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MEDIOEVO. STORIA E CULTURA
MEDIEVALE.
Si definisce medioevo quell’arco di tempo che va dal 476 d.C. al 1492
d.C. (indicativamente). Viene considerato come periodo di decadenza fino
all’ottocento, periodo in cui si comincia a considerarlo come periodo di
transizione: fu un’età feconda per le basi di una nuova società, nonostante
abbia attraversato una serie di crisi.
Si costituisce di 3 fasi:
V-vII secolo: barbari; dominio politico-militare
Ix-XI secolo: società feudale (carlo magno), formata da ORATORES,
BELLATORES E LABORATORES, società rigida.
XI-XIII secolo: rinascita delle città, nascita della borghesia e dei comuni
Le prime due fasi costituiscono l’ALTO MEDIOEVO, mentre l’ultima
costituisce il BASSO MEDIOEVO.
Quest’ultima fase vede infatti un periodo di relativo benessere, di ripresa
economica e trasformazioni di tipo politico-sociali.
Vi è appunto la nascita della borghesia (si incrina la rigidità della società
feudale; artigiani, commercianti, imprenditori=> sono più liberi di
svilupparsi e progredire) grazie alle città (italia centro-settentrionale,
borgogna, provenza, fiandre, germania renana, valle del tamigi), le quali
sono sinonimo di aumento demografico e le quali cercano di darsi degli
statuti autonomi per sottrarsi al potere dell’aristocrazia feudale e
dall’imperatore come anche di svincolarsi dalla rigidità della società
feudale. Le città si trasformeranno in comuni (particolarismo feudale=>
maggiore autonomia dall’imperatore da parte degli aristocratici feudali e
dei comuni), che diventeranno in seguito signorie.
Questo particolarismo porta alla nascita delle nazioni e quindi delle
monarchie di Francia, Spagna, Inghilterra e le Signorie in Italia.
Ciò comporta ad una crisi dell’autorità imperiale e si assiste ad una
progressiva frammentazione in tutto l’impero, che gli imperatori cercano
di contrastare con la forza (ultimo di questi fu Federico II).
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Esigenza di riformare la chiesa: i papi cercano di distaccarsi dall’autorità
imperiale e di contrapporlo a quest’ultima=> lunga fase di guerre tra i due
poteri fino al basso medioevo; oltretutto cerca anche di ritornare
all’originale verginità evangelica: potere politco e amministrativo
acquisito nei secoli=>l’unica struttura amministrativa che è riuscita a
sopravvivere alle invasioni fu proprio la chiesa, unico organo che potesse
stabilire un rdine. Ma questa è una distrazione dal suo vero scopo, ovvero
quello religioso: da Gregorio VII si cerca di riportarla alle sue origini,
riportando al centro il suo compito religioso (chiesa sempre meno corrotta
nelle questioni di denaro-economiche, ma deve anche affermarsi nei
confronti dell’impero, sicchè l’impero non può imporsi su di essa=>
doppio percorso.)
Nel frattempo anche il popolo si accorge che gli elementi morali sono
sempre meno importanti, perciò richiede egli stesso di ritornare alla loro
funzione originale => si unisce anche alla richiesta di libertà e
uguaglianza sociale, economica e giuridica, che dà origine alle eresie in
contrasto alla corruzione della chiesa (rimoralizzazione della chiesa)=>
reagisce violentemente perché comporta dispendio economico e sociale,
quindi le eresie si consolidano nonostante prima non fossero tali =>
catari/albigesi, patarini.
La reazione contro questi movimenti è violenta=> santa inquisizione o
crociate o tentativo di conversione (elemento nuovo) attraverso gli ordini
Dominicani e Francescani.
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Storia: concepita come realizzazione di un disegno provvidenziale; non è
una scienza autonoma. L’approccio storico è riconoscere il disegno
provvidenziale. Non è una storia particolare delle realtà singole, ma
interpretata come un limitato spazio temporale che intercorre tra la
creazione e la fine del mondo.
Letteratura: strumento didattico-morale (ha un senso solo se insegna);
bisognerà attendere fino al XII-XIII perché nasca una letteratura più laica
che abbia come scopo l’intrattenimento.
Altro elemento che leghi letteratura e religione è l’interpretazione
simbolico-allegorica =>fornisce un metodo di lettura dei testi che
travalica il senso letterale.
Vi è la tendenza di forzare l’interpretazione simbolico-allegorica a testi
pre-cristiani (visti come anticipatori del cristianesimo e portatori di
morale che può coincidere con quella cristiana).
Quella dell’intellettuale cristiano era diffidenza nei confronti di ciò che
venisse prima della nascita del cristianesimo, ed è perciò che ci si riferisce
al suo rapporto con i classici “contradditorio”; ne riconosce però il valore
linguistico-tematico ed è così che subentra la concezione dei classici
come “un insieme di conoscenze anticipatrici della verità rivelata”.
È bene notare che le opere classiche non venivano “lette”, bensì
interpretate in chiave profetico-allegorica. Se ne avrà una lettura nella
loro purezza solo con Petrarca e Boccaccio e le discipline filologiche
(esempio égloga IV di Virgilio: si parla della nascita di un fanciullo, che è
Ottaviano Augusto, non Gesù; terranno conto di Ovidio, Cicerone, Orazio
e Lucano). Manca tuttavia un rapporto con la letteratura greca, di cui si
saprà nel 1400 con la presa di costantinopoli da parte dei turchi e l’esodo
degli intellettuali.
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Grazie a Carlo Magno la produzione e diffusione passa dalle mani della
chiesa alle mani di intellettuali laici (ruolo fondamentale delle corti).
Corti diventano centri di elaborazione di cultura dopo il 1000: questo
sviluppo culturale va di pari in passo anche allo stato di benessere
generale. Da qui nasce la necessità di vivere in un contesto di civiltà e
maggiore raffinatezza: nelle corti si cominciano ad impostare i valori laici
e cortesi che daranno inizio alla letteratura cortese: magnanimità,
ospitalità, cortesia, eleganza, prodezza, liberalità, discrezione. I signori si
fanno mecenati: incaricano i trovatori di creare.
Rinascita dell’epica, lirica amorosa e del romanzo cavalleresco. Generi
che si distaccano dalla didattica e dalla morale=> hanno funzione di
intrattenimento, con temi radicalmente diversi (amore, guerra, cavaliere
eroico e sopracitati).
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poter curare i propri interessi. Non solo, è anche un’esigenza culturale:
volevano portarsi alla pari dei clerici e dei nobili.
Ciò prevedeva diversi cicli:
Ciclo primario: lettura, scrittura, computo e canto
Ciclo secondario: sette arti liberali (sette arti adatte agli uomini liberi, non
legati da lavoro materiale), considerate superiori a quelle meccaniche
(scultura, pittura, architettura) => derivano dalla classicità: nel medioevo
le organizza nel trivio (grammatica, retorica, dialettica : approccio alla
letteratura e alla discussione) e il quadrivio (aritmetica, geometria, musica
e l’astronomia).
