conoscenze anticipatrici della verità rivelata”.
È bene notare che le opere classiche non venivano “lette”, bensì
interpretate in chiave profetico-allegorica. Se ne avrà una lettura nella
loro purezza solo con Petrarca e Boccaccio e le discipline filologiche
(esempio égloga IV di Virgilio: si parla della nascita di un fanciullo, che è
Ottaviano Augusto, non Gesù; terranno conto di Ovidio, Cicerone, Orazio
e Lucano). Manca tuttavia un rapporto con la letteratura greca, di cui si
saprà nel 1400 con la presa di costantinopoli da parte dei turchi e l’esodo
degli intellettuali.

Auctoritas: punti di riferimento per la letteratura medievale; il sapere è


governato dai testi sacri che costituiscono un repertorio inconfutabile e
incontestabile: depositari di verità cristiana=> da qui si deve attingere per
convalidare le proprie idee; sono fonti attendibili religiose, storiche e
scientifiche (sempre derivanti dalla religione); sono talmente autorevoli
che vengono consultate in modo passivo e non critico (sono prove certe di
ciò che si afferma); da questo deriva il fatto che per l’uomo medievale il
sapere è un patrimonio collettivo, nel senso che c’è una dimensione
generale della cultura e del sapere che appartiene a tutti e della quale non
importa l’apporto individuale dell’ intellettuale, ossia non viene
considerata l’importanza dello scrittore individuale, da ciò viene la
tendenza all’anonimato (è difficile distinguere di un’opera la figura del
copista, commentatore o dell’autore=> tutti si sentivano di aggiungervi
qualche cosa appunto perché la cultura è collettiva: solo più tardi nascerà
la COSCIENZA FILOLOGICA con Petrarca e l’umanesimo, depurando i
testi carichi di commenti da parte dei copisti/commentatori) (anche gli
autori latini erano considerati auctoritas, infatti Dante ha consultato
Virgilio per scrivere la divina commedia)
3
Enciclopedismo: mostra come intendevano la cultura, ovvero come una
somma assoluta di nozioni; forte predilezione per un sapere
onnicomprensivo che però resta non specialistico e non critico: questa è
l’idea alla base dell’enciclopedismo, compilazioni organiche che
prendono la forma di enciclopedie, un insieme ordinato di nozioni.
Prendono il nome di:
 Summa: con riferimento all’intento di trattazione esaustiva di tutto lo
scibile umano
 Speculum: la natura come specchio di una realtà sovrannaturale.
La prima enciclopedia: Brunetto Latini “tresor” in volgare francese.

Diffusione del sapere nell’alto


medioevo
Durante l’alto medioevo la cultura è monopolio della chiesa, la quale si fa
centro principale di diffusione e custodia del sapere, soprattutto nei
monasteri (spazialmente isolati); perché? Sono l’unico spazio in cui si
possono raccogliere, custodire e riprodurre le testimonianze della cultura
classica e creare nuove testimonianze medievali (espressione nelle
biblioteche e scriptoria monastici, dove viene conservata e riprodotta la
cultura; vengono trascritti i codici che vengono diffusi).
Oltre a questi, ci sono le scuole clericali (VI secolo), luoghi dove si
produce e insegna la cultura agli ecclesiastici.
Le scuole episcopali nascono, insieme a quelle clericali, nel 527 e scuole
parrocchiali nel 529.
Sono le uniche strutture didattiche (nonostante non siano eccelse=> sono
di basso livello, ma sono l’unica alternativa esistente).
Le cose cambiano dal IX secolo: le corti feudali sono corti inesistenti (i
nobili non sono necessariamente acculturati)=> Carlo Magno avvia un
primo intervento statale nel settore della cultura; creando un impero, si
rende conto del basso livello di istruzione non solo del clero, ma anche
dei funzionari, che dovevano far funzionare l’impero. Quindi è necessaria
una formazione e un vero recupero dei classici.
Fonda un nuovo ordine di scuole gestite dal clero, ma che sono aperte
anche ai laici=> rinascita carolingia; la più importante è la schola palatina
(fondata nel palazzo di Aquisgrana).
Perché è importante? È da questa iniziativa che nasce la cultura delle
corti, cioè quella cultura cortese che è alla base della nascita della
letteratura laica.

4
Grazie a Carlo Magno la produzione e diffusione passa dalle mani della
chiesa alle mani di intellettuali laici (ruolo fondamentale delle corti).
Corti diventano centri di elaborazione di cultura dopo il 1000: questo
sviluppo culturale va di pari in passo anche allo stato di benessere
generale. Da qui nasce la necessità di vivere in un contesto di civiltà e
maggiore raffinatezza: nelle corti si cominciano ad impostare i valori laici
e cortesi che daranno inizio alla letteratura cortese: magnanimità,
ospitalità, cortesia, eleganza, prodezza, liberalità, discrezione. I signori si
fanno mecenati: incaricano i trovatori di creare.
Rinascita dell’epica, lirica amorosa e del romanzo cavalleresco. Generi
che si distaccano dalla didattica e dalla morale=> hanno funzione di
intrattenimento, con temi radicalmente diversi (amore, guerra, cavaliere
eroico e sopracitati).

Trattato de amore di cappellano


Massima espressione teorica di questa nuova cultura nascente. Punto
fondamentale da cui partirà la lirica amorosa in francia e in italia.
È una sintesi di questa nuova concezione dell’amore, trasmessa dai
trovatori.
Sono 3 libri scritti in latino che ha come fonti i classici di Ovidio
(recupero dei classici).
Elementi fondamentali:
 L’amore nasce solo in un cuore cortese: deve essere nobile (aristocratico
qui; con lo stil novo si scinde la casta e l’interiorità, quindi non sarà più
solo aristocratico, ma anche borghese, è comunque necessario un cuore
nobile)
 La donna amata è superiore
 L’amante si atteggia da vassallo (attualizzazione delle letture ovidiane)
 La passione amorosa è generatrice di virtù morali e porta al
perfezionamento di sé; la donna è l’unico mezzo per arrivare a Dio
 Desiderio deve essere inappagato: non ci può essere un elemento di
sessualità, deve essere completamente idealizzato=> ecco perché è un
amore extraconiugale (questo lo spedì all’indice della chiesa; ciò non vuol
dire che non si sia diffuso: sarà una base teorica per molti testi).

Centri fondamentali della cultura


medievale: l’educazione
Nel momento in cui le città cominciano a svilupparsi, creando benessere
economico e necessità nella gestione amministrativa => nasce l’esogenza
di avere centri di formazione, che devono essere laici, necessità sentita
particolarmente dalla borghesia. Abbiamo quindi una nuova società
urbana che ha nuove esigenze=> almeno saper leggere e fare calcoli, per

5
poter curare i propri interessi. Non solo, è anche un’esigenza culturale:
volevano portarsi alla pari dei clerici e dei nobili.
Ciò prevedeva diversi cicli:
 Ciclo primario: lettura, scrittura, computo e canto
 Ciclo secondario: sette arti liberali (sette arti adatte agli uomini liberi, non
legati da lavoro materiale), considerate superiori a quelle meccaniche
(scultura, pittura, architettura) => derivano dalla classicità: nel medioevo
le organizza nel trivio (grammatica, retorica, dialettica : approccio alla
letteratura e alla discussione) e il quadrivio (aritmetica, geometria, musica
e l’astronomia).
Si privilegiano le arti del trivio, poiché sono fondamentali per
l’apprendimento del latino e quindi della comprensione delle sacre
scritture e della letteratura classica; nel recupero dei classici c’è anche una
funzione didattica.

Auctoritas importanti:
L’autorità massima è la Bibbia; poi i padri della chiesa che hanno posto le
basi (agostino, gerolamo, ambrogio …).
Poi gli autori classici che il medioevo porta nel contesto medioevale e
cristiano, traducendoli e attualizzandoli; sono relativamente pochi, perché
molti vengono persi. Comportamento contradditorio: doppio
atteggiamento => ovvia diffidenza dell’intellettuale nei confronti di ciò
che veniva prima di quei tempi per le pericolose implicazioni morali che
il pagano può avere sul lettore cristiano; ma ne riconoscono anche il
valore come strumento linguistico (apprendimento latino) e per il
repertorio di temi e ideali che apparentemente non sembrano in contrasto
con quelli cristiani. (virgilio, cicerone => opere morali; ovidio=> lirica
d’amore ed erotica, patrimonio mitologico; orazio=> satira e ars poetica;
lucano=> genere epico-storico).
Diverso è il rapporto con la letteratura greca: non si conosce il greco, si
conosce la letteratura greca attraverso i testi latini. Questa conoscenza
indiretta durerà molti secoli, e se ne conoscerà meglio con la caduta di
Costantinopoli da parte dei turchi, provocando un esodo di eruditi,
portando un patrimonio librario.

Le università: invenzione tipicamente medievale.


È segno della rinascita culturale del XII secolo e nasce dall’esperienza
delle scuole laiche urbane.
Pluralità di discipline; diventano centro di scambio culturale europeo, sia
per studenti che per docenti.
La facoltà di base è quella delle arti liberali, necessario frequentare e
approfondire prima di accedere alle altre (diritto, teologia, medicina,
eccetera).
Le più famose: bologna, parigi, napoli, oxford…

Viene elaborata una nuova metodologia didattica: la scolastica.


6
Si basa su una serie di passaggi che servono ad esercitare la mente
applicandola sul testo e alla critica:
 La lectio: lettura approfondita e commentata dei testi
 Quaestio: discussione delle questioni e problemi enucleabili dal testo
 Pro et contra
 Disputatio: contradditorio che dovrebbe esserci tra chi legge e ascolta: chi
legge imposta il problema con pro e contro e l’auditorio può avanzare le
obiezioni; lo scopo del lettore è cercare di confutare queste obiezioni.
La scolastica applica il metodo della dialettica=> approccio razionale ad
una qualsiasi situazione.
In un contesto come quello medievale fedele all’auctoritas si comincia ad
introdurre l’elemento della RAZIONALITà (nelle università), la quale nel
momento in cui si confronta con la religione, non viene accettata. Ciò va a
causare anche conflitti, persino fisici.
Il rapporto tra fede e ragione, ossia tra visione mistica e visione razionale
verso la verità rivelata: la dialettica scolastica è una rivalutazione della
ricerca razionale. Tenendo conto però che non poteva essere applicato in
ambito teologico e nei testi sacri: qualora si tentasse, la reazione della
chiesa era violenta.
La ragione avrà più valore dall’umanesimo in poi.

