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Storia dell'educazione

La storia dell'educazione è lo sviluppo nella storia di tutta la pratica educativa.

Approfondisce il cambiamento del concetto di educazione-istruzione dalla fine del medioevo all'età
contemporanea. Ci si interroga su come i vari protagonisti, i vari luoghi dell'educazione ed i metodi
educativi siano cambiati nel tempo.

Negli anni 40-50-60 si studiava storia della pedagogia come storia delle idee, come filosofia che
approfondisce l'autore ed il suo pensiero.

I protagonisti dell'educazione erano i maestri, gli alunni, la famiglia, mentre i luoghi dell'educazione erano
la famiglia, la radio, la tv, il rapporto tra pari, il teatro.

I metodi educativi sono molto cambiati nel corso dei secoli, alcuni esempi:

- I Gesuiti nel 1540 introdussero, copiandole dall'europa dell'est, le pratiche di premi e punizioni e la
divisione in gruppi della classe.
- I cartelloni murari furono inventati da Castellino da castello.
- Nei collegi dei Gesuiti nella giornata del sabato si ripeteva tutto il programma della settimana

Nello studio della storia dell'educazione abbiamo tre correnti:

1.la prima corrente storiografica fu quella de Les Annales la rivista di Bloch degli anni 30 dalla quale nacque
un relativo movimento che insisteva sull'importanza di studiare il lungo periodo.

2.La seconda corrente storiografica fu in Inghilterra con la rivista Past and Present di Stone dove si diede un
nuovo senso alla storia ribadendo che ogni avvenimento va sempre calato nella società cui si riferisce.

3.La terza corrente storiografica fu marxista. La storia, secondo questa corrente, non può prescindere
dall'economia. Questo principio determinò l'inserimento dello studio dell'inglese nell'istruzione per ragioni
di economia mondiale.

Attraverso queste tre correnti si è cambiato il modo di fare storia, in particolare si è passati dallo studio
della storia delle idee alla storia dell' educazione.

Il fatto storico educativo è inserito dunque in un contesto politico sociale economico particolarmente
determinato.

La scoperta dell'America sancisce l'età moderna, è uno spartiacque tra medioevo ed età contemporanea.
l'età moderna è un percorso iniziato molto prima.

il testo di Sani è centrato nell'età moderna.

Divisione in 4 periodi:

1. 300-400 periodo nel quale la dimensione laica e quella religiosa si intrecciano : è il periodo
dell'Umanesimo e del Rinascimento
2. 500-600 età confessionale. L'appartenenza religiosa era determinante, infatti era la chiesa che
offriva l'istruzione.
3. 700 secolo dell'illuminismo, dell'assolutismo, il secolo nel quale l'istruzione è sotto il controllo dello
Stato.
4. fine 700 inizi 800 secolo degli ideali francesi di libertà, uguaglianza, fratellanza: fase che getta le
basi per l'età contemporanea

Le caratteristiche peculiari dell'educazione nell'età moderna sono:


-Nel corso dell'età moderna si hanno i primi processi di alfabetizzazione cioè tutti gli intenti andavano verso
l’alfabetizzazione del popolo

- La separazione tra cultura popolare e cultura elitaria. I contenuti dell’insegnamento del popolo erano
diversi da quelli dell’elite.

-La distinzione tra la dimensione pubblica e la dimensione privata era netta . Cioè esisteva una distinzione
tra ricchi e poveri che si rifletteva sull'educazione che veniva impartita pubblicamente o privatamente.

-Graduale affermarsi della centralità della scuola come luogo deputato all'imparare

-Affermazione, in età moderna, del ruolo centrale della famiglia come primo luogo educativo

-Affermazione di una pluralità di luoghi educativi: l'oratorio, il collegio, le missioni e il teatro.

PRIMA FASE : COSA ACCADE di nuovo nell’educazione TRA 200 e


300
A partire dal 1200-1300 circa si assiste, dal punto di vista politico, alla fine del sistema feudale: la campagna
viene abbandonata e la popolazione si sposta in città.

Nel medioevo i poteri erano nelle mani della chiesa e dell'impero. Con lo spostamento della popolazione
dalla campagna alla città si formarono nuove realtà politiche, come i comuni : agglomerati diretti da
personaggi influenti.

L'evoluzione di questo sistema saranno le signorie (es. Medici, Gonzaga) che a loro volta evolveranno nel
Principati. Questo porterà dunque alla nascita di nuove realtà politiche.

Queste evoluzioni introducono nuove esigenze educative perchè la popolazione contadina aveva necessità
diverse rispetto alla popolazione cittadina.

Il mondo contadino infatti si preoccupava solo della sussistenza e non aveva altri bisogni particolari. La
società cittadina invece esprimeva invece un bisogno educativo.

Il processo di cambiamento che portò a queste modificazioni fu naturalmente lento.

Quindi dal punto di vista socioeconomico si partiva da un'economia di sussistenza rurale e si giungeva ad
un'economia di tipo urbano, fatta di commercio, di artigianato ( i mestieri) che vedeva anche la nascita del
primo sistema creditizio( le prime cambiali e le prime banche).

Inoltre nasceva la classe sociale borghese, con i suoi valori la sua mentalità : una classe più ambiziosa e più
desiderosa di migliorarsi.

La classe sociale borghese non fu una classe nobile e neanche una classe sottomessa : fu una classe sociale
che espresse il bisogno di progredire. La borghesia chiedeva di essere educata e istruita, chiedeva,
insomma, un'alfabetizzazione di base e la competenza tecnico professionale, nonché i primi rudimenti di
calcolo e le prime nozioni di diritto.

Sul piano religioso, la crescita della popolazione cittadina, evidenziò le necessità interiori e personali,
questa nuova esigenza portò la chiesa all’urgenza di riorganizzarsi ed adeguare la propria struttura. Il
processo avvenne molto lentamente in quanto la chiesa è il luogo della tradizione : si presenta quindi con
una struttura ancorata e poco flessibile.
Il luogo classico della chiesa era il monastero, luogo appartato e isolato; o le chiese rurali, piccole
parrocchie semplici. Questa chiesa non era più funzionale alla borghesia cittadina.

Piano piano nacquero dunque le chiese urbane, si affermò la predicazione cittadina, che aveva il fine di
avvicinare alla chiesa più gente. Inoltre era necessario animare la vita religiosa delle città: messa,
preghiera, culto, cura dei poveri….. era necessario educare le persone ai valori cristiani.

Si svilupparono in questo periodo gli ordini religiosi. I valori della chiesa erano però diversi dai valori della
borghesia, la chiesa affermava che il denaro era lo “sterco del diavolo”, questo aspetto rendeva necessario
che la chiesa rivedesse i suoi valori per trovare un linguaggio comune. Inoltre la chiesa non era abituata a
comunicare e doveva creare una possibilità di incontro valoriale. Serviva una sintesi tra fede e vita.

Sul piano culturale si rileva come l'educazione-istruzione cambi in virtù della modifica della situazione
culturale stessa.

PERIODO 300 -400


In questo periodo si strutturò una nuova concezione di cultura: non si parlò più di popolo e
alfabetizzazione, ma di cultura in senso ristretto ed elitario.
In questo periodo ci fu una netta spaccatura con la cultura medievale a favore di un modello che aveva il
fine di recuperare la cultura Classica Greca e Latina, sia dal punto di vista formale, quindi della lingua, che
da quello sostanziale, quindi dei contenuti.

Si rifiutava la cultura medievale perché era una cultura che aveva perso il contatto con il mondo classico.

Il latino del medioevo era infatti un latino artificiale, imbarbarito, corrotto dal medioevo, inoltre molti autori
dei testi latini erano stati abbandonati e le loro opere ridotte a riassunti.

Nel 300-400 si cercò di recuperare le versioni originali dei testi attraverso la filologia e si recuperò anche il
greco , l’intento era ancorarsi ai valori di lealtà e senso politico del mondo classico,

Nel 1453 cadde Costantinopoli, l'odierna Istanbul, conquistata dai turchi che distrussero tutto. Molti
fuggirono tra loro anche i dotti e gli eruditi che portarono con sé pergamene e manoscritti.

Tanti di essi arrivarono in Italia, tra questi anche Crisolora, un dotto che fondò una scuola di greco a Pavia e
Firenze. Iniziò così il recupero anche del greco. ( NDR FORSE è un’imprecisione perché Crisolora è, si stato in
Italia, ma molto prima della caduta di Costantinopoli , egli infatti nasce nel 1360 e muore nel 1415) Quello
che avvenne non fu un lavoro di recupero solo linguistico ma anche contenutistico. Si recuperarono anche
gli autori: dal punto di vista filosofico per esempio Platone e Aristotele, come anche Epicuro. Dal punto di
vista letterario si recuperarono Seneca e Cicerone, Omero, Virgilio. Dal punto di vista etico-civile venne
recuperato Plutarco che scrisse “Vite Parallele” un'opera in cui metteva a confronto 23 coppie famose con
l'obiettivo di tirar fuori e descrivere di queste persone i vizi e le virtù, gli esempi ed i modelli.

Si recuperarono anche i matematici come Pitagora ed Euclide dimenticati nel medioevo, vennero recuperati
anche Ippocrate e Plinio.

Questi autori permisero alla nostra realtà di conoscere argomenti che diversamente non si sarebbero potuti
conoscere. Dunque è semplice comprendere come quest'opera filologica rappresenti una svolta
fondamentale per tutti secoli a venire (per es. se non fosse avvenuto questo recupero noi avremmo
conosciuto solo l’Aristotele del medioevo).

Tutti questi cambiamenti culturali, religiosi, politici, socio-economici porteranno ad un nuovo concetto di
educazione che risponde al termine Paideia (umanistica e rinascimentale)
SECONDA FASE 300-400 : COSA SI INTENDE PER PAIDEIA
In questa fase si ebbe la cospicua trattatistica sull'educazione liberale e sugli studia Humanitas del
quindicesimo secolo (per esempio opere di Vergerio, Maffeo Vegio, Silvio Piccolomini).

Si ebbe inoltre l'opera degli insigni maestri delle scuole convitto dove i nuovi ideali e i modelli formativi
dell'umanesimo trovarono concreta realizzazione, si cercò di sperimentare nuovi metodi di insegnamento,
l'università continuò a prosperare e con essa, e accanto ad essa, le scuole preparatorie. Nella città si
continuò a provvedere pubblicamente a un'istruzione a carattere elementare: leggere, scrivere e uso
dell'àbaco. Le esigenze della classe che va al potere, spinta da nuove correnti culturali, favorì il nascere di
scuole in cui si studiavano, con metodi nuovi, gli antichi. Nei centri urbani più grandi dell'Italia centro
settentrionale i maestri famosi negli “studia Humanitas” educavano i figli delle grandi famiglie, se non
solamente, sicuramente in prevalenza. l'Umanesimo svelava il suo volto attraverso un rinnovamento di
metodi : un orientamento diverso per tutta la cultura e una nuova concezione della vita e del sapere.

L'ideale Umanistico è divisibile in quattro punti:

1. uomo al centro
2. l'uomo ha una missione terrena
3. rifiuto di ogni forma di fanatismo e superstizione
4. esaltazione della conoscenza e della ragione

Due sono i concetti importanti che ruotano intorno all' Umanesimo:

- Il primo è il concetto di politica


- il secondo è il concetto di educazione

Il primo (politica) si ricollega al mondo greco, alla polis. La politica è partecipazione attiva alla vita della
propria città , è esercizio dei propri diritti, è l'essere parte del mondo, è l'uomo che vive nella sua realtà.

Il secondo (educazione) intende l'educazione globale integrale come crescita intellettuale, fisica spirituale,
come crescita civica.

Per avere questa formazione globale era necessaria la cultura che rappresentava lo strumento necessario
per perfezionarsi.

Gli studi liberali erano quegli studi che contribuivano a liberare l'uomo. Essi attingevano dall'esempio
classico ed erano le arti del trivio e del quadrivio, erano le arti necessarie all'intellettuale (il 300 le riprende
dall'antichità). Nello specifico il trivio si riferisce alla grammatica, la retorica, la dialettica…. discipline che
rappresentavano la capacità oratoria. Invece il quadrivio si riferisce all'aritmetica, alla geometria,
all'astronomia, alla musica, discipline che rappresentavano la formazione completa.

L'arte oratoria veniva utilizzata dai più grandi personaggi (ma anche dai dittatori) nel periodo del 300-400 i
grandi maestri erano quelli che si occupavano della crescita culturale, erano i grandi intellettuali.

Essi fondarono le scuole convitto o Contubernium, il termine viene da Contubernium che indicava una
piccola unità dell’esercito romano che viveva sotto la stessa tenda, quindi il significato fondamentale del
termine è Coabitazione.

Le scuole convitto erano scuole private dove alcuni maestri famosi e intellettuali educavano i figli dei più
ricchi secondo gli ideali classici, erano scuole elitarie.
La prima forma di scuola partiva dalla scuola elementare e arrivava all'Università, questa si sviluppò
soprattutto nel centro-nord Italia e non era l'unico luogo di cultura, infatti già dal 1200 l'università era il
luogo alto della formazione (ma non completa come il convitto).

Il maestro aveva invece il compito di formare gli allievi.

Tra i maestri più importanti che gestirono le più importanti scuole convitto ne ricordiamo tre:

Gasparino Barzizza, Vittorino da Feltre e Guarino Guarini.

Gasparino Barzizza 1359-1431. Nacque a Bergamo e fu colui che fondò per primo la scuola convitto (diede
vita nella sua abitazione ad una scuola convitto che chiamò Gymnasium per richiamare il modello greco ) e
ne fissò gli ordinamenti. Fu docente di retorica e filosofia morale all’università di Padova. Ebbe come allievi
figli di aristocratici (quali per esempio Leon Battista Alberti pittore e scultore) e insegnò anche a Vittorino
Da Feltre. Nella sua scuola convitto si studiavano gli autori classici in particolare Cicerone, Seneca e
Quintiliano. Egli fu un significativo esponente di un'epoca di transizione, gasparino barzizza e riflette nelle
sue opere nel suo insegnamento il passaggio dalla tradizione medievale ai nuovi indirizzi culturali
dell'umanesimo.

Vittorino da Feltre (Rambaldoni) 1373(78)-1466. nacque a Mantova da una famiglia di modeste condizioni,
studiò a Padova da Gasparino Barzizza e svolse l’attività di domestico per pagarsi gli studi ed inoltre fu
magister puerorum ( maestro dei bambini) privato in quanto insegnava a leggere e scrivere ai figli di
famiglie ricche.

Si trasferì a Venezia per apprendere il Greco e qui accolse nella sua casa un gruppo di allievi sul modello di
altri umanisti e dei suoi stessi maestri. Tornato poi a Padova diede vita ad un vero e proprio Contubernium
sul modello di quello di Barzizza.