Si privilegiano le arti del trivio, poiché sono fondamentali per
l’apprendimento del latino e quindi della comprensione delle sacre
scritture e della letteratura classica; nel recupero dei classici c’è anche una
funzione didattica.
Auctoritas importanti:
L’autorità massima è la Bibbia; poi i padri della chiesa che hanno posto le
basi (agostino, gerolamo, ambrogio …).
Poi gli autori classici che il medioevo porta nel contesto medioevale e
cristiano, traducendoli e attualizzandoli; sono relativamente pochi, perché
molti vengono persi. Comportamento contradditorio: doppio
atteggiamento => ovvia diffidenza dell’intellettuale nei confronti di ciò
che veniva prima di quei tempi per le pericolose implicazioni morali che
il pagano può avere sul lettore cristiano; ma ne riconoscono anche il
valore come strumento linguistico (apprendimento latino) e per il
repertorio di temi e ideali che apparentemente non sembrano in contrasto
con quelli cristiani. (virgilio, cicerone => opere morali; ovidio=> lirica
d’amore ed erotica, patrimonio mitologico; orazio=> satira e ars poetica;
lucano=> genere epico-storico).
Diverso è il rapporto con la letteratura greca: non si conosce il greco, si
conosce la letteratura greca attraverso i testi latini. Questa conoscenza
indiretta durerà molti secoli, e se ne conoscerà meglio con la caduta di
Costantinopoli da parte dei turchi, provocando un esodo di eruditi,
portando un patrimonio librario.
Platonismo e Aristotelismo
La dialettica tra fede-ragione si ricollega al platonismo e aristotelismo=>
due prospettive per affrontare l’argomento della fede.
Platonismo: mondo fisico imitazione imperfetta di idee perfette operata da
un demiurgo => la vera conoscenza è un ricordo imperfetto di quelle idee
perfette (cristianesimo vede nel demiurgo Dio => visione platonico-
cristiana). Ciò fa si che la realtà non venga considerata importante
(svalutazione della realtà sensibile); misticismo.
Aristotelismo: comporta uno spiccato interesse per la natura e il mondo
fisico, che serve all’intellettuale di stimolo per lo sviluppo della scienza.
Aristotelismo cristiano ha una prospettiva razionalistica (conoscenza
basata sulle sensazioni e quindi attraverso la ragione si arriverà a capire
concetti universali).
Il contrasto tra queste due prospettive si inasprisce nel corso dei secoli,
soprattutto nella seconda metà del XII secolo=> riscoperta di testi di
Aristotele: permette di approfondire di approfondire la sua filosofia, fino
a che non diventerà filosofo principe, soppiantando il platonismo.
Pur nella rigidità dogmatica, anche nella chiesa si assiste al tentativo di
armonizzare un approccio più razionale con la fede (san tommaso
d’aquino e la tomistica: conciliazione tra ragione e fede, filosofia e
teologia).
La teologia si apre alla ragione e si pensa abbia un ruolo, ma deve essere
illuminata dalla fede; la filosofia acquista una sua autonomia.
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Lingua e letteratura
Con un maggior sviluppo economico e il crescente benessere, si modifica
anche la lingua, che progredisce, e si sviluppa anche la letteratura.
Comparsa di nuovi testi non in latino e di nuove tendenze letterarie e
culturali.
Dal 1009 fino al 1259 => età di sviluppo lingue, letterature e uso delle
lingue volgari (vengono usate anche negli affari amministrativi,
nonostante il latino sia ancora molto diffuso sia in letteratura che in
amministrazione).
Dopo il binomio cultura monastica e latino si affiancano (prima) corte
cavalleresca/letteratura cortese e volgare della francia e di sicilia, e civiltà
urbana/letteratura volgare urbana poi, con il tramonto della società
feudale.
Letteratura francese
Prima letteratura laica e volgare a nascere in Europa.
Esordisce in ambiente ecclesiastico all’inizio; si esprime in due volgari:
d’oc e d’oil.
Lo sviluppo economico e il mecenatismo cortese favoriscono la nascita la
produzione laica.
3 generi:
Epica: lunga tradizione classica; uso del verso; lingua d’oil; chansons de
geste: poemi di diversa estensione scritti in lasse assonanzate (simili a
rime e danno musicalità) che hanno come tema le imprese guerresche di
nobili feudatari e delle loro stirpi (rivolte contro un particolare nemico,
ovvero contro i musulmani; cavalleria = militia christi; profonda
espressione religiosa); chanson de Roland; si organizza in cicli (ciclo
carolingio che verte su Carlo Magno); anche questa è cantata come la
lirica.
Lirica: lunga tradizione classica; uso del verso; lirica trobadorica
(prodotta dai trovatori); si sviluppa in provenza, quindi lingua d’oc;
influenzerà la letteratura italiana (tecnica formale sublime) attraverso le
corti di Federico II; si sviluppa tra la fine dell’ IX secolo; esprime meglio
la realtà feudale e cortese di quei tempi (ai tempi ancora molto forte).
Vede la nascita del poema laico (trobatore); tema del fin’amor, ovvero
l’idea di amore secondo la prospettiva cortese. Sono componimenti orali
per un pubblico elitario (corti), caratterizzate da tecnica e metrica molto
alte; sono fatte per la recitazione cantata e accompagnate da strumenti
(genere della canzone).
Si diffonde anche in Germania e in italia.
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Romanzo: genere nuovo; uso del verso (in questa prima fase); viene
creato per la lettura ad alta voce; pubblico elitario. Lingua d’oil. Temi:
esaltazione della prodezza eroica e dell’ideale cavalleresco e l’esaltazione
del sentimento amoroso. Diverso dall’epica: è un singolo cavalliere che
non parte per una missione cristiana, ma partono per un’avventura, una
ricerca di qualcosa, o di conseguire qualcosa, che potrebbe avere a che far
con la dimensione amorosa. Propone un’analisi quasi psicologica dei
personaggi e sono più caratteristicamente individuali.
È maggiormente laico e moderno. L’epica è più collettiva e religiosa. Le
avventure di questi cavallieri sono poste in un contesto fantastico-
meraviglioso, decisamente non cristiano: nascono nella francia del nord,
quindi hanno molta influenza mitologica celtica. Certo ci saranno
elementi cristiani, ma sono decisamente più paganeggianti.
Si organizzano in cicli: ciclo di Bretagna, o meglio arturiano.
