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ISPI 9006 DANTE ALIGHIERI- PROFESORADO DE ITALIANO

MONOGRAFIA
"L’amore"

AUTRICE
Magali Suarez

MATERIA
Letteratura I

PROFESSORESSA
Miriam Mule

ANNO
2020

1
INDICE

1. PRESENTAZIONE______________________________ pag.3
2. LETTERATURA PROVENZALE____________________pag.4
3. SCUOLA POETICA SICILIANA_____________________pag.5
4. DOLCE STIL NOVO______________________________pag.8
5. CONCLUSIONE_________________________________pag.13
6. BIBLIOGRAFIA_________________________________pag.14
7. SITOGRAFIA___________________________________pag.14

2
PRESENTAZIONE

Questa monografia tratterà dell'amore secondo tre grandi movimenti letterari che
si svilupano nel trascorso dell’XI e l’XIV.

La letteratura cortese, sviluppata in Francia tra l’XI e il XIII, forniva, per il


Medioevo, una nuova visione dell’amore, un amore fondato soprattutto sulla
sublimazione della donna. I primi furono i poeti in lingua d’oc, cioè i provenzali,
che predicavano la bellezza dell’amore, visto non come disonore per l’uomo, ma
come saggezza e come un sentimento in grado di esaltare tutte le qualità
affettive e spirituali di una persona.

La Scuola Siciliana, cioè il gruppo di intellettuali, funzionari e dignitari di corte,


che operano tra il 1230 e il 1250, in Sicilia, presso la corte di Federico Il, accetta
l’eredità della poesia provenzale parlando dell’amore cortese ma si distingue
della poesia provenzale perché tolgono la musicalità, fanno una selezione dei
temi ed anche fanno uso del siciliano illustre. La concezione dell’amore essendo
condizionata per l’influenza della chiesa si può dire che in ambedue movimenti
letterari sia sacro/profano.

In realtà questa concezione del topico amoroso influenzata fortemente dal


conflitto tra amore profano e amore religioso rimarrà cosi fino al 1280, sono gli
stilnovisti, esattamente lo stesso Dante Alighieri, nella Vita nova a soluzionare
tale conflitto fissando il canone della donna vista come angelo, come apportatrice
di salvezza, come “...cosa venuta/ da cielo in terra a miracol mostrare”. 1 E perciò
per gli stilnovisti l’amore si considera come salvezza, come mezzo di
perfezionamento morale.

1
Alighieri, Dante: Vita nova. cap. XXVI, Torino, Einaudi, 1996.

3
LETTERATURA PROVENZALE.

La letteratura svolta tra l’XI e il XIII in Francia, quella dei cavalieri e la vita di
corte, dà origine a una nuova cultura che influenza profondamente il modo di
scrivere e il tipo di poesia italiana.

In Francia si sviluppano due produzioni diverse, ma quella che è importante per


capire il perché della scelta dei temi adoperati in Italia è quella che si svolge nel
sud, chiamata “letteratura provenzale”.

Per i provenzali la poesia d’amore, quella che più rappresenta i valori della
cortesia, esalta il reciproco e necessario rapporto tra amore e comportamento
cortese.

In questa corrente l’amore è considerato come una convenzione amorosa che


adotta elementi e concetti del feudalesimo e gli utilizza nella scrittura letteraria. Il
trovatore si identifica come il vassallo della donna amata (che sarebbe il signore
feudale), la quale è irraggiungibile giacché in genere è sposata a un altro uomo,
allora il trovatore innamorato si limita a “corteggiarla”. L'amore cortese è quindi
una manifestazione galante che esprime ammirazione alla bellezza e alla
cortesia della donna. Il “vassallo” le offre un servizio (scrive delle poesie
ammirandola generalmente) e questa può rispondere o no.