Successivamente divenne professore al posto di Barzizza, ma Vittorino da Feltre aveva un carattere


particolare che lo fece rimanere nauseato dai costumi dell'università : gli studenti erano svogliati, i
professori tutti corrotti, il clima di scarsa moralità lo convinse a lasciare l'Università. A Venezia gli giunse
l’invito del marchese Gonzaga, famiglia importante di Mantova. A stabilirsi presso la sua corte per fare da
precettore privato ai suoi figli. In quel periodo, infatti, le famiglie ricche tenevano ad avere a corte i migliori
insegnanti. Vittorino accettò la proposta ma propose a sua volta di aprire una scuola convitto a Mantova
dove avrebbe avuto anche i figli del Gonzaga. Vittorino fu molto determinato nel richiedere di rispettare i
suoi pensieri, L'autonomia nella scelta degli allievi e l'allontanamento di chiunque avrebbe manifestato
segnali di contrasto.

Il marchese Gonzaga accettò le condizioni e trovò una struttura dove avrebbero studiato i figli dei ricchi, la
struttura era Ca ‘ Zoiosa un elegante edificio in origine destinato ai festini di corte che Vittorino ribattezzò
Ca’ Zocosa , luogo del ludus scolastico.

Vittorino inoltre si lasciò la possibilità di scegliere ragazzi dotati di ingegno ma appartenenti a famiglie
modeste provvedendo egli stesso alle spese per il loro mantenimento.

Nella sua scuola le materie venivano insegnate con giocondità, leggerezza e passione. In questa scuola si
leggeva ad alta voce, si studiava musica, si facevano passeggiate ed esercizi fisici, senza costrizioni : il
principio era studiare con passione. Lo studioso Eugenio Garin dirà di questa scuola che non “c’erano ricchi
e poveri ma giovani di uguale dignità che vogliono diventare uomini”.

Erano persone che studiavano per essere libere. Istruzione letteraria, formazione morale e religiosa,
educazione fisica, rappresentavano i diversi aspetti di una proposta educativa volta a recuperare attraverso
l’incontro tra la cultura classica e la fede cristiana un umanesimo autentico e vitale. Vittorino rappresentò
l'emblema dell' umanesimo.
Guarino Guarini 1364-1460. Nacque a Verona. Studiò grammatica e retorica e poi, a Padova, diritto.
Guarino si dedicò giovanissimo all'insegnamento, dando vita nell'ultimo decennio del 300 ad una scuola
privata nella sua città natale. Egli aveva la volontà di offrire qualcosa di nuovo: andò quindi a studiare il
greco dal dotto Crisolora a Costantinopoli. Scrisse le Regulae Grammaticales : un nuovo metodo dove
enuncia le leggi della sintassi e le illustra con esempi di autori classici. Questa opera rappresentò un grande
progresso sui testi grammaticali medievali ed incontrò un'enorme fortuna tra gli umanisti e i maestri del
tempo influenzando l'insegnamento grammaticale in Italia e fuori.

Ad un certo punto della sua vita il Comune di Verona lo chiamò per affidargli la gestione di una scuola
convitto pubblica (rivolta sempre a pochi ma gestita dal comune che sceglieva i suoi allievi). L’incarico
pubblico , durato un intero decennio, contribuì a diffondere la sua fama.

La caratteristica dei suoi corsi era che egli riteneva che per avere una perfetta formazione bisognava
frequentare in ordine progressivo tre corsi:

- si iniziava dal corso elementare, lettura e dizione


- poi si passava al corso grammaticale, verbo e contenuto
- poi al corso retorico, il grado più alto, che riguardava la capacità oratoria e con il quale si diventava
maestri.

Riassumendo le scuole convitto sono scuole umanistiche del 300-400 che insegnano studi liberali e hanno il
loro fulcro nella figura dei maestri che sono formatori completi.

Nelle scuole si formavano i futuri principi, i capi della chiesa, i futuri maestri, la futura classe dirigente.

TERZA FASE 400-500 FINE DELL’UMANESIMO

Le difficoltà di cui tener presente in questo periodo sono:

1. Alfabetizzazione limitata, ridotta, il popolo non è alfabetizzato


2. nel 300 400 si ha un'idea di cultura molto elitaria, una cultura per pochi
3. la rete scolastica è insufficiente: scuole, strutture sono poche
4. (non si tratta di un vero problema ma di un elemento che determina un cambiamento) a metà del
400 Gutenberg inventò la stampa che determinò una diffusione della cultura.
La stampa quindi rappresenta un problema per l'umanesimo che voleva una cultura elitaria mentre
la stampa l'avrebbe resa di massa. (nel 500 sarà la chiesa a prendere in mano l'istruzione mentre
nel 400 la chiesa toccò il punto più basso e da questa crisi nascerà una nuova chiesa che prenderà
in mano il controllo dell'educazione. )

Problemi della chiesa

- il Papa pensa troppo alle cose del mondo: al potere politico, al potere temporale
- la curia, cioè tutto ciò che circondava il Papa, ero troppo lussuosa (Petrarca dirà che la chiesa di
questo periodo era schiava di Venere e bacco)
- L'assenteismo dell'alto clero cioè dei vescovi (perché i vescovi stavano a Roma dal Papa o a casa dei
genitori ricchi. La diocesi in questo modo era sola e senza controllo inoltre i soldi dei fedeli erano
gestiti dal vescovo che li teneva con sé.
i vescovi venivano dalla parte aristocratica della società in genere il secondo terzo figlio delle
famiglie borghesi in quanto il primo gestiva l'eredità.)
Nel 1517 il Papa Leone Decimo avviò la vendita delle indulgenze per restaurare San Pietro.
Attraverso le indulgenze si otteneva la remissione dei peccati in cambio di soldi o di un'offerta :si
trattò di un vero e proprio scandalo delle indulgenze.
La chiesa non faceva questo direttamente ma appaltò il lavoro di raccolta delle indulgenze a dei
privati che sceglievano i predicatori :sacerdoti o persone qualsiasi che girassero a raccogliere questi
soldi. Contro questa chiesa si scagliò Martin Lutero. Egli nacque in Germania nel 1483 studiò diritto
e a 22 anni venne colpito da un fulmine, questo evento lo costrinse alle cure in un convento degli
agostiniani.
Qui iniziò a riflettere sulla propria vita (egli veniva da una famiglia ricca) e sul fatto che la chiesa non
offriva risposte alla sua vita, in particolare nel momento di crisi che stava vivendo (1) elaborò
dunque una teoria secondo la quale è Dio che sceglie chi salvare chi no, l'uomo non può fare nulla,
nè pregare né altro, solo avere fede e non c'è collegamento tra l'azione umana e i meriti acquisiti
davanti a Dio. Questa teoria mandava in crisi l'impianto della chiesa.
La teoria di Lutero si racchiude in “sola grazia, sola fide, sola scriptura”
Secondo questa affermazione la salvezza si ottiene con la grazia di Dio, la fede dell'uomo lo studio
delle scritture.
Questa affermazione rappresentò il primo attacco all'impalcatura della chiesa, inoltre Lutero, (2)
secondo attacco all’ impalcatura della chiesa, diceva che ognuno era sacerdote di se stesso, quindi
secondo lui non serviva il sacerdote. Questo attacco introduce il concetto di necessità
dell'alfabetizzazione diffusa in quanto le scritture secondo Lutero dovevano essere lette
autonomamente.
il terzo attacco (3) è relativo ai sacramenti,(7 riconosciuti dalla chiesa).
Lutero dice che quelli validi sono solo due che cioè quelli istituiti dal Vangelo: eucarestia e
battesimo.
Lui affligge le sue tesi 95 sulla cattedrale di wittenberg nel 1517 (non è risaputo se sia veramente
successo).
La sua intenzione era solo religiosa e spirituale, e le conseguenze devastanti che riguardarono la
chiesa in modo globale. Lutero iniziò a diffondere le sue tesi e quando arrivarono al Papa egli lo
scomunicò considerandolo eretico nel 1520.
Questa scomunica diede più forza a Lutero che divenne simbolo della rivoluzione perché tutti gli
oppressi videro in lui il senso della ribellione al potere, questo creò notevoli problemi alla chiesa.
Ma il suo messaggio venne anche un po’ strumentalizzato.
L'imperatore Carlo Quinto dovette convocare la riunione di tutti i principi (erano quelli che
gestivano i vari territori degli impero), questa riunione si chiamò Dieta (la riunione di tutti i religiosi
si chiamava invece Concilio) e precisamente fu la Dieta di Worms nel 1521.
Il fine era decidere se rendere effettiva la scomunica, cioè se bandire Lutero dai suoi territori,
dandogli il bando capitale. Alla Dieta partecipò anche Lutero stesso ed alla domanda
dell'imperatore se intendesse rinnegare le sue teorie egli risposte di no. Carlo Quinto, che non
voleva aprire un conflitto con la chiesa, bandì Lutero dai territori così che egli divenne
ulteriormente famoso, in quanto divenne un martire. L’opinione si divise tra chi era con Lutero e chi
contro di lui, il territorio dell'impero divenne regno di scontri, il principe Federico di Sassonia era il
protettore di Lutero : lo aveva accompagnato a Worms e successivamente lo fece nascondere nel
suo castello. Qui Lutero si dedicò allo studio e tradusse la Bibbia in tedesco. Federico di Sassonia
proteggendo Lutero andò contro la chiesa ma anche contro il potere dell'impero. Gli studiosi
dicono che Federico di Sassonia aveva l'appoggio di altri principi.
Nel 1526 fu convocata la dieta di Spira nella quale si affermava il principio della territorialità: ogni
principe poteva scegliere liberamente se bandire Lutero dal suo territorio: ormai il mondo di Lutero
si era affermato e difatti apparve il termine protestante che indicava il suo movimento.
Lo scontro divenne violento, la scissione era presente, si arrivò ad una pace nel 1555 e venne
riconosciuta la frattura della chiesa che era una frattura religiosa. Si affermò il principio “cuius Regio
eius religio” il popolo doveva essere obbediente alla fede religiosa del proprio principe. Infatti colui
che è il tuo capo decide la tua religione.

Riforme e novità introdotte in campo educativo:


1. Saper leggere e scrivere : alfabetizzazione di massa
2. Qualcuno che ha il potere da Dio deve insegnarti a leggere scrivere
3. Se la chiesa è più debole ora le persone si affidano la famiglia
4. L'istruzione diventa uno strumento di formazione etico religiosa dell'individuo e il suo
disciplinamento sociale (il punto focale è che se tu sei istruito formi anche la tua statura etica
religiosa e sei così disciplinato).

In merito alla risposta della chiesa a Lutero possiamo parlare di riforma cattolica o controriforma cattolica,
la differenza è terminologica e storiografica.

La Controriforma è la reazione a Lutero, la Riforma parte spontaneamente non in riferimento a Lutero.

Secondo il professore Pomante è più esatto parlare di controriforma, una reazione alle idee luterane che
certamente si innestava su una crisi.

Molti papi per esempio avevano figli naturali e, contemporaneamente a Lutero, anche qualche religioso,
qualche vescovo, qualche ordine, dal basso, iniziava ad avvertire del disagio. all'inizio del 500 si iniziò ad
avvertire un bisogno di rinnovamento. Per riformare una chiesa è necessario convocare la riunione di tutti i
vescovi: il Concilio, che sarebbe dovuto essere convocato dal Papa (in quei tempi era Clemente Settimo)
che però non voleva convocare il Concilio perché temeva che i vescovi avrebbero guadagnato troppa
importanza. Inoltre egli temeva di essere deposto perché aveva un figlio, perciò Clemente Settimo non
convocò il Concilio, ma lo fece Paolo Terzo Farnese (imp) che fondò l'università di Macerata.

Inizialmente la convocò a Mantova ma poi scelse Trento perché era una città che geograficamente piaceva
ai cattolici. Inoltre politicamente era sotto il controllo dell'impero.

Il Concilio venne convocato il 13 dicembre 1545 e la chiesa con questo Concilio aveva quattro obiettivi:

1. definire i dogmi dottrinali


2. definire i dogmi disciplinari. Le regole
3. riportare la chiesa all'unità, non più distinzione tra cattolici e protestanti
4. avviare una crociata contro gli infedeli, I turchi

si realizzarono solo i primi due obiettivi.

Il Concilio di Trento durò 18 anni: 1545 1563 suddivisibili in tre fasi:

1. 45-47 Papa Paolo Terzo


2. 51-52 Papa Giulio Terzo
3. 62 -63 Papa Pio Quarto

Ogni fase fu caratterizzata da più riunioni per arrivare alle decisioni definitive: si facevano proposte, un
collegio di teologi ne studiava la validità, che, se accertata, poteva permettere di sottoporre la proposta
al collegio dei vescovi.

la prima fase dal 45 al 47 quella iniziale, alla quale parteciparono solo i vescovi cattolici.

questa fase finì a causa di un'epidemia di tifo che fece spostare tutti a Bologna.
la seconda fase dal 51 al 52 vide il ritorno a Trento e la partecipazione anche dei vescovi protestanti, a
livello contenutistico si cerca di fare la sintesi di quanto deciso.

Per 10 anni il Concilio di Trento non ci fu perché divenne Papa Paolo Quarto che riteneva il Concilio inutile e
riteneva che la soluzione alla crisi della chiesa l'avrebbe dovuta trovare il Papa stesso.

Per fare questo egli utilizzò il suo potere, e usò il tribunale dell'inquisizione e l'indice dei libri proibiti, indice
nel quale finivano spesso libri con contenuti ritenuti semplicemente scomodi.

Il tribunale dell'inquisizione individuava in alcune persone ritenute scomode un nemico da eliminare.


Esisteva inoltre un decalogo per individuare le streghe che indicava precisamente le caratteristiche fisiche
che avrebbero dovuto possedere.

Nel dicembre del ‘63 si chiuse il Concilio con tutti i suoi dogmi.

Da ricordare Giovanni Morone vescovo (e poi cardinale) che si occupò della struttura dei 42 articoli che
rappresenteranno tutta la teoria i dogmi del Concilio di Trento.

Gli articoli contengono tutte le decisioni del Concilio.

importante : Nel Concilio di Trento l'atteggiamento della chiesa nei confronti delle teorie luterane fu
duplice: infatti dal punto di vista dottrinale la chiesa fu chiusa, non accettò le teorie di Lutero, mentre dal
punto di vista disciplinare ci fu una certa apertura in quanto ci si rese conto che alcuni punti evidenziati
Lutero erano corrispondevano alla realtà.

Questo spiega perché i protestanti parteciparono solo per poco: si resero infatti conto che le loro idee non
sarebbero state accolte in pieno.