Platonismo e Aristotelismo
La dialettica tra fede-ragione si ricollega al platonismo e aristotelismo=>
due prospettive per affrontare l’argomento della fede.
Platonismo: mondo fisico imitazione imperfetta di idee perfette operata da
un demiurgo => la vera conoscenza è un ricordo imperfetto di quelle idee
perfette (cristianesimo vede nel demiurgo Dio => visione platonico-
cristiana). Ciò fa si che la realtà non venga considerata importante
(svalutazione della realtà sensibile); misticismo.
Aristotelismo: comporta uno spiccato interesse per la natura e il mondo
fisico, che serve all’intellettuale di stimolo per lo sviluppo della scienza.
Aristotelismo cristiano ha una prospettiva razionalistica (conoscenza
basata sulle sensazioni e quindi attraverso la ragione si arriverà a capire
concetti universali).
Il contrasto tra queste due prospettive si inasprisce nel corso dei secoli,
soprattutto nella seconda metà del XII secolo=> riscoperta di testi di
Aristotele: permette di approfondire di approfondire la sua filosofia, fino
a che non diventerà filosofo principe, soppiantando il platonismo.
Pur nella rigidità dogmatica, anche nella chiesa si assiste al tentativo di
armonizzare un approccio più razionale con la fede (san tommaso
d’aquino e la tomistica: conciliazione tra ragione e fede, filosofia e
teologia).
La teologia si apre alla ragione e si pensa abbia un ruolo, ma deve essere
illuminata dalla fede; la filosofia acquista una sua autonomia.

7
Lingua e letteratura
Con un maggior sviluppo economico e il crescente benessere, si modifica
anche la lingua, che progredisce, e si sviluppa anche la letteratura.
Comparsa di nuovi testi non in latino e di nuove tendenze letterarie e
culturali.
Dal 1009 fino al 1259 => età di sviluppo lingue, letterature e uso delle
lingue volgari (vengono usate anche negli affari amministrativi,
nonostante il latino sia ancora molto diffuso sia in letteratura che in
amministrazione).
Dopo il binomio cultura monastica e latino si affiancano (prima) corte
cavalleresca/letteratura cortese e volgare della francia e di sicilia, e civiltà
urbana/letteratura volgare urbana poi, con il tramonto della società
feudale.

Letteratura latina medievale


Produzione in latino non si limita all’imitazione delle auctoritas ma anche
alla produzione di:
 Storiografia: tenta di dare quadro storico di quello che è successo sotto
un’ottica religiosa (historia francorum etc etc)
 Agiografia: narrazione delle vite dei santi (didattica)
 Innografia: produzione inni funzionali alla messa; ma anche lirica laica,
cioè legata ad una particolare figura, quella dei clerici vagantes, ovvero
chierici (non per forza religiosi) che vagavano intorno alle università, da
un’università all’altra.
È una lirica laica impostata su un atteggiamento irriverente=> sarà la base
della poesia comico-realistica (lussuria, ludo, taverna).
Nonostante il tono, ha comunque una tecnica formale alta (buona
conoscenza della letteratura classica) => Carmina Burana

Passaggio linguistico: dal latino al volgare


Processo di evoluzione in tutto l’alto medioevo: il latino si differenzia in
una pluralità di varianti (francese, spagnolo, rumeno, portoghese
eccetera).
Da quale latino sono derivate? Certamente non da quello classico; ma da
quello volgare.
Nell’espansione romana, il latino si è imposto in modo diverso in base
alle popolazioni, influenzandole in modo diverse (realtà urbana=
influenza più forte; realtà campagnola= influenza meno forte; o a seconda
della durata della dominazione: gallia = dominazione lunga; britannia =
dominazione meno lunga).
Quindi dipende dal tipo e dalla durata della dominazione.
bisogna tenere conto anche del fatto che il latino romano non era quello
omogeneo e della grammatica formalizzata, ma anzi meno formalizzato,
quotidiano, con errori grammaticali.
8
Su questa base di latino volgare vanno considerati influssi con i quali
entra in contratto: lingue di sostrato o superstrato.
Il latino viene influenzato, ad esempio in gallia, dalle lingue celtiche sulle
quali si sovrappone (celtiche: lingue di sostrato).
Lingue di superstrato: quelle degli invasori barbarici che soppiantano il
latino, anche se non riescono ad imporvisi completamente, però
influenzano quello volgare, che viene influenzato dall’oscillazione del
latino formale durante la conquista romana e da quelle di sostrato; da qui
nasceranno le lingue romanze.
Prime testimonianze ufficiali di questo latino: dal IX secolo:
 concilio di Tours, dove si chiede ai sacerdoti di usare un idioma
comprensibile durante la predica, cosicché il popolo potesse
comprenderlo (proto-francese e proto-tedesco).
 Giuramento di Strasburgo nel 842 in francese e in tedesco da Ludo il
germanico e Carlo il Calvo => prima testimonianza scritta in quelle due
lingue.
 Placiti capuani: atto giuridico; fatti in volgare perché chi testimonia e
giura deve capire quello che dice.

Letteratura francese
Prima letteratura laica e volgare a nascere in Europa.
Esordisce in ambiente ecclesiastico all’inizio; si esprime in due volgari:
d’oc e d’oil.
Lo sviluppo economico e il mecenatismo cortese favoriscono la nascita la
produzione laica.
3 generi:
 Epica: lunga tradizione classica; uso del verso; lingua d’oil; chansons de
geste: poemi di diversa estensione scritti in lasse assonanzate (simili a
rime e danno musicalità) che hanno come tema le imprese guerresche di
nobili feudatari e delle loro stirpi (rivolte contro un particolare nemico,
ovvero contro i musulmani; cavalleria = militia christi; profonda
espressione religiosa); chanson de Roland; si organizza in cicli (ciclo
carolingio che verte su Carlo Magno); anche questa è cantata come la
lirica.
 Lirica: lunga tradizione classica; uso del verso; lirica trobadorica
(prodotta dai trovatori); si sviluppa in provenza, quindi lingua d’oc;
influenzerà la letteratura italiana (tecnica formale sublime) attraverso le
corti di Federico II; si sviluppa tra la fine dell’ IX secolo; esprime meglio
la realtà feudale e cortese di quei tempi (ai tempi ancora molto forte).
Vede la nascita del poema laico (trobatore); tema del fin’amor, ovvero
l’idea di amore secondo la prospettiva cortese. Sono componimenti orali
per un pubblico elitario (corti), caratterizzate da tecnica e metrica molto
alte; sono fatte per la recitazione cantata e accompagnate da strumenti
(genere della canzone).
Si diffonde anche in Germania e in italia.
9
 Romanzo: genere nuovo; uso del verso (in questa prima fase); viene
creato per la lettura ad alta voce; pubblico elitario. Lingua d’oil. Temi:
esaltazione della prodezza eroica e dell’ideale cavalleresco e l’esaltazione
del sentimento amoroso. Diverso dall’epica: è un singolo cavalliere che
non parte per una missione cristiana, ma partono per un’avventura, una
ricerca di qualcosa, o di conseguire qualcosa, che potrebbe avere a che far
con la dimensione amorosa. Propone un’analisi quasi psicologica dei
personaggi e sono più caratteristicamente individuali.
È maggiormente laico e moderno. L’epica è più collettiva e religiosa. Le
avventure di questi cavallieri sono poste in un contesto fantastico-
meraviglioso, decisamente non cristiano: nascono nella francia del nord,
quindi hanno molta influenza mitologica celtica. Certo ci saranno
elementi cristiani, ma sono decisamente più paganeggianti.
Si organizzano in cicli: ciclo di Bretagna, o meglio arturiano.

Quali generi francesi hanno influenzato le altre


nazioni?
 Lirica trobadorica in italia: lirica religiosa (umbria), d’amore e profana
(sicilia => toscana);
 Epica in spagna: vengono prodotte varie canzoni epiche => cantar del mio
cid
 Lirica, epica e romanzo in germania: niebelungenlied; viene presa la
forma, ma i temi sono tedeschi.

Non è una copiatura, ma prendono ispirazione dal francese, producendo


qualcosa di originale.

Sviluppo letteratura volgare italiana


XIII secolo: forte frammentazione;
3 grandi aree con ulteriori frammentazioni a nord e centro, a sud sono
sotto l’imperatore (la mancanza di un centro di prestigio culturale e
motivo di ritardo di formazione volgare nazionale=> si protrarrà per
diversi secoli; nelle altre nazioni si formano già delle monarchie,
formandosi una lingua e una letteratura):
 Italia settentrionale: policentrismo comunale che si estenderà poi anche in
toscana; prime manifestazioni letterarie hanno finalità didattica, morale e
religiosa. Produzioni letterarie che non hanno un vero e proprio valore
artistico (la loro importanza è solo documentaria: sensibilità religiosa che
si manifesta a livello letterario); sono testimonianze della
frammentazione: i comuni hanno propri volgari (proto-veneto, proto-
cremonese ecc); prendono spunto da testi biblici.

10
 Italia centrale: comprensiva dei principati longobardi, culturalmente
gravitante sulle abbazie benedettine; primi documenti volgare: laudes
creaturarum di francesco d’assisi (livelli artistici sublimi, ma anche valore
documentario perché manifesta urgenza riforma della chiesa che era
sentita in questo contesto e che si esplica in questa produzione lirica
testimonianza di questa sensibilità=> bisogna tornare al sentimento
religioso originale)
 Italia meridionale: stato unico sotto l’imperatore con corte precisa, laica,
che sviluppa una sua cultura, che avrebbe potuto dettare una lingua
culturale precisa (ma crollerà con la morte dell’imperatore); dal 1220-
1250 la corte ha svolto il ruolo di spazio letterario=> scuola poetica
siciliana che riproduce la lirica provenzale; i produttori sono i funzionari
stessi di Federico II per dilettarsi (maggiore differenza); élite
amministrativa (diversità sociologica rispetto ai trobatori); tema
dell’amore (intrattenimento); si ritrova un linguaggio adatto ad un tema
così alto: siciliano illustre (lo depurano attraverso la grammatica latina,
creando una lingua letteraria raffinata).

Prime prose in volgare


Si usa il volgare in prosa solo per motivi amministrativi e giuridici (il
latino non era comprensibile da tutti) => deve essere adattata. C’è quindi
un’opera di filtraggio ispirandosi al latino. Si creano dei trattati o manuali
chiamati ARS DICTANDI che modellano dal punto di vista grammaticale
e sintattico la nuova lingua. Questa prima formalizzazione anche della
lingua in prosa (non solo lirica) sarà la base della prosa letteraria
(decameron e blabla).
Viene usata anche per volgarizzare i testi in latino o in altre lingue (una
specie di traduzione in volgare italiano) => consolidazione della cultura;
la lingua formalizzata si sviluppa.