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Italia centrale: comprensiva dei principati longobardi, culturalmente
gravitante sulle abbazie benedettine; primi documenti volgare: laudes
creaturarum di francesco d’assisi (livelli artistici sublimi, ma anche valore
documentario perché manifesta urgenza riforma della chiesa che era
sentita in questo contesto e che si esplica in questa produzione lirica
testimonianza di questa sensibilità=> bisogna tornare al sentimento
religioso originale)
Italia meridionale: stato unico sotto l’imperatore con corte precisa, laica,
che sviluppa una sua cultura, che avrebbe potuto dettare una lingua
culturale precisa (ma crollerà con la morte dell’imperatore); dal 1220-
1250 la corte ha svolto il ruolo di spazio letterario=> scuola poetica
siciliana che riproduce la lirica provenzale; i produttori sono i funzionari
stessi di Federico II per dilettarsi (maggiore differenza); élite
amministrativa (diversità sociologica rispetto ai trobatori); tema
dell’amore (intrattenimento); si ritrova un linguaggio adatto ad un tema
così alto: siciliano illustre (lo depurano attraverso la grammatica latina,
creando una lingua letteraria raffinata).
La letteratura religiosa
Prima metà del 200; due fenomeni: letteratura religiosa (autoctona:
esprime esigenze e caratteristiche delle popolazioni del centro italia e del
nord), e una lirica laica, incentrata sull’amore.
Espressione plurima in diversi volgari (siciliano illustre e l’umbro illustre
di san francesco).
Due contesti differenti: uno è l’elevato ambiente della corte, l’altro è un
contesto più popolare ma non meno nobile.
la letteratura religiosa ha carattere autoctono: nasce da impellenti esigenze
interne; profonda adesione di queste popolazioni al cristianesimo. È
l’espressione letteraria che possa esprimere quest’adesione; non subisce
influenze da culture letterarie straniere. Ha basi derivanti dall’esperienza
latina medievale, ma non ha la stessa dinamica della lirica siciliana, che è
fortemente influenzata.
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Se da una parte l’affermarsi dei comuni porta a una cultura nuova e una
classe sociale e intellettuale nuova (borghesia), dall’altra quest’ultima non
riesce ancora a svincolarsi dalla spiritualità cristiana.
Questa cultura laica sarà generalmente inglobata nella cultura cristiana nel
200 e 300, anche se si delineeranno delle tematiche più laiche, dall’amore
alla politica.
Queste tematiche che si distaccano, si vanno formando parallelamente alla
società borghese e i comuni.
Una vera affermazione del laicismo si avrà nel 300, col preumanesimo di
Petrarca: la religione è sempre importante, però si cambia la prospettiva,
soprattutto sui classici; il centro di tutto sarà l’uomo, le sue esigenze e
manifestazioni.
Il filone più propriamente religioso della letteratura del 200 trae
ispirazione da un forte desiderio di rinnovamento religioso e dall’acceso
misticismo delle classi popolari. Non è solo arte, ma anche la traduzione
di un sentimento espresso da gran parte della popolazione.
Questi fermenti religiosi hanno un duplice destino: alcuni rischiano di
mettersi al di fuori della chiesa (sette ereticali che non solo aspirano un
rinnovamento religioso, ma anche politico, sociale e economico); essendo
movimenti popolari, richiedono considerazione e equità da parte delle
classi dirigenti.
C’è una differenza tra il fatto che la poesia laica esprima il suo laicismo
con tematiche politiche, sociali, economiche e il fatto che le esprima
quella religiosa.
nel tredicesimo secolo si stanno sviluppando due classi:
La borghesia comunale e intellettuale laica (gestione di comuni); esprime
esigenze sociali economiche politiche legate a questa classe
La classe popolare che, attraverso la poesia religiosa, cerca di conquistare
rilevanza e presenza (rischio eresia)
Dall’altro lato, la chiesa combatte l’eresia soprattutto quando alla
religione si mischia politica, economia e società; dall’ altro cerca di farli
propri, recuperando la sua innocenza originaria grazie alle liriche religiose
(innocenzo III => prima approvazione alla fondazione dell’ordine
francescano; si occupa di politica e rigenerazione della chiesa)=>
tentativo di sfruttare queste pulsione religiosa popolari fu quella di
fondare due ordini mendicanti: francescani e dominicani => stile di vita
che rispecchia la rigenerazione evangelica.
La letteratura religiosa si fonda su due elementi: la tradizione religiosa
mediolatina dotta e livello comunicativo popolare e meno raffinato
San francesco
Dal punto di vista artistico è il più avanzato, elaborato e letterariamente
rifinito.
1182, Assisi, padre mercante, giovinezza turbolenta e non legata alla
spiritualità, buona educazione.
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1206 => crisi religiosa e conduce una vita improntata in modo assoluto
agli ideali evangelici: povertà, umiltà, carità, penitenza, dedizione a dio.
Apre un varco su una nuova modalità di vivere il vangelo: la sua opera
raccoglie fin da subito un favore assoluto tra i più umili ma anche tra le
classi elevate.
È talmente grande il seguito che ad un certo punto si fonda l’ordine
francescano approvato temporaneamente da Innocenzo III e
successivamente definitivamente approvato da Onorio III => passano una
ventina d’anni, perché la chiesa voleva tenerli sotto controllo affinché non
sfoci nell’eresia.
È una vita povera, semplice e spirituale => misticismo che non disprezza
la realtà in cui l’uomo vive, anzi, questa semplicità deve essere connessa
alla realtà del mondo e dell’universo che Dio ha donato. Ignora le pretese
le finezze perbeniste della borghesia e il suo agio (primo a criticare la
borghesia).
Vita in stretto legame con la natura, creazione di Dio e benedizione di
quest’ultimo.
Le opere sono prevalentemente in latino (la regola, admonitiones,
testamento, laudes dei, laudes creaturarum o canticum fratres solis, unica
eccezione a non essere in latino)
Letteratura francescana: costruisce la figura mistica di san
Francesco; comincia dalla morte di san francesco e continua fino al 300.
L’opera più importante sacrum commercium sancti francisci cum domina
paupertate => sacre nozze di francesco con signorà povertà; si basa sulla
questione della povertà della chiesa o della sua azione politica.
legenda trium sociorum => serie di fioretti (episodi, ameddoti della vita
di S. francesco);
Speculum perfectionis, che riporta il laudes creaturarum.
La letteratura francescana non esaurisce il panorama della letteratura
religiosa: se scarsa importanza hanno i testi dominicani (predicavano e
basta), un altro rilievo hanno altri movimenti di massa, come i disciplinati
o flagellanti, che seguono la mistica e la pauperistica (assoluta povertà e
penitenza). A loro si fanno risalire la maggior parte delle liriche religiose
(fondato da Ranieri Fasani) => avvento dello spirito santo profetizzato,
invitando i fedeli a flagellarsi. Secono le credenze le età del mondo
dovevano essere tre: del padre (antico testamento), del figlio (nuovo
testamento) e dello spirito santo (giudizio universale); l’imminenza della
fine del mondo implicava che i cristiani dovessero mortificarsi.
Sotto quest’impulso nacquero le prime confraternite=> percorrevano le
vie autoflagellandosi e cantando componimenti. Ben presto si diffuse, fu
tollerato dalla chiesa nonostante con scetticismo.
Parallelamente alla diffusione delle confraternite, si diffondono anche le
laudi.