Decisioni al Concilio di Trento

Dal punto di vista dottrinale i principi religiosi e la teoria non vennero toccati:

- I sacramenti sono 7 e non due


- Ruolo fondamentale riconosciuto al matrimonio : non è un contratto
- importanza di eucarestia e sacerdote :ribadito il loro ruolo
- i sacerdoti devono essere celibi

Dal punto di vista disciplinare il comportamento della chiesa venne posto in dubbio

- obbligo di residenza per vescovi nella loro diocesi


- necessità di avere un clero e dei sacerdoti preparati in seminari
- si cerca il controllo sulla vita religiosa dei fedeli (si creano registri dei sacramenti, i libri dei
battesimi, dei matrimoni eccetera)
- compito del vescovo sarà istruire i propri fedeli alle verità di fede (ciò ha un risvolto educativo
perché presupporrà le lettura)

Sempre a Trento uscirà un catechismo che ribadirà per iscritto tutti i dogmi di fede, d'ora in avanti la chiesa
avrà il suo peso nell'istruzione perché assumerà un ruolo molto importante.

Il processo di rinnovamento ecclesiastico e religioso culminato con il Concilio di Trento ha prodotto sul
terreno propriamente educativo e scolastico una vasta e incisiva influenza.

Ci furono molteplici iniziative avviate nel campo della formazione del clero (seminari ecclesiastici) della
catechesi e dell’animazione cristiana delle popolazioni (scuole della dottrina cristiana, oratori,
congregazioni mariane, predicazione parrocchiale, missioni popolari) e una variegata tipologia di istituzioni
assistenziali e formative destinate alla cura dell'infanzia specie quella orfana e abbandonata e
all'educazione e istruzione della gioventù maschile e femminile dei diversi ceti(orfanotrofi conservatori
femminili scuole popolari, collegi d'istruzione secondaria, educandati claustrali). La chiesa diviene il centro
propulsore del nuovo apparato scolastico, l'istruzione pubblica diviene uno dei momenti centrali dell'azione
sociale della chiesa della controriforma, un impegno che richiederà la costruzione di un nuovo modello di
scuola con finalità etiche e religiose.

SCUOLE DI DOTTRINA CRISTIANA

Le scuole di dottrina cristiana ebbero molta importanza, gli studiosi ne riconobbero tre motivi principali:

1. Perché favorirono la diffusione dell'alfabetizzazione (soprattutto la lettura)


2. Perché realizzarono un rinnovamento dei costumi morali e religiosi della popolazione
3. Perché realizzarono acculturazione cristiana di massa condividendo il messaggio cristiano a tutti.

Questa è proprio la novità, oltre che la forza, di queste scuole di massa per tutti.

Miriam Turrini definì queste scuole come una grande istituzione educativa di massa, luoghi d’istruzione
educativa dove si acculturava e alfabetizzava, dove si educava ai buoni costumi: da queste scuole usciva la
figura del nuovo cristiano alfabetizzato.

Il momento storico è la metà del 500 nel clima del Concilio di Trento. Il nuovo cristiano era tale, cioè nuovo,
perché consapevole della dottrina cristiana e meno soggetto alla tentazione.

Queste scuole della dottrina cristiana nacquero nel 1536. Il primo protagonista fu il sacerdote Castellino da
Castello di Milano, egli, con l'aiuto di laici e sacerdoti, cercò di istruire i fanciulli poveri avvicinandoli alle
verità di fede: il 30 novembre 1536 un suo compagno ( M.Francesco Villanova) con un cesto di mele girava
per le strade proponendo ai bambini di seguirlo per la scuola.

La scuola cristiana ebbe subito un grande successo, si moltiplicò e in pochi mesi iniziò ad strutturarsi con la
formazione di un organismo incaricato del governo delle scuole :Le “compagnie della dottrina cristiana”
( ndr.Compagnie della Reformatione Christiana in carità e poi Compagna delli servi de’ puttini in Carità )

Il Priore gestiva la scuola come fosse il dirigente, sotto di lui tre Sottopriori dei quali :

Uno si occupava della lettura, uno della scrittura e l'ultimo era il silenziatore (che usava la bacchetta) e si
occupava della disciplina, del silenzio e della regola.
Infine c'era il portinaro : il collaboratore scolastico che si occupava di gestire ingressi ed uscite dalla scuola e
anche dalla classe, ed infine il pescatore che andava per le strade a cercare i bambini. L'organizzazione di
tutta la scuola era volontaristica e formata da sacerdoti e laici. Vi studiavano bambini dai 5-6 anni fino ai 14-
15 anni , maschi, ma anche femmine, ( in classi distinte) in quanto quest’ultime sarebbero diventate buone
mamme che avrebbero trasmesso la fede e la cultura.
Si andava nei giorni festivi, di pomeriggio perché la mattina si andava a messa, spesso la scuola era ubicata
negli oratori.
Nelle scuole della dottrina cristiana si insegnava a leggere, scrivere, avere fede.

Inizialmente in queste scuole si privilegiò l'apprendimento della lettura perché questo necessitava di meno
risorse rispetto alla scrittura per la quale oltre ai materiali era necessario più personale. La scrittura dunque
era privilegio dei più bravi nelle scuole più ricche.

Nelle scuole di dottrina cristiana gli strumenti utilizzati per studiare erano :

- L'interrogatorio milanese, creato da Castellino di Castello che consisteva in un libricino di botta e


risposta con domande del tipo : - qual è l'essere supremo? Dio-a chi devi dare ascolto dopo Dio?
Mamma e papà. Quando i vescovi presero il controllo di queste scuole sostituirono questo
interrogatorio con il catechismo che dopo il Concilio verrà sostituito dal catechismo del Concilio di
Trento
- Il sommario della vita cristiana : un piccolo testo di 16 pagine con l'alfabeto, le principali preghiere
in latino, i precetti e le massime di comportamento , era simile al sussidiario.
- Un altro strumento fu rappresentato dai cartelloni murali: grandi fogli sui quali erano riportate le
nozioni elementari della dottrina cristiana

Secondo Grinder il motivo del successo di questa scuola fu nel fatto che venne vista come un'opera di
beneficenza.
Toscani disse che il popolo vide nella scuola una possibilità di crescita, di conquista di qualcosa che
altrimenti sarebbe stato precluso.
Il punto massimo di crescita fu nel momento in cui, inizialmente, a seguito del Concilio di Trento, i vescovi
scelsero di avvalersi delle scuole dottrina cristiana per realizzare quanto deciso al Trento.
Il Concilio infatti stabiliva che i vescovi si sarebbero dovuti occupare dell'educazione dei fedeli alla
cristianità. La conclusione del Concilio di Trento segnò l'avvio di una nuova fase più strutturata e accentrata
nell'esperienza delle scuole della dottrina cristiana, il decreto del Concilio non faceva cenno alle scuole e la
compagnie della dottrina cristiana e rappresentanti operanti.

Le scuole di dottrina cristiana vennero utilizzate per realizzare questa indicazione del Concilio: ma dopo un
pò fu proprio a questo punto che la popolarità delle scuole iniziò a calare. Il punto a favore fu invece che
ora le scuole potevano usufruire del finanziamento della chiesa, ma il controllo che quest'ultima operava
nei confronti della scuola le fece perdere l'autonomia e la libertà.

Quando finirono queste scuole?

Paolo Quinto a fine 500 - inizio 600 decise di creare un’arciconfraternita della dottrina cristiana cioè un
organismo che riuniva tutte le confraternite presenti sul territorio. Le compagnie in questo modo si
sciolsero e persero autonomia.
Inoltre queste scuole, da questo momento in poi ,furono gestite esclusivamente dalla chiesa, senza laici tra
gli insegnanti, non ci fu più la dimensione volontaristica, non si insegnò più a leggere scrivere, perché
l’istruzione di base era stata raggiunta.
Nel corso del 600 le scuole della dottrina cristiana furono sostituite da un ordine religioso : gli Scolopi, che si
occuperanno dell'istruzione e dell’educazione della scuola elementare .

Giuseppe Calasanzio, sacerdote, aveva lavorato nelle scuole di dottrina cristiana e, quando fondò gli
Scolopi, ne raccolse l'eredità.

I modelli o valori impartiti in questa scuola erano:


moderazione, riserbo (riservatezza), autocontrollo, rispetto per il prossimo, Dio, l'autorità (potere
istituzione) si insegnava il disciplinamento cioè come stare nelle regole.
Il motto era : educare più che si può istruire quanto basta, la preoccupazione era quindi indottrinare, in
sostanza si richiedeva devozione per evitare le rivolte.
Uno dei modelli della chiesa del 500 fu Carlo Borromeo (Milano), egli fu simbolo del desiderio di
rinnovamento della chiesa , simbolo ed esempio per gli altri vescovi. Egli incarnò ciò che la chiesa intendeva
nel Concilio perché:

- diede importanza alla predicazione


- diede importanza alle catechesi di massa convertire
-intensificò la vita liturgica quindi intensificò le messe le preghiere e i sacramenti
-con lui crebbe la devozione popolare(pellegrinaggi)
- diede importanza alla preparazione del clero
-diede importanza all'istruzione
-tentò una risacralizzazione della vita umana e degli spazi urbani

Borromeo nacque in Piemonte nel 1538 da una famiglia ricca, fu dedito alla vita familiare (tanto che
stava per sposarsi) Papa Pio Quarto lo chiamò a Roma come collaboratore della curia papale e diventò
prima sacerdote, poi vescovo e infine arcivescovo, a 27 anni.
Fece sei sinodi(i precedenti tre)
Egli adottò alcune strategie per realizzare i suoi obiettivi:
-Convocò riunioni nelle quali raggruppò i suoi ecclesiastici. Egli infatti pensava che le riunioni fossero
necessarie per spiegare meglio i punti fondamentali del proprio pensiero.
-Ricorse molto alla normativa, egli infatti metteva per iscritto le leggi e le norme.
In questo ambito la produzione di Borromeo è sterminata un esempio sono le istruzioni in latino:
regolamenti destinati al clero.
-Ricorse agli avvertimenti, vademecum per il clero e per il popolo in occasioni particolari ( per esempio le
istruzioni su come comportarsi in occasione del Giubileo)
-Ricorse agli editti che venivano inviati a categorie di persone influenti per esempio maestri, dottori,
tipografi.
-Ricorse all' ispezione e al controllo che la normativa venisse rispettata.

Borromeo era una figura molto autoritaria si occupava di due settori:

1. Istruzione.
Borromeo non inventò nulla ma cercò di adoperare le risorse già esistenti
2. Formazione del clero.
serviva un clero preparato (in apposite strutture a Milano istituirà un seminario organizzato come
un convitto gestito da gesuiti, i seminari nacquero con Borromeo.)

1. ISTRUZIONE
Le scuole della dottrina cristiana vennero considerate uno strumento eccellente per realizzare ciò
che diceva il Concilio di Trento per la scuola primaria come anche per l'istruzione secondaria e
superiore.
In quel periodo c'erano anche i precettori e Borromeo voleva controllarli.
Per essere precettore serviva un attestato del vescovo sulla professione di fede, inoltre la vita
doveva essere ineccepibile. Venivano effettuati dei controlli molto attenti sui registri dei parroci.
2. FORMAZIONE DEL CLERO
Non tutto il clero veniva formato nei seminari solo quello più dotato gli altri si formavano nelle
parrocchie. nei seminari si aveva una formazione completa dal punto di vista culturale, sulla
pastorale. serviva infatti un clero capace di istruire e contrastare le eresie, in questo modo si poteva
controllare il popolo e con l'istruzione far passare i loro dettami.
Ai gesuiti non interessava il popolo ma il clero, la classe borghese dirigente, fu questo il motivo che
portò Borromeo a sceglierli.

3. RISACRALIZZAZIONE DEGLI SPAZI

Borromeo puntò molto sull’iconografia e sull'arte sacra in generale, infatti a Milano ci sono consistenti
tracce di un'architettura molto caratterizzata da opere cristiane, statue, icone.

Egli creò il santuario di Rho. volle che si costruissero chiese con una sola navata per avere subito all'entrata
e simboli religiosi : l’altare e il crocefisso.
Con Borromeo non c'è più la Milano del mercante ma la Milano del monaco integrato.
Quando scoppiò la peste egli l'attribuì al popolo dicendo che non si era comportato in maniera integerrima,
Borromeo metteva in pratica i principi del Concilio di Trento.
Era cresciuto con lo zio che aveva lavorato al Concilio di Trento, era quindi molto competente e tutti i
vescovi si ispiravano a lui.

Nel corso del 500 si svilupparono numerosi ordini religiosi, in particolare due tipi di ordini:

- Un primo gruppo nacque ex novo. Nacquero circa 120 gruppi maschili e femminili. Tra i più
interessanti ci sono:1. 1524 ordine Teatini.-2. 1530 Barnabiti. Seguaci di San Paolo, il fondatore è
Bartolomeo Ferrari- 3. 1534 Somaschi. il fondatore è Girolamo Miani- 4. 1534 Gesuiti. il fondatore è
Ignazio di Loyola (saranno riconosciuti dal Papa nel 1540)- 1602 Scolopi. il fondatore è Calasanzio
Giuseppe
- Un secondo gruppo nacque da esperienze preesistenti, per esempio i cappuccini che nacquero dal
movimento francescano nel 1528.

I punti comuni tra gli ordini sono:

- si svilupparono tutti tra il 500 e il 600


- tutti professavano la vita attiva: valorizzavano la povertà individuale in contrasto allo sfarzo,
spendevano le loro ricchezze in scuole e biblioteche
- tutti assistevano orfani e malati
- davano grande importanza alla preghiera e alle pratiche extra liturgiche, per esempio i pellegrinaggi
- davano importanza alla evangelizzazione attraverso la pratica delle missioni.

Questi ordini nacquero senza un preciso interesse ad insegnare, non nascono infatti come ordini insegnanti,
eppure nell'arco di pochi anni divennero padroni dell'istruzione, questo perché cercarono di rispondere alle
richieste di coloro che stavano aiutando e si resero conto che solo attraverso la scuola sarebbe stato
possibile aiutarli pienamente. Tutti gli ordini presero quindi il controllo di tutta l'istruzione, inoltre andarono
a colmare una lacuna: nel 400 mancavano sacerdoti preparati.
I Gesuiti furono fondati da Loyola che era un combattente poi ferito. All'inizio si occupavano di
missioni, non erano interessati alla scuola, non si occupavano della formazione dei Gesuiti, anzi vedevano
nelle scuole un ostacolo alla vocazione missionaria.
I primi collegi nacquero perché Giacomo Lainez , amico di Loyola, gli suggerì di aprire dei collegi che fossero
residenze per i futuri Gesuiti che assistevano alle lezioni universitarie, Loyola si rese conto che le lezioni
universitarie erano poche, quindi ebbe lui l’intuizione di iniziare lezioni solo per chi alloggiava nel collegio.
Successivamente le lezioni vennero aperte anche ai laici e infine i Gesuiti vennero chiamati per insegnare
(per es. anche Borromeo li chiamò per il suo seminario).
Nel 1545 nacque il primo collegio in Spagna (a Gandia), poi nacque a Messina e infine in tutto il mondo,
pochi anni dopo la fondazione i Gesuiti erano 1000 e gestivano strutture.