La letteratura religiosa
Prima metà del 200; due fenomeni: letteratura religiosa (autoctona:
esprime esigenze e caratteristiche delle popolazioni del centro italia e del
nord), e una lirica laica, incentrata sull’amore.
Espressione plurima in diversi volgari (siciliano illustre e l’umbro illustre
di san francesco).
Due contesti differenti: uno è l’elevato ambiente della corte, l’altro è un
contesto più popolare ma non meno nobile.
la letteratura religiosa ha carattere autoctono: nasce da impellenti esigenze
interne; profonda adesione di queste popolazioni al cristianesimo. È
l’espressione letteraria che possa esprimere quest’adesione; non subisce
influenze da culture letterarie straniere. Ha basi derivanti dall’esperienza
latina medievale, ma non ha la stessa dinamica della lirica siciliana, che è
fortemente influenzata.
11
Se da una parte l’affermarsi dei comuni porta a una cultura nuova e una
classe sociale e intellettuale nuova (borghesia), dall’altra quest’ultima non
riesce ancora a svincolarsi dalla spiritualità cristiana.
Questa cultura laica sarà generalmente inglobata nella cultura cristiana nel
200 e 300, anche se si delineeranno delle tematiche più laiche, dall’amore
alla politica.
Queste tematiche che si distaccano, si vanno formando parallelamente alla
società borghese e i comuni.
Una vera affermazione del laicismo si avrà nel 300, col preumanesimo di
Petrarca: la religione è sempre importante, però si cambia la prospettiva,
soprattutto sui classici; il centro di tutto sarà l’uomo, le sue esigenze e
manifestazioni.
Il filone più propriamente religioso della letteratura del 200 trae
ispirazione da un forte desiderio di rinnovamento religioso e dall’acceso
misticismo delle classi popolari. Non è solo arte, ma anche la traduzione
di un sentimento espresso da gran parte della popolazione.
Questi fermenti religiosi hanno un duplice destino: alcuni rischiano di
mettersi al di fuori della chiesa (sette ereticali che non solo aspirano un
rinnovamento religioso, ma anche politico, sociale e economico); essendo
movimenti popolari, richiedono considerazione e equità da parte delle
classi dirigenti.
C’è una differenza tra il fatto che la poesia laica esprima il suo laicismo
con tematiche politiche, sociali, economiche e il fatto che le esprima
quella religiosa.
nel tredicesimo secolo si stanno sviluppando due classi:
 La borghesia comunale e intellettuale laica (gestione di comuni); esprime
esigenze sociali economiche politiche legate a questa classe
 La classe popolare che, attraverso la poesia religiosa, cerca di conquistare
rilevanza e presenza (rischio eresia)
Dall’altro lato, la chiesa combatte l’eresia soprattutto quando alla
religione si mischia politica, economia e società; dall’ altro cerca di farli
propri, recuperando la sua innocenza originaria grazie alle liriche religiose
(innocenzo III => prima approvazione alla fondazione dell’ordine
francescano; si occupa di politica e rigenerazione della chiesa)=>
tentativo di sfruttare queste pulsione religiosa popolari fu quella di
fondare due ordini mendicanti: francescani e dominicani => stile di vita
che rispecchia la rigenerazione evangelica.
La letteratura religiosa si fonda su due elementi: la tradizione religiosa
mediolatina dotta e livello comunicativo popolare e meno raffinato

San francesco
Dal punto di vista artistico è il più avanzato, elaborato e letterariamente
rifinito.
1182, Assisi, padre mercante, giovinezza turbolenta e non legata alla
spiritualità, buona educazione.
12
1206 => crisi religiosa e conduce una vita improntata in modo assoluto
agli ideali evangelici: povertà, umiltà, carità, penitenza, dedizione a dio.
Apre un varco su una nuova modalità di vivere il vangelo: la sua opera
raccoglie fin da subito un favore assoluto tra i più umili ma anche tra le
classi elevate.
È talmente grande il seguito che ad un certo punto si fonda l’ordine
francescano approvato temporaneamente da Innocenzo III e
successivamente definitivamente approvato da Onorio III => passano una
ventina d’anni, perché la chiesa voleva tenerli sotto controllo affinché non
sfoci nell’eresia.
È una vita povera, semplice e spirituale => misticismo che non disprezza
la realtà in cui l’uomo vive, anzi, questa semplicità deve essere connessa
alla realtà del mondo e dell’universo che Dio ha donato. Ignora le pretese
le finezze perbeniste della borghesia e il suo agio (primo a criticare la
borghesia).
Vita in stretto legame con la natura, creazione di Dio e benedizione di
quest’ultimo.
Le opere sono prevalentemente in latino (la regola, admonitiones,
testamento, laudes dei, laudes creaturarum o canticum fratres solis, unica
eccezione a non essere in latino)
Letteratura francescana: costruisce la figura mistica di san
Francesco; comincia dalla morte di san francesco e continua fino al 300.
L’opera più importante sacrum commercium sancti francisci cum domina
paupertate => sacre nozze di francesco con signorà povertà; si basa sulla
questione della povertà della chiesa o della sua azione politica.
legenda trium sociorum => serie di fioretti (episodi, ameddoti della vita
di S. francesco);
Speculum perfectionis, che riporta il laudes creaturarum.
La letteratura francescana non esaurisce il panorama della letteratura
religiosa: se scarsa importanza hanno i testi dominicani (predicavano e
basta), un altro rilievo hanno altri movimenti di massa, come i disciplinati
o flagellanti, che seguono la mistica e la pauperistica (assoluta povertà e
penitenza). A loro si fanno risalire la maggior parte delle liriche religiose
(fondato da Ranieri Fasani) => avvento dello spirito santo profetizzato,
invitando i fedeli a flagellarsi. Secono le credenze le età del mondo
dovevano essere tre: del padre (antico testamento), del figlio (nuovo
testamento) e dello spirito santo (giudizio universale); l’imminenza della
fine del mondo implicava che i cristiani dovessero mortificarsi.
Sotto quest’impulso nacquero le prime confraternite=> percorrevano le
vie autoflagellandosi e cantando componimenti. Ben presto si diffuse, fu
tollerato dalla chiesa nonostante con scetticismo.
Parallelamente alla diffusione delle confraternite, si diffondono anche le
laudi.
Laudi: componimenti in gran parte anonimi che ricalcano lo schema
metrico della ballata profana (usata per la lirica d’amore) con fini
religiosi. Innanzano i canti alla vergine, al signore, ai santi, disprezzando
13
la vita terrena e meditando sulla morte. Molte hanno forma dialogata
(dramma sacro).

Iacopone da todi (dispregiativo di


iacopo de benedetti)
Massimo esponente della poesia religiosa di questo secolo.
Rimane un laudario composto da 93 laude, un trattato ascetico in latino.
Esercita la professione di procuratore legale nella sua città; conduce una
vita normale e borghese, senonché nel 1268 avviene la repentina
conversione a causa di un fatto tragico (alla morte della moglie scopre che
indossava un cilicio => ciò gli fa capire che l’obiettivo della vita può
essere un altro, portandolo ad una conversione e mutare la propria vita).
Si priva di tutti i suoi beni e vagabonda, finché non viene accolto tra i
francescani dopo 10 anni.
Ha un ruolo politico importante: ruolo nella diatriba tra i francescani
(scontro tra gli spirituali e i conventuali => cosa fare della povertà?
 Spirituali: si attenevano rigorosamente a quello che faceva san francesco
 Conventuali: interpretavano una versione più blanda della regola )
Quando venne eletto papa Celestino V, Iacopone, non nascondendo le
perplessità, si reca da lui per fondare l’ordine francescano => quando
Clementino dà le dimissioni, Bonifacio VIII non ne vuole sapere e
perseguita i seguaci di San Francesco.
Manifesto che dichiarava le dimissioni di celestino nulla e accusa
bonifacio di essersene impossessato con la forza => quest’ultimo risponde
con la scomunica.
Iacopone venne incarcerato, ma non abbandonerà mai la sua posizione
polemica. Tuttavia, gli chiede il favore di liberarlo dalla scomunica
(rimanendo indifferente al carcere) => la scomunica significava il divieto
di entrare in paradiso.
Verrà scarcerato nel 1303 quando Bonifacio morirà.
È un mistico, ma agisce politicamente.
Espressione lirica più alta è il desiderio di conquistare Dio, di catturare la
sua presenza e goderla (93 laude) => è contrastato dalla coscienza di una
conquista serena e permanente.
Incomunicabilità tra Dio e gli Uomini, atteggiamento molto diverso da
San Francesco. Iacopone è in affanno per qualcosa che desidera
raggiungere ma non riesce => Dio è lontano, sordo e indifferente, le
creature sono sole e abbandonate. Anche nel momento in cui pare di stare
per raggiungerlo, si tratta di un’unione provvisoria. tra queste laudi, poche
sono quelle che esprimono un’unione con Dio.

Scuola poetica siciliana

14
Si afferma in Sicilia presso la corte di Federico II di Svevia, che da parte
sua la promuove allo scopo di dare prestigio culturale, al suo stato, alla
sua missione statale.
Non erano tutti funzionari (la maggior parte lo erano); non tutti i poeti
sono siciliani.
Poetarono sotto l’influenza della lirica provenzale, cercando di fare del
volgare siciliano per farlo diventare dotto, illustre.
Sul piano formale è fondato su:
 Prima ragguardevole produzione in volgare italiano
 Attività non finalizzata a motivi pratici (no educazione, ma ludico, svago)
 Sperimenta forme metriche varie come canzone e canzonetta, ma ne
inventa anche di nuove (forma metrica del sonetto)
I siciliani scrivono in una lingua che attraverso la lirica tendono a renderla
pura=> per innalzare un volgare, ha bisogno di confronto con altre lingue
illustri (provenzale e latino).
Accettano la lirica provenzale, accettando contenuti e forme come base di
partenza e inserirvi elementi innovativi. Non è un’imitazione, ma si
distinguono in una serie di aspetti:
 aspetto politico-sociale: dietro a loro sta un organismo statale avanzato
per i tempi (non solo amministrativamente, ma anche culturale: nord e
sud Europa si incontrano, più mondo arabo e bizantino).
Parallelismo tra francesco e federico II, ma capiscono di superare
determinate limitazioni imposte.
 Aspetto sociale: diversa estrazione sociale; scelta di temi diversi tra
funzionari e trovatori professionisti.
Eredità provenzale, ma:
 Tema: amor cortese, in contrasto con i tempi turbolenti, con lotte tra papa
e imperatore, cambiamenti sociali ed economici, scoperte.
 Operano un accrescimento della lingua=> nobilitazione del volgare
 Scelta stilistica che rifiuta le forme più mosse della lirica musicale =>
lirica molto più fissa, burocratica, stile più uniforme.
La lirica siciliana vive un periodo di transizione, portando
un’ambivalenza tra una curiosità intellettuale e la paura che provoca lo
scontro tra la vecchia società feudale e i nuovi cambiamenti sociali.
Tentativo di mantenere i vecchi valori e di assumere quelli nuovi.
I poeti siciliani sono reticenti a voler parlare dell’attualità (lirica politica)
appunto perché è un periodo di stress.
tema:
 Servitù d’amore alla donna (volontario)
Sotto temi
 Lontananza della dama
 Gelosia
 Paura di manifestare il proprio amore o, dopo averlo ottenuto, di perderlo
 Timidezza
 Malparlieri che turbano questa storia d’amore
 Rimpianto
15
 Motivo della primavera (metafora nascita dell’amore)
 Cavaliere che parte
 Lode delle qualità della dama

Un aspetto che va enfatizzato è come queste liriche vengono costruite:


le vicende vengono astratte privandole di riferimenti oggettivi. Nei
momenti in cui si trova un riferimento alla realtà, questa viene messa in
una dimensione astratta.
Elementi:
 fenice
 salamandra che vive nel fuoco
 canto del cigno
 il leone

elementi fantastici o visti sotto prospettiva leggendaria. Nel momento ci


sono inseriti anche elementi scientifici, anche qui vengono date in un
contesto di significati occulti, con significati metaforici.