Laudi: componimenti in gran parte anonimi che ricalcano lo schema
metrico della ballata profana (usata per la lirica d’amore) con fini
religiosi. Innanzano i canti alla vergine, al signore, ai santi, disprezzando
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la vita terrena e meditando sulla morte. Molte hanno forma dialogata
(dramma sacro).
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Si afferma in Sicilia presso la corte di Federico II di Svevia, che da parte
sua la promuove allo scopo di dare prestigio culturale, al suo stato, alla
sua missione statale.
Non erano tutti funzionari (la maggior parte lo erano); non tutti i poeti
sono siciliani.
Poetarono sotto l’influenza della lirica provenzale, cercando di fare del
volgare siciliano per farlo diventare dotto, illustre.
Sul piano formale è fondato su:
Prima ragguardevole produzione in volgare italiano
Attività non finalizzata a motivi pratici (no educazione, ma ludico, svago)
Sperimenta forme metriche varie come canzone e canzonetta, ma ne
inventa anche di nuove (forma metrica del sonetto)
I siciliani scrivono in una lingua che attraverso la lirica tendono a renderla
pura=> per innalzare un volgare, ha bisogno di confronto con altre lingue
illustri (provenzale e latino).
Accettano la lirica provenzale, accettando contenuti e forme come base di
partenza e inserirvi elementi innovativi. Non è un’imitazione, ma si
distinguono in una serie di aspetti:
aspetto politico-sociale: dietro a loro sta un organismo statale avanzato
per i tempi (non solo amministrativamente, ma anche culturale: nord e
sud Europa si incontrano, più mondo arabo e bizantino).
Parallelismo tra francesco e federico II, ma capiscono di superare
determinate limitazioni imposte.
Aspetto sociale: diversa estrazione sociale; scelta di temi diversi tra
funzionari e trovatori professionisti.
Eredità provenzale, ma:
Tema: amor cortese, in contrasto con i tempi turbolenti, con lotte tra papa
e imperatore, cambiamenti sociali ed economici, scoperte.
Operano un accrescimento della lingua=> nobilitazione del volgare
Scelta stilistica che rifiuta le forme più mosse della lirica musicale =>
lirica molto più fissa, burocratica, stile più uniforme.
La lirica siciliana vive un periodo di transizione, portando
un’ambivalenza tra una curiosità intellettuale e la paura che provoca lo
scontro tra la vecchia società feudale e i nuovi cambiamenti sociali.
Tentativo di mantenere i vecchi valori e di assumere quelli nuovi.
I poeti siciliani sono reticenti a voler parlare dell’attualità (lirica politica)
appunto perché è un periodo di stress.
tema:
Servitù d’amore alla donna (volontario)
Sotto temi
Lontananza della dama
Gelosia
Paura di manifestare il proprio amore o, dopo averlo ottenuto, di perderlo
Timidezza
Malparlieri che turbano questa storia d’amore
Rimpianto
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Motivo della primavera (metafora nascita dell’amore)
Cavaliere che parte
Lode delle qualità della dama
Tenzone poetica => uno lancia una sfida e gli altri rispondono, facendo
nascere un dibattito => disputa dottrinale in versi nel momento in cui si
parla d’amore. ispirata alla tradizione provenzale; adottata anche dai
siciliani.
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crisi delle due potenze universali (papato e impero)
emersione di nuove potenze=> monarchie nazionali europee o entità
statali aka comuni.
Nascita dei centri di cultutra laica (università) accanto ai centri di cultura
clericale => produttori di cultura latina
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Mentre va ad acuirsi la frammentazione politica, paradossalmente dal
punto di vista letterario si va verso una centralità (Toscana e Firenze).
Ed è infatti in toscana che viene rielaborata la lirica siciliana: viene
adattata alla realtà toscana (società comunale, nuovo pubblico, nuovi
produttori).
Si mantiene l’uso del volgare, i contenuti della poesia della poetica
siciliana, forme metriche tradizionali (sonetto, canzone, canzonetta)
affiancate da altre forme come la ballata; soprattutto rispetto alla
tradizione sicilian si estende il repertorio tematico: non si parla solo
d’amore, ma si allarga il campo tematico a contenuti socio-politici e alla
polemica (tenzone).
Questo ampliamento ha il valore di esprimere quelli che sono in nuovi
valori della società borghese => migliore testimonianza di una viva
partecipazione alla vita pubblica.
Intellettuale colto e politicamente impegnato.
Questa transizione è segnata dalla nascita della scuola siculo-toscana.
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Ciò che permette lo sviluppo della scuola siculo-toscana è la prosperità
economica della borghesia comunale.
Solo dopo che i comuni cadono sotto Firenze, si viene a formare una
poesia unitaria.
Produzione lirica multi-tematica che va a recuperare la tradizione
provenzale.
L’interesse è sociale, politico e trasmissione di valori della nuova società
(fini propagandistici).
Primo esponente: Bonagiunta Orbicciani.
Importanza nella mediazione culturale, spostando l’asse dalla corte di
palermo alla scuola toscana.
Osteggerà lo stilnovo => pro-maniera siculo-toscana.
Poesia comico-realistica
Stessa matrice culturale stilnovista e siciliana, ma contenuti
completamente opposti.
Opposizione al gusto aristocratico della lirica d’amore cortese.
Domina la propensione a tracciare un quadro minuzioso del mondo
comunale, sottolineando gli aspetti più comici e bassi => documento dei
personaggi, costumi, aspetti più deteriori della vita popolare e borghese in
quel contesto.
Si trova in tutto il territorio toscano, come il filone siculo-toscano.
l’iniziatore di questo filone è Rustico Filippi.
Questo movimento vedrà la sua piena realizzazione con Cecco Angiolieri;
altro autore è Folgore di San Giminiano, che creerà una fusione tra gusto
aristocratico e ispirazione realistica => liaison tra comico-realistica e
poesia alta e aristocratica.
I poeti stilnovisti o siculo-toscani non si occupavano solo a lirica alta, ma
anche a poesia più “bassa” per puro sollazzo. Non erano così
incompatibili => il corpus di un autore viene considerato tutto importante,
che sia lirica alta o comico-realistica.
Se rustico divide il canzoniere divide tra lirica alta e bassa, Cecco
Angiolieri rifiuta decisamente il modello cortese, ribaltando i temi
stilnovisti.
Un elemento importante da definire è il concetto di letterarietà => si
intende la cosciente intenzione di questi autori di costruire un oggetto
letterario
Grande abilità tecnica, scelta degli stili e temi antitetici allo stilnovo.
Questo per sottolineare il fatto che non sono poeti impreparati => hanno
un linguaggio medio-basso per adattarlo alla materia trattata.
Temi: derivano dalla tradizione giocosa latina => goliardi
Esaltazione potere e denaro
Elogio dissipazione =/=diverso dall’accumulo borghese
Lamento della povertà
Invettiva contro la fortuna cieca e mutevole
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Celebrazione dei piaceri della vita (sesso, vino, gioco) => triade
donna, taverna e dado.