Lo scoperto idealismo dell’amore cortese e cavalleresco, non può ingannarci sul


suo latente carattere sensuale, che è una forma di allontanarsi, di ribellarsi alla
chiesa la quale sempre lotta contro l’amore fisico. Per questo si considera
l’amore dei provenzali come sacro/profano:

" Se la cortesia ha la sua matrice e il suo emblema nell'amore, il cristianesimo dal


canto suo è, per definizione, la religione dell'amore. Si tratta da un lato dell'amore
profano, dall'altro dell'amore sacro; ma uno stesso vocabolo designa l'uno e
l'altro; […] la contrapposizione riguarda il diverso oggetto, non l'intrinseca natura
della forza spirituale che ad esso si volge. Tale aspetto comporta che, in
qualsiasi momento, sia possibile trasporre metaforicamente le immagini dal
linguaggio religioso al linguaggio profano, il richiamo etico dall'esperienza
profana all'esperienza religiosa. "...Ti adoro," dice ancora oggi l'innamorato alla
donna del suo cuore, usurpando un vocabolo che la religione vuol riserbare a Dio

4
solo; ed è usurpazione tipica del linguaggio trobadorico, dal quale direttamente
discende: "...Donna, per vostro amore, a mani giunte v'adoro," aveva cantato
Bernardo di Ventadorn ".2

SCUOLA POETICA SICILIANA

Con Scuola Siciliana si designa il gruppo di intellettuali, funzionari e dignitari di


corte, che operano tra il 1230 e il 1250, in Sicilia, presso la corte di Federico Il e
del figlio Manfredi, e che coltivano l'arte poetica all'interno di un programma
culturale, basato sull'elaborazione formale (innovazioni stilistiche) e
contenutistica (tematica cortese) dei modelli provenzali.

Accettano la poetica (i contenuti e le forme) della lirica provenzale, però si


distinguevano in alcuni aspetti importanti:

 alle spalle dei poeti siciliani vi era un organismo statale, il regno di


Federico II.
 vi è una differenza sulla posizione sociale fra i trovatori provenzali e i
poeti siciliani: i primi sono cantori professionisti che passavano di corte in
corte mentre che i poeti siciliano sono funzionari burocrati di grado
elevato, colti "dilettanti di poesia".
 decisa selezione dei temi (riducendoli rigorosamente a quelli dell'amore
cortese),
 i poeti scrivevano in un siciliano illustre, nobilitato dal continuo raffronto
con le due lingue auliche per eccellenza: il latino e il provenzale. Così
creano per la letteratura, un modello di lingua e una poesia d’arte priva di
forme legate all’elemento musicale. Questo faceva della poesia siciliana
una poesia aulica, illustre, raffinata, in modo tale di essere praticamente
perfetta.

Il tema centrale è la servitù d’amore, che dà gioia e dolore, alla quale l’amante si
sottopone volentieri perché sa che prima o poi otterrà la ricompensa.

L'amore è essenzialmente omaggio che il poeta-amante e cavaliere presta alla


donna, con lo stesso spirito di fedeltà e di devozione con cui il vassallo si pone al
servizio del suo signore.

2
Roncaglia, Aurelio, Poesia dell’età cortese, Milano, Nuova Accademia, 1961

5
“Amor è un[o] desio che ven da core
per abondanza di gran piacimento;
e li occhi in prima genera[n] l’amore
e lo core li dà nutricamento.

Ben è alcuna fiata om amatore


senza vedere so ’namoramento,
ma quell’amor che stringe con furore
da la vista de li occhi à nas[ci]mento.

Che li occhi rapresenta[n] a lo core


d’onni cosa che veden bono e rio,
com’è formata natural[e]mente;

e lo cor, che di zo è concepitore,


imagina, e piace quel desio:

e questo amore regna fra la gente.”3

In primo luogo, si può dire che si tratta di un testo teorico sulla fenomenologia
d’amore, che riprende abbondantemente dal trattato di Andrea Cappellano. Poi si
può evidenziare che si tratta di un sonetto, il quale è stato inventato proprio da
Jacopo da Lentini verso la prima metà del Duecento.

É composto da quattordici versi endecasillabi raggruppati in due quartine e in due


terzine.

Originariamente le rime delle quartine erano alternate (ABAB, ABAB), mentre le


rime delle terzine rimavano CDE, CDE. Ma già verso la fine del Duecento
prevalse per le quartine lo schema incrociato ABBA, ABBA, per le terzine lo
schema CDC, DCD. Il primo caso è quello utilizzato nel presente sonetto di
Jacopone Da Lentini.