Tenzone poetica => uno lancia una sfida e gli altri rispondono, facendo
nascere un dibattito => disputa dottrinale in versi nel momento in cui si
parla d’amore. ispirata alla tradizione provenzale; adottata anche dai
siciliani.

Struttura della canzone e della canzonetta


Forma lirica più alta modellata sulla “canso” (provenzale).
Le stanze possono variare da 5 a 7 e ogni stanza è divisa in due parti:
 fronte diviso in piedi con struttura identica: sempre dipartita in due piedi
 sirma o coda ed è divisa in volte con struttura identica: divisa in due fino
a Petrarca (sirma indiviso)
(numero variabile di versi endecasillabi o settenari)
Concatenazione tra queste due parti con una rima.

Seconda metà del XIII secolo:


affermazione della toscana e l’età di
dante
Elementi da tenere in considerazione:
 sviluppo civiltà più urbana => forme autonome

16
 crisi delle due potenze universali (papato e impero)
 emersione di nuove potenze=> monarchie nazionali europee o entità
statali aka comuni.
 Nascita dei centri di cultutra laica (università) accanto ai centri di cultura
clericale => produttori di cultura latina

I centri di cultura laica sono le città, fulcro dell’economia e politica. Tra


le nuove civiltà urbane, quelle in italia sono in toscana (firenze),
diffondendo il volgare => ragione per cui diventerà la lingua d’eccellenza.
L’espansione delle città non fu generale né omogenea però. La civiltà
comunale non si diffonde in tutta la penisola, molte zone sono ancora
molto feudali (tipo il sud italia: dopo la morte di federico II, regno
normanno-svevo, la società si cristallizzò; così come in piemonte e in
veneto.) => la società comunale è più comune in toscana e lombardia.
Le città sono autonome con una specifica economia, politica e cultura, e
non raggiungono tutte lo stesso livello di sviluppo.
Mentre l’europa tende alla formazione di monarchie nazionali, l’italia
approfondisce il suo frazionamento politico-territoriale (particolarismo e
policentrismo => importante dal punto di vista storico => problema
dell’unità nazionale, con la dominazione di altri stati; determina anche la
difficoltà di trovare un centro unico propulsore di una cultura e di una
lingua. All’inizio il volgare fiorentino sarà solo lingua letteraria, non di
comunicazione, per lunghissimo tempo. Sarà lingua nazionale solo
nell’ottocento).

Come nascono i comuni?


Sono formati da piccoli proprietari terrieri che tornando nelle città, nobili
senza feudo e classe sociale borghese che diventa sempre più influente; si
associano tra loro in difesa dei loro interessi comuni, tra cui il diritto di
governarsi da sé per svilupparsi dal punto di vista economico e sviluppare
una maggiore democrazia. Contesto lontano dall’immobilismo della
società feudale => gli ordini sociali cambiano => classi emergenti che
promuovono anche una cultura laica.
Fase iniziale=>cariche pubbliche nelle mani dei nobili=> poi predominio
della borghesia che emargina i magnati (aristocrazia terriera e borghesi
molto arricchiti) e il popolo minuto, opponendosi ad una più alta
partecipazione popolare nella politica.
Questo comporta una serie di lotte aspre tra le classi sociali nei comuni,
che mettono a dura prova la sopravvivenza delle istituzioni, finché non
diventeranno ingestibili, portando alla nascita delle signorie.
L’instabilità è oltretutto favorita dallo scontro tra impero e papato, che
partecipano alle lotte tra fazioni comunali.
I conflitti sono economici, ideologici, di rivalità tra famiglie e politiche.
Le lotte civili saranno incessanti con esito alterno, ma anche quando una
17
fazione vince quella avversa, all’interno della stessa esplodono altri
conflitti (tipo guelfi=> guelfi bianchi e guelfi neri).
L’affermazione dei comuni è agevolata dal declino dei poteri universali.
L’impero decade perché non riesce ad arginare sia la richiesta di feudi che
la nascita dei comuni. Alla morte di Federico II, il papa si allea con Angiò
(stirpe francese), conquistando i regni svevi ed eliminandone gli eredi.
L’ultimo tentativo di imporre il potere imperiale fu quello di Arrigo VII
=> Dante lo sperava perché riportasse pace e unità nella penisola.
Si fa largo quindi la monarchia francese, che si intromette nei conflitti
della penisola grazie all’appoggio del papa. Ma l’alleanza con
quest’ultima porta il papato a sottomettersi alla Francia (schiaffo di
Anagni).
In questi contesti conflittuali nascono nuovi sistemi di valori, promossi
dalla classe mercantile: intelligenza, iniziativa personale, accumulo di
ricchezza.
Si diffonde una morale laica e spregiudicata (novelle di Boccaccio).
In questa civiltà urbana si rilevano alcuni valori dell’aristocrazia cortese,
conciliando i nuovi valori con quelli della morale cristiana: costumi e
ideali cortesi sottoposti a modifiche derivate dall’adattamento ai tempi
correnti.
Collegato alle dottrine cortesi è il dibattito sulla nobiltà: viene messo in
discussione il concetto di nobiltà. Prima era legato alla stirpe e
all’ereditarietà, a prescindere dalla morale; con l’ascesa borghese si
afferma una nobiltà legata alla morale, non alla casta, che può trovarsi in
qualsiasi individuo di qualsiasi estrazione sociale (anche servi) => uno dei
cardini della cultura borghese, che si rispecchia in una lirica che celebra la
borghesia (autocelebrazione, la borghesia è conscia del proprio potere) e i
suoi valori e meriti => stilnovo: unione di amore laico e morale cristiana.
Nascita dell’intellettuale laico e borghese, e di un nuovo pubblico.
l’intellettuale è un laico immerso nella vita politica e amministrativa del
suo comune (dediti all’impegno civile) ed esercitano la loro professione.
Così facendo si rende conto del proprio valore, potere e virtù morali,
acquisendo prestigio tra un pubblico sempre più vasto, con richieste di
cultura più vasta e diversificata.
La società urbana è movimentata, che ha sempre più diverse richieste
culturali; ciò fa sì che si diffonda la letteratura in volgare in prosa o versi,
senza tralasciare le richieste di nicchia (vedasi lo stilnovo, che ha un
pubblico ristretto) => la società urbana produce letterati che devono far
fronte ad un pubblico variegato e alle sue richieste.

Secondo duecento e primo trecento: affermazione della Toscana come


spazio propulsore della nuova letteratura e del toscano come lingua
letteraria. (fra tutti i comuni, Firenze è quello che raggiungerà per prima
un’economia stabile).

18
Mentre va ad acuirsi la frammentazione politica, paradossalmente dal
punto di vista letterario si va verso una centralità (Toscana e Firenze).
Ed è infatti in toscana che viene rielaborata la lirica siciliana: viene
adattata alla realtà toscana (società comunale, nuovo pubblico, nuovi
produttori).
Si mantiene l’uso del volgare, i contenuti della poesia della poetica
siciliana, forme metriche tradizionali (sonetto, canzone, canzonetta)
affiancate da altre forme come la ballata; soprattutto rispetto alla
tradizione sicilian si estende il repertorio tematico: non si parla solo
d’amore, ma si allarga il campo tematico a contenuti socio-politici e alla
polemica (tenzone).
Questo ampliamento ha il valore di esprimere quelli che sono in nuovi
valori della società borghese => migliore testimonianza di una viva
partecipazione alla vita pubblica.
Intellettuale colto e politicamente impegnato.
Questa transizione è segnata dalla nascita della scuola siculo-toscana.

Introduzione alLa scuola siculo-toscana,


stilnovismo e lirica comico-realistica
 Fase transitoria: siculo-toscana
massimo esponente Guittone d’Arezzo => prende dalla tradizione
siciliana facendone una sua base per i suoi esperimenti => perizia
tecnica raffinata, linguaggio artificioso e dall’uso invasivo di
elementi retorici.
Tratta argomenti morali, politici, d’amore => ha un solido
retroterra realistico.
I primi rimatori di questa poesia siculo-toscana ( mediatori
culturali perché traducono i poemi siciliani) => molti di questi
intellettuali portano la loro esperienza lirica a bologna (università),
non solo in tutta la toscana.

 Il secondo movimento seguente è il dolce stilnovo => svolta


decisiva nella poesia italiana => ascesa inarrestabile di Firenze
(centro con maggior presenza di stilnovisti) => 1280-1310.
Provengono da famiglie ugualmente borghesi o della piccola
nobiltà, politicamente attive
Guido Guinizzelli => iniziatore del dolce stilnovo, bolognese.
La caratteristica principale è che ritornano ad una esclusività del
tema d’amore.
Maggiori innovazioni stilnoviste:
impostazione filosofica e cavalcantiana: l’amore non è solo
letterario, ma vi si esercita una speculazione filosofica e teologica.
19
Linguaggio più difficile
Maggiore incentivo nell’indagine sugli aspetti psicologici
dell’amore (coinvolgimento ontologico dell’essere umano)
Scomparsa del lessico feudale => lessico adeguato al nuovo
modello di società
Ambientazione cittadina
Nuova concezione della nobiltà
Nuovo tipo di élite: i fedeli d’amore.
Non è una poesia per tutti => solo per chi prova amore cortese.
L’aspetto principale di queste novità consiste nel totale
adeguamento della forma col contenuto => nobilitando l’amore
(diventato una speculazione lirico-filosofica) anche la forma deve
adattarsi.
L’attenzione alla forma è sinonimo di ricerca di uno stile elevato e
elitario => lingua fiorentina basta su lessico selettivo, depurata dai
dialetti, musicale, che possa comunicare il miglioramento
dell’essere umano (deve essere dolce), sintassi limpida e lontana
dagli artifici.
L’oscurità di una poesia non è a livello linguistico, ma
concettuale.
Élite che corrisponde all’élite della corte siciliana.

 Filone comico-realistico => nasce da quello stesso ambiente


sociale borghese. È lirica burlesca, comica, giocosa => filone
antitetico per le scelte contenutistiche e formali. I centri sono
sparsi su tutta la regione toscana.
Temi legati alla vita quotidiana, a interessi concreti, molto spesso
a motivi di derisione, motteggio, invettiva.
Ha diverse gradazioni: dalla più spudorata (invettiva) allo stile più
alto che narra delle gioie della vita borghese.
Le donne erano la categoria più villaneggiata e vessata, ma è
comunque una donna spigliata, “con le palle”; povertà, fortuna,
avarizia dei genitori, il denaro, il gioco, il bere, la taverna.
Lirica giocosa in volgare che si è ispirata a quella medio-latina =>
pur trattando di contenuti bassi, dal punto di vista tecnico è
comunque raffinata come lirica.
La sintassi è irregolare perché legata al parlato medio (sintassi
semplice) che esprime un’immediatezza; vi sono termini triviali,
dialettali e gergali, insieme ai dialoghi=> spontaneità.
Nonostante il contrasto con lo stilnovismo, ha comunque radici
colte e un’ottima tecnica.