Cecco fa difendere il motivo della sua povertà dalla deprecazione
ingiuriosa contro i genitori accusati di avarizia. => profonda vversione
contro i genitori che non supportano i figli nell’espletazione delle gioie
della vita.
Altro tema della satira anti-femminile: ridicolizzazione delle vecchie,
invettiva contro le mogli, donna creatura del diavolo (fa nascere il
desiderio nell’uomo senza soddisfarlo); avida, volubile, volgare, sfrontata,
di lingua pronta, sessualmente esuberante, infedele e indipendente.
Vengono scelte questi tipi di immagine per contrapporle a quelle
stilnoviste.
Funzionale è la rappresentazione dell’amore sotto l’aspetto sessuale: non
ha nulla di platonico.
Linguaggio
dato il tema trattato, deve riprodurre la freschezza e immediatezza del
parlato:
colloquiale => sintassi libera
lessico plebeo, dialettale, gergale
rari latinismi, sicilianismi => li si trovano solo in senso parodico
doppi sensi, trivialità, oscenità
evitano gli elementi del vocabolario stilnovistico (altrimenti è a fine
parodico, svuotati della loro carica semantica, utilizzati in contesto
ridicolo e ridicolizzante).
Frequente ricorso al paradosso nella figura dell’iperbole
(rappresentazione di una situazione in termini eccessivi, che serve per
amplificare o sminuire un concetto); altra figura è l’adynatum, che indica
un evento che non può verificarsi nella realtà; impiego di imprecazioni e
apostrofi violente. Queste imprecazioni rimandano alla letteratura giocosa
=> tecnica del vituperium: invettiva ingiuriosa nei confronti di una
persona.
L’impiego di questi mezzi porta alla caricatura di un soggetto preso di
mira.
Questi personaggi sono reali, presi da qualsiasi casta => il lato
documentario è quello della descrizione di queste realtà.
Capita che questi sonetti siano costruiti attraverso i dialoghi, che danno
maggiore realismo e teatralità.
Il sonetto è la forma lirica prediletta da questi poeti, poiché duttile.
Rustico di filippo
È il primo tra i poeti comico-realistici => 58 sonetti: 29 trattano di amore
cortese e gli altri 29 sono ascrivibili alla maniera giocosa.
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Nei sonetti comici, Rustico si concentra sul mondo comunale: la vita
quotidiana e la cronaca cittadina costituiscono il suo vero tesoro inventivo
=> i personaggi vengono deformati fino a diventare delle caricature
irridenti e moralmente avvilenti (l’avaro, il soldato millantatore, la
buggeressa vecchia). Questo comico storpiamento viene reso da un
linguaggio plebeo e licenzioso, designando direttamente ciò che è osceno.
Non solo, oltre al ritratto caricaturale, vi troviamo anche bozzetti
narrativi, che in 14 versi racchiudono una vicenda (oi dolce mio marito
aldobrandino).
Cecco angiolieri
Nacque a siena nel 1260 e fu il massimo esponente della poesia comico-
realistica. I suoi riscontri biografici dimostrano una certa inclinazione al
disordine esistenziale: era insofferente in quanto soldato, ricevette
parecchie multe per diserzione, provocava risse e scialacquava i suoi averi
e si riempì di debiti (tant’è che i suoi figli rifiutarono la sua eredità).
Quando cecco indica << la donna, la taverna e il dado>> come sue muse
ispiratrici, egli non fa altro che ripercorrere le tematiche della poesia
goliardica.
Analoghi allo stesso universo appartengono le invettive contro la fortuna
e i genitori avari, la concezione dell’amore come puramente carnale e
l’elogio al denaro.
Quest’ultimo consiste nell’ossessione dominante di Cecco: continuativa è
la sua autocommiserazione per la sua cronica indigenza, soprattutto
perché il suo stato di povertà incide fortemente sulla sfera dell’amore.
Privazione di questi due predispongono il poeta ad uno stato di
malinconia, un umore nero: non prova né afflizione né depressione, ma
affronta la realtà con una certa sfrontatezza orgogliosa e acre, ma non va a
toccare l’odio.
Come si può notare in S’i Fosse Foco, la rabbia distruttiva è montata su
iperboli e su periodi ipotetici impossibili, svelando il suo carattere
velleitario, terminando con il riso.
Si affida ad un linguaggio colorito e sintassi espressiva per manifestare i
suoi risentimenti.
Cecco assume nella sua poesia toni fortemente anti-stilnovistici,
parodizzandone i temi: la donna è grossolana, ha un nome poco
accattivante (becchina, appunto), il suo ruolo sociale è tutt’altro che
nobile (figlia di un cuoiaio) ed è volgare nel linguaggio.
Tale donna è irraggiungibile per il poeta non per l’incolmabile distanza
che consuma nel desiderio l’amante cortese, ma perché non dispone di
ricchezze per appagare l’avidità dell’amata. => anti-beatrice.
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Folgore di san Gimignano
Diversamente dai precedenti, Iacopo di Michele da San Gimignano, detto
Folgore, ha un rapporto più realistico che comico con la poesia.
È poeta di corone, ovvero una sequenza di sonetti collegati tra loro da un
tema o un’occasione che li ha motivati => collana di otto sonetti per la
semana e un’altra di quattordici sonetti dedicati ai mesi dell’anno.
Rinuncia ai toni aspri e plebei, preferendo le forme del plazer provenzale,
celebrando i diletti dell’allegria conviviale, dell’armonica corrispondenza
della natura piacevole e costumanze eleganti e raffinate.
I valori cardini sono il diletto, l’allegrezza, l’amicizia, lealtà, amore,
cortesia, sollazzo. Si fa portavoce dell’ambizione borghese di elevarsi ad
aristocratici attraverso la rivitalizzazione dei costumi cortesi.
Il dolce stilnovo
Nuovo stile “dolce”, che parla di amore.
Questo nuovo modo di fare poesia è definito dalla parola DOLCE, perché
sottolinea la compostezza della lirica, ordinata, l’assenza di asprezze, la
musicalità.
Secondo la critica ottocentesca, si indica un gruppo di poeti che operano
tra il 1280 e il 1310, tra cui Dante, Guinizzelli, Cavalcanti…
Nuova prospettiva della poesia, innovazioni degli elementi:
rappresentazione della donna
nozione d’amore => meglio definita e che si comincia ad indagare
a livello psicologico
da qui nasce una nuova poetica, di un nuovo modo di fare poesia.
La donna: immagine completamente interiorizzata e soggettiva; l’uomo
non è più sottoposto al galateo cortese, ma come strumento di
perfezionamento => essere che opera in modo beatificante a livello
intellettuale, morale e religioso; l’amore è una tenzione al
perfezionamento, non è più un sentimento privato.