Nel 1773 furono soppressi per volere del Papa, erano 23.000 e gestivano 1300 strutture.
i Gesuiti non si occuparono mai di istruzione elementare, ma soltanto di educazione secondaria, mai dei
poveri ma solo della classe dirigente per questo avevano molto controllo.
i Gesuiti ebbero tantissimi collegi, in alcuni studiavano solo i nobili e qui si insegnava tutto ciò che era
necessario da sapere per un nobile, per esempio il diritto e le discipline cavalleresche. infatti un nobile
doveva saper tirare di scherma e saper andare a cavallo.
Giampaolo Brizi, uno studioso dei Gesuiti, ha detto che in questi collegi si realizzava un progetto educativo
polivalente.Con tutti questi collegi che nacquero si rese necessario un regolamento così nacque la “Ratio
studiorum” una raccolta di norme pratiche, sotto forma di codice, divisa in 30 capitoli, l'edizione definitiva
fu quella del 1599 a Napoli. Nella Ratio Studiorum erano contenute tutte le regole: il piano di studi aveva un
corso umanistico, poi si passava ad un corso filosofico, nel quale si studiava tutta la filosofia, poi si passava
da un corso teologico. Ogni corso era suddiviso in classi, l'accesso era a 12-15 anni. Nei collegi nobili c'erano
alcune materie in più: per esempio diritto e discipline cavalleresche.

Ebbero molto successo perché le metodologie didattiche erano molto efficaci, in realtà non furono troppo
originali, perché ripresero alcune idee dai “Fratelli della vita comune” una confraternita che si era dedicata
all'educazione. La vera novità fu la divisione in classi, secondo la quale , una volta raggiunti gli obiettivi di
una classe, si passava a quella successiva.

Altre caratteristiche erano:

-l'obbligo della lingua latina

-gli esercizi di memoria

-il mutuo soccorso (i migliori aiutavano i meno bravi)

-si puntava molto sull’emulazione

-si usavano premi e punizioni

-esisteva un esame di passaggio da una classe all'altra.

La struttura della lezione dei Gesuiti era la seguente:

-pre lezione: si introduceva il testo che si andava a spiegare parlando per esempio dell'autore

-ripetizione: invitavano a ripetere l'argomento

-composizione in versi e prosa: si prendeva come es. Cicerone e si chiedeva di comporre qualcosa di simile

-disputa: al termine di ogni lezione si chiedeva una discussione con tesi antitesi e sintesi

-declamazione: si chiedeva la recita di un componimento

I Somaschi si occupavano degli orfani. La loro prima idea, dal punto di vista educativo, fu quella di
creare un collegio per i più poveri ma intelligenti, si trattava di una scuola secondaria e superiore. Il primo
fu a Como: il collegio Gallio che si rivelò fallimento perché ai ragazzi poveri non interessava studiare, quindi
successivamente si rivolsero ai nobili.
Il Methodus era il documento che racchiudeva il loro regolamento.
I Barnabiti si occupavano solo di scuola secondaria e superiore, il loro regolamento era il “Disciplina”
anche loro aprirono collegi che si distinsero da quelli di altri e in quanto sorgevano in piccoli centri di
provincia dove non c'erano altri collegi. Questo comportava una maggiore fruibilità da parte delle persone.
Aprire a più persone voleva dire abbassare un po' il livello di rigore sociale di chi partecipava, c'erano per
esempio meno collegi convitto.

Gli scolopi partirono con un'idea che era quella di creare collegi antagonisti a quelli dei Gesuiti, quindi
vollero creare collegi per i poveri che però non funzionarono. Crearono collegi aperti per quella classe
sociale rimasta fuori :la piccola borghesia, cioè i ceti produttivi, commercianti e banchieri, il tipo di
formazione si differenziava dagli altri collegi in quanto in questi si doveva insegnare matematica e fornire
strumenti finanziari. Gli Scolopi si distinsero da tutti gli altri perché furono uno dei pochi ordini che nacque
come insegnante di scuola d'istruzione primaria popolare e gratuita. Le loro scuole si chiamarono scuole pie
in esse si insegnava a leggere, scrivere e il mestiere. Si davano gli strumenti per entrare nella società :quei
saperi tecnico professionali utili. Inizialmente loro raccolsero l'eredità delle scuole della dottrina cristiana
ma avevano anche qualche collegio per avere un migliore flusso economico.
Nel 500-600 la chiesa ha il monopolio dell'istruzione attraverso varie forme:

500-600 istruzione elementare se ne occupano le scuole della dottrina cristiana prima e gli Scolopi poi.
Istruzione secondaria della piccola e media borghesia se ne occupano sempre gli Scolopi; dell'alta borghesia
i Gesuiti e i Barnabiti; dell'aristocrazia se ne occupano i Gesuiti prevalentemente. Dell'Università se ne
occupavano i Gesuiti,i Somaschi e i Barnabiti

Nel 300- 400 la chiesa c'era ma non aveva questa forza. L'istruzione era per pochi e nelle mani di alcuni
intellettuali che erano il più delle volte laici.

Nel medioevo (200-300) chiesa e impero controllavano tutto ma non c'era una grande attenzione alla
cultura, nell’Umanesimo c'è una svolta, ma è una svolta laica, mentre nel 500 e nel 600 prende predominio
la chiesa.

Quindi il percorso parte dal medioevo, periodo caratterizzato da ignoranza e oscurantismo, procede nel
300-400 con l'Umanesimo e il Rinascimento e quindi con la rinascita e con la presenza dei maestri laici
(alcuni più vicini alla religione altri meno).

Chi è che toglie il monopolio alla chiesa?

Siamo nel 700 l'illuminismo, il secolo di Montesquieu, delle enciclopedie, il secolo del trionfo della ragione
sull'ignoranza, ma anche il secolo dell'assolutismo illuminato. Il secolo in cui si affermano le realtà nazionali,
così come si affermano i grandi sovrani e le realtà territoriali.

In Francia tra 600- 700 c'è Luigi quattordicesimo, mentre in Russia c'è Caterina di Russia, questi sono
sempre tempi di Maria Teresa d'Austria e di suo figlio Giuseppe dell'impero austro ungarico.

In Italia non c'era un'unità, infatti arriverà nel 1861, e i territori erano così suddivisi:

Lombardo Veneto =regno austroungarico; Regno Sabaudo =Piemonte Liguria Sardegna = i savoia;
Granducato di Toscana, Toscana =Pietro Leopoldo (colui che abolirà la pena di morte); Lazio Umbria
Marche=Papato; regno di Napoli =i Borboni. Tanti regni e il trionfo dell'assolutismo del potere politico.

Cosa accade nel 700?

Dal punto di vista politico si afferma la centralità dello Stato, stanno nascendo le moderne nazioni, lo stato
per funzionare ha bisogno di un apparato amministrativo e burocratico e per affermarsi, per essere forte, il
clero e l'aristocrazia avrebbero dovuto indebolirsi. Ecco dunque che in questo periodo si afferma il principio
del giurisdizionalismo, il tentativo da parte dello Stato di controllare la chiesa subordinandola.

Dal punto di vista economico si cerca di riformare e riorganizzare il sistema fiscale, cioè le tasse privilegi, e
fare in modo di limitare e ridurre i privilegi. L’idea era quindi che tutti avrebbero dovuto pagare le tasse
(chiesa e nobili non le pagavano).

Dal punto di vista sociale c'è un'ascesa della borghesia, le classi sociali in quel periodo erano: nobili, alta
borghesia e clero. Dal punto di vista culturale si diffondono le idee illuministiche, si cerca di riformare
l'istruzione. I caratteri della politica scolastica del 700 sono tre:

1. avocazione (chiamare a se) dell'istruzione pubblica nelle mani dello Stato, la scuola diventò uno
strumento nelle mani dello Stato, questo perché:
a. perché la scuola è il canale privilegiato per diffondere le idee, per canalizzare l'attenzione, per
creare consenso,
b. perché, attraverso la scuola, lo stato andrà a formare tutti quei funzionari che lavoreranno
nell'apparato pubblico
c. perché la scuola è direttamente collegata al discorso economico
2. centralizzazione (uniformità del sistema scolastico). cioè tutto viene deciso dal centro: i
finanziamenti, i fondi, ma anche i metodi di insegnamento, l'assunzione dei docenti, i programmi, i
metodi, i libri.
3. l'anti gesuitismo (attacco ai Gesuiti ) I Gesuiti vengono espulsi e ciò porterà alla soppressione
dell'ordine (nel 1773 da parte di Papa Clemente quattordicesimo) e delle loro scuole e collegi. Il
Papa fu spinto a questa soppressione sia dallo stato che dalla chiesa stessa, i Gesuiti infatti avevano
davvero molto potere perché formavano la classe dirigente e nemmeno la chiesa riusciva più a
controllarli.

REGNO SABAUDO : VITTORIO AMEDEO SECONDO


Assolutismo, stato al centro, potenziale apparato: struttura amministrativa.
Serviva una struttura per formare i funzionari, l'università risponderà a questa richiesta: la data
importante è il 1717, questo è l'anno in cui il sovrano chiede agli intellettuali di presentare un
progetto di riforma per l'Università di Torino. Arrivarono due progetti:
- il progetto di Scipione Maffei “parere sul miglior ordinamento della regia università di Torino”
secondo il quale bisognava creare 40 cattedre divise in 7 corsi di studio. Egli propose laboratori
pratici come l'architettura, la geometria e puntò sui contenuti
- il progetto di Francesco d'Aguirre (proposta meno innovativa): il sovrano doveva essere il
moderatore degli studi, D’Aguirre inoltre riprende il concetto di trivio e quadrivio.

Al sovrano interessava creare una struttura da poter controllare, Francesco d'Aguirre centrò quindi il volere
del sovrano che infatti scelse la sua proposta. Quella di Scipione Maffei era troppo innovativa e venne
scartata.

REGNO DI NAPOLI: CARLO DI BORBONE


La dinastia spagnola trovò al sud una situazione arretrata di sistema feudale e di bigottismo religioso. Carlo
di Borbone cercò di applicare il giurisdizionalismo, cioè cercò di subordinare la chiesa allo stato. La chiesa in
quel periodo aveva l'immunità fiscale (non si pagavano le tasse) e personale (in quanto rispondeva davanti
al tribunale della chiesa) inoltre godeva anche di immunità locale (era possibile cioè rifugiarsi in chiesa ed
essere salvi).

Borbone eliminò tutti questi privilegi e a livello educativo avvenne la cacciata dei Gesuiti nel 1767. Antonio
Genovesi fu incaricato dal sovrano di riorganizzare l'istruzione, ma il suo progetto non fu un granché, egli
riuscì solo a creare una scuola primaria popolare per tutti, mentre tutto il resto non trovò applicazione
perché mancavano persone capaci in grado di sostituire i Gesuiti. Era una scuola che combatteva
l'analfabetismo e che dava nozioni di base per il lavoro.

GRANDUCATO DI TOSCANA: PIETRO LEOPOLDO 1765-1790

Pietro Leopoldo veniva dalla dinastia dei Lorena, era considerato un sovrano illuminato, emblema
dell'assolutismo illuminato, un personaggio eccellente, colto che abolì in Italia le pene di morte e le
questure, obbligò la pubblicazione delle sentenze permettendo così anche la difesa dell’accusato.

Cercò di organizzare una riforma dell'istruzione con una commissione di tre persone.

La scuola venne pensata con un corso elementare, un corso medio in ambito umanistico letterario, e un
corso superiore: l'università. Egli gettò così le basi per la scuola moderna.

TERRiTORIO LOMBARDO VENETO :IMPERO AUSTRIACO MARIA TERESA D’AUSTRIA E GIUSEPPE SECONDO
1740-1790

Soppressione degli ordini religiosi e incameramento dei beni.


Vengono aboliti i privilegi del clero e dei nobili e viene effettuata la riforma del sistema fiscale.
Si ha la creazione dell'anagrafe del catasto per poter controllare meglio la popolazione.
Riorganizzazione dell'istruzione:
- Le Università sono le uniche che possono rilasciare gradi accademici, sono riconosciute e sono
quattro: filosofia, giurisprudenza, medicina, teologia. Ufficialmente era il vescovo che laureava le
persone ma il sovrano decideva tutto dal centro.
- Istruzione secondaria: vengono mantenuti i collegi, il sovrano sostituì i Gesuiti con altri ordini o
laici.
- Istruzione primaria in tre livelli:
a. scuola comune: insegnava a leggere, scrivere, contare
b. scuola principale: latino, geometria geografia,
c. scuola normale: per chi voleva diventare maestro, era solo nei grandi centri di provincia e
rilasciava la patente di insegnamento.

Questo fu il primo ipotetico ordine scolastico

ULTIMA PARTE DEL 700 PRIMI ANNI DELL’800

In questo periodo trovano vita le cosiddette Repubbliche Giacobine.


Gli ultimi 20-30 anni del 700 sono caratterizzati a livello europeo dai grandi cambiamenti e dalle grandi
rivoluzioni: industriale, americana e francese.
Queste rivoluzioni sono tre grandi avvenimenti che di fatto avviano la società contemporanea a un percorso
caratterizzato da una serie di nuovi processi. Un biennio particolare è quello del 1796-1797 in questi due
anni si realizza la campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte, condottiero, generale francese protagonista
anch’egli della rivoluzione francese, scese in Italia per liberarla dal dominio straniero ( in Italia c'erano
austriaci , spagnoli e i Lorena). Egli in questi due anni entrò a Milano, conquistò una parte dell'Italia, fino ad
arrivare al trattato di Campoformio con il quale si sancì la presenza francese in alcuni territori italiani. Ugo
Foscolo parlò di questo trattato come di un accordo che tradì le attese degli italiani. Ma Napoleone arrivò in
Italia con quella che non fu solo una campagna militare, ma che rappresentò un evento che permise la
nascita delle Repubbliche Giacobine. I giacobini erano i rivoluzionari francesi, queste repubbliche erano una
simile all'altra, ed erano protette da Napoleone, dalla Francia. Queste Repubbliche si diffusero in gran parte
del territorio italiano e si chiamarono repubbliche sorelle, in quanto erano legate alla Francia, protette ma
non sottomesse. Queste repubbliche erano strutture governative che venivano modellate su quella
francese, ma la struttura a Repubblica, almeno sulla carta, non implicava la sottomissione ma una
condizione paritaria.

