Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
e mappe riassuntive
per la didattica inclusiva
ANALISI OPERATIVA
LIVELLO TESTUALE
1. PRIMA STROFA
L’amore può esistere solo nei cuori gentili, nei quali ha la sua dimora naturale così
come accade al calore nello splendore della fiamma (strofa I).
□ nobiltà di sangue
□ natali illustri
□ nobiltà d’animo
2. SECONDA STROFA
Nonostante l’amore risieda naturalmente nei cuori gentili, esso può risvegliarsi solo
grazie al potere della donna. Per dimostrare questo assunto il poeta cita una credenza
diffusa nei Lapidari medievali (trattati sulle virtù delle pietre) e paragona l’amore alla
pietra preziosa, che di per sé non ha alcuna virtù, finché la stella non la fa diventare
gemma. Ma prima di ricevere l’influsso stellare, la pietra deve essere purificata dal sole;
allo stesso modo anche il cuore dell’amante deve essere puro, cioè nobile, perché la
donna amata vi susciti l’amore (strofa II).
2
UNITÀ 3 LA POESIA ITALIANA DEL DUECENTO E DEL TRECENTO
2.2 G
uinizzelli attribuisce alla donna un ruolo fondamentale nei rapporti con l’amante:
evidenzia la definizione giusta
– La donna rende il cuore puro così come il sole elimina dalla pietra ciò che vi è di
impuro.
Dal momento che l’amore non può stare in un animo malvagio, la «gentilezza» non può
essere considerata una qualità ereditaria: essa si identifica con la virtù dell’animo; è
una prerogativa dei singoli individui e non coincide con la nobiltà di nascita. Infatti un
uomo che non sia nobile non può essere toccato dall’amore, così come il fango non viene
nobilitato dai raggi del sole (strofe III e IV).
3.1 C
he cosa rappresentano il fuoco, il fango, il sole, elementi che compaiono nei primi
versi della terza e quarta strofa? Collegali alla definizione giusta.
Fango amore
3
UNITÀ 3 LA POESIA ITALIANA DEL DUECENTO E DEL TRECENTO
4. QUINTA STROFA
Come Dio, manifestandosi nelle intelligenze angeliche, fa sì che esse attuino la sua
volontà, allo stesso modo la donna, illuminando l’animo dell’uomo innamorato, lo
spinge a obbedire al suo volere. La grande novità introdotta da Guinizzelli è la figura
della donna angelo: come le intelligenze angeliche, mosse dallo splendore di Dio, gli
obbediscono facendo girare i cieli, così l’uomo, folgorato dallo splendore della donna,
deve essere sempre disposto a ubbidirle. Il tema dell’obbedienza, tipico della letteratura
cortese, è inserito da Guinizzelli in un nuovo contesto: di fatto l’amante corrisponde
alle intelligenze angeliche e la donna, addirittura, a Dio. Pur riproponendo la tematica
cortese del rapporto tra amante e donna amata (incentrata sull’obbedienza, che
rispecchia il vincolo feudale tra vassallo e signore), egli apre la strada a una nuova
concezione della figura femminile, vista non più come realtà fisica ma come creatura
spirituale e idealizzata (strofa V).
4.2 Spiega il collegamento fatto da Guinizzelli tra Dio e donna e tra intelligenze
angeliche e amante.
4
UNITÀ 3 LA POESIA ITALIANA DEL DUECENTO E DEL TRECENTO
5. SESTA STROFA
Nell’ultima strofa, che funge da congedo, Guinizzelli sostiene che l’amore non può essere
considerato peccaminoso, poiché conduce l’amante verso il perfezionamento morale; per
questo, quando il poeta si troverà davanti a Dio, che lo accuserà di averlo usato come
termine di paragone per un amore terreno, potrà rispondere che la donna aveva l’aspetto
di un angelo e, quindi, amare lei non può essere considerato un peccato (strofa VI).
5.1 Il congedo è strutturato sotto forma di dialogo; l’interlocutore del poeta è:
□ la donna angelo
□ Dio
□ la sua anima
□ l’intelligenza angelica
6. LE FIGURE RETORICHE
6.1 Che cosa rappresentano le seguenti figure retoriche presenti nella canzone?
5
UNITÀ 3 LA POESIA ITALIANA DEL DUECENTO E DEL TRECENTO
7. IL LESSICO
La canzone è ricca di termini derivati dal francese, dal provenzale e dal latino usati da
Guinizzelli e da altri poeti del Duecento per nobilitare il volgare italiano.
ausello eletto
clarità uccello
asletto vile
prave splendore
aigua inganno
fraude acqua
6
UNITÀ 3 LA POESIA ITALIANA DEL DUECENTO E DEL TRECENTO
8.1 C
erchia all’interno dei versi le cablas capfinidas (parole presenti all’inizio di una
stanza e riprese dalla fine della precedente che servono da collegamento, talvolta
anche solo fonico)
7
UNITÀ 3 LA POESIA ITALIANA DEL DUECENTO E DEL TRECENTO
LIVELLO INTERTESTUALE
9. IL TEMA DELL’AMORE
L’amore, assunto come tema fondamentale nella lirica dei poeti provenzali, è un amore
cortese, un sentimento puro, appagante, sebbene la donna sia lontana e irraggiungibile.
Anche per i poeti della Scuola siciliana, come Jacopo da Lentini, il sentimento che
lega l’amante all’amata è un amore cortese, che esalta l’assoluta dedizione dell’uomo
alla donna. Con Guinizzelli, precursore dello Stilnovo, il tema amoroso si intreccia
strettamente a motivi etici e filosofici fino all’affermazione dello stretto legame tra
amore e cuore gentile e alla figura della donna angelicata.
9.1 R
icostruisci il ritratto della donna e delle sue qualità così come si ricava dal testo
di Guinizzelli e confrontalo con quello delineato da Jacopo da Lentini nel sonetto Io
m’aggio posto in core…; prendi in considerazione:
LIVELLO EXTRATESTUALE
10. LA POETICA
La poetica di Guinizzelli, che teorizza una nobiltà non legata al titolo nobiliare, ma a doti
spirituali dell’individuo (vedi, in particolare, la IV strofa), trova la sua giustificazione
nell’ascesa della borghesia cittadina che intende legittimare, in tal modo, la propria
ascesa sociale e politica.
10.1 A
pprofondisci in un elaborato il contesto politico e sociale degli ultimi decenni del
Duecento che fanno da sfondo alla vicenda biografica dell’autore.
8
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
LA VITA
2. A
Firenze incontra Beatrice
(1274).
4. M
entre è a Roma in missione
diplomatica viene accusato di
baratteria; ha inizio l’esilio
lontano da Firenze.
6. S
oggiorna presso le corti di vari
signori dell’Italia settentrionale.
9
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
Opere in volgare
Opere in latino
10
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
5. R
uolo-guida 2. S
perimentalismo
dell’intellettuale linguistico e
IL PENSIERO
nella società. contenutistico.
E LA POETICA
4. D
ifesa e uso del
volgare come lingua 3. P
lurilinguismo.
letteraria.
11
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
ANALISI OPERATIVA
LIVELLO TESTUALE
CAPITOLO III
Con il III capitolo ha inizio la vera narrazione della Vita Nova. Dopo aver ricordato gli
eventi accaduti nove anni prima (capp. I-II), Dante racconta che, all’età di diciotto anni,
rivede Beatrice. Il saluto della donna infonde in lui una straordinaria dolcezza ed egli,
in preda all’eccitazione, si rifugia nel chiuso della sua camera: qui, mentre pensa a lei,
si addormenta e fa uno strano sogno.
1.1 Q
uali tra i seguenti aggettivi sostantivati di grado superlativo assoluto Dante usa
nella prosa introduttiva per indicare Beatrice?
□ Dolcissima □ Gentilissima
□ Cortesissima □ Fedelissima
□ Virtuosissima □ Onestissima
2. IL SOGNO
All’interno di una nuvola «di colore fuoco», gli appare una misteriosa figura, Amore,
che, parlando in latino si rivolge a lui dicendo: «Io sono il tuo signore». Tra le braccia
tiene Beatrice, nuda, alla quale dà da mangiare il cuore del poeta. Subito dopo Amore
inizia a piangere e, assieme alla donna, sale verso il cielo. Dante, preso dall’angoscia, si
sveglia e scrive un sonetto rivolto a «tutti i fedeli d’Amore» perché spieghino la visione;
è il sonetto A ciascun’alma presa e gentil core, il primo della Vita Nova, che riceve
risposta da vari rimatori, tra i quali Guido Cavalcanti; nessuno, tuttavia, ne comprende
il vero significato, cioè la prefigurazione della morte di Beatrice. Dante capisce che il
12
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
2.1 N
el sogno appare anche Beatrice avvolta in un “drappo sanguigno”; quale significato
assume il colore rosso in questo contesto?