3
Da Lentini, Jacopo, Amor è uno desio che ven da core, Città di Castello,
Mondadori Università, 2012,

6
Nel sonetto c’'e presente un polisindeto nell’ultima terzina con la ripetizione di
e…e…e.

Il tema trattato in questa poesia è la natura del amore. Nella prima quartina il
poeta spiega come nasce e come si muove il sentimento amoroso: passa
attraverso gli occhi e nutre il cuore. Perciò il sentimento amoroso è per Jacopo
da Lentini, provocato dalla bellezza della donna.

Nella seconda quartina il poeta riprende la concezione provenzale dell’amore


quella che diceva che l’uomo a volte si innamora senza vedere l’oggetto del suo
amore, ma dopo continua dicendo che è proprio questo amore che nasce dalla
vista a determinare la passione vera.

E nelle due ultime terzine precisa che sono solo gli occhi quelli che presentano al
cuore le qualità positive e negative di ogni cosa ed è il cuore che raccoglie
questa percezione immagina e ne gode. Il poeta conclude dicendo che questo è
l’amore che domina tra la gente.

Si evidenziano anche tratti della concezione d’amore dell’epoca: l’amore sacro-


profano. Anche se questi vogliono allontanarsi dalla chiesa, i poeti della Scuola
poetica siciliana scrivono sull’amore sacro. Ma questo è corrotto dall’amore
profano.

Questo tipo di amore si può trovare espresso letteralmente nella poesia di


Jacopone Da Lentini “Io m'aggio posto in core a Dio servir". In questa poesia si
parla di un amore in paradiso e di uno terreno.

“Ma non lo dico a tale intendimento,

perch’io peccato ci volesse fare;

se non veder lo suo bel portamento

e lo bel viso e ’l morbido sguardare:

ché lo mi teria in gran consolamento,

veggendo la mia donna in ghiora stare.”4

4
Da Lentini, Giacomo, “Io m’aggio posto in core a Dio servir”, Bologna, edizione
verde Zanichelli 2012

7
In questi versi si può vedere come il poeta si scusa e esprime che la sua
intenzione non è commettere un peccato con la donna, cioè non vuole avere una
relazione intima con lei, bensì vuole ammirare la sua bellezza.

La Scuola Siciliana scompare nel 1266 con la morte di Manfredi, figlio di


Federico II, viene meno il potere della casa di Svevia e l'esperienza della Scuola
siciliana si esaurisce.

DOLCE STIL-NUOVO.
Tra il 1280 e il 1330 circa, un poeta bolognese, Guido Guinizzelli, e un gruppo di
fiorentini (tra i quali Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Cino da Pistoia e Dante
Alighieri) danno vita ad una nuova maniera poetica: lo Stil Novo. È un movimento
letterario che nasce a Bologna ma si sviluppa principalmente a Firenze.
Si tratta di una esperienza letteraria nuova, che porta delle novità tra cui la
sincerità di ispirazione, il modo di concepire l’amore e la figura della donna.
Gli stilnovisti introducono elementi filosofici, morali e religiosi nuovi rispetto alla
precedente produzione poetica.

Per questi l’amore non è più un semplice corteggiamento, come era per i siciliani
e i provenzali, diventa elevazione spirituale, adorazione di una donna che può
assumere i tratti di un angelo.

La donna non è più la nobile castellana a cui sono dovuti gli omaggi del poeta-
amante e cavaliere , ma colei che si è mostrata capace di suscitare nel cuore del
poeta sentimenti elevati e casti, facendosi “angelo” per lui in un rapporto che ha
Dio come termine ultimo di riferimento.

La donna-angelo si tratta di una immagine che, introdotta da Guinizelli come


brillante similitudine, andrà precisandosi nella Vita Nuova di Dante: qui la donna
apparirà veramente scesa dal cielo per redimere, mediare tra l’uomo e la divinità.
La donna risulta essere superiore all’ uomo.

L' immagine femminile non può essere adeguatamente descritta con la parola: la
bellezza della donna suscita in chi la osserva un tale stupore che nessuno può
guardarla fissamente, perché viene vinto da un eccesso di bellezza e dolcezza.