Rifiuto della poesia in quanto esercizio letterario fine a se stesso, così
come rifiuta l’imitazione di stili precedenti => elabora uno stile nuovo,
sperimenta; presenta la novità:
capacità di tradurre in poesia i sentimenti, le idee, gli affetti del
poeta che vuole esprimere
qualità aristocratica della poesia => lingua poetica cui qualità deve
essere la dolcezza
i destinatari sono un gruppo ristretto ed elitario che vengono chiamati i
“fedeli d’amore”, cioè chi è in grado di intendere questa poesia.
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Bandiscono dalla loro poesia qualsiasi elemento dell’attualità => analisi
psicologica sull’amore come esperienza personale, quindi viene ribadito il
carattere elitario del movimento.
In questo miglioramento della tradizione precedente, gli stilnovisti fanno
un passo ulteriore: concetto dell’amore come principio assoluto di cui
vogliono indagare razionalmente sul piano conoscitivo e gnoseologico
l’essenza la genesi e la fenomenologia => effetti che l’amore ha su un
individuo.
Dell’amore cortese mantengono:
la vista della donna, della sua bellezza fisica che è specchio della
sua morale
la donna è ad un livello superiore => lo enfatizzano; è elemento di
perfezionamento
amore tensione generatrice di valori positivi
Guido guinizzelli
Nonostante il ruolo di precursore dello stilnovo, la produzione di questo
poeta non è copiosa: in tutto sono 25 poesia e frammenti.
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Fondamentale è la canzone “al cor gentil rempaira sempre amore”,
considerata il manifesto dello stilnovo, enunciandone gli elementi più
significativi:
corrispondenza tra amore e cor gentile
contrapposizione tra nobiltà d’animo e nobiltà di sangue
donna come simile ad un angelo (tuttavia non è ancora un’entità
eterea, bisognerà arrivare a Dante affinché la donna sia
completamente un angelo)
tema della lode e della luminosità
a contrappunto di tali slanci gioiosi, Guinizzelli tocca anche il tema
dell’angoscia e del dolore, più dominante in Cavalcanti, e la maniera
comica.
Guido cavalcanti
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Dante Alighieri
Dante o Durante Alighieri (giugno 1265), figlio di Alighiero di
Bellincione e Bella degli Abati => famiglia guelfa di piccola nobiltà
decaduta senza un ruolo rilevante nella vita pubblica (attività di cambia
valute => non arricchiva).
Istruzione medievale normale (quadrivio e trivio).
Tre fasi di formazione:
retorico grammaticale: con Brunetto Latini, che lo influenzò
intellettualmente e culturalmente => cultura militante; si pensa sia
stata la porta che permise a Dante di scoprire una cultura al di
fuori di quella fiorentina, tra letteratura italiana e europea.
filosofico letterario: dante si apre anche ad altre forme di arte =>
pittura e musica. Questa sua apertura è rafforzata dal fatto che
nella divina commedia incontra e interloquisce vari pittori;
primo approccio lirico è guittoniano.
Alla formazione letteraria contribuiranno anche i poeti stilnovisti,
coi quali instaura rapporti amicali, come Cavalcanti, Dante
Damaiano, Lapo Gianni. La prova di questa amicizia è data dal
sonetto “guido io vorrei che tu, Lapo ed io” => si avvicina al
plazer , ma rappresenta anche una tipica espressione di spiritualità
stilnovistica, ove si trova il vagheggiamento del mondo volgare
=> rifiuto realtà triviale ed esaltazione dell’amicizia di spiriti
congeniali gli uni agli altri uniti dall’aristocrazia del sentimento e
della cultura (richiamo alla materia di Bretagna: richiami a
merlino ed Avalon).
filosofico teologico: approfondimento della filosofia e teologia =>
frequenta le studia fiorentini, scuole religiose fiorentine che
fungevano da livello superiore di studi (frequenta sia dei
domenicani che dei francescani) => Aristotele, San Tommaso,
Sant’Agostino.
Primo documento della sua formazione culturale furono le sue rime => si
identificano i suoi interessi culturali e poetici di Dante: sono la parola
chiave per comprendere il suo percorso culturale => sperimentazione di
diverse modalità letterarie e stilistiche che Dante mette in atto
confrontandosi, cercando di raffinare il suo linguaggio e stile personale.
Nelle rime si può vedere un’ispirazione guittoniana e lo spirito
stilnovistico vi si manifesta in due modalità:
si avvicina ai modi drammatici di Cavalcanti, senza raggiungere
l’estrema tragicità
mondo di affetti più tenue e stilizzato, che lo avvicina allo stile di
Lapo Gianni
queste rime furono dedicate ad esaltare Beatrice, che inizia ad essere la
donna attraverso la quale il poeta idealizza tutta la sua esperienza
amorosa.
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Dopo la morte di Beatrice, Dante raccoglie nella Vita Nuova (1292-1293)
30 sue liriche dedicate a Beatrice.
Collega queste 30 sonetti e liriche con delle narrazioni in prosa, formando
42 capitoli.
La parte in prosa serve per spiegare l’occasione che ha ispirato queste
liriche, fornendo informazioni sulla struttura metrica e sintattica =>
vengono criticamente analizzate da lui stesso.
Questa unione di lirica e prosa si cataloga come prosimetro
Il modello del prosimetro è un modello latino.
Racconto delle vicende sentimentali di Dante ed è l’inizio di quel
cammino che troverà il suo apice nella divina commedia.
Ricordo e memoria sono parole-chiave.
Si discosta dal modello cavalcantiano, certificando il ritorno di Dante
all’originale dolce stilnovo di Guinizzelli => equiparazione della donna
all’angelo, ma Dante lo perfeziona => questa concezione raggiunge
l’eccellenza con Dante; dimensione del saluto che si muove in un mondo
etereo, radicalizza la spiritualizzazione della donna, superando il
problema del rapporto diretto con la persona amata. Quasi non esiste più
il rapporto fisico tra uomo e donna, ma viene espresso attraverso la lode
alla donna assente (non v’è più l’elemento della vista della donna). La
lode è un approfondimento del sentimento di amore => declinazione più
religiosa della donna e dell’amore.
Dante è conscio di portare avanti motivi guinizzelliani, declinandoli
secondo suo gusto. Questo allontanamento dall’uno e l’avvicinamento
all’altro è confermato dal fatto che Cavalcanti viene menzionato ma non
compare fisicamente (menzione nell’inferno; Guinizzelli si trova in
purgatorio ed è presente).
Il capitolo che ha liriche più alte è il 26esimo => l’amore di Dante si
trasfigura in estatica ammirazione della donna.
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Bianchi: poche famiglie aristocratiche, popolo grasso democratico e
popolo minuto
Neri: maggior parte dell’aristocrazia, parte più ricca e conservatrice del
popolo grasso.
A complicare il tutto fu il Papa Bonifacio VIII che voleva trasformare la
Toscana una provincia => alleato dei neri.
Dante diviso tra il legame coi donati e dalla naturale aspirazione a fare
parte dei guelfi bianchi.