2.2 Quale evento importante aiuta il poeta a comprendere il vero significato del sogno?
Il capitolo III è il primo dell’opera che presenta una lirica. Dante suddivide il sonetto
in due parti: la prima dedicata al saluto ai “fedeli d’Amore”, tra cui Guido Cavalcanti, la
seconda, all’apparizione improvvisa di Amore.
13
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
CAPITOLO XI
4. IL SALUTO DI BEATRICE
Nel capitolo XI Dante sviluppa uno dei temi centrali della poetica stilnovistica: il saluto
di Beatrice e i suoi effetti “miracolosi” su chi lo riceve. La beatitudine prodotta dal
saluto è tale da far perdere ogni controllo a Dante nel cui animo, allontanati tutti
gli altri spiriti vitali, si insedia Amore. Il corpo di Dante si trasforma in un oggetto
inanimato, in un automa, perché, per eccesso di dolcezza, la beatitudine derivata
dal saluto è tale da superare le capacità intellettive ed emotive del poeta. Come
già in Cavalcanti, l’evento viene teatralizzato attraverso la personificazione delle
manifestazioni di carattere fisico e psicologico (gli spiriti).
4.1 Che significato aveva per Dante il saluto di Beatrice? Quali gli effetti?
5.1 Spiega, con l’aiuto delle note, il significato dei seguenti latinismi:
14
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
ANALISI OPERATIVA
LIVELLO TESTUALE
A. IL PRIMO SONETTO
1. I CONTENUTI
1.1 Scrivi i versi del sonetto a cui si riferiscono i seguenti termini presenti nella prosa.
“gentilissima donna”
“vestita d’umiltade”
Il primo sonetto è uno dei testi più famosi della letteratura italiana, che consacra
Beatrice come la più nobile e poetica figura femminile di tutta la poesia stilnovistica.
In un’atmosfera sognante e rarefatta, la bellezza fisica della donna si sublima in una
dimensione spirituale e appare come una «cosa venuta / da cielo in terra a miracol
mostrare» (vv. 7-8). I vv. 7 e 8 sono volutamente centrali nel sonetto e ne riassumono
il significato: Beatrice è creatura indefinibile, testimone presso gli uomini della
beatitudine divina e portatrice di salvezza.
1.2 Evidenzia solo le qualità morali di Beatrice presenti nel primo sonetto.
15
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
Ella risulta eterea e luminosa, indeterminata nel suo aspetto fisico (le qualità descritte
sono tutte morali), ma tanto bella da “catturare” l’animo. È una creatura celeste le cui
virtù hanno un valore universale: in questo senso va inteso il verbo centrale della lirica,
«pare» (presente per ben tre volte, ai vv. 1, 7 e 12), che, come ha osservato Gianfranco
Contini, non significa “sembra”, ma piuttosto “è una cosa evidente a tutti”. Accanto al
verbo «pare» dominano nelle quattro strofe anche i verbi “mostrare” e “mostrarsi”,
che esprimono il concetto secondo cui l’apparizione di Beatrice è un evento miracoloso
evidente a tutti.
□ stupire e ammaliare
□ sedurre e innamorare
□ ammutolire e intimorire
□ affascinare e conquistare
1.4 S
piega il significato dei due aggettivi «gentile» e «onesta» attribuiti a Beatrice nel
sonetto.
gentile:
onesta:
16
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
2. LO STILE
un’anafora Ripetizione di una o più parole all’inizio di frasi o parti di frasi o versi
consecutivi.
un’assonanza Ripetizioni di suoni vocalici nelle sillabe finali di più parole della stessa
frase.
un asindeto Coordinazione tra due o più elementi frasali che si succedono senza
l’uso di congiunzioni.
3. IL SIGNIFICATO
Il significato del primo sonetto appare così chiaro e immediato a Dante che,
contrariamente al suo modo di procedere nella Vita Nova, nella prosa non ricorre a
nessuna «divisione», anzi, subito dopo, ne fa seguire un altro, in cui narra come la virtù
di Beatrice si estenda anche alle altre donne.
3.1 Perché Dante nella prosa che segue il sonetto ritiene inutile dividere la lirica in parti
e fornirne una spiegazione?
17
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
4. I CONTENUTI
Nel secondo sonetto la figura di Beatrice viene trasfigurata in una serie di virtù che
si manifestano anche nelle donne che si accompagnano a lei e che non sono invidiose,
perché la sua bellezza «è di tanta vertute» che «le face andar seco vestute / di
gentilezza, d’amore e di fede» (vv. 5 e 7-8). Beatrice incarna l’ideale della donna
«gentile», che, con la sua sola presenza, nobilita chi le sta accanto e infonde l’amore
nella mente e nel cuore degli uomini.
4.1 Barra le parole del primo sonetto che sono riprese nel secondo.
L’inserimento del secondo sonetto dopo il più celebre Tanto gentile… è giustificato da
Dante stesso che, riprendendo il motivo cavalcantiano dell’attribuzione della lode a tutto
il genere femminile in omaggio alla donna amata e ai suoi meriti («per lei erano onorate
e laudate molte», r. 23), dichiara di essersi riproposto di «dire parole» perché lo
straordinario fenomeno («ciò») fosse evidente anche a chi non ne era stato testimone.
18
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
LIVELLO INTERTESTUALE
5. SONETTI A CONFRONTO
Questo capitolo della Vita Nova porta a compimento la poetica della lode iniziata con la
canzone Donne ch’avete intelletto d’amore.
I due sonetti celebrano la figura di Beatrice, esaltano le sue qualità morali descrivendo
gli effetti benefici che essa produce sulle persone che le si avvicinano, al punto che in
essi viene delineata una nuova figura salvifica e miracolosa di “donna angelo”. Si tratta
di due sonetti che presentano somiglianze sia nelle finalità (la lode di Beatrice) sia nei
contenuti. Tanto gentile… celebra, infatti, Beatrice come un miracolo, esalta gli effetti
“salutiferi” del suo saluto e la dolcezza prodotta dalla sua vista; Vede perfettamente…
ribadisce la perfezione e la bellezza dell’amata, che rendono gentili e onorano le donne
che stanno con lei.
5.1 Evidenzia di rosso i sostantivi e gli aggettivi che si riferiscono all’aspetto fisico di
Beatrice, di blu quelli relativi all’aspetto spirituale.
19
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
LIVELLO EXTRATESTUALE
6. LA POETICA
Nei due sonetti non mancano i motivi tipici della poetica dello Stilnovo: la bellezza angelica
di Beatrice, il saluto della donna e i relativi effetti, l’ineffabilità dell’esperienza d’amore.
6.1 Sottolinea nei due sonetti gli elementi stilnovistici sopra elencati.
Sonetto 1
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta1,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare2.
1. Tanto… saluta: la mia donna appare tanto nobile d’animo («gentile») e di aspetto
(«onesta») quando saluta qualcuno («altrui» ha valore indefinito).
2. ch’ogne lingua... di guardare: che ogni lingua diviene («deven») muta per la
commozione («tremando») e gli occhi non osano («ardiscon») guardarla.
3. Ella si va… vestuta: ella passa («si va») tra la gente con atteggiamento benevolo
(«benignamente») e umile («d’umiltà vestuta»), nonostante si senta lodare da tutti.
4. e par… mostrare: e sembra che sia una creatura («cosa») venuta sulla terra dal cielo
a dare dimostrazione («mostrare») di un prodigio, di un miracolo.
5. Mostrasi… mira: si mostra così bella a chi la guarda.
6. che dà… no la prova: al punto che, al solo guardarla («per li occhi», attraverso gli
occhi), trasmette al cuore una dolcezza che solo chi la sperimenta è in grado di capire
(«’ntender»).
20
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
7. e par che… Sospira: e sembra che dal suo volto («de la sua labbia») venga una soave
ispirazione («spirito») piena d’amore, che all’anima (di chi la guarda) dice: «Sospira».
Dalla figura di Beatrice sembra nascere uno spirito che invita chi lo vede a sospirare d’amore.
Lo spirito che parla è una personificazione, assai comune tra i poeti dello Stilnovo.
Sonetto 2
Vede perfettamente onne salute8
chi la mia donna tra le donne vede;
quelle che vanno con lei son tenute
di bella grazia a Dio render merzede9.
21
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
11. La vista sua... onore: il suo aspetto («vista») rende ogni persona («cosa») umile, priva di
ogni superbia, e non fa sembrare bella («piacente») solo lei («sola sé»), ma ciascuna (donna)
riceve onore per la sua presenza («per lei»).