Le Repubbliche Giacobine si svilupparono in Italia tra il 1796 e il 1799, durarono complessivamente al


massimo tre anni, alcune nacquero nel 96, alcune nel 97, altre nel 98, ma finirono tutte nel 1799. Tra le più
importanti ci fu innanzitutto la Repubblica cisalpina, cioè la Lombardia, poi la Repubblica cispadana, cioè
l'emilia, poi la Repubblica ligure,la romana e la napoletana.
Tranne alcune zone come Sicilia, Sardegna e Veneto, quasi ovunque erano presenti Repubbliche Giacobine.
Nacque anche la Repubblica anconetana, che ebbe vita breve, circa quattro mesi, perché fu subito
inglobata da quella romana. Furono repubbliche giacobine autonome , modellate su quella francese,
ciascuna di queste repubbliche ebbe una propria Costituzione ed ebbero un proprio governo. In tutte
queste repubbliche, soprattutto all'interno delle loro costituzioni, si diede grande importanza all'istruzione,
cioè ci si occupò di scuola, ma questa attenzione all’istruzione rimase teorica, perché non si fece in tempo
ad attuare nulla, le repubbliche durarono così poco da non riuscire a trasformare la tanta teoria in leggi,
non si riuscirono ad attivare i principi teorici e quindi il bilancio finale di queste repubbliche, quando si parla
di scuola, fu assai modesto. Anno dopo anno in queste repubbliche ci fu una crescita esponenziale di
attenzione all'istruzione.
La Repubblica di Bologna è una delle prime a nascere nel 1796, ebbe, nella sua costituzione , un capitolo
dedicato alla scuola, all'istruzione pubblica che diceva che, entro 10 anni dall'entrata in vigore della
costituzione, soltanto chi avesse saputo leggere e scrivere avrebbe goduto dei diritti civili, diritti dei quali
non si era mai parlato che sono così finalmente associati all'istruzione.

La Repubblica cispadana 1797. Riteneva che é compito dello Stato, compito della Repubblica, prendersi
cura dell'istruzione dei suoi cittadini, cioè è un dovere dello Stato istruire i suoi cittadini creando le scuole e
favorendo strutture per istruire il popolo. Il concetto fondamentale di questa Repubblica è che è compito
dello Stato prendersi cura dei suoi cittadini e della loro istruzione.

Repubblica napoletana 1799 .La sua costituzione durerà pochi mesi, poi la Repubblica sarà spazzata via. In
questa Repubblica si diceva che l'istruzione è fondamentale a patto che sia istruzione\educazione fisica,
morale e intellettuale. Fino a 7 anni è compito dei genitori, poi è compito dello Stato, è obbligatoria per
tutti, ed a carico appunto dello Stato. La casa dove vivevano i maestri veniva pagata dallo stato perché
questi insegnanti stavano lavorando per lo stato e stavano facendo sì che lo stato stesso adempisse al
dovere di istruire il popolo.
Queste tre costituzioni sono però principi costituzionali, sono teoria, ed era necessario dare alla
costituzione un’attuazione concreta attraverso la trasformazione della teoria sul piano legislativo.
Possiamo dire che di progetti, tentativi, ce ne furono tanti per trasformare in concreto i principi
costituzionali, ma tutti fallirono perché nel 1799 le repubbliche giacobine morirono tutte.
Noi dobbiamo ricordare solo uno di questi tentativi di rendere leggi i principi costituzionali ed è del 1798.
Lorenzo Mascheroni (FU DEPUTATO DELLA REPUBBLICA CISALPINA) presentò al governo della Repubblica
cisalpina un piano generale della pubblica istruzione detto anche Piano Mascheroni. Era un progetto di
riforma dell'istruzione sulla base di quanto indicato dalla costituzione e proponeva due cose:

1. far nascere 3000 scuole primitive, scuole elementari in tutto il territorio per alfabetizzare e per
scolarizzare
2. promuovere il rinnovamento culturale e scientifico dell'università e la sua laicizzazione.

Quindi riassumendo : alfabetizzazione e alta cultura.

Non si parlò di scuola media e di scuola secondaria. L'obiettivo era che una parte della popolazione doveva
essere alfabetizzata e andare a lavorare, e una parte doveva essere alfabetizzata e proseguire come futura
classe dirigente. Naturalmente il Piano Mascheroni non trovò applicazione per la durata troppo breve della
Repubblica.

Le repubbliche giacobine finirono nel 1799 perché il clero e l’aristocrazia si unirono, si avvicinarono e in
qualche modo riuscirono a riprendere il sopravvento. Il popolo, parte più umile e modesta della società,
non riuscì a capire il significato del concetto di Repubblica, non comprese gli ideali di libertà, uguaglianza,
fratellanza. Si cercò di creare l'uomo nuovo amante di questi principi attraverso la diffusione di opuscoli, ma
erano concetti troppo difficili, troppo lontani , distanti , da un popolo che era stato sempre abituato ad
essere comandato. Il linguaggio di libertà, uguaglianza, fratellanza, era strano per il popolo italiano che era
sempre stato sottomesso. Quindi il popolo finì per tradire questi ideali repubblicani e finì per schierarsi
dalla parte dei nobili e del clero che nel giro di poco tempo riprese il sopravvento e favorì il ritorno degli
Asburgo, dei Lorena, dei Borbone, per questo motivo la Repubblica fallì.
I reduci della rivoluzione, o quelli che erano stati in Francia, provarono in Italia un apostolato della
rivoluzione per diffonderne i messaggi ma non furono capiti.
La parte più corposa della popolazione italiana preferì riaffidarsi a nobiltà e clero. L'Italia dopo il dominio
romano non si era più ripresa, era stata sempre oggetto di mire straniere, di dominio straniero, e questo
aspetto le aveva impedito di maturare una coscienza repubblicana. Una generazione abituata ad obbedire,
ad eseguire gli ordini pedissequamente, non aveva la capacità di pensare situazioni diverse, la formazione
che il popolo aveva ricevuto, l'aveva indottrinato sulla bontà del controllo da parte di nobili e chiesa. Per
esempio quando Giordano Bruno fu bruciato sul rogo il popolo fu contento perché Giordano Bruno era per
loro uno che voleva portare l'anticristo. Questo sistema di convinzioni portò al fallimento delle repubbliche
giacobine.
Nel 1802 Napoleone tornò in Italia con una seconda spedizione, prima creò la Repubblica italiana, in un
territorio del nord Italia, e la trasformò in regno italico che si estese praticamente a buona parte dell'Italia.
A sud invece c'era il regno di Napoli controllato da Gioacchino Murat che era il cognato di Napoleone. A
questo punto, nel 1805, nascerà il Regno Italico e poi il regno di Napoli , l'Italia passerà sotto il totale
controllo dell'impero francese e di Napoleone. La differenza tra la prima ondata napoleonica e la seconda
fu che, nella prima, ci fu messaggio di fratellanza e di uguaglianza, nella seconda, Napoleone, venne in
Italia da conquistatore.
Dal 1805 al 1814, quando finirà l'impero napoleonico, l'Italia sarà sotto il dominio di Napoleone e
quest'ultimo, come in Francia, così in Italia, cercò di riorganizzare il paese, riorganizzare il codice civile,
portare innovazione…egli organizzò anche l'istruzione.
In sostanza Napoleone aveva per la Francia e per l'Italia due idee:

-scolarizzazione di massa

-formazione ad alto livello per i suoi funzionari (categoria medioalta), e lo fece recuperando il Piano
Mascheroni.

Non è più lo stato che chiama a sé l'educazione, ma si tratta di un passaggio successivo, è un dovere per lo
stato di occuparsi di istruzione. Il modello napoleonico sarà il modello di riferimento per la scuola italiana
ma in realtà Napoleone stava lavorando su un territorio già dissodato dall'impero austriaco, le basi vengono
infatti gettate nel 700, Napoleone ne raccoglie i frutti e ne consolida i dettami.

TRATTATISTI DEL 300\400

1.PIERPAOLO VERGERIO
2.MAFFEO VEGIO DA LODI

PERIODO UMANISTICO RINASCIMENTALE

1.PIERPAOLO VERGERIO

Nasce in Slovenia nel 1370, studia a Venezia e Padova e studia greco in Oriente con Crisolora avrà incarichi
importanti presso l'imperatore, morirà a Budapest nel 1444. la sua opera (in latino ) è “sui nobili costumi e
sugli studi liberali degli adolescenti”. da quest'opera nacque la trattatistica pedagogica ed educativa
dell'umanesimo, è considerata il primo riferimento trattatistico educativo. l'obiettivo di quest'opera è
formare l'uomo politico, le classi dirigenti, il suo contenuto è appunto il concetto di educazione liberale che
per Vergerio si riferisce a:

a. amore per la virtù e La Sapienza


b. aspirazione, voglia di gloria e grandi imprese
c. sviluppo armonico di corpo e anima

secondo Vergerio fin da piccoli è necessario educare questi punti, prima che intervenga la società a
rovinare l'animo dei piccoli.
Fondamentale, diceva Vergerio, era considerare l'indole del bambino, il genitore e il maestro devono
cercare di comprenderla e utilizzare questa comprensione come base per il loro lavoro, tenendo il fanciullo
lontano dall’ozio, dall'abuso e dall'eccesso, in pratica il bambino andava tenuto lontano da tutto ciò che era
peccato.
per i latini l'ozio era il padre di tutti i vizi, in quanto oziando si poteva diventare disponibili a tutto ciò che di
più negativo esista al mondo. il piano di studi che propone Vergerio è molto ricco.
Si riferisce al trivio e al quadrivio ma in particolare secondo lui le materie più importanti sono tre:
1. la filosofia morale. Ciò che riguarda l'etica
2. l'eloquenza
3. la storia

le motivazioni erano:

1. filosofia morale: per poter decidere ciò che è giusto fare e ciò che non è giusto fare
2. eloquenza:per dominare le situazioni, sapersi imporre come classe dominante
3. storia: per poter comprendere gli errori del passato e poterli evitare, per conoscere gli esempi
buoni del passato e potervi fare riferimento

MAFFEO VEGIO DA LODI

Nasce a Lodi in Lombardia nel 1407 e studia a Pavia una delle realtà più importanti dal punto di vista
universitario.
inizialmente il padre lo avvia a studi di diritto ma in realtà lui era appassionato di studi letterari umanistici,
amava il greco e il latino.
ad un certo punto della sua vita si trasferì a Roma e qui divenne segretario della curia papale, nella seconda
fase della sua vita sempre a Roma entrò in un convento diventò un religioso e seguace di Sant'Agostino.
possiamo quindi riconoscere la sua vita due fasi: una scandita dalla passione per il mondo classico e latino,
un'altra invece nella quale a Roma si avvicina a Sant'Agostino e si dedica alla vita ascetica e religiosa.

la sua opera più importante del 1444 è “l'educazione dei figli ed i loro buoni costumi”, è un'opera il latino
nella quale Maffeo lega il mondo classico al messaggio religioso. infatti l'opera del 1444 si riferisce ad un
momento nel quale lui era diventato religioso, ed era un momento in cui la chiesa stava cercando di capire
cosa non funzionava al suo interno. quindi Maffeo in questo testo compie una fusione tra gli ideali
umanistici, laici, e i principi cristiani. Praticamente fonde le due fasi della sua vita. l'opera di Maffeo è divisa
in 6 i libri: i primi tre libri spiegano ai genitori quale è l’ educazione migliore per ogni fase di vita dei figli.
quindi spiega quali fossero i doveri dei genitori e su come allevare moralmente e fisicamente i propri figli. il
quarto libro è dedicato al sentimento della verecondia cioè il senso del timore, del pudore, questo senso,
per Maffeo, è necessario per essere uomini correttamente formati e per avere un atteggiamento riservato
timoroso.
Il quinto e sesto libro spiegano in quali contesti esercitare questo sentimento della verecondia.
Un primo aspetto che differenzia Maffeo da Vergerio è perché Vergerio si rivolgeva alla classe dirigente
mentre Vegio si rivolgeva alla formazione del cittadino, l'uomo che vive nel suo tempo, che vive la città. Un
uomo quindi che non necessariamente deve essere della classe dirigente. Una novità di Maffeo è che i
genitori non devono essere troppo severi né troppo indulgenti. Il genitore deve essere rispettoso del
proprio figlio, moderato, affettuoso, perché secondo Vegio essere troppo severi esponeva al rischio di
ottenere l'effetto contrario: un figlio troppo servile o troppo ribelle. Lo stesso poteva avvenire se si era
troppo indulgenti: il figlio poteva diventare inconsistente, incapace di reagire o addirittura prendere il
sopravvento. Quindi Vegio sconsiglia le punizioni corporali, i maltrattamenti che in quel momento erano
molto diffusi, ma consiglia un atteggiamento medio, moderato, né troppo severo, né troppo indulgente.

Il genitore doveva educare il figlio fino a 7 anni, poi sarebbe stato compito dei maestri che andavano quindi
scelti con attenzione. Ancor meglio era scegliere un maestro che seguiva altri bambini, in quel modo i
bambini, stando insieme nel gruppo si sarebbero potuti confrontare, avrebbero potuto socializzare, si
sarebbero emulati a vicenda.

In Maffeo Vegio c'era anche un'altra novità: egli sosteneva che non tutti i bambini sono disposti per lo
studio, alcuni potevano dedicarsi a diventare agricoltori, commercianti, sacerdoti, secondo Vegio infatti
tutti i lavori erano degni ed utili per la società, l'importante era non oziare. egli riconosceva la
predisposizione delle persone che poteva essere orientata o per i lavori manuali o per i lavori intellettuali.
sconsigliava di dedicarsi a cose per le quali non si era portati, e intestardirsi in questa direzione rischiando
di rimanere nell’ozio.

AUTORI DEL 500-600 Due esperienze tra loro molto diverse.