Questo nonostante Dante non dimostri simpatia per il popolo, né per il
popolo grasso; soprattutto ciò che non gli piace è lo sfrenato desiderio di
arricchimento, lusso e di denaro.
I dissidi sono prevalentemente e sostanzialmente economici
Altro elemento che mette in difficoltà Dante è il capire che la Chiesa è
diventata sempre un ostacolo allo sviluppo della storia laica italiana =>
ostacolo ad un autonomo sviluppo di queste realtà comunali.
Considera l’intervento della chiesa come un’intrusione negli affari terreni
(de monarchia) => accentua poi i divari tra le fazioni; perciò, Dante resta
dalle parte dei bianchi: più ragionevoli, motivati a cercare un
compromesso e meno rissosi, oltre che volti a contrastare le manovre del
papa.
Nella sua carriera politica, Dante vuole contrastare le parti più violente
della politica, fino ad arrivare ad esiliare anche Cavalcanti, così come non
esita a mettersi contro il papa (antipapale) => è stato quasi definito
ghibellino.
È su questa base che Dante si stacca dal dolce stilnovo.
Sente il bisogno di una poesia che non parli solo d’amore, ma che sia
anche realistica e militante => esce dal “guscio degli eletti d’amore”,
portando alla formazione di quel panorama brulicante che si ritroverà
nella divina commedia.
Acquisisce la coscienza della necessità della virtù civile, morale, etica e
religiosa => percorrere la strada che più si avvicina a questo
perfezionamento (ben delineato nella divina commedia).
1301: Carlo di Valois, inviato dal papa a Firenze, sotto pretesto di
pacificare la città => colpo di stato e si impadronisce del potere ed
epurare la città dai guelgi bianchi.
Dante in quei giorni si trovava a Roma; il 27 gennaio del 1302, sulla via
del ritorno, Dante viene condannato in contumacia (condannato senza
essere presente al processo) => esilio di due anni, esclusione dai pubblici
uffici e multa.
Non accettando questa accusa, vaga per l’Italia, rimane a contatto con gli
altri bianchi fino a che non si rende conto dell’inutilità della loro azione
=> decide quindi di fare parte da se stesso, convinto della dignità di
questa condizione poiché gli consente di perseguire un’eticità civile e
moralità superiore rispetto agli intrighi dei bianchi per rientrare a Firenze
=> intellettuale escluso che gli permette di fare la morale a tutti, rendendo
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i valori civili e morali che persegue i valori cardini della divina
commedia.
Il fatto di separarsi dai bianchi ha un effetto più incisivo dell’esilio stesso:
solo dopo questa separazione Dante si sente espulso dalla realtà
municipale; l’altro aspetto, solo dopo questa separazione si perfeziona lo
sradicamento di Dante dalla sua classe sociale (? Rivedi), diventando
intellettuale libero professionista => cercarsi un protettore, che gli dia
incarichi politici e professionali che possano dargli la possibilità di
sopravvivere. Quindi entra nelle corti di diversi signori per trovare un
nuovo ruolo e i mezzi di sostentamento. La speranza del ritorno in patria
resta per un certo periodo, ma non viene data al perdono, ma
all’acquisizione di maggior prestigio possibile come filosofo e poeta,
raggiungendo una fama tale da essere richiamato a Firenze. Da qui i vari
scritti e trattati.
L’altro aspetto di questa maturazione è quello che fa si che Dante capisca
che il comune non ha la forza sufficiente per opporsi a queste dinamiche
di acquisizione del potere da parte dei potenti. Questo gli fa rivalutare il
ruolo dell’imperatore.
Poche sono le notizie riguardo al suo esilio => gli spostamenti furono
numerosi e alcune esperienze furono umilianti.
I trattati più importanti per cercare di acquisire un’autorevolezza sono il
convivio e de vulgari eloquentia => importanti anche nella loro
incompiutezza. Basi per la costruzione linguistica della Divina
Commedia.
Convivio (1304-1307) e doveva comporsi di una quindicina di
libri dedicati al commento di canzoni dottrinali => ne compose
solo 4.
Prosimetro; titolo: vuole spezzare il pane della scienza, rendendo
accessibili a tutti le nozioni che aveva acquisito durante i suoi
studi. Può essere il punto di arrivo del tentativo di Dante di
impadronirsi della cultura del suo tempo.
Quello che la critica ha interpretato è l’entusiasmo intellettuale
che Dante sembra trasmettere nei confronti della scienza e del
sapere che vuole trasmettere => funzione pedagogica, intellettuale
che comunica e rende accessibile il suo sapere. Senso morale e
civile dell’intellettuale.
Sforzo profondo di una creazione di una lingua prosastica. Sia
nella vita nuova che nel convivio sono il punto di partenza di tutte
le opere in prosa successive di altri autori.
De vulgari eloquentia (1304): scritto in latino. Incompiuto.
Interrotto al quattordicesimo capitolo del secondo libro. Trattato
sulla lingua volgare, stabilendone i principi più importanti:
è più nobile di quella latina, perché parlata da tutti;
universale perché è compresa da tutti;
volgare illustre:
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Unitario e organico rispetto alla frantumazione dello stato: se
diventa unitario, sarà usato da tutti e sovrasterà quelli regionali
Illustre perché frutto impegno stilistico e dona gloria a chi lo
usa
Cardinale perché è un cardine intorno a cui ruotano le parlate
comunali
Aulico e curiale perché alla sua elaborazione dovrebbero
partecipare anche le corte o, meglio, la corte unica che
dovrebbe dominare l’Italia
De monarchia: scritto dopo la morte di Arrigo VII che aveva
tentato di ristabilire il potere imperiale sui territori italiani.
Obiettivo di definire cosa sia la monarchia temporale universale
=> se il popolo romano abbia acquisito il ruolo di questo ufficio,
se l’autorità dell’imperatore venga da Dio o dal Papa.
Essendo uno il fine dell’umanità, una deve essere la guida
necessaria a perseguirlo => l’unica che può assumerla è la figura
dell’imperatore; riproduce l’unità dell’universo retto da Dio.
Unico fine e unico sovrano. Potere temporale non deriva da quello
religioso => confuta i testi sacri, giustificazione del papa per la
sua intromissione negli affari che non lo riguardano.
Egloghe: composizione pastorali in latino; relazione filosofica
relativa alla fisica e astrologia del tempo.
Divina commedia
Sintesi della multiforme sperimentazione dantesca per quanto riguarda
lessico, stile e dottrina (elementi intellettuali, concettuali e culturali).
Divina: denominata così da Boccaccio => eccellenza del poema.
Perché commedia?
La vicenda comincia male e finisce bene
Scritta in uno stile piano e umile, come lo definisce lui, rispetto
allo stile elevato e sublime della tragedia
La composizione impiega 15 anni (1306-1321).
Non c’è una testimonianza diretta (no documento scritto di prima mano
da lui).