12. Ed è ne li atti suoi… d’amore: e nei suoi comportamenti («atti») è tanto nobile che
nessuno può pensare a lei («la si può recare a mente») senza sospirare d’amore per la
dolcezza (del ricordo).
22
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
Storia Economia
• Morte di Manfredi (1266), figlio di • Affermazione del ceto mercantile e
Federico II, e cacciata dei ghibellini nascita della borghesia cittadina.
da Firenze.
• A Firenze lotte tra Bianchi e Neri
(questi ultimi sostenuti da papa
Bonifacio VIII).
• Trasferimento del Papato ad Avignone
(1309).
• Tentativo di Arrigo VII di restaurare
l’autorità imperiale in Italia (1310).
Società Cultura
• Sviluppo dei comuni. • Filosofia scolastica.
• Nascita delle prime signorie. • Diffusione della letteratura in
volgare.
• Crisi dei due grandi poteri universali
(Papato e Impero). • Nascita e affermazione dello Stilnovo.
23
UNITÀ 5 DANTE ALIGHIERI
Le opere
Opere in volgare
••Rime (1283-1307): documentano lo sperimentalismo stilistico e linguistico di Dante
(tenzone con Forese Donati e rime «petrose»).
••Vita Nova (1293-1294): opera mista di prosa e versi incentrata sul rinnovamento
spirituale prodotto dall’amore per Beatrice.
••Convivio (1304 ca.-1307): trattato che si rivolge agli «illetterati», con l’obiettivo
di formare nell’uomo una salda coscienza morale e civile.
••Commedia (1306 ca.-1321): racconto di un immaginario viaggio compiuto da Dante
nell’oltretomba cristiano, sotto la guida prima di Virgilio (allegoria della ragione),
poi di Beatrice (allegoria della grazia divina) e infine di san Bernardo.
Opere in latino
• De vulgari eloquentia (1303-1305): trattato che indica come modello di lingua
letteraria il volgare «perfetto» (illustre, cardinale, aulico, curiale).
••Monarchia (1313-1318): trattato politico in latino in cui Dante afferma che l’autorità
imperiale deriva direttamente da Dio ed è indipendente da quella papale.
••Epistole (1306-1317 ca.): affrontano temi politici e civili, in particolare le tre
scritte in occasione della discesa in Italia di Arrigo VII.
••Egloghe (1319-1321): componimenti scritti in rima sull’uso del latino e del volgare.
• Quaestio de aqua et terra (1320): sul rapporto fra acqua e terre emerse.
24
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
LA VITA
2. S
i trasferisce ad Avignone
nel 1312.
6. V
ive una profonda crisi spirituale
(1342-1343).
10. Muore
ad Arquà nel 1347.
25
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
Opere in volgare
••Canzoniere (1348-1374).
• Struttura e contenuti: raccolta di 366 componimenti poe
tici (in prevalenza sonetti e canzoni) incentrata sull’amore
del poeta per Laura. L’opera si divide in due parti: la prima
comprende i componimenti 1-263 (in vita di Laura), la
seconda 264-366 (in morte di Laura). I lettori sono invitati
a seguire un percorso esistenziale, non privo di errori e
desiderio di purificazione e di pace del poeta attraverso
l’intreccio di frammenti della sua anima. La figura di Laura
non è rappresentata realisticamente, ma filtrata attraverso il
ricordo del poeta.
••Stile: le liriche del Canzoniere si caratterizzano per il lungo
lavoro di elaborazione formale; il lessico è curato, caratterizzato
da uno stile medio. La sintassi è piana e l’andamento metrico-
ritmico concorre a creare la musicalità dei versi.
••Trionfi (1353-1374): poema allegorico in terzine, in cui il
poeta immagina di vedere una serie di carri trionfali (Amore,
LE OPERE Castità, Morte, Fama, Tempo, Eternità).
26
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
4. È
il precursore di una
spiritualità moderna poiché
IL PENSIERO
lacerato dal dissidio E LA POETICA
interiore tra il desiderio di
amore e di gloria letteraria
e l’ideale di vita ascetica.
3. U
tilizza la filologia come 2. U
sa il latino che
metodo per ricostruire i considera la lingua della
testi originali degli autori cultura e il volgare per
classici. le sue maggiori opere in
versi.
27
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
ANALISI OPERATIVA
LIVELLO TESTUALE
I CONTENUTI
1. PRIMA STANZA
Il poeta si rivolge agli elementi della natura, testimoni del suo amore, e li invita ad
ascoltarlo mentre rievoca un passato incontro con Laura (probabilmente immaginario),
avvenuto sulle rive del fiume Sorga. In questa prima stanza ha un ruolo centrale il
paesaggio: il luogo reale (Valchiusa) viene trasfigurato in una dimensione idilliaca che
ne fa un vero e proprio locus amoenus e diventa uno spazio interiore in cui la bellezza
della natura diventa specchio degli stati d’animo del poeta. La descrizione è volutamente
indeterminata e procede svelando parallelamente elementi del paesaggio e parti del
corpo di Laura.
1.1 S
ottolinea nei versi le corrispondenze presenti tra la descrizione di Laura e quella
del paesaggio
1. acque: sono le acque del fiume Sorga, affluente del fiume Rodano, che scorre nei
pressi di Valchiusa, località a pochi chilometri da Avignone in cui Petrarca viveva.
2. ove: nelle quali. L’immagine della donna che si bagna è un tema ricorrente
della letteratura latina e medievale: non si deve dunque pensare che Petrarca abbia
realmente sorpreso Laura immersa nelle acque del Sorga.
3. colei... donna: l’unica che ai miei occhi sembri veramente padrona del mio cuore
(«donna» da domina che in latino significa “padrona” ma qui anche “donna”). Il poeta,
profondamente innamorato di Laura, vede solo in lei l’espressione della vera bellezza
femminile.
28
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
4. gentil ramo... colonna: albero («ramo»; è una sineddoche che indica una parte
per il tutto) nobile («gentile», perché toccato da Laura), al quale a lei piacque – e lo
ricordo («mi rimembra») ancora sospirando – appoggiare («fare … colonna») il suo bel
fianco.
5. herba et fior’… seno: erba e fiori che la leggiadra veste («gonna») e l’angelico
seno ricoprirono. Da notare l’uso dell’aggettivo «angelico» che spiritualizza l’immagine
sensuale del corpo di Laura; altri interpretano «seno» con il significato di “lembo” della
gonna (dal latino sinus).
6. aere sacro, sereno: l’aria («aere») è sacra per la presenza di Laura, che al poeta
appariva come una dea, e serena perché rasserenata dalla luce dei begli occhi di lei.
7. ove Amor... aperse: dove, per mezzo di quel soave sguardo («co’ begli occhi»),
Amore mi aprì il cuore (alla gioia).
8. date udïenzia... extreme: ascoltate («date udïenzia») le mie ultime («extreme»)
parole (cioè quelle che io posso dirvi prima di morire) piene di dolore («dolenti»).
Questa è la frase reggente della prima strofa; i soggetti sono le «acque», il «ramo»,
l’«herbe», i «fior» e l’«aere» invocati dal poeta.
29
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
2. SECONDA STANZA
Annunciato dal v. 13 («a le dolenti mie parole extreme»), si affaccia un triste presagio
di morte: proiettandosi nel futuro, il poeta spera che le sue spoglie possano riposare in
questo luogo a lui così caro, dove forse la sua anima potrà trovare pace.
□S
’egli è pur mio destino,
e ’l cielo in ciò s’adopra,
ch’Amor quest’occhi lagrimando chiuda
□q
ualche grazia il meschino
corpo fra voi ricopra,
e torni l’alma al proprio albergo ignuda.
□L
a morte fia men cruda
se questa speme porto
a quel dubbioso passo:
3. TERZA STANZA
La tristezza del presagio sfuma in un sogno consolatorio, che riguarda ancora il futuro:
Petrarca immagina di essere morto e che Laura torni in questo luogo desiderosa di
vederlo. Qui troverà la tomba del poeta, davanti alla quale si commuoverà e verserà
lacrime d’amore. Il pensiero della morte sfuma in una sensazione di pace, grazie alla
trasformazione che il poeta immagina avvenga in Laura, la quale finalmente ricambia i
suoi sentimenti.
□m
alinconica e sognante, intrisa di pietà
30
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
4. QUARTA STANZA
4.1 N
ella mente del poeta, ormai pacificata, come si presenta la natura?
Sottolinea la risposta giusta.
– Malinconica
– Rigogliosa
– Scarna
4.2 N
ella visione d’amore di Petrarca, come si configura il personaggio di Laura?