1. Alessandro Piccolomini
2. Silvio Antoniano
1. Alessandro Piccolomini nasce a Siena nel 1510 è appassionato del mondo classico e della lingua
volgare cioè dell'italiano, appassionato quindi di Dante, Petrarca, Boccaccio.
fa parte di una Accademia, come accadeva a molti intellettuali del tempo in particolare la sua
era l'Accademia degli intronati.
Lui ne fa parte con un soprannome (tutti ne avevano uno) : “stordito” e con questo
soprannome firma la sua più importante opera : un dialogo in volgare del 1540 intitolato”
Raffaella o della creanza delle donne” la creanza indicava il buon comportamento, è uno scritto
giovanile, infatti Piccolomini aveva trent'anni.
Successivamente scriverà molto altro diventerà arcivescovo e quando morirà rinnegherà
quest'opera, innanzitutto perché l'aveva scritta in volgare e per un ecclesiastico questo non
andava bene, l'altro motivo per cui rinnegherà questo scritto fu per l'argomento, perché questo
testo era un dialogo tra due ragazze: Raffaella e Margherita.
Raffaella è una donna matura esperta delle cose del mondo che vive nella società, mentre
Margherita è la donna ingenua, la ragazza che chiede all'amica come si deve comportare in
società, che cosa bisogna fare per essere una donna perfettamente calata nella società. In
sostanza è un trattato sull'educazione della donna, questo era un genere di trattato molto
comune. Ma nel suo testo Piccolomini fa un salto di qualità, non propone un modello di donna
tipico degli anni precedenti, cioè del medioevo, non propone quindi la donna santa, la donna
Angelo, la Laura di Petrarca o la stessa Beatrice di Dante, avulsa dal mondo (passava il tempo a
filare) che erano donne collegate a Dio. Piccolomini, alla donna Angelo, sostituisce la donna
aristocratica e borghese calata nella società urbana mercantile, una donna che entra nella
realtà. In questo trattato c’è una estraneità ai canoni medievali. Quello che fa più vergognare
Piccolomini di quest'opera è la grande esteriorizzazione che è presente in questo dialogo, cioè
Piccolomini non fa un trattato dove spiega cosa debba fare la donna per essere virtuosa ma fa
un trattato che spiega che cosa deve fare e quali atteggiamenti deve adottare per apparire
virtuosa, non conta l'essere virtuosi ma conta l'apparire virtuosi, è una tecnica di
comportamenti esteriori. Margherita chiede a Raffaella non come devo fare ad essere virtuosa,
ma cosa devo fare per apparire virtuosa, in modo cioè ,che gli altri credano che ella lo sia.
dunque si distingue l'essere dall'apparire e nel trattato si sottolinea il valore della simulazione,
dell'apparenza, dell' esteriorizzazione, per guadagnare il proprio posto in società. Piccolomini
rinnega il suo trattato perché la visione della donna si allontana dai canoni fino allora condivisi
ed ancor di più perché esalta il concetto di esteriorizzazione.

2. SILVIO ANTONIANO

Nasce a Roma nel 1540 da una famiglia di mercanti fin da piccolo fu molto intelligente, emerge per la sua
memoria, viene chiamato Poetino, perché fin da bambino improvvisava creando dei versi e
accompagnandosi con gli strumenti musicali. il cardinale Ottone capisce che questo bambino ha del talento
e decide di pagare i suoi studi, tant'è che 17 anni dopo aver studiato presso i migliori maestri si laurea in
Utroque Iurae , cioè diritto civile e canonico.

Ad un certo punto della sua vita finì al servizio del Papa Pio quarto, divenne un religioso e viene assegnato
al nipote del Papa: il cardinal Borromeo.
Silvio Antoniano sarà infatti uno di quegli ispettori che Borromeo manderà sui vari territori per controllare
che le sue disposizioni venissero applicate. Come religioso, ebbe numerosi incarichi di prestigio, fu molto
vicino alle scuole della dottrina cristiana e scrisse un'opera la più importante: “I tre libri sull'educazione
cristiana dei figliuoli” quest'opera venne commissionata proprio da Borromeo nel 1580 che chiese un'opera
educativa che in qualche modo fosse il frutto, la conseguenza, di tutta quella riflessione pedagogica
sviluppata all'interno del Concilio di Trento. Antoniano iniziò a scrivere quest'opera nel 1580 e la scrisse in
tre anni, la stesura fu lunga, in quanto Borromeo chiedeva di rileggerla continuamente e successivamente
la sottoponeva al cardinal Valier. In questo modo si allungarono i tempi della pubblicazione che avvenne nel
1584.

Questi tre libri furono modello riferimento di tutta la trattatistica educativa cattolica del 500 e del 600. il
perfetto cristiano lo si trovava in quest'opera di Antoniano, tutti coloro che dopo Antoniano cercavano di
parlare di istruzione e di educazione si rifacevano a quest'opera.

Il primo libro presentava i principi della chiesa, quei principi teologici del Concilio di Trento: eucarestia,
sacramenti, dogmi. Nel secondo libro che è la parte più corposa si davano ai genitori, soprattutto ai padri di
famiglia, indicazioni su come insegnare i principi della chiesa ai propri figli.

Il terzo e ultimo libro è quello dedicato nello specifico all'educazione morale, fisica, intellettuale, cioè si
spiegavano i problemi formativi di ogni periodo, si spiegava come si doveva essere educati. Di fatto in
quest'opera noi troviamo tutta la trattatistica precedente, il concetto di indole del quale aveva parlato
Vergerio, il concetto di moderazione e di verecondia, del quale aveva parlato Vegio, e si ritrova l'attenzione
per il mondo classico.

La novità assoluta fu però che tutto questo venne rivisitato in chiave cristiana. L'ideale umanistico
rinascimentale è stato svuotato della sua essenza, l'obiettivo finale non è la classe dirigente, non è il
cittadino, l'uomo libero, ma è il perfetto cristiano. L'assunto di base sul quale si basa è che esiste il peccato
originale e quindi tutte le persone in qualche modo devono essere riabilitate rieducate, riportate sulla retta
via.

AUTORI DEL 700-800

1.SCIPIONE MAFFEI

Nacque a Verona nel 1675 da famiglia aristocratica. Fu appassionato di teatro e giornalismo e molto
insofferente verso il mondo culturale, civile, degli stati italiani. In quel periodo sia il regno sabaudo,sia la
zona comandata dagli spagnoli, che quella controllata dagli austroungarici, erano molto gretti.
Lui mostrava molta insofferenza verso questi piccoli stati ed iniziò a maturare su di sé i principi illuministi. la
sua opera più importante fu “ il parere sul miglior ordinamento della Regia università di Torino”
A Torino il sovrano aveva chiesto un progetto di riforma dell'università perché secondo lui (Vittorio Amedeo
secondo di savoia) si sarebbe formata una nuova classe di funzionari. Scipione Maffei morì a Verona nel
1755 e possiamo dire che incarnò da una parte la rabbia e il rifiuto verso l'arretratezza italiana di inizio 700
e dall'altra la voglia di risveglio da parte della cultura italiana. In Francia c'era Luigi sedicesimo, in Russia
Caterina, in Germania e Austria c'era l'imperatore, In Italia c'erano i dominatori stranieri. L'Italia era quindi
molto indietro da un punto di vista politico, mentre dal punto di vista culturale mostrava un certo risveglio.
l'opera di Scipione Maffei è del 1717 – 1718

E’ un progetto di riforma dell'Università di Torino che consiste nella proposta di istituire 40 cattedre, vari
insegnamenti, suddivisi in 7 corsi di studio: lingua, filosofia, storia, matematica, medicina, giurisprudenza e
teologia. Soltanto medicina, giurisprudenza e teologia avrebbero rilasciato il titolo di dottore, le altre erano
considerate discipline utili per la cultura personale. Medicina, giurisprudenza e teologia erano discipline che
portavano ad una professione, perciò rilasciavano il titolo di dottore perché garantivano un'immissione nel
mondo del lavoro. Scipione Maffei immaginava un’università nella quale si dava importanza la lingua
italiana, un'importanza ad alcune nuove discipline come la geografia, l'architettura, la chimica, e i
laboratori, le esercitazioni.

Un’università nella quale non c'era più il dominio di Aristotele, ma si poteva recuperare anche Telesio,
Giordano Bruno, quindi un’università sicuramente innovativa ma anche pericolosa.

Vinse la proposta di Francesco d’Aguirre che era più funzionale agli obiettivi del sovrano (che in quel
momento era al centro di tutto e moderatore degli studi) che era più tradizionale. la proposta di Maffei
sarebbe andata contro il pensiero della chiesa ed il sovrano non era ateo, non voleva scontrarsi con la
chiesa, sicuramente voleva dominarla e ribadire la sovranità dello Stato, ma non era interessato ad uno
stato anticlericale.

GAETANO FILANGIERI

Nasce a Napoli nel 1753 da famiglia aristocratica, è uno studioso di diritto, appassionato di cultura classica
appassionato di illuminismo, studia personaggi come Locke, Montesquieu e nel 1780 pubblicò la sua opera
in quattro libri (inizialmente dovevano essere 7) che si chiama “scienza della legislazione" era una persona
molto intelligente , appassionato di tutto lo scibile umano, con la voglia di conoscere tutto ciò che lo
circondava. Con la sua opera non voleva scrivere un trattato di diritto, teorico ed aleatorio, idealista, ma
voleva creare un sistema organico di norme che regolasse tutti i vari settori della vita civile e politica.
Filangieri morirà giovanissimo a 35 anni ma avrà una grandissima importanza.

Il quarto libro della sua opera si intitolava “le leggi che riguardano l'educazione, i costumi e l'istruzione
pubblica”. Punto di partenza di quest'opera è il concetto di educazione: bisogna educare l'uomo, in quanto
cittadino, solo educando l'uomo ad essere virtuoso riusciamo ad ottenere una società virtuosa.

L'educazione è alla base della virtù degli individui in quanto cittadini, ma soprattutto in quanto facenti parte
di una società, fondamentale l'educazione dell'uomo non in quanto essere umano ma in quanto cittadino.
Educando l'uomo alla virtù si rende la società virtuosa.

Filangieri ci dice che la virtù non dipende dalle leggi, non si diventa virtuosi perché la legge ci dice di non
fare alcune cose, le leggi diceva Filangieri servono a prevenire e a reprimere, non a creare la virtù. Alla base
di tutto quindi, prima della legge, c'è l'educazione ed è necessario educare l'individuo, in quanto cittadino,
ad essere virtuoso. Ci si potrebbe chiedere quale educazione è preferibile a questo punto. Ci dice Filangieri
che l'educazione pubblica non è perfetta ma è preferibile rispetto a quella privata. Perché si deve essere
educati dallo stato, è lo stato che deve formare il cittadino e quindi educare la società. Per Filangieri
l'educazione va dai 6 ai 18 anni ed è a carico dello Stato, è un'educazione che comprende tutto dall’ ABC
fino ai 18 anni. L'importante però secondo Filangieri è capire che tipo di educazione lo stato deve impartire
a seconda di chi si ha di fronte; egli ritiene infatti che la società si divide in due gruppi: quelli che lavorano
manualmente e quelli che lavorano intellettualmente, tutti sono utili alla società, tutti servono alla società,
ma in base al gruppo di appartenenza (lavori manuali o lavori intellettuali) lo stato deve assicurare
un'educazione diversa, in pratica Filangieri puntava ad un'educazione che avesse un fine sociale.

REPUBBLICHE GIACOBINE: GIROLAMO BOCALOSI E MATTEO GALDI

Il momento storico è la fine del 700

BOCALOSI
Non abbiamo troppe notizie biografiche quelle che si hanno si estrapolano dalle sue opere non esiste una
biografia, si sa che visse nella seconda metà del 700 si laureò in medicina ma non esercitò la professione di
medico.

Si trovò a Verona , scrisse molto e appartenne ad una loggia massonica, venne definito dagli austriaci come
soggetto pericoloso, infatti dovette rifugiarsi a Milano (prima città italiana conquistata da Napoleone) dove
nel 1796 scrisse la sua opera più importante: “l'educazione democratica da darsi al popolo italiano” è un
trattato scritto da uno scrittore giacobino (quindi ispirato al modello della rivoluzione francese) avente ad
oggetto la formazione dell'uomo e del cittadino. Dato che si ispirava alla rivoluzione francese ed ai i suoi
ideali il fine di questo trattato era quello di formare l'uomo nuovo repubblicano, un uomo rinnovato
attraverso l'educazione pubblica. Quest'opera ebbe un successo incredibile, i termini utilizzati nel titolo
dell'opera sono esemplificative del suo pensiero, egli parla di educazione democratica(democrazia) e di
popolo italiano intendendo così l'Italia intera(uno e indivisibile) era necessario per Bocalosi riorganizzare il
sistema educativo. L'educazione doveva essere severa , pubblica e uniforme ai principi democratici. Egli
propose una scuola fino a 12 anni obbligatoria e gratuita che chiamò” scuola nazionale e democratica” in
questa scuola si faceva tutto: educazione fisica, educazione igiene….. per formare l'uomo nuovo permeato
dai principi democratici.

MATTEO GALDI

Nacque a Salerno nel 1766 , di origini normali : i genitori erano piccoli proprietari terrieri , studia molto
diritto(che era considerata la materia per eccellenza) conobbe Filangieri e fece parte di una società segreta
che si era posta l'obiettivo di rovesciare la monarchia borbonica (intorno al 1786 aveva vent'anni), Galdi
venne scoperto, fuggì in Francia poi a Milano e conobbe la Napoleone Bonaparte. Quando Napoleone, nel
Milanese, creò la Repubblica Cisalpina, Galdi fu un'importante professore di diritto costituzionale in questa
Repubblica, nello specifico in un'importante ginnasio di Brera. Poi Napoleone se ne andò, cadde la
Repubblica cisalpina, tornarono gli austriaci e Galdi scappò da Milano ritornando lì solo una volta che fu
tornato anche Napoleone, il suo destino fu strettamente legato a quello di Napoleone.

Al suo ritorno Napoleone incaricò Galdi di andare al sud nel regno di Napoli (che Napoleone aveva affidato
al cognato) a fare il direttore generale della pubblica istruzione (una sorta di ministro della pubblica
istruzione) così cercò di riorganizzare l'istruzione pubblica nell'italia del Sud. Matteo Galdi era talmente
bravo e convincente nelle cose che diceva che quando Napoleone cadde in disgrazia e fu esiliato e con il
congresso di Vienna tornarono in Italia gli invasori a sud, il sovrano nonostante ciò chiese a Galdi di
rimanere nel suo ruolo di direttore generale della pubblica istruzione, nonostante egli sapesse della
vicinanza di Galdi a Napoleone.

Galdi però, che era un ribelle e un rivoluzionario, rifiutò questa offerta, non avrebbe infatti mai accettato di
schierarsi dalla parte di chi aveva combattuto Napoleone. La sua opera “saggio di istruzione pubblica
rivoluzionaria” è del 1798 ed è un'opera che fa parte di tutta quella trattatistica italiana dedicata negli anni
della Repubblica Giacobina ai temi di educazione, di istruzione cioè di libertà, fraternità, uguaglianza e
democrazia. Per educare il popolo alla democrazia chi ci deve pensare? ci doveva pensare lo stato.
Bisognava formare le coscienze che per secoli erano state soggette alla tirannide straniera. In questo
l'istruzione è fondamentale perché attraverso di essa si possono inculcare questi nuovi valori. Secondo
Galdi ci sono due tipi di istruzione: una più facile e una più difficile. La prima è istruire i bambini che sono
più facili in quanto sono una tabula rasa e seguono pedissequamente i loro educatori(ed è per questo che si
possono anche fare danni enormi) mentre l'adulto fa parte del tipo di istruzione più difficile, l'adulto
analfabeta oggetto della chiesa e dell'aristocrazia è pieno di superstizioni, di servilismo, caratteristiche che
spesso rappresentano un grande limite.