Per gli stilnovisti l’amore diviene mezzo di perfezionamento morale, la donna che
rappresenta il tramite tra l’uomo e Dio ed è ispiratrice di virtù, spiritualizza il

8
sentimento amoroso. L’amore è concepito misticamente, per ricondurre la lirica
nell’alveo della morale cristiana.

L’amore viene così giustificato da un punto di vista teologico e filosofico.

I tratti più tipici della poetica stilnovistica si possono trovare nell’opera di Guido
Guinizzelli “Al cor gentil reimpaira sempre amore”.

“Al cor gentil rempaira sempre amore

come l’ausello in selva a la verdura;

né fe’ amor anti che gentil core,

né gentil core anti ch’amor, natura:

ch’adesso con’ fu ’l sole,

sì tosto lo splendore fu lucente,

né fu davanti ’l sole;

e prende amore in gentilezza loco

così propïamente

come calore in clarità di foco.

Foco d’amore in gentil cor s’aprende

come vertute in petra prezïosa,

che da la stella valor no i discende


anti che ’l sol la faccia gentil cosa;
poi che n’ha tratto fòre

per sua forza lo sol ciò che li è vile,

stella li dà valore:

così lo cor ch’è fatto da natura

asletto, pur, gentile,

9
donna a guisa di stella lo ’nnamora.

Amor per tal ragion sta ’n cor gentile


per qual lo foco in cima del doplero:
splendeli al su’ diletto, clar, sottile;
no li stari’ altra guisa, tant’è fero.
Così prava natura
recontra amor come fa l’aigua il foco
caldo, per la freddura.
Amore in gentil cor prende rivera
per suo consimel loco
com’ adamàs del ferro in la minera.

Fere lo sol lo fango tutto ’l giorno:


vile reman, né ’l sol perde calore;
dis’ omo alter: «Gentil per sclatta torno»;
lui semblo al fango, al sol gentil valore:
ché non dé dar om fé
che gentilezza sia fòr di coraggio
in degnità d’ere’
sed a vertute non ha gentil core,
com’ aigua porta raggio
e ’l ciel riten le stelle e lo splendore.

Splende ’n la ’ntelligenzïa del cielo


Deo crïator più che [’n] nostr’occhi ’l sole:
ella intende suo fattor oltra ’l cielo,
e ’l ciel volgiando, a Lui obedir tole;
e con’ segue, al primero,
del giusto Deo beato compimento,
così dar dovria, al vero,
la bella donna, poi che [’n] gli occhi splende
del suo gentil, talento
che mai di lei obedir non si disprende.

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Donna, Deo mi dirà: «Che presomisti?»,
sïando l’alma mia a lui davanti.
«Lo ciel passasti e ’nfin a Me venisti
e desti in vano amor Me per semblanti:
ch’a Me conven le laude
e a la reina del regname degno,
per cui cessa onne fraude».
Dir Li porò: «Tenne d’angel sembianza
che fosse del Tuo regno;
non me fu fallo, s’in lei posi amanza."5

Per cominciare, si può identificare che si tratta di una canzone, composta da sei
strofe o stanze. In genere sono cinque o sette stanze ma possono essere di più o
di meno. Questa canzone è stata scritta da Guido Guinizelli, considerato il padre
del Dolce stil novo.

In questo componimento si possono trovare diverse figure retoriche, per


esempio, nella prima strofa si trova un chiasmo formato dalle parole amor e gentil
core. Questa figura consiste nel contrapporre due espressioni concettualmente
affini o uguali in modo che i termini della seconda siano disposti in ordine inverso
a quelli della prima.

Nella prima strofa anche ci sono due similitudini: “...come l’ausello in selva a la
verdura” e “...come calore in clarità di foco”. La similitudine è una figura retorica
in cui si paragonano persone, cose e immagini per associazione di idee, ed è la
figura retorica per eccellenza del dolce stil novo.

In questa strofa si può trovare pure un’allitterazione della “r”: “...al cor gentil
rempaira sempre amore” (primo verso). L'allitterazione consiste nella ripetizione
di un suono all’inizio o all’interno di parole successive.