Sottolinea la risposta giusta.
5. QUINTA STANZA
Petrarca ricorda ancora la sua donna, da un lato soffermandosi sulla sua origine celeste
(«Quante volte diss’io… “Costei per fermo nacque in paradiso!”», vv. 53-55), dall’altro
indugiando sui particolari della sua bellezza terrena («il divin portamento / e ‘l volto e
le parole e ‘l dolce riso», vv. 57-58), tale da farlo cadere in uno stato di estasi, in cui
la realtà si dissolve dandogli l’illusione di «esser in ciel» (v. 63).
Gli ultimi due versi segnano il passaggio dall’estatico rapimento alla realtà, resa
attraverso la parola «herba», che si ritrova anche nella prima stanza (v. 7) «herba et
fior che la gonna leggiadra ricoverse co l’angelico seno».
31
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
□D
isposizione parallela
□D
isposizione lineare
□D
isposizione circolare
□D
isposizione a intreccio
6. CONGEDO
Dopo il ritorno al presente, che conclude la quinta stanza, con un congedo assai breve il
poeta invita la sua canzone a lasciare questo luogo di pace e a «gir infra la gente» per
farsi conoscere.
7. LA FIGURA DI LAURA
Come il paesaggio, anche la figura di Laura appare idealizzata, una sorta di “fantasma”
sospeso tra sogno e realtà: prima bellissima, donna intenta a bagnarsi nelle acque del
fiume (un probabile ricordo dell’episodio di Diana e Atteone, narrato nel III libro delle
Metamorfosi del poeta latino Ovidio), poi indifferente ai sentimenti del poeta (v. 29),
infine trionfante in una nuvola di fiori (vv. 40-45). All’immagine di Laura si alterna la
presenza del poeta, ora semplice ammiratore della donna, ora amante addolorato, ora
presenza muta, «terra infra le pietre» (v. 34).
7.1 A quale immagine ricorre il poeta per indicare, nello stesso tempo, la bellezza e
l’indifferenza di Laura nei suoi confronti?
32
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
– un angelo
Chiare fresche et dolci acque fa parte di un ciclo di cinque canzoni, dette “di
lontananza”, che comprendono i testi 125-129 del Canzoniere. Contemplando le rive del
fiume Sorga, nei pressi di Valchiusa, il poeta parla di Laura e del suo destino di amante
infelice in una continua alternanza tra passato, presente, futuro in cui si intrecciano
il ricordo legato all’incontro con Laura, il dolore e la pena del presente, la speranza di
trovare pace nella morte.
8.1 A
nalizza i piani temporali che si alternano nella lirica.
Completa il lavoro.
– La prima strofa introduce nella dimensione del ricordo: i tempi sono al passato.
– Il congedo
33
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
9. IL LESSICO
Contrariamente a molte altre liriche del Canzoniere, questa canzone mostra una notevole
alternanza di stili. La prima stanza è ricca di suoni e parole che concorrono a esaltare
la bellezza di Laura e del luogo. La parola ricorrente è un aggettivo molto comune,
“bello” («belle membra», «bel fiancho», «begli occhi»), espressione del cosiddetto
“unilinguismo” petrarchesco, che consiste nella scelta di parole semplici, d’uso comune,
allo scopo di formare un intreccio lessicale nel quale nessun elemento prevalga sugli
altri.
Nella seconda stanza il lessico si intona alla malinconia del poeta; alle parole, che
esprimono il suo stato d’animo, si accompagnano immagini tetre che evocano l’idea della
morte come «è pur mio destino», «ch’Amor quest’occhi lacrimando chiuda».
ltre a quelle citate, evidenzia nella canzone le parole che appartengono al campo
9.1 O
semantico della tristezza.
9.2 R
iporta le parole che si riferiscono alla bellezza umana e alla bellezza divina della
donna.
Bellezza umana:
Bellezza divina:
34
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
L’eleganza dello stile petrarchesco è legata sia all’uso di figure retoriche, come le
apostrofi, le anafore, gli iperbati, sia alla ricerca di effetti musicali legati anche
alla prevalenza di settenari che conferisco un andamento più veloce e sciolto
dell’endecasillabo.
Anafora: Ripetizione di una o più parole all’inizio di frasi o parti di frasi o versi
consecutivi.
Ripetizioni di suoni vocalici nelle sillabe finali di più parole della stessa
frase.
10.2 Laura è definita come una «fera bella e mansueta» (v. 29); l’espressione è
□u
na metonimia □ un’iperbole
□u
n ossimoro □ una sineddoche
□u
na metafora □ una dittologia
□u
n’allitterazione □ una sinestesia
□u
na dialefe □ una sinalefe
□u
na dieresi □ una tmesi
35
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
LIVELLO INTERTESTUALE
La rappresentazione di Laura, così come appare nella quarta stanza, che la ritrae
immersa in una nuvola di fiori che volteggiano nell’aria e si posano dolcemente sulle
sue vesti e sui suoi capelli, è di ascendenza dantesca; le immagini ricordano, infatti,
l’apparizione di Beatrice nel paradiso terrestre (Purgatorio, XXX, vv. 22-39).
Parafrasi
Io vidi già nel cominciar del giorno Io vidi talvolta, sulla Terra, la parte
la parte oriental tutta rosata, orientale del cielo tutta dipinta di rosa,
e l’altro ciel di bel sereno addorno; mentre le altre parti erano rischiarate
da un bel sereno;
e la faccia del sol nascere ombrata, e vidi il disco solare sorgere quasi
sì che per temperanza di vapori velato, cosicché, per lo schermo
l’occhio la sostenea lunga fïata: costituito dai vapori atmosferici, l’occhio
poteva sostenerne a lungo la vista:
così dentro una nuvola di fiori allo stesso modo in mezzo ad una nuvola
che da le mani angeliche saliva di fiori, lanciati in aria dalle mani degli
e ricadeva in giù dentro e di fori, angeli e ricaduti dentro e fuori dal carro,
sovra candido vel cinta d’uliva mi apparve una donna, con un velo
donna m’apparve, sotto verde manto candido cinto da un ramo d’olivo, vestita
vestita di color di fiamma viva. di rosso e coperta da un mantello verde.
E lo spirito mio, che già cotanto E il mio animo, che ormai da tanto tempo
tempo era stato ch’a la sua presenza non era stato sopraffatto dallo stupore
non era di stupor, tremando, affranto, di fronte a lei, tremando, turbato,
sanza de li occhi aver più conoscenza, senza vederla in viso, fu colpito dalla
per occulta virtù che da lei mosse, potenza dell’amore che mi aveva legato a
d’antico amor sentì la gran potenza. lei da molto tempo, grazie ad una misteriosa
virtù che emanava dalla sua persona.
36
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
11.1 M
etti a confronto i versi di Dante con la lirica di Petrarca.
Completa la tabella utilizzando le attività dell’analisi operativa.
DANTE PETRARCA
Gli stati d’animo del poeta Turbamento dato dalla L’amore per Laura lo
visione di Beatrice che allontana da Dio e lo
emana amore e lo avvicina precipita nella sofferenza
a Dio
LIVELLO EXTRATESTUALE
37
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
ANALISI OPERATIVA
LIVELLO TESTUALE
1. I CONTENUTI
38
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
1. I’ vo piangendo... mortale: io vado («I’ vo») rimpiangendo la mia vita passata, che («i
quai», concordato con «tempi») ho speso nell’amare un essere («cosa») mortale (Laura).
2. senza levarmi... exempli: senza elevarmi all’amore di Dio («senza levarmi a volo»),
pur avendo io le qualità morali («l’ale», “ali” è una metafora) per lasciare di me
testimonianze («exempi») non ignobili («non bassi», è una litote). Attraverso l’immagine
dell’uccello che ha le ali per levarsi in volo, Petrarca raffigura l’atto di distaccarsi dal
basso, intendendo per “basso” le cose mortali e opposte a quelle celesti e quindi immortali.
3. i miei mali indegni et empi: le mie colpe ignobili e turpi.
4. soccorri... frale: soccorri l’anima che ha deviato («disvïata») (dalla via del bene)
ed è fragile («frale», perché troppo debole per opporsi al male).
5. e ’l suo... adempi: e compensa («adempi») i difetti («defecto») della mia anima
con la pienezza della tua grazia.
6. sì che… in porto: così che, se ho vissuto lottando contro la tempesta (delle mie
passioni), muoia («mora») in pace dopo essere approdato in un porto tranquillo. La
dittologia «in guerra et in tempesta» del v. 9 è in antitesi perfetta con «in pace et in
porto» del v. 10, così come sono antitetici i due verbi «vissi» / «mora».