Rieducare il popolo adulto era dunque la parte più difficile. Il saggio era di fatto rivolto a tutti. Galdi utilizza
per primo il termine massa. Naturalmente accanto alla scuola ci sono altre forme di istruzione: i giornali, il
teatro, le feste, i catechismi repubblicani (piccoli libricini che riportavano diritti e doveri dell'uomo) . Galdi
teorizza” l'apostolato repubblicano” che consisteva nel chiamare dalla Francia i patrioti coloro che avevano
combattuto la rivoluzione francese farli venire in Italia a riportare la loro esperienza, in pratica essi
sarebbero dovuti diventare dei predicatori della rivoluzione.

Galdi e Bocalosi erano molto simili, forse il primo è uno step successivo rispetto al secondo, prima c’erano
stati Scipione Maffei e Filangieri che sono invece strettamente collegati alla prima fase dell'illuminismo.

STORIA DELL’EDUCAZIONE
UNIVERSITa’ ITALIANA NEL 900

L'università è il luogo elitario per eccellenza il luogo per pochi controllato per lungo periodo dalla chiesa.
l'università è una grande creazione del medioevo.

quando intorno al undicesimo-dodicesimo secolo pian piano dalla campagna ci si sposta verso le città
nascono questi luoghi di alta cultura. inizialmente si chiamavano studium cioè studio, luogo del sapere,
esattamente si chiamavano studium generale, ovvero luogo aperto a tutti. questi luoghi inizialmente erano
sotto il controllo delle abbazie dei conventi. il termine università però ha un'altro significato: a livello
etimologico linguistico, infatti deriva da universitates che erano associazioni di studenti e docenti nelle quali
gli studenti assoldavano e pagavano questi docenti con l'aiuto del comune e\o di qualche personaggio
importante per ricevere alta cultura cioè il livello più alto del sapere. Le Università nascono intorno al 1100
la prima Università che noi conosciamo, una delle più importanti, peraltro italiana, è l'Università di Bologna
che nacque nel 1088 ma non è l'unica università, nel mondo abbiamo Parigi, Oxford, Cambridge in questi
luoghi abbiamo università che nascono tutte tra il 1100 e il 1200. In Italia abbiamo anche l'Università di
Salerno (medicina) l'Università di Padova, di Napoli, di Macerata, si trovavano in città più o meno grandi,
nascono soprattutto come luoghi di alto sapere, di alta conoscenza, che in quel momento erano concetti
che inizialmente si riferivano solo al diritto, per poi piano piano comprendere anche la teologia, la
medicina, l'arte intesa come filosofia e lettere. Il percorso era molto lungo e prevedeva che ad un certo
punto nelle Università si procedesse secondo quello che i latini chiamavano Corsus Honorum.
L'insegnamento era rigorosamente in latino e ciascuna Università godeva di un proprio statuto cioè ogni
università godeva di una sua autonomia.

Si partiva studiando le arti, poi la teologia, poi diritto, ma non era così in tutti gli atenei. Terminava con il
conferimento della laurea, nome che viene dall’uso della corona di alloro che richiama il concetto di gloria
Latina, il segno della vittoria. Il problema per le università fu che rappresentavano quello che si chiamava il
terzo potere, cioè il potere della cultura (nel medioevo il primo e secondo potere erano la chiesa e
l'impero.) Così, a un certo punto, il potere politico cercò di appropriarsi, assoggettare l'Università, che dalla
sua parte cercò di difendere il proprio ruolo alleandosi con il Papa e con la chiesa. Per questo motivo
Università e papato andarono abbastanza a braccetto, il Papa diceva di difendere il potere dell'università e
l'università diceva di affidarsi al Papa per difendersi dall'attacco del potere politico. Ciò significa che
soprattutto dal 200 al 500 ,all'interno delle università, la chiesa aveva sempre avuto un ruolo di primo
piano,un ruolo predominante. Questo è un quadro necessario di presentazione dell'università, l'università
di fatto nel corso dei secoli non cambia molto, fino agli anni 60 del 900 resterà un fenomeno elitario, erano
pochi che andavano all'università.

Subito dopo l'unità l'Italia all'università di Macerata, che era un ateneo piccolino, contava 70-60 iscritti. le
università che sono state citate nascono del 200 nel 300 non vanno immaginate come le università di oggi
con 4,5,6,7 dipartimenti, erano i luoghi dove si imparava e il docente insegnava determinate materie, le
lezioni non erano molte. Macerata nel 1290 nasce con poche lezioni di diritto, la vera università arriverà nel
500 600, addirittura nel 700 nel lombardo Veneto. Ma è nel 900 che si hanno i veri avvenimenti significativi,
perché in realtà dal 200 in poi non ci sono grandi eventi ma solo lentissime trasformazioni. (argomento del
libro il primo capitolo spiega l'idea di università nel periodo fascista perché Mussolini ha dato tanta
importanza all'università) .

Nel 1923 Mussolini presidente del consiglio fa un discorso agli studenti di Padova nel quale dice che il
governo conta sulle Università e comprende la loro grande importanza storica. Di fatto Mussolini esalta
l'università come luogo di grande tradizione, di formazione della cultura, come luogo incaricato di formare
la futura classe dirigente. Che l'Università fosse tenuta in grande considerazione da Mussolini è evidente da
molte cose per esempio dal fatto che la riforma Gentile, prima riforma fascista, si occupa dell'università per
riorganizzarla da un punto di vista amministrativo. Invece Mussolini voleva una cosa diversa, egli voleva
recuperare, celebrare, le gloriose tradizioni dell'università. C'è quasi una tradizione mitologica, il concetto di
fondo è che Mussolini vuole far capire come le Università fossero delle creazioni, caratteristiche specialità
italiane, un prodotto italiano. Non era vero perché ce ne erano altre nel mondo, ma Mussolini voleva
inculcare questo concetto di mito dell'Università italiana. Per crearlo Mussolini ricorre all' invenzione della
tradizione dell'Università italiana. Ciò significa che anche dove l'Università non era una cosa italiana e
medievale Mussolini se la inventa, cioè inventa la tradizione medievale dell'università. Naturalmente era
vero che l'università era nata nel medioevo, ma non era nata solo in Italia e non era l'università come lo
intendiamo noi. Il fascismo fu molto abile nel creare questa tradizione dell'università, e lo fece per dire che
l'Italia era superiore agli altri paesi. alcuni episodi:

-Aprile 1925, Università di Napoli, il Rettore ed il suo Senato accademico (organo decisionale, governo
dell'ateneo nel quale si prendono le decisioni) scrivono una lettera, un documento, nel quale viene sposato
l'ideale di Mussolini. Nel 25 non c'era ancora la sudditanza ma c'era già chi iniziava ad aderire,

-1925, congresso di una importante società scientifica. Piccinini grande personaggio medico, scienziato,
invita tutti i colleghi, docenti, intellettuali a ricostruire con attenzione la storia del proprio ateneo con
particolare attenzione alle origini perché nell'età delle origini troviamo la grandezza di ogni ateneo.

-18 Novembre 1925, il ministro Fedele, ministro della pubblica istruzione, invia una circolare a tutte le
università italiane nella quale le invita a dotarsi di un sigillo, un simbolo, che riproduca lo stemma storico
dell'Università, diceva alla lettera: “Sia il simbolo di una storia che nessun invasore ha mai potuto destinare
l'oblio” cioè nessuno, neanche il nemico più accanito, può cancellare la storia. Si scatenò una competizione
tra atenei a chi avesse il simbolo più antico, più bello, più significativo, arrivando ad una competizione
assurda. Molte università sfiorarono il ridicolo perché, pur di compiacere il Duce, andarono a riprodurre
questo sigillo con dentro il simbolo dell'Università con inserito il fascio littorio , l'immagine di Mussolini,
elementi insomma che non c’entravano nulla.

In realtà le università avevano il compito di recuperare il loro stemma medievale, invece per compiacere il
Duce crearono a tavolino un logo che inventava la tradizione e che piaceva al regime. Ad un certo punto si
aderì talmente tanto al messaggio di Mussolini che cominciarono a crederci tutti: atenei, scienziati,
addirittura negli anni 30 i Guf (gruppi universitari fascisti) furono invitati dal partito fascista a recuperare le
feste, le tradizioni, sempre per dare l'idea che l'università fosse nata nel medioevo. Per esempio il berretto
goliardico per le cerimonie, la festa della matricola. il culmine di questo discorso si raggiunse nel settembre
del 1933 a Torino si tengono i giochi universitari (si tenevano a Parigi, Torino e Stoccolma). Vi partecipavano
gli universitari di tutta Europa. l'allora segretario del partito fascista(anche segretario dei Guf) Achille
starale un esaltato, in vista di questi giochi pensò di fare inaugurare, aprire i giochi, con una grande parata
composta da un carosello storico delle varie università. Cioè chiese all'Università di organizzarsi con il
gonfalone, in una sorta di rievocazione storica in forma di sfilata, composta da figure medievali paggi,
trombettieri, Dame, musici. C'è spesso nelle rievocazioni rimando al medioevo che è un rimando all'
umanesimo perché la fase più lontana dalla lotta contro l'invasore. La cultura dell'Umanesimo con il
recupero dei classici è un'età mitica, un'età delle origini. Di fatto questa sfilata scatenò una lotta tra atenei
spaventosa e ci furono delle ditte specializzate (per esempio una ditta di Firenze che si chiamava Peruzzi)
che ricevettero ordini enormi di vestiti e gonfaloni.

Si stava creando a tavolino una tradizione perché la maggior parte delle università non avevano nulla ma
tutti tenevano a far bella figura. e con questa sfilata si raggiunse l'apoteosi dell'invenzione della tradizione.
ci fu una lotta tra atenei si arrivò alla sfilata considerandolo un evento unico, del quale parlarono tutti i
giornali. il messaggio di Mussolini del 23 aveva raggiunto il suo apice e venne assorbito progressivamente
da docenti, dagli studiosi dagli intellettuali, diventando il messaggio di riferimento perché era utile a tutti e
riconoscere questo primato culturale italiano sulla base dell'università. Bottai cercò di assegnare
all'università il ruolo di formazione della cultura delle classi dirigenti ma a Mussolini di fare dell'università il
luogo della formazione delle classi dirigenti non interessava molto. lui era molto retorico voleva fare
dell'università il luogo per eccellenza della tradizione italiana e poter dire che il fascismo, avendo riscoperto
questo primato, è superiore a tutti. il riassunto di questo capitolo è: l'invenzione della tradizione
universitaria italiana :retrodatiamo le nostre origini e facciamo in modo che le Università italiane diventino
un'eccellenza che tutti ci invidiano. Poi, che le Università fossero il luogo di formazione della futura classe
dirigente, lo penserà Bottai verso gli anni 30 ma a Mussolini questo più di tanto non interessava, lui voleva
ribadire la superiorità italiana dal punto di vista culturale attraverso il recupero della tradizione.

I PERIODICI PER PROFESSORI UNIVERSITARI

I periodici sono una fonte che permette di ricostruire un determinato periodo storico, è una fonte che è
stata poco usata, erano periodici scritti da docenti universitari. si analizzano i periodici scritti tra il finire
dell'Ottocento e gli anni 60 del 900 quindi 1880-1960.

Il primo periodico è uscito in Italia esattamente nel 1887. gli obiettivi fondamentali di questi periodici per
professori universitari(che siano del dopoguerra o del periodo fascista o di altri periodi) erano tre:

1. fare da cassa di risonanza circa i temi universitari-far conoscere quali fossero tematiche e
problematiche , erano periodici rivolti ad altri professori universitari a politici e ad intellettuali
2. Condizionare l'opinione pubblica-una rivista può condizionare l'opinione pubblica, può manipolare,
il tutto era rivolto alla borghesia perché fino agli anni 60-70 del 900 la classe sociale dei contadini
non se l'era filata nessuno.
3. Presentare, redarre proporre una sorta di “Cajer de Orlean”, quindi presentare tutti i
malfunzionamenti dell'Università

STRUTTURA DEI PERIODICI

I periodici presentavano varie sezioni che si potevano trovare o tutte o alcune.

- una prima sezione dedicata ai temi di attualità Universitaria ( questa si trovava in tutti i periodici)
- Una seconda sezione era relativa alla normativa dibattiti parlamentari, leggi, documenti, relativi a
decisioni normative, In Parlamento, magari sull’Università
- una terza sezione che si potrebbe definire più storica. C'erano 2-3 articoli dedicati ad un
avvenimento storico, (la storia di un ateneo per esempio), erano interventi più eruditi, articoli di
taglio storico.
- una sezione legata agli eventi, ai congressi, per esempio tutti i congressi i resoconti o gli annunci.
- una sezione con recensioni o notizie bibliografiche Sull'uscita di nuovi libri (per esempio con la
scrittura di schede sul libro)
- una sezione sui necrologi, componimenti funebri che annunciavano la morte di una persona
(naturalmente professori universitari, funzionari, talvolta anche studenti)
soprattutto dopo la seconda metà del 900 i periodici universitari hanno molti dati citiamo i periodici
più importanti:
a. L'università 1887-1891, data di pubblicazione- A Bologna a questo periodico collaborarono 350
docenti universitari( mission a pagina 57) prima di questo periodico esistevano periodici
generalisti che al massimo avevano al loro interno uno o due articoli sull’Università. era mensile
e durò circa quattro anni-
b. La riforma universitaria. 1890 1892. durò due anni. fu un periodico estremo, il suo direttore si
chiamava Tullio Martello, era molto esigente molto critico, noi andava mai bene nulla. nella
rivista esprime giudizi verso i colleghi che arrivavano tardi, che chiedevano di essere sostituiti,
era uno spirito libero che diede al periodico un taglio aggressivo. fu il periodico che dura di
meno-
c. L' Unione universitaria. fu un periodico che racchiuse le più brillanti menti i più brillanti
personaggi (pagina 54) fu del 1894
d. L'università italiana. 1902. fu un periodico più longevo di tutti(durò 40 anni) se si vuole capire
come è cambiata l'Università non si può fare a meno di questo periodico. nei quarant'anni che
descrive gli avvenimenti furono molti: le due guerre, il fascismo, la crisi economica del 18-19,
l'età iniziale giolittiana. Quindi questo periodico diventò uno strumento fondamentale per
capire non solo come è cambiata l'Università, ma anche come è cambiata la società italiana in
40 anni. Gli articoli del periodico parlavano di studenti e professori che andavano in guerra,
c'erano inviti patriottici e articoli sugli effetti della guerra. In generale lo sfoglio di una rivista
permette uno sguardo sulla società.
e. Gli annali dell'Università d'Italia. E’ una rivista che viene pubblicata a Roma tra il 1939 e il 1943.
è voluta dal ministro Bottai che era il ministro dell'educazione nazionale quando la pubblica
istruzione cambiò nome. Bottai si associa ad una pagina tristissima della storia d'Italia: le leggi
razziali, egli è uno dei firmatari quando le leggi vengono applicate alla scuola. Era un gerarca
fascista molto importante, peraltro anche con dei principi, quella fascista è stata una fase della
sua vita, un errore madornale che dopo ammetterà. L'obiettivo di questo periodico era far
capire che l'università era ormai fascista. C'era un intero fascicolo dedicato alle università e la
guerra, con articoli che spiegavano perché era importante fare la guerra, qual era la sua utilità.
Questa rivista è importante perché vi troviamo un cocktail tra docenti universitari e personale
amministrativo. il direttore era un funzionario del ministero, Giuseppe Giustini. Nella rivista ci
sono articoli dei più importanti intellettuali del tempo che analizzano i temi più svariati. Si parla
del problema della fascistizzazione, cioè come fascistizzare sempre di più le Università (anche
se nel 39 le università erano già tutte fasciste) si parla del problema delle aule universitarie
perché il numero degli studenti era cresciuto e bisognava organizzare le aule universitarie. Si
parla dell'importanza degli atenei minori (tutti gli atenei sono importanti perché sono il luogo
della cultura della tradizione). Si parla di argomenti attuali tra gli interventi più importanti di
questa rivista ne troviamo 1 importante: il presidente degli industriali si chiamava Giuseppe
Volpi di Misurata, egli fa una riflessione sul rapporto tra università e mondo del lavoro, egli dice
che il limite dell'università era di essere troppo teorica, di non preparare i ragazzi al mondo del
lavoro, diceva che quando ai ragazzi, usciti dall'università, si avvicinavano alle aziende,
sapevano tutto in teoria, ma non avevano fatto nulla di pratica (pur essendo un'idea del 1940
questo è un problema che ancora interessa le Università) Volpi di Misurata sosteneva che si
stavano creando giovani che non avevano idea del mondo del lavoro.
f. Università italiana . si chiama come l'altra rivista ma non ha nulla a che fare con essa in quanto
deriva da un altro periodico ma è presumibile che con il titolo si sia voluta dare un'idea di
prosecuzione del primo periodico che era stato longevo e importante. viene pubblicata tra il 45
e 49
g. Il Giornale dell'Università. 1951-1960. Entrambi sono espressione del punto di vista dei
professori universitari e la struttura é normativa, sono gli stessi degli altri periodici ma
cambiano contenuti. I temi sono quelli del periodo 1945-1960, quindi nello specifico: -
dopoguerra e ricostruzione materiale e morale del corpo docente e degli allievi che uscivano da
20 anni di dittatura-gettare basi per la nuova università democratica-affrontare temi importanti
come il boom economico.