 Insieme allo sviluppo della lirica, nasce anche la prosa=>


cronache, trattati morali, summe, compilazioni romanzesche
francesi, novelle.

20
Ciò che permette lo sviluppo della scuola siculo-toscana è la prosperità
economica della borghesia comunale.
Solo dopo che i comuni cadono sotto Firenze, si viene a formare una
poesia unitaria.
Produzione lirica multi-tematica che va a recuperare la tradizione
provenzale.
L’interesse è sociale, politico e trasmissione di valori della nuova società
(fini propagandistici).
Primo esponente: Bonagiunta Orbicciani.
Importanza nella mediazione culturale, spostando l’asse dalla corte di
palermo alla scuola toscana.
Osteggerà lo stilnovo => pro-maniera siculo-toscana.

Poesia comico-realistica
Stessa matrice culturale stilnovista e siciliana, ma contenuti
completamente opposti.
Opposizione al gusto aristocratico della lirica d’amore cortese.
Domina la propensione a tracciare un quadro minuzioso del mondo
comunale, sottolineando gli aspetti più comici e bassi => documento dei
personaggi, costumi, aspetti più deteriori della vita popolare e borghese in
quel contesto.
Si trova in tutto il territorio toscano, come il filone siculo-toscano.
l’iniziatore di questo filone è Rustico Filippi.
Questo movimento vedrà la sua piena realizzazione con Cecco Angiolieri;
altro autore è Folgore di San Giminiano, che creerà una fusione tra gusto
aristocratico e ispirazione realistica => liaison tra comico-realistica e
poesia alta e aristocratica.
I poeti stilnovisti o siculo-toscani non si occupavano solo a lirica alta, ma
anche a poesia più “bassa” per puro sollazzo. Non erano così
incompatibili => il corpus di un autore viene considerato tutto importante,
che sia lirica alta o comico-realistica.
Se rustico divide il canzoniere divide tra lirica alta e bassa, Cecco
Angiolieri rifiuta decisamente il modello cortese, ribaltando i temi
stilnovisti.
Un elemento importante da definire è il concetto di letterarietà => si
intende la cosciente intenzione di questi autori di costruire un oggetto
letterario
Grande abilità tecnica, scelta degli stili e temi antitetici allo stilnovo.
Questo per sottolineare il fatto che non sono poeti impreparati => hanno
un linguaggio medio-basso per adattarlo alla materia trattata.
Temi: derivano dalla tradizione giocosa latina => goliardi
 Esaltazione potere e denaro
 Elogio dissipazione =/=diverso dall’accumulo borghese
 Lamento della povertà
 Invettiva contro la fortuna cieca e mutevole
21
 Celebrazione dei piaceri della vita (sesso, vino, gioco) => triade
donna, taverna e dado.
Cecco fa difendere il motivo della sua povertà dalla deprecazione
ingiuriosa contro i genitori accusati di avarizia. => profonda vversione
contro i genitori che non supportano i figli nell’espletazione delle gioie
della vita.
Altro tema della satira anti-femminile: ridicolizzazione delle vecchie,
invettiva contro le mogli, donna creatura del diavolo (fa nascere il
desiderio nell’uomo senza soddisfarlo); avida, volubile, volgare, sfrontata,
di lingua pronta, sessualmente esuberante, infedele e indipendente.
Vengono scelte questi tipi di immagine per contrapporle a quelle
stilnoviste.
Funzionale è la rappresentazione dell’amore sotto l’aspetto sessuale: non
ha nulla di platonico.

Linguaggio
dato il tema trattato, deve riprodurre la freschezza e immediatezza del
parlato:
 colloquiale => sintassi libera
 lessico plebeo, dialettale, gergale
 rari latinismi, sicilianismi => li si trovano solo in senso parodico
 doppi sensi, trivialità, oscenità
evitano gli elementi del vocabolario stilnovistico (altrimenti è a fine
parodico, svuotati della loro carica semantica, utilizzati in contesto
ridicolo e ridicolizzante).
Frequente ricorso al paradosso nella figura dell’iperbole
(rappresentazione di una situazione in termini eccessivi, che serve per
amplificare o sminuire un concetto); altra figura è l’adynatum, che indica
un evento che non può verificarsi nella realtà; impiego di imprecazioni e
apostrofi violente. Queste imprecazioni rimandano alla letteratura giocosa
=> tecnica del vituperium: invettiva ingiuriosa nei confronti di una
persona.
L’impiego di questi mezzi porta alla caricatura di un soggetto preso di
mira.
Questi personaggi sono reali, presi da qualsiasi casta => il lato
documentario è quello della descrizione di queste realtà.
Capita che questi sonetti siano costruiti attraverso i dialoghi, che danno
maggiore realismo e teatralità.
Il sonetto è la forma lirica prediletta da questi poeti, poiché duttile.

Rustico di filippo
È il primo tra i poeti comico-realistici => 58 sonetti: 29 trattano di amore
cortese e gli altri 29 sono ascrivibili alla maniera giocosa.

22
Nei sonetti comici, Rustico si concentra sul mondo comunale: la vita
quotidiana e la cronaca cittadina costituiscono il suo vero tesoro inventivo
=> i personaggi vengono deformati fino a diventare delle caricature
irridenti e moralmente avvilenti (l’avaro, il soldato millantatore, la
buggeressa vecchia). Questo comico storpiamento viene reso da un
linguaggio plebeo e licenzioso, designando direttamente ciò che è osceno.
Non solo, oltre al ritratto caricaturale, vi troviamo anche bozzetti
narrativi, che in 14 versi racchiudono una vicenda (oi dolce mio marito
aldobrandino).

Cecco angiolieri
Nacque a siena nel 1260 e fu il massimo esponente della poesia comico-
realistica. I suoi riscontri biografici dimostrano una certa inclinazione al
disordine esistenziale: era insofferente in quanto soldato, ricevette
parecchie multe per diserzione, provocava risse e scialacquava i suoi averi
e si riempì di debiti (tant’è che i suoi figli rifiutarono la sua eredità).
Quando cecco indica << la donna, la taverna e il dado>> come sue muse
ispiratrici, egli non fa altro che ripercorrere le tematiche della poesia
goliardica.
Analoghi allo stesso universo appartengono le invettive contro la fortuna
e i genitori avari, la concezione dell’amore come puramente carnale e
l’elogio al denaro.
Quest’ultimo consiste nell’ossessione dominante di Cecco: continuativa è
la sua autocommiserazione per la sua cronica indigenza, soprattutto
perché il suo stato di povertà incide fortemente sulla sfera dell’amore.
Privazione di questi due predispongono il poeta ad uno stato di
malinconia, un umore nero: non prova né afflizione né depressione, ma
affronta la realtà con una certa sfrontatezza orgogliosa e acre, ma non va a
toccare l’odio.
Come si può notare in S’i Fosse Foco, la rabbia distruttiva è montata su
iperboli e su periodi ipotetici impossibili, svelando il suo carattere
velleitario, terminando con il riso.
Si affida ad un linguaggio colorito e sintassi espressiva per manifestare i
suoi risentimenti.
Cecco assume nella sua poesia toni fortemente anti-stilnovistici,
parodizzandone i temi: la donna è grossolana, ha un nome poco
accattivante (becchina, appunto), il suo ruolo sociale è tutt’altro che
nobile (figlia di un cuoiaio) ed è volgare nel linguaggio.
Tale donna è irraggiungibile per il poeta non per l’incolmabile distanza
che consuma nel desiderio l’amante cortese, ma perché non dispone di
ricchezze per appagare l’avidità dell’amata. => anti-beatrice.

23
Folgore di san Gimignano
Diversamente dai precedenti, Iacopo di Michele da San Gimignano, detto
Folgore, ha un rapporto più realistico che comico con la poesia.
È poeta di corone, ovvero una sequenza di sonetti collegati tra loro da un
tema o un’occasione che li ha motivati => collana di otto sonetti per la
semana e un’altra di quattordici sonetti dedicati ai mesi dell’anno.
Rinuncia ai toni aspri e plebei, preferendo le forme del plazer provenzale,
celebrando i diletti dell’allegria conviviale, dell’armonica corrispondenza
della natura piacevole e costumanze eleganti e raffinate.
I valori cardini sono il diletto, l’allegrezza, l’amicizia, lealtà, amore,
cortesia, sollazzo. Si fa portavoce dell’ambizione borghese di elevarsi ad
aristocratici attraverso la rivitalizzazione dei costumi cortesi.

Il dolce stilnovo
Nuovo stile “dolce”, che parla di amore.
Questo nuovo modo di fare poesia è definito dalla parola DOLCE, perché
sottolinea la compostezza della lirica, ordinata, l’assenza di asprezze, la
musicalità.
Secondo la critica ottocentesca, si indica un gruppo di poeti che operano
tra il 1280 e il 1310, tra cui Dante, Guinizzelli, Cavalcanti…
Nuova prospettiva della poesia, innovazioni degli elementi:
 rappresentazione della donna
 nozione d’amore => meglio definita e che si comincia ad indagare
a livello psicologico
da qui nasce una nuova poetica, di un nuovo modo di fare poesia.
La donna: immagine completamente interiorizzata e soggettiva; l’uomo
non è più sottoposto al galateo cortese, ma come strumento di
perfezionamento => essere che opera in modo beatificante a livello
intellettuale, morale e religioso; l’amore è una tenzione al
perfezionamento, non è più un sentimento privato.
Rifiuto della poesia in quanto esercizio letterario fine a se stesso, così
come rifiuta l’imitazione di stili precedenti => elabora uno stile nuovo,
sperimenta; presenta la novità:
 capacità di tradurre in poesia i sentimenti, le idee, gli affetti del
poeta che vuole esprimere
 qualità aristocratica della poesia => lingua poetica cui qualità deve
essere la dolcezza
i destinatari sono un gruppo ristretto ed elitario che vengono chiamati i
“fedeli d’amore”, cioè chi è in grado di intendere questa poesia.
24
Bandiscono dalla loro poesia qualsiasi elemento dell’attualità => analisi
psicologica sull’amore come esperienza personale, quindi viene ribadito il
carattere elitario del movimento.
In questo miglioramento della tradizione precedente, gli stilnovisti fanno
un passo ulteriore: concetto dell’amore come principio assoluto di cui
vogliono indagare razionalmente sul piano conoscitivo e gnoseologico
l’essenza la genesi e la fenomenologia => effetti che l’amore ha su un
individuo.
Dell’amore cortese mantengono:
 la vista della donna, della sua bellezza fisica che è specchio della
sua morale
 la donna è ad un livello superiore => lo enfatizzano; è elemento di
perfezionamento
 amore tensione generatrice di valori positivi

