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UMANESIMO E RINASCIMENTO : IL RITORNO AGLI ANTICHI E LA

SCOPERTA DELLA MODERNITA’

Nel corso del XIV sec. la crisi della filosofia Scolastica e la progressiva perdita del monopolio
culturale da parte degli ambienti ecclesiastici lasciano spazio ad un nuovo interesse per l’uomo e
per le forme concrete della sua esistenza nel mondo. Da qui deriva il termine Umanesimo (da
“lettere umane”) un movimento culturale che intende collegarsi ai testi della classicità
considerata come l’epoca che più di ogni altra aveva coltivato i valori dell’umanità (ritorno agli
antichi, cioè riscoperta delle testimonianze della civiltà classica). Nasce la nuova filologia che si
propone di restituire ai testi la loro forma originaria; prende forma la prospettiva storica, cioè la
consapevolezza che il proprio tempo si distingue dal passato. Tale riscoperta del mondo classico
porta a definire il concetto di Medioevo come una “lunga età di mezzo” (secoli bui) tra il passato
splendore della cultura classica e l’attuale ripresa dei suoi ideali. Nella sua fase più compiuta
questo movimento viene designato col nome di “Rinascimento”, quasi per alludere ad una
rinascita dell’uomo nella pienezza delle sue capacità critiche e creative. Quindi la rinascita
culturale, il Rinascimento, ha lo scopo di ristabilire il mondo dei valori realizzato nell’antichità
classica. Al centro del pensiero umanistico-rinascimentale vi è l’uomo, considerato non più
secondo le categorie medievali cioè come parte di un ordine cosmico già stabilito a priori cui egli
deve adeguarsi). Ora l’uomo è visto come un essere libero, viene valorizzata la dimensione
mondana dell’esistenza. In questo quadro assume rilievo il processo di formazione dell’individuo.
Rispetto al Medioevo cambia la prospettiva con cui si guarda al rapporto tra uomo e Dio: non è
più Dio al centro della visione della realtà, ma l’uomo padrone della propria vita nel mondo. La
sfera terrena si fa sempre più autonoma dalla trascendenza. Fra Quattrocento e Cinquecento la
civiltà del Rinascimento si sviluppa nell’intera Europa, pur con caratteri specifici nei diversi paesi.
Centri di elaborazione della nuovo cultura non sono più le università (dove si commentano i testi
aristotelici in una prospettiva cristiana) ma le accademie e le corti dei grandi principi mecenati (fra
i quali i pontefici occupavano un posto di primo piano). Muta il concetto stesso di sapere, non più
inteso come progressivo accostamento ad una verità precostituita, ma come ricerca di una verità
inesauribile. La vita terrena del singolo individuo non è più intesa solo come preparazione alla
vita ultraterrena, ma viene rivalutata nella sua autonomia in cui l’uomo, attraverso le proprie
scelte, afferma la sua libertà. Secondo Erasmo da Rotterdam nel suo “Elogio della follia” bisogna
riaffermare la necessità di un cristianesimo che rifiuti la superstizione e che sia soprattutto
esperienza morale. Pietro Pomponazzi, filosofo e umanista, risolve il problema morale in una
visione immanentistica e terrena, cioè nell’azione dell’uomo virtuoso che trova in se stesso la
ricompensa della propria rettitudine. Infine Niccolò Machiavelli ne “Il Principe” esamina le
peculiarità dell’uomo nella sua miseria e nella sua grandezza, senza ricorrere a concetti metafisici
rimanendo fedele a concetti immanenti e storici. Machiavelli nella sua opera, che divenne un
classico della letteratura clandestina (per la sua condanna da parte della Chiesa) sosteneva una
visione laica della politica che non doveva farsi condizionare dalla morale e dalla religione
indicando all’uomo politico il modo di conquistare il potere e mantenerlo servendosi di tutti gli
strumenti utili compresa la violenza e l’inganno (da qui il detto “il fine giustifica i mezzi”). Le arti
meccaniche, un tempo considerate inferiori, vengono invece esaltate da Leonardo da Vinci come
“nate dell’esperienza, madre di ogni certezza”. Allo sviluppo materiale si accompagna un più
diffuso interesse per la cultura che può venir soddisfatto grazie all’invenzione di Gutenberg della
stampa a caratteri mobili intorno alla metà del Quattrocento consentendo la caduta dei prezzi dei

libri e quindi la fruibilità ad un numero maggiore di persone. Altra profonda trasformazione in


corso è costituita dalla diffusione delle armi da fuoco, che vanifica l’importanza della cavalleria
sulla quale si fondava il primato militare della nobiltà. Eventi epocali come la fine dell’Impero
romano d’Oriente del 1453 col conseguente arrivo degli intellettuali bizantini in Occidente, le
scoperte geografiche e le innovazioni tecniche (la stampa ad esempio, in Italia il centro propulsore
fu Venezia con la tipografia di Aldo Manuzio), diffondono la sensazione della fine di un’epoca e
dell’inizio di una nuova fase. Prende via via forma il concetto di modernità, cioè un tempo
assolutamente nuovo, che tende a ridimensionare il peso della cultura antica.
GLI SVILUPPI DELL’UMANESIMO ITALIANO
Nello sviluppo dell’umanesimo in Italia si distinguono 2 fasi:
 Nella prima gli umanisti guardano con favore alle libere istituzioni cittadine e all’impegno
civile;
 Nella seconda in seguito alla crisi dei comuni e all’accentramento del potere nelle mani di
signori e principi, il pensiero umanistico si orienta verso un atteggiamento più incline alla
contemplazione.
Le corti principesche cercano di attrarre gli intellettuali offrendo loro protezione (mecenatismo).
Molti esponenti dell’Umanesimo si occupano di politica (cosiddetto umanesimo civile). Alla
filosofia si attribuisce il compito di riflettere sui problemi concreti dell’agire e sulle virtù civili. Con
la cultura umanistica si innovano anche le forme di comunicazione attraverso lo scambio
epistolare tra dotti. Nascono le prime accademie che si configurano come riunioni informali di

uomini colti presso una corte. Uno dei circoli più attivi è l’Accademia platonica fondata a Firenze
nel 1462 da Cosimo de Medici. L’Accademia fiorentina alimenta l’interesse per le dottrine

platoniche e neoplatoniche, riviste alla luce degli ideali cristiani. Grazie ad essa Firenze può

vantare per alcuni decenni la posizione di nuova Atene, centro ideale della speculazione filosofica.

Esponente di primo piano di tale Accademia fu Marsilio Ficino (1433-1499) il quale ricollegandosi

alla concezione neoplatonica vede la realtà come un complesso articolato che va da Dio alla

materia. Nell’ordine universale l’uomo costituisce (grazie all’anima) un punto mediano tra il

punto ontologico più basso (la materia) e quello più alto (Dio). Ciò che secondo Ficino permette

all’anima di svolgere tale ruolo di mediazione nella realtà cosmica è l’amore, la forza che unisce i

diversi piani della realtà. La nuova cultura umanistica infine non è chiusa ai problemi della scienza.

Il legame tra cultura umanistica e mentalità scientifica si manifesta in campo artistico ed

architettonico. Una figura esemplare di artista-scienziato è Leonardo da Vinci (1452-1519).

Secondo Leonardo arte e scienza si fondono in vista di un unico fine: la conoscenza della natura.

Afferma Leonardo: “il sapere è figlio dell’esperienza la quale non inganna mai”. Egli individua nella

matematica uno strumento sicuro con il quale comprendere i contenuti dell’esperienza.

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