7. et se la stanza... partita honesta: e se la mia permanenza («stanza») nel mondo
è stata spesa male («vana»), almeno la mia morte («la partita») sia onorevole
(«honesta»). C’è un’altra antitesi che comincia al v. 10 e, spezzata dall’enjambement,
si conclude al v. 11: «stanza» / «partita»; «vana» / «honesta».
39
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
8. m’avanza: mi resta.
9. degni... presta: si degni la Tua mano di essere pronta («presta») al soccorso.
10. ’n altrui… speranza: non posso sperare in altri, cioè negli uomini.
2. GLI ENJAMBEMENT
□ 10-11; 12-13
□1
0-11; 13-14
□9
-10; 12-13
□1
0-11; 13-14
40
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
3. LE FIGURE RETORICHE
Nonostante il tono quasi religioso, Petrarca non rinuncia agli artifici retorici:
particolarmente significative le numerose dittologie formate da coppie di sostantivi
e di aggettivi e le antitesi.
ella prima quartina è presente una metafora introdotta dal verso «senza levarmi a
3.1 N
volo». A che cosa si paragona il poeta?
Coppie di aggettivi v. 5
v. 7
Coppie di sostantivi v. 9
v. 10
41
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
4. IL LESSICO
LIVELLO EXTRATESTUALE
6. VITA E POESIA
Con I’vo piangendo..., composto nel 1358, siamo quasi giunti alla fine dell’itinerario
umano e poetico tracciato dal Canzoniere. L’accorata preghiera di Tennemi Amor anni
ventuno ardendo prosegue idealmente in questo sonetto, con il quale forma una sorta di
dittico preparatorio alla grande canzone della Vergine, suggello dell’intera raccolta e
testimonianza di un’esistenza tormentata che, tuttavia, trova alla fine rifugio nella fede
e nella speranza di purificazione e di salvezza.
□L
a pace data dall’aver provato amore per un essere mortale e la certezza di
un’assoluzione divina
□ I l rimpianto per gli anni passati a inseguire un amore terreno e la speranza nella
pietà di Dio
42
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
Storia Economia
• Crisi delle istituzioni universali • Crisi economica causata dalla peste
(Impero e Papato). del 1348: calo della domanda e
conseguente diminuzione dei prezzi;
• Declino dei Comuni e affermazione
minore vitalità dei commerci.
delle Signorie in Italia (prima metà
secolo XIV).
• Rivolta di Cola di Rienzo a Roma
(1347).
• I Visconti diventano signori di tutta la
Lombardia (1359).
Società Cultura
• Affermazione del ceto mercantile. • Crisi dei valori religiosi medievali.
• Calo demografico e carestie. • Recupero della cultura classica e
preumanesimo.
• Epidemia di peste in Europa (1348-
1350). • Affermazione della figura
dell’intellettuale cortigiano.
43
UNITÀ 6 FRANCESCO PETRARCA
Le opere
Opere in volgare
••Canzoniere (1348-1374).
• Struttura e contenuti: raccolta di 366 componimenti poetici (in prevalenza sonetti e
canzoni) incentrata sull’amore del poeta per Laura. L’opera si divide in due parti: la prima
comprende i componimenti 1-263 (in vita di Laura), la seconda 264-366 (in morte di Laura).
••Stile: il lessico è curato, caratterizzato da uno stile medio; la sintassi è piana e
l’andamento metrico-ritmico concorre a creare la musicalità dei versi.
••Trionfi (1353-1374): poema allegorico in terzine, in cui il poeta immagina di vedere
una serie di carri trionfali (Amore, Castità, Morte, Fama, Tempo, Eternità).
Opere più importanti in latino
••Secretum (1347-1353): dialogo in tre libri in cui Petrarca traccia un bilancio della
sua vita sotto forma di un’immaginaria conversazione con sant’Agostino.
• L’epistolario, costituito da tre raccolte in prosa: Familiares (1325-1366), 350 lettere
divise in 24 libri; Sine nonime (1342-1358), di argomento politico e morale; Seniles
(1361-1374), 125 lettere su temi cari a Petrarca.
44
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
LA VITA
2. S
i trasferisce giovanissimo a
Napoli, dove fa pratica mercantile
e frequenta la corte angioina.
4. C
onosce Petrarca e si dedica agli
studi classici.
6. T
rascorre gli ultimi anni a
Certaldo, dove si incontra con i
primi umanisti fiorentini.
45
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
Opere in volgare
Opere in latino
46
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
IL PENSIERO
E LA POETICA
47
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
ANALISI OPERATIVA
LIVELLO TESTUALE
1. I CONTENUTI
□c
on le rendite di un piccolo podere andando a caccia con il suo falcone
Un giorno Giovanna, per soddisfare la richiesta del figlio malato di avere un falcone,
si reca da Federigo intenzionata a farselo donare. Il giovane, onorato dalla visita
e desideroso di offrire una vivanda degna di tale ospite, decide, con grande nobiltà
d’animo, di sacrificare il falcone e di farglielo cucinare. Finisce così paradossalmente
per aggravare la situazione poiché, forse anche a causa della richiesta non soddisfatta, il
figlio di Giovanna muore. Quando, dopo alcuni mesi, i fratelli di Giovanna, rimasta unica
erede dell’ingente patrimonio del marito defunto, convincono la sorella a risposarsi, ella
afferma che si sposerà solo con Federigo e, di fronte al rifiuto dei fratelli, preoccupati
per la povertà dell’uomo, obietta che è meglio un cuore nobile senza ricchezza che una
ricchezza senza un cuore nobile.
48
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
1.3 C
ome cambia l’atteggiamento di Giovanna influenzato dagli eventi finali della storia?
Sottolinea la risposta corretta.
– Giovanna decide di sposare Federigo ricordandosi del suo valore e del suo gesto
magnanimo nel sacrificare il nobile falcone per onorarla
– Giovanna, per il dolore dato dalla morte del figlio, si rinchiude nella sua solitudine
– Giovanna dona le sue ricchezze a Federigo come ringraziamento per il suo amore
1.4 S
ottolinea nel testo in blu gli aggettivi e le espressioni con cui Boccaccio presenta
Federigo, in rosso quelli con cui presenta Giovanna.
Parafrasi
A Firenze viveva un giovane chiamato Federigo, figlio di messer Filippo Alberighi, ritenuto
superiore [pregiato sopra] a ogni altro giovane nobile [donzel] della Toscana. Costui,
così come accade a quasi tutti gli uomini di cuore gentile, si innamorò di una gentildonna
di nome Giovanna, ai suoi tempi considerata tra le donne più belle e leggiadre di
Firenze; e, per poterne conquistare l’amore, Federigo partecipava a tornei e ad altri
esercizi cavallereschi [giostrava, armeggiava], organizzava feste, si prodigava in doni
e sperperava senza criterio il patrimonio [il suo]. Ma lei, onesta quanto bella, non si
curava né delle cose che venivano fatte in suo onore né di chi le faceva.
1. donzel: signore.
2. sì come il più... avviene: Boccaccio qualifica subito Federigo come persona «gentile»
e quindi naturalmente portato all’amore, come sostenevano i poeti stilnovisti.
3. monna: forma abbreviata di “madonna”, che si usava premettere al nome delle donne
sposate.
49
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
2. ARISTOCRAZIA E BORGHESIA
• il mondo cavalleresco e cortese di Federigo, del quale Boccaccio apprezza la liberalità
e la generosità, ma di cui sembra sottolineare anche la pericolosa tendenza a dissipare
sconsideratamente le ricchezze;
• il mondo borghese, a cui appartiene la famiglia di Giovanna, del quale l’autore mette
in risalto il senso pratico (soprattutto quando la donna parla in modo diretto e franco
con Federigo), ma anche i limiti (i fratelli della donna non vorrebbero, per motivi
economici, che la sorella sposasse Federigo).
ella parte finale della novella la mentalità mercantile e boghese, avida e arrivista,
2.2 N
è riassunta nella frase:
«Sciocca, che è ciò che tu dì? Come vuoi tu lui che non ha cosa del mondo?» Da chi
è pronunciata e perché?
50
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
3.1 L
’evoluzione del protagonista e l’adozione della mentalità propria della classe
borghese si esprime quando
□G
iovanna afferma di preferire un uomo bisognoso di una ricchezza piuttosto che la
ricchezza di un uomo
□G
iovanna dice di ricordarsi del valore di Federigo e «della sua magnificenza
ultima»
□F
ederigo viene definito «miglior massaio»
I dialoghi tra Federigo e Giovanna richiamano aspetti tipici della cultura cortese, quali:
• l’amore per una donna “gentile”, piena di virtù, inteso come sentimento che nobilita
l’animo: «Madonna [...] se io mai alcuna cosa valsi, per lo vostro valore e per
l’amore che portato v’ho, addivenne» (rr. 73-75);
• il rapporto di devozione che lega il cavaliere alla dama, sottolineato dall’occorrenza
dei termini “onorare” e “fede”.