il Finamore evolve in amore in virtù => l’amore va da nobilitazione in


senso mondano a nobilitazione in senso morale (più legato interiormente
al processo evolutivo morale):
 donna angelo: non è una novità stilnovistica (c’era anche prima),
ma gli attributi angelici le venivano affibbiati come complimento
=> Guinizzelli svincola questo attributo dal suo senso mondano,
convertendolo in valore costitutivo => la donna è connaturata alle
creature angeliche. Ciò che consente questo passaggio è la dottrina
aristotelico-tomistica di potenza e atto => ogni realtà in quanto
atto è realtà => è piena realizzazione di qualcosa RIVEDI
secondo la concezione cosmologico-teologica medievale le
potenze angeliche sono intermediari della volontà di Dio. La
donna al pari degli angeli è intermediaria tra dio e l’uomo: così
come gli angeli fanno muovere le sfere celesti, la donna per mezzo
dell’amore fa muovere l’animo dell’uomo, lo sublima e lo innalza
ad una dimensione morale che si avvicina a Dio.
Tutto ciò avviene ad una condizione: nel cuore dell’uomo deve
esistere un potenziale di gentilezza e nobiltà d’animo che la donna
deve poter attivare: l’amore nasce solo in un cuor gentile, che
contiene natural predisposizione all’amore.
La nobiltà non è più condizione di casta, ma di caratteristiche
personali di ogni individuo, la sua interiorità. il cor gentile è nobile
perché propende al bene, proprio e della società, che propende alla
perfezione etica e morale.
La figura della donna è eterea, poiché simile all’angelo,
difficilmente rappresentabili; emana luce, splendore la cui bellezza
non è solo fisica, ma pura emanazione della bellezza interiore.
Correlate alla figura della donna sono le descrizioni del poeta in
una posizione statica: l’atteggiamento dell’uomo è estatico e
misticheggiante di fronte alla messaggera divina =>
contemplazione.
25
Ineffabilità: incapacità del poeta di esprimere a parole la
perfezione della donna, essendo mistica
=> inadeguatezza dell’intelletto umano e delle parole.
Lode: conseguente a questi elementi è il concetto della lode dei
benefici che la donna porta all’uomo: la donna salva l’uomo
attraverso lo sguardo (trad. cortese: amore passa attraverso gli
occhi) e il saluto (elemento salutifero, cioè salva => molto
approfondita l’idea del saluto: io ti saluto e con il saluto porto la
salute, cioè salvezza = giocano sull’ambivalenza del significato
che questo termine ha in latino).
 identità di amore e cor gentile: dio amore identificato con freccia e
arco => la freccia provoca dolore (dardo d’amore che parte dagli
occhi e arriva al cuore).
Servizio d’amore: lodare la donna ed esserne servitore (ma non in
senso feudale).
Personificazione degli elementi fisiologici per cui l’amore si
manifesta: cuore, occhi, anima, mente, emozioni => identificati in
spiritelli: quando la donna saluta, l’uomo perde il controllo perché
gli spiriti vitali (facoltà razionali) fuggono quando l’amore si
impossessa del corpo.
Sul piano stilistico: volgare illustre => portare ai più alti livelli di
letterarietà il volgare fiorentino, depurandolo da ogni traccia di dialetto.
Nello stile si ricerca la dolcezza.
Dolce > tonalità dell’espressione: commistione tra componente sintattica,
lessicale e musicale.
La sintassi è semplificata ma perfezionata.
Altrettanto limpido deve essere il lessico: deve essere usato per la loro
particolare carica semantica adatta ad esprimere l’amore (non si usa
lessico preso dalla tradizione).
Sottile: altra qualità dello stile => il modo di fare lirica è sottile perché
acquista forza argomentativa, una modalità filosofica: astrazione
filosofica e sentimentale.
Anche sotto il profilo metrico, anch’esso è semplificato: la varietà delle
forme metriche è ridotta, ristretta. Si usa il sonetto e la canzone, a cui si
unisce anche la ballata che viene innalzata a forma metrica adatta a
trattare gli argomenti più nobili.

Guido guinizzelli
Nonostante il ruolo di precursore dello stilnovo, la produzione di questo
poeta non è copiosa: in tutto sono 25 poesia e frammenti.

26
Fondamentale è la canzone “al cor gentil rempaira sempre amore”,
considerata il manifesto dello stilnovo, enunciandone gli elementi più
significativi:
 corrispondenza tra amore e cor gentile
 contrapposizione tra nobiltà d’animo e nobiltà di sangue
 donna come simile ad un angelo (tuttavia non è ancora un’entità
eterea, bisognerà arrivare a Dante affinché la donna sia
completamente un angelo)
 tema della lode e della luminosità
a contrappunto di tali slanci gioiosi, Guinizzelli tocca anche il tema
dell’angoscia e del dolore, più dominante in Cavalcanti, e la maniera
comica.

Guido cavalcanti

27
Dante Alighieri
Dante o Durante Alighieri (giugno 1265), figlio di Alighiero di
Bellincione e Bella degli Abati => famiglia guelfa di piccola nobiltà
decaduta senza un ruolo rilevante nella vita pubblica (attività di cambia
valute => non arricchiva).
Istruzione medievale normale (quadrivio e trivio).
Tre fasi di formazione:
 retorico grammaticale: con Brunetto Latini, che lo influenzò
intellettualmente e culturalmente => cultura militante; si pensa sia
stata la porta che permise a Dante di scoprire una cultura al di
fuori di quella fiorentina, tra letteratura italiana e europea.
 filosofico letterario: dante si apre anche ad altre forme di arte =>
pittura e musica. Questa sua apertura è rafforzata dal fatto che
nella divina commedia incontra e interloquisce vari pittori;
primo approccio lirico è guittoniano.
Alla formazione letteraria contribuiranno anche i poeti stilnovisti,
coi quali instaura rapporti amicali, come Cavalcanti, Dante
Damaiano, Lapo Gianni. La prova di questa amicizia è data dal
sonetto “guido io vorrei che tu, Lapo ed io” => si avvicina al
plazer , ma rappresenta anche una tipica espressione di spiritualità
stilnovistica, ove si trova il vagheggiamento del mondo volgare
=> rifiuto realtà triviale ed esaltazione dell’amicizia di spiriti
congeniali gli uni agli altri uniti dall’aristocrazia del sentimento e
della cultura (richiamo alla materia di Bretagna: richiami a
merlino ed Avalon).
 filosofico teologico: approfondimento della filosofia e teologia =>
frequenta le studia fiorentini, scuole religiose fiorentine che
fungevano da livello superiore di studi (frequenta sia dei
domenicani che dei francescani) => Aristotele, San Tommaso,
Sant’Agostino.
Primo documento della sua formazione culturale furono le sue rime => si
identificano i suoi interessi culturali e poetici di Dante: sono la parola
chiave per comprendere il suo percorso culturale => sperimentazione di
diverse modalità letterarie e stilistiche che Dante mette in atto
confrontandosi, cercando di raffinare il suo linguaggio e stile personale.
Nelle rime si può vedere un’ispirazione guittoniana e lo spirito
stilnovistico vi si manifesta in due modalità:
 si avvicina ai modi drammatici di Cavalcanti, senza raggiungere
l’estrema tragicità
 mondo di affetti più tenue e stilizzato, che lo avvicina allo stile di
Lapo Gianni
queste rime furono dedicate ad esaltare Beatrice, che inizia ad essere la
donna attraverso la quale il poeta idealizza tutta la sua esperienza
amorosa.
28
Dopo la morte di Beatrice, Dante raccoglie nella Vita Nuova (1292-1293)
30 sue liriche dedicate a Beatrice.
Collega queste 30 sonetti e liriche con delle narrazioni in prosa, formando
42 capitoli.
La parte in prosa serve per spiegare l’occasione che ha ispirato queste
liriche, fornendo informazioni sulla struttura metrica e sintattica =>
vengono criticamente analizzate da lui stesso.
Questa unione di lirica e prosa si cataloga come prosimetro
Il modello del prosimetro è un modello latino.
Racconto delle vicende sentimentali di Dante ed è l’inizio di quel
cammino che troverà il suo apice nella divina commedia.
Ricordo e memoria sono parole-chiave.
Si discosta dal modello cavalcantiano, certificando il ritorno di Dante
all’originale dolce stilnovo di Guinizzelli => equiparazione della donna
all’angelo, ma Dante lo perfeziona => questa concezione raggiunge
l’eccellenza con Dante; dimensione del saluto che si muove in un mondo
etereo, radicalizza la spiritualizzazione della donna, superando il
problema del rapporto diretto con la persona amata. Quasi non esiste più
il rapporto fisico tra uomo e donna, ma viene espresso attraverso la lode
alla donna assente (non v’è più l’elemento della vista della donna). La
lode è un approfondimento del sentimento di amore => declinazione più
religiosa della donna e dell’amore.
Dante è conscio di portare avanti motivi guinizzelliani, declinandoli
secondo suo gusto. Questo allontanamento dall’uno e l’avvicinamento
all’altro è confermato dal fatto che Cavalcanti viene menzionato ma non
compare fisicamente (menzione nell’inferno; Guinizzelli si trova in
purgatorio ed è presente).
Il capitolo che ha liriche più alte è il 26esimo => l’amore di Dante si
trasfigura in estatica ammirazione della donna.

Dopo la vita nuova Dante approfondisce i suoi studi filosofici.


Sul piano letterario, questo periodo è caratterizzato da una molteplicità di
ricerche => elemento dello sperimentalismo che caratterizzerà la lirica
dantesca: le successive opere permetteranno di migliorare il suo stile e la
sua lirica in vista della composizione della Divina Commedia.
Abbiamo un gruppo di rime dedicate ad un’altra donna, ma non
identificabile con una figura storica; canzoni teoriche dottrinale, che
attestano un allargarsi di prospettive fuori dallo stilnovo => allargamento
tematico; tenzone con Forese secondo i modi della poesia comico-
realistica, accusandosi a vicenda (essere figlio di madre ignota, di essere
un ghiottone, di non soddisfare la propria donna ecc.) => questa tenzone
così volgare e feroce è un risultato del momento più basso di traviamento
successivo alla morte di Beatrice; rime petrose: raccolta di rime composte
per una donna, Donna Pietra, di cui non si sa nulla (è forse un senale,
29
ovvero un nome fittizio?) => natura dura e restia all’amore di questa
donna => nuova tecnica del trobar clou (trobare difficile): rime equivoche
e difficili. L’esercizio di questo tecnicismo retorico è usato da Dante per
descrivere un amore carnale e non corrisposto (arriva persino all’odio).