Nei versi 5 e 7 si può identificare una rima equivoca ,cioè si ripete la parola sole.
Ed anche si può trovare una rima siciliana alla fine della seconda strofa (v.18-20),

5
Guinizelli, Guido, “Al cor gentil rempaira sempre amore”, Bologna, edizione
verde Zanichelli 2012

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tra natura e ‘nnamora. questo tipo di rima è ancora frequente in questa corrente
letteraria.

Uno degli argomenti principali di questa canzone, e della produzione del


movimento stilnovistico in generale, è la gentilezza, capita come la nobiltà
inerente dell’anima, che si matura e si concretizza per meriti personali.

Per quanto riguarda alla donna, Guinizelli introduce l'allegoria della donna-
angelo, dove appare come una creatura angelicata ed è considerata tramite tra l'
uomo e Dio.

Molto importante è anche il tema dell’amore, l’esperienza che dà all’uomo, un


sentimento mistico, spirituale. L’uomo essendo gentile è meritatore di
quest’amore.
In contrapposizione a questa precedente forma dell’amore si presenta Guido
Cavalcanti che nel suo componimento “Voi che per gli occhi mi passaste al core”
presenta l’amore come una forza oscura, tormentosa, che avvince i sensi
dell'uomo e lo allontana dalla perfezione e dalla conoscenza, anziché come
sintesi di bontà e bellezza, sentimento e spiritualità, l'amore si presenta quindi in
Cavalcanti come conflitto tra i sentimenti e la ragione, vive l’amore come una
guerra.

Guido Cavalcanti considera che la donna è dotata da una bellezza splendente


ma irraggiungibile, perché l'uomo non è capace di esprimere questa assoluta
perfezione: essa ha una forza misteriosa che costringe il poeta a farsi servitore.

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CONCLUSIONE

In questo lavoro si possono osservare le caratteristiche più importanti dei


movimenti scelti e la presenza dell’amore in ogni movimento letterario

L'amore è considerato, tanto per i provenzali quanto per i siciliani, come un


corteggiamento, nel quale il poeta-amante si pone al servizio della donna come
lo fa il vassallo con il suo signore (servitù d’amore), questo si mantiene cosi fino
al Dolce Stil Novo, che considera l’amore non come una manifestazione galante
bensì come un mezzo di perfezionamento morale, un sentimento elevato che
permette l’uomo di essere migliore, la donna che è un tramite tra l’uomo e Dio,
spiritualizza questo sentimento.

La concezione stilnovistica dell’amore anteriormente menzionata non è l’unica,


c’è un’altra concezione del sentimento amoroso che è quella di Guido Cavalcanti,
il quale considera l’amore come una guerra, un sentimento travolgente che la
ragione non può conoscere né controllare, provocando nel poeta paura e
angoscia, per lui questo amore a che vedere con il dolore, con la sofferenza, lui
si potrebbe dire che evidenzia la parte oscura dell’amore.

Tenendo in conto questo si può evidenziare la grande importanza dell’amore ed


anche come la religione influenza e condiziona il lavoro dei poeti.

Per concludere, avendo in considerazione che la visione del mondo è cambiata


molto e che la chiesa non ha il potere che aveva ottocento anni fa, questo lavoro
monografico si potrebbe continuare con la seguente domanda: “il tema
dell’amore nell’attualità da che cosa è condizionato?”.

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BIBLIOGRAFIA

 A. Hauser in G. Petronio, Antologia della critica letteraria. La civiltà


comunale. L’umanesimo. Roma , Editori Laterza ,1975.
 M. Ricciardi, La letteratura in Italia. Profilo storico. Milano, Bompiani,
1993.
 A.E Quaglio in E. Gioanola, I Li Vigni, Antologia della Letteratura Italiana
Vol. I, Milano 1988.
 Roncaglia, Aurelio, Poesia dell’età cortese, Milano, Nuova Accademia,
1961

SITOGRAFIA

http://www.treccani.it/enciclopedia/

https://patrimonilinguistici.it

https://www.garzantilinguistica.it

https://www.fareletteratura.it

https://www.pubblicascuola.it/indice.php

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