51
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
LIVELLO INTERTESTUALE
Tra i numerosi personaggi che popolano le pagine dell’opera e che appartengono a tutte
le classi sociali, trovano spazio anche molte figure femminili come Lisabetta da Messina,
la giovane Traversari della novella Nastagio degli Onesti.
5.1 S
cegli due figure femminili del Decameron e confrontale sulla base di questi
elementi.
– condizione sociale;
– modi di vita;
LIVELLO EXTRATESTUALE
6.1 A
pprofondisci questa affermazione in un breve elaborato dando il tuo giudizio in
relazione al sistema di valori di Giovanna e a quello della società attuale.
52
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
ANALISI OPERATIVA
LIVELLO TESTUALE
1. I CONTENUTI
□ Umbria
□E
milia
□T
oscana
□L
ombardia
1.2 Q
uale correlazione c’è tra i frati dell’ordine di sant’Antonio, il comportamento del
protagonista e il ruolo delle reliquie nella novella?
□ I frati antoniani giravano per paesi e città cercando (con l’aiuto dei devoti)
vecchie reliquie da poter poi vendere ai ricchi signori.
□ I frati antoniani giravano per paesi e città chiedendo offerte alla popolazione
“credulona”, vendendo indulgenze e mostrando reliquie.
53
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
Due giovani, tuttavia, decidono di fargli uno scherzo e, approfittando della disattenzione
del suo servitore, sostituiscono la penna dell’Arcangelo Gabriele con del carbone.
Quando frate Cipolla davanti alla folla apre la cassetta, ha un attimo di smarrimento
per la sorpresa, ma si riprende, prontamente. Con una storia inverosimile racconta di
come fosse entrato in possesso di incredibili reliquie, tra cui i carboni sui quali era
stato martirizzato san Lorenzo e fa credere che Dio ha voluto che il frate scambiasse la
cassetta contenente la penna con quella in cui c’erano i carboni.
1.3 S
ottolinea nel testo le reliquie che Frate Cipolla afferma di aver portato
dall’Oriente.
[...] mi fece egli partefice1 delle sue sante reliquie, e donommi uno de’ denti della
santa Croce, e in una ampolletta alquanto del suono delle campane del tempio di
Salomone e la penna dell’agnol Gabriello, della quale già detto v’ho, e l’un de’
zoccoli di san Gherardo da Villamagna2 (il quale io, non ha molto, a Firenze donai a
Gherardo di Bonsi3, il quale in lui ha grandissima divozione) e diedemi de’ carboni,
co’ quali fu il beatissimo martire san Lorenzo arrostito; le quali cose io tutte di qua
con meco divotamente le recai4, e holle5 tutte.
Tra le risate dei due giovani, il frate porta così a compimento la sua storia senza
che nessuno si sia reso conto né della beffa né, tanto meno, delle menzogne da lui
raccontate a tutto vantaggio delle elemosine che avrebbe raccolto.
54
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
2. SATIRICA ANTIECCLESIASTICA
Tema principale della novella è la satira non contro i princìpi religiosi, ma contro gli
ecclesiastici, che approfittano della credulità e dell’ignoranza della gente per arricchirsi
con offerte ed elemosine. Non a caso Boccaccio sceglie un frate antoniniano, ordine
che era tra i più criticati per le truffe e per la vendita di indulgenze. Ma il bersaglio
dell’autore è anche la mentalità superstiziosa della gente di campagna. Nessuno degli
abitanti di Certaldo, infatti, reagisce al discorso di frate Cipolla, che mescola nomi
inventati («Truffia», «Buffia», «terra di Menzogna») a luoghi realmente esistenti
con effetti di divertimento per i più accorti (come i giovani che hanno ordito la beffa
ai danni del frate) e di meraviglia per gli sciocchi certaldesi. Ugualmente, anche il
fantasioso elenco delle reliquie (tra cui alcune decisamente inverosimili come l’abito
della fede cattolica o la mascella della Morte di san Lazzaro) viene preso per vero senza
alcun sospetto. Il lungo racconto di frate Cipolla diventa l’occasione per uno sfoggio
pirotecnico di prontezza, invenzione e qualità oratorie ricordate all’inizio della novella.
2.1 S
ottolinea nel testo le espressioni che dimostrano la polemica contro i religiosi e
spiegale brevemente.
6. il Braccio di San Giorgio: è il nome di un’altra contrada fiorentina, ma è anche una
denominazione usata per indicare lo stretto del Bosforo, tra Grecia e Turchia.
7. Truffia… Buffia: nomi inventati, che fanno subito pensare alle fandonie raccontate da
frate Cipolla.
8. terra di Menzogna… assai: allusione ironica alle menzogne raccontate dai religiosi.
9. li quali… schifando: i quali (frati) cercavano tutti di evitare («andavan...
schifando»), le fatiche («disagio») per amore di Dio; altra presa in giro dei religiosi.
10. poco… seguitare: senza preoccuparsi delle fatiche altrui, dove vedevano che c’era
un vantaggio («utilità») per loro.
55
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
paesi11: e quindi passai in terra d’Abruzzi12, dove gli uomini e le femine vanno in
zoccoli su pe’monti13, rivestendo i porci delle lor busecchie medesime14; e poco più
là trovai gente che portano il pan nelle mazze e ’l vin nelle sacca15: da’ quali alle
montagne de’ Bachi16 pervenni, dove tutte le acque corrono alla ’ngiù17.
11. nulla… paesi: senza spendere nient’altro che una moneta inesistente («senza
conio», cioè “non coniata”) per quei paesi, ovvero limitandosi alle sole chiacchiere senza
fare nulla di concreto; l’espressione «senza conio» rimanda a un verso dantesco (Par.
XXIX, 126), in cui si polemizza contro i frati dell’ordine di sant’Antonio a proposito della
vendita delle indulgenze.
12. Abruzzi: regione che veniva citata come una terra esotica e favolosa, come accade
anche nella novella Calandrino e l’elitropia.
13. vanno… monti: frase che contiene un probabile doppio senso sessuale relativo alla
sodomia.
14. delle… medesime: delle loro stesse interiora («busecchie»); è un riferimento alla
produzione di insaccati.
15. il pan… sacca: frase che può essere intesa sia in senso letterale (“il pane a
ciambella infilato nei bastoni e il vino negli otri”, cosa normalissima), ma che è una
possibile continuazione della precedente metafora a sfondo sessuale.
16. Bachi: baschi; altro nome che evoca luoghi lontani e misteriosi.
17. alla ’ngiù: in discesa, come è ovvio.
1)
2)
3)
4)
56
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
3. LA FIGURA DI GUCCIO
Alla figura astuta e dotata di ironia di frate Cipolla si contrappone quella del servitore,
il goffo Guccio, le cui caratteristiche sono tutte relative alla sfera corporale dei bisogni
più immediati. Guccio pensa soltanto a mangiare e alle donne, ma, come il padrone,
anche lui si lancia in discorsi altisonanti e pieni di vanterie per riuscire nel suo scopo:
conquistare la serva Nuta. A questo proposito la critica ha osservato che la scena tra
Guccio, che tenta senza successo di emulare le qualità retoriche del padrone, e Nuta
costituisce una sorta di preludio alla mirabolante storia di frate Cipolla.
Aveva frate Cipolla un suo fante18, il quale alcuni chiamavano Guccio Balena e altri
Guccio Imbratta, e chi gli diceva Guccio Porco19: il quale era tanto cattivo20, che egli non
è vero che mai Lippo Topo ne facesse alcun cotanto21.
18. fante: servo.
19. Guccio Balena… Porco: gli appellativi del servo di frate Cipolla mettono in evidenza
la sua corpulenza («Balena», «Porco») ed anche il suo aspetto sudicio e trasandato
(«Imbratta»).
20. cattivo: incapace, inetto.
21. che egli… cotanto: che non è vero che Lippo Toppo ne combinasse altrettante («ne
facesse alcun cotanto»). Lippo Toppo è un personaggio della narrativa popolare al quale
venivano attribuite numerose stranezze e disavventure.
□m
aledice tra sé e sé Guccio □ s i pente di aver affidato la cassetta a Guccio
57
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
4. LA FANTASIA IN BOCCACCIO
4.1 N
ella novella sono stati citati molti luoghi; sottolinea di blu quelli reali, di rosso
quelli fantastici.