Sono decisive, successivamente alla morte di Beatrice, anche le


esperienze politiche e civili di Dante => si sposa con Gemma Donati e
combatte come cavaliere nella battaglia di Campaldino nella quale i guelfi
sconfiggono i ghibellini di Arezzo; partecipa anche a quella di Pisa e nel
1295 si dedica all’attività politica per i prossimi 6 anni (a 30 anni si
raggiunge la maggior età) => attivismo; può iscriversi all’arte dei medici
e speziali (nel medioevo gli studi di filosofia erano equiparati a quelli di
medicina, perciò può iscriversi a quest’arte maggiore che gli permetterà di
essere eletto nel consiglio popolare, dei savi, dei cento e infine essere
eletto priore).
Situazione politica a Firenze
Tripartizione in
 Popolo grasso: alta borghesia, potente grazie all’accumulo di
ricchezze in contesto finanziario e mercantile; aveva cariche
amministrative e acculturato. Organizzato nelle arti maggiori
tuttavia non numericamente incisivo per governare da solo il
comune. Ciò faceva si che dovesse allearsi o con il popolo mi nuto
o i magnati.
 Magnati: proprietari terrieri al di fuori di Firenze (vecchia
aristocrazia feudale)
 Popolo minuto: piccola e media borghesia: organizzati nelle arti
minori; numero sufficiente per prendere il potere a firenze ma non
sufficientemente abili => alleanza con il popolo grasso contro i
magnati, o contro entrambi le classi.
Le dinamiche tra queste tre classi faceva si che si paralizzassero a
vicenda. No alleanze stabili.
A ciò si aggiungevano le questioni politiche => popolo grasso e magnati
rivalità tra famiglia dei Cerchi (guelfi bianchi) e donati (guelfi neri).
Nel 1295 queste rivalità esplodono: l’alleanza tra magnati e popolo grasso
porta alla sconfitta del popolo minuto con la condanna di Giano
Dellabella, traditore dei magnati, contro la quale si era messo contro
nominandosi “tributo del popolo” => lo esiliano; mesi dopo tentano un
colpo di stato cercando di abolire quello che era stato l’espressione
legislativa che era stato Giano Della Bella => abolizione delle sue leggi a
favore del popolo minuto.
Questo secondo tentativo di stato fallisce perché all’interno dell’alleanza
tra magnati e popolo grasso, i contrasti tra le due famiglie impedisce
l’attuazione del copro di forza, provocando un ulteriore approfondimento
tra i bianchi e i neri.

30
Bianchi: poche famiglie aristocratiche, popolo grasso democratico e
popolo minuto
Neri: maggior parte dell’aristocrazia, parte più ricca e conservatrice del
popolo grasso.
A complicare il tutto fu il Papa Bonifacio VIII che voleva trasformare la
Toscana una provincia => alleato dei neri.
Dante diviso tra il legame coi donati e dalla naturale aspirazione a fare
parte dei guelfi bianchi.
Questo nonostante Dante non dimostri simpatia per il popolo, né per il
popolo grasso; soprattutto ciò che non gli piace è lo sfrenato desiderio di
arricchimento, lusso e di denaro.
I dissidi sono prevalentemente e sostanzialmente economici
Altro elemento che mette in difficoltà Dante è il capire che la Chiesa è
diventata sempre un ostacolo allo sviluppo della storia laica italiana =>
ostacolo ad un autonomo sviluppo di queste realtà comunali.
Considera l’intervento della chiesa come un’intrusione negli affari terreni
(de monarchia) => accentua poi i divari tra le fazioni; perciò, Dante resta
dalle parte dei bianchi: più ragionevoli, motivati a cercare un
compromesso e meno rissosi, oltre che volti a contrastare le manovre del
papa.
Nella sua carriera politica, Dante vuole contrastare le parti più violente
della politica, fino ad arrivare ad esiliare anche Cavalcanti, così come non
esita a mettersi contro il papa (antipapale) => è stato quasi definito
ghibellino.
È su questa base che Dante si stacca dal dolce stilnovo.
Sente il bisogno di una poesia che non parli solo d’amore, ma che sia
anche realistica e militante => esce dal “guscio degli eletti d’amore”,
portando alla formazione di quel panorama brulicante che si ritroverà
nella divina commedia.
Acquisisce la coscienza della necessità della virtù civile, morale, etica e
religiosa => percorrere la strada che più si avvicina a questo
perfezionamento (ben delineato nella divina commedia).
1301: Carlo di Valois, inviato dal papa a Firenze, sotto pretesto di
pacificare la città => colpo di stato e si impadronisce del potere ed
epurare la città dai guelgi bianchi.
Dante in quei giorni si trovava a Roma; il 27 gennaio del 1302, sulla via
del ritorno, Dante viene condannato in contumacia (condannato senza
essere presente al processo) => esilio di due anni, esclusione dai pubblici
uffici e multa.
Non accettando questa accusa, vaga per l’Italia, rimane a contatto con gli
altri bianchi fino a che non si rende conto dell’inutilità della loro azione
=> decide quindi di fare parte da se stesso, convinto della dignità di
questa condizione poiché gli consente di perseguire un’eticità civile e
moralità superiore rispetto agli intrighi dei bianchi per rientrare a Firenze
=> intellettuale escluso che gli permette di fare la morale a tutti, rendendo

31
i valori civili e morali che persegue i valori cardini della divina
commedia.
Il fatto di separarsi dai bianchi ha un effetto più incisivo dell’esilio stesso:
solo dopo questa separazione Dante si sente espulso dalla realtà
municipale; l’altro aspetto, solo dopo questa separazione si perfeziona lo
sradicamento di Dante dalla sua classe sociale (? Rivedi), diventando
intellettuale libero professionista => cercarsi un protettore, che gli dia
incarichi politici e professionali che possano dargli la possibilità di
sopravvivere. Quindi entra nelle corti di diversi signori per trovare un
nuovo ruolo e i mezzi di sostentamento. La speranza del ritorno in patria
resta per un certo periodo, ma non viene data al perdono, ma
all’acquisizione di maggior prestigio possibile come filosofo e poeta,
raggiungendo una fama tale da essere richiamato a Firenze. Da qui i vari
scritti e trattati.
L’altro aspetto di questa maturazione è quello che fa si che Dante capisca
che il comune non ha la forza sufficiente per opporsi a queste dinamiche
di acquisizione del potere da parte dei potenti. Questo gli fa rivalutare il
ruolo dell’imperatore.
Poche sono le notizie riguardo al suo esilio => gli spostamenti furono
numerosi e alcune esperienze furono umilianti.
I trattati più importanti per cercare di acquisire un’autorevolezza sono il
convivio e de vulgari eloquentia => importanti anche nella loro
incompiutezza. Basi per la costruzione linguistica della Divina
Commedia.
 Convivio (1304-1307) e doveva comporsi di una quindicina di
libri dedicati al commento di canzoni dottrinali => ne compose
solo 4.
Prosimetro; titolo: vuole spezzare il pane della scienza, rendendo
accessibili a tutti le nozioni che aveva acquisito durante i suoi
studi. Può essere il punto di arrivo del tentativo di Dante di
impadronirsi della cultura del suo tempo.
Quello che la critica ha interpretato è l’entusiasmo intellettuale
che Dante sembra trasmettere nei confronti della scienza e del
sapere che vuole trasmettere => funzione pedagogica, intellettuale
che comunica e rende accessibile il suo sapere. Senso morale e
civile dell’intellettuale.
Sforzo profondo di una creazione di una lingua prosastica. Sia
nella vita nuova che nel convivio sono il punto di partenza di tutte
le opere in prosa successive di altri autori.
 De vulgari eloquentia (1304): scritto in latino. Incompiuto.
Interrotto al quattordicesimo capitolo del secondo libro. Trattato
sulla lingua volgare, stabilendone i principi più importanti:
 è più nobile di quella latina, perché parlata da tutti;
 universale perché è compresa da tutti;
volgare illustre:

32
 Unitario e organico rispetto alla frantumazione dello stato: se
diventa unitario, sarà usato da tutti e sovrasterà quelli regionali
 Illustre perché frutto impegno stilistico e dona gloria a chi lo
usa
 Cardinale perché è un cardine intorno a cui ruotano le parlate
comunali
 Aulico e curiale perché alla sua elaborazione dovrebbero
partecipare anche le corte o, meglio, la corte unica che
dovrebbe dominare l’Italia
 De monarchia: scritto dopo la morte di Arrigo VII che aveva
tentato di ristabilire il potere imperiale sui territori italiani.
Obiettivo di definire cosa sia la monarchia temporale universale
=> se il popolo romano abbia acquisito il ruolo di questo ufficio,
se l’autorità dell’imperatore venga da Dio o dal Papa.
Essendo uno il fine dell’umanità, una deve essere la guida
necessaria a perseguirlo => l’unica che può assumerla è la figura
dell’imperatore; riproduce l’unità dell’universo retto da Dio.
Unico fine e unico sovrano. Potere temporale non deriva da quello
religioso => confuta i testi sacri, giustificazione del papa per la
sua intromissione negli affari che non lo riguardano.
 Egloghe: composizione pastorali in latino; relazione filosofica
relativa alla fisica e astrologia del tempo.

Divina commedia
Sintesi della multiforme sperimentazione dantesca per quanto riguarda
lessico, stile e dottrina (elementi intellettuali, concettuali e culturali).
Divina: denominata così da Boccaccio => eccellenza del poema.
Perché commedia?
 La vicenda comincia male e finisce bene
 Scritta in uno stile piano e umile, come lo definisce lui, rispetto
allo stile elevato e sublime della tragedia
La composizione impiega 15 anni (1306-1321).
Non c’è una testimonianza diretta (no documento scritto di prima mano
da lui).
 Inferno: 1304-1310
 Purgatorio: 1308-1315
 Paradiso: 1316-1321
È senza fondamento l’ipotesi che sosteneva che i primi sette canti fossero
composti prima dell’esilio => idea di Boccaccio dovuta al fatto che tra il
settimo e l’ottavo c’è una sorta di stacco: “io dico seguitando”; si pensava
significasse uno stacco temporale.
Le cantiche furono diffuse anche prima del completamento dell’opera,
nonostante le difficoltà frapposte dall’autorità religiosa, che mise in

33
dubbio l’ortodossia del poeta (bruciò il De Monarchia come opera
eretica).
Nonostante ciò, il poema ebbe una diffusione capillare, sia orale che
scritta => diffusione anche popolare => sono state attestate 600 copie
manoscritte di diverso tipo, genere e qualità.
Per tutto il 400, 500, 600 e buona parte del 700 Dante non è più modello
di riferimento, ma anzi viene considerato primitivo e inclassificabile: con
l’umanesimo si guardano Petrarca e Boccaccio.
Nel 700 la Commedia viene ancora accusata di essere un groviglio
grottesco, ma si ricomincia ad apprezzare sia la ricchezza linguistico
lessicale di Dante, sia la dottrina e capacità di esprimere un pensiero
filosofico-culturale e per la sua energia (militante) => gli intellettuali che
lo rivalutano furono Gianbattista Vico (dante=nuovo omero) e vittorio
alfieri (esempio del poeta eroe solitario che verrà celebrato nel
rinascimento). Ricreeranno il mito dantesco che verrà riscoperto nel
rinascimento da Foscolo, facendone il punto di riferimento della sua
filosofia poetica, rendendolo anche oggetto di parecchi saggi critici.