I contenuti dovevano essere arricchiti, non si poteva più stare dietro ai contenuti classici ma
aggiornare l'università come si stava aggiornando la società. C'era bisogno di economia, ingegneri,
architetti. Era necessario rinnovare l'Università dal punto di vista didattico e contenutistico.
L'Università doveva riscoprire un nuovo ruolo all'interno della società, non poteva essere quel
luogo isolato dove elaborare la cultura. Bisognava pensare ad un’Università al passo con i tempi. Un
argomento che occupa molti numeri del giornale nel 50-55-60 tu il tema della moltiplicazione delle
sedi universitarie. Tutte le città chiedevano Università: la sede universitaria voleva dire ricchezza,
tante nascevano come succursali che poi diventavano autonome. I docenti non vedevano di
buon'occhio queste proliferazioni perché aumentare il numero di Università avrebbe aumentato il
numero di docenti e perciò sminuito il ruolo dei docenti già esistenti. Anche il terzo capitolo del
libro (secondo dopoguerra) parla sempre dei periodici ma in particolare della condizione economica
e giuridica dei docenti universitari e del loro tentativo di migliorare la propria posizione:

- miglioramento dello stipendio


- defascistizzazione libertà ideologica
- abolizione dei limiti dei 70 anni per la pensione fissato dal fascismo
- avanzamento di carriera più veloce
il docente universitario ha un ruolo politico viene coinvolto nelle commissioni, nei convegni, nei
processi decisionali. quindi andare in pensione voleva dire uscire da tutto questo per cui docenti
volevano rimanere in servizio il più possibile.

NECROLOGI
Fonte per lo studio della storia dell'Università a volte un po' trascurata

I necrologi sono componimenti funebri che si possono trovare attaccati al muro,o su un periodico, o
su un giornale.
Paul Kirne ci dice che la fonte è ogni testo oggetto o manufatto da cui possiamo ricavare una
conoscenza del passato. Il necrologio quindi si trovava anche nei periodici ed aveva tre obiettivi o
utilità:
1. attraverso questi necrologi si ricostruiva la storia ed il cambiamento delle università nel tempo
1880-1960
2. delineare la figura del docente universitario: come è cambiata negli anni
3. ricostruire, individuare, le cosiddette rivendicazioni di categoria cioè tutte quelle rivendicazioni
di diritti inoltrate da docenti universitari.

I necrologi si trovavano in tutte le riviste, in una rubrica alle ultime pagine. Queste rubriche si chiamavano:
necrologi, necrologio, lutti, si utilizzavano quindi termini semplici.

Mentre nelle riviste per insegnanti di scuola c'erano titoli più elaborati: maestri di vita, lutti in famiglia
eccetera eccetera.

Nei necrologi c'era nome e cognome, età, data di morte, una frase d'effetto più o meno ampia che
descriveva il defunto, a volte delle vere e proprie ricostruzioni biografiche.

I necrologi servivano:
- Informare della morte di qualcuno,
- A ravvivare, ricordare, la memoria di un collega scomparso.
- A fornire un esempio di valenza pedagogica a partire dall'esempio di vita del collega scomparso.
- Far capire il ruolo avuto in vita dal docente all'interno della società e della propria Università.
- Riconoscere al docente il ruolo avuto nelle battaglie sindacali a favore della categoria docenti.

L'analisi dei periodici si può raggruppare in quattro fasi:

1. I periodici di fine 800. (1880-1900)


2. I periodici di inizio 900 fino a tutto il periodo fascista. (1902 1940)
3. Gli annali, periodo dal 39 al 43. fascismo e seconda guerra mondiale
4. Il dopoguerra. (1945-1960)

Ogni fase ha i suoi periodici ed ogni fase ha caratteristiche generali e caratteristiche specifiche

1. I periodici di fine 800. momento di : Riforma e Unione universitaria, (1887-1900). La caratteristica di


questo periodo è in tre elementi che si trovano in ogni periodico:
i docenti universitari erano famosi per :- la passione per lo studio, - l'amore per la patria, -
l’attenzione per la famiglia. Lo studioso era colui che si impegnava per lo studio di patria e famiglia
(necrologi a pagina 140-pagina 153 fabretti archeologo-pagina 154 immagine soldato che si batte
per patria scienza-pagina 158 necrologio Pasquale Landi un chirurgo)
2. Seconda fase 1902-1942. fase del periodico “l'Università italiana” periodico longevo. La società sta
cambiando e si cerca di capire come il docente universitario possa contribuire al miglioramento
della società e dell'Università italiana. Sono gli anni in cui iniziano le prime battaglie sindacali e
questi aspetti appaiono anche nei necrologi dai quali emerge la figura di un docente attivo che non
è più solo colui che si rifugia in studio, patria e famiglia, ma è anche colui che si impegna per
incidere nella società e nell'università. Dal 1923 inizia anche la fase fascista ma nell’Università i
necrologi cominceranno a cambiare nel 1930-1931. I necrologi dal 1923 al 1930 rappresentano una
zona franca dove il fascismo sembra non esserci. Dal 30-31 iniziano ad apparire anche nei necrologi
riferimenti al fascismo, riferimenti al Duce, agli incarichi e alla partecipazione attiva dei docenti al
fascismo (pagina 168 esempi. pagina 169 chirurgo Pedrazzi)
3. Terza fase 1939-1943. In questa fase si trova il docente che ha tutto: azione, ardimento e disciplina.
in tutti i necrologi che troviamo nella rivista di questi anni (gli annali) troviamo sempre i riferimenti
a questi temi. Cioè l’adesione del docente al regime, l'italianità, un soldato della scienza e patria
fascista, (esempio Filippo bottazzi considerava la guerra l'unico modo per affermare la patria
fascista pagina 172 del libro)
Per i docenti l'elemento culturale non era più considerato come primario, ma importante era
l'adesione al fascismo.
4. Quarta fase 1945-1960 riviste “Università italiana” e “il Giornale dell'università”. Caratteristiche e
temi che si evincono dai necrologi di questo periodo sono quelle dell'uomo ( e docente ) nuovo
liberato dal fascismo, vicino alla democrazia, vicino alla resistenza, docente partigiano, il docente
che doveva contribuire alla ricostruzione e alla creazione del nuovo sistema universitario (esempi
pagina 174 del libro e i pagina 176 Achille Pellizzari pagina 178 Alessandro Ledi) la resistenza dei
docenti non era solo quella attiva ma anche resistere alle ingiustizie del fascismo. In ogni fase
alcune caratteristiche permangono, non scompaiono: amore per la patria, famiglia eccetera.
Cambia solo la caratteristica di spicco del docente, caratteristica per la quale veniva ricordato nel
necrologio di quel determinato periodo.

LE RACCOLTE MUSEALI PER LA STORIA DELL’UNIVERSITà.

IL CASO DI PAVIA E BOLOGNA


Sono gli unici due musei in Italia di storia dell'Università. Naturalmente ci sono moltissimi musei
universitari, un museo a Roma, il museo dell'educazione a Padova, ma soltanto questi due si occupano di
storia dell'università. Essi hanno realizzato un progetto di musealizzazione, hanno raccolto tutto il
patrimonio archivistico librario, fotografico e anche oggettuale che contribuisce a documentare e celebrare
la storia dell'Università. Sono gli unici due musei costruiti ad hoc perché si ricostruisca una specifica storia
dell'università. Al loro interno questi musei presentano tutto un percorso di libri documenti, foto, che in
qualche modo celebrano la storia dell'università. Questi musei si trovano a :

- Pavia: museo per la storia dell'università di Pavia


- Bologna: museo europeo degli studenti universitari

La nascita di quello di Pavia è riconducibile al 1932 in quell'anno presso l'Università di Pavia si tenne un
congresso di anatomisti che organizzò una mostra all'interno del congresso che doveva celebrare il
centenario della morte di un medico molto famoso: il medico Scarpa, egli era un docente di anatomia che
con le sue scoperte rese l'università molto importante tra la fine del 700 e l'inizio dell'Ottocento. Questa
mostra era costituita da libri, documenti, preparati anatomici, strumenti medici. L'allora Rettore
dell'Università di Pavia, un certo Rossi, ebbe l'idea di raccogliere il materiale della mostra e tenerlo nell’
Università.

D'altra parte l'obiettivo dell' Università nel 1930 era recuperare la gloriosa tradizione dell'università italiana
e celebrare con un museo un grande personaggio come Scarpa era un modo ottimo per raggiungere questo
obiettivo. Il museo dell'Università di Pavia, che viene aperto nel 1936 nacque proprio da tutto quel
materiale che era stato messo insieme per la mostra celebrativa in onore di Antonio Scarpa. Negli anni il
museo si è arricchito costantemente di oggetti, donazioni, documenti, ed è diventato un museo di notevole
importanza, questo museo è stato definito uno dei sacrari più suggestivi della cultura europea, uno dei
luoghi dove si conserva la cultura europea del 700 e 800.
La prima sala che si incontra entrando alla sala d'ingresso, dov'è il muro, ci sono ritratti medaglioni, stemmi,
busti, riproduzioni, riferiti a docenti, rettori, scienziati che in qualche modo avevano contribuito a rendere
Pavia uno dei centri universitari per eccellenza. Questo museo può essere diviso, sulla base di quello che vi
è contenuto, in due sezioni: una sezione di medicina suddivisa in tre sale, e una sezione di fisica che si
ricollega ad un grande studioso dell'università di Pavia che si chiama Alessandro Volta uno dei più grandi
inventori italiani : inventore di pila, gas, metano. Nel museo si trova strumentistica, trattati, documenti
dell'Università dal quindicesimo secolo fino agli anni 40,50, 60 del 900. Questo significa ricostruire la storia
dell'Università di Pavia con un'inclinazione molto medica. Da questo museo capiamo che la vocazione
dell'Università è stata una vocazione per la medicina, per la fisica in questo museo troviamo anche un
archivio storico, cioè un archivio dell'Università, una biblioteca, tutto ciò che permette di valorizzare
l'Università nel corso della sua esistenza.

Il Museo Europeo degli studenti si trova in via Zamboni a Bologna è un museo molto recente (del 2009) che
ha lo scopo di ricostruire l'evoluzione dello studente dalle prime Università ai giorni nostri, come erano le
giornate, la mobilità studentesca, il suo impegno politico, lo sport, l'attività goliardica la storia delle donne e
l'associazionismo, tutti gli aspetti della vita studentesca. Foto, testimonianze orali, oggetti privati, libri,
periodici, medaglie, abiti degli studenti, libretti universitari, ci sono anche stanze di studenti arredate. Il
museo ricostruisce la storia del mondo studentesco universitario, quindi la storia dell'università, cosa si
studiava, il rapporto allievo-docente, l’ingresso tardivo delle donne nell'università ( per es. La prima donna
laureata all'Università di Macerata è del 1897).
EXCURSUS

invenzione della tradizione-importanza dei periodici-importanza dei necrologi-musei

il museo rappresenta un'altra fonte per studiare l'università cioè come è cambiata l'università

ARGOMENTI ESAME

si parte per argomento a piacere

poi altri argomenti a scelta del prof

1. umanesimo: riscoperta dell’età antica ci si allontana dal medioevo-scuole umanistiche-contubernio


a-ginnasi-primi grandi maestri
2. Fase quattrocentesca: crisi della chiesa-lutero-la risposta della chiesa-Il Concilio di Trento-fasi
presupponi-scuole della dottrina cristiana-scuola di massa-borromeo-modello della Milano del 400-
ordini, gesuiti somaschi scolopi, barnabiti
3. fase 700 esca: i caratteri della politica scolastica-700 esca situazione degli staterelli italiani-
repubbliche giacobine grande attenzione per l'istruzione nelle costituzioni ma in pratica poco di
fatto perché durano solo tre anni con il dominio finale di Napoleone
4. 8 autori: primi due del 300 400-trattatistica dell'umanesimo-vegio e maffeo-500 Piccolomini il
dialogo sull'educazione delle donne-Antoniano che rispecchiava il Concilio di Trento-700 con Maffei
e Filangieri prima e dopo ma sempre illuministi sono-le repubbliche giacobine con il concetto di
apostolato repubblicano di Bocalosi e
5. concetto di università come è cambiato nel tempo-invenzione della tradizione in nome di una
ipotetica superiorità
6. i periodici
7. i necrologi
8. i due musei

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