5. I NARRATORI
5.1 D
ioneo conclude la novella dicendo che l’anno seguente la penna tornò utile a frate
Cipolla «non meno che quel giorno gli fossero valuti i carboni»; che cosa intende
farci capire il frate?
□L
a gelosa custodia delle reliquie ritenute fonte di guadagno
□L
a capacità di destreggiarsi anche in situazioni difficili
□L
a volontà del frate di perseverare nell’arte dell’inganno
58
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
La novella di frate Cipolla è l’ultima della sesta giornata del Decameron, dedicata
a motti di spirito e risposte pronte, utili per togliersi da situazioni spiacevoli.
Contrariamente alle altre, dallo svolgimento breve e fulmineo, questa novella è piuttosto
lunga e articolata, come annuncia fin dall’inizio il narratore, Dioneo. Più che su una
singola battuta, la novella è incentrata sul potere affabulatorio della parola, grazie al
quale il protagonista riesce a porre rimedio agli effetti di una beffa ordita a suo danno.
6.1 T
i pare che i «due giovani astuti», autori dello scherzo a frate Cipolla, si possano
definire beffatori o beffati?
Beffatori:
Beffati:
LIVELLO INTERTESTUALE
La satira contro il clero, che nella novella letta si incentra sulla figura di frate Cipolla,
che esce brillantemente da una situazione difficile e beffa i fedeli che lo ascoltano, si
allarga nella novella Abraam giudeo all’intera curia romana, corrotta e piena di vizi.
• i vizi denunciati
59
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
LIVELLO EXTRATESTUALE
Nella novella si parla di frati antoniani, ma nel Trecento esistevano altri ordini religiosi
(come i francescani e i domenicani), che avevano stabilito la loro sede nelle città e si
dedicavano alla predicazione e all’insegnamento.
8.1 Scrivi un elaborato presentando un quadro sintetico dei principali ordini religiosi
dell’epoca usando i seguenti punti:
• origine
• regola
• funzioni
• rappresentanti
60
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
Storia Economia
• Crollo delle istituzioni universali • Fallimento della Compagnia dei Bardi.
(Impero e Papato).
• Crisi produttiva causata dalla peste.
• Declino dei Comuni e affermazione
delle signorie in Italia.
• I Visconti diventano signori di tutta la
Lombardia (1359).
• Cattività avignonese (1309- 1377).
Società Cultura
• Affermazione del ceto mercantile e • Recupero dei classici e clima
della nuova aristocrazia di censo. preumanistico.
• Calo demografico e carestie. • Affermazione dell’intellettuale
cortigiano.
• Epidemia di peste in Europa
(1348-1352). • Esaltazione delle virtù laiche.
61
UNITÀ 7 GIOVANNI BOCCACCIO
Le opere
Opere in volgare
• Periodo napoletano (1327-1340 ca.): Caccia di Diana, Filòcolo, Filòstrato, Teseida.
• Periodo fiorentino (1340 ca.-1346): Comedìa delle ninfe fiorentine, Amorosa
visione, Elegia di Madonna Fiammetta, Ninfale fiesolano.
Decameron (1348-1353)
62
UNITÀ 12 LUDOVICO ARIOSTO
LA VITA
2. D
iviene intellettuale stipendiato
alla corte degli Estensi (1497).
4. P
assa al servizio di Alfonso I
d’Este (1517).
6. T
ornato a Ferrara, lavora al
Furioso, di cui pubblica l’edizione
definitiva (1532).
63
UNITÀ 12 LUDOVICO ARIOSTO
Opere in prosa
64
UNITÀ 12 LUDOVICO ARIOSTO
4. P
oesia encomiastica, legata 1. E
saltazione degli ideali
al potere (poesia cortigiana) rinascimentali
ma “alleggerita” dall’ironia. di armonia, eleganza
e cortesia.
IL PENSIERO
E LA POETICA
65
UNITÀ 12 LUDOVICO ARIOSTO
ANALISI OPERATIVA
LIVELLO TESTUALE
1. I CONTENUTI
Il locus amoenus
Angelica continua la sua fuga nella selva finché capita in un «boschetto adorno» (ottava
35) dove, sfinita, si addormenta. È uno spazio magico, un locus amoenus (luogo ideale,
giardino delle delizie), che offre alla terrorizzata Angelica un rifugio sicuro e un morbido
giaciglio.
1.1 Sottolinea gli attributi del boschetto che contribuiscono a trasformarlo in un vero e
proprio giardino delle delizie.
1. adorno: piacevole.
2. che lievemente... muove: che è leggermente agitato (tra le fronde) dalla fresca
brezza («fresca aura»).
3. Duo chiari rivi... intorno: due ruscelli dalle acque limpide («chiari») scorrono con
lieve mormorio intorno (al boschetto).
4. e rendea… lento: e lo scorrere lento delle acque, rotto tra i ciottoli («picciol
sassi»), formava un’armonia dolce («dolce concerto») ad ascoltarsi.
66
UNITÀ 12 LUDOVICO ARIOSTO
1.2 Leggi il testo e spiega la similitudine tra la vergine e la rosa presente nel lamento
d’amore.
5. ch’in… si riposa: che mentre sola e sicura riposa in un bel giardino sul ramo su cui è
nata («su la nativa spina»).
6. al suo favor s’inchina: s’inchinano per renderle omaggio («al suo favor»). Il verbo,
qui al singolare anziché al plurale come lo richiede la sintassi, è accordato con l’ultimo
soggetto «la terra». Pare che tutto l’universo s’inchini davanti alla bellezza della rosa.
7. gioveni... ornate: giovani avvenenti («vaghi») e donne innamorate amano ornarsi il
seno e le tempie di quei fiori.
8. Ma... perde: ma non appena («non sì tosto») viene staccata («rimossa») dallo stelo
dove è nata («materno stelo») e dal suo verde cespuglio («ceppo»), (la rosa) perde
tutto, (perde) ogni grazia e bellezza, ogni favore che aveva dagli uomini e dal cielo.
67
UNITÀ 12 LUDOVICO ARIOSTO
9. La vergine... amanti: la vergine, che lascia cogliere ad altri («lascia altrui côrre») il
fiore che dovrebbe custodire («aver de’») con più cura («zelo») degli occhi e della vita,
perde tutto il valore («pregio») che prima («inanti») aveva nel cuore degli amanti.
1.4 I l narratore interviene per chiarire l’identità del cavaliere (Sacripante) che piange
disperato per amore.
Qual è secondo lui, la prima e sola causa della sua pena?
□ Essere innamorato
68
UNITÀ 12 LUDOVICO ARIOSTO
2. SACRIPANTE
Ariosto presenta Sacripante come un personaggio per molti aspetti comico, soprattutto
perché contrappone la sua arroganza al modo goffo e ridicolo con cui viene sconfitto. Un
altro aspetto comico del personaggio è la sua convinzione di essere il padrone del gioco,
nelle schermaglie amorose con Angelica, mentre non si rende conto che la giovane è ben
più scaltra e calcolatrice di lui, dato che finge di assecondarlo per il proprio tornaconto.
L’ironia del poeta si manifesta nel momento in cui egli ammicca al lettore che sa bene
quanto l’ingenuità di Angelica sia una posa calcolata.
69
UNITÀ 12 LUDOVICO ARIOSTO
10. Se mal si seppe… di me stesso: se Orlando («il cavallier d’Anglante») non seppe
per sua stupidità cogliere la buona occasione («il tempo buono») si tenga il suo danno,
perché, d’ora in poi («da qui inante»), la Fortuna non gli offrirà un dono così grande
– così dice tra sé e sé Sacripante –; ma io non ho intenzione di imitarlo («per imitarlo
già non sono») e lasciare un bene così grande (cioè Angelica) che mi è concesso, per
dovermi poi dolere di me stesso.
11. Corrò… perder potria: coglierò («Corrò») la fresca rosa del mattino che, tardando,
potrebbe perdere la sua freschezza («stagion», metafora della giovinezza).
12. So ben… stia: Sacripante è convinto che alla donna non si può far cosa più dolce
e più gradevole dell’assalto amoroso, benché («ancor che») si mostri sdegnosa oppure
triste («mesta») e restia («flebile»).
13. non starò… disegno: non esiterò, nonostante il suo rifiuto («repulsa») e la sua
giusta indignazione, a portare a termine il mio disegno.
70
UNITÀ 12 LUDOVICO ARIOSTO
4. LA QUÊTE E L’ENTRELACEMENT
71
UNITÀ 12 LUDOVICO ARIOSTO
Entrelacement Incastro di più storie legate tra loro nella narrazione e che
avvengono in contemporanea
72
UNITÀ 12 LUDOVICO ARIOSTO
18. Non... crudi: i leoni o i tori non si affrontano («Non si vanno... a dar di petto»),
non cozzano con tanta cruda violenza; è una delle numerose similitudini di cui è intessuto
il poema.