Qual è lo scopo del poema?


L’idea di Dante è quella di rimuovere i viventi di questa vita dallo stato di
misera e condurli ad uno stato di felicità => cammino di conversione dal
male al bene; cammino allegorico che compie in prima persona ma
coinvolgendo anche l’umanità: Dante Multiplo e Dante Singolo: lo fa per
sé ma anche per tutta l’umanità => per far sì che compia quel progresso
politico e etico-morale, che abbia anche un risvolto religioso
(purificazione della chiesa; dal punto di vista teologico, il viaggio di
Dante potrebbe trasformarsi in una manifestazione di superbia
intellettuale: si attribuisce il privilegio di compiere da vivo questo viaggio
(hybris: superbia intellettuale => come Ulisse che supera le colonne
d’Ercole. Ulisse: usa il suo intelletto; Dante: usa l’apporto della ragione,
ovvero Virgilio, ma è anche la grazia divina che viene concessa a pochi
da Dio (infatti Ulisse naufraga)).
Il poema è triplice divisione (multipli del numero tre):
 3 cantiche
 Ogni cantica si divide in canti (33) => 100 canti, multiplo di 10,
numero perfetto
 Metro: terzina incatenata: una stessa rima si lega per 3 versi
 Versi endecasillabi: totale di ogni terzina è 33 sillabe
 9 cerchi + antinferno = 10
 9 parti purgatorio + spiaggia =10
 9 cerchi paradiso + empireo =10
 3 sono le guide: Virgilio, Beatrice e San Bernardo
Virgilio: razionalità, Bea: scienza teologica (basi che permettono
all’uomo di acquisire una mente più raffinata e avvicinarsi alla
conoscenza e contemplazione di Dio) e San Bernardo =>
34
conoscenza istintiva e corporea di Dio (non razionale,
compenetrazione di Dio)
Lo schema narrativo è quello del viaggio.
Intraprende il viaggio nel 1300 (primo giubileo universale) a 35 anni =>
dicono inizi il Venerdì Santo, altri il 25 marzo. Si compie in sette giorni e
inizia narrando di essersi smarrito nella selva oscura dalla quale riesce a
uscire con enorme sforzo, cercando di salire sul dilettoso colle che
incontra una volta uscito; la sua salita è proibito dalle tre fiere (lonza, lupa
e leonessa), ma viene soccorso da Virgilio, che interviene per
intercessione per 3 donne: Beatrice, Santa Lucia e la Madonna =>
valorizzazione del ruolo femminile di intermediazione.
Direzione ascensionale del viaggio: è compiuto in salita, dal basso verso
l’alto per tradurre l’ascesa dal peccato alla grazia => non avviene su un
piano orizzontale (perché è il piano su cui si muove l’uomo sulla terra),
ma in linea verticale in senso inverso a quella della caduta di Lucifero.
Questa dimensione ascensionale è vera anche per l’inferno: La direzione è
apparentemente verso il basso (lo è in relazione alla superficie terrestre da
cui Dante parte), ma se si considera che il punto di partenza di
quest’ultimo è Gerusalemme nell’emisfero nord, che è più basso rispetto
all’emisfero sud, più importante perché vi si trovava il paradiso terrestre.
Dal basso verso l’alto, dal male al bene, dalla conoscenza relativa e
limitata alla visione assoluta di Dio.

La cosmologia dantesca è di origine aristotelica (filtrata dalla concezione


filosofica medievale) con base tolemaica (terra al centro attorno alla quale
ruotano 9 sfere concentriche: 9 cieli si muovono eccetto l’empireo che è
immobile e li racchiude tutti); la sfera terrestre è divisa in Nord (terre e
abitato: delimitato dal Gange a est e dalle colonne d’Ercole a ovest) e Sud
(acque, vi si trova solo il purgatorio, in cima al quale si trova il paradiso
terrestre).
Elemento Storico-politico: Dante si inserisce in una visione cristiana e
cristologica dell’evoluzione storica che l’umanità ha subito. In queta
dimensione si colloca la missione di Roma (immagine Impero Romano)
nella storia del mondo: la concezione dantesca del mondo si articola in
quattro fasi che racchiudono tutte le vicende umane:
 creazione, peccato originale e cacciata di Adamo ed
Eva
 Sacrificio di Cristo che riscatta l’uomo per redimersi => umanità
guidata dalla chiesa e dall’impero, inteso come istituzione ab
eterno, che ha da sempre lo scopo di guidare l’uomo nel cammino
su questa terra
 Caduta morale ed etica delle istituzioni papale e imperiale e di
conseguenza dell’essere umano che non ha più una guida
 Nuovo intervento di Dio, profetizzato come prossimo => giudizio
universale

35
Interpretazioni letterale e allegorico => Allegorico: associa al senso
letterale un sovrasenso simbolico + funzione didattico morale (è un
viaggio che insegna come salvarsi: ogni personaggio insegna qualcosa,
nel bene o nel male).
Dante usa la poesia non per rappresentare il mondo, ma per riformarlo =>
risistemarlo secondo nuovi canoni o principi, impartendo lezioni a tutti i
suoi abitanti.
Reinventa la tradizione enciclopedica medievale e usa la poesia l’intero
universo che conosce (enciclopedico: perché inserisce tutto ciò che
conosce, la sua conoscenza stilistica, formale, metrica, trasformando
l’immaginario in reale).
Nella commedia si uniscono questi livelli:
 impegno politico, che si trasforma, dopo la morte di Enrico VII, in
messaggio morale: politica che si fa etica
 struttura dottrinale morale che si costruisce in rappresentazione
simbolica
 l’intrecciarsi di toni diversi (violenza con cui tratta gli ignavi non
c’entra nulla con la pietà verso Ugolino)
 tentativo di unire l’eterogeneità della storia e della realtà
 varietà lessicale

motivo per cui Dante è il padre della lingua italiana => il vocabolario
italiano del 200 è completo al 60%; la commedia lo fa proprio, lo integra
e lo trasmette nei secoli => nel 300 il 90% della lingua italiana era già
formata.
Dante usa un linguaggio lucido, diretto e mai vago, che arriva a descrivere
le visioni mistiche più alte e le situazioni comiche più basse.
Ma quale lingua si intende? Il volgare medio fiorentino => scelta
ideologica e culturale: nei primi anni dell’esilio Dante viene a definire
l’uomo di cultura, che deve essere un intellettuale integrato nelle
dinamiche della sua età (militante) => se è così attivo, deve usare una
lingua comprensibile e accessibile al pubblico.
Non sceglie il modello sovra-regionale teorizzato nel De Vulgari
Eloquentia (che all’epoca ancora non c’era), quindi opta per quello che
conosce. A partire dal volgare fiorentino, riesce a creare una lingua,
sfruttandolo in tutti i suoi registri e molteplici possibilità che poteva
offrire, arricchendolo lessicalmente, con neologismi, provenzalismi,
latinismi, francesismi.

Struttura dell’inferno
Lucifero => precipitato dall’empireo, arrestandosi al centro della terra
(punto più lontano da Dio); la crosta terrestre si è ritirata/fuggita dal
contatto con Lucifero.
Ordinamento morale della cantica è fondato sullo schema aristotelico
delle tre disposizioni che il ciel non vuole:
36
 Incontinenza: peccato che offende meno dio => uso smodato di
beni leciti (lussuria, cibo…); non aver saputo porre il giusto freno
agli istinti; secondo-quinto cerchio, chiusi dall’acheronte e dallo
stige: lussuriosi, golosi, avidi, prodighi, iracondi, accidiosi
(negligenza nei confronti dell’esercizio della virtù) (6 dei 7 peccati
capitali).
 Violenza => violazione della legge divina: settimo cerchio diviso
in 3 gironi:
 Violenti contro il prossimo e le sue cose: assassini e predoni
 Violenti contro sé stessi e le proprie cose: suicidi e
scialacquatori
 Violenti contro Dio e le sue cose: bestemmiatori e sodomiti
(peccato contro la natura, figlia di Dio)
 Frode: peccato più grave => per compierlo l’uomo deve usare un
dono di Dio, ovvero l’intelligenza (uso perverso di una qualità
positiva).
 Frode contro chi non si fida: ottavo cerchio => suddiviso in 10
fossati detti malebolgie, che raccolgono in modo graduale tutte
le sottocategorie di frodatori (mezzani, seduttori, adulatori,
simoniaci, indovini, barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri
fraudolenti, seminatori di discordia, falsari)
 Frode contro chi si fida (nono cerchio): rinchiusi nella
ghiacciaia del Cocito, diviso in 4 zone:
 Caina => frodatori dei parenti
 Antenora => traditori della patria
 Tolomea => traditori degli ospiti
 Giudecca => traditori dei benefattori => lì si trova
Lucifero con tre facce, dove vengono stritolati i 3 massimi
traditori dei benefattori (Giuda, nella bocca centrale; Bruto
e Cassio a lato) => considera sia la chiesa (Giuda) che le
istituzioni/impero (Bruto e Cassio), entrambe importanti
per Dante e l’uomo medievale => parodizzazione
cristologica

Da questa classificazione vengono esclusi altri abitatori dell’inferno, posti


altrove:
 Ignavi nell’antinferno: non hanno scelto né il bene né il male
 Spiriti del limbo (bambini morti senza battesimo o coloro nati
prima dell’avvento di cristo, protagonisti dell’antico testamento)
=> unica pena è il desiderio inappagato di Dio e non godere della
sua visione
 Gli eretici => collocati in tombe infuocate nella città di Dite =>
sono separati dagli altri perché il loro peccato consiste nell’aver
negato di Dio, non hanno usato un dono di Dio scorrettamente;
oppure di aver interpretato malamente le dottrine della chiesa.

37
Ciascun dannato viene punito per l’eternità a seconda del peccato più
frequente della sua vita.
Più il peccato è grave, più il castigo è pesante e collocato in profondità.
La pena priva la vista di Dio ed è fisica, ancora tuttavia incompleta =>
sono spiriti, anime, non sono ancora riuniti al loro corpo (bisogna
attendere il giudizio universale) => eccetto i suicidi, che devono
appendere le loro spoglie all’albero sotto cui sono posti nella selva.
Il contrappasso avviene per analogia (lussuriosi: come in vita travolti dal
desiderio, all’inferno sono trasportati da una bufera) o per contrasto (gli
indovini: se in vita pensavano di spingersi e vedere il futuro, all’inferno
hanno la testa girata di 180 gradi per rimirare il passato).
Oltre ai dannati, vi sono parecchi personaggi della mitologia classica =>
Caronte, Minotauro, Flegias… => vengono trasformati in mostri, figli del
male.

38

Potrebbero piacerti anche