Inferno: 1304-1310
Purgatorio: 1308-1315
Paradiso: 1316-1321
È senza fondamento l’ipotesi che sosteneva che i primi sette canti fossero
composti prima dell’esilio => idea di Boccaccio dovuta al fatto che tra il
settimo e l’ottavo c’è una sorta di stacco: “io dico seguitando”; si pensava
significasse uno stacco temporale.
Le cantiche furono diffuse anche prima del completamento dell’opera,
nonostante le difficoltà frapposte dall’autorità religiosa, che mise in
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dubbio l’ortodossia del poeta (bruciò il De Monarchia come opera
eretica).
Nonostante ciò, il poema ebbe una diffusione capillare, sia orale che
scritta => diffusione anche popolare => sono state attestate 600 copie
manoscritte di diverso tipo, genere e qualità.
Per tutto il 400, 500, 600 e buona parte del 700 Dante non è più modello
di riferimento, ma anzi viene considerato primitivo e inclassificabile: con
l’umanesimo si guardano Petrarca e Boccaccio.
Nel 700 la Commedia viene ancora accusata di essere un groviglio
grottesco, ma si ricomincia ad apprezzare sia la ricchezza linguistico
lessicale di Dante, sia la dottrina e capacità di esprimere un pensiero
filosofico-culturale e per la sua energia (militante) => gli intellettuali che
lo rivalutano furono Gianbattista Vico (dante=nuovo omero) e vittorio
alfieri (esempio del poeta eroe solitario che verrà celebrato nel
rinascimento). Ricreeranno il mito dantesco che verrà riscoperto nel
rinascimento da Foscolo, facendone il punto di riferimento della sua
filosofia poetica, rendendolo anche oggetto di parecchi saggi critici.
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Interpretazioni letterale e allegorico => Allegorico: associa al senso
letterale un sovrasenso simbolico + funzione didattico morale (è un
viaggio che insegna come salvarsi: ogni personaggio insegna qualcosa,
nel bene o nel male).
Dante usa la poesia non per rappresentare il mondo, ma per riformarlo =>
risistemarlo secondo nuovi canoni o principi, impartendo lezioni a tutti i
suoi abitanti.
Reinventa la tradizione enciclopedica medievale e usa la poesia l’intero
universo che conosce (enciclopedico: perché inserisce tutto ciò che
conosce, la sua conoscenza stilistica, formale, metrica, trasformando
l’immaginario in reale).
Nella commedia si uniscono questi livelli:
impegno politico, che si trasforma, dopo la morte di Enrico VII, in
messaggio morale: politica che si fa etica
struttura dottrinale morale che si costruisce in rappresentazione
simbolica
l’intrecciarsi di toni diversi (violenza con cui tratta gli ignavi non
c’entra nulla con la pietà verso Ugolino)
tentativo di unire l’eterogeneità della storia e della realtà
varietà lessicale
motivo per cui Dante è il padre della lingua italiana => il vocabolario
italiano del 200 è completo al 60%; la commedia lo fa proprio, lo integra
e lo trasmette nei secoli => nel 300 il 90% della lingua italiana era già
formata.
Dante usa un linguaggio lucido, diretto e mai vago, che arriva a descrivere
le visioni mistiche più alte e le situazioni comiche più basse.
Ma quale lingua si intende? Il volgare medio fiorentino => scelta
ideologica e culturale: nei primi anni dell’esilio Dante viene a definire
l’uomo di cultura, che deve essere un intellettuale integrato nelle
dinamiche della sua età (militante) => se è così attivo, deve usare una
lingua comprensibile e accessibile al pubblico.
Non sceglie il modello sovra-regionale teorizzato nel De Vulgari
Eloquentia (che all’epoca ancora non c’era), quindi opta per quello che
conosce. A partire dal volgare fiorentino, riesce a creare una lingua,
sfruttandolo in tutti i suoi registri e molteplici possibilità che poteva
offrire, arricchendolo lessicalmente, con neologismi, provenzalismi,
latinismi, francesismi.
Struttura dell’inferno
Lucifero => precipitato dall’empireo, arrestandosi al centro della terra
(punto più lontano da Dio); la crosta terrestre si è ritirata/fuggita dal
contatto con Lucifero.
Ordinamento morale della cantica è fondato sullo schema aristotelico
delle tre disposizioni che il ciel non vuole:
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Incontinenza: peccato che offende meno dio => uso smodato di
beni leciti (lussuria, cibo…); non aver saputo porre il giusto freno
agli istinti; secondo-quinto cerchio, chiusi dall’acheronte e dallo
stige: lussuriosi, golosi, avidi, prodighi, iracondi, accidiosi
(negligenza nei confronti dell’esercizio della virtù) (6 dei 7 peccati
capitali).
Violenza => violazione della legge divina: settimo cerchio diviso
in 3 gironi:
Violenti contro il prossimo e le sue cose: assassini e predoni
Violenti contro sé stessi e le proprie cose: suicidi e
scialacquatori
Violenti contro Dio e le sue cose: bestemmiatori e sodomiti
(peccato contro la natura, figlia di Dio)
Frode: peccato più grave => per compierlo l’uomo deve usare un
dono di Dio, ovvero l’intelligenza (uso perverso di una qualità
positiva).
Frode contro chi non si fida: ottavo cerchio => suddiviso in 10
fossati detti malebolgie, che raccolgono in modo graduale tutte
le sottocategorie di frodatori (mezzani, seduttori, adulatori,
simoniaci, indovini, barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri
fraudolenti, seminatori di discordia, falsari)
Frode contro chi si fida (nono cerchio): rinchiusi nella
ghiacciaia del Cocito, diviso in 4 zone:
Caina => frodatori dei parenti
Antenora => traditori della patria
Tolomea => traditori degli ospiti
Giudecca => traditori dei benefattori => lì si trova
Lucifero con tre facce, dove vengono stritolati i 3 massimi
traditori dei benefattori (Giuda, nella bocca centrale; Bruto
e Cassio a lato) => considera sia la chiesa (Giuda) che le
istituzioni/impero (Bruto e Cassio), entrambe importanti
per Dante e l’uomo medievale => parodizzazione
cristologica
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Ciascun dannato viene punito per l’eternità a seconda del peccato più
frequente della sua vita.
Più il peccato è grave, più il castigo è pesante e collocato in profondità.
La pena priva la vista di Dio ed è fisica, ancora tuttavia incompleta =>
sono spiriti, anime, non sono ancora riuniti al loro corpo (bisogna
attendere il giudizio universale) => eccetto i suicidi, che devono
appendere le loro spoglie all’albero sotto cui sono posti nella selva.
Il contrappasso avviene per analogia (lussuriosi: come in vita travolti dal
desiderio, all’inferno sono trasportati da una bufera) o per contrasto (gli
indovini: se in vita pensavano di spingersi e vedere il futuro, all’inferno
hanno la testa girata di 180 gradi per rimirare il passato).
Oltre ai dannati, vi sono parecchi personaggi della mitologia classica =>
Caronte, Minotauro, Flegias… => vengono trasformati in mostri, figli del
male.
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