19. si passâr: si trapassarono.
20. Fe’... ignudi: fece («Fe’») lo scontro tremare dal basso all’alto le valli erbose fino
alle colline spoglie («poggi ignudi»); è un’iperbole.
21. osberghi: corazze.
73
UNITÀ 12 LUDOVICO ARIOSTO
Ottava 48
Ottava 62
LIVELLO INTERTESTUALE
6. I PERSONAGGI
6.1 Approfondisci il rapporto tra due personaggi presenti nei due poemi riguardo a:
74
UNITÀ 12 LUDOVICO ARIOSTO
LIVELLO EXTRATESTUALE
Il poema è dedicato al cardinale Ippolito d’Este, come lo stesso poeta dichiara nel
proemio, signore di Ferrara, una delle corti culturalmente più vivaci dell’epoca, dove
Ariosto trascorse gran parte della sua vita.
7.1 Spiega brevemente il ruolo culturale della città di Ferrara in epoca rinascimentale
8. LA CRITICA
75
UNITÀ 12 LUDOVICO ARIOSTO
Storia Economia
• Scoperta dell’America (1492). • Economia mercantile su scala
mondiale.
• Discesa di Carlo VIII in Italia (1494).
• Economia agricola ancora a carattere
• Riforma protestante (dieta di Augusta,
feudale.
1530).
• Impero di Carlo V (1519-1558).
• Guerre tra Francia e Spagna per il
controllo dell’Italia.
Società Cultura
• Crisi dei valori rinascimentali dovuta a • Politica culturale delle corti e
guerre e sconvolgimenti politici. mecenatismo.
• Crisi delle corti signorili. • L’intellettuale cortigiano.
76
UNITÀ 12 LUDOVICO ARIOSTO
Le opere
Opere in volgare più importanti
•• Orlando furioso (1516-1532).
• Genere, fonti e temi: il Furioso è un poema epico-cavalleresco di 46 canti in
ottave, dedicato al duca Ippolito d’Este. Le vicende dei personaggi si intrecciano
(entrelacement) lungo tutto il poema. Motivo conduttore dell’opera è la quête
(ricerca), che spinge i personaggi a muoversi continuamente alla ricerca di qualcuno
o di qualcosa che non riescono mai a raggiungere.
• Altri temi principali sono la follia, l’amore, l’inganno e l’errore, il meraviglioso, la
guerra e l’eroismo.
• Elementi caratteristici: secondo Ariosto il desiderio può annullare la ragione e la
condizione umana è intricata e senza possibilità di uscita. Il Furioso si fa così specchio
della decadenza dell’ideale rinascimentale di equilibrio e armonia.
• Stile: la struttura dell’ottava è equilibrata e armoniosa, la sintassi è complessa ma
elegante e curata.
•• Satire (1517-1525 ca.).
Opere in prosa
••Cassaria (1508) e I suppositi (1509): commedie poi trasposte in endecasillabi
sciolti.
••Epistolario (a partire dal 1498): composto di 214 lettere.
77
UNITÀ 13 NICCOLÒ MACHIAVELLI
LA VITA
2. P
artecipa alla vita politica
fiorentina dopo la cacciata dei
Medici (1494).
78
UNITÀ 13 NICCOLÒ MACHIAVELLI
79
UNITÀ 13 NICCOLÒ MACHIAVELLI
4. B
inomio «virtù» e
«fortuna»: il principe deve 3. Concezione della storia
usare ogni mezzo («virtù») come maestra di vita.
e saper cogliere il momento
favorevole («fortuna»).
80
UNITÀ 13 NICCOLÒ MACHIAVELLI
ANALISI OPERATIVA
LIVELLO TESTUALE
1. LA BEFFA
ligurio
Non perdiam più tempo qui. Io voglio essere el capitano, e ordinare
l’esercito per la giornata. Al destro corno1 sia preposto Callimaco, al sinistro
io, intra le due corna starà qui el dottore2, Siro fia retroguardo per dare
sussidio a quella banda che inclinassi3. El nome sia San Cucù4.
nicia Chi è San Cucù?
ligurio
È el più onorato santo che sia in Francia. Andiàn via, mettiàn l’aguato a
questo canto. State a udire: io sento un liuto.
81
UNITÀ 13 NICCOLÒ MACHIAVELLI
2. LIGURIO
allimaco ha detto a Nicia che anche lui con gli altri avrebbe portato un uomo nel
2.1 C
letto di Lucrezia.
In che modo Ligurio permette a Callimaco di andare da Lucrezia, senza che Nicia si
insospettisca della sua assenza?
82
UNITÀ 13 NICCOLÒ MACHIAVELLI
3. UN FRATE PARTICOLARE
ella scena sesta fra’ Timoteo giustifica il proprio coinvolgimento e, quindi, anche
3.1 N
se stesso. Evidenzia nel testo riportato sotto la frase in cui ti sembra più esplicito
questo atteggiamento.
83
UNITÀ 13 NICCOLÒ MACHIAVELLI
ella scena decima, Fra’ Timoteo ripete più volte il verbo “dormire”: leggi il testo e
3.2 N
spiega come si può interpretare questa occorrenza.
10. appuntate: biasimate.
11. persona: nessuno.
12. sì che…. tempo: si tratta di un’allusione alla regola aristotelica sull’unità di tempo.
13. perché… netta: modo di dire che significa “per controllare che vada tutto per il
meglio”; «netta», “pulita”.
LIVELLO INTERTESTUALE
4. BEFFATI E BEFFATORI
84
UNITÀ 13 NICCOLÒ MACHIAVELLI
4.1 C
onfronta la stupidità di Nicia e la cattiveria di Ligurio con la visione pessimistica
della natura umana espressa nel Principe (vedi analisi operativa di Cesare Borgia) e
scrivi le tue riflessioni.
Un altro tipico eroe machiavellico è Ligurio, che da un lato possiede le stesse virtù del
principe, dall’altro rappresenta la corruzione e la disonestà della società del tempo,
contro cui si rivolge la satira dell’autore.
LIVELLO EXTRATESTUALE
Il Rinascimento conobbe una grande fioritura del genere della commedia che proprio
con la Mandragola raggiunse la sua più alta espressione e originalità. L’argomento è
scabroso, ma, secondo Attilio Momigliano, non scade mai nell’osceno come si riscontra in
tante commedie dell’epoca.
5.2 A
pprofondisci in un breve elaborato le linee essenziali del teatro rinascimentale,
soffermandoti sulle caratteristiche più originali della Mandragola e utilizzando, se
necessario, il giudizio di Momigliano.
85
UNITÀ 13 NICCOLÒ MACHIAVELLI
Storia Economia
• Signoria di Lorenzo de’ Medici a • Economia mercantile su scala
Firenze (1469-1492). mondiale.
• Discesa di Carlo VIII in Italia (1494). • Economia agricola ancora arretrata.
• Declino politico delle signorie.
• Impero di Carlo V (1519-1558).
• Guerre tra Francia e Spagna per il
controllo dell’Italia e tra Francia e
Impero.
Società Cultura
• Crisi dei valori rinascimentali dovuta a • Interessi culturali delle corti
guerre e sconvolgimenti politici. Rinascimentali e mecenatismo.
• Affermazione della lingua volgare.
• Intellettuale cortigiano.
86
UNITÀ 13 NICCOLÒ MACHIAVELLI
Le opere
Opere politiche più importanti
••Il principe (1513-1516): trattato in cui Machiavelli mostra quale debba essere
il corretto comportamento del principe, riguardo alla conquista del potere, al suo
mantenimento e alla solidità dello Stato. Per raggiungere questi obiettivi il principe
deve utilizzare ogni mezzo, anche la forza e la crudeltà: il raggiungimento dei risultati
giustifica l’eventuale male commesso.
• Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio (1513-1519): osservazioni politiche e
sociali sui primi 10 libri dell’opera dello storico latino Tito Livio, Ab Urbe condita.
Opere storiche più importanti
••Istorie fiorentine (1525): opera in otto libri, scritta su commissione di Giulio
de’ Medici, in cui si ricostruiscono i principali avvenimenti fiorentini dalla fine
dell’Impero romano d’Occidente al 1492, anno della morte del Magnifico.
Opere letterarie più importanti
• La mandragola (1518): commedia che offre un amaro spaccato della società
fiorentina dell’epoca.
• Belfagor arcidiavolo (1518?): novella sul tema della donna come fonte di guai.
• Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua (datazione e attribuzione incerte): il
modello di volgare letterario va ricercato nel fiorentino parlato.
87